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Riordino della didattica e diritto all'accesso, allo studio e alla qualità. Cambiare è possibile: libertà è partecipazione!

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Come cambia IUAV? Come cambiare IUAV?Riordino della didattica e diritto all'accesso, allo studio, alla qualità.

Cambiare è possibile: libertà è partecipazione!

Indice

0 Chi siamo........................................................................................ 3 1 Alcune premesse sulla riforma Gelmini e dintorni........................... 4

1.1 Il taglio al Fondo di Finanziamento Ordinario...................... 4 1.2 La tassazione studentesca................................................... 5 1.3 Il passaggio dalle Facoltà ai Dipartimenti: il caso IUAV.........5

2 Alcune premesse sul numero chiuso................................................6 3 Riassumendo... …............................................................................ 7 4 Il riordino della didattica per l'anno accademico 2013/2014............ 7

4.1 La cronologia dei passaggi istituzionali................................7 4.2 Le criticità di merito............................................................ 9

4.2.1 Il metodo AVA................................................................ 9 4.2.2 La sostenibilità della didattica.......................................10 4.2.3 Legittimazione scientifico-disciplinare o spartizione di

potere?................................................................................. 12 4.3 Le criticità di metodo........................................................ 12

5 Ma allora, se tutto è già deciso, di cosa stiamo parlando?............. 13 6 Il trucco: farci passare per dei conservatori....................................14 7 Alcune proposte dalle quali (ri)partire........................................... 14

7.1 A livello nazionale............................................................. 14 7.2 A livello di Ateneo.............................................................15Contatti......................................................................................... 16

In copertina: rielaborazione di un disegno di Guido Loponi

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0. Chi siamo?Siamo un gruppo indipendente di studentesse e studenti di IUAV che hanno a cuore il futuro dell'Univer-sità pubblica e che intendono usare la partecipazione democratica e informata come strumento politico per essere consapevoli del presente e cambiare l'esistente, per costruire nel futuro un'Università miglio-re per una società diversa. L'unico modo per risolvere i problemi che caratterizzano la vita studentesca è l'azione collettiva, la difesa dei diritti e la lotta per la liberazione dei saperi, per nuovi modelli di didattica, per un'Università pubbli-ca, libera, laica, di qualità, ben finanziata e accessibile a tutti. Crediamo in un'Università e una società li -bera dal fascismo e dal razzismo, che promuova una cultura di pace.Riteniamo che vi debba essere una stretta relazione tra le discipline che studiamo tutti i giorni e il cam-biamento che vogliamo vedere nell'Università e nella società, anche con le nostre professionalità, una volta usciti dal sistema formativo. Ci riuniamo settimanalmente nelle aule ex UniSky ai Tolentini per discutere delle questioni riguardanti il governo dell'Università – a livello locale e nazionale – e più in generale di tutti i temi che ci riguardano come studenti, come cittadini, come futuri architetti, designer, pianificatori, artisti visivi e dello spettaco-lo. Questa presentazione è breve perché la nostra storia è ancora tutta da scrivere. Zoe è appena nata e ab-biamo bisogno anche delle tue idee per crescere.

Zoe sei anche tu! Informati, attivati, partecipa!

P.S. Zoe è la tredicesima delle Città Invisibili di Italo Calvino:L'uomo che viaggia e non conosce ancora la città che lo aspetta lungo la strada, si domanda come sarà la reggia, la caserma, il mulino, il teatro, il bazar. In ogni città dell'impero ogni edifi-cio è differente e disposto in un diverso ordine: ma appena il forestiero arriva alla città scono-sciuta e getta lo sguardo in mezzo a quella pigna di pagode e abbaini e fienili, seguendo il ghiri-goro di canali orti immondezzai, subito distingue quali sono i palazzi dei principi, quali i templi dei grandi sacerdoti, la locanda, la prigione, la suburra. Così - dice qualcuno - si conferma l'ipo-tesi che ogni uomo porta nella mente una città fatta soltanto di differenze, una città senza figu-re e senza forma, e le città particolari la riempiono.Non così a Zoe. In ogni luogo di questa città si potrebbe volta a volta dormire, fabbricare arnesi, cucinare, accumulare monete d'oro, svestirsi, regnare, vendere, interrogare oracoli. Qualsiasi tetto a piramide potrebbe coprire tanto il lazzaretto dei lebbrosi quanto le terme delle odalische. Il viaggiatore gira gira e non ha che dubbi: non riuscendo a distinguere i punti della città, anche i punti che egli tiene distinti nella mente gli si mescolano. Ne inferisce questo: se l'esistenza in tut-ti i suoi momenti è tutta se stessa, la città di Zoe è il luogo dell'esistenza indivisibile. Ma perché allora la città? Quale linea separa il dentro dal fuori, il rombo delle ruote dall'ululo dei lupi?

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1. Alcune premesse sulla riforma Gelmini e dintorniNell'analizzare cosa stia avvenendo all'interno del nostro Ateneo è necessario fare un passo indietro al 23 dicembre 2010. Nonostante la nettissima opposizione della comunità studentesca che si era mobilita-ta nelle facoltà e nelle piazze italiane fino al giorno prima, il Parlamento approva la Riforma Gelmini. Nel frattempo, i tagli al Fondo di Finanziamento Ordinario (la voce maggiore di trasferimento di finanziamen-ti dal Ministero alle Università) avevano già compromesso il funzionamento degli Atenei italiani.

1.1 Il taglio al Fondo di Finanziamento OrdinarioIl fondo di finanziamento ordinario delle università (FFO) è un finanziamento statale che costituisce la principale fonte di entrata per le università italiane. Più delle migliaia di parole spese sullo stato dell'Uni-versità pubblica può spiegare questo schema:

Come si può notare, a partire dal 2010 il Fondo di Finanziamento Ordinario è stato soggetto a continui tagli che lo hanno portato, nel 2012, ai livelli del 2004, ma con circa 300.000 iscritti in più ai corsi di lau-rea triennale e magistrale.

Il primo schema illustra la variazione dell'FFO (in blu) e del numero di iscritti all'università (arancione). Il verde è il rap-porto FFO/studenti che come si può notare è in costante calo dal 2004 eccezion fatta per l'anno scorso dove c'è stata una lieve ripresa. I dati sono tratti dal sito del MIUR e dall'Anagra-fe studenti del MIUR.Il secondo schema invece illustra i medesimi dati del prece-dente ma riferiti al solo IUAV. Possiamo notare il calo costante dell'FFO leggermente in controtendenza nell'ultimo anno e il calo del rapporto FFO/studenti in lieve ripresa negli ultimi due ma sempre sotto la quota del 2004. I dati sono tratti dal sito del MIUR e dall'Anagrafe studenti del MIUR.

Già prima del 2008 l’Italia poteva vantare uno dei tassi di fi-nanziamento del sistema universitario più bassi d’Europa: allora investivamo circa lo 0,9% del nostro PIL nell’istruzione superiore, più o meno come la Slovacchia, decisamente meno della media europea dell’1,3% o degli USA, che ne investiva-no il 3,1%. Ma da allora le cose sono cambiate in peggio.

Gli effetti dei tagli non sono stati avvertiti immediatamente: dal 2008 al 2010 il FFO è stato “dopato” da uno stanziamento una tantum di 550 milioni di euro all'anno, derivante dall'accordo sull'università Mussi – Padoa Schioppa, rispettivamente ministri dell'università e dell'economia dell'ultimo Governo Prodi, nonché nel 2010 da una parte dei proventi dello scudo fiscale voluto dal ministro Tremonti. Dal 2011 gli Atenei hanno dovuto fare i conti con la diminuzione dei fondi. Calano i finanziamenti, ma i costi restano

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gli stessi, anzi sono leggermente gonfiati dall’inflazione: dove hanno guardato le Università italiane per sopperire a questo ammanco di risorse? La risposta è facile: alla tassazione studentesca.

1.2 La tassazione studentescaQuando lo Stato stringe i cordoni della borsa per quanto riguarda l'FFO, le tasse studentesche aumenta-no. Fino allo scorso anno, il rapporto tra l'FFO destinato al singolo Ateneo e i proventi delle tasse studen-tesche non poteva superare il 20% (DPR 306/97). Questo limite è stato regolarmente sforato da numero-se Università italiane, tra cui IUAV. Nel 2011 il rapporto FFO/tasse nella nostra Università era del 26,64%. Il Governo Monti, anziché regolarizzare le situazioni di illegalità diffusa in molti Atenei, ha scelto di modi-ficare il limite sopra citato intervenendo con la Spending review: in sostanza, sono stati esclusi dal calco-lo della quota del 20% gli studenti fuoricorso. In questo modo, il rapporto scende 'artificialmente' sotto il 20% e gli Atenei fuorilegge possono considerarsi nella norma. Tutto ciò senza abbassare, anzi potendo potenzialmente aumentare ulteriormente la tassazione studentesca.

Negli ultimi anni non si sono verificati aumenti delle tasse IUAV se non in adeguamento al costo della vita. Tuttavia, la tassazione rimane molto alta, diseguale tra i vari corsi di laurea e poco progressiva , es-sendo distribuita su solo 7 fasce di reddito.

1.3 Il passaggio dalle Facoltà ai Dipartimenti: il caso IUAVL'art. 2, comma 2, lettera a) della legge 240/10 (Riforma Gelmini) sostituisce le Facoltà con i Dipartimen-ti. I Dipartimenti sono diventati dunque le sedi della didattica e della ricerca dell'Ateneo. IUAV ha affrontato questo passaggio con una scelta che consideriamo totalmente sbagliata: alle pro-spettive della comunità studentesca e dello sviluppo teorico e applicativo delle discipline che caratte-rizzano l'identità della nostra Università, sono stati anteposti gli interessi delle diverse 'correnti' di do -centi, che si sono spartite il controllo dell'Ateneo senza seguire alcuna logica legata alla mission dell'Uni-versità pubblica.Basta leggere i progetti scientifici e culturali dei Dipartimenti (http://www.iuav.it/Ricerca1/ATTIVITA-/dipartimen/index.htm) per rendersi conto delle contraddizioni insite in tale riorganizzazione: discipline estremamente distanti tra loro ricondotte ad un unico percorso (come ad esempio teatro e pianificazione urbanistica e territoriale), discipline compatte, seppur poten-zialmente declinabili in maniere diverse, che vengono frammentate, come architettura e design. Il tutto giustificato con giri di parole tanto fantasiosi e immaginifici quanto preoccupanti, se si pensa che quelle sono le linee guida che costruiscono il profilo complessivo di IUAV e in particolare dell'offerta formativa.Questa divisione dei Dipartimenti tende, a nostro avviso, a continuare ad impedire un dialogo e una con-taminazione proficua tra discipline diverse, che spesso è mancata negli scorsi anni, proprio perché inde-bolisce profilo e prospettive di sviluppo disciplinare, anche nell'ottica di una reale professionalizzazione degli studenti. L’istituzione dei Dipartimenti del nostro Ateneo nasce dunque da una politica di interessi, di piaceri, fa-voritismi e antagonismi: di politiche conservative, dove l’interesse di pochi supera l’interesse collettivo dell'Ateneo e quello della comunità studentesca che ne è una componente fondamentale.

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2. Alcune premesse sul numero chiusoper questo capitolo si ringrazia Claudio Bassot

La legge 264/99, realizzata sotto il Governo di centro-sinistra D’Alema con Zecchino Ministro dell’Univer-sità, ha introdotto il numero chiuso per diverse lauree triennali tra le quali quelle di architettura: questa legge, basata su direttive europee, offre inoltre ad ogni Ateneo la possibilità di introdurre il numero chiuso per altre classi di laurea dove non è obbligatorio. Un'ulteriore forma di sbarramento all'accesso al mondo della formazione è costituito dai cosiddetti 'Corsi di Laurea Magistrale a libero accesso con verifi -ca della preparazione' (introdotti dal D.M. 270/2004), dove la verifica è effettuata in maniera discrezio-nale da commissioni esaminatrici attraverso colloqui orali.

Il numero chiuso è motivato generalmente con tre argomentazioni: la prima è che serve a mantenere alti livelli di qualità della didattica che non sarebbero sostenibili altrimenti; la seconda è che permette di avere un numero più basso di laureati e in questo modo consente a chi si laurea di trovare un lavoro atti -nente ai suoi studi; la terza è che è uno strumento di selezione meritocratico. Apparentemente sembra-no buone motivazioni ma approfondendo il tema risultano semplicistiche e strumentali, l'unica vera mo-tivazione del numero chiuso è legata ai tagli economici all'Università.

Cominciamo dalla prima questione. Che senso ha avere un corso con così tanti studenti da non avere spazio in aula e per i laboratori? Sarebbe un’argomentazione valida se l’Università italiana fosse in una condizione sufficiente di strutture e finanziamenti. Abbiamo invece già visto nel precedente capitolo come non sia così. Il tentativo è quello di far credere che il problema sia l’eccesso di studenti, ma è vero? Osservando i dati ci si rende conto che è una tesi difficilmente sostenibile visto che solo il 20% degli ita-liani tra i 24-35 anni è laureato. Questa percentuale pone l’Italia al terzultimo posto tra i paesi OCSE ap -pena prima della Turchia e poco sotto il Messico. Anche questo è un evidente effetto dei tagli operati a livello nazionale.

Seconda questione: con il numero chiuso si consente ai laureati di trovare un lavoro corrispondente alla propria formazione. Questa argomentazione fa leva sulle paure di una generazione che si trova a fare i conti con una disoccupazione in costante crescita che il mese scorso ha superato la soglia del 38%. In questa condizione ci viene detto che se ci fossero più numeri chiusi o numeri chiusi più stringenti ci sa-rebbe qualche speranza in più per noi di trovare un lavoro. Il problema in realtà è un modello produttivo arretrato, basato su piccole imprese, che negli ultimi decenni non ha saputo rinnovarsi e puntare su tec-nologie innovative e che non è in grado di assumere nemmeno quei pochi laureati che produce il siste-ma formativo. Spesso i numeri programmati rispondono anche alle pressioni degli ordini professionali, interessati a mantenere intatti i propri privilegi economici piuttosto che a promuovere una reale selezio-ne basata sul merito.L’attuale condizione forse più che dimostrare l’eccesso della formazione universitaria in Italia evidenzia semmai il contrario, cioè come il sapere accademico non sia stato in grado di trasformare il tessuto pro-duttivo rendendolo più tecnologico e competitivo.

La terza argomentazione riguardo la meritocrazia è forse la più inconsistente delle tre. I test d’ingresso sono strumenti grossolani che non sono in grado di valutare le attitudini e le reali competenze degli stu-denti, e non solo per la modalità 'a crocetta' e i numerosi errori contenuti nelle prove negli scorsi anni. Se l’obiettivo del numero chiuso fosse realmente quello di selezionare gli studenti più capaci dovrebbe essere sostituito, sull’esempio di altri Paesi europei, da un ingresso libero con una valutazione in itinere,

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per esempio a partire dall'accesso al secondo anno.

3. Riassumendo...L'azione combinata del taglio delle risorse all'Università, dell'aumento delle tasse e dell'inasprimento delle barriere all'accesso sta, in sostanza, negando il diritto allo studio a decine di migliaia di studenti. Sono infatti 70.369 gli immatricolati in meno alle Università italiane dal 2003/2004 ad oggi (fonte: Ana-grafe nazionale degli studenti MIUR). Serve lottare contro ogni forma di limitazione all’accesso che è negazione della libertà dello studente di formarsi e di godere del diritto allo studio, a tal proposito risultano fondamentali i finanziamenti all'edili -zia e al personale universitario. I saperi devono essere liberi, non vi deve essere posto alcun ostacolo, né di natura economica, né sociale, né logistica. è obbligo del legislatore rimuoverli e adoperarsi affinché non vengano introdotte forme di limitazione delle libertà dell’individuo. Il numero chiuso, il taglio all'F -FO, l'aumento della tassazione universitaria vanno nella direzione esattamente opposta.

In conclusione questo schema illustra il calo degli iscritti IUAV dal 1999/2000 al 2011/2012 (fonte: Ana-grafe nazionale degli studenti MIUR e banca dati di Ateneo).

4. Il riordino della didattica per l'anno accademico 2013/20144.1 La cronologia dei passaggi istituzionali

MESE DATE EVENTIDicembre2012

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- Riunione Senato Accademico (senza gli attuali rappresentanti)- Riunione DACC (senza i rappresentanti): offerta formativa

- Riunione SdS: insediamento- Riunione DPPAC (senza i rappresentanti neo eletti): offerta formativa- Riunione DCP (senza i rappresentanti neo eletti): offerta formativa

- CdA (senza i rappresentanti neo eletti)Gennaio2013

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- Riunione SdS: delibera sull’organizzazione della didattica

- Riunione DACC: discussione sulla didattica

- Riunione DPPAC: offerta della ricerca

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30 DM 47: attuativo dove vengono stabiliti numerosi parametri e procedimenti di ITER da rispettare

Febbraio2013

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- Riunione Senato Accademico: designazione membri CdA e parere sui membri del Nucleo di Valutazione

- Riunione DPPAC: approvazione RAD (astensione studenti)- Riunione DCP: approvazione RAD (astensione studenti)

- Riunione DACC: approvazione RAD (astensione studenti)

- Riunione SdS: prima delibera sull’offerta didattica da presentare in Senato Accademico e CdA e elezione membro Presidio di Qualità

- Riunione Senato Accademico: presentazione documento e discussione RAD

- Riunione del Nucleo di Valutazione: parere favorevole ai RAD anche se vengono evidenziate le criticità presentate dalle istanze degli studenti

- Riunione Senato Accademico: approvazione RAD (voto contrario studenti)

- Riunione Presidio di Qualità: organizzazione rapporti di Riesame

- Riunione CdA: presentazione documento e approvazione RAD (astensione studenti)

Marzo2013

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6

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SCADENZA RAD: trasmessi al ministero con parere negativo da parte degli studenti

- Riunione DACC: approvazione Riesame

- Riunione DPPAC: approvazione Riesame- Riunione DCP: approvazione Riesame

SCADENZA RIESAME

- Riunione Presidio di Qualità: verifica e possibili correzioni dei Rapporti di Riesame e organizzazione delle SUA-CdS

- Riunione SdS: seconda delibera sull’offerta didattica e la compilazione delle SUA-CdS

- Riunione Senato Accademico: discussione assegnazione punti organico

- Riunione Presidio di Qualità: revisione correzioni Rapporti di Riesame e aggiornamento sulle SUA-CdS

- Riunione Nucleo di Valutazione: parere sulle SUA-CdS presentando

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alcune criticità

- Riunione CdA: non si è discusso in merito alla didattica, né in merito alle SUA-CdS

SCADENZA MODIFICA RAPPORTI DI RIESAME

Aprile2013

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- Riunione SdS: discussione in merito alle SUA-CdS

- Riunione Presidio di Qualità: nuova organizzazione delle SUA-CdS rispetto le nuove scadenze

- Riunione Commissione Paritetica: valutazione qualità didattica

- Riunione DPPAC: approvazione SUA-CdS (Piani di Studio)

- Riunione DCP: approvazione SUA-CdS (Piani di Studio)

- Riunione DACC: approvazione SUA-CdS (Piani di Studio)

ASSEMBLEA STUDENTESCA D'ATENEO con l'invito a partecipare al Rettore e ai Direttori di Dipartimento

- Riunione Senato Accademico: approvazione SUA-CdS

SCADENZA SUA-CdS , compilazione quadri sulla formulazione didattica e sugli spazi (per i corsi di nuova istituzione)

Maggio2013

6-10

6-15

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- Riunione SdS

- Nell’ordine:Riunione DPPAC, DCP, DACC: approvazione SUA-CdSRiunione Senato Accademico: approvazione SUA-CdSRiunione CdA: approvazione SUA-CdS

SCADENZA SUA-CdS, compilazione di tutti i quadri (per i corsi preesistenti e per i corsi di nuova istituzione)

n.b. In rosso le date riferite a sedute che al momento della pubblicazione devono ancora avvenire.

4.2 Le criticità di merito

4.2.1 Il metodo AVAIl D.M. 47/13 sull'AVA (Autovalutazione Valutazione periodica e Accreditamento) si inserisce nel contesto del blocco del turn-over che ha portato gli Atenei a non poter assumere nuovi docenti oltre la percen-tuale del 20% dei pensionamenti, se non con criteri molto stringenti. A questo si aggiunge un altro nuo-vo criterio che lega la docenza al proprio SSD (Settore scientifico-disciplinare) di afferenza, impedendo

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così la possibilità al docente di completare il proprio carico didattico supplendo in SSD affini rimasti sco-perti. In più, con la nuova formula di accreditamento dei corsi di laurea, che modifica la precedente del D.M. 17/2010, per raddoppiare il numero di studenti immatricolabili rispetto alle numerosità di base (per i corsi IUAV è 150) servirà il doppio dei docenti, circa il 15% in più rispetto ad ora.

Per quanto concerne la fase dell'autovalutazione, non si può fare a meno di rilevare che i dati forniti per compilare le schede di riesame siano stati spesso parziali o insufficienti per una corretta analisi. I dati forniti da Almalaurea e dal Presidio di Qualità sono stati alcune volte aggregati, incoerenti o incompleti e questo non può che generare analisi superficiali in alcuni aspetti. Inoltre riteniamo che una valutazione puramente quantitativa come quella dell'AVA non sia sufficiente per spiegare e contestualizzare deter-minate situazioni che si verificano nell'Università.

In sostanza il D.M. 47/13 risulta totalmente in linea con le recenti politiche di governo nei confronti dell’Università Pubblica, si inserisce in un quadro composito di attacco su tutti i fronti, da quello del di-ritto allo studio a quello dei finanziamenti. Se nel resto degli Atenei italiani questo decreto sta mettendo a dura prova la sopravvivenza di molti corsi di laurea che non riescono a rientrare nei criteri di accredita-mento, il caso IUAV è abbastanza peculiare: siamo uno dei pochi Atenei, se non l'unico, a proporre più corsi di laurea di prima. Ma è una proposta sostenibile per i criteri ministeriali?

4.2.2 La sostenibilità della didatticaSempre secondo il D.M. 47/13, la quantità massima di DID (Didattica assistita erogabile) per gli Atenei è questa:DID=(YProf N⋅ Prof+Y Prof definito N⋅ Prof definito+YRic N⋅ Ric) (1+ X)⋅con:• NProf = numero dei professori a tempo pieno dell’Ateneo; • NProf definito = numero dei professori a tempo definito dell’Ateneo; • NRic = numero totale dei ricercatori a tempo pieno e definito dell’Ateneo; • YProf = numero di ore “standard” individuali di didattica assistita individuato dall’Ateneo e riferito ai pro-fessori a tempo pieno (sia Ordinari che Associati) (max = 120 ore); • YProf definito = numero di ore “standard” individuali di didattica assistita individuato dall’Ateneo e riferito ai professori a tempo definito (max = 90 ore); • YRic = numero di ore “standard” individuali di didattica assistita individuato dall’Ateneo e riferito ai ri -cercatori (max = 60 ore); • X = percentuale di didattica assistita erogabile per contratto di insegnamento, affidamento o supplenza (max = 30%)

A questo monte ore è possibile aggiungere un ulteriore 20% nel caso di una valutazione d'eccellenza nel-la qualità della ricerca dell'Ateneo.

Facendo i dovuti calcoli, attualmente IUAV può erogare 22542 ore di DID, aumentabili a 27050 nel caso scatti anche l'aumento del 20%. Ma sono sufficienti per soddisfare i criteri ministeriali? La tabella seguente illustra in maniera schematica il numero di ore che sarà necessario erogare per so-stenere l'offerta didattica presentata dal nostro Ateneo:

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Come si può notare, mancano all'appello dalle 13500 alle 9000 ore di DID.

Il problema, mantenendo intatti i criteri ministeriali contro i quali IUAV ha dimostrato in questi mesi di non voler agire, si può risolvere in maniere molteplici, per noi tutte inaccettabili:

• modificare il rapporto ore/CFU (Crediti Formativi Universitari), tagliando ore di didattica frontale e rendendo quindi possibile ai docenti svolgere più corsi. E' una soluzione inaccettabile perché danneggia fortemente la qualità della didattica, in particolare per gli insegnamenti di laboratorio che sono il cardine dell'offerta di IUAV

• modificare il rapporto studente/docente, portandolo fino a 150 e permettendo dunque di di-mezzare gli insegnamenti da attivare in particolare per quanto riguarda i corsi di laurea in archi-tettura. E' una soluzione inaccettabile non solo dal punto di vista logistico ma anche perché è an-ch'essa una minaccia alla qualità della didattica

• modificare i criteri di accesso ai corsi di studio abbassando la numerosità dei corsi: in sostanza, inasprire ulteriormente il numero chiuso nell'ottica di una formazione 'di qualità' ma per pochi. E' una soluzione inaccettabile perché viola il diritto allo studio e concepisce il sapere come varia-bile di bilancio, la formazione come servizio subordinato alla situazione economica dell'Universi-tà.

• a lungo termine, ridurre l'impatto del blocco del turnover aumentando le tasse universitarie. Il decreto ministeriale sul reclutamento del febbraio 2012 infatti fissa le quote di assunzione di nuovo personale non più in base al rapporto stipendi/FFO (che doveva essere inferiore al 90% per poter assumere) ma in base al rapporto stipendi/FFO più tassazione secondo questo sche-ma:

con:I1 = rapporto stipendi/FFOI2 = spese per indebitamentoAd oggi IUAV è sotto il limite dell'80% per I1 e del 10% per I2.

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n.o crediti da erogare in didattica n.o previsto n.o insegnamenti da attivare totale ore ore erogabili(stima sul Manifesto degli Studi 12/13) ore/crediti di 10) studenti (rapporto studente/docente di 75) da erogare secondo il DM 47/13

LAUREE TRIENNALIarchitettura costruzione conservazione (L-17) 164 1640 4 6560architettura: tecniche e culture del progetto (L-17) 164 1640 4 6560design della moda e arti multimediali (L-4) 164 1640 2 3280disegno industriale, comunicazione visiva e multimediale (L-4) 164 1640 3 4920urbanistica e pianificazione del territorio (L-21) 162 1620 1 1620

LAUREE MAGISTRALIarchitettura e culture del progetto (LM-4) 102 1020 2 2040architettura e innovazione (LM-4) 102 1020 2 2040architettura per il nuovo e l’antico (LM-4) 102 1020 2 2040arti, moda e comunicazione visiva (LM-12) 102 1020 2 2040design del prodotto e della comunicazione visiva (LM-12) 102 1020 ? 1 1020innovazione tecnologica e design per i sistemi urbani e il territorio (LM-48) 96 960 ? 1 960pianificazione e politiche per la città, il territorio e l'ambiente (LM-65) 96 960 ? 2 1920scienze e tecniche del teatro (LM-91) 102 1020 ? 1 1020

36020 22542[27050]

N.B. Il calcolo è effettuato per difetto poiché non considera la presenza di corsi opzionali alternativi fra loro e il maggior numero ore dedicate alla lezione frontale per i corsi di laboratorio

n.o ore (con rapporto stimato

3001

3001

1201

2202

752

1601

1201

1601

801

1 = dal sito IUAV2 = ipotesi sugli anni accademici precedenti

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La soluzione dell'aumento delle tasse è inaccettabile perché viola il diritto allo studio, non garan-tendo a centinaia di studenti di poter sostenere costi proibitivi per la propria formazione. La logi-ca dell'aggancio del turn-over all'aumento delle tasse, unico dato variabile in un contesto di calo costante dell'FFO, è da respingere perché contrappone il diritto allo studio alle politiche di bilan-cio dell'Università.

4.2.3 Legittimazione scientifico-disciplinare o spartizione di potere?Abbiamo espresso più volte, come rappresentanti degli studenti, forti criticità sulla scelta di avviare, a partire dal prossimo Anno Accademico, due lauree triennali di Scienze dell'Architettura.

Premettiamo che la nostra perplessità non è sull'aver riconosciuto lo sviluppo secondo diverse direttri-ci di una disciplina vasta e mutevole come quella dell'architettura. Questo è un dato di fatto che sareb-be inutile negare o contestare. Tuttavia siamo convinti che costruire questa differenziazione nell'offerta formativa fin dal primo anno di studi sia una scelta poco lungimirante. Una formulazione del genere renderebbe ancora più difficile la scelta del percorso di studi che va com-piuta al termine delle scuole superiori, un momento nel quale è molto difficile essere pronti a cogliere le differenze tra diverse tendenze di una stessa disciplina. Inoltre si pone il problema non da poco della collocazione di chi sta esaurendo il corso di laurea con la vecchia modulazione (triennali in DACC e ma-gistrali in DCP oppure far scegliere agli studenti quale ordinamento – quello vecchio ad esaurimento o quello di nuova istituzione – far frequentare), e della formazione dei piani didattici dei nuovi corsi, che richiederanno molti 'prestiti' di docenti da un Dipartimento all'altro, senza alcuna struttura di coordina-mento tra i Dipartimenti che possa agevolare tale lavoro (un problema che si ripeterà anche nella distri -buzione e nell'utilizzo, secondo criteri stringenti e macchinosi, dei punti organico da parte dei Diparti -menti per le assunzioni di docenti e ricercatori).

Crediamo che questa scelta sia anche frutto della logica distorsiva del 3+2 , che tenta di rendere profes-sionalizzante un corso di studi triennale per il quale però il mercato del lavoro non genera abbastanza domanda. Con l'obiettivo – o il pretesto – di professionalizzare il percorso della laurea triennale si rischia di non dare a tutti gli strumenti per comprendere la disciplina nella sua complessità, e di operare even -tualmente in seguito una scelta più precisa rispetto alle tendenze della disciplina stessa.

Ma dietro a questa scelta individuiamo anche motivazioni, più o meno celate, che non riguardano lo svi -luppo scientifico-disciplinare dell'architettura. Non è un caso che dopo la spartizione dei Dipartimenti, di cui abbiamo già parlato, l'offerta formativa replichi le stesse dinamiche di rapporti di potere interni alla classe docente. Le due lauree triennali rischiano di diventare i recinti degli orticelli di proprietà dei due Dipartimenti – rappresentanti di interessi e visioni in parte contrapposte – sempre più svuotati di qualità della didattica.

4.3 Le criticità di metodoL'iter di formulazione dei corsi di studio è stato complesso e caratterizzato da molte pastoie burocrati -che. Non siamo nemici della burocrazia a prescindere, perché riteniamo che a volte alcuni passaggi uffi-ciali siano necessari per valutare e decidere correttamente. Tuttavia riteniamo che i tantissimi ostacoli e le moltissime scadenze all'ultimo secondo che sono state incontrate in questo percorso siano state un vero e proprio strumento di esclusione degli studenti dai processi decisionali di IUAV (robe da pazzi, cfr. http://www.youtube.com/watch?v=_-vFFSk7Hz0 ).

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Come cambia IUAV? Come cambiare IUAV?

Fin dal 15 febbraio il Senato degli Studenti ha espresso in una lettera (https://www.facebook.com/notes/sds-iuav/parere-del-senato-degli-studenti-in-merito-allorganizzazione-della-didattica-152/552569664783567) le proprie criticità in merito alla formulazione dell'offerta formativa. Tuttavia, tale parere non è stato considerato minimamente dagli organi decisio-nali di IUAV e addirittura la proposta dei nuovi corsi di studio è stata inviata al Ministero per la verifica e l'approvazione prima che il Senato degli Studenti potesse esprimere un parere – obbligatorio non vinco-lante – sulla proposta stessa.

Nei Consigli di Dipartimento spesso la questione è stata affrontata in maniera marginale, senza esplicita-re le proposte che sarebbero state poi presentate agli organi maggiori: nei mesi di gennaio e febbraio l'u-nica occasione di discussione nei Dipartimenti in merito alla didattica è stata nei giorni a ridosso della scadenza per l'approvazione dei piani, senza quindi poter ridiscutere le scelte, evidentemente prese al-trove. In alcuni casi addirittura non è stata data la possibilità ai rappresentanti degli studenti di espri-mere il proprio parere contrario.

In generale la politica dell'Ateneo è stata quella di avviare il processo decisionale aspettando i criteri del Ministero – arrivati tardivamente – invece che costruire un dibattito partecipato sulla questione. Così, anziché immaginare una prospettiva formativa dell'Ateneo e poi metterla a confronto con i criteri mini -steriali, opponendosi ad essi quando necessario, si è lavorato al contrario, partendo dalle limitazioni dei decreti e arrangiando su di essi una proposta non organica e frammentaria, senza provare minimamente a modificare i criteri stessi. Tutto ciò lasciando ai margini di tali processi noi studenti, componente fon -damentale della comunità universitaria e principale interessata dalle modifiche all'offerta didattica.

5. Ma allora, se tutto è già deciso, di cosa stiamo parlando?Qualcuno vorrebbe far passare l'Assemblea del 16 come un momento puramente informativo: noi cre-diamo invece che debba essere il luogo nel quale ognuno si assume le proprie responsabilità rispetto a ciò che è avvenuto negli scorsi mesi e avverrà nel prossimo anno accademico.

Se in questo iter si è lavorato come se non ci fosse stato alcun margine di modifica su decisioni prese in un 'altrove' poco chiaro, l'Assemblea studentesca serve per cambiare rotta. Noi proponiamo di avviare dall'Assemblea in poi un percorso collettivo, che porti alla formulazione dei piani didattici del prossimo anno con modalità e contenuti radicalmente diversi da quelli di quest'anno. Un percorso che possa cul-minare in una due giorni di sospensione della didattica e di confronto ampio tra tutte le componenti del-la comunità accademica, di restituzione di un lavoro a lungo periodo. Un percorso che rompa la dinami-ca della 'delega in bianco' che ha caratterizzato il lavoro degli organi maggiori e che ha atrofizzato il con-fronto nei Dipartimenti e tra gli studenti (ma anche, crediamo, all'interno della classe docente).

Allo stesso tempo l'Ateneo deve prendere una posizione di netta contrarietà , anche in coordinamento con altre Università italiane, nei confronti del Ministero e dei decreti attuativi della Riforma Gelmini che stanno determinando una spirale di distruzione dell'Università pubblica tra tagli all'FFO, blocco del tur-nover, criteri stringenti nell'accreditamento dei corsi, potenziale aumento della tassazione e distruzione del welfare studentesco.

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Come cambia IUAV? Come cambiare IUAV?

6. Il trucco: farci passare per conservatoriMolto spesso, nelle discussioni con i docenti impegnati nei vari organi decisionali dell'Ateneo, ci è stato rinfacciato che la nostra opposizione è dettata da un conservatorismo strisciante, che stiamo cercando di bloccare un cambiamento da un lato inevitabile, dall'altro genericamente positivo.Noi rispondiamo dicendo che nulla è inevitabile e che nessun cambiamento è positivo a prescindere, in quanto cambiamento. Rispondiamo anche che secondo noi l'Università così com'è oggi non va bene, e noi abbiamo delle proposte per migliorarla.

Innanzitutto, come già detto, riteniamo che l'Ateneo non abbia utilizzato la sua forza di contrattazione, anche in collaborazione con altre Università italiane, per modificare i decreti ministeriali che sostanzial -mente negano il diritto allo studio e alla qualità dei percorsi formativi. Il cambiamento è stato colto come inevitabile e ci si è adagiati su questa falsa affermazione.Nel corso di questi mesi abbiamo espresso chiaramente le nostre posizioni, non solo le contrarietà ma anche le proposte, che abbiamo elaborato in maniera schematica nel prossimo capitolo: questo per di-mostrare che non siamo noi i conservatori. Se c'è chi sta cambiando perché nulla cambi, perché l'Univer-sità diventi sempre più un luogo elitario e una proprietà privata delle baronie, noi stiamo lavorando per-ché ci sia un miglioramento nel diritto allo studio, all'accesso, ad una formazione di qualità e alla parteci-pazione alle decisioni della comunità universitaria. Il vero conservatore è chi non ha intenzione di con-frontarsi con le nostre proposte.

7. Alcune proposte dalle quali (ri)partire7.1 A livello nazionale

• Abolizione del numero chiuso, prioritariamente per i corsi di laurea dove non è reso obbligatorio dalla normativa europea. Per garantire realmente il diritto allo studio e quindi all'accesso ai sa-peri, il numero chiuso può essere sostituito da una valutazione, impostata in maniera diversa dal 'test a crocette', da svolgersi in itinere;

• Rifinanziamento dell'FFO, accompagnato da una riforma della tassazione in senso progressivo e da una rimodulazione della spesa pubblica (per esempio: http://www.sbilanciamoci.org/wp-content/uploads/2012/11/rapporto-sbila-2013_def-stampa1.pdf);

• Istituzione di un fondo straordinario per l'edilizia universitaria, che garantisca a tutti la possibi-lità di frequentare le lezioni in situazioni dignitose e avere luoghi di studio, di aggregazione e di fornitura di servizi nelle sedi universitarie a contatto con la realtà urbana che le ospita;

• Revisione dei meccanismi di valutazione AVA e delle regole di ripartizione dell'FFO, abolendo il sistema premiale/punitivo e sostituendolo con un sistema adeguato al riconoscimento di situa-zioni territoriali, sociali, universitarie peculiari, secondo criteri qualitativi e non numerici oltre che quantitativi e numerici;

• Rifinanziamento dei sistemi di diritto allo studio secondo queste proposte: http://www.activism.com/it_IT/petizione/non-c-e-piu-tempo-10-proposte-sul-diritto-allo-studio/43182

7.2 A livello d'Ateneo• Ridefinizione dei Dipartimenti: proponiamo il passaggio da tre a quattro Dipartimenti, istituen-

do un Dipartimento di Design e Arti, un Dipartimento di Urbanistica e Pianificazione territoriale,

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Come cambia IUAV? Come cambiare IUAV?

un Dipartimento di Architettura per la conservazione e un Dipartimento di Architettura per il progetto. I nomi sono ovviamente di massima e servono ad esemplificare la riorganizzazione pro-posta, che consente lo sviluppo autonomo e il confronto proficuo tra le discipline storiche di IUAV nel rispetto di reali criteri scientifico-disciplinari di omogeneità;

• Riforma dei Consigli di Dipartimento, portando la rappresentanza studentesca al 15% del totale, come previsto dall'art. 6, comma 1, del decreto-legge 21 aprile 1995, n. 120, convertito, con mo-dificazioni, dalla legge 21 giugno 1995, n. 236;

• Istituzione di un corso di laurea triennale interdipartimentale di Architettura (L17), con even-tuale differenziazione in due o tre curricola da svilupparsi nell'ultimo anno di corso, al fine di ga-rantire da un lato la chiarezza dell'offerta e l'unitarietà dello studio disciplinare, dall'altro la co-noscenza preliminare delle tendenze di sviluppo della disciplina stessa, eventualmente da svilup-pare nel corso di laurea magistrale;

• Garanzia dello svolgimento dei workshop di architettura con visiting professor internazionali, rendendoli la base per una maggiore integrazione tra i diversi corsi di laurea con la possibilità di costruire laboratori interdisciplinari;

• Costruzione di un percorso realmente partecipato nella formulazione della didattica , con un confronto costante tra gli organi maggiori e la comunità studentesca, per innescare un dibattito diffuso sulle prospettive dell'Ateneo;

• Riforma della tassazione, con l'abolizione delle differenze di tassazione per i vari corsi di studio, una maggiore progressività fino all'abolizione delle fasce sul modello dell'UniTo (https://www.facebook.com/photo.php?fbid=407452675965086&set=a.401302346580119.89249.100001010709645&type=1&ref=nf ) e la possibilità di laurearsi nella sessione estiva/autunnale dell'anno successivo la fine dei corsi pa-gando una sola rata delle tasse invece che tutte e due.

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