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Il calendario delle manifestazioni Coop cultura, da gennaio ad aprile 2014.
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Chi è di scena«Gl’innamorati» di Carlo Goldoni
Dal 13 al 15 febbraio, alle 20.45, per la ricorrenza di San Valentino, il Teatro Sociale di Bellinzona ha in cartellone «Gl’innamorati» di Carlo Goldoni, con la regia di Stefano Artissunch. Divertente e romantica, la commedia racconta dell’amore tormentato di due giovani fra corteggiamento e seduzione. Ostacolo alla loro felicità: non i soliti impedimenti esterni ma l’orgoglio e la gelosia reciproci. Il genio di Goldoni rende possibile l’attualità e il realismo del testo.
Info: 091 825 48 18, www.teatrosociale.ch
2 3culturagennaio – aprile 2014
Monica Piffaretti, membro di Coop cultura
Se cercate idee di qualità per spendere bene il vostro tempo libero, mettete il calendario di Coop cultura sul comodino. In questo numero trovate infatti interessanti proposte
culturali: da gennaio sino a fine aprile 2014. Appuntamenti che Coop cultura ha deciso di soste-nere e che potete pregustare nelle pagine dell’inserto.Ad esempio, accompagneremo il Teatro Sociale di Bellinzona, oltre che sostenendolo nella capitale, anche in uscita sul territorio, precisamente in val di Blenio, con la pièce tratta dal libro di Giovani Orelli «L’anno della valanga», che sarà in scena al Teatro Blenio di Acquarossa. Fra le perle di valle segnalia-mo la mostra dedicata allo scrittore tedesco Alfred Andersch, in Onsernone, e due iniziative locali a favore dei più piccoli, ad Ambrì con Coccinellarco-baleno e a Olivone con il Gruppo Teatrino. Per i fanciulli Coop cultura mette in agenda anche gli appuntamenti di Minimusica e la mostra al Museo in erba dedicata all’estroso Arcimboldo. Ma l’aria giovane la si respira soprattutto con lo speciale sostegno alla decima edizione del concorso di scrit-tura Tre Valli, che mobilita un esercito di allievi alle prese con penna e fantasia. Scrittura è cultura e ogni anno sono quasi in mille a partecipare.Per chi giovane non è più ma tale si sente, l’appunta-mento proposto è il ciclo del TeatrOver60 ad Ascona. Non è tutto: la musica è per noi un capitolo di rilie -vo, con manifestazioni che vanno dai Concerti delle camelie a Locarno, ai Concerti di San Biagio a Ravec-chia, alle esibizioni dell’orchestra Arcadia su e giù per il cantone, a un tocco di jazz al Festival di cultura e musica di Chiasso e al finanziamento della com-posizione dell’inno per i 150 anni della Filarmonica faidese. Un settore così importante da dare una mano a salire sul palco anche alla pièce dedicata alla tormentata relazione Mozart-Salieri.Non c’è che dire: c’è solo l’imbarazzo della scelta!
Quel piacevole imbarazzo della scelta
De André: vita e miracoliG
iornalista (anzi: miglior giornali-sta italiano su Twitter, nel 2013), autore teatrale, scrittore, volto televisivo (de LA7), persino som-
melier e – fa un po’ ridere, certo, ma è così – degustatore di formaggi. Qualificare An-drea Scanzi è un compito arduo. Meglio ascoltarlo, quindi, piuttosto che inquadrar-lo. Al pubblico ticinese l’occasione sarà da-ta venerdì 4 aprile, alle 20.45, quando al Te-atro Sociale di Bellinzona andrà in scena, al fianco di Giulio Casale (voce e chitarra), con «Le cattive strade», incontro-spettaco-lo dedicato a Fabrizio De André.
Cooperazione: Cosa aspettarsi?Andrea Scanzi: Che nessuno s’immagini una canonizzazione o una santificazione del compianto cantautore ligure. «Le cat-tive strade» intende raccontare, senza agiografie ma con passione, le continue ri-voluzioni e le poderose intuizioni (anche musicali) di un intellettuale inquieto. Sco-modo. Irripetibile.
Non mi dica che il suo obiettivo era quello di una biografia, seppur multimediale,
tanto non le crederei. La verità?Filmati originali, estratti audio, foto rare ed esecuzioni sono in scaletta. Però lo am-metto: pur con la consapevolezza che è una goccia d’acqua nel mare, la speranza è di risvegliare le coscienze. Un invito ad aprire gli occhi, a porsi delle domande, ad affrontare i dubbi. Abbiamo insomma in-teriorizzato la missione di De André. Per-ché lui, se ti «prendeva», la vita te la rivolu-zionava davvero.
Cosa significa, per lei, portare lo spettacolo fuori dai confini italiani?Una domanda più semplice?
No. Mi dispiace.Allora dovrò essere sincero. Ho la sensazio-ne che i cantautori italiani siano più ap-prezzati all’estero che non nella Penisola. Da noi li si snobba per convenzione. Ab-biamo perso questa sensibilità. E, purtrop-po, non è l’unica cosa che ci fa difetto.
Cioè?Be’, ora dovrò aprire il libro. Non abbiamo più il senso della collettività. In Italia i ta-
lenti sono individuali, anarchici. Si è pas-sati dal «noi» all’«io». Una frantumazione già constatata da Fabrizio De André. In Svizzera constato invece un orgoglio posi-tivo: potrebbe apparire coma una sorta di nazionalismo, ma so che in realtà è un pa-triottismo sano.
Nemmeno noi siamo perfetti…No, ma in materia di democrazia avete molto da insegnare. A voi sembrerà un complimento. Eppure, come italiano, mi rattristo di dover oltrepassare i confini per ritrovare il rispetto delle regole.
Per concludere: dal giornalismo al palcoscenico, il passo è così breve?Non breve, ma naturale. Meno difficile, co-munque, dello scrivere un articolo su temi che non si conoscono bene. Io mi sono laureato in lettere con una tesi sui cantau-tori. Li conosco. E del contatto con il pub-blico ho profondamente bisogno.
Thomas Carta
Info: www.andreascanzi.it
Venerdì 4 aprile, al Teatro Sociale di Bellinzona,
arriva «Le cattive strade», spettacolo dedicato al
cantautore ligure.
Scritta nel lontano 1759, la commedia di Carlo Goldoni ha mantenuto intatta la sua forza.
Andrea Scanzi sul palco.FOTO
: MAD
, TEA
TRO
SO
CIAL
E BE
LLIN
ZON
A
Chi è di scena«Gl’innamorati» di Carlo Goldoni
Dal 13 al 15 febbraio, alle 20.45, per la ricorrenza di San Valentino, il Teatro Sociale di Bellinzona ha in cartellone «Gl’innamorati» di Carlo Goldoni, con la regia di Stefano Artissunch. Divertente e romantica, la commedia racconta dell’amore tormentato di due giovani fra corteggiamento e seduzione. Ostacolo alla loro felicità: non i soliti impedimenti esterni ma l’orgoglio e la gelosia reciproci. Il genio di Goldoni rende possibile l’attualità e il realismo del testo.
Info: 091 825 48 18, www.teatrosociale.ch
2 3culturagennaio – aprile 2014
Monica Piffaretti, membro di Coop cultura
Se cercate idee di qualità per spendere bene il vostro tempo libero, mettete il calendario di Coop cultura sul comodino. In questo numero trovate infatti interessanti proposte
culturali: da gennaio sino a fine aprile 2014. Appuntamenti che Coop cultura ha deciso di soste-nere e che potete pregustare nelle pagine dell’inserto.Ad esempio, accompagneremo il Teatro Sociale di Bellinzona, oltre che sostenendolo nella capitale, anche in uscita sul territorio, precisamente in val di Blenio, con la pièce tratta dal libro di Giovani Orelli «L’anno della valanga», che sarà in scena al Teatro Blenio di Acquarossa. Fra le perle di valle segnalia-mo la mostra dedicata allo scrittore tedesco Alfred Andersch, in Onsernone, e due iniziative locali a favore dei più piccoli, ad Ambrì con Coccinellarco-baleno e a Olivone con il Gruppo Teatrino. Per i fanciulli Coop cultura mette in agenda anche gli appuntamenti di Minimusica e la mostra al Museo in erba dedicata all’estroso Arcimboldo. Ma l’aria giovane la si respira soprattutto con lo speciale sostegno alla decima edizione del concorso di scrit-tura Tre Valli, che mobilita un esercito di allievi alle prese con penna e fantasia. Scrittura è cultura e ogni anno sono quasi in mille a partecipare.Per chi giovane non è più ma tale si sente, l’appunta-mento proposto è il ciclo del TeatrOver60 ad Ascona. Non è tutto: la musica è per noi un capitolo di rilie -vo, con manifestazioni che vanno dai Concerti delle camelie a Locarno, ai Concerti di San Biagio a Ravec-chia, alle esibizioni dell’orchestra Arcadia su e giù per il cantone, a un tocco di jazz al Festival di cultura e musica di Chiasso e al finanziamento della com-posizione dell’inno per i 150 anni della Filarmonica faidese. Un settore così importante da dare una mano a salire sul palco anche alla pièce dedicata alla tormentata relazione Mozart-Salieri.Non c’è che dire: c’è solo l’imbarazzo della scelta!
Quel piacevole imbarazzo della scelta
De André: vita e miracoliG
iornalista (anzi: miglior giornali-sta italiano su Twitter, nel 2013), autore teatrale, scrittore, volto televisivo (de LA7), persino som-
melier e – fa un po’ ridere, certo, ma è così – degustatore di formaggi. Qualificare An-drea Scanzi è un compito arduo. Meglio ascoltarlo, quindi, piuttosto che inquadrar-lo. Al pubblico ticinese l’occasione sarà da-ta venerdì 4 aprile, alle 20.45, quando al Te-atro Sociale di Bellinzona andrà in scena, al fianco di Giulio Casale (voce e chitarra), con «Le cattive strade», incontro-spettaco-lo dedicato a Fabrizio De André.
Cooperazione: Cosa aspettarsi?Andrea Scanzi: Che nessuno s’immagini una canonizzazione o una santificazione del compianto cantautore ligure. «Le cat-tive strade» intende raccontare, senza agiografie ma con passione, le continue ri-voluzioni e le poderose intuizioni (anche musicali) di un intellettuale inquieto. Sco-modo. Irripetibile.
Non mi dica che il suo obiettivo era quello di una biografia, seppur multimediale,
tanto non le crederei. La verità?Filmati originali, estratti audio, foto rare ed esecuzioni sono in scaletta. Però lo am-metto: pur con la consapevolezza che è una goccia d’acqua nel mare, la speranza è di risvegliare le coscienze. Un invito ad aprire gli occhi, a porsi delle domande, ad affrontare i dubbi. Abbiamo insomma in-teriorizzato la missione di De André. Per-ché lui, se ti «prendeva», la vita te la rivolu-zionava davvero.
Cosa significa, per lei, portare lo spettacolo fuori dai confini italiani?Una domanda più semplice?
No. Mi dispiace.Allora dovrò essere sincero. Ho la sensazio-ne che i cantautori italiani siano più ap-prezzati all’estero che non nella Penisola. Da noi li si snobba per convenzione. Ab-biamo perso questa sensibilità. E, purtrop-po, non è l’unica cosa che ci fa difetto.
Cioè?Be’, ora dovrò aprire il libro. Non abbiamo più il senso della collettività. In Italia i ta-
lenti sono individuali, anarchici. Si è pas-sati dal «noi» all’«io». Una frantumazione già constatata da Fabrizio De André. In Svizzera constato invece un orgoglio posi-tivo: potrebbe apparire coma una sorta di nazionalismo, ma so che in realtà è un pa-triottismo sano.
Nemmeno noi siamo perfetti…No, ma in materia di democrazia avete molto da insegnare. A voi sembrerà un complimento. Eppure, come italiano, mi rattristo di dover oltrepassare i confini per ritrovare il rispetto delle regole.
Per concludere: dal giornalismo al palcoscenico, il passo è così breve?Non breve, ma naturale. Meno difficile, co-munque, dello scrivere un articolo su temi che non si conoscono bene. Io mi sono laureato in lettere con una tesi sui cantau-tori. Li conosco. E del contatto con il pub-blico ho profondamente bisogno.
Thomas Carta
Info: www.andreascanzi.it
Venerdì 4 aprile, al Teatro Sociale di Bellinzona,
arriva «Le cattive strade», spettacolo dedicato al
cantautore ligure.
Scritta nel lontano 1759, la commedia di Carlo Goldoni ha mantenuto intatta la sua forza.
Andrea Scanzi sul palco.FOTO
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5culturagennaio – aprile 2014
Mozart e Salieri e L’ospite di pietra
Mozart e Salieri» e «L’ospite di pietra» sono i titoli dello spettacolo (in atto unico), ispirato ai due omonimi
microdrammi di Aleksandr Sergeevic Puškin, che l’insieme artistico-dina-mico Con_creta porterà in scena al Te-atro Foce di Lugano il 21 e 22 febbraio, alle 20.30. L’adattamento e la regia sono stati curati da Diego Willy Corna, men-tre alla ribalta saliranno Alessandro Bol-detti, Alessia Leoni e Orfeo Fumagalli.I temi portanti dell’opera sono due vizi capitali: l’invidia, movente del leggen-dario avvelenamento di Mozart da par-te del rivale Salieri; e la lussuria, che gui-da le gesta di Don Giovanni, seduttore impenitente costretto a fare i conti con l’ospite di pietra e con sé stesso.Il primo microdramma mostra il rigo-
re della Vienna settecentesca che si ri-specchia nel freddo del bianco, nelle geometrie lineari tracciate sul palco, nelle musiche solenni, nella luce del fuoco e nel profumo d’incenso. Un uo-mo siede a un tavolo e si consuma cer-cando di afferrare l’armonia, un altro è in piedi e a quest’ultima si abbando-na liberamente. Una sincera unione li lega come la trama e l’ordito che, pur percorrendo strade diverse, s’intreccia-no, per dare origine allo stesso tessuto di gratitudine e invidia. Queste prime suggestioni prendono vita dalle pagine del testo di Puškin e ci mostrano due di-verse nature del creare, due facce della stessa medaglia, opposte ma indissolu-bilmente legate.Nel secondo microdramma si sarà di nuovo invitati a sedersi a tavola, ma
questa volta nella calorosa Madrid, avvolti dalla sensualità dei movimenti curvilinei, dal profumo e dal colore di 2065 fiori usati per la scenografia e i co-stumi. 2065 sono pure le donne conqui-state dal seduttore seriale Don Giovan-ni e registrate nel suo catalogo dal fedele servitore Leporello, come ci racconta lo stesso Mozart nella sua opera, da cui è stata tratta ispirazione per «L’ospite di pietra»: a ogni personaggio è affidato un fiore da cui sboccia una virtù dalla fra-granza irresistibile e inebriante.Due spettacoli in uno, in apparenza antitetici, ma uniti da profondi richia-mi simbolici e dall’immortale musica di Mozart, vero e proprio quarto attore in scena.
Info: www.concreta.ch
Il 21 e 22 febbraio, il Teatro Foce di Lugano ospita una spettacolo ispirato ai due omonimi microdrammi di Puškin.
FOTO
: LAR
A D
E M
ARIA
Due scene dello spettacolo.
4
Giovedì 9 gennaio, alle 15, il cartellone 2014 sarà inaugurato con la proiezione de «La strada di casa». Diretto da Bruno Bergomi e Matteo Bellinelli, il documentario ripercorre alcuni momenti della nostra storia attraverso la testimonianza di tre interlocutori nati tra il 1920 e il 1928: Margherita Scala Maderni, Eros Ratti e Giovanni Orelli. Figure che hanno visto e conosciuto un Paese completamente diverso, appena uscito dalla Prima guerra mondiale e sotto la minaccia di un secondo, devastante conflitto. Un’esperienza diretta fondamentale per poter spiegare e racconta-re quando, e soprattutto quanto, è cambiato il nostro Paese: com’è passato, nel secondo dopoguerra, da una civiltà contadina al ter-ziario e, in breve tempo, al terziario avanzato.
Giovedì 6 febbraio, alle 15, sarà il turno della pièce «Di Giulietta e del suo Romeo», prodotta dalla compagnia Progetto Brocken-haus, per la regia di Federico Dimitri, con Elisa Canessa, Ilaria De Luca e Andrea Gam-buzza. Nonostante le loro famiglie siano in guerra per un odio reciproco, tra i giovani Romeo e Giulietta sboccia l’amore. Si ame-ranno per tutta la vita? I due non lo sapranno mai. Nella loro tragica fine è racchiuso un drastico rifiuto: quello di venire a patti con l’ottusità degli adulti. Nello spettacolo,
Romeo e Giulietta sono rappresentati da due fantocci che, privati della possibilità di espri-mersi e di essere ascoltati, vengono travolti dal mondo degli adulti. Un ambiente che spesso mette in secondo piano le esigenze dei ragazzi, impedendogli di vivere appieno la propria età.
Giovedì 13 marzo, alle 15, sarà infine il turno de «L’uccello di fuoco», firmato dalla com-pagnia Art N/veau di Perugia, di e con Cecilia Ventriglia e Giulia Zeetti. Loop station vocale, origami e due attrici-danzatrici: un’atmosfe-ra magica in cui i canti, i corpi e le loro tra-sformazioni invitano gli spettatori a dipinge-re, con la loro fantasia, i luoghi, i personaggi e le emozioni di una fiaba senza tempo. Lo spettacolo è ispirato all’omonima leggen-da russa in cui il principe Ivan, con l’aiuto dell’uccello di fuoco, libera dalle grinfie del cattivo Kascey la principessa Vassilissa. In scena, i protagonisti della narrazione sono il corpo e la voce, contenitori di musica, movi-mento e colore che riescono a toccare le corde intime di ognuno di noi.
Rassegna gratuita per spettatori con tessera AVS.Info: 091 792 21 21, www.ilgatto.ch
TeatrOver60: in scena un giovedì al meseAl Teatro del gatto di Ascona proseguono gli appuntamenti della rassegna per gli anziani.
Lo spettacolo «L’uccello di fuoco».
5culturagennaio – aprile 2014
Mozart e Salieri e L’ospite di pietra
Mozart e Salieri» e «L’ospite di pietra» sono i titoli dello spettacolo (in atto unico), ispirato ai due omonimi
microdrammi di Aleksandr Sergeevic Puškin, che l’insieme artistico-dina-mico Con_creta porterà in scena al Te-atro Foce di Lugano il 21 e 22 febbraio, alle 20.30. L’adattamento e la regia sono stati curati da Diego Willy Corna, men-tre alla ribalta saliranno Alessandro Bol-detti, Alessia Leoni e Orfeo Fumagalli.I temi portanti dell’opera sono due vizi capitali: l’invidia, movente del leggen-dario avvelenamento di Mozart da par-te del rivale Salieri; e la lussuria, che gui-da le gesta di Don Giovanni, seduttore impenitente costretto a fare i conti con l’ospite di pietra e con sé stesso.Il primo microdramma mostra il rigo-
re della Vienna settecentesca che si ri-specchia nel freddo del bianco, nelle geometrie lineari tracciate sul palco, nelle musiche solenni, nella luce del fuoco e nel profumo d’incenso. Un uo-mo siede a un tavolo e si consuma cer-cando di afferrare l’armonia, un altro è in piedi e a quest’ultima si abbando-na liberamente. Una sincera unione li lega come la trama e l’ordito che, pur percorrendo strade diverse, s’intreccia-no, per dare origine allo stesso tessuto di gratitudine e invidia. Queste prime suggestioni prendono vita dalle pagine del testo di Puškin e ci mostrano due di-verse nature del creare, due facce della stessa medaglia, opposte ma indissolu-bilmente legate.Nel secondo microdramma si sarà di nuovo invitati a sedersi a tavola, ma
questa volta nella calorosa Madrid, avvolti dalla sensualità dei movimenti curvilinei, dal profumo e dal colore di 2065 fiori usati per la scenografia e i co-stumi. 2065 sono pure le donne conqui-state dal seduttore seriale Don Giovan-ni e registrate nel suo catalogo dal fedele servitore Leporello, come ci racconta lo stesso Mozart nella sua opera, da cui è stata tratta ispirazione per «L’ospite di pietra»: a ogni personaggio è affidato un fiore da cui sboccia una virtù dalla fra-granza irresistibile e inebriante.Due spettacoli in uno, in apparenza antitetici, ma uniti da profondi richia-mi simbolici e dall’immortale musica di Mozart, vero e proprio quarto attore in scena.
Info: www.concreta.ch
Il 21 e 22 febbraio, il Teatro Foce di Lugano ospita una spettacolo ispirato ai due omonimi microdrammi di Puškin.
FOTO
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ARIA
Due scene dello spettacolo.
4
Giovedì 9 gennaio, alle 15, il cartellone 2014 sarà inaugurato con la proiezione de «La strada di casa». Diretto da Bruno Bergomi e Matteo Bellinelli, il documentario ripercorre alcuni momenti della nostra storia attraverso la testimonianza di tre interlocutori nati tra il 1920 e il 1928: Margherita Scala Maderni, Eros Ratti e Giovanni Orelli. Figure che hanno visto e conosciuto un Paese completamente diverso, appena uscito dalla Prima guerra mondiale e sotto la minaccia di un secondo, devastante conflitto. Un’esperienza diretta fondamentale per poter spiegare e racconta-re quando, e soprattutto quanto, è cambiato il nostro Paese: com’è passato, nel secondo dopoguerra, da una civiltà contadina al ter-ziario e, in breve tempo, al terziario avanzato.
Giovedì 6 febbraio, alle 15, sarà il turno della pièce «Di Giulietta e del suo Romeo», prodotta dalla compagnia Progetto Brocken-haus, per la regia di Federico Dimitri, con Elisa Canessa, Ilaria De Luca e Andrea Gam-buzza. Nonostante le loro famiglie siano in guerra per un odio reciproco, tra i giovani Romeo e Giulietta sboccia l’amore. Si ame-ranno per tutta la vita? I due non lo sapranno mai. Nella loro tragica fine è racchiuso un drastico rifiuto: quello di venire a patti con l’ottusità degli adulti. Nello spettacolo,
Romeo e Giulietta sono rappresentati da due fantocci che, privati della possibilità di espri-mersi e di essere ascoltati, vengono travolti dal mondo degli adulti. Un ambiente che spesso mette in secondo piano le esigenze dei ragazzi, impedendogli di vivere appieno la propria età.
Giovedì 13 marzo, alle 15, sarà infine il turno de «L’uccello di fuoco», firmato dalla com-pagnia Art N/veau di Perugia, di e con Cecilia Ventriglia e Giulia Zeetti. Loop station vocale, origami e due attrici-danzatrici: un’atmosfe-ra magica in cui i canti, i corpi e le loro tra-sformazioni invitano gli spettatori a dipinge-re, con la loro fantasia, i luoghi, i personaggi e le emozioni di una fiaba senza tempo. Lo spettacolo è ispirato all’omonima leggen-da russa in cui il principe Ivan, con l’aiuto dell’uccello di fuoco, libera dalle grinfie del cattivo Kascey la principessa Vassilissa. In scena, i protagonisti della narrazione sono il corpo e la voce, contenitori di musica, movi-mento e colore che riescono a toccare le corde intime di ognuno di noi.
Rassegna gratuita per spettatori con tessera AVS.Info: 091 792 21 21, www.ilgatto.ch
TeatrOver60: in scena un giovedì al meseAl Teatro del gatto di Ascona proseguono gli appuntamenti della rassegna per gli anziani.
Lo spettacolo «L’uccello di fuoco».
7culturagennaio – aprile 20146
1951: l’anno della valanga È
un inconfondibile, terapeu-tico profumo di libri, quel-lo che promana dagli scaffa-li distribuiti lungo le pareti.
In sottofondo, il ticchettio della mac-china per scrivere. «Mi perdoni», si giustifica Giovanni Orelli. «Ma de-vo perfezionare la correzione di una bozza entro stasera: ci vorrà un istante». Ci mancherebbe: per il Pro-fessore, questo e altro. Nel frattempo, osservo il suo studio: le «fabbriche di cultura» me le sono sempre imma-ginate così. «Non stareste più co-modi in salotto?», chiede la moglie, dal corridoio. «È un’intervista sulla civiltà contadina», le risponde lui, con un burbero sorriso. «Una stan-za nobile non si addice».
E allora eccoci qui, a compiere un salto nel 1951. «Anno di nevicate in-credibili, basti pensare che la valan-ga abbattutasi sul villaggio di Airolo fece registrare dieci vittime», raccon-ta lo scrittore. «Io mi trovavo a Be-dretto, come docente di scuola ele-mentare. Il ricordo più tragico non è però legato alla sciagura in sé, quan-to all’attesa. L’attesa del male. La paura generata dall’imprevedibilità. La stessa sensazione che in Sviz-zera avevamo provato alcuni anni prima, con la Seconda guerra mon-diale: sul nostro territorio non vi fu-rono combattimenti, ma l’incognita sugli sviluppi era un dramma anco-ra più spaventoso».«L’anno della valanga», con cui ha inizio la sua carriera letteraria, esce a Milano nel 1965. «E da quel mo-mento, mi creda, almeno per inte-ro non l’ho più riletto», mi assicura. Per l’odio verso le calamità naturali? «No, ma non amo tornare su ciò che ho scritto o detto». Giovanni Orelli sa sempre sorprendere. «Sa perché ho voluto redigere questo romanzo?», mi domanda. Lo guardo in silen-zio: preferisco sia lui a spiegarmelo. «Anzitutto per salvare la memoria. Oggi c’è una forma di rifiuto del pas-sato, avvertiva l’intellettuale Franco Fortini. Lo si rimuove. Una tenden-za pericolosa». Mentre parla, l’85en-ne fa comunque trapelare che c’è
Lo scrittore Giovanni Orelli torna ai piedi della montagna. E, tra amore e odio, ci spiega il suo rapporto con un libro che ha fatto epoca.
Torna in cartellone «L’anno della valanga», prima produzione del Teatro Sociale di Bellinzona. Lo spettacolo si terrà venerdì 21 febbraio, alle 20.30, al cinema-teatro Blenio di Acquarossa. Grazie al sostegno di Coop cultura, una seconda rappresentazio-ne sarà destinata agli allievi delle scuole medie di Acquarossa.La neve, in Alta Leventina, cade sempre più copiosa. Il paesino di Bedretto è isolato. La vita scorre con la consueta normalità: gli animali da accudire, gli amori da consumare, i morti da onorare. In cima alla montagna, però, la neve minaccia di preci-pitare e di spazzare via il villaggio. Per gli abitanti è l’ora della resa dei conti.«L’anno della valanga» è uno dei testi centrali della letteratura ticinese del Novecento. Segna il passaggio dalla prosa celebrati-va della vita di montagna tipica di Francesco Chiesa e Giuseppe Zoppi a un approccio critico ma non distaccato, empatico eppu-re cosciente dei limiti di un mondo destinato a scomparire. Ma «L’anno della valanga» è stato anche profetico, indicando già mezzo secolo fa quali sarebbero state le linee di sviluppo del Ticino contemporaneo. La regia di Ferruccio Cainero pone in primo piano il testo di Orelli, in cui le parole fioccano ipnotiche come la neve. Accanto all’io narrante, il villaggio diventa un coro in cui si confondono destini individuali e sorte collettiva. Un narratore, un coro, una fisarmonica, un clarinetto: la forza delle parole di Orelli non ha bisogno d’altro per raccontare quanto sventurato ed epico sia quel piccolo villaggio aggrappato alla montagna, alla vita, ai suoi valori che vorrebbe eterni.
Info: 091 871 17 05, www.cinemablenio.ch
Si replica in Valle di BlenioIl 21 febbraio ad Acquarossa.
Il villaggio di Airolo devastato dalla valanga,
che causò dieci morti.
Lo scrittore Giovanni Orelli è nato a Bedretto nel 1928.
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dell’altro. In particolare, il tema del viaggio, tanto caro a Charles Baude-laire. «Per me era necessario “uscire dall’inverno”, attraverso la scrittura. Allontanarsi dall’isolamento, in sen-so fisico e metaforico. All’epoca, in-fatti, il nostro mondo finiva ad Airolo. Rammento un contadino che, sbuf-fando, mi disse: “Non ne posso più della neve. Me ne vado ad Arth-Gol-dau”, come se fosse dall’altra parte del mondo. Del resto, il mio primo viaggio in treno fu fino a Faido. Mi pareva di recarmi all’estero».Aneddoti, citazioni dotte, battute in dialetto. Sa come affascinare, Gio-vanni Orelli, mentre parla. Ma sul-la trasposizione teatrale del suo ro-manzo, firmata da Ferruccio Cainero, non ha avuto voce in capitolo. Né de-siderava averla. «A parte il privilegio della prima fila, l’ho guardata con gli occhi dello spettatore qualunque. E sono rimasto molto soddisfatto: ri-esce a far capire la differenza tra uno splendido fiocco di neve, che pare un diamante, e il male rappresenta-to dall’accumulo di questi granelli».L’intervista si conclude qui. Anzi, no. «Immagino utilizzerà immagini della valanga caduta su Airolo», mi dice, già sull’uscio di casa. Glielo con-fermo. «Be’, si ricordi che io sono di Bedretto, non di Airolo. Ci tengo».
Un momento dello spettacolo.
7culturagennaio – aprile 20146
1951: l’anno della valanga È
un inconfondibile, terapeu-tico profumo di libri, quel-lo che promana dagli scaffa-li distribuiti lungo le pareti.
In sottofondo, il ticchettio della mac-china per scrivere. «Mi perdoni», si giustifica Giovanni Orelli. «Ma de-vo perfezionare la correzione di una bozza entro stasera: ci vorrà un istante». Ci mancherebbe: per il Pro-fessore, questo e altro. Nel frattempo, osservo il suo studio: le «fabbriche di cultura» me le sono sempre imma-ginate così. «Non stareste più co-modi in salotto?», chiede la moglie, dal corridoio. «È un’intervista sulla civiltà contadina», le risponde lui, con un burbero sorriso. «Una stan-za nobile non si addice».
E allora eccoci qui, a compiere un salto nel 1951. «Anno di nevicate in-credibili, basti pensare che la valan-ga abbattutasi sul villaggio di Airolo fece registrare dieci vittime», raccon-ta lo scrittore. «Io mi trovavo a Be-dretto, come docente di scuola ele-mentare. Il ricordo più tragico non è però legato alla sciagura in sé, quan-to all’attesa. L’attesa del male. La paura generata dall’imprevedibilità. La stessa sensazione che in Sviz-zera avevamo provato alcuni anni prima, con la Seconda guerra mon-diale: sul nostro territorio non vi fu-rono combattimenti, ma l’incognita sugli sviluppi era un dramma anco-ra più spaventoso».«L’anno della valanga», con cui ha inizio la sua carriera letteraria, esce a Milano nel 1965. «E da quel mo-mento, mi creda, almeno per inte-ro non l’ho più riletto», mi assicura. Per l’odio verso le calamità naturali? «No, ma non amo tornare su ciò che ho scritto o detto». Giovanni Orelli sa sempre sorprendere. «Sa perché ho voluto redigere questo romanzo?», mi domanda. Lo guardo in silen-zio: preferisco sia lui a spiegarmelo. «Anzitutto per salvare la memoria. Oggi c’è una forma di rifiuto del pas-sato, avvertiva l’intellettuale Franco Fortini. Lo si rimuove. Una tenden-za pericolosa». Mentre parla, l’85en-ne fa comunque trapelare che c’è
Lo scrittore Giovanni Orelli torna ai piedi della montagna. E, tra amore e odio, ci spiega il suo rapporto con un libro che ha fatto epoca.
Torna in cartellone «L’anno della valanga», prima produzione del Teatro Sociale di Bellinzona. Lo spettacolo si terrà venerdì 21 febbraio, alle 20.30, al cinema-teatro Blenio di Acquarossa. Grazie al sostegno di Coop cultura, una seconda rappresentazio-ne sarà destinata agli allievi delle scuole medie di Acquarossa.La neve, in Alta Leventina, cade sempre più copiosa. Il paesino di Bedretto è isolato. La vita scorre con la consueta normalità: gli animali da accudire, gli amori da consumare, i morti da onorare. In cima alla montagna, però, la neve minaccia di preci-pitare e di spazzare via il villaggio. Per gli abitanti è l’ora della resa dei conti.«L’anno della valanga» è uno dei testi centrali della letteratura ticinese del Novecento. Segna il passaggio dalla prosa celebrati-va della vita di montagna tipica di Francesco Chiesa e Giuseppe Zoppi a un approccio critico ma non distaccato, empatico eppu-re cosciente dei limiti di un mondo destinato a scomparire. Ma «L’anno della valanga» è stato anche profetico, indicando già mezzo secolo fa quali sarebbero state le linee di sviluppo del Ticino contemporaneo. La regia di Ferruccio Cainero pone in primo piano il testo di Orelli, in cui le parole fioccano ipnotiche come la neve. Accanto all’io narrante, il villaggio diventa un coro in cui si confondono destini individuali e sorte collettiva. Un narratore, un coro, una fisarmonica, un clarinetto: la forza delle parole di Orelli non ha bisogno d’altro per raccontare quanto sventurato ed epico sia quel piccolo villaggio aggrappato alla montagna, alla vita, ai suoi valori che vorrebbe eterni.
Info: 091 871 17 05, www.cinemablenio.ch
Si replica in Valle di BlenioIl 21 febbraio ad Acquarossa.
Il villaggio di Airolo devastato dalla valanga,
che causò dieci morti.
Lo scrittore Giovanni Orelli è nato a Bedretto nel 1928.
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dell’altro. In particolare, il tema del viaggio, tanto caro a Charles Baude-laire. «Per me era necessario “uscire dall’inverno”, attraverso la scrittura. Allontanarsi dall’isolamento, in sen-so fisico e metaforico. All’epoca, in-fatti, il nostro mondo finiva ad Airolo. Rammento un contadino che, sbuf-fando, mi disse: “Non ne posso più della neve. Me ne vado ad Arth-Gol-dau”, come se fosse dall’altra parte del mondo. Del resto, il mio primo viaggio in treno fu fino a Faido. Mi pareva di recarmi all’estero».Aneddoti, citazioni dotte, battute in dialetto. Sa come affascinare, Gio-vanni Orelli, mentre parla. Ma sul-la trasposizione teatrale del suo ro-manzo, firmata da Ferruccio Cainero, non ha avuto voce in capitolo. Né de-siderava averla. «A parte il privilegio della prima fila, l’ho guardata con gli occhi dello spettatore qualunque. E sono rimasto molto soddisfatto: ri-esce a far capire la differenza tra uno splendido fiocco di neve, che pare un diamante, e il male rappresenta-to dall’accumulo di questi granelli».L’intervista si conclude qui. Anzi, no. «Immagino utilizzerà immagini della valanga caduta su Airolo», mi dice, già sull’uscio di casa. Glielo con-fermo. «Be’, si ricordi che io sono di Bedretto, non di Airolo. Ci tengo».
Un momento dello spettacolo.
A partire dal mese di aprile, in occasione del centenario della nascita, il Museo On-sernonese di Loco ricorda lo
scrittore Alfred Andersch, vissuto con la famiglia a Berzona dal 1958 fino alla sua scomparsa nel 1980. Dopo Jan Tschichold, Golo Mann e Max Frisch, si vuol così rendere omaggio a un’altra personalità di rinomanza europea che ha soggiornato a lungo nel villaggio on-sernonese.Alfred Andersch è stato uno dei più im-portanti narratori e saggisti di lingua tedesca del secondo dopoguerra. Dal-la fine del conflitto agli anni Settanta e Ottanta ha segnato in modo sostan-ziale il clima culturale ben oltre i confi-ni della Germania. Lungo un percorso biografico e letterario, la mostra pre-senta gli aspetti salienti della vicenda
umana e artistica dello scrittore, evi-denziando la relazione con Berzona quale luogo di lavoro e rifugio.Il tema della vita come fuga è il filo che conduce tra le varie tappe di questa strada, illustrate attraverso le parole
dello scrittore, documenti e fotografie: la Germania degli anni Trenta; la guer-ra e la diserzione; gli anni del secondo dopoguerra, del miracolo economico e del conflitto est-ovest; il ritiro a Ber-zona (e in particolare l’amicizia con Max Frisch negli anni in cui qui furono vicini di casa); il rapporto di Andersch con l’Italia e la sua funzione di ponte fra le culture. Una fuga intesa non co-me abbandono ma come volontà di raggiungere la libertà, l’indipendenza, l’autodeterminazione.L’esposizione è bilingue, in italiano e tedesco, e offre al visitatore italofono una rara occasione per conoscere e approfondire un basilare capitolo del-la letteratura postbellica e della storia contemporanea.
Info: 091 797 10 70, www.onsernone.ch
9culturagennaio – aprile 2014
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Domenica 6 aprile, alle 17, la chiesa di San Biagio a Ravecchia, frazione di Bellinzona, ospiterà il concerto inaugu-rale della rassegna «I concerti di San Biagio», giunta alla sua quarta edizione. «Come sempre l’iniziativa, distribuita sull’arco dell’intero anno, debutta ren-dendo omaggio al luogo che la ospita e al periodo in cui inizia, quello pasquale», spiega il parroco don Roberto Roffi. «Al centro della serata sarà la figura di Maria, descritta nel drammatico momen-to della passione di Cristo in una delle più belle pagine del repertorio sacro di tutti i tempi, lo «Stabat Mater» di Gio-vanni Battista Pergolesi: una straordina-ria testimonianza del genio del composi-tore napoletano scomparso nel 1736 a soli ventisei anni».
Pergolesi lo compone nelle ultime setti-mane della sua vita per la confraternita napoletana dei Cavalieri della vergine dei dolori di San Luigi al Palazzo, per la liturgia della Settimana Santa. Consa-pevole della gravità della sua malattia, lo scrive velocemente e nell’ultima pagi-
na annota «Finis Laus Deo», come per ringraziare Dio di avergli concesso le ultime forze per terminare l’opera. Un canto semplice, essenziale, forte, dalla cantabilità napoletana, un pathos e un’intensità di sentimenti infinita con-traddistinguono il suo commovente ritratto della vergine Maria addolorata ai piedi della croce. Gli interpreti di questa grande apertura della stagione sono tutti solisti specializzati in musica antica e offriranno un’esecuzione a parti reali, nella forma più intima. Si segnala la partecipazione della soprano bellinzo-nese Lorenza Donadini e della contralto Elena Carzaniga, oltre che di Giacomo Tesini e Andrea Mascetti (violini), Michal Duris (viola), Giacomo Grava (violoncel-lo) e Nicola Barbieri (contrabbasso). «L’evento è una delle proposte per avvi-cinarsi spiritualmente alla Pasqua», evidenzia don Roberto Roffi. «L’entrata è peraltro libera, con la possibilità di un’offerta a propria discrezione».
Info: 079 736 64 52, [email protected]
I concerti di San BiagioLa figura di Maria dinanzi alla passione di Cristo in una delle migliori pagine del repertorio sacro.
Maria ai piedi della croce, XIV s., Chiesa di San Biagio, Ravecchia.Lorenza Donadini.
Alfred Andersch.
I suggestivi e accoglienti spazi del museo.
Alfred Andersch al Museo OnsernoneseA un secolo dalla nascita, lo scrittore tedesco sarà ricordato a Loco grazie a una mostra monografica.
A partire dal mese di aprile, in occasione del centenario della nascita, il Museo On-sernonese di Loco ricorda lo
scrittore Alfred Andersch, vissuto con la famiglia a Berzona dal 1958 fino alla sua scomparsa nel 1980. Dopo Jan Tschichold, Golo Mann e Max Frisch, si vuol così rendere omaggio a un’altra personalità di rinomanza europea che ha soggiornato a lungo nel villaggio on-sernonese.Alfred Andersch è stato uno dei più im-portanti narratori e saggisti di lingua tedesca del secondo dopoguerra. Dal-la fine del conflitto agli anni Settanta e Ottanta ha segnato in modo sostan-ziale il clima culturale ben oltre i confi-ni della Germania. Lungo un percorso biografico e letterario, la mostra pre-senta gli aspetti salienti della vicenda
umana e artistica dello scrittore, evi-denziando la relazione con Berzona quale luogo di lavoro e rifugio.Il tema della vita come fuga è il filo che conduce tra le varie tappe di questa strada, illustrate attraverso le parole
dello scrittore, documenti e fotografie: la Germania degli anni Trenta; la guer-ra e la diserzione; gli anni del secondo dopoguerra, del miracolo economico e del conflitto est-ovest; il ritiro a Ber-zona (e in particolare l’amicizia con Max Frisch negli anni in cui qui furono vicini di casa); il rapporto di Andersch con l’Italia e la sua funzione di ponte fra le culture. Una fuga intesa non co-me abbandono ma come volontà di raggiungere la libertà, l’indipendenza, l’autodeterminazione.L’esposizione è bilingue, in italiano e tedesco, e offre al visitatore italofono una rara occasione per conoscere e approfondire un basilare capitolo del-la letteratura postbellica e della storia contemporanea.
Info: 091 797 10 70, www.onsernone.ch
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Domenica 6 aprile, alle 17, la chiesa di San Biagio a Ravecchia, frazione di Bellinzona, ospiterà il concerto inaugu-rale della rassegna «I concerti di San Biagio», giunta alla sua quarta edizione. «Come sempre l’iniziativa, distribuita sull’arco dell’intero anno, debutta ren-dendo omaggio al luogo che la ospita e al periodo in cui inizia, quello pasquale», spiega il parroco don Roberto Roffi. «Al centro della serata sarà la figura di Maria, descritta nel drammatico momen-to della passione di Cristo in una delle più belle pagine del repertorio sacro di tutti i tempi, lo «Stabat Mater» di Gio-vanni Battista Pergolesi: una straordina-ria testimonianza del genio del composi-tore napoletano scomparso nel 1736 a soli ventisei anni».
Pergolesi lo compone nelle ultime setti-mane della sua vita per la confraternita napoletana dei Cavalieri della vergine dei dolori di San Luigi al Palazzo, per la liturgia della Settimana Santa. Consa-pevole della gravità della sua malattia, lo scrive velocemente e nell’ultima pagi-
na annota «Finis Laus Deo», come per ringraziare Dio di avergli concesso le ultime forze per terminare l’opera. Un canto semplice, essenziale, forte, dalla cantabilità napoletana, un pathos e un’intensità di sentimenti infinita con-traddistinguono il suo commovente ritratto della vergine Maria addolorata ai piedi della croce. Gli interpreti di questa grande apertura della stagione sono tutti solisti specializzati in musica antica e offriranno un’esecuzione a parti reali, nella forma più intima. Si segnala la partecipazione della soprano bellinzo-nese Lorenza Donadini e della contralto Elena Carzaniga, oltre che di Giacomo Tesini e Andrea Mascetti (violini), Michal Duris (viola), Giacomo Grava (violoncel-lo) e Nicola Barbieri (contrabbasso). «L’evento è una delle proposte per avvi-cinarsi spiritualmente alla Pasqua», evidenzia don Roberto Roffi. «L’entrata è peraltro libera, con la possibilità di un’offerta a propria discrezione».
Info: 079 736 64 52, [email protected]
I concerti di San BiagioLa figura di Maria dinanzi alla passione di Cristo in una delle migliori pagine del repertorio sacro.
Maria ai piedi della croce, XIV s., Chiesa di San Biagio, Ravecchia.Lorenza Donadini.
Alfred Andersch.
I suggestivi e accoglienti spazi del museo.
Alfred Andersch al Museo OnsernoneseA un secolo dalla nascita, lo scrittore tedesco sarà ricordato a Loco grazie a una mostra monografica.
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È un appuntamento attesissimo dagli appassionati elvetici, italiani ed europei: in sedici anni di vita il Festival di cultura e musica jazz ha richiamato a Chiasso un pubblico sempre più vasto ed eterogeneo. I concerti, così come l’atmosfera che si viene a creare all’interno del suggestivo Spazio Officina, di fronte al Cinema Teatro, contribuiscono ad animare quella che sarebbe, altrimenti, una fredda stagione invernale.Se il cast dell’edizione 2014 è ancora in via di definizione, ci sono già alcune certezze. Nel programma della stagione del Cinema Teatro stesso, anzitutto, il jazz non mancherà di certo. In aggiunta, è ormai ufficiale il «come back» di Stefano Bollani: rivelatosi la star dell’edizione 2013, il pianista italiano è rimasto così colpito dalla calorosa accoglienza chiassese, da convincersi a tornare immediatamente: il 25 gennaio offrirà una performance di pianoforte per la gioia dei numerosissimi estimatori del musicista milanese.Con la Treves Blues Band, il 14 febbraio, giorno di San Valentino, si osserverà l’altra faccia della black music: al Teatro Sociale di Como si festeggerà l’incrollabile amore per il blues del grande armonicista e divulgatore Fabio Treves. L’appuntamento rappresenta il vero e proprio antipasto per il festival di Chiasso, che si svolgerà dal 20 al 22 febbraio e avrà un luminoso faro che illuminerà tutti i concerti: il maestro dei maestri Duke Ellington, di cui, nel 2014, ricorrono i quarant’anni della scomparsa.
Info: www.chiassocultura.ch
Festival di cultura e musica jazzDal 20 al 22 febbraio, un’edizione ispirata al leggendario Duke Ellington.
La talentuosa cantante Y’akoto.
13culturagennaio – aprile 201412
Concerti delle camelieArtisti di prestigio mondiale, dal 28 marzo al 25 aprile, per i quattro imperdibili appuntamenti presentati dal festival locarnese dedicato alla musica antica.
Andrea Staier al clavicembalo e il quartetto
«Il Suonar Parlante».FOTO
: MAD
Puntuali come la prima-vera, tornano i Con-certi delle camelie di Locarno, un festival
internazionale di musica anti-ca che ha da sempre puntato sull’assoluto livello qualitativo. Quattro i concerti che si terran-no alle 20.30, dopo un’introdu-zione di Giuseppe Clericetti, nella sala della Società elettrica sopracenerina, in Piazza Gran-de: una cornice ideale grazie anche alla sua ottima acustica.
S’inizierà il 28 marzo con l’En-semble Rossi Piceno forma-to dagli oboisti Andreas Helm e Emiliano Rodolfi, Carles Cri-stòbal al fagotto e Raùl Mon-cada al cembalo. Il gruppo è formato da musicisti attivi in molti ensemble di fama in-ternazionale quali Concerto Italiano, Concerto Köln, Frei-burger Barockorchester, He-sperion XXI, La Petite Bande,
Les Talens Lyriques, L’Orfeo Barockorchester e Zefiro. La professionalità, la dedizione e l’entusiasmo si riflettono nella varietà della programmazione e nell’esplorazione del reperto-rio inedito.Il 4 aprile sarà di scena il «Suo-nar Parlante», quartetto italia-no di viole da gamba, forma-to da Vittorio Ghielmi, Rodney Prada, Fahmi Alqhai e Cristiano Contadin. L’espressione «Suo-nar Parlante», creata da Nicco-lò Paganini, si riferisce a una tecnica di emissione sonora per mezzo di cui gli strumenti musicali possono imitare la voce umana. Il Suonar Parlante si dedica all’investigazione del repertorio antico e alla forma-zione di nuove realtà: ha colla-borato con jazzisti come Kenny Wheeler, Uri Caine, Jim Black, Don Byron, Markus Stockhau-sen, Ernst Rejiseger e con can-tautori quali Vinicio Capossela.
Il Suonar Parlante è regolare ospite dei più importanti fe-stival europei. Ha collabora-to inoltre con famosi gruppi musicali (Tölzer Knabenchor, Rilke Ensemblen).L’11 aprile, invece, l’ospite sarà Marina de Liso, mezzosoprano, accompagnata da Marco Te-stori al violoncello e da Miche-le Pasotti alla tiorba. De Liso debutta con «Falstaff» nel ruo-lo di Quickly nei teatri di Trento, Rovigo e Bolzano. In seguito è la Maga nel «Dido and Aeneas» di Henry Purcell a Vicenza, Al-cina ne «L’Orlando Furioso» di Vivaldi, Isabella ne «L’Italiana in Algeri» in vari teatri italiani, ruolo che canta anche al Teatro alla Scala di Milano a fianco di Juan Diego Florez. Di recente
è stato accolto con successo il suo debutto in «Orfeo ed Euridice» di Gluck a Cagliari, nel-la «Didone» di Cavalli alla Scala e nel «Farnace» di Handel al Theater an der Wien.La stagione si chiuderà il 25 aprile con il celebre Andrea Staier al clavicembalo, uno dei principali interpreti di stru-menti a tastiera antichi: atti-vo nel mondo intero, Staier è a suo agio tanto al clavicembalo quanto al fortepiano. Ha inizia-to la carriera solistica nel 1986 e, da allora, la sua indiscutibile maestria musicale ha lasciato il segno per le sue interpretazio-ni di musica barocca, classica e romantica.
Info: www.camellia.ch
È un appuntamento attesissimo dagli appassionati elvetici, italiani ed europei: in sedici anni di vita il Festival di cultura e musica jazz ha richiamato a Chiasso un pubblico sempre più vasto ed eterogeneo. I concerti, così come l’atmosfera che si viene a creare all’interno del suggestivo Spazio Officina, di fronte al Cinema Teatro, contribuiscono ad animare quella che sarebbe, altrimenti, una fredda stagione invernale.Se il cast dell’edizione 2014 è ancora in via di definizione, ci sono già alcune certezze. Nel programma della stagione del Cinema Teatro stesso, anzitutto, il jazz non mancherà di certo. In aggiunta, è ormai ufficiale il «come back» di Stefano Bollani: rivelatosi la star dell’edizione 2013, il pianista italiano è rimasto così colpito dalla calorosa accoglienza chiassese, da convincersi a tornare immediatamente: il 25 gennaio offrirà una performance di pianoforte per la gioia dei numerosissimi estimatori del musicista milanese.Con la Treves Blues Band, il 14 febbraio, giorno di San Valentino, si osserverà l’altra faccia della black music: al Teatro Sociale di Como si festeggerà l’incrollabile amore per il blues del grande armonicista e divulgatore Fabio Treves. L’appuntamento rappresenta il vero e proprio antipasto per il festival di Chiasso, che si svolgerà dal 20 al 22 febbraio e avrà un luminoso faro che illuminerà tutti i concerti: il maestro dei maestri Duke Ellington, di cui, nel 2014, ricorrono i quarant’anni della scomparsa.
Info: www.chiassocultura.ch
Festival di cultura e musica jazzDal 20 al 22 febbraio, un’edizione ispirata al leggendario Duke Ellington.
La talentuosa cantante Y’akoto.
13culturagennaio – aprile 201412
Concerti delle camelieArtisti di prestigio mondiale, dal 28 marzo al 25 aprile, per i quattro imperdibili appuntamenti presentati dal festival locarnese dedicato alla musica antica.
Andrea Staier al clavicembalo e il quartetto
«Il Suonar Parlante».FOTO
: MAD
Puntuali come la prima-vera, tornano i Con-certi delle camelie di Locarno, un festival
internazionale di musica anti-ca che ha da sempre puntato sull’assoluto livello qualitativo. Quattro i concerti che si terran-no alle 20.30, dopo un’introdu-zione di Giuseppe Clericetti, nella sala della Società elettrica sopracenerina, in Piazza Gran-de: una cornice ideale grazie anche alla sua ottima acustica.
S’inizierà il 28 marzo con l’En-semble Rossi Piceno forma-to dagli oboisti Andreas Helm e Emiliano Rodolfi, Carles Cri-stòbal al fagotto e Raùl Mon-cada al cembalo. Il gruppo è formato da musicisti attivi in molti ensemble di fama in-ternazionale quali Concerto Italiano, Concerto Köln, Frei-burger Barockorchester, He-sperion XXI, La Petite Bande,
Les Talens Lyriques, L’Orfeo Barockorchester e Zefiro. La professionalità, la dedizione e l’entusiasmo si riflettono nella varietà della programmazione e nell’esplorazione del reperto-rio inedito.Il 4 aprile sarà di scena il «Suo-nar Parlante», quartetto italia-no di viole da gamba, forma-to da Vittorio Ghielmi, Rodney Prada, Fahmi Alqhai e Cristiano Contadin. L’espressione «Suo-nar Parlante», creata da Nicco-lò Paganini, si riferisce a una tecnica di emissione sonora per mezzo di cui gli strumenti musicali possono imitare la voce umana. Il Suonar Parlante si dedica all’investigazione del repertorio antico e alla forma-zione di nuove realtà: ha colla-borato con jazzisti come Kenny Wheeler, Uri Caine, Jim Black, Don Byron, Markus Stockhau-sen, Ernst Rejiseger e con can-tautori quali Vinicio Capossela.
Il Suonar Parlante è regolare ospite dei più importanti fe-stival europei. Ha collabora-to inoltre con famosi gruppi musicali (Tölzer Knabenchor, Rilke Ensemblen).L’11 aprile, invece, l’ospite sarà Marina de Liso, mezzosoprano, accompagnata da Marco Te-stori al violoncello e da Miche-le Pasotti alla tiorba. De Liso debutta con «Falstaff» nel ruo-lo di Quickly nei teatri di Trento, Rovigo e Bolzano. In seguito è la Maga nel «Dido and Aeneas» di Henry Purcell a Vicenza, Al-cina ne «L’Orlando Furioso» di Vivaldi, Isabella ne «L’Italiana in Algeri» in vari teatri italiani, ruolo che canta anche al Teatro alla Scala di Milano a fianco di Juan Diego Florez. Di recente
è stato accolto con successo il suo debutto in «Orfeo ed Euridice» di Gluck a Cagliari, nel-la «Didone» di Cavalli alla Scala e nel «Farnace» di Handel al Theater an der Wien.La stagione si chiuderà il 25 aprile con il celebre Andrea Staier al clavicembalo, uno dei principali interpreti di stru-menti a tastiera antichi: atti-vo nel mondo intero, Staier è a suo agio tanto al clavicembalo quanto al fortepiano. Ha inizia-to la carriera solistica nel 1986 e, da allora, la sua indiscutibile maestria musicale ha lasciato il segno per le sue interpretazio-ni di musica barocca, classica e romantica.
Info: www.camellia.ch
Domenica 23 febbraio, alle 17, la compagnia del Teatro Azzurro presenta «Raccontando Cap-puccetto Rosso» (dai quattro anni). La «solita» storia di Cappuccetto Rosso, interpretata da due pagliacci, viene messa in discussione: la bimba è proprio così brava? La mamma ha davvero tutto il tempo per preparare il cestino della nonna? Il lupo fa veramente paura? Tra una risata e l’altra, ci si ritroverà a rispondere che, in effetti, la storia è ben diversa!Domenica 23 marzo, alle 17, la Compagnia 7 e mezzo mette in scena «Il più piccolo circo del mondo» (dai tre anni). Un invito a rivivere la tradizione dei saltimbanchi, che portavano teatro e divertimento nel cuore di città e paesi. Gli spettacoli, pensati per divertire grandi e piccini, intrecciano umorismo, poesia e musica con la magia del circo.Domenica 27 aprile, alle 17, la compagnia Drammatico Vegetale presenta infine «Tre volte An-dersen» (dai quattro anni). Un pisello rinsecchito, un vecchio soldatino e altri poveri oggettiricordo alimentano il racconto di fiabe celebri e meno note, attraverso le ombre ricavate da un vecchio tamburo.
Info: [email protected]
Proseguono, presso l’aula magna della scuola media di Ambrì, le proposte della rassegna «Coccinellar-cobaleno». Mercoledì 22 gennaio, alle 16.30, Moira
Della Torre presenterà «La danza delle cose»: un diverten-te racconto che parla della vita all’interno di un arma-dio di cantina. Fra canti, musiche e comici personaggi, oggetti e vestiti si raccontano e si animano, dando vita a un mondo immaginario. Lo spettacolo intende anche essere una riflessione per rendere più umano, divertente e poetico il mondo materiale.Mercoledì 26 febbraio, sempre alle 16.30, Luisa Ferroni del Teatro Paravento sarà invece in scena con «Evviva è festa». Cosa succede quando un clown prepara una festa? I palloncini scoppiano, le bottiglie spariscono, le tovaglie diventano fantasmi, la musica non funziona e per finire gli invitati non arrivano. Un sentimento di solitudine coglie allora la nostra clown Lulu. Ma una come lei non si lascia prendere dalla tristezza, anzi…
Info: 091 867 13 79, 091 869 15 44
Olivone pensa al piccolo pubblico
Coccinellarco baleno
Il Gruppo Teatrino di Olivone presenta all’Osteria Centrale tre spettacoli domenicali.
Il 22 gennaio e il 26 febbraio, ad Ambrì, due nuovi spettacoli della rassegna teatrale per bambini.
FOTO
: MAD
FOTO
: MU
SEO
IN E
RBA
Una scena dello spettacolo «Il più piccolo circo del mondo».
Quando l’arte è a portata di mano…
15culturagennaio – aprile 201414
I buffi ritratti di Arcimboldo
Dopo quasi mezzo millennio, Giuseppe Arcimboldo continua ad affascinare il pubblico di ogni età. Nato a Milano nel 1526, il pittore è noto soprattutto per le sue grottesche «teste composte», ritratti burleschi eseguiti combinando tra loro, in una sorta di trompel’œil, oggetti o elementi dello stesso genere (come prodotti ortofrutticoli, pesci, uccelli o libri).Dal 15 febbraio al 15 giugno, al Museo in erba di Bellinzona, lo stesso Arcimboldo accoglierà i bambini ticinesi con i suoi fantastici quadri. Opere che, viste da lontano, rappresentano il ritratto di un volto, ma che da vicino non sono altro che un assemblaggio dei più svariati articoli. Buffi capolavori, insomma, capaci di stupire grandi e piccini. Attraverso i cinque sensi, i bambini scopriranno la strada artistica di questo pittore italiano del Cinquecento: potranno odorare il profumo delle guance fiorite del ritratto «La primavera», gustare i frutti che compongono il volto dell’«Estate», toccare e riconoscere frutti e verdure rappresentati nell’«Autunno» e condividere la malinconia del signor «Inverno» ascoltando la pioggia. Il percorsogioco propone anche tele delle «Quattro stagioni», forse meno note ma splendide, legate ai quattro elementi. Ispirandosi ai personaggi de «L’Acqua», «La Terra», «Il Fuoco», «L’Aria» e allo strano «Libraio», i fanciulli comporranno quadri realizzati con pesci o libri e utilizzeranno il loro spirito d’osservazione per ricomporre puzzle o per eseguire degli esercizi di costruzione.L’arte diventa anche il punto di partenza per una riflessione su una sana alimentazione: frutta e verdura di stagione sono presentate in modo originale, con la speranza che nasca una curiosità per gusti e sapori spesso ritenuti, a torto, poco allettanti. In tale ottica, ogni settimana ai giovani visitatori sarà proposta una ricetta da sperimentare a casa.
Info: 091 835 52 54, www.museoinerba.com
Al Museo in erba di Bellinzona, dal 15 febbraio al 15 giugno, un percorso interattivo ideato dal Musée en herbe di Parigi.
La compagnia «Drammatico Vegetale» di Ravenna durante uno spettacolo.
Domenica 23 febbraio, alle 17, la compagnia del Teatro Azzurro presenta «Raccontando Cap-puccetto Rosso» (dai quattro anni). La «solita» storia di Cappuccetto Rosso, interpretata da due pagliacci, viene messa in discussione: la bimba è proprio così brava? La mamma ha davvero tutto il tempo per preparare il cestino della nonna? Il lupo fa veramente paura? Tra una risata e l’altra, ci si ritroverà a rispondere che, in effetti, la storia è ben diversa!Domenica 23 marzo, alle 17, la Compagnia 7 e mezzo mette in scena «Il più piccolo circo del mondo» (dai tre anni). Un invito a rivivere la tradizione dei saltimbanchi, che portavano teatro e divertimento nel cuore di città e paesi. Gli spettacoli, pensati per divertire grandi e piccini, intrecciano umorismo, poesia e musica con la magia del circo.Domenica 27 aprile, alle 17, la compagnia Drammatico Vegetale presenta infine «Tre volte An-dersen» (dai quattro anni). Un pisello rinsecchito, un vecchio soldatino e altri poveri oggettiricordo alimentano il racconto di fiabe celebri e meno note, attraverso le ombre ricavate da un vecchio tamburo.
Info: [email protected]
Proseguono, presso l’aula magna della scuola media di Ambrì, le proposte della rassegna «Coccinellar-cobaleno». Mercoledì 22 gennaio, alle 16.30, Moira
Della Torre presenterà «La danza delle cose»: un diverten-te racconto che parla della vita all’interno di un arma-dio di cantina. Fra canti, musiche e comici personaggi, oggetti e vestiti si raccontano e si animano, dando vita a un mondo immaginario. Lo spettacolo intende anche essere una riflessione per rendere più umano, divertente e poetico il mondo materiale.Mercoledì 26 febbraio, sempre alle 16.30, Luisa Ferroni del Teatro Paravento sarà invece in scena con «Evviva è festa». Cosa succede quando un clown prepara una festa? I palloncini scoppiano, le bottiglie spariscono, le tovaglie diventano fantasmi, la musica non funziona e per finire gli invitati non arrivano. Un sentimento di solitudine coglie allora la nostra clown Lulu. Ma una come lei non si lascia prendere dalla tristezza, anzi…
Info: 091 867 13 79, 091 869 15 44
Olivone pensa al piccolo pubblico
Coccinellarco baleno
Il Gruppo Teatrino di Olivone presenta all’Osteria Centrale tre spettacoli domenicali.
Il 22 gennaio e il 26 febbraio, ad Ambrì, due nuovi spettacoli della rassegna teatrale per bambini.
FOTO
: MAD
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: MU
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IN E
RBA
Una scena dello spettacolo «Il più piccolo circo del mondo».
Quando l’arte è a portata di mano…
15culturagennaio – aprile 201414
I buffi ritratti di Arcimboldo
Dopo quasi mezzo millennio, Giuseppe Arcimboldo continua ad affascinare il pubblico di ogni età. Nato a Milano nel 1526, il pittore è noto soprattutto per le sue grottesche «teste composte», ritratti burleschi eseguiti combinando tra loro, in una sorta di trompel’œil, oggetti o elementi dello stesso genere (come prodotti ortofrutticoli, pesci, uccelli o libri).Dal 15 febbraio al 15 giugno, al Museo in erba di Bellinzona, lo stesso Arcimboldo accoglierà i bambini ticinesi con i suoi fantastici quadri. Opere che, viste da lontano, rappresentano il ritratto di un volto, ma che da vicino non sono altro che un assemblaggio dei più svariati articoli. Buffi capolavori, insomma, capaci di stupire grandi e piccini. Attraverso i cinque sensi, i bambini scopriranno la strada artistica di questo pittore italiano del Cinquecento: potranno odorare il profumo delle guance fiorite del ritratto «La primavera», gustare i frutti che compongono il volto dell’«Estate», toccare e riconoscere frutti e verdure rappresentati nell’«Autunno» e condividere la malinconia del signor «Inverno» ascoltando la pioggia. Il percorsogioco propone anche tele delle «Quattro stagioni», forse meno note ma splendide, legate ai quattro elementi. Ispirandosi ai personaggi de «L’Acqua», «La Terra», «Il Fuoco», «L’Aria» e allo strano «Libraio», i fanciulli comporranno quadri realizzati con pesci o libri e utilizzeranno il loro spirito d’osservazione per ricomporre puzzle o per eseguire degli esercizi di costruzione.L’arte diventa anche il punto di partenza per una riflessione su una sana alimentazione: frutta e verdura di stagione sono presentate in modo originale, con la speranza che nasca una curiosità per gusti e sapori spesso ritenuti, a torto, poco allettanti. In tale ottica, ogni settimana ai giovani visitatori sarà proposta una ricetta da sperimentare a casa.
Info: 091 835 52 54, www.museoinerba.com
Al Museo in erba di Bellinzona, dal 15 febbraio al 15 giugno, un percorso interattivo ideato dal Musée en herbe di Parigi.
La compagnia «Drammatico Vegetale» di Ravenna durante uno spettacolo.
17culturagennaio – aprile 201416
ILLU
STRA
ZIO
NI:
RAFF
AELE
CO
NTE
; FOT
O: M
AD
La vincitrice del concorso 2013, Sofia Stroppini.
La bambina riflessa nello specchioM
i dirigo verso lo specchio siste-mato in fondo al corridoio, quello
su cui segnavo, anno dopo an-no, la mia altezza con una tacca.La luce lentamente inonda la stanza alle mie spalle, la vedo nel riflesso infilarsi negli an-fratti bui, scacciando gli incu-bi della notte. Poi si allunga, ri-dipingendo di una tonalità più chiara il pavimento, le pareti, il
corridoio. Torno a concentrar-mi sulla mia immagine, su-gli occhi. Come possono es-sere gli stessi occhi di quella bambina di cinque anni che usciva incespicando dalla ca-mera, portandosi appresso il coniglietto di pezza e si fissava, in parte incuriosita, in parte ancora insonnolita, in quello stesso specchio? Quanti luoghi hanno visto nel frattempo que-gli occhi, quanti segreti hanno celato, in quanti animi hanno scavato? E tutto ciò è scivolato lontano, indifferente, o si è de-positato sull’iride andando ad aggiungervi un’altra sfumatu-ra di blu? Sono occhi negli oc-chi ora, la bambina del riflesso e l’adolescente a combattere silenziosamente la guerra di ogni giorno. C’è quella barrie-ra tra loro, quel muro reso an-cora più invalicabile dai segni neri sulla cornice dello spec-chio, che segnano l’implacabile scorrere del tempo, che alcune
volte non passa mai e altre sci-vola dalle dita, come un aquilo-ne in balia del vento.Di una cosa però sono certa: non si può fermare e ogni mat-tina so che lascio una parte di me in questo specchio. Doma-ni non me ne accorgerò nem-meno, ma sarò diversa, imper-cettibilmente, ma diversa, e la bambina del riflesso mi sbef-feggerà perché, per quanto ci provi, fatico ad accettare di es-sermi lasciata l’infanzia alle spalle e che il muro si ispessi-sca sempre più.Quando la luce finalmente mi lambisce, mi rendo conto che devo sbrigarmi. Lancio per-ciò un’ultima occhiata alla mia figura e compio il tragitto in-verso fino alla porta della mia camera. Esito un attimo prima di raccogliere lo zaino da terra e scendere le scale.Oggi conoscerò la mia sorelli-na, nata ieri sera. Non è esatta-mente mia sorella, perché mio
padre è morto quando ero pic-cola, e in seguito mia madre si è risposata con un altro uomo.La bambina del riflesso mi avrebbe rimproverato, se aves-se il dono della parola. Pense-rebbe che stia scordando i po-meriggi estivi passati, sdraiata in giardino, con mio padre e l’inseparabile coniglietto di pezza. Ma, nonostante siano ricordi oramai sbiaditi, non li scorderò mai, e questa è una certezza che mi consola e mi dà sicurezza. In una parte di me, quella che non cederà mai all’agghiac-ciante crudeltà del tempo che ti porta a dimenticare, vive anco-ra quella bambina con le ginoc-chia perennemente sbucciate e i capelli spettinati. Dentro di me, al riparo da occhi indiscre-ti, non ho bisogno di erigere barriere.
* Testo basato su un incipit dello scrittore Guido Sgardoli
Il racconto* di Sofia Stroppini, di Gnosca, studentessa di terza liceo, prima classificata nella categoria «Scuole superiori» 2013.
È uno dei più grandi in Svizzera per estensione geo grafica e per numero di allievi coinvolti. Ed è ormai giunto alla sua decima edizione. È il Concorso di scrittura Tre Valli per giovani autori, grazie a cui, nel corso degli anni, oltre settemila studenti (dal secondo ciclo delle elementari fino alle scuole superiori) hanno dato libero sfogo alla loro creatività tradotta in racconto. L’iniziati-va è nata dal desiderio di offrire una proposta culturale di chiara valenza formativa, chiamando a cimentarsi con la lingua italiana, liberando la fantasia, esprimendo sentimenti ed emozioni, narrando esperienze legate al proprio vissuto, in altre parole invitando a scrivere.«Il concorso s’inserisce in un contesto storico in cui la lingua italiana e le principali competenze a essa collegate – in particolare la scrittura – sono al centro di grandi discussioni, preoccupazioni, riflessioni e proposte», spiega Orazio Dotta, co-organizzatore e direttore di Bibliomedia Svizzera italiana. «C’è una sorta di malessere linguistico: si pensi ai risultati dell’indagine PISA nelle scuole, che ha fatto scorrere fiumi d’inchiostro. Una situazione non specifica al Ticino, beninteso, ma comune a tutte le lingue del mondo occidentale globalizzato».Il progetto si è dunque lanciato in una sfida importante: stimolare il piacere della scrittura e, nello stesso tempo, della lettura. Non c’è bravo scrittore che non sia anche un assiduo lettore. Ogni anno gli organizzatori pubblicano un volume che raccoglie i migliori testi. Sono chiamati a partecipare i giovani domiciliati nei comuni delle Tre Valli e della cintura nord di Bellinzona.
Info: www.bibliomedia.ch
Un concorso di scrittura per le Tre ValliStimolare il piacere della scrittura giovanile: è l’obiettivo di un’iniziativa che, in un decennio, ha già coinvolto settemila ragazzi.
17culturagennaio – aprile 201416
ILLU
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RAFF
AELE
CO
NTE
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La vincitrice del concorso 2013, Sofia Stroppini.
La bambina riflessa nello specchioM
i dirigo verso lo specchio siste-mato in fondo al corridoio, quello
su cui segnavo, anno dopo an-no, la mia altezza con una tacca.La luce lentamente inonda la stanza alle mie spalle, la vedo nel riflesso infilarsi negli an-fratti bui, scacciando gli incu-bi della notte. Poi si allunga, ri-dipingendo di una tonalità più chiara il pavimento, le pareti, il
corridoio. Torno a concentrar-mi sulla mia immagine, su-gli occhi. Come possono es-sere gli stessi occhi di quella bambina di cinque anni che usciva incespicando dalla ca-mera, portandosi appresso il coniglietto di pezza e si fissava, in parte incuriosita, in parte ancora insonnolita, in quello stesso specchio? Quanti luoghi hanno visto nel frattempo que-gli occhi, quanti segreti hanno celato, in quanti animi hanno scavato? E tutto ciò è scivolato lontano, indifferente, o si è de-positato sull’iride andando ad aggiungervi un’altra sfumatu-ra di blu? Sono occhi negli oc-chi ora, la bambina del riflesso e l’adolescente a combattere silenziosamente la guerra di ogni giorno. C’è quella barrie-ra tra loro, quel muro reso an-cora più invalicabile dai segni neri sulla cornice dello spec-chio, che segnano l’implacabile scorrere del tempo, che alcune
volte non passa mai e altre sci-vola dalle dita, come un aquilo-ne in balia del vento.Di una cosa però sono certa: non si può fermare e ogni mat-tina so che lascio una parte di me in questo specchio. Doma-ni non me ne accorgerò nem-meno, ma sarò diversa, imper-cettibilmente, ma diversa, e la bambina del riflesso mi sbef-feggerà perché, per quanto ci provi, fatico ad accettare di es-sermi lasciata l’infanzia alle spalle e che il muro si ispessi-sca sempre più.Quando la luce finalmente mi lambisce, mi rendo conto che devo sbrigarmi. Lancio per-ciò un’ultima occhiata alla mia figura e compio il tragitto in-verso fino alla porta della mia camera. Esito un attimo prima di raccogliere lo zaino da terra e scendere le scale.Oggi conoscerò la mia sorelli-na, nata ieri sera. Non è esatta-mente mia sorella, perché mio
padre è morto quando ero pic-cola, e in seguito mia madre si è risposata con un altro uomo.La bambina del riflesso mi avrebbe rimproverato, se aves-se il dono della parola. Pense-rebbe che stia scordando i po-meriggi estivi passati, sdraiata in giardino, con mio padre e l’inseparabile coniglietto di pezza. Ma, nonostante siano ricordi oramai sbiaditi, non li scorderò mai, e questa è una certezza che mi consola e mi dà sicurezza. In una parte di me, quella che non cederà mai all’agghiac-ciante crudeltà del tempo che ti porta a dimenticare, vive anco-ra quella bambina con le ginoc-chia perennemente sbucciate e i capelli spettinati. Dentro di me, al riparo da occhi indiscre-ti, non ho bisogno di erigere barriere.
* Testo basato su un incipit dello scrittore Guido Sgardoli
Il racconto* di Sofia Stroppini, di Gnosca, studentessa di terza liceo, prima classificata nella categoria «Scuole superiori» 2013.
È uno dei più grandi in Svizzera per estensione geo grafica e per numero di allievi coinvolti. Ed è ormai giunto alla sua decima edizione. È il Concorso di scrittura Tre Valli per giovani autori, grazie a cui, nel corso degli anni, oltre settemila studenti (dal secondo ciclo delle elementari fino alle scuole superiori) hanno dato libero sfogo alla loro creatività tradotta in racconto. L’iniziati-va è nata dal desiderio di offrire una proposta culturale di chiara valenza formativa, chiamando a cimentarsi con la lingua italiana, liberando la fantasia, esprimendo sentimenti ed emozioni, narrando esperienze legate al proprio vissuto, in altre parole invitando a scrivere.«Il concorso s’inserisce in un contesto storico in cui la lingua italiana e le principali competenze a essa collegate – in particolare la scrittura – sono al centro di grandi discussioni, preoccupazioni, riflessioni e proposte», spiega Orazio Dotta, co-organizzatore e direttore di Bibliomedia Svizzera italiana. «C’è una sorta di malessere linguistico: si pensi ai risultati dell’indagine PISA nelle scuole, che ha fatto scorrere fiumi d’inchiostro. Una situazione non specifica al Ticino, beninteso, ma comune a tutte le lingue del mondo occidentale globalizzato».Il progetto si è dunque lanciato in una sfida importante: stimolare il piacere della scrittura e, nello stesso tempo, della lettura. Non c’è bravo scrittore che non sia anche un assiduo lettore. Ogni anno gli organizzatori pubblicano un volume che raccoglie i migliori testi. Sono chiamati a partecipare i giovani domiciliati nei comuni delle Tre Valli e della cintura nord di Bellinzona.
Info: www.bibliomedia.ch
Un concorso di scrittura per le Tre ValliStimolare il piacere della scrittura giovanile: è l’obiettivo di un’iniziativa che, in un decennio, ha già coinvolto settemila ragazzi.
Sotto la direzione di Matthias B. Müller, quest’inverno l’Orchestra Arcadia di Lugano si presenta al pubblico con un programma pretta-mente romantico: il «Concerto n° 2 op. 21 per pianoforte e orchestra» di Frédérik Chopin (1810-1849), brillante e poetico; e la nobile e solenne «Sinfonia n° 5 op. 107» di Felix Mendelssohn Bartholdy (1809-1847). I concerti avranno luogo sabato 8 febbraio, alle 20.30, nella chiesa del Collegio Papio di Ascona; domenica 9 febbraio, alle 17, al Centro Presenza Sud di Mendrisio; sabato 15 febbraio, alle 20.30, presso l’Auditorio RSI di Lugano. L’entrata ai concerti è libera.Attiva nella Svizzera italiana dal 2001, l’Arcadia è un’orchestra sinfo-nica che conta una cinquantina di musicisti, tra amatori di buon livel-lo, insegnanti e studenti di musica. Il suo repertorio spazia dal periodo classico a quello contemporaneo. Per l’occasione potrà contare sulla solista Gloria de Piante Vicin. Ospi-te di prestigiose rassegne concerti-stiche, la pianista ha tenuto concer-ti in Europa e negli Stati Uniti, in teatri quali la Duke’s Hall di Londra, l’École Normale Supérieure di Pari-gi, il Palazzo Massimo di Roma, il Meyerson Music Center di Dallas, il Teatro Verdi di Padova e l’Auditorio RSI di Lugano, dove nel 2012 è stata solista con l’OSI. È inoltre stata premiata da istituzioni musicali e concorsi nazionali e internazionali in Italia, Svizzera e USA.
Info: www.orchestra-arcadia.ch
Una tradizione da mantenere e un calendario da rinfrescare: è con questi obiettivi che è stata progettata la ventunesima edizione di Maribur, la rassegna del teatro di figura dedicata al grande e compianto buratti-naio Otello Sarzi. Sarzi che, lo ricordiamo, è stato tra i primi ad accostare i burattini alla musica, guadagnando elogi a livello mondiale.Se l’evento raggiungerà il suo momento clou nel weekend del 24 e 25 maggio (ne riferiremo in dettaglio sul prossimo calendario di Coop cultura), c’è però una novità da annotare subito in agenda. È la mini-ras-segna domenicale «Anch’io a teatro», che si terrà tra il 30 marzo e l’11 maggio. Dedicati alla fascia d’età com-presa tra gli uno e i cinque anni, gli spettacoli si terran-no con cadenza quindicinale a Stabio (30 marzo, 13 aprile, 11 maggio), pur mantenendo un appuntamen-to nella sala del frantoio al Mulino del Ghitello di Morbio Inferiore (27 aprile). Si andrà in scena alle 15, 16.30 e 18.
Info: 091 641 69 60, www.maribur.ch
I concerti d’inverno dell’Orchestra Arcadia
Un antipasto per Maribur
L’8, 9 e 15 febbraio, l’orchestra luganese si esibisce ad Ascona, Mendrisio e Lugano.
Fra il 30 marzo e l’11 maggio, la rassegna del teatro di figura propone un evento nell’evento. Per i bimbi fino a cinque anni.
FOTO
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VASS
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La compagnia ScarlattineTeatro.
La musicista Gloria de Piante Vicin.
Il direttore d’orchestra Matthias Mueller.
La compagnia «Pas de deux di Lustmühle» presente a «Minimusica».
Il nuovo logo di Maribur (creato da Laura Mengani di Besazio).
19culturagennaio – aprile 201418
Bambini, il teatro è per voi!
Le luci della ribalta rimangono accese: prose-guono infatti, al teatro dell’Oratorio parroc-chiale di Bellinzona (dietro la Collegiata), gli
appuntamenti della rassegna «Minimusica». Come sempre, le rappresentazioni si svolgono di merco-ledì, alle 14 e alle 16.S’inizierà il 15 gennaio con «L’elefantino», messo in scena dalla compagnia La Baracca Testoni Ragaz-zi di Bologna. Come mai l’elefante ha un naso tan-to lungo? Con calze di colori e dimensioni diverse,si scopre come avvenne la metamorfosi della pro-boscide. Età consigliata: dai tre anni.Il 12 febbraio sarà la volta de «L’Arca parte alle otto», con la compagnia del Teatro del Buratto di Milano. Tre pinguini sulla banchisa. Tre piccoli punti neri, persi in un mare bianco di ghiacci. Tre pinguini ami-ci da sempre. Uno di loro, il più piccolo, minaccia di schiacciare una farfalla e ci si siede sopra, cattivo come un bambino cattivo. Gli altri due insorgono: «Non si deve uccidere». Comincia così una conver-sazione/bisticcio sul mondo, su Dio, su ciò che è in-visibile, su quello che si deve o non si deve fare, con domande che tutti si pongono e risposte che molti si danno, scherzi, «schiaffi», sorrisi. Dai cinque anni.Si proseguirà, il 5 marzo, con «Souvenirs». La Com-pagnia Pas de Deux di Lustmühle racconterà la storia di Lily, che ha viaggiato per il globo alla ricer-ca del grande amore. Con l’aiuto del fedele Alphon-se, i suoi ricordi prendono la forma di una pallina da giocoliere, di una melodia russa oppure di un salto mortale. Uno spettacolo per divertirsi e meravigliar-si. Dai cinque anni.Il 16 aprile alle 14, infine, al Castello di Montebello si terrà la festa conclusiva di Minimusica, con tan-to di merenda.
Info: www.minimusica.ch
A Bellinzona, la rassegna «Minimusica» propone spettacoli per i più piccoli.
Sotto la direzione di Matthias B. Müller, quest’inverno l’Orchestra Arcadia di Lugano si presenta al pubblico con un programma pretta-mente romantico: il «Concerto n° 2 op. 21 per pianoforte e orchestra» di Frédérik Chopin (1810-1849), brillante e poetico; e la nobile e solenne «Sinfonia n° 5 op. 107» di Felix Mendelssohn Bartholdy (1809-1847). I concerti avranno luogo sabato 8 febbraio, alle 20.30, nella chiesa del Collegio Papio di Ascona; domenica 9 febbraio, alle 17, al Centro Presenza Sud di Mendrisio; sabato 15 febbraio, alle 20.30, presso l’Auditorio RSI di Lugano. L’entrata ai concerti è libera.Attiva nella Svizzera italiana dal 2001, l’Arcadia è un’orchestra sinfo-nica che conta una cinquantina di musicisti, tra amatori di buon livel-lo, insegnanti e studenti di musica. Il suo repertorio spazia dal periodo classico a quello contemporaneo. Per l’occasione potrà contare sulla solista Gloria de Piante Vicin. Ospi-te di prestigiose rassegne concerti-stiche, la pianista ha tenuto concer-ti in Europa e negli Stati Uniti, in teatri quali la Duke’s Hall di Londra, l’École Normale Supérieure di Pari-gi, il Palazzo Massimo di Roma, il Meyerson Music Center di Dallas, il Teatro Verdi di Padova e l’Auditorio RSI di Lugano, dove nel 2012 è stata solista con l’OSI. È inoltre stata premiata da istituzioni musicali e concorsi nazionali e internazionali in Italia, Svizzera e USA.
Info: www.orchestra-arcadia.ch
Una tradizione da mantenere e un calendario da rinfrescare: è con questi obiettivi che è stata progettata la ventunesima edizione di Maribur, la rassegna del teatro di figura dedicata al grande e compianto buratti-naio Otello Sarzi. Sarzi che, lo ricordiamo, è stato tra i primi ad accostare i burattini alla musica, guadagnando elogi a livello mondiale.Se l’evento raggiungerà il suo momento clou nel weekend del 24 e 25 maggio (ne riferiremo in dettaglio sul prossimo calendario di Coop cultura), c’è però una novità da annotare subito in agenda. È la mini-ras-segna domenicale «Anch’io a teatro», che si terrà tra il 30 marzo e l’11 maggio. Dedicati alla fascia d’età com-presa tra gli uno e i cinque anni, gli spettacoli si terran-no con cadenza quindicinale a Stabio (30 marzo, 13 aprile, 11 maggio), pur mantenendo un appuntamen-to nella sala del frantoio al Mulino del Ghitello di Morbio Inferiore (27 aprile). Si andrà in scena alle 15, 16.30 e 18.
Info: 091 641 69 60, www.maribur.ch
I concerti d’inverno dell’Orchestra Arcadia
Un antipasto per Maribur
L’8, 9 e 15 febbraio, l’orchestra luganese si esibisce ad Ascona, Mendrisio e Lugano.
Fra il 30 marzo e l’11 maggio, la rassegna del teatro di figura propone un evento nell’evento. Per i bimbi fino a cinque anni.
FOTO
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La compagnia ScarlattineTeatro.
La musicista Gloria de Piante Vicin.
Il direttore d’orchestra Matthias Mueller.
La compagnia «Pas de deux di Lustmühle» presente a «Minimusica».
Il nuovo logo di Maribur (creato da Laura Mengani di Besazio).
19culturagennaio – aprile 201418
Bambini, il teatro è per voi!
Le luci della ribalta rimangono accese: prose-guono infatti, al teatro dell’Oratorio parroc-chiale di Bellinzona (dietro la Collegiata), gli
appuntamenti della rassegna «Minimusica». Come sempre, le rappresentazioni si svolgono di merco-ledì, alle 14 e alle 16.S’inizierà il 15 gennaio con «L’elefantino», messo in scena dalla compagnia La Baracca Testoni Ragaz-zi di Bologna. Come mai l’elefante ha un naso tan-to lungo? Con calze di colori e dimensioni diverse,si scopre come avvenne la metamorfosi della pro-boscide. Età consigliata: dai tre anni.Il 12 febbraio sarà la volta de «L’Arca parte alle otto», con la compagnia del Teatro del Buratto di Milano. Tre pinguini sulla banchisa. Tre piccoli punti neri, persi in un mare bianco di ghiacci. Tre pinguini ami-ci da sempre. Uno di loro, il più piccolo, minaccia di schiacciare una farfalla e ci si siede sopra, cattivo come un bambino cattivo. Gli altri due insorgono: «Non si deve uccidere». Comincia così una conver-sazione/bisticcio sul mondo, su Dio, su ciò che è in-visibile, su quello che si deve o non si deve fare, con domande che tutti si pongono e risposte che molti si danno, scherzi, «schiaffi», sorrisi. Dai cinque anni.Si proseguirà, il 5 marzo, con «Souvenirs». La Com-pagnia Pas de Deux di Lustmühle racconterà la storia di Lily, che ha viaggiato per il globo alla ricer-ca del grande amore. Con l’aiuto del fedele Alphon-se, i suoi ricordi prendono la forma di una pallina da giocoliere, di una melodia russa oppure di un salto mortale. Uno spettacolo per divertirsi e meravigliar-si. Dai cinque anni.Il 16 aprile alle 14, infine, al Castello di Montebello si terrà la festa conclusiva di Minimusica, con tan-to di merenda.
Info: www.minimusica.ch
A Bellinzona, la rassegna «Minimusica» propone spettacoli per i più piccoli.
20 culturagennaio – aprile 2014
I M P R E S S U M
Editore: Coop Società Cooperativa, 4002 Basilea. Jörg Ledermann, Patric Wehrli Redazione: Daniele Pini (caporedattore), Thomas Carta (curatore dell’inserto) Produzione: Saverio Verrascina Layout: Martin Lobsiger (respons.), Meret Küng Stampa e distribuzione: Centro Stampa Ticino SA, Muzzano Tiratura: 131.500 copieIl programma può essere soggetto a modifiche. Coop cultura è raggiungibile presso: Coop, Regione Ostschweiz-Ticino, Via Industria, 6532 Castione, Tel. 091 822 35 35, www.coop.ch/coopcultura Coordinamento: Samantha Dresti, [email protected] Commissione Coop cultura: Marco Lucchini (presidente), Livio Bontognali, Orazio Martinetti, Timoteo Morresi, Rocco Notarangelo, Monica Piffaretti.
Il traguardo, per la storia della Filarmonica faidese, è di quelli destinati a lasciare il segno: l’orchestra leven-
tinese di strumenti a fiato e per-cussioni raggiunge infatti i 150 anni di attività musicale e socia-le. Per festeggiare al meglio, la società ha deciso d’impegnarsi in varie attività che si distribui-ranno lungo l’arco del 2014.Ricca di giovani componen-ti, la Filarmonica faidese pro-pone un viaggio tra il passato, il presente e il futuro, con uno sguardo a volte più sociologi-co – quando la banda incontra l’evoluzione del paese e della valle – e a volte più introspet-
tivo – nel momento in cui l’oc-chio di una telecamera arriva fino al cuore della propria atti-vità –. Una prospettiva che po-trà incuriosire gli amanti della musica bandistica, ma anche i semplici interessati a scopri-re cosa si nasconde dietro a un concerto e rimane invisibile nella quotidianità.Per il giubileo, grazie allo spe-cifico patrocinio di Coop cul-tura, la Filarmonica ha voluto realizzare la composizione di una marcia commemorativa. La stessa è stata affidata al suo maestro Andrea Cupia, che da diversi anni lavora sullo svilup-po artistico della banda. «Faètt»
(«Faido») risulta così un brano dalle varie sfaccettature e che aderisce alla perfezione all’im-magine della Filarmonica fai-dese. La ricorrenza è evocata dall’uso di una struttura for-male classica tipica della mar-cia, come si poteva ascoltare nel 1864, mentre il richiamo al terri-torio è dato dal titolo della mar-cia, che fa riferimento all’origi-ne del nome del paese di Faido. Il tradizionale è mantenuto an-che dall’introduzione delegata unicamente ai tamburi basilesi. La celebrazione avviene invece nel trio, con un tema cantato a guisa d’inno e un tema «eroico» nell’ultimo ritornello. Infine, il
riferimento a quello che rap-presenta la Filarmonica faide-se oggi, che viene espresso tra-mite un’armonia non sempre «classica», interruzioni e varia-zioni ritmiche, effetti a sorpre-sa (la marcia è appunto sottoti-tolata marcia-scherzo).Un eccellente biglietto da visi-ta, insomma, per far presenta-re un gruppo di giovani (l’età media è di ventiquattro anni), che suonano con entusiasmo, in grado di essere propositivi e di saper far convivere la serietà con il divertimento, l’entusia-smo e la serenità.
Info: www.filarmonicafaidese.ch
Filarmonica faidese, un inno per il 150°Fondata nel 1864, l’ orchestra raggiunge il secolo e mezzo. E si regala una marcia commemorativa.
FOTO
: FIL
ARM
ON
ICA
FAID
ESE,
A. R
IGH
ETTI
La Filarmonica faidese diretta
dal maestro Andrea Cupia.
Andrea Cupia.