12
DALLO « SCHEMATISMO DELL’ANALOGIA » AL « TRASCENDENTALE SENZA ILLUSIONE ». LA RIFLESSIONE « CON » KANT E « AL DI LÀ » DI KANT Francesco Valerio Tommasi Al filosofo compete – ahimé – il ruolo « inutile » di « guastafeste » ; e se qualche festa o possibilità di festa o utilità residuasse dopo il suo lavoro critico, questo, per dirla con Kant, potrà essere solo finis in consequentiam veniens. 1 K ant è evidentemente una figura centrale nel pensiero di Olivetti. Già altrove ab- biamo tentato di metterlo in luce, evidenziando diversi aspetti, sia formali che contenutistici, di un profondo debito intellettuale. 2 La filosofia di Kant infatti ha costi- tuito, come linguaggio tecnico utilizzato anche nel quotidiano, una sorta di « testo di riferimento » per la speculazione personale di Olivetti e per il confronto con altri pensa- tori, spesso chiariti grazie a categorie, o letti attraverso termini specifici, del criticismo. In Kant Olivetti trovava, magari in embrione, ma comunque già presenti, pressoché tutti i temi a lui più cari : la preminenza dell’etica sull’ontologia ; la centralità della no- zione di persona ; l’ontoteologia ; il rapporto di contemporanea continuità e iato tra religione e filosofia ; i limiti della ragione ; l’impossibilità di una filosofia della storia ; la comunità e l’intersoggettività ; il possibile rovesciamento linguistico del soggetto etc… Su tali basi, inoltre, a Kant egli riconosceva un approdo speculativo capace di risponde- re anche a problemi presentati dalla filosofia del novecento, o quantomeno di porre le basi corrette su cui impostarli. Si può parlare di un carattere pervasivo della presenza di Kant in Olivetti ; e tuttavia, tracciare in termini che non siano meramente compilativi un quadro dai contorni defi- niti del suo ruolo rappresenta un compito tutt’altro che agevole. Olivetti è stato sicura- mente un attento studioso di Kant, le cui analisi storico-filologiche, punto di riferimen- to inaggirabile per la ricerca specialistica, si sono esercitate soprattutto sul testo della Religione entro i limiti della sola ragione. Cionondimeno esse non sono certo in grado di rendere ragione di un rapporto di pensiero che, come detto, travalica il mero interesse di ricostruzione per assumere anche una validità speculativa significativamente anacro- nistica. Anche proprio la Religione, infatti, è spunto per indagini dal marcato carattere speculativo. La riflessione personale di Olivetti procede per larghi tratti assieme a Kant, e a lui si affida spesso come ad un’autorità. Abbozzare perciò uno schema che divida l’opera dello storico da quello del teoreta costituisce un’ipotesi di lavoro inadeguata a restituire i tratti di un « colloquio pensante » 1 M.M. Olivetti, Analogia del soetto, Roma-Bari, Laterza, 1992 (da ora AS), p. 103. Nel riferirsi a testi olivettiani, citeremo sempre direttamente l’opera, tralasciando di ripetere il nome dell’autore. 2 Cfr. F.V. Tommasi, Le persone, infiniti fini in sé. Un ricordo di Marco Maria Olivetti lettore di Kant, « Studi Kantiani », xxi, 2008, pp. 121-126.

Dallo «Schematismo Dell'Analogia» Al «Trascendentale Senza Illusione». La Riflessione «Con» Kant e «Al Di Là» Di Kant

Embed Size (px)

DESCRIPTION

jiojoi

Citation preview

  • DALLO SCHEMATISMO DELLANALOGIA AL TRASCENDENTALE SENZA ILLUSIONE .

    LA RIFLESSIONE CON KANT E AL DI L DI KANT

    Francesco Valerio Tommasi

    Al filosofo compete ahim il ruolo inutile di guastafeste ;e se qualche festa o possibilit di festa o utilit residuasse dopo il suo lavoro critico, questo, per dirla con Kant, potr essere solo finis in consequentiam veniens.1

    Kant evidentemente una figura centrale nel pensiero di Olivetti. Gi altrove ab-biamo tentato di metterlo in luce, evidenziando diversi aspetti, sia formali che contenutistici, di un profondo debito intellettuale.2 La filosofia di Kant infatti ha costi-tuito, come linguaggio tecnico utilizzato anche nel quotidiano, una sorta di testo di riferimento per la speculazione personale di Olivetti e per il confronto con altri pensa-tori, spesso chiariti grazie a categorie, o letti attraverso termini specifici, del criticismo. In Kant Olivetti trovava, magari in embrione, ma comunque gi presenti, pressoch tutti i temi a lui pi cari : la preminenza delletica sullontologia ; la centralit della no-zione di persona ; lontoteologia ; il rapporto di contemporanea continuit e iato tra religione e filosofia ; i limiti della ragione ; limpossibilit di una filosofia della storia ; la comunit e lintersoggettivit ; il possibile rovesciamento linguistico del soggetto etc Su tali basi, inoltre, a Kant egli riconosceva un approdo speculativo capace di risponde-re anche a problemi presentati dalla filosofia del novecento, o quantomeno di porre le basi corrette su cui impostarli.

    Si pu parlare di un carattere pervasivo della presenza di Kant in Olivetti ; e tuttavia, tracciare in termini che non siano meramente compilativi un quadro dai contorni defi-niti del suo ruolo rappresenta un compito tuttaltro che agevole. Olivetti stato sicura-mente un attento studioso di Kant, le cui analisi storico-filologiche, punto di riferimen-to inaggirabile per la ricerca specialistica, si sono esercitate soprattutto sul testo della Religione entro i limiti della sola ragione. Cionondimeno esse non sono certo in grado di rendere ragione di un rapporto di pensiero che, come detto, travalica il mero interesse di ricostruzione per assumere anche una validit speculativa significativamente anacro-nistica. Anche proprio la Religione, infatti, spunto per indagini dal marcato carattere speculativo. La riflessione personale di Olivetti procede per larghi tratti assieme a Kant, e a lui si affida spesso come ad unautorit.

    Abbozzare perci uno schema che divida lopera dello storico da quello del teoreta costituisce unipotesi di lavoro inadeguata a restituire i tratti di un colloquio pensante

    1 M.M. Olivetti, Analogia del soggetto, Roma-Bari, Laterza, 1992 (da ora AS), p. 103. Nel riferirsi a testi olivettiani, citeremo sempre direttamente lopera, tralasciando di ripetere il nome dellautore.

    2 Cfr. F.V. Tommasi, Le persone, infiniti fini in s. Un ricordo di Marco Maria Olivetti lettore di Kant, Studi Kantiani , xxi, 2008, pp. 121-126.

  • francesco valerio tommasi62

    1 I. Kant, La religione entro i limiti della sola ragione, a cura di M.M. Olivetti, Roma-Bari, Laterza, 1980, pp. 68-9 (pp. 64-65 delledizione dell Accademia ).

    in cui la diacronia dellindagine di ricostruzione pur nel rigore della distinzione di approcci e nella ricerca costante del quadro di legittimit del discorso di volta in volta condotto non mai disgiunta dalla sincronia dellanalisi della cosa in s. Proprio per questo, sarebbe improduttivo anche tentare di ordinare semplicemente secondo una scansione in fasi temporali quello che un interesse ininterrotto, sempre gi presente, costantemente ripreso, anche a seguito di impegni contingenti, riattualizzato ogni volta alla luce di nuove sollecitazioni.

    Lapproccio che ci sembra proficuo seguire, dunque, cercare di leggere in filigrana kantiana lo spettro dellintera produzione di Olivetti, mostrando come essa possa venir descritta utilizzando vocaboli a lui cari quale riflessione con Kant e aldil di Kant. Abbiamo individuato nelle espressioni menzionate nel titolo una direttamen-te kantiana : lo schematismo dellanalogia , e laltra costruita da Olivetti su elementi evidentemente kantiani : il trascendentale senza illusione i due snodi pi efficaci per abbozzare un filo conduttore, e per far emergere come la filosofia di Olivetti abbia trovato nel pensiero di Kant sia una patria, sia un punto di partenza per un esodo verso nuovi lidi, utili a restituire al criticismo stesso un valore profetico.

    1. Schematismo dellanalogia.

    Questa espressione, ripresa da una nota della Religione, era per Olivetti di importanza capitale. Kant vi sostiene la contemporanea necessit ed insufficienza di schemi sensi-bili per rappresentare il soprasensibile, e afferma :

    dipende certo dalla limitatezza che ha e non pu non avere la ragione umana se noi non pos-siamo mai attribuire un valore morale di rilievo agli atti di una persona, senza rappresentarci contemporaneamente in maniera umana questa persona o la sua manifestazione [] . Anche la Scrittura si adatta a questo modo di rappresentare [] . Questo appunto lo schematismo del l analog ia (che serve alla spiegazione), di cui non possiamo fare a meno. Ma trasformar-lo in uno schematismo del la deter minazione og gett iva (per lestensione della nostra conoscenza) cadere nellantropomorf ismo che, dal punto di vista morale, (nella religione) ha le pi funeste conseguenze [] . Ora, fra il rapporto di uno schema col suo concetto ed il rapporto di questo schema del concetto con la cosa stessa non vi per nulla analogia, ma un salto formidabile (metbasis eis llo gnos).1

    Queste righe sono emblematiche dellintera impostazione della filosofia trascendentale come filosofia del limite, che investe il rapporto tra facolt diverse, tra logica e meta-fisica, tra conoscenza e morale, tra filosofia e religione. Non solo : Kant ripropone nel proprio linguaggio tecnico ( schematismo ) una questione centrale per la tradizione della metafisica, sia speciale che generale . Ossia, da un lato, il problema specifico della teologia di predicare correttamente e quindi univocamente su Dio ; e, dallaltro, quello dellontologia relativo alla propria scientificit generale, che anche richiede con-cetti univoci. Non a caso, dunque, un occhio attento e vivo come quello olivettiano si soffermato su questa nota a margine, e lha potuta leggere con tutta la profondit della propria lente speculativa. Chi ha frequentato i corsi dedicati a quello che egli definiva una sorta di manuale di filosofia della religione , ossia il testo della Religione, pu te-stimoniare limportanza che egli attribuiva a queste righe. Ma traccia scritta della loro centralit da rinvenirsi in modo esplicito nella Introduzione alla sua revisione della tra-

  • la riflessione con kant e al di l di kant 63

    1 Introduzione a I. Kant, La religione, cit., pp. v-xlv, qui xix. 2 AS, p. 165, nota 19.3 Il tempio simbolo cosmico. La trasformazione dellorizzonte del sacro nellet della tecnica, Roma, Abete, 1967,

    p. 147. 4 Ivi, p. 35. 5 Ivi, p. 143.6 Simbolismo e surrealismo, in Studi cattolici , x, 58, 1966, pp. 62-63, p. 62.7 Il tempio simbolo cosmico, cit., 127. 8 Ivi, p. 123.

    duzione italiana del testo, dove Olivetti, parlando dell importanza, talvolta fondamen-tale, delle note a pi di pagina , definisce la questione dello schematismo dellanalogia di grande significato ;1 cos come, ancora direttamente ed esplicitamente, in Analogia del soggetto :

    su questa nota e sul vortice in essa creato dalla confluenza di motivi diversi varrebbe la pena di scrivere qualche libro, anche solo per ragioni di filologia kantiana.2

    Traccia invece indiretta ed implicita ossia con riferimenti generici dellimportanza dello schematismo dellanalogia , da rinvenire in innumerevoli passi della produ-zione olivettiana. Proprio tale importanza indiretta decisiva per capire il vortice creato dalla confluenza di motivi diversi . Sulla scorta di quello che forse il problema centrale della sua riflessione giovanile, il costituirsi del significato tra identit e diffe-renza (vale dunque a dire la questione in cui si inscrive anche lanalogia), la risposta kantiana, la risposta dello schematismo , rappresenta per Olivetti sia un approdo che un punto di partenza, paradigmatico del pensare con Kant e aldil di Kant.

    Il suo primo volume, Il tempio simbolo cosmico, reca in Appendice un saggio che si con-clude proprio con un passaggio dedicato a questo tema, nel quale Olivetti riassume il senso della sua riflessione sullarchitettura sacra nellet della tecnica in termini di un necessario superamento dellanalogia entis e di unapertura allanalogia fidei.3 Il tempio, come tutto dellessere che per al contempo separa lessere sacro ed ordinato dal caos, costituendo cos il totalmente altro , riproduce in s proprio la dialettica dellon-to-teo-logia : il senso della problematica simboleggiata dal tempio il rapporto tra essere ed enti .4 Per questo, lepoca in cui giunge al culmine la possibilit di riprodurre lessere altro, trasformando la differenza in tautologia, mette in crisi ogni tentativo di conciliare identit e differenza in una analogia.

    Il riferimento al totalmente altro, la comprensione dellesistenza stessa come totalmente altro, perde di senso nella mediazione, ove nel questo presentato dallesperienza, e nella stessa esisten-za come propria alterit, si riconosce il totalmente.5

    Si tratta del problema del simbolo : problema evidentemente legato, dal Kant del noto 59 della terza Critica, allo schematismo e allanalogia ; ma che gi nel giovanis-simo Olivetti che recensiva i convegni di Castelli era chiave per mostrare la necessit di una comprensione non univocante del linguaggio ( nessuna macchina potr mai rendere conto del valore simbolico delle parole. C incompatibilit tra automatismo e simbolismo ).6 Olivetti si sofferma quindi sull unicit ontologica del problema dellim-magine e di quello del temenos da cui deriva che il tempio resta perch c limmagine rappresentativa ;7 ed egli lega queste considerazioni al tema quanti altri mai analogico del sacramento, che richiede per la sua stessa essenza limmagine rappresentativa .8 Immagine, schema, simbolo, sacramento, analogia : tutte categorie che indicano dun-que la questione della mediazione tra due ambiti separati da un limite. Ossia la que-stione che abbiamo visto essere primariamente racchiusa nella nota sullo schemati-smo dellanalogia . Non sembri che ci introduca una genericit troppo vaga : a questo

  • francesco valerio tommasi64

    1 Cfr. Largument ontologique et la philosophie contemporaine, in Archivio di filosofia , lxviii, 1990, pp. 13-18.

    2 Listanza critica nella domanda ontologica, in Archivio di filosofia , xxxvi, 1, 1968, pp. 103-121, qui p. 118.3 Ivi, p. 121.4 Filosofia della religione come problema storico. Romanticismo e idealismo romantico, Padova, cedam, 1974, p. 88.

    grado di ampiezza, infatti, va ricondotto il discorso per comprendere lorizzonte con cui si confronta Olivetti sin da giovane. N si deve ritenere che ci rappresenti un al-lontanamento dalla problematica immediatamente kantiana : non solo per i legami gi individuati tra immagine, schema, analogia e limite, che naturalmente sono temi ma-croscopicamente kantiani ; ma anche perch a livello storico il termine ontoteologia trova com noto la propria origine proprio nella Critica della ragion pura, di cui quello che, ancora a partire da Kant, si definisce argomento ontologico , costituisce nella lettura olivettiana successiva un paradigma esemplificativo privilegiato.1

    Ma siamo gi andati molto avanti. Limitiamoci per ora a notare come una prima conferma dettagliata di ci che abbiamo anticipato sia da rinvenirsi ancora agli esordi della produzione olivettiana, quando analizzando il saggio heideggeriano Kants These ber das Sein, e rinvenendovi prova della inevitabile istanza critica insita nella do-manda ontologica , egli muove alla messa in evidenza di una necessario risalimento dellontologia alla persona.

    chiaro come in un discorso di questo tipo resti esclusa per ogni possibilit di un discorso teologico in chiave ontologica : la personalizzazione della domanda, in quanto il segno della possibilit originaria e dellessere come orizzonte della finitezza [] esclude la possibilit stessa di un ente pensato come essere.2

    E in conclusione :

    da notare infatti che i termini cosa posso sperare ? stanno ad indicare, nella Critica, larticola-zione teologica della domanda antropologica. chiaro per che nellorizzonte della pura possi-bilit questa risposta non pu essere data che in termini di un discorso assolutamente negativo : ontologicamente negativo, perch condotto allinterno dellorizzonte dellessere, che lorizzonte della possibilit. In questo senso, il discorso kantiano ancora in gran parte da scoprire e total-mente da riproporre.3

    Ulteriore e pi dettagliata conferma alla necessit della prospettiva kantiana per inqua-drare e rispondere alla questione ontoteologica da rintracciare nel volume Filosofia della religione come problema storico. Sin dalle primissime righe, lanalisi di Romanticismo e idealismo romantico condotta sotto il segno della crisi dellidentit e Olivetti trova nel Kant della Religione una prospettiva particolarmente feconda per muovere allana-lisi del problema ontoteologico. Nella sua ottica, che si rivela ancora poderosamente ampia, Olivetti riconduce alla dialettica di identit e differenza il rapporto tra visibile ed invisibile, e quello tra forma e materia.

    Lopposizione che in Kant si instaura tra religione e storia corrisponde, in ultima analisi, a quella serie di opposizioni tra forma e contenuto, ideale e reale, soggettivo e oggettivo, invisibile e visibile, privato e pubblico, esoterico ed essoterico ; e poi : infinito e finito, spirito e lettera che laspirazione romantico-idealistica allassoluto tenter di superare. La generalizzazione di queste non coincidenti, ma reciprocamente implicantesi opposizioni, pu dirsi rappresentata dallopposizione di identit e differenza, che le sintetizza in quellaspetto in cui esse sembrereb-bero meno facilmente unificabili e che pu essere individuato nella incerta sovrapponibilit che caratterizza lopposizione forma-contenuto rispetto a quella finito-infinito.4

  • la riflessione con kant e al di l di kant 65

    1 Cfr. Introduzione a I. Kant, La religione, cit., p. xxxi. 2 Filosofia della religione come problema storico, cit., p. 10. 3 Cfr. ibidem.4 Chiesa e ideologia : un problema di filosofia della storia, in Archivio di filosofia , xlii, n. 2-3, 1973, pp. 103-

    133, qui p. 103.5 Ivi, p. 128. In questorizzonte, inoltre, Olivetti rintraccia il sorgere e laffermarsi della filosofia della

    religione : cfr. soprattutto Filosofia della religione, La filosofia, a cura di P. Rossi, Torino, utet, 1995, vol. 1, pp. 137-220. 6 Chiesa e ideologia, cit., p. 112.

    7 Ivi, pp. 125-6.

    Sono ripresi implicitamente, dunque, i temi della nota sullo schematismo dellanalo-gia . Kant, come affermer Olivetti citandolo direttamente, pone la questione della differenza :1 una differenza che, nel testo della Religione, tra fede storica e fede razionale ; ma che, soprattutto nel terzo capitolo, viene descritta con tratti teorici che, per Olivetti, possiedono le potenzialit per una nuova impostazione della questione in generale. La sua attenzione si sofferma in particolare sul nesso tra ecclesiologia e filoso-fia della storia, letto ancora come chiave per affrontare lo snodo identit-differenza.

    Riflettere [] sullecclesiologia kantiana significa portare lattenzione su di una ecclesiologia che, pur configurandosi in funzione della pretesa totalizzazione dellidentit, non lascia tuttavia che tale pretesa sia soddisfatta [] . Ma tornare indietro al trascendentalismo e intrattenersi nello spazio che intercorre tra visione critica e visione idealistica forse lunico modo per non cedere, o non ammettere il trionfo della differenza, in attesa che il significato si manifesti.2

    Un previsto e mai pubblicato secondo volume dellopera avrebbe dovuto concludersi con questo ritorno al trascendentalismo .3 Traccia pi dettagliata della probabile trat-tazione progettata da Olivetti si pu per rinvenire nel saggio coevo Chiesa ed ideologia. Un problema di filosofia della storia.

    Riflettendo adeguatamente sul fatto che proprio a proposito del problema ecclesiologico emer-ge, nellopera kantiana ricordata [la Religione], la questione della storia e della sua fine, ci si po-tr rendere conto di come, nonostante la comprensione moralistica palesata da Kant riguardo al concetto di Chiesa, questo coinvolga una problematica altamente speculativa riconducibile, come vedremo, ai termini di identit e di differenza.4

    Il Kant che Olivetti ritiene veramente interessante in rapporto allo snodo tra identit e differenza, dunque, quello nel quale si pu giungere alla tesi della coincidenza del problema ecclesiologico con il problema della totalizzazione della storia .5 Proprio la necessit di una chiesa visibile accanto alla comunit etica ideale ci che impedisce una filosofia della storia compiuta, pur non rappresentando una mera dissoluzione nel-la differenza pura.

    La totalit che si trova al termine della storia la sola che effettivamente consente di totalizzare ed identificare la storia nel suo differire, dando luogo ad una storia universale ; ma poich questa totalit morale, la sua realizzazione, in questa nuova fase del pensiero kantiano, dovr essere affidata ad uno strumento storico omogeneo che differisce da essa non come pura ed irriducibile differenza, ma come non-identit. Tale strumento appunto la Chiesa (visibile).6

    Olivetti procede quindi evidenziando la necessit formale dello schema :

    il decomporsi della differenza e la glaciale immobilit dellidentit sarebbero due aspetti di una medesima morte, se lo schema non intervenisse ad unirle, dando a quella forma, a questa ma-teria e per tal maniera producendo la vita. Lo schema la visibilit dellinvisibile e linvisibilit del visibile.7

  • francesco valerio tommasi66

    1 Filosofia della religione come problema storico, cit., p. 88.2 Cfr. Lesito teologico della filosofia del linguaggio di Jacobi, Padova, cedam, 1970.3 Filosofia della religione e significato della storia in prospettiva ermeneutica, in Archivio di filosofia , xlv, 2-3,

    1977, pp. 37-54.4 Cfr. ivi, p. 48. Tale accenno si rinviene anche in un saggio dellanno precedente, il cui titolo tradisce,

    sulla scorta di quanto detto sinora, unimpostazione implicitamente kantiana : Il problema della secolarizza-zione inesauribile, in Archivio di filosofia , xliv, 2-3, 1976, pp. 73-86, p. 76.

    5 Filosofia della religione e significato della storia, cit., p. 46. 6 Cfr. ivi, pp. 46-47.7 Ecclesiologia filosofica e teoria della societ, in Archivio di filosofia , xlviii, 2-3, 1980, pp. 429-447.8 Ivi, p. 442, nota 22.

    Perci, lecclesiologia della Religione offre un ambito privilegiato per affrontare il di-scorso sul rapporto tra identit e differenza che la nota sullo schematismo dellanalogia dello stesso testo, pur inquadrando correttamente da un punto di vista astrattamente formale, non arriva a cogliere in tutte le sue inevitabili implicazioni anche storiche e comunitarie. Vedremo come proprio sulla scia di questo filone di considerazioni si render necessaria un ripensamento dellanalogia stessa, tale da coinvolgere un ripen-samento del suo soggetto : con Kant, al di l di Kant.

    Un altro tema dominante i primi anni della riflessione olivettiana in grado di con-fermare la cornice in cui abbiamo iscritto il discorso : la questione del significato, che viene letta come orizzonte linguistico (univocit-equivocit) del problema identit-dif-ferenza. Se non c significato senza ricostruzione dellidentit, non c nemmeno si-gnificato senza la scissione che consente linstaurazione del rinvio , sostiene Olivetti in quella stessa pagina che abbiamo citato di Filosofia della religione come problema storico.1 Il problema del significato, affrontato a partire dallintervallo tra identit e differenza, centrale nella riflessione dellEsito teologico della filosofia del linguaggio di Jacobi, in cui sono contrapposti Hamann, che ritiene possibile la coincidenza di significante e significato, a Jacobi, che si trova invece senza soluzione razionale di fronte allabisso del caos.2 In questo volume Kant non gioca un ruolo rilevante, ma la stessa tematica, con riferimento esplicito anche al criticismo, si ritrova invece nel saggio su Filosofia della religione e significato della storia in prospettiva ermeneutica, che declina in senso linguisti-co linterrogativo circa lidentit.3 Questo testo particolarmente interessante, anche perch anticipa molti temi della speculazione futura olivettiana : con riferimento alla disamina dell io parlo di La pense du dehors di Foucault, Olivetti sostiene che lim-possibilit di totalizzare laccadere storico in un concetto conduce a passare dal cogito al loquor : in questo senso, Olivetti si ritiene allo stesso tempo molto vicino, ma anche molto distante dai pensatori della differenza come Deleuze e Derrida.4 Gi in queste pagine, inoltre, Olivetti nota una affinit tra la sua prospettiva e la teoria dei sistemi luhmannianna, proprio nella direzione di evidenziare una impossibilit della riduzione della differenza allidentit, senza per questo che il pieno riconoscimento della differen-za significhi la definitiva esclusione del trionfo dellidentit :5 mentre in Habermas, al contrario, viene individuata una significativa vicinanza con Hegel.6

    Nel saggio Ecclesiologia filosofica e teoria della societ,7 poi, oltre ad essere delineata in modo estremamente interessante (e certo in modo kantiano, anche se il discorso svolto con interlocutori contemporanei) la reciproca implicazione tra religione ed etica nella direzione di un primato delletico a livello individuale e del religioso a livello sociale, si fa riferimento gi all etica come filosofia prima , per impostare una con-siderazione contemporanea del problema della teodicea .8 Proprio la questione della

  • la riflessione con kant e al di l di kant 67

    1 Cfr. Thodice aujourdhui ?, in Archivio di filosofia , lvi, 1988, pp. 15-18. 2 Cfr. Comunit etica e chiesa in Kant, in Kant oggi nel bicentenario della Critica della ragion pura, Saint Vin-

    cent, Edizioni Centro Culturale e Congressi, 1981, pp. 19-22.3 Cfr. Introduzione a I. Kant, La religione, cit.,. Per quanto riguarda la composizione del testo e la com-

    plessa vicenda della sua censura, lintroduzione olivettiana va oggi integrata dalla acquisizioni storiografi-che di B. Stangneth, in I. Kant, Die Religion innerhalb der Grenzen der bloen Vernunft, Hamburg, F. Meiner, 2003, Einleitung pp. ix-lxxv, in particolare xiv-lix.

    4 Cfr. Introduzione a J.G. Fichte, Saggio di una critica di ogni rivelazione, a cura di M. M. Olivetti, Later-za, Roma-Bari, 1998, pp. v-lx. Cfr. anche Zum Religions- und Offenbarungsverstndnis beim jungen Fichte und bei Kant, in Fichte-Studien , xxiii, 2003, pp. 192-201. Sulla storia del problema comunitario nella filosofia moderna, cfr. in particolare La comunit delle menti come problema della filosofia moderna, in Per una storia del concetto di mente, a cura di E. Canone, Firenze, Olschki, 2005, pp. 343-362.

    5 Analogia del soggetto, analogia dei diritti, in Pluralit delle culture e universalit dei diritti, a cura di F. DAgo-stino, Torino, Giappichelli, 1996, pp. 99-108, p. 103.

    teodicea costituisce un altro argomento kantiano che Olivetti in generale rilegge sotto lottica della messa in crisi dellontoteologia.1 Mentre letica come filosofia prima al centro di un saggio su Kant composto in occasione del bicentenario della Critica della ragion pura e dunque di quel periodo.2 Sarebbe estremamente interessante potersi de-dicare ad una disamina pi accurata della maturazione olivettiana di questo torno di anni, tra la fine dei 70 e linizio degli 80, in cui nuovi temi ed autori si incrociano con gli interessi precedenti.

    Limitiamoci per ad osservare come di importanza capitale sia la gi citata Introdu-zione alla Religione, altres apparsa per la prima volta in quellepoca. Nelle sue pagine, Olivetti ha loccasione per fare il punto della situazione su diverse questioni, oltre a quelle tematiche gi evidenziate, anche di struttura : la collocazione dellopera nel con-testo della produzione kantiana, ed in particolare il suo essere uno scritto al confine tra critica e dottrina, la sua posizione simmetrica rispetto alla Critica del giudizio, e il suo essere una sorta di completamento negativo del percorso critico, nella progressiva differenziazione dello stesso. Inoltre, Olivetti rende ragione alla complessit e al valore speculativo dellopera, anche proprio nelle sue sfasature ( unopera pasticciata diceva a lezione, ma lalta cucina sempre pasticciata ), e non manca infine di descrivere la storia della sua ricezione.3 Per argomento e per tipologia, il testo pu essere letto in continuit con lIntroduzione che Olivetti dedica ad unaltra opera di traduzione, quella del Saggio di una critica di ogni rivelazione di Fichte. Essa costituisce un ulteriore capitolo storiograficamente molto importante, e di nostro interesse in particolare per lo sguar-do che getta sugli ultimi anni di Kant e sulla direzione idealistica che assume la filosofia critica proprio a partire da questioni di filosofia della religione. Al giovane discepolo di Kant, che pone a tema la rivelazione, radicalizzando il passaggio dalla teologia alla religione, Olivetti ascrive il merito di aver portato alla luce le questioni della comunica-zione e dellintersoggettivit, mai affrontate sino in fondo da Kant, che pur ne intuisce limportanza sin dai Sogni di un visionario.4

    allora un approfondimento ulteriore della questione intersoggettiva, ispirato anche da un confronto con il ripensamento del trascendentale operato da Fichte, la direzione che prende il percorso successivo olivettiano, portando a compimento le esigenze de-scritte. luniversalizzazione non pu aver luogo al prezzo della univocazione del sog-getto :5 in questa fulminante espressione, formulata proprio a proposito dei paradossi del terzo capitolo della Religione, si pu leggere una sintesi del passaggio alla nuova prospettiva dellanalogia subjecti, maturata a seguito delle esigenze descritte. In conti-nuit con le prime riflessioni che qui abbiamo sottolineato, l analogia del soggetto

  • francesco valerio tommasi68

    1 Ivi, pp. 98-99. 2 Cfr. AS, pp. 73-74.3 Cfr. il saggio, di cui queste pagine di Analogia del soggetto sono una rivisitazione, Intersoggettivit, alterit,

    etica. Domande filosofiche a E. Levinas, in Archivio di filosofia , liii, 1985, pp. 265-287.4 AS, p. 76. 5 AS, p. 78. 6 AS, pp. 99 e ss.

    presentata proprio come concezione in grado di superare la dicotomia tra analogia entis filosofica e analogia fidei teologica .1

    2. Trascendentale senza illusione

    Ancora una volta, Kant strumento efficace per abbordare il significato della nuova proposta. Se si pone attenzione allindice di Analogia del soggetto, si pu notare come la parola che ricorre pi spesso nei titoli dei saggi che costituiscono i capitoli del volume ben tre volte trascendentale : si riscontra nei due testi della seconda parte, Inver-sione dellappercezione trascendentale e Trasformazione comunicativa dellappercezione tra-scendentale, e in quello che apre la terza, Unificazione trascendentale e alterit ; ovvero : luno e laltro. Nei primi due, Olivetti si sta confrontando in modo particolare con quelle che possono essere interpretate come riprese contemporanee del kantismo Levinas, Apel e Habermas mentre nel terzo scritto il suo discorso prende gi vie pi autonome.

    Inutile dire come soprattutto Levinas sia decisivo. Ma particolarmente rilevante per noi come Olivetti pensi Levinas anzitutto in rapporto a Kant il che certo meno scontato rispetto agli altri due pensatori sottolineando che la novit del filosofo fran-cese non va rinvenuta solo in una presa di distanza dallontologia, ma anche in un ribal-tamento della soggettivit dellio penso e dellappercezione trascendentale.2 Levinas, quindi, giocato per andare al di l di Kant, in una radicalizzazione della questione intersoggettiva, di cui si diceva. Ma Levinas giocato anche con Kant : a lui infatti vengono poste domande filosofiche ,3 che sono impostate sulla scia di un esplicito ri-ferimento a Kant. Olivetti rimarca come linversione dellappercezione trascendentale sia un trascendere , un movimento metafisico , di risalita a ci che rende possibi-le , al trascendentale ;4 e in questo senso, egli appaia il tentativo levinasiano a quello di Fichte, perch entrambi rispetto evidentemente a Husserl luno, e a Kant laltro tenterebbero una trasformazione protologica della filosofia trascendentale ,5 per risalire ad un piano che si sottragga alla determinazione reciproca degli opposti. Il con-fronto allora necessario, secondo Olivetti, per vagliare quanto la proposta levinasiana non rischi di essere un mero dj vu. Se sia Husserl, che Fichte, che parzialmente anche Kant, procedevano nella direzione di trasformare intersoggettivamente lappercezione trascendentale, la strada per affrontare compiutamente questa necessit passa, secondo Olivetti, non attraverso una mera reiterazione dei soggetti su di un piano simmetrico, ma per una trasformazione del soggetto stesso in senso asimmetrico. Su questo tema, Olivetti d vita ad un serrato confronto con Apel e Habermas, che certo non possibile seguire nel dettaglio, ma di cui si deve nuovamente rilevare lorizzonte di impostazione kantiano. Cercando di unire piano descrittivo e normativo, le proposte di comunit trascendentale della comunicazione o di situazione comunicativa ideale rischiano la fallacia naturalistica, riuscendo a giustificare al limite il dover essere del fatto, ma non il fatto del dover essere.6

    Ogni Faktum der Vernunft, che in quanto fatto sarebbe ancora un essere a cui si potrebbe rivol-gere laccusa di fallacia naturalistica, trova nella esteriorit del senso la propria origine assente, la quale comanda il dover-essere del fatto . [] . Lesteriorit del senso rispetto ad ogni essere,

  • la riflessione con kant e al di l di kant 69

    1 AS, p. 109.2 Cfr. ad esempio Premessa, in Archivio di filosofia , lv, 1987, pp. 11-12, p. 11 e nello stesso volume, Letica

    tra tecnica e mito, pp. 167-181. Nel volume. 3 AS, p. 112.4 AS, p. 114. 5 Cfr. AS, p. 84. 6 AS, p. 115.

    anche rispetto a quello normativo che si esprime nel fatto della ragione e negli imperativi storicamente formulati, non solo fornisce limperativit al modello comunicativo simmetrico [] , ma rappresenta anche la vera riserva critica che impedisce a quel modello di trasformarsi in strumento ideologico di dominio.1

    Non a caso, loriginale utilizzo olivettiano in senso antifondativo dellespressione filo-sofia anteriore , anzich filosofia prima , per letica, inizia a riscontrarsi in un periodo immediatamente successivo alle prime analisi approfondite di Apel e Habermas.2 La trasformazione dellappercezione trascendentale in sintesi della comunicazione non pu non comportare, secondo Olivetti, anche un distacco da un soggettivismo classico in cui lapriori staticamente antecedente al fatto. Lasimmetria dei soggetti decisiva per non compromettere la sostituzione della sintesi della comunicazione alla sintesi dellappercezione, e dunque non ricadere in una riflessione paleosoggettivistica che, pensando nuovamente una auto-fondazione, non costituirebbe altro che una nuova forma di Schein trascendentale, oltre che ad autocontraddirsi, perch non pi comuni-cativa.

    Se la soggettivit autonoma e il suo dovere hanno bisogno di allargarsi come vide il tardo Kant alla dimensione comunitaria, e se questo Gemeinwesen sempre secondo il tardo Kant non pu essere autofondante, ma deve nominare Dio come fondatore, ci dovuto al fatto che la voce effrazione della coscienza e del Bewutsein.3

    Uneffrazione della coscienza che porta il primato della morale kantiana ben al di l di Kant (anche se gi il dovere di natura speciale rappresentato dalla necessit di costitu-ire la comunit etica travalicava esplicitamente, nella Religione, il potere individuale).

    Antecedente al bisogno altrui che deve (nel senso del Sollen) essere soddisfatto un mio dovere che non pu (nel senso del Knnen) mai venir soddisfatto : devi dunque non puoi , si potrebbe dire, profanando ci che kantianamente solo veramente sacro o santo.4

    Listanza critica moderna in certo modo inaugurata o comunque resa paradigmatica dalla soggettivit riflessiva kantiana viene per mantenuta in tutta la sua portata, e anzi, radicalizzata. Si procede quindi anche con Kant, e Olivetti scorge in Levinas movenze profondamente razionalistiche .5

    Non si sar mai abbastanza insistito sul carattere non edificante, bens critico, di una visione siffatta : carattere radicalmente critico e compitore della riflessione critica in un movimento che, nel tornare su di s, non si chiude su di s autologettimandosi. Se vogliamo fare riferimento alla domande in cui Kant riassumeva limpresa critica alla quale attendeva cosa posso sapere , cosa debbo fare , cosa mi lecito sperare si pu dire che esse rappresentino un clmax cul-minante nellultima domanda : la domanda in cui, appunto, il movimento riflessivo, nel tornare su di s, e per il fatto di questo ritorno, si apre allesterno della soggettivit, oltre il limite del sapere-potere.6

    Se dunque avevamo detto di come proprio una riflessione sullintersoggettivit, allin-terno della filosofia trascendentale, chiariva la necessit di travalicare una posizione pur ritenuta decisiva quale quella dello schematismo dellanalogia , ora vediamo come lesigenza intersoggettiva conduca ad un riguadagno dellistanza originaria dellanalo-

  • francesco valerio tommasi70

    1 AS , Prefazione.2 AS, p. 196. Sulla lettura di Simon cfr. anche Wort, Schrift, Religion, in Zur Philosophie des Zeichens, a cura

    di T. Borsche, W. Stegmaier, Berlin-New York, De Gruyter, 1992, pp. 40-55. 3 Cfr. AS, p. 105 e p. 207. 4 AS , pp. 164-5, nota 19.5 P. 133. 6 P. 90. 7 Cfr. AS, p. 91.8 Il saggio citato di domande filosofiche a Levinas era stato raccolto negli atti di un Colloquio Ca-

    stelli intitolato significativamente : Ebraismo, Ellenismo, Cristianesimo. Quale diretta presa di distanza dalla lettura trascendentalista di Olivetti, inoltre, pu essere letta la levinasiana presa di distanza da Fichte e dal trascendentale che si riscontra in un suo saggio presentato lanno dopo nel contesto dei Colloqui Castel-

    gia stessa, ossia allasimmetria. Si postula allora lorigine analogica di ogni logica ,1 che altro non , con esplicita ripresa delle letture di Simon, se non la katastroph della filosofia trascendentale in filosofia del segno .2 Anchessa va pensata, ancora una volta, con riferimento storico a Kant, perch gi anticipata, secondo Olivetti, dallobiezione metacritico-linguistica di Hamann e Herder al purismo del pensiero critico.3 Analogia del soggetto dunque pluralizzazione necessaria dei soggetti dellanalogia, ma anche, allo stesso tempo, trasformazione del soggetto in senso analogico. Possiamo a questo punto leggere per intero le righe olivettiane sullo schematismo dellanalogia cui ave-vamo fatto riferimento in apertura.

    Bisogna dire, peraltro, che lutilizzazione della teoria dello schematismo dellanalogia a pro-posito della persona umana e della morale, da parte di Kant, altamente problematica ; e ci proprio perch Kant pensa in termini di simmetria e di universalizzazione della massima : si veda la nota sullo schematismo dellanalogia della Religion [] , dove laffermazione della necessit di schematizzare la persona morale rappresentandola umanamente viene esemplificata con la schematizzazione cui si accomoda la Scrittura al fine di rendere afferrabile lamore divino anche per gli indegni (ma qui siamo nel campo della supererogazione, non della morale e della simmetria kantiana !), laddove inconcepibile per la nostra ragione come un essere total-mente bastevole a s possa sottrarsi (berauben) qualcosa di ci che possiede (ma ci ha a che ve-dere con un discorso ancora diverso, e cio con la teologia razionale, anzi con l ontoteologia , anche nel senso kantiano del termine, non con la morale !).4

    Secondo questa nuova comprensione dellanalogia, un rapporto ed una commisura-zione tra i due investiti di analogazione tra luno e gli altri di identit e differenza, uomo e Dio etc va cercato nella terza persona. Su quel piano, derivato, si pu recuperare il trascendentale : un trascendentalismo sui generis perch [] dominato da un gioco di asimmetrie ,5 e dunque ormai privo della costitutiva illusoriet di ogni fondazione. La terza persona derivata. Ciononostante, imprescindibile :

    per quanto radicale sia la passivit etica, essa non lo sar mai al punto di esimere la vittima, o leletto, dalla responsabilit attivit per i diritti del terzo.6

    Si apre cos una questione particolarmente complessa, che ha molto impegnato la rifles-sione olivettiana degli ultimi anni. Possiamo qui osservare solo come la terza persona, e quindi il recupero del trascendentale, non significhino semplicemente lintroduzione di una mediazione nel rapporto asimmetrico. Mediazione certo presente in Olivetti, sin dalla scelta di leggere Levinas sotto il titolo dellanalogia ; o, ancora, nella lettura in termini kantiani, tramite la distinzione tra stato civile giuridico e stato civile etico , proprio della distinzione tra la fraternit e lordine sociale ;7 ma rintracciabile anche nel ruolo nuovamente fondamentale dellimmaginazione. Mediazione presente, nel solco di una ispirazione, anche per quanto riguarda la lettura specifica di Kant, tipicamente cristiana e, particolarmente, cattolica :8 si pensi alle riflessioni, incentrate proprio attor-

  • la riflessione con kant e al di l di kant 71

    li : cfr. E. Levinas, De lunicit, in Intersoggettivit, socialit, religione, Archivio di filosofia , liv, 1986, pp. 301-307, p. 305. Il riferimento a Fichte, infatti, piuttosto estrinseco rispetto alla produzione levinasiana. Devo questa preziosa osservazione ad Irene Kajon.

    1 Cfr. Simmetria e asimmetria : sullinterpretazione mathieuana del Kant pratico, in Archivio di filosofia , lxiii, 1-3, 1995, pp. 317-326. In questo saggio lo schematismo dellanalogia chiamato in causa in modo interessante per rendere ragione della questione della definizione dellumanit.

    2 AS, p. 90. 3 Cfr. AS, pp. 65-6. 4 Cfr. AS, p. 165, nota 19.5 Cfr. Die Ernhrung des Anderen. Vorberlegungen zu einem dankenden eucharistischen Denken, in Das

    Heilige im Denken. Anstze und Konturen einer Philosophie der Religion, zu Ehren von Bernhard Casper, a cura di K. Kienzler, J. Reiter, L. Wenzler, Mnster, lit, 2005, pp. 147-158.

    6 Cfr Istanza trascendentale e problema del male. A proposito della seconda edizione di La religione come strut-tura e come modo autonomo della coscienza , in Ermeneutica e destinazione religiosa, a cura di D. Venturelli, Genova, Il Melangolo, 2001, pp. 263-273.

    7 Cfr. Compassione o teodicea. Lappropriazione religiosa del problema del male nella filosofia contemporanea, in Seconda navigazione. Annuario di filosofia , Milano, Mondadori, 1999, pp. 219-238, in particolare le pp. 224-226.

    8 Cfr. Trascendentale senza illusione. Ovvero : lassenza della terza persona in La persona e i nomi dellessere, Scritti di filosofia in onore di Virgilio Melchiorre, a cura di F. Botturi, F. Totaro, C. Vigna, Milano, Vita e Pensie-ro, 2002, vol. 1, pp. 429-441, p. 429.

    9 Cfr. Teologia e analogia subjecti, in LOccidente della verit, a cura di C. Ciancio e F. Vercellone, Milano, Guerini, 1998, pp. 15-23 ; Intersubjektivitt und philosophische Gotteslehre, in Archivio di filosofia , lxix, 2001, pp. 13-20 ; Metaphysik, Intersubjektivitt, Theologie, in Metaphysik. Herausforderungen und Mglichkeiten, a cura di V. Hsle, Stuttgart-Bad Cannstatt, Frommann-Holzboog, 2002, pp. 117-131 ; Trascendentale senza illusione. Ovvero : lassenza della terza persona, in Etica, trascendentale e intersoggettivit, a cura di C. Vigna, Milano, Vita e Pensiero, 2002, pp. 127-140 ; Transcendantal sans illusion ou : labsence de la troisime personne, in Du dialogue au

    no al trascendentale ed allanalogia, di interpreti quali Rigobello, ma gi anche a quella della scuola di Marchal, di Rahner o di Przywara. In Olivetti non si tratta, per, di met-tere in luce, mediante lanalogia, la possibilit di un oltre il trascendentale per ridare validit alla metafisica teorica. Non a caso, un altro autorevole esponente kantiano di scuola cattolica, Mathieu, letto da Olivetti nei termini del rischio della simmetrizza-zione.1 Dunque non si tratta solo di una sia pur presente esigenza di mediazione : Oli-vetti lega infatti tra loro i temi levinasiani della terza persona e dellilleit, il da sempre non pi soggetto della societ oggettivata [] con lanteriorit da sempre ritrattasi di quel volto che ne rivela la traccia .2 Per questo la terza persona ci a cui si nega lo sta-tuto di persona nel senso dellanalogazione simmetrica portata avanti dal soggetto, ma che proprio per il suo essere al di fuori dellorizzonte anche possibilit di far perseve-rare il mondo, oltre il limite soggettivo :3 terza persona allo stesso tempo pi e meno del soggetto. Non a caso, Olivetti si sente forse meno distante da quelle letture kantiane di marca cattolica che problematizzano la nota sullo schematismo dellanalogia nel-la direzione di una cristologia filosofica , come in Tilliette, o nella direzione di uno schematismo storico , come in Melchiorre ;4 oppure che, pi in generale, introducono un necessario carattere temporale nella considerazione dellanalogia, come in Casper ;5 o che tengono conto in modo pi appropriato la questione del male, e dunque dello iato irriducibile che esso comporta rispetto ad ogni riconduzione ad identit, come in Caracciolo,6 e in Pareyson.7

    In ogni caso, terza persona come mediazione inevitabilmente intrecciata con lasim-metria di certo, per Olivetti, trascendentale senza illusione . Questo il titolo di un contributo che, inserito anche in un volume dedicato proprio a Melchiorre, si sarebbe potuto intitolare, dice Olivetti, Razionalit della terza persona,8 e che viene ripreso e ri-proposto molte volte, anche in saggi ancora raccolti da, o dedicati a, studiosi cattolici, come Vigna o Jacques.9

  • francesco valerio tommasi72

    Trascendentale senza illusione vorrebbe significare dunque il carattere radicalmente respon-sivo e responsabile del soggetto [] . Si tratta di una responsabilit cos radicale che pu essere detta con lespressione responsabilit per la responsabilit . Si responsabili non tanto e in primo luogo di qualcosa, ma di qualcuno, e ci vale a dire dei responsabili, per i responsabili, perch vi siano i responsabili.1

    L universalit non solo messa in questione dalla molteplicit personale : le sue esi-genze sono, al contempo, radicalizzate dalla molteplicit stessa. La reduplicazione della responsabilit, lungi dal chiuderla in una riflessivit, la apre allinfinito dellistanza re-ligiosa, quantaltre mai universale e cattolica . Proprio la reduplicazione era il segno, agli esordi kantiani di Olivetti, della gi descritta necessit di rinvenire l istanza critica nella domanda ontologica ( possibilit della possibilit , metafisica della metafisi-ca ) : movimento che conduceva alla necessit di trattare il chi , la persona e la spe-ranza , al di fuori dellessere.2 Listanza critica, come listanza religiosa, sono appunto in-stanze , incalzano la stanza analgesica dellessere, e lillusione del trascendentale. Il giudizio profetico della speranza, che con singolare duplicazione la riguadagna ad un solo corpo, un solo spirito ,3 con colui che fu riconosciuto come uomo quanto a schema ,4 al di l dello schema di questo mondo ,5 trova perci queste le righe con cui si conclude forse lultimo testo scritto da Olivetti in una riflessione filosofica [] il proprio quadro critico :

    che cosa mi lecito sperare , come si suole tradurre, ma anche che cosa non posso non sperare , come pure possibile ed opportuno tradurre. La risposta kantiana alla domanda, che inizialmente era il sommo bene ( derivativo ), si precis poi come comunit etica , ossia popolo di Dio .6

    texte. Autour de Francis Jacques, a cura di F. Armengaud, M.-D. Popelard, D. Vernant, Paris, Kim, 2003, pp. 235-247 ; Transcendental without Illusion : Or, The Absence of the Third Person, in Contemporary Italian Philosophy. Crossing the Borders of Ethics, Politics, and Religion, a cura di S. Benso e B. Schroeder, New York, State Univer-sity of New York, 2007, pp. 149-160.

    1 Trascendentale senza illusione, cit., p. 430.2 Cfr. Listanza critica nella domanda ontologica, cit. 3 Ef. 4,4.4 Fil 2,7. 5 1 Cor. 7, 31.6 Universalit e molteplicit personale, in Universalismo ed etica pubblica, a cura di F. Botturi, F. Totaro, C.

    Vigna, Milano, Vita e Pensiero, 2006, pp. 23-34, 34.