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S.S.S. di 1° grado ad indirizzo musicale “FRANCESCO SOLIMENA” ESERCIZI DI STILE Antologia di testi originali elaborati dagli alunni della classe 2C A.S. 2017/18 Sara

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  • S.S.S. di 1° grado ad indirizzo musicale “FRANCESCO SOLIMENA”

    ESERCIZI DI STILE

    Antologia di testi originali elaborati dagli alunni della classe 2C A.S. 2017/18

    Sara

  • Introduzione

    Ho “ereditato” la 2C da un collega scrittore ed editore, che l’anno scorso ha avvicinato gli alunni al mondo della scrittura creativa.

    Ho voluto che i ragazzi proseguissero il percorso intrapreso, perché credo che, nonostante la velocità e la sintesi che caratterizzano la comunicazione multimediale dell’attuale era digitale, sia ancora molto importante educare gli adolescenti ad apprezzare il fascino della lettura e della scrittura e aiutarli ad esprimere con la forza della parola creativa il proprio mondo interiore, fatto di pensieri, emozioni, sogni, fantasia ed immaginazione.

    Durante l’anno i ragazzi hanno imparato a conoscere i vari tipi di testo e si sono cimentati con la stesura di elaborati originali, relativi ai vari generi letterari. Lavorando da soli o in gruppo, con interesse e passione e talvolta anche con poco entusiasmo e scarsa fiducia nelle proprie capacità, tutti gli alunni sono riusciti comunque a dare il proprio contributo realizzando dei lavori interessanti.

    Alcuni testi mi sono subito sembrati perfetti, altri hanno avuto bisogno di piccole o grandi correzioni e integrazioni, sempre condivise con gli alunni e nel rispetto delle loro idee originali. Tutti gli elaborati, comunque, mi hanno resa orgogliosa e felice di constatare la ricchezza di idee, la carica di emozioni e le potenzialità espressive che i ragazzi possiedono dentro di sé, talvolta in modo inconsapevole, che potrebbero esplodere se essi ci dedicassero più attenzione.

    Questa piccola pubblicazione dei racconti e delle poesie più significative scritte durante l’anno scolastico 2017/18 da ogni singolo alunno della 2C vuole essere un riconoscimento del loro impegno e un incoraggiamento a fare sempre meglio.

    Ad maiora, miei carissimi alunni!

    Con affetto,

    La prof.ssa Viviani

  • INDICE

    FANTASY

    1. Il prescelto - Christian 2. La fenice - Gioele 3. La vendetta di Solman - Desiré 4. Metaumani e Cranks - Fabiola

    AVVENTURA

    1. Una serata “tranquilla” - Clara 2. La setta - Alessandro

    GIALLO

    1. Dalle memorie del Detective James Hopper - Antonio, Francesco, Giuseppe e Marco 2. Il mistero del furto - Sara 3. Il Serial killer – Alessandro e Francesco

    TESTI ESPRESSIVI

    Diario personale:

    1. Il compleanno - Melania 2. Amore - Francesco 3. La neve! - Sabrina

    Lettera personale:

    1. Immaginandomi nel futuro - Antonio e Giuseppe 2. Una gita scolastica - Assunta e Patrizia

    PRIMO APPROCCIO AL TESTO ARGOMENTATIVO. Opinioni a confronto

    1. Social network: un parere contrario – Fatima 2. Social network: un parere favorevole - Ciro 3. Lo sport: un’attività fondamentale per gli adolescenti, e non solo- Melania 4. Lo sport: importante, ma non indispensabile - Sara

    TESTI POETICI

    1. Sorriso di primavera - Melania e Sara 2. Notte pensosa – Alessandro, Giuliano e Silvano 3. Estate – Giovanna e Serena 4. Suoni di primavera – Gioele e Giuseppe

  • FANTASY IL PRESCELTO

    Seduto al penultimo banco, Lucas ascoltava distrattamente il professore di matematica che spiegava. Si sentiva più smanioso del solito e non riusciva a concentrarsi. Improvvisamente gli parve di sentire una voce che gli diceva “Tu sei il prescelto”. Lucas si guardò intorno, girandosi e rigirandosi, ma non vide nulla di strano. Sembrava che nessun altro a parte lui avesse udito quella frase. Cercò con poco successo di riportare l’attenzione alle formule scritte sulla Lim, ma la voce senza volto si ripropose con volume più alto, e questo si ripeté varie volte. Alla fine dell’ora Lucas raccontò il fatto al professore, che gli disse con tono rauco “Carrera, nell’ultimo mese mi sembri molto alienato. Non credi che dovresti dedicare più ore allo studio invece che ai mondi irreali dei videogiochi?”

    Abbassando la testa, Lucas chiese il permesso di andare in bagno; voleva prendere un po’ d’aria e riflettere sull’accaduto. Possibile che stesse impazzendo?!? Si rinfrescò la faccia, ma mentre si guardava allo specchio vide il riflesso di uno strano essere che sbucava dal muro dietro di lui.

    - Lucas, tu sei il Prescelto delle antiche scritture. Ci devi aiutare! - Io?!? Ma se ho solo 15 anni! - Dico sul serio. Vieni con me. Ora! Chiudi gli occhi al mio tre. 1…2…3… APRITI

    CENTUX! Un fascio di luce improvviso li assalì e li tele-trasportò a Centux. Era uno strano posto, circondato da una bolla di aria magica che - Lucas suppose - era stata

    creata per proteggere quel mondo. Lucas sentì una forza misteriosa che lo portava al centro di una piazza su cui si affacciava un

    maestoso castello. Molte strane creature erano radunate in quel luogo, tutte intorno ad un palco abbastanza alto, su cui furono depositati, come se levitassero, Lucas e il suo accompagnatore. Quest’ultimo allora parlò a gran voce: “Fratelli, come ben sapete io sono Steve, Capo del Gran Consiglio della Difesa di Centux, e ho l’onore di presentarvi il Prescelto”.

    Tutti esultavano; elfi, folletti, creature fatate e unicorni lo fissavano. Lucas guardava la folla stupito, e non credeva ai suoi occhi. Avrebbe voluto gridare a tutti che lui non si sentiva affatto una persona speciale: era un ragazzino come tanti, anche un po’ insicuro e spesso addirittura vittima di scherzi dei compagni di classe. Ma non ebbe tempo di dire nulla, perché all’improvviso una guardia urlò “Stanno arrivando!”

    Una nube oscura coprì il cielo; draghi, troll e orchi assalirono il villaggio. Lucas si nascose dietro ad un unicorno, ma gli venne incontro una fata che con voce cristallina lo incoraggiò:

    - Non aver paura e credi in te stesso. Tu sei il Prescelto, colui che secondo le antiche leggende sconfiggerà il Male. Tieni, questo è un bracciale magico che fu creato da maghi potentissimi, molti secoli fa, proprio per te. In tanti hanno provato ad usarlo, ma nessuno è riuscito a capire come funziona. Credo che tu capirai come fare.

    Lucas era sempre più confuso ed impaurito, e non riusciva a spiegarsi come tutte quelle creature magiche potessero aspettarsi la salvezza proprio da lui che non aveva alcun potere. Ma non aveva nulla da perdere e perciò accettò il bracciale. Appena lo indossò si sentì riempire di una strana energia. Si guardò: gli erano spuntate le ali! Improvvisamente un troll sbucò da dietro una roccia e lo attaccò; quasi senza rendersene conto Lucas spiccò il volo allontanandosi dal pericolo, poi guardò intensamente il troll e dal bracciale uscì un fascio di luce che fulminò il nemico all’istante. Lucas si spaventò di quello che lui stesso aveva fatto e fu sul punto di fuggire via, ma fu fermato da Steve, che lo rassicurò con voce dolce ma ferma:

    - Sapevo di aver scelto la persona giusta. Ti stiamo cercando da tanto! Lucas, non preoccuparti; tutto andrà bene. Ora che hai capito di avere dei poteri devi allenarti per imparare a

  • conoscerli e ad usarli. Vieni, ti porto nella mia casa. Quella di oggi era solo una piccola battaglia. Lo scontro decisivo deve ancora venire, ma non credo che tarderà a lungo.

    - Cosa significa tutto ciò? Io non posso restare qui altro tempo! Ormai è notte, a casa mia staranno in ansia e mi staranno cercando dappertutto!”

    - Non preoccuparti, se qui sono passate 24 ore, nel tuo mondo sono passati solo 4 minuti. Lucas si sentì più rassicurato e decise di affrontare quella nuova avventura con coraggio. Era

    la prima volta che tante persone dimostravano di credere in lui, e in cuor suo dovette ammettere che era proprio una bella sensazione.

    Passò qualche giorno e il ragazzo diventò più consapevole dell’energia che aveva dentro di sé. Il quinto giorno, mentre Lucas si allenava, vide accorrere una guardia che urlava “Allarme! Allarme! Sono riusciti ad entrare, e per di più hanno scoperto il passaggio che porta da Centux al mondo del Prescelto. Vogliono conquistare anche quella terra!”

    Lucas sentì crescere la rabbia dentro il suo petto e domandò chi fosse il capo. Steve gli rispose che il comandante dell’esercito del Male si chiamava Tubari e non poteva essere sconfitto nemmeno dal potere del bracciale. Poi gli raccomandò di stare attento agli occhi del Nemico, capaci di incenerire ogni essere vivente che li guardava.

    Lucas, preoccupato per il suo mondo e la sua famiglia, e incurante del pericolo, volò sicuro verso i nemici e affrontò con il suo amuleto magico tutte le creature malvagie che si presentavano sul suo cammino, distruggendole. Arrivò fino a Tubari, e dovette constatare che quello che gli aveva detto Steve era vero: il potere del bracciale non aveva effetto su di luiI Tubari gli chiese da dove venisse. “Dal paese in cui tu non entrerai mai!” - rispose Lucas.

    - Non esserne così certo. Come farai a impedirmelo, essere insignificante? Sei così stupido che sei venuto spontaneamente da me a farti distruggere!

    Tubari si avvicinò pericolosamente a Lucas, che evitò di guardarlo; attese con grande sangue freddo che il nemico gli fosse a due passi, poi, proprio nell’attimo in cui Tubari cercava di incrociare il suo sguardo malvagio con gli occhi del Prescelto, il ragazzo cacciò dalla tasca uno specchietto e se lo pose sul viso. “Con uno specchio è cominciata questa storia, e con uno specchio finirà!” - esclamò.

    - Nooooo! Tubari fu colpito dal suo stesso sguardo malefico, riflesso dallo specchio, ed esplose nel

    nulla insieme a tutte le sue creature. “Evviva!” - urlarono tutti gli abitanti di Centux, correndo ad abbracciare e a portare in

    trionfo il Prescelto. Fu fatta una grande festa, ma mentre Lucas era ancora circondato da ogni sorta di creature magiche che si congratulavano con lui, si sentì trasportare via e scomparve. Si ritrovò nel bagno della scuola. “Oddio, è tardissimo!” Subito corse in classe.

    “Carrera, dove sei stato?” - urlò arrabbiatissimo il professore - Stai fuori da venti minuti! E non dirmi che eri in bagno perché ho mandato il compagno a cercarti e non ti ha trovato! Convocherò i tuoi genitori a colloquio domani mattina.”

    Lucas non cercò nemmeno di giustificarsi. Con un sorriso enigmatico tornò al suo posto a fare gli esercizi di matematica, che stranamente gli sembrarono facilissimi….

    Christian

  • LA FENICE Eupharia e Gandor erano appena usciti dal varco che portava nella dimensione degli

    Stranger. Si vedeva che quella terra era già stata stregata da Veda: la dimensione era buia e fredda e piena di creature perfide e orribili; inoltre si sentivano in lontananza i tormentoni dei Dissennatori che davano ad Eupharia un senso di stanchezza e paranoia.

    Gandor le sollevò il viso con delicatezza e le sorrise. “Su con la vita, Eupharia!” Lei lo guardò come se si sentisse presa in giro e rispose “È facile per te, sei un elfo, e sei abituato a mondi strani come questo…”

    Beh, forse Gandor non aveva tutti i torti, pensò Eupharia tra sé. Scoraggiarsi non serviva a nulla, anzi era proprio ciò che voleva il Nemico. Cercò con tutte le sue forze di vincere quella assurda e terribile tentazione di arrendersi e di scivolare nella pace della sconfitta, senza più pensieri, finalmente, senza la responsabilità di combattere un nemico molto più forte di lei.

    Eupharia era una ragazza dolce e coraggiosa allo stesso tempo, un po’ troppo “ingenua”, come spesso le diceva Gandor. Lo aveva conosciuto da poco, da quando era piombata in quella terribile avventura, ma gli si era subito affezionata molto.

    Immersa nei suoi pensieri, la ragazza quasi non si era accorta che erano ormai arrivati a destinazione. L’elfo le disse, interrompendo le sue riflessioni, “Dobbiamo spezzare la collana di Veda se vogliamo rompere l’incantesimo della Fenice”. Eupharia annuì e rispose “Lo ricordo come se fosse ieri: ero con Veda quando la Fenice entrò nel suo corpo…” Gandor fermò Eupharia con uno scatto. I tormentoni che incupivano l’atmosfera erano improvvisamente cessati e il tempo sembrava essersi fermato; Gandor temeva che i Dissennatori stessero tendendo una trappola.

    Ad un certo punto spuntarono orde ed eserciti di Dissennatori! Gandor usò la magia ed Eupharia la spada incantata che le avevano prestato gli elfi. “Sono in troppi, Gandor! Cosa facciamo? ….Gandor?!?” L’amico non era più accanto a lei! Lei capì, troppo tardi: era una tattica per distrarli e separarli. Si voltò e vide con orrore l’elfo mentre veniva trafitto dalla lama agghiacciante di Veda.

    Un dolore tremendo bloccò il respiro di Eupharia. Veda le gridò con un ghigno maligno “Ora tocca a te!” Eupharia non aveva più la forza di

    continuare a combattere da sola e senza opporre resistenza si lasciò prendere da Veda, che iniziò a torturarla. Ormai in fin di vita, la ragazza sospirò poche parole alla nemica. “So che ti ricordi di me e che dentro di te c’è ancora un po’ di Bene.”

    Veda rimase perplessa e paralizzata. Qualcosa nelle parti più remote della sua anima iniziò a muoversi, poi una luce fortissima spuntò dalla sua collana ed entrambe furono risucchiate in un varco spazio-temporale e trasportate su un prato morbido e soffice che le accolse nella dimensione terrestre.

    “Amica mia, cosa ti ho fatto?!? Perdonami!” esclamò piangendo Veda. “Non preoccuparti, ho sempre saputo che non eri in te. Tutta colpa della collana che

    comprammo in quello strano negozio di antiquariato. Per fortuna ora è tutto finito e siamo di nuovo insieme.”

    Le due amiche si abbracciarono, spezzando in mille frantumi la collana maledetta.

    Gioele

    LA VENDETTA DI SOLMAN Evia passeggiava per le strade del suo paese quando tutto ad un tratto una nebbia scura come

    la morte ricoprì il mondo circostante. Evia sentì una voce sconosciuta che diceva “Io vi distruggerò!”. La nebbia scomparve ed Evia, pallidissima, vide i suoi genitori che accorrevano

  • verso di lei per chiederle se si sentiva bene; la ragazza rispose di sì, ma mentre lo diceva svenne. Rimase a lungo in uno stato di trance; quando dopo quattro giorni si riprese il suo primo pensiero fu quello di andare dalla Regina. Stranamente fu accolta subito da lei e appena fu in sua presenza le chiese “Vostra Altezza, cosa succede? Perché quattro giorni fa una nebbia nera ha circondato il nostro paese?

    “La vendetta di Solman” - rispose la regina. “Cosa significa?” chiese Evia. “Cara, è giunto il momento di dirti tutta la verità, perché tu sei una persona speciale. Non è

    un caso che la nebbia oscura ha avuto quell’effetto così forte solo su di te. Duemila anni fa Solman era il mago di corte e anche il più potente di tutto il mondo, ma il potere gli diede alla testa e lui iniziò ad usare la magia per scopi malvagi, finché Syrion, un tuo antenato, lo intrappolò in un diamante magico, nascondendolo in un luogo segreto in modo che nessuno lo scoprisse. La mappa se la portò nella tomba. Ora evidentemente Solman sta tornando. Per sconfiggerlo l’erede deve ricomporre il potente scettro di Syrion, che alla sua morte fu diviso in tre pezzi. Sei tu che devi cercarli; sei tu l’erede! Nessuno sa come fare a trovarli, ma gli antichi libri dicono che occorrono gentilezza, coraggio e intelligenza. Ecco, questa è la mappa disegnata da Syrion, l’abbiamo recuperata. Ti sarà utile. Stai attenta perché dovrebbe esserci un’altra prova misteriosa da superare.”

    Evia non sapeva cosa dire. Voleva aiutare i suoi amici e concittadini, e soprattutto i genitori, ma non si sentiva all’altezza della missione. La regina allora la rassicurò.

    “Non preoccuparti, non sarai sola. Avrai una squadra con te: ti manderò Lore il medico, Maio l’arciere, Ruma lo spadaccino e lo scassinatore Angolì. Andate: siamo nelle vostre mani!”

    La compagnia partì all’alba del giorno seguente, e dopo aver viaggiato senza sosta si accampò nel bosco per la notte. Il gruppo decise di organizzare dei turni di guardia per non essere sorpreso dai nemici.

    Mentre Evia faceva l’ultimo turno di guardia, quando il cielo si stava ormai rischiarando per il sole quasi nascente, la ragazza vide un’ombra avvicinarsi a lei. Subito scattò in piedi per svegliare gli altri, ma poi si accorse che la creatura che stava sbucando dai cespugli alla sua destra era un elfo ferito e in difficoltà. Senza allarmare gli altri, decise di curarlo con delle pozioni trovate nella borsa del medico Lore. Stranamente l’elfo guarì subito e per ringraziare Evia le diede il pezzo inferiore dello scettro magico.

    Evia capì: aveva superato la prova della gentilezza! Svegliò immediatamente i compagni per raccontare l’accaduto; essi dapprima si arrabbiarono con Evia perché era stata imprudente, ma poi la gioia per aver recuperato una parte dello scettro ebbe il sopravvento.

    Si rimisero tutti in cammino. Più avanti videro un uomo che ad Evia ricordava un signore ritratto in un vecchio dipinto di famiglia; pensò che potesse essere il suo antenato e disse agli amici che era suo compito andare a parlargli. L’uomo però si trovava al di là di una barriera di nebbia simile a quella che aveva fatto star male Evia; Ruma lo spadaccino, che si era innamorato della ragazza fin dal primo momento e che temeva l’effetto violento della nebbia su di lei, le impose di non attraversarla e si offrì di andare al posto suo, ma Evia che era testarda non volle ascoltarlo. Sentiva che se non ci fosse andata di persona quell’uomo sarebbe sparito. Pur sapendo che avrebbe potuto essere pericolosa, attraversò la nebbia sotto gli sguardi preoccupati dei compagni, pronti a intervenire in caso di necessità. Al passaggio di Evia però la nebbia diventò di un colore bianco e azzurro chiarissimo e non fece alcun male alla ragazza, che così scoprì di aver superato la prova del coraggio. Lo strano uomo le diede la parte centrale dello scettro e le cinse al collo una catenina bianca come la neve con appesa una chiave azzurra come il cielo. Poi sparì.

    Evia unì i due pezzi dello scettro già trovati ed essi iniziarono a brillare, poi galleggiando nell’aria volarono vicino a una piccola roccia; Angolì si accorse che la roccia aveva una minuscola fessura che sembrava una serratura; Evia provò ad infilare la chiave ricevuta dal vecchio. Entrava perfettamente nel foro. Avevano superato la terza prova, quella dell’intelligenza! La ragazza fece girare la chiave e la roccia si trasformò improvvisamente in una piccola sfera di cristallo. Era la

  • pietra dello scettro! La compagnia mise insieme i tre pezzi recuperati e lo scettro così ricomposto irradiò una luce abbagliante quasi più forte del sole, e insieme alla luce uscì anche una voce che disse ad Evia: “Tu non sei ancora degna di possedere lo scettro del mago più potente del mondo!” Evia sentiva che Solman era ormai vicino: era fondamentale avere il potere dello scettro per sconfiggerlo e allora chiese ad alta voce: “Syrion, come faccio ad avere la tua fiducia?” Lo scettro rispose “Sblocca il lucchetto che è dentro di te. Solo quando lo aprirai, tu la mia fiducia avrai”.

    Mentre Evia cercava di interpretare quelle strane parole, improvvisamente comparve Solman pronto ad attaccare. L’arciere Maio gli scagliò contro una raffica di frecce, ma il mago sembrava intoccabile; poi Solman pronunciò un incantesimo e un raggio di luce violacea si diresse verso Evia. Ruma si lanciò davanti alla ragazza per proteggerla e fu colpito dal raggio al posto suo, morendo sul colpo.

    Evia si sentì tristissima. Lo scettro parlò: “Ruma si è sacrificato per amore. L’Amore è la forza più grande. Ora che lo hai capito hai sbloccato il tuo cuore e sei diventata degna di usarmi. Su, non perdere altro tempo e attacca Solman col mio potere: hai il permesso”.

    Ancora scossa e piena d’amore e di gratitudine per il sacrificio di Ruma, Evia mosse lo scettro in direzione di Solman, e il mago malvagio si disintegrò in mille scintille nere che scomparvero nel nulla.

    La missione era compiuta, ma Evia non era completamente felice. Turbata dal potere immenso dello scettro, decise di renderlo inutilizzabile. Lo ruppe in cinque parti e le nascose, ma stavolta in posti molto più difficili da trovare.

    Desirè

    METAUMANI E CRANKS Hevermoore era una città molto varia, abitata da elfi, nani, maghi e fate: esseri che andavano

    tutti sotto il nome di Cranks. Ma accanto al popolo magico e orgoglioso dei Cranks c’erano anche dei cittadini per metà Cranks e metà umani, detti Metaumani, che erano evitati da tutti. Tra i due gruppi c’erano continue lotte, e ciò indeboliva la città.

    Uno dei Metaumani però voleva a tutti i costi unire i due popoli: si chiamava Holiver, ed era un ragazzo tanto buono quanto coraggioso.

    Un giorno gli si presentò l’occasione che forse avrebbe potuto aiutarlo a realizzare il suo sogno e lui decise di provare a coglierla, anche se sembrava molto pericolosa. Green, il mago più potente non solo di Hevermoore ma anche delle regioni circostanti, cercava un aiutante. Aveva fama di essere molto malvagio ed era temuto da tutti; Holiver però non aveva paura di lui, perché pensava che anche lui in fondo doveva avere un lato buono. Fu l’unico a presentarsi dal mago e dunque fu assunto in prova.

    Ogni giorno Holiver faceva le faccende più umili nel castello di Green, e intanto si guardava attorno cercando qualcosa che potesse aiutarlo nel suo scopo. Una mattina, mentre spolverava i libri della enorme biblioteca di Green, se ne ritrovò in mano uno che sembrava più antico, senza copertina e tutto ingiallito. Era diverso da tutti gli altri libri di incantesimi di Green. Incuriosito, il ragazzo iniziò a sfogliarlo. In quello strano testo c’erano scritti i punti deboli dei Cranks e dei Metaumani.

    Holiver era tutto immerso nella lettura quando improvvisamente sentì una voce angelica femminile che proveniva dal seminterrato, una zona del palazzo in cui non aveva il permesso di andare. Approfittando del fatto che Green era fuori per alcuni giorni per delle commissioni, il ragazzo infranse il divieto e si diresse verso quella voce, addentrandosi nei sotterranei. Arrivò a una cella che si trovava in un luogo oscuro, nelle segrete più profonde del castello, e lì trovò una giovane Fata, che gli disse di chiamarsi Calipso e di essere stata imprigionata da Green perché lei

  • era più potente di lui. Il mago l’aveva tenuta a lungo segregata in una zona schermata da un campo anti-magia che l’aveva indebolita e le aveva assorbito quasi tutti i poteri.

    Holiver fu subito affascinato dalla fata, anzi se ne innamorò a prima vista, e decise di liberarla. Appena entrò in contatto con Holiver, Calipso ebbe una improvvisa visione in cui c’era il ragazzo che combatteva contro Green. Gliela raccontò, e a sua volta Holiver le rivelò dello strano libro che aveva trovato poco prima nella biblioteca. Mettendo insieme questa e altre informazioni, dedussero che il mago stava progettando di sottomettere gli abitanti di Hevermoore. La fata disse a Holiver che, secondo la premonizione appena avuta, evidentemente era lui il predestinato ad ostacolare i progetti del mago. Nei pochi giorni di assenza di Green Calipso addestrò Holiver ad usare arco e frecce; Holiver scoprì di avere una mira incredibile, e decise allora di farsi chiamare Green Arrow. L’allenamento era quasi giunto al termine quando il mago malvagio ritornò al suo castello. Holiver lo attaccò subito da lontano con le frecce, senza dargli tempo di capire cosa stesse succedendo. Il mago rispose lanciando istintivamente un incantesimo, ma il ragazzo era ben protetto dietro un muro e non fu colpito. Subito lanciò un’altra freccia che andò dritto al bersaglio, uccidendo Green.

    Per la sua impresa Holiver fu riempito di onori da tutti gli abitanti di Hevermore e fu eletto nuovo governatore della città. Come prima azione, il ragazzo emanò delle leggi che favorirono la convivenza pacifica di Cranks e Metaumani. La città diventò più ordinata e progredita; Holiver sposò Calipso, che pian piano iniziò a recuperare i suoi poteri e aiutò il marito a proteggere la città.

    Fabiola

    AVVENTURA UNA SERATA “TRANQUILLA”

    Il suono del campanello ruppe il silenzio della sera. James andò ad aprire la porta. - Victor, ce l’hai fatta! Ti aspettavo più di un’ora fa. Ti sei accorto che sono già le dieci? Sei

    sempre il solito ritardatario! - Scusami James, è stata una giornataccia! Ho avuto vari contrattempi e non sono riuscito ad

    avvisarti perché avevo il cellulare scarico. Ma per farmi perdonare ti ho portato il thriller che volevi vedere e finalmente ora ci potremo rilassare. Dai, mentre vado un attimo in bagno tu chiama la pizzeria. Pizza, birra, un buon film e un ottimo amico: tutto ciò che mi serve per riprendermi da una giornata pesante!

    Dirigendosi verso il bagno, Victor notò che in camera dell’amico c’era una finestra spalancata che sbatteva per il vento forte, ma non diede peso alla cosa e continuò a camminare. James stava digitando il numero della pizzeria quando udì delle urla provenire dalla sua stanza; lasciò cadere il telefono e corse lì. Victor non c’era. Provò a bussare alla porta del bagno ma non ottenne risposta; ritornò in camera sua e notò il bracciale di Victor a terra, in prossimità della finestra. Si mise il giubbotto, alzò il cappuccio e andò in cerca dell’amico.

    Si rendeva conto che era totalmente inutile; non aveva la minima idea di dove fosse andato; non sapeva nemmeno se era scappato, rapito o altro. Iniziò a cercare per la città; i negozi erano chiusi e non c’era anima viva per strada. Dopo un’ora di ricerche vane andò alla polizia a fare la denuncia. Poi, non riuscendo a stare senza far niente, iniziò a vagare per le strade della città finché arrivò al parco e si fermò a riposare vicino al laghetto. Si sedette sulla sponda e per sfogare la sua frustrazione iniziò a lanciare pietre nel lago. Notò che poco più avanti, appena illuminato dalle fioche luci del parco, c’era un uomo dai capelli lunghi e mossi color argento.

    James si avvicinò per parlargli ma l’uomo fece uno scatto inaspettato verso destra. James per lo spavento cadde a terra. Mentre si rialzava, cercò di tranquillizzare lo strano tipo dicendogli che

  • non voleva fargli niente; per tutta risposta l’uomo gli fece cenno di seguirlo. Senza sapere perché, James sentì che era la cosa giusta da fare e obbedì.

    Si addentrarono in una zona del parco abbandonata, dove la natura era cresciuta selvaggia e intricata. Percorrendo con una certa difficoltà un sentiero pieno di intralci arrivarono presso un tempio che sembrava abbandonato, e di cui James non aveva mai sentito parlare. L’uomo, che intanto non aveva detto nulla tranne che si chiamava Griffith, aprì il portone e fece largo a James, ma appena questi fu entrato, Griffith chiuse la porta bloccando l’altro all’interno.

    James sobbalzò, ma non si fece intimorire. Continuò a camminare da solo, avanzando a tentoni nel buio totale lungo un corridoio che gli sembrava interminabile. Riuscì a trovare una porta, la aprì e mentre si chiedeva se fosse saggio addentrarsi nella stanza, un tonfo lo distrasse dai suoi pensieri.

    Un uomo, legato e imbavagliato, era caduto da un soppalco nel tentativo di liberarsi. Con cautela James si avvicinò: respirava. Lo illuminò con la luce del suo telefonino e si accorse che era Victor! James slegò velocemente l’amico e sorreggendolo ripercorse con lui il passaggio buio e stretto, che gli sembrò ancora più lungo dell’andata. Probabilmente avevano imboccato un bivio laterale, che portava altrove. Mentre procedevano nel loro tortuoso percorso, James chiese a Victor come fosse finito lì; lui rispose che non ricordava niente, tranne la grande botta presa cadendo dal soppalco. Arrivarono finalmente a una grossa porta con tante borchie sopra. Era chiusa a chiave, ma James aveva con sé delle forcine e, utilizzandole come in uno dei suoi amati film gialli, riuscì ad aprirla. All’interno trovò Griffith seduto su una sedia costosissima. L’uomo dai capelli d’argento si alzò e sguainò una spada, di fattura abbastanza antica. Poi disse con voce calma, che tradiva però una rabbia repressa: “Ti stavo aspettando”.

    Quella voce sembrò familiare a James, ma non c’era tempo da perdere in ricordi e supposizioni. Si lanciò subito all’attacco. James era molto agile, ma Griffith aveva il vantaggio della spada e stava per mettere al tappeto James quando Victor, che era rimasto fin troppo a guardare, decise di aiutare l’amico. Strisciando inosservato riuscì a staccare dalla porta due grosse borchie. I due erano così presi dal combattimento che non notarono Victor. Egli posizionò le borchie dietro Griffith, poi fece un cenno a James, che capì la situazione e cercò di far indietreggiare Griffith. L’uomo inciampò e cadde a terra perdendo la spada. La recuperò prontamente James, che avvicinandola al collo di Griffith lo minacciò.

    - Chi sei e cosa vuoi da noi? - Non ti ricordi di me? - disse rabbioso Griffith - stavamo insieme alle scuole medie. - Ma… John! Ecco perché avevi qualcosa di familiare! - John non esiste più. Ora sono Griffith. Mi hai rovinato l’esistenza, con il tuo comportamento

    da ragazzo modello. - Io?!? E che c’entro? E poi, se ricordi bene, eri tu che bullizzavi me alle scuole medie! - Solo perché ti prendevi sempre i meriti di ogni cosa; tutti ti adoravano, e snobbavano me.

    Per colpa tua sono cresciuto sempre nell’ombra e considerato un poco di buono. Ho aspettato a lungo il momento per fartela pagare. E finalmente è giunta la resa dei conti!

    - John, ragiona…. - Ho ragionato fin troppo, meditando a lungo il piano per eliminarti. Ma poi quando sono

    entrato nella tua camera, nel buio non mi sono accorto che avevo rapito la persona sbagliata. Dannata sfortuna! Allora ti ho seguito e ho cercato di attirarti qui per completare il lavoro…

    Il litigio dei due ex compagni di scuola fu improvvisamente interrotto da alcune grida provenienti dall’esterno. La polizia, seguendo gli ultimi spostamenti di James, era arrivata al tempio e irruppe nella stanza. James però disse ai poliziotti che andava tutto bene e che la sparizione dell’amico era stata un malinteso; quindi li congedò, scusandosi per il disturbo. Griffith rimase colpito dal gesto di James.

    - Perché lo hai fatto? - Volevo dimostrarti che non ho nulla contro di te, come non ce l’avevo nemmeno ai tempi

    della scuola. È una cosa orribile uccidere per vendetta, e sono sicuro che tu non lo farai; ho sempre

  • pensato, anche quando ti comportavi da bullo, che non sei così malvagio come vuoi far credere. Dai, voltiamo pagina; non voglio alimentare altri odi.

    Dopo qualche minuto di silenzio, Griffith fece cenno di aver capito ed accettato il discorso di James. Senza parlare abbandonò il tempio, lasciando soli James e Victor.

    - Meno male che volevo trascorrere una serata tranquilla! James, sei pericoloso! La prossima volta che vuoi vedere un thriller non mi invitare!

    - Dai, di cosa ti lamenti? Ti ho salvato, no? E per stavolta l’adrenalina l’abbiamo vissuta dal vivo, altro che film! Su, torniamo a casa. Come al cinema, anche stavolta ha trionfato il Bene….

    Clara

    LA SETTA Il passaggio era lungo, stretto e pieno di curve; poche fiaccole, appese alle pareti con anelli

    arrugginiti, spandevano una luce fioca che creava strane ombre intorno, accrescendo il senso di pericolo. William però non era il tipo da farsi intimorire facilmente. Proseguì tenacemente, concentrandosi sulle orme che si intravedevano sul pavimento polveroso. Sentiva di essere vicino al momento della verità, e mentre proseguiva con cautela, cercando di attutire al massimo l’eco dei suoi passi, ricostruì con la mente la vicenda che lo aveva portato fin lì.

    Ricordò il triste giorno in cui, mentre passeggiava tranquillamente tra le bancarelle del mercato con sua moglie Kira, all’improvviso un uomo tutto vestito di nero con una fascia rosa sul braccio sinistro aveva rapito la donna ed era scappato velocemente, scomparendo tra la folla. William lo aveva rincorso disperato, ma l’uomo sembrava essersi volatilizzato.

    Da quel momento William non aveva avuto più pace; aveva fatto moltissime ricerche su quella fascia rosa e aveva scoperto che essa era il segno distintivo di un’antica setta religiosa che compiva sacrifici umani al suo dio. Sembrava che le vittime preferite per i sacrifici fossero donne bionde e minute, proprio come Kira. Questa notizia aveva gettato nel panico William, che si era reso conto di dover lottare contro il tempo per rintracciare la moglie ancora viva.

    Facendo nuove indagini, William aveva individuato il luogo in cui secondo alcuni vecchi libri si riuniva segretamente la setta. Finalmente, seguendo le indicazioni, era giunto in una caverna situata ai limiti della città. Non era andato laggiù da solo: era con lui il suo inseparabile compagno di avventura Michael. Insieme avrebbero salvato Kira, nonostante le trappole e i trabocchetti di cui sembrava pieno quel posto: questo era tutto ciò che William andava ripetendosi continuamente mentre percorreva il corridoio buio, per non farsi prendere dallo sconforto e dalla paura.

    Ad un certo punto un sinistro scricchiolio del soffitto della caverna riscosse dai pensieri William. Vedendo cadere il soffitto, i due avventurieri iniziarono a correre raggiungendo quasi la fine della grotta; si sentivano ormai in salvo, quando la terra franò sotto i loro piedi e i due precipitarono giù di qualche metro: a sorpresa si trovarono nel nascondiglio dell’uomo con la fascia rosa! Capirono che lui era il capo della setta. In un angolo William vide sua moglie, ancora viva ma legata e imbavagliata. Fu preso da una forte rabbia e non aspettò un altro secondo per attaccare; il nemico però chiamò aiuto e subito arrivarono altri due uomini vestiti come lui. Uno dei due iniziò a sparare e colpì Michael, che cadde subito come morto. L’altro si avvicinò a Kira con un pugnale; allora William, temendo il peggio, sentì crescere dentro di sé le forze insieme alla rabbia: si avventò su di lui, gli tolse il pugnale dalle mani e lo uccise con la sua stessa arma, ma non si accorse che alle sue spalle era arrivato il capo della setta, pronto a sparargli. Fortunatamente Michael, trascinandosi a terra con le sue ultime energie, premette il grilletto e colpì con precisione la testa del nemico, che stramazzò a terra morto. William corse a liberare Kira e insieme scapparono per paura che potessero arrivare altri uomini della setta.

    I due percorsero velocemente il sentiero buio della caverna che li riportò alla libertà. Ritornarono in città e dopo aver denunciato la setta ripresero la loro vita di sempre, cercando di dimenticare la triste avventura.

    Alessandro

  • GIALLO

    DALLE MEMORIE DEL DETECTIVE JAMES HOPPER Nella mia vita da investigatore ho risolto tanti casi, ma uno come questo mai.

    Era la notte del 12 agosto 2003 quando a Seattle, una città portuale sulla costa occidentale degli Stati Uniti d’America, Charlotte Benson scomparve senza dare notizie. Era una ragazzina di 13 anni, esile e leggera, con i capelli lunghi neri e una frangia che le copriva gli occhi, un po’ timida e molto dolce. Il giorno dopo venni chiamato dai genitori della ragazza per indagare sul caso.

    Iniziai chiedendo informazioni alla famiglia, ai vicini di casa e agli amici di Charlotte, numerosi come è normale che sia per una ragazza di 16 anni: compagni di classe, amici conosciuti al campo estivo o al parco, e qualcuno anche virtuale, come potei notare dando una prima occhiata al PC della ragazza. Venni a sapere che erano circa le 21,00 quando la famiglia aveva visto per l’ultima volta Charlotte, che usciva per andare a fare un giro con i compagni del campo estivo. Chiesi i nomi dei ragazzi e li rintracciai ad uno ad uno per interrogarli. Un’amica della vittima mi disse che negli ultimi tempi Charlotte, dopo aver trascorso le serate con loro, passava spesso a salutare un certo Freddie Shay prima di ritirarsi a casa, all’insaputa della famiglia. Chissà se lo aveva fatto anche la sera della sua scomparsa? Seppi che Freddie lavorava al Blue Moon, un bar poco distante dalla abitazione dei Benson; Charlotte lo aveva scoperto per caso, dopo aver conosciuto il ragazzo su internet qualche mese prima. Non persi tempo per recarmi al locale.

    Notai subito qualcosa di strano in Freddie. Era alto, robusto, lentigginoso e dai lunghi capelli rosso chiaro che ricadevano su una metà del volto, nascondendo parzialmente il suo sguardo evasivo. Sembrava che sapesse più cose di quante ne diceva; gli feci tante domande a cui rispose con frasi brevi e insoddisfacenti. Ebbi l’impressione che volesse dire di più, ma che per qualche oscuro motivo avesse taciuto.

    Interrogai tutti gli impiegati del bar e dopo un’accurata investigazione mi venne il sospetto che anche il padrone del locale poteva essere implicato in qualche modo nella faccenda: ultimamente era sempre particolarmente nervoso e irascibile. Nei giorni successivi andai spesso al Blue Moon, con vari pretesti, guardando e osservando tutto con attenzione. Una sera sentii il proprietario urlare contro Freddie, ma non riuscii a capire per quale motivo. Decisi di mettere alle strette il ragazzo, che alla fine confessò: il padrone, conoscendo le sue abilità informatiche, gli aveva chiesto di manomettere la telecamera del servizio di sicurezza, minacciandolo di licenziarlo se non l’avesse fatto. Aveva detto che non voleva rogne nel suo locale.

    Immaginai che doveva esserci qualcosa di compromettente nei video, e dunque chiesi un permesso per controllare le videocamere.

    Dopo aver trascorso una notte intera a guardare inutili filmati, finalmente feci la scoperta! Nel video del 13 agosto, alle ore 22:07, compariva l’agente privato Jake Henderson, un ragazzo statunitense considerato “matto”dai suoi coetanei, addetto alla sicurezza del bar, mentre trascinava fino alla sua macchina Charlotte. Allora l’amica di Charlotte aveva ragione!

    La targa dell’auto era chiaramente visibile nel filmato e così riuscii a rintracciare l’automobile: era una Lamborghini ultimo modello, che aveva delle ruote particolari che lasciavano tracce facilmente riconoscibili. Fortunatamente a distanza di giorni erano ancora visibili, anche se a fatica. Le seguii e giunsi fin fuori città ad un lago abbastanza profondo; nascosta tra gli alberi che circondavano il lago trovai la macchina bruciata. Visto che di Charlotte non c’era alcuna traccia, richiesi una perlustrazione del lago e purtroppo sul fondale fu ritrovato, attaccato ad un peso, il corpo della ragazza gonfio d’acqua e in avanzato stato di decomposizione. I genitori straziati identificarono la vittima. Il cadavere fu analizzato dalla Scientifica insieme agli abiti, ridotti a brandelli. Furono trovate tracce che portavano chiaramente a Jake Henderson. Forse aveva ucciso

  • Charlotte Benson per gelosia, visto che, come mi fu detto in seguito, da mesi cercava di avere un appuntamento galante con lei, ma non potremo mai saperlo con certezza perché qualche giorno dopo Jake fu trovato morto in circostanze sospette. Suicidio? Delitto per vendetta? La polizia sta ancora indagando….

    Antonio, Francesco, Giuseppe e Marco

    IL MISTERO DEL FURTO Un urlo terrificante, seguito da un forte rumore, interruppe la bella giornata di sole che era appena iniziata. Franco Lanzi, giovane scienziato, era a terra nel laboratorio dove lavorava. Augusto ed Erika, suoi collaboratori, corsero a vedere cosa fosse successo. Erika diede un bicchiere di acqua e zucchero per far riprendere Franco dallo svenimento.

    - Hanno rubato la formula del mio ingrediente segreto! - Fu la prima cosa che disse Franco. - Ma sei sicuro? - gli chiese Erika. - Certo! Guarda, al suo posto hanno lasciato questo messaggio.

    Augusto prese il foglio dalle mani di Franco prima di Erika e iniziò a leggerlo ad alta voce: “NON CI SARA’ UNA TERZA VOLTA!”

    - Che strano messaggio - disse Erika. - Se scopro chi l’ha rubata, lo ucciderò con le mie mani! - disse Franco arrabbiato.

    Chiamarono l’ispettore Fulvio e gli spiegarono l’accaduto. L’ispettore stava ascoltando i due collaboratori, ma fu interrotto dalla voce fastidiosa di Franco: “So io il motivo di questo furto: sicuramente vogliono impedirmi di partecipare alla gara annuale, perché non vogliono che vinca per la terza volta”.

    All’ispettore non sfuggì l’ultima frase detta da Franco, che subito collegò alla frase del messaggio anonimo. L’ispettore chiese a Franco di essere più chiaro.

    - Ispettore, sono stato fin troppo chiaro! Se si aspetta che le faccia un nome, non saprei, questo è il suo mestiere, non il mio. Quindi cerchi di scoprire chi è il ladro, invece di perdere tempo con stupide domande!

    Fulvio era abituato ad avere a che fare con molte persone; nel suo mestiere aveva visto molti tipi strani, ma la maleducazione e l’arroganza non la sopportava. Nonostante l’irritazione, l’ispettore volle continuare le indagini e si diresse al laboratorio. Quello che vide lo sorprese. Si aspettava una stanza meno luminosa, con intrugli, odori di acidi, sostanze strane e polverine, ma non era quello che vedeva. Il laboratorio era una grossa stanza ben illuminata, con provette e barattolini tutti in ordine. L’odore che si sentiva era… profumo di pulito. Non c’era nessun odore in particolare e su ogni scaffale c’erano libri ordinati per altezza. Gli armadietti erano pieni di barattolini con etichette e gli schedari con i classificatori ordinati per lettere. Girò nella stanza in cerca di qualcosa, ma non trovò nulla di strano, finché il suo sguardo cadde su un piccolissimo frammento di vetro. “Davvero strano, in un posto così pulito, trovare un frammento di vetro.” Mentre si stava abbassando per prendere il frammento fu interrotto di nuovo.

    - “Vedo che ha seguito il mio consiglio, ispettore”. Era Franco che aveva deciso di perseguitare l’ispettore.

    - “Sa, non sarò uno scienziato, ma le assicuro che risolverò questo mistero in poco tempo. Anzi, adesso che è qui potrebbe indicarmi dove teneva la formula segreta?” - chiese Fulvio.

    - Non era una formula segreta, ma un ingrediente segreto, ma forse le sarà difficile capire la differenza. Era qui in questa piccola cassaforte.

  • Franco gli indicò uno sportellino sul muro con dei tasti numerati per la combinazione. Fulvio lasciò cadere la seconda provocazione; a caso risolto avrebbe pareggiato i conti, dimostrando a quell’irritante moccioso che esperienza ed intuito superavano di molto la “sua grande mente”.

    - Questa cassaforte ha dei numeri, quindi per aprirla c’è bisogno di un codice, quante persone lo conoscono?

    - Sono l’unico, almeno fino a stamattina lo credevo, ma adesso è evidente che non è così! – rispose Franco.

    - Già è evidente - ripeté l’ispettore. - Per oggi può bastare, se avrò bisogno… Ennesima interruzione di Franco: “Se avrà bisogno potrà chiedere ai miei collaboratori, saranno disponibili per lei in qualsiasi momento. Buon lavoro ispettore.” E uscì dal laboratorio.

    - Stupido moccioso irritante, sarà un piacere anche per me evitare di incontrarti! - disse arrabbiato Fulvio.

    Uscendo dal laboratorio vide i due assistenti e si avvicinò. - Voi siete gli assistenti del… - non terminò la frase per non dire nulla di spiacevole.

    “Sì, siamo i collaboratori di Franco; io sono Erica e lui è Augusto. Sono stata io a telefonarle.” - disse la ragazza porgendogli la mano. Fulvio capì che i due ragazzi erano più simpatici dello “scienziato pazzo” e cominciò a fare qualche domanda.

    - Salve, sono l’ispettore Fulvio Azzurri e la ringrazio per avermi chiamato. Potrebbe essere così gentile da ripetere ciò che è accaduto dopo che avete sentito urlare…lui? - Fulvio indicò alle sue spalle il luogo dove si era diretto prima Franco.

    - Franco non è molto socievole, spesso urla, ma non l’aveva mai fatto come stamattina. Quando abbiamo sentito un rumore forte, poi, io ed Augusto ci siamo spaventati e siamo corsi a vedere cosa fosse successo. - disse Erika, ancora spaventata.

    - Quando siete entrati in laboratorio avete toccato qualcosa? C’era qualcosa fuori posto? - volle sapere l’ispettore.

    - No, non abbiamo toccato nulla, abbiamo solo aiutato Franco a rialzarsi, perché era svenuto. Fulvio mostrò il frammento di vetro che aveva trovato nel laboratorio e che aveva riposto scrupolosamente in una bustina e disse: “Guardi questo, l’ho trovato a terra in laboratorio. Ho pensato che cadendo potesse aver urtato una provetta facendola rompere” Augusto replicò: “Ispettore, il frammento che ha trovato appartiene agli occhiali di Franco”. Fulvio gli chiese come poteva esserne sicuro.

    - Perché l’altra notte Franco era più nervoso del solito e ha scaraventato gli occhiali contro il muro, rompendoli. Forse il pezzetto di vetro che ha trovato appartiene ad una lente degli occhiali.

    Erika intervenne, non prima di aver dato un’occhiata intorno per timore di essere sentita: “Ispettore, Franco non è cattivo, è solo un po’ sotto pressione. Con la gara annuale poi, è ancora più nervoso”.

    - La gara, infatti… Ma mi spieghi un po’ di cosa si tratta - disse Fulvio. - Franco è un ottimo scienziato, tanto che per due anni di seguito ha vinto le gare indette dalle

    migliori università del paese. Per lui vincere quest’anno era molto importante. L’anno scorso si è innamorato di Greta, un’altra ricercatrice, ma lei si è fidanzata con Marco, anche lui un ricercatore. Da allora Franco è cambiato, tanto che anche sul lavoro questa delusione ha influito molto - concluse Erika un po’ triste.

    - In che senso ha influito sul lavoro? - volle sapere l’ispettore. - Tutto era cambiato. Franco era sempre nervoso, non riusciva a concentrarsi sul lavoro.

    Infatti fino a stamattina non sapevamo nemmeno che era riuscito a trovare finalmente l’ingrediente segreto, ma ormai… - La ragazza non terminò la frase, dispiaciuta.

    - Erika, quindi lei sta dicendo che non sapeva che Franco era riuscito a scoprire l’ingrediente per completare la formula? – chiese Fulvio.

    Rispose Augusto per lei: “Sì ispettore, deve averci lavorato tutta la notte per riuscirci. Poverino, tanta fatica per nulla!”

  • L’ispettore salutò i ragazzi e continuò a pensare a quello che gli avevano appena rivelato. Il giorno dopo, Fulvio si recò a malincuore al laboratorio per raccogliere altri indizi.

    - Buongiorno ispettore, novità? - Franco salutò Fulvio con un finto sorriso. - Buongiorno a lei. Speravo d’incontrarla, volevo mostrarle il messaggio che è stato trovato

    ieri - disse l’ispettore. - Non ricorda che l’ho trovato io? Siamo sicuri che lei è un vero ispettore? - disse Franco

    offendendo Fulvio. L’ispettore però sorrise dicendogli “Infatti, ricordo benissimo. Ho scoperto che le lettere usate per comporre la frase sono state ritagliate da una rivista scientifica. Forse questo potrebbe farle venire qualche altra cosa in mente che non mi ha detto”. Fulvio era pronto ad osservare attentamente ogni minima reazione di Franco a ciò che gli aveva detto.

    - Accidenti, ha ragione! Queste lettere sono state prese dalla rivista di scienze che solo alcuni ricercatori ricevono. È tutto chiaro, questa è la prova schiacciante: è stato Marco a rubarmi l’ingrediente! Sicuro, che idiota! Fortunatamente lei mi ha fatto vedere queste lettere.

    - È sicuro di ciò che dice? Non vuole dare un altro sguardo? - insistette Fulvio. - Le dico che è così, ne sono sicuro. Riconosco benissimo queste lettere.

    L’ispettore salutò Franco dicendogli che avrebbe seguito quella pista. Non gli aveva rivelato che era stato troppo frettoloso ad accusare l’altro scienziato e che questo lo aveva fatto molto insospettire. Uscendo dal laboratorio, incontrò Augusto.

    - Hey ragazzo, dove vai così di fretta? - chiese Fulvio. - Ispettore, mi lasci andare, finalmente sono arrivati i nuovi occhiali di Franco e glieli devo

    subito portare; senza, è cieco come una talpa. Correndo entrò nel laboratorio, senza accorgersi del sorriso trionfante sulle labbra di Fulvio. “Caso risolto!” disse tra sé e sé. L’ispettore tornò al suo ufficio e telefonò a Franco per convocarlo lì. Franco era rosso dalla rabbia e disse “Perché mi ha fatto venire fin qui? Ci siamo visti pochi minuti fa; poteva dirmi prima quello che doveva!” Fulvio lo lasciò sfogare, godendosi la scena, poi rispose: “Ma come, il caso è risolto e lei non è contento?” Franco si calmò.

    - Certo che sono contento, avete preso il ladro? - Su questo non deve avere dubbi. Se ha un attimo di pazienza le racconto la storia dall’inizio.

    L’ispettore giocava con Franco come il gatto fa con il topo. Era giunto il momento di pareggiare i conti con quel moccioso arrogante.

    - Lei, caro Franco, è una persona vendicativa e orgogliosa, e non ha di certo preso bene che Greta abbia preferito Marco a lei; tanto che ha meditato vendetta contro quei ragazzi per tutto questo tempo. Questo rancore, però è andato a danno anche del suo talento, rendendola cieco dalla rabbia. A proposito, i nuovi occhiali le stanno bene, le danno un’aria più… intelligente. - Fulvio fece una lunga pausa per dare tempo a Franco di capire. - La sua voglia di vendetta ha annullato tutto ciò che aveva, il suo lavoro e il suo talento. Ma per lei era troppo perdere Greta e l’anno dopo anche la gara. Lei l’ingrediente segreto non l’ha mai scoperto, ha pensato di inscenare un furto incolpando il suo rivale Marco. Così poteva vendicarsi e non ammettere il suo fallimento. Quando Le ho mostrato il messaggio anonimo, di cui Lei ha riconosciuto le lettere prese dalla rivista scientifica, ha avuto troppa fretta ad incolpare Marco e ha commesso un grave errore. Lei senza occhiali non è in grado di vedere nulla! Come vede, Franco, la sua inutile vendetta le ha rovinato la vita, e lei ha sprecato il suo talento solo per orgoglio. È con immenso piacere che la dichiaro in arresto!

    Sara

  • IL SERIAL KILLER Da tempo l‘H.P.A. (Associazione Protezione Umana) cercava inutilmente il serial killer che

    terrorizzava la città. Erano già stati commessi 6 omicidi e l’assassino continuava a farla franca. La tecnica era sempre la stessa: la vittima veniva uccisa con un’arma da taglio e poi avvolta in una stoffa vivace, come un macabro pacco regalo, con sopra un biglietto che riportava dei numeri. Il commissario Ronald aveva fatto varie ricerche e aveva trascorso notti insonni cercando di decifrare il senso di quei biglietti, ma non aveva fatto nessun avanzamento nelle indagini.

    Dopo non molto tempo ci fu un altro omicidio, sempre alla stessa maniera. Il Direttore dell’H.P.A. andò insieme al commissario Ronald ad investigare sulla scena del crimine: la vittima era giovane, sui 30 anni circa, e non portava addosso documenti di riconoscimento. Giaceva a terra in uno stretto vicolo laterale avvolto in uno sgargiante panno rosso, con un profondo taglio che dalla pancia saliva fino al petto. Sulla stoffa c’era un biglietto con il numero 13.

    La Scientifica fece l’esame del DNA e capì che la vittima era Freddy Calton, un giovane come tanti, che non sembrava avere motivi per essere assassinato.

    Il commissario Ronald tornò a casa stanco e sconsolato e con la mente piena di numeri che si componevano in tanti modi diversi, senza che lui riuscisse a capirci nulla.

    Decise di rilassarsi un po’ trascorrendo del tempo con Johnny, il suo figlio dodicenne, che stava come al solito davanti al pc. Il ragazzo era molto concentrato su un enigma di un videogioco che si chiamava Starter. Il desktop era zeppo di numeri e lettere.

    Ancora numeri! - esclamò il commissario - Basta! Per stasera è troppo! ….poi qualcosa lo fece tornare sui suoi passi e avvicinarsi al pc. Non aveva considerato

    l’idea di abbinare numeri e lettere. Ma in che modo? Si fece spiegare il meccanismo del gioco dal figlio e venne a sapere che in Starter i numeri indicavano l’ordine delle lettere sulla tastiera americana: il numero 1 corrispondeva alla posizione della lettera Q, il numero 2 alla W, il tre alla E e così via….

    Possibile?!? - si chiese il commissario. Ma non aveva niente da perdere. Controllò sulla tastiera le lettere che corrispondevano ai numeri trovati sulle varie vittime, in ordine cronologico di come erano avvenute le uccisioni: 17-9-26-8-29, e per ultimo 13. Lesse H-O-C-K-I-N-S.

    …Hockins! Poteva essere! La parola sembrava aveva un senso, ma Ronald non aveva idea di cosa potesse indicare. Preso da una strana euforia, il commissario spinse letteralmente il figlio giù dalla sedia e si posizionò al suo posto davanti al pc, iniziando a fare delle ricerche sul termine Hockins.

    A quella parola corrispondevano il cognome di varie famiglie degli USA, una ditta di profumi, un negozio di materassi… un’agenzia finanziaria. Forse quest’ultima opzione poteva essere interessante!

    Ronald abbracciò e baciò il figlio, che non aveva capito assolutamente nulla del comportamento strano del padre, e poi, incurante dell’ora tardissima, chiamò subito un suo amico alla Polizia e gli fece fare delle ricerche sulle vittime, chiedendogli di stare attento ad eventuali legami con qualcosa che avesse a che fare con una società chiamata Hockins. Scoprì che tutti gli uomini assassinati erano stati soci di quella organizzazione!

    Il commissario dedicò tutto il giorno seguente a fare ricerche per verificare se in passato c’era stato qualche losco affare legato alla Hockins. Scoprì che dieci anni prima un certo Robert Jordan, membro dell’associazione, era stato assassinato in circostanze misteriose, ma non era mai stato trovato il colpevole. Pensando dunque che quell’evento mai chiarito potesse essere collegato ai nuovi omicidi, rintracciò Drake Jordan, il figlio di Robert, e andò ad interrogarlo. Il ragazzo si mostrò indifferente alla visita di Ronald, ma non gliela contava giusta, si vedeva che aveva una rabbia repressa dentro di sé. Alla fine, messo sotto pressione, urlò furioso: “Commissario, state sbagliando strada! Il colpevole non sono io, ma le persone che finalmente hanno avuto ciò che si meritavano! Altro che vittime innocenti! Erano dei poco di buono. Mio padre aveva scoperto che i suoi soci stavano trattando affari loschi e aveva deciso di denunciarli, ma non ne ha avuto il tempo

  • perché pochi giorni dopo loro lo hanno fatto fuori conficcandogli un pugnale dietro la schiena. E la giustizia cosa ha fatto? Niente! Ecco, finalmente giustizia è fatta!”

    All’ispettore non restò altro da fare che condurre il ragazzo in prigione….

    Alessandro e Francesco

    TESTI SOGGETTIVI ED ESPRESSIVI

    DIARIO PERSONALE

    Il compleanno

    Lunedì 12/03/2018 Caro diario, oggi mi sento particolarmente felice perché finalmente è il mio compleanno. Come già sai,

    ho fatto la primina e sono una delle più piccole della classe; quindi essere diventata più grande mi fa sentire molto meglio! Da oggi sarò anche io una dodicenne. Dall’anno scorso mi sento particolarmente cambiata: prima me la prendevo per tutto, per ogni cosa sbagliata; quest’anno mi sento più felice, e anche più libera di fare ciò che voglio.

    Oggi mi sento in vena di coccole; non vedo l’ora di entrare in classe e dare un mega abbraccio alla mia migliore amica. Ora che sono più grande, spero di essere rispettata e accettata da mia cugina più grande di me di tre anni. Ogni volta che le chiedo qualcosa mi risponde con la sua tipica frase “Sei troppo piccola per queste cose”. Io non la capisco proprio: è sempre arrabbiata e sta continuamente al telefono con la sua amica. Non la sopporto! Mia madre mi dice spesso di stare attenta per non diventare come mia cugina; mi dice anche che le piaccio e che ho tanti aspetti positivi, soprattutto la mia capacità di rialzarmi dopo ogni caduta. Lei è fiera di me!

    Io mi sento diversa dalle amiche; loro sono più grandi e ognuna si è dichiarata al ragazzo che le piace. Io invece mi sono dichiarata solo al mio cellulare! Detto tra me e te, c’è un ragazzo che mi piace: lui si chiama [...] È un ragazzo della mia classe, molto carino, ma sono troppo timida per le dichiarazioni!

    Sempre a differenza loro, io ho un diario…. come tu ben sai! Le mie amiche pensano che avere un diario sia una cosa da bambini. Secondo te dovrei darti un nome? Sì, dai, ho deciso. Ti chiamerò…. Noah! Che ne dici, è carino? Spero che ti piaccia.

    Ritornando al mio compleanno, io non farò una festa in grande, ma inviterò le amiche più care in pizzeria. Non so proprio cosa indossare; ci vorrebbe - per dirla alla Enzo Miccio - un outfit da dodicenne, ma già so che indosserò un paio di superstar con un jeans e una felpa della Kate London.

    Mi spiace molto lasciarti, ma è giunto il momento di andare a scuola. A presto, cara Noah, dalla tua Mely

    Melania

  • Primi amori 14/02/2018

    Caro diario, oggi sono contentissimo perché festeggio il primo mese di fidanzamento. Ebbene sì, mi sono

    fidanzato! Non te lo avevo ancora scritto perché non ho avuto tempo. Ero troppo impegnato con la mia ragazza. Si chiama P…. È stata lei a fare il primo passo anche se io non sono rimasto completamente sorpreso: lo sapevo già, me lo aveva appena detto la mia migliore amica Fiorella.

    Proprio mentre stavo parlando con Fiorella, P. è venuta da noi e mi ha chiesto se potevo andare con lei un attimo. Ci siamo appartati e lei si è dichiarata chiedendomi se mi volevo mettere con lei. Io non sapevo che dire, poi ci ho pensato sopra e ho detto di sì.

    Essere fidanzati è molto bello perché ti senti voluto bene e hai qualcuno di speciale con cui parlare e divertirti e fare tante cose. Confesso che da quando sto con lei la scuola la sto pensando di meno; i miei mi hanno detto che se non vado bene a scuola mi levano tutto, quindi sto ricominciando a studiare, altrimenti non mi fanno nemmeno uscire il sabato sera.

    Ora mi sto sentendo più maturo, mi sembra che tutto sta migliorando; il mio rapporto con P, con la mia famiglia e con i miei amici è molto bello. A loro dico tutto, cose belle o brutte, quindi non ti offenderai, caro diario, se ultimamente ti sto scrivendo di meno…

    Francesco

    La neve!

    Martedì 27 febbraio Caro diario, oggi come tutti i giorni mi sono svegliata alle 7:30, ho guardato fuori dalla finestra e... ho

    visto che stava nevicando! Mi sono strofinata gli occhi due volte, perché non potevo credere a quello che vedevo: un vero spettacolo, tutto bianco!

    Sono corsa a prepararmi, ho infilato un leggins di pile, un felpone e scarpe impermeabili, e ancora giubbotto, cappello, sciarpa e guanti e sono andata a fare un giro in tutto quel bianco con mia sorella.

    Ci siamo divertite da morire! Abbiamo giocato con le palle di neve e costruito un pupazzo e anche l’angelo di neve. Poi siamo tornate a casa e abbiamo mangiato il brodo perché faceva freddo.

    È stata una giornata meravigliosa. Non avevo mai visto la neve e l’ho sempre desiderato; oggi si è realizzato un sogno. Sono proprio felice!

    Sabrina

    LETTERA PERSONALE

    Immaginandomi nel futuro…

    Londra, 27 Dicembre 2034

    Caro Massimo, è passato tanto tempo da quando siamo venuti a trovarti in Italia e da allora non ho avuto il

    tempo necessario per scriverti! Perdonami, ma ho avuto tante cose da fare. Ultimamente poi sono

  • stato completamente assorbito da un lungo viaggio in Canada; sono andato a far visita a mia zia e sono tornato ieri pomeriggio. Pensa che non ho avuto nemmeno il tempo di disfare le valigie!

    È stata un’esperienza stupenda, i giorni sono passati come un fiume in piena; la zia ha insistito tanto e ci ha convinti a restare tre settimane a Montreal e devo dire che ne è valsa la pena: sono state tre settimane magnifiche!

    Mi serviva proprio un po' di relax e il Canada era il posto perfetto per fare una vacanza. La prima settimana l'abbiamo trascorsa a casa di zia, a sistemare le cose a visitare la città. I bambini si sono divertiti da morire con zia Becky e io e Jane ne abbiamo approfittato per fare un tour per le strade di Montreal, e abbiamo comprato una valanga di regali per Natale: erano talmente tanti che non entravano nemmeno nel bagagliaio della macchina!

    Le altre settimane le abbiamo passate in giro tra una città e l'altra. Siamo stati a Ottawa, New York, Los Angeles, Miami, Washington, Boston e Filadelfia.

    L'America è veramente fantastica, e da questa vacanza ho imparato che viaggiare non è soltanto un bel vedere per gli occhi, ma anche un arricchimento per lo spirito, che conserva sempre i ricordi e le emozioni delle esperienze vissute e dei luoghi visitati durante il viaggio.

    E a te come vanno le cose? Spero che sia tutto ok. Dammi presto tue notizie, o magari vieni subito a trovarmi. Londra è bellissima durante le feste di Natale e io devo ancora ricambiare la tua ospitalità. Ti aspetto a braccia aperte!

    A presto, tuo Jack

    Antonio e Giuseppe

    Una gita scolastica Napoli 26/05/2018

    Cara Desirè, siamo molto dispiaciute che tu non sia venuta con noi in gita alla Mostra d’Oltremare; per

    questo vogliamo raccontarti quello che abbiamo fatto, così puoi anche tu partecipare in qualche modo.

    Siamo partiti con i pullman alle 8:15 insieme ad altre due classi e già durante il viaggio ci siamo divertiti a chiacchierare tra noi e ad ascoltare musica.

    Arrivati sul posto per prima cosa siamo entrati a vedere Corporea, la mostra interattiva sul corpo umano. Ci siamo divertiti a fare esperimenti. Il più bello è stato quello che ti diceva quante calorie si bruciano facendo attività fisica. Figurati che i compagni hanno dovuto girare velocemente una manovella per 5 minuti per consumare le calorie di una sola nocciolina!

    Poi siamo andati nel Planetario, dove abbiamo assistito alla proiezione di un video in 3D sui pianeti. Abbiamo visto le immagini provenienti dalle sonde… è stato molto interessante.

    Quindi siamo passati alla mostra sul mare, con tanti pesci veri di ogni tipo. C’era anche un plastico della centrale mareografica. Alla fine abbiamo visitato la mostra sugli insetti e molti ci hanno impressionato…. facevano davvero schifo!

    Quando ci hanno detto di risalire nel pullman ci siamo rimasti male, perché avremmo voluto vedere anche altre cose, ma purtroppo il rientro era previsto per le 14:00, quindi siamo dovuti andare via per forza.

    Ci dispiace tantissimo che tu non sia potuta venire, insieme ci saremmo divertite anche di più. Speriamo che l’anno prossimo ci sia un’altra gita e che possiamo andarci insieme.

    Ti vogliamo bene! P.S.: Comunque ti abbiamo comprato un regalino che ti piacerà molto, ti ricorderà di questa

    gita anche se non hai partecipato. Assunta e Patrizia

  • PRIMO APPROCCIO AL TESTO ARGOMENTATIVO Opinioni a confronto

    Social Network: un parere contrario La nuova generazione è molto attaccata ai social. Per me questa non è una cosa buona

    perché è molto pericoloso. Ad esempio può capitare che dei ragazzi parlino con degli sconosciuti, prendano appuntamenti, incontrino dei malintenzionati e non tornino più a casa. Personalmente io non uso molto gli strumenti di comunicazione messi a disposizione dalla tecnologia, perché credo che i più deboli possono rischiare di diventarne dipendenti. Mi è capitato di vedere ragazze che vengono completamente assorbite dal cellulare e non si accorgono del mondo che le circonda. Trascorrerebbero l’intera giornata su Whatsapp o Facebook senza fare nient’altro.

    Secondo me Facebook, Whatsapp e le altre chat servono per comunicare con amici e parenti lontani e nient’altro. È molto più bello parlare e scambiarsi idee da vicino. Spesso invece la gente, mentre è in compagnia di qualcuno, chatta con qualcun altro, e non si gode il presente né dà la giusta attenzione a chi gli è vicino. Le persone cambiano in continuazione cellulari e computer solo per sentirsi alla moda sfoggiando una tecnologia elevata, ma io penso certe volte che la tecnologia ha imbambolato il mondo e che ha contribuito a rovinare la mia generazione.

    Non riesco a comprendere completamente coloro che, in un modo o nell’altro, attraverso i social si costruiscono una realtà virtuale, un mondo tutto loro in cui si fingono diversi da quello che sono. Mi sembra brutta l’idea di essere bloccati da uno schermo, una batteria o una connessione dati, ma non mi sento di giudicare nessuno. Se rifugiarsi in un proprio mondo, vero o finto che sia, fa star bene le persone, forse non è del tutto sbagliato…

    Fatima Social Network: un parere favorevole Ormai è abitudine diffusissima per giovani e meno giovani affidarsi a Facebook, Whatsapp,

    Messenger o altre chat e social network per comunicare con altre persone e per pubblicizzare i momenti più significativi della propria vita, o anche gli eventi e le situazioni più banali. Molti criticano l’uso di questi mezzi. Io penso che in linea generale essi siano positivi, anche se ammetto che qualche volta possono essere dannosi.

    I rischi indubbiamente ci sono, perché i social possono diventare pericolosi per la privacy. Inoltre molti possono crearsi contatti falsi e ti possono ingannare facendo finta di vendere qualcosa e prendendosi solo i soldi, oppure si fingono persone perbene e dopo un po’ ti spingono ad avere degli incontri, rivelando soltanto allora le loro brutte intenzioni. Sul web si può trovare chi si fa passare per una persona diversa da quella che è, con un carattere e un atteggiamento diverso da quello che ha realmente. Mi è capitato di litigare con un mio amico sulla chat e lui ha fatto il forte, minacciando chissà quali conseguenze, e invece in realtà è proprio un bravo ragazzo.

    Questi rischi però vengono corsi dalle persone che non riflettono. Secondo me a chi usa bene i social, la comunicazione attraverso il web offre un sacco di possibilità.

    Grazie a internet si può diventare popolari e avere molte opportunità, anche lavorative. È capitato a un ragazzo di Napoli che ha registrato un video mentre cantava e lo ha pubblicato in internet ed è diventato “virale”, come si dice oggi. È stato visualizzato sui cellulari di tutti, e molte persone che lavorano nel campo della musica napoletana, come managers e produttori, lo hanno notato e si sono presentati alla sua porta offrendogli un ingaggio.

    I social network ti danno la possibilità di conoscere molta gente e ci si ritrova a parlare con persone che non hai mai visto di persona, soprattutto i ragazzi di oggi. A volte si può conoscere gente che ti cambia la vita. Io ad esempio ho conosciuto la mia attuale fidanzata su messenger. I miei amici mi avevano inserito in un gruppo in cui c’erano anche gli amici degli amici, e c’era appunto anche lei. Così abbiamo preso i primi contatti e poi la conoscenza è andata avanti. Sul web

  • più conosci persone e più hai la possibilità di conoscere altra gente, e allarghi le compagnie scoprendo gente interessante. Un altro pregio è che sulla chat non c’è vergogna e quindi si trova più coraggio se bisogna dire qualcosa di importante che di persona non si avrebbe la forza di dire.

    In conclusione, io credo che i social non sono buoni o cattivi in sé stessi, ma dipende da come vengono usati. Se sei un incapace o un superficiale rischi di passare dei guai, ma se li usi in modo intelligente hanno tutti i pregi del mondo.

    Ciro

    Lo sport: una attività fondamentale per gli adolescenti e non solo Lo sport, di qualsiasi tipo, è importantissimo ad ogni età, e non solo per migliorare l’aspetto

    estetico ma anche e soprattutto per la salute fisica e mentale. Io ho 12 anni e da nove pratico danza classica, contemporanea ed hip hop, e per un po’ ho praticato anche ginnastica artistica. Ogni giorno vado in Accademia per due o tre ore; anche se i sacrifici sono tanti - sia miei che dei miei genitori - ne vale la pena perché mi formo nel corpo, nella mente e nel carattere e scarico ogni tensione.

    Per essere ballerina, ma anche maratoneta, calciatore o altro, bisogna avere una forma fisica adatta per lo sport che si pratica; per questo seguo un’alimentazione piuttosto corretta.

    Ci tengo a precisare che la danza non è solo uno sport ma una disciplina, che richiede ordine, educazione e pulizia.

    Sudore, sacrificio e dolore sono il mio pane quotidiano, ma quando danzo dimentico ogni problema personale, familiare, muscolare…

    La cosa più difficile del mio sport è che quando danzo in pubblico non devo mostrare il dolore; devo dare l’impressione che sia tutto facile, e sorridere sempre. Da quasi un anno sono salita sulle punte, uno dei passi più importanti della vita di una ballerina: sono veramente felicissima, anche se a volte vorrei solo bruciare le mie scarpette che provocano tanto dolore, ma questo è il mio mondo e amo danzare, quindi anche se fa male non mi lamento.

    Una delle regole che non devo mai dimenticare è “crederci sempre!” Tra qualche anno mi piacerebbe approfondire la danza contemporanea, e magari provare ad

    entrare nella famosissima scuola italiana di “Amici di Maria De Filippi”: è veramente un mio sogno! Spero di lasciare un segno nel mondo della danza e trasmettere a tutti il mio amore per questa disciplina; so che per questo ci vogliono sacrifici ed io li farò.

    Melania

    Lo sport: importante ma non indispensabile Ho praticato danza sin da piccola, con sudore e grandi sacrifici. Ormai la portavo avanti a

    fatica, giusto per non interrompere il percorso intrapreso da tempo e per trovare uno sfogo dopo la scuola, ma era diventato più un obbligo che un hobby; quindi per questo e altri motivi alla fine mi sono decisa a lasciare la danza. Da quel momento non ho fatto più sport, sia perché non ne avevo più voglia, sia perché volevo dedicarmi allo studio. Non penso che esista uno sport perfetto per me, dato che sono una persona che se non si cimenta in qualcosa al 100% preferisce non iniziare nemmeno. Non pratico più sport anche perché la mia agenda ha preso una stabilità: mi sveglio, vado a scuola, pranzo, studio… studio, studio, ceno e dormo, e nei ritagli di tempo tra queste attività mi rilasso.

    Mi rendo conto che lo sport é molto importante, ma a parer mio non è indispensabile. Mi spiego meglio: alcuni lo fanno per conoscere persone, ma posso fare amicizia anche in altri modi; l'esercizio può essere fatto anche in casa, lo sfogo dopo la scuola posso trovarlo anche con amici o con la mia famiglia, e per quanto riguarda la perdita di peso... mi sento abbastanza bene nel mio corpo (anche se non sono neanche lontanamente perfetta). Forse un giorno sarò una di quelle persone che vivono facendo esercizi, ma chi sa...

    Sara

  • TESTI POETICI

    SORRISO DI PRIMAVERA

    Era un bel martedì di primavera, gli uccelli cinguettavano quel giorno rallegrando così l’atmosfera; volavan le farfalle tutto intorno.

    Molti fiori venivano raccolti, il prato era tutto colorato, la gioia si vedeva sopra i volti, l’inverno rigido era ormai passato.

    Correvo in mezzo ai fiori azzurri e bianchi, il ciel sembrava fosse in terra sceso, a un fiume poi fermai i miei piedi stanchi e un fatto accadde allora assai inatteso

    mi folgorò lo sguardo luminoso di un bel ragazzo, come una visione, che sorridendo in modo favoloso coronò con l’amore la stagione.

    Melania e Sara

    NOTTE PENSOSA

    La notte è buia e silenziosa, splende in cielo la luna piena come la mia mente che ondeggia tra pensieri ed emozioni. L’anima mia non sa se sperare o temere il nuovo inizio.

    Perderò degli amici, altri ne troverò, farò nuove esperienze, crescerò sulle ali del tempo che tra i banchi di scuola mi trasformerà in un uomo maturo e sicuro di sé.

    Primo giorno alle medie. Quando spunterà il sole sarò come un leone: mostrerò il mio valore.

    Alessandro, Giuliano e Silvano

  • ESTATE

    Le farfalle volano sotto i tetti e lungo i fiumi. Il mare, i prati e i boschi sono pieni di colori.

    Cantano le fanciulle con le voci cristalline e vanno per la città a fare festa. Tutto d’oro il grano scosso dal vento profuma di lode da ferire ogni senso.

    Giovanna e Serena SUONI DI PRIMAVERA Un fruscio di vento tra le foglie degli alberi di primavera

    Si stende nell’aria il canto degli uccelli

    L’acqua increspata del mare, l’acqua sinuosa del fiume mi rilassano col loro suono.

    Gioele e Giuseppe