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Periodico di cultura, politica e attualità - www.primopiano.info - Numero 2 - Febbraio 2012 - Anno XVII - N. 158 - Sped. in abbonamento postale 70% filiale di Bari Febbraio 2012 2,00 euro CULTURA Il sogno americano di Daniela Settanni CRONACA Al via la nuova 167 pag. 4 pag. 10 pag. 44 ATTUALITA’ Musica nuova a scuola

Febbraio 2012

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Periodico Bitontino

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Febbraio 2012

2,00euro

CULTURAIl sogno americanodi Daniela Settanni

CRONACAAl viala nuova 167pag. 4 pag. 10 pag. 44

ATTUALITA’Musica nuovaa scuola

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Primo piano febbraio 2012

di Pasquale Bavaro

Archiviate le primarie, solo un tourbillon di candidati sindaci

“Grande è la confusione sotto il cie-lo: la situazione è dunque eccellente”.

Chi l’avrebbe mai detto che alla fine il centrosinistra avrebbe avuto il corag-gio di ritornare alle proprie origini ide-ologiche, abbracciando in pieno e con fede la celebre massima attribuita al padre del comunismo Mao Tse-Tung?

Eppure sta andando proprio così, con l’elettorato totalmente spiazzato, tra silenzi stampa, nomi di possibili candi-dati che si rincorrono in un tourbillon impazzito, mezze dichiarazioni, parziali verità, annunci di divorzio puntualmente seguiti da fortunosi ricon-giungimenti.

Intanto, mancano solo poche settimane alla scaden-za per la presentazione delle liste (i primi di aprile), in vista delle consultazioni ammini-strative del prossimo 6 e 7 mag-gio. E di concorrenti ufficiali alla poltrona di primo cittadino se ne rintraccia, ad oggi, soltanto uno: Agostino Abbaticchio, appoggiato nella sua battaglia solitaria dal-la Confederazione Duosiciliana, all’insegna del “rigore morale ed in-tellettuale nell’agire politico quo-tidiano”.

Dalle coalizioni tradizio-nali, invece, soltanto voci sommesse, tavoli infiniti di confronto, un sacro timore ad uscire allo scoperto nelle proprie scelte, al pari di un’e-stenuante partita di scacchi. Quasi che la caduta improvvisa (ma in fin dei conti non così inaspettata) della giunta Valla, provocata dalle di-missioni contestuali di 21 esponenti dell’assise consiliare (tra cui quattro rappresentanti del Pdl), avesse tro-vato impreparate le formazioni po-litiche, scatenando una folle corsa contro il tempo per la definizione delle alleanze, l’individuazione dei candidati sindaci e la composizione delle liste.

Una simile matassa avrebbe potuto essere districata attraverso il ricorso, in entrambi gli schieramenti, ad un semplice strumento di selezione del-la classe dirigente: le primarie. Una modalità di coinvolgimento della base elettorale, introdotto nel sistema na-zionale dal Partito Democratico ed or-mai fatto proprio anche dal centrode-stra, come da ultimo confermato con le esperienze di Trani e Lecce. Un’oc-casione per comprendere realmen-te l’orientamento della collettività, scongiurando il rischio di presentare alla competizione elettorale perso-naggi incapaci di intercettare il con-senso e destinati pertanto a sono-ra sconfitta (del resto, il ricordo di

“Grande la confusione sotto il cielo”

?

?

quanto accaduto nelle amministrative del 2008, specie in occasione del voto di ballottaggio, è ancora vivo nella mente di tutti i bitontini, ad eccezione forse dei dirigenti di qualche partito). Tra l’altro, i tempi tecnici non mancavano di cer-to, in quanto dalla chiusura della para-bola governativa dell’esecutivo guidato dall’ex prefetto vi era a disposizione più di un mese per allestire la macchina organizzativa e celebrare le primarie in una domenica del mese di marzo.

Ed inve-c e , a n -c o -r a

una volta la chance di un contatto di-retto tra scelte politiche e volontà po-polare è stata tristemente perduta, af-fidando esclusivamente a negoziati tra i vertici dei partiti (troppo spesso simili a contrattazioni mercantili di posti nel-la giunta del futuro e poltrone in enti partecipati dal comune, senza alcuna attenzione per programmi e contenuti da sottoporre alla valutazione dell’elet-torato) la definizione dei partecipanti al duello per il ruolo di sindaco. Da alcuni s’invoca la necessità di evitare di acuire fratture interne alle coalizioni, scartan-do la prospettiva di uno scontro fratrici-da tra futuri alleati di governo. Ma le re-centi vicende amministrative di grandi città (Milano e Napoli su tutte) stanno lì a dimostrare che l’ascolto concreto del-la base, attraverso il meccanismo delle primarie, è in grado di innescare un dif-fuso entusiasmo, foriero di un risultato positivo alle urne del candidato selezio-nato dalla collettività. E poi, non lamen-tiamoci a posteriori d e l l a

Michele Abbaticchio

Francesco Ricci

Damiano Somma

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Primo piano febbraio 2012alla gestione della complessa realtà co-munale”.

“Gli obiettivi prioritari -annuncia l’ex assessore ai servizi sociali- riguardano il funzionamento della macchina bu-rocratica, il ripensamento dell’assetto urbanistico, le politiche ambientali, il recupero e la riqualificazione del centro antico, la definizione di procedure effi-caci per l’accesso ai fondi strutturali e la riorganizzazione della polizia munici-pale. La squadra di governo dovrà met-tersi al servizio esclusivo della collettivi-tà, senza alcun emolumento garantito o predeterminato, bensì con un’indennità integralmente legata al conseguimento di determinati risultati”.

Nell’area del centrosinistra, invece, ad oggi i punti fermi sono pochi, con il sistema delle alleanze ancora da defini-re. Già mesi addietro era stato aperto un tavolo di confronto tra le varie for-mazioni politiche, nell’intento di redi-gere una piattaforma programmatica chiara da presentare alla collettività e tracciare di comune accordo l’identikit del candidato alla poltrona di primo cit-tadino, scongiurando il fantasma della frammentazione che aveva finito con il condizionare pesantemente l’esito delle precedenti consultazioni amministrati-ve. Le riunioni dei diversi leader di par-tito si sono inevitabilmente intensificate dopo l’implosione della giunta Valla, sen-za tuttavia approdare ad alcun progetto unitario. Parole, dichiarazioni di princi-pio, tanti nominativi lanciati nell’arena mediatica da que-sto o que l

??

?

crescita sensibile della percentuale di astensionismo, dettato in larga misu-ra proprio dallo scontento per l’operato della classe dirigente e dall’incapacità del singolo di incidere effettivamente sulle scelte dei partiti.

La situazione politica, dunque, resta magmatica e confusionaria. Qualche in-certezza in meno si registra nello schie-ramento di centrodestra, con le diverse sigle (Pdl, Puglia prima di tutto, Nuovo Psi, Movimento Schittulli, Alleanza di centro, Partito Repubblicano, Io Sud e Mpa) che sembrano avere raggiunto un’intesa piuttosto solida in vista della tornata elettorale.

“La nostra volontà -chiarisce Ga-etano Brattoli del direttivo del Pdl- è sempre stata quella di dar vita ad un governo di salute pubblica, attraverso un’alleanza tra le formazioni più rap-presentative, con personalità in grado

di affrontare le più gra-vi emergenze e rilan-ciare il tessuto socio-economico. Un’idea ormai da archiviare, anche a causa delle oligarchie che gover-nano la vita interna a troppi partiti. E così, il candidato sinda-co del centrodestra sarà con ogni pro-babilità il coordina-tore del Popolo della Libertà, Damiano Somma, in grado di abbinare esperien-za amministrati-

va ed energia da dedicare

movimento e subito dopo puntualmen-te accantonati, nessuna soluzione al rebus del soggetto da sostenere nella battaglia elettorale.

Il Partito Democratico rischia di restare del tutto (o quasi) isolato sul palcoscenico locale, scontando sulla propria pelle una serie di ambiguità: il desiderio di aprire contemporaneamen-te all’Unione di Centro ed alla sinistra estrema; la perenne ritrosia ad indica-re un possibile candidato sindaco; l’e-vidente difficoltà a raggiungere la sin-tesi tra le diverse anime che si agitano al suo interno. Troppa timidezza nelle scelte operative e gestionali, che potreb-be mandare in frantumi ogni sogno di coesione tra le forze del centrosinistra.

E così, allo stato attuale il maggiore partito della coalizione vede al proprio fianco soltanto La Puglia per Vendola, i Moderati e Popolari di Canonico, l’Udc e forse l’Italia dei Valori (anche se sull’a-desione di quest’ultima sigla al cartel-lo elettorale permangono ancora molti dubbi). Un manipolo di formazioni che potrebbe appoggiare Paolo Intini (già assessore nella prima giunta Pice), ov-vero un personaggio con maggiore espe-rienza amministrativa come Francesco Paolo Ricci o Emanuele Sannicandro.

Intanto, però, il Pd si potrebbe tro-vare a concorrere perfino con una lista autonoma presentata dal circolo di Cul-tura Democratica (in aperta polemica ormai con le decisioni assunte dai ver-tici della Pescara) intorno ad un proprio candidato, forse Angelo Mancazzo.

Ma il vero ago della bilancia nel-la battaglia delle amministrative sarà con ogni probabilità rappresentato da un’alleanza piuttosto ampia di movi-menti, che in questi ultimi giorni si è consolidata attorno al nome di Michele Abbaticchio (a più riprese invocato nel corso della tenzone elettorale, anche con collocazioni trasversali allo scac-chiere politico cittadino): dal Partito Socialista a Sinistra Ecologia e Li-bertà, da Rifondazione Comunista al Laboratorio, da Città Democratica a Il Ponte. Un progetto forse non in grado di vincere al primo turno, ma capace quanto meno di approdare al ballottag-gio. Con la prospettiva poi di intercetta-re un consenso più corposo rispetto al primo turno e puntare alla conquista di Palazzo Gentile.

Da non escludere, infine, che il ne-onato movimento giovanile (riunito at-torno al documento di intenti “Io non ci sto, e tu?” e promotore degli “Stati generali della Bitonto che vogliamo”) possa prendere parte alla competizione con un proprio esponente, nel deside-rio di “passare dalle parole ai fatti per ridare slancio alla nostra città e far sì che si ritorni ad essere protagonisti del territorio, attraverso elaborazioni pro-gettuali innovative e nuovi percorsi di partecipazione ed autoregolamentazio-ne”, come annunciato in uno specifico manifesto programmatico.

Lo scontro per le amministrative è appena agli inizi e la speranza dell’elet-tore è che l’attuale confusione all’inter-no degli schieramenti possa essere al più presto superata, in nome dell’ur-genza di recuperare il terreno perduto e lavorare per lo sviluppo e la crescita del nostro comune. Solo così, infatti, potremo finalmente proclamare con il “compagno” Mao che “la situazione è eccellente”.

Angelo Mancazzo

Emanuele Sannicandro

Damiano Somma

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Primo piano febbraio 2012

di Emilio Garofalo

di Emilio Garofalo

Il dirigente del settore Territorio, con determina-zione n.22 del 7 febbraio, ha approvato la graduatoria finale relativa al bando per l’attribuzione dei suoli per il Comparto 1 nella nuova zona 167.

Vincitore con 33 punti, è risultato il consorzio “An-nunziata”, composto da otto cooperative edilizie. Il lavoro del Nucleo tecnico di valuta-zione ha agito confrontando “gli indirizzi dati dall’am-ministrazione”, come hanno inteso sottolineare il sindaco

Al via la nuova 167

Risale agli inizi di febbra-io la conclusione del percor-so amministrativo relativo al quinto bando per l’assegna-zione dei suoli in zona PIP.

Dopo un’articolata istrut-toria, compiutasi attraverso numerose riunioni che han-no consentito l’analisi delle domande e dei documenti pervenuti, l’iter è giunto al termine. Tra le 17 imprese che hanno preso parte alla gara, 10 hanno potuto bene-ficiare dell’assegnazione di 10 lotti e mezzo. Per il perfe-zionamento della procedura di assegnazione, si atten-dono le relative adesioni da parte delle ditte vincitrici.

Questo, mentre si alter-nano nuove, differenti vicen-de, anch’esse legate alle sorti della zona Pip.

Alcune felici, altre, inve-ce, negative.

Tra le prime: Telecom Ita-lia e Comune sono riusciti a definire la problematica situazione della telefonia fissa per i residenti nelle medesime zone di compe-tenza del bando. Un inter-vento congiunto di rappre-sentanti politici e operatori dell’azienda telefonica, che ha permesso lo scioglimento di quei tecnicismi che, ren-dendo inoperanti le istanze, compromettevano il corretto funzionamento delle linee te-lefoniche.

La decisione di procede-re al potenziamento è stata presa nel corso di un incon-

Riconversione? La Regione dice notro a cui hanno preso parte lo stesso Valla, coadiuva-to dagli assessori Labianca e Fiore, e i rappresentanti Area Sud di Telecom Italia (tra le proposte prese in esa-me, anche una soluzione per fornire ai territori suburbani di Palombaio e Mariotto la copertura del servizio ADSL).

E veniamo alla “brutta no-tizia”: è stato rigettato, dalla Regione, il provvedimento con cui il Comune intendeva trasformare alcuni spazi del-la zona artigianale in zona

commerciale. Il mancato accoglimento del progetto è legato all’esiguità delle aree parcheggio, che, secondo i tecnici dell’ente, sarebbero stati predisposti in maniera del tutto inefficace.

Una nota, quella della Regione, che ha imposto la sospensione del piano di tra-sformazione dell’area artigia-nale, dal momento che una zona territoriale talmente va-sta, come sarebbe, appunto, quella prevista da un piano di sfruttamento commercia-

le, deve obbligatoriamente dotarsi di spazi da riservare al parcheggio dei veicoli.

La dirigenza tecnica del comune aveva inizialmente previsto, a tal riguardo, stra-de laterali e autosilo multi-piano.

Ma, da via Capruzzi, è stata indicata e richiesta l’individuazione di specifiche zone. E, pertanto, a seguito della mancata previsione di queste, è stato contestual-mente decretato il rigetto dell’intero progetto.

La zona artigianale, dietro la ferrovia

Valla e l’assessore all’urbanisti-ca Massarelli.

Commentando gli esiti della gara per l’assegnazione dei suo-li, portata a termine nei giorni immediatamente precedenti la prematura fine del suo mandato, Raffaele Valla ha voluto sottoli-neare che “tutto si è svolto nel pieno rispetto della legalità”.

A seguito della pubblica-zione dei risultati del bando, la procedura amministrativa pre-vede ora il decorso di un termi-ne di novanta giorni entro i qua-li le cooperative aggiudicatarie dovranno costituirsi nella loro

unione consortile per il pro-sieguo delle attività legate previste dal regolamento, che dovranno essere espletate di concerto con il comune.

La regolarità di tali ope-razioni, al momento della sottoscrizione del consorzio, consentirà la pubblicazione del bando per il secondo com-parto, il cui testo, al momento della definizione della prima gara, era già in fase di elabo-razione.

Respinto il piano per il commercio nella zona Pip

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Una delle auto incendiate (foto:bitontolive.it)

di Pasquale Bavaro

CORSIVETTO

L’incubo pare finalmente termina-to. E gli automobilisti bitontini posso-no tirare un sospiro di sollievo. Dopo lunghe settimane nelle quali a regna-re era il timore che durante la notte le vetture in sosta potessero mestamente trasformarsi in cenere e lamiere incan-descenti.

Gli agenti del locale commissaria-to di polizia, guidati dal vicequestore Francesco Triggiani, hanno infatti fer-mato il responsabile dei numerosi ro-ghi, che hanno “illuminato” le fredde notti di febbraio. Nel mirino soprattut-to auto di media cilindrata e di valore economico piuttosto contenuto (ben superiore, invece, il legame affettivo con i rispettivi proprietari). Inizialmen-te, si pensava ad un’operazione messa in atto da esponenti della criminalità organizzata, nell’ambito di un disegno complessivo di controllo delle attività illecite sul territorio (con riferimento,

“Roghi fatui”

in particolare, agli introiti dello smalti-mento delle vetture incendiate). Ovvero ad una strategia punitiva nei confronti di soggetti restii ad “accettare” l’operato dei clan malavitosi.

E, invece, nulla di tutto ciò. Le inda-gini degli inquirenti hanno portato alla luce una verità decisamente inattesa nella sua cruda linearità: ad appiccare i roghi era uno squilibrato della nostra città, già noto alle forze dell’ordine, con gravi problemi psichiatrici e neurologici che lo “spingevano” (senza una ragio-ne logica) ad incendiare di notte alcune auto in sosta.

Forse un moto di ribellione contro la modernità. Forse altro. Il dato con-fortante per la collettività, comunque, è la conclusione di una vicenda asso-lutamente unica nel suo genere, con la richiesta di applicazione a carico del responsabile della misura cautelare del trattamento coatto in apposita struttu-

ra sanitaria. Con un velo di tristezza a posarsi delicatamente sulla parola fine.

Soltanto soddisfazione, invece, ha accompagnato il blitz dei giorni scorsi, cin il quale è stata sgominata la famige-rata “banda dei tir”, grazie ad una bril-lante operazione condotta dagli uomini del locale commissariato, della polizia e della squadra mobile di Bari (in colla-borazione con la polstrada di Lombar-dia, Veneto e Puglia).

In manette sono finiti due bitontini, mentre altri tre risultano indagati.

Il gruppo criminale rappresentava un’autentica minaccia per i camionisti, fermi a riposare nelle stazioni di servi-zio della rete autostradale, che si vede-vano defraudati della merce trasporta-ta in forza di tagli “chirurgici” sui teloni dei mezzi.

Anche da questo incubo per fortuna ci si è svegliati.

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CONTROCORRENTEdi Mimì Luiso

I CENTO GIORNI E UNA STRANA STORIANei giorni scorsi il governo Monti ha “fe-

steggiato” i suoi primi cento giorni.Mi sono venuti in mente i cento giorni

di Napoleone “in carica” nell’isola d’Elba. Dopo quel periodo, poco più che trimestrale, il grande Corso tornò al suo vecchio amore: la Francia, ancora sitibonda d’Europa (In-ghilterra, Russia, Austria, ecc.). Cavalcando opportunamente la tigre delle non sopite simpatie di larghi strati della popolazione (forze armate comprese), riconquistò i mar-mi e i fasti di Parigi, dopo la non esaltante esperienza dei rustici casolari di Portofer-raio.

Parafrasando, osservo che la matassa degli avvenimenti si dipana, a volte, secon-do cicli che, somigliandosi, è come se si ri-petessero. E’ chiaro che cambiano climi e latitudini, cose e persone, eserciti e parla-menti; ma, in fondo, ho quasi l’impressione che la Storia, in qualche caso, si ritrovi un po’ a corto di argomenti nuovi, così da scri-vere sulla lavagna del tempo un tema o un problema già affrontato e in qualche modo portato a compimento. Sarà forse supersti-zione la mia, però non ho potuto fare a meno di pensare che ricordare pubblicamente “i cento giorni” è un po’ diverso dal ricordare i “primi” cento giorni. E’ un po’ come dire che i cento giorni costituiscono un capitolo a sé, concluso e senza prosegui di sorta. E, invece, i “primi” cento giorni fanno pensare ad un allungamento del tempo totale, con la sicurezza che ai primi seguiranno i secondi, i terzi e così via fino ad una conclusione.

Che voglio dire? Nulla di cui posso esse-re sicuro; solo un vago presentimento.

Il riferimento al governo Monti è ovvio (del resto, l’ho già specificato all’inizio). Tutti dicono, a destra e a sinistra, che l’e-secutivo, tecnico, atipico, forse anche un po’ anticostituzionale, perché mancante del supporto necessario del popolo, durerà fino alla primavera del 2013, data prevista come fine naturale della legislatura inaugurata dal ripetuto insediamento di Berlusconi & C.

Ci sarà il passaggio, che molti si augura-no il meno traumatico possibile, delle par-ziali amministrative del maggio prossimo; ma la meta essenziale, il traguardo dei tra-guardi è appunto tra un anno circa.

Nel frattempo pare che nessuno, su ogni versante, abbia interesse a fare un colpo di mano anticipato per paura di fare un salto nel buio, di effettuare il solito gioco che non vale la solita candela. E così, questo gover-no “si regge” su una maggioranza che, al-meno numericamente, ha pochi riscontri col passato. Basti pensare che, senza contare i centristi, Ds e Pdl quando devono votare parlano la stessa lingua, ben poco peso aven-do il gergo “straniero” della Lega e dell’Idv. Questo parlare in concordia somiglia all’as-sunzione di un farmaco, l’unico, necessario per dimenticare i mali di pancia di cui, chi più chi meno, soffrono gli esponenti dei due massimi schieramenti, contrapposti in tatti-cistica tregua (armata).

Ora, la fiducia che si dà, non la si dà per

niente. Dire di sì, quando il mal di pancia spingerebbe al no, costa. Lo sa bene Ber-lusconi e lo sa bene Monti. E se lo sanno tutti e due, è facile pensare alla politica del “do ut des”, o, se qualcuno ama le parole forti, al ricatto. Questo, da un lato consente al governo di tirare avanti, nel bene e nel male, passando sotto un arco di archi e di frecce, portando a compimento le riforme che non si sono potute fare prima con l’altro governo. E dire, anzi, che proprio la cricca berlusconeide continua a dire che le riforme erano state già avviate e che non si sono potute attuare per colpa degli altri (quali?). Naturalmente si dimentica che nella pas-sata legislatura il Parlamento era stato ri-dotto ad un’espressione non geografica ma solo numerica, prono ad aprire varchi d’ogni

sorta all’incedere maldestro di un capo di governo infognato in guai personali di varia specie.

E’ roba di pochi giorni fa la “conclusio-ne” di uno dei tanti processi dell’ex premier, quello che lo vedeva implicato, come cor-ruttore, con l’inglese avvocato Mills. Sapete tutti che fine ha fatto la richiesta di cinque anni di reclusione (per Berlusconi, s’inten-de) avanzata dal pm De Pasquale.

Alla fine i giudici hanno deciso di non decidere, affidandosi all’alibi della soprav-venuta prescrizione. Che non è una condan-na, ma neanche un’assoluzione, in quanto è lapalissiano che il reato anche se commesso scientemente, non può essere seguito da al-cuna condanna perché… è passato troppo tempo dalla sua commissione (non importa se la durata del tempo per la prescrizione sia stata alterata da una delle tante leggi ad personam (Gaspari, Cirielli e così via). Forse mi sbaglierò ma penso che in questo caso il governo abbia subito un vero e pro-prio ricatto, scaricato poi sulla magistra-tura: “se non si fa come dico io, qui salta tutto”, la fiducia vien meno, la maggioranza crolla e Monti pure. Ora Napoleone è anco-ra relegato all’Elba ma l’idea della riscossa e della riconquista di Parigi è presente ad

ogni piè sospinto, pronta ad emergere alla prima occasione.

Non è il timore dell’ennesimo ritorno di Berlusconi a farmi parlare così: è, se mai, l’assoluta certezza che il Caimano non è morto e che forse sta già allestendo la nave che lo riporterà sulla cresta dell’onda. E sono convinto che tutti lo sanno ma nessu-no lo dice: chi perché è opportuno tacere e chi perché non ha a disposizione una mossa, che faccia affondare in partenza il velleita-rio vascello berlusconiano. A sinistra, come al solito si balbetta: sì al governo Monti ma “faremo valere le nostre ragioni”. E che vuol dire? Se uno dà la fiducia, si fida dell’altro e a nulla servono le proprie ragio-ni, a meno che non si voglia far venir meno proprio la fiducia. E’ come dire: “stai facen-

do delle stronzate ma, siccome mi fido di te, falle pure”.

Berlusconi doveva cadere perché ormai sfiduciato dentro e fuori ma la conseguenza doveva essere un’altra e cioè le elezioni an-ticipate. E il momento appariva opportuno per via dei sondaggi che davano la coalizione di sinistra largamente prevalente su quella di destra. Forse è mancato il coraggio, forse la patata da raccogliere era troppo bollente, forse le cento anime che angustiano la sini-stra, forse un calcolo sbagliato, hanno con-sentito a Napolitano quello che, senza mezzi termini, io definisco un vero e proprio colpo di stato. E non ci si è accorti che la fiducia cieca che svuota l’autonomia, espressa su tutti gli atti del governo, ha fatto precipitare i consensi (con buona pace per le politiche del 2013, se e in che modo si faranno). I cento giorni trionfalisticamente evocati da Monti, pieni di lacrime e sangue, ricchi di consensi forzati e pronti a sfociare in un mare di dissensi, sono offuscati dall’ombra gigantesca del vecchio convitato di pietra, pronto alla vendetta. In ogni caso esprimo l’auspicio che Waterloo non sia troppo lon-tana né per l’uno e né per l’altro.

Del resto, né l’uno né l’altro si chiamano Wellington.

Il presidente del consiglio, Mario Monti

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di Pasquale Bavaro

Dal prossimo anno scolastico, alun-ni e genitori si troveranno davanti uno scenario dell’offerta formativa radi-calmente differente rispetto al recente passato. Al quale dovranno ben presto adeguarsi, abbracciando la nuova logi-ca degli istituti comprensivi. Con con-seguenze tutte da valutare in termini di edilizia scolastica, adeguatezza degli ambienti alle esigenze della formazione ed organizzazione delle ordinarie attivi-tà dei docenti.

Ad ogni modo, era già da qualche tempo che l’operazione di riordino della rete scolastica pareva dover decollare, salvo poi andare incontro agli imman-cabili rinvii delle istituzioni e della po-litica. Ora, invece, il dado è tratto ed il cambiamento non ammette ulteriori proroghe.

Nei giorni scorsi, infatti, la giunta re-gionale, dopo aver raccolto le proposte dei vari enti locali, ha varato il piano di ridimensionamento degli organismi scolastici, avendo cura di assicurare la qualità del servizio formativo (in propor-zione ai bisogni dell’utenza) ed al con-tempo di salvaguardare i posti di lavoro. Tale documento è incentrato sull’idea di aggregare le varie scuole in istituti com-prensivi, destinati a ricomprendere al loro interno i differenti gradi del cam-mino d’istruzione di uno studente, se-condo criteri di gradualità e flessibilità,

Da settembre con il riordino scolastico, tre grandi istituti comprensivi

Musica nuova a scuolacondivisi con il ministero competente.

In linea generale, la volontà del go-verno Vendola è dar vita a realtà che non superino il tetto dimensionale dei 1.300 alunni, con limitate eccezioni ter-ritoriali.

Ma, in soldoni, cosa cambia per la comunità bitontina?

Ebbene, da settembre in città saran-no operativi, con riferimento al primo ciclo, cinque istituti comprensivi, dei quali due già esistenti (il circolo didat-tico “Fornelli” e la scuola “Don Tonino Bello-Modugno”) e tre di nuova istitu-zione: il primo nascerà dalla fusione del circolo didattico “Cassano” con la secondaria di primo grado “De Renzio”, per un totale di 1.356 alunni, men-tre nel secondo confluiranno i plessi dell’infanzia “Via Pinto”, “Via Rossini” e “Via Palombaio”, la primaria “Don Mila-ni” e la media “C. Sylos”, per complessi-vi 1.091 studenti.

Il terzo comprensivo, infine, sarà composto dal terzo circolo didattico “Caiati” e dalla secondaria di primo gra-do “Rogadeo”, raggiungendo la soglia di 1.192 iscritti. Una mappa del riordino che ha finito per accogliere solo par-zialmente la proposta avanzata dall’ex assessore alla pubblica istruzione Sara Achille (“la Regione ha del tutto omesso di individuare criteri omogenei a cui i singoli comuni devono attenersi, crean-

do perciò evidenti situazioni di disparità tra i vari enti locali”) e per aderire alle indicazioni programmatiche fornite dal centrosinistra per bocca del consigliere Pd, Vito Masciale. Una riorganizzazione che, tra l’altro, stenta ad incontrare il gradimento del corpo docente, come di-mostrato dai documenti ufficiali di pro-testa già elaborati all’interno di alcuni istituti e sottoposti all’attenzione dei di-rigenti scolastici. Qualche novità in ar-rivo anche per il glorioso liceo classico “C. Sylos”, che, nonostante le richieste dell’amministrazione comunale, perde-rà dal prossimo anno la sua autonomia, in forza dell’accorpamento con l’istituto “Spinelli” di Giovinazzo. Un pezzo im-portante della storia della città che vie-ne sacrificata sull’altare del risanamen-to economico e del contenimento della spesa pubblica.

Da settembre, dunque, una vera ri-voluzione attende il mondo della scuola, anche se resta sul tappeto più di una perplessità in ordine alla reale efficacia di tali misure e sull’impatto concreto che le stesse produrranno sulla quali-tà dell’insegnamento impartito ai nostri ragazzi. Perché fare economia di risor-se non è sempre sinonimo di migliora-mento del servizio offerto. Soprattutto nel settore cardine della cultura e della formazione.

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di Michele Cotugno

Sono state le dimissioni dei consiglieri Pdl, il 16 febbraio scorso, a dare il colpo di grazia alla giunta Valla.

Un gesto dettato da un “disappunto gene-rale su come è stata gestita la macchina am-ministrativa”, secondo Roberto Colangiuli, consigliere in questi ultimi quattro anni.

L’esponente del principale partito di cen-trodestra non nasconde, d’altra parte, il pro-prio personale rammarico per essere stato “totalmente inascoltato” sulle “proposte concrete” palesate all’attenzione dell’ammi-nistrazione.

Come il regolamento per il centro anti-co, redatto in qualità di consigliere delegato, al fine di favorirne lo sviluppo economico, o l’accordo, mai siglato, per l’inserimento della città tra le tappe pugliesi dei croceristi della Royal Carribbean.

Altro motivo di rammarico per Colangiuli è il silenzio sul progetto (presentato a fine 2009 e rimasto nel cassetto) in project finan-cing di una società locale per l’acquisizione del diritto di superficie delle aree pubbliche -scuole in primis- sulle quali installare pan-nelli fotovoltaici. In cambio, il Comune avreb-be incassato 250.000 euro l’anno, oltre alla messa in sicurezza di tutti i lastrici solari de-gli edifici pubblici. Trattandosi per la maggior

parte di scuole, il Comune, tra l’altro, avrebbe risolto gratuitamente il proble-ma della mensa già nel 2010.

Per non parlare della mancata stipula di un protocollo d’intesa, a costo zero per la città, proposto lo scorso settembre, tra il Comune e l’azienda milanese ECG Eu-ropean Consulting Group, per la costru-zione di una centrale solare termodinamica, destinata alla produzione d’energia elettrica in zona Asi. Stando al progetto, la centrale dovrebbe produrre oltre 2 mila megawatt d’energia elettrica, a beneficio di 550 mila utenze sia domestiche sia industriali. Previsto un investimento di 800 milioni di euro, di cui 220 in subappalto a ditte locali.

Una produzione d’energia dai costi con-tenuti e con un ridotto impatto ambientale; l’unica tecnologia sposata anche da Legam-biente.

“Proprio Bitonto, il Comune proponen-te non ha stipulato un protocollo d’intesa, al contrario di Giovinazzo, altra città interes-sata, che ad oggi è titolata ad incassare la somma di 24 milioni di euro, quale fattore compensativo” spiega Colangiuli. “12 milioni di euro -prosegue- che oggi Bitonto potrebbe perdere, non avendo siglato il protocollo, in-sieme ai 750, sul totale di 1500, nuovi posti

di lavoro, grazie anche ai subappalti affidati a ditte locali. Una grande opportunità, in tempi di grave crisi occupazionale. Si risolverebbe, inoltre, l’atavico problema della zona Asi, fer-ma da trentanni”.

“L’iniziativa non è subordinata alla stipu-la di un protocollo d’intesa”, si legge in una nota del Comune. Ma quel che all’azienda interessa è “una chiara e manifesta volontà dell’ente locale -chiarisce Colangiuli-. Qual è, infatti, l’imprenditore disposto a fare un investimento di 800 milioni, sapendo di non essere il benvenuto?”.

Ma non tutto è perduto. Com’è noto, a breve, saremo chiamati alle urne. L’ECG è di-sposta ad attendere segnali confortanti dalla nuova giunta. Ed è per questo che Colangiuli intende rivolgere il proprio appello a chiun-que esca vincitore dalle urne, affinchè pren-da in seria considerazione “un progetto che avrebbe ricadute positive per la città anche in termini di visibilità internazionale”.

Energia green e profittiLa centrale solare termodinamica un’opportunità da non perdere

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di Pasquale Bavaro

La religione può giocare un suo ruolo nella definizione delle principali scelte della politica? O rappresenta una mera professio-ne di carattere individuale, destinata a non avere alcuna incidenza sulla sfera pubblica? Dilemma assai dibattuto e controverso, che ripropone ciclicamente la sua attualità in occasione delle diverse consultazioni elet-torali. Un’autorevole opinione sul punto è offerta da Enzo Robles, già docente univer-sitario in una pluralità di discipline (Storia del Cristianesimo, Storia della Chiesa, Sto-ria dei rapporti tra Stato e Chiesa, Storia contemporanea) ed allievo di Ambrogio Donini, in passato impegnato nella vita sin-dacale (Cigl) e nelle attività del movimento cattolico Fuci, piuttosto estraneo alle dina-miche di partito (è stato tesserato per un breve periodo soltanto per il defunto Psiup), cofondatore ed esponente di spicco dell’as-sociazione “Città Democratica”.

Professore, come giudica il rapporto tra cattolicesimo e politica in città?

A Bitonto il voto cattolico risulta, fortu-natamente, molto diviso. La mia maggiore preoccupazione, tuttavia, riguarda il ruolo di una certa gerarchia ecclesiastica, desidero-sa di incidere pesantemente nelle decisioni pubbliche: non mi riferisco ad un sacerdote in particolare, poiché il problema è assai più vasto, investendo l’intero territorio nazio-nale e gli orientamenti della nostra diocesi. Noto evidenti pesantezze nelle parole del clero bitontino, che da qualche tempo tra l’altro ha colpevolmente smesso di interro-garsi sulle tematiche del Concilio.

Il voto per le amministrative è ormai alle porte. Città Democratica ha abbando-nato polemicamente il tavolo del centro-sinistra…

La nostra scelta è stata imposta dal per-durante rifiuto da parte del Pd di affrontare, dopo quasi due anni di dialogo tra le forze della coalizione, la questione basilare del-la futura amministrazione, così da evitare qualsiasi improvvisazione gestionale. Aveva-mo richiesto chiarimenti precisi, presentan-do anche un documento di etica politica, teso a definire la caratura morale dei candidati, ma di fronte ai silenzi del maggior partito di centrosinistra e al successivo allargamento del tavolo abbiamo preferito lasciare.

Ma non ha inciso sulla vostra decisio-ne anche l’idea di costruire un’alleanza tra formazioni troppo eterogenee tra loro?

Certamente sì. Reputiamo, infatti, del tutto inaccettabile l’opzione di apparentar-si con realtà politiche che hanno sostenuto la giunta Valla, rischiando così di ricadere nello stesso errore commesso dal centrode-stra nelle precedenti consultazioni, soltanto per la paura di perdere nuovamente e senza

La riflessione di Enzo Robles a poche settimane dal voto

Il difficile ruolo dei cattolici in politica

mostrare alcun interesse per le sorti della città. A mio parere, Bitonto continua a pa-gare lo scotto di vecchie intese, che hanno già prodotto la sconfitta del 2008 e la déba-cle alle regionali, con alcuni personaggi che intendono scaricare sull’intera coalizione le responsabilità della propria bocciatura.

Quali dunque le mosse fu-ture di Città Democratica?

Abbiamo avviato un pro-ficuo confronto con l’associa-zione “Il Ponte” e con Rifon-dazione Comunista, muovendo dalla necessità improrogabile di troncare ogni metodo mal-sano del passato ed affrontare il punto saliente dell’apertura della vita politica cittadina ai giovani, con il futuro candidato che, tra l’altro, dovrà presen-tarsi all’elettorato assieme all’intera squadra di governo. La nostra volontà è presentare una lista autonoma, nell’ambi-to di un’intesa con altre forze, nella speranza di cogliere un risultato di gran lunga miglio-re rispetto a quello delle scor-se amministrative.

Si è molto parlato nelle scorse settimane dell’ipotesi di un cartello elettorale tra-sversale, di una sorta di go-verno di salute pubblica…

Siamo fermamente contrari a qualsiasi progetto di tal genere. Apparteniamo alla cultura di sinistra ed un centro ballerino ci incute profondo timore. Del resto, in que-sti anni la nostra città è rimasta schiava di schemi ormai vetusti, con alcuni soggetti di rilievo che, nonostante le grandi potenziali-tà, hanno preferito agire da soli. Oggi vi è l’urgenza di dar voce alla società, affidando-ci ai giovani, con il coraggio di saper leggere la realtà al di là delle beghe del contingente, come insegnato dal compianto maestro Car-mine Gallo.

Anche questa volta non ha sortito al-cun risultato concreto la proposta delle primarie del centrosinistra. Come mai?

L’idea, sostenuta con forza da Città De-mocratica, è stata categoricamente boccia-ta dal tavolo del centrosinistra, perché si è affermato che devono essere sempre e co-munque i partiti a decidere i candidati, fi-nendo per acuire ulteriormente la distanza tra politica e corpo elettorale. Del resto, oc-corre riflettere su un dato: la recente cadu-ta di Valla non può certo essere annoverata come una conquista delle forze di opposizio-ne, in quanto determinanti sono risultate le

dimissioni dei consiglieri del Pdl.La vostra associazione non rischia,

come tante altre, di limitare la propria azione ed il proprio impegno soltanto al periodo in prossimità delle consultazioni elettorali?

È certo vero che molte realtà politico-culturali della città perseguono esclusiva-mente finalità elettorali, ed in quanto tali finiscono inevitabilmente per dipendere dai finanziatori dei grandi partiti. Città Demo-cratica, invece, intende distinguersi da que-sto trend, presentandosi alla collettività con il lavoro costruttivo già realizzato in tutti questi anni, come testimoniato per esempio dai programmi in tema di sicurezza, smal-timento dei rifiuti ed edilizia popolare, dal dibattito promosso sull’infrastruttura del sottopasso ferroviario di via Giovinazzo, dai numerosi interventi sulla questione della ge-stione del “Maria Cristina”, dall’attivismo mostrato in occasione della raccolte delle firme per i referendum su acqua e nucleare. In più, il nostro movimento è composto per circa il 70% da ragazzi, con una forte pre-senza femminile, in ossequio alla volontà di aprirsi al contributo e alla ricchezza delle nuove generazioni, da sostenere e affianca-re con l’esperienza dei più navigati.

Enzo Robles

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ACIdi d’UVA

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IL DIFENSORE CIVICO

di Franco Castellucci

La notizia è ormai a tutti nota: il sindaco Valla e la sua giunta sono stati sollevati dal loro incarico, dopo oltre tre anni e mezzo di governo della città. Molti i commenti politici che hanno accompagnato la for-malizzazione delle dimissioni da parte della maggioranza dei consiglieri comunali.

Ma, in realtà, cos’è accadu-to da un punto di vista tecnico-giuridico?

L’art.51, comma 1, del d.lgs. 18 agosto 2000 n.267 (“Testo unico delle leggi sull’ordina-mento degli enti locali”) stabili-sce che “Il sindaco e il consiglio comunale durano in carica cin-que anni”. Varie sono le cause di scioglimento del consiglio e di cessazione dalla carica di sin-daco, che vengono contemplate dal legislatore. In particolare, la fine dell’amministrazione Valla è avvenuta in una maniera in-solita, quasi “traumatica”: con le dimissioni non soltanto di 16 consiglieri dell’opposizione, ma anche di 5 esponenti della mag-gioranza di centrodestra, facen-do così scattare il meccanismo previsto dall’art.141, comma 1, del citato Testo Unico, secondo cui si dà luogo allo “scioglimen-to dei consigli comunali quando non possa essere assicurato il normale funzionamento degli organi e dei servizi per le se-guenti cause: cessazione dalla carica per dimissioni contestua-li, ovvero rese anche con atti separati, purché contemporane-amente presentati al protocollo dell’ente, della metà più uno dei membri assegnati, non compu-tando a tal fine il sindaco”.

L’altro strumento, normal-mente adoperato per decretare

Con le dimissioni di massa, subito alle urneil tramonto di un governo citta-dino, è quello della sfiducia, ma i promotori della crisi avevano particolare fretta di concludere l’esperienza amministrativa in corso e non intendevano aspet-tare ancora. La normativa pre-vede, infatti, che “Il sindaco, il presidente della provincia e le rispettive giunte cessano dalla carica in caso di approvazio-ne di una mozione di sfiducia, votata per appello nominale dalla maggioranza assoluta dei componenti del consiglio. La mozione di sfiducia deve essere motivata e sottoscritta da al-

meno due quinti dei consiglieri assegnati, senza computare a tal fine il sindaco e il presidente della provincia, e viene messa in discussione non prima di dieci giorni e non oltre trenta gior-ni dalla sua presentazione. Se la mozione viene approvata, si procede allo scioglimento del consiglio e alla nomina di un commissario”.

Le ragioni della repentina

decisione di “staccare la spina” all’esecutivo sono presto spie-gate: se lo scioglimento degli organi di governo fosse avvenu-to oltre la data del 24 febbraio, non sarebbe stato più possibile partecipare alle consultazioni elettorali del 2012, rendendo pertanto necessaria la nomina di un commissario prefettizio, destinato a rimanere in carica sino alla primavera dell’anno venturo, cioè alla scadenza na-turale del mandato amministra-tivo. La scelta, dunque, è stata dettata da motivi di carattere elettorale.

Dopo le dimissioni formali di oltre la metà dei consiglieri in carica, il passo successivo non si è fatto certo attendere: con decreto del 20 febbraio, infatti, il prefetto di Bari, Mario Tafa-ro, ha sospeso il consiglio co-munale “con effetto immediato fino all’emanazione del relati-vo decreto di scioglimento”, e contestualmente ha nominato Pasquale Minunni (prefetto a

riposo) commissario prefetti-zio “per la provvisoria gestione dell’ente, con i poteri del sinda-co, della giunta e del consiglio”.

Il commissario sarà coadiu-vato dai sub-commissari Er-nesto Liguori (viceprefetto), Paola Maria Bianca Schettini (viceprefetto aggiunto) e Nicola Fantetti (funzionario economi-co finanziario). Il commissario prefettizio resterà in carica fino ai primi di maggio, quando i cit-tadini saranno chiamati ad eleg-gere un nuovo sindaco e un nuo-vo consiglio. Il Viminale, infatti, ha ufficializzato le date per le amministrative, fissate nei gior-ni 6 e 7 maggio; mentre l’even-tuale ballottaggio si svolgerà il 20 e 21 dello stesso mese.

In provincia di Bari saran-no 12 i comuni interessati dal-le consultazioni elettorali. La metà sono oggi commissariati: oltre a Bitont Gioia del Colle, Gravina in Puglia, Sammiche-le di Bari, Santeramo in Colle e Terlizzi. I restanti 6 comuni (Alberobello, Castellana Grotte, Giovinazzo, Polignano a Mare, Sannicandro di Bari e Turi), in-vece, tornano alle urne alla sca-denza naturale della consiglia-tura. Altra novità importante che si registrerà con le prossime elezioni è la riduzione del nu-mero di consiglieri ed assessori: la legge 26 marzo 2010 n.42 ha stabilito, infatti, che a partire dal 2011, nei comuni superiori a 30.000 abitanti (come appun-to il nostro), i componenti delle assise consiliari passano da 30 a 24, mentre i membri della giun-ta da 10 a 7.

Nella foto, Raffaele Valla festeggia l’elezione a sindaco nel maggio 2008

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Gusto chiaro ed inconfondibile, qua-lità organolettiche assolutamente indi-scutibili, profumo deciso. Ecco i segreti dell’olio pro-dotto dall’azienda agricola Pasquale Rizzi, che ha di recente conquistato il ter-zo posto nella sezione “Oli leggeri”, all’interno dell’e-dizione 2012 del concor-so “Oro giallo” (riservato ai migliori extravergine di oliva). La manifestazione è stata ospitata dai padiglio-ni della Fiera “SAPORE” di Rimini, nell’ambito della kermesse nazionale dedi-cata ai sapori del distretto alimentare, che ha visto la partecipazione di numero-se aziende produttrici olea-rie della nostra città, anche grazie al contributo dell’as-sociazione Città dell’olio, di Unioncamere e dell’assesso-rato comunale all’agricoltura.

Gli oli in gara (una trenti-na circa, provenienti da mol-te regioni dello Stivale) sono stati sottoposti all’attenta valutazione di un’autorevole giuria, formata da membri di Olea (Organizza-zione laboratorio esperti assaggiatori) e da docenti del dipartimento di scienza e tecnologia alimentare dell’Università di Bologna. Gli esperti, dopo aver eseguito

una valutazio-

L’azienda agricola Rizzi conquista il terzo posto al concorso “Oro giallo”

Un olio di qualità

ne olfattiva e degu-stativa degli extravergine

in competizione, hanno premiato l’olio Rizzi per il “fruttato leggero”, ricono-scendo così tutto il valore della tradizio-ne bitontina nella produzione olearia. La manifestazione, alla quale ha preso parte anche il comune con uno stand dedicato alla promozione dei sapori nostrani (grazie

all’impegno dell’ex vicesindaco Dome-nico Damascelli), ha rappresentato una vetrina importante per i tesori (artistici e gastronomici) del nostro terri-torio, nonché l ’occas ione per un pro-ficuo appro-fondimento su delicate tema-tiche scienti-fiche legate al consumo di

extraver-gine di oliva.

“Oro gial-lo”, inoltre, ha confermato an-che quest’anno il suo ruolo di punto di riferimento per produttori e distributori di olio, nella misura in cui consente un contatto diretto con le nuove tenden-

ze di mercato e l’avvio di stimolanti trattative di carattere commerciale. Ma l’edizione 2012 del concorso sarà certamente ricordata per l’attestazio-ne di prestigio ottenuta dall’azienda bi-tontina di Pasquale Rizzi, capace con la bontà del suo prodotto di imporsi all’at-tenzione della giuria e pronta a conqui-stare sempre nuovi palati, alla ricerca di un gusto raffinato e limpido al tempo stesso. Quel gusto che nasce dalla giu-sta miscela di tradizione e innovazione, sotto il comune denominatore impre-scindibile della qualità.

Azienda Agricola Pasquale Rizzi - Via Vitale Giordano, 55 - Bitonto Tel. 080.3717228 - Cell. 333.9498572 - e-mail: [email protected]

Giorgio Sorcinelli, segretario generale Olea, premia l’azienda agricola Rizzi alla rassegna “SAPORE” di Rimini

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di Giuseppe Perrulli

Il silenzio. È questa la prima cosa che ti colpisce a Lourdes: nelle strade, lungo il fiume Gave, alla grotta.

Lo stesso silenzio che ha caratterizzato l’incontro tra la folla di fedeli, quasi 8.000 tra adulti e bambini, e le reli-quie di santa Bernadette.

Il silenzio dello stupore, il silenzio della preghiera, il silenzio della fede. Un silen-zio che ha accompagnato il transito delle sacre spoglie nelle chiese della città. Un evento unico e straordinario per la comunità dei creden-ti ma anche per la storia di Bitonto.

Un percorso iniziato gio-vedì 23 febbraio, con la vibrante cerimonia di ac-coglienza, officiata da don Francis Xavier Jagatha (as-sistente spirituale della loca-le sezione dell’Unitalsi) nella parrocchia di San Leucio; proseguito con la preghiera del rosario, recitata con gli anziani ospiti di villa Gio-vanni XXIII, e con un altro momento di raccoglimento spirituale, svolto da don Cic-cio Savino presso l’hospice, insieme ad uomini e donne, segnati profondamente dalla sofferenza.

Infine, il rosario meditato con le invocazioni di Berna-dette al monastero delle Ver-gini.

Tutt’altro che silenziosi, invece, ma attenti e incu-riositi, i bambini delle quar-te e quinte elementari delle scuole “G. Modugno”, “Sacro Cuore”, “N. Fornelli” e “F. Cassano”, che nelle matti-nate di venerdì 24 e sabato

Migliaia di fedeli davanti alle reliquie di santa Bernadette

In silenziosa preghiera

25 febbraio, hanno affollato le chiese del Sacramento e dei Santi Medici. Interessa-ti e stupiti dalla visione del filmato sulla vita di Berna-dette, e poi pronti a rivol-gere domande, che, che per la loro arditezza, hanno la-sciato attoniti sia i volontari dell’Unitalsi, con il presiden-te Vincenzo Castro, sia i sa-cerdoti don Antonio Serio e don Francesco Ardito.

Nel pomeriggio di sabato 25 febbraio, la solenne ce-lebrazione eucaristica nel santuario dei Santi Medici, presieduta da don Salvato-re Mileti di Otranto (assi-stente regionale dell’Unitalsi pugliese), ha richiamato i volontari delle sottosezioni Unitalsi del centro della Pu-glia, oltre ad una grande folla di fedeli: quasi 3.000, venuti a salutare la piccola grande Bernadette Soubirous, a cui nel 1858 apparve la Vergine Maria.

Inscindibilmente legata a Lourdes è l’Unitalsi. Tra le prime associazioni di vo-lontariato in città, opera da quasi 60 anni in favore degli ammalati, dei bisognosi e dei più deboli.

Il 18 marzo, giornata na-zionale dell’associazione, l’U-nitalsi sarà presente all’in-gresso della villa ed in piazza 26 maggio, per presentare i propri progetti, che culmi-neranno ad agosto col pel-legrinaggio a Lourdes. (Per ulteriori informazioni, tel. 0803714193, email [email protected].).

CONCETTA VERRIELLO23.12.2011 - 23.1.2012

Amata da molti, conosciuta da tutti, TETTELLA, come tutti la chiamavano, ci ha lasciati dopo una vita di lavoro, di amore e di disponibilità verso il prossimo.Ad un mese dalla scomparsa il ricordo sempre vivo resta nel cuore dei figli, dei nipoti e di quanti la conobbero.

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In silenziosa preghiera

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di Domenico Schiraldi

A scaldare il cuore dei biton-tini, in un mese di gelo polare, è stato il transito della “Sacra Spina” di Andria, che la chiesa di San Domenico ha accolto ed esposto alla venerazione dei fe-deli.

Il frammento ligneo, lungo all’incirca 8 cm, avrebbe ferito il capo di Cristo, in quanto parte della “corona” che i soldati ro-mani intrecciarono e gli impo-sero, per dileggio, nel venerdì di Passione.

Nel XIII secolo il sovrano francese Luigi XI recuperò il prezioso manufatto da Bisan-zio, ottenendolo direttamente dall’imperatore latino di Co-stantinopoli, Baldovino II, come pegno per un ingente prestito in denaro. La corona fu così traslata a Parigi nell’agosto del 1239: per accogliere de-gnamente la reliquia, il re fece edificare presso l’Île de la Cité, una delle due isole fluviali della Senna, la Sainte-Chapelle, ter-minata nel 1248. Nel mentre, il sacro cimelio sostò presso la cattedrale di Notre-Dame, dove vi tornò definitivamente nel 1806.

Nel corso dei secoli numero-se spine furono tolte dalla coro-na per essere donate a chiese e santuari meritevoli. Ad Andria la spina giunse nel 1380, come dono di nozze di Beatrice d’An-giò nel giorno del suo matrimo-nio con il duca Beltrando del Balzo. Oltre alle sue notevoli

dimensioni, la reliquia, custodi-ta in cattedrale, brilla per una particolarità: nel giorno del ve-nerdì santo, quando questo cade il 25 marzo, giorno dell’Annun-ciazione, le macchie sulla punta si ravvivano sino a divenire del colore del sangue. Dal 1633 al 2005 si sono verificati quattor-dici eventi miracolosi; il prossi-mo è previsto per il 2016. Del tutto straordinario fu il copioso sanguinamento, durato l’intero mese di novembre del 1837, quando la spina fu riportata ad Andria dopo trentotto anni di assenza, essendo stata trafu-gata il 23 marzo del 1799 dai francesi.

A Bitonto numerosi eventi hanno fatto da cornice alla tra-slazione della “Sacra Spina”, custodita in una ottocentesca teca di cristallo di fattura napo-letana. Ad iniziare dalla messa solenne celebrata da don Gian-nicola Agresti, parroco della cattedrale di Andria. Interes-sante il convegno svoltosi pres-so la restaurata cappella “dei Misteri”, introdotto dal cav. don Francesco Acquafredda e dal dott. Andrea Lovascio, pre-sidente dell’associazione “Pas-sionem Tradere”, organizzatori dell’evento. Tra i relatori il dott. Filippo D’Agostino, componen-te della commissione medica scientifica per il miracolo della “Sacra Spina” del 25 marzo 2005.

Una corona di eventiLa Sacra Spina nella chiesa di San Domenico

di Lucia Anelli

Foto R. Schiraldi

Basta davvero poco per promuovere e credere in un progetto comune.

Passione, un luogo per ritrovarsi, organizzazione. Nace così il circolo culturale “Cicciovizzo Jazz Club”, da un’idea del dott. Mario Logrieco, vera fucina di idee ed entusiasmo.

L’obiettivo è sostenere la cultura tout court, senza etichette, aperti a qualsivoglia esperienza di qualità. Così, musica, teatro, letteratura sono al centro degli interessi della nuova associazione, all’insegna della promozione dei talenti locali. All’inaugurazione sono intervenuti il sen. Procacci e il sindaco Valla.

Tra le attività svolte e in corso, una mostra di pittura di Fran-cesco Petta, autore naif che ama rappresentare scorci paesani e intime vedute di paesaggio, la presentazione delle poesie di Giusep-pe Moretti, il tutto con la degustazione di prodotti doc (olio, vino e prodotti da forno) con Giulio Iannini, Domenico Damascelli e Piero Bulzis.

Numerosi gli eventi in programma, tra cui laboratori teatrali, presentazione di libri, serate di beneficienza.

Cicciovizzo jazz clubLA NOTIZIA PROPAGANDA ELETTORALE

L’associazione “Realtà riVista”, editrice di “Primo piano”, comunica, in conformità con la legge n.28 del 22 febbraio 2000, che intende diffondere “messaggi elettorali” a paga-mento.

La prenotazione degli spazi dovrà essere effettuata presso la redazione del giornale (via XXIV Maggio, 14 - Bitonto - tel. 080.3747054) entro e non oltre il 10 aprile 2012.

Agli aventi diritto sarà assicurata parità di accesso agli spazi. Qualora le richieste di inserzione fossero superiori alle disponibilità, la selezione verrà operata secondo il criterio di priorità cronologica delle prenotazioni.

Le tariffe per l’accesso agli spazi di propaganda sono le seguenti:

- Pagina intera 220,00 euro- Mezza pagina 160,00 euro- Piede di pagina 100,00 euro

Tutti i prezzi si intendono senza IVA.

Elezioni amministrative 5 e 6 maggio 2012

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Un volo verso gli altridi Rosa Chieco

Un volo per conoscere e toc-care con mano il volto diverso dell’umanità.

Un librarsi leggero, per sco-prire l’amore come dono agli altri.

Un viaggio lontano dal no-stro superfluo. Ha inizio, così, la missione in Perù di Concetta Tarantino, infermiera professio-nale.

Il racconto genuino dell’e-sperienza nel continente ame-ricano, nel paese di Maran-ga Saint Miguel, presso una struttura gestita dalle suore benedettine della Divina Prov-videnza, scuote il nostro modus vivendi e ci riporta all’autentico senso della vita.

Un semplice poliambula-torio in cui, giorno per giorno,

prestano la loro opera tanti volontari nel campo della me-dicina generale, della pediatria, cardiologia, ginecologia, trau-matologia, odontoiatria. Accan-to, un “comedorinfantil”, centro per l’infanzia, dove i bambini sono seguiti nello studio, posso-no giocare e rifocillarsi con un pasto dignitoso. Questo l’am-biente in cui Concetta ha offer-to il proprio aiuto e la propria esperienza.

Le giornate a Maranga Saint Miguel sono scandite dall’impe-gno e dalla dedizione agli altri, ai più deboli e indifesi, infermi o bambini; dal costante supporto al personale medico, da una sor-ta di tutoraggio ad una giovane studentessa di infermieristica, desiderosa di preziosi consigli e

INNOCENZA SARACINO20.02.2011 - 20.02.2012

AnniversarioCiao Antonio,è già un anno che non ci vediamo e non ci sentiamo più.Il tempo scorre inesorabilmente ma restano indelebili i ricordi dei momenti trascorsi insieme.La vita ti dà tanto, giorno dopo giorno, ma quando toglie, ti toglie tantissimo in un attimo!La tua assenza rimane incolmabile, per me, per noi, per tutta la nostra famiglia. La tua forza, la tua disponibilità,il tuo amore per la famiglia, la tua dedizione al lavoro, rimane per noi uno sprono ad andare avanti, con fiducia e speranza.Non è certamente facile convincersi di non potersi più vedere e sentire,ma resta la convinzione che qualcosa continua ancora a legarci,in maniera indissolubile ed eterna.Veglia su tutti noi, guida e proteggi la tua amata Rosanna,guida e proteggi il tuo campione Filippo,guida e proteggi la tua principessa Gianna.

Ciao, mio carissimo cognato

ANTONIO TUCCI26.03.2011 - 26.03.2012

Anniversario

 

Chi era Innocenza?Una dei tanti consacrati nel mondo di oggi. Una donna che, confidan-do in Dio, ha fatto dell’umanità la sua famiglia. Che, nella solitudine e nel silenzio della contemplazione, ha dedicato la vita alla preghie-ra; una testimone di povertà e di rinuncia, che ha condiviso con i poveri il guadagno del suo lavoro.Chiamata da Dio alla consacrazio-ne e all’apostolato nel mondo, alla luce della Parola di Dio, sempre vicina ai disagi e ai problemi dell’uomo che vive, che lavora, che soffre.Una donna che ha fatto proprio il messaggio di San Paolo: “so in Chi ho posto la mia fede e tutto posso in Colui che mi dà la forza”.

Marina, la nipote con il marito Ezio, le sue amiche e i parenti tutti.

suggerimenti pratici.Una condivisione resa facile

dalla legge universale dell’a-more, nonostante le differenze linguistiche. Un dare che si è tradotto in un ricevere senza misura, nel vivo desiderio di

ripetere presto l’esperienza, di arricchire il proprio bagaglio professionale ma soprattutto umano; nella consapevolezza che il senso vero della vita è chi ci sta accanto.

di Cristina Francesca Toscano

L’associazione “Cronos, tempi e spazi per la città”, grazie al sostegno dell’as-sessorato regionale alla Solidarietà, ha presentato nei giorni scorsi l’iniziati-va denominata “Banca del tempo”.

Un istituto di credito al-quanto particolare, in cui non si deposita denaro né si riscuotono interessi, ma si “scambia” la propria di-sponibilità, usando il tem-po come unità di misura, in una condizione di assoluta

Iniziativa dell’associazione Cronos

Il tempo? Mettiamolo in bancaparità tra gli aderenti.

Le responsabilidell’inizia-tiva, Irene Turturro e Grazia Landriscine,spiegano che “la banca del tempo rappresen-ta un grosso vantaggio per la collettività, poiché si tratta diun’attività di volontariato professionale, in cui ognuno mette a disposizione degli al-tri le proprie capacità.Nella banca si scambia tempo con altro tempo e prestazioni con altre prestazioni. Le ore offerte per un lavoro di sar-toria, ad esempio,verranno

restituite sotto forma di lezio-ni di teatro, doposcuola per bambini, organizzazione di una cena, cura delle piante”.

La banca del tempo è fun-zionalea soddisfare bisogni non solo materiali, riguar-danti l’organizzazione della vita quotidiana, ma anche immateriali, come lo scambio dei saperi, basato sul “barat-to” delle conoscenze in deter-minati settori.

Un aspetto importante, poi,è rappresentato dal fatto che il tempo offerto e richie-

sto mantiene sempre lo stes-so valore, indipendentemen-te dalla condizione sociale, economica o professionale di coloro che aderiscono all’iniziativa. Ogni ora viene valutata in quanto tale, a prescindere dal valore mo-netario del tipo di attività svolta.

“Esiste un tempo libero e un tempo lavorativo: en-trambi concorrono a costi-tuire il tempo sociale, met-tendo il singolo in relazione con la società.Tale rapporto viene ad essere incrinato quando la vita è organizza-ta male e il tempo concepi-tosoltanto comeun oggetto da utilizzare, e non già come una risorsa preziosa da in-vestire, secondo il principio alla base della nostra idea di banca”, concludono Turtur-ro e Landriscine.

Concetta Tarantino con un bambino del “Comedorinfantil” di Maranga Saint Miguel

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DOLCEAMAROdi Mario Sicolo

Passare in rassegna questo qua-driennio scarso (sotto troppi aspetti) dell’era Valla è come risalire sulla Con-cordia dopo il naufragio.

La notizia è passata in secondo pia-no, il mare ha fagocitato quasi tutta la nave, ogni tanto si scopre una vittima. Che, in questo caso, è la cittadinanza.

Mancanza di una strategia d’assie-me che desse un orientamento unitario ai componenti della maggioranza, in-capacità di antivedere gli sviluppi delle decisioni, assenza di un’analisi appro-fondita dei problemi.

Questi i mali che hanno minato da subito le fondamenta scricchiolanti di questa breve parentesi amministrativa.

Il sindaco Raffaele Valla come le tem-perature di Mosca in inverno, non per-venuto, nonostante due rimpasti(cci).

Gli assessori hanno lasciato segni indelebili in negativo sulla città.

Alla cultura si sono alternati un prof. commercialista, Antonio Giamma-relli, un’attrice, Betty Tonon (per altri versi, specie professionali, mirabile) ed un’insegnante, Sara Achille. Tanta buo-na volontà, sì, ma disseccate tutte le potenzialità che l’era Pice aveva lasciato in preziosa eredità.

Alle finanze, Antuofermo Nicola (di Rifondazione comunista in una coa-lizione di centrodestra: miracoli della politica locale) e Vincenzo Fiore (prima gran trombato, infine reintegrato nella compagine di governo) hanno dovuto fare i conti (grami) con il Patto di sta-bilità attanagliante e i dirigenti in via d’estinzione.

Alla polizia municipale, dove già si scontavano gli effetti deleteri della scelta De Paola, prima Antonio Lisi, in seguito Giulio Cesare Ferrara hanno avuto pas-saggi impalpabili. S’è distinto l’avvocato per l’uscita di scena, stilosa e corretta: una mosca bianca di questi tempi, spe-cie in politica. A proposito, attendiamo i rondò annunciati in pompa magna.

All’urbanistica l’avvocato Vito De-santis forse è stato sollevato troppo presto per poter dare un serio apporto alla causa. Il di lui successore Tomma-so Massarelli ha operato secondo com-petenza e serietà: un tecnico giusto al posto giusto.

Per attrazione modale, nel senso di “modus operandi atque essendi”, pas-siamo al vaglio marketing territoriale, turismo e agricoltura: il vicesindaco Domenico Damascelli si è distinto per

L’era Valla come il naufragio della Concordia

zelo e attivismo. La sua stanza era l’ulti-ma a spegnersi, a notte fonda. Ma, tanti progetti non hanno visto la luce, per le solite, note carenze di fondi.

Antonio Labianca, alle attività pro-duttive, non si può dire abbia prodotto il volume di iniziative che ci si aspet-tava, essendo egli stesso, tra l’altro, un imprenditore, prestato alla politica.

Vito Labianca nell’ambito dei lavori pubblici è parso muoversi con una cer-ta disinvoltura: ma niente più che rac-cogliere i frutti del passato.

Anche l’avvocato Damiano Somma ha dato seguito ad iniziative già avviate dai suoi predecessori di centrosinistra, senza molte novità, per le anoressiche casse comunali.

Franco Ragno allo sport s’è trovato a vivere l’epoca più triste e nera: guar-datevi intorno, valutate la situazione

attuale delle associazioni sportive citta-dine e poi diteci com’è andata.

Questo è il quadro necessariamente a tinte fosche della squadra che ha al-loggiato a Palazzo Gentile, fino a qual-che settimana fa. Ovvero fino a quando un moto di responsabilità di ventuno consiglieri, evidentemente assopiti pri-ma d’allora, ha deciso l’ammutinamen-to.

Piccola riflessione conclusiva. Se l’ex prefetto Valla fu scelto so-

prattutto per evitare di dare il consenso al castale centrosinistra, adesso che si son viste le conseguenze letali d’una sif-fatta decisione, chi voterà il popolo bi-tontino al prossimo appuntamento alle urne?

Se potesse resuscitare il simpatico Bimbo di Gino Ancona, non avrebbe dubbi…

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di Carmela Loragno

Si chiama ARISS Contact School il progetto cui ha aderi-to il primo circolo didattico N. Fornelli, con le sue quinte classi.

Nell’ambito delle attività di-dattico- educative dedicate alle telecomunicazioni e della Gior-nata della cultura aeronautica, è stato realizzato un collega-mento radio diretto tra gli alun-ni e l’equipaggio a bordo della Stazione spaziale internaziona-le ISS, in orbita a 400 km nello spazio. Un evento organizzato in collaborazione con le agenzie spaziali Nasa, Esa, Ariss, L’Ae-ronautica Militare, La Guardia Costiera di Bari, le scuole di volo Aeroclub Bari, Flyway Ca-stellana Grotte, Il Nido Delle Aquile, Ceraso Altamura.

Il collegamento, avvenuto presso la Cittadella mediter-ranea della scienza di Bari è stato trasmesso anche in diret-ta streaming e ha visto i piccoli studenti della scuola Fornelli dialogare in inglese con il co-mandante Daniel C. Burbank.

L’iniziativa è stata co-ordinata dal radioamatore e

Scolari “in orbita”

Gli alunni della Fornelli in contatto radio con la stazione spaziale

responsabile ARISS Michele Mallardi ed è stata preceduta da una cerimonia ufficiale, cui hanno partecipato autorità civili e militari.

Duecentocinquanta i parte-cipanti tra alunni, insegnanti e genitori e tutti gli occhi punta-ti alle 15 circa del 24 febbraio scorso ai due schermi che hanno proiettato l’orbita della Sta-zione spaziale internazionale (ISS).

Grande l’emozione dei pic-coli al momento del collega-mento, quando hanno sentito la voce nitida del comandante che li ha salutati con un energico “Good morning Italy”. Di lì, tut-to un susseguirsi di domande da parte degli alunni delle quinte classi, che hanno vissuto da vici-no l’emozione dello spazio.

Il dirigente scolastico dott. Francesco Bellezza ha sottoli-neato l’eccezionalità dell’ini-ziativa, la rilevanza didattica del progetto e la indimentica-bile opportunità ed esperienza offerta ai ragazzi.

LA LETTERA

Quesiti ai candidati

Gli alunni dell’elementare N. Fornelli presso la Cittadella mediterranea della scienza di Bari

L’imminente consultazione eletto-rale suggerisce una serie di quesiti, che mi pare opportuno sottoporre all’attenzione dei futuri candidati sindaci.Non ritenete opportuno far cono-scere gli interessi personalistici e illegittimi di politici senza scru-poli?Garantirete il rispetto della lega-lità?Annuncerete in anticipo la squadra degli assessori?Sarete disposti a combattere la vergognosa “transumanza”, rifiu-tando l’adesione al vostro schie-ramento di chi sposa questa prassi vergognosa? Sarete disposti a ri-fiutare il voto favorevole, anche se decisivo, dei voltagabbana?Riterrete meritevoli di alleanze e poi di poltrone quei soggetti che daranno vita ad orticelli persona-li, liste locali o collegate a simboli regionali o nazionali dello 0,01-0,05%, al solo fine di avere coper-tura e visibilità?Vi impegnerete a ridurre del 50% gli emolumenti di tutti gli eletti, nonché degli occupanti poltrone in enti comunali?Potrebbero sembrare domande re-toriche e semplicistiche. In realtà, se a questi interrogativi i candi-dati sindaci riuscissero a fornire adeguate risposte, prendendo atto delle problematiche ad essi sottese, forse si comincerebbe a fare politica sul serio.

Damiano Pasculli

La stazione spaziale internazionale

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di Francesco Daucelli

Dopo l’esperienza fallimentare della giunta Valla, occorre dare un nuovo governo alla città, su basi nuove. Riserverei, tuttavia, un attenuan-te ai vecchi amministratori: non avevano mai governato, per cui hanno dimostrato scarse ca-pacità gestionali. Gli “appetiti” ora si manifesteranno in tutte le forme possibili. La prima cosa che farei è sottoporre i futu-ri candidati ad un test psico-attitudinale per verificare le loro capacità individuali. Sono consapevole che non sarà possibile, in quanto manca una legislazione specifica al riguardo, ma cominciamo a parlarne. La proposta non è del tutto fuori luogo perché, solitamente, chi si presenta per un pubblico concorso o vuole acce-dere ad una posizione di lavoro privata, viene sottoposto ad esami scritti e orali o ad una pro-va pratica e ad un colloquio; così, non si capisce perché chi vuole accedere alla gestione della cosa pubblica non debba dimostrare preventivamente delle capacità. Un altro aspetto importante è il “filtro” che deve essere utilizzato nei partiti per l’individuazione di persone di provata onestà e con un comportamento morale ineccepibile. Con queste premesse, il centrosinistra chiami a raccolta le forze vive e progressiste della città per ribadire una tradizione democratica di Bi-tonto, interrotta solo da una “nube grigia”, che fortunatamente si è dissolta. Facciamo anche attenzione a quei “personag-gi” che passano da uno schieramento politico ad un altro in modo disinvolto o ai “riciclati” della politica. Nella speranza che, questa volta, i cit-tadini diano a questi una “lezione” esemplare. Inoltre, organizziamo le primarie di coalizio-ne, strumento fondamentale di democrazia, per l’individuazione del “nostro” candidato sinda-co. Il candidato sottoposto al vaglio dei cittadini lo rafforzerebbe, anche nei confronti del candi-dato dell’altro schieramento politico. La scorsa tornata elettorale, nella quale le primarie non si sono svolte, ha riservato un risultato negativo a tutta la città. Se i “saputoni” della politica non dovessero promuoverle per “mancanza di tempo” o “pro-blemi tecnici”, sappiate che non vogliono tenerle per motivi inconfessabili. Ma rinunciare alle primarie significherebbe allontanare i cittadi-ni dalla politica attiva e indurli a disertare le urne. I tempi sono ormai cambiati.

Peppino Monte

LA LETTERA

Test e primarieQuesiti ai candidati

In occasione del trentesi-mo anno di attività de “La Rustichella”, tutti coloro che hanno contribuito alla crescita del punto ristoro si sono riuniti per festeggiare l’importante traguardo.Ringrazio quanti hanno partecipato, e in particola-re Leo Modugno, che mi ha insegnato e trasmesso valori importanti, come l’onestà e l’umiltà. Vito Abbondanza

Da sin. A. Uricchio, L. Quercia, M. Daucelli e F. P. Chimienti Foto A. Melato

La celebre pellicola di Totò “I tartas-sati” dipingeva, in chiave umoristica, il rapporto un po’ da guardie e ladri tra fisco e contribuente.

Un’Italia, quella degli anni 60, molto diversa da quella di oggi, che ha visto un’evoluzione verso una sorta di “patto tra cittadini e uffici fiscali”, disciplinato dallo Statuto dei diritti del contribuente, introdotto dalla legge n.212 del 2000.

Lo statuto mira a tutelare il contri-buente e ad introdurre principi di ga-ranzia, trasparenza ed imparzialità amministrativa, nella direzione di una collaborazione sempre maggiore tra am-ministrazione finanziaria e cittadini.

Su queste tematiche si è incentra-to il convegno curato dall’Asso.Cal. “I controlli del fisco e le garanzie dei con-

Il fisco è un amicoUn convegno dell’Asso.Cal

tribuenti”, svoltosi presso l’auditorium De Gennaro, gremito di professionisti e curiosi.

Di prestigio il parterre dei relatori. Moderati dal dott. Michele Daucelli, sono intervenuti Franesco Paolo Chi-mienti (direttore provinciale dell’A-genzia delle entrate), il prof. Antonio Uricchio (preside della II facoltà di Giu-risprudenza) e l’avv. Luigi Quercia, af-fermato tributarista.

Presenti tra gli altri il dott. Onofrio Padovano, direttore della ragioneria provinciale, e il dott. Pasquale Pace, vi-cepresidente della Cassa nazionale pre-videnza ragioneri.

Ad introdurre l’incontro, il presiden-te dell’Asso.Cal, rag. Francesco Giorda-no.

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di Domenico Schiraldi

Custodire la memoria di costumi e og-getti, che il progresso rischia inesorabil-mente di cancellare.

Questo l’obiettivo di “Spazi della me-moria”, il museo della civiltà contadina e delle tradizioni popolari, inaugurato presso la chiesa di San Giorgio, nel borgo antico, sede del Centro ricerche di sto-ria e arte.

“Il primo nucleo del museo fu allestito presso la biblioteca vescovile, dove il Centro Ricer-che è nato nel 1968 -spiega il prof. Nicola Piglionica, diretto-re e organizzatore del museo-. Oggi, è una realtà ricca di oltre tremila reperti. Manufatti rari e preziosi, cresciuti di numero grazie a rinvenimenti e dona-zioni”.

Sfruttando gli spazi annessi alla chiesa di San Giorgio, sono stati ricavati nove ambienti, sette interni e due esterni. Nell’atrio è esposto uno dei pezzi forti dell’intera collezione: un antico traino a spalliera, utilizzato nel periodo del-la vendemmia.

“Ogni oggetto ha un suo valore intrin-seco, in quanto simbolo di un passato che si vuole consegnare alle nuove generazioni”,

spiega Piglionica. “L’idea del museo si è po-tuta concretizzare -prosegue- grazie al va-sto patrimonio di oggetti e strumenti, custo-dito presso il Centro Ricerche. Una raccolta che ha preso corpo, grazie alle donazioni spontanee dei primi soci dell’associazione, consapevoli della necessità di dover recupe-

rare i segni della civiltà contadi-na ormai in declino”.

Tra i reperti più interessan-ti, una serie di aratri di fine ottocento, donati da un vecchio “mést traiojne”, un carradore.

Singolare ed utile la dida-scalia apposta ad ogni oggetto: l’antico nome dialettale insieme al corrispettivo italiano, in modo da consentire a tutti una rapida fruizione.

Dalla ricostruzione delle botteghe artigiane all’espo-sizione di attrezzi agricoli

utilizzati nei vari cicli di raccolta, dagli strumenti del lavoro femminile (come un monumentale telaio) agli ambienti casa-linghi, riorganizzati con estrema accura-tezza, il museo trascina lo spettatore in un viaggio insolito alla riscoperta della tradizione più genuina e, quindi, delle ra-dici e dell’identità collettiva.

Spazio alla memoriaIl museo della civiltà contadina e delle tradizioni popolari

foto R. Schiraldi

Il prof. Nicola Piglionica

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di Pasquale Fallacara

Antica struttura produt-tiva, all’interno di un esteso vigneto, in contrada “Pezza Montello”, al confine col ter-ritorio di Ruvo, la “Torre di Monsignore” è databile agli inizi del XVII secolo.

Vista l’assenza di ele-menti difensivi e la presen-

La Torre di Monsignore

za di un grande palmento, addossato alla struttura, si deduce che rientri tra le co-siddette “casine fortificate”, con funzione residenziale, ovviamente saltuaria, e di supporto alle attività legate alla produzione vinicola.

Caratterizzata da un

grande ambiente con pianta quadrangolare, dotato di va-rie nicchie, la torre presenta un paramento murario costi-tuito dai classici conci calca-rei.

Utilizzata come alloggio notturno per il custode e de-posito di attrezzi agricoli e

“cellarium”, con botti vinarie di diversa capacità, la strut-tura mostra sulla facciata principale un piccolo ingres-so, sormontato da un mas-siccio architrave in pietra, con l’iscrizione “A. D. 1880 G. L.”

Addossato al fabbricato, i resti di un grande palmento, in cui anticamente trovava-no posto gli ordigni per ma-cinare l’uva, tra cui il carat-teristico torchio.

L’uva, una volta raccolta, veniva scaricata all’interno e pigiata su un piano più elevato rispetto al pavimen-to, fornito di appositi cana-letti attraverso cui scorreva il mosto. Quest’ultimo, rac-colto in grandi vasche per la fermentazione, veniva suc-cessivamente versato nelle botti.

Le origini della torre sono ignote. Disposta lateralmen-te al Regio Tratturo, indica-ta con il toponimo “Torre di Monsignore”, in quanto di proprietà della Mensa Ve-scovile (i cui beni fondiari comprendevano complessi-vamente 205 vigne, costitui-te da 5 “pezze” una contigua all’altra), sino a metà del se-colo scorso presentava oltre al palmento una grande pe-scara ed un piccolo locale, adibito a cappella.

L’ennesimo esempio di architettura rurale da tute-lare e valorizzare, all’interno di uno specifico percorso tu-ristico.

[email protected]

In contrada “Pezza Montello”, al confine col territorio di Ruvo

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La galleria Devanna, cornice presti-giosa ed originale, ha accolto, in una serata fredda e romantica, il pianista Rosario Mastroserio, che ha eseguito alcuni tra i brani più noti di Astor Piaz-zolla.

“Note d’amore a San Valentino” il tema: musiche, virtuose e dolci, triste-mente malinconiche ma pure esube-ranti.

“La musica è un bene nobile che ri-scalda nonostante l’atmosfera nostalgi-ca; un bel modo di interpretare la vita”, ha spiegato Mastroserio, tra i pianisti italiani più apprezzati nel mondo e negli Stati Uniti, in particolare.

Il fascino struggente delle melodie di Piazzolla è stato protagonista della se-rata. Il celebre musicista argentino, in realtà, non è semplicemente la voce più nota, e forse più alta, del tango e del “nuevo” tango. La sua musica è un mix tra tradizione colta e popolare. Così, oc-corre una capacità d’ascolto ampia, per apprezzarne tutto il cromatismo espres-sivo.

L’alternanza di note gioiose e tristi rappresenta un ossimoro più che ap-prezzato. Ma l’originalità dei suoi pezzi sta nell’improvvisazione e nella sponta-neità.

Il piacevole contrasto malinconia-gioia è bilanciato da note “rabbiose e coraggiose”, come quelle del brano com-posto da Piazzolla per la morte del pa-dre.

La “trasversalità” è l’elemento predo-minante delle sue opere, basti pensare al “Ciclo degli Angeli e dei Diavoli”, che non rappresenta lo scontro fra l’essere buono e quello cattivo, ma la differen-za tra il bene e il meglio, più facile da individuare rispetto alla sostanza della negatività.

“E’ una sfida suonare i brani del ma-estro e con il pianoforte”, ha detto il pia-nista. Piazzola, infatti, era solito suona-re la piccola armonica tedesca.

Ma i calorosi e lunghi applausi che hanno sottolineato la performance, te-stimoniano che Mastroserio la sfida l’ha vinta.

S.Valentino col pianista Mastroserio

Note d’amoredi Emanuela Fiorino Tucci

di Giuseppe Perrulli

Il palcoscenico del Traetta è stata la prestigiosa cornice della cerimonia per il ventennale del gruppo folcloristico “Re pambanélle”. Il bilancio di un luminoso percorso, snodatosi tra ricerca storica delle fonti, scritte e orali, ricostruzione filologica delle danze e delle partiture musicali, miria-di di prove, spettacoli e successi in giro per l’Italia, all’insegna della più genuina tradi-zione popolare.

Il gruppo, che ha sede presso la chiesa di San Silvestro, è nato nel 1991 con l’o-biettivo di recuperare l’immenso patrimonio di canti e balli della nostra terra. Un lavoro lungo e complesso, iniziato dal racconto ora-le degli anziani.

Oggi sono una sessantina i componenti, tra cantanti, musicisti e ballerini. Soprattut-to, giovani e bambini, che indossano costumi che sono una fedele riproduzione degli abiti della festa dei nostri lontani concittadini, tra la fine dell’800 ed i primi del ‘900.

Gli strumenti suonati sono quelli usati per allietare la serata, alla fine di una lunga giornata nei campi, o in occasione delle fe-ste nuziali: chitarra, fisarmonica, tammorre, tamburelli, violino.

Il repertorio comprende canti popolari

Festa per i ventanni de “Re pambanélle”

Custodi della tradizionee danze tradizionali (quadriglia, polka, ma-zurca, tarantelle, pizzica) bitontini e puglie-si. Alla serata per il ventennale, condotta dall’esilarante Massimo Papappicco, sono intervenuti il vicesindaco Domenico Dama-scelli, Benito Ripoli, presidente della Fede-razione italiana tradizioni popolari, il dott. Michele Muschitiello, studioso della civiltà contadina e cofondatore del gruppo, il prof. Stefano Milillo, che ha illustrato la ricerca iconografica delle vestiture borghesi del se-colo XVIII, e il dott. Antonio Sicolo, che ha parlato di significato, tutela e valorizzazione del patrimonio popolare.

“Questi vent’anni sono intrisi di ricordi, emozioni, successi ma anche di delusioni, superate grazie alla stima e all’affetto reci-proco tra tutti i componenti”, ha detto com-mossa Tina Masciale, presidente del gruppo folcloristico, che ha inoltre sottolineato il ruolo dei giovani nella promozione della cultura popolare

“Un popolo senza storia è un popolo senza identità”, ha commentato, prima di imbracciare la sua inseparabile fisarmonica e aprire un giro vorticoso di canti e balli. L’omaggio affettuoso alla folta platea degli estimatori.

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di Sonia Vacca

di Rosa Chieco

L’ennesimo successo per la compagnia “Lina Larovere”, in scena presso il teatro del Crocifisso, con la commedia “La sròu-che”.

Uno spettacolo frizzante, imperniato sul-

La nuova commedia del gruppo del Crocifisso

Suocera e genero, cane e gatto

Nella parrocchia-convento di san Le-one Magno, accanto alla statua del po-verello d’Assisi, è stata collocata nelle scorse settimane quella di santa Chia-ra, relizzata dallo scultore Antonio Papa del laboratorio d’arte di Surano. Eccola là, nell’atto di incedere, con rapida cor-sa e passo leggero, per portare l’Euca-ristia a tutti. “La veste della santa -illu-stra padre Antonio Cofano, parroco di san Leone- esprime in maniera limpida l’idea del movimento, con un piede po-sizionato davanti all’altro e l’ostensorio proteso verso l’umanità”.

A coronamento di una settimana “clariana”, inaugurata da una solenne celebrazione eucaristica, presieduta dal padre pronvinciale della famiglia dei fra-ti minori di Puglia e Molise (padre Pietro Carfagna) e caratterizzata da incontri di

preghiera e di approfondimento sulla vita e la spiritualità della “pianticella di Francesco”, la statua è stata condotta in processione lungo alcune strade del quartiere, portata a spalla tra gli altri da Francesco Mattia, della confraternita della Madonna del Rosario, tra i promo-tori della realizzazione della statua. Al termine del pellegrinaggio, poi, i vertici dell’amministrazione comunale, dietro esplicita richiesta della comunità dei fedeli di san Leone, hanno intitolato la piazza retrostante il convento alla santa assisiana, nel desiderio vivo di imitarne le opere e la dedizione alla preghiera.

L’evento è stato reso possibile anche grazie alla collaborazione di “Marrone Costruzioni” srl, “Ferwash” di Marinuz-zi e “Dilella Invest”.

le esilaranti baruffe di Concetta (Maria Antonietta Verani), suocera petulante e indiscreta, e Ciccillo (Franco Sicolo), ge-nero insofferente.

Personaggi a tut-to tondo, armati di battute salaci e vis comica.

Un bizzarro intri-go familiare allonta-nerà, solo momenta-neamente, la suocera impertinente dalla casa del genero. Così si assiste alla felicità di Ciccillo che non può sapere cosa il destino gli tiene in serbo.

Fra colpi di scena, divertenti peripezie e soprattutto ritorni inaspettati prende

vita un curioso quadretto domestico, colo-rato dalle tonalità energiche del vernacolo bitontino. A rendere l’intrigo più complesso contribuiscono allegramente vari personag-gi, introdotti da Angela Abbatantuono, voce

narrante: il vedovo Peppino (Antonio Co-lasuonno), l’amico Ni-cola (Franco Gabriele), lo zio Domenico (Ar-cangelo Abbatantuo-no), Marietta la sorella di Cicillo (Nella Verni-ni) con i figli (Arcan-gelo Pagone e Giusep-pe Cuoccio), la prima moglie Maria (Anna Damone) e la seconda moglie Filomena (Ma-ria Modugno), Mustafà l’imbianchino (Bruno Tonon).

Il buon senso dell’uno si fonde alla stravaganza dell’altro. Il fluido procedere de-gli eventi è denso di geniali imprevisti che danno vita ad uno spet-tacolo incalzante, dal facile divertimento. La commedia è stata ide-ata da Franco Sicolo e Teresa Colasuonno, che si è occupata an-che della regia. Un pezzo delle nostre vite quotidiane prende par-te allo spettacolo e il divertimento è assicu-rato.

Così dopo aver as-saporato questa at-mosfera piacevole e familiare, si torna a casa con il buon umore. Tutto è bene quel che finisce bene.

LA CERIMONIA

A san Leone una statua di Chiara d’Assisi

Una santa “in movimento”

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LA CERIMONIA

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di Cristiana Francesca Toscano

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STARBENE

del dott. Pasquale Lovero

Se l’obesità è un problema, lo è pure l’eccessiva magrezza.

Così pure, se dimagrire e mantene-re il peso ideale risulta difficile per la stragrande maggioranza delle persone, altrettanto com-plicato è raggiun-gere l’obiettivo opposto, aumenta-re cioè di peso.

Alcuni sogget-ti, infatti, a causa di diete ferree o per motivi di costi-tuzione, sono trop-po magri. In que-sto caso si rende necessario met-tere su qualche chilo, per motivi di salute o anche estetici. È difficile “convincere” un organismo abituato ad assumere determinate quantità di cibo ad accettarne di più. Il metabolismo, infatti, si è assestato su certi livelli. Se poi la ma-grezza è di vecchia data, per il medico ri-sulta ancora più difficile instaurare diete ingrassanti ed efficaci. In pratica, dovreb-be accumulare chili una persona il cui peso si aggira intorno al 60-70% del suo peso ideale. A tale scopo serve calcolare l’indice di massa corporea (BMI), dato

dal rapporto fra il peso reale, espresso in kg, e l’altezza al quadrato, espressa in me-tri. Un individuo è considerato sottopeso se il suo BMI è inferiore a 19-20. Chi è troppo magro sottopone il proprio organismo ad

un grande stress, spe-cie se si è sottoposto ad una die-ta drastica.

A d e s e m p i o , una dieta priva di carne, por-ta inevita-b i l m e n t e a carenze v i t am in i -che (B12) e minerali

(ferro), dando luogo a disturbi di vario ge-nere, quali l’anemia.

A volte i danni provocati da una dieta possono essere anche molto seri, perfino letali. La prima regola per ingrassare è ov-viamente mangiare di più rispetto al solito. Introdurre, cioè, più calorie nell’organismo rispetto a quelle consumate. Non tutti gli alimenti, tuttavia, sono adatti allo scopo. Non va bene, infatti, aumentare il consumo di frutta o di grassi (lardo, burro, marga-

rina), perché la prima sazia molto ed è poco calorica, i grassi rendono la dige-stione più difficile. Gli alimenti più adatti sono gli zuccheri, in quanto saziano poco e sono molto calorici. Occorre puntare su riso, pane, pasta, biscotti. Anche i gelati e gli yogurt alla frutta sono utili all’uopo.

Una regola importante è non cambia-re bruscamente alimentazione: bisogna aumentare gradualmente le dosi di cibo, abituando l’organismo e lo stomaco a ri-ceverne maggiori quantità.

Si dovrebbe partire da una dieta di 2.500 calorie, come attacco, per poi as-sestarsi sulle 2000 calorie. La dieta deve comprendere tutti i nutrienti, in partico-lare gli zuccheri, nella misura del 60%, le proteine del 15%, i lipidi del 25% (olio extravergine d’oliva).

Per prendere peso, inoltre, è utile li-mitare il consumo di alimenti eccitanti, che mascherano fatica e stanchezza e rendono l’organismo più attivo (tè, caffè, cioccolato, cocacola, bevande alcoliche). L’alcool non apporta nessun nutriente importante, procurando un senso di sa-zietà inopportuno. Meglio i succhi di frutta, lontano dai pasti. Anche l’attività fisica regolare è importante, per aumen-tare l’elasticità e la massa dei muscoli, che nei magri sono poco rappresentate.

Quando il problema è ingrassare

Nella foto, in uniforme da finanziere, lo sguardo fiero di un giovane militare, pronto ad affrontare la propria missione ma ignaro del destino che la vita ha in serbo per lui.

Da Matera a Napoli a Livorno, Giusep-pe Perrini, classe 1908, svolge con entu-siamo il suo compito al servizio dello sta-to. Sino all’estate del ‘43, quando insieme a tanti altri commilitoni sul fronte macedone, viene deportato dai nazisti a Mauthausen.

Lì i suoi occhi di giovane conoscono l’inferno, gli orrori della prigionia, la fol-lia di un’ideologia per la quale la vita degli altri vale meno del-

Giuseppe Perrini prigioniero a Mauthausen

Medaglia alla memoria

la pallottola che trapassa il petto dell’ultimo arri-vato in una assurda gara tra prigionieri.

Un ricordo atroce, che Giuseppe cercò di rimuovere per tutta la vita, evitandone ogni

cenno, soprattutto con i famigliari.Nel ‘45 riuscì a fuggire dal cam-

po di Mautausen, salendo su un carro merci diretto a Bologna. Di lì, fece ritorno a Bari e quindi a Bitonto e infine a Santo Spirito, dove la moglie e i figli lo riconobbero appena prima di sciogliersi in lacrime e abbracci.

A più di 40 anni dalla morte, Giuseppe Perrini è stato insignito della medaglia d’onore alla memo-ria dalla presidenza del Consiglio dei ministri, nel corso di una cerimonia al comune di Como. A consegnare il prestigioso riconoscimento, lo scor-

di Carmela Loragno

so 27 gennaio, giornata della memoria, il prefetto dr. Michele Tortora e l’assessore di Senna Comasco, dr.ssa Dalila Lattanzi.

All’incontro hanno partecipato i fi-gli Mario, residente a Senna Comasco (al centro nella foto), Vito, Alberto ed Aurelio, i quali hanno ricordato, visibilmente com-mossi, alcuni episodi della vita del padre, militare e socialista convinto (fu segretario della sezione di Santo Spirito, alla fine de-gli anni ‘60), come dimostra il sole nascente scolpito in una vera di metallo, che Giusep-pe Perrini portò al dito in sfregio ai nazisti nel campo di Mauthausen e poi per il resto della sua vita. Un uomo d’altri tempi, ligio al dovere ma animato da profonda umani-tà, acuita dalle sofferenze della prigionia, come testimoniano i tanti che lo conobbero.

Giuseppe Perrini

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FUORI PORTA

Visto da questa brulla spiaggia scolpita dal vento, il mare ha un re-spiro rabbioso.

Il tumulto delle onde che corrono verso la riva è, forse, il suo grido di dolore. Eserciti di batuffoli sembrano le nuvole che solcano l’azzurro ora inquieto, ora tenero del cielo. La piattaforma grigia e arancione, che come un mostro incombe minacciosa all’orizzonte, sta sondando il fondale -perforando quel grande, misterioso cuore color cobalto- perché bisogna trovare lo spazio per farci passare un mega gasdotto.

Verrà da lontano questo serpentone metallico che porterà energia e ricchezza.

C’è un ingegnere dagli occhi di ghiaccio -Paolo Pasteris, country manager della Tap- che tiene dotte disquisizioni in altrettante conven-tion affollate per illustrare la bontà dell’affare.

E intanto, qui, sugli scogli sferzati dal vento di San Foca, la ma-rina del comune di Melendugno, l’uomo si sta inventando l’ennesima offesa al Creato. Sì, siamo in terra salentina, quella terra benedetta che ci dona vacanze irripetibili e divertimenti assortiti d’estate, mentre d’inverno solo pochi giovani irriducibili (che appartengono alle asso-ciazioni Nuova Messapia Soleto, Sportello dei Diritti, IDV articolo 3 - Vernole,Tramontana - Melendugno, Cambiamo Aria - Galatina, Save Salento, Coord.to Civico Maglie, Forum Ambiente Salute, Meetup Lec-cesi) e provano a difenderla da quest’oltraggio, che amaramente sa di affari e contemporaneità. Il comitato si chiama “No Tap”, irriducibili paladini dell’ecosistema essendo, proprio come i colleghi della Val Susa, che s’oppongono alla Tav. Al posto della bandiera blu, che vorrebbe sancire il mare cristallino, come in effetti è, essi sventolano una tutta buia, come il lutto che attende la natura. I volantini sono inequivocabili: la TAP (l’acronimo che quasi evoca un frenetico ballo americano sta a significare “Trans Adriatic Pipeline”) è un incubo prim’ancora di piom-bare quaggiù e “la vita non ha prezzo”.

Questo metanodotto, che collegherà la costa pugliese al Mar Caspio, promette di portare 10 miliardi di metri cubi di gas all’anno entro il 2018. Ma non s’è detto da più parti che la Puglia, nonostante gli affanni innumerevoli che la travagliano, non ha problemi d’energia?

La natura, si sa, non resterà a guardare. Fingerà d’avere silenziosa pietà per questi uomini indaffarati ad as-

secondare la sete di ricchezza e, poi, un domani chissà quanto lontano, farà esplodere il suo ruggito implacabile.

Quell’ondare iroso che vediamo è un monito da non trascurare. Af-fatto.

Il gasdotto che “oltraggia” San Foca

TAP? No, graziedi Mario Sicolo foto di Gaetano Lo Porto

In alto, la piattaforma di fronte alla costa di Santa Foca.In basso, le manifestazioni di protesta del comitato “No Tap”

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di Lucia Anelli

LA GALLERIA

Nella sua casa-studio piccoli indizi disseminati qua e là, le mani consunte dal lavorio e dalla passione, il tipico caos di chi ha deciso di accogliere nella propria esistenza colori, pennelli, materia povera e dignitosa quale linfa vitale. E ad essi si affida con assidua dedizione. Il percorso artistico di Angela Rapio si nutre di esperienze multiple, variegate, le-gate alla comune ricerca di un quid che possa darle quella riconoscibilità in ogni lavoro che realizza.

Fasi diverse, diverse sperimentazioni. Nata come gra-fico, amante dell’indagine continua, non abbandonerà mai, in realtà, quella tensione compositiva ordinata ed essenzia-le che pur in esperienze contaminate resteranno una cifra distintiva del suo lavoro. Come il ricorso ad una tecnica mista -carta, gesso, pastelli grassi, china- che predilige per la creazione dei suoi lavori.

Contaminazioni, dicevo. Conoscendo il lavoro di An-gela da diversi anni e avendo seguito una sua repentina evoluzione verso soluzioni sempre più raffinate, dominate dall’ansia introspettiva -frutto anche di una predisposizione all’ascolto e al confronto- colgo nella sua ultima produzio-ne, in particolare, una tensione emotiva di gran pregio, una forza espressiva che costruisce, assembla, seziona, dispone armonicamente.

Caos e rigore, luce e tenebra, terreno e trascendenza. Un affanno calligrafico riempie le sue opere, quasi luo-ghi dell’anima da invadere -o evadere- con la parola, qui trasferita come messaggio segnico non codificato, traccia ambigua, indizio scenico che nulla dice e tutto contiene. Come flutti perpetui i segni-simboli -quasi urla strozzate- ri-vestono lo spazio, emergono dagli abissi della coscienza, come pelle, fibra, guscio. E inizia a farsi spazio anche la figura, un abbozzo di corpi s-vestiti di pensieri, oltre la rico-noscibilità, costrutti geometrici e definiti entro cui chiude-re microcosmi in fermento. Un grafismo che si rende parte di un infinito racconto tanto intimo quanto assoluto, in cui la lettera assemblata scivola, contrassegna, trascorre. E di-venta dato estetico primario, trans-conoscitivo, meditativo. L’impossibilità della codificazione è necessaria, il messag-gio resta privato, inespugnabile, come atto di riflessione universale.

Nella produzione “Egg” si avverte maggiormente un impegno in tal senso, verso una sorta di automatismo sur-realista, in cui l’impeto è bilanciato da un ordine generale, necessario, pregno. La forma pseudogeometrica, piuttosto mentale e cosmologica, si arricchisce di presenze, si svuota, germoglia.

Sgocciolante e definita, la china costruisce e ripara. Un’intensa riflessione sull’umano destino, sulla martellante richiesta di risposte, sul silenzio. Un silenzio consapevole e doloroso che si ritrova soprattutto nell’ultima produzione. Gradazioni white and noir nelle ultimissime opere della Rapio, con tondi postclassici, ancora una volta riempiti da una riscrittura emozionale e istintuale. Ancora assemblage ma questa volta nulla sfugge, il controllo costruisce lo spa-zio. Foglie, radici, nervature -di ulivi stilizzati e pensierosi- con l’inserimento anche di sottili bassorilievi in gesso, ton sur ton. L’ulivo, la terra d’origine, le radici restano l’incipit di una riflessione senza tempo, senza spazio, in cui il pia-cere artistico si armonizza alla vita, la ricerca del bello allo scavo interiore. E il pensiero scorre, ma resta veicolato dall’artista, che ingloba, definisce, racchiude. Come linfa oltre la materia, oltre la coscienza, oltre il visibile.

Formae pensiero

Il simbolismo segnico di Angela Rapio

Nelle foto, alcune opere di Angela Rapio

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di Emilio Garofalo

Incontriamo Daniela Settanni in un bar della città, in un classico pomeriggio d’in-verno, quieto e freddo. Il colore grigio delle strade, silenziose e appena trafficate, per-mette subito di cogliere, al suo arrivo, molto di lei: è vestita come una teen ager, mentre una coppola scura cinge i capelli neri. Si av-vicina sorridendo. Sin dalle prime battute è facile intuire che dietro una storia artistica di successo c’è anche un’esistenza straordi-naria.

Il “fil rouge” dei suoi 27 anni, la danza. Che, con prepotenza, entra nella sua vita sin da quando, bambina, frequentava i corsi di danza classica e ginnastica ritmica. Daniela racconta della sua crescita, delle scoperte e delle contaminazioni di generi. Del tea-tro, amato durante gli anni dell’adolescen-za. Degli studi, della laurea in Lettere e di tutte quelle sfumature che rendono speciale la normale esistenza di una giovane ragaz-za del Sud, presa da mille esperienze e che mai ha smesso di danzare.

Quando, poi, comincia a parlare della sua arte, ci si accorge subito di quanto grande sia l’amore che Daniela nutre per il ballo. Prima d’ogni cosa, la specialità: il ballo ca-raibico. Tanti stili racchiusi in poche, sem-plici caratteristiche. Libertà di movimento, velocità, acrobazie, colori. Il ballo caraibico è ricco di evoluzioni ed è facile cedere alla tentazione di libere interpretazioni. Sono queste che rendono grandi i ballerini che lo praticano. E Daniela Settanni sa che alla base di tutto c’è lo studio, l’applicazione, il sacrificio. Nulla che possa spaventarla.

Nel giro di poco tempo, infatti, diventerà una specialista. Si sposta a Bisceglie, apre una scuola di ballo, dove insegna e continua a maturare. Ma è troppo poco per lei, che vuole essere grande per davvero. E, come i protagonisti delle storie di successo, sempre artefici del proprio destino, capisce che la sola cosa da fare è mettersi in gioco. E lo fa, senza paura, con la convinzione di chi sa guardarsi dentro e impara a conoscere se stesso. Allora Daniela riprende a frequen-tare i locali, dove si balla per amore e per

Un sogno americanopassione. Il suo corpo non cerca di evadere dalla prigione artistica, anzi l’asseconda, restandovi dolcemente segregato. Percorre in lungo e in largo l’Italia, vota la sua vita alla danza, si riscopre artista più che mai. Va alla ricerca di spazi in cui esibirsi e una sera, per puro caso, viene notata da Fran-cisco Vasquez, ballerino messicano di fama internazionale, fondatore di uno stile cono-sciuto come Los Angeles Style.

Daniela non può immaginare cosa si nasconda dietro l’invito ad accompagnarlo, ma intanto lo accetta: gli spettacoli pre-parati in quattro e quattr’otto e le serate nei principali locali nazionali divengono il passepartout per l’America.

Nel giro di pochi mesi, la vita della 28enne ballerina bitontina, una ragazza bruna, minuta e sorridente, cambia radical-mente. Da Bitonto, Daniela Settanni vola a New York, e poi verranno Los Angeles, San Francisco, Atlanta. Sono queste le grandi città americane in cui si ritroverà a balla-re, nel corso di un surreale e straordinario 2011.

E così, in un piccolo, remoto angolo della nostra città, Daniela racconta la storia della “sua” America. Dei successi che lì, nella terra del Grande Sogno, si sono susseguiti freneticamente, da ultimo la nomina nella rosa dei giudici di gara del San Francisco Salsa Congress.

Quelle che percorre, sono le strade di Los Angeles, Hollywood, Beverly Hills, dove si esibisce in occasione di manifestazioni internazionali assieme a ballerini di fama mondiale. Incontra i grandi dello star sy-stem, costruendosi, serata dopo serata, palco dopo palco, la sua grandezza. Daniela Settanni è una ballerina bitontina, è un’ita-liana cittadina del mondo, capace di sentirsi a casa ovunque, purchè in sottofondo ci sia una musica su cui lasciarsi andare.

Quando ci salutiamo, lei va via così come era arrivata, con un grande sorriso. Si al-lontana camminando con un passo morbido, felpato. A vederla da lontano, sembra stia danzando.

IL PERSONAGGIODaniela Settanni

La straordinaria avventura artistica di Daniela Settanni

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Primo piano febbraio 2012Daniela Settanni

Ormai è passato un anno senza di te, ma il bisogno di averti a fianco è sempre vivo in noi.Ti scriviamo, perché parlarti non è più pos-sibile e questo è il modo per dialogare con te, per credere nella tua presenza. È successo tutto così in fretta, troppo per capire e dare un senso. Ci siamo risvegliati una mattina di febbraio, una mattina come le altre e tu non c’eri più e tutto il m ondo ci è crollato addosso!Tanti cercano di starci vicino, di consolarci,

È denominato az.asvspa.com il por-tale d’informazione dell’Asv di Bitonto.

Un ulteriore strumento a comple-to servizio del cittadino sui temi della raccolta differenziata e del sano confe-rimento dei rifiuti nei rispettivi conte-nitori.

Manifesti, comunicazioni, prontuari informativi: tutti i testi e le pubblica-zioni della campagna sulla differenziata sono leggibili e scaricabili con un sem-plice click.

Ad esempio, il sito ripropone, in for-mato pdf, il recente vademecum distri-buito ai cittadini dal titolo “Differenzia-mo con qualità”, libretto che, in poche e dense pagine, sintetizza tutto ciò che c’è da sapere sulla raccolta consapevole dei rifiuti. Dalla A alla Z sono indicati i materiali d’uso più quotidiano e rela-tiva destinazione. Nell’opuscolo, sono pubblicati anche i punti più salienti del Regolamento comunale sul confe-rimento dei rifiuti (ordinanza n.19 del 28.1.2010).

Il sito offre davvero molte informa-zioni: il senso della necessità della dif-ferenziata, le curiosità sui diversi mate-riali e le direttive su come differenziare esattamente ogni tipologia di rifiuto.

Non mancano le ordinanze comunali in materia e un’interessante ed aggior-nata pagina con news approfondite in merito a tutte le novità che l’Azienda mette al servizio dei cittadini (attiva la pagina dei contatti, ma per ogni se-gnalazione o informazione ricordiamo il sempre attivo numero verde dell’Asv 800-037067). Notizie anche sulla figura dell’ispettore ambientale, che si occupa di far rispettare le disposizioni sindacali sul corretto conferimento dei rifiuti, ma anche le norme nazionali in materia.

Un anno fa, improvvisamente, ve-niva a mancare Gaetano Naglieri, per tutti Tanino, capo ufficio Igiene urbana dell’Asv. Legato all’azienda dal 1975 e ormai prossimo alla pensione, ha la-sciato un vuoto incolmabile nella sua famiglia e tra tutti gli amici e colleghi. Nell’anniversario della scomparsa, pub-blichiamo un toccante ricordo.

Il portale informativo dell’Azienda servizi vari

La raccolta differenziata è in rete

ma nessuno sa come ci sentiamo veramente. In un attimo tutta la nostra vita è cambiata, è stata stravolta! Cerchiamo di essere uniti e vicini alla mamma per colmare il grande vuoto che hai la-sciato.Sei stato sempre molto presente, il tuo ottimismo e la tua vitalità ci hanno dato gioia, sicurezza, serenità. Tutto questo ci manca! Ancora ci chie-diamo come faremo a vivere senza di te.Sappiamo che incontreremo tante difficoltà, ma vedrai che ce la faremo, perché il tuo esempio e il tuo insegnamento li portiamo sempre nei nostri

cuori, insieme a te. Avremmo vo-luto riaverti con noi anche per un solo istante, giusto il tempo di dirti quanto sei stato speciale, unico e in-sostituibile. Tu sarai sempre con tutti noi. Ti ringraziamo per essere stato nostro padre!

Ciao papà, Rosanna, Luigi e Teresa

“Il tuo ricordo per sempre”

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È alla terza edizione il Festival italiano, organizza-to da Jack Di Giorgio nella ridente cittadina di Port St. Lucie in Florida. La rassegna si è svolta nella nuova strut-tura del Civic Center, dove numerose aziende hanno esposto il meglio dei prodotti tipici italiani, dall’artigiana-to ai vini all’olio.

La kermesse canora è sta-ta l’occasione per la grande comunità d’americani d’ori-gine italiana, che vivono nel-lo splendido centro costiero, per festeggiare il 150° anni-versario dell’Unità d’Italia.

Numerosi gli artisti saliti sul grandioso palcoscenico all’aperto: da Gianni Monti e Anna Fontana a Nino Cor-daro, interprete della miglio-re tradizione napoletana, a Marcello Di Antonio, che ha proposto alcuni brani dell’in-dimenticabile Elvis.

Star della serata il nostro Beppe Granieri, che dopo i concerti di Pompano Beach, Fort Lauderdale, West Palm e Boca Raton, torna a canta-re per la comunità italiana della Florida. Un repertorio di alta qualità il suo, con bra-ni di grande successo, inter-pretati da band e cantanti “storici” degli anni ‘60 e ‘70. Beppe ha dato prova, al soli-to, di un talento e di una sen-sibilità davvero particolari, che gli hanno fatto tributare il plauso convinto e caloroso della folta platea e l’apprez-

BEppE star dEL FEstIVaL ItaLIaNoL’artista bitontino in concerto al Civic Center di Port St. Lucie in Florida

di Leonardo Campanileeditor in chief de “L’idea magazine” di New York

zamento di alcuni impresari musicali, che hanno proposto all’artista bitontino alcuni concerti ad Atlantic City e del Connecticut.

Il festival si è confermato, dunque, appuntamento arti-stico di sicuro richiamo per la comunità italo-americana, grazie alla qualità dei can-tanti ma anche allo slancio degli sponsor, della societá di management artistico “Ope-ra Prima Enterprise” e de “L’Idea magazine” di New York, già protesi verso l’or-ganizzazione della prossima edizione della rassegna.

Un successo che va ascrit-to anche alla caparbietà della dr.ssa JoAnn Faiella, primo sindaco di origine ita-liana di Port St. Lucie, che si è congratulata con Beppe Granieri, invitandolo a tor-nare nella cittadina della Florida, contribuendo a far-ne punto di riferimento cul-turale e artistico per tutti gli italiani d’America.

In chiusura della sua per-manenza in Florida, Beppe Granieri ha salutato la comu-nità italiana con una grande serata al “Sons of Italy di Port St. Lucie”, dove il suo sound inconfondibile si è fuso magicamente con l’atmo-sfera elegante di una cena, preparata secondo i dettami della più alta tradizione culi-naria del Bel Paese.

Ciao Beppe, ci vediamo l’anno prossimo.

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Primo pianoBITONTO

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Beppe Granieri

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Giocare fa rima con sognare. E Pescara con Timisoara.

È tutto in questo prosodico scherzetto il destino di Antonio Balzano e Nicola Caldarola, venticinque anni di talento e belle speranze.

Sono, questi due pedatori in-signi, due ragazzi che inseguono una sfera di cuoio in volo per prati infiniti.

Un’avventura materiata di sacrifici e sospiri, gioie e amari-tudini. Ché il calcio è la metafo-ra più compiuta della vita.

Tante esperienze vissute in-sieme.

Innanzitutto, la trafila nel settore giovanile della -ora sempre più decadente- società biancorossa dei Matarrese, con-divisa col terzo moschettiere bi-tontino, Angelo Logrieco, piote lucenti ad illustrare Bisceglie, in Eccellenza pugliese, ma merite-

Tra Pescara e Timisoara, è serie B per Balzano e Caldarola

Gli ex “galletti” fanno stradavoli di ben più alte categorie.

Le convocazioni in Nazionale persi-no, per Nicola.

Ambedue -che furono, bontà loro, alunni del cronista sottoscritto, che ap-punto li sa sin troppo svegli- possono van-tare genitori amo-revoli, che li hanno seguiti senza asfis-siarli.

Caldarola, regi-sta euclideo, non ha fortuna in serie D, dove si preferisce la sciabola al fioretto. Balzano, dal canto suo, esterno basso d’encomiabile abne-gazione, fa il pendo-lino e cresce a vista d’occhio.

Con la Cisco Roma assapo-ra soltanto la cadetteria con i play off, che poi artiglia con il Pescara, alla corte di nientepo-podimenoche Zdenek Zeman, geniale e silente mister, nipote di Cestmir Vickpalek, indimenti-cata gloria bianconera.

Ha persino segnato un gol nel campionato in corso, e già gli occhi degli osservatori di

numerose squadre di serie A l’hanno sistemato al centro del mirino.

E serie B sarà pure per Ni-cola, in Romania, col Poli Timi-soara, storica società che arde dalla voglia di risalire in Liga I.

Buon viaggio, calciatori di-scepoli, qualsiasi traguardo ec-celso vi si addice.

Seminario di studioVisione Naturale e Metodo Bates

Sabato 31 marzo (10.00 - 19.00) - domenica 1 aprile (9.00 - 15.00). Quota d’iscrizione € 160 (+IVA).

Scuola Professionale Shiatsu “Panta Rei” , via Napoli 7 - Santo Spirito Info e prenotazioni: [email protected] - 3398147446

ISIDORO DESANTIS16.03.2008 - 16.03.2012

Anniversario Sono passati quattro anni. Ogni giorno ci manchi sempre più. Ci rimane il dolce ri-cordo di te, della tua vita onesta e laborio-sa, del tuo amabile sorriso. Con la certezza che dal cielo tu vegli sempre su di noi, ti ricordiamo con infinito affetto e tenerezza. I tuoi cari

Antonio Balzano

Nicola Caldarola

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