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GIS – Day (PARMA, 14-11-2007) Progettazione di una Rete Ecologica con caratteristiche ottimali mediante l’utilizzo di Metodi Statistici Multivariati, Sistemi Informativi Geografici (GIS) e Conservation Planning softwares: il caso della Val Baganza (Parma) A. Pecci, P. Rossi. O. Rossi, M. Archina Dipartimento di Scienze Ambientali Sezione di Valutazione e Gestione delle Risorse Ambientali e Territoriali - Università degli Studi di Parma -

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GIS – Day (PARMA, 14-11-2007)

Progettazione di una Rete Ecologica con caratteristiche ottimali mediante l’utilizzo di Metodi Statistici Multivariati, Sistemi

Informativi Geografici (GIS) e Conservation Planning softwares: il caso della Val Baganza (Parma)

A. Pecci, P. Rossi. O. Rossi, M. Archina

Dipartimento di Scienze AmbientaliSezione di Valutazione e Gestione delle Risorse Ambientali e Territoriali

- Università degli Studi di Parma -

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Nel corso dell’ultimo decennio è emersa chiaramente l’insufficienza delle politiche di protezione della Natura nel contrastare le crescenti pressioni ambientali e nel garantire processi di conservazione in tempi lunghi della biodiversità e dei processi ecologici.

Sotto questo aspetto 2 problemi sono rilevanti:

1.LA SEMPLICE ISTITUZIONE/GESTIONE DI PARCHI, RISERVE, ECC. NON BASTA PER CONSEGUIRE GLI OBIETTIVI DELLA CONSERVAZIONE DELLE CARATTERISTICHE DI NATURALITÀ DI UNA DATA AREA. Molti studi scientifici hanno evidenziato che la conservazione di molte popolazioni, comunità ed ecosistemi non può limitarsi all’istituzione di Parchi e Riserve, specialmente se isolate o di piccole dimensioni, ma deve tenere conto dei processi ecologici che interessano scale più ampie di quelle relative alle singole Aree Protette. In particolare, è emersa la consapevolezza che la vitalità e la persistenza della maggior parte della biodiversità sono fortemente compromesse dal processo di frammentazione degli ambienti naturali e seminaturali, e che esse potranno essere mantenute solo attraverso un’adeguata pianificazione estesa alla scala dell’intero paesaggio.In quest’ottica, il mantenimento di una continuità fisico-territoriale ed ecologico-funzionale fra gli ambienti naturali e seminaturali è stata indicata come una efficace strategia che si pone come obiettivo la mitigazione degli effetti della frammentazione su popolazioni e comunità.Il perseguimento della continuità ambientale si è tradotto nello sviluppo di una settore specifico della pianificazione territoriale, le Reti Ecologiche (R. E.), in una prospettiva di generale ripensamento degli strumenti di gestione, controllo, nonché tutela del territorio.

RETE NATURA 2000 E PROBLEMI DELLE PUBBLICHE AMMINISTRAZIONI NELL’ATTUAZIONE DI POLITICHE DI CONSERVAZIONE DELLA NATURA

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2.L’ISTITUZIONE DI AREE PROTETTE (PARCHI, RISERVE, SIC, ZPS, RAMSAR ) PUÒ GENERARE CONFLITTUALITÀ DIFFUSA CON I RESIDENTI DI UNA DATA AREA

In effetti i regolamenti derivanti dalla nascita/gestione di un’area protetta vengono spesso percepiti come vincoli imposti nell’uso dello spazio/territorio che limitano la libertà di persone e d’impresa con anche possibili danni economici presenti e/o futuri.E’ invece necessario poter dimostrare che la presenza di aree protette e, specialmente di una Rete Ecologica appropriata, può non solo conservare le bellezze naturalistiche di un’area ma anche recuperare e/o esaltare quella vocazionalità del territorio che si traduce in rilevanti benefici economici per i residenti stessi.

LA METODOLOGIA QUI PROPOSTA, APPLICATA ALLA VAL BAGANZA INTESA COME PROTOTIPO, RISOLVE ENTRAMBI QUESTI PROBLEMI.

BUONA PARTE DEI DATI UTILIZZATI DERIVANO DALLA BASE DI DATI DEL PROGETTO NAZIONALE “CARTA DELLA NATURA DEL PAESE” COORDINATO DAL

PROF. ORAZIO ROSSI (Dipartimento di Scienze Ambientali - Sezione di Valutazione e Gestione delle Risorse Ambientali e Territoriali - UNIVERSITÀ DI PARMA)

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La rete ecologica è stata intesa come un sistema interconnesso di habitat naturali riferiti, in questo caso, al territorio della Val Baganza (Pr).

La metodologia proposta è basata sull’utilizzo di un particolare software di Conservation Planning che, attraverso milioni di iterazioni (prove), individua più scenari e fra questi indica qual è il “migliore”, cioè la Rete di habitat naturali che meglio si avvicina agli obiettivi e alle caratteristiche desiderate dal Committente (Amministrazione Pubblica o altro).

Lo scenario (Rete) così individuato è sottoposto tuttavia ad una nuova attenzione e valutazione politico-ambientale da parte del Committente-Decisore. Se non fosse soddisfacente o accettabile si introducono nuove conoscenze e/o nuovi vincoli nel sistema operativo per ottenere una nuova Rete di habitat che soddisfi, possibilmente, le nuove condizioni imposte e quindi i nuovi obiettivi stabiliti dal Committente.

In sostanza il metodo è del tutto flessibile e quindi in grado di recepire gli obiettivi, le variazioni, i vincoli politico-ambientali decisi dal Committente.

LA METODOLOGIA

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A nostro avviso la Rete di habitat naturali che viene individuata dovrà “soddisfare”, per quanto possibile, alcune caratteristiche ottimali (desiderabili) espresse dal Committente:

BIODIVERSITÀLa Rete individuata dovrà rappresentare la soluzione con il più alto grado di biodiversità, cioè dovrà mirare, per quanto possibile, alla conservazione del più alto numero di habitat, e quindi anche di specie. Si ricordi infatti che alta diversità di habitat naturali significa anche alta diversità di specie.

OTTIMIZZAZIONE ED ECONOMIA DELLO SPAZIO PER LA RETELa Rete individuata dovrà tendere a ridurre il più possibile la frammentazione degli habitat al suo interno (per garantire una protezione e una tutela più efficaci) con il minimo di area occupata dalla rete. (L’Italia è un paese densamente popolato, con una densità media di circa 175 ab/km2 e la Val Baganza è un’area relativamente antropizzata).

VINCOLISTICAQueste due finalità devono tuttavia tener conto dei VINCOLI derivanti da scelte politiche e che insistono sull’area di studio (scelte di tipo infrastrutturale, amministrativo, ambientale) e anche con i conflitti socio-economici esistenti e/o potenziali. In particolare la metodologia qui proposta può tenere conto della possibile conflittualità con le popolazioni locali derivante da provvedimenti di tutela/conservazione che sembrano restringere la libertà d’utilizzo del territorio.

La metodologia deve riuscire a trovare o avvicinarsi alla soluzione “migliore”, cioè con la massima biodiversità e con la migliore ottimizzazione ed economia dello spazio al suo interno, tenendo conto di tutti i VINCOLI che gravano sull’area di studio.

CARATTERISTICHE ED OBIETTIVI NELLA REALIZZAZIONE DELLA RETE ECOLOGICA

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IL CASO VAL BAGANZA

BACINO IDROGRAFICO DEL TORRENTE BAGANZA AREA: circa 17500 ha NUMERO DI HABITAT CORINE BIOTOPES INDIVIDUATI: 2387 (vedi mappa) TIPI DI HABITAT: 44 naturali e semi-naturali + aree antropiche (centri abitati, aree

industriali attive e cave artificiali) INDICE α DI FISHER per la diversità di habitat: 6,8

In Val Baganza sono presenti 2 aree protette (Parco del Crinale e Parco Regionale dei Boschi di Carrega) per un totale di 1411,3 ettari pari a circa l’ 8% della Valle. Tuttavia le 2 aree protette sono distanti fra loro 25 km circa con un dislivello medio altimetrico di 878 m circa (il Parco dei Boschi di Carrega si trova in pianura ad una quota media di 286,6 m.s.l.m. mentre il Parco del Crinale in montagna ad una quota media di 1164,4 m.s.l.m.). Questa situazione pone diversi problemi di conservazione non solo per le 2 aree protette ma anche per tutta la naturalità diffusa che caratterizza la Val Baganza nel suo complesso. E’ necessario individuare una Rete naturalistica che contribuisca a mantenere sia la naturalità concentrata – i 2 Parchi - che quella diffusa in un contesto di rispetto della vocazionalità del territorio anche in senso economico e quindi in una prospettiva di sviluppo sostenibile.

Relativamente elevato per un’area antropizzata; in effetti la Val Baganza è stata definita la “Valle della Naturalità Diffusa”

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Tipologie di habitat CORINE Biotopes

e loro localizzazione nella Valle

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% DI AREA DELLA VAL BAGANZA OCCUPATA DA CIASCUN TIPO DI HABITAT CORINE BIOTOPES

3 tipi di habitat (campi coltivati, faggete e carpino nero) coprono più del 50 % del territorio della Val Baganza

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Tutti gli habitat Corine Biotopes della Valle sono stati classificati in base al loro Valore Ecologico complessivo e alla loro Sensibilità Ecologica complessiva.

Gli indicatori considerati e valutati per ciascuno dei 2387 habitat C. B. della Valle sono 29 (15 per il Valore Ecologico e 14 per la Sensibilità) e sono stati conglobati, mediante sofisticate metodologie statistiche (*) in un indice sintetico unico di Valore Ecologico complessivo e di Sensibilità Ecologica complessiva.

La Sensibilità Ecologica complessiva è qui intesa come Rischio per ogni habitat C. B. di perdere la propria integrità/identità a motivo di cause diverse, interne e/o esterne.

INDICATORI DEI CORINE BIOTOPES

(*) Rossi, P., et al. (2007), Coupling indicators of ecological value and ecological sensitivity with indicators of demographic pressure in the demarcation of new areas to be protected: The case of the Oltrepò Pavese and the Ligurian-Emilian Apennine area (Italy), Landscape and Urban Planning, in press.

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CRITERI E INDICATORI DI VALORE ECOLOGICO UTILIZZATI (15)

CRITERIO INDICATORE ECOLOGICO

Ricchezza in vertebrati dell’habitat Numero di areali reali di vertebrati che insistono sull’habitat

Ampiezza dell’habitat Area dell’habitat

Complessità morfologica del terreno Indice di rugosità (favorisce un’elevata biodiversità)

Presenza della rete idrica nell’habitat Densità di nodi della rete idrica

Rarità dell’habitat Inclusione dell’habitat nella categoria degli habitat rari o molto rari

Rarità delle specie di vertebrati nell’habitat Appartenenza o meno alla categoria degli habitat ospitanti specie rare

Valore protezionistico dell’habitat nei riguardi di specie a rischio IUCN Inclusione dell’habitat negli areali potenziali di specie a rischio IUCN

Superficie forestale dell’habitat ad attitudine protettiva su habitat adiacenti

Leaf Area Index (LAI) medio dell’habitat

Protezione conferita a corsi d’acqua e corpi idrici adiacenti Adiacenza dell’habitat ad ecosistemi acquatici

Protezione conferita ad aree protette o di interesse conservazionistico Adiacenza dell’habitat ad aree di interesse conservazionistico

Valore educativo – ricreativo dell’habitat Percentuale di area dell’habitat inclusa in aree protette

Produttività dell’habitat Indice NDVI (Normalized Difference of Vegetation Index)

Recepimento della Direttiva Habitat Inclusione dell’habitat in SIC

Recepimento della Direttiva Uccelli Inclusione dell’habitat in ZPS

Recepimento della Convenzione Ramsar Inclusione dell’habitat in Zone Umide di importanza internazionale

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CRITERI E INDICATORI DI SENSIBILITÀ ECOLOGICA UTILIZZATI (14)

CRITERIO INDICATORE ECOLOGICO

Inclusione nella tipologia di habitat a rischio a scala comunitaria Inclusione tra tipi di habitat prioritari della Direttiva Habitat

Grado di convoluzione dell’habitat Coefficiente frattale del perimetro dell’habitat

Grado di compattezza dell’habitat Rapporto di circolarità della superficie dell’habitat

Grado di rischio derivante dall’intorno immediato Leaf Area Index (LAI) medio degli habitat contigui

Clivometria del terreno dell’habitat Pendenza media del terreno

Trend negativo di produttività primaria dell’habitat negli ultimi anni Trend dell’indice NDVI

Rischio di estinzione delle specie di vertebrati presenti Numero di specie di vertebrati a rischio IUCN

Rischio di estinzione a livello comunitario delle specie di vertebrati Numero di specie di vertebrati a rischio a livello europeo

Rischio di estinzione delle specie di vegetali presenti Numero di specie di vegetali a rischio IUCN

Rischio di estinzione a livello comunitario delle specie di vegetali Numero di specie di vegetali a rischio a livello europeo

Isolamento dell’habitat rispetto ad altri habitat dello stesso tipo Nearest Neighbour Index

Rischio di franosità Indice di rischio di franosità in base ad uso del suolo, litologia e pendenza

Rischio di incendi Fire Potential Index

Rischio per l’habitat legato all’impatto dei venti prevalenti Orientazione dell’habitat rispetto alla direzione del vento

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Con riferimento alla Rete Ecologica della Val Baganza:

qual è l’area minima da esplorare (e possibilmente da includere nella Rete Ecologica) affinché sia mantenuta e protetta una percentuale di biodiversità di habitat, e quindi di specie, che caratterizzano la Valle, il più possibilmente elevata?

AREA DESIDERATA PER LA RETE DELLA VAL BAGANZA

Con i dati disponibili si è “costruito” un grafico con in ascissa l’area totale esplorata e in ordinata il numero di habitat diversi.

Si deduce che con poco meno del 30% dell’area della Valle è possibile costruire una Rete ecologica che abbia caratteristiche ottimali in termini di conservazione della massima biodiversità della Valle. Praticamente è possibile, nell’area di studio, costruire una Rete che include tutta la diversità di habitat della Valle.

Non sempre questo è possibile, nel caso ad esempio che un tipo di habitat non riesca ad essere incluso nella Rete, a causa per esempio della sua posizione geografica, della sua area, dei valori bassi degli indicatori, dell’esistenza di vincoli di vario tipo che incidono su quel tipo di habitat, ecc.

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INDIVIDUAZIONE DELL’AREA MINIMA PER LA RETE DELLA VAL BAGANZA

706050403020100

Area esplorata (in %)

100

90

80

70

60

50

40

30

Hab

itat

div

ersi

(%

)

(%)

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ALTRE CARATTERISTICHE DESIDERATE PER LA RETE ECOLOGICA DELLA VAL BAGANZA

QUALI HABITAT DOVREBBERO FAR PARTE DELLA RETE ECOLOGICA DELLA VAL BAGANZA?

1.Possibilmente tutti i tipi di habitat naturali presenti (per conservare l’Identità della Valle)

2.Ogni tipo di habitat tra i 44 individuati deve essere presente nella Rete con una quantità (area) minima scelta dal Committente in base a considerazioni oggettive, o anche soggettive, attuali e/o potenziali.

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ALTRE CARATTERISTICHE DESIDERATE PER LA RETE ECOLOGICA DELLA VAL BAGANZA

Nel nostro caso si è ritenuto ragionevole e utile, mediante un algoritmo matematico costruito ad hoc, che ogni tipo di habitat fosse presente entro la Rete Ecologica con riferimento alle seguenti condizioni da soddisfare congiuntamente:

in proporzione alla sua AREA COMPLESSIVA (mantenere la rappresentatività delle componenti naturalistiche della Valle);

tenendo conto della sua FRAMMENTAZIONE (ridurla al fine di “fare rete”) e così favorire la conservazione della biodiversità;

tenendo conto del suo GRADO DI ISOLAMENTO (ridurlo al fine di “fare rete”) e così favorire il mantenimento della biodiversità;

Si è ritenuto ragionevole inoltre che ogni singolo habitat della Valle fosse presente entro la Rete con riferimento alle seguenti 3 condizioni da soddisfare congiuntamente :

La metodologia qui proposta è in grado di tener conto congiuntamente di tutto quanto ma anche di altre considerazioni/vincoli proposti di volta in volta dal

Committente-Decisore.

in relazione al suo VALORE ECOLOGICO COMPLESSIVO (privilegiare la sua entrata in Rete se l’habitat è di elevato Valore Ecologico);

in relazione alla sua SENSIBILITÀ ECOLOGICA COMPLESSIVA (privilegiare la sua entrata in Rete se l’habitat è ad elevato Rischio di perdere la sua identità);

tenendo conto della PRESSIONE ANTROPICA che grava sull’habitat stesso (barriera all’entrata nella Rete).

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ALCUNE OPERAZIONI PRELIMINARI NELLA COSTRUZIONE DELLASTRUTTURA DELLA RETE DELLA VAL BAGANZA

La Rete è costituita da una PARTE FISSA che rappresenta “l’ossatura” iniziale e da una PARTE MOBILE che viene aggiunta successivamente dalla metodologia qui proposta.

1. La PARTE FISSA della Rete della Valle è formata dai cosiddetti:

nodi primari: coincidono con le aree già sottoposte a tutela; sono presenti due aree protette: una a nord occupata dal Parco Regionale dei Boschi di Carrega e una alla sorgente del Torrente Baganza occupata dal Parco del Crinale che costituisce un SIC (Sito di Importanza Comunitaria);

corridoi di connessione: coincidono con il reticolo idrografico (Torrente Baganza e i suoi immissari) e quindi con gli habitat della vegetazione ripariale;

alcuni nodi secondari: coincidono con alcune aree occupate da habitat con il più alto Valore Ecologico ma anche a più alto Rischio di perdere la propria identità (aree da proteggere).

2. La PARTE MOBILE della Rete della Valle è formata da:

stepping stones, punti di appoggio collocati in modo tale da costituire punti di supporto per trasferimenti di organismi quando non esistono corridoi naturali continui;

tutte le altre parti aggiunte dalla metodologia adiacenti ai nodi secondari e ai corridoi primari e secondari e in accordo con le caratteristiche desiderate e con i vincoli definiti dal Committente-Decisore (per esempio componenti naturalistiche, area minima occupata, indicatori ecologici, pressione antropica, legislazione vigente, ecc.).

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STRUTTURA DI BASE DELLA RETE DELLA VAL BAGANZA

PRINCIPALI CONTENUTI DELLE PARTI FISSE DELLA RETE DELLA VAL BAGANZA

CORSI D’ACQUA: reticolo idrografico formato dal Torrente Baganza e dai suoi affluenti di destra e di sinistra;

VEGETAZIONE RIPARIALE: situata lungo i corsi d’acqua, costituita prevalentemente da boscaglie a salice rosso, molto spesso in associazione ad altre specie vegetali;

BOSCHI DI ROVERELLA: sono presenti all’interno del Parco Regionale dei Boschi di Carrega, vicini al Rio Ginestra che attraversa il Parco;

FRUTTETI E VIGNETI: sono habitat semi-naturali presenti all’interno del Parco Regionale dei Boschi di Carrega. Il parco infatti è parzialmente antropizzato, formato anche da aree coltivate, oltre a contenere piccole aziende alimentari;

FAGGETE: sono presenti all’interno del Parco del Crinale e lo ricoprono quasi interamente;

PRATERIE A BRACHYPODIUM GENUENSE: sono presenti all’interno del Parco del Crinale e ricoprono le aree non boscate presenti tra una faggeta e l’altra.

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RISULTATI: LA RETE INDIVIDUATA NELLA VAL BAGANZA

Conclusioni: pur con i vincoli legati all’area minima occupata dalla rete (29,7 % della Valle) e alla continuità degli habitat per ridurre la frammentazione, la

metodologia proposta ha generato una Rete con un Valore Ecologico medio decisamente più elevato degli habitat

fuori rete.

E’ stato in proposito utilizzato il metodo statistico multivariato

dell’Analisi Discriminante Multipla lineare applicata ai dati della Rete

La metodologia proposta qualifica gli habitat (siti) con i dati resi disponibili ed iterativamente propone al committente uno scenario diverso. I siti selezionati per comporre la Rete sono quelli che ricadono il maggior numero di volte negli scenari proposti (nel nostro caso 20)

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AREE DEGNE DI CONSERVAZIONE LOCALIZZATE NEL TERRITORIO COMUNALE (ELEVATO VALORE ED ELEVATO RISCHIO)

ANALISI DELLA RETE ECOLOGICA

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1° BOSCHI DI CERRO. L’habitat è situato in un punto in cui la Rete si allarga in un nodo secondario, all’interno del comune di Berceto.L’elevato Valore Ecologico è dovuto in prevalenza a un alto numero di areali di vertebrati che insistono sull’habitat (144), a un elevato indice di rugosità (eterogeneità ambientale) che favorisce un’elevata biodiversità e a un elevato indice NDVI (elevata copertura verde). L’elevata Sensibilità Ecologica è dovuta a un elevato indice di rischio di franosità, a un elevato rischio incendi e alla presenza di 7 specie di vertebrati a rischio IUCN.

2° BOSCHI DI CARPINO NERO. L’habitat si trova a ridosso dell’abitato di Berceto. L’elevato Valore Ecologico è dovuto prevalentemente a un’elevato indice di copertura verde, all’inclusione nella categoria degli habitat rari e negli areali potenziali di vertebrati a rischio IUCN. L’elevata Sensibilità Ecologica è dovuta a un elevato rischio incendi e a un’elevata pendenza media del terreno.

3° VEGETAZIONE RIPARIALE. L’habitat è costituito prevalentemente da boscaglie a salice rosso, lungo il corso del Rio Ginestra, all’interno del Parco dei Boschi di Carrega. L’elevato Valore Ecologico è dovuto in prevalenza alla presenza del corso d’acqua che comporta un’alta densità della rete idrica e che conferisce all’habitat un rilevante grado di naturalità. Inoltre l’habitat è incluso in un’area protetta. L’elevata Sensibilità Ecologica, trattandosi di un’area parzialmente antropizzata, è dovuta a un elevato grado di rischio derivante all’habitat dal suo intorno immediato (elevato LAI medio degli habitat contigui), a un elevato grado di isolamento dell’habitat e a un elevato indice di rischio di franosità.

4° BOSCHI DI CARPINO NERO. L’habitat è situato all’interno del comune di Calestano in un’area solcata da alcuni affluenti del T. Baganza. Il Valore Ecologico è alto per via dell’elevato indice di rugosità (eterogeneità ambientale) che favorisce un’elevata biodiversità e di un elevato indice di copertura verde. Trattandosi di un’area attraversata da più corsi d’acqua si registra un rilevante grado di naturalità conferito all’habitat dai corsi d’acqua adiacenti. L’elevata Sensibilità Ecologica è dovuta a un’elevata pendenza media del terreno, a un elevato grado di isolamento e all’orientazione rispetto alla direzione prevalente del vento.

5° FAGGETE. L’habitat si trova all’interno del Parco del Crinale (S.I.C.). L’elevato Valore Ecologico è dovuto prevalentemente a un elevato numero di areali di vertebrati che insistono sull’habitat (143), a un elevato indice NDVI (elevata copertura verde) e all’inclusione dell’habitat in un’area protetta. L’elevata Sensibilità Ecologica è dovuta a un elevato rischio incendi e al trend negativo della produttività primaria dell’habitat nel corso degli ultimi anni.

ANALISI DEI PRIMI 5 HABITAT A PRIORITÀ DI CONSERVAZIONE (FIVE HOT SPOT)

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MAPPATURA DELLA

PRESSIONE ANTROPICA DIFFUSA

DELLA VAL BAGANZA

Mediante un opportuno modello di diffusione, in prima approssimazione, è stato assunto che ogni punto della Valle risenta dell’influenza di tutti i centri abitati della Valle (entro una certa ragionevole distanza) e non solo del centro abitato più vicino al punto stesso. Ovviamente il centro più vicino al punto è quello che più lo influenza.

PREVISIONI DEMOGRAFICHE

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RISULTATI: ANALISI DELLA RETE CONTENENTE LA PRESSIONE ANTROPICA DIFFUSA CHE GRAVA SULLA VAL BAGANZA

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ANALISI DELLA RETE CON LA PRESSIONE ANTROPICA DIFFUSA

Si noti che la Rete ecologica costruita dalla metodologia qui proposta, anche in presenza del vincolo della Pressione Antropica diffusa che grava sulla Valle, riesce ancora a costruire una Rete che, per quanto riguarda l’area complessiva, differisce di poco rispetto a quella realizzata senza tener conto della Pressione Antropica (-1,1%). In sostanza la metodologia riesce ancora a costruire una Rete di habitat al di sotto del 30% della Valle, pur in presenza dei vincoli della Pressione Antropica diffusa.

Il “prezzo” pagato per costruire la Rete riguarda due aspetti essenziali:

1.Il Valore ecologico medio della Rete è calato di quasi il 6% perché la metodologia ha dovuto ricorrere, per “fare rete” in presenza della Pressione Antropica diffusa, alle categorie di habitat naturali e semi-naturali che sono notoriamente di modesto Valore ecologico:

i campi coltivati sono aumentati del 18,12%;

i prati da sfalcio sono aumentati del 18,36%;

i cespuglieti sono aumentati del 18,43%.

2.Riduzione rilevante della dimensione media degli elementi (habitat) della Rete per effetto della Pressione Antropica diffusa (oltre il 30% in meno).

Pertanto la Rete è di per sé più fragile in più punti perché più frammentata e costruita con habitat spesso semi-naturali, sottoposti al controllo (variabile) dell’uomo.

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AREE DI CRITICITÀ DELLA RETE:

è un’area di elevato Valore Ecologico perché formata in prevalenza da boschi di cerro e faggete con un elevato indice NDVI della copertura verde, un elevato indice di rugosità del terreno (che favorisce la biodiversità) e da un elevato numero di areali di vertebrati che insistono sull’area;

è un’area ad elevato Rischio perché caratterizzata da un elevato rischio incendi, dalla presenza di alcune specie animali a rischio IUCN e da un trend pressoché negativo della produttività primaria degli habitat negli ultimi anni;

è un’area ad elevata Pressione Antropica diffusa, nell’ambito della Valle, perché assai prossima all’abitato di Berceto e alla frazione di Fugazzolo; inoltre non dista molto neanche dall’abitato di Corniglio (fuori Rete e poco distante dalla linea spartiacque della Valle).

(ELEVATO VALORE, ELEVATO RISCHIO

ED ELEVATA PRESSIONE ANTROPICA DIFFUSA)

L’area critica nel comune di Berceto è così caratterizzata:

è un’area di elevato Valore Ecologico perché situata all’interno del Parco dei Boschi di Carrega e costituita in parte da vegetazione ripariale insediata lungo le sponde del Rio Ginestra, che conferisce all’habitat un certo grado di naturalità e di protezione all’ecosistema acquatico, e da boschi di roverella inclusi nella categoria degli habitat rari;

è un’area ad elevato Rischio perché gli habitat sono caratterizzati da un elevato grado di rischio derivante dall’intorno immediato, da un elevato grado di isolamento e da un elevato indice di rischio di franosità;

è un’area ad elevata Pressione Antropica diffusa, nell’ambito della Valle, perché risente dell’influsso congiunto di tutti i centri abitati che circondano il Parco (Felino, Sala Baganza, San Vitale di Baganza, San Michele De’ Gatti, Maiatico, Castellaro, Collecchio, Gaiano, Neviano) che in alcuni punti formano una “conurbazione”. Il Parco presenta inoltre all’interno dei suoi confini alcune aziende alimentari (prosciuttifici, salumifici).

L’area critica nel comune di Sala Baganza è così caratterizzata:

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COMPOSIZIONE VAL BAGANZA

COMPOSIZIONE RETE ECOLOGICA

SENZA P.A. DIFFUSA

COMPOSIZIONE RETE ECOLOGICA CON P.A. DIFFUSA

COMPOSIZIONE IN TERMINI DI MACROCATEGORIE DI HABITAT CORINE BIOTOPES

Confrontando la composizione degli habitat in Rete – senza intervento della P. A. diffusa - con quella totale della Val Baganza risulta evidente uno spostamento nella composizione verso tipi di maggior pregio: si riduce fortemente la presenza di campi coltivati, frutteti e parchi urbani (-11,29%) a vantaggio dei corpi idrici, della vegetazione ripariale (+9,97%), di cespuglieti ed arbusteti (+3,05) e di praterie e pascoli (+6,48%) con una scarsa perdita in termini di boschi e foreste, comunque ben rappresentati nella R. E. (-8,67%). Con le differenze viste prima si può ragionare similmente nel caso della Rete con intervento della P. A. diffusa

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VOCAZIONALITA’ AGRICOLO-ALIMENTARE DELLA RETE

Da ultimo si noti che la Rete Ecologica della Val Baganza include anche una quota assai

rilevante (48%) delle aree destinate a vigneto (Malvasia D.O.C.) ed anche i restanti vigneti non inclusi, sono a breve distanza dai

limiti della Rete (177 m in media).

In sostanza la Rete Ecologica rispetta non solo la naturalità della Valle ma anche un aspetto importante della

sua vocazionalità agricolo-alimentare, esaltandone quindi gli aspetti di tipo

economico.

Val BaganzaRete EcologicaVigneti D.O.C. fuori ReteVigneti D.O.C. in Rete

Val BaganzaRete EcologicaVigneti D.O.C. fuori ReteVigneti D.O.C. in Rete

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CONCLUSIONI E POSSIBILI PROSECUZIONI

Con riferimento ai 2 problemi delle Pubbliche Amministrazioni espressi più sopra nell’attuazione degli obiettivi di Rete Natura 2000:

1. La metodologia ha generato una Rete Ecologica della Val Baganza che include il 100% della diversità di habitat della Valle. Pertanto conserva/mantiene l’identità naturalistico-ecologica della Valle stessa.

2. La metodologia ha generato una Rete Ecologica che mitiga al massimo gli effetti della frammentazione e dell’isolamento degli habitat naturali e seminaturali della Valle con un risultato benefico sulla conservazione /mantenimento della biodiversità della Valle stessa.

3. Nella Rete Ecologica sono rappresentati gli habitat di maggior Valore Ecologico e anche quelli di maggior Criticità Ecologica individuati nei vari comuni della Valle stessa.

4. Tutti i risultati nei punti 1, 2 e 3 sono stati ottenuti con il minimo vincolo sullo spazio. In effetti l’area in Rete è il 29% della Valle ma può essere ridotta ulteriormente senza apprezzabile perdita di biodiversità.

5. Si tenga inoltre conto che oltre il 16% della Rete è già occupata dai 2 Parchi (Parco Regionale dei Boschi di Carrega e Parco del Crinale) e da altri ambienti che non possono ovviamente non farne parte.

6. La Rete Ecologica così progettata, accogliendo anche i dati che esprimono la vocazionalità agricolo-alimentare dell’area in esame (nel caso Val Baganza i vigneti DOC, il parmigiano reggiano, i salumi DOP, ecc.), rispetta non solo la naturalità dell’area stessa ma nel contempo ne mette in evidenza, valorizzandoli ulteriormente, anche gli aspetti di tipo economico in una prospettiva di sviluppo sostenibile.

7. Avendo a disposizione dati di natura antropica più dettagliati a livello di Province e Comuni, è possibile proseguire il discorso qui avviato progettando una Rete più dettagliata che tenga conto dei vari vincoli e strumenti normativi territoriali, derivanti da Piani Regolatori comunali, Piani Paesistici, Piani di Coordinamento, Zone a Gestione Speciale per la caccia, Piani di Bacino, ecc.