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Il corpus delle iscrizioni in Lineare B oggi: organizzazione e provenienze Massimiliano Marazzi Università degli Studi “Suor Orsola Benincasa” - Napoli 0. Premessa Lavorando in questi ultimi due anni a un aggiornamento dei settori epigrafico e linguistico originariamente contenuti nella “Società Micenea” 1) , mi sono reso conto di come una serie pur banale di informazioni, generalmente note alla maggior parte degli specialisti del settore - e quindi date spesso per acquisite - rischino di passare in secondo piano e quindi,di conseguenza, di perdere quella rilevanza, soprattutto per la diffusione delle conoscenze basilari dell’epigrafia micenea, che invece loro spetta. Mi riferisco a tutto quel patrimonio di dati che pertiene all’ordinamento, distribuzione e contestualizzazione del patrimonio documentario in scrittura Lineare B. A fronte di un’enorme serie di novità e di arricchimenti (a volte anche problematici) del panorama documentario avvenuti in questi ultimissimi anni 2) , non è sempre seguita una loro “traduzione” in termini di ordinamento nell’ambito delle conoscenze di base. Questo stato dei fatti rischia di riflettersi pericolosamente soprattutto in due specifici settori della produzione scientifica: quello delle opere dedicate alle conoscenze di base (o, più in generale, delle opere di ampia valutazione storica) e quello delle elaborazioni pertinenti al settore più propriamente linguistico. Seguendo, quindi, una linea in parte già tracciata in occasione del XII Colloquio Internazionale di Micenologia (Marazzi 2008), si intende in questa sede fornire un organico aggiornamento (al Maggio 2009) del patrimonio documentario miceneo, articolandolo secondo seguenti punti: A. Prefissi e sigle alla luce delle nuove scoperte e dei riordini: 1. Prefissi di luogo di provenienza organizzati per regioni 2. Sigle di serie delle tavolette distribuite secondo i prefissi di luogo 3. Sigle della serie W secondo l’articolazione dei supporti e dei luoghi 4. Sigle della serie Z secondo l’articolazione dei supporti e dei luoghi B. Stato dell’organizzazione, delle edizioni e gli studi particolari dei documenti su supporti archiviari 3) secondo i luoghi di provenienza: 1. Creta: a) Knossos; b) Chania 2. Grecia: a) Argolide; b) Messenia; c) Beozia 3. Altre regioni della Grecia con ritrovamenti nuovi o particolari (Laconia, Elide, Focide e Tessaglia) 4. Testimonianze da altre regioni (Baviera) C. Quadro riassuntivo area per area e sito per sito. In margine ai diversi punti, che verranno svolti essenzialmente sotto forma di schemi d’assieme, si integreranno, laddove possibile, le diverse informazioni con considerazioni di carattere bibliografico-critico e archeologico.

Il corpus delle iscrizioni in Lineare B oggi ... · originariamente contenuti nella “Società Micenea”1), mi sono reso conto di come una serie pur banale di informazioni, generalmente

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Il corpus delle iscrizioni in Lineare B oggi: organizzazione e provenienze Massimiliano Marazzi Università degli Studi “Suor Orsola Benincasa” - Napoli 0. Premessa Lavorando in questi ultimi due anni a un aggiornamento dei settori epigrafico e linguistico originariamente contenuti nella “Società Micenea”1), mi sono reso conto di come una serie pur banale di informazioni, generalmente note alla maggior parte degli specialisti del settore - e quindi date spesso per acquisite - rischino di passare in secondo piano e quindi,di conseguenza, di perdere quella rilevanza, soprattutto per la diffusione delle conoscenze basilari dell’epigrafia micenea, che invece loro spetta. Mi riferisco a tutto quel patrimonio di dati che pertiene all’ordinamento, distribuzione e contestualizzazione del patrimonio documentario in scrittura Lineare B. A fronte di un’enorme serie di novità e di arricchimenti (a volte anche problematici) del panorama documentario avvenuti in questi ultimissimi anni2), non è sempre seguita una loro “traduzione” in termini di ordinamento nell’ambito delle conoscenze di base. Questo stato dei fatti rischia di riflettersi pericolosamente soprattutto in due specifici settori della produzione scientifica: quello delle opere dedicate alle conoscenze di base (o, più in generale, delle opere di ampia valutazione storica) e quello delle elaborazioni pertinenti al settore più propriamente linguistico. Seguendo, quindi, una linea in parte già tracciata in occasione del XII Colloquio Internazionale di Micenologia (Marazzi 2008), si intende in questa sede fornire un organico aggiornamento (al Maggio 2009) del patrimonio documentario miceneo, articolandolo secondo seguenti punti: A. Prefissi e sigle alla luce delle nuove scoperte e dei riordini:

1. Prefissi di luogo di provenienza organizzati per regioni 2. Sigle di serie delle tavolette distribuite secondo i prefissi di luogo 3. Sigle della serie W secondo l’articolazione dei supporti e dei luoghi 4. Sigle della serie Z secondo l’articolazione dei supporti e dei luoghi

B. Stato dell’organizzazione, delle edizioni e gli studi particolari dei documenti su supporti archiviari3) secondo i luoghi di provenienza:

1. Creta: a) Knossos; b) Chania 2. Grecia: a) Argolide; b) Messenia; c) Beozia 3. Altre regioni della Grecia con ritrovamenti nuovi o particolari (Laconia, Elide, Focide e

Tessaglia) 4. Testimonianze da altre regioni (Baviera)

C. Quadro riassuntivo area per area e sito per sito. In margine ai diversi punti, che verranno svolti essenzialmente sotto forma di schemi d’assieme, si integreranno, laddove possibile, le diverse informazioni con considerazioni di carattere bibliografico-critico e archeologico.

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in corso di stampa per Pasiphae

1. Nuovi prefissi e sigle 1.1. Luoghi di provenienza4) AREA REGIONE SITO PREFISSO CRETA Centro-orientale

Occidentale

Knossos Mallia Amnisos Chania Mameluco Armenoi

KN MA (da assegnare) KH MAM AR

GRECIA PELOPONNESIACA

Argolide Messenia Laconia Elide

Micene Midea Tirinto Pylos Xirokambi Olimpia

MY MI TI PY (da assegnare) OL

GRECIA CONTINENTALE

Attica Focide Beozia Tessaglia

Eleusi Medeon Thebes Gla Kreusis Orchomenos Iolkos/Dimini

EL ME TH GL KR OR IOL

Altre aree Costa Anatolica Baviera

Mileto Bernstorf

(da assegnare) BE

1.2. Le sigle delle serie delle tavolette5)

A prescindere dalle sigle che caratterizzano i documenti su cretula (o supporti similari), su vasi (iscrizioni sia dipinte che incise) o, in base alle più recenti scoperte, su altri oggetti particolari, i cui criteri di attribuzione sono strettamente legati alle caratteristiche intrinseche al supporto scrittorio, le sigle identificative delle serie di tavolette seguono dall’inizio degli studi micenologici criteri di carattere contenutistico. Alla prima lettera (maiuscola) con funzione di identificativo tematico generale (essenzialmente basato sulla comparsa di specifici logogrammi/oggettogrammi), segue una seconda lettera (minuscola) seguita da un numero identificativo, la cui funzione dovrebbe in linea di massima caratterizzare: a) il set di appartenenza del documento; b) il sito di provenienza dello stesso6); d) il formato della

tavoletta sulla quale è redatto il documento7); c) e, per quanto riguarda l’elemento numerico, l’individualità del documento stesso. Le scoperte effettuate in questi ultimi anni (essenzialmente a Thebes) e la riconsiderazione dei grandi corpora tradizionali (come quelli di Pylos e Knossos) hanno dimostrato come spesso i principi di tale sistema di organizzazione, fondato in primis, come si è detto, su un elemento tematico trasversale desunto dalla presenza di una precisa categoria di logogrammi, possano risultare fuorvianti. E ciò in relazione non solo al confine tematico fra gruppi di serie distinte, ma, in specifici casi, in rapporto alla connessione redazionale/funzionale esistente fra serie e set apparentemente separati8). Un catalogo che raggruppi serie differenti di tavolette sotto un unico item in base al principio di processi/occasioni redazionali fra loro interrelati, come è avvenuto ad esempio nel caso del Catalogue di E. Laroche per i testi hittiti (Laroche 1971), rappresenta oggi una necessità sempre più pressante. Tenuto conto di tali limitazioni, il quadro aggiornato che si può tracciare sulla base del sistema di ordinamento corrente risulta al momento il seguente9):

Raggruppamenti tematici Regione Sigle di provenienza

Serie

Liste di personale (A-B)

Argolide Messenia Beozia Creta

MY TI

PY

TH

KN

Au Al Aa, Ab, Ac, An, Aq Av Ag, Ai, Ak, Am, Ap, As, Bg, B

Liste/registrazioni relative a bestiame e cavalli (C-D)

Argolide Messenia Creta

TI

PY

KN

Cb Cc, Cn, Cr Ca, Ce, Ch, Co, C, Da, Db, De, Df, Dg, Dh, Dk, Dl, Dm, Dn, Do, Dp, Dq, Dv, D

Liste di campi calcolati in unità di semina (GRA) e liste di cereale raccolto (E)

Argolide Messenia Creta

MY TI

PY

KN

Eu Ef Ea, Eb, Ed, En, Eo, Ep, Eq, Er, Es E

Registrazioni di prodotti agricoli e sostanze aromatiche e lavorazioni connesse (comprese liste di possibili offerte rituali) (F-G)

Argolide Messenia Beozia Creta

MY

PY

TH

KN KH

Fo, Fu, Ge, Go Fa, Fg, Fn, Fr, Gn Fq, Ft, Gf, Gp, Gm Fh, Fp, Fs, F, Ga, Gg, Gm, Gv, G Gq

Registrazioni e liste connesse con i processi di lavorazione e accumulo di metallo (J)

Messenia

PY

Ja, Jn, Jo

Inventari di vasellame (K)

Beozia Creta

TH

KN

Ka K

Liste e inventari di tessuti (L)

Argolide

MY

L

Messenia Beozia Creta

PY

TH

KN

La Lf Lc, Ld, Le, Ln, L

Attribuzione di tasse/rimesse (M)

Messenia Creta

PY

KN

Ma, Mb, Mn Mc, M

Registrazione connesse con le materie per la produzione tessile (N-O)

Argolide Messenia Beozia Creta

MY

PY

TH

KN

Oe, Oi Na, Ng, Nn, Ob, On Of, Oh Nc, Np, Oa, Od, Og

Registrazioni di *189 (Q)

Messenia PY Qa

Liste di arredi (compreso vasellame di diversa natura) (P?, T)

Messenia Creta

PY

KN

Pa, Pn, Ta, Tn Pp

Liste (e inventariamento al fine di manutenzione) di armi (da offesa e difesa) e carri da guerra (R-S)

Argolide Messenia Creta

TI

PY

KN KH

Si, Sl, Sm Sa, Sh Ra, R, Sc, Sd, Se, Sf, Sg, Sk, So, Sp Sq

Liste miscellanee (comprese vasellame) (U)

Argolide Messenia Beozia Creta

MY TI

PY

TH

KN

Ue, Ui Uh Ua, Ub, Un Ug, Uo, Up Uc, Uf, U

Liste e registrazioni miscellanee (per lo più riguardanti personale lavorativo) prive di logogrammi/oggettogrammi (V)

Argolide Messenia Beozia Creta

MY

PY

TH

KN

V Va, Vn V Vc, Vd, V

Tavolette frammentate non (ancora ) inserite in serie (X)

Continente Greco Creta

PY MY, TI,TH

KN KH

Xa, Xn X Xd, Xe, Xf, X X

1.3. Le serie W I recenti studi sui supporti archiviari “altri” rispetto alle tavolette, hanno permesso un’articolazione maggiore rispetto al passato. A prescindere dall’importanza che tali caratterizzazioni hanno oggi assunto per la ricostruzione delle pratiche legate al monitoraggio del movimento dei beni (e delle prestazioni d’opera?)11), esse si sono riflesse in un più dettagliato sistema di ordinamento in serie delle stesse.

Il seguente schema riassume le diverse caratteristiche di tale articolazione:

Categorie (con def. corrente in inglese e

tedesco)

Caratterizzazione Sigle di provenienza

Serie

Cretule pendule a 2 fori e 3 facce (gabled shaped hanging nodules with 2 holes;Schnurplomben mit Etikettenfunktion mit Giebelfoermiger/dreigradiger/pyramidenförmiger Rs. )

Cretule per lo più sigillate sulla faccia α. e logogramma sulla sigillatura; le facce β. e γ. possono contenere brevi iscrizioni12)

PY

MY

MI

TH

KN

Wr (con sigillatura in α.) Wo (senza sigillatura in α.) Wt (con sigillatura in α.) Wv (con sigillatura in α.) Wu (con sigillatura in α.) Ws (con sigillatura in α.) Wm (senza sigillatura in α.)

Contrassegni (noduli/dokets; noduli mit giebelförmiger Rs.)

Si tratta di cretule prive di qualsiasi foro. Portano sulla faccia α. un logogramma (MUL/VIR) sulla sigillatura

KN

Wn

Etichette (labels)

Etichette di argilla direttamente apposte su una superficie (spec. cesti per il contenimento di tavolette?): breve indicazione tematica incisa sulla superficie

MYC

PY

KN

Wq Wa Wb

1.4. Le serie Z

Come per le serie W, anche nel caso della Z recenti ritrovamenti hanno cambiato parzialmente il quadro della situazione13). Se, infatti la sigla da sola, seguita dal numero identificativo, mantiene la sua funzione caratterizzante le iscrizioni vascolari, l’aggiunta di una seconda lettera è servita a identificare altre tipologie di reperti (la cui funzione resta talvolta ancora da definire con maggiore precisione) in base sia al materiale, sia alla classe formale di appartenenza. Il quadro che ne deriva può essere riassunto come segue:

Sigla descrizione della

classe del supporto Regione/Area e Sigla di

provenienza Altre provenienze la cui

sigla è da assegnare Grecia: MY, TI, MI, EL, TH, GL, KR, OR, IOL/DI

Creta: KN, MA, AR, MAM, KH Amnisos

Z Tutte le iscrizioni vascolari, dipinte e incise

Anatolia: Mileto

Zh Supporti diversi su pietra Grecia: OL, IOL Grecia: ME Zg Supporti altri/sigilli Baviera: BE

2. I documenti di carattere archiviario (tavolette, cretule ed etichette): lo stato delle arti area per area In questa seconda parte si intende offrire, in maniera sistematica, ma allo stesso tempo schematica, un’informazione di carattere documentario, utile a chiarire l’effettiva entità e l’avanzamento nello studio delle testimonianze di carattere strettamente archiviario provenienti dai singoli siti. Come si potrà vedere nel corso dell’esposizione, i dati sono spesso frammentati e la ricchezza di contributi tematici dispersa in ambiti disciplinari talvolta diversi. In questo senso, le due già ricordate recenti rassegne, curate entrambe da M. Del Freo (2005, 2008) hanno rappresentato un’imprescindibile punto di partenza. Per quanto pertiene alle iscrizioni su ceramica, la cui problematica in parte esula da quella più propriamente archiviaria, si è scelto di trattare nell’ambito dei singoli siti solo alcuni casi specifici, come quelli di Amnisos e Mileto per i quali manca ancora una definizione di sigla. 2.1. Creta

a. Knossos E’ l’unico sito, insieme a quello di Thebe in Beozia, per il quale è presente un corpus aggiornato, il CoMIK (1986-1998) in quattro volumi. Anche per quanto riguarda l’aspetto sfragistico collegato alle cretule iscritte, è di recente disponibile il volume II, 8 (2002) del CMS con una dettagliata discussione delle tipologie funzionali e dei luoghi di ritrovamento (cui si aggiungono le note in Krzyszkowska 2005, pp. 216ss.). A fronte della completezza degli strumenti a disposizione, diversamente stanno le cose per quanto concerne i problemi riguardanti la storia dei ritrovamenti e, di conseguenza il processo di ricontestualizzazione degli stessi, con gravi conseguenze per l’attribuzione spaziale e cronologica dei diversi lotti di documenti. Dalla pubblicazione originaria di Scripta Minoa I e II, nei quali confluirono le liste e le concordanze a suo tempo elaborati da Evans durante e negli anni successivi agli scavi, un primo tentativo organico di riordinare tutte le informazioni è stato effettuato da L. Palmer in OKT. Parallelamente, quindi, alle diverse edizioni delle K(nossos) T(ablets), fino all’ultima del, KT 5 del 1989, e alla elaborazione del CoMIK I-IV, è continuato un intenso lavoro di riordino di tutti i dati pertinenti ai diversi lotti di tavolette, da quelli in diverse circostanze “riscoperti”, a cominciare dal 1950, nei magazzini del Museo Archeologico di Iraklio, a quelli conservati nell’ambito delle collezioni di diversi musei (University College e British Museum di Londra, Ashmolean Museum di Oxford, Museo di Manchester, National Museum di Atene, Stratigraphical Museum di Knossos). Le fasi più recenti che hanno caratterizzato tale ricerca sono riassumibili nella seguente tabella:

Melena, 1996 Sul ritrovamento nel 1984 di vecchie cassette contenenti frammenti di tavolette in LB nel Museo di Iraklio e sul lavoro di analisi e collegamento immediatamente seguito su tali frammenti

Firth 1996-97 Dettagliata rianalisi dell’inventariamento, numerazione e contestualizzazione del corpus di tavolette cnossie dagli scavi Evans in poi, anche in relazione alle possibili caratteristiche redazionali

Killen 1996-97 Contestualizzazione delle tavolette provenienti dai “Western Magazines” sulla base delle osservazioni in Firth 1996-97

Melena 1996-97

Nuovi joins sulle tavolette cnossie in aggiunta a CoMIK I-IV

Firth-Melena 1998-99

In continuazione del lavoro di Firth 1996-97, comprende i depositi dell’Arsenale e del Piccolo Palazzo

Melena 1999 Ancora sui frammenti di tavoletta rinvenuti nel 1984 e sulla loro ricollocazione contestuale, con illustrazione dei nuovi joins effettuati

già contenuti nell’Appendice di CoMIK IV, pp. 219ss.

Firth 2000 Sullo stato di ritrovamento di alcune tavolette cnossie

Melena-Palaima 2001

Sullo stato delle ricerche del corpus cnossio, in margine alla pubblicazione dei voll. 2-4 di CoMIK

Firth 2000-2001a

In continuazione del lavoro in Firth 1996-97 e Firth-Melena 1998-99, quadro generale del lavoro di ricontestualizzazione del corpus cnossio

Firth 2000-2001b

Su una serie di tavolette parzialmente andate perdute all’indomani del primo inventario di Evans

Firth-Melena 2000-2001a

Sulle fasi di “riscoperta” e studio delle tavolette della serie 5000

Firth-Melena 2000-2001b

Su 2 frammenti di tavoletta conservati al British Museum

Killen 2002-2003

Sulla serie cnossia Wm

Firth 2002-2003

Sui luoghi di ritrovamento della serie cnossia Wm

Firth-Melena 2002-2003

Nuovi joins sulle tavolette cnossie in aggiunta a CoMIK I-IV

Firht-Melena 2008

Quadro riassuntivo dei precedenti lavori di inventariamento, numerazione e contestualizzazione del corpus cnossio

Un tentativo di articolazione cronologica dei diversi depositi di tavolette attraverso un’analisi incrociata fra i dati archeologici ed epigrafici (layout dei documenti, caratteristiche e mani scribali, specifiche caratteristiche fisiche dell’argilla delle tavolette e specificità del tracciato dei segni/ductus) è stato condotto da J. Driessen in una serie di contributi (fra i quali, i più significativi: 1990, 1997 e 1999) culminati nella monografia sulla Room of Chariot Tablets (2000; ma si veda anche la sintetica rassegna del 2008). Gli studi di Driessen (che in parte tuttavia contrastano con alcune conclusioni raggiunte da Firht 2000-2001a) si basano sulla dimostrazione della non unitarietà cronologica del corpus cnossio, individuando una possibile

primaria articolazione temporale dello stesso in connessione con possibili fasi diverse di vita del Palazzo di Knossos, secondo il seguente schema:

1^ fase di occupazione di élites grecofone (TM II-IIIAiniziale)

deposito della Room of Chariot Tablets (e della Room of Column Bases ?)

2^ fase di amministrazione “micenea” (TM IIIA1-2)

complesso delle tavolette provenienti dall’area del Northern Entrance Passage

3^ fase (finale?) di vita del palazzo (TM IIIA2-IIIB?)

gruppi di tavolette provenienti dal resto delle diverse aree del Palazzo (con possibili ulteriori articolazioni cronologiche che non escludono una contemporaneità fra gli archivi di Kossos e i ritrovamenti di Chania)

Di notevole importanza risulta, a tal proposito, lo studio delle caratteristiche paleografiche del corpus cnossio, in termini di tendenza verso una sempre maggiore stilizzazione e semplificazione del tracciato dei segni (Driessen 2000, pp. 145ss.). Ciò permetterebbe l’individuazione di 3 stili scribali, quindi di tre diversi raggruppamenti di “mani scribali”, caratterizzabili come più o meno “conservatori” (cf. fig. 1; alla fig. 2 uno schema di distribuzione tematica dei documenti nell’ambito dei diversi settori del solo palazzo), le cui peculierità grafico-stilistiche troverebbero nelle poche tavolette pilie attribuibili a una fase di vita del palazzo più antica rispetto a quella di appartenenza della maggioranza dei documenti, e nelle tavolette chaniote diversi punti di collegamento, in antitesi rispetto a una koiné continentale che accomunerebbe gli stili dei documenti più tardi dei centri di Pilo, Micene, Tirinto e Tebe. La revisione in corso del corpus cnossio, unita alla pubblicazione del CoMIK e dello studio di Driessen sugli scribi della Room of Chariot Tablets, rappresenta inoltre la base per un riesame globale delle mani e dell’organizzazione scribale per le quali rimane ancor oggi punto fondamentale lo studio di J.P. Olivier (1967, con le aggiunte in Sjöquist-Åström 1991, pp. 122ss.).

FIG. 1 (da J. Driessen)

FIG. 2 b. Chania Tenuto conto del numero limitato dei ritrovamenti effettuati fino a oggi durante lo svolgimento di scavi all’interno del perimetro della città moderna, non esiste un corpus dei documenti chanioti. Il quadro dei ritrovamenti (cf. fig. 3) può essere schematizzato come segue:

1 KH Sq 1 Scavi 1989 (trincea nella Parodos Kanevaro) Contesto del TM IIIB (non puro)

- Hallager-Tzedakis 1988 (contesto archeologico) - Hallager-Vlasakis-Hallager 1990

2* KH Π 6659 Stesso scavo e contesto: l’attribuzione alla LB rimane incerta a causa dell’estrema frammentarietà del reperto

Hallager-Vlasakis-Hallager 1990

3* KH 3 Scavi 1971 Contesto del TM IIIB/C (non puro): la tavoletta, inizialmente identificata come LA, è rianalizzata dagli scopritori come possibile LB

Hallager-Vlasakis-Hallager 1990 con riff. alla prima pubblicazione

4-6 Ar 4 Gq 5 X 6

Ar 2 Gh 3 At 4

Scavi 1990 (Parodos Kanevaro) Contesto del TM IIIB1 (certo) La diversa attribuzione di serie e numerazione riflette la differente trattazione condotta da Hallager-Vlasakis-Hallager (a sinistra) e quella in Godart Tzedakis (a destra).

Hallager-Vlasakis-Hallager 1992 Hallager-Vlasakis 1997 Godart-Tzedakis 1991

Con la scoperta delle tavolette di Chania si collega la discussione sulla mano scribale di Ar 4/2 e Gq 5/3, la cui stretta somiglianza con la mano cnossia 115, ha portato in un primo momento a postulare un’identificazione fra i due profili scribali (Olivier 1993). Sulla successiva differenziazione, pur accettandone le forti somiglianze, cf. Palaima 1992-1993, Godart-Tzedakis 1995, e lo stesso Olivier 1996.

FIG 3 (sulla base di Hallager-Vlasakis)

2.2. Continente Greco 2.2.1. Argolide Sul “sistema Argolide” e sui relativi documenti epigrafici ho avuto modo di recente (Marazzi 2008) di offrire un quadro aggiornato. Alcune tabelle qui di seguito riprendono quanto esposto in quella sede.

a. Micene Il corpus di A. Sacconi (1974) ricomprende tutte le precedenti edizioni preliminari (MT I-IV), offrendo una documentazione completa di tutti i documenti fino alla data della sua pubblicazione. Le tavolette e cretule di Micene, già contenute nel corpus, sono state riedite nell’ambito della raccolta di testi in trascrizione da Tirinto, Thebes e Micene (TITHEMY). Le cretule, poi, hanno ricevuto una specifica trattazione nell’ambito dei nuovi studi dedicati particolarmente al loro uso archiviario e alla tipologia con esso connessa (cf. Tonplomben 2, cui si aggiungono le note in Krzyszkowska 2005, pp. 285ss.). Gli scavi successivi, e ancora in corso di svolgimento, nell’area della cd. “Casa Petsas” hanno portato alla luce nuove evidenze, importanti soprattutto per la loro collocazione cronologica (TE IIIA2; cf. per tutti Shelton 2002-2003; per successivi ritrovamenti i repertori in AR 2006-2007, p. 19 e figg. 18-19; ERGON 2006, pp. 28ss., figg. 25-26; 2007, pp. 36ss., figg. 34-35 (gli aggiornamenti relativi agli scavi di Micene, con la relativa documentazione fotografica possono essere consultati via web al sito www.archetai.gr/site/content.php?sel=173 ). Uno studio analitico dei contesti relativi ai ritrovamenti epigrafici dal complesso delle “case extra-moenia” (West House, House of the Shields, House of the Oil Merchant e House of the Sphinxes) è stato condotto in Tournavitou 1995, mentre in Varias Garcia 1999 è contenuta una valutazione generale delle tematiche relative all’intero corpus14). Incerta, ma passibile di riesame alla luce del nuovo ritrovamento da Olimpia/Kafkania, risulta l’identificazione di una possibile iscrizione incisa sull’ansa di un bacino di bronzo proveniente dal corredo della tomba a pozzo IV del circolo funerario A (Palaima 2003a). Il sito di Micene, quindi, presenta al momento, per quanto attiene alla documentazione proveniente dal continente greco, il quadro maggiormente articolato dell’uso archiviario della LB (tenuto conto del fatto che limiti cronologici qui di seguito indicati determinano un termine ante quem al riguardo):

TE IIIA2 Area della “Petseas House” TE IIIB1 Depositi del complesso di case

extra moenia: West House, House of the Shields, House of the Oil Merchant e House of the Sphinxes

TE IIIB2/C Depositi interni alla cittadella La situazione delle pubblicazioni e dei contesti dell’intero corpus di Micene, suddiviso in ritrovamenti extra e intra moenia, può sintetizzarsi come segue (cf. fig. 4):

INTRA MOENIA

area evidenze epigrafiche per anno e serie

riff. essenziali attr. cronologica

Citadel House - 1960: Oi 701-706, 708 -1960: X 707 - 1960: Wt 700

- MT III, 35ss. (contesto archeologico) - Tonplomben 2, 13s. , Nr. 6 (cretula) = CMS V (1975) , Nr. 594

TE IIIB2

House of Columns - 1967: L 710 Mylonas 1968; ATLAS 14 TEIIIB2 NE Acropolis: The North Storerooms

- 1968: Fu 711 Mylonas 1970; ATLAS 13 TEIIIB2

EXTRA MOENIA

area evidenze epigrafiche per anno e serie

riff. essenziali attr. cronologica

Petsas’House - 1950: X 1 2004: X 3 - 2000: Ui 2 - 2001: Wq 4 - 2000: X 5 (=MycMus BE 28604)

Shelton 2002-2003 (con tutti i riff. precedenti); ATLAS 47s.

TE IIIA2

Panaghia Houses - 1962-77: Wt 712 - Mylonas Shear 1987; ATLAS, 55s. - Tonplomben 2, 16s., Nr. 28 = CMS V, Suppl. 1B (1993), Nr. 49

TE IIIB2 (?)

Sphinx-House - 1953: Wt 501-507 - 1954: Ge 602,3,4,5+,6,8+ - 1954: Au 609 - 1954: Go 610 - 1954: Ue 611 - 1961: Ui 709

- Tonplomben 2, 14s. = CMS I (1964), Nr. 163 (cretule) - Tournavitou 1995, 257ss. (contesto archeologico)

TE IIIB1

House of Shields - 1953: X 508 - MT III, 30ss. - Tournavitou 1995, 257ss. (contesto archeologico)

TE IIIB1

House of the Oil Merchant

- 1952: 0e 103-140 (per un totale di 29 tavv. iscritte+2 anep.) - 1952: Fo 101 - 1952: Au 102

- MT III, 30ss. - Tournavitou 1995, 257ss. (contesto archeologico)

TE IIIB1

West House - 1958: V 659, 662 - 1958: Au 653,657, 658, 660 - 1958: Eu 654-55 - 1958: Ue 652+, 661, 663 - 1958: Ui 651

- MT III, 13ss. - Tournavitou 1995, 257ss. (contesto archeologico)

TE IIIB1

b FIG. 4

b. Tirinto Per Tirinto non esiste un corpus. Come per Micene, i ritrovamenti provengono sia intra che extra moenia. L’edizione di quanto portato alla luce fino al 1983 è contenuta in TITHEMY. Sui contesti di provenienza e sulle edizioni preliminari (cf. fig. 5):

INTRA MOENIA area evidenze

epigrafiche per anno e serie

contesti ed edizioni preliminari

attr. cronologica

Unterburg - 1978: X 6 - 1981: X 13-24 (per un totale di 11 documenti) - 1983: X 25 - 1981: Al 7+, 7a-7g, - 1981: Sl 8-10 - 1981: Sm 11 - 1981: Uh 12

- Contesto archeologico: Kilian 1981, 1983, 1988 (rispettivamente scavi 1978-79, 1981, 1982-83) - Edizioni preliminari: Godart-Killen-Olivier 1979 (6); 1983 (7-24); Godart 1988 (7-24); Olivier 1988 (25)

TH III B finale (per il solo lotto scavato nel 1981)

EXTRA MOENIA area evidenze

epigrafiche per anno e serie

contesti ed edizioni preliminari

attr. cronologica

Unterstadt Settore sud-orientale

- scavi anteguerra (ritrovamento sporadico del 1966): X 1 - 1971: Ef 2-3 - 1971: Cb 4

- Contesto archeologico: Gercke-Naumann 1974; Gercke-Gercke-Hiesel 1975 - Edizioni preliminari: Godart-OLivier 1974 (2-4); Godart-Olivier 1975 (1-4); Lejeune 1976 (1-4); Deilaki Protonotariou-Sacconi 1978 (1)

TEIIIB/C (2-4)

Unterstadt Settore occidentale

- 1974: Si 5 - Contesto archeologico: Gerke-Naumann 1974; Schachermeyr 1976, 118s.; Podzuweit-Salzmann 1976. - Edizioni preliminari: Naumann-Godart-Olivier 1977

senza preciso contesto, non lontano da strutture del TE IIIB finale.

FIG. 5

c. Midea I nuovi scavi (1996-2001) hanno qui portato alla luce soltanto cretule iscritte, tutte pubblicate nell’ambito del CMS V, Suppl. 3, 2 (2004), Nafplion, nn. 236, 237, 238 e 240, dove, alle pp. 363ss. è discusso anche il contesto archeologico (cf. fig. 6). Una recente analisi delle testimonianze di Midea è contenuta in Krzyszkowska 2005, pp. 298s.

FIG. 6 (sulla base di K. Demakopoulou)

2.2.2. Messenia: Pilo La situazione di Pilo risulta anomala rispetto agli altri centri che hanno offerto documentazione di tipo archiviario in LB. Infatti, pur essendo, per numero e importanza della documentazione, secondo soltanto a Knossos e pur usufruendo di una documentazione base dei contesti archeologici estremamente dettagliata e corretta (cf. PN I e III), manca al momento ancora di un vero e proprio corpus. Per le autografie si deve fare riferimento a quanto contenuto in Bennett 1955 (PT II), mentre per l’ordinamento in trascrizione commentata dei documenti rimane unico punto di riferimento l’opera di Bennett-Olivier 1973-76 (PTT). L’atteso corpus, a cura di Bennett-Melena-Olivier-Palaima-Shelmerdine, pur circolando già in forma “draft”, priva di foto e autografie, dovrebbe trovare la propria edizione come vol. IV del PN, mentre, parallelamente, è prevista una seconda edizione delle PTT. A fronte del ritardo nella edizione delle opere standard, esiste tuttavia per Pilo una serie di strumenti di lavoro eccezionalmente ricca e attuale su aspetti specifici:

a. definizione delle mani scribali e dei processi di monitoraggio e archiviazione Palaima 1988; Palaima-Wright 1985; Marazzi 1994, pp. 515ss.; Palaima 1996b; Pluta 1996-97; Shelmerdine 1998-99; b. edizione completa e aggiornata delle cretule: Tonblomben 1; a questa si aggiunge l’analisi in Krzyszkowska 2005, pp. 289ss.

In attesa della pubblicazione del corpus, segnalazioni di nuovi joins o frammenti sono conteuti in (in ordine cronologico):

- Melena 1992-93

- Melena 1994-95 - Shelmerdine-Bennet 1995 - Melena 1996-97a - Melena 2000-2001 - Melena 2002-2003

FIG. 7 (elab. da K. Kilian 1987) Anche se in numero limitato, anche per Pilo sono state individuate tracce di una fase scrittoria-amministrativa precedente a quella testimoniata dall’insieme del restante corpus in LB. Si tratta delle tavolette attribuite con più o meno sicurezza alla cd. “Mano 91” (H 91/S. 995) (certamente Ae 995 e Xa 1419; incerte Ua 994 e Xa 1420; certamente da escludere Xa 1449; cf. Palaima 1988, pp. 111ss., 133, 162ss., 166ss., con le modifiche in Palaima 2003, p. 164 e nota 16). Saremmo di fronte, quindi, alla chiara testimonianza di un’organizzazione di carattere amministrativo “letterata” già matura al momento del funzionamento del complesso palaziale di età precedente (TE IIIA; cf. in proposito quanto ipotizzato già in Kilian 1987 e qui la fig. 7; uno studio recente delle diverse fasi costruttive è contenuto anche in Nelson 2001), le cui caratteristiche, per quanto attiene alle peculiarità “stilistiche” del tracciato dei segni, troverebbero, secondo quanto argomentato da Driessen (2000, pp. 152ss.), elementi di confronto

nei supposti depositi di Knossos caratterizzati dagli “scribi conservatori”. L’organizzazione amministrativa dell’ultima fase del palazzo (TE IIIB), con la sua organizzazione scribale e le aree specializzate nel controllo dei diversi settori produttivi testimoniati dalla documentazione archiviaria (cf. fig. 8) verrebbe pertanto a configurarsi come il punto di arrivo di un lungo processo nell’ambito del quale i rapporti che la Messenia appare aver avuto con l’ambiente cretese fin dall’età protomicenea devono certamente aver giocato un ruolo non secondario, ma che allo stato attuale non è ancora possibile valutare pienamente (cf. lo stesso Driessen 2000, p. 156; id. in Companion, p. 75s.).

5 FIG. 8

2.2.3. Beozia: Thebes La novità nel panorama non solo della documentazione in LB, ma anche delle pubblicazioni ed edizioni relative, è senza dubbio rappresentato dal sito di Thebes. Le pubblicazioni preliminari:

- J. Chadwick (1969), Olivier (1971) e Spyropoulos-Chadwick (1975), seguite dal corpus di Godart-Sacconi (1978), tutte relative ai documenti messi in luce durante gli scavi dal 1964 al 1972;

- l’edizione del deposito di cretule rinvenuto nel 1982 in Piteros-Olivier-Melena 1990;

- la riedizione di tavolette e cretule in TITHEMY (1991); - l’edizione (comprensiva del contesto archeologico) dei nuovi documenti

provenienti dagli scavi 1993-1995 in TFC I (=AGS 2001) e TFC II, 2, (comprendente anche la revisione cronologica dei documenti rinvenuti dal 1964);

hanno trovato un’adeguata e rapida collocazione nel corpus del 2002 (TFC III=AGS 2002) e nell’edizione dei testi in traslitterazione con analisi delle diverse mani scribali del 2005 (TFC IV). Solo la tavoletta Uq 434, rinvenuta nel 2005, ha visto pubblicazione successiva in Aravantinos-Godart-Sacconi 2008; mentre un quadro di sintesi sulla storia degli scavi connessi con il ritrovamento dei documenti in LB è offerto in Aravantinos 2008 (dal quale è tratto quanto qui, alla fig. 9) . Ulteriore commento sulle cretule tebane è altresì contenuto in Krzyszkowska 2005, pp. 296ss.

FIG. 9 (sulla base di V. Aravantinos)

2.3. Altre regioni della Grecia con ritrovamenti nuovi o particolari A parte i nuovi ritrovamenti dalla Laconia, tutti i documenti epigrafici relativi alle rimanenti 3 regioni rappresentano delle novità sotto il profilo del supporto scrittorio e pongono nuovi problemi di definizione del concetto di “letterarietà” (nel senso di literacy) e “documento “archiviario” fino a oggi corrente per il mondo miceneo. La discussione non può, evidentemente, essere affrontata in questa sede; ci si limiterà, pertanto, alla sola descrizione e ad alcune valutazioni critiche preliminari. 2.3.1. Laconia Fino alla primavera del 2009 rimaneva la sola Laconia, fra le regioni chiave legate ai processi di nascita e sviluppo della società micenea, a non testimoniare di un centro di potere politico-amministrativo facente uso dello strumento scrittorio. A fronte, infatti, dell’esistenza di manifestazioni fondamentali nell’ambito dei processi di sviluppo della società greca nell’età di passaggio fra il Meso- e il Tardo-Elladico (si pensi all’insediamento di A. Stephanos lungo la costa del golfo laconico, alla struttura “protopalaziale” attestata presso il Menelaion o alla tholos di Vaphiò), non era stato fino a oggi individuato un centro effettivamente rappresentativo del periodo di massimo sviluppo delle formazioni politico-territoriali micenee. E’ certamente ancora presto per tirare conseguenze in proposito, ma fa certamente ben sperare la notizia (Maggio 2009) dell’individuazione di un sito, nei pressi del moderno villaggio di Xirokambi, a pochi chilometri di distanza da Sparta, caratterizzato non solo da numerosi reperti mobili micenei di prestigio, ma altresì da tracce di intonaco dipinto e tavolette in LB. I frammenti sembrerebbero appartenere a tavolette riportabili sia al cd. formato “a foglia di palma”, sia a quello a forma di pagina, elemento questo di capitale importanza per una prima valutazione del livello di organizzazione amministrativa (cf. la notizia nel web del 28 Aprile in Ethnosonline: www.ethnos.gr ). 2.3.2. Elide Durante gli scavi condotti nel 1994 dalla 7^ Ephoria di Olimpia, sulla collina di Kafkania-Agrilitses, nell’immediata adiacenza della filiera superiore di un muro a secco di una struttura (apparentemente rettangolare) di carattere capannicolo fu ritrovato un ciottolo delle dimensioni di pochi centimetri, recante sulle due facce una serie di segni particolari (cf. per tutti Arapojanni-Rambach-Godart 2002; ibid. a p. VIII l’intera bibliografia relativa alle relazioni preliminari). Secondo l’interpretazione data da L. Godart il ciottolo recherebbe un’iscrizione di carattere amministrativo relativo alla fornitura di un certo numero di doppie asce. Il contesto, secondo gli autori di difficile definizione tenuto conto delle manifestazioni ceramiche della regione, sarebbe in ogni caso particolarmente antico (fra il Mesoelladico II e l’inizio del Tardoelladico I) elemento che verrebbe a configurare un uso della LB per usi amministrativi su un supporto molto particolare per un’epoca estremamente alta (cf. quanto argomentato da L. Godart alle pp. 226ss.). Altro punto particolare è rappresentato dalla possibilità che l’iscrizione della faccia a. si svolga in maniera bustrofedica, un uso fino a oggi non attestato da alcuna altra testimonianza LB, ma che, nel caso specifico, si potrebbe giustificare con l’età antica dell’iscrizione. E’ evidente come una valutazione piena del significato del ciottolo di Kafkania sarà possibile soltanto con la continuazione degli scavi in questo sito. La sigla per adesso assegnata a questo documento è, in linea con quanto già sopra indicato (cf. 1.4.), OL(impia) Zh 1. 2.3.3. Focide

Anche per la testimonianza da Medeon in Focide, un sigillo di forma lentoide dal corredo di una tomba tardo-micenea (TE IIIC, n. 239), si tratta di un documento di complessa valutazione. Va innanzitutto detto che l’iscrizione sarebbe attestata, appunto, su un sigillo in avorio edito nel CMS V, 2, del 1975, al n. 415, con commento del contesto alla p. 258. Notizia sotto il profilo epigrafico è data in Olivier 1999, p. 434, che gli assegna la sigla MED Zg1, tenendo altresì conto che se il contesto tombale risulta tardo, lo stile del sigillo riporterebbe a un’epoca di passaggio TE IIIA/B. Il problema non è rappresentato dalla datazione (da Micene e da Pilo sono ormai accertate tavolette attribuibili al TE IIIA), bensì dal tipo di supporto, dal momento che, fino a oggi, iscrizioni su sigillo (e, di conseguenza, le relative impronte su cretule) non sembrano attestate (ma si veda più avanti, il caso di Bernstorf). Il commento del CMS suona “lineare Zeichen, Schriftzeichen imitierend”. Non crediamo, tuttavia, neppure che il problema sia nell’identificazione dei segni (letti, per altro, da Olivier, loc. cit., e-ko-ja/ja-ko-e) e quindi nel fatto che si tratti di imitazione o meno, bensì nel valore funzionale da attribuire alla testimonianza in sé. Dal momento che, come detto, fino a oggi non esistono (impronte di) sigilli epigrafi in LB, l’ipotesi più probabile sembrerebbe essere quella di una testimonianza epigrafica con valore di amuleto, come avviene, ad esempio in ambiente luvio geroglifico del I millennio a.C., quando la glittica epigrafe con valore politico-amministrativo del II millennio appare definitivamente tramontata con la fine della centralità di Hattusa (cf. Mora 1990). 2.3.4. Tessaglia Vicino all’insediamento neolitico di Dimini, sul versante orientale della collina, gli scavi condotti in questi ultimi anni (a cominciare dal 1977; ma regolari solo dal 1997) hanno messo in luce un vasto insediamento di età micenea, con spiccate caratteristiche urbane, identificato con la famosa Iolkos (cf. fig. 10). In uno degli annessi al cd. “megaron A” un elemento in pietra (cm. 14x11x6 ca., peso 2 Kg ca.), probabilmente un peso, con iscrizione di 3 segni è venuto alla luce durante gli scavi del 1999 (cf. Adrimi-Sismani 2005; ead. già 1999-2001). In prossimità del cd. “megaron B”, nello stesso anno, in un contesto apparentemente sacrale, proviene una seconda iscrizione, incisa dopo cottura sulla parete interna di una kylix (già frammentata al momento del tracciato dell’iscrizione?). In entrambi i casi il contesto cronologico appare essere quello finale dell’insediamento, al passaggio TE IIIB/C. Un’analisi delle 2 iscrizioni è condotta da L. Godart in Adrimi Sismani-Godart 2005, pp. 57ss., che assegna rispettivamente ai due documenti le sigle IOL Zh 1 e Z 2. Ancora, come nel caso di Medeon, si è di fronte alla presenza di un’iscrizione su un supporto particolare, la cui funzione però sembrerebbe accertata: quella di un peso. Il problema è rappresentato dall’impossibilità, in questo caso, di definire il rapporto funzionale eventualmente instaurabile fra l’iscrizione e il suo supporto (rapporto che, se definito, permetterebbe un’effettiva valutazione degli ambiti tematici di diffusione dell’uso della LB). Infatti, purtroppo, non solo l’iscrizione sembrerebbe incompleta (?), ma il peso stesso non appare intero (impedendo quindi anche una valutazione di carattere ponderale).

FIG 10 (estratto della parte centrale del sito da V. Adrimi Sismani)

2.4. Testimonianze da altre regioni: la Baviera Ancor più complesso si presenta lo scenario dei ritrovamenti provenienti da un insediamento del Bronzo Antico finale- Bronzo Medio avanzato (secondo la cronologia europea: fra il 1600 e il 1350 ca. a.C.) del sud della Baviera: Bernstorf (Ldkr. Friesing). Il sito si inquadra, infatti, in quella tipologia di insediamenti fortificati della zona bavarese immediatamente a ridosso dell’area più propriamente prealpina, posti in zone strategiche in rapporto ai corsi fluviali, che appaiono giocare un ruolo essenziale nei circuiti di scambio delle materie prime metalliche e di beni di prestigio, come l’ambra proveniente dalla regione baltica (cf. il quadro generale recentemente tracciato in Harding 2000, pp. 164ss.; più in particolare, Möslein-Winghart 2002, Möslein 2002; già Jockenhövel 1990 e 1999). E, di fatto, il sito di Bernstorf presenta un insieme di caratteristiche che lo rendono significativo per quanto concerne

il ruolo di “sito intermediario” fra l’area mitteleuropea, quella alpina centro-orientale, la zona padana e il versante adriatico della penisola italiana (cf. FIG. 11).

FIG. 11

Gli scavi e le ricerche , condotti parzialmente nell’area già a cominciare dai primi del Novecento, susseguentemente negli anni ’50 e, da ultimo, per alcune stagioni, a cominciare dalla metà degli

anni ’90 (cf. per tutti la storia in Moosauer-Bachmaier 2000), hanno lasciato fino a oggi molti aspetti ancora insoluti. Il problema di fondo dell’evidenza archeologica proveniente da questo sito è, infatti, rappresentato, dal contesto, povero in reperti ceramici effettivamente significativi e, soprattutto per quanto concerne i ritrovamenti più eclatanti, privo di un’effettiva stratigrafia. Accanto alla chiara evidenza di una notevole struttura difensiva e alla presenza di elementi in ambra parzialmente lavorati, proviene da contesto di difficile lettura un insieme di ornamenti in lamina d’oro, originariamente destinati con molta probabilità alla decorazione di una effige/statua lignea, ma successivamente sotterrati accuratamente a formare una sorta di ripostiglio. L’accurata analisi di tale ritrovamento, effettuata, a causa del contesto difficilmente ricostruibile, su sola base tipologica e diagnostica (cf. per tutti Gebhard 1999), ha chiaramente stabilito l’unicità del corredo aureo all’interno del contesto metallurgico europeo dell’Antico e Medio Bronzo, e la vicinanza (ma non necessariamente la manufatturazione) alle produzioni riscontrabili nei corredi delle più tarde tombe a pozzo del circolo A di Micene. Fondamentale rimane tuttavia la bassa datazione (termine post quem fra il secondo quarto e la metà del XIV sec. a.C.), determinata dalle analisi dendrocronologiche effettuate sul legno proveniente dalla distruzione (finale) dell’opera di fortificazione. Incerta rimane pertanto non solo l’origine, ma anche la caratterizzazione cronologica dell’effettivo periodo di utilizzo della parure in lamina d’oro e la fine della vita dell’insediamento stesso, collocabile in ogni caso non prima di un momento avanzato del Bronzo Medio europeo (se non già in una fase iniziale del Bronzo Recente). Durante le ricerche condotte nel 2000, in uno strato disturbato di superficie, si rinvennero 2 elementi in ambra, un sigillo a stampo il primo e, verisimilmente, un ciondolo/amuleto il secondo recanti una serie di segni incisi sulla superficie. Nel caso del sigillo, i segni occupano il campo della superficie a stampo, nel caso del presunto amuleto, il verso reca l’incisione, molto stilizzata, di un volto barbuto, il recto una serie di 3 segni (un’accurata pubblicazione dei 2 reperti è contenuta in Gebhard-Rieder 2002). Secondo quanto riportato in Gebhard-Rieder 2002 (pp. 128ss.) il parere espresso per litteram sia da L. Godart che da J.P. Olivier sarebbe quello di una identificazione abbastanza certa come LB per l’iscrizione sul sigillo, mentre sembrerebbe più un insieme non strettamente caratterizzabile come tale il gruppo di segni sul verso dell’amuleto. Ciò che a nostro avviso qui può essere ricordato è lo stato dei fatti che apparirebbe oggi verificabile nell’ambito delle vie di collegamento marittime adriatiche connesse con l’area prealpina italiana centro-occidentale proprio durante i secoli di passaggio fra il Bronzo Medio avanzato e il Bronzo Recente (fine XIV inizio XIII sec. a.C.). E’ questo, infatti, il periodo in cui sono individuabili chiare evidenze di processi di interscambio e parziale acculturazione fra i siti costieri adriatici pugliesi (paradigmatico è l’esempio di Rocavecchia), quelli marchigiani e l’area del delta padano, che, nel corso del tempo, daranno vita a veri e propri centri di produzione/trasformazione di beni di prestigio, come quello di Frattesina di Polesine, ma che già a quest’epoca sono al centro di un circuito complesso di ceramiche di produzione italo-micenea (cf. quanto di recente in proposito puntualizzato in Bellintani 2002; Jones-Levi-Bettelli 2005; Bellintani-Angelini-Artioli-Polla 2006, De Marinis 2006; Salzani-Vagnetti-Jones-Levi 2006; Vagnetti-Percossi-Silvestrini-Sabbatini-Jones-Levi 2006; De Marinis 2007; Nava 2007). Seguendo lo schema riassuntivo alla fig. 11, i 2 ritrovamenti da Bernstorf potrebbero venire a configurarsi come il prodotto sui generis di un fenomeno di “ rimbalzo”, cioè di elementi in ambra, transitati primariamente lungo la rotta adriatica fino all’area egea in forma di materia semilavorata, e secondariamente, di ritorno, dall’area egea, lungo la stessa direttiva, fino ai centri “intermedi” dell’area bavarese, in forma di oggetto. Questa dinamica certamente suffragherebbe più il carattere estemporaneo e simbolico intrinseco sia alla caratterizzazione grafica, che alla tipologia dei due manufatti, almeno allo stato attuale delle nostre conoscenze.

2.5. Le testimonianze di Amnisos e Mileto Entrambe le due testimonianze di Amnisos e Mileto riguardano iscrizioni incise su pareti di vaso prima della cottura (nel caso di Amnisos supposto da chi scrive). In entrambi i casi non sono state assegnate sigle, probabilmente a causa dell’incerta attribuzione della funzione dei segni in questione, anche se, almeno per Amnisos la lettura appare certa.

a. Amnisos Si tratta di 2 segni, letti verisimilmente come e-pa, su uno dei due manici di un’anfora a staffa tipica del TM IIIB: cf. St. Alexiou, scavi 1967, in Schäfer 1992, pp. 189ss., Tav. 52/2-3. Il contesto (Area E, cf. fig. 12) è quello di una serie di costruzioni, forse collegate con funzioni cultuali, messe in luce sulla spiaggia e parzialmente sommerse, attribuibili a una fase tarda, contemporanea a quella dell’anfora stessa.

FIG. 12 (sulla base di J. Schäfer)

b. Mileto Il caso di Mileto è più complesso, trattandosi di due frammenti di pithos locali sui quali si è conservato rispettivamente un segno soltanto (pubblicazione originaria in Schiering 1979, p. 102 e tav. 22/3). In entrambi i casi, la limitazione a un unico segno e il fatto di non essere direttamente e immediatamente rispondenti con il sillabario LB, rendono molto incerta una effettiva valutazione (per tutti si rinvia a Niemeier1998, p. 37). Il contesto è quello delle costruzioni messe in luce nell’area del tempio di Athena appartenenti alla 3^ fase costruttiva (TE IIIB/C; cf. per tutti Niemeier cit., e qui fig. 13).

FIG. 13 (in colore scuro le strutture della 3^ fase; sulla base di W.D. Niemeier)

3. Quadro riassuntivo In conclusione, il panorama delle iscrizioni in Lineare B appare molto più complesso e denso di novità di quanto normalmente si legga nelle opere di introduzione alla interpretazione dei singoli documenti o delle relative serie. Senza entrare nello specifico sia delle procedure archiviarie e dei processi di organizzazione e trasmissione del flusso delle conoscenze fissate per iscritto (per i quali cf. Palaima 2003 e 2005), sia dei processi che avrebbero portato alla creazione/trasmissione della scrittura stessa15), ma rimanendo a un semplice livello superficiale di manifestazione “oggettiva” dell’uso della scrittura, emergono già complesse e differenti problematiche: A. di ordine cronologico:

1. che la scrittura LB abbia uno spessore temporale di uso archiviario, appare oggi, anche a prescindere dalle nuove attribuzioni cronologiche relative al corpus di Cnosso di J. Driessen, un fatto incontrovertibile. I contesti archeologici dei nuovi ritrovamenti da Micene (Casa Petsas) e la revisione di alcuni documenti pilii, ci portano, per l’area continentale, a un momento maturo del TE IIIA.

2. Tenuto conto delle peculiarità stilistiche che caratterizzano le più tarde manifestazioni continentali, tanto da essere definite una sorta di koiné (cf. la recente discussione in Driessen 2000, pp. 150ss.), ma tenuto altresì conto delle succitate sempre più numerose testimonianze più arcaiche le cui caratteristiche stilistiche trovano confronto nei lotti di tavolette cnossie attribuiti a epoca più antica (i cd. “scribi conservatori” di Driessen), non risulta automaticamente certo che le prime manifestazioni scrittorie in LB debbano a fortiori essere ricercate sull’isola di Creta. Un trasferimento su Creta, in concomitanza con l’occupazione nel TM II di Knossos da parte di élites grecofone, di uno stile continentale già sviluppato risulta ipotesi altrettanto valida, quanto quella (proposta all’indomani dell’attribuzione cronologica delle tavolette cnossie della Room of Chariot

Tablets al TM II/III iniziale) di una trasmissione dello strumento scrittorio dall’ambiente scribale minoico sul continente greco direttamente proprio durante i primi decenni di occupazione cnossia.

3. Certo, fino a oggi, abbiamo sul continente soltanto le tracce indirette di una precoce formazione della LB attraverso le risultanze di un accertato diffuso e maturo uso archiviario di questo sistema scrittorio già in età TH IIIA2. Qui si viene a porre la solitaria testimonianza di Kafkania, unica nel suo genere e di incerto valore funzionale, che può testimoniare dell’esistenza di una prima forma di scrittura LB, ma che purtroppo, fino a che non sarà suffragata da altri e più chiari documenti coevi, non può da sola offrire una base certa sull’effettivo grado di utilizzo funzionale e diffusione dello strumento scrittorio sul continente in età protomicenea. Si tenga però presente che in una tale prospettiva non è da ignorare la proposta di Palaima (2003a) relativa a una possibile iscrizione in LB incisa sull’ansa di un calderone in bronzo dalla tomba IV del Circolo A di Micene.

B. in relazione ai supporti scrittorî:

1. che la scrittura LB trovasse applicazione non soltanto su tavoletta o cretula, ma, a parte le iscrizioni dipinte su vaso, anche su altri supporti, sembrerebbe ormai documentato da una serie troppo ampia di casi per essere puramente casuale.

2. Ciò che tuttavia resta ancora incerto, è l’ambito funzionale e l’effettiva regolarità rappresentata dalle iscrizioni su supporti “altri”. Tutti i casi testimoniati da tali supporti “altri” restano, infatti, come si è visto nel corso della disamina effettuata sito per sito, ancora abbastanza sporadici e di definizione “equivoca” quanto a effettiva funzionalità; inoltre, da non sottovalutare resta anche il fatto che tali manifestazioni manchino fino a oggi in centri caratterizzati da un reale e massiccio utilizzo della scrittura in ambito archiviario su tavoletta o cretula.

3. Diverso è invece il problema relativo all’utilizzo di supporti “altri”, ma sempre di ambito archiviario, come il papiro o la pergamena. Una testimonianza più o meno diretta dell’utilizzo di tali supporti, almeno a Creta per i depositi in LB ritenuti più antichi, sembrerebbe data da due elementi sui quali J. Driessen ha di recente di nuovo attirato l’attenzione (2000, pp. 228ss.): la compresenza nell’ambito della Room of Chariot Tablets di cretule del tipo “a base piatta ”, quindi usate nella tradizione minoica per sigillare supporti in pergamena16) e il persistere in ambiente cnossio di uno stile “tondeggiante” nel tratto dei segni, sintomo del possibile persistere nel tempo di un tradizionale uso di supporti papiracei o pergamenacei almeno in questa regione (cf. anche Driessen 1994-95 e 1999). Che una tale possibilità non possa essere esclusa, quanto meno per il periodo più antico di utilizzo della LB a Cnosso, sembra oggi condiviso anche da T.G. Palaima (2003, pp.170s.; id. 2004, pp. 286s.; ibid. tutta la bibliografia essenziale di riferimento), assertore di una visione minimalistica dell’ambito d’uso dello strumento scrittorio in età micenea. Anche in questo caso, dunque, soltanto ulteriori ritrovamenti potranno confermare l’utilizzo in maniera diffusa di supporti scrittorî di tipo archiviario “altri” e contribuire, di conseguenza, a una più approfondita visione del grado di “literacy” all’interno delle élites politiche micenee.

C. in relazione alla distribuzione geografica e spaziale dei documenti:

1. dalla distribuzione geografica dei documenti con funzione archiviaria risulterebbe, a oggi, un quadro abbastanza armonico incentrato, apparentemente con una sola eccezione, sul principio di 1 centro leader (cioè sede del monitoraggio scritto) per ogni comprensorio territoriale;

2. contando anche Dimini/Iolkos quale centro egemone di controllo a mezzo della scrittura, pur non essendo ivi ancora attestati effettivi documenti archiviari, e inserendo a puro titolo d’ipotesi Atene, per la quale si hanno soltanto elementi caratterizzanti di tipo archeologico, ma non epigrafici, la carta geopolitica della Grecia micenea viene a essere caratterizzata da 6 nuclei egemonici:

3. di questi, l’unica effettiva eccezione è rappresentata dal “sistema” Micene, che, come ho illustrato in altra sede (cf. Marazzi 2008), si fonda sull’interazione di una serie di centri complementari fra loro per il controllo (e il monitoraggio a mezzo dello strumento scrittorio) di un territorio di estrema importanza strategica: il comprensorio della piana e del golfo argolidei, la costa occidentale del golfo saronico e la costa peloponnesiaca affacciantesi sul golfo di Corinto.

4. Assumono, in questo quadro, enorme rilevanza i recentissimi ritrovamenti di Xirokambi e le seppur ancora limitate tracce di uso scrittorio di Dimini/Iolkos. Essi, infatti, si vengono a collocare alle due estreme “periferie”, sud e nord, nelle due aree, cioè, strategicamente fondamentali per i collegamenti con la Creta occidentale da un lato e con il bacino settentrionale dell’Egeo, oltre, naturalmente, alle pianure tessale e macedoniche, aree di interazione con il bacino danubiano e con la zona dei Dardanelli.

Note

1) Marazzi 1994, Parte III, Sez.2: La documentazione epigrafica, Sez. 3: La documentazione linguistica. 2) Si deve a M. Del Freo 2005 e 2008 la laboriosa opera più recente di accurato aggiornamento; quadri

complessivi aggiornati sono offerti anche in Palaima 2003 e 2004. 3) L’espressione “supporto archiviario” è in questa sede di puro comodo per indicare quei documenti, incisi su

tavoletta d’argilla, cretula o etichetta ad apposizione diretta, finalizzati al monitoraggio e controllo del movimento, dell’immagazzinamento e dell’affidamento (a diversi scopi) di una serie definita e limitata di beni (intendendo come “bene” anche la forza-lavoro umana). Come si vedrà meglio più avanti, è oggetto di discussione fra gli specialisti non solo se la scrittura LB sia stata usata al di fuori di questo ambito tematico-funzionale, ma anche se, e in qual misura, siano da prendere in considerazione supporti scrittorî “altri”. Il quadro più aggiornato in questo senso è offerto in Palaima 2003; completamente diversa la valutazione espressa, ad es., da L. Godart in KAVKANIA, pp. 226ss.

4) Con l’indicazione “da assegnare” si intendono quelle evidenze per le quali, sia a causa di insicurezza nella determinazione, sia per mancanza ancora di attribuzione di una sigla convenzionale, manca ancora un prefisso; per la documentazione si rinvia alle relative trattazioni nell’ambito specifico dei luoghi di provenienza.

5) Come noto, i principi di catalogazione e definizione furono stabiliti originariamente da E.L. Bennett (1951) prima ancora della decifrazione della LB; un aggiornamento in proposito è contenuto in Bartoněk (2003, pp. 85ss.) e in Palmer (Companion, pp. 28ss.).

6) Elemento che però non vale né per la serie V, né per la X quando non sono seguite dalla seconda lettera: cf. la tabella che segue.

7) Il principio è strettamente rispettato solo per i siti di MY e PY. 8) Si vedano ad es. i classici contributi di M. Lejeune (1975, 75a, 75b, 77) sulle serie facenti parte di un unico

ciclo riguardante l’assegnazione delle terre e i relativi dossier di rimessa; come pure, gli studi di T.G. Palaima (1996a, 1996b) riguardo alle catene informative, trasversali alle serie di tavolette e cretule.

9) Proprio l’inadeguatezza a volte della caratterizzazione tematica attraverso la sigla di serie obbliga agli accorpamenti, spesso sui generis, esplicitati nella tabella.

10) Cf., fra gli altri, Krzyszkowsa 2005, pp. 216ss., 279ss.; CMS II/8,1 (2002) pp.22s. (I. Pini), 55ss., 74ss. (W. Müller); CMS II/6 (1999), pp.339ss. (W. Müller); Tonplomben 1 53ss. (W. Müller), 70ss. (J.P. Olivier); Tonblomben 2, passim.

11) Fondamentali rimangono, tra gli altri, i contributi di Palaima 1987, 1996a, 1996b, 2000, e Piteros-Olivier-Melena 1990.

12) Le cretule pendule con iscrizione, ma senza sigillatura, sono talvolta chiamate “labels” con riferimento specifico alla loro funzione di caratterizzare un qualcosa che accompagnano; tale equivoca nominazione non va confusa con quella propria e tradizionale di labels/etichette, riferita a minilacerti di argilla, apposti, per pressatura diretta sulle relative superfici, a cesti e/o altri contenitori.

13) Sul possibile indiretto valore archiviario delle iscriioni vascolari, si rinvia per tutti al recente contributo di van Alfen 1996-97.

14) Il titolo del lavoro è fuorviante per quanto concerne la cronologia, datandosi le tavolette extra-moenia alla metà ca. del TE IIIB.

15) Variamente dibattuti, ad es. in Palaima 1988, Palaima-Sikkenga 1999, Driessen 2000, Godart in, Arapojanni-Rambach-Godart 2002.

16) A tale riguardo, però, si tengano presenti le osservazioni di Müller in CMS II/8,1(2002), pp. 24ss. sulle specifiche peculiarità delle cretule piatte provenienti dalla Room of Chariot Tablets rispetto a quelle “canoniche” usate in età proto-e neopalaziale (ibid. ulteriore letteratura).

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Didascalie delle figure

1. Distribuzione degli scribi cnossii secondo le diverse tendenze stilistiche (da J. Driessen). 2. Distribuzione tematica dei depositi di tavolette nell’area del palazzo di Knossos . 3. Collocazione dei ritrovamenti epigrafici in LB a Chania (sulla base delle planimetrie di Hallager-Vlasakis). 4. Distribuzione areale dei documenti in LB di Micene. 5. Distribuzione areale dei documenti in LB di Tirinto. 6. Distribuzione dei documenti in LB da Midea (sulla base della planimetria di K. Demakopoulou). 7. Distribuzione dei documenti più antichi in LB da Pylos (sulla base della ricostruzione planimetrica di K.

Kilian). 8. Distribuzione tematica dei depositi di tavolette a Pylos e collegamento con le diverse “mani scribali”. 9. Distribuzione dei diversi ritrovamenti epigrafici in LB da Thebes (sulla base di V. Aravantinos). 10. Individuazione delle aree di provenienza dei ritrovamenti epigrafici da Dimini/Iolkos (planimetria dell’area

centrale del sito da V. Adrimi Sismani). 11. Vie di commercio e centri di collegamento fra l’Adriatico e l’area mitteleuropea. 12. Individuazione dell’area di ritrovamento della testimonianza epigrafica vascolare in LB (?) da Amnisos

(planimetria di J. Schäfer). 13. Provenienza delle testimonianze epigrafiche vascolari in LB (?) da Mileto rispetto alle fasi costruttive 2^ e

3^ dell’area del Tempio di Atena (basi planimetriche da W.D. Niemeier).