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il domenicale da Casoria

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7° numero de" Il Domenicale Di Casoria "

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Page 1: il domenicale da Casoria

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Anno

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L’AGONIA del CARREFOURUn’altra ferita per la città e per l’occupazione

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Domenica 11 novembre 2012

Periodico settimanale a diffusione gratuitaAnno II n. 6 - 11 novembre 2012

Autorizzazione del Tribunale di Napolin. Reg. 4925 del 28/09/2011

Direttore responsabile:Pasquale D’Anna

[email protected]

Redazione:Via G. Marconi,

80026 Casoria (NA)[email protected]

Stampa:

Via dell’Indipendenza, 3780021 Afragola (NA)

[email protected]

Edito da:Associazione Culturale Kasauri

Casoria (NA)

Progetto Grafico e Impaginazione:Marco Capparone

Questo numero è stato chiuso in redazioneGiovedi 8 novembre 2012

LA REDAZIONE

Rosaria Ascolese

Gianni Bianco

Marco Capparone

Vittoria Caso

Valerio Cresci

Emiliana Cresci

Gennaro Crispino

Ciro Esposito

Angelo Ferro

Maria Gentile

Pasquale Lucchese

Marzia Luciano

Pellegrino Mazzone

Carmine Mondola

Raffele Nocera

Domenico Pagliuca

Francesco Pagliuca

Eduardo Paola

Amalia Vettoliere

Maria Ranieri

Mario Romano

Vincenzo Russo

Pina Savorra

Luca Tramici

Umberto Simonetti

Ernesto Valiante

Gea D’Anna

pag. 2 Vignetta di Carmine Mondola pag. 3 Editoriale di Gianni Bianco pag. 4 Rubrica di Enzo Marino pag. 5 Rubrica di Enzo Marino pag. 6 Politica di Pasquale D’Anna pag. 7 Politica di Pasquale D’Anna pag. 9 Eventi di Rosaria Ascolese pag. 11 Attualità di Mario Romano pag. 12 Libri di Marzia Luciano pag. 13 Attualità di Riceviamo e pubbli... pag. 14 Attualità di Luca Tramici pag. 16 Arte di La Redazione pag. 17 Napoli di Pasquale Lucchese pag. 18 Teatro di Eduardo Paola pag. 21 Web di Maria Gentile pag. 22 Rubrica di Pina Savorra pag. 23 Mondo di Angelo Ferro

Il graffio di Ciemme

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L’AGONIA del CARREFOURUn’altra ferita per la città e per l’occupazione

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Domenica 11 novembre 2012EDITORIALE

Il declinoGianni [email protected]

Siamo nell’anno 1978, è inaugurato a Casoria il secondo ipermercato del gruppo Standa, il primo dell’Italia meridionale. Difficile raccontarne oggi il declino. A distanza di venticinque anni vedere i dipendenti dell’ex Carrefour assiepati all’esterno della struttura di 11.000 mq in Via San Salvatore dove lavoravano o in piazza a Casoria davanti alla casa comunale per protestare, non è certo una cosa piacevole. L’inaugurazione dell’Euromercato a Casoria fu salutata trentaquattro anni in modo straordinario dalla città, lo ricordo ancora. Passeggiare all’interno del supermercato e vedere tanti concittadini felici di lavorare nella megastruttura era emozionante oltre che piacevole, un motivo di orgoglio. La politica che creava opportunità, sviluppo e occupazione. I successivi vent’anni passarono confermando il successo di clienti e di ampliamento all’interno e all’esterno della struttura. La posizione strategica era l’ideale per assorbire l’utenza napoletana che si riversava in code interminabili dalla Tangenziale. Il Gruppo Berlusconi rileva le quote del Gruppo Standa e con esso l’Euromercato. Il passaggio successivo, al Gruppo Benetton. Purtroppo però, tra i vari passaggi, le dirigenze che si susseguono non adottano strategie competitive nei confronti di altri Centri commerciali di nuova generazione nati a Giugliano, Nola, Marcianise, Afragola. Inizia il declino. Il nuovo marchio Carrefour vive una crisi profonda e due anni fa, decide di abbandonare la sede di Casoria. Inizia il passaggio di mano tra nuove società e il calvario dei lavoratori. La Sviluppo Commerciale S.r.l. diventa proprietaria dell’immobile per gestire la

ristrutturazione e la società Ipercasoria del sig. Luciano Novelli lo Store all’interno. Subentra la ditta Gianmaro Building s.r.l. del sig. Gianfranco Tornatore. I lavori di ristrutturazione, dopo una prima fase sono interrotti. I dipendenti, preoccupati della situazione, iniziano una lotta per i loro diritti coinvolgendo i sindacati, il Comune di Casoria la Prefettura di Napoli. Una serie di promesse e di impegni mancati. Qualche settimana fa i lavoratori presidiano il Comune di Casoria, esasperati dall’immobilismo, decidono di recarsi a Caserta alla Clinica S. Anna per incontrare l’attuale proprietario, il sig. Tornatore. Colpo di scena, in quelle stesse ore lo stesso è arrestato per bancarotta fraudolenta insieme con altri soci in affari. La situazione oggi diventa drammatica. La richiesta fatta qualche tempo fa delle organizzazioni sindacali di riconoscere le quote rimanenti del T.f.r., per dare un po’ di ossigeno ai lavoratori e alle loro famiglie, è respinta dal proprietario, il dott. Novelli, per mancanza di disponibilità finanziaria. I sindacati continuano a seguire la protesta dei lavoratori. L’on. Francesco Barbato dell’Idv presenta alla Camera dei deputati un’interrogazione, come già accadde per l’Alenia quando ci furono le proteste dei lavoratori di Casoria. E’ di questi giorni la notizia di una convocazione in Prefettura per una discussione tra le parti, per discutere la sorte dei lavoratori, della struttura e del suo futuro. Un paradosso però nasce in questa vicenda.Mentre i lavoratori dell’ex Carrefour vivono questo dramma, a un centinaio di metri, sui territori di confine di Afragola con Casoria, il Consiglio comunale della città di San Antonio, si appresta a votare una variante urbanistica per insediare un Ipermercato che all’inizio era Le Fragole, poi I Normanni oggi Policentro. Scusate

la banalità della mia domanda ma, vista la crisi economica e soprattutto la disponibilità, non sarebbe stato più facile e sicuramente meno oneroso autorizzare la nascita di un nuovo Ipermercato al posto del Carrefour? In alternativa, se Il Policientro oggi deve sorgere ad Afragola, la Regione Campania, non farebbe meglio ad adottare una soluzione chiara ed equilibrata: chiedere alla società proprietaria del progetto di assumere un numero consistente di lavoratori dell’ex Carrefour, non dimentichiamo, manodopera specializzata ed esperta, senza per questo vietare l’assunzione di giovani lavoratori? Ce la farà la politica a creare queste condizioni?Dal comune di Casoria, segnali positivi non sono arrivati, la delega alle attività produttive dall’assessore Tommaso Casillo è oggi del modesto Lanzano, alla prima esperienza amministrativa in città. Il peso dell’ex sottosegretario ed ex assessore regionale sarebbe stato differente per sollecitare, nelle istituzioni competenti, una soluzione più adeguata al problema.Rivolgo un appello a tutti, istituzioni e sindacati. L’Euromercato è stato per anni uno degli ultimi motivi di orgoglio e di opportunità per la città di Casoria e dintorni. Oggi, si ha l’obbligo di difendere le attese dei lavoratori in lotta per i loro diritti. Durante le festività natalizie era bellissimo il colpo d’occhio che offriva l’Euromercato quando si percorrevano gli ultimi metri prima di uscire dalla Tangenziale. Quelle luci accompagnavano i sogni di tanti, ci si recava a volte solo per il piacere di passare qualche ora di tempo libero. Oggi, tutto questo non c’è più. Tra un mese sarà Natale, le luci del Carrefour saranno spente, speriamo si possano riaccendere il prossimo anno insieme alle speranze dei lavoratori e delle loro famiglie.

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Domenica 11 novembre 2012RUBRICA

Non cercate coerenza o un filo conduttore o uno stileletteario... vi saranno negati! Questa rubricasarà solo il passepartouttra me e voi quando ionavigherò tra i miei ricordiveri o fantastici, nostranio internazionali, sociali o spirituali

E N Z O M A R IN OVIAGGI NELLA MEMORIA,VIAGGI NELL’ESTRO

“Casoria” – 1920 (la motivazione)

Per aiutare a guarire la giovane donna dalla Salpingite e per allontanare suo marito dalle antiche ma risvegliate tentazioni, fu consigliato alla coppia di trascorrere un po’ di tempo in un luogo dove si potesse respirare aria buona, mangiare genuino e vivere in tranquillità. Il luogo che don Guglielmo scelse fu Casoria. I motivi furono tanti ma innanzitutto perché il paese non era molto lontano da Napoli, città dove lavorava, poi, perché lì risiedeva un suo caro amico e, infine, perché aveva le caratteristiche giuste per un salutare soggiorno. Casoria si poteva raggiungere con il tram o, tempi di dazione permettendo, con uno sciaraballe, con meno di un’ora di buon trotto. Era situata a nord della città “capitale”, ai margini delle parule che dal Vesuvio s’inoltravano verso la pianura fino al Sebeto dove c’era la calda sorgente della Bolla, raggiungibile da Porta Nolana e da Porta Capuana. Il ridente borgo, che egli e sua moglie avevano ormai eletto a loro dimora, si poteva raggiungere attraverso diverse strade ma la via più utilizzata era quella che nobili e cafoni percorrevano per recarsi alla Reggia di Caserta o verso il Sannio e che iniziava in cima a Capo de Clio, tra il ricco comune di Secondigliano e il Campo di Marte, questo ormai adibito ad aeroporto militare. Casoria si trovava dopo il comune di S. Pietro a Paterno e ci si arrivava percorrendo la chiuppiata ,

una strada ombreggiata da secolari platani che riparavano dal sole e, parzialmente, dagli schizzi della pioggia estiva. Solo per brevi tratti, era aperta e assolata e lasciava godere una bella vista sulla campagna.La cittadina era conosciuta specie per i suoi bravi artigiani, per le corti in fiore, per i grassi capponi che arricchivano le tavolate, per il gustoso latte di capra che si poteva bere caldo di mungitura. Non dimentichiamo che era anche rinomata, tra i buongustai, per la soppressata insaccata con carni di maiali nostrani allevati esclusivamente con le ghiande e i pastoni di farenella e patanielli; ma il suo segreto consisteva nell’esaltare il gusto con una sapiente concia e con una stagionatura ideale in fresche ed arieggiate celle tufacee, atri delle grotte-cantine. Che dire, poi, dei sostanziosi palàtoni di pane, enormi e di lunga durata, cotti con le fascine e le frasche aromatiche? Famosi a Napoli non solo per la fragranza della pagnotta, ma ogni volta che arrivavano sulla tavola era sempre una gradevole sorpresa. Il loro profumo era un concerto di alloro, di vite, di ghiande, di rosmarino, di finocchietto, di pepenella, di funghi di pioppo. Altro prodotto tipico era il vino piccirillo, fatto con uve antiche, delicate e mutevoli che emanava aromi diversi a secondo delle stagioni ma si esaltava nel periodo dei frutti maturi e quando affogava i percuochi nei pizzipapera. Inconsistente

al palato, scendeva nel cannarone come se fosse acqua fresca, si potevano bere anche a litri senza farsi male. Con basso grado alcolico dava piacere con l’effluvio dei fiori e dei frutti delle nostre mezze stagioni. Con queste premesse e in questo luogo, donna Nunziatina sperava in una guarigione veloce, mentre don Guglielmo pregustava una breve e appagante vacanza. Invece…Napoli era in pieno fermento per la parata di Piedigrotta. L’allegria dei scetavajasse, dei triccaballacche, delle caccavelle, dei puti pù era dappertutto. La vivacità degli addobbi con fronde di alloro, con ginestra in fiore, con corone di peperoncini rossi e verdi, con lanternini e nastrini variegati, con girandole e ventagli tricolori, con banderuole e festoni di carta intrecciata armonizzava carretti, banchi, negozi, balconi e terrazzi. L’abbondanza delle bancarelle piene di cozze e frutti di mare, di scartulilli e lupini, di ciceri e semmienti, di noccioline e “castagne ddo prevete”, di fichi e noci freschi, di mandorle e torroncini, di maccaruni aglio e uoglie e con lo spruzzo, di pizze cu ‘e cicenielle e cazuncielle mbuttunate, di zuppe di carnacotte e di fasuli ‘a ucchitielle, di père e musse sale e limone, di jammarielli ddo ciumme e brore ‘e purpe, di freselle ccu ‘a pummarola e fette di meuza ccu ‘a cite, di acqua zurfegna e tarallucci, di zeppate e limonate, di panzarotti e pasta crisciuta, di meloni rossi e quelli

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Domenica 11 novembre 2012

di pane, taralli e tarallucci e altro ben di dio riempiva lo stomaco dei già sazi e gli occhi dei pezzenti. L’esuberanza degli scugnizzi con i chirchi, con gli strummoli ‘a tiriteppele, con i cuppuloni e i sciosciamosca, con i scupettini e le lingue di menelicche, con i carruocciolie e le palle di segatura,invadeva strade e vicoli. Il rumoreggiare delle trombettelle, delle raganelle, delle castagnette, dei tammurrielli era nelle orecchie di tutti.Le pagliacciate improvvisate, i balli al ritmo delle nacchere e delle tammorre e la sfrenatezza dei bazzarioti eccedevano a tutte pizze mentre la fantasmagoria dei carri con musica nova rinnovavano di energia poetica la città. Questo clima gioioso che saliva dalla città in festa, faceva da contrasto all’animo mesto degli sposi, che, invece, stavano lasciando malinconicamente la loro casa, per la nuova dimora di Casoria, coi ricordi ancora freschi degli ultimi eventi, il terrazzo agghindato ancora con lampioncini e con festoni, i parenti con le lacrime agli occhi, gli amici con un magone in corpo e una giovane zitella, tutta sconsolata, con un cuppulone rotto tra le mani. Era l’inizio di settembre e don Guglielmo, che era un vanitoso, vestiva di stagione come suggeriva la moda, indossando una camicia bene mbusemata, una giacca di fresco cotone, un pantalone a quadrigliè, una paglietta color panna e

con le scarpe nere tirate a lucido, ovvero, come si dice a Napoli, “luccicanti”, per aver passato prima la cromatina e le spazzole e poi la pezza di lana; invece, donna Nunziatina, vestiva sobriamente, ma con quel minimo di eleganza che la sua attività di modista esigeva, portava capelli alla Garçonne e un cappellino piccolo e misurato, indossava una gonna molto ampia e lunga fino ai talloni e una

blusa della stessa stoffa che scendeva dolcemente sui fianchi mascherandone la linea; le scarpe a punta lunga e col mezzo tacco, erano state modellate al suo piede dal mastro calzolaio e prendevano il colore da una combinazione di più pellami. Don Gugliemo e l’amico che gli aveva trovato casa al “paese”, per poter trasportare anche le borse e le masserizie essenziali, decisero di utilizzare una di quelle vetture che facevano servizio al Largo delle Pigne, vicino alla posta dei ciucciarielli di S.Francesco, proprio quelli che quatto quatto, inerpicandosi

per la ‘nfrascata, trasportavano la gente fin sopra al Vomero. Partirono nella tarda mattinata con un break nero a otto posti, trainato da un solo cavallo morello. Il carretto era fregiato in rosso e su un lato si poteva leggere “Titò muovete ca Rusine t’aspetta”, mentre come copertura aveva un tettuccio in tela leggera color crema, di quelli che servono solo per proteggere dal sole. Montarono sulla carrozza al largo del Cavalcatoio al Corso Vecchio, ovvero, tra il mercato di Porta Capuana, la chiesa di S. Anna e lo stazionamento delle cafoniere, i tram per la provincia.Non si diressero subito fuori città, ma al ritmo delle sonagliere s’infilarono tra Honore e Virtù marchiati ancora dalla seicentesca gogna. Superarono l’Opificio e il Castel Capuano, sfiorarono la nobile via Tribunali e tirarono dritto per la Forcella. Rallentarono per dare uno sguardo veloce ai tabelloni del Teatro Trianon, seppero che si presentava “Vicoli” un varietè con il giovanissimo macchiettista Clerment che ormai aveva assunto il nuovo nome Totò. Sperirono all’odore delle “margherite” appena sfornate dalla vecchia pizzeria, ma proseguirono senza sosta per la zona nuova del Risanamento, dove c’era il lungo ed il largo Rettifilo che risentiva ancora dei fremiti di vita della rimpianta via dei Mercanti e degli umori pungenti e afosi dei vicoli dei mestieri, che erano solo un ricordo, ormai. (continua)

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Domenica 11 novembre 2012

Andiamo dritti al cuore del problema: Il Partito democratico ritiene di essere statovittima di un inganno elettorale. Quali sono state le ragioni che hanno messo in moto questo processo poi rive-latosi irreversibile?

Proviamo a fare chiarezza. Questa ammi-nistrazione nasce da un progetto politico alternativo a quello del Sindaco Stefano Ferrara e si costruisce non nei giorni della campagna elettorale bensì nei tre anni di opposizione. Cosa faceva Ferrara e cosa abbiamo promesso che noi non avremo fatto. Abbiamo accusato Ferrara di aver premiato amici e parenti dei consiglieri comunali. Siamo andati al Governo ed hanno premiato parenti ed amici dei con-siglieri comunali. Abbiamo accusato Fer-rara di aver fatto troppi dirigenti esterni con aggravio di costi per l’ente. Siamo andati al governo ed hanno aumentato la spesa dei dirigenti. Abbiamo accusato Ferrara di aver fatto uno staff con assun-zioni esterne. Siamo andati al Governo ed hanno assunto un esterno (per amore della verità poi questo staffista ha vinto il concorso dei vigili urbani). Abbiamo criticato Ferrara sul numero delle com-missioni e sui membri che vi partecipa-vano. Siamo andati al governo e si sono affrettati a riportare le commissioni allo stesso numero di prima. Abbiamo critica-

to Stefano Ferrara per aver approvato il piano casa. Siamo andati al governo ed hanno permesso di realizzare altre case.

Insomma saremo anche bugiardi ma non si capisce su quale di questi argomenti.

Come spiega il fatto che nella compo-sizione dei cartelli elettorali, Casillo e i suoi sono sempre «ricercatissimi,» e, all›indomani delle tante vittorie del centrosinistra, diventi quasi per incan-to, contemporaneamente il parafulmi-ne e il maggiore responsabile delle in-comprensioni in generale.

Non è vero che sia stato ricercatissimo

in campagna elettorale, ma è anche vero che prima io ho creduto nella redenzione. Valga il vero. Nei tre anni di opposizio-ne al Sindaco Ferrara , Tommaso Casil-lo è stato un leale alleato ed è stato un corretto interlocutore politico, senza mai retrocedere dalla linea di opposizione a quella sciagurata amministrazione. Insieme abbiamo tracciato una opposi-zione costruttiva, facendo intendere ai cittadini che qualora fossimo andati al governo della città avremo governato di-versamente. Purtroppo non è stato così e forse l’ingenuità è stata quella di non capirlo al momento della scelta del nome del Sindaco. Serviva qualcuno che avesse il solo compito di eseguire ordini. Lo ha trovato e soprattutto, cosa davvero im-perdonabile, con il complice silenzio del prescelto ha costruito in poco tempo una maggioranza con quelli che avevamo du-ramente contestato per la loro incapacità amministrativa e gestionale e con quel-li che lo avevano tradito “nell’interesse della città”.Insomma , il problema come al solito non è Tommaso Casillo persona fisica ma il suo sistema che si nutre delle debolezze umane, dei bisogni personali e della mancanza di libertà.

Quale sarà adesso il ruolo del Partito Democratico all’opposizione, anche in considerazione di trovarsi in compa-

POLITICA

Questa settimana ha inizio un viaggio nel cuore della politica casoriana

Pasquale D’[email protected]

Il Domenicale incontra Pasquale Fuccio

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Domenica 11 novembre 2012

gnia di una brigata piuttosto variegata?

Il Partito Democratico non deve preoccu-parsi dei compagni di viaggio, ma dovrà preoccuparsi di realizzare un progetto per la città che sia alternativo a quello rea-lizzato prima da Stefano Ferrara e segui-to poi dal Sindaco Casillo. Il Nostro paese ha bisogno di normalità e re-gole. Purtroppo chi governerà dopo questa esperienza raccogliticcia ed impolitica troverà un paese disastra-to dalla ennesima colata di cemento, più povero e più popoloso di prima. Ovviamente nulla in termini di servi-zi. Aver concorso alla vittoria eletto-rale di questo Sindaco mi rattrista e mi fa vergognare.

Che sensazioni ha provato lascian-do la Presidenza del Consiglio?

Amarezza e libertà. Amarezza perché credevo che questa volta avrei potu-to realizzare qualcosa per la città. Libertà perché penso che la politica vada fatta con passione e con spiri-to di servizio. Quando mi sono reso conto che per salvaguardare la pol-trona era necessario tradire il pensiero mio e del mio partito ho preferito la liber-

tà ed ho rassegnato le dimissioni.

E il fatto che la scelta del suo sostituto sia ricaduta su Stefano Ferrara.

Logica conseguenza di questa piacevole chiacchierata. Ho lasciato una poltrona

vuota che doveva servire a compensare la scelta di libertà operata dal mio partito.

Casillo non poteva scegliere miglior in-terprete dell’ex Sindaco Ferrara

Nell’ultimo consiglio comunale il parti-to democratico ha proposto di apposta-re somme di bilancio per il rifacimento di Via N.Sauro ed il recupero dell’area

ex snaidero. La maggioranza, com-presi i fuoriusciti Pugliese , Ferra-ra e Capano hanno votato contro. Come se lo spiega?

Dovranno spiegarlo ai propri eletto-ri sia i fuoriusciti che quelli che dal-le periferie raccolgono voti. L’idea era semplice. Il partito democratico ed in particolare i consiglieri Bal-samo e Marigliano hanno messo al centro della discussione il problema di reperire fondi certi per finanziare due progetti: il primo il rifacimento di una arteria importante della pe-riferia afro casoriana ed il secondo rilanciare un progetto su di un’area, l’ex snaidero, di proprietà del co-mune, parzialmente finanziata dalla Regione Campania. La maggioranza ha pensato bene di votare contro for-se perché non si prevedeva nessuna

nuova costruzione di cui questa città ne sentiva tanto il bisogno.

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Domenica 11 novembre 2012

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Domenica 11 novembre 2012E V E N T I

Per non dimenticare…Rosaria [email protected]

“Combattere l’illegalità per vivere nella legalità”: questo il titolo dell’incontro che si è tenuto mercoledi 7 novembre nella Basilica di San Mauro. Centinaia di persone, cittadini e istituzioni insie-me per parlare di legalità: una parola troppo spesso bistrattata e dimenticata in un territorio quotidianamente marto-riato come il nostro. Dopo i saluti di rito del padone di casa, Don Mauro Zurro, che nel suo intervento ha parlato della necessità di una “educazione ad una ret-ta coscienza, che coinvolga la scuola, le famiglie e la parrocchia”, ha preso la parola l’avv. Storti, nella veste di modera-tore,: “Carissimi familiari, il vostro non è un lutto privato, ma il lutto della città in-tera. Casoria vi è vicina e insieme a voi ha pagato e continua a pagare un tributo al-tissimo”. Queste le parole rivolte ai fami-liari di Andrea Nollino, Antonio Cop-pola, Gerardo Citarella e Pino Lotta (i due vigilantes uccisi per errore durante una rapina in banca nell’ottobre 2010) e Stefano Ciaramella, seduti nei primi banchi della Chiesa. Il Primo Cittadi-no Carfora ha parlato dell’impegno che ciascuno, da cittadino, può e deve pren-dere nella lotta all’illegalità: “Ognuno deve dare il buon esempio, vogliamo riaccendere quella speranza che per troppo tempo è mancata”. “La battaglia per la legalità ci accomuna tutti, indi-pendentemente dalle bandiere”, gli ha

fatto eco l’Assessore alla cultura Luisa Marro, organizzatrice dell’evento, che ha sottolineato: “E’ fondamentale essere qui per restituire, con il ricordo, la dignità alle vittime”. Assente per impegni concomi-tanti Don Luigi Ciotti, fondatore dell’As-

sociazione “Libera”, rappresentata da Maria Saccardo e Geppino Fiorenza, che nei loro interventi hanno denuncia-to fortemente il sistema della camorra e l’economia criminale ad esso connes-sa. Grande silenzio nella Basilica, forte commozione e una pioggia di applausi durante la proiezione di un video con le immagini delle vittime innocenti, con i ricordi delle mogli, dei figli, dei parenti più stretti. Di forte impatto l’intervento conclusivo di Don Maurizio Patriciello, il prete-coraggio nella terra dei veleni: “La camorra è un albero marcio che af-

fonda le radici marce in un terreno marcio che è il pensiero camorristico”, ha esordito Patriciello. “Che dobbiamo fare?Quanto dobbiamo ancora aspettare?” ha gridato, portando l’attenzione sul problema dei rifiuti tossici. Al termine dell’incontro i

presenti, in maniera silenzio, hanno sfi-lato in corteo raggiungendo la Villa Co-munale, dove è stato piantato un albero d’ulivo con una lapida commemorativa per le vittime. Una celebrazione inten-sa, di grande spessore. Ci sia concessa una considerazione: non basta il ricordo delle vittime, non bastano le manifesta-zioni popolari. C’è bisogno di un vero cambiamento di rotta. E il cambiamento deve coinvolgere istituzioni e cittadini. Insieme. E non solo con le belle parole.

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Domenica 11 novembre 2012

A T T U A L I T A’

Mario [email protected]

In un articolo pubblicato sul sito di approfondimento economico www.lavoce.info, Luciano Mauro e Francesco Pigliaru si cimentano con una prima ricostruzione storico-economica degli effetti del decentramento in Italia. In particolare sulle regioni meridionali. Dopo gli scandali del Lazio e della Lombardia si sta ormai alimentando un sentimento avverso al decentramento, che sembra fare il gioco di chi vuole un pieno controllo centralizzato della finanza pubblica. Del resto l’obbligo del pareggio di bilancio introdotto nella costituzione seguendo i dettami dell’UE, quindi di conseguenti rigidi sistemi di controllo e di stabilizzazione, lascia pochi margini di manovra a livello periferico e sembra andare a cozzare con le numerose competenze esclusive assegnate alle regioni con la riforma del titolo V (2001). Sull’onda degli scandali il governo si è subito apprestato a prevedere alcuni ritocchi della riforma, in senso peggiorativo delle prerogative regionali. Anche se per una questione di tempi tecnici sembra difficile che riesca a farli approvare prima della fine della legislatura. A dare tuttavia sostegno all’azione del governo, che sia quello attuale o quello prossimo, si sta muovendo anche il mondo accademico. Nel solco del “ripensamento” intorno al decentramento si inserisce anche l’articolo citato. Invero, per stessa ammissione degli autori, l’idea è solo abbozzata, ma intanto il sasso è lanciato. A detta di costoro sembra probabile che il decentramento politico e amministrativo, iniziato con l’istituzione delle regioni nel 1970, abbia costituito per le regioni meridionali un elemento di freno alla crescita economica, dopo un ventennio di rapida convergenza del sud

verso i livelli di reddito pro capite del Nord. Allo scopo propongono un grafico che riassume dati elaborati mettendo a confronto due gruppi di provincie, uno con “capitale sociale” alto (17 del centro-nord e sette del sud) e l’altro basso (il resto delle provincie meridionali). Secondo la loro interpretazione in coincidenza con il primo decentramento (inizio anni settanta) si evidenzierebbe una diminuzione del valore del pil pro capite del gruppo con capitale sociale basso rispetto a quello con valore alto. Da qui la possibile conclusione che la diminuzione della crescita al sud potrebbe essere dovuta al minor capitale sociale. Detto in soldoni ad una minore capacità “culturale” dei meridionali di intessere relazioni sociali volte all’organizzazione della comunità in termini di efficienza e di beneficio generale. Di organizzarsi per lo sviluppo. Per cui decentrare l’amministrazione pubblica per i meridionali avrebbe significato un arretramento. Qui non si vuole negare del tutto una parte dell’assunto. L’esperienza comune insegna che esiste una tendenziale difficoltà delle comunità meridionali a trovare forme moderne ed efficienti di autogoverno. Difficoltà che trovano la loro ragione nell’inesperienza storica. Perché se un dato è comune al dominio borbonico e a quello sabaudo, nelle sue versioni liberale e fascista, è la repressione di qualsiasi forma di autogoverno. A ciò vanno aggiunti atri elementi che qui non possono essere approfonditi. Ma dubito che i meridionali siano biologicamente destinati a farsi governare e che non sappiano mettere su una forma di autogoverno quantomeno decente. Che è invero la conclusione nemmeno tanto velata dei due autori. Una conclusione che sembra addirittura aprirne un’altra ovvero

quella che le regioni settentrionali sanno invece dotarsi di forme di autogoverno efficiente; per cui sarebbe auspicabile un decentramento a due velocità, libero al centro nord e rigidamente controllato al sud, quindi quasi inesistente. A ben vedere, però, l’interpretazione suggerita dai due è molto lacunosa. Gli stessi ammettono nel corso dell’articolo che il brusco arresto della tendenziale convergenza del pil procapite verso quello centrosettentrionale vede la sua causa principale nella crisi energetica degli anni settanta, che causò una brusca frenata della crescita dell’economia italiana così dipendente da risorse energetiche esterne. Mostrano di vederci bene quando poi capiscono che la crisi energetica aveva avuto profonde conseguenze sugli investimenti dell’industria di base che le partecipazioni statali avevano localizzato nel Mezzogiorno. Però si innamorano della loro idea e insistono sull’ipotesi che il decentramento sia stato dannoso per il sud. Dimenticano che il decentramento iniziato negli anni settanta era assai modesto e che solo con la riforma del titolo V della costituzione (2001) si può parlare di vere forme di autogoverno. Tra l’altro la lettura del grafico, in contrasto con quanto assunto, evidenzia una tendenziale diminuzione del rapporto già dagli anni sessanta, acuita dalla crisi economica dei primi anni settanta. E invece a partire dalla seconda metà degli anni settanta un timido aumento. Insomma non sembra esserci alcun nesso di causalità tra decentramento e arretramento economico meridionale. I meridionali possono quindi tornare (cominciare?) a rivendicare il loro diritto all’autogoverno al pari dei connazionali del Nord.

I MERIDIONALI INCAPACI DI GOVERNARSI ?

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Domenica 11 novembre 2012

Titolo: DissonanzeAutore: Massimo Junior D’AuriaEditore: Sogno EdizioniPrezzo: 8,50 euroIsbn: 978-88-96746-34-9N. Pagine: 146

Uscito da poco più di un mese e presentato in anteprima alla fiera del libro di Eboli (Sa), “Dissonanze” è il terzo libro del giovane autore napoletano Massimo Junior D’Auria (nemmeno ventitreenne). Si tratta di una raccolta di sette racconti brevi “neri” che spaziano tra il noir e l’horror, non tralasciando quindi elementi fantastici che in alcuni racconti vengono anche solo sfiorati.Obiettivo dell’autore sembra essere quello di mettere il lettore davanti a situazioni che potrebbero riguardare ognuno di noi.“Dissonanze” esplora l’orrore di alcune situazioni quotidiane, di ciò che ci circonda, con tutto il bagaglio di emozioni e sentimenti che ciò comporta, perché all’orrore si può rispondere con la propria volontà di vivere o assoggettandosi a esso, ma in determinati casi la risposta non è neppure così semplice e unidirezionale. Tutte le vite raccontate nella raccolta soffrono per una dissonanza di fondo (proprio a questo è dovuto il titolo) qualcosa che li ha allontanati dall’armonia delle cose, qualcosa che quasi sempre li porterà a perdere quel poco che hanno.La dissonanza ha mille facce da quella

dell’errore di gioventù a quella del delitto, ma ha sempre un minimo comune denominatore il proprio potenziale distruttivo e così D’Auria racconta in questa raccolta proprio quel momento che può durare un attimo o

qualche ora, ma che inevitabilmente cambia la vita, quasi sempre in peggio.Interessanti sono i profili psicologici delineati dall’autore che seppur in poche pagine cerca di dare sempre un quadro esaustivo del perché di determinate scelte da parte dei personaggi.

I racconti più riusciti a parer mio sono “Incontro al bivio” e “L’uomo in nero”, soprattutto quest’ultimo alla fine lascia il lettore con un interrogativo, perché non tutto deve avere un finale definito, univoco.Interessante è anche il racconto “Quel verso a metà tra un ruggito e un barrito” dove a partire dalla rappresentazione della situazione di sfruttamento subita dagli africani in alcune campagne della nostra Italia si arriva a un racconto con rilevanti elementi horror e thriller, anche inaspettati. Insomma una lettura piacevole e interessante, vista anche la giovane età dell’autore, sarebbe interessante vedere Massimo Junior D’Auria alla prese con un romanzo, dopo ben tre raccolte di racconti.Infine due parole sull’autore:Massimo Junior D’Auria è nato a Napoli nel 1989, ma abita a Casavatore e studia Lettere Moderne alla facoltà di Lettere e Filosofia della Federico II, dopo essersi diplomato al Liceo Polispecialistico Gandhi di Casoria. Suoi racconti sono stati inseriti in alcune antologie e ha pubblicato tre libri (tutte raccolte di racconti): La vita degli altri (Ase, 2009); Nero N.9 (Sogno edizioni, 2010); Dissonanze (Sogno edizioni, 2012). Ha curato un’antologia “Nerinchiostro” (Sogno Edizioni, 2012) e dirige una collana editoriale “Orbite Nere” di romanzi brevi per conto della Sogno Edizioni.Cura un blog: massimojuniordauria.wordpress.com

L I B R I

Recensione di Dissonanze di Massimo Junior D’AuriaMarzia [email protected]

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Domenica 11 novembre 2012

Molto spesso s o t t o v a l u t i a m o l’importanza del ricordo, eppure il ricordo è l’unico espediente per sconfiggere il tempo. Il ricordo è in grado di riprendere il passato e di trasformarlo in futuro. Il ricordo spiega, riunisce, rincuora. È così per tutti. Quando, poi, parliamo di personaggi “pubblici”, di uomini, come Don Maurino Piscopo, che hanno attraversato mille vite e mille situazioni, è necessario che il ricordo nasca da uno sforzo collettivo, da parte di tutti quelli che l’hanno conosciuto. Per questo, ad un anno dalla sua scomparsa, avendo avuto la fortuna di conoscerlo,

ho deciso di cominciare a coltivare questo ricordo: un impegno che ci chiama in causa tutti: se avete fotografie, testimonianze, aneddoti o semplicemente una parola, un’immagine, un pensiero che ha riguardato Don Maurino, portatelo presso il mio studio e noi faremo da archivio, così tutti insieme potremo costruire il ricordo di Don Maurino. Potete consegnare il materiale

presso lo studio fotografico di Fortunato Celentino in Via Pio Xll, 78 Casoria tel. 081.7362005.Tutto il materiale sarà scannerizzato, catalogato e restituito.

Il ricordo di Don Maurino

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Mi permetto portare un piccolo contributo a corollario di questo excursus storico riguardante Casoria.Sono uno dei molteplici cittadini napoletani trapiantati ormai da tempo per motivi lavo-rativi, essendo mio padre impiegato presso la base americana di stanza all’aeroporto di Capodichino.Era il lontano 1967 e i miei genitori fecero una scelta legata anche a fattori ambientali, essendosi trovati al cospetto di una enorme distesa di verde che pareva non avere confini. Ricordo che ci fu detto, dai costrut-tori del posto, che, a breve, di fronte casa nostra in via Giolitti, sarebbe sorta una splendida chiesa corredata di enormi giardi-ni e fontane. Ben presto, quella chiesa, quei giardini e quelle fontane,si trasformarono in anonimi e grigi parallelepipedi of-fensivi tanto per gli occhi che per i cuori di chi ci vive.Erano gli anni del boom industriale e bisognava costruire i dormitori per coloro, operai ed impiegati, che avevano trovato lavoro presso alcune nordiche aziende a cui furono elargiti incentivi, terreni e prebende, per investire e creare sviluppo in questo territorio.E’ inutile soffermarsi sul fallimento di tale politica ma, piuttosto,

sulla meschinità e miopia di chi aveva voluto detti dormitori, che tolsero per sempre verde, aria e speranza.Infatti, oggi come allora, non bisognerebbe mai svegliarsi ed uscire dai loculi in cui siamo stati costretti, mai camminare in quelle feritoie chia-mate strade, che hanno la sola peculiarità di renderci la vita ne-vrotica e velenosa.Non credo ci sia mai stata adeguata politica affinchè il vecchio paese si congiungesse alle nuove realtà abi-tative, rimanendo per questo, anime separate e senza punti in comune. Quella chiesa e quei giardini e quelle fontane, così come i centri di aggregazione, centri culturali, strutture sporti-ve e ludiche mai nati, resteranno l’emblema della più assoluta mancanza di progettualità e visione del futuro che, da sempre, ha attanagliato questo territorio.Le uniche cose fatte nel tempo, sono state dettate solo dalla corsa all’accaparramento ed arric-chimento personale, piuttosto che dalla voglia di creare reale sviluppo o, meno ancora, dalla salvaguardia del bene comune.

Armando Magnacca

Riceviamo e pubblichiamo

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Domenica 11 novembre 2012

Questa settimana ho deciso di parlarvi di calcio, ma non di questo calcio moderno, fatto di guardalinee ciechi e di partite truccate, ma di uno sport che si avvale ancora di sani principi, quelli dell’amicizia, della fratellanza e d e l l ’ a g g r e g a z i o n e .Questa volta non c’è bisogno di spostarsi, di guardare verso paesi esteri, per cercare un’aria nuova, questa realtà è ben che vicina a noi, e risiede proprio a Casoria. Da qui, nel 2008 è partita l’avventura della Mas Que un Club, squadra che attualmente milita in Seconda Categoria campana. Il nome della società, si rifà al classico motto del Barcellona, “Più che una squadra”, breve affermazione che richiama i valori antichi del gioco del pallone, citati poco fa ; Una rosa formata da giovani e giovanissimi, che si dedicano a quest’attività per il solo scopo di

divertirsi. Una rosa che nel suo piccolo si autofinanzia, e si avvale anche di un

medico sociale, tra l’altro genitore di un membro della squadra, che gentilmente ha donato uno strumento importante, come un defibrillatore, per la sicurezza dei giocatori. Purtroppo non tutte le belle

storie finiscono bene, alla gioia e alla voglia di fare si sostituisce il malcontento,

e la disillusione, di creare qualcosa d’importante e utile per la comunità. Tutto questo è rappresentato dall’assenza d’impianti comunali, di strutture adatte, di aree verdi, dove esercitare attività fisica, e di assessorati che si propongono di realizzare comitati ed eventi per lo sport. Esempio lampante: lo Stadio San Mauro, tanto acclamato nella propaganda elettorale, ma che torna a essere dimenticato e abbandonato a se stesso. Opportunità negate che spingono realtà come la giovane Mas Q.U.C ad allontanarsi dalla

città, ad allenarsi e giocare su campi limitrofi, dove gli impianti sportivi comunali abbondano, purtroppo, ancora una volta svanisce la speranza e il desiderio di calcio nella nostra città.

ATTUALITA’

Una passione vietataLuca [email protected]

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Enzo Marino tra i fondatori della I. Bienal de Muralismo Interncaional Colombiana 2012

Enzo Marino è tra gli artisti fondatori della I. Bienal de Muralismo Interncaional Colombiana 2012 e produrrà un affresco nella nuova Estacion del Mio De Menga in Cali Colombia. Nell’ambito dei festeggiamenti dei 470 anni della fondazione della città di Cali la Municipalità ha progettato un Piano di Sviluppo detto “Cali, una città per tutti” ed ha definita, come una priorità, la diffusione di quelle componenti che riconoscono l’importanza delle questioni sociali che includono l’attenzione verso i vari gruppi di popolazione e il loro accesso ai servizi di istruzione, sanità, sport, ricreazione e cultura. Prendendo come elemento primario la componente “ambiene” si riconosce l’importanza di promuovere un rapporto armonioso tra i cittadini e le loro risorse ambientali: acqua, aria e suolo. Considerato questo, si è pensato di aprire il ventaglio delle possibilità con l’inserimento dei murales urbani in relazione alle tematiche di quello sviluppo che Cali spera e sogna di realizzare, essenzialmente, attraverso l’arte e la cultura. La fondazione della Bienal de Muralismo Interncaional Colombiana che ipotizza una operazione colossale di esperienze tra artisti di tutti i continenti per dare un’impronta nuova e avveniristica, ma umana, alla città di Cali.Diventa stimolante sviluppare un contesto culturale planetario unico

fatto di conoscenze differenti ma che tendono alla fratellanza tra i popoli e ad una società multietnica. In questo ambito è sostanziale l’interagire di gruppi di artisti colombiani, americani e internazionali con un bagaglio umano disuguale che con la loro unicità culturale convergono in una idea libera ed aperta del mondo. Tra gli artisti di vari paesi del mondo, invitati a fondare la Bienal de Muralismo Interncaional Colombiana si apprezza la partecipazione del maestro italiano Enzo Marino, noto per la sua esperienza internazionale e per l’universalità delle sue idee

artistiche ed umane. Egli produrrà un affresco dal titolo “Cali el nuevo El Dorado ecologica” di otto metri per tre nella nuova Estacion del Mio De Menga in Cali Colombia. Fuori contesto la SENA y La Biblioteca Departamental e la fondazione PAZ ANIMAL (FUNDACION PARA LA DEFENSA DE LOS ANIMALES) acquisiranno alle loro collezioni, in una cerimonia pubblica, opere del maestro Enzo Marino.

INFO FUNDIBERARTE - Dirección: Av 4ª norte 37AN -15 - CALI - COLOMBIATEL FIJO (057 2) 3817583 - CEL. (0572) 3154019552FREE INTERNATIONAL ARTISTS –e-mail: [email protected]: (+39) 0817361819 – Cel. (+39) 3465064978

A R T E

La redazione

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Domenica 11 novembre 2012

Ventiquattro ore dopo ci sono riuscito. Gesto inconsulto o curiosità poco importa. Di certo traspare l’ indole autolesionista del tifoso. Rivedere online l’attimo in cui Totò compie quel gesto ‘efferato’ equivale letteralmente a girare il coltello nella piaga. Allo stadio, quel secondo di follia del nostro difensore siculo è durato un’eternità. Non penso di esagerare, né di fare un melodramma, se descrivo quell’attimo con l’abusata metafora del mondo che ti crolla addosso. Crolla il mondo, travolgendo quel piccolo patrimonio da tre punti, e conseguentemente l’opportunità di riportare il nostro fiato sul collo delle due strisciate settentrionali, momentaneamente padrone del campionato. Totò o Sasà Aronica è da un po’ di anni a Napoli. Difensore dalle doti tecniche non eccelse, ha sempre sopperito con una foga e un temperamento da guerriero, riuscendo a ben figurare contro autentici mostri sacri del calcio, nostrano ed europeo. Quest’anno, il buon palermitano, ex Messina e Reggina, ha perso il posto da titolare, rientrando nel “Napoli 2”, quello che per intenderci gioca l’Europa League. Ieri è entrato all’86° minuto al posto di Dossena, che con una prestazione mediocre ha sostituito l’infortunato Zuniga sulla famigerata fascia sinistra. Il Napoli passa in vantaggio al 6°minuto: Cavani, al rientro dopo due giornate saltate per infortunio, insacca il pallone, dopo una difettosa respinta di Gillet su

un tiro di Marek. Partita messa subito in discesa, o comunque non in salita. I granata in verità sembrano non scomporsi affatto, e continuano per tutta la prima frazione a giochicchiare come se la partita fosse ferma sullo 0-0. Dal canto nostro non troviamo la forza, né forse abbiamo la convinzione, per chiudere la questione sabauda. Nella ripresa, pur alzando il baricentro, il Torino mantiene

costantemente coperto e abbottonato il reparto difensivo. Il Napoli subisce senza rischiare troppo, concedendo al Torino una miriade di calci da fermo, su cui riusciamo a disimpegnarci, ‘stranamente’ bene. Gettiamo al vento un paio di possibili contropiedi, e nel finale è Marek, imbeccato da Insigne, subentrato a un Pandev apparso in leggera crescita, a sciupare un’occasione buona. Lo slovacco, che ha offerto l’ennesima prestazione generosa e tecnicamente infallibile è bravo a superare Gillet, ma allargandosi troppo non trova la porta sul seguente tiro. La

partita scorre via senza particolari sussulti, fino all’ingresso in campo di Aronica, che subentra a Dossena, bravo quanto meno a limitare i danni. Il danno lo fa proprio Totò, che al 91°minuto riceve palla da Behrami, e di prima intenzione cerca Morgan con l’ennesimo retropassaggio al portiere, il pallone è lento, l’attaccante ospite, tal Sansone, legge l’errore e si fionda sulla palla, dribbla un disperato Morgan e pareggia. Gelo e sconforto si impossessano dei 35.000, che dalle 15.00 animavano il San Paolo. L’impressione di disperata impotenza è totale: due punti svaniti nel nulla, due punti sprecati. A Totò un solo rimprovero: essere andato su quel pallone con mollezza, senza la necessaria concentrazione. L’errore può starci, semprechè non capiti per ‘superficialità’. Totò si è fatto apprezzare per il suo spirito di abnegazione e sacrificio, e per la sua “grintosa cazzimma”: non perda mai queste qualità, anche se gioca solo per 5 minuti. Tuttavia Totò può dirsi assolto e perdonato, nonostante il ‘regalo’ di una domenica e di una settimanta rovinata! Termina un’ intensa e poco fortunata sette-giorni, aperta con la vittoria 1-0 sul Chievo, proseguita con la sconfitta infrasettimanale di Bergamo, e chiusa con il pareggio interno con il Toro dell’ex Ventura. La vetta dista ora 5 punti, l’Inter seconda è a 4 lunghezze, dietro si avvicina una spumeggiante Fiorentina: insomma campionato tutt’altro che chiuso, e tutto da vivere.

Pasquale [email protected]

N A P O L I

Il Napoli infilzato dal Toro nel finale.

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Domenica 11 novembre 2012

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T E A T R O

“Tà-Kài-Tà”, l’inedito Eduardo secondo Moscato

Da martedì 23 ottobre fino a domenica 4 novembre, al Teatro Nuovo di Napoli, completamente rinnovato in occasione della nuova stagione teatrale, è andato in scena il primo appuntamento del cartellone 2012/13, “Tà-Kài-Tà” di Enzo Moscato. In scena Isa Danieli ed Enzo Moscato, che si trasformano nell’alter ego del grande Eduardo. Lo spettacolo prende il nome da un progetto che il grande poeta Pier Paolo Pasolini aveva in cantiere proprio con il grande drammaturgo napoletano. Tà-Kài-Tà, in greco antico “questo e quello”, è lo spettacolo che vuole esaminare con una visione diversa alcuni momenti e pensieri più intimi di Eduardo. Per la prima volta viene messo in scena non uno spettacolo di Eduardo ma su Eduardo, raccontando attraverso due voci il suo mondo interiore. L’autore del testo non si è basato su dati biografici classici, ma gli aneddoti, gli episodi, gli aspetti della vita vengono raccontati e descritti attraverso le sensazioni e la sensibilità stessa di Moscato, il quale afferma che era dagli inizi degli anni 80 che un’operazione del

genere non era stata più osata, dai tempi della bellissima rivisitazione di Leo De Berardinis, che era proposta in chiave esclusivamente scenica, mentre in Tà-Kài-Tà ci si spinge fino a tentare una sorta

di riscrittura per frammenti della stessa anima del più grande drammaturgo del 900 e aggiunge che la ragione principale della scrittura di questo testo è anche spinta dal fatto che in questo momento in tutta Europa, se non in tutto il mondo, è l’unico

lavoro non di Eduardo ma su Eduardo; un lavoro contro lo scempio scriteriato che se ne sta facendo, ritenendolo, come banalmente lo si ritiene, argomento scenico abbordabile e propinabile a tutti

i gusti di platea. In “Tà-Kài-Tà” vengono analizzate le debolezze, le amarezze, i dispiaceri, i sacrifici di un uomo che ha fatto del Teatro la sua unica ragione di vita; un uomo che per il Teatro o grazie al teatro ha soffocato i dolori più atroci, come quello della perdita della sua amata figlia Luisella, venuta a mancare in tenera età. Luisella De Filippo, in scena rappresentata in una teca trasparente, adagiata tra candidi fiori, diventa il simbolo di un uomo che è riuscito tutta la vita a tacere qualsiasi sentimento, diventa il simbolo di una città sempre in attesa, un po’ come la Rituccia di “Napoli Milionaria”. Isa Danieli, una delle ultime

grandi attrici nate sotto la rigida guida di Eduardo, in questo spettacolo con la sua arte, la sua voce, i suoi silenzi, sottolinea i momenti più alti dello spettacolo, riuscendo ad emozionare il pubblico che l’applaude diverse volte a scena aperta.

Eduardo [email protected]

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Domenica 11 novembre 2012

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Domenica 11 novembre 2012WEB E DINTORNI

Maria [email protected]

Non possiamo più farne a meno, e ne spuntano sempre di nuovi, creati in modo tale da aumentare sempre di più il livello di interazione e di socialità. I social net-work, mettono in vetrina la nostra vita e diventano una vetrina stessa dei nostri interessi, delle nostre opinioni e del modo in cui passiamo il tempo libero. Un abile scorciatoia che ci permette di venir a conoscenza di tutte le vicis-situdini di una persona, senza passa-re per le tappe dell’incontro e della conoscenza. Sicuramente esistono anche dei validi strumenti di con-trollo della privacy, ma molto spes-so per pigrizia o semplicemente per inesperienza, preferiamo non stare lì a controllare cosa gli altri possa-no vedere o cosa no. Questo diven-ta particolarmente vero soprattutto quando si ha un numero così consi-derevole di amici/follower/cerchie, che diventa davvero difficile anche solo ricordarsi chi ne faccia parte. I rapporti, ad ogni livello, sono stati rivoluzionati e non poco: oggi l’i-scrizione al social sta diventando un bisogno di primaria necessità, al pari di avere un auto nuova o un telefonino di nuova generazione. Ma proprio per que-sto, non si conosce più il limite e molto spesso a causa dei social anche i rapporti vengono messi in discussione. Il proble-

ma fondamentale, risiede nel fatto che i social uniscono coloro che normalmen-te non avrebbero più modo di vedersi o di frequentarsi, o semplicemente ci da la possibilità di venire a conoscenza di fatti che altrimenti non sapremmo. Di conse-guenza, rende possibile aggregare per-

sone che fanno parte di fasi diverse della nostra vita, rendendo tutto profondamen-te forzato ed innaturale, perché magari non abbiamo più nulla da condividerci, e poiché le vicissitudini uniscono e spesso

dividono, facebook unisce, sempre e co-munque. A questo punto, guardiamo an-che alle relazioni di coppia. Che vantaggi possono trarre da questo? Tutti e nessuno, a mio avviso. Nell’era di Internet è infatti facile nascondere parte delle proprie abi-tudini e conoscenze, ma è altrettanto fa-

cile che queste emergano più o meno spontaneamente dal-la rete che mantiene intatta ogni traccia. Quindi se il tra-dimento si rivela più facile, più facile sarà anche scoprir-lo. Ovviamente, e pare giusto sottolinearlo, i social minano quelle relazioni che comun-que prima o poi sarebbero fi-nite da sé. Quello che posso-no fare è accelerare i tempi: della fine di una relazione, di un tradimento, di un innamo-ramento, dell’inizio di una nuova storia. Il social offre la scorciatoia, tutto il resto vie-ne creato dall’utente; quindi a conti fatti, bisognerebbe porre un confine tra reale e virtua-le, acquisendo la consapevo-

lezza che i social rappresentano, nei loro eccessi, solo uno dei tanti falsi bisogni imposti dalla società moderna, che spin-gono spesso a relegare in secondo piano, le cose importanti e concrete della vita.

La nostra vita? Un Facebook aperto.

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Domenica 11 novembre 2012

In molte coppie, una delle problematiche che frequentemente rende la vita sessua-le difficile, fino ad arrivare ad una vera e propria causa di crisi coniugale, è ciò che comunemente viene chiamata impotenza maschile. Il termine corretto che definisce questa problematica è disfunzione eret-tile e chiarisce la natura di questa disfun-zione sessuale. Si tratta dell’incapacità di avere un’erezione e/o di mantenerla il tempo necessario per portare a ter-mine un rapporto sessuale che sia sod-disfacente per entrambi i membri della coppia. Solo frequenti episodi devono destare preoccupazione. Numerosi sono i fattori coinvolti e sono di tipo organi-co e di tipo psicologico. Nella normale funzione erettile sono compresi fattori neurologici, vascolari, ormonali, caver-nosi e psicologici. Alterazioni di uno o più di questi fattori possono provocare una disfunzione della normale erezione peniena. Questo tipo di disfunzione è clas-sificata come: organica, dovuta ad altera-zioni o a lesioni vascolari, neurologiche, ormonali o cavernose; psicogena, dovuta ad un’inibizione centrale dei meccanismi dell’erezione in assenza di una causa orga-nica rilevabile; mista organica/psicoge-na, dovuta a una combinazione di fattori organici e psicogeni. Secondo un’analisi dei dati provenienti da 6 studi clinici con-dotti negli ultimi 10 anni, nel 78% circa degli uomini con DE sono stati rilevati fattori organici con o senza fattori psi-cogeni. Varie patologie possono essere

coinvolte, tra le quali il diabete, l’ atero-sclerosi, problemi cardiaci, ipertensione, ipercolesterolemia, obesità, tabagismo e alcolismo, problemi alla prostata e ormo-nali, depressione e assunzione di psicofar-maci. Molti uomini mostrano riluttanza a

parlare della propria attività sessuale con la propria partner e ciò diventa ancor più difficile quando si tratta di riconoscere una problematica e affrontarla con una figura professionale. L’importanza dei fattori psicologici ed organici si potrà determi-nare solo in base ad un’accurata anamnesi fatta da un medico e da uno psicologo. E’ molto importante prestare attenzione alla salute in generale del paziente poiché anomalie di tipo endocrino o vascolare possono essere facilmente evidenzia-te così come è indispensabile escludere un diabete mellito, mentre altri tipi di

patologie possono restare silenti e non far destare alcun sospetto. Tuttavia, a livello emotivo, la paura di fallire e differenti meccanismi emozionali contribuiscono a peggiorare la qualità della vita di un uomo e della sua partner. In questa fase

è possibile che s’inneschino una serie di comportamenti che se non presi in seria considerazione possono minare il difficile cammino della definizione reale della problematica. L’aspetto razionale in questo momento, subendo le pressio-ni corporee e fantastiche, può non essere sufficientemente consapevole e lasciare che la crisi emotiva prenda il soprav-vento. Bisogna ricordare che gli aspet-ti psicologici dell’erezione riguardano molteplici dinamiche. La propria storia di vita, la percezione di sè, la struttura di personalità, le relazioni avute durante il percorso di crescita, lo sviluppo psi-cosessuale, l’immagine ed il modello di

virilità di riferimento, il rapporto di cop-pia sono le aree da andare ad esaminare. La gestione della vita quotidiana spesso non aiuta ad affrontare in maniera atten-ta questa problematica e le difficoltà che essa comporta. Ritmi lavorativi troppo serrati, cattiva gestione del ritmo sonno/veglia, alimentazione scorretta, inibizione dei segnali di stop che il nostro corpo co-stantemente invia per proteggere il nostro equilibrio bio-psico-sociale, contribuisco-no alla cronicizzazione di un evento che se visto preventivamente può essere af-frontato in maniera risolutiva.

Quando “lui” non rispondeR U B R I C A

Pina Savorra [email protected]

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Domenica 11 novembre 2012

ELEZIONI USA 2012: IL 45ESIMO PRESIDENTE E’ DI NUOVO OBAMA

M O N D O

Angelo [email protected]

Mitt o Barack, repubblicani o democratici il manager delle multinazionali o il pri-mo afroamericano presidente ; gli elettori statunitensi si sono trovati dinanzi a que-sta ardua scelta, che in un modo o nell’ altro condizionerà le sorti della politica mondiale. Negli States in questi giorni si è vissuto di “pane e campagna elettorale”: grandi proclami, propaganda quotidiana iconografie dei candidati , siti web, co-mitati ,spille, cappelli e maglie con primi piani stilizzati. Analizzando i programmi dei due “competitors” alla “Casa bianca”, per quanto riguarda l’ economia, Obama ha intenzione di aumentare l’aliquota per i ricchi (coloro che guadagnano più di 200mila dollari) di tre punti percentuali, mentre promette di ridurre il debito pub-blico di quattromila miliardi in dieci anni; il repubblicano puntava, invece, maggior-mente alla riduzione delle tasse da redditi d’impresa ed avanzava anche l’ipotesi di abolire l’Obamacare (riforma sanitaria), per far rientrare 500 miliardi di debi-to all’ anno. Sul fronte dei temi sociali , dove realmente ci si è giocati la partita, il democratico punta sulle donne, i giova-ni e le minoranze ,in particolare gli ispa-nici; renderebbe, inoltre, sostanziale la regolazione dei figli degli immigrati, dei matrimoni gay e della libera scelta della

donna in tema di aborto e contraccezio-ne, Romney contestava quasi totalmente tale “modus operandi” ed era favorevo-le alla creazione di una barriera tra Usa e Messico. Nel campo dell’istruzione il presidente uscente vuole consolidare i fondi federali per ricerca e università, raf-forzando le iniziative di accesso alle borse di studio su base competitiva; il manager di Detroit era intenzionato ad aprire sem-pre di più al settore privato per facilitare la libera concorrenza. “Last but not least” c’era la politica estera e la difesa, grande campo di battaglia dove le due forze po-litiche hanno sempre avuto duri scontri, il presidente del popolo blu(democratico) ha una linea pragmatica di fronte alle crisi internazionali e al terrorismo, per quest’ultimo prevarrà un approccio passi-vo e cauto , operando un taglio delle spese militari di 500 miliardi di dollari entro il 2020. Mitt Romney negli ultimi discorsi aveva , invece ,individuato plurimi nemi-ci d’oltreoceano, la Russia in primis , la Cina , la Siria e la sempre viva minaccia iraniana, mostrandosi intenzionato a man-tenere il pugno duro sui tagli alle spese militari. Nel sistema elettorale americano gli elettori non votano direttamente per i due candidati in corsa ma per una lista di 538 “grandi elettori” del loro stato legata

ad un candidato. I Grandi elettori sono di-stribuiti nei 50 stati su base demografica; per diventare presidente serve la metà di questo numero più uno: 270. Questa volta ha determinato il risultato la posizione dei c.d. Swing State, stati che non sono tradi-zionalmente a maggioranza democratica o repubblicana, per questo motivo è in que-sti luoghi che si sono concentrati gli sforzi maggiori dei candidati; l’ “Ohio”, uno di questi, è stato decisivo per la riconferma del mandato quadriennale a Barack Oba-ma, che appena eletto ha dichiarato: «Il meglio deve ancora arrivare», speriamo sia così, buona fortuna Mr. President. Nel paese a stelle e strisce il sistema elettorale è realmente rappresentativo del volere po-polare , dove i grandi elettori , una volta schieratisi non possono tradire la scelta, per l’uno o per l’altro candidato , in segno di coerenza ed etica politica; un po’ come da noi, dove il fenomeno del saltimbanco è all’ordine del giorno; ma non dobbiamo preoccuparci, perché anche da noi si fan-no le primarie come negli usa, anche da noi la politica è molto sentita e gli addetti ai lavori credono nel paese, anche da noi i prossimi candidati offrono programmi ricchi di contenuti , si , anche da noi...

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