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ISSN: 2039/7070 Direzione Editoriale: Michele Spena - redazione: Viale della Regione, 6 Caltanissetta - Tel/Fax: 0934 594864 - Stampa: STS S.p.A. Zona industriale Vª Strada, Catania - Reg. Tribunale di Caltanissetta n° 224 del 24/02/2011 Febbraio Anno II Num. 19 Poste Italiane S.p.A. - Sped. in Abbonamento Postale D.L. 353/2003 conv. N. 46 art. 1 comma 1. Sud /CL Mensile di approfondimento FREE PRESS Si Muos, no Party! Sicilia vs USA, come nirà ? Museo della Zolfara “La vita è una avventura colorata” Concorso blindato & ca è “vietato” Centro storico decadente, per la Provvidenza è il momento del rilancio ? Ambiente Cultura Fatti & Quartieri www.ilfattonisseno.it scrivi alla redazione: lettere@ilfattonisseno.it segue a pag 3 Il sogno a volte non svanisce all’alba a causa di un naturale risveglio; qualche volta invece si materializza in amara re- altà per colpa dell’ignoranza, della ma- lafede, della stupidaggine e perno per prese di posizioni politiche ottuse e me- schine. Se all’uomo si toglie il privilegio di sognare l’uomo è morto, strangolato dalla realtà. Il ponte non si deve fare! Si tratta di delirio collettivo ? Di epidemia di irrazionalità ? I Fatti di Etico P alazzo del Carmine non vive un momento di grande feeling con i “suoi” lavoratori. Dap- prima una circolare che disciplina la pausa del caè, poi il concorso di 44 posti riservato ai precari ed oggetto di molte critiche ed inne, la “spari- zione” dell’ex premio incentivante. a pagina 2 alle pagine 14 e 15 alle pagine 8 e 9 I l quartiere Provviden- za, uno dei più antichi della città, nasce dopo gli “Angeli”, intorno al ‘500. Alla Provvidenza abitava- no gli artigiani, quella che oggi potremmo denire la piccola borghesia. Il rione oggi risulta più che mai degradato, decadente e spesso succube della mi- cro criminalità. segue a pagina 38 a pagina 4 Politica La sistemazione dei ven- ditori di cibo da stra- da nel percorso dei riti della Settimana Santa è una questione che si ri- presenta annualmente. Dicile contemperare le esigenze degli imprendi- tori “del gusto” (che de- vono essere giustamente tutelati) con l’aspettativa dei nisseni che vorreb- bero maggiore decoro. L’ultima parola spetta all’Amministrazione Co- munale: ha la “forza” di mediare e decidere? Aspettiamo una risposta. a pagina 21 Gastronomia da strada e Settimana Santa, matrimonio “di cile” Società di D. Polizzi di S. Mingoia di L. Ingrassia di F. Falci di V. Pane Sanità: Riduzioni dolorose, C.R.I.M. è “vera” gloria ? a pagina 17 Il servizio sanitario regionale colpito dalla scure dei tagli: tolti 200 milioni di euro. ASP CL: è emergenza GIUSTIZIA Povera alle pagine 28 e 29 di O. Barba

il Fatto Nisseno - febbraio 2013

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mensile di approfondimento su Caltanissetta e provincia

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Page 1: il Fatto Nisseno - febbraio 2013

ISSN

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Direzione Editoriale: Michele Spena - redazione: Viale della Regione, 6 Caltanissetta - Tel/Fax: 0934 594864 - Stampa: STS S.p.A. Zona industriale Vª Strada, Catania - Reg. Tribunale di Caltanissetta n° 224 del 24/02/2011

FebbraioAnno II Num. 19 Poste Italiane S.p.A. - Sped. in Abbonamento Postale D.L. 353/2003 conv. N. 46 art. 1 comma 1. Sud /CLMensile di approfondimento

FREE PRESS

Si Muos, no Party!Sicilia vs USA,come !nirà?

Museo della Zolfara“La vita è una

avventura colorata”

Concorso blindato& ca"è “vietato”

Centro storico decadente,per la Provvidenzaè il momento del rilancio?

Ambiente

Cultura

Fatti & Quartieri

www.ilfattonisseno.itscrivi alla redazione: [email protected]

segue a pag 3

Il sogno a volte non svanisce all’alba a causa di un naturale risveglio; qualche volta invece si materializza in amara re-altà per colpa dell’ignoranza, della ma-lafede, della stupidaggine e per!no per

prese di posizioni politiche ottuse e me-schine. Se all’uomo si toglie il privilegio di sognare l’uomo è morto, strangolato dalla realtà.

Il ponte non si deve fare! Si tratta di delirio collettivo? Di epidemia di irrazionalità?

I Fatti di Etico

Palazzo del Carmine non vive un momento di grande feeling con i “suoi” lavoratori. Dap-

prima una circolare che disciplina la pausa del ca"è, poi il concorso di 44 posti riservato ai precari ed oggetto di molte critiche ed in!ne, la “spari-zione” dell’ex premio incentivante.

a pagina 2

alle pagine 14 e 15

alle pagine 8 e 9

Il quartiere Provviden-za, uno dei più antichi della città, nasce dopo

gli “Angeli”, intorno al ‘500. Alla Provvidenza abitava-no gli artigiani, quella che

oggi potremmo de!nire la piccola borghesia. Il rione oggi risulta più che mai degradato, decadente e spesso succube della mi-cro criminalità.

segue a pagina 38 a pagina 4

Politica

La sistemazione dei ven-ditori di cibo da stra-da nel percorso dei riti della Settimana Santa è una questione che si ri-presenta annualmente. Di#cile contemperare le esigenze degli imprendi-tori “del gusto” (che de-

vono essere giustamente tutelati) con l’aspettativa dei nisseni che vorreb-bero maggiore decoro. L’ultima parola spetta all’Amministrazione Co-munale: ha la “forza” di mediare e decidere?Aspettiamo una risposta.

a pagina 21

Gastronomia da strada eSettimana Santa,matrimonio “di#cile”

Societàdi D. Polizzi

di S. Mingoia

di L. Ingrassia

di F. Falci

di V. Pane

Sanità: Riduzioni dolorose,C.R.I.M. è “vera” gloria?

a pagina 17

Il servizio sanitario regionale colpito dalla scure dei tagli: tolti 200 milioni di euro. ASP CL: è emergenza

GIUSTIZIAPovera

alle pagine 28 e 29di O. Barba

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Febbraiowww.ilfattonisseno.it2

Direzione Editoriale

Michele Spena

Direttore responsabile

Salvatore Mingoia

Collaborazioni:

Ivana Baiunco

Osvaldo Barba

Alessandro M. Barrafranca

Rita Cinardi

Alberto Di Vita

Etico

Fiorella Falci

Giuseppe Alberto Falci

Filippo Falcone

Salvatore Falzone

Gaia Geraci

Annalisa Giunta

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Lello Kalos

Donatello Polizzi

Laura Spitali

Giovanbattista Tona

Disegno  graficoMichele Spena

Impaginazione

Claudia Di Dino

Distribuzione

Giuseppe Cucuzza

Redazione

Viale della Regione, 6

Caltanissetta

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Due milioni di visite. Due milioni di volte grazie, ai nostri lettori. Il 31 gennaio 2012 alle 11:14 il

nostro sito ha registrato la due milione-sima visita. Non neghiamo un sussulto di gioia e soddisfazione, di aver raggiun-to in due anni, un risultato statistico così importante ma altrettanto corposo è il senso di responsabilità che guida ed in-dirizza il nostro agire. Ricordiamo con un pizzico di tenerezza il “nostro” primo giorno on-line, il 31-01-2011; in quella giornata ricevemmo ottanta visite: era-vamo emozionatissimi, ci parve una cifra “spaventosa”. Il pezzo più letto fu quello che riguardava la serata conclusi-va del ventesimo Festival Città Di Calta-nissetta (8 visite), seguito da un articolo in cui Scarpinato (destino vuole che sia in prima pagina nel numero di questo mese), in occasione dell’inaugurazione dell’anno giudiziario parlava di un mo-dello della legalità da esportare (6 visite). Molto acqua è passata sotto i ponti anzi sono passate centinaia di migliaia di vi-site. Informare è un compito arduo, ricco di di!coltà che cerchiamo di attuare con il massimo impegno, serietà ed impar-zialità. Non siamo stati esenti da errori e ce ne scusiamo ma nelle occasioni in cui abbiamo sbagliato, lo abbiamo fatto per eccesso di zelo, per maniacale scrupolo-sità ma mai per parzialità o volontaria-mente. Crediamo che almeno “due mi-lioni” di ragioni plausibili, confermino

la bontà del nostro agire. Ogni notizia tentiamo sempre di documentarla con i fatti, quando ci troviamo a dover parlare di un qualsiasi argomento e auspicabile un’adeguata preparazione, non servono conoscenze straordinarie, ma almeno quelle basilari per sostenere ciò che scri-viamo. Crediamo che il ruolo dell’infor-mazione sia quello di informare, come dice la parola stessa, senza se e senza ma. In questo inizio di secolo siamo passati da un sistema con mezzi di comunica-zione che inviavano informazioni a un pubblico “rassegnato” solo a riceverle, ad un sistema diverso e rivoluzionato. Oggi chiunque abbia nozioni di base nell’uso del computer e della rete inter-net può aprire un blog collegato a pro"li Facebook e Twitter, e la propria webtv su Youtube per convertirsi in “mezzo di comunicazione”. Anche i siti dei princi-pali media si sono trasformati con l’in-serimento di spazi, dove il pubblico può commentare e intervenire attraverso i social network, integrando l’informazio-ne contenuta negli articoli. In alcuni casi può aggiungere foto e video. E’ cambiato il lavoro del giornalista, cui si richiedono articoli che possano essere completati ed implementati dai lettori. Quasi fosse un “work in progress”. Il vostro aiuto, i vostri commenti, le vostre indicazioni, sono per noi basilari. In due anni abbiamo registrato ben 12.467 commenti; questa non è l’unica cifra che sottoponiamo alla vostra attenzione. Due milioni di visite;

674.987 visitatori unici; 5.282.858 visualizzazioni di pagine; due minuti e 49 secondi la durata media di una visita; 7180 articoli pubblicati. Un #uire di numeri che, da un lato, ci travolge, ma dall’altro ci spinge ad impegnar-ci ancora di più; desideriamo che abbiate la certezza che la "ducia, che avete in noi, sia ben riposta, sia un investimento che deve fruttare: il frutto

è rappresentato da un’in-formazione libera, che sia di spunto per la ri#essione dei cittadini e per la cre-scita della nostra amata città. Questo non è punto di arrivo ma una stazione di transito. La nostra azio-ne editoriale si arricchisce di nuovi contenuti e di tante novità. Ricordiamo in"ne l’applicazione per smartphone che può esse-re scaricata dal nostro sito www.ilfattonisseno.it

Le legioni dei dipendenti comuna-li di Palazzo del Carmine, sotto la pressione della recente circolare

del dirigente del settore Risorse Uma-ne, il vice Segretario Angela Polizzi, che ha regolamentato anche la pausa ca$è, vanno alla guerra in ordine spar-so. Un drappello, circa un centinaio si sono autotassati per a!dare ad un le-gale il ricorso al Tar per l’annullamen-to in autotutela della selezione interna a quarantaquattro posti, riservato in via esclusiva ai precari, bandito dall’ammi-nistrazione del sindaco Michele Cam-pisi che rischia di scontentare tutti; i precari da stabilizzare ed i dipendenti di ruolo che aspirano a mansioni supe-riori. La selezione, come è noto, pre-vede l’assunzione di cinque lavoratori con la quali"ca di istruttore ammini-strativo categoria D, diciassette posti di agente di polizia municipale categoria C, ventuno posti di istruttore ammini-strativo categoria C e un posto di vigi-latrice d’infanzia categoria C. Un ban-do che ha generato dei malumori tra i dipendenti e i disoccupati esterni di al-tri comuni dell’isola. Il primo ricorso al Tar infatti reca la "rma di tre altrettanti aspiranti concorrenti di un comune del palermitano. In buona compagnia dei tre concorrenti esterni adesso c’è anche

il piccolo esercito di dipen-denti comunali, ex precari di categoria B, per cui dopo la raccolta dei quattrini hanno solo da scegliere a chi a!dare l’incarico del ricorso. Il con-corso così come concepito blinda i lavoratori precari del comune attraverso il mecca-nismo della valutazione dei titoli che assegna ai dipen-denti comunali un punteg-gio altissimo nella quali"ca di appartenenza. Alla guerra contro amministrazione e dirigenti vanno pure una nu-trita schiera di comunali che reclamano l’ormai ex premio incentivante: voce che tra-dotto in cifre per i lavora-tori del comune signi"cava percepire un sorta di “una tantum” equivalente ad una mensilità che annualmente veniva ver-sata come incentivo per l’attività svolta. Di colpo è stato cancellato. Qualcuno dei dirigenti, che si è alzato di buon mattino, ha deciso di cancellare quella voce a sostegno dei lavoratori del co-mune. Anche questi defraudati hanno deciso di andare davanti al giudice. Va detto che in prima istanza la richiesta

dei lavoratori è stata respinta da giudice del lavoro. Adesso si è aperto il secon-do fronte con la decisione di ricorrere in appello. A mettere del sale nelle fe-rite dei comunali ci ha pensato il vice segretario generale Angela Polizzi con la recente freschissima circolare che li-mita la pausa ca$è e l’orario di ingresso e di uscita dal posto di lavoro, agitan-

do anche lo spauracchio di pesanti provvedimenti disciplinari nei confronti dei trasgressori. Non si entra prima delle 7,45 e l’accesso all’edi"cio comu-nale è soltanto dall’attuale ingresso del municipio (locali ex Torregrossa). Andiamo adesso alla fa-mosa pausa ca$è. I dipen-

denti che en-trano

dopo la t i m -bratura “devono immediata-mente raggiungere senza indugio il po-sto di lavoro”. Per cui non è consentito timbrare ed uscire per parcheggiare l’auto lasciata in via provvisoria o per andare al bar per il consueto ca$è. “La

pausa ca$è che si riferisce ad un breve break, è consentita soltanto dopo un congruo periodo di lavoro”. La circolare della dirigente richiama alcuni recenti pronunciamenti del Tar secondo cui la pausa ca$è al primo turno di lavoro è da ritenere non giusti"cabile. In ogni caso anche per la pausa ca$è i lavorato-ri non potranno fare a meno di timbra-re ed indicare la motivazione dell’uscita dal posto di lavoro. Un altro aspetto da non sottovalutare sono i ricorsi, mol-tissimi, e il contenzioso aperto da altri impiegati che reclamano il riconosci-mento delle mansioni superiori; cioè di una promozione per l’attività che sono stati chiamati a svolgere rispetto a quella originaria. La risposta immedia-ta, da parte del dirigente del settore o del segretario generale, a fronte di una simile richiesta non si è fatta attende-re: ridimensionamento dell’incarico e trasferimento immediato in altro set-tore. Questo per la parte che riguarda il comune in attesa del pronunciamento del giudice. Ci avevano abituati ad una antica locuzione latina “promoveatur ut amoveatur”. A Palazzo del Carmine nemmeno la soddisfazione della pro-mozione; tutto il contrario, ridimen-sionamento e trasferimento, ma niente frusta grazie a Dio.

In Municipio“Tutti felici e contenti”

di visite: grazie!

di Salvatore Mingoia

Fatti & Palazzo del Carmine

2.000.000

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Febbraio www.ilfattonisseno.it 3

Si sono pentiti tutti. Addirit-tura 38 in un colpo solo. Lo scorso mese di novembre i

componenti di una delle più note famiglie di Nuova York si sono dichiarati colpevoli davanti a una commissione d’inchiesta. Proba-bilmente il più grosso pentimen-to di tutta la storia della ma!a. E proprio per questo non faremo né nomi né tantomeno cognomi. Quasi inutile poi ricordare l’estre-ma soddisfazione del Federal Bu-reau of Investigation.Roba da far rivoltare nella tomba Lucky Luciano, che la “Cosa Loro” l’aveva inventata, organizzata ed esportata, mettendoci a capo uno tutto casa e ‘cosa’ come Joe Bonan-no, l’ultimo a morire dei big boss americani. Quindi con una visione di lungo periodo degna di un Papa. Ma questo è soltanto uno dei moti-vi per i quali Luciano, nel numero di !ne millennio (dicembre 1999) della rivista Time, è stato inserito tra le 20 personalità più in"uenti del ‘900. Il primo della lista era Albert Einstein. Nel gennaio del 2012, tra l’altro, sono ricorsi i 50 anni dalla morte (per attacco cardiaco all’aeropor-to di Napoli, nel 1962) dell’uomo venuto da Lercara Friddi (PA), che all’America fu obbligato dal padre, un operario tutto casa e lavoro, a cambiare il cognome da Lucania in Luciano per non disonorare la famiglia con la sua condotta di vita. Lucky poi, fortunato, perché sopravvisse a un atroce liscebusso durante il quale fu menato, sfregia-to e lasciato appeso per la scapola a un gancio da macellaio.Tuttavia, un anticipo sul dividen-do della soddisfazione l’FBI l’ave-va avuto qualche mese prima, nell’aprile del 2011. Quando un collaboratore di giustizia raccontò

davanti al tribunale di New York la vicenda della sua a#liazione. Un fatto già intuito sia dagli inquirenti che dalla magistratura giudicante. Mai nessuno però lo aveva con-fermato né descritto così nel det-taglio.Il giorno prestabilito il candida-to venne prelevato a Manhattan e

portato in un bar del

Bronx,dove gli chiesero di depositare gli e$etti persona-li: orologio, braccialetti, collana, documenti, soldi e pistola. Poi incappucciato lo portarono in un appartamento dove un picciotto facente funzioni di usciere lo fece ‘accomodare’ nel bagno, sostenen-do che le altre stanze erano occu-pate da altri candidati.Nella camera d’a#liazione, intan-to, la scena era la solita di sempre, carica della sua ritualità: a !nestre sbarrate due uomini d’onore sta-vano seduti a un tavolo sul quale era posata una pistola, una candela accesa, qualche ago e immaginette di santi. Arrivato il suo turno il candi-dato viene raggiunto in bagno

dall’usciere che gli intima di spo-gliarsi nudo: “ti devi spogliare!”. “Ma come?”. “Vabbé le mutande te le puoi tenere. Quando hai !nito mettiti questo accappatoio”. Incuriosito – e malcelatamente di-vertito insieme al resto dei presenti in aula – l’avvocato dell’accusa ha chiesto al pentito il perché di que-sta messa in scena anche umiliante per chi la deve subire. Ha risposto

che secondo lui era un accor-gimento per

evitare che i can-didati avessero addosso un regi-stratore o peggio una telecamera.Mutande a parte resta da chiedersi dove stia andando la ma!a ameri-cana. La cui parabola se non a$a-ristica quantomeno ‘morale’ è in evidente fase discendente da 50 anni a questa parte. E la scena cri-minale americana è sempre di più in mano ai e alle latinos. Nell’attesa di un nuovo codice d’omertà non ci rimane che “quello che le donne non dicono”, che potremmo bat-tezzare “donnertà”, quella sì ancora in grado di confondere e depistare l’avversario, sia vestita, sia tanto più desnuda.

Il mondo corre ve-loce. E le informa-zioni an-

cora di più. Si dice infatti che il battito

d’ali d’una farfalla in un luogo qualsia-si del pianeta Terra possa causare una tempesta da tutt’altra parte. È la teoria della globalizzazione. Ma

è davvero così? Quali sono realmente le persone, le idee e i fatti internazionali in grado di in"uire sulla vita di una !n troppo tranquilla cittadina dell’entro-terra siciliano? IlFattoGlobale nasce per scoprirli. Un contributo libero, disinteressato e perchennò ironico e disincantato, ma sempre umano, alla presentazione di personaggi, all’analisi dei fatti e alla circolazione delle idee. Come la !nestra di un qualsiasi stabile abbandonato nel centro storico di Caltanissetta, ma a$acciata su un curtiglio più grande: il mondo.

Se poi i sogni appartengono ad un’inte-ra civiltà, o a intere civiltà, se apparten-gono alla storia millenaria di un popolo, se realizzandoli si a$erma il sacrosanto principio della supremazia dell’uomo in quanto tale ed invece vengono infranti come una banale storiella di una remota contrada insigni!cante allora possiamo parlare senza timore di smentita di delit-to e morti!cazione. Una scon!tta senza possibilità di rivincita. Morte.E’ questo sentimento di mestizia e vergo-gna che dovrebbe pervadere ogni sicilia-no, ogni italiano, ogni uomo del mondo di fronte alla ostinata volontà di dire NO al Ponte di Messina. Fanno tutti a gara

politici, opinionisti, sindacalisti, e tutti gli “isti” autoreferenziali a favore di teleca-mere a stracciarsi le vesti per dimostrare che l’opera delle opere, il vero autentico mito della nostra civiltà, l’unica vera grande opera utile e intelligente della no-stra epoca, sia da annullare. E lo fanno con cattiveria, con cinico giustizialismo, con acredine come se il Ponte costituis-se il male dei mali, l’unica vera sciagura dell’Italia e della Sicilia. Nella migliore delle ipotesi si a$erma che la costruzione del collegamento fra Scilla e Cariddi è una spesa enorme e insoste-nibile. Ignoranti! Incolti! Disinformati! E anche in malafede!Allora diamo delle informazioni precise trascurando quelle di carattere tecnico, a$ascinanti, che si possono ricavare da centinaia di siti web:- Nell’ottobre 2005 l’Associazione Tem-poranea di Imprese Eurolink S.C.p.A. ha vinto l’appalto di General Contractor per la realizzazione del Ponte sullo Stretto di Messina.L’iniziale valore della gara di 4,4 miliardi di euro si è ridotto, per e$etto del ribasso o$erto, di circa il 12% pari a 3,9 miliardi di euro. Il Contraente Generale si è as-sunto anche il rischio tecnico della realiz-zazione dell’opera. Il contratto di assun-zione dell’obbligazione alla realizzazione

dell’opera è stato !rmato dalla capogrup-po mandataria Impregilo S.p.A. e da altri soggetti di grande caratura.- I tempi di realizzazione previsti sono di poco più di 5 anni.- Nei 3,88 miliardi di costo del Ponte sono già inserite parecchie opere di ri-quali!cazione delle infrastrutture nelle zone circostanti, ossia, dalla strada statale 106 Ionica, alla parte !nale della Saler-no-Reggio Calabria, con un occhio di riguardo alle autostrade siciliane. Stesso discorso dicasi per l’ambito ferroviario.- Nel 2009 il Cipe ha deliberato uno stanziamento pari a 1,3 miliardi di euro in sostituzione dei fondi ex Fintecna, in

precedenza destinati al Ponte e succes-sivamente versati al bilancio dello Stato per altri scopi. Quindi a oggi l’impegno dello Stato per la realizzazione delle ope-re è pari ad un terzo dell’importo totale. In pratica quanto il costo del raddoppio della Caltanissetta-Agrigento, o uno dei lotti della Salerno Reggio Calabria, un quinto (!) del Mose di Venezia, quanto il passante di Mestre, giusto per fare degli esempi. Il resto dei soldi lo mettono i pri-vati che addirittura interverrebbero ben oltre la percentuale prevista.E invece no! Il Ponte non si deve fare! In un delirio che ormai accumuna tutti si va verso uno dei più grandi contenzio-si della storia. Perché i contratti !no ad ora !rmati si devono onorare e i costi sostenuti si devono pagare. Il Decreto del Governo Monti che !ssa massimo al 10% il tetto massimo delle penali non si regge in piedi e da più parti ormai si da per scontato che il costo dell’eventuale contenzioso possa pesare quanto il costo della realizzazione del ponte stesso. La domanda sorge spontanea. Ma si tratta di delirio collettivo? Di panico di$uso? Di epidemia di irrazionalità? E cosa rac-conterebbe oggi Plinio il vecchio che già secoli prima di Cristo raccontava di un ponte su barche che servirono ai roma-ni per portare in Continente 140 elefanti rubati ai Cartaginesi? Etico

“Il male dei mali”

La ma!a desnuda

EticoI fatti di

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Ridurre il già esiguo numero dei magistrati in servizio a Calta-nissetta, chiusura dei piccoli

tribunali periferici come quello di Ni-cosia. Sono alcuni dei “regali” che l’at-tuale classe politica o tecnico-politica, sta meditando di fare o ha già fatto al territorio del Distretto della Corte d’Appello di Caltanissetta.La chiusura del Tribunale di Nicosia è cosa praticamente fatta, ma a breve il Tribunale di Caltanissetta potrebbe perdere 6 posti di magistrati in or-ganico (da 26 si scenderebbe a 20), 2 salterebbero in Procura (dagli attuali 14 a 12). A Gela verrebbero tagliati 3 posti in Tribunale (da 12 a 9) ed uno in Procura (da 5 a 4 posti). Ad Enna verrebbero tagliati 6 posti in Tribunale (l’organico è di 9 posti di giudice) e 2 posti di sostituto in Procura (la pianta organica attuale ne prevede 4). Il tutto sulla base di una revisione delle piante organiche che trae origine da un mero calcolo statistico che tiene conto del rapporto tra popolazione e procedi-menti sopravvenuti a carico di soggetti noti. Non va nemmeno dimenticato che il Tribunale e la Procura Minorile hanno organici ancora più esigui con 3 posti di giudice ed un solo sostituto, oltre al presidente del Tribunale per i minorenni ed al procuratore capo dei Minori. E dire che poco tempo fa gli u!ci giudiziari del distretto avevano chiesto l’ampliamento della pianta or-ganica, che verrà invece concessa a Tri-bunali del nord Italia che vivono una situazione dei loro territori ben diversa da quella siciliana, In Sicilia, in totale, verranno tagliati 69 posti di magistrati.Sorge spontanea una domanda: ma quante indagini - anche per reati come omicidi, associazione ma"osa, per non parlare di usura ed estorsione - nascono a carico di soggetti che inizialmente sono igno-ti? Basti pensare solo alle nuove inchieste sulle stragi di Capaci e via D’Amelio.

E’ normale non tenere conto di certi aspetti? E’ normale non tenere conto dei procedimenti di Misure di Pre-venzione, ovvero quelli che mirano ad aggredire i patrimoni costruiti grazie ad attività illegali "no troppo spesso riconducibili alle attività delle cosche ma"ose presenti sul territorio? E’ normale, inoltre, non tenere conto del fatto che gli organici dei magistra-ti non sono mai coperti al massimo e che spesso i Tribunali devono fare i salti mortali per comporre i collegi giu-dicanti e lo stesso deve fare la Procura con i sostituti per le attività di udienza, che si a!anca a quella di indagine?A Governi e Ministeri questo non sem-bra importare molto e raramente, per la verità, è sembrato importare molto a tanti componenti della classe politica locale e nazionale che sui temi di giusti-zia spesso intervengono per parlare di processi di loro colleghi ritenuti “perse-guitati”, per parlare di lobby riferendosi

sia agli avvocati che ai magistrati, per ipotizzare tagli sulle inter-cettazioni e sugli strumenti a disposizione di Procure e forze dell’ordine, invece di a#rontare i reali problemi del settore.

Basta fare un giro al Palazzo di Giustizia di Caltanissetta

in determinate gior-nate per sco-

prire che il Tribunale penale fa udienza con tre collegi diversi: ma si tratta di collegi presieduti da tre magistrati di-versi, ma con i giudici a latere che spes-so coincidono. Succede così che i tempi delle udienze si allungano: testimoni ed

imputati sono costretti ad attese di ore e spesso non viene loro data la benché minima indicazione dell’orario (quan-tomeno approssimativo) in cui verrà

chiamata l’udienza che li interessa. Basta andare in Corte d’Appello per ve-dere che spesso ci sono incompatibilità di consiglieri e presidenti di sezione e ogni giorno devono cambiare anche lì diversi collegi. Il settore civile non sta

meglio con i trasferimenti e le applica-zioni di magistrati al penale ed anche lì si allungano i tempi di de"nizione dei procedimenti, che già di per sé non sono certo brevi.Gli avvocati ed i magistrati del distretto stanno cercando di avviare delle inizia-tive per sensibilizzare le Istituzioni al

problema. L’avvocatura - rappresentata dai Consigli degli ordini forensi del di-stretto, dalla Camera Penale, dalla Ca-mera Civile nissena e dall’Organismo

unitario dell’avvocatura - ha indetto una conferenza stampa durante la qua-le il problema è stato avanzato e non è escluso che possano essere intraprese forti iniziative di protesta. Su questo si sono espressi gli avvocati Salvatore Daniele, Francesco Panepinto, Giu-seppe Iacona, Giuseppe Spampinato e Michele Riggi.L’associazione nazionale magistrati, la cui sezione nissena è guidata dal dott. Giovanbattista Tona, sta cercando di fare lo stesso ed ha lanciato un appel-lo al presidente della Regione Sicilia Rosario Crocetta, che può partecipare ai Consigli dei ministri con dignità di ministro, di intervenire e far sentire la voce della Sicilia. Nei giorni scorsi sia il deputato nazionale del Pdl Alessandro Pagano ed il sindaco Michele Campisi hanno a#ermato che una cosa del ge-nere non è tollerabile.

Intanto avvocati e magistrati si sono in-contrati diverse volte nelle ultime setti-mane ed i problemi della giustizia nis-sena sono stati ribaditi dal presidente della Corte d’Appello Salvatore Cardi-nale, dal procuratore generale Roberto Scarpinato, dal presidente del Tribuna-le Claudio Dall’Acqua e dal procuratore capo di Caltanissetta Sergio Lari.Adesso però è necessario fare qualcosa, o si rischia la paralisi dell’attività giudi-ziaria e questo comporterebbe, come hanno sottolineato avvocati e magi-strati, il rischio di non potere garanti-re una giustizia rapida ed e!ciente al cittadino con il rischio che diminuisca sempre di più la "ducia nella giustizia stessa ed il ricorso a pratiche illegali per vedere garantiti i propri diritti. Che in quel caso non sarebbero più diritti, ma sarebbero quasi da considerare dei pri-vilegi. E’ normale?

www.ilfattonisseno.it4 Febbraio

L’avvocatura distret-tuale “Si rischia la paralisi”. L’Anm: “Crocetta intervenga”

Scarpinato: “Garantire una giustizia rapida ed e!ciente è segno di credibilità”

Il Ministero della Giustizia ha proposto di eliminare 8 posti di magistrato a Caltanissetta, 8 ad Enna e 4 a Gela

Sopra da sinistra il presidente del Tribunale Claudio Dall’Acqua, il presidente della Corte d’Appello Salvatore Cardinale e il presidente dell’Ordine degli avvocati di Caltanissetta Giuseppe Iacona. In alto il procuratore generale Roberto Scarpinato

Previsti tagli negli organici La Giustizia rischia la paralisi

di Vincenzo Pane

Pianeta Giustizia

15.982i procedimenti civili

de!niti negli u"ci del distretto

i procedimenti penali conclusi in dibattimento

i fallimenti pendenti

quelli de!nitivi

2.426

666

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www.ilfattonisseno.it6 Febbraio

Reati e criminalità in genere sempre più in aumento: cronaca sempre più piena di storie di ragazzi, molto spesso minori, protagonisti dei più e!erati de-litti. Per a!rontare questo delicato ar-gomento non potevamo che rivolgerci a chi quotidianamente dei più giovani e dei loro crimini si occupa: Simona Filoni, magistrato della Procura per i minorenni di Caltanissetta. Di origini leccesi, ha lavorato per la prima volta nel capoluogo nisseno nel settem-bre’99. Una donna dal pugno duro, determinata, una che non molla, che crede nei valori dello Stato, che ama il suo lavoro e a cui dedica l’intera gior-nata: in altre parole un “terremoto”, come la chiamano i suoi collaboratori. Laurea a 21 anni, Consigliere di prefet-tura a Mantova a 23, magistrato dal ’97 in varie parti d’Italia: una carriera im-portante quella della Filoni che, dopo aver ricevuto vari incarichi, dal marzo 2010 è proseguita stabilmente come sostituto procuratore nella Procura

nissena dove, dal 10 gennaio 2013, ha inoltre assunto le vesti di procura-tore facente funzione. Nel corso della lunga chiacchierata insieme, si parla inevitabilmente delle soddisfazioni ma anche delle di"coltà e dell’importan-za di un lavoro che decide della vita di altre persone, della scarsezza di mezzi e delle pesanti carenze di organico. La Procura dei minori nissena si occupa di un bacino abbastanza vasto e pur-troppo anche molto critico, ovvero quello di Enna, Gela, Nicosia e Calta-nissetta. A tal proposito, il procuratore ci fa come una fotogra#a della realtà criminale minorile di questi territori.

“Negli ultimi anni c’è stato un aumen-to esponenziale del numero di reati commessi da minorenni: in media vengono registrati 60-70 arresti in $agranza annui. Si è inoltre abbassata l’età in cui i minori delinquono per la prima volta ed è aumentata la gravità del primo crimine: non ci si aspette-rebbe, ma spesso accade, a di!erenza di qualche anno fa, che un ragazzino a 15 anni abbia già compiuto una rapina, un omicidio o si sia reso autore di una violenza sessuale. Un forte aumento hanno avuto anche i furti e lo spaccio di sostanze stupefacenti: delitti per i quali Gela batte di gran lunga Calta-nissetta”. L’aumento dei crimini com-messi dai minori, come ci conferma il sostituto procuratore, è inoltre legato alla cattiva ed erronea convinzione, di!usa tra i grandi ed ingenerata nei più piccoli, secondo cui i minorenni non possono rispondere penalmente. “A Caltanissetta abbiamo più arrestati della Procura minorile di Palermo e la Comunità Penale Minorile dell’Am-ministrazione, dove i ragazzi studiano, lavorano e fanno volontariato, è piena. Purtroppo però spesso accade che i minori, una volta rientrati nel territo-rio di appartenenza e ripresi i contatti con l’ambiente esterno, tornino a de-linquere: questo può veri#carsi anche dopo sei-otto mesi dalla #ne del per-corso che li ha visti, dapprima attinti da misure cautelari e poi da misure tese alla loro rieducazione ed al rein-serimento sociale, anche per l’assenza di una valida alternativa, a causa della di"coltà nel reperire un’attività lavora-tiva”. Filoni sottolinea poi le peculiarità del sistema penale minorile che preve-de misure di sostegno e recupero ad hoc. “Mentre con l’adulto che compie reati la nostra missione di requirenti si limita a quella social-preventiva e repressiva, col minore, oltre a questi aspetti, è importante soprattutto tene-re presente l’obiettivo della rieducazio-ne e del reinserimento sociale. A mio avviso, però, prima di parlare di riedu-cazione è necessario che i giovani che delinquono a!rontino un periodo di seria ri$essione che si può fare, nei casi di reati gravi, necessariamente in una

prima fase solo in carcere: lì c’è tutto il tempo per meditare e capire ciò che si è fatto, per ri$ettere sull’errore compiuto e comprenderlo e per porre i presup-posti indispensabili per l’avvio di una reale opera di rivisitazione interiore. Non si aiuta il minore dicendo sempli-cemente “poverino” ed assumendo nei suoi confronti un ruolo dannosamen-te protettivo: spesso, infatti, gli adulti sono troppo tolleranti e non capiscono che così fanno del male al ragazzo, che non capirà mai di avere sbagliato. Sono dell’idea che un minore che sbaglia vada sin da subito aiutato a rendersi conto di ciò che ha fatto perché solo così vi è la possibilità che non ripeta più gli errori commessi e che possa, un giorno, tornare ad avere una vita nor-male come i suoi coetanei”. I problemi e la situazione di tanti gio-vani sono poi, inevitabilmente, come ci conferma il magistrato leccese, il frutto della realtà anche familiare in cui sono inseriti. “Pur non mancan-do casi di reati messi a segno da #gli di famiglie benestanti e sconosciute al sistema penale - come la cosiddetta “banda dei #ghetti”, di cui la dottoressa Filoni si occupò a Lecce, ponendo #ne ad una serie di gravissimi danneggia-menti commessi in danno delle scuo-le - tanti minori che intraprendono il circuito penale sono già strutturati ed hanno alle spalle famiglie disagiate o già note alle forze dell’ordine. Essere genitori oggi è sicuramente di"cile ma è pur vero che nelle famiglie d’un tempo c’era più rigore, educazione, rispetto e meno permissivismo. I gio-vani dovrebbero avere sogni, speranze, dovrebbero lottare per ottenere ciò che desiderano o a cui ambiscono: le nuo-ve generazioni invece, il più delle volte, non sperano più, non hanno idee per il futuro, hanno tutto per- c h é i loro genitori, spesso a costo di grossissi-mi sacri#ci, si fanno in quattro per farli s t a r e b e n e . Tutta-via, in

molti casi, nonostante gli sforzi degli adulti di riferimento, i minori delin-quono pur di ottenere ciò che vogliono, anche laddove si tratti di impossessarsi di beni futili. Bisogna invece compren-dere il valore delle cose, del denaro, il sacri#cio connesso al lavoro e la sua importanza, cosi come quella dello studio e della cultura: solo così i giova-ni riusciranno ad apprezzare e a dare il giusto valore ad ogni conquista, anche alla più piccola. Certo, ammettere che il proprio #glio si sia reso autore di un reato o che possa commettere crimini, talvolta e!erati, signi#ca ammettere il proprio fallimento come genitori ed educatori: la prima educazione vie-ne impartita dalla famiglia e poi dalla scuola e genitori ed insegnanti devono

camminare di pari passo nella consa-pevolezza della non delegabilità del ruolo educativo. Per questo motivo ri-volgo un appello ai dirigenti scolastici, agli insegnanti e a tutti gli operatori del sociale: dinanzi anche ad un pur mi-nimo sospetto occorre segnalare ogni situazione di disagio o devianza agli organi competenti. In caso contrario, oltre a non fare il bene dei minori e a commettere omissioni gravi, si rischia di non impedire che minori si trovino a vivere in situazioni limite, che ven-gano assorbiti dalla micro e macro criminalità o, al contrario, che possano essere vittime silenziose di reati mai denunciati”. Un grande contributo

alla crescita della criminalità mino-rile è dunque dato pure dal venir meno di valori sociali forti. “Se si perdono i riferimenti importanti come la famiglia, la scuola, i centri di aggregazione, i giovani cresco-no senza orientamento, esposti ai pericoli. Disinteressati alla cultura, apatici, sfacciati e standardizzati:

i giovani d’oggi - per fortuna non tutti - spesso non hanno rispetto per gli altri, cosi come per gli anziani e per i soggetti più deboli. Alcuni di loro ignorano il senso dello Stato,

delle regole e della Autorità e non potranno averlo se, da un lato, non

apprendono a monte il perchè dell’esistenza di regole in

una società civile e se, dall’altro, non distinguono il li-mite tra il punto in cui #niscono i propri diritti e quello in cui iniziano i pro-pri doveri. Al-lontanare dal circuito crimi-

nale un giovane che delinque è per noi fondamentale. Occorre dare ad ogni giovane che sbaglia una seconda chance e far capire, allo stesso tempo, che la vita è un treno con un biglietto di sola andata. Con i minori ci si deve saper fare, si deve conquistare la loro #ducia con i mezzi, il linguaggio ed i modi appropriati”. Nel corso della con-versazione il procuratore, che mostra di avere un’incredibile mappatura del territorio e della gente, non manca di sottolineare la grave situazione crimi-nale gelese. “Mentre Caltanissetta e i paesi vicini sono realtà meno deviate, a Gela esiste un sistema statale ed un sistema contrapposto, i cui protagoni-sti diventano una sorta di miti in ne-gativo, di eroi di carta, dove vige l’idea del maggior guadagno al minor costo. Abbiamo collaboratori di giustizia gelesi che da minorenni hanno com-messo anche diversi omicidi. I giovani più intraprendenti vengono poi spesso avvicinati e selezionati dalla criminali-tà organizzata e per loro il capo clan di-venta una sorta di protettore”. Il magi-strato spende anche parole di elogio e di gratitudine nei confronti delle Forze dell’Ordine. “Noi e le Forze dell’Ordine combattiamo la stessa battaglia, so-spinti dagli stessi ideali, al solo #ne di ricercare la giustizia e la verità, sempre, comunque, ad ogni costo. Ringrazio i Carabinieri ed i Poliziotti e tutti quei Servitori dello Stato che mi sono stati e che mi sono sempre vicino e che, come me, combattono ogni giorno battaglie silenziose, condividendo lo stesso pezzo di trincea, fedeli allo Stato, alla Costituzione e al Tricolore”. La Filoni fa anche riferimento ai procedimen-ti civili di cui si occupa il suo u"cio. “Sono numerose le segnalazioni di bambini emarginati, denutriti, privati dei più elementari bisogni, che vivo-no in totale stato di indigenza e che, anche per tali ragioni, non vanno a scuola, per assenza di mezzi o, peggio ancora, per vergogna. Questo, in una società moderna e che si de#nisce ci-vile, non dovrebbe esistere. Per questo i tantissimi procedimenti civili avviati nel nostro territorio devono servire ad aiutare i genitori nel di"cile compito connesso alla funzione genitoriale, a tutelare i minori ed a sostenere le loro famiglie”. Dopo qualche ora di piace-vole conversazione, il magistrato lec-cese, che continua a mostrarsi come un #ume in piena, svela la sua natura di donna concreta e determinata, che crede nell’onestà e nell’etica. “Occorre portare avanti il proprio compito e, se necessario, a!rontare ostacoli, anche quelli che appaiono insormontabili, pur di vivere, sempre, da cittadini one-sti, con lealtà, dignità e umiltà. Ai gio-vani chiedo di avere coraggio e #ducia e di andare avanti, sempre. Chi svolge una professione come la mia non deve mai dimenticare che ad ogni fascico-lo corrisponde una vita umana e che, solo per questo, merita rispetto. Chi salva una vita umana salva il mondo intero, diceva qualcuno prima di me: io la penso esattamente così”.

Togliere un giovane che delinque dal circuito criminale per noi è fondamentalePrima della rieducazio-

ne è necessario che i giovani criminalia!rontino un periododi seria ri$essione

di Leda Ingrassia

FiloniSimona

“Ogni fascicolo è una vita e merita rispetto”

Giustizia & societàL’INTERVISTA. Il sostituto procuratore fa il punto sui reati minorili nel territorio

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“No Muos”. Sono queste le parole d’or-dine che gli abitanti di Niscemi, così come quelli di altre cittadine siciliane, pronunciano ormai da diversi anni. Pa-role che sono riportate anche nei nomi di tanti comitati, associazioni, gruppi di cittadini che sono nati per dire no alla realizzazione di questo sistema di telecomunicazioni satellitari che tanto sta a cuore agli Americani. Da quando sono venuti a conoscenza del progetto volto all’istallazione nel loro territorio, non distante dalle loro case, di nuove antenne ancora più potenti e so!sti-cate, i Niscemesi hanno cominciato a lanciare il loro grido di allarme contro quello che viene de!nito il nuovo “eco-mostro”. Un territorio che da oltre 20 anni, e precisamente dal ’91, patisce già la presenza e gli e"etti di 41 antenne a bassa frequenza della base americana. Un progetto quello del Muos di cui i Niscemesi sono venuti a conoscenza solo nel settembre del 2008 dagli orga-ni di informazione: in quella circostan-za scoprirono che in una conferenza di servizi di qualche giorno prima l’ammi-nistrazione comunale aveva dato parere favorevole alla Regione in ordine all’in-cidenza ambientale dell’impianto. Da quel momento, giusto il tempo di ren-dersi conto di quanto stava accadendo, è cominciata la mobilitazione di tanta gente, non solo adulti ma anche giova-ni, studenti, che negli anni si sono resi protagonisti di una battaglia civile fatta di scioperi, di lettere inviate all’amba-sciata americana e allo stesso presiden-te degli Stati Uniti, di petizioni, di audi-zioni alla Commissione Ambiente del Senato, di raccolta !rme, di riunioni e manifestazioni simboliche, di denunce e richieste di avvio di indagini alla Pro-cura. Perché? Per due motivi principali.

Il primo “no” è legato agli e"etti dan-nosi che, secondo vari studi ed analisi, il Muos e le sue parabole ad altissima frequenza avrebbero per la salute del-le persone - oltre 300 mila - abitanti di quattro province siciliane ed in parti-colare di: Gela, Vittoria, Caltagirone, Niscemi, Butera, Riesi, Mazzarino, Acate, Mazzarrone, Piazza Armerina, San Cono, Mirabella Imbaccari, Chia-romonte Gul!, San Michele di Ganza-ria e Vizzini. Un comprensorio peraltro già de!nito Area ad elevato rischio di crisi ambientale dallo Stato Ita-

liano. Oltre a questo, il fronte del “No Muos” cita anche i danni e le ri-percussioni che l’inquinamento elet-tromagnetico rischierebbe di portare all’agricoltura e di conseguenza all’eco-nomia del territorio. Il secondo motivo alla base dell’opposizione al progetto del Muos è legato poi al fatto che tale impianto dovrebbe sorgere in una zona dove insiste un forte vincolo, ovvero all’interno della riserva naturale orien-tata “Sughereta” di Niscemi, de!nita sito di importanza comunitaria. Una cosa assurda, come sostenuto da chi in

questi anni non si è fermato davanti a niente e nessuno per tentare di garanti-re un futuro sereno a se stesso e ai pro-pri !gli. Nonostante le tante iniziative portate avanti dal 2008 ad oggi, i lavori in contrada Ulmo a Niscemi sono pro-seguiti. A nulla è valsa nel 2009 la revo-ca del parere favorevole del Comune in autotutela dopo 14 mesi di pressioni e proteste dei cittadini: a nulla sono val-se le analisi tecniche condotte e docu-

mentate circa la peri-colosità delle antenne esistenti a Niscemi e ancor più di quel-le che dovrebbero essere istallate. La cosa che fa ancor più rabbia ai pa-

dri e alle madri di famiglia di Nisce-mi è che invano sono state le paro-le pronunciate e le promesse fatte da tanti amministra-tori e politici loca-li e nazionali che negli anni si sono alternati, senza di-stinzione di parti-to, colpevoli anche di aver nascosto le carte, i docu-menti che hanno

permesso l’avvio del progetto ameri-cano in Sicilia. “Ci hanno obbligato a stare in silenzio e hanno cercato di far sgon!are l’indignazione di un popolo. Tutti i governi ci hanno abbandonato”: questo è quello che sostengono in tanti. Dito puntato dunque contro l’inerzia o meglio contro l’agire di passerella della politica italiana e americana, ma an-che contro tutti quegli enti, colpevoli, a detta dei gruppi “No Muos”, di aver dato le autorizzazioni a costruire in una zona di riserva naturale. Nel cor-so di questi anni, inoltre, diversi sono stati gli studi condotti sulle antenne e sul territorio, che non sempre hanno portato agli stessi risultati. Una ricer-ca del Politecnico di Torino, condivisa anche da tante associazioni ambienta-

liste, ha sostenuto che le onde ad alta frequenza del Muos costituiscono un rischio per la salute e l’ambiente e ha sottolineato le problematiche legate alle interferenze create dal Muos alle comunicazioni radar dell’aeroporto di Comiso con tutto ciò che ne comporta. Maggiore rischio di leucemie, anche e soprattutto infantili, infertilità, interfe-renze con strumenti salvavita come i peacemaker, tumori del sistema linfa-tico: questi gli e"etti che le radazioni di queste antenne potrebbero causare alla popolazione, secondo il professore An-gelo Levis, docente di mutagenesi am-bientale all’Università di Padova, chia-

mato ad esprimersi sul Muos. Dall’altra parte invece, qualche tempo fa ciò che venne fuori da uno studio condotto dal Dipartimento di Ingegneria Elettrica dell’Università di Palermo fu che: “Il Muos si presenta come sistema miglio-rativo sia dal punto di vista di progetto elettronico sia in termini di valori di campo elettromagnetico cui può essere sottoposta la popolazione. Inoltre il si-stema Muos non comporta condizioni di rischio per la salute dell’uomo”. Po-sizioni contrastanti, dunque, anche se da anni a sostenere la pericolosità del nuovo “eco-mostro” è la maggior parte degli studiosi. I tanti del “No Muos” co-munque non si fermano, organizzando presìdi stabili in contrada Ulmo e nuo-ve manifestazioni per le prossime setti-

mane: continuano a crederci, a credere che davvero potrà evitarsi la costruzio-ne di questo grande impianto di teleco-municazioni satellitari nella loro terra. Lì dove ormai da anni sono tanti anche i medici che denunciano una situazio-ne molto grave: troppi casi di tumori e leucemie. Proprio per questo, e data l’assenza del Registro Tumori nel loro paese, alcuni medici niscemesi stanno addirittura realizzando, autonoma-mente, un elenco dei morti di cancro nell’ultimo periodo. Dati allarmanti, numeri che fanno ri#ettere, a"ermano i medici, ancor più se rapportati alla media nazionale.

www.ilfattonisseno.it8 Febbraio

“Quando di mezzoci sono gli americanie decidono di fareuna cosa, la fanno”

Niscemi urla: Muos... go out!La mega antenna americana mette paura agli abitanti di decine di paesi. Territorio sotto minaccia

“di Leda Ingrassia

L’ appello di Fiorello ai media nazionali: “Parlatene”Anche Fiorello, nella sua “Edicola!ore”, af-fronta la delicata questione del Muos, il si-stema di telecomunicazioni satellitare della Marina militare statunitense in costruzione a Niscemi, in provincia di Caltanissetta.“Mi sono arrivati tantissimi messaggi – dice lo showman siciliano – . Del caso del Muos, che tanto fa discutere in Sicilia, non se ne parla a livello nazionale. Mi sono informa-to. Ho dato un’occhiata sul web. Invitiamo tutti i nostri follower a informarsi”. “Ci ri-

volgiamo – dice Fiorello – ai tg e ai media nazionali che tante volte ci hanno mandato in onda per cose frivole. Ampli!chiamo il caso del Muos a livello nazionale”.“Il governatore della Sicilia Rosario Crocet-ta ha fatto un’ordinanza per bloccare i lavo-ri, – sostiene lo showman siciliano – ma a quanto pare, non è stato ‘cagato de pezza’. Diciamolo, quando ci sono gli americani di mezzo e decidono di fare una cosa, la fan-no”.

MUOS, no MUOSthis is the problem

(foto di Fabio D’Alessandro)

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Il Muos, acronimo di Mobi-le User Objective System, è un nuovo sistema potentissimo di telecomunicazioni satellitari a disposizione del Dipartimento della Difesa degli Stati Uniti ed in particolare della marina mili-tare americana. Si basa su comu-nicazioni ad altissima frequenza (UHF, Ultra High Frequency, da 300 MHz a 3 GHz di frequen-za) del sistema SATCOM e a banda stretta: è composto da quattro satelliti operativi e uno di riserva in orbita, oltre a quat-tro stazioni di terra, una delle quali è quella che dovrebbe es-sere realizzata a Niscemi. Un sistema di parabole e antenne giganti (tre trasmettitori para-bolici basculanti e due antenne elicoidali con un diametro di

venti metri ciascuno), orientato per le piattaforme aree, navali, veicoli di terra e soldati appiedati, che andrà a sostituire il vecchio sistema UFO (UHF Follow-On) prima che que-sto sia dismesso: l’obiettivo è quello di fornire agli utenti nuove funzio-nalità e maggiore mobilità, accesso, capacità e qualità del servizio. In altre parole, il sistema Muos inte-grerà forze navali, aeree e terrestri in movimento in qualsiasi parte del mondo e ha lo scopo di trasmettere la voce degli utenti, i dati e le co-municazioni video, operando come un fornitore globale di servizi cel-lulari. Per farla semplice, qualsiasi militare da un semplice telefonino attraverso il Muos e le sue antenne potrà condividere !le multimediali, ovvero inviare dati e video ai centri di comando e di controllo in tutto il mondo. Il Mobile User Objective System non fa altro che convertire

dunque un sistema telefonico con connessione commerciale di ter-za generazione (3G WCDMA), in uno militare radio UHF del sistema SATCOM utilizzando satelliti geo-stazionari al posto di torri cellulari. Operando nella banda di frequen-za UHF, inferiore rispetto a quella utilizzata dalle tradizionali reti cel-lulari terrestri, il Muos permette ai militari di comunicare in ambienti svantaggiati, come le regioni bosco-se, in cui i segnali di frequenza più elevati sarebbero eccessivamente at-tenuati dalla volta della foresta o da ostacoli di altro genere. Il program-ma Muos, gestito dal Dipartimento della Difesa degli Stati Uniti, è anco-ra nella sua fase di sviluppo e si pre-vede la messa in orbita dei quattro satelliti entro il 2013. L’“U"cio per il Programma delle Comunicazio-ni Satellitari” della Marina Militare degli Stati Uniti d’America e il con-

nesso Comitato esecutivo del programma (PEO) per i siste-mi spaziali a San Diego sono gli sviluppatori a capo del programma Muos. Lockheed Martin è il Prime Contractor del sistema e progettista del satellite del Muos che ha visto la luce il 24 settembre 2004. Il costo per il Muos, de!nito in un periodo-base di ese-cuzione di sette anni, è di $ 2’110’886’703. Il lancio in or-bita del primo satellite era sta-to previsto per la !ne del 2009 con il raggiungimento della capacità in orbita nel 2010 ma, dopo molti ritardi, il pri-mo satellite Muos, MUOS-1, è stato lanciato nello spazio il 24 febbraio 2012. La base ameri-cana di Niscemi che dista solo

60 km da quella di Sigonella vanta già la presenza di 41 antenne di co-municazione usate dai militari sta-tunitensi, cui si dovrebbero aggiun-gere altre tre parabole del Muos. Nel mondo esistono quattro impianti di terra di Mobile User Objective Sy-stem: le selezioni dei siti sono state completate nel 2007 con la !rma di un “Memorandum of Agreement” tra la marina degli Stati Uniti e il Di-partimento della Difesa australiano. Oltre quella che dovrebbe sorgere a Niscemi, le stazioni di terra, ognuna delle quali serve uno dei satelliti at-tivi, sono già sistemate in zone pres-socchè desertiche ed in particolare presso l’Australian Defence Satellite Communications Station a Koja-rena (nell’Australia dell’ovest), nel Sud-Est della Virginia e nel “Naval Computer and Telecommunica-tions Area Master Station Paci!c” nelle isole Hawaii.

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Il professore Angelo Levis

Ma cosa signi!ca Muos?Crocetta revoca le autorizzazioniDopo tanti proclami, riunioni e bat-taglie, uno spiraglio di luce all’oriz-zonte sembra intravedersi. Il presi-dente della Sicilia Rosario Crocetta ha dato mandato infatti all’assessore al Territorio, Mariella Lo Bello, e al dirigente Giovanni Arnone di revo-care le autorizzazioni concesse nel Giugno 2011 per la realizzazione del Muos di Niscemi: proprio quelle carte alla base del protocollo d’inte-sa siglato due anni fa tra l’allora mi-nistro della Difesa Ignazio La Russa e il governatore siciliano Ra#aele Lombardo per il via libera al Muos. “L’11 gennaio – spiega l’assesso-re Lo Bello – abbiamo inviato una lettera agli Americani per comuni-care l’inizio del procedimento di so-spensione dei lavori. Non ci hanno mai risposto. Stavolta, non appena

saranno passati trenta giorni, noti-!cheremo la revoca delle autoriz-zazioni ambientali rilasciate senza le dovute certi!cazioni e senza aver mai chiesto il parere dell’assessora-to alla salute”. Si procede dunque con la revoca delle autorizzazioni dopo che nei giorni scorsi aveva sollevato alcune critiche la deci-sione del governatore Crocetta di volersi rivolgere alla magistratura, presentando un ricorso sulla vicen-da Muos e appellandosi all’art 700 c.p.c.. A Gennaio, inoltre, la giunta regionale aveva sospeso le autoriz-zazioni per la mancanza di indagini circa le interferenze alla navigazione aerea e l’assenza di studi sui danni alla salute, anche se in tale occasio-ne la Marina Usa non ha sospeso i lavori. Un atto, quello del governo regionale, che giunge anche dopo che nel Settembre 2012 la Procura di Caltagirone aveva chiesto e otte-nuto il fermo dei lavori e il sequestro preventivo del cantiere: provvedi-menti questi ultimi annullati però dal Tribunale di Catania e su cui si attende il verdetto della Corte di Cassazione. Cosa potrà succedere adesso? Di"cile dirlo con certezza. Gli Americani potrebbero decidere di smantellare l’impianto, ricomin-ciare l’iter autorizzativo o ricorrere alla garanzia del Governo italiano. Dato però l’enorme investimento economico, lo stato avanzato dei lavori e un clima politico regionale in direzione opposta, le prime due opzioni sembrerebbero da scartare. Se si veri!casse la terza possibilità, invece, potrebbe preannunciarsi un

potenziale scontro di compe-tenze tra il governo regionale e quello nazionale che di recente ha dichiarato la base america-na di Niscemi “sito d’interesse strategico per la difesa militare”. “Siamo pronti a un’impugnativa

da parte dello Stato”, fa sapere il governo Crocetta.

In questo caso la palla pas-serebbe alla Corte Costi-tuzionale.

Provato nesso tra emissioni Radar e tumoriSono “gia’ dimostrate” le responsabili-ta’ delle emissioni radar sull’incidenza dei tumori al cervello, al testicolo e alla mammella, anche maschile. Lo ha detto il professore Angelo Levis, docente di Mutagenesi ambientale dell’universita’ di Padova, intervenuto in videocon-ferenza alla riunione congiunta delle commissioni Ambiente e Salute dell’Ars sul Muos, il sistema di comunicazione

satellitare che la Marina militare degli Usa sta realizzando a Niscemi. L’esperto ha anche indicato il melanoma oculare, le leucemie e i tumori del sistema linfa-tico, nonche’ la riduzione della fertilita’ maschile. “Sono dati ormai assodati -ha aggiunto- e gli studi raccomandano come urgente la riduzione a esposizioni a queste radiazioni i cui livelli ammessi oggi sono ritenuti eccessivi”.

LA SCHEDA. Ecco cosa si cela dietro al tanto famigerato acronimo

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“Dicono che per conoscere la Sicilia bisogna andare verso l’interno”. Così scriveva Leonardo Sciascia in un pas-saggio de “Il giorno della civetta”. E, tra ex feudi e zolfare, castelli e incompiute cattedrali nel deserto, la provincia di Caltanissetta, di quella Sicilia interna, costituisce proprio l’epicentro per ec-cellenza. Si tratta di quell’area dell’isola che potremmo paragonare ad un’ana-tra. Si, proprio così, avete capito bene: un’anatra. Ovvero, un’area arretrata che non è mai riuscita a volare, se non a piccoli saltelli. Così, almeno, rilevano tutte le classi!che degli indicatori socio-economici degli enti più accreditati nel settore statistico. Una realtà, dunque, che - sempre di più, di fronte alla grave crisi che ci sta attanagliando - rimane ben lontana dal resto dello stormo.Caltanissetta e la sua provincia, !no a qualche decennio fa, inseguivano l’una il sogno della città dei servizi, il suo ter-ritorio provinciale quello dell’epopea dell’Ente minerario siciliano. Sogni che però, a lungo andare, sono irreversi-bilmente svaniti, portando con sé più delusioni che aspettative. Ciò, peraltro, è stato ancor più aggravato dalla totale mancanza di un progetto organico di sviluppo, che ha fatto inevitabilmente naufragare il nostro territorio; specie dopo l’avvio della attuale crisi che ha travolto anche ogni "ebile speranza.Ma, in tutto ciò, non si può non dire - anche col rischio di sembrare retorici - che una grossa fetta di responsabilità va data a quella classe politico-parlamen-tare, mediocre, quanto non del tutto as-sente, i cui rappresentanti qualcuno ha giustamente de!nito i “muti di Sicilia”. Costoro, in e#etti, pur di difendere il proprio seggio elettorale, spesso hanno

scelto di astenersi da ogni battaglia, di non m e t -t e r s i m a i contro i poteri centrali romani; quelli delle se-greterie di partito o dei ministeri. Nessuna lotta se- r i a sullo stato deplorevole delle nostre strade, delle ferrovie, per la disoccupa-zione, per i perenni problemi idrici, per il completamento delle incompiute, in ultimo per fare in modo si spendessero i fondi assegnatici dalla Comunità eu-ropea. Tutti “zitti e mosca”, acconten-

tandosi solo di qualche strapuntino. Quello che è mancato sino ad oggi alla Sicilia, al nostro territorio, è stato, dunque, un vero programma politico complessivo, fatto di obiettivi, strate-gie, strumenti. Una politica cioè sen-za progetti, slanci, passione; insomma senz’anima. In merito scriveva, in un suo libro di qualche anno fa dall’emblematico titolo

“ C o -m a n -

dare è meglio…”,

il giornalista Roberto Ciuni, che la nostra provincia conosceva bene (il padre, originario

di Sommatino, era stato importante edi-

t o r e nel periodo fascista): “A Caltanissetta, da Romano, (…) gli am-miccamenti nascondono verità cono-sciutissime e mai rivelate ad alta voce. In questa sala, in questo marciapiede, scorre la fauna politica nissena, i suoi variopinti protettori”. Ed in e#etti, in Sicilia, nella nostra stessa pro-vincia, gli uomini po-litici sono sem-pre stati come le q u e r c e : grandi e solenni, ma che attorno a sé non hanno mai fatto cre-scere neppure un !lo d’erba. Anche quando ci sono sta-te le condizioni, essi sono rimasti immo-bili: dal periodo dalla Cassa per il Mezzogior-no negli anni ’50-’70, alla più recente stagione d e i Fondi comunitari, per fare solo qualche esempio. Tutto ciò ha reso la nostra ter-ra, per parafrasare le parole di Nelson Mae, un “paradiso abitato da diavoli”. E noi siciliani, di fronte a questo andazzo,

ci siamo sempre girati dall’altra parte o, spesso, di quel sistema abbiamo cercato di trarre solo qualche piccolo vantaggio personale (la logica delle raccomanda-zioni, per intenderci).Adesso pare che il vento stia cambian-

do. Da qualche mese alla guida della Regione siciliana c’è un’icona della le-galità, Rosario Crocetta, ma per dare giudizi complessivi è ancora troppo presto.

Tra qualche settimana si tornerà alle urne, questa volta per le politiche. L’augurio (anche se, nei decenni, dalle nostre parti, buoni auspici se ne sono fatti sin troppi; a litania), è quello che - nonostante questa pessima legge elet-torale (non a caso de!nita Porcellum) - possano andare a sedere tra i banchi del parlamento nazionale, un nuovo drap-pello di politici siciliani capaci, questa volta, di dare il loro fattivo contributo per il superamento della crisi attuale; che in Sicilia è ancor più ampli!cata da una arretratezza di fondo.Certo, per realizzare questi propositi c’è bisogno di una classe politica dalle forti radici culturali (cosa niente a#at-to facile da reperire in Sicilia), a cui va aggiunto un sovrappiù di standard di moralità (cosa altrettanto di$cile). Ma la speranza non deve mai venir meno.E noi siciliani, quelli di questo territo-rio, che possiamo fare? Quale impegno per fare in modo che la nostra provin-cia non sia più un’anatra, ma che possa trasformarsi, se non proprio in aquila o falco, almeno in rondine? Potremmo anche scegliere di continuare a colpe-volizzare i governi, i parlamenti (ne avremmo tutte le ragioni), ma è anche vero che dobbiamo guardare più vici-no. A come contribuire anche noi al cambiamento. Scongiurare, in qualche modo, a noi stessi e ai nostri !gli, quel declino che - su questa strada - potrem-mo trovarci presto di fronte. Immaginiamo allora un mondo dove nessuno creda più al potere di un’idea, di un gesto e poi immaginiamone un altro dove ognuno di noi possa ancora credere alla stessa idea e poi cercare di agire su di essa. Ad ognuno di noi sta la scelta.

anatraIl volo

dell’

Fatti

& PO

ST SCR

IPTUM

Parafrasando le parole di Nelson Mae, la nostra terra un “paradiso abitato da diavoli”

di Filippo Falcone

Ovvero delusioni e speranze di un territorio

Il giornalista Roberto Ciuni e la copertina del suo libro

“Comandare è meglio”

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www.ilfattonisseno.it12 Febbraio

Nel mese di giugno del 1982 Ca-milla Giaccone, Milly, come la chiamavano gli amici, faceva

fatica a tornare la sera a casa, quando il tra!co di Palermo impazziva attorno alla Nazionale che giocava ai Mondiali di Spagna.Lei andava a studiare con una collega e poi rientrava, attraversando una città che si abbandonava ai frastuoni esul-tanti per ogni goal di Paolo Rossi e che dimenticava, in quei giorni, le esplosio-ni dei proiettili con cui la ma"a insan-guinava le sue strade.Il papà di Milly su quelle esplosioni la-vorava ogni giorno: si chiamava Paolo Giaccone. Era un professore dell’Istituto di medi-cina legale del Policlinico di Palermo, un Policlinico che allora non aveva nome.I magistrati si "davano moltissimo di lui; lo consideravano chiaro, concreto, competente, ma soprattutto a!dabile. A quei tempi a!dabile signi"cava so-prattutto inavvicinabile.La ma"a riusciva a fare omicidi, senza che si potesse risalire ai colpevoli; ren-deva di!cili le indagini e, se le di!col-tà potevano essere superate, cercava di indurre a più miti consigli coloro i qua-li erano in grado di aiutare gli investiga-tori, avvicinandoli, corrompendoli o minacciandoli.Paolo Giaccone era uno che non solo conosceva bene il suo mestiere, ma che

voleva farlo ogni giorno meglio. Se-guendo le di!cili indagini sulla guerra di ma"a dell’epoca aveva messo a pun-to anche un nuovo metodo per la dia-gnosi delle polveri di sparo e per le ana-lisi comparative sulle impronte. E così era in grado di riferire con estrema chiarezza ai magistrati particolari deci-sivi per ricostruire la dinamica dei de-litti e per metterli in relazione tra loro.

Quando sua "glia Milly preparava gli esami durante i Mondiali di Spagna e si avvicinava sempre di più alla laurea in

Medicina, Paolo Giaccone lavorava sugli omicidi che avevano insangui-nato Bagheria alla "ne del 1981 e in una dettagliata perizia ave-va raccolto precisi ele-menti a carico di un peri-coloso e potente

capoma"a.Al Professore Giaccone non piaceva parlare in casa del suo lavoro e poi gli

dava fastidio al-

larmare la moglie con le tristezze di Palermo, che tanti fingevano di non vedere, ma che lui conosceva bene.Tuttavia da quando la "glia si era iscrit-ta in Medicina aveva preso a raccontar-le della sua complicata professione. “Cara collega”, la chiamava scherzosa-mente; e poi le diceva tante cose di cui non le aveva mai parlato prima; dei suoi studi, delle sue perizie, del suo la-voro con gli investigatori, di quegli in-vestigatori che con lui avevano lavorato e poi erano stati uccisi.Quelle sere dei Mondiali, quando tutti si riversavano in strada e Milly rimane-va bloccata dal tra!co e ritardava, tanti palermitani si divertivano ma Paolo Giaccone era molto preoccupato; una volta avvisò la Polizia proprio perché Milly non era rientrata.Al suo studio erano arrivate delle tele-fonate e la "glia gliene aveva chiesto il signi"cato, sperando che la mettesse a

parte anche di quelle. Ma lui non volle dirle nulla: “sono scherzi”, dice-va, “succedo-no continua-mente e comunque non ne par-lare con la

mamma”.Una volta non riuscì a nascondersi. Gli avevano telefonato per chiedergli di al-leggerire una perizia, proprio quella cui aveva lavorato per gli omicidi di Ba-gheria e che lo aveva portato ad indivi-duare con precisione le impronte digi-tali di un capo ma"a, ma lui non aveva alcuna intenzione di cambiare una pa-rola di quello che aveva scritto. Glielo chiesero con insistenza, tanto che chiu-se la conversazione telefonica sbatten-do energicamente l’apparecchio "no quasi a romperlo. A quel punto dovette spiegare alla moglie e ai "gli cos’era suc-cesso e disse: “vogliono farmi dire al giudice quello che non devo”.E andò avanti così. Era passato un mese da quando l’Italia aveva vinto i Mondiali e, mentre il ge-nerale Dalla Chiesa denunciava di non avere ancora ottenuto i poteri necessari per coordinare la lotta alla ma"a, l’11 agosto 1982 due killer si avvicinarono a Paolo Giaccone, mentre stava chiuden-

Il Policlinico di Palermo “Paolo Giaccone”

Fatti contro la ma!aper non dimenticare

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di Giovanbattista Tona

L’incontro lassù in cielo tra Giorgina e Paolo Giaccone, il nonno-eroe che la ma!a le aveva ucciso nel 1982I due angeli custodi di

figlia di Paolo, mamma di GiorginaMilly Giaccone

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do lo sportello della sua macchina parcheggiata di fronte all’Istituto di medicina legale del Policlinico, e gli spararono.Il maxiprocesso istruito da Falcone e Borsellino dimostrerà che il delitto fu voluto proprio da quei boss che venivano incastrati dalle perizie del professore e quel Policlinico senza nome fu intitolato a Paolo Giacco-ne.Milly non riuscì a laurearsi presto, come aveva sognato insieme a suo padre, e nonostante le restassero po-che materie, dovette fare un grande sforzo per riprendere. E quando alla cerimonia di laurea le fecero leggere il giuramento di Ippocrate, lei lo vol-le dedicare a suo padre, tra la com-mozione di tutti.Quando il 23 maggio 2012 furono commemorati i vent’anni dalla stra-ge di Capaci, si approssimavano i trent’anni dall’omicidio di Paolo Giaccone. Milly venne al palazzo di giustizia di Caltanissetta e partecipò alla mani-festazione organizzata dall’ANM come testimone del ricordo e dell’im-pegno nel contrasto alla ma!a.Fece un breve intervento e parlò di suo padre, raccontandolo non come un eroe della lotta alla criminalità, ma come il suo eroe personale; non sottolineò il dolore di averlo perdu-to, ma l’orgoglio e il privilegio di averlo avuto.Solo un rammarico nelle sue parole

si intravedeva, quando pensava a tutte le cose che con il padre non aveva potuto condividere, dopo che la violenza ma!osa gliel’aveva porta-to via quando aveva solo 53 anni.Paolo Giaccone non riuscì a vivere l’esperienza umana dell’essere non-no. Tra i suoi nipoti avrebbe potuto go-dersi la compagnia di una bambina giovale e allegra, come era Giorgina, la !glia di Milly.Milly se l’era cresciuta con la stessa determinazione e con tutta la passio-ne con la quale ogni giorno seguiva le orme del padre nella professione di medico e nella testimonianza con-tro la violenza ma!osa.E proprio a trent’anni da quel terribi-le agguato che le aveva tolto il padre, Milly dovette subire la dura prova di vedere colpita sua !glia Giorgia da una leucemia improvvisa e fulmi-nante che l’ha lasciata in coma per sei mesi e che poi il 29 dicembre del 2012 gliel’ha portata via.Tutti coloro che conoscono Milly e che le vogliono bene si sono chiesti come si possa reggere a tutto questo e nessuno ha saputo dare una rispo-sta, perché una risposta non c’è.C’è però il miracolo, umano e sovru-mano insieme, della forza insoppri-mibile di una mamma e di una !glia che riesce a dimostrare che bisogna andare avanti, se davvero si vuole bene a coloro che abbiamo amato quando erano vivi e che ci sono stati

strappati senza un comprensibile perché.C’è la lezione di Milly che dalla som-ma di tutti questi dolori tira fuori una forza e una serenità che in tanti non riuscirebbero ad avere, nemme-no dinanzi a situazioni meno grandi di questa.

E c’è la potenza dei suoi due angeli custodi, Giorgina e nonno Paolo, che lassù in cielo, mentre le lacrime di amici e parenti salutavano il fere-tro di una bambina, hanno potuto realizzare quel tenero abbraccio che sino ad allora la violenza dei ma!osi non aveva reso possibile.

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Il 14 giugno 2012 è stato costituito a Paler-mo il “ Centro Studi Paolo Giaccone”, per onorare la memoria e mantenere vivo il ri-cordo del medico legale prof. Paolo Giacco-ne, nato il 21.03.1929 e ucciso per mano ma!osa l’11.08.1982. Gli scopi sono:

-stare la devianza ma!osa e le altre forme di illegalità e il rischio di emarginazione socia-

le, in specie tramite attività, pubblicazioni e percorsi didattici rivolti a scuole di ogni or-dine e grado, Università, scuole carcerarie, centri di giustizia anche minorili e servizi sociali connessi;

-che promuovendo analisi e ricerche per dif-fondere la conoscenza dei fenomeni ma!o-so/criminali e di devianza, in tutte le loro manifestazioni e le azioni di contrasto svi-luppate dallo Stato e dalla società civile;

studi, convegni, curare pubblicazioni ed al-tre manifestazioni;

in linea con gli obiettivi statutari anche in concerto con altre Istituzioni.Il Consiglio Direttivo del “Centro Studi Pa-olo Giaccone”, presieduto da Luigi Furitano, è composto tra l’altro dal prof. Ignazio Butti-ta e dai magistrati Domenico Gozzo e Fabio Licata. Presidente onorario è il Prof. Matteo Marrone.Tra i soci vi sono Agnese Piraino Borsellino, moglie di Paolo, Alfonso Giordano, già Pre-sidente del primo maxiprocesso di Palermo, Roberto La Galla, Rettore dell’Università di Palermo.Il “Centro Studi Paolo Giaccone” opera con il patrocinio morale della sezione distrettua-le dell’ANM di Caltanissetta.Per conoscerne le attività: www.centrostudi-paologiaccone.blogspot.it

Un centro studi per ricordare Paolo Giaccone

L’intervento di Milly Giaccone al Palazzo di Giustizia di Caltanissetta per la commemorazione dei 20 anni della strage di Capaci (23 Maggio 2012)

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Un museo che si apre è una storia che ritorna a vivere, superando i limiti del tempo e dello spazio, tor-nando ad abitare nella memoria e nel cuore delle persone che lo visita-no, riannodando i !li spezzati della trama di una società che ci consegna la sua testimonianza, la sua eredità, la pagina di storia che ha saputo scrivere e la porzione di realtà che è riuscita a trasformare.Il nostro Museo della Zolfara “pa-leontologico e mineralogico”, che

!nalmente è stato inaugurato dopo quasi trent’anni di lavori, sembre-rebbe legato ai reperti più lontani, fossili, minerali, privi di vita.E invece le migliaia di pietre e i frammenti di roccia che si presen-tano ai nostri occhi nella luce sug-gestiva delle vetrine, sanno parlare

di un mondo che ha generato la società in cui viviamo, l’ha collega-

ta, a partire dal ‘700, alle dinamiche globali della rivoluzione industriale

europea, ha portato per due secoli lo zolfo dal cuore della Sicilia alle fab-

briche di tutto il mondo, e ha pro-dotto una cultura e un’antropologia che già Leonardo Sciascia de!niva “fondativa” della grande letteratura del ‘900: Pirandello senza la zolfara non si comprende, e così quasi tutti i grandi autori a lui contemporanei.Il sottosuolo generatore di ricchezza e sfruttamento, il mondo buio in cui il lavoro aveva sempre il colore della notte, il rischio della morte dietro ogni roccia da picconare, stanno alla base ancora oggi di tanti nostri atteggiamenti e mentalità: l’indi"e-renza e la rassegnazione insieme al coraggio di sperare l’impossibile, il “carpe diem” di chi non ha più nien-te da perdere insieme alla profon-dità di una memoria che non ci ab-bandona, nonostante i nostri sforzi passivi per rimuoverla. Di una memoria che possiamo in-vestire in un progetto di costruzione del futuro.Il Museo della Zolfara può essere la prima pietra di un modello di svilup-po fondato sul territorio come risor-sa: uno sviluppo moderno, secondo i canoni della green economy, che la smetta di consumare ed inquinare il suolo, il territorio e sappia valorizza-re spazio e tempo, cultura e paesag-gio, natura e storia come patrimonio vivo da proporre ad una fruizione

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Rosso di San Secondo

di Fiorella Falci

Il museo della zolfara può essere la prima pietra di un modello di sviluppo secondo i canoni della green economy

“La vita è un’ avventura colorata!”

Sarebbe interessanteconcepire una sezione antropologica e un laboratorio della memoria storica

Stor

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Il liceo “A. Manzoni “ di Calta-nissetta, con i suoi due indirizzi – Liceo delle scienze umane e Liceo economico sociale – trova la sua identità nell’incontro tra la tradizione umanistica e pedago-gica dell’ex istituto magistrale e l’impianto scienti!co delle mo-derne discipline in campo psico-sociale. Questo liceo si riconosce nello slogan “L’arte di costruire il futuro” in quanto i piani di stu-dio dei due indirizzi rispondono ai nuovi bisogni sociali e prepa-rano alle nuove professionalità nell’ambito del terzo settore. Pen-siamo alle attuali forme di disa-gio, alle problematiche legate al mondo del lavoro, alle più recenti forme di marketing e comunica-zione legate ai “new” media, ma anche all’incontro tra le culture e alla marginalità sociale. Rispetto a queste realtà i nostri giovani devono essere in grado di legge-re la complessità sociale e di svi-luppare una mentalità solidale e aperta al nuovo. A questo !ne il liceo “A. Manzoni” o"re, accanto ad una solida preparazione uma-nistica e scienti!ca, lo speci!co contributo delle scienze umane - psicologia, pedagogia, antropo-logia culturale, sociologia, diritto

ed economia – consentendo ai suoi allievi l’accesso a tutte le fa-coltà universitarie ed ai concorsi pubblici e privati e fornendo, allo stesso tempo, un insieme di com-petenze speci!che, relative alla mediazione culturale e linguisti-ca, alle relazioni d’aiuto, all’anali-si dei fenomeni socio-economici della società globale, al campo della formazione e dell’educazio-ne professionale ed alle indagini in campo psicologico e sociale.Per questo motivo, il Piano dell’O"erta Formativa della scuola, o"re un percorso di stu-dio che coniuga il sapere con il saper fare, tramite una sintesi armonica di contenuti teorici di carattere disciplinare ed espe-rienze sul campo !nanziate dalla scuola o dalla comunità europea.

A tal proposito si citano alcune delle esperienze formative più si-gni!cative, attuate nel tempo dal Liceo “A.Manzoni” sul territorio nazionale ed estero; attività di volontariato presso il CESVOP di Caltanissetta; stage formativo presso il Centro di Riabilitazione di Troina; stage musicale all’ospe-dale Meyer di Firenze (come usa-re la musica in ospedale): stage di animazione a Kastalia, località presso la città di Ragusa; stage

linguistici ad Hall, Malta e Lon-dra; stage presso il centro di ac-coglienza “La Rupe” di Bologna; stage di comico terapia presso l’ospedale di napoli; stage presso l’azienda pubblicitaria “Aurea-lab” di Caltanissetta. Tramite tali

esperienze, i nostri alunni hanno avuto la possibilità di sviluppa-re una maggiore conoscenza del mondo del lavoro ed anche una maggiore consapevolezza di ciò che realmente vorrebbero fare nel futuro, in una prospettiva di studio o lavorativa. L’Istituto, inoltre, nel solco di una tradizione musicale ormai conso-lidata, fornisce corsi di strumen-to musicale (canto, clarinetto, pianoforte) ed ha già ricevuto pa-rere favorevole per l’attivazione del Liceo coreutico-musicale che, con buone probabilità, partirà già dal nuovo anno scolastico.La segreteria o"rirà un servizio di assistenza alle famiglie per le iscrizioni on-line per il nuovo anno scolastico !no al 28 febbra-io 2013.

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t u -ristica ragio-

nata, ecosostenibile, destagiona-lizzata e costante, in cui la centralità del territorio nisseno ritrovi senso produttivo al centro di una rete re-gionale di comunicazione culturale non elitaria, ma rivolta ad un target vasto e mondiale che esprime una domanda di conoscenza che si al-terna, con le “vacanze”, ai ritmi alie-nanti dei sistemi economici in cui il lavoro si svolge.Le miniere-museo (già realizzate con ottimi risultati in altri luoghi d’Europa), il tessuto urbanistico e il patrimonio monumentale, le tradi-zioni popolari e religiose e la cultura enogastronomica che la civiltà dello zolfo ha generato nei secoli, posso-no essere riconvertiti, in un tempo breve, in un contesto di grande in-teresse turistico che non da solo, ma scelto come snodo di sosta o di transito, più economico e funziona-le, possa attrarre a Caltanissetta la visita degli itinerari più classici del turismo isolano.Il Museo della Zolfara può candi-darsi ad impostare l’avvio di questo percorso. L’originalità della sua ge-stione, il rapporto con la scuola e la formazione legata all’ener-gia e alle risorse ambientali del territorio, posso-no fare emergere una idea nuova di struttura culturale capace di promuo-vere la crescita e la reinvenzione del ter-ritorio.Per questo sarebbe in-teressante costruire nel Museo una sezione an-tropologica e un labora-torio della memoria sto-rica; uno spazio fruibile in c u i raccogliere ed esporre, accanto alle pietre preziose estratte dal sotto-suolo, tutto il patrimonio culturale ed umano che da quel sottosuolo si è generato: opere letterarie e teatra-li, studi storici, riviste, opere d’arte,

!lm, documenta-ri, cultura mate-riale e fotogra!e e soprattutto, prima che sia troppo tardi, raccogliere la memoria e la voce di chi in quella civil-

tà delle zolfare è vissuto, ha lavorato, ha costruito la propria dignità umana e la propria coscienza sociale, e percorsi di con-quista dei diritti fondamentali e di liberazione democratica di intere generazioni del popolo siciliano.Le foto dell’inaugurazione del Mu-seo parlano di questo. A tagliare il nastro, insieme alle autorità di oggi (poche per la verità), presenze si-gni!cative di quella storia e di quel mondo: insieme ai nipoti di Seba-stiano Mottura, lo scienziato pie-montese fondatore della scuola mine-raria che gli è sta-ta intitolata, e che ha raccolto i primi materiali del Mu-seo in tutte le mi-niere della Sicilia, il senatore Ema-nuele Macaluso, che in quella scuola ha studiato, i !gli di Calogero Bocca-dutri, il leader leg-gendario delle lotte dei minatori sotto il fascismo che ha ispira-

to a Elio Vittorini

il personaggio dell’ar-rotino Calogero di “Con-versazione in Sicilia”.La trama delle relazioni umane che hanno dato vita, con la zolfara, ad una società con#ittuale e soli-dale, che ha costruito in-

sieme economia e democrazia, con-quiste sociali e promozione umana, deve poter trovare oggi uno spazio per potersi rielaborare come tradi-zione e o"rire il proprio patrimonio di valori alla costruzione di un futu-ro possibile che non sia l’apnea in-terminabile e angosciosa di un pre-sente vuoto di senso che non riesce a superarsi e a voltare pagina.E quando i nostri ragazzi sapranno riconoscere nella letteratura e nei segni della civiltà questa eredità concreta, nostra, di una storia che ha saputo collegarci con il mondo che rimane tramandato dai libri, al-lora il Museo non sarà più soltanto una splendida sinfonia luminosa dei colori dei cristalli della terra, ma il nostro album di famiglia, lo scrigno e il passaporto della nostra identità, la chiave di lettura di un DNA col-lettivo altrimenti incomprensibile.E forse potremo comprendere il

senso profondo della battuta del Nero della zolfara, il protagoni-sta disperato e coraggioso, nel !nale della “Bella addormen-tata” di Rosso di San Secon-do: “La vita è un’avventura colorata!”.

“L’ arte di costruire il futuro” al liceo “A. Manzoni” di Caltanissetta

Istituto Statale “A. Manzoni” Viale Trieste, 169 Caltanissetta Tel. 0934/598909

L’istituto o"re un percorso di studio che coniuga il sapere teorico con il saper fare

Comunicazione Pubblicitaria

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“Da piccolo giocavo a condurre il tele-giornale. Mi sedevo alla scrivania con una penna in mano ed un ipotetico microfono, e ‘lanciavo’ i servizi. L’altra mia grande passione era l’automobi-lismo”. I ricordi d’infanzia di Marco Benanti, 30 anni, giovane rampante giornalista, originario di Palermo ma nisseno d’adozione, rappresentano un chiaro esempio di come talvolta i sogni e desideri possono realizzarsi.La passione, i sogni, con il tempo si sono trasformati in professione ed at-tualmente Benanti è l’addetto stampa del vicepresidente dell’Assemblea Re-gionale Siciliana, Antonino Venturino, del Movimento 5 Stelle. “Durante la campagna elettorale per le elezioni re-gionale mi sono occupato della comu-nicazione del M5S. Impegno duro ma quanto mai soddisfacente, sotto il pro-!lo personale, e pro!cuo, considerati i risultati elettorali raggiunti. Gestire un movimento che non partecipa alle tribune politiche elettorali televisive, è stato quanto mai complicato. Dire talvolta no a importanti redazioni na-zionali, per interviste, ha rappresentato una palestra di dialettica e diplomazia non indi"erente. Il rapporto con il Mo-vimento si è poi cementato con l’attuale incarico che ricopro”. Come e quando hai iniziato a cimentarti con l’informa-zione? “Innanzitutto per corroborare con criterio il mio sogno, ho conse-

guito la laurea in Scienza della Comunicazione”. L’inizio è degno della mi-gliore aneddotica. “Men-tre frequentavo l’univer-sità, durante i week end a Caltanissetta, lavoravo la sera in una pizzeria. Una sera conobbi Tony Maganuco, che allora curava gli interessi di un’emergente tv loca-le al quale chiesi se fossero interes-sati ad una mia collaborazione anche come sta- gista. Lo stage si trasformò in un rapporto lavo-rativo stabile ed in breve, in sostanza, iniziai ad occuparmi di tutto. Ritengo sia da rilevare come il mondo del lavo-ro in questo settore, la cosiddetta prati-ca, sia totalmente di"orme dalla teoria, a meno che non si abbiano le possibili-tà economiche per pagare iscrizioni e rette ad università altamente specializ-zanti nel campo della comunicazione, magari del nord Italia”.In questo settore come avviene la ‘cre-scita’ professionale?“Con quell’emittente il mio rapporto si è protratto per circa cinque anni ma talvolta, risulta veritiero il detto Nemo propheta in patria. Nonostante il mio contributo corposo alla crescita di quel

gruppo editoriale, sono stato messo alla porta (senza tanti compli-menti) per riduzione del personale nonostante il “personale” poco dopo sia stato aumentato. Ri-cordo con piacere però le indicazioni e i consigli di

Alessandro Silverio, diret-tore del Tg, sempre dispo-nibile e prodigo di consigli.

Ancora oggi, ogni volta che compongo un titolo, faccio tesoro delle sue dritte. Poi sono stato accolto da TVR Xenon, più che un luogo di

lavoro, una seconda famiglia, dove sono stato coccolato e sti-

molato; ho ricambiato con la massima abnegazione nel lavoro. Questa tv non aveva un grande seguito nella nostra provincia, il riferimento editoriale e di pubblico era sul versante ennese-calati-no ma siamo riusciti a realizzare un Tg che ha avuto gradimento altissimo”.Sicuramente un periodo, quello ini-ziale, ricco di sacri!ci ma anche di tante soddisfazioni?“Accumulavo esperienza con una serie di u#ci stampa. Ricordo con piacere l’esperienza con una squadra di basket con la quale viaggiavo in bus per se-guirne le trasferte e poi il realizzarsi, in maniera totalizzante, del mio desiderio

più grande ossia occuparmi di auto-mobilismo con il mio lavoro. Episodio determinante un mio pezzo sul Motor Team Nisseno scritto per Sicilia Moto-ri nel 2008. Poi un crescendo di u#ci stampa nel settore; lo Slalom del Borgo, il Rally di Caltanissetta, il Festival Città di Caltanissetta ed il coordinamento

della Settimana Santa, vorrei citarli fra tutti più che altro perché inerenti alla mia città. Nel frattempo accrescevo la mia predisposizione alla conduzione degli spettacoli con molti eventi cittadi-ni e non solo; a Bruxelles ho presentato una serie di eventi celebrativi del 150° anniversario dell’Unità d’Italia. La cosa più bella di questo mio percorso è che non devo niente a nessuno e posso con orgoglio a"ermare che non sono mai stato al seguito di segreterie politiche di questo o quell’altro esponente”.

Il tuo presente ed il tuo futuro?“Adesso il mio nuovo ruolo di addetto stampa del vicepresidente dell’Ars Ven-turino, del Movimento 5 Stelle mi o"re nuove opportunità di crescita persona-le e professionale. I contatti quotidiani con le redazioni dei Tg nazionali Rai, Mediaset e Sky, rappresentano un in-centivo alla mia attività. Sono passa-to da un contesto provinciale ad uno nazionale: l’impatto è stato non indif-ferente. Seguo con attenzione la vita politica regionale, ascolto molto e tento di rubare i segreti dei miei colleghi, di maggiore esperienza e caratura. Anche il ruolo è diverso. Prima ero un gior-nalista che ‘cercavo’ la notizia adesso, attraverso i comunicati, ‘creo’ la notizia. Equilibrio, attenzione nella scelta dei termini, accuratezza nella preparazio-ne del testo, studio costante dei sistemi legislativi, rappresentano per me delle regole inderogabili. Ovviamente non tralascio le mie collaborazioni prece-denti e la mia attività di conduttore. Non nego che mi manca la mia gior-nata da cronista di Tg, in giro per la città ad intervistare persone. Mi manca vivere la strada e tutto ciò che ad essa è connessa. Il mio lavoro vive di cambi di ruolo e bisogna essere bravi ad ade-guarsi ed a trarne esperienza”. Marco Benanti è davvero una stella na-scente del giornalismo nisseno, anzi un “Cinque Stelle”

Quando non te lo aspettiarriva Sala d’Ercole

Nemo profetain patria

Giornalista in ascesa con molteplici interessie doti professionali:competenza, passione,abnegazione e intuito

di Donatello Polizzi

Fatti & comunicazione

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I giornalisti, «cani da guardia della democrazia» (la de!nizione è della Corte europea dei diritti umani). Qual’è attualmente lo stato di salute dell’informazione? Indicazioni utili-ne ne traiamo dalla discussione con Pier Paolo Olivo, 44 anni, giornali-sta pubblicista, laureato in Relazioni Pubbliche all’Università di Catania, nato sotto il segno del cancro, spo-sato e con due !glie, Giovanna, di 5 anni e Cecilia di 3. Socio fondatore della Skerma, società di comunica-zione, condirettore di CorriereIn-formazione.it, un giornale nazionale on-line e addetto stampa del Comu-ne di Caltanissetta.

Il mondo dell’informazione e della comunicazione ha caratterizzato l’ultimo ventennio della tua vita lavorativa, e rispetto alle esperien-ze non si può dire che fai questo mestiere per caso. Quando e come nasce questo interesse?Sin da piccolo sono sempre stato af-fascinato dalla radio e, soprattutto, dalla televisione, questa scatola che faceva vedere e conoscere, ad un’in-!nità di persone, quello che succe-deva in qualche parte dell’universo. Crescendo ho iniziato a interes-sarmi alla lettura e all’informatica, facendomi folgorare dall’immensa potenzialità del web, questa rete in grado di mettere in comunicazione, in tempo reale, da qualsiasi parte del mondo, chiunque vi fosse collegato. Il tempo non ha fatto altro che raf-forzare questi miei interessi, con-vincendomi sempre di più dell’im-portanza che riveste l’informazione e la comunicazione anche rispetto alla stessa esistenza del genere uma-no e alla sua sopravvivenza. Que-

sti strumenti, se usati con criterio e coscienza, possono servire a far comprendere meglio gli interessi e risolvere i con"itti.In tempi di s!ducia e disa"ezio-ne nelle istituzioni, come si riesce a rendere funzionale un u#cio stampa di un Comune, rendendolo vero punto di incontro con i mezzi

di comunicazione? La legge 150 del 2000 disciplina le attività di informazione e comu-nicazione delle pubbliche ammi-nistrazioni e ad oggi rappresenta il caposaldo normativo della co-municazione pubblica. Con essa l’informazione e la comunicazione delle amministrazioni pubbliche di-vengono obbligatorie e ne vengono de!niti strumenti e soggetti. Però, purtroppo, una legge da sola non può sortire gli e#etti sperati se non è portata avanti da amministrato-ri consapevoli dei principi in essa contenuti. L’U$cio Stampa è l’ul-

timo anello di una catena che deve essere composta innanzitutto da un progetto ben de!nito sugli obiettivi che l’Ente intende raggiungere, da un chiaro piano di comunicazione e da un e$ciente comunicazione interna. Se mancano questi presup-posti, con tutta la buona volontà, da solo un U$cio Stampa non può fare miracoli.L’informazione istituzionale è spesso limitata da obblighi e preci-si obbiettivi da rispettare, mentre quello della comunicazione lascia maggior spazio alla creatività. Quali dei due settori pensi rispec-

chi maggiormente la tua persona-lità e i tuoi interessi?Sia l’informazione istituzionale che la comunicazione hanno entrambi obbiettivi precisi e obblighi da ri-spettare. Indubbiamente il settore della comunicazione è quello che più permette di dare libero sfogo al proprio estro e alla propria creativi-

tà. Però è anche vero che oggi, grazie all’avvento di internet e, soprattutto, alla di#usione dei social network, l’informazione istituzionale può contenere contributi creativi. Sono due universi che, se fatti convivere con buonsenso, possono migliorare le relazioni umane, rendendole più gradevoli.La tua generazione è quella che ha vissuto appieno i rampanti anni ’80, anni di divertimento e di vi-vacità culturale, ma che sembrano distanti anni luce dalla Caltanis-setta dei giorni nostri. Cosa si è perso secondo te, e quanto può es-sere recuperato? Gli anni ’80 visti oggi, con gli occhi del quarantenne, fanno certamen-te pensare ad un epoca in cui ci si divertiva con poco e si coltivavano sogni. È anche vero però che la mia generazione non sarà ricordata per chissà quali grandi cose, purtroppo non siamo riusciti a incidere qua-si su nulla e il rischio, sempre più concreto, è che questi anni siano ricordati semplicemente come anni rampanti ma, di fatto, inconsisten-ti. Come disse un noto politico, che per la par condicio è meglio non ci-tare, c’è un salto generazionale che ha scavalcato proprio chi ha vissuto la propria giovinezza negli anni ’80. La cosa più importante che i giova-ni di oggi hanno sicuramente perso, rispetto a quelli di ieri, è il sogno di poter vivere un domani migliore, fatto di ambizioni e certezze. Noi siamo cresciuti guardano in TV programmi come “rischiatutto” o “lascia o raddoppia”, dove, per vin-cere, dovevi essere preparatissimo su qualcosa. Oggi i giovani crescono con programmi tipo “a#ari tuoi” o “uomini e donne” dove per vince-re conta solo la fortuna o la bellez-za esteriore. Mi auguro che il salto generazionale non coinvolga anche loro.Sei condirettore del giornale on-line CorriereInformazione.it, un progetto ambizioso che nel giro di tre anni si è ritagliato un suo pic-colo spazio nel panorama dell’in-formazione italiana. Quali sono i punti di forza di questo progetto editoriale?CorriereInformazione nasce quasi per gioco. Un giorno Andrea Cafà, l’editore del giornale CifaNews, un organ house rivolto esclusivamente a 90mila aziende associate all’omo-nima confederazione, che usciva sporadicamente solo in versione cartacea, mi parlò della di$coltà delle piccole imprese a far sentire la propria voce tramite i media nazio-nali. Gli proposi allora, di trasforma-re CifaNews in un giornale on-line, modi!cando il nome e strutturan-do la piattaforma in modo da con-sentire alle aziende di poter gestire autonomamente un loro spazio dove caricare i comunicati stampa e approfondire argomenti speci!ci. L’idea piacque e così, il cinque otto-bre 2009, fu messo on-line Corriere

Informazione. L’obbiettivo era quel-lo di riuscire ad avere circa mille visitatori al giorno. Dopo un anno il giornale contava più di 200mila visitatori al mese. Per ragioni edito-riali abbiamo ampliato gli argomen-ti trattati. Oggi il giornale conta più di 300mila visitatori unici mensili e si occupa non solo di imprese, economia e formazione, ma anche di politica e attualità.Da addetto stampa del Comu-ne hai una posizione che ti permette di osservare in maniera approfondita le dinamiche della nostra città. Quali sono secon-do te i punti di criticità che la nostra classe politica deve a"rontare per creare uno sviluppo sostenibile?Quello che sta avvenendo a Calta-nissetta non è molto di#erente da quello che sta avvenendo in tutto il resto del nostro paese. Si assiste quotidianamente a scontri durissimi tra le diverse posizioni partitiche, se ne dicono di tutti i colori, però, sembrerebbe paradossale, l’opinione di#usa tra la gente è di massi!cazio-ne della classe politica. La ragione secondo me sta nel fatto che, negli anni, il consociativismo, nell’acce-zione negativa del termine, l’ha fatta da padrone, creando in tutti noi la convinzione che non esistano di#e-renze all’interno della classe politi-ca. Purtroppo devo dire che non si fa molto per sfatare queste convin-zioni, in un momento dove invece

la cosa che tutti noi dovremmo fare è quella di rimboccarci le maniche, mettere da parte gli interessi parti-colari, e lavorare tutti assieme ad un progetto di rilancio del territorio.Se fossi un politico quali azioni strategiche metteresti in atto per ridare dignità e sviluppo economi-co alla Sicilia? E quali per la nostra provincia?Lo diciamo tutti, forse ne siamo tutti convinti, ma nessuno fa quello che realmente andrebbe fatto. La Sicilia e i siciliani potrebbe vivere esclusi-vamente di turismo e agricoltura, però si continua a depredare il ter-

ritorio con scellerate p o l i t i c h e industriali e senza una reale pro-gettualità a medio e lungo periodo. Capisco che per un politico è di$cile attuare delle strategie che vedrebbero i loro frutti solo dopo anni. Però è anche vero che siamo arrivati ad un punto dove è neces-sario invertire la rotta, sperando che non sia troppo tardi. Se fossi il Pre-sidente Crocetta boni!cherei tutto il perimetro della regione, eliminando tutto quello che è in contrasto con il termine “vocazione turistica”. Cosa diversa per l’entroterra. Una volta, tempo fa, si parlò per Caltanissetta di interporto, che la legge de!nisce come “un complesso organico di strutture e servizi integrati, !naliz-zati allo scambio di merci”. Credo che il territorio compreso tra Cal-tanissetta e Dittaino potrebbe svol-gere egregiamente questo compito, sviluppando un indotto economico per tutto il centro Sicilia. Peccato che di questo progetto nessuno ne abbia più parlato.Tra pochi giorni ci saranno le elezioni politiche. La campagna elettorale è già entrata nel vivo e ripresenta la s!da già messa in atto durante le elezioni siciliane: i movimenti popolari contro i parti-ti tradizionali. Siamo di fronte ad un cambiamento epocale o è sem-pre la solita demagogia che mira al potere sfruttando questa volta la crescente corrente del malconten-to popolare?Sono fermamente convinto che, !no a quando non verrà inventato un si-stema migliore della democrazia, i partiti siano lo strumento essenzia-le per la gestione della società ma, come tutti gli strumenti, bisogna stare attenti a non utilizzarli male e a maneggiarli con cura. È successo ieri, sta succedendo oggi e, proba-bilmente, succederà anche doma-ni che, in momenti come questi, i movimenti proliferano, assumendo una funzione importante al !ne di ricordare agli uomini politici la vera natura sociale dei partiti.

La disamina di Pier Paolo Olivo, addetto stampa del Comune

L’informazione,la s!da del futuro

L’informazione istituzionale ha precisi obblighi da rispettare ma può contenere contributi creativi

La mia generazionenon sarà ricordataper grandi cose,non siamo riusciti adincidere quasi su nulla

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Un grande amore quello del nisseno Alessandro Maria Barrafranca per Caltanisset-

ta, per le sue tradizioni e una grande voglia di tramandarle alle generazioni future e a chi spesso le ignora. “La mia passione per la storia di Cal-tanissetta - a!erma Alessandro Maria Barrafranca - nasce da bambino, in parte tramandata da mio padre che aveva acquistato diversi volumi sulla storia cittadina e che io irrefrenabil-mente spinto da grande curiosità ho letto. Una curiosità cresciuta negli anni scolastici, in particolare in quelli della scuola elementare, che mi ha poi portato ad approfondire i mie studi "no alla stesura nel 2006 del mio pri-mo libro sui piccoli gruppi sacri in cui attraverso la storia dei piccoli simula-cri si evince uno spaccato della società nissena non più esiste. Un’ispirazione nata anche dal legame di amicizia con una famiglia, proprietaria di un pic-

colo gruppo sacro, e il cui avo fu uno dei promotori della processione del mercoledì santo. “Un libro che nasce – prosegue - dal mio desiderio di fare qualcosa per la città e di non far di-sperdere le tradizioni legate al nostro territorio. Molte volte i nisseni sono pronti a criticare e a lamentarsi che in città non si faccia nulla, in realtà pen-

so che occorra fare un ragionamento inverso e chiedersi cosa ognuno di noi faccia per la città. La città è nostra, ci appartiene e chi la amministra lo fa temporaneamente, pertanto, i beni della collettività appartengono a tutti ed è per questo che vanno preservati e tramandati alle nuove generazioni, non come surrogato di un passato ormai lontano, ma come “memoria” dell’identità del nostro territorio” .Quattro i libri scritti in questi anni: “Le varicedde”, edito nel 2006, la cui prefazione è stata curata da Mons. Giovanni Speciale; “Il sinedrio”, edi-to nel marzo 2007 e che riporta la storia del simulacro di proprietà del Comune; “Il pescatore d’anime”, edito nel novembre 2007, la cui prefazione è stata curata da mons. Andrea Mu-scarella (cancelliere della curia), e che narra le origini della processione di Gesù Nazareno nella domenica delle Palme; “Insignum gratitudinis” edito nel dicembre del 2008, che invece ri-percorre le origini della processione dei tre Santi.

Libri che sono stati donati al sommo ponte"ce Benedetto XVI, al presidente della repub-blica Giorgio Napolitano, all’arci-vescovo di Cracovia S.E. Rev.ma card. Stanislao Dziwisz, al presi-dente del senato on. Renato Schi-fani, al segretario generale della conferenza episcopale italiana mons. Mariano Crocetta e all’ar-civescovo di Messina mons. Calogero La Piana; i quali hanno risposto con lettere di apprezzamento al lavoro di recupero della memoria storica delle tradizioni dell’autore nisseno spin-gendo lo stesso a proseguire nel suo operato.In seguito alla stesura del libro “Le va-ricedde” è stato nominato socio ono-rario della stessa associazione piccoli gruppi sacri e per la quale per due anni ha svolto la funzione di segretario.Numerosi i riconoscimenti e i premi in questi anni per il lavoro di ricerca storica svolto da parte delle associa-zioni e diverse le mostre organizzate, una delle quali, realizzata con Luca

Paolillo intito-lata “I volti della

passione”, ripro-posta a Agordo in

provincia di Bellu-no all’interno della mostra organizzata dalle rispettive So-printendenza di Belluno e di Calta-nissetta e dall’As-sociazione Piccoli gruppi sacri dal titolo “Uomini e miniere: radici comuni. La re-altà mineraria zol"fera sici-

liana a Valle Im-perina”.Quali i progetti por-tati avanti per tra-mandare le tradizioni alle nuove generazio-ni? Con la collaborazio-ne di Gioacchino Ricotta cerimoniere dell’associa-zione “Real Maestranza “ – a!erma Alessandro Barrafranca - ho ideato il progetto “Riscopriamo le nostre radi-ci”, patrocinato dal Comune di Cal-tanissetta e rivolto agli alunni delle quinte classi delle scuole elementari.

Progetto attraverso il quale si sono volute raccontare le origini, la storia e le tradizioni legate alla “Settimana Santa”. Un’idea che ha riscosso un no-tevole successo e che si è potuta realiz-zare grazie anche alla collaborazione di alcune associazione legate alla Set-timana Santa”.Alessandro Maria Barrafranca colla-bora con il giornale “la Sicilia” nella pagina “Cultura e società”, per “Il Fat-to nisseno” e il periodico diocesano “L’Aurora”.Nel settembre del 2011 è stato inserito in qualità di ricercatore di storia e tra-dizioni popolari nel comitato esecuti-vo dei festeggiamenti di San Michele

patrono di

Caltanissetta e s e m - pre nello stesso periodo è stato chiamato a far parte del comita-to culturale del coordinamento della Settimana Santa. Nel 2012 ha anche accompagnato in visita per la città - e in particolare per i gruppi statuari del giovedì santo - il presidente nazionale

di Annalisa Giunta

Sono legato alla scoperta di alcune sculture inedite diFrancesco e Vincenzo Biancardi

La storia e i gruppi sacri,le grandi passioni di Alessandro Barrafranca

Fatti & tradizioni

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dell’azione cattolica Franco Miano, ma-dre Cristina Be!a, direttrice dell’edito-riale Paoline audiovisivi e vicedirettrice della rivista “Famiglia oggi” e l’attrice Claudia Koll, personaggi in visita alla città in occasione del festival delle co-municazioni.Una delle cose a cui è più legato è la scoperta di alcune sculture inedite degli artisti napoletani Francesco e Vincenzo Biancardi, autori delle vare del giovedì santo e di ulteriori notizie sulla vita de-gli stessi.Quali i progetti in cantiere? “Tra le ini-ziative future – conclude Barrafranca - vi è il progetto di restauro del gruppo scultoreo del giovedì santo di Caltanis-setta, ra"gurante l’Ultima Cena, la cui presentazione sarà e!ettuata 11 mar-zo del 2013. Maquillage, svolto dopo Pasqua, che si pre#gge il recupero di un’importante testimonianza storico-devozionale della comunità nissena, volta non solo alla stabilizzazione dei fenomeni di alterazione delle strutture del manufatto, ma come punto di forza per la rivalutazione di una tradizione, in un momento culturale di aggregazione che caratterizzerà, tutto il 2013 e i primi mesi del 2014.

Questa volta il quesito lo poniamo con largo anticipo per evitare che chi di dovere possa rispondere: ci pensiamo il prossimo anno! La sistemazione dei punti ristoro e della vendita di dolciumi e giocat-toli, lungo il percorso dei Gruppi Sacri è una risalente disquisizione che interessa la Settimana Santa da anni. Riteniamo non adeguata l’opportunità che una celebrazio-ne religiosa abbia come contorno gli “aromi” derivanti da fritture e tostature, persone che mangiano e bevono birra, palloncini e gio-cattoli, “calia e simenza” e chi più ne ha…più ne metta; crediamo sia poco consono con l’evento che interessa l’animo dei cristiani che partecipano alle festività pasqua-

li. Sgombriamo il campo da ogni dubbio, il dilemma è sul luogo, dove organizzare un punto, anzi più punti ristoro, non di eliminare “paninari” ed a"ni. Questi ulti-mi, in un certo senso, fanno parte della festa, è giusto che abbiano la possibilità di o!rire i loro servizi e di ricavarne un utile ma è oppor-tuno che ciò avvenga in posti più idonei. Luoghi che possano o!rire

supporto sanitario, logistico (leg-gasi bagni chimici), tavoli e pan-chine per riposarsi ed con un con-trollo discreto ma costante delle

forze dell’ordine. Senza dubbio tale sistemazione gioverebbe sicu-ramente ai pro#tti dei venditori e gli consentirebbe di assumere più personale innescando un volano pro#cuo per la nostra as#ttica eco-nomia. L’attività imprenditoriale non va ostacolata ma incoraggiata in ogni modo possibile; bisogna tentare di creare le condizioni af-#nché la ristorazione da strada,

durante la Settimana Santa, sia implementata ma senza incidere sulla dignità del culto e la reli-giosità dell’animo. Determinante, fondamentale è l’opera dell’ammi-nistrazione cittadina che in ogni decisione che assume, almeno te-oricamente, dovrebbe pensare alla maggioranza e non alla minoran-za. La creazione di svariate aree di sosta pedonale sarebbe anche un risultato di acquisita civiltà. Nei due anni precedenti il nostro men-sile, a più riprese, ha sottolineato la questione. Abbiamo pubblica-to foto, realizzate durante le pro-cessioni che invece sembravano, scattate durante #ere o mercatini rionali. Immagini che non giova-no alla credibilità dei riti, che sor-prendono, in maniera fortemente negativa, i turisti che vi assistono e coloro i quali vedono determinate “scene” in televisione.Non tralasciamo che noi nisseni talvolta assistiamo alla Settimana Santa, che è una festività religio-sa, con comportamenti che sa-

rebbero più appropriati ad uno spettacolo o ad un evento

mondano. La partecipazione do-vrebbe avere modi e tempi in cui rispetto e ri$essione, siano ele-menti preponderanti e peculiari. Invece, sovente, si assiste al clas-sico “passio” (N.d.R. camminare avanti e indietro, possibilmente abbigliati in maniera elegante non per partecipare ma per “vedere” e farsi “vedere”). La nostra città e i suoi abitanti, speriamo abbiano la voglia, il desiderio, la capacità, di essere i primi a cambiare il modo di approcciare i riti religiosi storici che contraddistinguono ed esalta-no le nostre radici, la “nissenità”.Il sindaco, la Giunta, i consiglieri hanno sempre tergiversato e rin-viato la possibilità di interloquire sulla disputa della sistemazione dei punti ristoro, adducendo come motivazione che ormai era trop-po tardi per cambiare “le cose”. Quest’anno poniamo il quesito in tempo utile, dunque ci aspettiamo che ci sia un responso da parte dell’amministrazione cittadina. Che la risposta possa essere nega-tiva o positiva, lo demandiamo alle loro facoltà ma PRETENDIAMO che una risposta sia data. Se anco-ra una volta il silenzio o il rinvio, dovessero essere l’unico riscontro, vorrebbe dire che da parte di chi amministra la città non vi è la vo-glia di rispondere o ancor peggio che vi sono dei motivi di oppor-tunità (politico-elettorale, leggasi voti) che incrinerebbero l’atten-dibilità di Palazzo del Carmine e dei suoi residenti. Riteniamo sia giusto che chi voglia assistere alla Settima Santa, possa farlo in una cornice più religiosa e dignitosa possibile.

di Donatello Polizzi

Ha scritto quattro librisull’argomento.Numerosi riconosci-menti e premi per il lavoro di ricerca storica

WurstelSimenza e palloncini

DECORO URBANO. L’ amministrazione comunale “deve” intervenire: basta rimandare

NO

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Passano le settimane, scorro-no i mesi, e siamo sempre in campagna elettorale. Una

campagna elettorale in!nita: prima le comunali di Palermo, poi le ele-zioni regionali dello scorso 28 ot-tobre, e adesso le elezioni politiche targate 24 e 25 febbraio. Ma come ci siamo arrivati a questa nuova competizione elettorale? Dal 2008 ad oggi è successo di tutto: il Pdl non è più il primo partito di mag-gioranza relativa, Gianfranco Fini ha rotto con Silvio Berlusconi, e nel frattempo è nato ed è morto il “Ter-zo Polo”. E poi dulcis in fundo sem-brava che Silvio Berlusconi fosse

completamente uscito di scena. Nel luglio 2011 il Cavaliere aveva dato carta bianca al del!no, al prescelto. E il nome del prescelto era proprio quello del siciliano Angelino Alfano, acclamato primo segretario politico del Pdl in un Auditorium della Con-ciliazione stracolmo. Ma “Angelino” ha perso tutte le occasioni: prima le comunali di Agrigento e Palermo, e poi le regionali di Sicilia. Al punto che i suoi colleghi di partito si sono scagliati contro arrivando a dire: «Ma se Alfano non riesce a vincere a casa sua come pretende di fare il le-ader nazionale del partito e della co-alizione?». Ma Angelino ha insistito,

perdendo anche un’altra battaglia: «Faremo anche noi le primarie, e saranno primarie vere», ripeteva a squarciagola l’ex Guardasigilli. Anche in questo caso sembrava fatta: «Saranno a dicembre», spie-gava a giornalisti. Poi un bel giorno il fuoriclasse, l’inventore di Forza Italia, il primo premier della Storia della Repubblica Italiana con tre reti tv si è stancato dell’allievo del!no, ed è tornato in campo. Come? Alla sua maniera, convocando un sabato pomeriggio una conferenza stampa !ume in una delle sue residenza, scagliandosi contro la magistratura, ed evocando per l’ennesima volta la

riforma della Giusti-zia. Poi un altro giorno, rientra nel

personaggio, il Cavaliere di Arcore decide di fare mezzo passo indietro: «Se Monti decidesse di essere il lea-der dei moderati farei un passo in-dietro». Il premier Mario Monti non risponderà mai alla chiamata alle armi del Cavaliere. Anzi. Rilancerà, e scenderà in campo con i nemici giurati del Cavaliere: Pierferdinan-do Casini e Gianfranco. In questo contest si è mossa l’ultima discesa,

o se preferite ri-discesa in campo, di Silvio Berlusconi. L’ultimo sacri!cio. “Silvio” se la vedrà con Pier Luigi Bersani, fresco vincitore di primarie, e dato per superfavorito. Con Oscar Giannino, leader di “Fare per ferma-re il declino”. Ovviamente con Ma-rio Monti, come scrivevamo sopra. E per !nire con il Movimento Cin-que Stelle di Beppe Grillo, quel M5S che è il primo partito in Sicilia con il 15%. «Ma la forza di Grillo sta sce-mando», tuonavano i ben pensanti nei corridoi del palazzo. «Ormai è sotto il 3% su base nazionale. È !ni-ta la grillite-mania», rilanciavano al-tri. Tutti a sottovalutarlo: la sinistra sicura di sé, «siamo in testa ben sal-di», e il centrodestra in rimonta, «ve-drete, il gap da Bersani si è ridotto». Tutti ad occuparci dell’eventuale/probabile inciucio Monti-Bersani. Tutti a preoccuparci delle sparate di Berlusconi: «Restituirò l’IMU ai cit-tadini in contanti». E intanto Beppe Grillo era è ed è l’unico a riempire le piazze. Sì le piazze, una parola non più appartenente al vocabolario dei grandi partiti. Pd e Pdl organizza-no eventi nei teatri, nei cinema, nei palasport. Mai nelle piazze, non si può mai sapere. «S!gurare mai», è il motto dei grandi partiti. Ed eccoci

qui a poco più di dieci giorni dalle elezioni politiche probabilmente fra le più importanti della storia del no-stro Paese a ragionare di chi vincerà sulla base delle legge elettorale, l’or-mai famoso Porcellum. Quella legge perversa nella quale vige un sistema di"erente fra Camera e Senato. Or-mai lo dicono tutti: «Il distacco sem-bra invariato. Alla Camera vincerà l’asse Pd-SeL, ma al Senato, seppur di poco, il centrosinistra non avrà la maggioranza». E allora? Si pre!gu-

ra un mega accordo post voto fra il “centrosinistro” Pier Luigi Bersani e il “tecnico” Mario Monti. Ma Nichi Vendola, alleato di Bersani, ci starà? Oggi Nichi dice “no”. Ma domani, chissà. Ovviamente tutto ciò dipen-derà anche dalla nostra amata Sici-lia. Perché dopo la Lombardia l’altra regione in bilico al Senato è proprio la nostra amata Sicilia. E chi vince-rà in Sicilia? L’asse politico siciliano sembra essersi spostato a sinistra. Il presidente della Regione è di cen-tro-sinistra, e diversi esponenti del centrodestra siciliano, ad esempio Pippo Gianni, Michele Cimino, Edi Tamajo, Titti Bufardeci e altri meno noti, hanno voltato le spalle a Silvio Berlusconi e alla coalizione di cen-trodestra per aderire al progetto po-litico del centrosinistra di Pier Luigi Bersani. Insomma sarà una partita all’ultimo voto. Nel frattempo i big nazionali scendono in massa in Sici-lia per occupare la scena. E il 15 e il 16 febbraio prossimo ci sarà il ritor-no nell’isola di Silvio Berlusconi. A distanza di cinque anni il Cavaliere vuole ri-conquistare quello stes-so popolo che gli diede !ducia nel 2001, nel 2006 e nel 2008. Ci riusci-rà? Ah, saperlo....

@GiuseppeFalci

di Giuseppe Alberto Falci

La campagna elettoraleinfinita...

L’Italia al voto

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Non è mai semplice scrivere di disabilità: è facile scivolare sul-le insidie di una banale e fasti-

diosa super!cialità, che va a braccetto con una abusata demagogia. Si percor-re inoltre un sentiero fatto di trappole linguistiche, che spesso sono inavverti-bili, ma che possono far torto a chi con la disabilità vive e ne subisce ogni gior-no i condizionamenti: diversamente abile, invalido, disabile, portatore di handicap, normale... sono parole che si usano spesso quando si discute di disabilità, sembrano comuni, innocue ma non è così. Anche se spesso sono usate con buone intenzioni, sono paro-

le sbagliate e in molti casi nascondono un retaggio culturale piuttosto vuoto e diseducato sull’argomento, e mani-festano lo scarso livello di attenzione verso i più deboli. Perché attribuiscono alla persona una implicita condizione di “inferiorità” o la descrivono secon-do termini di “diversità” che è lontano dal concetto di disabilità... che non è “diversità”, ma semplice condizione di vita. Possono sembrare questioni di poca importanza (“disabile” all’indivi-duo è termine da non usare, “disabili” per indicare un gruppo sì), ma per chi vive quella condizione esistenziale non lo sono.

Raramente scrivo di cose personali, ma è importante per capire quanto sia fa-cile “scivolare” anche armati di buone intenzioni: una volta dissi a un amico con disabilità della vista “ci vediamo dopo”. Mi sembrò una ga"e imperdo-nabile e chiesi scusa. Lui mi sorrise e disse che l’avevo o"eso dopo, quando mi ero scusato: “se modi!chi il tuo modo di parlare a causa della mia disa-bilità, mi discrimini”. Un giornalista che stimo molto e con cui condivido la passione del tifo cal-cistico (Franco Bomprezzi, che cura un blog per il Corriere sulla disabilità, “Gli Invisibili”) si arrabbia moltissi-

mo se qualcuno osa pensare che lui sia “costretto su una se-dia a rotelle”: per lui quello è un mezzo di libertà, di mobilità, è un’estensione del suo corpo, lui “vive” su quella sedia. Ha an-che scritto un “elogio della carrozzina”.

L’argomento è troppo spesso ignora-to da istituzioni e media, il che rende sempre più complicata la di"usione di una “cultura del rispetto”, cosa che

al momento sembra una vera utopia. Così abbiamo deciso di a"rontare l’argomento qui su “Il Fatto Nisseno”, dedicando alla disabilità una serie di articoli di approfondimento sperando siano uno stimolo per istituzioni, as-sociazioni e cittadini: ritaglieremo uno spazio al giornalismo sociale, parlando nello speci!co di San Cataldo, anche se i principi ed i bisogni relativi alla disa-bilità sono generali, quindi mutuabili da qualunque altra realtà comunale.“Disabilità” è una parola che abbraccia una quantità di tematiche inattese per chi non ha mai avuto modo di avvici-narsi all’argomento. La principale, che coinvolge tutti indistintamente, riguar-da la consapevolezza che esistono per-sone che hanno di#coltà ad a"rontare situazioni che ad altri sembrano comu-ni e semplicissime, cosa che spesso ci fa sottovalutare molti dei nostri com-portamenti (come nell’esempio fatto prima).È un problema culturale profondo: prova ne è che è datata 2006 la “Con-venzione O.N.U. sul diritto alle perso-

ne con disabilità”, convenzione che è stata adottata dall’Assemblea Generale dopo un lunghissimo periodo di con-sultazioni e burocrazie: in Italia rati!-

cata nel 2009.La Convenzione segna un passo fon-damentale, perché diventa vincolante per gli Stati membri non perché istitu-isce “nuovi diritti”, ma perché de!nisce i principi generali per “promuovere, proteggere e garantire il pieno ed ugua-le godimento di tutti i diritti umani e di tutte le libertà fondamentali da parte delle persone con disabilità, e promuo-vere il rispetto per la loro intrinseca dignità”:1) il rispetto per la dignità intrinseca, l’autonomia individuale, compresa la libertà di compiere le proprie scelte, e l’indipendenza delle persone;2) la non discriminazione;3) la piena ed e"ettiva partecipazione e inclusione nella società;4) il rispetto per la di"erenza e l’accetta-zione delle persone con disabilità come parte della diversità umana e dell’uma-nità stessa;5) la parità di opportunità;6) l’accessibilità;7) la parità tra uomini e donne;8) il rispetto dello sviluppo delle capa-cità dei minori con disabilità e il rispet-to del diritto dei minori con disabilità a preservare la propria identitàA questi principi segue una serie di ar-ticoli che abbracciano campi molto va-sti a descrivere i settori di applicazione della Convenzione, umani, sociali, la-vorativi, culturali, organizzativi: ugua-glianza e non discriminazione, donne e minori con disabilità, accrescimento della consapevolezza, diritto alla vita, accessibilità ai luoghi pubblici o a fru-

izione pubblica, libertà di movimento e di cittadinanza, vita indipendente e inclusione nella società e tanto altro ancora.Proveremo a raccontare una città, San Cataldo nel caso speci!co, mettendola alla luce di questi principi, raccontando

storie di famiglie e associazioni, vicen-de umane, situazione generale. Provan-do a emanciparci da eredità culturali pesanti, a dare a ciascun lettore l’idea che la “diversità” è insita in ogni essere umano, che il concetto di “normalità” in realtà non esiste ed è solo !nzione buona per renderci la vita più sempli-ce; provando a guardare alla disabilità con occhio più sano e mente più aper-ta, coltivando l’idea che le persone con disabilità hanno tutto il diritto di far emergere le loro peculiarità umane, lavorative, sociali, le loro capacità, che sono “diverse”... come tutte le altre; pro-vando a dare voce e spazio a chi, troppo spesso, vive in uno spazio di inaccetta-bile “invisibilità”.

www.ilfattonisseno.it24 Febbraio

di Alberto Di Vita

Da questo numero racconteremo la disabilitàa"rontando argomenti diversi

Un viaggio alla scopertadi una diversa normalità

Fatti & San Cataldo

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Febbraio www.ilfattonisseno.it 25

Uno degli argomenti più spinosi che riguardano le persone con disabilità è quello della “acces-

sibilità” ai luoghi pubblici, o a fruizio-ne pubblica. La materia è ampiamente trattata nella “Convenzione Onu per i diritti delle persone con disabilità” con più articoli, e uno speci!co, l’articolo 9:“Al !ne di consentire alle persone con disabilità di vivere in maniera indipen-dente e di partecipare pienamente a tutti gli aspetti della vita, gli Stati Parti adottano misure adeguate a garanti-re alle persone con disabilità, su base di uguaglianza con gli altri, l’accesso all’ambiente !sico, ai trasporti, all’in-formazione e alla comunicazione, compresi i sistemi e le tecnologie di in-formazione e comunicazione, e ad altre attrezzature e servizi aperti o forniti al pubblico, sia nelle aree urbane che in quelle rurali”. Il punto fondamentale riguarda la base di “uguaglianza con gli altri”: l’introduzione del concetto di ac-cessibilità ha come obiettivo di rendere ogni posto praticabile da tutti, senza distinzione, nella maniera più diretta e trasparente possibile.Chi deve misurare ogni azione, anche quella apparentemente più semplice, con la propria disabilità o con quella di un familiare è troppo spesso costret-to a cercare vie e soluzioni alternative a quella più diretta: è il tipico caso dei “pulsanti di chiamata”, posti all’ingresso di edi!ci pubblici e di attività commer-ciali. Già l’ essere obbligati a chiamare qualcuno, attendere, farsi aiutare per avere accesso a un locale qualunque è di per sé un motivo di discriminazione

inaccettabile e un peso che si aggiunge alle di"coltà di ogni giorno.In questo senso a San Cataldo è em-blematica la situazione della Biblioteca Comunale, teorica sede della cultura a disposizione di tutti, insediata in quella che era inizialmente una costruzione per uso abitativo. Già per accedere ai locali del piano inferiore ci sono gra-dini, mentre due rampe di scale impediscono ai di-sabili l’utilizzo del piano superiore, dove sono col-locati la maggior parte dei libri.L’argomento era già sta-to sollevato un paio di anni addietro da un consigliere comuna-le, al quale l’assesso-re di turno rispose precisando che il personale della bi-blioteca è sempre stato molto di-sponibile, attento e pronto ad aiutare chiun-que abbia bisogno di superare i gradini: la risposta voleva essere rispettosa ma, come illustrato nella premessa, il lin-guaggio nasconde insidie inattese. La risposta è stata data in termini inesatti,

per non dire proprio sbagliati, perché l’obiettivo principale dell’abolizione delle barriere architettoniche è proprio quello di non rendere necessario nes-sun intervento terzo, causa di disagi in-teriori meno tangibili ma più dolorosi e duraturi nel tempo.Altro esempio è l’accesso al Municipio. Il piazzale è facilmente accessibile per

via di alcuni scivoli che consentono un facile attraversamento del gradino, anche se sa-rebbe auspicabile che l’intero marciapiede

venga con-

vertito in scivolo (non sembra esserci alcuna ragione ostativa).Il problema nasce poco dopo: per ac-cedere alla cancellata del Palazzo di Città si deve superare un gradino. In realtà ci sono due punti percorribili, ma la loro collocazione è cervellotica: si trovano alle estremità della piazza, non facilmente accessibili, posti dietro delle aiuole, di"cile da trovare. Anche attraversandolo, comunque, da quel momento in poi diventa un percorso a ostacoli che nulla ha a che vedere con il concetto di “accessibilità”.Altro esempio facilmente individuabile è quello costituito dalla Scuola Materna alle spalle del Monumento ai caduti, in Corso Unità d’Italia. Nessuno scivolo frontale per un accesso facilitato e, an-che dopo aver parcheggiato l’auto a si-nistra, in una zona non asfaltata e senza marciapiede, dopo aver percorso diver-si metri, ci si trova di fronte tre gradini per avere accesso all’immobile. Guar-

dia-mo a destra

e vediamo un recinto, guar-

diamo a sinistra e vediamo un bel

prato non attra-versabile. Dal via Donatori di San-

gue sembra esserci un altro cancello

con ingresso a livello della strada, ma an-

che qui non si tratta di ingresso principale

ed è probabilmente ne-cessario chiamare qual-

cuno per aprirlo. Sono solo tre esempi e potremmo continuare a lungo: basti pensare agli ambulatori dei medici di famiglia o a quanti marciapiedi non sono accessibi-li per via di parcheggi selvaggi (alcuni li vedete nelle foto). Anche se è vero che a livello strutturale si sono fatti passi im-portanti, con l’ultimo intervento per la ripavimentazione dei marciapiedi del Corso principale che ha posto rimedio e reso facilmente raggiungibile ogni marciapiede... fatta eccezione per quelli infestati da automobilisti maleducati (vedi zona Monumento ai caduti, vero e proprio luogo di sosta indiscrimina-ta).Non è questo il luogo adatto per fare un censimento degli interventi neces-sari. Esiste uno strumento normativo, che si chiama “PEBA” (Piano per l’Eli-minazione delle Barriere Architetto-

niche) di cui ogni Comune

deve dotarsi per registrare tutti gli inter-

venti necessari, fare un progetto di intervento a

medio-lungo ter-mine, stabilire delle priorità per interve-

nire non appena ci sono le disponibilità economiche. Questo

lavoro dovrebbe essere fatto in collaborazione

con le numerose asso-ciazio- ni di volontariato che operano nel settore, vere e proprie be-nedizioni per le famiglie di persone con disabilità, ma anche motivo di “dere-sponsabilizzazione” degli Enti Pubblici preposti alla rimozione delle barriere architettoniche: le associazioni troppo spesso svolgono un ruolo che eccede la loro stessa natura, lasciando che le Istituzioni si abbandonino ad una po-sizione di sussidiarietà che spesso coin-cide con la passività e l’indi#erenza. L’abolizione delle barriere architettoni-che, inoltre, avrebbe anche risvolti per tutte quelle persone che possono avere problemi nello spostarsi: donne in gra-vidanza, anziani, bambini, persone con disabilità temporanee a causa di infor-tuni/incidenti.Il PEBA passa anche da una serie di iniziative fondamentali per la risolu-zione dei motivi di discriminazione. Al momento, per esempio, non c’è nessun registro e nessun censimento delle persone che hanno bisogno di assistenza: sarebbe il primo passaggio fondamentale per la programmazione degli interventi strutturali e per adot-tare politiche sociali mirate e utili. Da-rebbe anche bene!ci alle associazioni e alle famiglie, che ancora non hanno avuto la forza, la voglia, la capacità o la possibilità di rivolgersi alle associazio-ni, e costituirebbe l’atto iniziale di una pratica di governo !nalizzata ad un so-stegno vero alle stesse.

A. D. V.

Dalla Bibliotecaal municipioEcco la mappa.dei luoghi o# limits

IL REPORTAGE. Troppe le barriere architettoniche che rendono di"cile la vita ai disabili

San Cataldo, una città accessibile?

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www.ilfattonisseno.it26 Febbraio

I sindacati visti da dentro, da chi si spende quotidianamente in un’at-tività che mescola professionalità e solidarietà, ed è costretto a confron-tarsi con la di!coltà di separare il lavoro dalla vita personale; l’attività sindacale, oc-cupa ogni m e a n d r o della gior-nata. Sal-vatore Pa-squaletto,

….anni, segretario Gene-rale della camera sindacale Provin-ciale Uil di Caltanissetta, ci raccon-ta una vita al ‘servizio’ degli altri. Come spiegare cosa è un sindacato? Ci a!diamo alla de"nizione che è o#erta dal dizionario: “Associazione di lavoratori per la tutela dei diritti e degli interessi di categoria sul posto

di lavoro e nell’ambito della società”.Come ti sei avvicinato al mondo dei sindacati?Avviai i primi passi nel movimen-

to sindacale, non appena venni assunto nell’amministrazione cui appartengo. Avevo da poco superato i venti anni. Era la "ne degli anni ‘70 e l’inizio degli anni ’80, l’Italia era invasa da un fer-mento politico e ideologico, il ‘68 aveva lasciato un segno indele-bile, l’avevamo vissuto con gran-de partecipazione, sino ad essere

coinvolti da un travaglio pragma-tico e politico. In una città del nord avevo avviato gli studi delle scuole superiori. Proprio lì, la contestazio-ne studentesca era più forte arriva-va "no al picchettaggio dei cancelli

del ‘lingotto’, si protestava contro la ‘catena di mon-

taggio’. Come gran parte dei ragazzi della mia età,

fui assorbito dapprima dal movimento, dopo dal partito e, in"-ne, dal sindacato. Entrai nel sinda-cato per un semplice caso, non ave-vo l’idea cosa signi"casse diventare rappresentante di qualcosa. I colle-ghi, a quel tempo, vollero insistere e, quasi, mi obbligarono ad assumere la responsabilità aziendale. Da quel momento, ho vissuto con la parte-cipazione dei tanti compagni e ami-ci di viaggio momenti belli e tristi, secondo del periodo storico e delle

di!coltà della nostra terra. Quanto è coinvolgente emotiva-mente, e non soltanto professio-nalmente, una scelta come la tua? L’impegno nel Sindacato mi ha assorbito ed appassionato, sin da quando iniziai cosciente che in quel tempo e in quelle condizioni non era per niente facile a#ermare un’idea, un principio, un diritto. Nelle gran-di organizzazioni di massa, esisteva il senso dell’appartenenza seppur tra persone diverse accomunate dalle stesse necessità e dagli stessi bisogni. Ritrovarsi in tante battaglie, magari caricati dalla Polizia, pur di difende-re un ideale o esprimere un semplice

sentimento: la “soli-darietà”, non capita tutti i giorni special-mente se ti limiti a passeggiare per le vie della tua città.Il tuo primo ricor-do nitido di “attivi-tà sindacale”?Avevo 28 anni e fui chiamato ad essere relatore in un conve-gno organizzato da una scuola elemen-tare del territorio. Le domande rivol-temi da quei bam-bini, così entusiasti del loro impegno, mi impressionaro-no favorevolmente. Rimasi entusiasta di quell’esperienza e mi convinsi che di continuare a seguire la strada intrapresa.Oggi qual’ è il ruolo del sindaca-to?Nella nostra realtà, si registra un fe-nomeno anomalo e strano. Tutti in-vocano lo sviluppo, nessuno fa nien-te per progettarlo e programmarlo nel tempo. Si ha quasi l’impressione

che nessuno lo voglia e che in fondo, va bene così. Stiamo attraversan-do un’era dove le di!coltà dei tanti prevalgono sulle poche ricchezze. Aziende che chiudono o chiedono ai lavoratori e alle lavoratrici di di-ventare titolari di partita iva; cassa integrazione in forte aumento sino a quando Stato e Regione troveran-no i soldi per pagare il contributo. I petrolchimici che sono serviti alla industrializzazione della Sicilia, si trasformano in ra!nerie e chiedono che venga riorganizzato “l’indotto”. Programmazione negoziata che ha portato una massa di denaro che poteva lasciare ‘benessere’, non è riuscita a creare nulla di concreto. Ha solo illuso coloro che pensava-no di aver trovato un lavoro, durato troppo poco per essere apprezzato. Invertire la tendenza, è un’urgente necessità se non si vuole diventare un deserto produttivo. A questo, si aggiun-ga che nel recente e nel lontano passato, nessuno ha costru-ito le basi per uno sviluppo possibile, non esiste in Sicilia

un piano industriale e un’idea di svi-luppo fattibile da realizzare, ed oggi si registra in tutta la sua crudeltà, il vuoto di ogni iniziativa. Amarcord: i tuoi genitori hanno in!uito sulle tue scelte di vita?Ricordo mio padre quando già ra-

gazzo, mi portava nella sezione del PSI in assemblee colme di persone che fumavano sino a riempirne la stanza. Grandi discussioni, forti di-

battiti, vivi ideali per arrivare ad una società più giusta, animi accalorati e pieni di passione, presentazione di documenti e, in"ne, a tarda notte,

arrivava quasi sempre la decisione. Mi piaceva sentire mia madre, che raccontava il giorno del suo arresto. Era la responsabile delle donne so-cialiste della sezione del mio paese. A quel tempo era imposto il divie-to di macina del grano che la mili-zia fascista aveva fatto a!ggere sui muri della città e mia madre aveva deciso di violarlo. Quell’ordine fu trasgredito e lei venne arrestata.Il tuo futuro: sempre e ‘solo’ attivi-tà sindacale?L’attività nel sociale è nata per caso, si è trasformata in un ‘impegno’ e dura da troppo tempo. Nonostante i miei studi, non ho trovato la for-za di mollare per occuparmi di altre attività.Coltivo un sogno che spero di realiz-zare, anche per onorare la memoria di mio padre. Cercherò di chiudere l’esperienza lavorativa esercitando la professione di avvocato.

Mia madre era responsabile delle donne socialiste del mio paese

Mi sono ritrovato in tante battaglie pur didifendere un ideale,momenti belli e tristi

Il sindacato non è il mio lavoro...è la mia vita

Salvatore PasqualettoL’intervista

di Donatello Polizzi

A sinistra il ventottenne Salvatore Pasqualetto muove i primi passi da sindacalista (1983)

Fatti & Personaggi

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Febbraio www.ilfattonisseno.it 27

Page 28: il Fatto Nisseno - febbraio 2013

Il 7 dicembre del 2012, per la sanità nissena, dovrebbe rap-presentare una data tristemente

indimenticabile. Una vigilia dell’Im-macolata tanto fatidica quanto ne-fasta equiparabile, per i possibili risvolti, all’11 settembre del 2011 per l’America. Nella G.U.R.S. infatti viene pubblicato un decreto a !rma del dott. Massimo Russo con il quale

40 posti di riabilitazione dell’A.S.P. 2 di Caltanissetta vengono consegnati all’A.S.P. di Enna. L’atto deliberativo passa totalmente inosservato davan-ti gli occhi dell’intera classe politica nissena, “impegnata” in tutte quelle attività di salvaguardia del territorio, grazie alle quali Caltanissetta è l’ul-tima provincia italiana nella qualità della vita. Solo grazie alla denuncia del Nursind e poi successivamente

alla task-force del Comune e delle organizzazioni sindacali di catego-ria, il problema viene discusso in un tavolo tecnico convocato dall’As-sessore alla Salute dott. Lucia Bor-sellino. Un’ora e mezza di intenso dibattito per riaprire e rimettere in ballo il discutibilissimo decreto Rus-so che, indirettamente, segna la !ne o quasi di ospedali quali Niscemi e Mazzarino . Ma qual è lo stato attua-

le della sanità nissena? Sembrerebbe quasi retorico de!nire “malata” la sanità della provincia di Caltanisset-ta, ma l’ossimoro rende esattamente il quadro delle condizioni in cui ver-sa. Il prossimo 1° aprile dovrebbero de!nitivamente entrare in vigore i decreti assessoriali n.1372/10 e n. 1373/10 di riordino, rifunzionaliz-zazione e riconversione della rete

ospedaliera e territoriale, con i quali sono stati approvati i piani di riordi-no della rete ospedaliera delle ASP di Caltanissetta. Tutto viene rimes-so in discussione ed il futuro dei piccoli ospedali come Mussomeli, Mazzarino e Niscemi diventa inevi-tabilmente nero, specie per le scel-te che interesseranno ogni singolo nosocomio. Proviamo ad analizzarli uno alla volta. L’ “Immacolata Lon-go” di Mussomeli, potrebbe perde-re, anche imminentemente, reparti quali Ostetricia e Ginecologia e Pe-diatria. E’ un ospedale con quasi 300 parti all’attivo nel 2012 e con l’unica Pediatria della zona Nord della pro-vincia che serve un’utenza che allo stesso a"erisce da ben 3 province quali Caltanissetta, Agrigento e Pa-lermo. A tutto ciò va aggiunto anche che, ben 16 dei 40 posti letto di ri-

abilitazione del decreto Russo, erano stati asse-gnati proprio a questo presidio. Che rimarreb-be dunque? Peggiori se non addirittura dispe-rate, le condizioni del “Basarocco” di Niscemi e del “S.Stefano” di Maz-zarino che, alla presunta quanto incontroverti-bile chiusura delle Chi-rurgie, dell’Ostetricia e della Pediatria, vedono sfumare, sempre “grazie” al decreto del 7 dicembre, le esigue speranze di riconversione e riquali!cazione. A tutto ciò va aggiunto che, molto presto, l’eliambulanza di Caltanis-setta sarà disponibile solamente per 12 ore al giorno. Tradotto in numeri 272.289 abitanti di questa “sventu-

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L’assessore della sanità Lucia Borsellino

Fatti & salute

di Osvaldo Barba

La sanità nissena cronaca di una “morte” annunciata

Ospedali a rischio chiusura ed elisoccorso con le “ali tarpate” passano inosservati agli occhi dei politici dell’ultima provincia italiana nella qualità della vita

In alto una foto l’ospedale di Mazzarino. A destra l’ospedale di Mussomeli.

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rata” provincia, senza considerare Agrigento ed Enna, potrebbero andare incontro a prolungati tem-pi (anche a dismisura) negli in-terventi primari. Se poi si ri!ette anche sulle condizioni disumane dell’intera viabilità nissena, parti-colarmente di quella irraccontabi-le e vergognosamente tangibile che collega Mussomeli a qualunque ospedale di eccellenza, ognuno di noi avrà l’esatta misura di quello che ci aspetta. E la politica? Assen-

te quasi del tutto. Come sempre. Del resto, la no-stra è una provincia “virtuosa” che ritiene indispensabile avere ben 45 auto blu a disposizione degli enti pubblici piuttosto che un eli-soccorso h 24. E di fronte ai 200 milioni di euro tagliati al bilancio

della sanità siciliana, con conse-guente penalizzazione di territori disagiati come la provincia di Cal-tanissetta, la Trinacria supplisce alimentando le 3.158 auto di servi-

zio tra auto blu (quelle con autista con cilindrata superiore a 1600cc) e auto grigie (senza autista o con cilindrata inferiore a 1600cc). La Sicilia è al quinto posto in classi"-ca tra le regioni italiane, quanto ad auto pubbliche, ma non ha i soldi per i servizi di emergenza ed ur-genza. Un ambulanza, spesso ve-tusta e moralmente ed eticamente impresentabile, sarà l’unica e sola alternativa all’elicottero impiegato dalla S.E.U.S. per i servizi primari. Del resto da qualche parte bisogna tagliare: e quindi si pensa bene di iniziare dalla salute. Il problema, o meglio, il risvolto ineluttabile, potrebbe diventare la sommossa popolare. Gli abitanti del nisseno, specie quelli del Vallone, non sono più disposti a scendere a patti e l’idea di insurrezione popolare ini-

zia a prendere sempre più forma e soprattutto sostanza. Ci sente tra-diti dalla politica e, le conseguenti scelte impopolari che riguardano la sanità del nisseno, sono frutto dell’assenza di qualunque carica

istituzionale. Tra il dire e il fare, non c’è più di mezzo il mare. Solo il voto. E le prossime politiche po-trebbero già esserne una testimo-nianza.

Febbraio www.ilfattonisseno.it 29

Stante a quanto pubblicato pochis-simo tempo fadagli organi di stam-pa a proposito del C.R.I.M. si legge che: “un cospicuo "nanziamento pari a 3.400.000 mila euro è stato concesso per e#ettuare i lavori di completamento e per l’acquisto di attrezzature per il centro di riabi-litazione ex Ciss di Pergusa per il quale in passato sono stati già spe-si 8.359.510,81 euro, con i fondi dell’ex art.20 della l. 67/88, posti a carico del ministero della Salute per il 95% e della Regione Sicilia per il restante 5%. Nello speci"co, il "nanziamento è così suddiviso: un milione e 400 mila per lavori di completamento e due milioni per la dotazione di apparecchia-ture all’avanguardia”. Un’altra nota stampa dice invece che: “Nello spe-ci"co i 3 milioni e 400 mila euro serviranno per completare i lavori esterni ed arredare lo stabile, è di circa 3, 400 mln, suddivisi in 1,200 mln per lavori esterni compreso lo svincolo autostradale e la restante parte per l’arredo e le attrezzature necessarie al funzionamento”. Due versioni contrastanti che conver-gono inevitabilmente su un unico punto: il C.R.I.M. è un complesso iniziato negli anni 50 e mai com-pletato, de"nito da sempre come emblema di sperpero di denaro pubblico, che improvvisamente

viene individuato come (im)pro-babile polo di eccellenza per la riabilitazione. Ed a farne le spese, ancora una volta, è sempre quella sanità nissena che si vede priva-ta della possibilità di riconverti-re quegli ospedali, oggi più che mai, a rischio chiusura. Di fronte ad ospedali funzionanti e “pronti” all’uso il decreto Russo privile-gia una struttura da completare e

rendere viariamente fruibile. Già perché mentre la delibera regiona-le del 7 dicembre rende esecutivo l’atto, ancora rimane da stabilire come e quando il C.R.I.M. “vedrà la luce”. Per rendere l’idea di quan-to deleterio e paradossale possa essere questo decreto immaginate che un paziente che si sottopone ad un intervento di protesica o di traumatologia a Mussomeli, deve compiere ben 82,4 Km percorribili in non meno di 1 ora e 22 minuti (dati A.C.I.) per riabilitarsi a Per-gusa, piuttosto che essere assistito all’interno del proprio ospedale a Km 0 senza subire nessun altro disagio, sia economico che "si-

co. La questione è stata a#rontata ampiamente il 1 febbraio scorso a Palermo in un tavolo tecnico tra le OO.SS. del nosocomio mussome-lese accompagnati dal sindaco e l’Assessore alla Salute dott.ssa Bor-sellino. Si sono aperti ampi margi-ni di revisione e ridiscussione del decreto. Adesso i fari sono puntati sul nuovo Commissario Straordi-nario dell’A.S.P. 2 Professor Virgi-

lio, a cui spetta l’onere (e si spera l’onore) di riavere quei 40 posti di riabilitazione che, sia in termini occupazionali che economici, di-ventano indispensabili nell’ottica di quella rimodulazione ospedalie-ra che potrebbe u$cialmente esse-re varata già il prossimo 1° aprile. Non sarebbe malvagia l’idea di un intervento comunitario dei politici di questo territorio su questa vi-cenda che, per molti versi, ricorda l’accorpamento delle due province in questione. Solo che in quel caso, venivano meno i “posti al consiglio provinciale”. Quello si che … “è un vero dramma!!!!”. Non rimane che auto-augurarci: “ibuenasuerte”.

CRIM: Centro Riabilitativo Interdisciplinare Motorio

il Grande Blu! ?

Sopra la struttura di Pergusa (Enna) che avrebbe dovuto ospitare il Centro Riabilitativo Interdisciplinare Motorio

Focus sulla struttura indicata dal decreto Russo come destinataria dei 40 posti letto di riabilitazione tagliati all’A.S.P. 2 di Caltanissetta. Tantissime ombre e nessuna luce

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www.ilfattonisseno.it30 Febbraio

Un orribile pupo, un mira-coloso croci!sso dipinto su tavola, una bella fan-

ciulla, una fattucchiera, un esor-cista francescano: magia e devo-zione popolare nel centro della Sicilia. Da un inedito manoscritto del Settecento conservato nella Biblioteca comunale di Caltanissetta emerge la vicenda di una ragazza indemoniata ed esorcizza-ta, poi !nalmente liberata per intercessione del Croci-!sso dello Staglio venerato in una cappella del convento di Santa Maria degli Angeli, a due passi dal castello di Pietrarossa. “Mentilumifer”: così s’intitola il manoscritto. E così s’intitola adesso il sessantunesimo volume della collana “Sintesi e Proposte” del Centro Studi Cammarata (edi-zioni Lussogra!ca) diretto da don Massimo Naro che lo ha riportato alla luce. L’autore, il nisseno Mi-chele Mendolia Calella, storico dell’arte, insegnante nelle scuole medie del Veneto e dell’Alto Adi-ge, ripercorre la storia delle due comunità francescane nissene fa-cendo anche una ricognizione dei beni artistici e librari tuttora con-servati in altri siti ma provenienti dai due conventi che i frati osser-vanti e riformati possedettero in città !no al 1866. Tra le testimo-nianze, anche la suggestiva crona-ca conventuale dell’esorcismo. Questi i fatti raccontati da fra’ Francesco e fra’ Giovan Battista di Caltanissetta. A dodici anni una fanciulla di nome Giulia Salamo-ne venne data in sposa dai suoi genitori a un uomo assai devoto che faceva il “mastro”, Paolino Lo

Piano. Dopo sei mesi di matri-monio Giulia fu vittima di una fattura da parte di una maga ge-losa. La “magara” voleva generare la ripulsa della povera fanciulla nei confronti dello sposo. E ci ri-uscì, operando il suo male!cio su un pupo con due teste, una nera e l’altra bianca, e con due busti, uno nero e uno bianco, cuciti l’uno con l’altro. L’oggetto fu ritrovato

sotto il portico della casa della giovane. Le “magare”, del resto, come sostiene il Pitrè, nascondevano questo genere di fatture sulle tegole o in luoghi re-conditi della casa delle vittime. E il Mongitore racconta la storia di una certa Giovanna Zinna, stra-ziata da terribili dolori, che scavò nel muro di casa, come le aveva detto la Madonna di Trapani di cui aveva invocato l’aiuto, e trovò un bambino con chiodi, spine e aghi. Tornando a Giulia, furono gli stessi spiriti che si imposses-sarono della fanciulla a rivelare la simbologia di questo pupo. Il busto nero rappresentava il de-

monio, quello bianco la giovane. Il pupo aveva anche un chiodo grande quanto un chicco di grano con!ccato in gola e fuoriuscente da sotto i reni, e un altro chiodo sotto le braccia. All’interno vi era-no degli spilli piccolissimi, sterco e topi, e pezzi di ferro. Da quel mo-mento Giulia non riuscì a unirsi col suo sposo. Non fu più capace di usare la propria libertà. Era sta-ta “a"atturata”, e per questo non agiva più secondo la sua volontà ma secondo quella della maga… E i demoni si placarono, l’ossessa riuscì a unirsi col marito e passa-rono cinque anni. Ma il 28 settem-bre 1710, alle ore sedici, i demoni

riaprirono le loro bocche. Parla-rono per tre giorni ai genitori di Giulia. Dissero che il padre spiri-tuale della giovane, padre Nicasio di Caltanissetta, avrebbe dovuto trovare per volontà divina il pupo maledetto. Poi non parlarono più. I frati del convento rivolsero a

Dio intense preghiere. Fissarono anche una solenne processione. Era il 28 novembre dello stesso anno. Giulia era ancora tormen-tata dai demoni, ma non gridava né gemeva. I fedeli piangevano di gioia. Ma il miracolo non avvenne durante la processione. Al padre Nicasio, con la stola viola indosso, un demone parlò e disse: “Non mi percuotere alla presenza di molta gente!”. Allontanati subito e recati nel portico della casa della fanciul-la: troverai il pupo e, non appena lo prenderai tra le mani, noi ce ne andremo immediatamente secon-do la volontà dell’Altissimo”. Così fu. Tornato al convento, davanti a

un centinaio di persone l’esorcista pregò la miracolosa immagine del Croci!sso e scacciò i demoni ma-ligni nel nome del Padre, del Fi-glio e dello Spirito Santo. A quelle parole Giulia spalancò gli occhi, uscì la lingua e invocò il nome di Cristo. Allora il padre Nicasio

mostrò ai fedeli atterriti il male!-co fantoccio; poi lo bruciò sopra l’altare del Croci!sso, scucendolo !lo per !lo e staccando a uno a uno i chiodi e gli spilli. Le cam-pane suonarono a festa. E la cap-pella fu inondata di fumo e canti. Così si risolveva lo strano caso della fanciulla ossessa. “Ma questo racconto – osserva Michele Men-dolia Calella – assume una con-notazione più seria nella quale si manifesta appieno il sincretismo magico-religioso: si tratta infatti di una possessione diabolica subi-ta dalla vittima, in cui l’interno da parte degli spiriti che la invasaro-no è quello di compiere la volontà

divina. Infatti essi a"ermano che la fanciulla sarà liberata solo dopo l’esorcismo del padre Nicasio, e grazie alla particolare devozione che essa coltivava per l’immagine del Croci!sso dello Staglio, pre-gandolo e buttando lacrime tutti i venerdì dell’anno”.

di Salvatore Falzone Magia e devozione popolare nell’ entroterra siciliano

Il libro di Michele Mendolia Calella tratto da un antico manoscritto

Mentilumifer

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Febbraio www.ilfattonisseno.it 31

Sabato 16 Febbraio 2013 con inizio alle ore 9,30 si terrà a Caltanissetta presso la sala convegni di Villa Barile sita

in via delle Calcare un convegno per presentare i risultati del pro-getto “Conoscere per prevenire-Conoscere per curare” attraverso il quale è stata implementata la regi-strazione dei tumori nella provincia nissena.Da tanti anni la popolazione at-tendeva l’istituzione del “Registro tumori” e soprattutto i relativi dati. In tanti sono convinti che in alcune aree della nostra provincia vi sia un tasso d’incidenza molto alto rispetto alla media regionale e nazionale e in tanti hanno anche ipotizzato quali potrebbe essere i fenomeni connessi alle relative cause ma senza i dati di un Registro Tumori validati scienti-!camente non è mai stato possibile andare oltre alle leggende di paese e alle ipotesi avanzate da più parti.Tre anni fa grazie ad una innovati-va proposta progettuale elaborata e presentata dallo sta" del Consorzio P.S.G., presieduto dall’Ing. Culora Carmelo, la Provincia Regionale di Caltanissetta, a seguito dell’in-teressamento dell’On. Gianluca Miccichè, già Assessore provinciale alle politiche sociali e alla sanità, ha !nanziato l’intervento per un trien-nio.Il progetto si è svolto, in collabora-zione con l’ASP di Caltanissetta, a cura dell’Associazione Temporanea di Scopo “Stili di vita positivi” co-stituita dal proponente Consorzio PSG, dal Registro Tumori Integrato CT-ME-SR-EN, dal Parco Scienti!-co Regionale della Sicilia e dall’ASP di Ragusa che ha il ruolo di capo!la essendo stata incaricata dalla Regio-ne Siciliana per la registrazione dei tumori nella provincia di Caltanis-setta attraverso lo storico Registro di Ragusa.Durante il convegno i suddetti part-ners illustreranno le attività svolte relative al raggiungimento di due importanti risultati nella nostra provincia: 1) L’implementazione della registrazione dei tumori gra-zie alla quale sarà possibile studiare i fenomeni connessi alle cause tu-morali, migliorare la qualità della vita e il programma d’interventi di cura e di prevenzione oncologica; 2) La realizzazione d’interventi di sensibilizzazione, comunicazione, informazione, formazione, pre-venzione ed educazione rivolti in particolar modo ai giovani al !ne di promuovere l’adozione di stili di vita sani e migliorare le conoscen-ze dei cittadini e degli operatori sui tumori e sulla relativa registrazione, sui fattori di rischio e sui relativi metodi di prevenzione.In particolar modo saranno di"usi i dati inerenti la registrazione dei tumori relativi al triennio 2007-2009 già presentati all’AIRTUM (Associazione Nazionale Registri Tumori) che a breve dichiarerà l’ac-creditamento del Registro e la vali-dità scienti!ca dei dati raccolti ed elaborati. Il risultato ottenuto è molto impor-tante in quanto per ottenere l’ac-creditamento di un triennio sono necessari almeno 5 anni ma grazie alla realizzazione del progetto e all’intenso lavoro svolto è stato pos-sibile anticipare i tempi di circa 3 anni e avviare contemporaneamen-te anche la registrazione dei dati del triennio successivo 2010-2012

che si trova già in uno stadio molto avanzato.“Un sogno che diventa realtà” è stato lo slogan che ci ha accom-pagnato in questo triennio, oggi è proprio il caso di dire che il sogno è adesso realtà: da oggi la provincia nissena può vantarsi di avere un Re-gistro Tumori che va a gon!e vele riuscendo a bruciare i tempi relativi alla raccolta e alla lavorazione dei dati; l’unico Registro Tumori che dispone di dati molto recenti scien-ti!camente validati e che dispone di un piano di comunicazione che

consente attraverso metodologie innovative il contatto diretto con il territorio.Da oggi possiamo e dobbiamo av-viare uno studio approfondito sui fenomeni connessi con le cause di alcuni tumori maggiormente di"usi in alcuni Comuni e per migliorare il programma di cura e di preven-zione oncologica in quanto emer-gono dei dati che meritano molta attenzione e che confermano che in alcune aree della nostra provincia ci sono dei tassi d’incidenza relativi ad alcune patologie tumorali più alti

rispetto a quelli attesi. Durante il Convegno interverran-no:Dott. Paolo La Paglia, Direttore scienti!co del Centro Tumori e Stili di vita positivi, Sezione provinciale del Registro Tumori di Caltanisset-ta e Ragusa;Mons. Giuseppe La Placa, Vicario Generale della Diocesi di Caltanis-settaDott. Arcangelo Lacagnina, Presi-dente dell’Ordine dei medici della Provincia di Caltanissetta;Dott. Mancuso Renato, Dirigente

Settore X - U#cio Servizi Sociali e Culturali della Provincia Regionale di CaltanissettaIng. Carmelo Culora, Presidente del Conzorzio P.S.G., Progettista e Project Manager del progetto;Prof. Melchiorre Fidelbo, Respon-sabile organizzativo del Registro Tumori Integrato CT-ME-SR-EN;Dott. Rosario Tumino, Direttore del Registro Tumori di Caltanisset-ta e Ragusa;Per ulteriori informazioni è possibi-le visitare il sito internet www.centrotumoricl.it

Registro tumori: !nalmente i dati u#ciali!Comunicazione Pubblicitaria

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Per lei l’arte del ricevere non ha misteri, sa tutto delle ultime ten-denze, di ciò che piace agli altri e

soprattutto di ciò che piace a lei, o!ri-re il te in una tavola apparecchiata con le fogge più ricercate, momento che si trasforma in un piacevole rito. Sabrina Lo Vullo, la signora del “Bon Ton”. Una laurea in lingue e la passione per l’In-ghilterra, i suoi usi e costumi, che cono-sce nel dettaglio sublimandoli con degli adattamenti del tutto personali. Ripete continuamente di non essere una mae-stra del te, titolo che si ottiene dopo un corso di studi, però l’amore per questo mondo risale ai tempi dell’università, primo viaggio a Londra, prima te-iera acquistata. Una collezione che ha composto nei suoi viag-gi, c’è chi compra le cartoline, le calamite, lei le teiere. L’ul-

timo acquisto: la teiera presa in Austria il gior-no di capodanno. Il suo

La passione per il tè e l’ arte del ricevere diventano business

La signora del

Fatti & curiosità

Che il tè sia una bevanda antichis-sima, gradevole e dalle mille proprietà

bene"che è risaputo. Ma sapevate anche che

esistono i tè da meditazione e che sono una specie di picco-lo miracolo che si svela davanti a voi? Io l’ho scoperto per caso in un negozio di tè di Cracovia, qualche anno fa. Curiosando tra sca!ali pieni di sacchetti e sca-tole, tazze e tisaniere, "ltrini e zuccheri aromatizzati, fui colpi-ta da un cestino con quelli che a prima vista, mi sembrarono dei

bulbi. La graziosa commessa, che parlava sottovoce come

fossimo in un luogo sa-cro, mi si avvicinò e in

un inglese sempli-ce e chiaro , qua-

le quello che di solito si sente parlare dai non nativi che stu-

diano l’inglese sin da piccoli, mi spiegò che si trattava di tè da meditazione o “Secret Tea”. Sono meravigliose creazioni, frutto di una particolare e accu-rata lavorazione delle foglie di tè bianco, la qualità più pregiata di tè, tanto pregiata e ricercata che anticamente era destinata solo agli imperatori e coltivata nelle loro riserve. Il tè bianco pren-de il nome dalla lanuggine che ricopre i boccioli, quando sono ancora giovani. È allora che si raccolgono con una molta atten-zione e dedizione. Perrealizzare quei piccoli capolavo-ri, le foglie delicate del tè bian-co vengono legate insieme in modo da creare il bocciolo di un "ore che, una volta immerso nell’acqua calda della tazza, pre-feribilmente di vetro, per potersi godere al meglio lo spettacolo, lentamente si schiude rivelan-do la parte interna: un piccolo "ore rosso o bianco a seconda

della zona di provenienza. È una piccola magia che da più di mil-le anni, dalla lontana Cina, ha il potere di regalare un’emozione unica, che ha il suo coronamento nella profonda tranquillità che deriva dalla sua degustazione.

“Secret Tea”: la bevanda della meditazione

Tèdi Ivana Baiunco

lavoro è altro, project manager in un’azienda di consulenza

per molti anni e adesso da libera professio-nista un progetto all’estero del quale ancora per scara-manzia non vuole

parlare, sempre comunque legato all’arte del ricevere. L’esperienza ed il buon gusto l’hanno fatta diven-tare una “Te party staylist”. Le sue tavole tematiche, le più apprezzate, basta darle un colore, un tema o soltanto un "ore ed in ventiquat-tr’ore la tavola è pronta. Certo è

raro pensare che nell’era del “fast” ci sia ancora qualcuno che ama ab-binare i tovaglioli alla tovaglia e ci studia pure sopra. C’è un odore di buono nel suo salotto, di biscotti appena sfornati ed infusi aroma-tici, accogliente come una baita di montagna, elegante e ricercato

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come ogni cosa pensata da Sabrina. Niente è li per caso. Ci fa trovare una tavola apparecchiata con co-

lori e sapori invernali e si racconta con naturalezza e timidezza, non è abituata a parlare di se e questo si percepisce. Quello che fa è rendere belle le tavole altrui, per i ricevi-menti pomeridiani o meglio i “Te party”. La chiamano e le chiedono

di trasformare un pomerig-gio normale in un evento eccezionale. Non è una maestra del te, ma cono-sce alla perfezione tipolo-gie, tempi, infusi. Ci o!re il te dei monaci tibetani, prezioso e costo-sissimo, dal gusto delicato e con-turbante. Le si illuminano gli occhi quando racconta la storia: “Secon-do una leggenda il tè arrivò in Tibet nel 641-dice- quando la principes-sa Wen Cheng, della dinastia cinese Tang, sposò il re tibetano Songtsen Gampo. La famiglia reale e i nomadi tibetani presero l’abitudine di bere il tè perché era una bevanda calda in un paese dal clima freddo dove le alternative erano rappresentate soltanto dalla neve sciolta, il latte di yak o di capra, il latte d’orzo o il chang (birra d’orzo). Una tazza di tè al burro di yak costituiva un picco-lo pasto per i pastori che si riscal-davano davanti ai fuochi nell’entro-terra ventoso del Paese”. Conosce anche altre storie sui dolci e l’arte di apparecchiare la tavola negli anni.

Anche i dolci sono una passione, quando gli invitati sono pochi li cucina lei, arricchendoli magari con i colori della tavola o secondo le stagioni. Addirittura durante i suoi viaggi fotografa le vetrine del-le pasticcerie, lo ha fatto ovunque dall’Inghilterra alla Slovenia, dice che prende spunto, così le vengono le idee. Il te per lei è sempre stato un momento di aggregazione, ha cominciato per divertimento con le amiche e adesso è diventato un vero lavoro; dai te party più chic agli incontri formali di lavoro il “"l

rouge” è lo stupore, le sue tavole colpiscono e stupiscono. Le sensa-zioni, le emozioni che degustare un buon te danno sono tutt’altra cosa. Lei degusta e sceglie i te da o!rire per il giorno e per la sera, sa quali sono i sapori giusti per ogni occa-sione. La tendenza del momento sono le tisane e gli infusi tutti i tipi e maniere che vanno serviti nelle apposite tisaniere. Durante la con-versazione ci racconta anche degli abbinamenti che si fanno con il te, come i tramezzini bianchi con cre-ma di banana di tipica provenienza inglese, quelli che si preparavano ai bambini nell’800. Numerosissi-mi gli aneddoti dei quali veniamo a conoscenza, sembra un "ume in piena la signora del te, parla dell’ar-gomento come si racconta di un amore, con passione e trasporto. La sua famiglia sa e “sopporta”. Il

marito ormai accoglie di buon grado

le incur-sioni delle ami-che per il te o i continui acquisti di tazze, teiere e vettovaglie varie per le sue tavole e per i “te party”. Però ancora non è riuscita a convertirlo al rito del te, che comunque nell’im-maginario collettivo è una cosa da donne, ma lei non dispera. La vita l’ha portata verso una strada im-pervia e comunque una nicchia del lusso, però ci racconta che riesce a fare anche con poco, soprattut-to in tempi di magra come questi. “Quello che nel Regno Unito è già un’abitudine qui non è ancora en-trato nella nostra mentalità -dice- ma lei non si scoraggia, ha tenacia da vendere, dettata dalla passione. Ci saluta con una frase di Orwell: “Ci si sente più saggi e più ottimisti dopo una tazza di te”.

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La chiamano e le chiedono di trasformare un pomeriggio normalein un evento eccelso

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Anche quest’anno il circolo ip-pico Le Fontanelle ha portato sul podio del Campionato

Assoluto regionale a squadre ben due team che si sono piazzati al quinto ed al sesto posto su ben ventidue squadre provenienti da tutta la Sicilia. Questo risultato premia gli sforzi e la perse-veranza della dirigenza del circolo e dello sta! tecnico che si avvale della preziosa collaborazione dell’istruttore di II livello Giovanni Gioè e del tecni-co di base Gaetano Ficarrotta. Ovvia-mente merito soprattutto degli allievi che con costanza e impegno pratica-no questa meravigliosa disciplina la cui tradizione nella nostra città risale addirittura a diversi decenni orso-

no quando la famiglia Vassallo avviò questa pratica fondando il primo cir-colo ippico riconosciuto dalla Federa-zione Italiana Spor Equestri.Da allora diverse gestioni si sono avvicendate e nel corso di quasi trent’anni centinaia e centinaia di ragazze e ragazzi hanno calcato i campi dello storico maneggio della nostra città. Erano i tempi in cui anche a Caltanissetta si organizzavano

importanti manifestazioni regionali con grande a"usso di atleti e pubbli-co da buona parte della Sicilia. Tanti i nomi degli atleti di buon livel-lo che hanno iniziato la loro attività a Fontanelle ma probabilmente uno tra tutti è quello che ancora oggi tiene alto il nome del salto ostacoli nisse-no. Palermitano d’origine ma nisseno d’adozione il tecnico Giovanni Gioè è ancora uno dei migliori cavalieri nel panorama regionale con risultati e piazzamenti di tutto riguardo nei con-corsi e nei gran premi di questi ultimi anni. Atleta eclettico e naturalmente portato a questa disciplina ha montato sin da giovanissimo nei più importan-ti maneggi italiani ed è stato apprezza-

tissimo istruttore anche in prestigiose strutture come il CIT di Firenze una delle più esclusive strutture del pano-rama nazionale. Da sempre accompa-gna i migliori allievi del circolo ippico Le Fontanelle verso l’impegno agoni-stico attirando nella nostra città atleti di altre province che vogliono cresce-re in questa meravigliosa disciplina. “Impegno, tanto impegno e tanta pas-

sione e naturalmente un grandissimo amore per i cavalli… questo il segreto per avere successo !!!”. Poi ci saluta e

torna a montare i suoi “amici” cavalli. Insieme a lui l’instancabile e prezio-sissimo Tecnico di base Fise Gaetano Ficarrotta istruttore di base e buon cavaliere anche lui. Messinese d’ori-gine e anche lui nisseno d’adozione, da un paio di anni segue i ragazzi più giovani e le giovani leve del circolo nei corsi si equitazione di base e nel quoti-diano lavoro “in piano” fondamentale per acquisire tecnica e controllo del cavallo. Insieme a lui e all’amazzone Giorgia Lunetta, che lo assiste costan-temente, il circolo ha conosciuto una nuova stagione di entusiasmo e deci-ne di giovani cavalieri si stanno pre-parando per avviarsi all’agonismo ed a!rontare i primi concorsi. Il maneggio pulsa ogni giorno di nuo-vi entusiasmi ed i tanti ragazzi che numerosi continuano ad avvicinarsi a questa disciplina sono la prova che la passione per questa disciplina conti-

nua a crescere anche nella nostra città. Grazie anche alla passione della diri-genza del circolo che in questi anni ha vinto con costanza perseguito l’obietti-vo di rendere questo sport accessibile a tutti sfatando il mito che vuole sport destinato a pochi e necessariamente esclusivo. “Abbiamo deciso di accom-pagnare i ragazzi verso l’agonismo con costi analoghi alle altre discipline sportive … per noi è importante dif-fondere la pratica di questa disciplina e promuovere l’amore per l’equitazio-ne e soprattutto per i cavalli.” In questa logica abbiamo partecipato a progetti di promozione sociale che hanno dato a molti la possibilità di avvicinarsi gra-tuitamente a questo mondo e a muo-vere i primi passi in sella ai cavalli del-la scuola, abbiamo promosso attività ludico ricreative a cavallo per ragazzi diversamente abili insieme anche con alcune scuole e questo ci rende parti-

colarmente orgogliosi del nostro im-pegno”. Poi ci sono i tanti ragazzi e le tante ra-gazze che ogni giorno si avvicendano sui campi del maneggio e che parte-cipano alle prove dei diversi concorsi regionali e che si apprestano a con-quistare il “primo grado”, la patente di cavalieri agonisti, che consentirà loro di cimentarsi nelle categorie più impegnative riservate a coloro i quali saltano ostacoli di altezze superiori al 1,20 metri. Grazie al loro quotidiano impegno ed alla loro passione la tradi-zione del salto ostacoli nisseno conti-nua ad essere un punto di riferimento sulla scena regionale e non c’è gara in cui i colori del circolo non siano rap-presentati sul podio delle principali strutture siciliane. A guardare bene ci colpisce il fatto che a praticare questo sport siano in maggior parte ragazze e gli istruttori ci spiegano: “ ..a dispet-to di ciò che si potrebbe pensare nel nostro sport la forza #sica non è tut-to e la di!erenza tra uomo e donna è praticamente inesistente; ai massimi livelli le donne spesso vincono quanto gli uomini o addirittura di piu…!!!”Nella nostra provincia il salto ostacoli si pratica anche in altre strutture tra le quali spiccano il circolo di Niscemi animato dalla passione della famiglia Militello ed il circoli ippico di Feudo Musta della famiglia Alù. Altre signi-#cative esperienze si trovano a San Cataldo presso il maneggio della fa-miglia Territo o l’associazione Amici del cavallo dove è possibile praticare anche altre discipline come la monta da lavoro e la riabilitazione equestre a cavallo.

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Circolo ippicoCaval piazzato...risultato meritato

“Le Fontanelle”

Sport equestri

Sopra il maestro Gaetano Ficarrotta. In alto a destra Giovanni Gioè. Nella foto a !anco la premiazione dei campionati regionali, da sinistra Gaetano Ficarrotta, Laura Marchese, Gaia Volo, Giorgia Lunetta.

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Quando una canzone riesce a rimaner-ti impigliata tra i pensieri già dal pri-missimo ascolto in genere è segno che è riuscita a raggiungere uno degli scopi primari della musica. Se poi riesce a farlo nonostante non sia stata scritta giusto per essere ru!ana ma, anzi, na-sce da una buona dose di sperimenta-zione e con un testo non semplice né autoesplicativo, vuol dire che alle spalle c’è della sto"a sulla quale si spera che qualche buon sarto discogra#co illu-minato possa decidere di lavorare.È quello che succede ascoltando il brano “a Sara non piace viaggiare” dei “Trifase”, che ormai da qualche setti-mana circola con insistenza tra Youtu-be e social network.Il brano è composto da Sergio Zafa-

rana (voce e chitarra dei “Trifase”), è prodotto da “Stigma Agency” e da Sal-vo Calvo, registrato al Metropolis Stu-dio di Milano e Mixato da Alessandro Marcantoni, il tutto con la collabora-zione di “Muddy Waters Musica”: bra-no, ambizioso e accattivante, nasce sul solco di un cantautorato moderno che tutte le stimmate della buona musica impegnata e che troppo spesso in Italia è sacri#cata all’altare dell’easy listening e del facile successo commerciale. Ma è anche un brano non facile da collocare e che vive sui con#ni di diversi generi musicali, nuovi e meno nuovi, trovan-do una sua originalità espressiva sia nel testo che nell’arrangiamento.L’arrangiamento è curato, intelligente e ammicca senza timidezza a un certo

moderno rock inglese, che fa da solido telaio a un testo impegnativo, capace di piantare semi di ri$essioni sulle inquie-tudini della vita di ogni giorno, sulle persone che incontriamo, quanto sap-piamo di loro e quanto loro sanno di noi: il “viaggio” qui è metafora del cam-biamento insito in ogni scelta, inteso come quella metamorfosi interiore che ci impone ogni azzardo verso un oriz-zonte di cui non conosciamo fattezze e con#ni. A “Sara” non piace viaggiare e rimane impigliata, come tanti di noi ogni giorno, in un limbo tra il fare e la paura del fare, quello in cui “forse è meglio credere così, chiudi gli occhi e vai” senza scegliere né restare davvero.Il brano ha anche un videoclip realiz-zato dalla regia illuminata ed estrosa di

Salvatore Pellegrino, che ha alternato video e sequenze in “stop motion”, ca-pace di dilatarne le suggestioni e farsi parte emozionale del testo stesso. Pro-tagonista del clip la brava attrice nisse-na Stefania Zigarella.“A Sara non piace viaggiare” dice molto ma non è esaustiva delle qualità della band nissena. Formata da Sergio Za-farana (voce e chitarra), Paolo Gioè (basso) e Andrea Savattieri (batteria), è in attività ormai da 5 anni. Nasce, in-fatti, nel 2008, quasi casualmente, per onorare un impegno con un locale di Troina, dove due componenti avreb-bero dovuto suonare con un’altra for-mazione, sciolta da qualche giorno. I tre avevano alle spalle appena un paio di prove e improvvisano, letteralmen-te, una prova quasi come fossero band vera e in attività da tempo. Fin lì sen-za nome, optano per “Trifase” a poco dall’inizio dell’esibizione, che scorre via senza intoppi: il gruppo decide di proseguire e da lì germoglia l’idea della band che conosciamo oggi.I primi tempi sono contrassegnati dal-la ricerca di una “diversità” in grado di fare emergere il gruppo, caratteristica che non è mai mancata ai Trifase, con un repertorio è moderno ma poco bat-tuto: Radiohead, Negrita e Muse, tra gli altri.Ma l’intento, già evidente dagli inizi, è quello di trovare un percorso persona-le e originale che possa dare sfogo alla creatività e alla loro voglia di esprimer-si. La passione di Zafarana per il can-tautorato italiano apre nuove strade: da una parte il desiderio di avvicinarsi a quel mondo, dall’altra il legittimo desi-derio di non perdere la propria dimen-sione e quel sound costato impegno e fatica. La soluzione percorre una strada piena di rischi, scivolosa e complicata:

sperimentare e fondere le due cose, tro-vare una personalissima via espressiva.Seguirli dal vivo signi#ca ritrovarsi sorpresi nell’ascoltare brani più o meno conosciuti (De André, Buscaglione, Tenco, Mina, Paolo Conte) con “abiti musicali” completamente diversi, alcu-ni azzeccati, altri meno, ma sempre con quella dose di audacia che te li fa ascol-tare con interesse. Si percepisce la pre-senza di in$uenze derivate dall’ascolto dei cantautori italiani più interessanti (Paolo Benvegnù, Morgan, Cesare Ba-sile, Umberto Palazzo etc...) ma sono più contaminazioni che veri e propri modelli di riferimento. Ai Trifase, al contrario di “Sara”, piace rischiare, e in alcuni casi qualcuno può anche storce-

re il naso di fronte a quello che sembra un eccesso: l’esempio più lampante è “Bocca di Rosa”, di De Andrè. Va detto che l’ esperienza musicale dei Trifase è tutto fuorché autoreferenziale: molte delle band nascono acquisendo acriticamente dei modelli ascoltati per anni, provando a riproporne pensieri e stili come adepti di una setta privi-legiata, da presunti cultori della “vera musica”, con la continua ricerca di ras-sicurazioni e geogra#e musicali sicure, conosciute, bussole per indicare una direzione, con l’atteggiamento tipico della più semplice imitazione, che trop-po spesso sfocia nello scimmiottamen-to involontario. I Trifase sfuggono a questa tendenza: rischiano, e lo fanno con consapevolez-za, alla ricerca del sound più adatto alla

canzone e dell’impossibile connubio di segno (l’atmosfera) tra signi#cato (del testo) e “signi#cante” (la musica). Venir fuori, quindi, dai cliché dei ge-neri musicali e adattarsi alla canzone stessa. Non è un’operazione semplice e non sempre è riuscitissima, ma ne va riconosciuto il valore e la genuinità, e soprattutto la funzione “propedeutica” alla composizione di brani inediti (tra cui ricordiamo: “Gioco”, “Dea Prima-vera”, “Così lontano”) in cui l’intento

riesce felicemente a ripetersi.Il trio ha avuto già delle belle a"erma-zioni: #nalisti dell’edizione 2011 del “Rock Targato Italia”, prestigiosa ma-nifestazione nazionale per artisti sen-za contratto discogra#co da cui sono emerse band come i Marlene Kuntz, Timoria e Scisma; e vincitori del pre-mio “Città di Milano”, come gruppo più votato dai cittadini milanesi, pre-mio che ha consentito loro di avere il brano nella compilation del Rock Targato Italia, con autori come Little Tony, Jannacci e Celentano. Inoltre, sono stati scelti per registrare un bra-no (“Così lontano”) presso la scuola di formazione per ingegneri del suono, il SAE Institute di Milano.

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di Alberto Di Vita

TrifaseAi piace“viaggiare”

Una band originalesul con#ne tra sperimentazione e azzardo musicale

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La Provvidenza, croce e delizia del capoluogo nisseno. Il centro storico oggi risulta fatiscente,

soggetto a continui crolli che mettono in pericolo l’incolumità degli abitanti e spesso preda della delinquenza “spic-ciola” che sfugge ai controlli delle forze dell’ordine. La Provvidenza va e deve essere recuperata. Pochi sanno però che, nel dopo guerra, la Chiesa dedica-

ta alla Madonna della Provvidenza era un riferimento per i cittadini nisseni che attraverso la raccolta di vivande aiutavano i carcerati. Ed è per questo che il Comitato di quartiere Provvi-denza insieme al Coordinamento dei comitati di quartiere ha organizzato un Convegno presso la Chiesa, con il titolo “Storie, colori e futuro della Provvidenza”; per ribadire l’impor-tanza di conoscere le radici dei nisse-ni per programmare bene e meglio il futuro di Caltanissetta. Nel quartiere Provvidenza è nato, in Via Danesi, il giudice Gaetano Costa,poi divenuto procuratore a Palermo, grande sim-bolo di lotta alla ma!a. I residenti del quartiere risultano 10.051 in una su-per!cie di 793.092 mq. Il quartiere è abitato da varie etnie. Se è importante riquali!care il quartiere da un punto di vista murario è anche vero che il quar-tiere deve aprirsi alla città, per avviare un percorso di riquali!cazione uma-na. Il giudice Giovanbattista Tona, in un suo recente intervento ha spiegato che tanto più un quartiere è degradato quanto più aumentano i reati nel quar-tiere e parallelamente in tutta la città. Il disagio degli abitanti del quartiere Provvidenza diventa il disagio di tut-ti i nisseni che non possono chiudere gli occhi. Il parroco don Salvatore Lo Vetere ci spiega che nel quartiere sono circa 200 le famiglie italiane e 300 le famiglie extracomunitarie (marocchi-ne, nigeriane, rumene). La parrocchia opera tra gli abitanti del quartiere , non facendo distinzioni di etnie. Tanti sono i volontari che animano giornal-

mente il dopo-scuola, universitari che seguono giornalmente 40 ragazzini. Il sabato, i commercianti del mercato ortofrutticolo regalano alla parrocchia frutta e verdura per le esigenze del quartiere. Una testimonianza determi-nante per passare dalle parole ai fatti, che ci aiuta, dice don Salvatore, “ad essere Comunità”. Il nostro intervento è nelle case, dove ascoltiamo i disagi,

le di"coltà, i drammi in un rapporto vero che non illude ma che garantisce sostegno e solidarietà. La parrocchia attraverso l’aiuto di benefattori riesce a sostenere alcune incombenze eco-nomiche delle famiglie più povere, pagando le bollette della luce. Don Salvatore gestisce una Casa di Acco-glienza, ristrutturata dalla parrocchia che può ospitare una famiglia. Anche questa una testimonianza evangelica di condividere le di"coltà. E’ impor-tante creare una cabina di regia tra le forze dell’ordine, i vigili urbani, i Servizi Sociali, i club-service, presen-ti nel quartiere per le feste natalizie e pasquali, il Comitato di quartiere, per fare squadra, programmando gli inter-venti, istituzionalizzando gli incontri a cadenza mensile. Il presidente del Co-mitato di quartiere, Vittorio Gallo, ri-tiene che “la politica deve rendere ap-petibile gli investimenti dei privati nel centro storico, esonerando l’esercente dal pagamento di alcune tasse e tari#e per rendere il Centro storico fruibile e abitabile”. Non ha senso continuare a decentrare gli U"ci pubblici al Cefpas che rischia di diventare un’agenzia di locazione. Sarebbe utile decentrare gli u"ci pub-blici alla Provvidenza. Le associazioni di volontariato devono operare alla Provvidenza, e già nel futuro imme-diato l’Associazione Alzheimer aprirà un Centro di Ascolto nel quartiere. E’ necessario organizzare una conferenza dei Servizi, che vede coinvolte tutte le associazioni del terzo settore,per tra-sformare il disaggio in risorsa.

Ultimamente anche l’Amministrazio-ne Comunale ha attenzionato le pro-blematiche del quartiere Provvidenza e lo ha fatto ribadendo l’importanza di valorizzare da un punto di vista strutturarle il quartiere. L’u"cio tec-nico comunale ha lavorato per trovare una soluzione architettonica che renda vivibile il centro storico a"nchè ven-gano garantiti spazi fruibili da tutti i

cittadini e non soltanto dagli abitanti. “Il Centro storico vive soltanto se vis-suto dai nisseni”. Pertanto è stato an-nunziato dal Sindaco e dagli assessori al ramo: Giarratano (lavori pubblici) e Milazzo (urbanistica) che l’appalto dei lavori di riquali!cazione urbana del quartiere Provvidenza sarà asse-gnato entro il mese di Settembre 2013 per un importo di circa $ 3.500.000 da spendere entro il 2014, fondi già utiliz-zabili perché presenti nella “contabilità speciale” del Comune di Caltanissetta.Fondi comunitari reperiti dal FERS 2007-2010. Il Progetto Pilota vede la parziale demolizione di alcuni immo-bili pericolanti, la salvaguardia di im-mobili monumentali, la costruzione di un’edilizia sociale diretta a giovani coppie ed anziani, una piazzetta con posti auto e un arredo urbano che valorizzi il principio della coltivazione dell’orto urbano dove i cittadini pos-sano coltivare il proprio orto in città, sottolineando così l’importanza della cittadinanza attiva, dei cittadini che in prima persona rendano gradevole la città in cui vivono, diventando così soggetti attivi nel processo di decen-tramento che responsabilizza tutti e garantisce il principio di appartenenza e sussidiarietà orizzontale:idee condi-vise dai comitati di quartiere che ne hanno fatto, in questi ultimi anni, il proprio cavallo di battaglia. L’Asses-sore Milazzo ha ribadito l’importanza del valore aggiunto che le associazioni e i comitati di quartiere potranno dare a una struttura che a breve assumerà una propria !sionomia visibile.

di Carlo Campione

Che sia la volta buona?La Provvidenza attenzionata dai Comitati di quartiere,dalla Parrocchia e dall’Amministrazione Comunale

TRIBUNALE DI CALTANISSETTAESEC. IMM. N. 162/88 R.G.E.

Lotto Unico - Comune di Riesi (CL), Via Mirisola, 56. Unità abitativa svilup-pantesi su 2 piani composta da ripostiglio di mq 34 al p. terra e vano, cucina, bagno e balcone di mq 37 al p. 1º. In catasto Fg 34, part. 1479, sub 9. Prezzo base: Euro 23.899,15. Vendita senza incanto: 19/04/2013 ore 17.00, innanzi al professionista delegato Avv. Rita Iannello presso lo studio in Caltanisset-ta, Via M. Guttadauria, 6. Deposito o#erte entro le 12 del 18/04/2013 presso lo studio del delegato. In caso di mancanza di o#erte, vendita con incanto: 10/05/2013 ore 17.30 allo stesso prezzo base aumento minimo Euro 1.193,00. Maggiori info presso il delegato, tel. 0934/565538 e su e www.astegiudiziarie.it. (Cod. A207681).

TRIBUNALE DI CALTANISSETTA DIVISIONE GIUDIZIALE N. 2206/2007 R.G.

ESTRATTO AVVISO DI VENDITAIl professionista delegato Avv. Marco Vizzini avvisa che in data 16 maggio 2013, alle ore 11,00 presso il proprio studio sito in Caltanissetta Via Libertà n. 114, procederà alla vendita senza incanto, del seguente immobile: LOTTO Unico): la piena proprietà di un appartamento sito in Mussomeli, Via Gio-vino n. 3, composto da un piano terra ed un piano primo. Censito al C.F. del Comune di Mussomeli, al foglio 29, particella 3806 sub. 2, cat. A/5, cl. 2^, cons. vani 2,5, R.C. Euro 56,81. Prezzo base: Euro 7.680,00. O#erta in aumento non inferiore ad $ 500,00.Domande di partecipazione in bollo entro le ore 12,00 del giorno precedente la data !ssata per la vendita presso lo studio del professionista delegato, Avv. Marco Vizzini. Cauzione: 10% del prezzo base del lotto mediante assegni circo-lari non trasferibili intestati a “Avv. Marco Vizzini n.q. Divisione n. 2206/2007 R.G.”. Versamento residuo prezzo entro 60 giorni da aggiudicazione. Eventuale vendita con incanto si terrà in data 23 maggio 2013 alle ore 11:00, al prezzo base sopra indicato con o#erte in aumento non inferiore a Euro 500,00. Domande di partecipazione in bollo da depositare entro le ore 12:00 del giorno precedente la vendita con assegni circolari non trasferibili di im-porto pari al 10% del prezzo base a titolo di cauzione. Versamento saldo prez-zo entro giorni sessanta dall’incanto, salvo aumento di quinto a norma dell’art. 584 c.p.c.Bando integrale, ordinanza di vendita e relazione di stima degli immobili consultabili sul sito www.astegiudiziarie.it .Per ogni ulteriore informazione ri-volgersi presso lo studio del professionista delegato, Avv. Marco Vizzini, ogni Lunedì e Giovedì dalle 17,00 alle 19,00.Caltanissetta lì, 04.02.2013

Avv. Marco Vizzini

TRIBUNALE DI CALTANISSETTA DIVISIONE GIUDIZIALE N. 2206/2007 R.G.

ESTRATTO AVVISO DI VENDITASi rende noto che in data 15 aprile 2013, alle ore 12,30 presso la Cancelleria del Tribunale di Caltanissetta in Via Libertà si procederà alla vendita senza incanto, dei seguenti immobili:Lotto Uno: La piena proprietà di un appezzamento di terreno sito in agro di Santa Caterina Villarmosa, cda Musciarello, di ha 1.60.19 ricaden-te in zona E. -Distinto in catasto terreni del predetto Comune al foglio 26, particella 121 (seminativo, cl. 2, di ha 00.19.70) e al foglio 27, parti-celle 50 (mandorleto, cl. 3, di ha 00.05.60); 121, (seminativo, cl. 4, di ha 00.19.40), 149 (sem. arbor., cl. 3, di ha 1.11.90), 202 (sem. arbor., cl. 3, di ha 0.01.00), 203 (fabbr. rurale della super!cie catastale di ha 0.00.54) e 204 (seminativo,cl. 4, di ha 0.02.05). Prezzo base "uro 6.087,22. O#erta mini-ma in aumento $uro 350,00.Lotto Due: La piena proprietà di un fabbricato sito in Santa Caterina Vil-larmosa via XXVII Maggio,3, 5, 7, composto da un vano a piano terra con accesso dal civico 7, adibito a magazzino, della super!cie di mq.17 circa, due vani al primo piano aventi super!cie complessiva di mq. 78 circa ai quali si accede dal civico 3 e due vani al secondo piano della super!cie complessiva di mq.78. Il fabbricato è stato realizzato in epoca anteceden-te il 1967 e versa in cattivo stato di manutenzione. Distinto in catasto al foglio 73, particelle 262 sub 6 (piani 1° e 2°, categoria a/4, classe 1, vani 4) e 262 sub 8 (piano T, categoria C/2, classe 1, mq.17) Prezzo base "uro 19.350,00. O#erta minima in aumento $uro 1.000,00Domande di partecipazione in bollo, contenenti la indicazioni del prezzo, del tempo e modo del pagamento ed ogni altro elemento utile alla valutazione della o#erta, da depositare entro le ore 12,00 del giorno precedente la data !ssata per la vendita presso la Cancelleria del Tribunale di Caltanissetta. Cau-zione: non inferiore al decimo del prezzo proposto mediante assegni circolari non trasferibili intestati alla Cancelleria del Tribunale di Caltanissetta – Sezio-ne Civile – Procedimento di divisione endoesecutivo iscritto al n. 978/2012 RGAC Versamento residuo prezzo entro 60 giorni da aggiudicazione.Eventuale vendita con incanto si terrà il 29 aprile 2013 alle ore 12:30, al prezzo base sopra indicato con o#erte in aumento non inferiore a $uro 350,00 per Lotto Uno ed $uro 1.000.00 per lotto Due. Domande di partecipazione in bollo da depositare entro le ore 12:00 del giorno precedente quello stabili-to per l’incanto con assegni circolari non trasferibili intestati come sopra, di importo pari al 10% del prezzo base d’asta suddetto a titolo di cauzione ed in conto prezzo di aggiudicazione. Versamento saldo prezzo entro giorni ses-santa dall’incanto, salvo aumento di quinto a norma dell’art. 584 c.p.c. Il tutto nello stato di fatto e di diritto in cui si trova. Avviso di vendita, elaborato pe-ritale ed allegati consultabili sul sito www.astegiudiziarie.it.Per ogni ulteriore informazione rivolgersi alla Cancelleria del Tribunale Civile di Caltanissetta.Caltanissetta lì, 11.02.2013

Il Funzionario di Cancelleria (Maria Cagnina)

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