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Direzione Editoriale: Michele Spena - redazione: Viale della Regione, 6 Caltanissetta - Tel/Fax: 0934 594864 - Stampa: STS S.p.A. Zona industriale Vª Strada, Catania - Reg. Tribunale di Caltanissetta n° 224 del 24/02/2011 ISSN: 2039/7070 Maggio www.festivaldellacomunicazione.org Anno II Num. 13 Poste Italiane S.p.A. - Sped. in Abbonamento Postale D.L. 353/2003 conv. N. 46 art. 1 comma 1. Sud /CL Mensile di approfondimento FREE PRESS A San Cataldo decretata la ne di un ciclo AMMINISTRATIVE 2012 a pagina 4 di C. Costanzo Il sindaco Campisi annuncia l’inizio di un nuovo ciclo PALAZZO DEL CARMINE a pagina 2 di S. Mingoia A Villa Amedeo fervono i preparativi per il Challenger SPORT alle pagine 12 e 13 di D. Polizzi L a settima edizione del Festival Nazionale della Comunicazione giun- ge quest’anno a Caltanisset- ta. È un grande onore per la nostra città ospitare un così importante evento, il quale, se ad intra - ovvero da un punto di vista organizzativo e sociale - rappresenta un “fatto nisseno”, ad extra esso supera i conni del “fatto” propria- mente interno e raggiunge tutti, secondo le tante moda- lità con le quali la comunica- zione si esprime. Il Festival evidenzia cinque “vie del comunicare”. La pri- ma è la via della conoscenza, che permette di aprire var- chi e stimolare la curiosità mediante la meraviglia. È proprio questa che genera la conoscenza: nella meraviglia, l’uomo eleva e raggiunge le più alte vette dello scibile umano. La conoscenza è con- divisibile se comunicata e do- nata e non se viene conchiusa facendone un fatto privato. La seconda è la via dei lin- guaggi. Nella storia dell’uomo il linguaggio si è sempre evo- luto sia nei modi che nella for- me. Non parlo propriamente della lingua di un popolo, ma del linguaggio come “stile” del comunicare dell’uomo. Soprattutto oggi, nell’era della TV digitale, del cellulare, di internet, dei social network di ogni tipo, il linguaggio a volte appare troppo veloce e immediato per poter portare con sé il peso eettivo del suo contenuto. Forse occorrereb- be curarlo di più, rallentare un pochino e fare assaporare meglio il gusto della Parola e del Silenzio, veri condimenti della comunicazione. La terza è la via della bellez- za. Anche in questo caso la meraviglia ha un ruolo pro- fondo e determinante. Can- tava Francesco d’Assisi: «Tu sei Santo, Signore Dio unico, che compi meraviglie. […] Tu sei bene, ogni bene, som- mo bene, Signore Dio, vivo e vero. […] Tu sei bellezza. […] Grande e ammirabile Signore, Dio onnipotente, misericordioso Salvatore». Gli attributi divini sono tutti presenti: ens, unum, verum, bonum, pulchrum. La via della bellezza, naturale e ar- tistica, eleva l’uomo verso un tipo di contemplazione che è ad un tempo intima, perché ciascuno ha una sensibilità diversa, ma anche comunica- tiva, perché a ciascuno il bello dona qualcosa. La quarta è la via dell’aggre- gazione. Se la comunicazione non generasse aggregazione, sarebbe semplicemente fal- limentare, verrebbe meno alla sua stessa etimologia che indica proprio il “mettere in comune”, il rendere partecipe qualcuno del proprio con- tenuto mentale o spirituale. La dimensione aggregativa è una forte esigenza dell’uomo, che necessita di condividere le proprie esperienze e le pro- prie idee con i propri simili. Inne la quinta via: la soli- darietà. È il più bel dono che possiamo farci gli uni con gli altri. Essere solidali signica condividere e donare, accom- pagnare e aiutare. La comu- nicazione, quindi, in ogni sua forma è prima di tutto solida- rietà e carità. Auspico di cuore che il Festi- val Nazionale della Comuni- cazione sia per Caltanissetta e per l’Italia non soltanto un evento mediatico, ma anche e soprattutto un’esperienza concreta che metta al centro l’uomo e la donna, in quanto persona… esseri in relazione. Un evento unico — di ? Mario RussottoL’ editoriale a pagina 26 SANITA’ Serradifalco, un dolore che dura da 10 anni a pagina 14 WEB & GOSSIP “Casta-nissetta”, Mario Di Salvo spiega la sua ira I l presidente della Regione siciliana Raaele Lombardo ha dichiarato: “Dopo circa un anno dalla prima delibera di giunta con cui appro- vammo lo schema, adesso nalmente abbiamo concluso l’iter per l’approvazio- ne della zona franca per la legalità”. L’idea nacque da un’intui- zione di Antonello Montante, Presidente della Camera di Commercio e Con- dustria Sicilia. Il pro- getto ha ricevuto la “benedizione” del Ministro dell’Interno Anna Maria Cancel- lieri e da Emma Mar- cegaglia, ex presiden- te nazionale di Condustria. Saremo zona franca, è stato rmato il decreto a pagina 10 La Giunta regionale ha varato il provvedimento istitutivo Per questa iniziativa stanziati cinquanta milioni di euro, gestione dell’Assessorato regionale alle Attività Produttive Voglia di sport, croce e delizia Il presidente del Coni Provinciale di Caltanissetta Giuseppe Iacono è stato ospite della nostra reda- zione e si è soermato sullo stato delle strutture sportive nissene: “Abbiamo un patrimonio impian- tistico di prim’ ordine, tra i primi in Sicilia, ma nessuna delle am- ministrazioni a mio avviso ci ha saputo fare”. La nostra redazione ha compiuto un giro di verica per accertare le condizioni e la manutenzione, di alcune delle strutture. Fatti in Redazione Intervista a pagina 22 www.ilfattonisseno.it scrivi alla redazione: lettere@ilfattonisseno.it

il Fatto Nisseno

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mensile di approfondimento su Caltanissetta e provincia

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Page 1: il Fatto Nisseno

Direzione Editoriale: Michele Spena - redazione: Viale della Regione, 6 Caltanissetta - Tel/Fax: 0934 594864 - Stampa: STS S.p.A. Zona industriale Vª Strada, Catania - Reg. Tribunale di Caltanissetta n° 224 del 24/02/2011

ISSN

: 203

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Maggio www.festivaldellacomunicazione.org

Anno II Num. 13 Poste Italiane S.p.A. - Sped. in Abbonamento Postale D.L. 353/2003 conv. N. 46 art. 1 comma 1. Sud /CLMensile di approfondimento

FREE PRESS

A San Cataldo decretata la !ne di un ciclo

AMMINISTRATIVE 2012

a pagina 4di C. Costanzo

Il sindaco Campisi annuncia l’inizio di un nuovo ciclo

PALAZZO DEL CARMINE

a pagina 2di S. Mingoia

A Villa Amedeofervono i preparativiper il Challenger

SPORT

alle pagine 12 e 13di D. Polizzi

La settima edizione del Festival Nazionale della Comunicazione giun-

ge quest’anno a Caltanisset-ta. È un grande onore per la nostra città ospitare un così importante evento, il quale, se ad intra - ovvero da un punto di vista organizzativo e sociale - rappresenta un “fatto nisseno”, ad extra esso supera i con!ni del “fatto” propria-mente interno e raggiunge tutti, secondo le tante moda-lità con le quali la comunica-zione si esprime.Il Festival evidenzia cinque “vie del comunicare”. La pri-ma è la via della conoscenza, che permette di aprire var-chi e stimolare la curiosità mediante la meraviglia. È proprio questa che genera la conoscenza: nella meraviglia, l’uomo eleva e raggiunge le più alte vette dello scibile umano. La conoscenza è con-divisibile se comunicata e do-nata e non se viene conchiusa facendone un fatto privato.La seconda è la via dei lin-guaggi. Nella storia dell’uomo il linguaggio si è sempre evo-luto sia nei modi che nella for-me. Non parlo propriamente della lingua di un popolo, ma del linguaggio come “stile” del comunicare dell’uomo. Soprattutto oggi, nell’era della TV digitale, del cellulare, di internet, dei social network di ogni tipo, il linguaggio a volte appare troppo veloce e immediato per poter portare con sé il peso e"ettivo del suo contenuto. Forse occorrereb-be curarlo di più, rallentare un pochino e fare assaporare meglio il gusto della Parola e del Silenzio, veri condimenti della comunicazione.La terza è la via della bellez-za. Anche in questo caso la meraviglia ha un ruolo pro-

fondo e determinante. Can-tava Francesco d’Assisi: «Tu sei Santo, Signore Dio unico, che compi meraviglie. […] Tu sei bene, ogni bene, som-mo bene, Signore Dio, vivo e vero. […] Tu sei bellezza. […] Grande e ammirabile Signore, Dio onnipotente, misericordioso Salvatore». Gli attributi divini sono tutti presenti: ens, unum, verum, bonum, pulchrum. La via della bellezza, naturale e ar-tistica, eleva l’uomo verso un tipo di contemplazione che è ad un tempo intima, perché ciascuno ha una sensibilità diversa, ma anche comunica-tiva, perché a ciascuno il bello dona qualcosa.La quarta è la via dell’aggre-gazione. Se la comunicazione non generasse aggregazione, sarebbe semplicemente fal-limentare, verrebbe meno alla sua stessa etimologia che indica proprio il “mettere in comune”, il rendere partecipe qualcuno del proprio con-tenuto mentale o spirituale. La dimensione aggregativa è una forte esigenza dell’uomo, che necessita di condividere le proprie esperienze e le pro-prie idee con i propri simili.In!ne la quinta via: la soli-darietà. È il più bel dono che possiamo farci gli uni con gli altri. Essere solidali signi!ca condividere e donare, accom-pagnare e aiutare. La comu-nicazione, quindi, in ogni sua forma è prima di tutto solida-rietà e carità.Auspico di cuore che il Festi-val Nazionale della Comuni-cazione sia per Caltanissetta e per l’Italia non soltanto un evento mediatico, ma anche e soprattutto un’esperienza concreta che metta al centro l’uomo e la donna, in quanto persona… esseri in relazione.

Un evento unico— di Mario Russotto—

L’ editoriale

a pagina 26

SANITA’

Serradifalco, un dolore chedura da 10 anni

a pagina 14

WEB & GOSSIP

“Casta-nissetta”,Mario Di Salvospiega la sua ira

Il presidente della Regione siciliana

Ra"aele Lombardo ha dichiarato: “Dopo circa un anno dalla prima delibera di giunta con cui appro-vammo lo schema, adesso !nalmente abbiamo concluso l’iter per l’approvazio-ne della zona franca per la legalità”. L’idea nacque da un’intui-

zione di Antonello Montante, Presidente della Camera di Commercio e Con!-dustria Sicilia. Il pro-getto ha ricevuto la “benedizione” del Ministro dell’Interno Anna Maria Cancel-lieri e da Emma Mar-cegaglia, ex presiden-te nazionale di Con!dustria.

Saremo zona franca,è stato !rmato il decreto

a pagina 10

La Giunta regionale ha varato il provvedimento istitutivo

Per questa iniziativa stanziati cinquanta milioni di euro,gestione dell’Assessorato regionale alle Attività Produttive

Voglia di sport,croce e deliziaIl presidente del Coni Provinciale di Caltanissetta Giuseppe Iacono è stato ospite della nostra reda-zione e si è so"ermato sullo stato delle strutture sportive nissene: “Abbiamo un patrimonio impian-

tistico di prim’ ordine, tra i primi in Sicilia, ma nessuna delle am-ministrazioni a mio avviso ci ha saputo fare”. La nostra redazione ha compiuto un giro di veri!ca per accertare le condizioni e la manutenzione, di alcune delle strutture.

Fatti in Redazione

Intervista a pagina 22

www.ilfattonisseno.itscrivi alla redazione: [email protected]

Page 2: il Fatto Nisseno

Le re!uenze dei risultati elet-torali della recente tornata delle amministrative per il rinnovo dei consigli comunali e la elezione dei sindaci sono approdate anche nel capoluogo. Le sberla elettorale subita dal Pdl a San Cataldo, ma non solo, che ha quasi azzerato la rappresentativa consiliare che era dell’ ex maggioranza, vicina ai parlamentari Alessandro Pagano e Raimondo Torregrossa ha indotto anche il sindaco di Palazzo del Carmine Michele Campisi ad av-viare una nuova strategia politica; ad aprire una fase nuova in questo secondo scorcio di legislatura. A San Cataldo più che di una sberla elettorale si è tratto di una vera e propria mazzata che si è an-che tradotta in una sorta di caccia all’untore con l’inseguimento da parte di tutti gli elettori nei con-fronti dei consiglieri che sedevano alla corte di Pagano e Torregrossa allo scopo di punirli e di morti"-carli privandoli del voto. Obiet-tivo raggiunto e morti"cazione per tutti. Resta a galleggiare, in attesa del ballottaggio solo un ex assessore anche lui punito pesan-temente in termini di voti mentre l’atro ex assessore che ha alzato la testa e tentato di togliere lo scettro a Pagano candidandosi alla carica di prima cittadino è stato anche lui elettoralmente annientato. E’ andata proprio così. Adesso memore di quella batosta causata da una politica autorefe-renziale e di imperativi categorici il sindaco Michele Campisi anzic-

chè a#darsi alle alchimie politi-che ed ai soliti referenti di turno, apre con i cittadini inaugurando la cosiddetta fase due che prevede l’apertura di un dialogo con la cit-tà attraverso anche e soprattutto degli incontri con i rappresentanti dei comitati di quartiere e le altre istituzioni presenti sul territorio

senza tralasciare il dialogo con il terzo settore e le associazioni di volontariato. Lo ha detto chiaro e tondo il primo cittadino qualche giorno addietro nel corso di un breve incontro concordato con i suoi più stretti collaboratori. “Da questo momento in poi io starò poco al comune perché vo-glio stare con la gente e conoscere "no in fondo le loro aspettative e richieste; per cui sarò in giro nei quartieri e nelle parrocchie e farò anche la spola con Roma per ten-tare di intercettare dei "nanzia-

menti che servono per portare a termine il mio programma elet-torale”. Per essere più concreto Campisi ha già annunciato l’avvio dei lavori per la costruzione del secondo lotto del parcheggio di via delle Meda-glie d’Oro. Mentre questo giornale va in stampa il primo cittadino

ha an-nunciato una con-f e r e n z a s t a m p a che si ter-rà proprio nell’area del parcheggio per illustrare nei minimi dettagli il progetto. Poi ha anche pre-annunciato il secondo appun-

tamento che riguarda la pavimen-tazione di corso Umberto e Corso Vittorio Emanuele nell’ambito del progetto della “Grande Piazza”, con la realizzazione anche della via Salita Matteotti e la realizza-

zione del museo di arte con-

temp ora-nea nei lo-cali dell’ex r i f u g i o antiaereo. Un carnet di appun-

t a m e n t i , fitto

di impegni, che lo dovrà portare "no alla prossima scadenza del mandato elettorale quando sarà chiamato a rispondere della sua attività di governo ai cittadini,

con il principale obiettivo di evitare il disastro elet-torale che si è registrato a San Cataldo dove sono stati travolti consiglieri, ex assessori e leader di par-tito. Il piano annuale delle opere pubbliche è punto di partenza e di arrivo per l’at-tività dell’amministrazione comunale nel senso che sono

previsti interventi e opere che possono concludersi nel giro di

due anni e quindi prima della sca-denza del mandato elettorale del primo cittadino che così si potrà giocare la carta della “politica del fare” a patto che prema ancora di più sull’acceleratore nei confronti dei suoi diretti collaboratori, as-sessori e dirigenti.

Maggiowww.ilfattonisseno.it2

Da adesso staròcon la genteper conoscerele loro richiestee andrò a Romaper ottenere!nanziamenti

Dalle ceneri del Pdlsi progetta la rinascitadella Giunta Campisi

POLITICA LOCALE. La mazzata delle elezioni sancataldesi convincono il sindaco a lanciare la fase due

di Salvatore Mingoia

Page 3: il Fatto Nisseno

I nostri più attenti lettori si ac-corgeranno che questa foto (scattata oltre due mesi orsono), è stata già usata sul nostro sito

per commentare il recente risultato

delle elezioni a San Cataldo.

L’istantanea è metafora cal-

zante del “Fatto…elettorale sanca-

taldese”. L’uso è iro-nico e non accani-

mento. Saremmo lieti, anzi onorati (è un vero e proprio invito), che l’Onorevole Ales-sandro Pagano o$risse una spiegazione, tramite le pagine del nostro mensile, del risulta-to non brillante del suo partito nella recente consultazione: dai cerotti...passiamo ad un ca$è, onorevole la aspettiamo in redazione.

L’ editore

Maggio www.ilfattonisseno.it 3

Il sindaco Michele Campisi con gli assessori della sua Giunta

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Direzione EditorialeMichele Spena

Direttore responsabileSalvatore MingoiaCollaborazioni:

Ivana BaiuncoOsvaldo BarbaMarco Benanti

EticoSalvatore Falzone

Gaia GeraciLeda Ingrassia

Giuseppe La PlacaCecilia MiragliaDonatello Polizzi

Laura SpitaliGianbattista Tona

Rosanna Zaffuto Rovello

Michele SpenaImpaginazioneClaudia Di Dino

Redazione Viale della Regione, 6

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Tel/Fax: 0934 - 594864info pubblicità: 389/7876789

il Fatto Qr

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Disadattati, adattati e adatti

Lotto: Fatto, foto e votoUn terno indigesto

I Fatti di Etico

Devo aver letto da qualche parte che nella nostra società oggi c’è spazio per tre categorie: i disadattati, gli adattati e gli adatti.Orbene, guardando le vicende di Cal-tanissetta questa distinzione sembra adeguarsi in modo oggettivamente perfetto.I disadattati sono la stragrande mag-gioranza; appaiono ad ogni angolo istituzionale, ad ogni muretto rappre-sentativo, in ogni ambiente più o meno nauseabondo. Assurgono per"no a

incarichi istituziona-li; hanno un porta-mento da guappo, da "go, da stra"go, da intellettuale, da poli-tologo; si atteggiano a manager, a industria-li, a commercianti, a “lacchè”, a portabor-se; hanno pure ruoli di presidente, vice-presidente, commis-sario, consigliere e segretario. Il campionario è insomma in"nito, c’è l’imbarazzo della scelta e il numero cresce proporzionalmente al nostro disgusto.Gli adattati invece sono coloro che non si sa bene per quale bene"cio, per qua-le recondita ragione, per quale carina raccomandazione, o per scelta scia-gurata, si trovano nel posto sbagliato

nel momento sbagliato. Ci esimiamo dall’identi"care "gure anche generi-che perché gradiremmo che foste voi lettori a farlo. Non sarà indicato nel prossimo numero, come la Settimana Enigmistica, ma è un dato facilmente acquisibile se fate la domanda al primo che passa, senza margine di errore. La tragedia si concretizza quando di-sadattati e adattati coincidono. In quel caso, essendo assolutamente possibile l’accoppiata, i danni sono pressoché irreparabili. Volete anche in questo caso un esempio? Allora siete disadat-tati pure voi!!!La categoria degli adatti è la catego-ria degli s"gati, degli esclusi, di quelli chiaramente e palesemente più bravi ma senza sponsor e senza protettori, forse anche una grande dignità, una grande testa e grandi capacità ma spesso vanno fuori a fare fortuna a di-mostrare che sono adatti anche in altri contesti e in altre realtà.Sarebbe banale chiudere il discorso di-cendo che nessuno è profeta in patria; non è il tempo dei profeti ma semmai degli uomini di buona volontà e degli uomini di qualità. Gli adatti non è det-to che siano giusti o siano sormontati da aureole; sono uomini che amano, che sono sinceri, che hanno studia-to, che leggono, che sorridono, che

non millantano, che non rubano, che non imbrogliano, che hanno un’idea e un’ideologia non barattabili, che han-no gli attributi e il buon senso, quel-lo che servirebbe ai nisseni quando andando alle urne dovranno scartare disadattai e adattati per evitare che Caltanissetta sia un giornaliero 2 no-vembre. Etico

Page 4: il Fatto Nisseno

www.ilfattonisseno.it4 Maggio

San Cataldo. In genere, la chiama-no “la !ne di un ciclo”. Il termine, di solito usato in gergo sportivo, può anche calzare con la situazione po-litica venutasi a creare a San Catal-do, in virtù dell’esito delle elezioni amministrative. Non si parla solo di partiti, ma anche di uomini e ideo-logie, a prescindere poi da chi sia il nuovo sindaco della città. Al primo turno, infatti, i cittadini sono stati i veri arte!ci del cambiamento. Un ricambio !siologico, naturale e che, forse, non deve scandalizzare più di tanto gli addetti ai lavori. Negli ul-timi mesi, in città, la parola <<rin-novamento>> è stata un po’ sulla

bocca di tutti in maniera trasversa-le, da destra a sinistra passando per il centro. Tuttavia, se è vero che nei “santini” che in questi giorni hanno ricoperto le strade, le cassette del-le poste e i bar, si sono viste tante facce nuove, è anche innegabile che ogni “squadra elettorale” abbia avuto comunque il proprio “zocco-lo duro” di veterani della politica, pure con esperienze variegate alle spalle. Nessuna critica, per carità, anzi è giusto riconoscere che tutti hanno puntato sul “mix” tra giova-ni ed esperti. Cosa hanno deciso i

cittadini? Per la verità, le urne non sono state prese d’assalto, al primo turno: hanno votato 15.004 perso-ne, ossia il 59,35% degli aventi dirit-to; cifre che stridono con il 63,06% del 2007 ed anche con il 61,97% del 2002. Disa"ezione dalla politica? Mancanza di !ducia? Apatia? Di-sinteresse? Tutte le cose insieme? E’ vero che l’antipolitica dilagante ed il malessere verso i governanti hanno prodotto un po’ di <<stanchezza>> nell’elettorato, che potrà essere re-cuperato solo con una buona am-ministrazione della cosa pubblica. Chi ha so"erto maggiormente tale situazione sono stati molti dei par-titi “tradizionali”: nel centrodestra, il Popolo della Libertà ha cercato di “tenere botta”, confermandosi il pri-mo <<partito>> cittadino nel sen-so puro del termine, ma venendo superato in termini di voti da una lista elettorale, “Riprendiamoci la Città”. L’avv. Gianluca Amico, can-didato di Pdl, Futuro e Libertà e li-sta “Costruiamo il Futuro”, è giunto quarto su cinque aspiranti sindaci: è così u#ciale che, dopo 15 anni, non sarà più il centrodestra ad ammini-strare la città. Al ballottaggio non è arrivato neanche il candidato del centrosinistra, il consigliere provin-ciale del Partito Democratico, ing. Gianfranco Scarciotta, giunto terzo in una competizione elettorale che lo vedeva sostenuto, oltre che dal Pd, dalla liste civiche “Primavera Sanca-taldese”, “Insieme per San Cataldo” e dal movimento “Libertà è Parteci-pazione” che racchiudeva Rifonda-zione Comunista, Sinistra Ecologia

e Libertà e Italia dei Valori. Tra gli esclusi dalla disputa !nale, anche l’ex assessore Rosario Sorce, appoggia-to dalla “Lista Civica Rosario Sorce per San Cataldo”. Al ballottaggio, così, sono arrivati due esponenti di centro: uno è il dott. Francesco Rai-mondi, al terzo tentativo di “scalata” a Palazzo delle Spighe, dopo i testa a testa persi nel 1993 e nel 1997, ap-poggiato dai movimenti “Insieme per la Città”, “Intesa Popolare” e dal partito Grande Sud; l’altro è il dott. Giuseppe Scarantino, alla prima esperienza in politica, supportato dalle liste “Il Sacco in movimento”,

“Ri-costr uire-Cantiere San Cataldo”, i partiti Unione di Centro, Alleanza per l’Italia, Percorsi Siciliani-Mo-vimento per l’Autonomia e dalla lista “Riprendiamoci la Città”, che al primo turno ha fatto il boom con il 12,42% delle preferenze. Chiunque sia arrivato sulla “vetta della mon-tagna”, bisogna dire che in Consi-glio comunale la ventata di <<cam-biamento>> si sentirà eccome. Tra i banchi dell’aula consiliare “Senatore Giuseppe Alessi”, infatti, manche-

ran-no alcuni volti noti del-la politica sancataldese degli ultimi anni. Non ci sarà l’attuale presidente del civico consesso Gaetano Vullo, così come “capitani di lungo corso” come Giovanni Anzalone, Antonio Coniglio, Raimondo Fasciana, En-rico Fortunato Giannone, lo stesso Rosario Sorce. Al loro posto, tanti esordienti, oltre a qualche riconfer-mato.

In Consigliocomunalela ventatadi cambiamentosi sentiràeccome

di Claudio Costanzo

ELEZIONI. Dopo 15 anni !nisce il potere del gruppo legato a Pagano

San Cataldo, il centrodestra !nisce sotto le macerie del rinnovamento politico

Fatti Elettorali

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Maggio www.ilfattonisseno.it 5

Page 6: il Fatto Nisseno

www.ilfattonisseno.it6 Maggio

Nel 1970 il Sindaco di Pa-lermo veniva da Corleo-ne e si chiamava Vito

Cancimino. In quella città si sparava, si ucci-deva, si imponeva il pizzo e si speculava fuori da ogni regola ma molti dicevano che la ma!a non esisteva; chissà quanti ne erano davvero convinti.

C’era allora chi pensava che Vito Ciancimino fosse un ma!oso o che quantomeno favorisse i ma-!osi, ma Ciancimino era votatis-simo ad ogni elezione e nel suo partito aveva un ruolo di assolu-to rilievo.Era dello stesso partito Mario Corino che nel 1972 diventò Sin-daco di un paese tanto piccolo e tanto distante da Palermo.Faceva 3000 abitanti circa Bardonecchia ma da più di un secolo era un ri-nomato centro sciistico, meta di migliaia di turi-sti. Nel cuore dell’alta Val di Susa e a meno di 100 Km da Torino, quel paese niente sembrava avere in comu-ne con grandi e piccoli centri meridionali dove imperavano le famiglie ma!ose.Eppure, mentre tanti sindaci del Sud del suo stesso partito diceva-no di non vedere la ma!a e nel frattempo ci venivano a patti, Mario Corino negli anni “70 de-nunciava che già da tempo a Bar-

donecchia la ma!a si era radicata e aveva preso potere. Pertanto pubblicamente si con-trapponeva agli uomini che la rappresentavano e per questo aveva pagato un prezzo.Una notte, mentre stava transi-

tando da una strada buia del pa-ese, qualcuno lo aggredì violen-temente e lo fece !nire all’ospedale.Dopo quell’esperienza gli resta-rono postumi permanenti ad una mano ma non gli passò l’idea di denunciare a voce alta le in!ltra-zioni della ‘ndrangheta nel suo

paese.Fin dagli anni “60 vive-

vano a Bardonecchia due cugini che proveniva-

no da Gioiosa Jonica, Rocco Lo Presti e Francesco Mazzafer-ro; ben presto divennero delle persone importanti in Val di Susa. Si diceva che grazie a loro si era-no sviluppati centinaia di cantie-ri edili che avevano portato be-nessere ai piemontesi e anche ai calabresi.Bisognava costruire più che si poteva a Bardonecchia per sfrut-tare il mercato in espansione del-

le residenze estive e Lo Presti e Mazzaferro facevano arrivare decine di operai che lavoravano per poco denaro, che si sistema-vano a condizioni igieniche inve-rosimili dove i due mediatori im-ponevano loro e che quindi assicuravano ai costruttori mar-gini di guadagno altrimenti im-pensabili. Tutti questi lavoratori erano devoti di Lo Presti e Maz-zaferro, come via via lo erano di-ventati tutti gli imprenditori che si erano arricchiti così.Il Sindaco Corino non si rasse-gnava ma in tanti non la pensa-vano come lui. “Non è questa la

Fatti contro la ma!aper non dimenticare

Stor

ia &

Cul

tura

di Giovanbattista Tona

Vito Ciancimino

LA STORIA DIMENTICATA. Mario Corino, primo Sindaco antima!a nel Settentrione d’Italia

Qualcuno si era accorto della ma!a al Nord prima che fosse troppo tardi....

Page 7: il Fatto Nisseno

ma!a”, dicevano, “questa è gente che lavora e che peraltro ci aiuta a diventare ricchi”.Intanto si cominciò a dire che le imprese a Bardonecchia doveva-no chiedere il permesso a Lo Presti; poi alcune imprese che non lo avevano fatto subirono at-tentati anche gravi; in!ne il pae-se era tutto controllato e nessuno diceva niente e vedeva niente.Andavano gli ispettori del lavoro e non riuscivano a scoprire tutto ciò che, appena loro si allontana-vano, ricominciava a farsi alla luce del sole.Andavano gli investigatori e non

riuscivano a raccogliere prove, perchè – così scrivevano – la gente non collabora.Andò anche la Commissione Antima!a guidata in quell’occa-sione da un’onorevole allora noto più al Sud che al Nord: Pio La Torre. Aveva idee politiche op-poste a quelle di Corino ma sulla ma!a i due si capirono al volo.Sembrava che il Sindaco Corino facesse una battaglia personale, una di quelle guerre politiche di cui di"dare perché mosse solo da egoismi e convenienze. E sì perchè, guarda caso, Lo Pre-sti nel frattempo aveva maturato simpatie verso gli esponenti dell’altra parte politica, avversa a Corino; centinaia di calabresi erano emigrati a Bardonecchia vi

avevano preso residenza e vota-vano.Naturalmente lo facevano secon-do l’opinione di Lo Presti che una volta spiegò: “non ho bisogno di dire ai miei amici cosa devono votare; conoscono le mie idee e, se mi vogliono bene, sanno a chi dare il voto”.Nel 1979 Mario Corino perse le elezioni e da allora rimase all’op-posizione.La nuova Giunta si mostrò più gentile con i calabresi, così tanto da moltiplicare varianti al piano regolatore e consentire alle loro imprese di lottizzare e costruire sul famoso Campo Smith.Era un terreno destinato a verde pubblico, ma per lo sport era un luogo sacro perché i fratelli Smith vi avevano conseguito un record mondiale di salto dal trampolino nel 1911 e che era stato ceduto al Comune perché ne facesse un’area pubblica.Il Comune lo vendette agli im-prenditori edili per 17 milioni di lire; altri lo avevano stimato 1 miliardo e 600 milioni di lire.Nel 1995 Bardonecchia fu il pri-mo Comune del Nord sciolto dal Presidente della Repubblica per in!ltrazioni ma!ose. Gli ammi-nistratori locali furono rieletti e si lamentarono del provvedi-mento, ribadendo che non c’era stata alcuna collusione con la ma!a.Se la presero con i provvedimen-ti di soggiorno obbligato che fa-cevano arrivare i ma!osi al Nord e in molti dimenticarono gli a#a-ri che con i meridionali avevano fatto con tanto pro!tto.Un assessore disse che lui pensa-va ad amministrare e che la ma-!a era questione delle forze dell’ordine.Il 28 maggio 2009 a Bardonec-chia si svolsero i solenni funerali di Rocco lo Presti; era morto

all’età di 71 anni dopo una con-danna de!nitiva del Tribunale di Torino che stabiliva il suo ruolo direttivo nell’associazione ma!o-sa insediatasi nel paese. Un giornale della Val di Susa lo de!nì con rispetto “un pezzo della storia economica della lo-calità olimpica”; molti altri gior-nali ne parlarono con articoli a tutta pagina.

Il 2 febbraio 2010 è morto nella sua casa Mario Corino, che da anni si era ritirato dalla vita poli-tica e non aveva voglia più di parlare della sua esperienza come amministratore. La notizia fu data in poche righe da qualche giornale locale di li-mitatissima di#usione.Nessuno si preoccupò di render-gli il merito di avere capito per tempo quello che stava accaden-do nel suo paese del profondo Nord, quando anche lì, come al Sud, nessuno voleva vedere e nessuno voleva capire.Forse perché ancora non si vuole capire.Forse perché ancora non si vuole vedere.

Maggio www.ilfattonisseno.it 7

Pio La Torre

A sinistra, panorama di Bardonecchia Sopra, Campo Smith

Negli anni settanta il primo cittadino denunciava che già da tempo a Bardonecchia la ma!a si era radicata e aveva preso potere

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www.ilfattonisseno.it8 Maggio

«Come mai alcune “Giornate Mondiali” (come quella della Pace, dei Giovani, delle Voca-zioni, ecc…), vengono sentite e celebrate con intensità, anche dal grande pubblico, e quella delle Comunicazioni Sociali no?».È stato questo il grande interro-gativo che ha spinto i Paolini e le Paoline a trovare una formu-la innovativa per dare maggiore risalto alla Giornata Mondiale delle Comunicazioni Sociali che ogni anno si celebra nel giorno dell’Ascensione. È nata così l’idea del Festival della Comunicazio-ne, ossia di un evento itinerante che aiutasse a riportare l’attenzio-ne del grande pubblico sull’espe-rienza del comunicare umano, a!rontando i temi più signi"ca-tivi del momento e o!rendo occasioni di incontro e di dialogo.Il Festival è ormai giun-to alla settima edizione. Dopo aver fatto tappa a Salerno, Bari, Brescia, Alba, Caserta e Padova, quest’anno si svolgerà a Caltanissetta dal 14 al 27 maggio e ruoterà intorno al tema scelto da Benedet-to XVI per il messaggio della Giornata Mondiale delle Comunicazioni Socia-li del prossimo 20 maggio: Silenzio e Parola: cammino di evangelizzazione. Silenzio e parola, ricorda il Papa, sono due momenti essenziali della comu-nicazione che devono necessa-riamente equilibrarsi: «Il silenzio è parte integrante della comu-nicazione e senza di esso non esistono parole dense di conte-

nuto». Educarsi alla comunica-zione vuol dire, infatti, imparare ad ascoltare, a contemplare, oltre che a parlare, e questo è partico-larmente importante nel campo dell’evangelizzazione e dell’agire comunicativo della Chiesa.Oggi più che mai, in un tempo in cui il brusio verbale rischia di trasformare la comunicazione umana in una “babele” relazio-nale, ritornare a creare spazi di silenzio è l’indispensabile condi-tio per restituire autenticità alla parola e, soprattutto, per porsi in ascolto di quella Parola che ren-de signi"cative e dense di conte-nuto le umane parole: «Il silen-zio – spiega il Papa – è capace di scavare uno spazio interiore nel profondo di noi stessi, per farvi abitare Dio, perché la s u a Parola rimanga in noi, perché l’amore per Lui si radi-chi nella n o s t r a mente e nel no-stro cuore, e animi la nostra vita».Una Com-

missione formata dai rappresen-tanti di varie realtà locali, pre-sieduta da Sua Eccellenza Mons. Mario Russotto, già dal mese di ottobre si riunisce per curare la fase organizzativa del Festival. È

stato predisposto un ricco pro-gramma, "tto di incontri e ap-puntamenti di vario genere che si svolgeranno, appunto, dal 14 al 27 maggio, ma che hanno avu-to delle Anteprime già a partire

dal mese di aprile. Forum Inter-religiosi – in un’ottica di dialo-go e apertura –, eventi sportivi, mostre fotogra"che, gemellaggi, visite guidate, eventi nelle libre-rie, forum delle testate locali, momenti di preghiera, rassegne di musical e corali, stage, con-certi di corali ma anche eventi correlati alla Settimana Santa di Caltanissetta, alle Vare e alla Real Maestranza.Tra i forum un occhio particola-re è stato riservato all’economia, al terzo settore, alle problemati-che familiari e giovanile, etc... in

un vivo confronto tra varie realtà locali e nazionali. La presenza a Caltanissetta di importanti eco-nomisti, politici e operatori del mondo della "nanza e del lavoro, ci aiuterà certamente a leggere meglio il nostro di#cile presente e a cogliere qualche indicazione per proiettarci verso un futuro migliore. Il nostro territorio, in-fatti, un tempo prospero per via dei tanti giacimenti di zolfo, ma

anche per la "orente produzione agricola, oggi è particolarmente segnato da quella crisi economi-ca che sta $agellando il vecchio continente, sicché famiglie intere sono costrette a lasciare le pro-prie case e i propri a!etti per ri-prendere la via dell’emigrazione e andare a cercare fortuna lontano dalla propria terra. Anche i gio-vani, non vedendo prospettive rassicuranti per il loro avvenire, tendono sempre più a costrui-re altrove il loro futuro, contri-buendo così a spopolare i nostri Comuni e a ridurli ad “ospizi” per anziani.Gli incontri e i Forum che si svolgeranno durante il Festival sono, dunque, occasioni privile-giate per avviare una ri$essione e un confronto sulle reali prospet-tive di rilancio del nostro terri-torio oltre che per approfondire i diversi contesti e le tante vie in cui si realizza il variegato mondo del comunicare umano: la Cono-scenza, i Linguaggi, la Bellezza, la Solidarietà, l’Aggregazione. Esiste, infatti, un modo diverso di comunicare rispetto a quello abitualmente utilizzato dai me-dia e che spesso predilige lo scan-dalo, l’apparenza, la ricchezza, la furbizia, la scaltrezza. È – scrive Suor Cristina – quello silente e operoso, fatto di piccole azioni e di piccoli gesti che danno valore alle relazioni, al dialogo, al sor-

di Giuseppe La Placa

Il Festivalsarà anchel’occasioneper fare conoscereil territorio

Caltanissetta,capitale nazionaledella comunicazione

Dal 14 al 27 nmaggio,si svolgeràun ricco programma!tto di incontri,convegni, eventi,mostre fotogra!che,momenti di preghiera,rassegne musicali,stage e concertidi coralI

L’ evento in città

CHIESA. La nostra città scelta per la 7ª ed. del festival curato dai paolini

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riso nel mare del non senso che spesso ci circonda.Il Festival sarà anche l’occasione per far conoscere al grande pub-blico il nostro territorio e la no-stra Chiesa locale. Posizionata nel cuore della Sicilia, la nostra Città, infatti, costituisce un importan-te crocevia tra diversi territori dell’isola collocandosi perciò, dal punto di vista culturale e sociale, come importante punto di in-contro, un raccordo per potersi incontrare e confrontarsi. Non a caso, per la sua posizione stra-tegica, negli ultimi tempi è stata posta dalle autorità competenti come primo punto di appro-

do per gli immigrati del centro e nord Africa. Questa singolare esperienza, che ormai caratte-rizza il territorio nisseno, nono-stante gli innumerevoli disagi, ha fatto sì che la città si costituisse come uno dei principali centri di

accoglienza e solidarietà, comu-nanza e fratellanza dell’Isola. Va-lori, questi ultimi, vissuti e per-seguiti anche dalla nostra Chiesa locale attraverso un quotidiano impegno per far sentire e assicu-rare la propria presenza nel cam-po sociale, impegnandosi quoti-dianamente, attraverso la Caritas diocesana e la Consulta delle Aggregazioni laicali, a realizzare progetti a servizio dei giovani, dei bambini e delle famiglie, as-sistendoli nelle loro materiali ne-cessità ma soprattutto aiutandoli a investire su quelle risorse uma-ne e intellettuali, di cui la nostra gente è ricca, e da cui ripartire per il proprio riscatto culturale e sociale.Anche dal-le pagine di questo bel g i o r n a l e , magistral-

mente curato e diretto dal carissimo Michele Spena, desi-dero esprimere la mia personale gratitudine alle Congregazioni dei Paolini e delle Paoline per aver scelto Caltanissetta per la celebrazione della settima edi-zione del Festival Nazionale della Comunicazione, e per averci dato l’occasione di far emergere le tan-te belle realtà del nostro territo-rio e della nostra Chiesa.

Maggio www.ilfattonisseno.it 9

Mons. Giuseppe La PlacaVicario GeneraleDirettore del Festival della Comuni-cazione

La presenzadi epertici aiuteràa cogliereindicazioni perun futuro migliore

Etica e giornalismo? Quanta retorica, e quanta ipocrisia. Eti-

ca, a proposito di informa-zione, non è certo nascon-dersi dietro il paravento di un’imparzialità inesistente.

Etica è voglia di

raccontare ciò che succede at-torno a te e ciò che pensa la gen-te che ti passa

accanto. E’ inter-pretazione della realtà. E’ onestà intellettuale, impe-gno civile; è sforzarsi di co-niugare il proprio punto di vista con quello degli altri. E’ combattere giorno dopo giorno per una causa che si crede giusta e che alla "ne può anche rivelarsi sbaglia-

ta.Non nascondiamoci dietro un dito: il mondo dell’infor-mazione, a maggior ragione quello locale, è (quasi) irri-mediabilmente corrotto da circoli viziosi di favoritismi, da meccanismi automatici, più o meno consapevoli, che porta a tralasciare certe notizie oppure a pubblicarle senza elaborarle. E’ un mon-do malato. Caratterizzato da un as"ssiante controllo da parte del sistema politi-co e del potere in generale. Ma etica è coraggio. E’ dire no quando si deve dire no. E’ difendere sempre e co-munque la libertà di stam-pa e non cedere al ricatto. E’, insomma, assunzione di responsabilità: mettendosi in gioco continuamente ed esprimendo la propria opi-nione. E’ anche qualità, che non guasta mai. Ma prima di tutto, etica è non abbas-sare mai la guardia: e avere sempre presente l’enorme importanza dei mezzi della comunicazione sociale, che deriva dall’illimitato potere di di!ondere idee, atteggia-menti, comportamenti, mo-delli e stili di vita personali e sociali.

Etica e giornalismo,libertà di stampasenza cedere al ricatto

di Salvatore FalzoneDopo Salerno,Bari, Brescia,Alba, Casertae Padova,la manifestazioneapproda nella diocesi guidata dal vescovomonsignorMario Russottto.

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La “Zona franca della le-galità” sta ormai per di-ventare realtà.

La Giunta regionale l’ha infatti istituita con un prov-vedimento varato nei giorni scorsi. All’interno della Z! ricadranno, oltre al capoluogo nisseno i vari comuni della provincia ed è possibile che ne facciano parte anche alcuni comuni limitro", ma appartenenti ad altre province.Ma cos’è di preciso la “Zona franca”? Si tratta di un’area eco-nomica in cui le imprese che deci-deranno di investire aprendo nuo-vi stabilimenti, avviando nuove attività e via dicendo godranno di sgravi "scali e agevolazioni per l’espletamento del loro lavo-ro. Un pro-getto che, recente-m e n t e , era stata visto di

buon occhio anche dal mini-stro dell’Interno Anna Maria

Cancellieri e da Emma Marcega- g l i a , "no a

poche settimane fa presidente nazio-nale di Con"ndustria nel corso della loro recente visita a Caltanissetta.Quella della “Zona franca” è un ‘idea che i vertici di Camera di Commer-cio e Con"n- dustria nissena

portano avanti da diversi anni e che ha avu-to il plauso dei vertici nazionali dell’asso-ciazione d e g l i i m -

prenditori e an-che di diversi esponenti

politici e si è iniziata a con-cretizzare già nell’aprile 2011, quando la Giunta regionale approvò lo schema di delibe-ra per l’istituzione della Z!. L’idea è quella di rilanciare l’economia del territorio nis-seno attirando imprenditori che decidano di mettersi in

gioco anche al sud, come ha spiegato l’assessore regionale alle Attività produttive Marco Ven-turi, ex presidente della Camera di Commercio

di Caltanissetta e uno dei primi ispiratori della “Zona franca”: <<La “Zona

franca per la legalità” - ha a#ermato Venturi -

può contribui-re ad au-

mentare la consape-

volezza di avere condizioni possibili per attrarre investimenti su un terri-torio molto vasto su cui creare una zona sicura, un’area protetta da ogni fenomeno malavitoso o delinquen-ziale che, con il concorso delle Istitu-zioni, salvaguardi gli investimenti, dia certezza alle imprese, realizzi un costante controllo delle attività, forni-sca corsie preferenziali per l’apertura di nuove imprese e sia in grado di for-nire servizi attraverso lo sportello unico, in tempi certi>>.Un anno fa, dopo l’approvazione del-lo schema di delibera per l’istituzione della Zona franca - per la quale sono stati stanziati 50 milioni di euro che

saranno gestiti dall’Assessorato regio-nale alle Attività produttive - avevano espresso la loro soddisfazione i rap-presentanti del “Tavolo per lo svilup-po e la legalità”, che adesso hanno vi-sto premiati i loro sforzi in tal senso. Nel dettaglio, faranno parte della zona franca i Comuni di Caltanisset-ta, Acquaviva Platani, Bompensiere, Butera, Campofranco, Delia, Gela, Marianopoli, Mazzarino, Milena, Montedoro, Mussomeli, Niscemi, Resuttano, Riesi, San Cataldo, Santa Caterina Villarmosa, Serradifalco, Sommatino, Sutera, Vallelunga Pra-tameno e Villalba. Possibile, inoltre, che alla Z! aderiscano pure i Comu-ni di Campobello di Licata, Canicattì, Licata e Ravanusa - ricadenti all’in-terno della Provincia di Agrigento - e quello di Pietraperzia che fa parte

della Provincia di Enna. La Zona franca sembra davvero po-ter rappresentare qualcosa di nuovo in un territorio !agellato dalle di$-coltà e che "nora non ha prodotto grande sviluppo economico e nem-meno un gran numero di posti di la-voro. Il territorio nisseno è chiamato ad una prova di$cile: liberarsi dalle logiche clientelari, dalla mentalità ma"osa e dall’omertà. In questo sen-so Camera di Commercio e Con"n-dustria hanno fatto passare un nuovo messaggio a partire dal 2004: fuori dall’associazione gli imprenditori che pagavano il pizzo e massima assisten-za a coloro che decidevano di denun-ciare le vessazioni subite.Purtroppo il messaggio, sicuramente positivo, non sembra essere stato re-cepito da tutti: negli ultimi anni le Forze dell’ordine e la Magistratura hanno inferto colpi durissimi alle or-ganizzazioni criminali, soprattutto quelle di stampo ma"oso, ma in mol-ti casi gli investigatori hanno dovuto lottare contro la reticenza e la paura delle vittime delle estorsioni, che ne-gavano le vessazioni subite e a volte negavano anche l’esistenza della ma-"a stessa. Alcuni processi, scaturiti dai vari blitz antima"a, sono ancora in corso, altri sono arrivati a sentenza e parecchi a$liati a Cosa Nostra sono stati condannati a pene pesanti, ma sono stati pochi gli imprenditori a costituirsi parte civile per chiedere conto di ciò che avevano subito.Adesso c’è da vedere la “Zona franca” porterà dei cambiamenti a questo stato di cose e sicuramente sarà ne-cessario vigilare al massimo sulle im-prese e sulle attività, garantendo le imprese sane che dovessero decidere di guardare al centro Sicilia in gene-rale e a Caltanissetta in particolare, che hanno bisogno di investimenti e lavoro. Il tempo dei proclami e delle belle parole è "nito, adesso servono i fatti.

ECONOMIA. In quest’area le imprese potranno investire godendo di sgravi !scali

Si creanole condizioniper attrarreinvestimentisul territorio

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Zona franca per la legalità,arriva il sì della Regione

di Vincenzo Pane

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Fatti & sport

Caltanissetta alla battuta: quattordicesima edizione del Challenger, torneo

internazionale di tennis. Una re-altà che cresce con costanza e si radica nel calendario mondiale come manifestazione tennistica d’importanza primaria; il torneo

nisseno è diventato il terzo per importanza nella nostra nazione, preceduto soltanto da Monza e da Roma con gli Internazionali d’Italia. La storia di questa ma-nifestazione si origina da una piacevole discussione, in una

tranquilla ed assolata mattinata dell’ottobre del 1998. L’allora pre-sidente della Fit Sicilia, Giusep-pe Adamo, propone a Michele Trobia e Giorgio Giordano di far disputare presso Villa Amedeo, una tappa del circuito satellite “Italy 1”. Una scintilla che de-termina un incendio; in meno di ventiquattro ore si forma un comitato organizzativo (che po-tremmo de!nire…spontaneo) ed in dieci giorni si mette in moto una macchina che ormai,

cammina speditamente da oltre quattordici anni. La chiacchiera-ta che crea questa manifestazio-

ne, oggi internazionalmente ri-conosciuta, si svolse all’interno del circolo Villa Amedeo. Come data di nascita di questa straordinaria struttura, la storia cita il 22 luglio 1931. In quei giorni fu rilasciata al Comm. Emilio Aver-na la tessera N°65 con la quale la Federa-zione Italiana Lawn Tennis, lo nomina-va segretario per la realizzazione a Caltanissetta di un campo da tennis: l’area fu individua-ta nella zona a valle della Villa Amedeo di proprietà comunale. Soldi e personale tecnico, giunsero direttamente da Roma è già nel medesimo anno il campo era in funzione e ceduto alla Federazione Tennis in uso gra-tuito. Un viaggio nel tempo che illustra la storia (in parte) del circolo nisseno e della capacità di porsi come elemento di pri-mario interesse nazionale e non solo, nella creazione, nel mante-nimento e nel miglioramento di questo evento. A tal proposito il direttore del torneo Giorgio Giordano, ha dichiarato: “Sarà un’edizione spettacolare che è davvero costata tanto in termini

di organizzazione ed impegno da par-te del nostro circo-lo. Siamo sicuri che questo duro lavoro darà buoni frutti. L’innalzamento del

montepremi a 64.000 euro contribuisce inol-tre all’innalzamento qualitativo della com-petizione”. Quest’ulti-mo aspetto è stato at-tenzionato dal sindaco Michele Campisi che,

sostenuto dalla Giunta comunale, ha deciso

Giorgio Giordano, direttore del torneo

TENNIS. Challenger Città di Caltanissetta, TC Villa Amedeo: dal 3 al 10 Giugno

Il nostro torneo: terzo in ItaliaStoria di un successo...nisseno

La manifestazione tennistica che si svolge nel capoluogo è diventata la terza della nostra nazione: davanti, soltanto Roma con gli Internazionale e Monza. Aumentato il montepremi :adesso è di 64.000 euro

Si annuncia un’ edizione spettacolare, con un livello tecnico davverorilevante

di Donatello Polizzi

Foto di Walter Lo Cascio

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Maggio www.ilfattonisseno.it 13

di concentrare le proprie forze sui pochi avvenimenti di mag-giore rilevanza della città. La quattordicesima edizione è con-traddistinta da alcune importan-ti novità: innanzitutto lo sposta-mento della data, la kermesse si è sempre svolta fra Febbraio o Marzo invece quest’anno il tor-

neo è in programma dal 3 al 10 Giugno. Collocazione, che si spe-ra scongiuri il pericolo maltem-po, che incrementi il pubblico (lo scorso anno oltre 8000 presenze complessive) e che consenta un godimento piacevole delle gare, alcune delle quali si svolgeranno in notturna, da parte di tutti gli

appassionati siciliani. Copertura mediatica dell’evento di straor-dinaria entità: diretta web degli incontri sul sito atpcaltanissetta.com; !nestre informative quoti-diane sui network internaziona-li; articoli sui quotidiani nazio-nali (anche sportivi) e regionali; televisioni e radio locali che de-dicheranno alla manifestazione, approfondimenti giornalieri. In cantiere, si aspetta l’u"cialità, la trasmissione televisiva in di-retta delle gare inerenti ai quarti di !nale, alle semi!nali ed alla !nalissima. Novità sono da evi-denziare anche per quanto at-tiene alla struttura; i problemi causati dal maltempo, con lo sra-dicamento di alberi secolari che hanno cagionato danni notevoli alle strutture, hanno indotto il

comitato organizzatore più che a ripristinare a migliorare: terrazzatura con !ori dei pen-dii, costruzione di un magni!co gazebo di legno ed istituzione di un centro ristoro di qualità che rimarrà fruibile anche dopo il termine della manifestazione. Il presidente del circolo, Miche-le Trobia ha ricordato: “E’ stato un anno durissimo, i danni cau-sati del maltempo sono stati un brutto colpo ma con il contribu-to di tutti i soci ci siamo rialza-ti. Ringrazio il primo cittadino Michele Campisi, la Giunta ed il consiglio Comunale, per aver sostenuto il torneo assicurando il montepremi”.

Il circolo era stato duramente colpito dal maltempo a marzo: danni ingenti.Il presidente Michele Trobia ed i soci, con uno sforzo economico ed organizzativo immane, sono riusciti a ripristinare e migliorare la struttura.

Il sindaco e laGiunta hannogarantito ilmontepremidel torneo

La mostra mercato in programma dal 7 al 10 giugno presso Villa Ame-deo, rappresenta la lungimirante congiunzione di un operazione di promozione turistico commercia-le che sfrutta in pieno il traino di presenze e mediatico del torneo in-ternazionale di Tennis, Challenger Città di Caltanissetta, 14° edizione. La kermesse ha un precedente in una manifestazione simile, allestita lo scorso anno nel mese

di giugno,

con suc-cesso, dall’ammini-

strazione comunale; vetrina denominata “Caltanissetta cuore del gusto siciliano”. Nel protocollo d’in-tesa !rmato fra il Comune e il TC Caltanissetta, si è stabilito che l’even-to venisse organizzato e gestito (con relativo accollo dei costi economici) dal circolo. Si è partiti dall’esperien-za della manifestazione dello scorso anno, utile a tal proposito la colla-borazione dell’Assessore Comunale allo Sviluppo economico Salvatore Calafato, alla quale si è aggiunto il lavoro, meticoloso e particolareg-giato, del comitato organizzatore del torneo supportato, in maniera

determinante ed incisiva, dall’Asses-sorato Regionale alle Attività Pro-duttive, retto dal nisseno Gianmar-co Venturi. Si è ampliata la categoria merceologica e si è provveduto a rendere regionale il “respiro” della kermesse. Previsti almeno sei espo-sitori (ma già sono molti di più) per ciascuna categoria di prodotti: ca-seari, dolciari, ferro, #orovivaistici, oleari, ortofrutticoli, pietra e vitivi-nicoli. La determinazione attenta e particolareggiata delle sei categorie è stata studiata per attrarre ed inte-ressare persone dai gusti, dall’età, e dalle fasce sociali di$erenti, nel ten-tativo di o$rire al pubblico, “poli” di interesse diversi!cati. Artigianato con pietra e ferro, #orovivaistico e carrellata completa di eno-gastrono-mico con un viaggio nei sapori della Sicilia: caseario, oleario, ortofrutti-colo, vitivinicolo e dolciario. Inoltre per l’intera durata della kermesse, sul palco allestito all’interno della villa comunale sono in programma spettacoli di musica e cabaret. Il 7 giungo, giorno dell’inaugurazione della mostra-mercato, il TC Calta-nissetta ha commissionato il con-certo di inaugurazione alle “Appas-sionante”, trio di soprane italiane bellissime, diventate famose in tutto il mondo: Stefania Franca-bandiera, Giorgia Villa e Mara Tanchis, propongono un’a$a-scinante incontro tra musica

lirica e il pop internazionale. Le due serate successive sono state a"date dall’Amministrazione comunale alla comicità di Francesco Rizzuto di Zelig e Max Pieriboni di Calora-do. La congiunzione delle torneo di tennis internazionale come elemen-to trainante ma supportato da una mostra mercato di cotanta qualità ed organizzazione, rende Caltanis-setta per una settimana centro ne-vralgico di interesse mediatico. Le preventivate favorevoli condizioni meteo, gli orari di chiusura in tar-da serata degli stand, dovrebbero aumentare ulteriormente l’appetibi-lità dell’evento per il pubblico, che si prevede straordinariamente nume-roso. D. P.

Cibo ed artigianato, II° ed. di “Caltanissetta cuore del gusto siciliano”

MOSTRA MERCATO. Molti gli espositori regionali

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La fabbrica degli esperti , tutto cambia per restare….La fabbrica degli esperti

e la divisione delle pol-trone e tanto altro si po-

trebbe pensare per titolare sulle “novità” di palazzo del Carmine sebbene novità par essere una parolona dato che tutto cambia per restare com’è, stesso copio-ne personaggi diversi o stessi protagonisti. Insomma questa politica ci ha abituato a tutto ed il contrario di tutto. Se un tem-po si inneggiava ai tagli, se la memoria non mi inganna pure una conferenza stampa fu con-vocata a Palazzo di Città, con tante facce da circostanza fune-bre, per annunciare il dissesto del comune di Caltanissetta, dopo meno di un anno arri-vano nuove nomine di esperti esterni a coadiuvare il lavoro del sindaco e la politica dei ta-gli e della mestizia dov’è !nita? Due nuovi esperti si diceva, più un incarico legale di diretta di-ramazione del sindaco, aggre-gati alla comunicazione e chissà cos’altro ci aspetta. Due pensie-ri sui quali ri"etto da tempo; il primo: Tutto ciò passa sopra la testa dei cittadini. In sostanza all’operaio che si sveglia la mat-tina alle 5 non gliene importa nulla di quanti consulenti ha il sindaco da un lato, e dall’altro però gliene dovrebbe importa-re molto, perché le tasse le paga anche lui. E forse meno consu-lenti anche qualche debito in meno, i denari potrebbero esse-re dirottati per !ni più utili. Il secondo dubbio che metto nelle

mani del lettore è: se la nostra giunta è composta da tecnici ma che senso ha nominare de-gli esperti, che dovrebbero ser-vire a coadiuvare il lavoro degli organi politici ove ci fossero.Perché tutti pesano che se si scrive la verità si ha l’intenzio-

ne sempre di colpire qualcuno? Fare chiarezza sulle cose senza misti!cazioni di sorta o giri di parole non dovrebbe essere apprezzato piuttosto che conti-

nuamente denigrato soprattutto da chi si batte il petto in nome dell’etica e della serietà del pro-prio ruolo ed invece la maggior parte delle volte si vende al mi-glior o#erente spesso neanche al migliore? Torniamo ai pro-blemi più terreni che riguarda-

no i nostri “amati” amministra-tori. Tra esperti di varia natura che comunque guadagno som-me di tutto rispetto anche ot-tocento euro è uno stipendio

rispettabile soprattutto per chi è il secondo o addirittura il ter-zo. Lo studio paga, poco, la fre-quentazione delle segreterie politi-che molto di più e questa non è

a#atto una novità ma “repetita iuvant”. Si, la politica è compro-messo, la vicenda dei revisori dei conti è un esempio palese , si sta ritardando la trattazione

del bilancio perchè i partiti in consiglio non si sono accorda-ti su come spartirsi le poltrone , però a tutto c’è un limite, così no, è un insulto alla dignità di

chi esercita il proprio di-ritto al voto e regala a 30

soggetti la possibili-tà di farsi un giro di giostra. Ma più che un luna park il civico

consesso sembra essere diventato il museo degli

orrori. E adesso i 30 rap-presentanti del popolo

saranno messi a dura pro-va nel decidere quale aliquota applicare per il pagamento della famigerata “Imu” la tassa sugli immobili già si prevedono sce-nari apocalittici, di consigli in-fuocati; si accettano scommesse su come !nirà la vicenda. E’ fa-cile, troppo facile dare contro ai giornalisti che scrivono e spes-so li si accusa di esagerare, ma il nostro mestiere e raccontare la realtà, che a volte supera anche la fantasia. Come il buon sen-so no abiti più qui, lo abbiamo visto nelle spese fuori dall’ordi-nario senza una ragione, i con-sigli comunali andati a vuoto, gli esperti dettati dalla politica, invece di scovare gli imboscati del palazzo, contro gli sprechi reali, perché non si accorpano le partecipate, perché chi parte per le crociate ai nostri giorni non arriva neanche a meta stra-da e la Terra Santa resta un lon-tano miraggio?

di Ivana BaiuncoOrnamenti

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Non c’è nulla di peggio dei preconcetti o delle etichette che si possono attaccare agli

abitanti di una città : i genovesi sono tirchi, i torinesi falsi e cortesi e, come dice una !lastrocca, “Vicentini man-gia gatti, Veronesi tutti matti” . E gli abitanti di Caltanissetta? Noi nisseni, per de!nizione, siamo apa-tici e invidiosi: guardiamo con am-mirazione le cose degli altri e non sappiamo valutare ciò che abbiamo. E se qualcuno o qualcosa spicca al di sopra della mediocrità viene avvolto in un velo di indi#erenza e disinte-resse, una sorta di nebbia che tutto appiattisce e scolora. Questa sembra essere la sorte toccata a Michele Tripisciano, nostro conter-raneo nato nel 1860, proprio duran-te la spedizione dei Mille in Sicilia. Ilvalente scultore ebbe un posto di rilievo nella vita culturale italiana nel passaggio tra Ottocento e Novecento, ma a Caltanissetta è stato presto mes-so nel dimenticatoio, tanto che oggi pochi lo ricordano ancora. Potrebbe valere la frase di manzoniana memo-ria: “Tripisciano…, chi era costui?”.Eppure, questo nisseno DOC ha lasciato un segno indelebile nell’ar-te italiana e le sue opere sono pre-senti in luoghi di grande prestigio e di grande fama. Ne porteremo qui qualche esempio, solo per dare prova della vitalità di questo grande artista e della di#usione delle sue opere, per noi quasi inconcepibile.Comincerei per esempio dal Vitto-riano a Roma, un grandioso monu-mento costruito per celebrare Vit-torio Emanuele II, padre dell’unità d’Italia. Nel coronamento superiore dell’edi!cio furono inserite in alto-rilievo le statue rappresentanti le se-dici regioni che costituivano l’Italia a !ne Ottocento e per rappresentare la Sicilia venne prescelto uno sculto-re nisseno che in quel periodo aveva già raggiunto fama ed onori, Michele Tripisciano appunto. La statua della Sicilia porta un fascio di grano, per ricordare la fertilità e la ricchezza della terra siciliana; regge anche uno scudo con l’antico simbolo della Tri-nacria, espressione della forza di que-sta terra ed anche dell’abbondanza di fantastici miti e leggende ad essa legate !n dall’epoca più antica. I boz-

zetti, le opere preparatorie di questa opera si trovano oggi presso il Museo Tripisciano di Caltanissetta ed uno di essi è esposto al pubblico. Era questo infatti il metodo di lavoro di Tripisciano: preparava i bozzetti in gesso delle opere che gli venivano commissionate o che la sua fanta-sia gli faceva immaginare e dai quei bozzetti, poi, con l’aiuto dei suoi stu-denti e dei ragazzi di bottega scolpiva le grandi opere in marmo o faceva fondere i bronzi. I lavori preparatori però, una volta !nita l’opera non ve-nivano distrutti o buttati: nello studio romano di via Aureliana del nostro

scultore per anni si accatastarono bozzetti su bozzetti, opere intere e particolari, immerse in una leggera nuvola di polvere bianca. Il gesso era

infatti la materia preferita da Tripi-sciano: duttile, malleabile, prendeva vita direttamente sotto le sue abili mani così come l’argilla che aveva lavorato da piccolo nel laboratorio di vasaio del padre. Certo, per le opere più importanti,

destinate a durare nel tempo o essere esposte agli agenti atmo-sferici il gesso non andava bene: è troppo fragile e sotto la pioggia ini-zierebbe a sciogliersi. Il gesso doveva essere solo un materiale di lavoro: egli ad esempio fece in gesso tutti i bozzetti pre-paratori del monumento a Gioacchino Belli, realiz-zato in travertino e posto a Trastevere, nella piazza dedicata al grande poeta romanesco; e di gesso sono anche le opere preparatorie per le statue dei grandi orato-ri romani posti nel palazzo di giustizia di Roma. Il testamento di Tripisciano, che ha destinato tutto il materiale gelosamente conservato nel suo studio alla città di Caltanissetta, ha permesso la conservazione di questi bozzetti originali che pur nella loro fragilità hanno mantenuto il tocco autentico del maestro.Ed è un percorso meraviglioso quello che si può compiere all’interno del museo Tripisciano, quasi un lungo viaggio: mentreammiriamo una statua che abbiamo dinanzi i nostri occhi, sap-piamo che la potremmo vedere iden-tica altrove, forse di un altro materia-le, ma con le stesse fattezze.Prendiamo ad esempio la famosa Madonna in trono della cappella Te-stasecca di Caltanissetta che potreb-be a buon diritto annoverarsi tra le cose migliori del nostro scultore. Noi la vediamo in gesso dinanzi a noi e

contemporaneamente sappiamo che una copia identica in marmo si tro-va chiusa in una cappella del nostro cimitero, che si apre solo raramente alla vista del pubblico, ma che anche uguale è ammirata a Milano nella ba-silica del Corpus Domini e a Parigi

all’interno di Notre Dame. E se guardiamo il bozzetto di Shake-speare, sappiamo che forse contem-poraneamente si stanno posando sulla stessa opera gli occhi del Presi-dente della Repubblica, perché la co-pia in bronzo di questa opera si trova al Quirinale. Se guardiamo poi la lunga teoria dei ritratti potremmo immaginare di trovarci al Pincio, sul Gianicolo, tra i busti che ricordano agli italiani gli uomini che hanno contribuito a co-struire l’Italia, alcuni dei quali sono opera del nostro scultore. E cosa dire delle tante opere di ca-rattere sacro che adornano soprat-tutto le chiese romane? La chiesa di San Gioacchino e la antica chiesa di Sant’Andrea della Valle a Roma sono state decorate in gran parte dal nostro scultore e conservano alcuni suoi capolavori i cui prototipi sono custoditi nel museo di Caltanissetta. Sicuramente la frase evangelica Nemo profeta in patria, ha il suo valore anche per il nostro scultore: quanti nisseni sanno che è di Tripi-

sciano la statua del re Umberto I, che una pretesa forma di “modernismo” vorrebbe togliere dalla sua secolare collocazione? Che è di Tripisciano il

gruppo bronzeo con il cavallo mari-no che si trova nella fontana di piazza Garibaldi? Il Tripisciano ha collocato una fontana molto simile alla nostra nella città laziale di Marino, che è divenuta il simbolo di quella città e in autunno, in occasione della festa dell’uva, viene svuotata e riempita artisticamente con grappoli d’uva, grande richiamo per i turisti. E noi nisseni discutiamo ancora sulla sua eliminazione?!!!!!

Le sue opere adornanoluoghi prestigio-si: Notre Dame a Parigi ed il Quirinale

Michele Tripisciano,un concittadino DOC mai coccolato dai nisseni

di Rosanna Za!uto Rovello

ARTE. Il celebre scultore nacque a Caltanissetta nel 1860

L’artista ha lasciato un segno indelebile nell’arte italiana. Curioso il suo metodo di lavoro: preparava i bozzetti in gesso, il suo materiale preferito, delle opere che poi scolpiva

La fontana che si trova nella città laziale di Marino

Da sopra, le statue dei “Grandi oratori romani” poste nel palazzo di giustizia di Roma. I due bozzetti preparatorii si trovano a Caltanissetta, presso il museo di palazzo Moncada, così come il bozzetto del monu-mento a Gioacchino Belli, realizzato in travertino e posto a Trastevere, nella piazza dedicata al grande poeta romanesco.

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“Casta-Nissetta”, il becero corre sul web. Per alcuni giorni, il ritornel-lo che accompagnava un volgare videoclip !rmato dal “Milite Igno-to”, è stato al centro dell’attenzione degli internauti, e non solo, nisse-ni. Un lavoro scarsamente quali-tativo che ha denigrato una serie di persone (ben ventisei) appar-tenenti ad una supposta casta cit-tadina; in realtà molti dei bersagli delle invettive sono direttamente o indirettamente riconducibili al mondo dello spettacolo. Immedia-te le reazioni di alcuni dei soggetti di"amati che hanno fatto ricorso all’autorità giudiziaria. Il video che dapprima era stato inserito su you-tube (dopo il polverone sollevatosi, è stato rimosso dallo stesso autore), successivamente è stato di"uso su facebook trasformandosi in un anomalo caso di gossip cittadino. La prima considerazione è rivolta ad alcune delle presunte vittime che hanno “postato”, sul proprio pro!lo, il video incriminato, for-se per ricevere il supporto morale degli amici: in realtà questa scelta si è trasformata in un boomerang. Altrettanto deplorevole il compor-tamento di quanti si sono attivati con commenti positivi sul video,

dileggiando gli ignari protagonisti: è facile ridere e scherzare, quando sono gli altri lo zimbello di turno. Abbiamo voluto capire quali sia-no stati i pensieri, gli stati d’animo e le valutazioni di chi si è trovato, suo malgrado, aggredito prodito-riamente. Per tentare di analizzare questa vicenda e gli e"etti legati all’uso indiscriminato della rete, le-gata anche alla facilità di accesso ed alla mancanza di controlli, abbiamo interpellato uno degli o"esi, Mario di Salvo, ispettore dei vigili urbani ed u#ciale di polizia giudiziaria, protagonista della movida nissena.

“Credo che la prima motivazione che abbai spinto gli autori, sia stata l’invidia. Probabilmente qualcuno, che non è stato capace di realizzar-si in certi settori artistici, ha voluto vendicarsi così. Non ho dubbi, che si tratta di persone che cono-sciamo”. Mario, ironico e colloquiale, motiva la sua scelta di ricorrere all’autorità giudizia-ria: ”Tralascio ogni commento sulla strofa della canzoncina che mi riguarda, in cui si fa riferimento allo spinello ma la cosa che mi ha o"eso ed oltraggiato, è che abbiano utilizzato una foto in cui sono in alta uniforme. Questo non lo consento; magari con un’al-tra foto, potevo passarci sopra. Per il resto neanche vorrei dire altro, per

la professione che svolgo, siamo sottoposti a visite periodi-che, per cui tra-lascio ogni altra speci!cazione”. Un capitolo a parte, in termini di ri$essione, merita il settore con-cernente i commenti del pubblico che piuttosto che elogiare il video ed il conte-

nuto tri-

viale, ha quasi approva-to la rozza messinscena. Mario a"erma: “Come se tutti conoscesse-ro tutti; impensabile che qualcuno abbia detto o scritto, il video diceva la verità. Peraltro non ho condiviso la scelta della vostra testata on-line

d i pubblicare il video. Il caso

è stato innan-zitutto alimen-

tato da facebook e dal comportamento di al-

cuni degli o"esi che l’hanno riportato e dai tanti che invece

solo per divertirsi l’hanno divulga-to”. La nostra chiacchierata con uno dei presunti appartenenti alla Ca-sta, si conclude con un argomento

che Mario vuole evi-denziare: “A s s o l u -t a m e n t e morti!cante

che questo vi-deo si !nisca con

un’invettiva contro il sindaco Michele Cam-

pisi. E’ il mio, anzi il no-stro sindaco, è un u#ciale del governo, non ha nessun senso averlo inserito in quel conte-sto. Voglio concludere dicendo di smetterla di attaccare che si spende per la città; dobbiamo collaborare fra di noi, non aggredirci”.

“Casta-nissetta”, l’insulto“suona” su Youtube

di Donatello Polizzi

Gli autorispintida invidia.Hanno volutovendicarsi

Tra le ventisei personeprese di miradall’ enigmatico“Milite ignoto”pure Mario Di Salvo.“Vittima eccellente” del volgare rap,l’ ispettore della polizia municipale ha presentatouna denuncia.

INTERNET. La rete in subbuglio per la pubblicazione di un insulso video

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La primavera è arrivata e come di consueto ha por-tato con sé la voglia di stare

all’aperto per poter godere appie-no delle belle giornate. Le tempe-rature e le ore di luce aumentano e con esse anche la ricerca spa-smodica di spazi in cui trascor-rere del tempo, da dedicare allo

sport, in ge-nerale, o

alle passeggiate. Dopo l’inverno, dal lavoro sedentario, dalle pa-lestre a"ollate e dalle lunghe ore trascorse tra i banchi di scuola per i più giovani, vi è il desiderio di “muoversi” all’aria aperta re-spirando aria pulita e perché no godere visivamente dello spetta-colo che la natura o"re. Gli sport andrebbero praticati nella natura o comunque all’aria aperta e non in palestra, espediente per l’uo-mo pigro. I bambini gioiscono nel tirare fuori dal ripostiglio la bici, che hanno ricevuto in dono per natale, per la gioia dei papà che, inorgogliti, si cimenteranno nel ruolo di esperti istruttori di ciclismo. E se alla mamme è de-mandato il com-pito dello

svezzamen-to alimenta-re, i papà si aggiudicano “il battesimo” del pallone tra cal-ci di rigore e punizioni. Il tutto sotto l’occhio vigile delle super premurose mamme che munite di asciugamani, acqua, spunti-no e fazzoletti ne appro!ttano dei caldi raggi di sole godendo-si una giornata in famiglia. Le femminucce a#deranno il loro tempo ai retaggi materni di Mila e Shiro…”due cuori nella palla-volo”, cartone animato dei tem-pi in cui le mamme sognavano quella schiacciata che durava tre puntate. Non dimenticando,

poi, i ragazzi e le ragazze che si dedicano ad un frenetico fo-

oting per l’avvicinarsi del-la tanto temuta “prova costume”. Convivialità, socialità, sono compo-nenti comportamenta-li insite nell’uomo. In tutte le ricerche in cui ci si pone l’obbiettivo di

misurare la qualità della vita dei centri urbani si tie-

ne conto di aree dedicate al tempo libero e allo svago, parchi,

aree attrezzate, impianti sporti-vi, parchi giochi e servizi alla persona che possano soddisfare

le necessità e stimolare l’eserci-zio di attività !sica in ogni sua forma. Componente essenziale è l’ac-cessibilità gra-tuita e garantita a tutti. Quando poi si parla di impianti spor-tivi ce n’è per tutti i gusti con strutture in gra-do di non lasciare a bocca asciutta gli appassionati di calcio, footing, tennis, bocce, ba-sket, bici, etc., per-mettendo anche a chi di attività !sica non ne “mastica”, di essere spet-tatore delle passioni altrui. Come si è soliti dire: an-che l’occhio vuole la sua parte. E’ risaputo che lo sport contribuisca al benessere della per-sona, non solo al corpo, ma soprattutto alla mente e, di conseguenza, aiuti ad a"rontare al meglio “il

logorio della vita moderna” ; ma non solo: un’attenta gestione de-gli impianti sportivi può favorire forme di turismo alternativo per chi pratica degli sport, per la re-alizzazione di eventi in ambito agonistico, per il divertimento e stimolando la nascita dell’asso-ciazionismo sportivo.Per chi gode della semplicità di momenti trascorsi all’aria aper-

ta non importa la dotazione di indumenti tecnici,

non importa l’ago-nismo, ma solo

un sano egoi-smo.

L’ estate è alle porte,voglia di sport all’aperto

di Gaia Geraci

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Fatti, territorio & sport

La nostra città ha un dato confortante per quanto attie-

ne al rapporto abitanti/strutture sportive. La positività è riscontra-bile anche nel pieno

soddisfacimento delle richieste di utilizzo delle stesse, da parte delle società sportive che trova-no tutte esaustiva realizzazione. Cambia radicalmente la tipologia di valutazione se dovessimo esa-minare lo stato di manutenzione dei suddetti impianti: talvolta è inesistente o saltuario ma quasi mai periodico. E’ una situazione anomala che si trascina da anni,

in parte incentivata dalla carenza di fondi

p u b -

blici e dall’altra anche dal comportamento de-gli stessi utilizzatori che non è conforme alle re-gole del buon vivere co-mune. I più evidenti casi di cattiva manutenzione o addirittura abbando-no sono riscontrabili nei cosi detti impianti

di quartiere, presenti in diversi punti della città, in particolare nelle zone di espansione, giac-ché impianti compensativi di complessi costruttivi. Abbiamo voluto scattare una specie par-ticolare di “istantanea” dedicata a questi luoghi. Non si tratta di un’inchiesta completa o di un dossier investigativo e, ci tenia-mo ad evidenziare, non interessa le strutture maggiori de!nite im-propriamente agonistiche: cioè il “Marco Tomaselli”, il Palmintelli,

il PalaEmilioMilan ed il Pala-Cannizzaro; queste

ultime me-ritereb-bero un

capitolo a parte.

Nel visitare gli impianti

di quartie-re, abbiamo

cercato di osservarli per

come potreb-bero apparire

agli occhi di un cittadino che vi

si trova a tran-sitare nei pressi.

Abbiamo dapprima visitato il campetto di via Dal-mazia, reputato da molti la culla cestistica delle nuove genera-zioni di appassionati del basket e per alcuni anni, teatro di un famoso ed acclamato torneo di calcio a quattro; la situazione è deprimente: canestri divelti, evi-

denti segni di vandalismo, ri!u-ti di approssimativi di bivacchi notturni improvvisati, erbacce ovunque. Appare evidente che da anni la struttura è abbando-nata a se stessa. Poi ci siamo re-cati in via Luigi Rizzo, ove sono presenti un campo di calcio a 5

all’aperto, una piccola tribuna ed uno spogliatoio. La situazione è leggermente migliore, si notano notevoli segni di deterioramento e ri!uti ovunque ma viene “im-propriamente” utilizzata, poiché i ragazzi saltano la rete di recin-zione e usufruiscono del campo.

La nostra città è fra le prime in Italia nel rapporto numero abitanti/strutture sportive ma non è tutto oro quello che luccica

di Donatello Polizzi

IMPIANTI SPORTIVI. Molte strutture ma carente la manutenzione

Erba di casa mia

Impianto comunale polivalente Michelangelo Cannavò a Pian del Lago. Le immagini descrivono lo stato dei luoghi alla data del 5 Maggio. Riteniamo che le foto non necessitino di spiegazione, parla-no da sole.Nonostante l’area risulti alla vista “poco gradevole”, i bambini, ac-compagnati dai genitori, continuano a fare attività sportiva.

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Il nostro piccolo tour si sposta al bocciodromo (di proprietà della Provincia) in via Filippo Turati che si presenta come abbando-nato: ri!uti di dimensioni inso-

lite, erbacce e consueti segni di abbandono. Ci rechiamo a Pian del Lago per dare un’occhia-ta allo Skatedronomo: la situazione è molto preoccupante. L’impian-to è utilizzato da molti ragazzi di età compresa fra i 14 ed i 20 anni ma la situazione igienica, appare davvero a rischio. Ovunque indumenti usati, bivacchi con car-toni e numerose botti-glie vuote di birra, vino o superalcolici; i giovani ci raccontano che gli in-cavi sotto gli scivoli sono utilizzati frequentemen-te dagli stranieri che si trovano nel centro di prima accoglienza posto nelle vicinanze: questi ultimi quando escono

dalla struttura si recano in que-sto luogo deputato allo sport e lo utilizzano come una sorta di “salotto”. Ricordiamo in!ne l’im-pianto “Portella della Ginestre”, bellissimo a vedersi ma che deve essere ancora inaugurato. La sen-

sazione che abbiamo ricavato da questo giro è che la nostra città possiede un numero cospicuo di strutture che, però, non sono utilizzate e manutenzionate e che pertanto diventano luoghi abbandonati, preda dei vandali. L’eventuale gestione sicuramente comporterebbe delle spese per le

casse comunali ma forse inferiori alla cifre che, allo stato attuale, servirebbero per renderle frui-bili. Lungi da noi qualsiasi valu-tazione ma ci chiediamo è possi-

bile fare qualcosa? Riusciamo a restituire ai nisseni questi impianti?

L’assessorato allo Sport del comune di Caltanis-setta, retto da Gaetano

Angilella da poco meno di sei mesi, ha redatto un program-ma completo e dettagliato che riguarda gli impianti sportivi. Il lavoro svolto dall’assessore (comprensivo di perizie, so-pralluoghi, accertamento delle reali condizioni delle struttu-re) ha evidenziato che la città possiede un numero cospicuo d’impianti che garantiscono e soddisfano i bisogni delle so-cietà sportive e dei cittadini, ma che richiedono interventi di vario genere. L’attività e la pro-

grammazione dell’As-sessore, in pieno

accordo con l’Amministra-zione Comuna-le, hanno !ssato alcune direttive secondo le qua-

li operare e pro-

grammare. Importante, se non fondamentale, è la disponibili-tà !nanziaria adesso, purtrop-po, pari a zero. Intanto si è rile-vato che diversi locali e alcuni impianti sono occupati da enti, federazioni, società ed organi-smi, i quali ne fanno regolar-mente uso per le loro attività, trovandosi tutti con autorizza-zioni scadute o inesistenti: si sta procedendo a regolarizzare tutte le posizioni attraverso un capitolato d’uso che garantisce anche la struttura comunale. Inoltre viste le sempre maggio-ri di"coltà di natura !nanzia-ria in cui si dibatte il comune di Caltanissetta, considerando le aumentate di"coltà di ge-stione degli impianti da parte dell’ente, viste le numerose ri-chieste di a"damento di al-cuni impianti medio piccoli da parte di soggetti di#erenti, l’amministrazione è arrivata alla determinazione di esterna-lizzare diversi impianti sportivi e, ove possibile, gli impianti di quartiere, a"dandoli a segui-to di Bandi o avvisi pubblici.

I primi bene!ciari di que-sta nuova e lungimirante

operazione, dovrebbero essere “Portella delle Ginestre” e l’impian-to di via Luigi Rizzo.

L’Assessore Gaeta-no Angilella, dopo averci mostrato il programma redat-to, ha dichiarato: “Siamo già al la-voro, crediamo fortemente nel nostro program-ma e ci stiamo

adoperando per realizzarlo”.

D.P.

LA RISPOSTA. Pronto un programma di riassetto

La carenza di fondi economicirisulta elementodecisivo per lapenuria di cureagli edi!ci

Gaetano Angilellaassessore allo sport: “Riordino il settore”

Il centro polivalente Portella delle Ginestre

Lo storico “campetto” di basket di Via Dalmazia

Il bocciodromo situato in via Turati di proprietà della Provincia

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Non è certamente dei più edi!-canti lo spettacolo che si pre-senta al volenteroso sportivo

che decide di fare attività !sica negli impianti di Caltanissetta. Se in un recente passato, Caltanissetta e la sua impiantistica sportiva erano balzati agli onori delle cronache nazionali anche grazie ad un servizio che Sky TG 24 aveva dedicato alla città dove vi era “il più alto rapporto tra abitanti ed impianti sportivi”, oggi la situazio-ne è diametralmente opposta. Gli im-pianti ci sono, ma sono in totale stato di degrado, ed in alcuni casi anche di sfacelo, come lo skate park adiacente il Palacannizzaro, il primo in Sicilia. Nella zona circostante Pian del Lago “due” vi era stato il progetto di predi-sporre un percorso salute ai margini dell’impianto, dotato di fontanelle per ristorarsi, che è poi naufragato; l’area è, adesso, più utile ad un campo di addestramento per marines che in an!bi e mimetica possono carponare tra le erbacce e ri!uti solidi urbani. Il Fatto Nisseno analizza tale situazione con il presidente del Coni Provinciale Di Caltanissetta Giuseppe Iacono, !-gura super partes che dalla nostra re-dazione suggerisce una analisi anche pedagogica. “E’ manco a dirlo – dice Iacono - la dura legge dei numeri e delle acroba-zie dei sempre più ristretti bilanci a far propendere le amministrazioni locali a tagliare quasi sempre due capitoli: sport e cultura- e probabilmente è quanto sta accadendo in questi anni anche a Caltanissetta. Lo sport e la

cultura sono però due aspetti su cui si è puntato in passato e su cui si do-vrebbe puntare anche adesso per la promozione del territorio ed il rilan-cio dell’economia. Abbiamo un patri-monio impiantistico di prim’ordine, tra i primi in Sicilia, ma nessuna delle amministrazioni a mio avviso ci ha saputo fare. Il vero punto- continua il Presidente del Coni provinciale Giuseppe Iacono- è la gestione de-

gli impianti sportivi, che potrebbero essere dati alle società sportive che consorziate insieme potrebbero es-sere in grado di mantenerli, ad ecce-zione degli impianti più grandi quali lo stadio Marco Tomaselli o ancora il Palacarelli. Durante la passata ammi-nistrazione, vi erano stati dei tentativi da parte dell’allora assessore al ramo

di far gestire il Palacannizzaro alle so-cietà di pallacanestro, o il pala Milan a quelle di volley, ma il tentativo fallì a causa forse della eccessiva rivalità tra alcune società. Alcune amministra-zioni invece fanno l’errore di a"dare a titolo oneroso le grandi strutture, quali gli stadi, cosa che a Calta-nissetta sarebbe impensabile dato il fatto che a farne uti-lizzo sono squadre che non

militano certamente in campionati di serie A ed i budget delle sponsoriz-zazioni bastano a mala pena a gestire i rimborsi e le trasferte”. Altro aspetto è quello inerente gli impianti di quar-tiere che a Caltanissetta oggi sono una vera e propria ferita al cuore per chi ha vissuto un periodo in cui i luo-ghi di aggregazione erano principal-

mente i “campetti” dove i giovani si ritrovavano a tirar calci ad un pallo-ne e cementare rapporti ed amicizie, cosa che oggi avviene sempre più raramente. Uno tra questi è quel-lo di via Benedetto Croce, da dove

escono nomi come Marchese, Falletta, Armatore, la stessa Robur ed altri. Probabilmente

è !nito il momento di grande partecipazione e progettazione

di quegli anni, quando lo sport era soprattutto un modo per imparare a seguire delle regole, e rispettare il prossimo. “Gli impianti di quar-tiere potrebbero essere a"dati- dice Iacono- alle associazioni o ai comitati di quartiere a titolo non oneroso, vederli in questo stato è

per noi motivo di grande rammari-co. Il Coni - conclude Iacono - con-tinua nella sua opera di promozione delle discipline sportive sopratutto tra i giovani, che proprio attraverso lo sport possono riscoprire dei valori di amicizia, rispetto e vita sociale che i moderni mezzi di comunicazione e di aggregazione virtuale hanno fatto dimenticare”.

di Marco Benanti

Gli impianti di quartiere si potrebbero a!dare a titolo non oneroso

Iacono: “Cultura e Sport per il rilancio”

Skate Park nella zona di Pian del Lago

Il presidente del Coni Provinciale

nisseno esprime la sua opinione

sullo stato dell’impiantistica

cittadina: più ombre che luci

6Viale dellaRegione

Fatti in Redazione

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Maggio www.ilfattonisseno.it 23

Comitato Provinciale di Caltanissetta

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In un periodo storico for-temente penalizzante per i giovani che vogliono eman-

ciparsi ed avere riconosciuto il proprio diritto al lavoro, soprat-tutto dopo anni di studi e sacri-!ci, è incoraggiante sapere che esistono casi di ragazzi che nella nostra terra riescono ad emerge-re grazie a spirito d’iniziativa e dedizione al volontariato. A te-stimonianza che “uno su mille ce la fa” abbiamo scelto di racconta-re la storia di Roberto Bonasera, trentenne nisseno che da poco più di un anno lavora come in-gegnere gestionale in una società di “facility management”, ossia di gestione integrata di servizi per le aziende, nata a Caltanissetta ma che da diversi anni ha sede le-gale e commerciale a Milano. Un giovane che, oltre a dedicarsi al lavoro, da quasi dieci anni porta avanti l’impegno nel volontariato della donazione di sangue. In cosa consiste il suo lavoro? “Per un anno e mezzo mi sono

occupato di progettazione per gare d’appalti, adesso sono il re-sponsabile della appena nata area ‘Ricerca & Innovazione’, e faccio la spola tra gli u"ci amministra-tivi qui a Caltanissetta e le varie sedi in giro per l’Italia. L’azien-da per la quale lavoro è davvero una gran bella realtà proiettata al futuro e all’innovazione, con lavoratori di età media sotto i 40 anni, ed un gruppo dirigente che guarda alla meritocrazia e al sentirsi parte tutti di una grande famiglia come valori fondamen-tali”. In un periodo di crisi come quello attuale, in cui i giovani so!rono la carenza di prospet-tive, com’è riuscito ad emerge-re e a trovare un lavoro confa-cente le sue qualità? “Io non ho mai mollato. La mia famiglia e la mia fede mi hanno insegnato il sacri!cio, l’impegno e l’onestà. Non ho fatto nulla di straordina-rio, ho solo portato avanti le mie idee e i miei progetti non pie-gandomi a percorrere scorciato-ie per arrivare al risultato. Dopo una prima esperienza lavorativa poco fortunata, !nita proprio perché non ero raccomandato, ho avviato un’attività insieme ad un mio caro amico e alla mia (quasi) moglie e che si occupa oggi di comunicazione, identità e branding. Io faccio tanti sogni: cerco solo di realizzarne il più possibile. E a giugno realizzerò uno di questi sogni che faccio da sempre sposando Barbara, la mia

compagna da 11 anni”. Quando ha iniziato l’attività di volonta-riato alla Fidas, e qual’è oggi il suo ruolo all’interno dell’asso-ciazione? “Nel maggio del 2003,

in occasione di uno spettacolo teatrale, assistetti all’intervento del presidente dell’Adas (allora si chiamava così) Lillo Puntu-ro, oggi mio grande amico, che portò sul palco alcuni ragaz-zi talassemici e fece un appello per trovare nuovi donatori di sangue. Ad agosto di quell’anno feci la mia prima donazione di sangue, e nel febbraio 2005, per caso, fui mandato ad un meeting di giovani donatori della Fidas a rappresentare la mia associazio-ne. Fu in quella occasione che iniziai ad impegnarmi in modo costante ed avviai il mio percor-so attivo in Fidas. Oggi ricopro i ruoli di presidente della Fidas Caltanissetta e quello di Segre-tario Organizzativo della Fidas Nazionale”. I nisseni, ed in gene-rale gli abitanti della provincia di Caltanissetta, sono propensi alla donazione di sangue? “Se guardo i numeri la risposta è no:

con la Fidas sono 2000 i donatori in città sui cir-ca 20.000 cittadini che potrebbero farlo, ed altri 1000 distribuiti in undici gruppi di donatori nei co-muni della provincia. Ma negli anni la situa-zione è migliorata notevolmente, e dal 2005 il trend di crescita, seppur minimo, è stato sempre positivo”. Cosa si potreb-be fare a"nché non scenda mai l ’ a t t e n z i o n e sull’importan-za di donare sangue? “Par-larne! Non si dovrebbe smettere mai di parlarne. L’80% del fabbisogno di sangue è legato alla n o r m a l e g e s t i o n e delle attività di un ospedale, e solo il 15-20% è destinato alle emergenze. Ciò signi!ca che non bisogna aspettare un terremoto o una tra-gedia automobilistica per attenzionare la donazione sangue”.

Un dato saliente identi!ca e fotografa l’attuale situazione: l’80% del fabbisogno di sangue è legato alla normale gestione delle attività di un ospedale, e solo il 15-20% è destinato alle emrgenze

di Laura Spitali

A Caltanissetta i donatori sono duemila, su circa ventimila che potrebbero farlo

Volontariato ed altruismo,un piccolo gesto del dare che vale una vita...anzi molte vite

SANITA’. Roberto Bonasera presidente Fidas di Caltanissetta: il valore di donare

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Maggio www.ilfattonisseno.it 25

Alcune volte nel raccontare una storia, la scelta di non voler comparire non equi-

vale sempre a sinonimo di ano-nimato “condizionato” da paura. Qualche volta l’impersonalità equi-vale ad amore per la vita e rispetto per la so#erenza. E questa storia lo è. Ho incontrato questa infermiera in servizio all’ospedale “S.Elia” qualche settimana addietro. Lei è una forza della natura con una grande carica emotiva. Il motivo dell’incontro è riassumibile in un solo acrono-nimo: A.D.M.O. L’Associazione Donatori Midollo Osseo ha come scopo principale informare la po-polazione italiana sulla possibilità di combattere le leucemie, i linfo-mi, il mieloma e altre neoplasie del sangue attraverso la donazione e il trapianto di midollo osseo. Lei ne fa parte è il suo desiderio è quello che a Caltanissetta e provincia possa nascere in tempi recentissimie che iscriversi non debba essere soltanto un obbligo morale. Ogni cittadino deve (o dovrebbe) avvertire la ne-cessità di farne parte perché, come recita lo slogan di un’associazione di donatori di sangue del territorio:

Dona il tuo sangue….potrebbe essere un prestito. La storia fami-liare che mi ha raccontato l’infer-miera è stata segnata dall’avvento nefasto, circa tre anni fa,di un lin-foma in un nipote oggi 17enne. Un dramma che ha segnato tutto l’en-tourage familiare per una malattia neoplastica che ha letteralmente sconvolto la vita di molte persone. Il

ragazzo, in cura presso il reparto di ematologia dell’ospedale “Cervello”, si è sottoposto a ben 8 chemiotera-pie, ad un autotrapianto ed un tra-pianto eterologo, il tutto purtroppo senza successo. Senza considerare le situazioni di disagio legate spes-so alla burocrazia che, con vincoli spesso inutili ed infruttuosi, relega-no le competenze delle associazioni di volontariato all’uopo dedicate,

esclu-sivamente al territorio provinciale di appartenenza. Non sono rari infatti i momenti e le situazioni in cui le condizioni del ragazzo sono peggio-rate ed hanno richiesto trasferimen-ti tempestivi all’ospedale Cervello, con i propri mezzi ed in condizioni di gravissimo disagio. Quindi non solo di"coltà logistiche ma anche e soprattutto assistenziali. Infattiil re-parto di Ematologia con Trapianto dell’Ospedale Vincenzo Cervello di Palermo è soprattutto Centro Re-gionale di Riferimento per la pre-venzione diagnosi e cura delle leu-cemie e dei linfomi, per il trapianto di midollo osseo e per le attività connesse alla tipizzazione tissutale. Nella struttura palermitana è pre-sente anche un centro dell’Associa-zione Italiana Contro le Leucemie, che attraverso lo sta# di ematologi, o#re assistenza domiciliare, tera-pie e tutti gli interventi diagnostici necessari.Da qui nasce la volontà

dell’in-fermiera di lan-ciare un grido di allarme per cercare di sensibilizzare ancor di più la popolazione nissena per un problema che non è rivolto solo e soltanto ai casi di stretto interesse personale ma nell’ottica di quello che all’apparenza lontano può di-sgraziatamente diventare una vera e propria tragedia familiare. Già perché, come nel caso raccontato, il trapianto di midollo osseo è una soluzione priva di alternative.Molte speranze di vita sono legate all’esi-stenza di un elevato numero di persone disposte a o#rirsi, con un minimo sacri!cio personale, come donatori di midollo osseo.Spesso la mancata conoscenza di ciò che e#ettivamente comporta la scelta della donazione può creare precon-cetti o timori immotivati. Conosce-

re il problema signi!ca so-prattutto sapere che esiste il

Registro Nazionale Italiano Donatori di Midollo Osseo

ha la !nalità di procurare ai soggetti in attesa di trapianto

di Cellule Staminali Ematopo-ietiche (CSE), privi di un do-

natore consanguineo (familiare HLA compatibile), un volontario

adulto o una unità di sangue cor-donale, non familiari con caratte-ristiche immunogenetiche tali da consentire il trattamento terapeuti-co con buone probabilità di succes-so.ADMO punta decisamente sui giovani. Molti sono i giovani vo-lontari impegnati nelle diverse sedi e sezioni dell’Associazione. Molti sono i giovani donatori e, fra questi, tanti con una donazione di midollo osseo già e#ettuata. Ecco perché è giunto il momento che i giovani di Caltanissetta e provincia, dimostri-no la maturità acquisita rendendosi disponibili verso un progetto che non richiede sforzi o investimenti di alcun tipo, salvo quello di crede-re nel prossimo donando qualcosa di se: una piccola quantità di san-gue!

di Osvaldo Barba

Molte speranze di vita sono legate all’esi-stenza di un elevato numero di donatori

A.D.M.O.: l’acronimo della speranza che tuttidobbiamo sostenere

SANITA’. Associazione Donatori Midollo Osseo: una lieta realtà

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L’amore incondizionato di una !glia per il padre scomparso prematuramente. Una fami-

glia che ha reagito con compostezza e dignità alla perdita di Giuseppe Faraoni, il serradifalchese venuto a mancare dieci anni fa all’età di 53 anni, dopo dodici giorni di ricovero ospedaliero a causa di un’infezione da leishmaniosi non diagnosticata. Abbiamo incontrato la maggiore del-le due !glie di Faraoni, Flavia, che ci ha raccontato come lei e i suoi fami-liari hanno vissuto quei tragici giorni di malattia del padre, e come hanno a"rontato questi dieci anni di distac-co dall’uomo fulcro della loro fami-glia, molto apprezzato e ben voluto a Serradifalco. Chi era Giuseppe Faraoni? “Mio padre era un ex dipendente Enel, entrato in pensione appena quattro mesi prima della sua scomparsa. Tanti erano gli interessi e le passioni che nel tempo aveva coltivato. Lui fondamentalmente era un curioso, una persona che aveva sete di sapere, per cui si appassionava a tutto ciò che fosse nuovo. Per tanti anni si era oc-cupato di politica: fu segretario del-la Democrazia Cristiana locale, poi con#uì nel Partito Popolare Italiano sostenendo insieme ai suoi compa-gni l’apertura di una sede del nuovo partito anche a Serradifalco. Per lui la moderazione era sempre la via

migliore, era un democratico cristia-no convinto, grande ammiratore del pensiero di Don Sturzo. Ovviamente la politica non era il suo unico inte-resse: altro grande amore era il gioco

del bridge. Tutte le persone che han-no avuto la fortuna di conoscerlo lo ricordano come un grande uomo, fatto di sapere e di saper essere”. Quando e come è iniziata la vicen-da che ha portato suo padre a rico-verarsi in ospedale? “Tutto è iniziato il 7 maggio del 2002, a causa di una febbre molto alta che persisteva da qualche giorno. Fu così che, su consi-

glio del medico curante, decidemmo di ricoverarlo al reparto di malattie infettive dell’ospedale ‘Sant’Elia’ di-retto dal dr. Salvo”. Quanti giorni suo padre rimase

ricoverato prima che avvenisse il tragico epilogo? Quale motivazio-ne fornirono i medici sul decesso? “Dodici giorni, e nessun medico del ‘Sant’Elia’ ci contattò per farci sapere di cosa fosse morto mio padre. Ma si prodigarono a rilasciare dichiarazio-ni alla stampa, avendo appreso della sua morte che avvenne il 18 maggio presso l’ospedale ‘Buccheri La Ferla’

di Palermo, dove nel frattempo era stato trasferito. Attraverso le loro dichiarazioni dipinsero mio padre come un folle, un irascibile, che scap-pava dall’ospedale e che ri!utava le cure. Insomma, si potrebbe dire un paziente deceduto a causa della sua ottusità che lo portava a non ascolta-re il consiglio dei sanitari. E poi ci fu-rono le parole del direttore dell’ospe-dale ‘Sant’Elia’ di allora che, sempre tramite i quotidiani, de!nì la morte di mio padre ‘una normale sbavatu-ra del sistema’. I medici del ‘Buccheri La Ferla’ ci dissero, quando però era impossibile fare qualcosa per poterlo salvare, che la motivazione clinica era shock settico conseguente all’infezio-ne da leishmania”. In seguito alla morte di suo padre è stato avviato un iter processuale. A quale conclusione ha portato il processo? “Il processo in primo gra-do per falso ideologico e materiale in atto pubblico si è appena conclu-so dopo dieci anni. Il dr. Salvo ed il suo secondo, la dr.ssa Porrovecchio, dell’ospedale ‘Sant’Elia’ sono stati condannati per falso. E questo la dice lunga anche sulle altre loro respon-sabilità! Che motivo ha, mi chiedo, di dichiarare il falso chi in coscienza sente di avere agito correttamente?”. Cosa si sente di dire, personalmen-te e a nome di tutti i suoi familiari, alla luce di quanto sentenziato dai

giudici? “Ciò che è suc- c e s s o è una lezione che mio padre sta im-partendo a tutti quanti. Lui non solo è stato ucciso da una diagnosi errata, ma è stato o"eso quando non poteva più difendersi, e questo a mio avviso è il fatto più grave perché denun-cia una grande mancanza di etica. Mi auguro che l’Ordine dei Medici voglia considerare che avere all’in-terno della propria organizzazione membri che si sono macchiati di una colpa grave, come quella di una fal-sa dichiarazione allo scopo di difen-dere il proprio operato super!ciale e pressappochista, rappresenti un grave danno non soltanto per la loro credibilità ma anche per il rapporto con la comunità che sono chiamati a curare. Sarebbe bello per me e la mia famiglia se l’Ordine dei Medici voles-se contattarci per accertare insieme a noi i fatti e gli avvenimenti. Questo ci darebbe il segno di un’umanità ritro-vata, e ci farebbe certamente sentire meno soli. Perché la lunga !la di per-sone e personalità che hanno voluto salutare mio padre dinanzi la chiesa dove si svolgeva il suo funerale può forse bastare a dimostrare che non era uno stolto, ma certamente non può bastare a rendere giustizia a chi, per via di una tragedia del sistema e non di una ‘sbavatura’, ha dovuto inevitabilmente cambiare in peggio il proprio percorso di vita”.

Ancora malasanità,dopo dieci annila sentenza di primo grado

di Laura Spitali

Dodici giorni di agonia per un decesso che nessun medicoriuscì a spiegare

“Fatti & sanità

La famiglia Faraoni in una foto dell’estate 2000. Da sinistra la signora Marzia, la !glia Silvia, Giuseppe Faraoni e Flavia

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cettina bivona

www.cettinabivona.it

Caltanissetta

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Non si può certo dire che Caltanissetta così come gli altri paesi della pro-

vincia siano località a prevalente vocazione turistica: sta di fatto che tanto si sta fa-cendo in questi mesi per lan-ciare all’esterno le tante risorse presenti co-munque nel ter-ritorio nis-

seno e fornire così una boccata d’aria all’economia locale. Lo sa bene Giuseppe Cigna, da circa un anno direttore del Servizio Turistico Regionale di Caltanis-setta: nella sede di corso Vittorio

Emanuele, così come in quella di viale Medi-terraneo dove è sita l’Unità operativa di Gela, quindi-ci dipendenti lavorano per promuovere le realtà del Nis-seno. Grande soddisfazione in questo sen-so è giunta con la pub-blicazione, con decre-to n.17 del 16 .04 .2012 , del Calenda-

rio Regionale Ufficiale delle

“Manifestazioni di grande richiamo turistico 2012”: ad essere inserite all’in-terno di questo sono infatti sette eventi che si svolgono nella pro-

vincia di Caltanissetta. La 58° Coppa Nissena, il Concorso In-ternazionale di danza “Michele Abbate”, la Borsa-Scambio del minerale e del Fossile, la Setti-mana Santa di Caltanissetta, il Torneo internazionale di tennis Challenger “Città di Caltanisset-ta”, il presepe vivente di Sutera e le celebrazioni della Castellana di Mussomeli. “Queste iniziative - dice Giuseppe Cigna - cosiddet-te “a regia”, sono quelle promos-se da terzi e nei cui confronti la Regione interviene a rimborsare parte delle uscite sostenute, in base alle disponibilità e alle spese ammissibili del POR.FESR 2007-2013. Oltre a questi eventi c’è la rassegna di musica gospel e spi-ritual accompagnata dalla degu-stazione di vini locali, ovvero il “Blues and Wines Soul Festival”, a cosiddetta titolarità regionale perché promossa appunto dalla Regione Sicilia: è una manifesta-zione che da Agosto a Novembre avrà diverse tappe in tutta l’isola. Pensare che fino

a q u a l -

che anno fa, l’unico evento definito

di grande richiamo turistico nel nostro territorio era la Settimana

Santa: nel 2011 poi a questa si è aggiunto il torneo di tennis e quest’anno è stato un gran-de risultato. Stiamo già lavo-rando all’edizione 2013 del Calendario regionale, dato che sono davvero tante le richieste pervenute in questi mesi”. Cruciale il ruolo svolto in questo

senso dal Servizio Turi-stico Regionale di Caltanissetta. “Il mio ufficio, operativo da poco più di un anno, si è dato molto da fare e ha curato l’istruttoria delle sedici istanze pervenute per il 2012 da enti e associazio-

EVENTI. Parla Cigna, direttore dell’u!cio turistico regionale nisseno

Una commis-sione esamina-trice regionale ha valutato la sussistenza dei requisiti

Eventi di grande richiamo turistico,sono sette in provincia

di Leda Ingrassia

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ni di tutto il territorio provinciale: raccolti i progetti, questi sono passati al vaglio di una commissione esaminatrice regio-nale che ha valutato la sussistenza per le proposte pervenute dei requisiti previsti dall’Unione Europea. L’accesso al Calenda-rio, che non significa finanziamenti au-tomatici e indiscri-minati, avviene alla luce di rigidi criteri che vanno a premia-re le realtà radicate nel territorio: è quasi una sorta di premio che si ottiene se si è

costruito effettivamente e conso-lidato qualcosa nel tempo in una determinata zona. Il Calendario Regionale è una vetrina impor-tante del prodotto turistico sici-liano a disposizione de-gli operatori del s e t t o r e , tanto più se lo co-niughiamo con il Circu-ito del Mito che la Regione ogni anno orga-nizza e che è un eccezionale vo-lano turistico nel mercato non solo nazionale ma an-che oltre confini”. Il direttore del Servizio Turistico Regionale di Caltanissetta ci confer-ma poi l’importanza del turismo come opportunità di crescita per il territorio, ma come siano pure necessari una serie di interventi a sostegno di questo. “Tanto più

in un periodo di crisi e austerity mondiale, occorre cercare nuove chances di sviluppo e in questo contesto ben si inserisce il turi-

smo: questo rappresenta infatti una chiave di lettura importan-te per interpretare le istanze di crescita e le vocazioni produtti-ve di un territorio. Per favorire il lancio dell’economia turistica nel nostra realtà occorrerebbe inter-

venire in alcuni settori come, ad esempio, viabilità e servizi offer-ti. Positiva inoltre è stata la cre-scita registrata negli ultimi anni

della qualità e del numero delle strutture ricettive nella provincia nissena che ha permesso un aumento delle presen-ze di turisti. Un’altra importante oppor-

tunità, nel momen-to in cui diventerà operativa al cento per cento, sarà quella dei Di-stretti Turisti-ci Regionali

che rappre-sentano un

ottimo esempio di sinergia tra pubblico e pri-

vato che potrà avere effetti posi-tivi per la riqualificazione dell’of-ferta turistica”. Un provincia quella nissena che, come ci con-ferma Cigna, presenta vocazioni turistiche variegate: prettamente storico-archeologico-ambientale

al nord e più balneare nella zona sud di Gela e Butera. Tanti sono poi i tesori nascosti magari den-tro i musei e le aree archeologi-che. “Una nostra scommessa è quella di inventare modalità di fruizione di questo patrimonio diverse dal passato, più agevoli: è quello che stiamo facendo, ad esempio, al Museo Archeologico di Caltanissetta con le iniziative della Settimana della cultura e della Notte dei musei”.

Si lavora per la riquali"cazione dell’o#erta turistica della provincia nissena

Nella selezione delle manifestazioni un ruolo cruciale è stato svolto dal Servizio Turistico Regionale nisseno.L’u!cio, operativo da poco più di un anno ha curato l’istruttoria delle sedici istanze pervenute per il 2012

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Io penso, a torto o ragione chis-sà, che il vino abbia la sua massima espressione in quelle

uve che sono originarie del luogo, dette autoctone. In Sicilia hanno iniziato sperimentazioni piantan-do cabernet sauvignon,merlot,chardonnay,!ano,muller thurgau …..ma la nostra è una terra di Nero d’Avola,di inzolia, catarratto, grillo, nerello mascalese e il terreno,i vulcani, il sole parlano chiaro e forte lingua siciliana. Il Nero d’Avola con i suoi 14.000 et-tari di super!cie vitata è uno dei vitigni autoctoni (cioè nati in loco) più famosi e apprezzati nel mon-do. Conosciuto anche con il nome di “calabrese”, si pensava non fosse originario dell’isola. In realtà si tratta di un equivoco oramai ap-purato: Calabrese è l’errata tradu-zione in italiano della parola sici-liana “calaurisi”, ove nella crasi “calea” vuol dire uva e “aulisi” si-gni!ca di Avola. E infatti è proprio nel triangolo siracusano Eloro-Pachino-Noto ,cioè nella più calda zona a sud est dell’isola, il territo-rio storico di elezione di questa varietà di uva. In passato era co-nosciuto soprattutto perché dava origine a vini da taglio molto ap-prezzati nelle regioni dell’Italia centro settentrionale, e commer-cializzato col nome di vino di

Pachino,ne facevano largo uso an-che i francesi perché secondo loro curava i mali, in particolare l’ane-mia, teoria confermata dal fatto che le uve di Nero d’Avola sono ricchissime di colore e hanno un alto contenuto di zuccheri che permetteva di arrivare anche ad una gradazione intorno ai 15°. Poi durante gli anni ’90 ,una appro-fondita sperimentazione ha per-messo di veri!care che impian-tando i vigneti ad una certa altitudine, selezionando le viti e allevandole con particolare ri-guardo, si potevano ottenere uve con un potenziale alcolico meno eccessivo ma con un elevato teno-re di acidità. Da allora si sono fatti grossi passi avanti e l’acidità è stata spesso ammorbidita ricavando dei grandi rossi di possente struttura egrande personalità, eleganti, ar-monici e longevi,soprattutto se terminano il percorso di matura-

zione in legno. Questa varietà a bacca nera fornisce da tempo otti-mi risultati anche nell’angolo

nord-occidentale dell’isola, verso Trapani, sulla costa nord-orientale e anche nella parte centrale più vi-cina a noi nisseni. Proprio per questa capacità di radicarsi un po’ in tutto il nostro territorio, una ri-cerca dell’AIS Sicilia avviata nel 2003, mira ad individuare le di"e-renze fra le varie zone,o ad evi-denziare una costanza di caratteri-stiche. E’ di certo complesso, robusto,ma anche decisamente equilibrato e morbido, un po’ come il carattere di noi siciliani,spigolosi e di#denti ma pronti ad ammorbidirci in un lar-go sorriso. Checchè se ne dica, non abbiamo un animo bellicoso,altrimenti non avremmo accettato le dominazioni di roma-ni, greci, arabi, fenici, borboni,

svevi, inglesi etc etc ……. anzi ne abbiamo sa-puto trarre giovamento lasciando intatti i segni architettonici del loro passaggio e dando a questi il valore aggiunto della nostra gio-vialità e ospitalità per tutti coloro che vengono a trovarci. E il Nero d’Avola è così. Il tannino prorom-pente si fa sentire al primo sorso,ma già al secondo ti sta am-maliando e al terzo ti travolge. Come noi.Il meno conosciuto Nerello ma-scalese è probabilmente origina-rio della provincia di Catania nella zona di Piana dei Mascali, e dà

luo-go alla più famosa doc Etna insie-me al Nerello cappuccio che però viene prevalentemente coltivato in Calabria.Il Frappato è principalmente co-nosciuto perché è alla base della nostra unica DOCG siciliana: il Cerasuolo di Vittoria.La Doc Etna la troviamo sia nella versione “rosso” prima citata, sia in quella “bianco”,alla cui produ-zione partecipa il vitigno Carri-cante sempre della zona catanese oltre al più conosciuto Catarratto che è uno dei vitigni più antichi

VITIGNI SICILIANI. Il Nero d’Avola “padrone” della Trinacria

Neroma non solodi Cecilia Miraglia

Equivoca la denominazione “Calabrese”: è l’errata traduzione in italiano della parola siciliana “calaurisi”, ove nella crasi “calea” vuol dire uva e “aulisi” signi!ca di Avola

Denominazioni di origine: IGT, DOC, DOCG.

Sono le garanzie legali dell’ori-gine di un vino proveniente da una zona viticola tipica che sia

particolarmente vocata alla produzione del vino stesso. Le caratteristiche dei vini a Deno-minazione di Origine Control-lata sono sancite da un discipli-nare al quale i produttori devono attenersi sotto il con-trollo di organismi istituzionali. La menzione Denominazione di Origine Controllata e Garan-tita (come il nostro Cerasuolo di Vittoria) è riservata a quei vini ai quali sia stata ricono-sciuta la DOC da almeno 5 anni e che siano ritenuti di partico-lare pregio anche per e"etto dell’incidenza di tradizionali fattori umani e storici che ne abbiano elevato il valore com-merciale a livello nazionale ed

internazionale. Ovviamente i disciplinari di produzione della DOCG sono più restrittivi ri-spetto a quelli relativi all’acqui-sizione della DOC:per esempio l’esame organolettico (nelle tre fasi visivo, olfattivo e gustativo) oltre ad essere e"ettuato in fase di produzione (come per le DOC) va ripetuto nella fase dell’imbottigliamento e per ogni partita. In!ne la IGT (In-dicazione Geogra!ca Tipica) in realtà non è una denominazio-ne di origine vera e propria ma una menzione attribuita a vini prodotti almeno per l’85% in aree geogra!che più ampie ri-spetto alle aree che caratteriz-zano le DOC e le DOCG.

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della nostra terra e che veniva usato in passato (ma talora anche adesso) come base per la produzione del vermouth.Il Grillo è un vitigno ancora a bacca bianca forse originario della Puglia ma oggi coltivato in estese zona della Sicilia soprattutto destinato alla pre-

parazione dei vini Marsala, in unio-ne con un altro vitigno da noi comunemente chiamato Inzolia ma più propriamente conosciu-to col nome di Ansonica.Sicuramente non necessi-ta di presentazione il più celebre vitigno Zibibbo ,anche detto Moscato di Alessandria,derivante con buona probabilità dall’Egit-to e poi importato dagli anti-chi romani in Italia. Questa uva dalle molteplici attitudini si presta ad essere vini!cata

versione secco o dolce ,si mangia fa-cilmente come uva da tavola o dopo essiccamento,e le vinacce vengono anche distillate.Dopo questo excursus possiamo senza ombra di dubbio a"ermare che la nostra terra ha delle caratteri-

stiche pedoclimatiche che si presta-no alla coltivazione di uve di"erenti dai profumi forti ,spiccati che danno vita a vini ammalianti ma anche dai profumi leggeri e freschi per vini più beverini. Le sfaccettature di un’unica anima incisiva e tenera al contempo, quella dei siciliani DOCG!

Aprire una bottiglia di un buon vino e rischiare il classi-co “sentore di tappo” oppure utilizzare un tappo in silicone ma che non è bello da guarda-re? A cosa dobbiamo dare priorità, all’estetica o alla pra-ticità?Da sempre, nell’immaginario collettivo, è il tappo di sughe-ro che fa da padrone nel mondo del vino e che costituisce un elemento fonda-mentale, per l’ap-prezzamento del p r o d o t t o . L’apertura di una bot-tiglia di vino è qua-si un ceri-moniale, i grandi risto-ranti hanno del personale che si occupa esclusivamente della presentazione di un vino e dell’apertura della bottiglia. Il sughero, quindi, rientra nelle aspettative del cliente e risulta già un metro di giudizio nella valutazione di quel vino. Ma il sughero non è soltanto esteti-ca: il tappo di sughero crea le condizioni per un lento invec-chiamento del vino permet-tendo un piccolo scambio di ossigeno con l’esterno, am-morbidisce i tannini e consen-te lo sviluppo di aromi estre-mamente ra#nati.Il “sentore di tappo” è dovuto alla presenza di composti or-ganici nel sughero (uno dei quali è il 2,4,6 tricloroanisolo o TCA) che conferiscono al vino sentori di mu"a o strac-cio bagnato, a danno, quindi, dei sentori fruttati o della per-sistenza aromatica.Per ovviare a tale inconve-niente, la tendenza oggi è quella di utilizzare tappi tecni-ci di sughero o tappi siliconi-ci.I primi o"rono l’omogeneità

tipica dei prodotti industriali, pur mantenendo inalterate le proprietà del sughero, mi rife-risco all’e#cacia ed all’estrai-bilità. Ne esistono diversi a seconda del tipo di vino a cui verrà applicato: per i vini frut-tati, ad esempio, viene utiliz-z a t o il Tappo Tw i n Top con un di- sco in su-

ghero a e n -

trambe le estremità e un cor-po in agglomerato; oppure il Tappo Spark che, come dice la parola stessa, è adatto a Spu-manti e Champagne, ed altri ancora.I tappi in silicone stanno pren-dendo piede sul mercato sem-pre più perché assicurano ele-vate performance qualitative, a livello !sico, chimico ed enologico a prezzi estrema-mente competitivi.A mio parere, comunque, la sostituzione del tappo di su-

ghero con quello di silicone con l’obiettivo di eliminare il “difetto di tappo” è soltanto una scusa. La realtà è che le riserve di sughero stanno ter-minando e gestire le querce da sughero è un’impresa più che ardua. Infatti, la quercia da su-ghero ha una vita media di 170 – 200 anni e la qualità del sughero deriva proprio dall’ac-curata gestione del querceto.

Ciò comporta, ovvia-mente dei costi più elevati che le aziende non sono più dispo-ste a sopportare. E’ anche vero che oggi ci sono tanti tappi in silicone

che sono migliori di molti tappi in sughero

oggi sul mercato, ma non mi vengano a dire che lo fanno per il cliente, per evitare il sentore di tappo!Ora, per i vini di pronta beva sono estremamente d’accordo sull’utilizzo del silicone in quanto rispecchia esattamente le mie aspettative. Ma, per gli amanti come me del buon nettare di Bacco, dei grandi vini, per favore, non togliete-mi il piacere di aprire la botti-glia e di sentire se…sa di tap-po!

Dal sughero al silicone, il tappo cambia “vestito”

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