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Periodico trimestrale - Anno 2014 - N. 1/2014 - Sped. in abb. post. D.L. 353/2003 (conv.in L. 27/02/2004 n° 46) art. 1 comma 1 dcb Venezia 30125 Venezia, S. Polo 135 - 041 5224745 - C/C post. 18513309 - Reg. Trib. Venezia 26-5-1965 n. 382 Realizzazione: Editgraf, Venezia - info@editgraf.com Canaletto, San Giacomo di Rialto, 1725-30, Gemäldegalerie, Dresden Buon 2014 SEDE PRESIDENZA UFFICI VISITA IL NOSTRO SITO: www.misericordiavenezia.org e-mail: info@misericordiavenezia.org TROVERAI NOTIZIE AGGIORNATE Lun/Sab 9-12 Un aiuto agli anziani Lun/Ven 9-12 - 16-18 Giovedì 15-16.30 SQUADRA PRIMO SOCCORSO AMBULATORIO per Visite Specialistiche gratuite su prenotazione telefonica 3420496484 041 5224745 041 2410347 Lun/Sab 9-12 Un sorriso per i bambini SEZ. «ARCOBALENO» 041 5224745 041 2777362

Il Messaggio n.3-luglio/06 - misericordiavenezia.org · - Medici a Venezia di Giampaolo Contemori - Continua la “battaglia” alla Croce Rossa Italiana di Giuseppe Mazzariol - Le

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Periodico trimestrale - Anno2014 -N. 1/2014 - Sped. in abb. post. D.L. 353/2003 (conv.in L. 27/02/2004 n°46) art. 1 comma1dcbVenezia30125 Venezia, S. Polo 135 -� 041 5224745 - C/C post. 18513309 - Reg. Trib. Venezia 26-5-1965 n. 382

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sommario

NEWS SODALIZIO- Sabato 12 ottobre 2013: Festeggiato il “MISERICORDIA DAY – Festa del Volontariato”- SCAMBI CULTURALI: sei studenti della “United World College of Maastricht” (Olanda), hanno par-tecipato dal 15 al 21 Ottobre 2013 all’“International Project Week in Venice” in collaborazione con la“Misericordia di Venezia”.

- CORSO DI APPROCCIO ALLA CLOWNTERAPIA c/o l’U.O. di Pediatria dell’Ospedale Civile diVenezia.

- Martedì 10 dicembre 2013: Cerimonia per la consegna degli attestati di frequenza al “Corso di primo soc-corso” e di approccio alla CLOWNTERAPIA alla Scuola Grande di S. Teodoro.

NEWS SEZIONI INTERNE- Consuntivi 4° trimestre 2013 sezioni interne “Filo d'Argento”, “Arcobaleno”, “Ambulatorio” e“SQUADRA DI PRIMO SOCCORSO”

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IN QUESTO NUMERO:- Tre spettri si aggirano minacciosi sulla nostra laguna di Maurizio Del Maschio- Venezia e Lorenzetti di Giuseppe Mazzariol- Rabdomanti di Francesco Bergamo- Medici a Venezia di Giampaolo Contemori- Continua la “battaglia” alla Croce Rossa Italiana di Giuseppe Mazzariol- Le due madri di A.Debora Turchetto- Ri-parliamone sottovoce di Luigi Ricci- Andar per mostre e musei di M.Teresa Secondi- Chiusura della 55a Biennale d’arte con un record d’incassi di Angiolo Zoni- L’angolo del geriatra di Giancarlo Bottecchia- Curiosità Veneziane: Josif VissarionovičDžugašvili a Venezia di Giuseppe Mazzariol- Le ricette di Nonna Silvana di S. M. B.- Proverbi e detti veneziani a cura di G. M. - Poeti veneziani - “Venexia mia de mi” di Elio Alessandro Minetto

Direttore Responsabile: GIUSEPPE MAZZARIOLCollaboratori e grafici di redazione: ROBERTA FALCIER, MARINA MUSACCO

Direzione e redazione: Venezia – S. Polo, 135 – Tel. e fax 041.5224745 e-mail: [email protected]: www.misericordiavenezia.org

Gli articoli firmati riflettono soltanto l’opinione degli autori.

4 IL MESSAGGIO

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SABATO 6 OTTOBRE 2013MISERICORDIA DAY - FESTA DEL VOLONTARIATO

Sabato 6 ottobre ha avuto luogo la Festa del Volontariato denominata “MISERICORDIADAY”. Come da programma, la manifestazione è iniziata sin dal mattino con l’apertura alpubblico dell’ambulatorio per la rilevazione gratuita dei parametri vitali, alla presenza dimedici, infermieri e soccorritori, uttit volontari. Nel pomeriggio sono seguite delle eserci-tazioni simulate in strada, alcune delle quali imrpvvisate anche con la partecipazione dicomuni passanti. Alle 18 il “MISERICORDIA DAY” si è conluso con una solenne litur-gia eucaristica presieduta dal Patriarca di Venezia, Mons. Francesco Moraglia, alla presen-za di autorità civili e militari.

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IL MESSAGGIO 5

“MISERICORDIA DAY”

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“MISERICORDIA DAY”

6 IL MESSAGGIO

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“MISERICORDIA DAY”

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SCAMBI CULTURALI

SEI STUDENTI della “United World College of Maastricht” (Olanda), hanno partecipa-to dal 15 al 21 Ottobre 2013 all’“International Project Week in Venice” in collaborazionecon la “Misericordia di Venezia”.Ileana Pirozzi, Kavya Shah, Yshil Sukurdeep, Rebecca Di Palma, Nosagie Asaolu e IdoDavid, tutti di diverse nazionalità, hanno soggiornato a Punta Sabbioni e ogni mattina sirecavano assieme alla Coordinatrice della sezione “Filo d’Argento”, nei reparti di lungo-degenza, geriatria, medicina, ortopedia, pediatria dell’Ospedale Civile di Venezia e nellaCasa di Riposo dei S.S. Giovanni e Paolo per toccare con mano cosa significa volontariatoqui a Venezia. Hanno inoltre visto all’opera la Squadra di Primo Soccorso all’interno delleore di servizio in Ambulatorio. Soddisfatti della bella esperienza veneziana hanno conclu-so il loro soggiorno ricevendo dal Presidente Giuseppe Mazzariol una medaglia e un atte-stato di partecipazione a questo nobile progetto europeo.

La Misericordia di Venezia ha aderi-to con entusiasmo alla richiesta deglialunni della scuola UWC Maastrichtdi assistere per alcuni giorni alle atti-vità di volontariato svolte dallenostre sezioni. Non pensavamocomunque che questa esperienza,indubbiamente importante per loro,potesse coinvolgere così tanto anchenoi che li abbiamo seguiti passopasso durante lo svolgimento del progetto. Abbiamo cono-sciuto dei ragazzi giovanissimi, ma molto maturi, che hannoaffrontato una dura selezione nei loro Paesi per poter segui-re, presso la prestigiosa scuola di Maastricht, un corso distudi biennale (corrispondente alle nostre classi 4° e 5° supe-

riore) che promuove la pace nel mondo. La “missione” è educare all'unione dei popoli,delle nazioni e delle culture per un futurosostenibile per il nostro pianeta. Abbiamoammirato quanto hanno saputo dimostra-re: il loro impegno, la dolcezza nei confron-ti dei bambini in Pediatria e degli anzianidella casa di riposo, la sensibilità nell'avvi-cinarsi agli ammalati nei vari reparti ospe-dalieri, la serietà e l'attenzione riservataagli interventi della Squadra di PrimoSoccorso ed infine, cosa che ci ha molto col-pito, la voglia di conoscere insita nelledomande fatte al Prof. Semplicini, Docente

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8 IL MESSAGGIO

universitario e Primario di Medicina, sui principali problemi socio-sanitari dei nostri gior-ni. Anche noi siamo stati coinvolti nel loro desiderio di sapere e comprendere e ci siamotrovati a rispondere a domande, spesso molto profonde, che hanno richiesto da parte nostraun momento di riflessione ed anche di ammirazione verso questi giovani, pieni di entusia-smo e gioia di vivere, che sanno riflettere e non si fermano alle apparenze. Non pensanosoprattutto, come invece succede spesso nella nostra società,, che avere notorietà, abiti fir-mati, soldi e divertimenti siano le cose più importanti della vita e bastino a rendere felici. Ilprossimo anno andranno all'Università ed ognuno seguirà le proprie inclinazioni nella scel-ta delle varie facoltà di studio. Diventeranno nei loro Paesi managers, tecnici, scienziati edeconomisti ma, come loro stessi ci hanno confidato, cercheranno di sviluppare le loro com-petenze per migliorare la qualità della vita seguendo gli insegnamenti di pace, uguaglianzae rispetto per gli uomini e per la natura che hanno imparato studiando, ma anche vivendoesperienze come questa. Questo loro desiderio di rendere il mondo migliore fortunata-mente è sempre più condiviso in questa nostra società globalizzata. Non possiamo cheaugurarci che tutti i giovani prendano coscienza della necessità di proseguire per questastrada, seguendo l' esempio di questi ragazzi che abbiamo avuto il piacere di conoscere. Daparte nostra non possiamo che ringraziare loro e tutti quei giovani che, specialmente negliultimi tempi, hanno richiesto di aderire alle nostre sezioni di volontariato; perché ci hannoridato la speranza nel futuro e l'entusiasmo per continuare nel nostro impegno a favore deipiù deboli.

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IL MESSAGGIO 9

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CORSO DI CLOWN TERAPIA

Una ventina di ragazze hanno partecipato ad unCORSO DI CLOWNTERAPIA per quattro saba-ti del mese di NOVEMBRE 2013 organizzato incollaborazione con: l’U.O. DI PEDIATRIA DEL-L’OSPEDALE CIVILE DI VENEZIA, la MISE-RICORDIA DI VENEZIA e la FONDAZIONEONLUS “MIDGET” PEDIATRIA VENEZIA,che ha sponsorizzato l’iniziativa e gestito a curadella Cooperativa “Barbamoccolo”. Le personesono state preparate alla clownterapia per stareassieme ai bambini e alleviarli durante la degenzanel reparto di pediatria con giochi, intrattenimentilegati alla clowneria circense.

IL MESSAGGIO 11

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CERIMONIA NELLA SALA CAPITOLARE DELLASCUOLA GRANDE DI S. TEODORO IN OCCASIONEDELLA CONSEGNA DEGLI ATTESTATI DI FREQUENZAAI CORSI DI PRIMO SOCCORSO E DI APPROCCIOALLA CLOWNTERAPIA.

Martedì 10 dicembre 2013 ha avuto luogo - presso la Sala Capitolare della Scuola Grandedi San Teodoro, gentilmente concessaci gratuitamente – la cerimonia di consegna degliattestati di frequenza agli allievi del corso di primo soccorso (BLS), in numero di 60, a quel-li che hanno partecipato a detto corso, ma limitatamente alle lezioni di primo soccorso aminori e neonati (7) e a quelli che hanno frequentato il corso di approccio allaClownterapia (16). Presenti le principali autorità civili, militari e religiose cittadine:il Vice Sindaco e Assessore alle Politiche Sociali, Dr. Sandro Simionato,il Direttore Generale del Comune di Venezia, Dr. Marco Agostini,il Questore di Venezia, Dr. Vincenzo Roca,il Comandante Prov.le dei Vigili del Fuoco,. Ing. Loris Munaro,il “Moderator Curiae”, Mons. Dino Pistolato in rappresentanza del Patriarca di Venezia,il Ten. Col. Biagio Ciraldo, per il Presidio Militare “Cornoldi” dell’Esercito,il Dr. Giuseppe Dal Ben, Direttore Generale ULS 12 Veneziana e il DirettoreAmministrativo, Dr. Fabio Perina,il Cap. di Fregata Diego Sferch, per il Collegio Militare “F. Morosini”,il Vice Commissario Bruno Patalacci e l’Ispettore Maurizio Francesconi per la PoliziaLocale,il Ten. Col. Andrea Tesi per la Guardia di Finanza.Per la Confederazione Nazionale Misericordie d’Italia era presente il Responsabile delleConferenze Regionali delle Misericordie, Dr. Antonio Dal Torrione. Anche questa nonaedizione dei corsi ha riportato un grande successo sia per il numero degli iscritti che per lapresenza dei giovani, provenienti quasi tutti da diversi istituti scolastici cittadini. Dopo duemesi di lezioni, gli allievi sono stati sottoposti a dei tests finali scritti, riportando lusinghieririsultati. Il Presidente della Misericordia di Venezia, Giuseppe Mazzariol, anche quest’an-no ha espresso la sua piena soddisfazione, soprattutto per la massiccia adesione di giovanicui egli rivolge sempre una particolare attenzione. Nel suo immancabile e commosso inter-vento egli ha dedicato proprio ai giovani un caloroso e affettuoso appello: - “CARPEDIEM”. Sì, “COGLIETE L’ATTIMO”. COGLIETE con gioia le opportunità che la vitavi pone davanti. Tutto ciò che si impara serve come bagaglio di esperienza. Anche questocorso, vedrete, Vi potrà essere stato utile, ma in particolare lo potrà essere anche a coloro chesi troveranno sulla vostra strada a chiedervi aiuto. Se vi farà piacere, la nostra porta sarà aper-ta soprattutto per incrementare il numero di Soccorritori della nostra giovane Squadra diPrimo Soccorso. Dunque ripeto ancora una volta “CARPE DIEM”. Sarebbe uno spreconon goderne ogni più piccolo, irripetibile istante!-.Al termine della suggestiva cerimonia è stato offerto a tutti i presenti (circa 170 persone) ungradito cocktail servito con raffinatezza dalla ditta Ermenegildo Rosa Salva srl di Venezia.

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Il tavolo della Presidenza: da sx a dx: Dr. Giovanni Poles (ULSS12), Dr. Antonio Dal Torrione(Conf.Naz. Misericordie) il Presidente Giuseppe Mazzariol, il Direttore del Corso, Dr.Lodovico Pietrosanti.

Mons. Dino Pistolato (Moderator Curiae) e altre autorità civili e militari.

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Autorità civili e militari presenti: da sx a dx: Il Vice Sindaco Dr. Sandro Simionato, il Questore Dr.Vincenzo Roca, il Comandante Prov. dei Vigili del Fuoco Ing. Loris Munaro, il Direttore Generaledel Comune di Venezia, Dr. Marco Agostini, il Ten. Col. Biagio Ciraldo del Presidio MilitareCornoldi, il Direttore Generale dell’ULSS 12 Dr. Giuseppe Dal Ben, il Cap. di Fregata del CollegioMilitare Morosini, Diego Sferch.

Il Direttore Generale dell’ULSS 12 Dr. Giuseppe Dal Ben durante il suo intervento.

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Il Direttore Generale Az. dell’ULSS 12 si congratula con il Dr. Lodovico Pietrosanti consegnando-gli un attestato per la docenza e la direzione del corso.

Il Direttore Generale dell’Az. ULSS 12 Dr. Giuseppe Dal Ben mentre consegna l’attestato al docen-te del corso dr. Lucio Santoro - Primario dell’U.O. Pediatrica dell’Ospedale Civile di Venezia

14 IL MESSAGGIO

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IL MESSAGGIO 15

Il Vice Sindaco Dr. Sandro Simionato mentreconsegna l’attestato di frequenza al più giovaneallievo del corso, Michele Bascone, di anni tre-dici.

Il Vice Sindaco mentre consegna l’attestato difrequenza al tirocinante della Squadra di PrimoSoccorso della Misericordia Michael Benedetti.

Il Vice Sindaco con un allievo del corso MarcoCalligaro, in forza alla Protezione Civile delComune di Venezia.

Il Vice Sindaco con un allievo del corso, BabacarDiop.

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16 IL MESSAGGIO

Il Vice Sindaco consegna l’attestato ad una tiro-cinante della Squadra di Primo Soccorso dellaMisericordia, Fafa Maizi.

Il Vice Sindaco consegna l’attestato ad una allie-va dell’Istituto Tommaseo di Venezia, che hapartecipato con altre compagne al corso BLS:SALIH Ahmad Paivim.

Il Direttore del Corso dr. Lodovico Pietrosanticonsegna l’attestato a un’allieva del Tommaseoche ha partecipato alle lezioni di pediatria,Abigail Gurnari.

Il Primario della U.O. di Pediatria di Venezia, nonchéPresidente della F.ne MIDGET onlus, dr. LucioSantoro, mentre si congratula con Monica Trabujo,una delle partecipanti al corso di “Approccio allaClownterapia”, sponsorizzato dalla precitata f.ne.

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CORSI BLS-D

La scrivente “MISERICORDIA” di Venezia organizza, presso lapropria sede, in accordo con il Centro di Formazionedell’Azienda ULSS 12 Veneziana,

CORSI DI RIANIMAZIONE CARDIO-POLMONARE (BLS-D) per il perso-nale appartenente a varie categorie. Detti corsi hanno lo scopo di fornire le com-petenze e la capacità di portare soccorso efficace a persone colpite da arresto car-dio-respiratorio improvviso, contemplando l’uso del defibrillatore semiautomati-co e scongiurando quindi un sicuro decesso. L’invito è rivolto anche agli istitutiscolastici in quanto è importante la presenza di persone che abbiano questo bre-vetto, nella considerazione che spesso vi possono essere circostanze in cui i ragaz-zi si trovino seriamente coinvolti. I corsi, della durata di CINQUE ORE, sonodiretti dal Dr. Lodovico Pietrosanti, già Direttore del Servizio 118 SUEM diVenezia, con l’assistenza di un I.P. Istruttore appartenente a detto Servizio. Il costodi partecipazione è di € 100,00= (cento/00) a persona. Verrà rilasciato regolarecertificato a norma di legge. Se siete interessati, si può contattarel’Arciconfraternita della Misericordia al seguente numero: 041.5224745, tutti igiorni dalle ore 9 alle ore 12 – e-mail: [email protected]

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I MEDICI DELLA MISERICORDIA DI VENEZIA OFFRONOVISITE SPECIALISTICHE GRATUITE A PAZIENTIINDIGENTI O IN SERIE DIFFICOLTÀ ECONOMICHEELIMINANDO TEMPI LUNGHISSIMI DI ATTESA

E’ noto che la città di Venezia, pur essendo prevalentemente una città ricca per le attivitàturistiche e l’attività del terziario, presenta sacche di povertà che le istituzioni pubbliche e divolontariato stentano a controllare dal punto di vista sanitario. D’altra parte è elevato ilnumero di anziani con pensioni minime che non riescono ad accedere ai servizi sanitari spe-cialistici per vari motivi, uno dei quali è principalmente il tempo di attesa tra prenotazioneed esecuzione della visita. Pertanto, il gruppo di Medici Volontari dell’Ambulatorio di SanGiacometto, costituito per lo più da medici specialisti o polispecialisti è disponibile ad offri-re consulenze specialistiche per i casi di pazienti indigenti o in difficoltà socio-economica. L’aiuto offerto potrà, per il momento, essere dato per le seguenti specialità:• Medicina interna• Gastroenterologia• Cardiologia• Neurologia• Malattie infettive• Geriatria• Reumatologia• Otorinolaringoiatria• Ginecologia. • Pediatria.• Psichiatria.Il servizio di consulenza sarà organizzato come segue: le visite dovranno essere prenotatetelefonando alla segreteria della Misericordia e verranno eseguite nell’ambulatorio sito aS. Giacometto concordando data ed ora. Casi di pazienti particolari, valutati caso per caso,potranno essere visitati nell’ambiente del paziente stesso.NON E’ NECESSARIO PRESENTARE DICHIARAZIONE DEI REDDITI OALTRA DOCUMENTAZIONE COMPROVANTE CHE UNA PERSONA NON E’RICCA !!! ORMAI “POVERI” SIAMO UN PO’ TUTTI !!!

“IL GUFO” di Asolo, ha gentilmente donato alla Sezione “Arcobaleno” di que-sta Misericordia, alcuni capi di vestiario per bambini da portare nel CARCEREfemminile della Giudecca - Sezione NIDO.Ringraziamenti vivissimi!!!

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NEWS sodalizio

CONSORELLE NUOVE ISCRITTE(dal 1° ottobre al 31 dicembre 2013)CISCUTTI Fernanda – GALUPPO Luciana – PIVA Italia – BETTIO Bruna – MINA Anna

CONFRATELLI NUOVI ISCRITTI(dal 1° ottobre al 31 dicembre 2013)–

NON SONO PIU’ CON NOI MA VIVONO NEL NOSTRO RICORDO(“Dona a loro, Signore, la pace della tua compagnia”)

CONSORELLE DECEDUTE(dal 1° ottobre al 31 dicembre 2013)PARISSENTI Flora – GARLATO Vilfrida – BOCCATO Maria –ZAMBON Antonietta – RIGON Maria – MARSON Maria –LOPEZ Anna Maria – MARSON Maria – PENZO Pierina – SOLENI Marisa –GAVAGNIN Emilia – RIGON Maria

CONFRATELLI DECEDUTI(dal 1° ottobre al 31 dicembre 20133)NERI Nereo – PRA’ Luigino – PAULETTI Pier Luigi – LAZZARI Vittorio“Dona a loro, Signore, la pace della tua compagnia”

CONFRATELLI ISCRITTI IN MORTE(dal 1° ottobre al 31 dicembre 2013)LAZZARI Vittorio – DONADINI Leonardo – PREVITALI Antonia – GASPARI Giorgio

OFFERTE(dal 1° ottobre al 31 dicembre 2013)

N.N. – GIANNINI Maria in memoria di Famiglia Giannini Scarpa – Sig.ra Marianna – BONIFACIO PierAntonio – SENO Norina – VARETTO MORCHIO Luigina – GATTI Lucia e LUCCHIN Antonio –ZANELLI Maria – MIGLIOR Gabriella – ZANETTI Annamaria

PRO BARCA DEI MORTI:(dal 1° ottobre al 31 dicembre 2013)–

SI RICORDA CHE L’IMPORTO DELLA QUOTA ASSOCIATIVAPER IL 2014 RIMANE BLOCCATO A € 25,00

SI PREGANO LE PERSONE ISCRITTE CHE HANNO CAMBIATO INDIRIZZO DI COMUNICARLO IN SEGRETERIA

DELLA MISERICORDIA (tel. 041.5224745)

“Vivi come se dovessi morire domani. Impara come se dovessi vivere per sempre”. Gandhi

IL MESSAGGIO 19

NEWS sodalizio

COMUNICATO PER GLI ISCRITTI IN CASO DI MORTE

I PARENTI DEGLI ISCRITTI CHE DESIDERASSERO CELEBRARE IL FUNE-RALE NELL’ORATORIO DI SAN CRISTOFORO IN CIMITERO, SONO PREGA-TI DI PRENDERE CONTATTI CON GLI UFFICI DELL’ARCICONFRATERNITAAPPENA AVVENUTO IL DECESSO DELLA PERSONA ISCRITTA.

FUNERALI A CURA DELLA MISERICORDIA

SOTTOSCRIZIONE DI UN CONTRATTO IN VITA PER I CONFRATELLI ISCRITTI.

L’Arciconfraternita si occupa, per tutti gli iscritti, previo contrattosottoscritto negli uffici amministrativi della sede di Rialto, S. Polo N.135, dei FUNERALI una volta che viene a mancare un confratello.Da anni ormai, appoggiata ad un’impresa di pompe funebri cittadi-ne, si prende cura dell’accompagnamento funebre, del funeralenella chiesa parrocchiale o nella Cappella del cimitero di S. Michele,

della cassa, dei fiori, delle epigrafi, e a seconda della scelta se a terra o in manufatto, vienefatta poi la croce, la pietra tombale o le iscrizioni per chi ha già in concessione una nic-chia, un ossario o un cinerario. Possiamo inoltre assegnare un cinerario per chi desiderafarsi cremare. Il contratto viene sottoscritto IN VITA e l’importo non subirà modifica-zioni fino a quando verrà a mancare il confratello o consorella. Per informazioni invi-tiamo gli iscritti interessati, ma soprattutto tutti coloro che sono soli e che non desidera-no dare incombenze a parenti dopo il decesso, a contattare i nostri uffici dal lunedì alsabato dalle 9.00 alle 12.00. Tale contratto vale anche per gli iscritti che abitano fuori cittàe che dovranno essere trasportati nel camposanto di Venezia.

20 IL MESSAGGIO

NEWS sodalizio

OFFERTE ALL’ARCICONFRATERNITA

PER CHI VOLESSE SOSTENERE CON UN’OFFERTA LENOSTRE MOLTEPLICI ATTIVITÀ DI VOLONTARIATO, RICOR-DIAMO I NOSTRI C/C BANCARI E POSTALE:

VENETO BANCA IBAN: IT16Q0503502001084570176956BANCO S. MARCO IBAN: IT09W0518802070000000039153BANCA PROSSIMA IBAN: IT08G033590160010000069033POSTE ITALIANE c/c 18513309 - IBAN: IT35 V 07601 02000 000018513309Intestando le offerte all’ARCICONFRATERNITA DI S. CRISTOFORO E DELLAMISERICORDIA DI VENEZIA – S. POLO, 135 – 30125 VENEZIA

L’IMPORTANZA DI UN TESTAMENTO O LASCITOA FAVORE DELLA MISERICORDIA

Fare testamento o predisporre un lascito è sempre un atto di granderesponsabilità ed umanità. Non è incompatibile con la tutela deglieredi legittimi: ognuno di noi può lasciare una cifra modesta, unlocale, un magazzino, un alloggio che, “passando a miglior vita” nonverrebbe utilizzato da nessuno e andrebbe magari all’asta ! Per laMisericordia, potrebbe essere utile e determinante per la realizza-zione di un progetto sociale (alloggi per persone non abbienti osenza fissa dimora, mense per diseredati, ecc.). Lasciti e donazionidunque, anche se modesti, possono contribuire a portare a termine dei progetti e farprogredire le iniziative sociali in atto.

ORATORIO S. CRISTOFORO – CIMITEROSI AVVISA

CHE LA S. MESSA DOMENICALEVIENE CELEBRATA ALLE ORE 11.15.

ACCOMPAGNAMENTO FUNEBRE

Da Gennaio 2014 un nostro incaricato sarà sempre presente a tutti i fune-rali che si svolgeranno nelle chiese di Venezia con il labarodell’Arciconfraternita. Avrà cura inoltre di accompagnare i parenti alcampo a terra o al manufatto dove verrà sepolto il loro caro defunto.

IL MESSAGGIO 21

22 IL MESSAGGIO

NEWS sezioni interne

Sezione “ARCOBALENO” Consuntivo 4° trimestre 2013

A - DIVISIONE PEDIATRICA - OSPEDALE CIVILE DI VENEZIAAssistenza ai bambini in divisione pediatrica ore n. 90

B - CASA CIRCONDARIALE FEMMINILE - GIUDECCAIntrattenimento con i bambini delle detenute ore n. 90

C - CASA FAMIGLIA AURORA Assistenza ai bambini ore n. 150

D - ISTITUTO PROV. S.M. DELLA PIETÀ Assistenza ai bambini in comunità ore n. 70

Sezione “FILO D’ARGENTO” Consuntivo 4° trimestre 2013

A - PUNTO DI ASCOLTO presenze n. 2291. Richieste di informazioni, assistenza e compagnia n. 1652. Telefonate effettuate per comunicazioni e compagnia n. 330

B - SERVIZI EFFETTUATI1. Assistenza e compagnia a domicilio n. 2632. Spese a domicilio n. 583. Accompagnamento a visite mediche n. 744. Espletamento pratiche amministrative n. 67

C - ATTIVITÀ PRESSO STRUTTURE PUBBLICHE1. Ospedale Civile – vari reparti presenze n. 5422. Fatebenefratelli: R.S.A. presenze n. 1233. Fatebenefratelli: Hospice presenze n. 764. Case di Riposo presenze n. 467

AMBULATORIO Consuntivo 4° trimestre 2013

Visite ambulatoriali generiche: n. 25Richiesta visite specialistiche: n. 2Richiesta esami radiologici: n. 2Richiesta esami di laboratorio n. 3

SERVIZIO DI CONSULENZA PSICOLOGICA su appuntamento pres-so l’AMBULATORIO, telefonando al mattino al 041.5224745.

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NEWS sezioni interne

La Squadra di Primo Soccorso ha partecipato SABATO14 DICEMBRE 2013 al CONVEGNO “Ruolo e azio-ni del Volontariato in ambito socio-sanitario” presso ilPadiglione G. Rama dell’Ospedale All’Angelo diMestre. Il convegno, rivolto alle Associazioni di volonta-riato locali operanti in ambito socio-sanitario, è statopresenziato dal Direttore Generale dell’ULSS 12, Dr.Giuseppe Dal Ben. Il Dr. Giovanni Paolo Poles,Responsabile Scientifico e Referente per i rapporti conil Volontariato ha presentato le Autorità: il Vice Sindacodi Venezia e Assessore alle Politiche Sociali, Dr. SandroSimionato, il Dr. Danilo Corrà, DirettoreCoordinamento Distretti ULSS 12, il Direttore Sanitario, Dr.ssa Rita Finotto, il Dr. MicheleTestolina, Responsabile Osservatorio Politiche Welfare del Comune di Venezia e il Dr. FabioPoles, Membro fondatore della Scuola di Economia Civile. Competenze e dimensioneumana sono aspetti peculiari della cura e della salute. Per tale motivo, l’ambito socio-sanita-rio è anche luogo di solidarietà e non solo spazio di erogazione di servizi e/o prestazioni.Questo convegno ha voluto essere uno scambio e una condivisione tra associazioni e mondosanitario, partendo da un contesto di cura centrato sulla persona qual punto cardine di unareale integrazione tra VOLONTARIATO e REALTÀ SANITARIA.Al termine del Convegno c’è stato lo scambio di auguri natalizi tra Volontari e docenti conbrindisi di prosecco.

SQUADRA DI PRIMO SOCCORSO Consuntivo 4° trimestre 2013Presenze: - Tutti i sabati dalle h. 21.00 alle 01.00 SAP – Squadra a piedi - zonaRialto-S. Polo;- tutte le domeniche dalle ore 10 alle ore 18 SAP – Squadra a piedi –zona Rialto – S. Polo;- Turnazione presso l’Ambulatorio Turistico di Piazza S. Marco dal 4ottobre dalle 10.00 alle 18.00- 21 Novembre: Festa della Madonna della Salute- 11 Dicembre: Cerimonia Salesiana nella Chiesa di S. Francesco diPaola per il passaggio delle spoglie di Don Bosco;- 12 dicembre: Cerimonia in Basilica di S. Marco per il passaggio delle spoglie di Don Bosco;- 13 dicembre: Festa di S.ta Lucia, presso Chiesa dei S.S. Geremia e Lucia;- 14 dicembre: Festa della Polisportiva Venexiana, Palestra Ex Umberto I, Fond.ta deiRiformati;- 19 dicembre: Rio Terà dei pensieri, Mercatino;- Ultimo dell’anno in Piazza S. Marco e c/o Ambulatorio di Rialto (dalle 21.00 alle 4.00)

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“Quo usque tandem, Catilina, abuterepatientia nostra? Quam diu etiam furor istetuus nos eludet? Quem ad finem sese effre-nata iactabit audacia?” (Fino a quando,Catilina, abuserai della nostra pazienza?Per quanto tempo ancora dovremo soppor-tare la tua invereconda richiesta d'impu-nità? Fino a che punto si spingerà la tuairrefrenabile sfrontatezza?) Con questeparole oltre duemila anni fa, nel Senato diRoma, Marco Tullio Cicerone si rivolgeva aLucio Sergio Catilina accusato di cospira-zione ai danni della Repubblica. Tantotempo è passato, ma la tentazione del pote-re rimane sempre la stessa: l'abuso. Chigiunge ad esercitarlo, il più delle voltedimentica che l'esercizio di esso non è asso-luto, ma avviene per delega da parte delpopolo sovrano al quale si deve rispondereoltre che alla propria coscienza. Non è cam-biato nulla. Oggi, sbandierando ipocrita-mente gli ideali della democrazia, siamosempre allo stesso punto. Ciò vale tanto alivello internazionale quanto a livello nazio-nale e locale.Tralasciamo, per una volta, le vicende euro-pee e nazionali che pure assillano tanto gliItaliani e gli altri popoli europei (Tedeschiesclusi, naturalmente) e soffermiamoci suquestioni di casa nostra, di ciò che accadeall'interno delle nostre “mura” costituitedalle acque della laguna. Si stanno assu-mendo decisioni delicatissime, di importan-za primaria per i cittadini e si assiste ad unafaida fra politici, lobbies e poteri forti. Gliunici assenti in tutto ciò sono i Veneziani,cioè proprio coloro ai quali, a parole, si rico-nosce la sovranità, coloro che delegano ilpotere a pochi perché prendano saggia-mente le decisioni necessarie al benesseredella città. Abbiamo assistito impotenti a

scelte sciaguratecome la dismissio-ne dell'Ospedaleal Mare, l'abortitotentativo di rifarela sede dellaMostra del Cinema, la svendita di ca'Corner della Regina, la capitolazione neiconfronti di chi ha acquistato il Fontego deiTedeschi stravolgendone la struttura a scopiesclusivamente commerciali, la cessione aprezzo di saldo della gestione del Casinòmunicipale (vi sono Consiglieri comunaliche si sono prodigati per evitare che avve-nisse come sta avvenendo senza riuscirci)per coprire i buchi di bilancio. Ora ci trovia-mo di fronte a tre altri spettri: Le nuoveimposizioni fiscali chiamate TUC, sommadella TARI e della TASI (che un noto comi-co ha sintetizzato nell'espressione venezia-na “PAGA e TASI”), il destino dell'areadella ex-Scuola di San Marco e di SanLazzaro dei Mendicanti che cesserà (final-mente) l'uso ospedaliero e l'estromissionedel traffico crocieristico dal Bacino di SanMarco.Sulle prime, devo ammettere che la letturadel Decreto Legge n. 102 /2013 non è stataper me agevole. Anzi, più si emananonorme e più il ginepraio normativo si faintricato, tanto che persino gli azzeccagar-bugli si trovano sempre più in difficoltà. Percarità! Sarà bene che i nostri politici nons'incaponiscano a voler togliere qualcheimposta o tassa, perché ogni volta che se nesradica una ne spuntano di nuove più gra-vose. La TUC è la nuova Tassa Rifiuti eServizi e scatterà nel 2014. La vecchia IMU,uscita dalla porta, rientrerà per la finestrasotto la denominazione di TASI (TassaImmobiliare) mentre le vecchie tasse sui

TRE SPETTRI SI AGGIRANO MINACCIOSISULLA NOSTRA LAGUNA di Maurizio Del Maschio

rifiuti (TARSU, TIA, ecc.) si chiamerannoTARI (Tassa sui Rifiuti). La TUC, in ultimaanalisi, accorperà tasse sui servizi (manu-tenzione strade, illuminazione stradale, sicu-rezza, ecc.) e tassa sui rifiuti. Ma non è dettoche non cambino ancora denominazione,perché l'incertezza è totale (e, credo anche,l'incapacità e l'impotenza dei nostri politiciin pieno marasma). I conti, a ben guardare,non tornano non solo perché le nuoveimposizioni fanno sorgere dubbi su quantoe chi le dovrà pagare (proprietari?Inquilini? Entrambi? Come saranno ripar-tite?), ma perché i Comuni sono lasciatiliberi di fissare le aliquote e non si sono pre-viste chiare detrazioni per le fasce più debo-li della popolazione. Peraltro, ciò induce aduna riflessione più puntuale. I servizi cosid-detti indivisibili (manutenzione stradale,illuminazione pubblica, sicurezza, ecc.) nonli pagavamo già con l'imposizione naziona-le riversata dallo Stato agli Enti Locali?Perché, allora, oggi non veniamo sgravati alivello nazionale e siamo costretti pagare alivello locale nuove tasse per gli stessi servi-zi che prima pagavamo con l'imposizionefiscale nazionale? Qui sta il trucco delloStato truffaldino che pretende di mantene-re il gettito fiscale che va nelle sue tasche,

non riversa più aiComuni quantospettava loro e, incompenso, dà lorola facoltà di grava-re i cittadini dinuove tasse. Siamo

come ai tempi dello sceriffo di Nottingham;e allora dobbiamo attendere un RobinHood che ci liberi da questa angoscia?Questo è il federalismo fiscale inteso daipolitici che continuano ad ingrassarsi impu-nemente e sono capaci solo di aumentareimposte, tasse e debito pubblico mentre direvisione della spesa per eliminare gli spre-chi si parla tanto ma non si fa nulla.Il secondo spettro è costituito dalle scelte

che saranno assun-te sulla vasta areamon umen t a l edella ex-Scuola diSan Marco e di San Lazzaro deiMendicanti. Ottima cosa è il restauro dell'e-dificio che un tempo fu sede della ScuolaGrande di San Marco, ma dovrebbe avereuna diversa funzione. Come è accaduto perla Scuola Grande di San Teodoro, l'ultima arinascere, sarebbe auspicabile la rivitalizza-zione della Scuola, con la sua Mariegola, lasua organizzazione, i suoi Arciconfratelli, lesue insegne, adattando gli scopi alle attualiesigenze sociali, come è accaduto per lealtre Scuole Grandi. Quella è la sua sedenaturale e dovrebbe essere restituita allasua funzione, come le altre Scuole Grandi diSan Rocco, San Giovanni Evangelista,Santa Maria del Carmelo e San Teodoro.Ciò consentirebbe il recupero di un impor-tante pezzo di storia veneziana caduto nel-l'oblio dai tempi di Napoleone Bonaparte.Per quanto attiene, invece, al resto del com-plesso monumentale di San Lazzaro deiMedicanti, che ha una storia diversa daquella della Scuola di San Marco (almenofino alla caduta della Serenissima), dovreb-be essere mantenuto nella sfera dell'assi-stenza sanitaria, perché quella è la sua fun-zione tradizionale. Ben venga, quindi, lacostituzione di una fondazione per la gestio-ne di quell'area che andrebbe bonificata eadattata a nuove funzioni quali: museo sto-rico della sanità veneziana, archivio storicodella sanità a Venezia dal Medio Evo adoggi, biblioteca testimoniante la praticasanitaria a Venezia dalle origini ai nostrigiorni, centro studi di carattere sanitario percorsi formativi, congressi, convegni, confe-renze attinenti all'ambito sanitario allaricerca diagnostica, clinica, profilattica e far-macologica rivolti sia al personale sanitariosia alla cittadinanza. Infine, dovrebbe dareospitalità ad associazioni di volontariatoche operano nel settore sanitario. Lungo le

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pareti esterne prospicienti i chiostri dovreb-bero essere collocate le lapidi che ricordanopersonalità illustri che hanno fatto la storiasanitaria a Venezia, ora desolatamenteesposte alle intemperie e accatastate all'e-sterno in condizioni precarie che ne minac-ciano seriamente la conservazione. Essedovrebbero essere adeguatamente censite ese ne dovrebbe fare una pubblicazione adhoc che mantenga la memoria dei perso-naggi e degli eventi che esse testimoniano.Anche la chiesa di San Lazzaro dovrebberientrare nel percorso storico-museale per ilcospicuo patrimonio monumentale ed ico-nografico che conserva, mentre la chiesa diS. Maria del Pianto dovrebbe essere adibitaalle funzioni religiose dell'ospedale, funera-li compresi. I "saggi e lungimiranti" nostriamministratori avevano ipotizzato di usarlacome Sala del Commiato per funerali civili.Come si fa ad ipotizzare un simile uso in unluogo che trasuda una plurisecolare religio-sità e una radicata tradizione devozionalesenza snaturare l'edificio?Il terzo spettro è costituito dai provvedi-menti che si stanno assumendo per liberareil bacino di San Marco dai rischi connessi alpassaggio delle grandi navi da crociera edall'inquinamento provocato dai grandinatanti in genere. Peraltro, questo si potreb-be abbattere facilmente se si obbligasserogli armatori a dotare di idonei filtri (costosima utili) gli scarichi dei fumi, dato che lenavi inquinano anche se stanno ferme con igeneratori accesi. Diverso e più complesso èil problema di conciliare con la salvaguardiadella città, obiettivo primario, un indubbiobenefico effetto sull'economia della cittàprodotto dal traffico crocieristico e dallelinee di traghetti. Proprio ora che il nostroporto, dopo anni di asfitticità, si sta ripren-dendo grazie al traffico passeggeri, perchéquello commerciale non ci vede proprio aiprimissimi posti in Mediterraneo e in Italiaper una miope politica seguita nei decennipassati, si vorrebbe penalizzarlo dirottando

provvisoriamente il traffico a Trieste. Unavolta perduto, non è facile riconquistarlo.Ma la “brillante” idea che sembra esserevincente è quella di approfondire un altrocanale lagunare, il Contorta-Sant'Angelo,ad ovest di Sacca Fisola, creando così unaltro alveo di corrente che dalla bocca diMalamocco farà affluire enormi massed'acqua proprio verso il Canale dellaGiudecca che si troverà ad assorbire tantola marea proveniente dalla bocca di Lidoquanto quella proveniente dalla bocca diMalamocco. Tutto ciò per continuare amantenere il terminal crociere allaMarittima. Una geniale proposta, non c'èche dire! Non è bastato lo sconquasso pro-vocato dal Canale dei Petroli che ha fattospostare più a nord lo spartiacque (giunto aldi là del Ponte della Libertà) ed ha contri-buito ad aumenta-re le acque alte incittà, ora se nevuole scavare unaltro. Possibile cheogni generazionevoglia dare il suocontributo all'irreversibile affossamento diquesta città unica al mondo? Perché i suoifigli la odiano così tanto da tradire il doveredi consegnarla intatta alle nuove generazio-ni? La soluzione ci sarebbe: spostare il traf-fico off-shore, cioè fuori dalla lagunacostruendo il nuovo porto a sud del Lido.Non si perderebbe il traffico marittimo, nonsi perderebbero posti di lavoro (anzi, se nepotrebbero creare di nuovi), non si sconvol-gerebbe ulteriormente l'assetto idrogeolo-gico lagunare, non si inquinerebbe più l'ariadella laguna e non si disturberebbe più laquiete pubblica degli abitanti della zona diSan Basilio e Santa Marta. Venezia è sem-pre stata la città delle grandi imprese voltesempre a salvaguardare la città. Si pagavacon la vita l'attentato alla sua integrità.Infine, mi permetto un'ultima osservazione.Nelle vere democrazie, oggi come nell'anti-

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VENEZIA E LORENZETTI di Giuseppe Mazzariol

Dalla mia modestissima raccolta di “libriimportanti” ho preso da uno scaffale“VENEZIA E IL SUO ESTUARIO” diGiulio Lorenzetti, copia con la prefazionedello stesso autore, datata ottobre 1926.Quest’opera, che revisiona, raccoglie e cata-loga il patrimonio artistico di Venezia, altempo venne chiesta al Lorenzetti dall’edito-re Calogero Tumminelli, specializzato inpubblicazioni d’arte. Una ristampa venneredatta dalla moglie di Giulio Lorenzetti,Maria Ciartoso, nel novembre 1956, conaggiornamenti e variazioni verificatesi nelcorso del trentennio successivo e che“l’Autore aveva tanto desiderato di attendereallorché, terminati gli eventi bellici e data tre-gua alla sua attività di studioso, avrebbe adessa potuto dedicarsi”. Nella prima edizione ilLorenzetti, nella sua prefazione, precisa che“… Non ho affatto la pretesa che questo miolavoro sia immune da errori, da deficienze, dainesattezze: è una vana illusione, io credo, pen-sar di raggiungere una tale prefazione in lavo-ri di tal fatta: sarò anzi grato a quanti vorran-no aiutarmi a correggere questi errori, a col-mare queste lacune, a togliere queste inesat-tezze. Su questo mio volume potrò, ad ognimodo, contribuire a far meglio conoscere algran pubblico quanti tesori di bellezza, quan-ta grandezza e nobiltà di vita e di propositirivivano e risplendano nella storia e nell’artedi Venezia: sarà questo il miglior compenso:

avrò così aiutato a far cono-scere meglio, ciò che vuoldire far amare di più, la miacittà”. Quando, di tanto intanto, mi viene la voglia dileggere, o meglio di rilegge-re, qualche pagina di que-st’opera rinfrescandomi lamemoria con la ricerca di alcuni particolariestetici, la consulto con estrema attenzione eavidità, come fosse la prima volta e spesso,dopo aver appagato la mia curiosità, apro leultime pagine ove appaiono “Notizie utili”,ovverossia “le indicazioni pratiche più neces-sarie per facilitar il soggiorno del forestiero aVenezia” (la ristampa, redatta a cura dellamoglie del Lorenzetti, manca di questa partefinale). Come noto, in questi mesi, si è scrittotanto sulle pagine dei giornali della cronacaveneziana riguardo il traffico acqueo e ilmoto ondoso provocato dalle navi, dai taxi eda altre mille imbarcazioni che solcano escorrazzano nella laguna e nel CanalGrande. Leggendo le pagine finali delLorenzetti, che si riferiscono al periodo delprimo ventennio del Novecento, mi sono sof-fermato alla descrizione dei mezzi di traspor-to di quel tempo, a disposizione dei venezia-ni e dei “foresti” che arrivavano in città.Naturalmente allora non esistevano le “gran-di navi” che attualmente (…e chissà perquanto ancora!) sfilano come modelle

chità, quando coloro che sono delegati algoverno della collettività devono prenderedecisioni di grande importanza su argomen-ti complessi e delicati che provocano accesediscussioni, rimettono le decisioni al popolosovrano che si assume la responsabilitàdelle scelte, come accade in Svizzera. Oggi,invece, chi governa decide dispoticamente

e, quel che è peggio, se le sue scelte sonosbagliate la fa sempre franca. Ma nellanostra falsa democrazia al danno si aggiun-ge la beffa. Laddove si sottopone qualchedecisione al giudizio del popolo, i detentoridel potere, se non sono d'accordo, se ne infi-schiano del volere della collettività. Quousque tandem?...

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davanti al Molo di S. Marco e solcano ilCanale della Giudecca facendo tremaretutte le finestre delle abitazioni che si affac-ciano sul Canale, ma transitava soltanto qual-che piroscafo, dieci volte più piccolo, cheandava ad attraccarsi alle Zattere davantialla banchina del Lloyd Triestino. Nel capito-lo “Il soggiorno in città” inizio a leggere ilprimo subtitolo “Mezzi di trasporto” e sco-pro delle notizie per le quali ora vien da farequalche riflessione. “Linea dei Vaporini” –Tariffe: il percorso è diviso in zone con prez-zi differenziati a seconda della lunghezza deltragitto: Ferrovia-Rialto (Lire 0,60); Ferrovia-S. Marco (Lire 0,85); Ferrovia-Giardini (Lire0,85); Ferrovia-Lido (Lire 1,10). Quantevolte, ai nostri giorni, si può assistere a discus-sioni sia davanti alle casse degli sportelli degliimbarcaderi ACTV-VELA che a bordo deglistessi mezzi di trasporto ove turisti si meravi-gliano e criticano perché il prezzo di unbiglietto è uguale per qualsiasi tratta di per-corso anche se interessa una sola fermata.Facendo quindi una riflessione vien da pen-sare che sarebbe giusto ritornare ai criteridegli anni Venti. Peraltro, è da tener conto cheall’epoca non esisteva ancora Piazzale Romae i mezzi iniziavano il percorso dalla Ferroviache fungeva da capolinea. Fu infatti durante ilventennio fascista che fu costruito il ponteche allaccia Venezia alla terraferma, quelfamoso ponte chiamato ponte del Littorio e,dopo la caduta del regime, Ponte dellaLibertà. Si dice però che all’epoca dellacostruzione di quel ponte ci fosse stata una“intensa” polemica per l’assegnazione delnome alla nuova area di arrivo, chiamata infi-ne Piazzale Roma, mentre si sarebbe volutochiamarla “Piazza o Piazzale della Zirada”per ricordare la “zirada”, ossia la zona in cuiterminava il Canal Grande, probabilmenteun tempo affluente di un fiume, e avanti c’erasoltanto la laguna, onde per cui quando siarrivava a quel punto si doveva “zirare”.Questa polemica sfociò addirittura con l’arre-sto di qualche fautore che si dichiarava con-

trario alla denominazione “Piazzale Roma” esimpatizzava per “Piazza de la zirada”. Fu unpo’ come in questi anni con la costruzione delponte che unisce Piazzale Roma allaFerrovia, chiamato da tutti Ponte diCalatrava, dal suo progettista, ma che ufficial-mente si chiama “Ponte della Costituzione” eche molti veneziani nostalgici delle tradizionilo avrebbero voluto battezzare “Ponte dellazirada”. E’ da rilevare che per la denomina-zione di quest’ultimo ponte non vi furonoarresti, ma solo polemiche! Ritornando aimezzi di trasporto degli anni Venti, si leggenel Lorenzetti che erano previste anche legondole sia per i veneziani che per i “foresti”.E qui c’è un po’ da sorridere! All’epoca esi-stevano nel Canal Grande (Canalazzo) circauna quindicina di stazi di traghetti di gondoleche facevano servizio da una riva all’altra delCanale, mentre per il noleggio di gondole pergiri turistici ci si doveva rivolgere ai relativistazi. I traghetti-stazi di gondole che traspor-tavano i passeggeri da una riva all’altra face-vano pagare di giorno a persona Lire 0,20.Ma perché la precisazione di giorno? Certo,perché all’epoca i traghetti delle gondole fun-zionavano anche di notte, dalle ore 24 alle ore6 del mattino, facendo pagare la tariffa mag-giorata di Lire 0,50 a persona. Da allora adoggi le cose sono cambiate molto; basti pen-sare al numero di stazi-traghetto che esisteva-no lungo il Canalazzo e che pian piano, nelcorso degli anni, sono stati eliminati uno allavolta. Ne sono prova le scritte che si possonoleggere sui “nizioleti” ancora esistenti sui fab-bricati delle fondamente di qua e di là delCanal Grande. A questo punto, tenuto contoche abbiamo ora degli assessori fervidi diidee, mi verrebbe la voglia di proporre, senti-ti naturalmente l’Ente Gondola e, soprattut-to, i Bancali, se si potesse ripristinare almenonegli stazi di S. Tomà-S. Angelo e S. Sofia-Pescheria di Rialto, un servizio notturno digondole, dalle ore 20 alle ore 7 del mattino.Chissà che magari non si possa assistere aduna seconda rivoluzione francese!

Tutti gli esseri umani sono rabdomanti e lacapacità di trovare l’acqua è alla portata ditutti. La rabdomanzia è l’arte di trovare lefalde acquifere attaverso l’uso di forcelle dinocciolo o di due bacchette metalliche eforma di “L”. Sembra una storia fantastica,ma non lo è affatto. Magia e maghi non c’en-trano per nulla. Tutto è dovuto alla capacitàinnata dell’uomo di possedere la sensibilitàa captare il flusso energetico emanato dal-l’acqua in movimento. Fin dall’antichitàl’uomo ha usato la rabdomanzia, le primetestimonianze certe arrivano da alcunetombe, risalenti ai tempi dei faraoni dell’an-tico Egitto, situate nella Valle dei Re, dovesono state trovate delle bacchette da rabdo-mante. La rabdomanzia veniva usata dagliEtruschi e successivamente dalle trupperomane durante la campagna militare inGallia. Le legioni si avvalevano dei rabdo-manti per trovare l’acqua per gli accampa-menti. In Austria, nel secolo scorso, le usa-vano nelle miniere per evitare di scavarecunicoli che andassero ad incrociare le faldeacquifere perché pericolosissime per i mina-tori che correvano il rischio di morire anne-gati come topi in trappola. I migliori rabdo-manti riconosciuti dagli studiosi del settoreerano i preti e i frati. Era una questione siapporto positivo per le comunità che si veni-va a creare attorno alle missioni nel paesidel Terzo Mondo. La Chiesa, poi, non hamai preso una posizione di condanna di talepratica perché non veniva e non viene anco-ra oggi ritenuta una forma di magia ma solorilevamento dell’energia emessa dall’acqua.Localmente, specie nelle campagne attornoa Venezia, i rabdomanti erano conosciuti ericercati fino attorno agli anni ‘60. C’è purela testimonianza diretta di due famiglie chefecero scavare un pozzo nel loro cortile di

casa dopo che un frate,arrivato appositamente daVenezia, indicò con assolu-ta precisione, dopo aversondato in lungo e in largoil cortile con la forcella dilegno, dove fare lo scavo.Successivamente il pozzo venne chiuso conl’arrivo della rete idrica locale.Secondo Tiziano Guerzoni e MarioDorigato, due rabdomanti che continuano atramandare la tradizione: “Tutti gli uominihanno la capacità di trovare l’acqua, soloche con il progredire della civiltà e l’arrivodegli acquedotti è andata via via perdendo-si”. Ora l’arte sopravvive solo per il sentitodire e attraverso storie familiari. Un veropeccato, perché è una esperienza interessan-te da fare.Tecnicamente le bacchette o for-celle non hanno nulla di magico. Sono solodegli strumenti che servono ad amplificaredei segnali che altrimenti l’uomo, salvo casirarissimi, non riuscirebbe a captare a maninude. La forcella di nocciolo, legno più indi-cato per questo scopo, ha la forma di una Yrovesciata, mentre le bacchette ad L sonodue comunissimi fili di metallo, il rame vabenissimo, con il lato lungo di 42 cm, il latocorto di 13 e il diametro di 3 mm. La forcel-la di nocciolo si impugna con il dorso dellemani rivolto verso il basso e messa in ten-sione, ma avendo l’accortezza di tenere igomiti a 90 gradi possibilmente aderenti alcostato. Il lato lungo della Y deve essereparallelo al terreno. Quando il rabdomantearriva sopra la falda, la forcella, con moltaenergia, rivolge la punta verso l’alto o versoil basso. La forcella richiede notevole espe-rienza nel maneggiarla ed è pure stancanteper l’uomo. Le due bacchette ad L, invece,sono incredibilmente semplici da usare,

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RABDOMANTI di Francesco Bergamo

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meno stancanti e anche più precise. Vannoimpugnate come due pistole. Sempre i latilunghi paralleli al terreno e tra loro e i gomi-ti come spiegato prima. Poi si inizia a cam-minare lentamente finché le bacchette ini-ziano a chiudersi verso il petto o ad aprirsiverso l’esterno. Sono precise perché quandoiniziano a muoversi significa che si staentrando nel campo energetico creato dal-l’acqua che scorre sotto, mentre quando siincrociano al petto o si aprono del tuttosignifica che si è sopra il punto esatto dellafalda. Il rilevamento è preciso e doppio.Hovoluto fare l’esperienza perché incredulo atutto questo e ho rilevato, con mia grandesorpresa, il punto esatto dell’acqua che scor-reva nel sottosuolo. Non era una falda verae propria ma un tubo dell’acqua, ma noncambia poi molto (secondo gli esperti) per-ché quello che conta è che l’acqua sia inmovimento. Successivamente ho riprovatoin una località montana sotto la supervisio-ne del rabdomante Mario Dorigato, il qualepoi mi ha confermato il dato. Non felice, horiprovato con esito positivo anche aModena. Il rabdomante locale, TizianoGuerzoni, ha confermato il rilevamento. Ilmillenario mistero dei rabdomanti vieneora svelato: l’acqua nel suo percorso sotter-

raneo sfrega contro le rocce e il terreno. Losfregamento crea un campo energetico cheviene sentito fino in superficie. Il rabdoman-te, attraverso le bacchette, riesce a captarlo.La bacchetta si comporta in questo modo: simuove perché involontariamente mossadall’uomo che la impugna. Il movimentoinvolontario succede perché il campo ener-getico captato attraverso la bacchetta, chefunge da antenna e amplificatore, confluiscenei tendini del polso e poi all’avambraccioattraverso delle microscosse elettriche(impercettibili volontariamente). Questegenerano una contrazione dei tendini. Lamicroscossa dunque crea una contrazioneche imprime una impercettibile torsione alpolso e così facendo dà direzione e motoalla bacchetta. Il movimento degli attrezziusati in quel momento vengono rilevati visi-vamente dal rabdomante, questa voltacoscientemente, che così capisce di essereesattamente sopra la falda acquifera. Maquanto sono precise le rilevazioni dei rab-domanti? Secondo uno studio svolto dagliaustriaci negli anni ‘80, i rilevamenti sonocorretti nel 98% dei casi. La percentuale disuccesso è dunque incredibile, considerandoche stiamo parlando di una capacità quasipersa dall’uomo moderno.

Fioreria Popy

Cannaregio, 2665/A30121 Venezia

Tel. 041.72.07.00Fax 041 47.60.671

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Quando mi sono ripresentato a casa deldottor C per la consueta bicchierata di fineanno e per gli auguri di Buone Feste, gliavevo appena annunciato il sollecito dallaSegreteria della Misericordia per l’artico-letto di Natale. Mi ha accolto con il solitosorriso sornione.“ Vedi? Te l’avevo detto!Gli amici del Messaggio neanche ci leggo-no più! Ci eravamo messi d’accordo tra mee te, sulla necessità di prendere , come sidice, una pausa di riflessione, un anno sab-batico , l’avevamo fatto presente nell’ultimoscritto: non se ne sono nemmeno accorti e lasegreteria sollecita! Tu insisti su quell’arti-coletto ogni tre mesi, come se fosse la val-vola di sfogo di tutte le tue bili, ansie ,osses-sioni, incavolate, o forse ti illudi di avere unostile fluido , un che del letterato, del novel-liere e ti rileggi compiacendoti di come leparole ti escono forbite, i periodi concate-nati, le metafore azzeccate.Aveva ragione ilgiovane amico quando ti invitava a maggiorspirito critico, a maggior vivacità e concisio-ne, in breve a essere più moderno. Sei fermoancora a Dostoewskij e a Mann ( ma aquello di Morte a Venezia). Che cosa hailetto di moderno? Cent’anni di solitudine!!!Ma è di trent’anni fa! O Jonathan il gabbia-no? Ma era il tempo dei figli dei fiori!Scommetto che hai ancora i libri diMarcuse.E poi vieni da me, parliamo un po’assieme, ti racconto piccoli aneddoti dellavita comune, delle mie impressioni, taloraanche dei miei sentimenti e ne approfittiper scrivere il tuo raccontino sul“Messaggio” col titolo pomposo di “ Medicia Venezia” : Mi pare che di medicina, neituoi scritti, ce ne sia ben poca, da quandosono andato in pensione. Ascoltami. Sonoventi anni che scrivi per la Misericordia . Tiho riletto: i primi articoli erano storie dipazienti , di incontri, di aneddoti, di voglia di

fare, di lotte contro i burocrati e i geronti,per una medicina migliore e più umana.Vent’anni fa nel giornalino ci scrivevi tu, ilgrande e pletorico ( in senso figurato)Giorgio Simone, amante della storia dellaRepubblica ,il signor Mario Vianello, conuna rubrica culturale; c’erano degli appuntidel Cappellano Rettore , e delle comunica-zioni del Presidente Mazzariol sulle inuma-zioni e i loculi disponibili, insomma, i classi-ci quattro gatti. Ecco una frase del tuoprimo articolo: “ .. questo è il vero scopodell’esistenza, La molla che da entusiasmo egioia di vivere…” E scrivevi su “ il suffra-gio”! Paradossale!” L’ho interrotto. “E’vero, avevo vent’anni di meno e venti chilidi voglia di fare di più. Proprio pochi giornifa ho ricevuto un piccolo regalo, con unbigliettino di auguri e l’invito a ritrovarel’entusiasmo. Purtroppo i venti chili di entu-siasmo si sono trasformati in venti chili dizavorra , ma , a parte questo influente det-taglio, l’entusiasmo non c’entra nulla. Credodi essere realista , e realisticamente non misento più , almeno adesso, la voglia di scri-vere. Ma non per quanto riguarda me o te,ma per quello che è intorno a noi: mi sentosoffocato dall’arroganza, dalla presunzione,dall’ignoranza, temo che i nostri figli o, peg-gio, i nostri nipoti, ci affoghino dentro. Inostri articoli, ti ci metto dentro, dottor C,

Medici a Venezia di Giampaolo Contemori

sono lividi, cerchiamo di nascondere la rab-bia sotto una pseudo ironia, prendiamo ingiro per non offendere, ci sfoghiamo con lemetafore, non divertiamo più ( a parte lostile primo novecento). E non mi trovo piùneanche nel “ Messaggio” : mi pare divenu-to troppo importante per me. Nell’ormaivetusto “Il suffragio” scrivevamo i famosiquattro gatti, quindici pagine al massimo,quasi un ciclostile. La prima pagina si intito-lava “ E’ avvenuto che..” e di solito riportavala notizia della sostituzione dell’impianto diriscaldamento o che erano stati imbottiti gliinginocchiatoi di San Giacometto, il presi-dente ci inviava il suo saluto , ci ricordavadella morte del gattaro di campo San Roccoo degli auguri al Patriarca. Ci trovavamouna volta all’anno, per una cena, con il vec-chio Simone che borbottava come una pen-tola di fagioli, e Bonzio, ,che aveva scrittoanche per il Corriere della Sera, che ci riem-

piva la serata di aneddoti della sua infanzia,e Zoni , sognante dietro musiche che solo luisentiva. Ci pareva di essere un vero comita-to di redazione, orgogliosi di quelle duepaginette sbilenche. Il “ Messaggio” adessoha più di cinquanta pagine, ha collaboratorie grafici di redazione le “notizie” sonodiventate ” news” del sodalizio e delle sezio-ni interne. Nel N° 2 \2013 ci sono undici arti-colisti , da politologi a giornalisti, da psicolo-gi a critici d’arte, da musicisti a collaboratoridi talk-show nazionali. Il nostro Presidente èautore di ben tre articoli, cita poeti a me sco-nosciuti, percorre la storia dei papi sulle trac-ce della profezia di Malachia, interpretaproverbi e detti veneziani. Ho letto tutti gliarticoli, ho riletto il mio, quando l’ho trova-to: mi è parso scipito, scarso di mordente,talora retorico in mezzo a professionistidella parola. Telefona tu a Pino , digli tu chenon ho più voglia, io non ne ho il coraggio.

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CONTINUA LA “BATTAGLIA” ALLACROCE ROSSA ITALIANA di Giuseppe Mazzariol

Facendo seguitoall’articolo apparsonel numero prece-dente N. 4/2013 – diquesto trimestrale,continuiamo a descri-vere come la “batta-

glia” prosegua contro il “Decreto del Fare”.Infatti, diversi parlamentari hanno recepitola “beffa”, rispondendo positivamente allarichiesta di ottenere gli stessi vantaggi dellaCroce Rossa Italiana, ente parastatale,facendosi promotori delle istanze promossedalla Confederazione NazionaleMisericordie d’Italia a favore di tutte leassociazioni di volontariato. Come narratonel numero precedente, sul “Decreto del

Fare” era stato previ-sto un finanziamentodi 150 milioni di euroa favore della CroceRossa Italiana, enteparastatale sul puntodi essere a breve pri-vatizzati. Da nondimenticare che codesto ente negli anni habrillato per bilanci con grossi buchi e concontinui aiuti ricevuti dallo Stato. Dopo la“battaglia” intrapresa dalla ConfederazioneNazionale delle Misericordie contro questanefandezza che penalizza le associazioni divolontariato in genere molte delle quali cre-ditrici di somme ingenti dalle pubbliche isti-tuzioni, in quanto quest’ultime non riescono

Nella Bibbia, nel Primo Libro dei Re, vi siracconta di Re Salomone e della sua “salo-monica” e provocatoria proposta di divide-re a metà l’oggetto della contesa, cioè unbambino . Nel catechismo dei miei tempil’episodio veniva riportato col titolo “Le duemadri” ed era utilizzato per insegnare comeil vero amore materno è oblativo e disinte-ressato. La vera madre ,infatti, è pronta arinunciare al suo bimbo piuttosto che veder-lo ucciso dalla spada di un energicoSalomone. Le cronache recenti hanno por-tato altre due madri alla ribalta. Mi riferiscoal caso delle due minorenni indotte alla pro-stituzione a Roma nell’appartamento aiParioli . Per la precisione (e maggior orrore)le ragazzine sono due ginnasiali di 14 e15anni. La stampa riferisce sul comportamen-to delle due rispettive madri. Per inciso, soloora che sto scrivendo per voi mi viene lacuriosità di sapere qualcosa anche sui duepadri. Non ne parla nessuno.! Tornando alledue madri è veramente stridente il contrastofra i loro diversi comportamenti. Una delle

due madrisente, intui-sce, capisceche nel com-portamentodi sua figliac’è qualcosache non va eche trascendele sue capacitàeducative. Realizza che riesce più ad averealcun controllo sulla figlia ma lotta per sal-varla. Chiede aiuto ai Servizi Sociali, allaNeuropsichiatria Infantile e da ultimo, vera-mente disperata, segnala il caso della suastessa figlia ai Carabinieri che possono cosìiniziare le indagini. In pochi mesi si scopriràtutto lo squallore del quadro di questa pro-stituzione minorile, con gli sfruttatori,ipusher di cocaina, perfino i baby.ruffianicompagni di scuola e ,naturalmente, unalunga lista di clienti importanti e ricchi . Laseconda madre è l’abisso dell’abisso. Vedeche la figlia quattordicenne porta a casa

a pagare loro i servizi resi in convenzione esobbarcandosi peraltro interessi da strozzi-naggio da parte degli istituti bancari, diversiparlamentari hanno manifestato la lorosolidarietà presentando un ordine del gior-no da parte del senatore Aldo Di Biagio,approvato dal Comune in sede di esame diconversione in legge del decreto in parolache impegnava il Governo stesso a valutarela possibilità di concedere finanziamenti, incasi di concrete difficoltà, anche ad altreassociazioni di volontariato. Il senatore DiBiagio ha auspicato nella sua richiesta alGoverno che “questo atto parlamentare,semplice e diretto, possa rappresentare ilpunto di partenza di un percorso articolato

di sensibilizzazione istituzionale oltre che direttifica normativa su un versante delicato esul quale urge un’attenzione sempre mag-giore da parte delle Istituzioni”.Il Presidente della ConfederazioneNazionale Misericordie, tenendo sempreviva la fiamma della “vigilanza” afferma:“Continueremo la nostra battaglia, vigile-remo attentamente sulla destinazione deisoldi ricevuti dalla Croce Rossa Italiana,ma soprattutto continueremo a ribadirel’ingiustizia del favorire un solo ente aparità di servizi resi alla collettività, bat-tendoci affinché la nostra richiesta di otte-nere eguali benefici venga ascoltata e com-presa”.

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LE DUE MADRI di Antonella Debora Turchetto

“Madre e figlia”di Gustav Klimt

Ri-parliamone!… sottovoce di Luigi Ricci

Alcuni mei coetanei ricordano gli anniOttanta come l’epoca d’oro della lorovita, piace addirittura loro anche la musi-ca, il modo di vestire, di parlare (c’eranomoltissimi sottocodici), di mangiare neifast food come le spaghetterie, o i famige-rati hamburgers in serie. Gli anniOttanta, forieri di promesse di successoper tutti: bella vita, donne, champagne,ostriche, Saint Tropez. Tutti potevanoaspirare al successo: chi ha dimenticatola serie televisiva Saranno Famosi cheinneggiava alla competizione, alla faticaestrema pur di raggiungere la fama?(Infatti il titolo originale era proprioFame). Ricordo ancora come il giovedìsera la TV era appannaggio della nonnache, intransigente ed estremamente egoi-sta, impediva qualsiasi alternativa aTelemike, uno dei più famosi, lo ricorde-rete di certo, telequiz degli anni Ottanta.I concorrenti erano al limite dell’umano,preparatissimi nelle loro materie, rispon-devano alle domande più cavillose mani-festando capacità e conoscenza sbalordi-tiva. Il mondo era diviso, sebbene fosse-ro gli anni della distensione, i due blocchiresistevano ancora e l’infamia delle due

Germanie e di Berlino Ovest imprigio-nata nel muro, non facevano più alcunanotizia, tanto si era abituati; e i modellieconomici di riferimento erano – almeno– due. Alla fine, crollato l’impero sovieti-co, ha vinto il modello occidentale: l’eco-nomia di mercato, il capitale. Mi doman-do dove sia finito tutto l’entusiasmo cheanimava quegli anni, la rilassatezza concui si viveva, la prodigalità con cui sispendeva che io, ragazzino, ricordo comeun miraggio. Detesto gli anni Ottanta. Inprimis perché io ero un ragazzino emar-ginato, e poi perché adesso, col senno dipoi, credo che stiamo pagando le conse-guenze di una cultura e dello stile di vitadei nostri genitori; non penso che gli anniche stiamo vivendo siano da interpretarecome “reazione” a quelli economica-mente migliori, ma piuttosto come evo-luzione diuno stile divita e di unac u l t u r a .L’economiadi mercato,nonostanteabbia dimo-

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quotidianamente molto denaro. Non si fané fa domande .Incassa. Dirà alla poliziache supponeva si trattassero dei “semplici”proventi di spaccio di droga (sic!) Ma sonoi dialoghi registrati nelle intercettazionitelefoniche tra madre e figlia che ci fannoinorridire indicibilmente. La mamma ripe-tutamente sollecita la figlia ad andare aprostituirsi e le dice "Vai a lavorare anchese stai male perché io sto a corto, dobbiamorecuperare”. La figlia non vuole e spiegache è stanca, sta male ed è preoccupata per-

ché non riesce a fare i compiti. Per tuttarisposta la madre la minaccia di ritirarla dascuola, dato che lo studio è un ostacolo alguadagno. La quattordicenne piange e dicea sua mamma che non vuole lasciare lascuola e le ricorda che comunque non puòessere ritirata da scuola prima dei 16 anni.Non servono commenti. Queste due madririmandano in tutto e per tutto alle duemadri bibliche , l’una disperata ma che nonsmette di lottare e l’altra, semplicemente,assassina.

strato la propria fallacia, spadroneggia intutto il mondo, perfino in Cina che noto-riamente ha un governo autoritario distampo comunista. Il capitale è concen-trato nelle mani di pochi e vige la ditta-tura delle banche, i lobbisti banchierisono entrati in politica e gestiscono i lorointeressi, moltiplicano i loro guadagni:una volta si chiedevano favori ai politicie ai malavitosi (Berlusconi, Craxi e mafievarie), adesso sono i politici, almeno inItalia e in Europa ad inginocchiarsi allebanche; in Italia, inoltre, dopo vent’annidi Berlusconi, la logica dell’appariredegli anni Ottanta – quelli della sua asce-sa – è diventata la normalità, ma adesso,al contrario, tutto è cheap, anche la cul-tura è facile, superficiale, miseramentesuperficiale, per-sentito-dire, accessibilesenza sforzo, perfino ai quiz televisivinon bisogna più portare specialità, bastaavere fortuna, essere un po’ pop: a voltesi assiste a figuracce di sventurati con-correnti che sono incapaci di intendere e

di volere e sembrano dei lobotomizzatiaddestrati; recentemente qualcuno, quat-tro concorrenti su quattro, non sapevacollocare personaggi fondamentali per lastoria del mondo come Hitler eMussolini (mi riferisco ad un famosoprogramma televisivo a premi il cuivideo sta facendo il giro della rete).Perché sforzarsi di combinare qualcosa?Inseguire un sogno? Lavorare duramen-te? Tutto oggi insegna che la realizzazio-ne personale e, più in generale la vita, ècome una slot machine, basta avere for-tuna e giocarsela con tanta, ma tanta fac-cia tosta; e noi viviamo in uno Stato, peresempio, dove il gioco d’azzardo è pub-blicizzato e incentivato, le tabaccheriepullulano di quanti grattano con la pro-fessionalità del chirurgo o guardano iteleschermi coi numeri fortunati come sefossero l’oracolo di Delfi, in attesa diqualche briciola, soltanto qualche bricio-la per apparire.Buon 2014.

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ANDAR PER MOSTREE MUSEI di Maria Teresa Secondi

LA SCUOLA GRANDEDI SAN MARCOVi consiglio una visita all’OspedaleCivile di Venezia per rasserenare lo spi-rito e godere del bello. All’Ospedale? Vichiederete. Ebbene, sì. Un magnificorestauro, inaugurato in novembre 2013,ha riaperto al pubblico le Sale dellaScuola Grande di San Marco: opere d’ar-te e antica sapienza sono in bella mostra.Tutto restaurato e splendente. Scrive ilDirettore Generale Giuseppe Dal Ben,nel piccolo ma completo catalogo:“Siamo giunti all’obiettivo che ci erava-mo proposti : riaprire stabilmente al pub-

blico le sale della Scuola, per offrire atutti la conoscenza delle opere d’artepresenti, i preziosi libri, i documentidella Biblioteca medica, la rara collezio-ne del Museo della storia della medici-

na”. La Scuola Grande di San Marco,istituita nel 1260, ebbe come prima sedela chiesa di Santa Croce; nel 1437 si tra-sferì nella sede attuale. Era regolatadalla “mariegola”, come tutte le Scuolegrandi e piccole veneziane, che stabilivafinalità e regole. La mission della confra-ternita è scolpita sull’architrave internodi un portale “Ubi charitas et amor ibiDeus est”. La facciata è capolavoro dell’architettu-ra veneziana del primo Rinascimento,opera di Pietro Lombardo, GiovanniBuora, Mauro Codussi. Gli antichidocumenti scoperti dopo una rigorosaricerca d’archivio, danno conto di arte estoria nel tempo. Un incendio nellanotte del 31 marzo 1485 distrusse lasede che fu quindi riedificata nel corsodi una decina di anni e completata nel1495. La facciata si articola in tre parti,scompartita in inquadrature e finestrati,archi e capitelli. A decorarla, i leonisimbolo di San Marco ed episodi dellavita del Santo. Statue e bassorilievidecorano la volta. Il portale, provenien-te dalla prima costruzione, è diBartolomeo Bon (autore della Portadella Carta di Palazzo Ducale) .Entrando , si apre il grande andito, unasala con dieci colonne sormontate dacapitello corinzio, appoggiate su altipiedistalli decorati. Lo scalone, che sideve a Mauro Codussi, fu distruttonell’Ottocento, rifatto nel Novecento,sulle indicazioni rimaste. Salito lo scalo-ne si accede alla Sala Capitolare il cuisplendido soffitto dorato è opera diVettor Scienza da Feltre e Lorenzo diVincenzo da Trento, nel 1519. Nella SalaCapitolare è stata allestita la mostradella collezione del Museo di storiadella medicina. Una serie di teche espo-ne strumenti chirurgici antichi, volumo-ni con immagini e disegni del tempo chedimostrano il progredire degli studi di

medicina e delle cure. Nella Sala siammirano: la tela datata 1622 “Le nozzedi Cana” di Alessandro Varotari detto ilPadovanino (1588-1648); tre quadri congli episodi della vita di San Marco:“Trasporto del corpo di San Marco” diJacopo e Domenico Tintoretto; “Cristoin gloria con San Marco, San Pietro eSan Paolo” di Palma il Giovane; l’ “arri-vo della nave a Venezia” di Jacopo eDomenico Tintoretto; la Crocifissionedi Alvise Donato; “Annunciazione” diNicolò Renieri (1590-1667); “San Marcoche benedice le isole della laguna” diJacopo e Domenico Tintoretto. Laporta che immette nella Saladell’Albergo è in stile rinascimentale;nella parte interna un intaglio rappre-senta San Marco venerato da un confra-tello, lavoro dello scultore GiovanniMarchiori. Nella Sala dell’Albergo: la “Predicazionedi San Marco in Alessandria”, di Gentilee Giovanni Bellini; “La burrasca inferna-le” di Palma il Vecchio, e “San Marcorisana Aniano”, ed “Episodi della vita diSan Marco”, di Giovanni Mansueti. Ilsoffitto dorato della Sala si deve aBiagio e Pietro da Faenza (1504). Qui visi trovano le copie digitali dei capolavoriche la decoravano: “Martirio di SanMarco” di Giovanni Bellini e del suodiscepolo e collaboratore, VittoreBelliniano; la “consegna dell’anello aldoge” di Paris Bordone. L’agile guida - Regione Veneto e Ulss 12-, ha utilizzato studi di Nelli-ElenaVanzan Marchini, Ugo Stefanutti,Luciano Zanaldi. Il progetto si è realizzato per volontàdell’ULSS 12 Veneziana, sotto l’attentaguida della Soprintendenza , e per il con-tributo finanziario di Siram SpA, VenetaSanitaria Finanza di Progetto SpA eGPPI srl. (riproduzione riservata)

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“LA BELLA” DI TIZIANOA PALAZZO GRIMANI.Incantevole. Lo sguardo dolce e fermoche cattura chi la guarda, l’incarnatoroseo, i capelli “rosso tiziano” -appunto -, il candore del decolté, la purezza deilineamenti, l’elaborata veste settecente-sca, i gioielli che l’adornano. Lo straordinario dipinto, giunto aVenezia dopo cinque secoli, è stato ospi-tato nel Museo di Palazzo Grimani,capolavoro dell’architettura rinascimen-tale. “Una scintilla dello spirito diVenezia che per lo spazio d’una mostratorna a brillare a casa sua” ha evidenzia-to, nel presentarlo, Cristina Acidini ,Soprintendente per il PatrimonioStorico, Artistico ed Etnoantropologicoe per il Polo Museale della Città diFirenze. Una curiosità storica che dàsignificato all’esposizione nel Palazzo: vifu un rapporto artistico, amicale, cheintercorse tra la famiglia dei Grimani eFrancesco Maria I Della Rovere. MarcoGrimani accompagnò il duca durante lasua visita al doge, il 26 giugno 1524, e ilfratello Marino, patriarca di Aquileia,curò l’organizzazione della convivialeche seguì. Francesco Maria, CapitanoGenerale della Serenissima, frequentavaspesso Venezia e dal 1532 lo Stato vene-ziano gli acquistò una casa a Santa Fosca. La mostra - ha raccontato laSoprintendete Giovanna Damiani -,nasce da un felice scambio di capolavoritra istituzioni museali pubbliche quali laSoprintendenza di Venezia che ha con-cesso le “Visioni dell’Aldilà” diHieronymus Bosch, dipinto conservatonel Museo di Palazzo Grimani, per esse-re esposto nella mostra “Il sogno nelRinascimento”, alla Galleria Palatina diPalazzo Pitti; in cambio, laSoprintendenza fiorentina ha prestato ilcapolavoro del maestro cadorino che

oggi splende nella Sala della Tribuna.La mostra è curata da Giulio ManieriElia e Fausta Navarro, ai quali si deveanche il bel catalogo; è stata prodotta daVenezia Accademia; allestita daAnnunziata Genchi e Giulia Passante. Una bella “rifatta”, con delicatezza e raf-finatezza, dall’Opificio delle PietreDure, restauratore Alfeo Michieletto.Molti gli studi, le ricerche, i dibattiti, perconoscerne l’identità: è forse EleonoraGonzaga, moglie del committente? O,come si pensa oggi, più che un ritratto sitratta di un’immagine della bellezza fem-minile rinascimentale? Il catalogo, edito da Marsilio, dà contodei passaggi dell’intervento salvifico,degli studi sulla ricerca dell’identità delladonna raffigurata, fornisce il percorso diacquisizione del dipinto, il dibattito deglistudiosi; presenta l’unica fonte mano-scritta della committenza, la lettera in cuiil Duca Francesco Maria della Rovereinvia al suo ambasciatore, Gian GiacomoLeonardi. L’acquisto avviene intorno al1536-1538.La mostra rimarrà aperta fino al 26 gen-naio 2014. Palazzo Grimani, Castello 4858, SantaMaria Formosa.Info 041 2411507.Prenotazioni 041.5200345.www.palazzogrimani.org(riproduzione riservata)

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Domenica 24 Novembre 2013 si è chiusa la55a Biennale d’Arte di Venezia con risultatimolto positivi: 475.000 visitatori, pareggio dibilancio e, per la prima volta, 1,5 milioni dieuro in più, destinati ad altre iniziative dellaBiennale. Il Presidente Baratta ha notato lapresenza di giovani che sono tornati peruna seconda o terza visita ai Giardini eall’Arsenale, trasformando la Biennale in“bastone tra le ruote del conformismo…Ilcontemporaneo non è sintetizzabile in pochiquadri alle pareti a conferma del conosciuto,ma un fenomeno ben più articolato. E la suavarietà e complessità, lungi dall’essere allenostre spalle, continua ad abitare qui aVenezia”. Enzo De martino, critico d’arte,pubblica un poderoso volume dal titolo:“La Biennale di Venezia 1895-2013”(Papiro Art Edit.) con accenno alle Artivisive, Architettura, Cinema, Danza, Musicae Teatro. Dopo il fatale 1797, con la resa aNapoleone, il declino della Serenissima si fadi giorno in giorno più evidente tanto da fardire a Byron, nella sua “Ode a Venezia” del1817 che “di tredici secoli di ricchezza e digloria non rimangono ora che ceneri e pian-to”. Nel 1851 John Ruskin nelle sue cele-berrime “Stones of Venice” vede Veneziacome “un fantasma sulle sabbie del mare,così debole, così silenziosa, così spoglia ditutto all’infuori della sua bellezza”. Mentrela città si sgretola, i poeti e i pittori di tuttaEuropa vengono a visitarla “alla ricerca delmistero nascosto nelle sue pietre e nelle sueacque”. Tra questi Turner che rimane folgo-rato dalla sua seducente visione sì da modi-ficare alla base il suo modo di dipingere.Viene cantata da Proust, Rilke eD’Annunzio; Wagner per ben sei volte sirifugia a Venezia dove muore il 13 febbraio

1883. Più tardianche EzraPound verrà aVenezia peresaltarla: “ODio delleacque: O Diodella notte,/quale grandedolore/ ci attende, perché tu ci compensicosì/innanzi tempo?”. Anche Pound muorea Venezia. La città si scuote e nel 1887, conl’appoggio di industriali e finanzieri, mettesu una grande mostra d’arte che riscuote untravolgente successo di critica e di pubblico.Nelle salette del Caffè Florian il sindaco-poeta Riccardo Selvatico discute con altripersonaggi l’idea di istituire una mostrapermanente con appuntamento biennale.Con Selvatico c’è Filippo Grimani, futurosindaco della città, il filosofo GiovanniBordiga, che sarà presidente dell’Ente dal1920 al 1924 e Antonio Fradeletto, attivo e“discusso” Segretario dal 1895 al 1914. Ilprimo documento ufficiale è il verbale delConsiglio comunale del 19 aprile 1893 dovesi parla di una istituzione di pubblica utilitàe beneficienza anche per ricordare il 25°anniversario delle nozze dei Reali d’Italia,Umberto e Margherita di Savoia. Accanto aFradeletto venne messo un Comitato com-posto interamente da artisti quali:Guglielmo Ciardi, Antonio Dal Zotto,Pietro Fragiacomo, Luigi Nono, AugustoSezanne, Ettore Tito. Abbattuti vecchi edifi-ci ai Giardini di Castello, venne costruito ilPadiglione (un salone centrale e nove salepiù piccole) denominato “Pro Arte” e piùtardi “Italia”, la cui facciata viene progetta-ta dal pittore Marius De Maria. Romolo

CHIUSURA DELLA 55a BIENNALE D’ARTECON UN RECORD DI INCASSI di Angiolo Zoni

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Bazzoni, direttore amministrativo per iprimi sessanta anni di vita ricorda il lavorofrenetico degli ultimi giorni. Alla primaBiennale parteciparono 285 artisti (150 stra-nieri) con un complesso di 516 opere. Tuttele spese furono sostenute dal Comune diVenezia mentre i premi furono suddivisi traComune, Ministero, Provincia e Cassa diRisparmio. L’inaugurazione della primaBiennale avvenne il 30 aprile 1895 alla pre-senza dei Reali d’Italia e molta cittadinan-za. Il primo premio (10.000 lire) venne asse-gnato a “La figlia di Jorio” del pittore abruz-zese Francesco Paolo Michetti sostenutodall’amico conterraneo GabrieleD’Annunzio. Da ricordare lo scandalo perla presenza in mostra di un grande quadrodi Giacomo Grosso (1860-1938) di Torinodal titolo “Supremo convegno” che rappre-sentava un feretro con la presenza di unuomo morto, contornato da cinque giovanidonne nude in pose voluttuose. Il quadroprovocò l’intervento del Patriarca diVenezia poi Papa Pio X e successivamenteanche Santo. Il Sindaco Selvatico chiese ilparere ad un apposito comitato guidato daun grande scrittore cattolico AntonioFogazzaro. La risposta fu che “il dipinto nonreca oltraggio alla morale pubblica”. Ciòaffermava un’indipendenza che saràcostante di tutta la storia della Biennale. Afine mostra altra grossa sorpresa: il premioin base a referendum popolare toccò all’o-pera del Grosso. Il quadro, acquistato poi dauna misteriosa compagnia la Venice Art &Co., finì negli Stati Uniti ove per un miste-rioso incendio, forse doloso, andò distrutto.Fino al 1914 il numero dei visitatori si man-tenne sopra i 200mila con una punta di457.900 nel 1909. Difficile trovare i protago-nisti delle avanguardie storiche. Nel 1901 laFrancia presentò una mostra sulle sculturedi Rodin e la Svizzera una su Böcklin. Solonel 1910 abbiamo un’esposizione di Renoired una su Gustav Klimt. Il Comune diVenezia fa acquisti su buoni pittori come

Dall’Oca Bianca, Signorini, Tito trascuran-do altri nei vari padiglioni che oggi varreb-bero molto di più come Renoir, Manet eSisley. Picasso poi che Fradeletto fa rimuoreper non scandalizzare il pubblico e arriveràsoltanto nel 1948. Alla Biennale del 1897 ilprincipe Alberto Giacomelli offre in donoal Comune di Venezia un bel gruppo diopere di Fragiacomo, Laurenti ed alcunistranieri che costituiranno un primo nucleodella istituenda Galleria d’arte moderna diCa’ Pesaro. Il palazzo Pesaro, che la duches-sa Felicita Bevilacqua, vedova del generalegaribaldino La Masa, abitava da sola, vienedonato alla città di Venezia con testamentodel febbraio 1898 e destinato ai giovani arti-sti con la clausola che se dopo un anno dallamorte della duchessa il Comune non avesseseguito quanto da lei disposto il palazzosarebbe passato al suo erede universale.Morta la benefattrice nel gennaio 1899,nello stesso anno il Comune accetta il lasci-to, fa collocare sullo scalone del Longhena ibusti della duchessa e di suo marito e laGalleria viene inaugurata nel maggio 1902provvisoriamente nell’appartamento d’o-nore di Ca’ Foscari. Soltanto nel settembredel 1905 il Consiglio Comunale approva lostatuto dell’istituenda Opera Bevilacqua LaMasa. Soltanto con l’arrivo a Venezia di ungiovane avvocato ferrarese Nino Barbatinisi avrà uno scossone sia nell’arte di Veneziache per la Biennale che nei primi anni delsecolo esistevano solo sulla carta. Klimt,Schiele e Kokoska danno un fremito aVienna. Nel 1903 a Dresda nascel’Espressionismo e nel 1905 irrompono “IFauves” mentre l’anno dopo Picasso eBraque discutono sulla scomposizione cubi-sta delle immagini. Nel 1909 le Figaro pub-blica il primo manifesto dei Futuristi.Barbantini approfitta del momento alle-stendo nel 1908 due mostre di giovani vene-ziani da Cadorin ad Arturo Martini, daMoggoili a Guido Marussig dando inizio aduna stagione irripetibile dell’arte moderna

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fino al 1920. Nel 1910 le due tele di GinoRossi “Il Muto” e “La fanciulla del fiore”facevano conoscere a Venezia ed in Italia leesperienze espressive dei francesi. In quellostesso anno (27 aprile) i Futuristi lancianodalla Torre dell’Orologio in piazza S. Marcoi celebri manifestini titolati “VeneziaPassatista” dove Marinetti scriveva:“Bruciamo le gondole poltrone a dondoloper cretini…venga finalmente la divinaluce elettrica a liberare Venezia dal suovenale chiaro di luna da camera ammobi-liata”. Entusiasmo dei giovani “ribelli” diCa’ Pesaro anche per la grande mostra diUmberto Boccioni, invitato da NinoBarbantini, con quarantadue dipinti e dise-gni. La Cassa di Risparmio di Venezia, cheseguiva le vicende di Ca’ Pesaro, acquista“la nonna”, gioiello prezioso della collezio-ne. Boccioni con la sua mostra contribuì acreare due versanti: Biennale di Fradeletto,impermeabile alle novità estetiche e Ca’Pesaro di Barbantini con i giovani “ribelli”.Antonio Fradeletto, potente SegretarioGenerale, ebbe l’intuizione dei padiglionistranieri: ogni stato poteva costruire il suoedificio ad uso esclusivo dei suoi artisti e ciòportando un contributo economico allaBiennale. Inizia il Belgio nel 1907 e l’ultimonel 1995 la Corea del Sud. Fradeletto perdecorare il padiglione “Pro Arte”, invitaGiulio Sartorio che realizza quattro enormipannelli con i temi della “luce”, delle“Tenebre”, dell’”amore” e della “morte”mentre nel 1909 Galileo Chini decora lepareti della cupola del primo salone, deco-razioni ricoperte negli anni successivi erestaurate nel 1986. Lo scontro traBarbantini e Fradeletto è sempre più asproanche se la Biennale del 1910 presentagrandi pittori: Courbet con 19 dipinti,Renoir con 37 e Klimt con 22 dipinti. Lapittura di Renoir, secondo il critico Longhi,“fu la prima rivelazione diretta della pitturamoderna”. Ca’ Pesaro acquista di Klimtuno dei più bei dipinti della sua collezione:

“La Giuditta”. Le Biennali precedenti laGrande Guerra non presentano fatti diparticolare interesse, se si accentua il casodi un articolo della “Difesa” che denuncia ildegrado artistico. Per calmare le polemichela Biennale invita alcuni artisti più alcunigiovani per accettazione sotto giuria. Tra irespinti ci furono Arturo Martini e GinoRossi che, a tamburo battente, organizzanouna Mostra all’Excelsior del Lido come eraaccaduto a Bologna con i giovani GiorgioMorandi e Osvaldo Licini. Il politicoFradeletto chiama, come Vice, VittorioPica, storico dell’Impressionismo, che nel1920 diventerà Segretario generale. Nel1914 viene inaugurato, con festosa cerimo-nia, il padiglione russo che viene chiuso conlo scoppio della Grande Guerra. Nel 1924viene preso dall’ambasciatore sovietico chepone subito sul tetto la Bandiera rossa confalce e martello. Il 17 agosto del 1916 mori-va Umberto Boccioni per una caduta dacavallo. Ho scritto sulle prime Biennali finoal 1920; ora il mio invito è seguire le vicen-de nel bel libro scritto da Enzo Di Martino:la presenza del conte Volpi con l’uragano diiniziative: i Festival della musica, delCinema e del Teatro. Poi dal 1948 con lagrande “Mostra degli Impressionisti(Monet, Sisley, Cézanne, Degas, Gauguin,Van Gogh, ecc.) che io ebbi la fortuna divedere, fino alla riforma del 1973. Nel gen-naio 1930 la Biennale viene trasformata inEnte Autonomo e il conte Volpi nominatoPresidente. In realtà sembra che tutto siastato progettato dallo stesso Volpi per un“rilancio” economico di Venezia: industriea Marghera e Grandi Alberghi (Ciga) alLido con la valorizzazione della spiaggia. Ilnuovo statuto del 1930 resiste fino al 1973.Nascono in questo periodo il PremioBurano, vinto da Carlo Dalla Zorza cheindispettisce Emilio Vedova che lancia inlaguna per protesta il suo dipinto, raccoltoe conservato da Romano Barbaro, pro-prietario del ristorante a Burano. Da

Il tema dell’invecchiamento umano inte-ressa, con approccio più o meno apprensi-vo a seconda della fase della vita, adognuno di noi: i vecchi perché speranosempre che la scienza escogiti possibilimiglioramenti delle prospettive di vita, igiovani perché ormai consapevoli delfatto che l’invecchiamento è un processonaturale, inevitabile ma auspicabile. Ilcostante aumento del numero dei vecchi(che oggi è otto volte superiore a quellodi cento anni fa), è il risultato del fioriredegli interessi scientifici sul processo del-l’invecchiamento. Sessant’anni fa lagerontologia, la geriatria e la geragogia

non avevanodignità scientificae l’invecchiamen-to era considera-to un processo diperdita progressi-va ed irreversibi-le di tutte le funzioni dell’individuoaccompagnata dalla ineluttabile presenzadi malattie. Noi oggi siamo in grado diaffermare con certezza che la vecchiaianon comporta necessariamente un dete-rioramento irreversibile di tutte le funzio-ni psico-fisiche della persona. La certezzadi ciò proviene da quanto ottenuto, con

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segnalare il “Premio Colomba” del risto-rante “Alla Colomba” di Deana e il“Fronte Nuovo delle Arti”, nato nel risto-rante all’Angelo di Renato Carrain. Lostorico dell’Arte Rodolfo Pallucchini,nominato Segretario Generale, organiz-zerà le prime cinque Biennali del dopo-guerra, forse le più importanti di tutta lastoria dell’Istituzione. Quella del 1948 fu lapiù grande e completa al mondo d’artecontemporanea: la Francia con gliImpressionisti, l’Austria con Egon Schiele,la Gran Bretagna con Turner e HenryMoore, il Belgio con Ensor e Permeke. NelPadiglione centrale Paul Klee e la primavolta con Pablo Picasso di 67 anni con isuoi 19 dipinti, l’Italia con Arturo Martini,Gino Rossi, Cagnaccio di San Pietro,Silvestro Lega con Moggioli, Campigli, DePisis e Mino Maccari. I primi premi attri-buiti a Braque, Moore e Chagall e agli ita-liani Morandi, Manzù e Maccari. DettaBiennale ebbe l’evento più importante:l’arrivo a Venezia della ricchissima PeggyGuggenheim e la sua collezione di capola-

vori dell’arte del XX secolo (136 opere diPicasso, Mondrian, Mirò e Magritte, Klee,Duchamps e Kandinsky, Dalì e Chagall).Acquistò un palazzo sul Canal Grande:Palazzo Venier dei Leoni, vivendo quitrent’anni fino al 1979, anno della morte.Le sue ceneri furono disperse in laguna.Da citare la controversia tra De Chirico ela Biennale risoltasi del 1956 con unamostra di 36 dipinti e la presenza dell’arti-sta a Venezia fino alla sua morte nel 1978.E arriviamo alla 55a Biennale d’arte, testéconclusa, con il più giovane direttore nellastoria della Biennale, il quarantenneMassimiliano Gioni che con la sua rasse-gna prende lo spunto da un progetto irrea-lizzabile di un italo-americano MarinoAuriti che voleva innalzare, nel centro diWashington un palazzo Enciclopedico, altosettecento metri, per ospitare tutto il sape-re dell’umanità. Agli 88 padiglioni nazio-nali ai Giardini si è aggiunto quello dellaSanta Sede, mentre il padiglione Italia,sistemato alle Tese delle Verginiall’Arsenale, espone le opere di 14 artisti.

L’ANGOLO DEL GERIATRA di Giancarlo Bottecchia

tutta evidenza, dalle ricerche gerontologi-che e geriatriche che in questi ultimi annihanno studiato ed analizzato con rigorosometodo scientifico gli aspetti cronologici,biologici, anatomopatologici, farmacolo-gici, psicologici e sociali della vita dei vec-chi. Ora, mentre la gerontologia e lageriatria sono discipline ben conosciuteanche al grande pubblico grazie ai risulta-ti positivi che sono sotto gli occhi di tutti,la geragogia rappresenta un neologismo,il cui significato è ignoto ai più, benché siastato introdotto già nel 1973 da AngioloSordi nel trattato di geriatria di Antoninie Fumagalli (edito dalla Bayer) doveviene presentato il concetto secondo ilquale la geragogia deve essere intesacome psicopedagogia dell’invecchiamen-to, valorizzandolo. La geragogia deveporre l’accento sull’importanza del con-cetto di educazione perseguita attraversotutte le età della vita con lo scopo di pre-parare ogni individuo ai cambiamenti chel’avanzare dell’età comporta ed a vivere,una volta senescenti, esplicando un’inten-sa attività intellettuale che permetta diampliare le proprie conoscenze e di otte-nere quell’arricchimento esistenziale chepuò derivare solamente dalla cultura.L’individuo, nel corso della propria esi-stenza, si trova a dover fronteggiare situa-zioni sempre diverse, previste ed imprevi-ste. E’ praticamente impossibile prepara-re preventivamente gli individui ai cam-biamenti non previsti, ma è possibile ipo-tizzare azioni successive ed eventi più omeno negativi. Tali concetti sono alla basedi ogni programma geragogico, intenden-do la geragogia come un’area di forma-zione-educazione riguardante la sene-scenza. I richiami geragogici sembranoessere un tentativo di sottolineare che sideve dare all’educazione della compo-nente adulto-anziana della popolazione,quasi una rivendicazione di pari opportu-nità. La vecchiaia ha sofferto per essere

stata considerata, e lo è parzialmenteanche al momento attuale, come natural-mente non educabile: Si veda il peso cheancor oggi assume l’associazione automa-tica tra invecchiamento e incapacità fisi-ca. Questa associazione appare oggimeno scontata e più articolata, non sol-tanto a causa dello spostamento in avantidell’età in cui questa associazione vieneritenuta molto probabile, ma perché si ègradualmente evidenziata in funzionepreventiva di mantenimento e di riabilita-zione che l’esperienza educativa può svol-gere nei confronti del decadimento e ciòha incrinato una concezione della vec-chiaia come fisiologicamente ineducabile.Un programma educativo all’approdoalle età avanzate necessita in primo luogodi un miglioramento della coscienza sani-taria fin dalle più giovani fasce d’età: nelperiodo scolare il giovane dovrebbe esse-re educato a scegliere regimi di vita cheprediligano, considerandola di fondamen-tale importanza, l’attività fisica unitamen-te alla valorizzazione d altri comporta-menti relativi ad una alimentazione equi-librata, al rifiuto di assumere sostanze tos-siche ad uso voluttuario, alla necessità dimantenere costantemente un alto livellodi attività mentale. Avanzando con l’età,iniziando comunque fin da giovani, èbene abituarsi a controllare il propriostato di salute con visite specialistiche edesami di laboratorio e strumentali. Ciòpremesso, è chiaro che l’intervento gera-gogico deve proporsi di educare la collet-tività nel suo insieme, oltre all’individuoed alla famiglia, in modo da favorire lacaduta di tutti quei pregiudizi che hannoposto il vecchio nel mondo della incom-prensione e della solitudine. Sono indi-spensabili interventi che insegnino a pre-venire l’isolamento e l’inattività ed a pro-muovere varie attività per il periodo libe-ro, sia di tipo relazionale che occupazio-nale. Si tratta di educare i singoli e la col-

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lettività ad accettare serenamente la con-dizione senile, parificandola alle altre sta-gioni della vita. Negli ultimi anni la gera-gogia sta faticosamente uscendo dall’am-bito ristretto delle Scuole di Geriatria(nei cui programmi l’omonima disciplinafigura tra gli insegnamenti tecnico- prati-ci del quarto anno) per interessare più davicino una certa élite di studiosi che dellanuova materia hanno fatto oggetto dipubblicazioni e di qualche convegnoscientifico, senza che, peraltro, ne sia deri-vata, sin ad oggi, una apprezzabile ricadu-ta nel mondo della sanità. Come già detto,per geragogia il su assertore AngioloSordi voleva intendere l’educazioneall’invecchiamento attraverso la ricerca el’insegnamento di uno stile di vita idoneoper la vecchiaia e per coloro che si trovas-sero in età presenile. Alla luce di quanto èstato scritto, volendo presentare questadisciplina in modo appropriato, va pre-messo che della stessa possono dare duediverse interpretazioni. Secondo la primal’insegnamento geragocico servirebbe aconsentire all’adulto pre-senile l’adatta-mento ad un genere di vita in continuaevoluzione per cui la geragogia stessadovrebbe essere intesa come momentopedagogico della prevenzione dell’invec-chiamento e dei suoi fattori ambientali.

Ma il suo significato più vero è quello sta-bilito dall’interpretazione della Scuola diFirenze (Prof. Antonini), secondo la qualetale disciplina rappresenta il momentopedagogico della prevenzione anti-senile:è vera e propria educazione all’invecchia-mento, è l’insegnamento diretto all’adul-to, ma anche al giovane, affinché riesca adinvecchiare con successo. In definitiva sirichiede al vecchio ed a chi si accinga adiventarlo, prima o dopo, ad imparare unnuovo stile di vita che si dimostri idoneoalla vecchiaia. La geragogia dovrà,comunque, diventare prima o poi operati-va, per attuare una rifondazione sia cultu-rale che pratica della vecchiaia, ed a que-sto scopo deve essere indirizzata sia all’in-dividuo che alla società. Secondo uno stu-dioso dell’argomento, il Dott. G.Cristianini, vale la pena di osservare che iltermine geragogia resta al giorno d’oggisconosciuto non solo ai profani, anche senon a tutti, ma addirittura a gran parte deimedici e, persino, a molti operatori geria-trici ed esperti di politica sanitaria. Ilvocabolo, infatti, non fa ancora parte dellinguaggio medico comune e, paradossal-mente, comincia invece a far capolino nellessico della divulgazione scientifica. Mipropongo di sviluppare l’argomento nelprossimo numero del giornale.

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Ma chi era mai costui? Nacque a Gori inGeorgia il 21 dicembre 1879. Da giovinet-to condusse i suoi studi dapprima nellascuola ecclesiastica di Gori e poi nel semi-nario cristiano-ortodosso di Tibilisi ove,peraltro, venne espulso nel 1899 per le suecompromettenti simpatie politiche con iprimi movimenti del Partito operaiosocialdemocratico. Nella Russia non ebbeperò vita facile e più volte fu arrestato,riuscendo però sempre a fuggire e viverenella clandestinità. Nel 1907, a 28 anni,proprio per sottrarsi ai continui insegui-menti della polizia politica zarista, siimbarcò di nascosto in una nave mercan-tile che trasportava grano dal porto diOdessa al porto di Ancona, sbarcandoverso la fine di febbraio nel capoluogomarchigiano. Prese subito contatti con imovimenti dei primi socialisti italiani econ alcuni gruppi di anarchici, lavorandoper alcuni mesi come portiere notturnoall’Hotel “Roma e Pace” di Ancona. Nontrovandosi però realizzato, si imbarcònuovamente come clandestino, nascon-dendosi nella sala macchine, in un piro-scafo lo portò a Venezia. Anche qui JosifVissarionovič venne ben accolto sia daiprimi movimenti di operai socialisti cheda quelli anarchici che lo ribattezzaronocon il diminutivo veneziano di “compa-gno Bepi” e “Bepi del giasso” (giazzo)(per chi non conosce la lingua venezianail termine “giazzo” - si pronuncia giasso –significa ghiaccio, gelo), proprio per ricor-dare la sua provenienza russa. A Veneziail compagno “Bepi” ritenne di sfruttare lafamiliarità ricevuta nella sua prima gio-

ventù nel semina-rio di Tibilisi con lacomunità armena,avvalendosi dellapresenza dei reli-giosi armenimechitaristi cherisiedevano nell’i-sola di SanLazzaro, nella laguna veneziana. Egliinfatti approfittò di questa occasione,soprattutto perché parlava molto bene lalingua armena. Si presentò all’Abatemechitarista dell’isola, Padre IgnazioGhiurekian, chiedendo di ottenere un’oc-cupazione lavorativa. Il “compagno Bepi”sapeva servire messa secondo i riti latinoe ortodosso, appresi negli anni trascorsitra la scuola ecclesiastica di Gori e il semi-nario di Tibilisi, nonché suonare le cam-pane con i rintocchi richiesti rispettiva-mente da entrambe le confessioni religio-se. Venne quindi accettato e ospitato nellacomunità di S. Lazzaro a patto che suo-nasse le campane del convento secondo ilrito latino. Egli però, quasi per provoca-zione e disobbedienza, venne meno agliaccordi, suonando le campane con rintoc-chi che potevano andar bene solo per gliortodossi e apportando, pertanto, confu-sione tra i religiosi della comunità mechi-tarista dell’isola. Dopo alcuni giornil’Abate, alquanto infastidito di questo suoatteggiamento quasi provocatorio, lorichiamò e lo mise difronte ad una scelta:rimanere nella comunità mechitarista diS. Lazzaro accettando scrupolosamentetutte le norme della congregazione che lo

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CURIOSITÀ VENEZIANEJOSIF VISSIARIONIVIC DZUGASVILIA VENEZIA di Giuseppe Mazzariol

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ospitava e chie-dendo, peraltro, diessere ammessoalla comunitàcome “novizio” oandarsene. Questecondizioni non siaddicevano dicerto al “compa-gno Bepi” chelasciò l’isola eanche Venezia,raggiungendo laSvizzera. Dopopoco tempo peròabbandonò anche quel Paese e se neritornò in Russia, giusto in tempo per par-tecipare alla rivoluzione. Nel 1912 entrò afar parte del Comitato centrale russo, sta-bilendosi a S. Pietroburgo e dirigendo ilgiornale Pravda (che in russo significaverità). Nel 1913 si recò a Vienna ove pre-parò il saggio “Il marxismo e la questionenazionale”. Arrestato subito dopo, venneconfinato in Siberia fino al 1917, quandofu liberato a seguito della rivoluzione difebbraio. Dopo la rivoluzione di ottobre,divenne commissario alle nazionalità,svolgendo numerosi incarichi organizzati-

vi, ma di secondo piano. Nel 1922, quandoLenin venne colpito da emiplegia, il“compagno Bepi” fu eletto segretariogenerale del comitato centrale, emargi-nando L.D. Trockij dalla lotta per la suc-cessione. Tralasciando tutte le battaglieinterne, le “emarginazioni” e le epurazio-ni per la sua ascesa politica, il “compagnoBepi” divenne alla fine la guidadell’Unione Sovietica, un grande dittato-re senza scrupoli, col soprannome di“PICCOLO PADRE” e lo pseudonimouniversalmente conosciuto di STALIN,Josif STALIN.

TORTA DI FARINA GIALLA

Ingredienti:300 gr. di farina gialla100 gr. di uva passa50 gr. di pinoli4 cucchiai di olio extravergine1 mela1 cucchiaio di scorza di limone grattu-giata1 cucchiaio di succo di limone20 gr. di burroSale.

Mondare, sbucciare e tagliare a spicchi lamela, bagnarla con il succo di limoneperché non annerisca. Mettere l’uvapassa in acqua tiepida per 15 minuti.Raccogliere la farina in una terrina e ver-sarvi gradualmente ½ litro di acquacalda, mescolando con un cucchiaio sinoad ottenere un impasto molle ed omoge-neo. Unirvi gli spicchi di mela, pinoli, lascorza di limone, l’olio, l’uva passa sco-lata e asciugata, un pizzico di sale eamalgamare bene il tutto.Imburrare una teglia rotonda e bassa,versarvi il composto, livellarlo e farecuocere in forno già caldo a 200° per 30-35 minuti. Quando la torta sarà cotta,toglierla dal forno. Servirla tiepida.

Le ricette di nonna Silvana di S.M.B.

COTTO, ASSAGGIATO E POI MANGIATO….

Voltite indrio e ti ghe ne vedarà de pezo.A dir busie ocore bona memoria.Ghe xe più zorni che luganeghe.Nobile senza schei xe comeun faral senza ogio.Un baso e ‘na forbia, el baso ze andà via.L’aqua no ciapa macia.

Voltati indietro e ne vedrai di peggiori.A dire bugie occorre buona memoria.Ci sono più giorni che salsicce.Un aristocratico senza soldi è come unfanale senza olio.Un bacio e una pulita e il bacio è sparito.L’acqua non prende macchia.

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PROVERBI E DETTI VENEZIANI a cura di G. M.

Dalla notte dei tempi.....Proverbi e detti veneziani

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POETI VENEZIANI di Elio Alessandro Minetto

Venexia mia de mi...

No ghe vol bel tempo,

né tanti bessi,

par vedar stà città coi bei palassi,

e cussi, co la luna,

o co in siel na sola stela,

Venexia mia, ti xe tanto bela;

Se, i te vede in canalasso,

in laguna, o in palugo,

in una gondola a spasso,

co oci spalancai da pampalugo,

i vede sempre un gran tesor;

Venexia mia, ti xe un amor;

Ma cossa importa, par noialtri,

che semo nati in sta cosa,

vedemo gnente de più rosa,

che no sia invidià da altri,

AMOR = COLOR = POESIA,

Venexia mia de mi, ti xe mia;

Ghe ne vien tanti, in stà isoeta,

e i dixe sempre de starghe un giorno,

ma poco dopo in compagnia lieta,

i ga le nosse, e de corsa i fa ritorno,

e ti, no ti ghe disi gnente, ti tasi….

Venexia mia, ti xe da basi…

E canti,e e musica par tute le teste,

xe queste popolari le so feste,

e xe sempre na festa, co tuta la so zente,

col sfondo la Giudecca, la galeggiante,

le bissone, la storica regata,

Venexia mia par ti, ti xe na fata;

E co tuto che questa ne ga dà,

mile ani dopo, ma bisogna andar de là,

in gondola più lenti, par l’ultima parada,

la barca xe più granda, xe mesta la vogada,

e qua, stivai i te mete, driti e storti,

Venexia mia co ti, che ben, anca da morti…