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Il sistema pensionistico

Il sistema pensionistico. 2 Definizioni Le ragioni dellintervento pubblico Confronto fra sistemi pensionistici a) rendimento b) effetti sulla crescita

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Il sistema pensionistico

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Il sistema pensionistico 2

Il sistema pensionistico

DefinizioniLe ragioni dell’intervento pubblico

Confronto fra sistemi pensionisticia) rendimento

b) effetti sulla crescitac) equitàd) ripartizione del rischio fra generazioni

Il sistema italiano

Equilibrio macroeconomico e finanziario

Confronti internazionali

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• Il sistema pensionistico e' un meccanismo che trasferisce risorse correntemente prodotte dalla popolazione attiva a favore di chi:– ha cessato l'attività lavorativa per ragioni di età

anagrafica (pensioni di vecchiaia) o di età contributiva (pensioni di anzianità);

– non è più in grado di partecipare al processo produttivo per una sopravvenuta incapacità lavorativa (pensioni di invalidità);

– pur non avendo mai fatto parte della forza lavorativa, è legato da rapporti familiari con persone decedute che hanno fatto parte della forza lavoro (pensioni ai superstiti);

– è sprovvisto di qualunque forma di reddito e non è in grado di lavorare (pensioni assistenziali).

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Il sistema pensionistico 4

• Il sistema è finanziato dai contributi sociali versati dai lavoratori e dai datori di lavoro agli enti che erogano prestazioni pensionistiche.

• Lo Stato può intervenire ricorrendo alla fiscalità generale.

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Funzioni svolte dal sistema pensionistico

• Funzione assicurativa: l’individuo rinuncia a parte delle sue risorse quando attivo per vedersi riconosciuto un certo livello di reddito (e consumo) quando anziano

• Funzione previdenziale: il sistema garantisce all'individuo il mantenimento di un tenore di vita simile a quello raggiunto nella fase terminale della vita lavorativa (purché abbia adeguatamente contribuito al finanziamento del sistema)

• Funzione assistenziale: la collettività assicura a tutti i cittadini un reddito adeguato ad una esistenza dignitosa

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Realizzazione delle funzioni del sistemapensionistico in assenza di interventopubblico

Funzioni assicurativa e previdenziale attraverso

a) il risparmio privato, investendo sul mercato dei capitali o sottoscrivendo delle polizze assicurative

b) trasferimenti intrafamigliari

Funzione assistenziale delegata al volontariato

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Ragioni dell’intervento pubblico

1) Realizzazione della funzione assistenziale

2) Fallimenti dei mercati dei capitali– Limitato sviluppo dei mercati dei capitali– Asimmetrie informative (tra investitori e

intermediari finanziari) sul rischio degli investimenti

3) Fallimenti dei mercati assicurativi– Assenza di copertura dal rischio di inflazione

4) Assicurazione come bene meritorio

(la collettività ritiene miope chi non costituisce delle risorse per la vecchiaia)

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Evoluzione storica

• Famiglia patriarcale funzioni assistenziali delegate alle organizzazioni religiose, funzioni previdenziali e assicurative garantite all'interno della famiglia.

• Rivoluzione industriale dissolvimento della famiglia patriarcale sistemi assicurativi (volontari o su base contrattuale) finanziati dai contributi dei lavoratori e dei datori di lavoro.

• Soluzioni volontaristiche e contrattuali insufficienti a risolvere i problemi posti dall’industrializzazione e dall’urbanizzazione negli ultimi decenni del XIX secolo, la Germania di Bismarck iniziò a mettere le basi del primo e più sviluppato sistema di previdenza sociale (obbligatorietà dell’assicurazione pensionistica).

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Evoluzione storica

• Ragioni di tipo paternalistico (BENI MERITORI) spiegano l’obbligatorieta’ l'individuo non e' in grado di prevedere con cura i propri bisogni effettivi in un periodo lontano nel tempo e di risparmiare in modo adeguato.

• Inizialmente, i sistemi pensionistici, pur essendo obbligatori, applicavano criteri assicurativi privati:– contributi versati investiti sui mercati dei capitali e

immobiliare e montante corrisposto sotto forma di pensione, senza alcuna garanzia di adeguatezza della rendita ottenuta al momento del pensionamento.

• In seguito i sistemi pensionistici pubblici si sono assunti la responsabilità di garantire prestazioni adeguate.

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ClassificazioneModalità di finanziamento delle prestazioni

• Sistema a ripartizione: in ogni periodo il gettito contributivo (somma dei contributi sociali versati) e' destinato al finanziamento delle prestazioni erogate nello stesso periodo (non si accumulano riserve: PATTO INTERGENERAZIONALE).

• Sistema a capitalizzazione: i contributi che ogni lavoratore versa nel periodo di attività sono investiti sul mercato dei capitali. La pensione corrisponderà al montante accumulato, riscosso sotto forma di rendita (accumulazione di riserve: OTTICA ASSICURATIVA INDIVIDUALE).

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SISTEMA A CAPITALIZZAZIONENel Sistema a capitalizzazione i contributi sono investiti sul mercato dei capitali. Il montante contributivo (MC) alla fine della vita lavorativa deve essere uguale al valore attuale del flusso di pensioni future (VA) data la speranza di vita.VA(P) = MC

ClassificazioneModalità di determinazione delle prestazioni

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• Esistono due tipologie di fondi pensione:– fondi a contribuzione definita: ogni lavoratore è

titolare di una posizione nell'ambito del fondo alla quale confluiscono i contributi, nella componente determinata contrattualmente ed in quella (eventualmente) volontaria. I versamenti danno luogo a un capitale che al momento della cessazione del rapporto di lavoro e' trasformato in rendita il rischio dell'investimento e' a carico dell'assicurato.

– fondi a prestazione definita: il beneficio pensionistico e' fissato sulla base di una formula che lega la prestazione al salario e al numero di anni di contribuzione, in maniera analoga al Sistema a Ripartizione (Metodo Retributivo) il rischio dell'investimento passa dall'assicurato all'assicuratore. Tali fondi hanno l’obbligo di mantenere una riserva a garanzia degli assicurati.

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Determinazione delle prestazioni

SISTEMA A RIPARTIZIONE• Il gettito complessivo annuale e‘ destinato al

finanziamento delle pensioni pagate nello stesso anno non si ha quindi costituzione di riserve e fondi intitolati ai singoli contribuenti; si formano invece diritti al pagamento di una pensione di un certo importo o secondo una certa formula.

• Le pensioni possono essere calcolate secondo due fondamentali metodi di calcolo:– il metodo retributivo;– il metodo contributivo.

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Il metodo retributivo

La pensione annuale è pari ad una certa percentuale della retribuzione pensionabile moltiplicata per il numero di anni di contribuzione

P = Rp L

= coeff. di rendimentoRp=retribuzione pensionabile

L = anni di contributi

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Il metodo contributivo

La pensione annuale è determinata moltiplicando il montante contributivo per un coefficiente

P = MC x a(rz , L)

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Tasso di rendimentoRipartizione vs. capitalizzazione

• Ipotesi:– pensioni finanziate esclusivamente con contributi

sociali;

– Wt = monte salari al tempo t (pari al totale dei salari pagati) al lordo dei contributi sociali;

– n = tasso di crescita dell’occupazione;– m = tasso di crescita della produttività;– = percentuale di contribuzione.

• Monte salari al tempo t+1 = Wt+1=Wt(1+n)(1+m)

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SISTEMA A CAPITALIZZAZIONE

Contributi riscossi al tempo t = Ct= Wt investiti sul mercato dei capitali rendimento i Pensioni erogate al tempo t+1 = Pt+1= Ct(1+i) = Wt(1+i).

Il rendimento è i

un sistema pensionistico a capitalizzazione garantisce un rendimento pari al tasso di rendimento garantito sui mercati dei capitali.

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SISTEMA A RIPARTIZIONE

• Contributi riscossi al tempo t = Ct= Wt = Pt = Pensioni erogate al tempo t.

• Contributi riscossi al tempo t+1= Ct+1= Wt+1=Wt(1+n)(1+m)= Pt+1 = Pensioni erogate al tempo t+1.

• Il rendimento implicito (ottenuto dalla generazione che lavora e versa contributi al tempo t e percepisce pensione al tempo t + 1) è tale che:

un sistema pensionistico a ripartizione puro (in cui tutti i contributi versati sono esauriti nel pagamento delle pensioni nello stesso anno) garantisce un rendimento implicito (circa) pari alla somma del tasso di crescita dell'occupazione e della produttività.

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t

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Tasso di rendimentoRipartizione vs. capitalizzazione

Il sistema a capitalizzazione garantisce un rendimento superiore del sistema a ripartizione se

i > n + m

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Tasso di rendimentoRetributivo vs. Contributivo

Tasso rendimento internoMC(i)=VA(i)

Osservazione 1Per particolari valori dei parametri il sistema retributivo può determinare pensioni eguali al sistema contributivo (a parità di contribuzione)

Osservazione 2Il sistema contributivo garantisce sempre l’eguaglianza dei tassi di rendimento interni fra contribuenti - pensionati

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Tasso di rendimentoRetributivo vs. Contributivo

Osservazione 3Il sistema retributivo non garantisce in generale l’eguaglianza dei tassi di rendimento interno

Osservazione 4I sistemi retributivi favoriscono le carriere dinamiche. Tanto minore è il periodo su cui si calcola la retribuzione pensionabile tanto maggiore sarà la differenza dei TRI a favore delle carriere dinamiche

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Esempio

R1 R2 R3 R4 R5 P1 P2 TRI1 TRI2

A 60 80 100 120 140 112 80 15,8%

2,5%

B 100 100 100 100 100 80 80 2,2% 2,2%

C 20 40 60 80 100 80 48 25,7%

2,8%

Aliquota contributiva 15%

Coefficiente di rendimento 0,16

P1: pensione calcolata con Rp = RL

P2: pensione calcolata con Rp = media retribuzioni nell’arco della vita

R1(1+i)5 + R2(1+i)4 + R3(1+i)3 + R4(1+i)2 + R5(1+i) = P

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Effetti sulla crescita

• Quali sono gli effetti dei vari sistemi sul risparmio?

• Un aumento del risparmio fa aumentare la crescita?

• Qual è l’impatto sul mercato dei capitali?

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Effetti sul risparmio

SISTEMA A CAPITALIZZAZIONE

• In ogni periodo gli individui risparmiano e destinano parte del risparmio al finanziamento della propria previdenza.

• Poiché anche il risparmio previdenziale è investito sul mercato dei capitali al tasso i, il livello complessivo del risparmio effettuato in ogni periodo non è distorto dall’esistenza del sistema pensionistico il sentiero di accumulazione di un sistema economico non e' modificato.

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SISTEMA A RIPARTIZIONE

“Il sistema a ripartizione confrontato con i sistemi tradizionali a capitalizzazione soffre di quattro principali difetti: l'incertezza congenita sulla sua capacità di pagare in futuro le pensioni promesse, incertezza dovuta al fatto che il sistema è stato creato sulla base di ipotesi non più valide sulla crescita dell'economia e della popolazione e sulla vita media dopo il pensionamento; l'estrema onerosità del sistema per i partecipanti; l'enorme contribuzione obbligatoria che non partecipa alla formazione del risparmio e dell'investimento nazionale (e quindi alla crescita dell'economia) perché usata per pagare le pensioni già in corso; l'illiquidità del credito accumulato per la pensione.” (F. Modigliani, M.L. Ceprini, 1998)

• Se n+m=i a regime un sistema a capitalizzazione e un sistema a ripartizione hanno gli stessi effetti sul risparmio

• Nel sistema a ripartizione esiste un EFFETTO PRIMA GENERAZIONE: al momento dell’avvio una parte del risparmio dei lavoratori viene trasferito ai pensionati. Se non esistono trasferimenti intergenerazionali il risparmio diminuisce

Effetti sul risparmio

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Equità

• Un sistema pensionistico può realizzare diversi concetti di equità– Equità attuariale: realizzata quando a tutte le storie

contributive e pensionistiche individuali è garantito lo stesso tasso di rendimento interno (= tasso che eguaglia in un dato istante di tempo il VA dei contributi versati al VA del flusso di pensioni).

– Equità previdenziale: realizzata quando a tutti gli individui, a parità di durata della vita lavorativa, viene garantito lo stesso tasso di sostituzione (= Pensione/Ultima retribuzione).

– Equità assistenziale: realizzata quando tutti i cittadini possono raggiungere un livello di reddito minimo.

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I rischi di un sistema pensionistico

• I principali rischi del sistema pensionistico sono classificabili in due classi:– Rischi nella fase di formazione del diritto alla pensione

• rischio di inadeguatezza dei rendimenti: il lavoratore, nonostante il versamento dei contributi, potrebbe trovarsi a fruire di un trattamento previdenziale insufficiente per una vita dignitosa.

– Rischi nel periodo successivo al pensionamento• rischio di inflazione: il valore reale della pensione non si

mantiene nel tempo per la crescita dei prezzi;• rischio demografico: collegato all’allungamento della vita

media. Ciò può determinare un aumento dei contributi sociali (quindi è a carico dei lavoratori attivi) o una diminuzione delle prestazioni (quindi è a carico dei pensionati);

• rischio salariale: legato alle posizioni economiche relative di lavoratori e pensionati. E’ coperto quando il rapporto Monte pensioni/Monte salari si mantiene costante nel tempo.

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Equilibrio finanziario

• Un sistema pensionistico è in equilibrio finanziario quando le entrate contributive e le pensioni erogate in un istante di tempo sono uguali.– Il sistema a capitalizzazione garantisce automaticamente

l’equilibrio finanziario.– Il sistema a ripartizione è in equilibrio finanziario se l’aliquota

contributiva è pari a quella di equilibrio (*):

dipendenzadiindiceN

N

N

N

R

Pequilibriodivacontributialiquota

pensionatideinumeroN

capitepromediapensionePattivilavoratorideinumeroN

capitepromedianeretribuzioRvacontributialiquota

PNNR

l

p

l

p

l

p

l

l

pll

*

,

,

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Distribuzione dei rischi

SISTEMA A RIPARTIZIONE

Le generazioni attive si impegnano a trasferire ai pensionati parte delle risorse correntemente prodotte, sulla base di una formula che definisce i diritti individuali e che può prescindere dal risultato dell'accumulazione dei contributi.– I termini del contratto riguardano:

• tasso di sostituzione tra ultimo salario e pensione;• tipo di indicizzazione della pensione;• aliquota contributiva.

SISTEMA A CAPITALIZZAZIONE Ogni generazione finanzia le proprie pensioni, senza impegni nei confronti delle generazioni precedenti né diritti nei confronti di quelle successive.

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Distribuzione del rischio demografico

SISTEMA A RIPARTIZIONE (ipotizziamo l’equilibrio finanziario).I caso: Tasso di sostituzione dato. Con questo contratto la comunità si impegna a mantenere invariato nel tempo il rapporto tra pensione e ultima retribuzione.

in questo caso il rischio demografico è accollato ai giovani(in Italia, prima della riforma Dini).

aumentaredeve ,datoèe ,aumentase

) temponel costante(

tlt

pt

lt

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capitepromediosalarioR

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II caso: Aliquota contributiva data. Con questo contratto la comunità si impegna a mantenere invariata nel tempo l’aliquota contributiva.

in questo caso il rischio demografico è accollato agli anziani(in Italia, dopo la riforma Dini)

diminuiredeve,datoèe,aumentase

tempo)nel costante(

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capitepromediosalarioR

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SISTEMA A CAPITALIZZAZIONE Apparentemente non si pone a livello individuale il problema dell’attribuzione del rischio demografico.L’aumento del rapporto di dipendenza non sembra avere effetti sui pensionati che hanno accumulato in passato i fondi per la loro pensione.

Tuttavia:• Se una generazione numerosa è seguita da una

generazione meno numerosa ci sara’ una forte accumulazione di fondi pensione che appartengono alla generazione anziana.

• La generazione più anziana fara’ ricorso ai risparmi accumulati per finanziare il livello desiderato di consumo.

• Tale livello di consumo superera’ i contributi pensionistici desiderati dalla generazione più piccola e giovane.

• Se la produzione non aumenta si verifica un disequilibrio che si puo’ manifestare in due modi differenti

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SISTEMA A CAPITALIZZAZIONE

1. Eccesso di domanda sul mercato dei beni l’inflazione riduce il potere d’acquisto delle pensioni

2. Eccesso di offerta sul mercato dei titoli il valore dei fondi accumulati dai pensionati si riduce

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Distribuzione del rischio di inflazione

SISTEMA A RIPARTIZIONE Coperto se sono previste forme di indicizzazione delle pensioni al tasso d’inflazione.

SISTEMA A CAPITALIZZAZIONERischio non assicurabile (coperto eventualmente con intervento pubblico).

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Distribuzione del rischio salariale

SISTEMA A RIPARTIZIONE Coperto se sono previste forme di indicizzazione delle pensioni al tasso di crescita dei salari.

SISTEMA A CAPITALIZZAZIONEA carico degli anziani poiché la dinamica salariale degli attivi non influenza la dinamica delle pensioni percepite.

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Distribuzione del rischio di inadeguatezza dei rendimenti

SISTEMA A RIPARTIZIONEI contributi vengono rivalutati a tassi che riflettono le grandezze reali (tasso di crescita dell’occupazione e della produttività).

SISTEMA A CAPITALIZZAZIONEI contributi versati vengono investiti sul mercato dei capitali (rendimenti più variabili; rischio di perdite in conto capitale a causa dell’inflazione).– E' interessante notare che gran parte dei sistemi

pensionistici è nato come Sistema a Capitalizzazione e il passaggio verso i Sistemi a Ripartizione è stato causato da fenomeni inflazionistici che polverizzarono le riserve previdenziali.

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Il sistema pensionistico italiano

• Tra i momenti costitutivi del sistema pensionistico italiano si possono ricordare:– 1919: introduzione previdenza obbligatoria per i

dipendenti privati (principalmente operai), in ritardo rispetto ad altri paesi europei

– 1939: introduzione previdenza a favore dei superstiti– anni ‘50-‘60: introduzione previdenza obbligatoria per

impiegati, coltivatori diretti e lavoratori autonomi– 1969: introduzione pensione sociale per anziani privi di

reddito (assistenza)– 1970: introduzione definitiva del sistema a ripartizione– 1992: riforma Amato– 1995: riforma Dini

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La contribuzione al sistema• In Italia, il finanziamento del sistema pensionistico avviene

mediante la contribuzione sociale obbligatoria.• Il prelievo contributivo complessivo per i lavoratori

dipendenti può superare il 42%.• L'aliquota contributiva per i lavoratori autonomi e' fissata

al 20% del reddito dichiarato ai fini IRPEF/IRE.• Nella tabella: contributi sociali relativi a operai in imprese

con più di 50 dipendentinel 2004

Fonte: Relazione generale 2004

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• A inizio anni '90 il giudizio sul sistema pensionistico italiano era fortemente negativo. I problemi principali erano:– gravi rischi di squilibrio finanziario: nel 1992 il debito

previdenziale (i.e. la differenza tra valore attuale delle prestazioni da erogare in futuro e valore attuale dei contributi secondo le aliquote contributive vigenti) era pari a (circa) euro 2,000 miliardi.

– differenziazioni molto forti tra categorie e settori (agricoltura, pubblico impiego e industria, con situazioni mediamente di privilegio per i primi due settori) e disomogeneità di trattamento tra lavoratori autonomi e dipendenti;

– abnorme estensione delle pensioni di anzianità (baby pensionati), in particolare nel pubblico impiego, con l'effetto di avere pensionati con pochi anni di contribuzione e lunga speranza di vita;

– uso della previdenza per finalità assistenziali (attraverso le pensioni di invalidità) o per la soluzione di crisi industriali (prepensionamenti in caso di crisi aziendali o settoriali).

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Previsioni demografiche Istat, marzo 2006

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Previsioni demografiche Istat, marzo 2006

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Previsioni demografiche Istat, marzo 2006

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Le riforme

Descriviamo sinteticamente i 3 regimi (ci limitiamo per semplicità ai soli lavoratori dipendenti dell'industria):– pre-1992– riforma Amato (1992)– riforma Dini (1995)

confrontandoli sulla base di:– funzione previdenziale e assicurativa– funzione assistenziale– distribuzione dei rischi– equilibrio finanziario e macroeconomico

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Le riforme

Funzione previdenziale e assicurativa • Condizioni di accesso

PRE-1992– Pensioni di vecchiaia: 55 anni donne; 60 anni uomini (minimo

di 15 anni di contribuzione).– Pensioni di anzianità: 35 anni di contributi.

RIFORMA AMATO– Pensioni di vecchiaia: 60 anni donne; 65 anni uomini (minimo

di 20 anni di contribuzione).– Pensioni di anzianità: 35 anni di contributi.

RIFORMA DINI– Pensioni di vecchiaia: minimo 57 anni, massimo 65 anni

(minimo di 5 anni di contribuzione).– Abrogate (con gradualità) le pensioni di anzianità.

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• Determinazione delle prestazioni

PRE-1992– Metodo retributivo: P = β Rp L

• Rp = media degli stipendi degli ultimi 5 anni, rivalutati al costo della vita

• β=2% (max βL=80%)

– Tassi di sostituzione simili a parità di anzianità contributiva e indipendentemente dall’età di pensionamento → garantisce equità previdenziale.

– Tassi di rendimento interno più elevati per i profili salariali dinamici e minore l’età di pensionamento → non garantisce equità attuariale.

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RIFORMA AMATO– Metodo retributivo: P = β Rp L

• Rp = media degli stipendi di tutta la vita, rivalutati al costo della vita

• β=2% (max βL=80%)

– Tassi di sostituzione inversamente proporzionali al tasso di crescita dei salari → non garantisce equità previdenziale.

– Tassi di rendimento interno si riducono, soprattutto per chi ha profili salariali dinamici.

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RIFORMA DINI– Metodo contributivo: P=a MC

• Il montante contributivo MC è calcolato rivalutando i contributi di ciascun lavoratore (33% delle retribuzioni) ad un tasso pari alla media mobile quinquennale del tasso di crescita del PIL nominale

• a = coefficiente di trasformazione che riflette la vita attesa al momento del pensionamento (crescente con l’età di pensionamento; aggiornato ogni 10 anni in base alle variazioni della speranza di vita media)

– Tassi di sostituzione crescenti nell’età di pensionamento; più bassi per chi ha profili salariali che crescono più velocemente del PIL → non garantisce equità previdenziale.

– Tassi di rendimento interno uguali per tutti indipendentemente dall’età di pensionamento (nella fascia consentita) e dalla dinamica salariale → garantisce equità attuariale.

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Confronto in termini di tassi di sostituzione

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Confronto in termini di tassi di rendimento interno

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Funzione assistenzialePRE-1992

– Periodo contributivo minimo: 15 anni.– Integrazione al minimo: integrazione ad un livello di 402€

mensili per chi avesse pensioni inferiori.– Pensioni di invalidità: concessione della pensione integrata al

minimo, dopo soli 5 anni di contribuzione, se si fosse dichiarata l’invalidità del beneficiario.

• Le pensioni di invalidità sono state un potente strumento di sostegno del reddito (per chi non poteva avvalersi di un periodo sufficiente di contribuzione) e un ammortizzatore sociale che ha creato significative distorsioni nel funzionamento di tutto il sistema di protezione sociale.

• Nel 1980 il 35% delle erogazioni del FPLD erano pensioni di invalidità, e le pensioni di invalidità dei coltivatori diretti erano il 75% del totale.

– Pensioni sociali: istituite nel 1969 a favore dei cittadini senza storia professionale e sprovvisti di reddito.

• Sempre inferiori alle pensioni integrate al minimo.• Incentivo a farsi riconoscere l’invalidità.

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Il sistema pensionistico 51

RIFORMA AMATO– Periodo contributivo minimo: 20 anni.

RIFORMA DINI– Periodo contributivo minimo: 5 anni (ma pensione prima dei

65 anni d'età solo se l’importo maturato è almeno pari a 1,2 volte l'assegno sociale)

– Integrazione al minimo: abolita– Pensioni di invalidità: attribuite solo in casi di gravi

menomazioni – Pensioni sociali: sostituite dall’assegno sociale (nel 2003 pari

a 359€ al mese).

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Il sistema pensionistico 52

Distribuzione dei rischi • Rischio demograficoPRE-1992

– Tasso di sostituzione dato Rischio demografico a carico dei lavoratori.

RIFORMA AMATO– Spostamento in avanti dell'età di pensionamento (per ridurre

il numero dei pensionati), in parte neutralizzato dalla possibilità di avere comunque la pensione di anzianità con 35 anni di contributi.

– Tasso di sostituzione dato. Rischio demografico a carico dei lavoratori.

RIFORMA DINI– Abolizione graduale della pensione di anzianità.– Età di pensionamento flessibile tra i 57 e i 65 anni, ma

disincentivo monetario ai pensionamenti anticipati rispetto all’età massima.

– Revisione decennale del coefficiente di trasformazione. Rischio demografico spostato sui pensionati.

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• Rischio d’inflazione e salarialePRE-1992

– Indicizzazione delle pensioni all’inflazione e al tasso di crescita dei salari reali.

Rischio di inflazione e salariale a carico dei lavoratori.RIFORMA AMATO

– Indicizzazione delle pensioni all’inflazione.– Eliminata l’indicizzazione delle pensioni al tasso di crescita

dei salari reali. Rischio di inflazione a carico dei lavoratori e rischio salariale a carico dei pensionati.

RIFORMA DINI– Ridotta l’indicizzazione all’inflazione

• l'adeguamento all’inflazione è al 100% solo per pensioni relativamente limitate (<2 volte il trattamento minimo del FPLD) e arriva al 75% per chi eccede il trattamento minimo di 3 volte.

– Confermata l’eliminazione dell’indicizzazione al tasso di crescita dei salari reali.

Rischio di inflazione a carico dei lavoratori e rischio salariale a carico dei pensionati.

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Il sistema pensionistico 54

Equilibrio finanziario– L’equilibrio finanziario è realizzato quando le spese

pensionistiche sono tendenzialmente uguali alle entrate destinate al finanziamento delle pensioni.

– L'equilibrio finanziario dipende fortemente dalla definizione di uscite adottata.

– In una definizione ristretta si considerano uscite solo le pensioni di anzianità, vecchiaia e superstiti.

– In una versione allargata si comprendono anche le pensioni di tipo assistenziale (pensioni di invalidità, integrazioni al minimo pensionistico, prepensionamenti concessi per motivi economico-congiunturali).

– Una legge del 1988 ha previsto che lo stato versi 100.000 lire all'INPS per ogni mensilità di pensione erogata: è visto come una compensazione per le prestazioni di tipo assistenziale.

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Il sistema pensionistico 55

Equilibrio macroeconomico– L'equilibrio macroeconomico è misurato dal rapporto tra

monte pensioni e PIL (MP/PIL).– L'equilibrio macroeconomico è realizzato quando

l’ammontare di risorse trasferite alle generazioni anziane attraverso il sistema previdenziale (pubblico) non è eccessivo.

– Se il trasferimento è eccessivo ci possono essere effetti negativi in termini di livelli di risparmio e di accumulazione o di livelli di consumo della classe degli attivi.

– Nel 2001 la spesa per pensioni/PIL era pari al 13,4%. Nel decennio 2030-40 dovrebbe arrivare al picco massimo del 15% e ritornare poi a diminuire.

– I risultati di queste simulazioni sono fortemente influenzati dalle ipotesi fatte sulle dinamiche demografiche e occupazionali.

• Tassi di crescita della produttività e del PIL molto contenuti.

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RIFORMA DINI– Controllo della spesa pensionistica pubblica

• Innalzamento dell’effettiva età di pensionamento• Revisione decennale del coefficiente di trasformazione• Abolizione delle pensioni di anzianità• Assenza di collegamento fra pensioni e salari• Ridimensionamento degli istituti assistenziali

– Incentivazione previdenza integrativa (fondi pensione)

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Gradualità delle riforme

• Le riforme pensionistiche Amato e Dini sono state corredate da un insieme di disposizioni di carattere transitorio volte a rendere molto lento e graduale l'avvio a regime del sistema descritto. La riforma Dini sarà pienamente in vigore solo nel 2036.

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Coesistenza di Pubblico e Privato: la previdenza integrativa

• Se fattori demografici inducono a pensare che le pensioni pro-capite diminuiranno è naturale che si diffondano sistemi pensionistici integrativi.

• La previdenza complementare, e in particolare i fondi pensione aziendali o di categoria, sono destinati a sostituire, in prospettiva e sulla base della contrattazione tra le parti, l'attuale TFR.

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ITALIA• In Italia convivono:

– sistema previdenziale pubblico, con prestazioni indicizzate all’inflazione, con tassi di sostituzione decrescenti all'aumentare del saggio di crescita medio della retribuzione;

– sistema previdenziale privato, con prestazioni non indicizzate all’inflazione, fondato sul principio della contribuzione definita.

• Senza prestazione garantita e indicizzazione, si sposta il rischio sui beneficiari.

• Come visto la riforma Dini penalizza i profili salariali più dinamici coloro che hanno più dinamismo nella carriera lavorativa dovrebbero rivolgersi al sistema privato; i contributi versati sono anche fiscalmente agevolati.

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Il sistema pensionistico 61

USA• In USA convivono:

– pensione pubblica, con prestazioni indicizzate all’inflazione, caratterizzata da tassi di sostituzione decrescenti al crescere del reddito e della velocità di carriera;

– pensioni private, con prestazioni non indicizzate all’inflazione, fondate sia sul principio della prestazione definita sia su quello della contribuzione definita.

• I tassi di sostituzione della pensione pubblica sono decisamente inferiori rispetto a quelli ottenibili in Italia (tra il 45% e il 20,5%).

• In USA e' molto estesa la copertura previdenziale mediante fondi privati (58% dei lavoratori pubblici e delle grandi imprese, solo il 17% dei dipendenti delle piccole imprese).

• In USA, se il lavoratore e' garantito da previdenza pubblica e privata ottiene tassi di sostituzione elevati paragonabili a quelli europei, e la funzione previdenziale è garantita.

• Se esiste solo pensione pubblica (circa metà dei lavoratori) la funzione previdenziale e' relativamente assicurata solo per i redditi più bassi e meno dinamici.

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CILE

• Il Cile rappresenta un'esperienza interessante in quanto si ha:– pensione privata a capitalizzazione con garanzia

pubblica di rendimento minimo.• Il sistema pensionistico e' dunque obbligatorio,

privatamente gestito, regolato dall'autorità pubblica.• Tutti i lavoratori sono obbligatoriamente iscritti ad un

fondo pensione privato liberamente scelto, a cui devono versare almeno il 10% del proprio salario.

• I fondi operano nel mercato finanziario, in concorrenza tra loro. I fondi sono regolamentati nelle loro scelte di investimento per conciliare redditività e sicurezza. E' di fatto un sistema a capitalizzazione su base individuale, senza fondi aziendali come in USA.

• Lo stato garantisce la pensione minima, integra il capitale in caso di rendimenti insufficienti e garantisce il valore reale della pensione. In altri termini, i rischi di fallimento dei sistemi a capitalizzazione sono trasferiti allo stato.

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La nuova riforma pensionistica in Italia

• La riforma è contenuta nella legge delega 28/7/04. – La maggior parte delle novità saranno operative dal 2008.

Obiettivi– elevare gradualmente l'età di pensionamento,

principalmente su base volontaria;– sviluppare la previdenza complementare, da affiancare

a quella pubblica.

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La nuova riforma pensionistica in Italia

Strumenti• La stretta contro le pensioni di anzianità

– fino al 2007 restano in vigore le norme vigenti;– dal 2008 per le pensioni di anzianità entra in vigore il

requisito unico dei 40 anni di contribuzione a prescindere dall’età;

– dal 2008 i lavoratori dipendenti potranno andare in pensione di anzianità con 60 anni di età (61 per gli autonomi) + 35 anni di contributi. L’età sale a 61 anni (62 per gli autonomi) dal 2010 e, dopo una verifica nel 2013, a 62 anni (63 per gli autonomi) nel 2014;

– per le donne dal 2008 resterà possibile ottenere la pensione di anzianità con 57 anni di età e 35 di contributi, ma la pensione sarà interamente calcolata con il metodo contributivo con una riduzione sostanziale della prestazione, oscillante tra il 30 e il 40%.

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• Modifiche alle pensioni di vecchiaia– per le pensioni liquidate con il metodo retributivo non

cambia nulla;– per i neo-assunti dal 01.01.1996, per i quali la pensione

è calcolata esclusivamente con il metodo contributivo, l’età pensionabile viene elevata da 57 anni a 65 anni per gli uomini e 60 anni per le donne.

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• TFR (dal 2008)– conferimento degli accantonamenti ai fondi pensione: il

lavoratore avrà 6 mesi per decidere la destinazione del TFR (silenzio-assenso);

– problemi: per le imprese, rinuncia a fonte di finanziamento a basso costo; per i lavoratori, assunzione del rischio associato agli investimenti sul mercato dei capitali.

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I risparmi della riforma

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