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Mercoledì 21 ottobre 2015 – Anno 7 – n° 290 e 1,50 – Arretrati: e 3,00 Redazione: via Valadier n° 42 – 00193 Roma Spedizione abb. postale D.L. 353/03 (conv.in L. 27/02/2004 n. 46) tel. +39 06 32818.1 – fax +39 06 32818.230 Art. 1 comma 1 Roma Aut. 114/2009 y(7HC0D7*KSTKKQ( +,!#!z!?!# p La Corte: legittime la leg- ge Severino e la sospensio- ne per gli amministratori condannati in primo grado. Notizia pessima per il governatore campano. Il sindaco capitolino: “Sto ri- flettendo sulle dimissioni” q PACELLI, RODANO E ZANCA A PAG. 6 - 7 p Già nel 2011, un documento riser- vato dichiarava la volontà di Palazzo Koch di cambiare la proprietà della Popolare umbra. L’enigma dell’offer- ta più vantaggiosa di una finanziaria di Hong Kong che però fu ignorata. Il ruolo della Pop Vicenza di Zonin nel passaggio di Bps a Banco Desio q PALOMBI A PAG. 2 - 3 VISCO INDAGATO Via Nazionale coinvolge il Tesoro: “Ha approvato tutto” Spoleto, una relazione top secret rivela le manovre di Bankitalia Terremoto Il governatore di Bankitalia Visco LaPresse q FELTRI E SCACCIAVILLANI A PAG. 16 - 17 I VICERÈ La Consulta dà torto a de Magistris, che però oggi sarà prescritto o assolto Giggino si salva, De Luca a casa Invece Marino forse ci ripensa ROMA INTANTO HA GIÀ DIGERITO MAFIA CAPITALE FATTO ECONOMICO Il fantasma del Ttip si aggira per l’E u ro p a Provaci ancora, Cick » MARCO TRAVAGLIO F abrizio Cicchitto è pro- prio adorabile, specie da quando va in giro in bor- ghese: scappucciato. L’altroie- ri ha dato un’intervista all’Huf- fington Post che è tutta un pea- na a Renzi: “È riuscito dove Craxi e Berlusconi non riusci- rono: ha ucciso i comunisti. Per questo va costruito un nuovo centro alleato con lui”. Già l’i- dea che uno a caso parli di “co- munisti” nel 2015, 26 anni do- po il crollo del muro di Berlino, quando ha smesso di farlo per- sino B., è commovente. Ma che a farlo sia Cicchitto, è da strap- parsi i capelli. Stiamo parlando di una delle migliori reincar- nazioni di Sasà Scimoni, l’im- mortale voltagabbana imper- sonato da Alberto Sordi ne L’arte di arrangiarsi. In Parla- mento, dove soggiorna a spese nostre, con brevi intervalli, dal lontano 1976 (6 legislature), è stato tutto e il contrario di tut- to: di sinistra, di centro, di de- stra, di centrosinistra, ora di nuovo di centro. Nato a Roma 75 anni fa, parte dalla Cgil e poi passa al Psi con Riccardo Lom- bardi, estrema sinistra. Il 13 maggio 1977, dopo la morte di Giorgiana Masi negli scontri tra forze dell’ordine ed extraparlamentari, interviene alla Camera difendendo questi ultimi e dando tutta la colpa al- la polizia, che lui vorrebbe di- sarmare: “Non posso non con- testare e condannare le diret- tive impartite alle forze dell’ordine”. Secondo il tupa- maro Fabrizio, è tutto un com- plotto: “Ben determinati setto- ri del potere investono le forze dell’ordine cercando di deter- minare uno spostamento a de- stra… Un disegno di provoca- zione e rottura in settori poli- tici della maggioranza”. Una “trappola” tesa alle “forze gio- vanili democratiche”. Un pia- no “repressivo indiscrimina- to” che mira a “spostare a de- stra l’opinione pubblica” e “cambiare il volto dello Stato uscito dalla Resistenza”. Ecco. Tifoso sfegatato del compro- messo storico Dc-Pci, dopo il delitto Moro (1978) il compa- gno Cicchitto tira in ballo la Cia nella strategia della tensione. Poi nel 1980 corre a incappuc- ciarsi nella P2 di Licio Gelli, la loggia segreta più atlantista su piazza: tessera 2232, “sospesa per mancanza di foto”. A pre- sentarlo a Gelli è il professor Fabrizio Trecca, che ha il gra- do di maestro. Quando, nel 1981, Cicchitto sbuca dalle li- ste, si dice che Lombardi lo prenda a ceffoni (lui però ne- ga). Sull’Unità, Fortebraccio immagina un dialogo fra Lenin e Marx nei Campi Elisi. “Com- pagno Marx, ti vedo triste e pensoso, che ti è successo?”. “Compagno Lenin, ho avuto cattive notizie dalla Terra: il compagno Cicchitto non ci vuole più bene”. SEGUE A PAGINA 24 DIRITTI Lui mette il freno, lei s’infuria Disunioni civili: litigata tra Renzi e la Boschi q MARRA A PAG. 8 LA MORTE 40 ANNI FA Pasolini, ecco perché non credo al complotto q MASSIMO FINI A PAG. 20 PREMIER IN CANADA Il bel Trudeau e tutti i “figli di” al comando q GRAMAGLIA A PAG. 10 Renzi: “Non è vero che chi ha ville e castelli sarà esente dall’Imu”. Nella legge di Stabilità c’era scritto così, però può sempre cambiarla. Ringraziando i gufi TRENITALIA Chi smarrisce un oggetto in viaggio fa prima a ricomprarselo Perdere l’Ipad in treno e dirgli addio Con questo articolo Paolo I- sotta, scrittore e critico musi- cale, inizia la sua collabora- zione con il Fatto Quotidia- no » PAOLO ISOTTA D omenica mattina ho fat- to un viaggio di dieci ore, da Acqui Terme a Napoli. Nella meravigliosa cittadina termale, vantata da Plinio e, a detta degli antichi, quanto a potere del- le acque superata solo da Stabia e pa- reggiata da Aquae S e x ti a e , l’Ac q u i- sgrana di Carlo Ma- gno che i cretini da noi chiamano Aix-la-Chapelle, sono stato a ritirare un pre- mio, l’“Acqui Storia”. Per me esaltante il riceverlo insieme con un monumento vivente quale Giuseppe Galasso, che mi o- nora della sua a- micizia, con un grande giornali- sta quale Italo Cucci, con un grande storico qua- le Franco Cardini, con un geniale scrittore e amico del cuore quale Pietrangelo Buttafuoco. SEGUE A PAGINA 14 La cattiveria All’asta i cimeli di Craxi. Ehi, ma quella è la mia autoradio! WWW.SPINOZA.IT q MASSARI E VECCHI A PAG. 4 I PM SU UNICREDIT Solo Palenzona voleva aiutare l’impresentabile q RANIERI A PAG. 13 NINO DI MATTEO “Più contanti, meno lotta al riciclaggio” q GARGIULO A PAG. 5 Ignazio Marino e, dietro, Luigi de Magistris e Vincenzo De Luca Ansa Mannelli

ilfatto20151021

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Mercoledì 21 ottobre 2 01 5 – Anno 7 – n° 290 e 1,50 – Arretrati: e 3 ,0 0Redazione: via Valadier n° 42 – 00193 Roma Spedizione abb. postale D.L. 353/03 (conv.in L. 27/02/2004 n. 46)

tel. +39 06 32818.1 – fax +39 06 32818.230 Art. 1 comma 1 Roma Aut. 114/2009

y(7HC0D7*KSTKKQ( +,!#!z!?!#

pLa Corte: legittime la leg-ge Severino e la sospensio-ne per gli amministratoricondannati in primo grado.Notizia pessima peril governatore campano.Il sindaco capitolino: “Sto ri-flettendo sulle dimissioni”q PACELLI, RODANO E ZANCA

A PAG. 6 - 7

p Già nel 2011, un documento riser-vato dichiarava la volontà di PalazzoKoch di cambiare la proprietà dellaPopolare umbra. L’enigma dell’offer -ta più vantaggiosa di una finanziariadi Hong Kong che però fu ignorata.Il ruolo della Pop Vicenza di Zoninnel passaggio di Bps a Banco Desio

q PALOMBIA PAG. 2 - 3

VISCO INDAGATO Via Nazionale coinvolge il Tesoro: “Ha approvato tutto”

Spoleto, una relazione top secretrivela le manovre di Bankitalia

Terremoto Il governatore di Bankitalia Visco La Pre ss eq FELTRI E SCACCIAVILLANI

A PAG. 16 - 17

I VICERÈ La Consulta dà torto a de Magistris, che però oggi sarà prescritto o assolto

Giggino si salva, De Luca a casaInvece Marino forse ci ripensa

ROMA INTANTOHA GIÀ DIGERITOMAFIA CAPITALE

FATTO ECONOMICO

Il fantasmadel Ttip si aggiraper l’E u ro p a

Provaci ancora, Cick

» MARCO TRAVAGLIO

F abrizio Cicchitto è pro-prio adorabile, specie daquando va in giro in bor-

ghese: scappucciato. L’altroie-ri ha dato un’intervista all’Huf-fington Post che è tutta un pea-na a Renzi: “È riuscito doveCraxi e Berlusconi non riusci-rono: ha ucciso i comunisti. Perquesto va costruito un nuovocentro alleato con lui”. Già l’i-dea che uno a caso parli di “co-munisti” nel 2015, 26 anni do-po il crollo del muro di Berlino,quando ha smesso di farlo per-sino B., è commovente. Ma chea farlo sia Cicchitto, è da strap-parsi i capelli. Stiamo parlandodi una delle migliori reincar-nazioni di Sasà Scimoni, l’im-mortale voltagabbana imper-sonato da Alberto Sordi neL’arte di arrangiarsi. In Parla-mento, dove soggiorna a spesenostre, con brevi intervalli, dallontano 1976 (6 legislature), èstato tutto e il contrario di tut-to: di sinistra, di centro, di de-stra, di centrosinistra, ora dinuovo di centro. Nato a Roma75 anni fa, parte dalla Cgil e poipassa al Psi con Riccardo Lom-bardi, estrema sinistra.

Il 13 maggio 1977, dopo lamorte di Giorgiana Masi negliscontri tra forze dell’ordine edextraparlamentari, intervienealla Camera difendendo questiultimi e dando tutta la colpa al-la polizia, che lui vorrebbe di-sarmare: “Non posso non con-testare e condannare le diret-t i v e i m p a r t i t e a l l e f o r z edell’ordine”. Secondo il tupa-maro Fabrizio, è tutto un com-plotto: “Ben determinati setto-ri del potere investono le forzedell’ordine cercando di deter-minare uno spostamento a de-stra… Un disegno di provoca-zione e rottura in settori poli-tici della maggioranza”. Una“trappola” tesa alle “forze gio-vanili democratiche”. Un pia-no “repressivo indiscrimina-to” che mira a “spostare a de-stra l’opinione pubblica” e“cambiare il volto dello Statouscito dalla Resistenza”. Ecco.Tifoso sfegatato del compro-messo storico Dc-Pci, dopo ildelitto Moro (1978) il compa-gno Cicchitto tira in ballo la Cianella strategia della tensione.Poi nel 1980 corre a incappuc-ciarsi nella P2 di Licio Gelli, laloggia segreta più atlantista supiazza: tessera 2232, “sospesaper mancanza di foto”. A pre-sentarlo a Gelli è il professorFabrizio Trecca, che ha il gra-do di maestro. Quando, nel1981, Cicchitto sbuca dalle li-ste, si dice che Lombardi loprenda a ceffoni (lui però ne-ga). Sull’Unità, Fortebraccioimmagina un dialogo fra Lenine Marx nei Campi Elisi. “Com-pagno Marx, ti vedo triste epensoso, che ti è successo?”.“Compagno Lenin, ho avutocattive notizie dalla Terra: ilcompagno Cicchitto non civuole più bene”.

SEGUE A PAGINA 24

D I R I TT I Lui mette il freno, lei s’infuria

Disunioni civili: litigatatra Renzi e la Boschi

q MARRA A PAG. 8

LA MORTE 40 ANNI FA

Pasolini, eccoperché non credoal complotto

q MASSIMO FINI A PAG. 20

PREMIER IN CANADA

Il bel Trudeaue tutti i “figli di”al comando

q GRAMAGLIA A PAG. 10

Renzi: “Non è vero che chi ha ville e castelli sarà esente dall’I mu”. Nella leggedi Stabilità c’era scritto così, però può sempre cambiarla. Ringraziando i gufi

T R E N I TA L I A Chi smarrisce un oggetto in viaggio fa prima a ricomprarselo

Perdere l’Ipad in treno e dirgli addioCon questo articolo Paolo I-sotta, scrittore e critico musi-cale, inizia la sua collabora-zione con il Fatto Quotidia-no

» PAOLO ISOTTA

Domenica mattina ho fat-to un viaggio di dieci ore,

da Acqui Terme a Napoli.Nella meravigliosa cittadinatermale, vantata da Plinio e, a

detta degli antichi,quanto a potere del-le acque superatasolo da Stabia e pa-reggiata da AquaeS e x t i a e , l ’Ac q u i-sgrana di Carlo Ma-gno che i cretini da noichiamano Aix-la-Chapelle,sono stato a ritirare un pre-mio, l’“Acqui Storia”. Per meesaltante il riceverlo insiemecon un monumento vivente

quale GiuseppeGalasso, che mi o-nora della sua a-micizia, con ungrande giornali-sta quale Italo

C u c c i , c o n u ngrande storico qua-

le Franco Cardini, conun geniale scrittore e amicodel cuore quale PietrangeloButtafuoco.

SEGUE A PAGINA 14

La cattiveriaAl l ’astai cimeli di Craxi.Ehi, ma quellaè la mia autoradio!

WWW.SPINOZA.IT

q MASSARI E VECCHIA PAG. 4

I PM SU UNICREDIT

Solo Palenzonavoleva aiutarel’impresent abile

q RANIERI A PAG. 13

NINO DI MATTEO

“Più contanti,meno lottaal riciclaggio”

q GARGIULO A PAG. 5 Ignazio Marino e, dietro, Luigi de Magistris e Vincenzo De Luca Ansa

Mannelli

2 » PRIMO PIANO | IL FATTO QUOTIDIANO | Mercoledì 21 Ottobre 2015

3 DOMANDE Carlo Ugolini

NOI NON VOGLIAMO i colpevolia tutti i costi, vogliamo solo chela verità venga fuori”. Carlo Ugo-

lini è il presidente della A.Spo. Credit, as-sociazione che riunisce i soci della Spo-leto Credito e Servizi, la cooperativa checontrollava al 51% la Pop Spoleto. È Ugo-lini uno dei firmatari dei ricorsi e degliesposti che hanno messo nei guai Ban-kitalia, il Tesoro e i nuovi proprietari diBps, il Banco Desio.

Ma a parte la verità, che volete?In primo luogo rivogliamo la banca. Eranostra e ci è stata portata via: la banca diSpoleto è nata nel 1895 e la proprietàaveva forma cooperativa proprio per evi-tare le scalate dei soliti noti. Abbiamo re-sistito a due guerre mondiali, ma non alcommissariamento di Bankitalia.

Cosa è successo ai soci della coope-rativa Scs?

È semplice: noi eravamo proprietari dellabanca col 51% delle azioni, ora la nostraquota è il 10% di Bps e non vale niente. Cihanno spogliato di quel che era nostro enon abbiamo avuto un euro, anzi dobbia-mo pure dare 15 milioni a Monte dei Pa-schi di Siena e quindi dobbiamo indebi-tarci con chi ha avuto la nostra bancag ra t i s .

Perché dovete soldi a Mps?Guardi, questo particolare illumina tuttoquel che ci è successo e quello che con-testiamo: l’opacità di quel che è succes-so. Il debito è parte dell’accordo quadrofirmato dai commissari coi nuovi pro-prietari di Banco Desio: un accordo che èpieno di omissis.

Pieno di omissis?Pieno, in ogni pagina praticamente. E quinoi ci domandiamo: come mai il sogget-to nominato da Banca d’Italia per tutela-re gli investitori, i soci, non fa conoscereil contenuto degli accordi che stringe perla loro tutela? Le istituzioni avrebberodovuto tutelarci e invece ci hanno spo-gliato di quel che era nostro e ci hannopure indebitato. Non solo: come fa il mi-nistro Padoan, ad aprile, a reiterare sen-za neanche una verifica il commissaria-mento dichiarato nullo dal Consiglio diStato a febbraio? Più in generale, non sobene nemmeno come si fa a reiterare unprovvedimento nullo...

E adesso?Adesso speriamo che la giustizia ristabi-lisca la verità. A noi interessa restituirevalore ai 21mila soci, ai 161mila correnti-sti e pure al territorio per cui la banca èstata creata.

Bps, rapporto riservato svelale manovre degli ispettori

» MARCO PALOMBI

Nel l ’ inchiesta sulp a s s a g g i o d e l l aBanca Popolare diS p o l e t o ( B p s ) a

Banco Desio – anticipata ieridal Fatto Quotidiano – ch ecoinvolge il governatore diBankitalia Ignazio Visco e al-tri sei tra commissari e vigi-lanti nominati da palazzoKoch, paradossalmente quelche più rileva non sono le re-sponsabilità penali, ma unasorta di modus operandi cheviene fuori dalle carte: la con-vinzione dell’Autorità vigi-lante di dover fare politica in-dustriale nel mondo del cre-dito. Dice il presidente dellacommissione Bilancio dellaCamera, Francesco Boccia(Pd): “Il nodo politico è que-sto: se un’autorità indipen-dente si trasforma in advisor.Bankitalia deve vigilare, nonconsigliare acquisti di questao quell’altra banca”.

Il dossier top secrete la Coop Centro ItaliaLa prima ispezione di Palaz-zo Koch alla Bps data al giu-gno-dicembre 2011. Si con-clude con una relazione fir-mata dall’allora direttore ge-nerale Fabrizio Saccomanni(poi ministro con Letta) checontiene l’invito, come ab-biamo raccontato ieri, a cac-ciare l’allora presidente Gio-vanni Antonini e nella de-nuncia di una sostanziale ca-renza nei controlli sulla con-cessione dei crediti (nono-stante gli stessi ispettori ri-portino numeri nient’affattonegativi). Come nei deside-rata di Bankitalia il cda col-lassò all’inizio del 2011, mal’indesiderato Antonini fu e-letto plebiscitariamentepresidente dai 21mila socidella Spoleto Credito e Ser-vizi (Scs), la cooperativa checontrollava il 51% di Bps.

Il Fatto Quotidiano ha po-tuto però leggere anche la“parte riservata” della rela-zione. Lì gli ispettori deli-neano quello che secondo lo-ro deve essere il futuro diPop Spoleto: “In ottica dilungo periodo” serve “unarivisitazione della catena dicontrollo proprietario perconsentire l’ingresso di unnuovo partner” . Quale?Scartato Monte dei Paschi,secondo azionista col 26%,Bankitalia si dirige senz’a l-tro verso un’altra soluzione:“Appare ineludibile il ricor-so a ulteriori mezzi patrimo-niali (…) Da qui l’ingresso nelcapitale di Coop Centro Ita-lia (col 2%, ndr) e l’ipotesi di

L’I NC H I E STAPalazzo Koch Gia nel 2011 una“relazione segreta” parlava delcambio di proprietà a Spoleto.L’esposto dei vecchi soci:il dietrofront della Popolaredi Vicenza ha favorito Desio

costituzione di una h o ld in g(...) che consentirebbe alnuovo socio l’inv es tim en todi consistenti disponibilità”.Conclusione: “Sono ancorain fase di definizione le con-notazioni di massima delprogetto...”.

Curioso che questo “pro-getto” anticipato nel 2011 daBanca d’Italia trovi formacompiuta oltre un anno do-po, nel dicembre 2012, quan-do l’avvocato romano Fran-cesco Carbonetti - già consu-lente di Bankitalia e Consob– annuncia a Bps l’offertad’acquisto di una cordata di

imprese, la Clitumnus, den-tro cui si trova anche CoopCentro Italia. Nel frattempo,però, era successo di tutto: aluglio 2012 la Procura diSpoleto aveva inviato avvisidi garanzia a tutti i vertici diBps; Bankitalia aveva conge-lato l’aumento di capitale einviato in città gli ispettoriper la seconda volta; Montedei Paschi aveva annunciatoche sarebbe uscita dal capi-tale di Bps e voleva essere pa-gata (chiese oltre 70 milioni,mentre poco dopo offrirà lasua quota a Clitumnus permeno di 20). Il risultato fu

che Banca d’Italia chiese ilcommissariamento sia dellaPopolare di Spoleto che dellaSpoleto Credito e Servizi e ilministero lo concesse condecreto del febbraio 2013:tutti a casa, nella città umbraarrivano i 3 commissari e i 3membri del comitato di Sor-veglianza oggi sotto inchie-sta insieme a Visco e al nuovopresidente di Bps, StefanoLado, che è vicepresidentedi Banco Desio, nuovo pa-drone di Spoleto.

La vendetta dei 21milae il ruolo di ZoninLe cose, infatti, non sono an-date bene per la cordata dellacoop rossa: Bankitalia nel2014 ha deciso di vendere aBanco Desio attraverso unasorta di aumento di capitaleriservato. Tutto bene, fino alfebbraio di quest ’anno,quando il Consiglio di Statodeposita due sentenze: icommissariamenti di Bps eScs sono illegittimi, il Tesoronon ha fatto alcun controllosui numeri e le previsioni diBanca d’Italia. A decine i socidella Spoleto Credito e Ser-vizi sottoscrivono allora ri-corsi (“ridateci la banca”) epoi un esposto denuncia allaProcura. Nell’attesa di novi-tà sull’assetto proprietario,però, sono arrivati i pm.

L’esposto dei vecchi soci èabbastanza circostanziatosulle anomalie del passaggioa Desio, che ha azzerato al

momento il valore delle loroazioni causando ai 21mila uningente danno patrimoniale:intanto, scrive l’avvocato Ri-ziero Angeletti, non è statapresa in alcuna considera-zione l’offerta assai più van-taggiosa per Bps della NITholding limited, una finan-ziaria di Hong Kong, che a-vrebbe rilevato con 100 mi-lioni le quote dei soci Scs epoi fatto autonomamentel’aumento di capitale chiestoda Banca d’Italia. C’è poi lavicenda della cessione di 95milioni di euro di sofferenze(crediti di difficile esigibili-tà), realizzata addiritturapagando 5,5 milioni. Infinec’è la strana vicenda dellaPopolare di Vicenza di Gian-ni Zonin, uomo assai benvo-luto in Banca d’Italia, tanto èvero che dopo anni di ispe-zioni con esito positivo,quando sono arrivati gli uo-mini della Bce ci si è accortiche mancavano 1,5 miliardi.

Racconta l’ex presidentedi Bps Antonini che l’accor-do per l’ingresso dei venetinel capitale della banca eraquasi chiuso (“sono statopersino invitato a un loro c-da, poi hanno cambiato i-dea”). Non solo: la banca diZonin presentò un’off er tad’acquisto anche ai commis-sari Bps nominati da Bancad’Italia. Nell’esposto deivecchi soci si legge il seguitodella vicenda: nell’a m bi t odel passaggio a Banco Desio,la filiale Bps di Torino (180milioni di raccolta) è stataceduta praticamente pernulla proprio a Pop Vicenza.“Il prezzo – scrive l’avvocatoAngeletti – pagato dai com-missari straordinari affin-ché la banca veneta si ritiras-se dalla competizione”.

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La Bancace nt ra le

Il governatoreIgnazio Visco

e la sede dellaBanca d’It a l i a ,

in via Nazio-nale, a Roma

Ansa

Il “nodo politico”Boccia (Pd): “Non vabene se la Vigilanzadiventa advisor e dicechi deve comprare chi”

Queico m m i s s a r idove vanotutelarci einvece cihanno toltoquel cheera nostrolasciandocicon undebito di 15m il i o n icon Mps

CA R LOUGOLINI

LA PROPOSTA

M5S: “La Vigilanzabancaria dev’esseresubito rifondata”

qILMOVIMENTOCINQUE Stelle, dopolo scoop del Fatto sull’indagine di Spo-

leto che coinvolge il governatore di BankitaliaVisco, chiede maggiori controlli e, soprattutto,migliori: “Il sistema bancario italiano è marciofino al midollo. L’indagine della procura di Spo-leto dimostra che gli istituti italiani non meri-tano certo di essere salvati con una bad bank econ le garanzie a carico di tutti i cittadini. Piut-

tosto, serve una ristrutturazione complessivadel sistema di vigilanza”. La denuncia è dei de-putati 5Stelle in Commissione Finanze (capi-tanati da Daniele Pesco): “Il commissariamen-to, che dovrebbe essere lo strumento per tu-telare i risparmiatori, nel caso di Spoleto è sta-to invece utilizzato per radere al suolo una ban-ca sana e per trasferire le sue risorse a una ban-ca malata, secondo una logica di tutela dei

banchieri e dei loro amici. L’indipendenza degliorgani di vigilanza va garantita, ad esempio, e-vitando che i controllati siano azionisti dei con-trollore, ma la Banca d’Italia non è al sicuro fin-ché la modalità di scelta dei governatori, diret-tori e vicedirettori non raggiungerà la massimaindipendenza dal sistema bancario. Chi esceda Bankitalia almeno per 5 anni non dovrebbepoter andare a lavorare per istituti privati”.

LAS C H E DA

Lo scoop di ieriLa notizia rivelata ieri dal FattoQuotidiano: il numero 1 diBankitalia è indagato - con altrisette tra funzionari e vigilanti -per truffa, corruzione per attocontrario ai doveri d’u f f i c i o,infedeltà a seguito di dazione,abuso d’ufficio. La vicenda è lavendita della Popolare diSpoleto a Banco Desio da partedei commissari di Palazzo Koch

Mercoledì 21 Ottobre 2015 | IL FATTO QUOTIDIANO | PRIMO PIANO » 3

VISCO INDAGATO Bankitalia: “Su Spoletoil Tesoro approvò tutto”“Non entriamo nel merito”, ma il commissariamento è stato confermato da Padoan ad aprile

La notizia, anticipatadal Fatto Quotidiano,che Ignazio Visco è in-dagato dalla Procura

di Spoleto insieme ad alcunifunzionari e vigilanti nomina-ti da Banca d’Italia ha fatto ilgiro del mondo. Le accuse ipo-tizzate dal pm, d’altra parte,sono pesanti: truffa, corruzio-ne per atto contrario ai doverid’ufficio, infedeltà a seguito didazione o altra utilità, abusod’ufficio.

LA VICENDA nasce dalla ven-dita della Popolare di Spoleto(Bps) a Banco Desio e ha por-tato sul registro degli indagati,oltre al governatore, anche itre commissari (Boccolini,Brancadoro, Stabile), i tremembri del comitato di Sorve-glianza (Corbella, Domeni-chini, Scognamiglio) e il nuo-vo presidente di Bps, StefanoLado, che è anche vicepresi-dente dell’istituto che ha rile-

vato il controllo a Spoleto, cioèil Banco Desio. Gli interessatihanno sostenuto ieri di non a-ver ancora ricevuto alcuna co-municazione dall’au t or it àgiudiziaria. La stessa Procuradi Spoleto, e nemmeno il pmche ha in mano il fascicoloGennaro Iannarone, ha volutocommentare: si è limitata anon smentire la notizia.

La Banca d’Italia, invece, hadiffuso una nota in cui sostienedi non poter “entrare nel me-rito delle vicende recenti ri-guardo Bps” e si limita a riepi-logare quanto accaduto in pas-sato: dall’ispezione del 2012(in realtà, la seconda, visto chece n’era stata una già nel 2011)al commissariamento del

2013, poi dichiarato illegitti-mo dal Consiglio di Stato nelfebbraio di quest’anno e reite-rato dal ministro Pier CarloPadoan con un decreto del 20aprile. Nel frattempo, la Popo-lare di Spoleto era stata tolta ai21mila soci della cooperativaSpoleto Credito e Servizi(Scs), che la controllavano al51%, e venduta a Banco Desioattraverso quel che sembra(l’accordo quadro è pieno di o-missis) un aumento di capitaleriservato. Tradotto: tra quelloe altre operazioni, la quota dei21mila si è diluita fino al 10%circa senza che gli venisse pa-gato alcunché. Di più: al mo-mento le loro quote valgono “0euro”, recita un prospetto del-la nuova Bps che Il Fattoha po-tuto visionare.

Le cose curiose delle replicadi Banca d’Italia sono almenoun paio. La prima è che “nonentrare nel merito” s ig ni fi caeludere il cuore della vicenda:il danno patrimoniale che isuoi commissari avrebberoinferto ai soci Bps che in teoriaavrebbero dovuto tutelare,danno dal quale scaturiscono iricorsi e l’esposto denunciache ha dato il via all’indagineche oggi coinvolge Ignazio Vi-sco.

La seconda cosa rilevante è,per così dire, la chiamata incorreità del Tesoro. Non siparla qui di faccende penali,ma di copertura politica e am-ministrativa. Per capire, serveun breve riassunto. La veradifficoltà nella vicenda Bps,per Banca d’Italia, deriva dallabocciatura del decreto di com-missariamento dell’istituto edella cooperativa Scs deciso afebbraio dal Consiglio di Stato:

il Tesoro, scrivono i giudiciamministrativi, ha decisol’amministrazione straordi-naria senza fare alcun appro-fondimento sui numeri ripor-tati dagli ispettori di Bankita-lia e le loro conclusioni. Inrealtà, scrivono le toghe, alcu-ne evidenze si prestavano adaltre letture e alcune decisionidi Palazzo Koch hanno finitoper peggiorare lo stato deiconti (è il caso, ad esempio,della “revisione dei crediti”).

IL PUNTO, in ogni caso, è che seil commissariamento è nullo,lo sono tutti gli atti successivi,compresa la vendita a Desio.Solo che il ministero del Teso-ro non s’è fatto neanche unadomanda sulla decisione delConsiglio di Stato. Anzi, sotto-lineano da Palazzo Koch, PierCarlo Padoan aderì alla reite-razione “ora per allora” dellarichiesta di commissariamen-to: coi provvedimenti 149 e 150del 20 aprile, sottolineano inBankitalia, il ministero haconfermato la nostra imposta-zione dichiarando di nuovo ilcommissariamento a partiredall’8 febbraio 2013.

Ovviamente, su questi de-creti di aprile pende un nuovoricorso dei soci della coopera-tiva Scs, che tentano di rien-trare in possesso della banca.Nel frattempo, dovrebbe esse-re alle viste l’udienza prelimi-nare per i vecchi amministra-tori di Bps, a partire dall’expresidente Antonini. Vicendeche si intrecciano attorno aquella che sembra una certez-za: difficilmente Bps tornerà aessere la banca di Spoleto.

MA. PA.© RIPRODUZIONE RISERVATA

AL QUIRINALE ha parlato col presidente Mattarella

Il governatore ieri si è fatto ricevere al ColleLannutti (Adusbef): “Renzi lo cacci”

qIERI SERA il governatore di Bancad’Italia Ignazio Visco è stato rice-

vuto dal capo dello Stato Sergio Matta-rella. L’incontro, rivelato dallo stesso Qui-rinale, a quanto risulta al Fa t to, sarebbestato chiesto dallo stesso Visco in non ca-suale coincidenza con la notizia dell’inda -gine della Procura di Spoleto che lo riguar-da con altri funzionari di Bankitalia.Il momento non è facile per il governa-tore, finito nel mirino anche delle asso-ciazioni dei consumatori. Sostiene ad e-sempio il presidente dell’Adusbef, ElioLannutti: la vicenda della Banca Popola-re di Spoleto ha provocato “gravi danni ai

r i s p a r m i a to r i ” e “deve indurre il premierMatteo Renzi ad una immediata desti-tuzione del governatore Ignazio Visco,per il grave pericolo che corrono dal 1gennaio 2016 azionisti, obbligazionisti edepositanti con il meccanismo delbail-in, con Bankitalia inidonea a tutelareil pubblico risparmio”.In particolare, sostiene Lannutti, l’azio -ne dei commissari che hanno venduto B-ps al Banco Desio ha “ridotto a zero il su-dato investimento dei 21.000 soci dellaBanca Popolare di Spoleto con danniquantificati tra 300 e 350 milioni di eu-ro ”.

Il duo Il ministro Pier Carlo Padoan e il governatore Ignazio Visco a un convegno Abi Ansa

Il Consiglio di StatoAveva annullatol’a m m i n i s t ra z i o n es t ra o rd i n a r i acriticando il ministero

“A LORO INSAPUTA?”

Tutti gli “i n fo r t u n i ”della Vigilanzalungo lo Stivale

qIL PRESIDENTE dell’a ss o c i a z i o n edei consumatori Adusbef, Elio Lan-

nutti, è uno dei più costanti accusatori deifallimenti della Vigilanza di Banca d’Italiasul settore bancario, in sostanza il core bu-s i n e ss di Palazzo Koch: ieri, per dire, ha ma-lignamente ricordato tutti gli scandalibancari ora sotto la lente della magistra-tura che - sostiene - sono avvenuti “all’in-

saputa della Banca d’Italia e di Visco". Ec-co il suo elenco: la vicenda che unisce laBanca Vacienna e la Banca Popolare di Vi-cenza, oppure “lo scandalo di Cariferrara(con il suicidio dell’ex dirigente Paolo Bo-nora del 28 luglio 2015)”; i“fidi della BancaPopolare dell’Etruria, con crediti dubbi allaclientela per 1,69 miliardi di euro, pari al22,9%, e 770 milioni di euro di sofferen-

ze ”; il “p re l i evo” del “5% su prestiti, mutuie fidi che Banca Marche concedeva agli a-mici”.E ancora: “Le vicende delle azioni, con il va-lore portato fino a 62,5 euro, della Banca diVicenza; e le vicende dei derivati Santorinie Alexandria del Monte dei Paschi di Siena;la gestione di Carige con l’arresto del vicepresidente dell’Abi Berneschi”.

La scheda

n NEL 1895da un’idea diGiulio Cesari,p ro fe ss o redi Diritto edEco n o m i aall’I s t i t u tote c n i co,n a cq u ela BancaCo o p e ra t i vaPo p o l a redi Spoleto.Alla chiusuradel primoe s e rc i z i o,Bps contava254 soci

n DAL 2014Dopo la fine ilperiodo deiCo m m i ss a r iinviati daBankitalia,Bps, per oltreil 70%, ècontrollata daBanco Desio.Gli altriazionisti:Mps di Sienae SpoletoC re d i toe Servizi

4 » PRIMO PIANO | IL FATTO QUOTIDIANO | Mercoledì 21 Ottobre 2015

UNICREDIT Secondo la Procura di Firenze il vicepresidente del gruppo bancario si prodi g avanell’aiuto delle disastrate finanze di Bulgarella, vicino ad ambienti legati a Messina Denaro

» ANTONIO MASSARIE DAVIDE VECCHI

Questo Bulgarella èproprio un pezzo dimerda, gli abbiamofatto un leasing da 22

milioni di euro a Spezia e vuo-le restituirne solo 10 perché cicontesta gli interessi: ma inquattro anni non ha pagatoneanche una rata”. Il 12 set-tembre 2014 Giuseppe Sereni– tramite tra Bulgarella e Ro-berto Mercuri, assistente diFabrizio Palenzona – raccon -ta ridendo a un amico l’incon -tro avuto in Unicredit doveconoscevano molto bene l’im -prenditore trapanese indaga-to insieme al numero due del-la banca, Fabrizio Palenzona,e altri dirigenti.

Negli atti depositati dallaProcura di Firenze in previ-sione dell’udienza di riesamefissata per lunedì 26 ottobre echiesta dai legali difensori diPalenzona e Bulgarella, gli in-quirenti hanno ricostruitocome Bulgarella fosse ben no-to nel grattacielo Unicredit esoprattutto come la sua espo-sizione finanziaria rendessepraticamente impossibile an-che solo ipotizzare una ri-strutturazione del suo debito.Secondo l’accusa – sostenutadal procuratore capo di Fi-renze, Giuseppe Creazzo e isostituti Alessandro Crini eAngela Pietrogiusti – B u l g a-rella godeva di un tutor d’e c-cezione: Palenzona.

L’IMPRENDITORE aveva un’e-sposizione complessiva di 140milioni di euro, tutti i beni disua proprietà ipotecati ed eragià stato più volte segnalatodagli organisimi di vigilanza.E Unicredit ne era al corrente.Il gruppo Bulgarella era indi-cato a “incaglio a partire dal201 e al 31.12.2014 era classi-ficato tra gli incagli da quasitutto il sistema“, con limitateeccezioni”bancario, annotatogli inquirenti. Inoltre a marzo2015 il Mediocredito e Cassadi Risparmio di Firenze hanno“variato a sofferenza”lo statusdi due società del gruppo.

Di fatto il 26 maggio 2014 ildirigente della filiale Unicre-dit di Palermo, Luca Pullara,parla con Bulgarella preoccu-pato per la sua esposizione eper la richiesta di ulteriore li-quidità. “La contatterà il miodirettore, sa noi abbiamo at-tenzionato la sua posizione,tutto questo tempo, tutte que-ste attese”. L’i mp r e nd i t or enon la prende bene. “Se la ban-ca non fa l’accordo con me vichiedo 300 milioni di danni...quindi o la banca capisce... co-me Renzi che ha rottamatotutto... dobbiamo fare le cosein modo giusto altrimenti lebanche perdono i clienti mi-gliori.. quindi mi faccia pureconoscere il suo direttore ma

Veleni Prima udienza e i Verdi denunciano: “Continuano a inquinare. Galletti spieghi”

Ilva, maxiprocesso a politica e potereLAVORO E SALUTE

» FRANCESCO CASULA

Ta ra n to

Avviare un processo chedovrà fare luce sul disa-

stro ambientale è una soddi-sfazione per la procura, masoprattutto per la città di Ta-ranto”. Il procuratore FrancoSebastio non nasconde l’e n-tusiasmo. Dopo la prima u-dienza del maxiprocesso suiveleni dell’Ilva, il capo degliinquirenti ionici ha espressola sua soddisfazione per l’av -vio di un procedimento cherappresenta un momento sto-rico per la comunità tarantinadilaniata dall’emissioni noci-ve dell’Ilva. “Non dimenti-chiamo – ha aggiunto Seba-stio – che sono stati abbattutimigliaia di capi di bestiame,oltre al problema della mitili-coltura. La sentenza ci dirà sequelle ipotesi di reato eranofondate”.

Eppure nonostante i dannicertificati dalle perizie, Seba-

stio, gli altri magistrati delpool e il gip Patrizia Todisco,hanno dovuto lottare anchecontro una politica che dal2012 ha fatto di tutto per con-sentire all’Ilva di continuare aprodurre acciaio e quindi a in-quinare. L’inchiesta che oggiha portato a giudizio 47 impu-tati (44 persone fisiche, tra iquali Fabio e Nicola Riva, l’ex

governatore di Puglia NichiVendola, il sindaco di Taran-to Ippazio Stefano, e tre so-cietà), però, ha mostrato an-che il legame tra la famiglia diindustriali e la politica a ognilivello.

NELLE CARTE del l’inc hie st a,ad esempio, è finita anche lalettera che l’ex patron EmilioRiva, morto lo scorso anno,scrisse nel 2010 a Pier LuigiBersani (che non è mai statoindagato), a cui nel 1998 la fa-miglia di industriali aveva of-ferto un contributo per lacampagna elettorale di 98milaeuro. Nella missiva Riva portòall’attenzione dell’allora se-gretario nazionale del Pd le di-chiarazioni contro l’Ilva diRoberto Della Seta chiedendo“per quello che negli anni direciproca conoscenza ha po-tuto constatare in merito a co-me la mia azienda opera” unintervento a difesa dello stabi-limento. Nel 2012, però, il mo-

do in cui quella azienda ope-rava è venuto a galla grazie alleintercettazioni dei finanzierie alle indagini dei carabinieridel Noe che ha portato oraall’apertura del dibattimento.In aula, intanto,c o n t i n u a n o acrescere le ri-chieste di costi-tuzione di partecivile che già allafine dell’udienzapreliminare era-no circa 800. Traqueste Legam-biente che ieri di-nanzi al tribuna-le, a pochi metridal presidio del-lo Slai Cobas, haaffisso uno stri-scione su cui si leggeva “in no-me del popolo inquinato”. Eoltre la vicenda processuale, adistanza di tre anni resta l’in -cognita sull’ammodernamen -to degli impianti come ha de-nunciato ieri Angelo Bonelli,

portavoce nazionale dei Ver-di, che ha invitato il ministrodell’ambiente Gian Luca Gal-letti a chiarire la posizione delministero sulle prescrizioniche l’Ilva avrebbe dovuto por-

tare a termine en-tro il 30 luglioscorso: “Il suoministero – hascritto Bonelli –non ha dato alcu-na notizia se Ilvaha rispettato quelfamoso 80 percento di prescri-zioni ambientaliche dovevano es-sere attuate. Inun Paese norma-le e rispettoso deicittadini il giorno

dopo il 31 luglio si sarebbe do-vuta dare comunicazionesull’avvenuto o meno rispettodelle prescrizioni. Invece no.Quello che sta accadendo èsemplicemente scandaloso”.

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se è lì per fare carriera e accon-tentare qualcuno della criccaallora non me lo presenti”. Daquesto momento Bulgarella i-nizia a cercare contatti per ar-rivare ai vertici: li trova, rico-struiscono gli inquirenti. Tan-to che a distanza di pochi mesi,il 18 agosto, il suo socio Fede-rico Tumbiolo cenerà a Rapal-lo insieme a Palenzona e il suobraccio destro Mercuri.

LA CONFERMA che i contattisiano andati a buon fine arrivada una intercettazione del 16settembre di Sereni: “Un casi-no legato a quello che ha fattocon Unicredit, c’ha un casinolegato a Monte dei Paschi chedevono avere uno svincolo dalMonte ma per quanto riguar-da loro si è fatto bingo, 82 mi-lioni, 60 di ricapitalizzazionee 20 in una valigetta... più lospostamento di uno che glistava facendo vuotare i coglio-ni”, dice Sereni. Quest’ultimoè l’uomo che – secondo la ri-costruzione degli inquirenti –tesse i rapporti per arrivare aPalenzona attraverso il suobraccio destro Mercuri. Difatto quest’ultimo tiene ognitipo di rapporto per il numerodue di Unicredit, anche con lostesso amministratore dele-gato Federico Ghizzoni. “Hovisto Ghizzoni stamani che le

ha chiesto un appuntamentoper oggi, per quando poteva”,scrive Mercuri. E Palenzona:“Sì l’ho messo in agenda alleuna e mezzo”. Molti anche idialoghi che ha direttamenteMercuri al posto di Palenzo-na. Era a tal punto riconosciu-to come suo braccio destro cheanche un democristiano comePaolo Cirino Pomicino, piùvolte parlamentare e ministrodella Repubblica (nelle cartedell’indagine non chiamatocon il suo nome ma indicatocome Omi ss is ), quando deve

parlare con il vicepresidentedi Unicredit chiama Mercuri:“Non riesco a mandargli unsms. Ha forse cambiato nume-ro?”. Già che c’è, Pomicino ri-volge una domanda a Mercuri:“Colgo l’occasione per avereda lei un’indicazione operati-va, che poi è quella che chiedoa Fabrizio”: la domanda è chiin Unicredit si occupi di cre-dito, perché Pomicino deveperorare la causa del gruppoRiello, esposto per 100 milionicon Unicredit, di cui si diceconsulente.

IL LEGALE di Palenzona, Mas-simo Dinoia, ha sollevato dub-bi sui riscontri avanti dai ma-gistrati per provare l’interes -samento del numero due di U-nicredit a Bulgarella e ancoraieri ha ribadito che si tratta di“aria fritta, l’unica vera notiziaè che è stata fissata la datadell’udienza del riesame”, il26 ottobre. Palenzona è accu-sato di aver agevolato l’attivitàdi Bulgarella, ritenuto un fian-cheggiatore di Matteo Messi-na Denaro, il capo di Cosa no-stra latitante dal 1993. Le ac-cuse per lui sono associazionea delinquere, truffa, appro-priazione indebita con l’a g-gravante del favoreggiamen-to.

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Le intercettazioni“È un pezzo di merda,gli dato un leasingda 22 milioni di euroe vuole restituirne 10”

Palenzona, il “grande tutor”per salvare l’impresent abile

Fabrizio Palenzona e, a destra, Matteo M. Denaro

L’i nch ie st a

n FA B R I Z I OPA L E N ZO N AIl suo nomefigura nellalista degliindagati inun’inchiestadell’Antimafiasui presuntif i a n c h e g g i a to r idel superl a t i t a n teM a t te oM e ss i n aD e n a ro.Il vicep re s i d e n tedi Unicredit –nonché deusex machinadelle piùimpor tantipar titefinanziarieitalianedegli ultimidecenni – èaccusato direati finanziariaggravati dalfavo re g g i a m e n -to a Cosan o s t ra

Il procuratore“Essere arrivatifino a quiè per noi,e per la cittàdi Taranto, unas oddisfazione”

P rocuratore Franco Sebastio

L ECC A L ECC A

RE GIORGIO, LAUREACON GIANNI LETTA» FQ

,AI FESTEGGIAMENTI per lalaurea honoris causa in “S c i e n za

della Storia e del Documento” al pre-sidente emerito della RepubblicaGiorgio Napolitano, all’Università diRoma Tor Vergata, non potevano mancare isuoi ammiratori di sempre. Dal governo, inprima fila per la lectio magistralis di Re Gior-gio c’erano il ministro per le Riforme costi-

tuzionali Maria Elena Boschi, il mini-stro della Cultura Dario Franceschini e

il ministro per la Pubblica amministra-zione Marianna Madia. Quando Napo-

litano ha indossato la toga accademica e ilcappello si sono fatti anche una bella foto digruppo insieme al rettore dell’ateneo Giu-seppe Novelli. Hanno presenziato alla ce-rimonia anche le vicepresidenti del Senato

Valeria Fedeli e Linda Lanzillotta, il gover-natore della Regione Lazio Nicola Zinga-retti, il capogruppo dei senatori Pd, LuigiZanda e il capogruppo degli autonomisti diPalazzo Madama, Karl Zeller. Per omaggia-re il 90enne neolaureato si sono scomodatianche il governatore della Banca d’Italia I-gnazio Visco e, guarda un po’, Gianni Let-ta.

Mercoledì 21 Ottobre 2015 | IL FATTO QUOTIDIANO | PRIMO PIANO » 5

Dietrofront Il capo del governo: “Non era nei piani”. Ma non è vero: le bozze dei testi confermano

Imu su ville e castelli, il premier si smentisceSTA B I L I TÀ

» CARLO DI FOGGIA

Matteo Renzi torna indie-tro sull’abolizione dell’I-

mu anche per le abitazioni dilusso, quello che neanche Sil-vio Berlusconi si era spinto afare. E lo fa alla sua maniera:dicendo che non ne ha mai a-vuto intenzione, e che si ap-prestava a fare tutt’altro. Manon è vero, lo dicono le bozzedella legge di stabilità, ma an-che le voci più vicine al dossierImu. Semplicemente, il pre-mier ha cambiato idea.

Nei testi, infatti, l’a b o l i z i o-ne era prevista per tutti gli im-mobili, comprese le 74.430 a-bitazioni signorili (A/1), le vil-le (A/8), castelli e palazzi sto-rici (A/9), per le quali - ha cal-colato l’Ufficio studi politiche

territoriali della Uil - il bene-ficio sarebbe stato in media di2.778 euro, negando allo Statoun gettito di 85 milioni. Il dos-sier studiato finora prevede-va esattamente questo.

IE RI, Renzi ha comunicato ildietrofront con un lungo postsu F ac eb oo k: “Leggo molticommenti divertenti sulle an-ticipazioni della legge di stabi-lità (...). A chi dice: ma la ma-novra sulla casa l’aveva fattaanche Berlusconi, dico che èvero. La norma è la stessa an-che sulla questione dei castelliche dunque – a differenza diquanto si dice con tono scan-dalizzato –pagheranno (comeper abolizione Ici del 2008)”.Una parte invece, che tutte lebozze circolate – c omp re sa

l’ultima di ieri mattina – abo -livano. Peraltro i valori cata-stali non sono aggiornati dadecenni, quindi molte “v i ll e ”manco risultano tali. “I ro ni adella sorte – ha continuatoRenzi – i castelli furono par-zialmente esentati dai governisuccessivi, anche di centrosi-nistra, perché considerate re-sidenze storiche”. E qui sem-bra che il premier abbia scrittodi suo pugno il post, perchécommette una svista non dapoco: a partire dal ’97-’98 –go -verno Prodi I – vennero esen-tati dall’Ici solo i castelli e i pa-lazzi storici che avevano unvincolo particolare e consen-tivano l’accesso al pubblico.Per intenderci: a Roma, Palaz-zo Borghese paga l’Imu, per-ché è chiuso ai visitatori, men-

tre la galleria Doria Pamphiljno, per il motivo opposto. Nor-me volute dai diversi ministridella Cultura.

Renzi , insomma non ha fat-to come il ministro dell’Eco -nomia Pier Carlo Padoan, cheieri ha ammesso sinceramente

di aver cambiato idea sulla so-glia per l’uso dei contanti. Ver-rà invece sanato anche il pa-sticcio dell’aliquota aggiunti-va Tasi: un regalo per le secon-de case che apriva un buco da350 milioni nelle casse dell’E-rario. Renzi ha poi avvisato

che la legge di stabilità arriveràoggi alle Camere. Ma spetta alpresidente della Repubblicainviarla, e fino a ieri sera al Qui-rinale non era arrivato nessuntesto definitivo.

Il messaggio Facebook eraindirizzato alla minoranza delPd, che ha incassato: “Allora a-vevamo ragione”, il commen-to di Bersani. “Passo in avanti,ma insufficiente”, per RobertoSperanza. Il riferimento è an-che all’aumento del tetto aicontanti, da mille a tremila eu-ro. Renzi, nonostante le criti-che di esperti e magistrati lo hadifeso: “È una misura libera-le”; “aiuta i consumi” e “sbloc -ca le famiglie”. Resta l’interro -gativo: cosa hanno approvato iministri il 15 ottobre scorso?

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Il ballodel l’Un it àPrima della re-tromarcia ren-ziana titolava:“La verità sullaTasi. Per ville ecastelli vale 85milioni, per leprime case 3,6m i l i a rd i”

“Così il controllodel riciclaggiosarà più difficile”Il pm Nino Di Matteo contro l’innalzamento del limitedei contanti a tremila euro: “Segnale preoccupante”

ANTIMAFIA

» MICHELA GARGIULO

Fi re n ze

Aprescindere dai limitie dai numeri è preoc-cupante il segnale didiscontinuità. La li-

mitazione ai mille euro perl’utilizzo dei contanti era stataintrodotta per rendere piùsemplice la tracciabilità deldenaro e più controllabili leattività di reinvestimento.Questo vale anche per altrenovità legislative in materia fi-scale. Ma ripeto: non è un pro-blema di numeri. Mi chiedosolo perché prima c’era l’esi -genza della tracciabilità perfacilitare la riconoscibilitàdelle attività di riciclaggio eoggi questa esigenza vienesentita in maniera diversa”.

IL PMNino Di Matteo è nell’au -la dell’Università di Firenze alForum Antimafia e ha appenaconcluso il suo intervento difronte a decine di studenti. DaRoma, il fiorentino Matteo

Renzi, replica su Fac eb oo k:“Davvero qualcuno può pen-sare che la misura sul contan-te, semplice, giusta e liberale,rovini la legge di stabilità e larenda incostituzionale? E dai!Un po’ di serietà non guasta. Illimite del contante non aiutal’evasione, né la combatte. Illimite con il governo Prodi eraa cinquemila euro. Noi ci at-testiamo su una via di mezzo:tremila euro. È una misurasemplice, è una misura libera-le, è una misura per aiutare iconsumi e sbloccare molte fa-miglie italiane”.

C’è il pm del processo dellatrattativa Stato-mafia, quindi,a non pensarla come il premierRenzi. E nel suo lungo inter-vento a Firenze Nino Di Mat-teo ha ribadito anche l’esigen -za di non mollare sul frontedella lotta alla mafia e di “se -gnali”: “Non ci deve essere di-sattenzione nei confronti delfenomeno mafioso. Gli uominidi Cosa nostra sono uomini a-bituati ad interpretare segna-li”. Piuttosto servirebbero al-tre misure per Di Matteo: “Lacorruzione è un reato gra-vissimo. Sarebbe necessa-rio prevedere le cosiddet-te misure di prevenzio-ne. Sequestrare e confi-scare i beni per coloroche sono condannatiper corruzione sarebbeun passo avanti signifi-cativo”. Altro capitolo, quellodella prescrizione: “Deve es-sere bloccata – spiega Di Mat-teo – con l’inizio del processo.Mafia e corruzione sono duefacce della stessa medaglia. Cisono migliaia di detenuti nellecarceri ma solo poche decinesono dietro le sbarre condan-nati per corruzione. Questo èun reato sostanzialmente im-punito e non perché non fac-ciamo i processi ma perché ar-riva prima la prescrizione delcarcere e ho l’impressione chenon si voglia mettere mano allariforma perché garanzia

dell’immunità del potere”. Airagazzi che lo ascoltano atten-ti spiega che le mafie sono unfenomeno che non va sottova-lutato anche se oggi non scorreil sangue per le strade. Non ri-sparmia considerazioni perquello che accade anche den-tro la magistratura: “Dobbia -mo stare tutti molto attenti alpeso eccessivo delle correntiall’interno dell’organo di au-togoverno. Questo è un me-todo pericoloso che rischiadi isolare magistrati indi-pendenti, quelli che nonh a n n o a p p a r t e n e n z e .Nell’esercizio dell’a u t o g o-verno se la magistratura vuo-le garantirsi l’i ndi pen den zadeve essere credibile anche alproprio interno”.

L’I N CO N T RO dura più di tre o-re, i ragazzi restano inchiodatialle sedie. Di Matteo si racco-manda: “Leggete informatevi,dovete conoscere la storia diquesto Paese. La memoria e laconoscenza sono garanzia dilibertà. La vostra rivoluzioneculturale può sconfiggere lamentalità mafiosa”. E loro ri-spondono con un lungo ap-plauso, mentre negli stessimomenti a Palazzo Chigi ilpremier Renzi scrive su Face-book, di fatto il contrario diquanto auspicato da Di Matteosul limite di denaro contante.

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Manovratori Il premier Matteo Renzi e il ministro Pier Carlo Padoan

Renzi su Facebook“Davvero qualcunopensa che questamisura liberaleaiuti l’e va s i o n e ? ”

CAMBI AD HOC Adesso la Lezzi è vicepresidente

Bilancio, al via in commissionel’operazione “escludi grillini”

qIL PD SI APPRESTA a nominare, tra stasera e domani, inuovi vertici della commissione bilancio del Senato per

non correre rischi sulla legge di stabilità. Questo fine settimana,infatti, la manovra inizierà il suo percorso in commissione. Quiperò, dopo le dimissioni di Antonio Azzollini nel luglio scorso, lacarica di presidente è vacante. A farne le veci finora è stato il demGiancarlo Sangalli, coadiuvatodall’altra vice, la grillina BarbaraLezzi. Mentre a Montecitorio ivertici delle commissioni sonostati tutti rinnovati (per prassi sicambiano a metà legislatura), alSenato Pietro Grasso ha deciso dirinviare la questione a gennaio. Ilgoverno, però, ora non si fida, for-se temendo le sedute presiedutedalla Lezzi, e alla Bilancio vuole so-lo persone di estrema fiducia. Cosìci si appresta al cambio, operandouna forzatura della prassi parla-mentare, che prevede il rinnovo incontemporanea di tutte le presidenze, così da rappresentare almeglio gli equilibri tra le forze politiche. “Mi sembra chiaro che èuna mossa per farci fuori dalla presidenza. Vogliono persone chepossono controllare. Ma se si cambia il vertice della Bilancio, al-lora lo si faccia con tutte”, afferma Lezzi. “Non possiamo affron-tare la manovra con una commissione azzoppata. Si svolgerannosessioni molto lunghe e abbiamo bisogno di un presidente e duevice che possano alternarsi senza problemi”, spiega il capogrup-po dem Luigi Zanda. Il futuro presidente sarà del Pd e una vi-cepresidenza andrà a Ncd. “Scommettiamo che il secondo vicenon sarà un grillino…?”, chiosa la (ancora) vicepresidente Lezzi.

GIANLUCA ROSELLI

Barbara Lezzi, vice allacommisione bilancio Ansa

PRESIDENZA INPS

Pensioni, Boeriattacca Palazzo Chigi:“Serviva una riforma”

qLA LEGGE di stabilità fa interventi se-lettivi, parziali, e crea asimmetrie di

trattamento. Serviva una riforma”. Il presiden-te dell’Inps, Tito Boeri, ha bocciato la parte delddl di stabilità sulla previdenza chiedendo algoverno di intervenire in modo “organico e de-f i n i t i vo” sul sistema pensionistico. In pratica,ha spiegato presentando il Bilancio sociale2014 dell’Istituto, con questa manovra si è

persa l’occasione di introdurre elementi diflessibilità “possibili scegliendo invece misureparziali che creano asimmetrie” e rischiano diessere comunque costose. Il ministro del La-voro, Giuliano Poletti, non ha rilasciato dichia-razioni dopo l’intervento di Boeri, ma entran-do nella sede dell’Istituto per la presentazionedel Bilancio, ha ribadito che il ddl stabilità “èbuono e socialmente qualificato” e “non ci so-

no ragioni di polemica”. Ma a guardare allostock dei pensionati, nel 2014, su 15,57 milionidi persone con almeno un assegno, il 42,5 percento (6,5 milioni) aveva un reddito da pen-sione inferiore a 1.000 euro. Per 1,88 milioni dipersone (il 12,1 %) il reddito da pensione erainferiore a 500 euro. “Spero che nel 2016 ci siaun intervento sul sistema previdenziale strut-turale e definitivo”, ha detto Boeri.

A FirenzeIeri il pm

Ni noDi Matteoal Forum

deg l iS t ude nt i

di sinistra

6 » POLITICA | IL FATTO QUOTIDIANO | Mercoledì 21 Ottobre 2015

ROM A

La sorpresa Dopo l’i n c o n t rocon i pm di Roma, Marinocambia idea. Non ci sta piùa farsi mandare via per gliscontrini: “Non sono indagato,rifletto sulle dimissioni”

Il colpo di coda del MarzianoSfida Renzi: “Pd, mi cacci?”

Versioni a confronto I pm convocheranno anche i ristoratori coinvolti

Cene e firme, tutti i dubbi dei pmMa ora il sindaco si sente più forte

LE CARTE

» VALERIA PACELLI

Dopo Ignazio Marino, i ma-gistrati romani convoche-

ranno in procura alcuni risto-ratori. O almeno chi, nei giorniscorsi su giornali e non solo, hasmentito le “gi usti fica zion i”di alcune cene istituzionalipresentate dall’ex sindaco.

PER I PM CAPITOLINI AlbertoCaporale e Roberto Felici, cheindagano sulle spese con cartadi credito del Comune, i pros-simi interrogatori sarannoquindi fondamentali per capi-re se verrà confermata la ver-sione fornita due giorni fa daMarino, che si è presentatospontaneamente in procura. Illavoro degli inquirenti è in unafase iniziale, anche se per a-desso un dato è certo: Marino

non è indagato. Di più: il fasci-colo è ancora senza reati. Ele-mento questo che forse ha raf-forzato la posizione dell’exprimo cittadino che proprioieri ha dato un se-gnale di ripensa-mento sulle di-m i s s i o n i . P e rquanto riguardal’inchiesta, in-nanzitutto le de-nunce dalle qualinasce l’in da gi ne(presentate daFratelli d'Italia eMovimento Cin-que Stelle) nonsono “nominali”.Si chiede, in so-

stanza, di indagare sulle spesecon la carta di credito del Co-mune ma non direttamente suIgnazio Marino. Inoltre c’è an-che un altro elemento, quello

dell’ “irrisorietà”della cifra spesaper quelle cene.Nel mirino deipm ci sono settefatture per ceneistituzionali perun totale di 952e u r o . “ C i f r a -spiega il profes-sor Enzo Musco,legale di Marino -che corrispondea quanto pagatodal primo citta-

dino di tasca propria nel viag-gio a New York per incontrareil sindaco De Blasio”. Tuttavial’irrisorietà della cifra non eli-mina un ipotetico reato di pe-culato (che non viene comun-que contestato all’ex sinda-co).

I N TA N TO ieri Marino si è dife-so spiegando che le firme sui“giustificativi” di spesa non e-ra sue. Mettendo a confrontoalcuni degli atti in mano ai ma-gistrati, si nota una differenzatra una firma e l’altra. Ma è an-che vero che della registrazio-ne di quegli scontrini si occu-pano alcuni “uffici del Campi-doglio” e non direttamente il

primo cittadino. Il quale non faaltro che consegnare le ricevu-te. A quel punto sono i vari re-sponsabili che aggiungono legiustificazioni, spesso - spiegail legale Musco - attribuendoquella spesa “al l’ultimo ap-puntamento della giornataprogrammato nell’agenda”.

Così Marino ha spiegato aipm cena per cena. Da quelladel 27 luglio alla “Taverna de-gli Amici”, a Roma, dove – adetta sua – con lui c’era unacollaboratrice e non la moglie,come invece ha detto a Repub -blica un ristoratore. Nel miri-no dei pm c’è però anche la ce-na del 4 maggio 2015 al risto-rante “I tre galli” di Torino.

» TOMMASO RODANO

Il sindaco marziano ripor-ta indietro le lancette didodici giorni. L’8 ottobreaveva annunciato le sue

dimissioni, ora Ignazio Mari-no non vuole più cadere perquattro scontrini. Non daràquesta soddisfazione al parti-to che l’ha messo alla porta: seil Pd vuole cacciarlo dal Cam-pidoglio – il suo ragionamen-to – ci metta la faccia e troviuna vera ragione politica. Glivoti la sfiducia in Assemblea.Perché Marino, rinfrancatodall’incontro di lunedì con laprocura di Roma, è convintoche il fascicolo sulle sue spesecon la carta di credito comu-nale sia inconsistente. È sicu-ro di restare fuori dal registrodegli indagati. E allora svani-rebbe il pretesto usato daRenzi e Orfini per mandarlovia. Ieri il chirurgo l’ha ripe-tuto almeno tre volte, comeun automa, di fronte ai gior-nalisti: “Come prevede la leg-ge, pensavo e penso che ho 20giorni per fare opportune ri-flessioni e verifiche sulle miedimissioni”. Insomma: ci staripensando. Ha tempo fino al2 novembre.

L’ULTIMA SFIDAdel marzianoè stata lanciata ieri mattina.La giornata era iniziata con ungesto simbolico, a volerci farcaso: Marino arriva in Campi-doglio alle 10 e 30 e dopo tantigiorni rientra a Palazzo Sena-torio dalla porta principale,non da un ingresso seconda-rio. Abito scuro e cravatta blu,ai cronisti dice di stare “mol -to, molto, molto bene”e dà ap-puntamento in conferenzastampa a mezzogiorno e mez-za. In questo modo, peraltro,si tiene lontano dal tribunaledi Roma dove si celebra la pri-ma udienza del processo A-ma, primo atto di Mafia Capi-tale. Anche questa, una sceltasignificativa. A rappresentareil Campidoglio che si è costi-tuito parte civile, al suo posto,c’è l’assessore alla legalità Al-fonso Sabella.

In conferenza stampa, Ma-rino è accanto all’avvoc atoEnzo Musco. Ufficialmente ilsindaco deve solo informare igiornalisti sull’incontro di lu-nedì in procura. In dieci mi-nuti, invece, ribalta il tavolocapitolino. Inizia con “dueparole” di commento sugli e-sposti che lo riguardano,quelli presentati da Movi-mento 5 Stelle e Fratelli d’I-talia: “Sono ver-go-gno-si.Presentati da gente in mala fe-de o ignorante”. L’unico scon-trino di cui parla esplicita-

mente, però, è quello finitosotto la voce “tintoria”:“Quel -le spese non riguardano il la-vaggio dei miei vestiti, ma de-gli abiti storici dei trombettie-ri di Vitorchiano”, quelli chesuonano durante le cerimo-nie ufficiali in Campidoglio.Sulle altre spese contestate,non entra nel merito (“Ne hoparlato ieri ai magistrati”), poiviene sostenuto da Musco:“Chi di voi si ricorda con chi èstato a cena tre mesi fa? Figu-riamoci il sindaco di Roma...”.Il punto è un altro: Marino sisente al riparo da cattive no-tizie da Piazzale Clodio. “Misono presentato ai magistrati,ieri pomeriggio, per essere a-scoltato come persona infor-

mata sui fatti. Sono entrato esono uscito dalla procura dapersona informata dei fatti,non da indagato”. Non solo:“La vicenda degli scontrini –rivela il sindaco – è stata i-scritta dai magistrati con ilmodello 45, ossia notizie noncostituenti reato”.

Il colpo di scena arriva conle domande dei giornalisti (ne

sono concesse appena tre).Quando gli si chiede se pensadi ricandidarsi, Marino fa ca-pire che sta pensando di nondimettersi più. Ecco la frasesibillina di qualche riga sopra:“Come prevede la legge, ho 20giorni per fare opportune ri-flessioni e verifiche sulle mied im i ss io n i”. Brusio in sala.Quindi ci sta ripensando? Il

sindaco non chiarisce. Ripetele stesse parole come un man-tra, due, tre volte. Inutile chie-dergli di specificare il sensodella sua frase: preferisce la-sciare i cronisti col dubbio e i“compagni” di partito col bri-vido. Se ne va via sorridendo,senza ulteriori repliche.

DA L L’ALIENO era lecito atten-dersi un colpo di teatro, ma or-mai non ci credeva più nessu-no. Non se l’aspettavano nem-meno i collaboratori: Marinoha fatto da solo, confrontan-dosi solo con il suo strettissi-mo cerchio di fiducia (Ales-sandra Cattoi, Roberto Trica-rico). Dopo essersi godutol’ultimo colpo di scena, aspet-

ta la mossa del Pd. Le stradesono due: potrebbe andare fi-no in fondo e costringere ilpartito di cui ha dominato leprimarie a sfiduciarlo pubbli-camente, con un voto in con-siglio comunale (in cui peral-tro i dem si dovrebbero acco-dare a M5S e Fratelli d’Italia).Sel potrebbe sostenerlo anco-ra, come ha dichiarato il capo-gruppo in Campidoglio, Gia-nluca Peciola: “Venga in Con-siglio e l’ascolteremo”. Oppu-re, chissà, Marino potrebbesedersi al tavolo con Renzi eOrfini e aspettare che arriviun’offerta per una via d’uscitaonorevole. Intanto le carte so-no cambiate.

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Ade ss oride lui

Ignazio Mari-no con l’av vo -

cato Musco. Inbasso il pro-

curatore capodi Roma Pi-

gnatone Ansa

A verbaleA Torino non c’e raDon Damiano,che ha smentito,ma duea m m i n i st rator ilocali e l’aut i st a

PRIMA UDIENZA

Al via il processoAma, antipastodi Mafia Capitale

qARRIVERÀ il prossimo 30 ottobrela prima sentenza legata alla maxi

inchiesta su Mafia Capitale. La data è sta-ta fissata dal gup del tribunale di Roma altermine della prima udienza del processoAma, uno dei filoni dell’inchiesta che haterremotato i palazzi della politica all’om-bra del Campidoglio. Si tratta del proce-dimento con rito abbreviato che vede im-

putato l’ex dg di Ama, Giovanni Fiscon, ac-cusato di corruzione nell’inchiesta diMondo di mezzo. All’udienza, davanti algup Anna Criscuolo, non era presente ilsindaco dimissionario Ignazio Marinoche il 12 ottobre aveva firmato l’atto di co-stituzione di parte civile per il Comune diRoma, ma a rappresentare la città è arri-vato l’assessore alla Legalità, Alfonso Sa-

bella. Le “a t te n z i o n i ” sulla municipalizza-ta dell’immondizia da parte del clan diCarminati e Buzzi rappresenta uno dei fi-loni più corposi dell’inchiesta che ha ter-remotato i palazzi della politica capitoli-na. Pressioni e corruzione dei funzionaripubblici per poter aggiudicarsi ricchissi-mi appalti in tema di smaltimento dei ri-fiuti.

La difesa“L’esposto sulle miespese è vergognoso,l’apertura del fascicolosolo un atto dovuto”

Mercoledì 21 Ottobre 2015 | IL FATTO QUOTIDIANO | POLITICA » 7

Orfini finisce male:sfiducia in bianco,consiglieri in rivoltaFallisce la richiesta di firme contro il primo cittadinoLotti ferma il commissario, il partito è nel caos

» PAOLA ZANCA

Quando Matteo Orfini, con cin-que ore di ritardo, affida alleagenzie la risposta del Pdall’ultimo affronto di Ignazio

Marino, la disfatta totale si è già con-sumata. Davanti a lui, in una sala delNazareno, ha i 19 consiglieri demo-cratici del Comune di Roma. Li hachiamati a raccolta, subito dopo averascoltato l’ex (?) sindaco annunciarein conferenza stampa la sua “riflessio -ne” sul ritiro delle dimissioni. Nero involto, il commissario del partito ro-mano chiede agli uomini del Pd inCampidoglio una firma in bianco: “SeMarino decide di presentarsi in con-siglio comunale, mi dovete assicurareche voterete la mozione di sfiducia”.Nella platea cala il gelo. Lì in mezzo cisono almeno quattro o cinque consi-glieri che, già da prima, erano rimastifedeli al sindaco. Ora che la vicendadegli scontrini sembra sgonfiarsi, vi-sto che dalla Procura non arrivano no-vità, la fronda dei consiglieri dubbiosis’è andata ingrossando. È addiritturail capogruppo, Fabrizio Panecaldo, aprendere la parola: “Non possiamomettere Marino sullo stesso livello diA le m an no ”. Altri sbottano: “Pi u tt o-sto che sfiduciarlo, mi dimetto”. Ma igesti di un singolo – tutti da confer-mare –a Orfini non interessano: vuoleun’azione di gruppo, l’unica che puòdavvero costringere il sindaco al pas-so indietro definitivo. La truppa dei19 non ci pensa proprio. “Sarebbe unsuicidio politico: che facciamo, cimettiamo a votare con i Cinque Stelle,con Fratelli d’Italia, con i fascisti?”.

ORFINI INSISTE. In questastoria ci ha messo la faccia.E da ogni puntata escecon un livido in più. Pri-ma ha fatto muro conMatteo Renzi, quandoil premier chiedeva cheil sindaco se ne andassee di corsa. Poi ha siglatola tregua tra palazzoChigi e il Campidoglio,con l’ingresso in giuntadi Stefano Esposito eMarco Causi. Infine,una volta esploso l’af -fare delle cene pagatedal sindaco con la cartadi credito istituzionalee smentite dai parteci-panti, fu tra i primi a di-re: “È finita”. Così ieri,di fronte all’e n n e si m acapriola del sindaco, si èpresentato convinto diavere la situazione in pu-gno. La riunione invece siincarta pericolosamente. E lui de-cide di far uscire un comunicato chealmeno metta un punto fermo: “Nonci sono le condizioni politiche per

andare avanti”. Ai consiglieri vieneimpartito l’ordine di non rilasciare di-chiarazioni. Stanno tutti zitti, in effet-ti, compreso il solitamente loquaceStefano Esposito.

IN COMPENSO, parla Luca Lotti, dele-gato speciale di Renzi per le questioniopache. Raccontano che durante l’in -contro sia stato Lotti in persona a stop-pare la linea Orfini: l’operazione sfi-ducia in bianco è fallita, non insistere,aspettiamo di vedere come si muoveMarino e troviamo una soluzione me-no drastica. Ai piani alti del Nazareno,l’irritazione è tanta: “Non gliel’hannoraccontata bene nemmeno a Renzi,questa storia”, dice un profondo co-noscitore di quel marasma che è il Pdromano. Nessuno, Orfini per primo,ha avuto il coraggio di ammettere chela situazione è tutt’altro che sotto con-trollo. Si è pensato, sbagliando, che lacaduta di Marino non avrebbe sortitoopposizione alcuna. Ma i 19 consiglie-ri comunali vogliono garanzie sul fu-turo. E il partito intero è in subbuglio.Già nei circoli della Capitale non erastata digerita la scelta di buttare giù ilsindaco senza nemmeno una assem-blea preventiva, senza consultare nes-suno. Figuriamoci adesso che in 50mila hanno firmato la petizione a so-stegno del sindaco (domenica c’è unanuova manifestazione in piazza delCampidoglio) e che la teoria del “com -plotto” ha trovato conferme: “Abbia -mo chiesto le dimissioni di Marino pergli scontrini, ma per ora non è nem-meno indagato – hanno detto ieri iconsiglieri a Orfini –Allora ha ragionelui: volevate farlo cadere e basta, la sto-

ria delle cene era solo un pre-tes to”. Infine, resta la que-stione dell’op po rt un it à.Davvero il Partito demo-cratico può permettersi discaricare il suo sindaco e divotargli la sfiducia insie-me all’opposizione? Do-

po Mafia Capitale, dopol’analisi impietosa di

Fabrizio Barca suicircoli, con i Cin-

que Stelle allecalcagna? Ilvoto in pri-

mavera per idemocratici è un

salto nel buio. Quan-do Renzi immaginale primarie pertrovare un candi-dato sindaco hap r e s e n t e c h enon è riusciton e m m e n o amettere d ’a c-cordo 19 consi-glieri comuna-li?

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R I S E RVATA

Negli atti del Comune si parladi “una cena offerta per motiviistituzionali a Don DamianoModena incontrato ad Ales-sandria in occasione della pre-sentazione del suo libro”.

Don Damiano ha dichiaratoche quella sera è andato a casa,poi il Fatto ha scoperto che in-vece a tavolo c’erano quattropersone. Marino ai pm avreb-

be quindi spiegato di aver in-contrato il sindaco di Alessan-dria e un assessore. Poi a cenac’era anche l’autista che lo a-veva accompagnato per tuttala giornata e un’altra persona.“E questi non sono incontri i-stituzionali?”, commenta il le-gale.

@PacelliValeria© RIPRODUZIONE RISERVATA

Autog ra f i Alcune delle firme “du b bie” sotto i giustificativi delle cene

“S a rebb eun suicidiop ol i t i co :ch efa cc i a m o ,ci mettiamoa votarecon i CinqueStel le ,con Fratellid’Italia ,co ni fascisti?”

CO N S I G L I E R ICA P I TO L I N I

Fatto a mano

L AGIOR NATAP OL I T IC A

CA L A B R I A

Due consiglieriin Procuraper corruzionee voto di scambio

eACCUSE g rav i ss i m eper due politici

calabresi: voto di scambio,corruzione e corruzioneelettorale. Il primo è ilconsigliere regionaleOrlandino Greco, delgruppo “O l i ve r i oPre s i d e n te ” (che appoggial’attuale governatore delPd, Mario Oliverio); ilsecondo è il consigliereprovinciale di Cosenza,Aldo Figliuzzi.I due sono stati raggiunti daun avviso di garanzia, concontestuale invito acomparire, emesso dal pmdella Dda di CatanzaroPierpaolo Bruni.Le ipotesi di reato, siriferiscono alleamministrative del 2003 edel 2008 del comune diCastrolibero (Cosenza),del quale, ai tempi, Greco eFigliuzzi eranorispettivamente sindaco evicesindaco. I dueavrebbero pagato il clan‘ndranghetista di MicheleBruni per ottenereappoggio elettorale.

B OLO G NA

Bufera Legacoop:sotto inchiestala presidenteRita Ghedini

eA BOLOGNA èarrivato il sesto

avviso di garanzianell’inchiesta sullepresunte pressioni eminacce al sindaco di SanLazzaro di Savena,Isabella Conti, che bloccòun mega insediamentoedilizio. La sesta indagataè Rita Ghedini, presidentedi Legacoop Bologna, exsenatrice del Pd. Ghediniha ricevuto un invito acomparire dai pm. Tra glialtri indagati ci sonol’attuale direttore diLegacoop, SimoneGamberini e l’ex sindacodi San Lazzaro, AldoBacchiocchi, storicodirigente del Pci emembro del comitatotesoreria del Pd. Lapresidenza di LegacoopBologna ha preso ledifese di Ghedini eGamberini con una nota:“Esprimiamo pienafiducia, totale vicinanza econdivisione del lorooperato. Siamosconcertati dalle accuseche vengono loro mosse”.

RICOMINCIO DA CAPO

Crocetta, ci risiamo:azzerata la terzaGiunta siciliana

qULTIME ORE per la Giunta ter diRosario Crocetta in Sicilia. Il Presi-

dente della Regione siciliana, ieri sera, haannunciato al vicesegretario nazionale delPd Lorenzo Guerini e al segretario regio-nale Fausto Raciti l’intenzione di azzeraregià oggi l’esecutivo, il terzo da quando è allaguida della Regione. Durante l’incontro ro-mano, che si è tenuto al Nazareno, Crocet-

ta ha dichiarato di voler aprire una verificapolitica “per rafforzare l’esecutivo con loscopo di concludere la legislatura e con-sentire alla coalizione di arrivare compattaalle prossime regionali nel 2017”. Prima, ilgovernatore della Sicilia, aveva incontratoil Presidente dell'Assemblea del Pd Giu-seppe Bruno. La decisione ormai è presa:“Procederò all’azeramento e alla revoca

delle deleghe agli assessori e nel giro di dueo al massimo tre giorni si formerà il nuovogoverno attraverso un patto di lealtà in mo-do da chiudere definitivamente la questio-ne del rimpasto”. Il vicesegretario nazio-nale dei democratici Lorenzo Guerini a-vrebbe rassicurato il presidente della Re-gione: “Non vogliamo andare a elezioni an-t i c i p a te ”.

L’u lt i mos m accoMatteo Orfini,com m i s s a r iodel Pd roma-no e presi-dente del par-tito nazionaleAnsa

8 » POLITICA | IL FATTO QUOTIDIANO | Mercoledì 21 Ottobre 2015

» WANDA MARRA

Maria Elena, sulle u-nioni civili cor-reggi il tiro”: Mat-teo Renzi al mini-

stro delle Riforme di cambia-re linea e tornare un po’ in -dietro gliel’ha detto più o me-no così. Lei era partita, lanciain resta, sabato pomeriggio:“Le approveremo con i voti diCinque Stelle e Sel”. Ribaditacontrarietà della Cei, rabbiadel ministro dell’Interno,Angelino Alfano e conse-quenziali rimostranze al pre-mier: “Ma io come faccio a te-nere i miei? E tu, come fai adapprovare la legge di stabilitàsenza i nostri voti?”

E allora, Matteo si è attac-cato allo smartphone e hachiarito a Maria Elena che bi-sognava essere un po’ piùmorbidi sulla questione. Imaligni raccontano che l’ab-bia fatto anche con una certarabbia, facendole presenteche il Pd stava portando a-vanti tutta un’altra strategia.

D’ALTRO ND E, in un primomomento anche Renzi avevapensato ad approvare la leggecon una maggioranza alter-nativa. Ma è (progressiva-mente) tornato indietro. Sututta la linea, per la verità: leg-ge entro il 2015, come pro-messo il 18 luglio all’Assem -blea del Pd? Non è possibile.Stepchild adoption (ovvero a-dozione da parte del genitorenon biologico, del figlio, natu-rale o adottivo, del partner)?Libertà di coscienza. La stes-sa libertà di coscienza che si ètrovata alfine già domenica ainvocare il ministro delle Ri-forme, non senza aver prova-to a forzare la mano, sia suitempi, che sui contenuti.

Tra i due, in realtà, c’è unadifferenza di visione dall’ini -zio di questa vicenda: Renzi lalegge sulle unioni civili l’haannunciata, ma chi ci ha inve-

PALAZZO CHIGI Renzi bacchetta la Boschi“Frena sulle unioni gay”Il ministro ha sfidato Alfano aprendo a M5s e Sel: il premier rallenta (e si arra b b i a )

stito davvero è lei, la Boschi.Cattolica osservante, ci tienecomunque a esibire le sue lar-ghe vedute. E infatti, sonomesi che cura il rapporto conil mondo omosessuale. “Io sa-rei favorevole al matrimoniotra omosessuali”, ha detto aSette a luglio. “A Firenze il 30settembre rompiamo il silen-zio con la musica di Mika!!",ha twittato l’11 agosto, alle-gando la foto di due biglietti

del concerto per dichiarare lasua solidarietà al cantante perla scritta omofoba comparsa aFirenze. E poi, all’inizio disettembre ha fatto visita alPride village di Padova, pri-mo ministro della Repubblicaa partecipare.

La bionda ministra è il verotestimonial del governo. E al-lora, le sue prese di posizionesono sempre più visibili esempre più pesanti. Sul pas-

saggio in Senato delle riformecostituzionali la sua linea èstata più rigida sui contenutidi quella di Renzi: lei, che nesarà la madrina, ha cercato didifenderne il più possibile ipaletti. Ed è stata lei che hacercato di stringere accordipolitici, prima di tutto con laminoranza Pd, mentre LucaLotti era quello che lavoravanell’ombra a cercare un votodopo l’altro, tra una cena conVerdini e l’altra e una tratta-tiva continua andata avantianche durante i giorni del vo-to di Palazzo Madama. Luiparla alla destra verdiniana,lei, insistendo sulla necessitàdi un provvedimento come leunioni civili, cerca di riequi-librare a sinistra.

Il contrasto, sempre stri-

sciante, tra i due maggiorentidel Giglio Magico, si gioca so-prattutto sulla vicinanza alcapo. E chissà se sia stato an-che per dare qualche meritoal sottosegretario di PalazzoChigi che Nomfup (alias Fi-lippo Sensi, il portavoce spindoctor del premier) nel gior-no dell’approvazione della ri-forma, mentre tutti i riflettorierano per Maria Elena, twit-tava una foto di Lotti nell’Au -la del Senato che seguiva il vo-to. Chissà che non sia stato unsuggerimento di Renzi. Per-ché è vero che il sottosegre-tario si sta ritagliando un ruo-lo alla Gianni Letta, ma è veropure che il riconoscimentopubblico all’ego serve.

NEL GIGLIO Magico invidie epettegolezzi fanno parte delgioco. Basta vedere come si èadoperato lo stesso Lotti peremarginare il più possibileGraziano Delrio. D’altra par-te, il Giglio gestisce quasi tut-to. Il governo è ancora a ran-ghi ridotti, dopo un rimpastoannunciato più volte negli ul-timi mesi e che il premier a-veva dato per imminente pu-re a Mattarella. Il presidentenel colloquio avuto con il pre-mier lunedì ha provato a ca-pire che intenzioni abbia sul-la questione. Facendogli no-tare che a questo punto ci so-no problemi di funzionalità,soprattutto per il ministerodegli Esteri: allo stato senzavice ministro e con soli duesottosegretari (BenedettoDella Vedova e Mario Giro).Assolutamente sottostimato.

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Dal Pride a MikaMadrina alla kermessedi Padova, sostenitricedel cantante: il legamecol mondo Lgbt

C ost it ue nte Maria Elena Boschi è il ministro per le Riforme costituzionali del governo Renzi La Pre ss e

» SALVATORE CANNAVÒ

A sinistra del Pd ci sarannodue “cose” più o meno

“rosse”. Il 21 novembre, infat-ti, l’organizzazione di PippoCivati, Possibile, si trasforme-rà in un “soggetto politico veroe proprio” al grido di: “La si-nistra si fa”.

CON MOLTA PIÙ di ffi col tàprende forma “l’altra cosa”, almomento con la formazione diun unico gruppo parlamenta-re tra i deputati di Sel e parla-mentari ex Pd come StefanoFassina, Monica Gregori e, ul-timo arrivato, Alfredo D’A t-torre. Il quale sarà seguito abreve da Carlo Galli e forse daaltri. Il gruppo, conferma Ste-fano Fassina, “si farà a breve”esarà appoggiato anche da Ser-gio Cofferati, europarlamen-

tare. Poi, a gennaio, ci sarà unaconvention nazionale

I giochi sembrano dunquefatti. Il documento di Civati èchiaro: “Il 31 ottobre conclu-deremo la fase fondativa diPossibile, ed inizierà la sua co-stituzione in soggetto politicovero e proprio”. L’a p pu n t a-mento è per il 21 novembre aNapoli. Possibile va fiera deisuoi 5000 aderenti, 200 comi-tati e soprattutto delle 300 mi-la firme raccolte per la convo-cazione, poi fallita, dei refe-rendum anti-Renzi conside-rati in ogni caso una ricchez-za.

Negli ultimi due giorni Ci-vati ha duellato a distanza con

Nichi Vendola, al momento ilprincipale competitor.

SE QUESTO, IN UNA intervistaal manifesto, lo ha accusato dimuoversi “come un elefante inuna cristalleria”, Civati ha ri-cordato l’allarme lanciato dalleader di Sel a proposito dellariforma della Costituzione:“Ma come, qui è in atto un ‘mu -tamento regressivo della for-ma democratica nel nostropaese’ e ti preoccupi del servi-zio di bicchieri in vetro di Boe-mi a?”. E poi: “Una volta cichiedevamo dove noi, per col-pe nostre, ti avessimo lasciato;ora, sinceramente e con di-spiacere, non capiamo dove tu

stia andando”.“Lo scontro è tra culture po-

litiche” ammette Massimilia-no Smeriglio, responsabile or-ganizzativo di Sel e, al fondo,c’è il rapporto con il Pd. Civatipropone un’alternativa secca,nazionale e locale, rispetto al

partito dal quale è appena u-scito. Sel pensa di muoversi“caso per caso”. A Cagliari, Mi-lano, Bologna, infatti, discutedi alleanze alle prossime am-ministrative, mentre Civatipropone liste alternative. Ilrapporto con il Pd occuperàl’assemblea nazionale di Sel disabato prossimo dove, comun-que, ci sarà una discussionenon del tutto liscia e su cuiVendola metterà il suo peso.

Ma Possibile vuole muover-si anche nel campo del M5Scercando il rapporto con i dis-sidenti e provando a recupera-re una parte di quell’elettora -to. L’altra Cosa guarda ai som-movimenti del Pd dove ancheesponenti “ulivist i” comeFranco Monaco danno chiarisegni di disagio. La competi-zione è appena cominciata.

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Pippo Civati e Nichi Vendola Ansa

Civati e Vendola, due “c o s i ne ” a sinistra del Pd“Possibile” si fa partito L’ex dem lancia il suo “congresso”il 21 novembre e guarda al M5S. Sel aspetta i dissidenti Pd

STOCCATA E FUGA

Tutto inutileper Delrio,preferisc onoVe r d i n i» ANTONIO PADELLARO

A cquisterei un’au-to usata da Gra-ziano Delrio per

l’istintiva fiducia che misuscita chi riesce a go-vernare nove figli (anchese quasi tutto il merito èdella signora Annama-ria) e per unafrase che midisse appenanominato daMatteo Renziso ttos egre ta-rio e suo bracciodestro a palazzoChigi. Il Fattoaveva pub-blicato un articolo sucerti presunti favoriti-smi quando era sindacodi Reggio Emilia, lui mitelefonò per smentirel’episodio e prima di sa-lutarci disse: “Guar diche io sono una personaper bene”. Parole nienteaffatto scontate perchése a pronunciarle fossestato, poniamo, DenisVerdini sono convintoche saremmo scoppiatientrambi a ridere.

Ecco, appunto, quellostesso Verdini alleato digoverno, che per Renzinon è il mostro di LochNess sta mettendo a duraprova la tempra di com-battente di Delrio, e an-che l’acquisto dell’au t ousata. Giorni fa, in un’in-tervista, l’attuale mini-stro delle Infrastruttureaveva condiviso con l’al-tro diversamente renzia-no Matteo Richetti giu-dizi molto netti su certeaperture “in c o m p a t i b i-li” per la storia del Pd edel suo progetto demo-cratico “totalmente anti-tetico al berlusconismo”.Evviva, ci siamo detti,per essere leali con il pre-mier non occorre per for-za servirsi dalla premiata(non dalla magistratura)macelleria Denis e ci sia-mo predisposti fiduciosialla visione di Otto e mez-z o. Dove però di frontealle puntuali domande diLilli Gruber e BiancaBerlinguer, il ministroha preferito dedicarsi auna sorta di prudente se-miritrattazione sull’a c-quisto delle bisteccheverdiniane (“se ne discu-terà”: caspiterina!) che ciha ricordato un classicodella materia, il terzinodella Roma Garzya: “So-no pienamente d’a cc o r-do a metà col mister”. Diaretta Delrio, le pezze ser-vono a poco, al Giglio ma-gico pretendono obbe-dienza pronta, cieca e as-soluta e vedrà che il Pon-te sullo Stretto lo farannofare a Verdini.

MOVIMENTI PER LA CASA

Famiglie sgomberatea Bologna: scontrianche a Roma

qHANNO USATO i manganelli con-tro le mamme”. Ieri pomeriggio era

alta la tensione durante uno sgomberodell’ex sede Telecom di via Fioravanti a Bo-logna, uno stabile occupato dallo scorso di-cembre. Per l’operazione sono stati impie-gati 200 tra poliziotti e carabinieri , ma – t raurla e vetri spaccati - quando alcune donneescono dopo 12 ore dall’edificio denuncia-

no l’uso della violenza nei confronti deglioccupanti. Sul posto sono arrivati anche al-cuni attivisti dei centri sociali bolognesi perappoggiare la causa di chi era dentro. Così cisono stati degli scontri e tre manifestantisono rimasti feriti. Addirittura nel primo po-meriggio, un bambino che alloggiava nellostabile è stato portato all’ospedale Mag-giore in codice di media gravità per proble-

mi respiratori. Anche a Roma, sono scendiin piazza i movimenti per la casa che hannoorganizzato una manifestazione in solida-rietà proprio degli occupanti bolognesi conun presidio e un blocco del traffico a PortaPia: le forze dell’ordine sono intervenutecon gli idranti. Alla fine i manifestanti sonostati identificati e sanzionati con 2.500 eu-ro per il blocco stradale.

Nessun rimpastoGiglio Magico semprepiù stretto. Mattarellachiede a Matteo dirafforzare la Farnesina

Mercoledì 21 Ottobre 2015 | IL FATTO QUOTIDIANO | POLITICA » 9

TOM TOM

DLE NORMESOSPESI E DECADUTI

La legge 190 del 2012 che portail nome di Paola Severino (nellafo to), avvocato e ministro dellagiustizia del governo Monti,contiene modifiche ai reati con-tro la pubblica amministrazionee detta norme sull’incandidabi-lità, la sospensione e la deca-denza da mandati elettivi di chiabbia riportato condanne pena-li anche non definitive. SilvioBerlusconi ha perso così il seg-gio da senatore

DIL SINDACOIL PRIMO STOP

La Corte Costituzionale ha de-ciso ieri la questione sollevatada Luigi de Magistris, sindaco diNapoli, condannato in primogrado a Roma a un anno e tremesi per abuso d’ufficio per idati telefonici riferibili a parla-mentari acquisiti da de Magi-stris quando era pm a Catanza-ro. Il sindaco è stato sospeso,poi reintegrato dai giudici. Oggia Roma il processo d’appello

DIL GOVERNATOREPOLTRONA A RISCHIO

La sentenza della Consulta peròavrà effetto anche su VincenzoDe Luca, governatore dellaCampania, condannato a unanno di reclusione per abusod’ufficio in relazione a un ter-movalorizzatore a Salerno. An-che De Luca era stato sospeso,poi reintegrato dal Tar. Difficil-mente potrà restare al suo po-s to

Sì della Consulta alla SeverinoOra De Luca è appeso a un filo“I n fo n d a t o ” il ricorso di de Magistris, il presidente della Campania verso una nuova sospensione

» ANTONELLA MASCALI

La legge Severino è sal-va. Ieri pomeriggio laCorte costituzionaleha dichiarato infonda-

to la questione sollevata dalTar della Campania che avevarimesso al suo posto il sindacodi Napoli Luigi De Magistris,sospeso per 18 mesi dopo lacondanna di primo grado perabuso d’ufficio a un anno e 3mesi per la sua inchiesta, dapm, Why not. Davanti allaCorte si erano costituiti DeMagistris e il Comune.

La sentenza di ieri, che avràeffetti solo dopo la pubblica-zione in Gazzetta Ufficiale, èun colpo pure per il governa-tore della Campania Vincen-zo De Luca, condannato perabuso d’ufficio, sospeso e ri-messo in sella dal Tribunalecivile di Napoli.

ANZI, PER DE LUCA il colpo èpiù duro perché De Magistris,fino alle elezioni di primavera,nonostante la decisione dellaConsulta, potrebbe restare alproprio posto se oggi, al pro-cesso d’appello, verrà procla-mata la prescrizione. Invece,per De Luca la sospensionepotrebbe essere questione dipochi mesi. Anche lui attende,non c’è ancora una data, la pro-nuncia della Consulta. Ma do-po la decisione di ieri, il risul-tato appare segnato.

La sentenza di ieri potrebbeavere effetti indiretti anche suldecaduto senatore Silvio Ber-lusconi, condannato definiti-vo, e sulla sua battaglia in Eu-ropa per la irretroattività della

SeverinoI giudici della Consulta, 12

su 15 (il Parlamento deve an-cora eleggere 3 componenti)ieri hanno avuto le idee tal-mente chiare che hanno emes-so la sentenza in appena un’o-ra. Hanno stabilito che “la que-stione di legittimità è non fon-

data”. In attesa delle motiva-zioni, che faranno chiarezzasul pensiero della Corte, dallanota ufficiale si può dedurreche i giudici hanno ritenutoche la normativa non viola ilprincipio della irretroattivitàdella legge e non crea uno squi-librio a favore del principio co-stituzionale del buon anda-mento dell’a m mi n i s t r a zi o n e ,a scapito di quello all’elettora -to passivo, cioè al diritto dicandidarsi.

Il Tar Campania, che avevasollevato la questione, avevapuntato su questo presuntosbilanciamento e aveva soste-nuto anche la violazione della

irretroattività nel momento incui De Magistris è stato sospe-so per una condanna relativa aun reato commesso primadell’entrata in vigore della Se-verino. La difesa De Magistrissi era concentrata sul fatto chela Severino non era in vigorequando l’ex magistrato si eracandidato a sindaco. Inoltre,aveva insistito sul caratteresanzionatorio della sospen-sione temporanea di fronte aun sentenza solo di primo gra-do. Ha difeso la legge, invece,l’avvocatura dello Stato, perconto del Governo. Gli avvoca-ti Gabriella Palmieri e AgneseSoldani avevano chiesto alla

Corte di dichiarare inammis-sibile il ricorso per incompe-tenza del Tar (la Cassazione hastabilito che sono i tribunaliordinari a doversi occuparedella Severino) e in subordinel’infondatezza proprio per imotivi che sembra aver accol-to la Corte, anche se solo le mo-tivazioni ci daranno delle cer-tezze. Nel merito, gli avvocatidello Stato hanno scritto chenon sussistono né “il ritenutocarattere sanzionatorio dellasospensione”né “la violazionedel principio di irretroattivi-tà” e hanno ricostruito che lasospensione, secondo la stessaConsulta, che si era già pru-nunciata su questo punto, è u-na misura cautelare per evita-re “la perdita di immagine de-gli apparati pubblici che puòderivare dalla permanenza incarica del consigliere elettoche abbia riportato una con-danna anche non definitiva”.Non c’è neppure uno sbilan-ciamento dei diritti protetti: “E’ garantito il contempera-mento degli interessi in gioco,diritto all’elettorato passivoda un lato, buon andamentodel l’amministrazione dall’al -tro”. Quanto alla retroattività,gli avvocati dello Stato hannoricordato che “si applica lanorma vigente al momentod el l’esercizio del potere am-ministrativo”.

Ecco perché ieri pomerig-gio l’avvocato Palmeiri, in u-dienza ha detto: “Non ci sonospazi per trovare profili di in-costituzionalità della norma".E anche la Corte la pensa co-sì.

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Cosa succede oraIl primo cittadino tornaoggi dai giudici: saràassolto o prescrittoe così si salverà

A NapoliIl sindacoLu ig ide Magistrise il presidentedella RegioneC a mp a n i aVi nce n zoDe Lucaalla messaper San Gen-n a ro Ansa

SANITÀ CLIENTELARE

Corruzione elettorale,la De Girolamorischia il processo

qÈ ARRIVATA al dunque l’inchiestadella Procura di Benevento su Nun-

zia De Girolamo e sul controllo politi-co-clientelare della sanità locale, esercita-to dalla parlamentare azzurra attraversoriunioni coi manager dell’Asl (“il diretto-r i o”, scrisse il Gip Flavio Cusani), per orien-tare carriere e appalti alla ricerca del con-senso. La pubblicazione di stralci di quelle

conversazioni registrate di nascosto dalmanager Felice Pisapia, la costrinsero a di-mettersi da ministro delle Politiche Agri-cole. L’avviso di conclusa indagine notifi-cato ieri a sei indagati contesta a De Gi-rolamo la tentata concussione, il tentato a-buso d’ufficio e la corruzione elettorale.Nei capi di imputazione si ripercorrono lestorie della gara del 118, del bar dell’ospe-

dale Fatebenefratelli da far assegnare allacugina, del trasferimento di una Unità O-perativa da Montesarchio ad Airola (per laquale è indagato anche il sindaco Pd di Ai-rola Michele Napolitano). Intanto oggi ter-za udienza davanti al Gip per discutere del-la distruzione dei nastri ‘abusivi’. Si va ver-so il rinvio.

VIN. IUR.

» VINCENZO IURILLO

ANapoli si era verificata u-na sospensione del dirit-

to e della Costituzione. Lapolitica ogni giorno lamental’invasione del potere giudi-ziario e poi invece ha chiestoal potere giudiziario la disap-plicazione di una legge dellapolitica. Il Parlamento, chenon ha la forza di fare marciaindietro sulla Severino, spe-rava di trovare una spondanella Consulta. Ma i giudicicostituzionali hanno resisti-to”. Pensieri e parole di unsorridente Gianluigi Pelle-grino (nella foto), l’avvocatodel Movimento difesa delCittadino schieratosi controil sindaco di Napoli Luigi deMagistris e contro il gover-

natore della Campania Vin-cenzo De Luca. La Corte Co-stituzionale gli ha dato ragio-ne.

Ed ora che succede? Inizia-mo da Luigi de Magistris.Viene sospeso di nuovo dal-la carica? Subito?

Fatte salve le vicende delprocesso penale (oggi è in ca-lendario a Roma l’udienza diappello, ndr), il Tribunale ci-vile deve immediatamenteridare vigore alla sospensio-ne incredibilmente bloccata.Erano questioni sulle qualil’infondatezza era nota an-che alle pietre. Ma la politica,con un’indebita pressionesul sistema ordinamentale,ha preteso di non far appli-care una legge che è per an-tonomasia uguale per tutti.

Ma va sospeso immediata-mente? O bisogna attende-re il deposito della decisio-ne della Consulta?

Il 23 ottobre è fissata l’udien-za di merito del giudizio in-nanzi al tribunale di Napoliche non è in nessun modo so-speso. Il tribunale se nonvuole proseguire nell’ingiu-stizia perpetrata finora esanzionata dalla Corte costi-tuzionale, deve subito pren-dere atto del giudizio che laConsulta proprio per questoha reso noto e chiudere que-sta brutta pagina di violazio-ne dell’ordinamento in Cam-pania. Il rigetto del ricorso diDe Magistris è oggi ancor piùdovuto di prima. La leggenon ammette rinvii nei giu-dizi elettorali.

E cosa succede a De Luca?Lui è riuscito a far sollevaretre dubbi di costituzionalitàsulla Severino.

S u q u e l l oprincipale hagià rispostoieri la Consul-t a . G l i a l t r idue sono di-chiaratamente accessori eancora più infondati. La de-cisione di ieri è quindi un ‘av-

viso di sfratto’ anche per l'exsindaco di Salerno

Uno degli altri profili ri-guarda la disparità di trat-

tamento traco ns i g l ie r iregionali ep ar l a me n-tari.

Sul punto cisono prece-d e n t i d e l l aConsulta cheha già chiara-mente sancitola possibilitàper il legisla-tore di diffe-renziare i trat-tamenti, con-

siderando che i consiglieriregionali hanno anche fun-zioni amministrative.

L’altro riguarda il presuntosconfinamento del decretolegislativo del governo ri-spetto alla legge delega delPa r l a m e n to.

È il più sorprendente. I giu-dici di Napoli hanno ritenutoche la legge avrebbe impostoal governo l’abolizione dell’i-stituto della sospensione. Èevidentemente fuori dalla lo-gica attribuire al Parlamentoche emana una legge anticor-ruzione la volontà di fare mil-le passi indietro rispetto a unistituto che esiste dal 1990.

Però la Consulta non ha fis-sato l’udienza sul caso DeLuca.

Pare che da Napoli non sianostati ancora inviati gli atti. Sa-rebbe gravissimo.

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Gianluigi Pellegrino L’avvocato del Movimento di difesa del Cittadino: “Il tribunale prenda atto”

“È un avviso di sfratto, ripristinata la legalità”L’I N T E RV I STA

Il Parlamento,che non ha la forzadi fare marciaindietro, cercavauna spondaLa Corte ha resistito

10 » ESTERI | IL FATTO QUOTIDIANO | Mercoledì 21 Ottobre 2015

Senza soluzione Né il governo di Tobruk né quello di Tripoli rispondono all’intesa proposta da Leon

Il governo Onu inghiottito dal SaharaLIBIA

» NANCY PORSIA

Nel 4° anniversario dellamorte dell’ex raìs Ghed-

dafi, la Libia manca l’appun -tamento con la riconciliazio-ne, rispendendo al mittente laproposta di Governo di unitànazionale annunciata dall’in -t r e p i d o r a p p r e s e n t a n t edell’Onu Bernardino Leon.

Quattro anni fa i ribelli del-la città di Misurata, con l’aiutodelle forze aeree Nato, indivi-duarono l’ex colonnello in fu-ga e lo uccisero. Ieri, sempregli esponenti della “c i t t à - S t a-to” hanno accettato i nomiproposto per il Governo di u-nità nazionale. Ma ciò non èbastato per dare il via al pro-cesso di riconciliazione. Lostesso Leon, la scorsa settima-

na, in un’intervista all’Ansa a-veva promesso “Se otteniamoil via libera per il Governo diunità nazionale, non lascere-mo i libici in balia di loro stessicome abbiamo fatto nel 2011,ma li assisteremo anche sulterritorio con un piano di si-curezza su misura”. Mentrealla vigilia della scadenza l’a l-to rappresentante della poli-tica estera Ue Federica Mo-

gherini sgranava il rosariodella pioggia di finanziamentiche la Libia avrebbe incassatoin caso di approvazione delgoverno nazionale: pacchettodi 100 milioni di euro per pro-grammi di sicurezza e rico-struzione.

QUANDO NELLA SERATA di ie-ri l’ultimo granello di sabbiascivolava nell’ampolla infe-riore della clessidra delle Na-zioni Unite, di Leon non si a-vevano notizie. Neanche LadyPesc Mogherini ha osato fareun bilancio della sconfitta del-la diplomazia internazionalenel ruolo di mediazione nelconflitto libico. Solo il mini-stro degli esteri Gentiloni hatentato un disperato recuperosottolineando che il Parla-

mento di base a Tobruk non hatecnicamente rifiutato il Go-verno di unità nazionale, masemplicemente rimandato ilvoto. Questo tecnicismo co-munque non cambia il bilanciopolitico che rimanda a data dadestinarsi la risoluzione dellacrisi libica. Infatti né il Parla-mento rifugiatosi nella città o-rientale di Tobruk né il Con-gresso insediato a Tripoli han-no apposto la firma al Governoproposto dall’Onu. Il primo hagiocato d’anticipo, estenden-dosi a inizio ottobre il propriomandato per altri 6 mesi, im-pegnato come è a scaricare ilgenerale Khalifa Haftar, capodell’Esercito alleato con il Par-lamento di Tobruk, impresen-tabile per il suo trascorso conl’ex regime e la campagna di

bombardamenti indiscrimi-nati nell’ultimo anno nell’ove -st del paese con il sostegnodell ’Egitto di Al Sisi. Il Con-gresso invece non ha fretta,considerando che non gode dilegittimità internazionale daoltre un anno.

Pare che nessuno dei duel-lanti abbia fretta di risolvere il

conflitto e che l’Onu non abbiaun piano B. Comunque Leon èprossimo all’uscita dalla scenalibica. E in tanti confidanonell’approccio più “da campo”del successore, il diplomaticotedesco Martin Kobler, attua-le rappresentante speciale O-nu per il Congo.

© RIPRODUZIONE RISERVATAB. Leon e M. Kobler A n s a / La Pre ss e

Li manda papà:Trudeau & C.leader fatti in casaIl leader liberale vince a sorpresa e sarà premier a OttawaI precedenti dalla svizzera Blocher alla dinastia Bush

C A NA DA

» GIAMPIERO GRAMAGLIA

Figlio del leader chefu ” è bello e vince.Non solo in Corea delNord, dove i Kim so-

no dinastia già da tre gene-razioni; o nelle satrapiedell’ex Urss. Vale pure nellepiù radicate democrazie oc-cidentali. E, in Canada, Ju-stin Trudeau smentisce lasensazione il “figlio di” s iafenomeno di destra: nel sol-co del padre, il mitico PierreTrudeau, che fu a del gover-no dal 1968 al ’79 e poi dal1980 all’’84, Justin strappa ilPaese al conservatore “b u-shiano”Stephen Harper e ri-conduce la politica canadesenel suo alveo moderatamen-te progressista.

Il successo di Justin in Ca-nada, più netto nei risultatiche nelle previsioni, segue diun giorno quello in Svizzeradi Magdalena Martul-

lo -B loc her , la “Marine LePen svizzera”, per analogiepolitiche, ma anche perchéentrambe “figlie di”. Le legi-slative di domenica in Sviz-zera hanno visto la vittoriadella destra populista e antiimmigrazione dell ’S vp/Udc: Magdalena, battendo ipronostici, è stata eletta perla prima volta nel Consiglionazionale per il cantone deiGrigioni.

Canada, Svizzera, Fran-cia. Ma il “figlio di” va di mo-da anche negli Stati Uniti,dove due aspiranti alla no-mination repubblicana sono“figli d’arte ”: Jeb Bush, fi-

glio del 41° presidente (e fra-tello del 43°, per fare buonpeso) e Rand Paul, figlio diRon, più volte in lizza per laCasa Bianca (senza maispuntarla). Aria di famigliatira anche fra i democratici:la favorita alla nominationHillary Rodham Clinton,ex segretario di Stato, è lamoglie di Bill Clinton, 42°presidente dal 1993 –q u a n-do battè Papà Bush - al2001.

IL SUCCESSO DI JUSTIN sanaun’anomalia, perché era sor-prendente che il Canada, unpezzo d’Europa trapiantatonel Nord America, che i cit-tadini statunitensi hanno u-sato come terra rifugio aitempi della Guerra del Viet-nam e cui guardano con dif-fidenza per certe sue inclina-zioni “socialiste”, come, a e-sempio, il sistema sanitario,con le sue stranezze, dal bi-linguismo alle pulsioni indi-pendentiste, oggi molto atte-nuate, del Quebec, fosse go-vernato così a lungo da un“n eo -co ns ” come Harper.Prima di lui, la storia dei pri-mi ministri canadesi nel se-condo dopoguerra è un’a l-ternanza, molto anglo-sas-sone, tra liberal e conserva-tori sì, ma progressisti fin dalnome del loro partito.

Justin è nel solco del pa-

dre, che fu leader di spessoremondiale, più in sintonia conJimmy Carter che con Ro-nald Reagan. Justin, 43 anni,ha pure una madre impor-tante: Margareth Joan Sin-clair, è donna di cultura e dimondo; e i Trudeau furonocoppia da gossip “ante litte-ram” (lei ebbe una storia conTed Kennedy, prima di fre-quentare i Rolling Stones,pare anche Mick Jagger)nella New York anni ‘70.

LA VITTORIA DEI LIBERALIsui conservatori è netta: 184seggi da 34, maggioranza as-soluta dei 338 seggi, eleggen-do deputati in tutte le 10 pro-vince e i tre territori; contro99 seggi (da 154). Trudeauvuole ristabilire buoni rap-porti con l’amministrazioneObama, ma vuole ritirare ilCanada dalla missione dicombattimento contro il se-dicente Stato islamico, con-centrando l’azione interna-zionale su temi genuina-mente canadesi come aiutiumanitari e cambiamentoclimatico.

Diverso spessore hanno inSvizzera Magdalena e suopadre Christophe Blocher,fondatore e leader dell’Svp/Udc. Come in Francia Mari-ne è figlia del fondatore e lea-der del Fn, Jean-Marie LePen.

Se le analogie politichevanno oltre - entrambi i mo-vimenti sono anti-immigra-zione -, quelle personali sifermano lì: Marine ebbe unavocazione politica precoce,mentre Magdalena l’ha sco-perta a 46 anni, dopo tre figlie una carriera da manager eimprenditrice; e Marine ca-talizza più attenzioni del

padre, mentre Magdalenanon ne ha il carisma. Nazio-n a l i s t a , p o p u l i s t a , u l-tra-conservatore nel socia-le e liberale in economia,l’Svp/Udc giudica “di sini-s tr a” il programma del Fnperché “favorevole all’i n-fluenza dello Stato in eco-nomia”.

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Genitori belli e famosi Il 40enne con moglie, figli e madre Re u te rs

Socialismo “e u ro p e o ”Le prime mosse: viadalle missioni belliche,più aiuti umanitarie svolta verde sul clima

TURCHIA La morte misteriosa della giornalista

“Era in crisi perché senza soldi”Ma in tasca aveva 2.300 euro

qLA VERSIONE della polizia turca è cheJacky Sutton, ex giornalista della Bbc e di-

rettrice di una ong irachena con sede a Erbil, si èimpiccata nel bagno dell’aeroporto di Istanbulperché aveva perso il volo per Erbil e non aveva isoldi per comprare un altro biglietto. Ma nel por-tafogli della donna sono stati ritrovati 2300 euro.Il quotidiano Haber Turk ha pubblicato altri det-tagli sulla morte della donna, che stava conducen-do un’inchiesta sulla condizione femminile nellecittà occupate dall’Isis. Sutton è stata trovata sen-za vita da tre passeggere russe in un bagno dello scalo turco, ma nes-suna immagine può testimoniare la dinamica del presunto suicidio,perché le telecamere di sicurezza erano guaste. La somma che Suttonportava con sé smentisce la prima versione delle autorità turche, ov-vero la sua crisi improvvisa per non poter comprare un biglietto perErbil. Nelle immagini a circuito chiuso girate nei corridoi dell’aero -porto, Sutton cammina tranquilla, senza fretta, con lo zaino in spalla euna borsa a mano, che probabilmente conteneva prodotti acquistatial duty free. Sono gli ultimi istanti in cui è viva.

Jacky SuttonAnsa

IPROTAG ON I ST I

M AG DA L E N AM A RT U L LO -B LO C H E Rfigliadel leaders to r i codella destrasv i zze ra

MARINELE PENFiglia delfo n d a to redel FrontNationalf ra n ce s eJean-Marie

RAND PAULFiglio deldeputato delTexas Ron,più voltec a n d i d a top re s i d e n z i a l ere p u b b l i c a n o

BUSH & FIGLIGeorge W.p re s i d e n te( 1 9 89 -1 9 93 )come W. jr.( 2 0 01 -2009); oraci prova Jeb

SIRIA ANKARA: ASSAD RESTA SOLO 6 MESIUna exit strategy di sei mesi per il presidente siria-no Bashar al Assad. I media turchi rivelano un pia-no citando fonti riservate del governo di Ankara etirano in ballo la mediazione Nato. L’Alleanza A-tlantica smentisce. Intanto Russia e Stati Uniti tro-vano un accordo per evitare incidenti aerei nei cielisiriani. È stato il ministero della Difesa russo a darela notizia, confermata dal Pentagono. La Pre ss e

C ROA Z I A NUOVO MURO CONTRO MIGRANTISi profila un nuovo muro per “co n te n e re ” i migranti,quello che la Croazia vorrebbe alla frontiera con laSerbia. Migliaia di persone continuano a vagare allefrontiere balcaniche. Punto caldo della crisi è inquesti giorni la Slovenia; le autorità di Lubiana han-no accusato Zagabria di non fare molto per regolareil flusso verso il confine. Da venerdì scorso in Slove-nia sono entrati quasi 20 mila migranti.

Mercoledì 21 Ottobre 2015 | IL FATTO QUOTIDIANO | ESTERI » 11

C I S G I O R DA N I A ARRESTATO CAPO HAMASLe autorità israeliane hanno arrestato lo sceiccoHassan Yousef, dirigente e tra i fondatori di Ha-mas. L’arresto è avvenuto a Betunia, a sudovest diRamallah; all’operazione ha preso parte lo Sha-bak (servizi segreti). Israele accusa Yousef di a-ver rilasciato dichiarazioni ritenute un’i s t i ga z i o -ne a commettere atti di violenza. Yousef era usci-to dal carcere quattro mesi fa. Ansa

SIRIA DISERTORI ISIS: “DA L L’OGLIO È VIVO”Due disertori del gruppo jihadista affermano di a-ver visto vivo padre Dall’Oglio, a fine agosto, in unaprigione di Raqqa, città in mano all’Isis nel nord del-la Siria. Il ministro degli Esteri Paolo Gentiloni ha ri-cordato che “in occasioni precedenti notizie similisi sono rivelate infondate”. Dal 29 luglio 2013, gior-no della sua scomparsa, sulla sorte di Dall’Oglionon si sono avute notizie certe.

A passeggio fra le moscheela sfida dei coloni ebrei

GERUSALEMME Decine di israeliani visitano sotto scortala Spianata dei templi arabi, che per loro è il Monte del Tempio

Xi Jinping in visita e la mostra di Ai Wei Wei

Il leader comunista e il dissidentederby cinese nel cuore di Londra

GRAN BRETAGNA Il generale Mini critica Trident Juncture

“I giochi di guerra della Natonon fanno bene ai veri conflitti”

M E DI T E R R A N EO

» CATERINA SOFFICI

Lo n d ra

È una Londra schizofrenica quellache da un lato allestisce la più com-

pleta mostra personale per Ai WeiWei, il dissidentecinese più famosoe ingombrante edall’altro riceve inpompa magna ilpresidente cineseXi Jinping, conbenvenuto dallaRegina, incontrocon il premier Ca-meron, e discor-setto nella sala dirappresentanza aWestminster da-

vanti a parlamentari e pari del Regno.C’è poco da stupirsi, perché comespiega bene l’ambasciatore cinese aLondra Liu Xiaoming, “il presidentenon è qui per dibattere di diritti uma-ni”.Pecunia non olet: la Cina ha in pro-gramma di investire nel Regno Unito5,2 miliardi di sterline (8 miliardi dieuro). Ma è comunque una curiosacoincidenza. Mentre il presidente eraa Buckingham Palace, a poche centi-naia di metri, alla Royal Academy aPiccadilly, la gente faceva la fila per

entrare alla mostra di Ai Wei Wei, do-ve poteva vedere le opere di denunciadell’artista, figlio di un poeta dissi-dente, che ha vissuto la maggior partedell’infanzia in esilio con la famiglia,per poi finire a sua volta imprigionato,senza che sul suo capo sia mai arrivatauna condanna o una motivazione.

SOLO QUEST’E STAT E ad Ai Wei Weiera stato reso il passaporto e quindi lapossibilità di venire a Londra. E soloun paio di mesi fa la ministra dell’In -terno Theresa May era dovuta inter-venire per far allungare il visto di sog-giorno dell’artista. Tutta la mostra èuna denuncia della censura e dellamancanza di libertà in Cina, e in unastanza c’è l’installazione dove Ai WeiWei ha riprodotto la cella dove è statotenuto prigioniero e guardato a vistanotte e giorno. Però ieri Londra era infesta, pieno di bandiere cinesi, drago-ni e lanterne rosse, per l’arrivo del pre-sidente, con da una parte sostenitori(anche studenti cinesi con le maglietteI love China) e dall’altra attivisti per idiritti umani, rappresentanti di Am-nesty International e di Free Tibet. U-na serie di coincidenze particolari e diopposti pareri e fazioni, tutti insiemenello stesso posto, grazie a quella cosache chiamiamo libertà.

» ROBERTA ZUNINI

Era dal 2004 che la Nato non orga-nizzava nel Mediterraneo un’e-

sercitazione robusta come quella ap-pena iniziata. Il generale Fabio Mini è

molto critico perònei confronti diTrident Juncture2015, che vede an-che la partecipa-zione di Stati fuoridall’Alleanza A-tlantica come U-craina, Bosnia,Macedonia e Au-stralia. “Con que-sta iniziativa, sep-pur legittima, vie-ne violata una re-

gola fondamentale in ambito milita-re, ovvero mai fare esercitazioni inun’area dove sono in atto conflitti”.Mini ricorda che questa operazioneera stata pianificata nel 2013 in vistadell’uscita della Nato dal teatro ira-cheno e afgano e quando ancora laRussia non aveva annesso unilateral-mente la Crimea, non era entrata nelDonbass ucraino e non era intervenu-ta in Siria. “Se le cose fossero rimastecome erano 2 anni fa, cioè non ci fos-sero stati questi pericoli russi, il co-

mando militare Nato con base aBrunssum nei Paesi Bassi, il cuoredell’Alleanza militare in Europa, sa-rebbe rimasto ‘di so cc upa to ’, dimi-nuendo la propria importanza. Ma lasituazione è cambiata e la Nato avreb-bero fatto meglio a sospendere questaprova muscolare perché il rischio chevenga percepita da Putin come unaprovocazione è molto alto”. Il gene-rale, in pensione, ritiene che possanonascere incidenti in grado di infiam-mare le due aree: siriana e ucraina.“Oggi si rischia molto più di questo enon è il momento giusto visto l’accor -do di de-escalation tra Usa e Russia.Ma è anche vero che da Brunssum lacomponente europea della Nato ave-va bisogno di ritrovare il nemico rus-so per dare un senso alla propria e-sistenza. Certo ci potrà essere unanuova sospensione, ma sarebbe statomeglio non dare il via alle manovrenel Mediterraneo orientale”. Secon-do l’esperto, Trident Juncture, anzi-ché mostrare la forza della Nato, po-trebbe sortire l’effetto opposto: “Sequalcosa non funzionerà, se ci saran-no incidenti - per esempio un aereoradar sconfinerà sulla Siria, o le navi siavvicineranno troppo alla Crimea -Putin ne avrà tutto da guadagnare”.

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» COSIMO CARIDI

Gerusalemme

Come i pellegrini cristiani,sono decine gli ebrei chesi mettono in coda per vi-sitare la Spianata delle

moschee. “Errore –dice implaca-bile Ofir - questo è il monte delTempio”. Lo stesso posto può a-ver due nomi, ma in questi giorniscegliere quello giudaico o quellomusulmano significa prendere u-na posizione. Gli israeliani, in lar-ga parte attivisti di destra, entra-no nel complesso di Al Aqsa ac-compagnati dalla polizia. Ancheieri una ventina di uomini con ilcapo coperto dalla kippah hannovisitato la spianata, scortati da a-genti con giubbotto antiproietti-le. “Ci sono orari per le visite –spiega Ofir - noi li rispettiamo, so-lo abbiamo bisogno di essere pro-tetti da possibili terroristi”. Daquando sono iniziati gli attacchipalestinesi con i coltelli, le mo-schee non sono più accessibili agliarabi al di sotto dei 40 anni. Allostesso tempo si sono intensificatele visite dei gruppi di coloni.

La moschea di Al Aqsa è am-ministrata dall’ente islamicogiordano Al Waqf, ed è sotto il

controllo di sicurezza di Israele.Questo status quo fu definito conla guerra del 1967, quando gli i-sraeliani conquistarono Gerusa-lemme. L’intero quartiere ma-rocchino, con quasi 800 anni distoria, venne distrutto per rende-re possibile la preghiera al Murodel Pianto. La custodia dei luoghi

islamici venne affidata ad AlWaqf. Il mutamento dello statodelle cose preoccupa l’Onu, cheha chiesto l’invio di una forza in-ternazionale a guardia del montedel Tempio. Pare la proposta siastata reiterata ieri, in una visita asorpresa a Gerusalemme dal se-gretario Ban Ki-moon.

“Non capisco di cosa si stiaparlando, non c’è alcuna Intifadasul monte del Tempio. Gli ebreipossono venire a pregare tran-quillamente”. Yehuda Glick è un

rabbino d’origine statunitense,vive nei Territori occupati, a suddi Hebron. Dove hanno base imovimenti più oltranzisti e vio-lenti dei coloni. Glick si definisceperò un’attivista per la pace e siparagona a Gandhi. È a capo di u-na fondazione per la costruzionedel terzo tempio di Gerusalem-me, da anni chiede che la spianatavenga aperta a tutti. Per questesue posizioni, proprio un anno fa,fu vittima di un attentato jihadi-sta. “Chi mi ha sparato – dice ilrabbino - non è contro l’aperturadel monte del Tempio. Questagente non vuole che gli ebrei tor-nino in Israele. Devono impararea condividere. Altrimenti nonpotranno restare”.

NELLA RELIGIONE EBRAICA e s i-stono diverse linee di pensiero:secondo alcuni il monte del Tem-pio non dovrebbe essere accessi-bile ai fedeli, mentre per altri bi-sogna procedere, il prima possi-bile, alla costruzione di un nuovotempio. Tra l’82 e l’84, l’intelligen -ce israeliana sventò 3 attentati di-namitardi per distruggere la mo-schea Al Aqsa. Alle ultime elezioniJeremy Gimpel, candidato delpartito dei coloni Focolare Ebrai-

co, rimasto fuori dal Parlamentoper pochi voti, si augurava che lamoschea della Roccia “esplodes -se” perché “non dovrebbe esserelì”.

Anche i palestinesi sono sensi-bili sul tema. Nel settembre 2000,Ariel Sharon fece la famosa “pas -seggiata”, tra centinaia di uominiarmati, davanti ad Al Aqsa. Quelgesto scatenò proteste che sfocia-rono nella seconda Intifada.

Nella visione di Glick la solu-zione, temporanea, è che “il mon-

te del Tempio diventi come latomba dei patriarchi di Hebron”:il luogo di culto è diviso in due par-ti, controllate entrambe dall’eser -cito israeliano. La presenza deisoldati e dei coloni armati ha ra-dicalizzato l’area di Hebron, che èora una delle più violente di tutti iTerritori occupati. Hamas ha lì lasua roccaforte cisgiordana. Soloieri, in quella zona, ci sono statidue attacchi a ebrei israeliani: 2feriti e un morto.

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C el l ain mostraTra le installa-zioni alla mo-stra dell’arti-sta imprigio-nato in passa-to dal regimeRe u te rs

Al fronteper fintaNe l l’e s ercita-zione saran-no coinvolti36mila milita-ri di diversipae siLa Pre ss e

Stel l adi DavidManife stazio-ne a Gerusa-lemme, dovela presenzadegli ultra-or-dotossi è daanni in au-mento. So-pra, Ban Ki-mo onRe u te rs

Vittime quotidianeGli ultra-ortodossi: farecome Hebron, divisain due. Ma ieri ci sonostati 2 feriti e un morto

12 » | IL FATTO QUOTIDIANO | Mercoledì 21 Ottobre 2015P randeGiazzaInviate le vostre lettere (massimo 1.200 caratteri) a: il Fatto Quotidiano

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“In Comune c’è trasparenza”Un muro di gomma a FirenzeIl 19 ottobre ho casualmente assi-stito ad un report delle I e ne ne lquale un consigliere (Sel) del Co-mune di Firenze affermava e di-mostrava all’intervistatore che daben tre anni ha inutilmente chie-sto agli uffici comunali copia delledocumentazioni delle spese diRenzi. L’intervistatore, visto ilclassico muro di gomma, si rivol-geva direttamente all’attuale sin-daco Nardella mentre questi eraper la strada. Gli ricordava gliscontrini che hanno contribuitoalle dimissioni di Marino e gli fa-ceva notare la grave mancanza ditrasparenza da parte del Comunedi Firenze. Il Sindaco, visibilmen-te infastidito, cercava di allonta-narsi velocemente ripetendo incontinuazione: “In comune c’ètrasparenza”, fino a quando, rag-giunta l’auto, partiva. Questa sce-na terribilmente penosa e i tre an-ni di rifiuti mi hanno convinto chesu questo argomento Renzi hamolto da nascondere.

GIUSEPPE ALÙ

La struttura della democraziamessa a rischio dalla BoschiA mio parere esiste un solo modoper comprendere in maniera cor-retta ed autentica la cosiddetta“riforma della Costituzione” (delSenato). Esiste un unico modo percapire se veramente tale “ri f o r-ma” è un vulnus della democraziae produce un sistema dittatoriale.Noi dobbiamo partire dal presup-posto che esistono due “volti”, due“concetti” di democrazia. La de-mocrazia intesa come “struttura”e la democrazia intesa come “qua -lità”. La struttura della democra-zia è l’insieme dei sui “Principi Su-p r em i ”: elezioni, laicità, egua-glianza, diritti umani, libertà. Laqualità della democrazia è inveceil livello di “efficienza del sistema”(qualità della sanità, della scuola,delle istituzioni). Questa “c o n-tro-riforma” abbassa terribilmen-te la seconda “d im e n s i o n e ” dellademocrazia (di fatto indeboliscetutto il sistema di controlli e di pesie contrappesi) ma non tocca mini-mamente i principi che stanno allabase della democrazia. Quindipossiamo affermare che per quan-to pessima, tale riforma non in-staura una dittatura.

MARCO SCARPONI

Gioco d’azzardo, lo Stato lucrasulla malattia dei cittadiniOgni anno, lo Stato paga dai 5 ai 6miliardi di euro per combattere laludopatia, ovvero, gioco d’azzardo

patologico. Nella legge di stabilitàper racimolare un miliardo, hannopensato di emettere un bando peraprire 22mila, tra agenzie di scom-messe ed altri nuovi punti giochi inlocali pubblici. È lecito, purtrop-po, attendersi che altri decine dimigliaia di cittadini, andranno adingrossare quel triste elenco di lu-dopatici. Due le cose: o al governogodono nel far ammalare i cittadi-ni, oppure dei lobbisti del giocod’azzardo, vedranno aumentare edi non poco, i loro conti in banca.

PASQUALE MIRANTE

Nazismo, le colpe disumaneche hanno macchiato la storiaIo all’epoca ero un bambino. I na-zisti hanno deportato tanta bravagente innocente. L’hanno assassi-nata nei numerosi campi di stermi-nio. Hanno messo a ferro e fuocol’Europa. In quegli anni si è ferma-ta la vita civile. Sono morti tanti in-nocenti. I nazisti hanno fucilatol’intera divisione Julia, i nazistihanno causato guerre civili in Ita-lia, in Francia, nei Balcani. I nazi-sti. Ma in quei tempi, dov’erano i

tedeschi che oggi ci vendono e pro-ducono ogni tipo di auto e di mo-tori? Io non so più a chi attribuirequelle colpe disumane che mac-chieranno per sempre l’umanità.

RADAMES BALDINI

Italia, qui nessuno si stupiscese l’anomalia diventa normaleNessuno si stupì nel marzo del2003, quando, approvato da Gio-vanni Paolo II e firmato dal cardi-nale Joseph Ratzinger, uscì dal Va-ticano il documento “Considera -zioni circa i progetti di riconosci-mento legale delle unioni tra per-sone omosessuali”, dove si potevaleggere: “Nel caso in cui si propon-ga per la prima volta all’Assemblealegislativa un progetto di legge fa-vorevole al riconoscimento legaledelle unioni omosessuali, il parla-mentare cattolico ha il dovere mo-rale di esprimere chiaramente epubblicamente il suo disaccordo evotare contro il progetto di legge.Concedere il suffragio del propriovoto ad un testo legislativo così no-civo per il bene comune è un attogravemente immorale”. Nessuno

si stupì allora, dell’ingerenza dellaChiesa nella politica italiana, e nes-suno si stupisce oggi. Nessuno si èstupito più di tanto per il discorsoche domenica, monsignor Galanti-no ha fatto durante la trasmissionedi Lucia Annunziata. È normale,infatti, che il presidente della Ceidica con foga: “La politica italiananon sia strabica. Non si può pensa-re a un governo che sta investendotantissime energie per queste for-me di unioni particolari e di fattosta mettendo all’angolo la famigliatradizionale che deve essere un pi-lastro della società”. È normale inun paese anomalo.

RENATO PIERRI

Legge di stabilità, il governosta sempre da una parte solaCon la nuova legge di stabilità Ren-zi continua la sua propaganda elet-torale pro-ricchi. Solo questo puòessere definita l’idea folle di toglie-re l’imposta sulla prima casa a tutti,senza distinzione di reddito o tipodi immobile, favorendo così i bene-stanti proprietari di case o ville dilusso. Dopo i famosi 80 euro che si-

curamente sono stati un aiuto per idipendenti a basso reddito e alme-no sono stati dati a chi le tasse le pa-ga, ma che non hanno aiutato la ri-presa economica in quanto unagoccia nel mare delle tante impostepagate e nella mancanza di lavoro estabilità, ora si continua a buttaredenaro pubblico a pioggia, senzadistinzione tra ricchi e poveri, aiu-tando solo chi ha una casa di pro-prietà. Mancano i soldi per fare ciòe quindi si vanno a prendere perl’ennesima volta tagliando i fondialla Sanità, già ridotta a servizisempre più scadenti e erogati solo apagamento. La logica di questo go-verno è di stare sempre dalla partedei più forti, ricchi e imprenditori.

MONICA STANGHELLINI

L’assoluzione di Erri De Lucae il significato di “sab otare”Ho appreso con grandissimo piace-re e soddisfazione dal telegiornaledell’assoluzione di Erri De Luca eho pianto dalla gioia. Anche le di-chiarazioni da lui fatte in aula delTribunale in riferimento al signifi-cato del verbo “sabotare”. In parti-colare: “Sono disposto a subire lacondanna per il suo impiego manon a farmi censurare o ridurre lalingua italiana”, mi hanno com-mossa.

PAOLA PAVA

DIRITTO DI REPLICA

Su il Fatto Quotidiano del 19 ottobre apagina 23 si inserisce indebitamen-te l’Opus Dei in una lista di societàsegrete. La segretezza nell’OpusDei è vietata esplicitamente neglistatuti: come potrebbe un’op er ache vuole portare Dio a più personepossibile essere segreta? L’OpusDei è un’istituzione ufficiale dellaChiesa Cattolica, dedita a portare ilmessaggio del Vangelo a tutte lepersone che vivono nella società.Le attività spirituali sono pubbli-che e conosciute, così come i re-sponsabili in ogni città, chiunquepuò verificare visitando www.opu -sdei.it trovando informazioni, con-tatti e iniziative.

BRUNO MASTROIANNIUFF. COMUNICAZIONE OPUS DEI ITALIA

Ciò che conta non è l’ufficialità dell’istitu -zione Opus Dei o l’identificazione pubbli-ca dei suoi dirigenti dichiarati. Conta in-vece il suo ruolo opaco (per non dire oc-culto) in tante vicende politiche, econo-miche e finanziarie dei Paesi nei qualil’Opus è stata ed è presente. A comincia-re (ma non solo) dal regime franchista inSpagna. Quando si parla di Vangelo, in-fatti, il sì deve essere sì, il no deve essereno, poiché il di più viene dal demonio.

FQ

A DOMANDA RISPONDO FURIO COLOMBO

“Il Giorno della Memoria”Resistenza e Brigata ebraicaCARO FURIO COLOMBO, due deputati Pd (EmanueleFiano e Lia Quartapelle) hanno presentato alla Ca-mera una proposta di legge per riconoscere, con unamedaglia d’oro, la partecipazione alla guerra di libe-razione contro fascismo e nazismo della Brigata e-braica. Ma allora bisognerebbe dare la stessa meda-glia a ciascun Paese (dal Brasile alla Nuova Zelanda)che ha combattuto nella guerra contro Hitler e Mus-solini.

LU I G I

I LETTORI DI QUESTA PAGINA sanno che sono in fa-vore dell’iniziativa dei due deputati Pd, non solo dalgiorno in cui qualcuno, privo di orientamento e di no-tizie storiche, ha tentato di escludere da manifesta-zioni per la Liberazione italiana la bandiera dellaBrigata ebraica. Ma anche per reintrodurre nellaparte migliore della storia italiana (Resistenza eguerra di Liberazione) un pezzo troppo a lungo man-cante. Qualcuno ricorderà che, durante tutta la tre-dicesima legislatura (1996-2001) mi sono impegnatoper una legge detta “Istituzione del Giorno della Me-moria” dedicata alla Shoah (la legge è stata appro-vata dalle due Camere del 2000, ha stabilito che “ilGiorno della Memoria” è il 27 gennaio, data della li-berazione di Auschwitz). La ragione era che uno stra-no vuoto di memoria impediva ai miei concittadini diricordare che leggi razziali erano anche italiane, che

la Shoah è stato un delitto italiano, con attiva par-tecipazione italiana al progetto di sterminio del po-polo ebraico. Ricordare adesso, con una medaglia, laBrigata ebraica (che ha liberato molte parte delleMarche, della Romagna, dell’Emilia, nella fase “Li -nea gotica”della Liberazione) vuol dire ricordare chegiovani ebrei già insediati nel territorio del “mandatobritannico” (parole di allora) della Palestina, si sonouniti come volontari in un corpo militare che non a-veva Stato ma aveva e voleva avere una forte iden-tificazione contro chi, in Italia, in Germania, in tuttaEuropa, li aveva privati di cittadinanza e di ogni di-ritto. Ricordano Fiano e Quartapelle che “c’erano giàebrei di tutti i Paesi liberi impegnati a combatterecontro Germania e Italia” (quel che restava della re-pubblica di Salò). Ma la Brigata ebraica ha volutoesistere e combattere per la nostra libertà prima an-cora che i giovani volontari fossero cittadini di unoStato ebraico. Questa parte della storia della secondaguerra mondiale, della guerra di liberazione italianae della storia di Israele, mancava (formalmente man-ca ancora) nella storia italiana. Ed è giusto rimettereal posto giusto un importante tassello di storia co-mune.

Furio Colombo - il Fatto Quotidiano00193 Roma, via Valadier n° 42l e t te re @ i l fa t to q u o t i d i a n o. i t

PRO GR A M M I TV

10:00 Storie Vere11:10 A conti fatti - La parola

a voi12:00 La prova del cuoco13:30 Tg114:05 La vita in diretta15:00 Torto o ragione? Il ver-

detto finale16:30 Tg116:40 La vita in diretta18:45 L'Eredità20:00 Tg120:30 Affari tuoi21:20 FILM The Help23:55 Tg1 60 Secondi00:00 Porta a Porta01:15 Tg1 Notte01:50 Speciale Festa

del Cinema di Roma02:20 Moviextra02:50 Settenote musica

e musiche

11:00 I Fatti Vostri13:00 Tg214:00 Detto Fatto16:15 TELEFILM Senza Traccia18:00 Tg Sport18:20 Tg218:50 TELEFILM Hawaii Five-019:40 TELEFILM N.C.I.S.20:30 Tg221:00 LOL ;-)21:15 TELEFILM Criminal Min-

ds23:35 Unici - Miguel Bosè,

senza frontiere01:00 Tg201:15 2Next Economia e Futu-

ro02:20 FILM Il coltello di ghiac-

cio03:45 FILM Manhattan Baby05:10 Videocomic

11:13 Elisir12:00 Tg312:45 Pane quotidiano13:10 Il tempo e la Storia I Ro-

manov - Il destino degliZar

14:20 Tg315:10 TELEFILM La casa nella

prateria15:55 Aspettando Geo16:40 Geo20:00 Blob20:15 Sconosciuti La nostra

personale ricerca della fe-licità

20:35 Un posto al sole21:05 Chi l'ha visto?00:00 Tg3 Linea notte01:15 Res '14 - '18 . Grande

Guerra cent’anni dopo02:15 Fuori Orario. Cose (mai)

viste

09:40 R.i.s. Delitti imperfetti10:45 Ricette all'italiana11:30 Tg412:00 Detective in corsia13:00 La Signora in giallo14:00 Lo Sportello di Forum15:30 Flikken - Coppia in giallo16:37 Due Settimane in un'al-

tra città18:55 Tg419:30 Tempesta d'amore - Pri-

ma Tv20:30 Dalla vostra parte21:15 Doc West23:32 Squadra 4902:05 Tg4 Night News02:27 Media Shopping02:44 FILM Professionisti Per

un massacro04:17 Pezzi di cinema

07:59 Tg508:45 Mattino Cinque11:00 Forum13:00 Tg513:41 Beautiful14:10 Una Vita - Prima Tv14:45 Uomini e donne16:00 Grande Fratello - Day

Time16:10 Il Segreto - Prima Tv17:00 Pomeriggio Cinque18:45 Avanti un altro20:00 Tg520:40 Striscia La Notizia21:12 Squadra Antimafia 7 -

Prima Tv23:30 Matrix00:30 Grande Fratello - Live01:40 Tg5

08:25 Settimo cielo10:25 Royal Pains12:25 Studio Aperto13:00 Grande Fratello 201513:25 Sport Mediaset14:00 I Simpson14:25 Futurama14:55 Big Bang Theory15:25 2 Broke Girls15:55 E alla fine arriva mamma!16:45 La vita secondo Jim17:55 Trofeo Berlusconi20:00 C.s.i. - Scena del crimine21:10 Colorado01:55 Premium Sport News02:20 Studio Aperto - La Gior-

nata02:35 The Slayers

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Mercoledì 21 Ottobre 2015 | IL FATTO QUOTIDIANO | PIAZZA GRANDE » 13

MAFIA CAPITALE,ROMA È GIÀ STANCA

» DANIELA RANIERI

Vietato imprecarecome una volta: ora starein coda è fighissimo

PIOVONO PIETRE

Un piano sequenza fis-so sui cancelli del tri-bunale di piazzaleClodio che manconei film cecoslovac-

chi con la capra che guarda in ca-mera per due ore: così la diretta direpubblica.it sulla primissima u-dienza di Mafia Capitale control’ex ad di Ama Fiscon (presuntocorrotto da Buzzi). Chi aveva spe-rato nelle sublimi ferocie e negliabissi antropologici di Un giornoin pretura, con i sodali del Cecatoin gabbia e gli sgaloppini di destrae sinistra a riferire come si face-vano foraggiare dall’ex galeottodelle coop per mungere Roma, ri-mane deluso. L’effetto è quello diuno sdoppiamento della presen-za (straniante? Allegorica? Stra-tegica? Avvertitiva?) della Fiatcoupé verde parcheggiata da me-si proprio lì, davanti al tribunale,di cui nessuno sa niente e di cui sidà conto su ilfattoquotidiano.it.

I fatti: prima di (non) dimetter-si, il 12 ottobre IgnazioMarino ribadisce “laferma intenzione” diessere presente, inrappresentanza di Ro-ma, a questa prima u-dienza. Infatti non c’è.L’hanno sfiancato le 4ore passate il giornoprima in Procura agiustificare gli scon-trini dei pasti e quelli i-nediti di una lavande-ria per vestiti non suoima, pare, dei “t r o m-bettieri di Vitorchia-no”, chiamati a suona-re nelle grandi occa-sioni.

Al suo posto, l’a s-sessore alla legalità

Alfonso Sabella, nelle prove ge-nerali, forse, di una specie di su-per commissariamento o glacia-zione amministrativa di Roma daparte del governo, il cui capo è pu-re il capo del partito che ha messoMarino al Campidoglio e poi l’harinnegato e ora si rifiuta di fare leprimarie per il nuovo sindacocausa concomitante Giubileo,mah.

In questa scenografia faticosache è Roma, tra rovine vecchie enuove e metaforiche, va in scena ilteatro-off del processo che do-vrebbe essere il più importantedegli ultimi anni, per una città cheandava avanti a mazzette e inti-midazioni e pollici spezzati.

Ma il fermo-immagine sugge-risce che forse ci si è già stancati diMafia Capitale e della enormequestione, morale, politica e cri-minale, che si porta dietro.

La vicenda degli scontrinidell’ipercorretto Marino ha mo-nopolizzato tutte le attenzioni,morbosette e psichiatriche, comesolo a suo tempo la (si spera) o-bliata vicenda Marrazzo. Pareche la subordinazione secolare aipiù lerci abusi e poteri abbia tro-vato sfogo e catarsi, nei romani,nella vicenda un po’ escrementi -zia delle cene a sbafo e nella messaalla gogna del chirurgo marzianocon la puzza sotto il naso e la fi-sima della raccolta differenziata:una nemesi storica.

E C’È CHI RILEVA che quando Ro-ma era in mano agli amici di Car-minati – 81 arrestati tra dicembree giugno scorsi –tutto filava liscio,nel modo caotico e rassicurante disempre, senza questa distopia ca-tastrofica a destabilizzare i desti-ni di una città che si merita di esser

capitale, o meglio l’I-talia si merita comecapitale a catalogo dise stessa e dei suoi vizi.Tutto si teneva, inquello spartirsi bipar-tisan di leggi, ordinan-ze e emendamenti allalegge di Stabilità perfavorire la banda delBuzzi, uno che si van-tava di aver trovato ilmodo di lucrare sullasuburra di Roma, sullamelma dei campi no-madi, sui cessi dei cen-tri di accoglienza, gua-dagnandoci, secondosuo dire, più che coltraffico di droga.

E sembra assurdo

ma la scontrinocrazia ha fattoman bassa della questione rimos-sa, in senso freudiano, dal mana-gement del partito di cui Marinoera emanazione, o meglio che hausato Marino e il suo curriculumper rinfrescarsi; come se l’ex pre-sidente del consiglio comunaleCoratti e l’ex assessore alla CasaOzzimo e l’ex presidente del XMunicipio Tassone e le altre mi-nutaglie dem fossero cani sciolti enon gente eletta col marchio Pd.Come fosse passata la Rapida. (E aproposito, a dar retta a Veltroni ibambini “lo sapranno”pure, ma cifosse stato uno che gli dicesse diche era capace il suo vice-gabinet-to Luca Odevaine, arrestato percorruzione aggravata nella primatornata di Mafia Capitale).

Perché se è vero che tutti i par-titi hanno fatto finta di niente – ecome avrebbe potuto indignarsiForza Italia, fondata da un mafio-so al 41 bis e da un condannato perfrode fiscale – ormai è chiaro cheil Pd e il suo segretario sono duecose diverse con diverse “basi” e-lettorali, e comunque è chiara lastrategia di Renzi di intestarsi o-gni alito di successo e di accollaretutte le cadute alla “sinistra maso-chista” e alla vecchia guardia.

Così, mentre il Papa si laicizza eil sindaco si papizza aureolandosidi chiarità vescovile nel giurare inProcura che la firma sui giustifi-cativi delle ricevute, “come è evi-dente ictu oculi”, non è la sua, inquesta anteprima del maxi-pro-cesso a sfilare è la delega, non tan-to quella di Marino quanto quelladi una città intera, distratta dalgrottesco dei personaggi e perciòignara delle manovre e dei ma-scheramenti della vera suburra.

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» ALESSANDRO ROBECCHI

U n nuovo genere letterariosi sta imponendo congrande successo: l’elogio

della coda. Di colpo, dopo aversentito bestemmiare in più lin-gue ogni volta che bisogna met-tersi in fila anche solo per dueminuti, ecco spuntare Oh! di am-mirazione e applausi scrosciantia mezzo stampa. Fanno sette oredi coda per il padiglione Giappo-nese! Che bravi! Quattro per Pa-diglione Italia! Molto bene! Oraper spiegare questa tendenza,vediamo qualche tipo di coda ecome lo s t o ry t e l l in g c o r re n t epossa farla diventare gradevo-le.

LE CODE ALL’EXPO. Trattasi di va-lutazione ideologica. Essendo di-ventata l’Esposizione Universaleuna disputa socio-antropologi-co-politica (la solita: furbi controgufi), si è diffusa la furbata chel’Expo sia un successo sulla basedei biglietti venduti. È questo ilmotivo per cui da almeno un me-se te li tirano dietro (il due per u-no è il minimo, a volte sono veri epropri regali).

Folle oceaniche, e code spa-ventose, salutate come la rispostadella nazione al successo delgrande evento. Dunque, si esaltala coda come sinonimo di succes-so (quattro ore! Sette ore! E giùbattimani), mentre solitamentechiunque sta in coda è un po’ sec -

cato dalla disorganizzazione cheha creato così tante code (su unflusso atteso, sbandierato, pro-pagandato da mesi). Alcune pre-stigiose istituzioni come i parchiDisney, ma anche Gardaland,hanno risolto il problema allavecchia maniera, cioè con la cara,intramontabile questione di clas-se: se paghi di più salti la fila (si

chiama fast-pass, o se preferite,Capitalismo, il ricco passa da-vanti al povero). Ma resta il ge-nere letterario dell’elogio dellacoda (titolo di un grande quoti-diano: “Rassegnati alla lunga at-tesa ma felici”), dove si scambiaun disagio dell’utente paganteper garrulo entusiasmo.

Che la coda faccia pubblicità ènoto. Ma solitamente – a diffe-renza delle code all’Expo – i me-

dia ne parlanocon malcelata i-ronia. La code percomprare il nuo-v o t e l e f o n i n ovengono stigma-tizzate dai grandipensatori dell’og -gi come manife-stazioni di ottusi-tà popolare . Equando in un cen-tro commercialedi Roma finì a bot-

te per le offerte speciali, l’ondatadi sdegno fu totale, qualcosa di si-mile a “come sono inelegantiquesti poveri che si menano peruna lavatrice in saldo”. Esistonoservizi per evitare le code. In e-state, durante i grandi esodi di va-canzieri, ci si affanna a metterebollini rossi e neri sulle date a ri-schio, ad avvertire: occhio che se

parti domani stai in coda. Con lalogica dell’Expo bisognerebbeinvece esultare: ehi, guarda chesuccesso quest’anno le vacanze,il signor Gino ha fatto tre chilo-metri in sei ore, fico, eh! L’Italiariparte!

Tra le code famose dei giorninostri ci fu quella dei turisti fuoridal Colosseo chiuso per assem-blea. Per qualche giorno un’a s-semblea sindacale fu trattata co-me l’Armageddon, la piaga puru-lenta che frena la nostra crescita.Contemporaneamente, si chiu-dono al pubblico musei e reggeper “eventi privati”, o incontri i-stituzionali, e sulla fila dei turistifuori, esclusi, nessuna notizia.

ORA IL PERICOLO è che questa di-vertente narrazione che stare incoda è bello e aiuta le sorti delPaese si trasferisca ovunque. U-no scenario tipo: Franca la codaper la mammografia è lunga dueanni! Oh, che bello, Gino, vediquanta gente vuole fare gli esa-mi? È segno che il paese riparte,che c’è entusiasmo! Naturalmen-te anche lì c’è il fast-pass: se paghila mammografia la fai domani.Dove si dimostra che le ideologiesono tutt’altro che morte. Anzi,fanno la coda.

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IL BADANTE

Nel buco nerodi Carminatie compagnia» OLIVIERO BEHA

M etti una sera a teatro con AntonioMancini detto Nino ma prima, aitempi della banda della Magliana,

“Accattone”, e poi, nella traduzione cine-matografica e televisiva di Romanzo Crimi-nale che lui detesta, “Er Ricotta”, “s f r e g i a-to” ad arte dalla finzione. Cri-minale con omicidi allespalle, undici anni di gale-ra prima della palingenesipratico-etica da pentito ocollaboratore di giustiziao meglio ancora “infame”,come oggi lui si autodefini-sce “per onestà intellettuale,così chiamavano gli altri, così mi chiamo an-ch’io, è vero”,

Mancini da anni ormai scrive libri, ri-lascia interviste a giornali e tv, è diventatoo è stato fatto diventare in gergo un per-sonaggio. È davvero solo una “merce”, an-che spesa paradrammaturgicamente suun palcoscenico, oppure ci può essere unsenso nel continuare a interrogarlo ipotiz-zando un servigio alla ricerca delle veritàmai del tutto (!?!) acclarate in anni così buiper il Paese, da cui è uscita quest’Italia qui,sì, proprio questa, quella di Carminati e di“Mafia Capitale” a giorni in aula mentresembra che il nocciolo del Campidoglio siail giallo degli scontrini del modesto Ma-rino? Dopo due ore non preparate di dia-logo, propendo per la seconda tesi: non afavore del “Nino infame”, bensì a sfavoredi tutto ciò che gli è ruotato attorno negliultimi quarant’anni, da Pasolini a Moro, daPecorelli alla strage di Bologna al rapi-mento di Emanuela Orlandi, fino all’e p o-pea molto tragica e un po’grottesca di “R e-natino”De Pedis sepolto da incensurato inbasilica a sancire i rapporti con alte sferevaticane. Anche questo giornale lo ha in-tervistato più volte, e il nome di MassimoCarminati, “er guercio” in combutta conBuzzi, è ovviamente uscito più volte.

Solo che per quello che di pesante hadetto nel 2012, due anni prima dello scan-dalo che avrebbe dovuto far sciogliere perinfiltrazioni mafiose il Comune di Roma,Mancini si aspettava testualmente di “e s-sere sentito dall’antimafia” o da un magi-strato competente.

NON È STATO COSÌ. Lo dice uno che è statoassolto da alcuni omicidi grazie a “inter -venti superiori” della politica e della ma-gistratura salvo poi confessarli come talidopo aver cominciato a collaborare senzasuscitare particolari curiosità da quel fron-te… Di Carminati, ex Nar fascista, Manciniribadisce che è uno dei tre che hanno am-mazzato Mino Pecorelli, nel ’79, insieme aLa Barbera e a Valerio Fioravanti. Salvo poiprecisare che quest’ultimo, condannatocon la Mambro in Cassazione per la stragedi Bologna vent’anni fa, in tale strage nonc’entra. C’entra invece, come depistatoreprincipe in combutta con servizi segreti cuiaggiungo il termine “deviati” solo per in-genua disperazione, lo stesso Carminati.

In ballo per Pecorelli come per il depi-staggio su Bologna armi prelevate dal lorodeposito, loro del versante maglianese e te-staccino (cfr. Carminati), nei sotterraneidel Ministero della Sanità: insisto su Car-minati per tre motivi. Il primo è ovviamentel’attualità di “Mafia Capitale”. Il secondo èche non mi sembra che sia stato sgomitolatoabbastanza il filo che lega quegli anni ad og-gi con lo stesso protagonista, che a detta diMancini non ha pagato congrui debiti con lagiustizia per una palese collusione, dentroe fuori, appunto con versanti della politicae della magistratura. Esattamente comesuccesso a lui, Mancini, e ad altri della Ban-da del “mondo di mezzo”, fino all’intocca -bile De Pedis di cui Carminati avrebbe rac-colto l’eredità. Insomma “il mondo di so-pra” continua a proteggerlo per cui neppu-re stavolta se ne verrebbe a capo. Il terzo èche se dopo tutto questo Orfini e compagniancora discettano graziosamente di servizisegreti, o ci sono o ci fanno. Scegliete voi.

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TUTTI INSIEMECon la logica Expo il signorGino che ha fatto 3 chilometriin sei ore per andare invacanza dovrebbe esultareperché l’Italia riparte!

14 » CRONACA | IL FATTO QUOTIDIANO | Mercoledì 21 Ottobre 2015

» FERRUCCIO SANSA

L’accusa: piscine che ver-sano cloro nel Tevere.Impianti dove le condi-zioni igieniche avreb-

bero causato malattie a chi li fre-quenta. Per non dire di misure disicurezza colabrodo che con-sentono quasi a chiunque di en-trare. Infine appalti affidati atrattativa diretta. È tutto scrittoin un esposto consegnato alQuestore di Roma, Nicolò D’An-gelo, e al Prefetto, Franco Ga-brielli.

Ma il nodo della questione èun altro: stiamo parlando delcentro sportivo della polizia. Dipiù: gli agenti che hanno denun-ciato sono stati sottoposti a testpsicofisici su richiesta dei ver-tici della polizia.

UNA STORIA, solo apparente-mente piccola, che preoccupamolti. Anche perché, come di-mostra un verbale interno dellaQuestura romana (il Fatto ne hacopia), la questione è nota alme-no dal 2010.

Siamo a Tor di Quinto, spondadestra del Tevere. Un misto didegrado, campi rom e impiantisportivi esclusivi, magari gestiticon soldi pubblici: ecco i centridei diplomatici, della poliziamunicipale e appunto della po-lizia di Stato. Prati all’inglese, pi-scine, tennis tenuti come Wim-bledon. Insomma, mentre man-ca la benzina per le volanti, qui sispende parecchio.

I centri della Polizia di Statosono due: quello lussuoso deifunzionari, cioè i pezzi grossi, equello “normale” dove non è ra-ro incontrare anche magistrati.È quasi un anno ormai che gli a-genti del sindacato “P o li z i aNuova Forza Democratica (P-NFD)” presentano segnalazionied esposti. Se le accuse fossero

confermate ci troveremmo da-vanti al paradosso: i centri spor-tivi della polizia che inquinano ilTevere.

Ma ecco il contenuto della de-nuncia: “Il 4 giugno 2015 è statopresentato alla ASL RM C,all’ARPA Lazio e alla Procura un“Esposto per difetto dei requisitiigienico-sanitari e per scariconon autorizzato”. Insomma, po-

liziotti che denunciano la poliziadi inquinare. Si parla di “impian -ti tecnologici e locali non a nor-ma e tali da mettere a rischio lasalute di utenti e lavoratori, non-ché l’integrità di beni demaniali(cioè il Tevere e il suo ecosiste-ma, ndr)”. Come è possibile?“L’esposto documenta come ifiltri delle piscine siano insuffi-c i e n t i p e r l a d e p u r a z i o n e

dell’acqua potabile clorata cheviene poi direttamente scaricatanel fiume Tevere”. Non solo:“Risultano già numerosi casi diinsorgenza di malattie connesse(otiti, dermatiti oculari, infiam-mazioni delle vie urinarie, ecc.)soprattutto a danno di minori”.E pensare che qui vengono anuotare alcuni tra i magistrati egli investigatori più noti dellaCapitale.

C’è altro: a leggere esposti esegnalazioni emerge il ritratto diun centro della polizia trasfor-mato in una specie di discoteca.Si parla di “eventi notturni orga-nizzati a bordo-piscina”, di im-pianto di “video-sorveglianza inavaria, mentre le sbarre di acces-so e uscita non funzionano”, per-

fino di “un esercizio che rimaneaperto sino anche alle tre di not-te con gruppi di non meglio iden-tificati ‘a fi ci on ad os ’, fornendopasti e bevande alcoliche”. Pernon dire dei soliti “parenti e a-mici che usufruiscono gratuita-mente dei servizi”. Insomma, u-na struttura della polizia doveentrerebbe gente in libertà fino anotte fonda.

MA L’ESPOSTO va dritto anche a-gli appalti: “Ai costi milionariche recentemente sono stati so-stenuti per il centro sportivo deifunzionari della Polizia”. Cioèquello sull’altra sponda del Te-vere, riservato ai capi dei capi. Siparla di cinque milioni. “Ci risul-ta che i lavori siano stati affidatisenza gara. È vero?”, chiedespiegazioni Filippo Bertolami,segretario nazionale del sinda-cato PNFD. Aggiunge: “Si è par-lato anche di consistenti inter-venti di manutenzione straordi-naria compiuti nel Centro di Tordi Quinto, ma a noi paiono fran-camente invisibili”. Infine:“Dietro gli appalti e la gestionedei servizi si trovano sempre glistessi nomi. Chiediamo chiari-menti”, domanda il sindacato.

Accuse di sprechi, l’o mb r ad el l ’inquinamento provocatoproprio dalla polizia. Ma il nododella questione è un altro: “Men -tre in piscina si tollera la presen-za di poliziotti con tatuaggi dicroci celtiche – raccontano Ber-tolami e gli esposti – gli agentiche denunciano vengono sotto-posti a visite psicofisiche (nono-stante l’idoneità appena attesta-ta, addirittura dopo le provesvolte con i NOCS)”. Controlliche possono decidere della car-riera. E in fondo al telegrammache dispone gli accertamenti c’èun nome che pesa: “AlessandroPansa, capo della Polizia”.

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SEGUE DALLA PRIMA

» PAOLO ISOTTA

La splendida cattedrale paleocri-stiana, barocchizzata, porta sul

frontone lo stemma e la divisade ll’attuale Vescovo: Re sona reChristum corde romano, “Can ta reCristo con romano cuore”: mottotratto dalla XVII epistola di un Santoa me caro e vicino pure ratione loci,Paolino da Nola. Dovevo arrivarenella provincia di Alessandria pertrovare un presule intelligente e col-to! (Si provi a vedere le divise di granparte degli attuali cardinali…I quali,peraltro, ignorando essi per lo più illatino, se la sono dovuta, ognuno lapropria, cercare su Internet...)

Ma vengo a raccontare del viag-gio Torino-Milano sul “Reg io na leveloce”delle 11,54. Salgo su di un va-

gone di prima classe in coda al treno,mi siedo, apro il computer poggiatosu di una mensola. Arriva una sven-turata ferroviera in preda a mille fu-rie come la Elettra dell’Idomeneo diMozart. “Io pianto tutto e me ne va-do! Questi vagoni li ho fatti chiude-re! Sono fuori uso! Lei ha forzato laporta! Deve andarsene subito! Via!Subito, ho detto, ha capitoooooo!”

Ho ripercorso col pesante baga-glio tutto il treno fino alla prima car-rozza. Come Dio volle, arrivo a Mi-lano e prendo la Freccia per Napolidelle due pomeridiane. Vagoni nuo-vi, bellissimi e comodissimi; postonel l’“Area Silenzio”, benedetta.Sulla Freccia mi accorgo di aver di-menticato sul “Regionale veloce” ilmio piccolo computer a tavolettache in gergo si chiama “tablet”. Al-lora telefono alla Segreteria delCorriere della Sera – era il mio ul-

timo giorno in servizio –ed espongoil caso al caro e bravo Flavio. Questichiama le Ferrovie (Trenitalia) e glidichiarano che non possono cerca-re il pezzo perché la denunciadev’essere fatta dall’interessato allastazione di arrivo. Io ho obbiettatoch’ero già in treno e hanno rispostodi farla a Napoli. Sul treno mi diconodi recarmi, quando arrivato, allaPolfer. Invece dovevo andareall’“Assistenza Clienti.” F i n a l m e n-te pervenutovi (erano circa le sette)una ragazza gentile e carina s’i n f o r-ma e mi dice che il computer si sa-rebbe dovuto recuperare immedia-tamente a seguito della chiamata diFlavio e che ormai non c’è che da ri-volgersi all’ufficio “Oggetti rinve-nuti” del Comune di Milano. Lune-dì telefono al numero fornitomi e miviene cortesemente spiegato che leFerrovie gli oggetti rinvenuti li con-

segnano una volta al mese, l’ultimaè stata l’11 settembre. Chiamassi fraun mesetto.

Stamane sono andato dal simpa-tico Salvatore a via Chiaja, abbiamopreso il caffè dall’amico Carmine(“Il Serpentone”: lo consiglio a tutticaldissimamente) e ho ordinato alsuo negozio un nuovo “tablet”: melo posso permettere, ho vinto il Pre-mio ex aequo con Cardini. In più: co-me ho già raccontato, so che quandomi occorre un contrattempo si trat-ta di un avviso di San Gennaro: “R i n-graziami: ti ho fatto pagare dieci peraverti evitato cento!”

Domani vado a Pozzuoli, al suosantuario, a ringraziarlo. E ringra-zio tanto Trenitalia, strumento in-consapevole dei suoi imperscruta-bili piani salvifici di primo coadiu-tore di Gesù.

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L’Esposto Carte a Prefetto e Questore del sindacato PnfdE chi denuncia è sottoposto a visite di controllo su ordine di Pansa

“Il centro sportivodella Poliziainquina il Tevere”

ROM A

Rel a x Il centro della Polizia di Tor di Quinto e il capo della Polizia Pansa Ansa

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Metodo Ferrovie “Gli oggetti smarriti si riconsegnano una volta al mese”

L’Ipad inghiottito dal trenoPE R DI Z ION I

La scheda

n IL CASOÈ quasiun anno ormaiche gli agentidel sindacato“Polizia NuovaFo r zaD e m o c ra t i c a( Pn d d ) ”p re s e n t a n osegnalazionied esposticontro ilp re s u n toi n q u i n a m e n toprovocato dalce n t rosportivo dellaPolizia in zonaTor di Quintoa Roma.L’a cc u s a :piscine cheversano cloronel Tevere.Impianti dovele condizioniigienicheav re b b e roc a u s a tomalattie.M i s u redi sicurezzacolabrodo checo n s e n to n oquasi achiunque dientrare. Infineappalti affidatia trattativad i re t t a .

GIUNTA IMMUNITÀ

Dell’Utri, via liberadel Senato all’usodelle intercettazioni

qLA GIUNTA per le immunità del Se-nato ha detto si all’utilizzo delle in-

tercettazioni tra Marino Massimo De Caro,ex direttore della biblioteca Girolamini el’ex senatore di FI Marcello Dell’Utri. Il tri-bunale di Napoli aveva chiesto di poter u-tilizzare queste intercettazioni il 28 luglioscorso. Il caso riguardava dei testi antichitrafugati dalla biblioteca di Napoli. La Giun-

ta, presieduta da Dario Stefano (Sel) si è e-spressa a larga maggioranza per l’ok all’usodelle intercettazioni di Dell’Utri-De Caro:hanno votato tutti a favore ad eccezione de-gli esponenti di FI che si sono astenuti. Nelleregistrazioni che ora possono essere utiliz-zate dai magistrati nel procedimento pena-le nei confronti di Dell’Utri e dell’ex direttoredella biblioteca, compare la celebre frase:

”Io barattavo due prime edizioni di Vico, sele mancano, per due inviti a pranzo”. EDell’Utri replicava: “Anche tre ti faccio”. DeCaro, quindi, diventava più esplicito spie-gando all’ex senatore "bibliofilo" di averglitrovato il “De Rebus Gestis di Antonio Ca-rafa, che è uno dei più rari”. Si tratta infatti diun’opera di Giambattista Vico consideratamolto rara.

Rischi per gli agenti”Ci sono già numerosicasi di malattie:dermatiti oculari, otiti”Dubbi anche sugli appalti

| IL FATTO QUOTIDIANO | Mercoledì 21 Ottobre 2015 | » 15

A L L’I N T E R NO Ttip, i segreti del trattato Usa-Ue • Ogm e tribunali internazionali,i perché della rivolta • Chi ha paura dell’Uber degli architetti

L’ABBRACCIO Dopo aver fatto finta di litigare, è finito l’ostracismo dell’ad Caio verso la Cislda sempre padrona nell’azienda. E così, sotto l’egida della Furlan è arrivato l’ok al taglio delle lettere

Nuove Poste in Borsa,vecchio inciuciocon il solito sindacato

» DANIELE MARTINID alle contestazioni dure agliabbracci calorosi sono passatiappena 5 mesi. In 150 giorni irapporti tra la nuova dirigen-za postale e la Cisl sono tor-nati quelli dei vecchi tempi:più che buoni, ottimi. Il 18 a-prile sembrava si fossero tur-bati inesorabilmente quandoin un centro postale a Milanoil nuovo amministratoreFrancesco Caio fu intercetta-to da un gruppo di lavoratoriassai incazzati, capitanati daun signore con un giubbettoazzurro. Quel signore non erauno qualsiasi, ma il segretariodei postini Cisl di Milano,Raffaele Roscigno. Un tiziodeciso che non esitò a pren-dere il capo delle Poste per lacollottola, metaforicamenteparlando, addebitandogli tut-ti i mali aziendali, dal tracollodei bilanci fino alla decisionedi consegnare le lettere ungiorno sì e uno no: “Una caz-zata anche quella...”, gli gridòin faccia. Per un soffio l’a g-guato non degenerò in violen-za, anche se finì male lo stesso,a spintoni e improperi controCaio (“Bastardo, vattene,buuuu”).

La sorpresa è stata dunquenotevole quando a settembre,durante le trattative sindaca-li, Roscigno è stato accolto daicapi dell'azienda come unvecchio amico di famiglia, vi-gorose strette di mano e ab-bracci. E lo stupore è stato an-cora più grande quando Ro-scigno, insieme ai suoi colle-ghi cislini e agli altri sindaca-listi, ha dato l’ok all’ac cor doche non solo conferma la con-segna della corrispondenza agiorni alterni, ma la amplia. Seprima le Poste pensavano diapplicarla ad appena qualchemilione di clienti sparsi neipaesi di collina e montagna,d'ora in avanti la propineran-no a quasi 52 milioni, la mag-gioranza degli italiani, com-presi quelli dei capoluoghi diprovincia ed esclusi soltanto ifortunati delle 9 grandi areemetropolitane.

L’A P P O RTO della Cisl a questosupertaglio è stato concordatopersonalmente da AnnamariaFurlan la segretaria generaledel sindacato, che proprio coni postini a Genova cominciòanni fa la sua carriera di sin-dacalista. Che cosa sia succes-so per ribaltare i comporta-menti è abbastanza facile daintuire: è già finito l'ostraci-smo alla Cisl decretato da Caioall'inizio del suo mandato co-minciato a metà 2014. Tantoda far sospettare che esso fosse

poco più di una finta e tanto dafar ritenere che anche in que-sto Matteo Renzi pecchi di ot-timismo: “Le Poste sono stateper 60 anni il luogo delle schi-fezze dei politici. Ora invecemettiamo l’azienda sul merca-to”, ha detto commentando laquotazione in Borsa. Dimenti-cando di aggiungere che le Po-ste erano a disposizione deipolitici e anche della Cisl. E adisposizione della Cisl resta-no, almeno per quanto riguar-da il settore postale propria-mente detto, facendo banca eassicurazioni postali storia asé.

Viene aggiornato e ripropo-sto lo stesso patto di sangueche fu stipulato dalla Cisl conMassimo Sarmi, il precedes-sore di Caio, una sorta di co-gestione molto all'italiana cheha portato il servizio postaleallo sbando, così malmesso danon escludere di scorporarlodal resto dell'azienda per far-ne una bad company. Che cosaci guadagnino i nuovi verticinon è chiaro: forse si sono resiconto che alle Poste andarecontro la Cisl è come fare pipìcontrovento e che nessun ab-bozzo di cambiamento siapossibile senza pagare il daziodel compromesso. Che cosa ciguadagni la Cisl è invece chia-

rissimo: potere e consenso. Inun’azienda con il record di sin-dacalizzazione (sono iscrittipiù di 8 lavoratori su 10), la Cislha il primato di tesserati, 60mila circa. Con tutto quelloche ne segue in termini di as-sunzioni, clientele, poterecongressuale e ovviamentenomine di un bel po’di dirigen-ti. I postini Cgil sono staccati a22 mila iscritti, la Uil si ferma a14 mila.

R I N N OVATA l'intesa, al tavolodelle trattative i cislini ora sitrovano un amico fidato dal-l'altra parte del tavolo, DanieleGiovanni Nardone, responsa-bile delle relazioni industriali,l'ennesimo dirigente uscitodalla scuderia del sindacato.Grazie alla quotazione in Bor-sa, la Cisl e la Furlan premonoinoltre sul governo per potercoronare il vecchio sogno difar sedere un sindacalista nellastanza dei bottoni del consi-glio di amministrazione. Gli a-spiranti non mancano e traquesti Mario Petitto, il segre-tario nazionale dei postini Ci-sl, deus ex machina delle Postenell'ultimo decennio. Arrivatoal terzo mandato, tra qualchesettimana Petitto dovrà lascia-re l'incarico di segretario; i po-stini Cisl probabilmente si

Come aivecchi tempiL’intesa tral’ad FrancescoCaio e la Cislsegue la sciadella vecchiagestione Sar-mi Illustrazione diEmanuele Fucecchi

fonderanno con i bancari e al-tri settori e quindi sarà elettoun nuovo vertice. Petitto perònon pensa di mettersi da partein buon ordine e sponsorizzauno della sua squadra, il viceLuca Burgalassi, pisano. Maanche Furlan, ovviamente,vuole uno dei suoi: Petitto po-trebbe allora essere tacitatocon la poltrona di consiglieredi amministrazione e relativostipendio o in subordine conun incarico internazionale.

Petitto è molto fiero dellesue origini calabresi e se a Ro-ma alle Poste comanda in com-proprietà con il vertice azien-dale, in Calabria le sente comeroba sua. Per questo ha consi-derato alla stregua di uno sgar-bo l'idea dell'azienda di sop-primere il quotidiano volo po-stale Mistral da Brescia a La-mezia Terme per razionaliz-zare e risparmiare. Fino a esta-te inoltrata nei documenti uf-ficiali e riservati della direzio-ne postale dedicati al nuovopiano della logistica, la cancel-lazione della Calabria venivapresentata come una scelta i-nevitabile. Poi, improvviso, ilripensamento: il volo postalecon Lamezia rimane. Cancel-lati, invece, dal primo ottobrequelli per Palermo e Ancona.

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l80%

Il tassodi sindacaliz-zazione nellasocietà. Circa8 dipendentisu 10 sonoiscritti a unadelle siglesindacali. LaCisl ha il 41per cento

Scure sulla corrispondenzaLa sigla (60 mila iscritti) punta a unposto in cda. Dalla Calabria, ci speraPetitto. E intanto il volo Brescia-Lamezia non viene più cancellato

I numeri

14 3milai dipendentidel gruppog u i d a toda FrancescoCaio

60mila,i dipendentidi Posteiscritti allaCisl: èla sigla piùra p p re s e n t a -tiva, davanti aCgil (22 mila)e Uil (14 mila)

52milioni,i potenzialiclienticoinvolti daltaglio dellaco r r i s p o n d e n -za: le letteres a ra n n oconsegnate agiorni alterni,tranne chenelle 9 grandia re em e t ro p o l i t a n e

C A PI TA N IDI SVENTURA

Le cattivesorprese aPiazza Affari

» BEPPE SCIENZA

qRICHIEDERE azionidelle Poste Italiane,

oggi controllate al cento percento dal ministero delTesoro, potrà benissimorivelarsi un affare. Meritaperò dire qualcosasull'offerta pubblica divendita (opv) attualmentein corso, fuori dal coro deidiffusi applausi.Per cominciare, i normalirisparmiatori sono trattaticome investitori disecond'ordine. Lorodebbono chiedere le azionial buio sul prezzo che lepagheranno, sapendo soloche potrà variare da 6 a 7,5euro, che è bella forchettadel 25 per cento.Invece gli investitoriistituzionali (banche,assicurazioni, fondi comuniecc.) possono fissare unlimite, sopra il quale non lecompreranno. Ma non è unalegge divina a imporre ciò.Basterebbe tornare allamodalità della primatranche delle azioni Eni,quando c'erano due giornidi tempo per chiederne,dopo che era noto il prezzofinale.Va bene poi offrirecondizioni un po' migliori aidipendenti, ma va malespingerli a sottoscrivere leazioni, attingendo dal lorotrattamento di finerapporto (Tfr). Esso hainfatti una funzione dirisparmio previdenziale e diammortizzatore sociale: èquindi molto inopportunoun suo utilizzo perspeculazioni di Borsa.Infatti, malgrado le attualiaspettative favorevoli,nessuno garantisce che nonfinisca come con le azionidella Finmeccanica, bruttoprecedente che nessuno har i co rd a to.A inizio del giugno 2000anch'essa permise aidipendenti del gruppol'utilizzo del Tfr persottoscrivere azioni, colbeneplacito e anzi labenedizione dei sindacatiFim, Fiom e Uilm. Pure allorale prospettive erano buone,Così, chi nel giugno del2000 ci mise l'equivalentedi 100 euro, ora se ne ritrovacirca 63, conteggiati idividendi e anche la bonusshare. Significa una perditasul 37 per cento.Ma non basta perché,ugualmente in termininominali e senza imposte,quei 100 euro mantenuti nelTfr, ora sarebbero circa 154.Ovvero il 145 per cento inpiù.

16 » Il Fatto Economico | IL FATTO QUOTIDIANO | Mercoledì 21 Ottobre 2015

Q» STEFANO FELTRI

inviato a Bruxelles

uando la Fiat ricomincerà a e-sportare Alfa Romeo negliStati Uniti, vuole poter appli-care le stesse cinture di sicu-rezza omologate in Europa,invece di doverne installare didiverse per rispettare la rego-lamentazione americana, conun inevitabile aggravio di co-sti. Si trovano decine di esem-pi così a sostegno del trattatocommerciale tra Europa eStati Uniti che si discute inquesti giorni a Miami, in unnuovo “round” di negoziati.Per le oltre centomila personeche dieci giorni fa hanno pro-testato a Berlino mette a ri-schio la sovranità dei cittadinieuropei, i loro posti di lavoro,la salute. La ragione principa-le per cui il Transatlantic Tra-de and Investment Partner-ship (Partenariato transata-lantico per commercio e inve-stimenti, Ttip) suscita tantadiffidenza è che se ne sa moltopoco.

DI SOLITO GLI ACCORDI com -merciali riducono i dazi o le ta-riffe, tasse che servono a sco-raggiare le importazionidall’estero a vantaggio dei beninazionali. Il Ttip intervieneinvece sulle barriere non tarif-farie, differenze nelle regoletra Europa e Stati Uniti chepossono vietare o complicarela vendita di un prodotton e ll ’altro continente. Su unasponda dell’atlantico la quali-tà delle ostriche si misura esa-minando il mollusco, sull’altrasponda si analizza l’acqua diallevamento. Gli stessi medi-cinali devono sottoporsi duevolte ai medesimi test prima diarrivare sul mercato. Misura-re l’impatto economico diun’armonizzazione di regole èpraticamente impossibile. Einfatti le stime sono vaghe, siparla di mezzo punto di Pilall’anno in più per l’E u ro p a ,su ll ’Italia Confindustria si a-spetta 30.000 posti di lavoroaggiuntivi. Esistono almenocinque modi diversi, tra eco-nomisti, per stimare l’impattodelle “misure non tariffarie”.Enon sempre la regolazione nonha come scopo il protezioni-smo ma la tutela della salute ola garanzia di qualità. Molti so-no convinti che il Ttip sarà unacatastrofe. Ma, come gli otti-misti, si basano più su sensa-zioni che su dati.

Dopo molte pressioni, laCommissione europea orarende pubbliche le sue posi-zioni negoziali, non si può co-noscere invece il compromes-so raggiunto con gli americaninelle segrete stanze. Massimoriserbo, o il negoziato rischia.Negli accordi commercialiqualcuno vince e qualcunoperde, la trasparenza offre allelobby l’occasione di prevenirei danni. E quindi il risultato fi-nale può rispecchiare la forzacontrattuale delle categorie,più che l’interesse generale.Ma che garanzia c’è che, nelmassimo riserbo, le lobby nonagiscano allo stesso modo? “Il

GLOBALIZZAZIONE /1 A Miami è “p a r t i t o” il nuovo round di negoziati mentrein Europa crescono le proteste contro l’accordo di libero scambio transatlantico

Parlamento avrà comunquel’ultima parola, è una novitàimportante, che deriva dainuovi poteri concessi con iltrattato di Lisbona”, spiegaBernd Lange, europarlamen-tare socialista che ha scritto larisoluzione approvata a luglio,una sorta di schema che do-vrebbe dare le coordinate allaCommissione – e al suo rap-presentante Ignacio GarciaBercero – su come negoziarecon gli Usa. Per esempio chegli Ogm, gli organismi geneti-camente modificati diffusi ne-gli Usa più che in Europa dovela regolazione (pur con moltibuchi) è abbastanza ostile, de-vono rimanere fuori dalla di-scussione.

NESSUNO DEI DOSSIER d i-scussi sembra giustificare tan-to impegno. “Il Ttip non è unsoltanto un altro accordo com-merciale, ma un negoziato dinuova generazione che do-vrebbe riposizionare le econo-mie americana ed europea inun mondo dove si è intensifi-cata la competizione globale”,scrivono Daniel Hamilton eSteven Blockman in un paperdel think tank Ceps (l’articoloè parte di una serie finanziataanche dalla Camera di com-mercio americana). Come hadetto una volta Hillary Clintonquand’era segretario di Stato,il Ttip è un’altra Nato, l’allean -

za militare è servita a tenere gliStati Uniti in Europa dopo laseconda guerra mondiale percontenere la Russia sovietica,il Ttip vuole evitare che gli Usaspostino troppo il loro bari-centro verso il Pacifico (hannoappena firmato il Tpp, con leeconomie asiatiche principaliCina esclusa). Oggi gli scambitra Usa e Ue valgono il 50 percento del commercio globale,15 milioni di posti di lavoro e5000 miliardi di fatturato. Mala Cina avanza.

LEGGENDO IL TTIP con le lentidella geopolitica, all’improv -viso tutto ha senso. Si capisceperché la Russia si oppone (efinanzia i movimenti anti-T-tip, dicono dagli Usa), perché ilnegoziatore americano MikeFroman dice che non sarà unaccodo chiuso ma “una piatta-forma aperta”, un cantiere do-ve si continuerà sempre a di-scutere, un modo per imporreagli altri Paesi – il primo è ilVietnam – lo “standard tran-s a t l a nt i c o ” invece che lo“standard cinese”. Come sem-pre, gli Usa hanno richieste piùnette dell’Europa: l’' am ba-

sciatore americano a Bruxel-les Anthony Gardner dice cheserve subito un accordo “su lflusso dei dati”o il negoziato siarena: una sentenza della Cor-te di giustizia europea ha sta-bilito, pochi giorni fa, che negliUsa i dati raccolti sul web sonodi fatto meno tutelati che inEuropa e quindi Facebook,Google e gli atri colossi del webnon possono mandarli oltreo-ceano. Una decisione che puòparalizzare il business: oggi idati sono tutto, senza le impre-se sono cieche e mute. Altrifunzionari del governo ameri-cano fremono per esportare ilgas americano in Europa, daquando si estrae nelle rocce gliUsa ne hanno in eccesso, e dareun altro colpo alla Russia diVladimir Putin.

Il percorso comunque è an-cora lungo. Ammesso che sitrovi un accordo entro il 2016,poi dovrà essere ratificato daCongresso e Parlamento euro-peo e poi dai 28 Paesi dell’U-nione. Ammesso che non slittialla prossima amministrazio-ne americana, dopo le elezionidi novembre prossimo.

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infografica di Pierpaolo Balani

T t ip Dati, energia, Cina:l’agenda segretadel trattato tra Usa e Ue

I timori per l’ascesa di PechinoLe stime degli effetti economicisono vaghe, ma i veri scopi sonogeopolitici: costruire una nuovaNato per non perdere Washington

Che cos’è

n IL TTIPTra n s a t l a n t i cTrade andI nve s t m e n tPar tnership:regolerà ilcommercio eglii nve s t i m e n t itra Usa e Ue

n T R AT TAT I VAIl negoziatosi svolge aMiami aporte chiuse.S t ra s b u rgoavrà l’ultimap a ro l a

l0, 5%

La crescitadel PilLe stime piùottimiste dicrescita perl’E u ro p ad e r i va n t idall’introduzio -ne del Ttip

l0, 1 %

C re s c i t aoccupazioneConfindustriastima in 30mila occupatil’effetto perl’Italia daln u o vot ra t t a t o

l50%

Lo scambiotra Usa e UeGli scambic o m m e rc i a l itra gli StatiUniti el’Unioneeuropea oggiammontanoal 50% delc o m m e rc i oglobale

l10%

Il fatturatoatlanticoL’a m m o n t a redel fatturatodegli scambitra Usa e Ueammontaa 5000miliardi, circail 10 per centodel Pil a livellomondiale

COL OS SIAL GUADO

Ibm in crisi, cosìil big dei Pc puntaai servizi cloudper non morire

» VIRGINIA DELLA SALA

qDUE GIORNI FA,all’edizione

europea del Maker Fairedi Roma, Ibm eMicrosof terano uno dif ro n teall’a l t ro.Microsoft alcentro delpadiglione, conconsolle perdimostrazioni, schermicon effetti speciali, via vaidi pubblico e interviste.Ibm in un angolo, untavolo, un computer, unoschermo e qualchebrochure per lapresentazione di unnuovo servizio diclouding. La società, chepuò essere considerata lafondatrice del computingmoderno ed è stata pertutto il Novecento unadelle più importanti, nonse la passa bene. Haappena raggiunto ilq u a t to rd i ce s i m otrimestre consecutivo incalo: i ricavi sono scesi del14 per cento nei tre mesi a19,28 miliardi di dollari eha segnato utili per 2,95miliardi, pari a 3,01 dollariper azione. Un datopositivo se si confrontacon i risultati del terzotrimestre dello scorsoesercizio, in cui gli utili sierano fermati a 18 milionidi dollari. Negativo se siconsidera che, nellaseduta di lunedì, il titolo èarrivato a perdere oltre il 3per cento.Ibm oggi è una societàfantasma che sopravvivesenza clamore mentrecerca di resettarsi sulnuovo mercato digitale.Anche se sui suoi servergirano ufficialmentepiattaforme come Moovele Car2go, ufficiosamentequelle come Whatsapp eTiket.com, per le difficoltàin cui versa ha fattoun’ammissione di colpa:aver trascurato per anni illato consumer e non aversaputo gestire ilc a m b i a m e n to.Così ieri il Chief FinancialOfficer della società,Martin Schroeter, ha dettoagli analisti, scettici sullepossibilità dis o p rav v i ve n zadell’azienda, che la suastrategia è focalizzatasulla crescita del cloudcomputing, sull’analisi deidati, la sicurezza, e leimprese di telefoniamobile. “Gli investimentiaggressivi richiesti oggidovrebbero pagare inf u t u ro”, ha promesso e haassicurato che nell’ultimoanno il servizio di cloud hagenerato un ricavo di 9,4miliardi di dollari.Contraltare: l’annuncio disicuri licenziamenti.

l30Mila postidi lavoroLa stima perl’Italiadell’e f fe t t odell’a c c o rd osul Ttip fattadaConfindustria

Tutti in piazza La manifestazione contro il Ttip a Berlino Re u te rs

Mercoledì 21 Ottobre 2015 | IL FATTO QUOTIDIANO | Il Fatto Economico » 17

L’i nte s aAlcuni dei mi-nistri delcom me rc iodegli 11 Paesifirmatari delTtp Re u te rs

» FABIO SCACCIAVILLANI

I l Transpacific Trade Partner-ship, siglato il 5 ottobre, è un’i-niezione di adrenalina per il

libero scambio come non se nevedeva dalla creazione del Wto.Lo hanno firmato 12 nazioni ame-ricane e asiatiche che insiemevalgono il 40% del commerciomondiale. Include colossi comeStati Uniti e Giappone e piccoliemergenti come Vietnam e Perù.Impone l’abbattimento o l’elimi-nazione dei dazi su circa 18.000prodotti, anche in settori difesida lobby implacabili, tipo agri-coltura e industria automobili-stica. Inoltre introduce standardcomuni per politiche ambientali,protezione della proprietà intel-lettuale e diritti dei lavoratori.

I trattati regionali non sono lostrumento ideale per promuove-re il libero scambio a livello mon-diale, perché creano una pletoradi regole, complicando la vita so-prattutto delle imprese minori.Tuttavia, appurata l’ormai croni-ca inconcludenza del Wto, legrandi aree economiche hannoimboccato la via meno ambiziosadegli accordi parziali. Il Ttp è ilpiù vasto finora, in attesa del

R ACCON TA NOBA L L E

0, 58%re d d itoLo sconto ai ricchise l’Imu è toltaa tutti (dice la Cgia)

qNEL mare magnumdelle esternazioni si

possono legge titoli su siti,giornali e agenzie comequesto: “L’abolizionedell’Imu/Tasi sulla rpimacasa avvantaggia i menoabbienti”. Lap a te r n i t à ,manco a dirloè della Cgia,il centrostudi degliartigiani diMestre. Ilragionamento èquesto: “La correttezzastatistica suggerisce che ilconfronto sia eseguitoprendendo come parametrodi riferimento l’incidenza delrisparmio sul redditodisponibile del proprietariointeressato dall’abolizionedelle imposte sulla primacasa (...) Infatti, dai dati sulladistribuzione dei proprietaridi prima casa sia per fasce direddito sia per impostapagata, notiamo che percoloro che presentano unreddito fino a 10 mila euro,l’abolizione delle tasse sullaprima casa garantirà unrisparmio medio di 152 euroche incide per il 3% sulreddito disponibile. Per lafascia di reddito successivache va da 10 mila a 28 milaeuro, invece, il risparmiomedio sale fino a 161 euro, mal’incidenza sul reddito scendeall’1%. In buona sostanza alcrescere del reddito aumentail vantaggio fiscale, ma siriduce progressivamentel’incidenza sul reddito. Percoloro che presentano unreddito medio disponibile di100 mila euro, lo sgravio è di362 euro, ma l’incidenza siabbassa allo 0,58%”.Non è chiaro come la Cgiaricavi la quota dei percettoridi una determinata soglia direddito rapportata alpossesso di una prima casa,che sia di valore catastalebasso, medio o alto. E questoperché nello stringatocomunicato non vengonochiarite le fonti statisticheu t i l i zza te .Su tutto c’è la silga:“Elaborazioni: Ufficio studiCgia”. Quel che è certo,invece, è che ilragionamento - per stessaammissione del centro studi- è capovolto. L’ufficio studidella Uil servizi territoriali hainfatti calcolato unrisparmio medio per le case“di lusso” - quelle signorili(A/1), ville (A/8) e castelli epalazzi storici (A/9) - di2.778 euro, contro i 180-230euro massimi di media per lealtre categorie. Ieri Renzi hadetto che anche Ville ecastelli pagheranno,negando quindi il regalo airicchi. Ma per la Cgia erano ipoveri a guadagnarci.

De Castro ( S & D) :“Importiamo il 90% dellasoia, già geneticamentemodificata”. M5S: “Gli Statiostaggio delle imprese”

Globalizzazione/2 Le paure sull’arrivo di prodotti geneticamente modificati sono(per ora) prive di riscontri. Sui tribunali privati per i contenziosi si cerca un compromesso

Ogm e multinazionali,le ragioni della rivolta

inviato a Bruxelles

Giovedì scorso, a Bru-xelles, si sono riuniti icapi di Stato e di go-verno dell’Unione eu-ropea. Dovevano par-

lare di immigrazione, ma i mani-festanti anti-Ttip hanno paraliz-zato la città. Se chiedi contro cosaprotestano, rispondono sempredue cose: “Arriveranno gli Ogm” e“le multinazionali toglieranno so-vranità ai governi”. Gli Usa spin-gono perché nell’accordo di liberoscambio Ttip l’Europa concedapiù spazio alle importazioni diprodotti agricoli americani, “e vi-sto che negli Usa la regolamenta-zione sugli Ogm è molto più blandache in Europa, è un modo per farentrare qui i loro Ogm dalla portadi servizio”, spiega Tiziana Be-ghin, europarlamentare del Movi-mento Cinque Stelle che, in quan-to “relatrice ombra” del Parla-mento sul dossier è tra i pochi adaver accesso a tutti i documenti se-greti. Ufficialmente gli Ogm sonofuori dal trattato, in Europa preva-le lo scetticismo anche se ogni Pae-se applica regole diverse per effet-to delle quali anche a monte deiprodotti biologici possono essercidegli Organismi geneticamentemodificati. “Oggi l’Europa impor-ta circa il 90 per cento del fabbiso-gno di soia, 400mila tonnellate en-trano ogni anno nel porto di Rot-terdam per alimentare mucche,maiali e così via. E la stragrandemaggioranza di questa soia è Ogm,è quasi tutta americana e brasilia-na. Non capisco cosa potrebbe au-mentare”, spiega Paolo De Castro,eurodeputato socialista che seguela parte alimentare del Ttip. Gli U-

sa vogliono migliorare la bilanciacommerciale, vogliono esportareriso e carne (ma non quella gonfia-ta dagli ormoni, vietatissima in Eu-ropa). I Paesi del Sud Europa, co-me l’Italia, vogliono difendere i lo-ro prodotti di qualità e magari e-sportarli (vino, formaggi, salumi),quelli del Nord invece tifano per a-vere le merci americane a prezzipiù bassi, poco importa se le eccel-lenze mediterranee si troverannoin pericolo.

Più complicata la questione del-le multinazionali. Da anni i critici

del Ttip denunciano il meccani-smo Isds, cioè Investors State di-spute settelments, il meccanismodi decisione nei contenziosi traStati e investitori stranieri presen-te in molti trattati commerciali. Sel’investitore, una azienda stranie-ra, ritiene che lo Stato in cui hamesso i propri soldi stia violando leregole del trattato di libero scam-bio, non potendo fidarsi dei tribu-nali locali può portare il Paese da-vanti a una corte arbitrale interna-zionale. Dicono gli allarmati cheprotestano: una volta che l’Isds sa-rà applicato tra tutta l’Europa e gliUsa, Philipp Morris, Amazon oGeneral Electric potranno aggira-re le legislazioni nazionali grazie asentenze non appellabili decise incorti private da arbitri pagati conuna percentuale sul valore dellacausa. I nuovi standard sui temitoccati dal Ttip, cioè misure nontariffarie che a volte riguardano

anche parametri di sicurezza eprotezione dei consumatori, ver-rebbero di fatto fissati lontano daiParlamenti, con i cittadini esauto-rati. Nella sua risoluzione di lugliosul Ttip, il Parlamento europeosollecitava a tenere conto “de gliapprocci critici e costruttivi” arri -vati sul punto nella consultazionepubblica sull’Isds. A settembre èarrivata la nuova proposta dellaCommissione: il sistema Ics, Inve-stment Court System, cioè cortimodellate su quelle del Wto, conanche un secondo grado per l’ap -pello, e giudici indicati dal pubbli-co e di ruolo per 6-9 anni. In ma-niera da evitare lo shopping giuri-dico e di affidare tutto ai privati.

Problema risolto? Non proprio,sostiene l’eurodeputata del Movi-mento Cinque Stelle Laura Ferra-ra: “È soltanto un cambiamentocosmetico”. I giudici avranno unostipendio di 2000 euro per la di-sponibilità, poi 3000 euro al gior-no se chiamati a giudicare, questodarebbe un incentivo ad averequanti più contenziosi possibile, edi lunga durata. I controlli sui po-tenziali conflitti di interesse sulgiudice, che può continuare a svol-gere altri lavori, sono molto blandi.E la Commissione non ha spiegatocome pensa di rispettare la pro-messa di tutelare la capacità degliStati di legiferare senza trovarsi o-staggio delle decisioni dell’Ics. Di-cono quelli del Movimento Cin-que Stelle: “Gli Stati che si trove-ranno esposti al ricatto delle gran-di aziende, che potranno chiedererisarcimenti miliardari” in caso diviolazioni del Ttip. Anche su que-sto, la battaglia è ancora aperta.

STE. FEL.

Le proteste Una manifestazione contro il Ttip Usa-Ue

Transatlantic Trade and Invest-ment Partnership (Ttip) traNord America e Ue. La liberaliz-zazione del commercio interna-zionale costituisce la spinta pro-pulsiva della crescita economica:abbatte inefficienze e soffocaprivilegi. Appunto per questo è labestia nera di chi accumula pro-fitti attraverso cartelli e collusio-ni politiche.

Per mettere la firma sotto il T-tp il presidente Usa Barack Oba-ma si è appoggiato ai Repubbli-cani contro il suo Partito demo-cratico dove prevale il riflessocondizionato del protezionismoisolazionista. Riflesso cavalcatoall’istante dalla candidata demo-cratica Hillary Clinton per sot-trarre una manciata di voti al ri-vale “socialista” Bernie Sanders.L’arruolamento del repubblica-no Donald Trump nelle truppeanti-Ttp conferma che persino inAmerica l’avversione alla libertàeconomica costituisce il collantedegli opposti estremismi.

Dal punto di vista macroeco-nomico il Ttp è il primo vero ten-tativo di una cura multilateralecontro il rachitismo che ha col-pito l’economia mondiale. A ottoanni dalla crisi dei mutui subpri-

me, nonostante tre massicce ope-razioni di quantitative easing ne-gli Usa, due in Europa la Abeno-mics in Giappone, quest’anno ilPil mondiale calcolato in dollarinominali si ridurrà di 2.700 mi-liardi di dollari secondo le ultimeprevisioni del Fmi. Una caduta disimili proporzioni, 3.330 miliar-di, era avvenuta solo nel 2009, alculmine della recessione.

Per questo il Ttp è cruciale: ol-tre al commercio di derrate agri-cole e manufatti, liberalizza i ser-vizi (obiettivo su cui il WTO hafinora fallito), fissando parame-

tri fortemente innovativi da cuinon potranno prescindere i futu-ri trattati. Dal momento che i ser-vizi nelle economie avanzaterappresentano fino all’85% delPil, il pervicace protezionismoperpetrato in questo ambito hafinora compresso la quota deiservizi nel commercio mondialead un mero 20% e prosciugato lacrescita del commercio mondia-le, precipitata al 3% annuo controil 7% che era la norma nel decen-nio scorso. Considerando chemanufatti e materie prime con-tribuiscono all’80% del commer-cio mondiale pur generando soloil 16% del Pil mondiale, il Ttp spa-lanca praterie di opportunitànello sviluppo internazionale ditelecomunicazioni, finanza, as-sicurazioni, commercio on line,software, trasporti, sanità, servi-zi legali eccetera che costituisco-no i pilastri dell’economia mo-derna.

Quando il vento della libera-lizzazione soffierà anche suigrandi paesi asiatici finora esclu-si dal Ttp, come Cina, Corea e In-dia, o sul vecchio continente conil Ttip la linfa della crescita rico-mincerà a fluire.

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Globalizzazione/3 L’accordo commerciale serve a cercare crescita, ma dalla Clinton a Trump c’è il riflesso isolazionista

Gli opposti estremismi contro il Ttp tra America e Asia

La scheda

n I S DSS t r u m e n topresente invari trattati dil i b e ros c a m b i o,istituisce untribunaleco m m e rc i a l ead hoc perproteggere glii nve s t i m e n t ii n te r n a z i o n a l idelle impresestraniere dae s p ro p r i a z i o n it ra t t a m e n t id i s c r i m i n a to r inel paese dia cco g l i e n za .Una voltasolo unostato potevafar causa a unaltro Stato,ora anche lei m p re s ehanno questodiritto. Ad e c i d e resono cortia r b t ra l iprivate senzapossibilità dia p p e l l a rela sentenza

18 » Il Fatto Economico | IL FATTO QUOTIDIANO | Mercoledì 21 Ottobre 2015

EFFETTO UBER Il primo studio sul sito CoContest che mette in gara progetti low costrivela: è uno strumento utile ad arrotondare, ma non toglie spazio ai professionisti

Architetti, la liberalizzazionela sta facendo la te c nolog i a» ILARIA MASELLIC’ erano una volta due piattaformeonline per fare crowdsourcingper design di interni. Attraversola prima chi cerca di idee per unaristrutturazione può aprire uncontest e ottenere dieci progettiper la ristrutturazione del suoappartamento, da designer pro-venienti da ogni dove, a un prez-zo ragionevole. Nella secondapiattaforma, invece, orde di ar-chitetti lavorano sottopagatiper produrre piantine in stanzebuie e umide attraverso un si-stema che è l’Uber del design.

La verità è che di piattaformace n’è solo una, si chiama Co-Contest ed è una start-up italia-na. Per alcuni l’innovazione piùinteressante in questo mercatodopo Autocad, per altri è “a l t a-mente offensiva nei confrontid el l ’intera categoria degli ar-chitetti”, come si legge nell’i n-terrogazione parlamentarepresentata da nove deputati il 15maggio scorso. Con il mio col-lega Brian Fabo abbiamo analiz-zato i dati della piattaforma.

CoContest ha circa 500 i-scritti che hanno partecipato apiù di un progetto. I più nume-rosi restano gli italiani (70 percento) e i serbi (8 per cento).

In media i 500 designer han-no guadagnato a testa 211 euro.Sotto la media gli italiani e soprala media i serbi. Quasi due terzidei designer hanno guadagnatozero, mentre la media è di 534euro per chi ha vinto almeno uncontest.

LA VARIABILE più interessante èl’ammontare totale guadagnato,diviso per il numero di contest acui ogni designer partecipa.Partecipa, e non necessaria-mente vince. Questo valore è u-guale a 47 euro in media per tuttigli iscritti. Per gli italiani è 36 inmedia e per i serbi 69, quindi iltasso di successo di questi ultimiè più alto. I premi di CoContestvalgono di più per chi vive inSerbia grazie al minore costodella vita, questo probabilmen-te attrae sulla piattaforma archi-tetti con più esperienza. Sce-gliamo questa variabile perché

rappresenta il ritorno medio at-teso per ciascun contest: ognivolta che un architetto proponeun progetto sa che avrà circa no-ve concorrenti e che solo tre sudieci riscuoteranno un premio.Se un architetto partecipa a piùdi un contest sa che a volte vin-cerà e a volte no, i contest vin-centi devono pagare anche per illavoro fatto per quelli perden-ti.

Soltanto 36 euro per progettoinviato non sono molti, eppuretanti italiani partecipano.

È chiaro che per loro questonon può essere un lavoro full-ti-me, bisognerebbe partecipare adue contest al giorno per guada-gnare uno stipendio medio. Ep-pure può aver senso utilizzare lapiattaforma. Prima di tutto se siè giovani: CoContest può essereun modo per creare un portfolioclienti e acquisire esperienza.Oppure quando ci sono pochiclienti e serve un’entrata com-plementare.

IL MERCATO delle professioni inItalia è poco aperto alla concor-renza. Questo nuoce ai consu-matori e agli outsider, spessogiovani per cui la transizione

dall’università al lavoro è moltopiù lunga che negli altri paesi eu-ropei. I tentativi di liberalizza-zione delle professioni hannoraggiunto obiettivi inferiori alleaspettative, chissà che la tecno-logia non faccia meglio. L’e si-stenza di CoContest crea con-correnza per i progetti esistenti,ma crea anche un nuovo merca-to, potenzialmente internazio-nale. L’11% dei contest è origi-nato negli Stati Uniti. Inoltre al-cune famiglie potrebbero nonpermettersi un arredatore da1500 euro ma ne pagherebberovolentieri 300 per avere qualcheidea a cui ispirarsi per comprarela stanza da letto. Chi potrà per-metterselo continuerà a rivol-gersi all’arredatore.

LA STRADA DA SEGUIRE per lapolitica non è quindi rendere lavita di CoContest più difficile,ma aiutare la piattaforma a cre-scere in modo da aumentarne leentrate complessive e i compen-si per chi vi lavora. Facendo unfavore a consumatori e giovaniprofessionisti. Bisogna poi ra-gionare su una forma di certifi-cazione per proteggere gli uten-ti dalle conseguenze disastrosedell’incompetenza.

È importante legiferare benesul caso CoContest perché pre-sto l’economia on-demand po-trebbe coinvolgere altre profes-sioni: dai medici agli avvocati. Ebisogna farlo rapidamente per-ché quello del digitale è un mon-do fluido con uno straordinariopotenziale di crescita. È poi fon-damentale continuare a studia-re tutte le declinazioni di Uber(oltre all’originale sul trasportourbano, c’è l’Uber del lavoro do-mestico, l’Uber dei traduttori,ecc) per capire come le istituzio-ni del mercato del lavoro do-vrebbero adattarsi se questamodalità di organizzazione dellavoro, soprattutto indipenden-te diventasse, sempre più im-portante in futuro.

Questo articolo riassume ilcontenuto del paper “The Case of

CoContest” di Ilaria Maselli eBrian Fabo, pubblicato dal think

tank Ceps e disponibile suwww.ceps.eu

47euro per ogni propostapresentata sul sito, 36 pergli italiani, 69 per i serbi

LA CLASSE NON È ACQUA Male in Borsa, dove si è quotata lo scorso anno, la società navale. Che fa il gove r no?

» SALVATORE CANNAVÒ

È una situazione molto difficile quella chesta attraversando la Fincantieri nono-stante gli annunci di commesse in au-

mento. Il titolo negli ultimi sei mesi ha perso il37 per cento e solo ieri il 7. Si era quotata, tratanti complimenti, solo un anno fa. La tratta-tiva per il rinnovo del contratto integrativo nonè mai iniziata. La cassa integrazione è tornatanello stabilimento di Palermo. Il rapporto tra idipendenti, oltre 7 mila (in Italia) e i lavoratorioccupati nei cantieri in appalto è stimato in unoa tre (relazione Fiom in Parlamento).

Sul piano del bilancio le cose vanno forsepeggio. Se nel 2014 si era chiuso con un fat-turato di 4,3 miliardi e un utile netto di 55 mi-lioni, a giugno 2015 a un fatturato in crescita

rispetto alla stessa data del 2014, corrispondeun utile negativo per 19 milioni. In cassa, a finedello scorso anno, c’erano 44 milioni mentreora figurano 220 milioni di passivo. Il Roe,rapporto tra utile e capitale netto, passa dal6,9% del giugno 2014 allo 0,3% del giugno diquest’anno.

IN QUESTO CONTESTO lo scontro con il sinda-cato si sta prolungando in termini incompren-sibili. Fincantieri ha chiesto di rivedere il sa-lario integrativo da 70 euro mensili concorda-to nel 2009 che i dipendenti non percepisconopiù dallo scorso marzo e, allo stesso tempo, ri-

vuole 104 ore annue di permessi retribuiti che,secondo l’azienda, dovrebbero tornare in pro-duzione.

L’azienda ha però dichiarato a più riprese diavere commesse fino al 2020, e infatti il suoportafoglio ordini è già stimato per il 2015 acirca 16 miliardi contro i 14,2 del 2014. Allostesso tempo la crisi in Brasile, dove opera lasua controllata norvegese Varda, ha fatto scat-tare per quest’ultima l’allarme sugli utili. Unelemento che ha contribuito a determinare ilforte calo in borsa. Poi ci sono le indiscrezionisull’aumento di capitale da 500 milioni dopoche, con la quotazione in borsa del 2014, l’a-

zienda ha incamerato 340 milioni di risorsefresche. Che però, al momento, non ci sono,visto l’indebitamento.

LO SCORSO 12 OTTOBRE è stata richiesta l’at -tivazione della cassa integrazione ordinariaper 160 lavoratori su 455 del cantiere di Pa-lermo, che dovrebbero essere sospesi a zeroore settimanali a partire dal prossimo 9 no-vembre e per la durata di 13 settimane. Rispettoalle proteste della Fiom, Fincantieri ha rispo-sto duramente parlando di atteggiamento “ir -responsabile”e negando qualsiasi depotenzia-mento dello stabilimento palermitano.

Ma la società, che continua a essere di pro-prietà del governo e che è amministrata da Giu-seppe Bono dalla bellezza di 13 anni, forse an-drebbe controllata un po’ meglio.

Fincantieri, il titolo va a piccoma prosegue lo scontro con la Fiom

ILL I B RO

N e u ro m a r ke t i n g ,il testosterone ci fainvestire in Borsa

qOGNUNO di noi ha senti-to dire, almeno una volta,

che dietro ogni scelta economicaci sono solo “egoismo e ricercadel profitto”. Ma cosa penserestese vi dicessero che la maggiore ominore propensione al rischio diun agente di borsa potrebbe di-pendere dal rapporto tra la lun-ghezza del suo dito indice e quelladel suo anula-re? Cosa viverrebbe inmente se so-s te n e ss e roche a influen-zarne la teme-rarietà possaessere stata lasua maggioreo minoreesposizione alte s to s te ro n ementre era an-cora un feto dipochi mesi?A guidare nel-la scelta tra iltotale scettici-smo e il genuino interesse sonoGiordano Zevi, economista delDipartimento di Economia e Sta-tistica della Banca d’Italia, e Sil-via Bencivelli, giornalista scienti-fica per Rai Repubblica nel libro“Irrazionali e contenti”: tra studieconomici e neuroscienze, i dueautori cercano di fare ordine conraziocinio nella zona grigia deicomportamenti economici irra-zionali. Attraversando e analiz-zando studi (da Daniel Kahne-man e Vernon Smith) si muovo-no equidistanti tra teorie econo-miche e risonanze magneticheper capire, ad esempio, qualiaree del cervello si attivino per lescelte di tipo economico, qualiper la propaganda politica e per ilcosiddetto “f ra m i n g ” (in parolesemplici, l’arte di infiocchettarele cose spacciando, ad esempio,un vino mediocre per uno pregia-to confondendo anche i migliorisommelier), perché le scimmiescelgano di scambiare le melecon le banane o quanto una stra-tegia di marketing influenzi lescelte del consumatore.Un’analisi che da un lato sostie-ne la necessità di trovare unaspiegazione scientifica a certicomportamenti e dall’altro si op-pone all’eccessivo ricorso al“n e u ro m a r ke t i n g ”, Ancora me-glio: al dilagante “n e u ro t u t to”.

VIRGINIA DELLA SALA

l I r ra z ion a l ie contentiS. Bencivellie G. ZeviPagine: 24 0Prezzo: 18eE ditore:S i ron i

C os ’èCo co n te stnasce aRoma nel2 01 3dall’idea diun gruppo did e s i g n e r.La startup èormai unar i co n o s c i u t ap i a t t a fo r m ai n te r n a z i o n a l ededicataall’i n te r i o rdesign.Co co n te stoffre unservizio dic rowd s o u rc i n ga chi devea r re d a re ,r i st r u t t u ra recasa o unuf ficio,mettendo inco l l e ga m e n toclienti ea rc h i te t t iattraverso unco n te stpubblico. Lasua attività èst a t adenunciataall’A n t i t r u stdal ConsigliodegliA rc h i te t t i

Mercoledì 21 Ottobre 2015 | IL FATTO QUOTIDIANO | CRONACA » 19

La tragedia La vittima è un romeno di 28 anni, il pensionato: “Ho visto un’ombra, non volevo ucciderlo”

Vede un ladro e spara: “Omicidio volontario”M I L A NO

Il ladro entra nella villetta, ilpadrone di casa sente dei

rumori, si alza, prende la pi-stola, spara e uccide. Copionenoto. Succede al nord. In ter-ra lombarda, a Vaprio d’Addaprovincia di Milano. Ancoraprima di capire la dinamica, laLega cavalca la notizia. Iniziail segretario federale MatteoSalvini: “Ha fatto bene il pen-sionato a sparare e a difen-dersi, l’uomo che era entratonella sua casa se l’è cercata”.

P RO S EG U E il governatore Ro-berto Maroni: “La RegioneLombardia si accollerà le spe-se di difesa del pensionatoche, per legittima difesa, hasparato al ladro romeno en-trato in casa sua”. Nelle paroledella politica che urla qualche

particolare della storia. Chispara è Francesco Sicignano,pensionato di 65 anni. La vit-tima: un romeno di 28 anni.

Succede tutto in pochi mi-nuti dopo l’una del mattino diieri. Sicignano si sveglia per irumori, prende una pistolareg olarme nted e t e n u t a d a l1 9 9 4 , a p r e l aporta della ca-mera da letto,vede un’o m br acon in mano unoggetto (quasicertamente unatorcia poi reper-t a t a d a i R i s ) ,spara (un solocolpo) frontal-mente. Dopodi-ché esce sul bal-

cone. Vede due persone fug-gire dal cortile, altri due colpi,questa volta in aria. Rientra ecapisce che l’uomo non respi-ra. Pochi minuti e arriva il 118.Questi i fatti vissuti in via Ca-gnola. Sicignano sta al terzopiano, al primo il figlio con la

moglie.Inizia l’inchie -

sta coordinatadal procuratoreaggiunto di Mila-no Alberto Nobi-li. Sicignano dasubito viene in-dagato per ecces-so di legittima di-fesa. Accusa chenel corso dellagiornata cambiar a d i c a l m e n t etr asf orma ndo si

in omicidio volontario. Il pen-sionato resta indagato a piedelibero. La procura ha assicu-rato che si tratta di “un attodovuto per permettere tuttigli accertamenti del caso”.

FONTI INVESTIGATIVE , inve-ce, sollevano il ragionevoledubbio che la versione datadal pensionato non abbia con-vinto del tutto. Da qui il nuovocapo d’imputazione. Altre i-potesi sono, infatti, al vagliodella procura. Una su tutte:che l’omicidio non sia avve-nuto in casa ma all’esterno. Ivicini parlano di una zona,quella di Vaprio d’Adda, pre-sa d’assalto dai ladri. Ad ago-sto i colpi sono stati cinque.Tutti nella villetta di via Ca-gnola. Agli atti, però, non ri-

sulta alcuna denuncia.Insomma, l’inchiesta non

sembra per nulla avviata ver-so una veloce chiusura. Nelfrattempo, dopo la Lega, an-che Giorgia Meloni, presi-dente di Fratelli d’Italia ha vo-luto dare la solidarietà al pre-sunto omicida: “Uccide ladro

che vuole svaligiargli casa esubito viene indagato. Noistiamo con chi si difende: di-fesa è sempre legittima”.

FA MEGLIOdi tutti, si fa per di-re, l’eurodeputato leghistaGianluca Buonanno. “Ho de-ciso –ha commentato ieri sera- di costituire nel Comune dicui sono Sindaco, Borgosesia,un fondo per incentivare l’ac -quisto da parte dei cittadini diuna pistola, chi lo vorrà potràusufruire di un contributo co-munale di 250 euro, pari a cir-ca il 30% del costo di un’armada fuoco”. Anche la comunitàdi Vaprio sta con Sicignano.L’uomo dal canto suo spiega:“Non volevo che morisse”.

D. M .© RIPRODUZIONE RISERVATA

La casa a Vaprio d’Adda La Pre ss e

L’i m p re n d i to reche denunciò i clannel mirino a MilanoAuto misteriose e visite inquietanti alla scuola dei figliA Bagheria Calì fece arrestare il boss Flamia, legato ai servizi

COSA NOSTRA

» DAVIDE MILOSA

Milano

Non c’è confine chetenga, quando Cosanostra decide di mi-nacciare tutto vale.

Da Casteldaccia a Milano.Questa la rotta per capire lavicenda di Gianluca Calì, im-prenditore siciliano, salito alnord nel 2001 e passato davenditore di auto a socio di u-na delle più grandi conces-sionarie della Bmw nel capo-luogo lombardo. Con i soldi,però, arrivano i guai. L’idea diaprire un salone d’auto a Ca-steldaccia stuzzica gli appe-titi mafiosi. Se poi ci si metteanche l’acquisto di una vec-chia magione appartenuta alpadrino Michele Greco dettoil Papa e il contrasto con Ser-gio Flamia, boss di Bagheria,pentito, autoaccusatosi di 40omicidi, legato ai servizi se-

greti, già autista di fiducia diBernardo Provenzano, la sto-ria diventa assai delicata.

Di minacce Calì ne ha rice-vute moltissime a partire dal2010. Auto incendiate e di-scredito. In Sicilia gira con u-na macchina blindata com-prata su e-Bay. In tasca la pi-stola, a portata di mano ungiubbotto anti-proiettile. Nel2014, però, i boss decidono disalire a Milano. Tre episodiincredibili. L’ultimo solo duegiorni fa. Quando una Merce-des nera arriva in via Aribertodavanti alla scuola elementa-re dove studiano i due figli diCalì (7 e 6 anni). Sono le 16,50,orario di uscita. Fuori ad at-

tenderli c’è la babysitter.L’auto le si avvicina. Ha i vetrioscurati, sia anteriori che po-steriori. Un uomo dall’accen-to siciliano chiede: “Sono i fi-gli di Calì?”. La donna rispon-de di no, che quelli sono i suoi.L’auto riparte. Sentita ieri alcommissariato di Porta Ge-nova la ragazza ha spiegato:“L’uomo era di origini sicilia-ne, corporatura robusta, cir-ca 45 anni”. E poi aggiunge unparticolare forse decisivo:nel momento in cui l’uomo lerivolge la parola il navigatorede ll’auto avverte: “De sti na-zione raggiunta”. La Merce-des non era lì per caso. SpiegaCalì: “Girare con i vetri ante-riori oscurati è vietato, ti se-questrano l’auto, a meno chetu non abbia un tesserino”.

E QUI TORNA alla mente la vi-cenda di Flamia, i suoi contat-ti con uomini dello Stato e ilcollegamento con il cosiddet-to Protocollo Farfalla, l’a c-cordo tra i servizi segreti el’amministrazione peniten-ziaria per gestire le informa-zioni dei boss all’interno dellecarceri. Non sembra uno qua-lunque Flamia. Nei suoi ver-bali addirittura sminuisce leparole di Luigi Ilardo, il bossche nel 1995 voleva portare icarabinieri nel casale di Mez-zojuso dove si sarebbe nasco-sto Provenzano. “Era lui –

spiega Calì –che nel 2011 ven-ne al mio salone per batterecassa, volevo denunciarlo mail commissariato di Bagheriami sconsigliò, feci spontaneedichiarazioni, quel verbalenon arrivò mai all’antimafia”.Per questo Calì si rivolse ai ca-rabinieri e partì la denuncia.

Torniamo a Milano. Nel

febbraio 2014, due uomini en-trano nell’autosalone della B-mw. Che fanno? Stanno fer-mi, non guardano le auto, fis-sano Calì che è al telefono. Staparlano con i carabinieri:qualcuno ha forzato il cancel-lo della sua casa al mare.Quando attacca i due se nevanno a bordo di una Subaru.

Calì prende la targa. Al Praperò non esiste. In Questura aMilano non vanno oltre. Haun codice che non appartienead alcuna forza dell’o rd in e.“Era dei servizi segreti, maquali ancora non si è capito”.

C’È UNA MINACCIA , ma c’èanche qualcosa che non si af-ferra del tutto. Ottobre 2014:Calì è in Sicilia per una ma-nifestazione anti-racket. AMilano, negli uffici di via Gal-larate, c’è sua moglie. Un uo-mo entra e si qualifica comefinanziere, spiega che sta fa-cendo un servizio operativo eper mezz’ora sta fermo. Chefa? Parla al telefono. Calìchiama la polizia. In zona ar-rivano tre volanti. “Ma trentasecondi prima - spiega - l’uo -mo se ne va, dalle riprese in-terne capiamo che mentre eralì ha tirato fuori una pistolanascondendola nella giacca”.Il comando provinciale dellaGuardia di Finanza non sanulla di un’operazione in viaGallarate. Quello non era unfinanziere. “Lunedì – diceCalì – i boss di Cosa nostrahanno alzato decisamente illivello, perché hanno toccatoi miei figli e ora le cose si com-plicano, perché io ho fatto lamia scelta, mia moglie mi se-gue con molti dubbi, ma i mieifigli non c’entrano nulla”.

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La targa fantasmaNel 2014 la primaintimidazione al NordLa vettura dei mafiosinon è stata identificata

A nt i racketGianluca Calìda tempo inprima lineacontro Cosanostra. Dal2010 subisceminacce con-tinue La Pre ss e

LA SCUOLA DELLA FELICITÀ

Cepu: “Non falliamo,riusciamo ad averecontinuità aziendale”

qL’ATTIVITÀ di Cepu procede regolar-m e n te ”. Lo ha comunicato la Cepu “in u-

na nota smentendo quanto erroneamentepubblicato da alcuni organi di stampa”. La no-tizia della richiesta di fallimento era trapelatada importanti ambienti giudiziari nei gironiscorsi, tanto che tutti i giornali ne avevano datoconto. Nella nota, a distanza di giorni, si fa sa-pere che né Cesd, società titolare del marchio

Cepu, né la Procura della Repubblica “hannopresentato richiesta di fallimento”. Nonostan-te i 122 milioni di euro di debiti, spiegano nellanota, “sette lunghi anni di congiuntura econo-mica internazionale negativa hanno provoca-to la chiusura di molte aziende italiane. La so-cietà Cesd presente sull’intero territorio na-zionale, in questi anni di crisi è riuscita a man-tenere attivi tutti i servizi e a garantire il lavoro

ai suoi oltre 3 mila dipendenti e collaboratori.Per far ciò Cesd è stata costretta a indebitarsifortemente ma è riuscita così a mantenere lacontinuità aziendale e la tranquillità di studentie famiglie”. “Per procedere alla ristrutturazio-ne sotto l’egida giudiziale - continua Cepu - il 14ottobre l’azienda ha presentato istanza al Tri-bunale di Roma per accedere alla procedura diAmministrazione Straordinaria”.

La scheda

n LA CASADEL PAPAI primi guaiper GianlucaCalì inizianonel 2010quandodecide dia cq u i s t a reuna vecchiacasa aC a s te l d a cc i aappar tenutaal bossMicheleGreco. Perbloccarlo lamafia hau t i l i zza toanche uominidellaForestale poiarrestati. Nel2011 le primerichieste didenaro daparte del bossdi Bagheria,poi pentito,Sergio Flamia

Legittima offesaIl leghistaBuonanno :“Costituire unfondo che possai nce nt iva rel’acquisto di armi”

DANNI DA MALTEMPO NEL BENEVENTANO

I pm: “Inondazione colposa nel Sannio”

qUNA PROVINCIA DISASTRATA. Ecco come si presentava ieri il Sannio dopole forti piogge. Tre fiumi esondati e centinaia di abitazioni evacuate. Questo il

bollettino. Sul quale ieri la Procura di Benevento ha aperto un fascicolo. Ipotesi di reato:inondazione colposa. Avviata già un’indagine conoscitiva sui luoghi del nubifragio.

20 » | IL FATTO QUOTIDIANO | Mercoledì 21 Ottobre 2015

Cultura | Spettacoli | Società | Sport

Secondo Te m p o

A» MASSIMO FINI

nticipando di qualche gior-no l’anniversario del qua-rantennale della morte diPier Paolo Pasolini, avvenu-ta nella notte fra il 1° e il 2novembre del 1975, Il FattoQuotidiano ha dedicato unaserie di articoli a quell’e v e n-to. Nel complesso quel chene viene fuori è la tesi chePasolini fu vittima di uncomplotto fascista.

Fu lanciata da Oriana Fal-laci che lavorava alloraall ’Europ eo. In quell’E uro-peo c’ero anch’io e fra noicolleghi era notorio che laFallaci dal parrucchiere,mentre sfogliava qualche ri-vista, aveva raccolto deiboatos in tal senso. Questa e-ra la serietà delle sue fonti,come del resto è avvenuto intanti altri casi. Ma la grandegiornalista, che non so se ab-bia mai incontrato Pasolinie che comunque non cono-sceva assolutamente i lmondo notturno che bazzi-cava, non poteva rimanereestranea a una storia cosìclamorosa. Così lanciò, conla consueta violenza (si leg-ga l’articolo di Antonio Pa-dellaro) la comoda tesi delcomplotto fascista.

A L LO R A attribuire ogni ne-fandezza ai fascisti era unosport nazionale, tanto piùfacile perché in quegli anni ifascisti erano scomparsi etutti, dal sociologo paraculodel Corriere della Sera, alCorriere stesso, ai democri-stiani, a chi scriveva manua-li di cucina ma, beninteso,sempre in un ottica “rivolu -zionaria”, all’ultima cocotteerano diventati di sinistra(qualche tempo prima l’Eu -ropeo aveva fatto un’inchie -sta dal titolo: “Ma dove sonofiniti i fascisti?”). La tesicomplottista fu subito presa

per buona dal giro degli in-tellettuali, da Eco in giù, chenon potevano accettare chePasolini fosse morto, com’e-ra morto, cercando di infila-re un bastone nel culo al di-ciassettenne Pino la rana.

Non stava bene. Invece o-gni artista ha delle profondezone d ’ombra che sonospesso proprio all’ori gi nedella sua arte (basta leggerela biografia di Proust per ca-pirlo).

Ho intervistato Pasolininel giugno del 1974 sul tema“Il fascismo dell’an ti fas ci-smo” e successivamente sul

LA MORTE Non fu un omicidio “fa s c i st a”, ma la tesi è dura a morire

prio per questo assoluta-mente incapaci di assumer-si non dico una simile re-sponsabilità ma nemmenodi concepirla.

MA A PARTE questa consi-derazione anche gli assassi-ni di Tobagi, Morandini eBarbone, in epoca di penti-tismo avrebbero avuto tuttol’interesse a denunciare deimandanti se ci fossero stati.Ma non c’erano mandanti,c’era solo un clima culturale

suo controverso film Il fioredelle Mille e una notte. Franoi era nata una certa con-suetudine. Una notte miportò al Pigneto, allora unodei quartieri più malfamatidi Roma zeppo di ‘marchet -te’. Non si frequentano am-bienti del genere con un’Al -fa Romeo senza che, prima opoi, accada qualcosa. PierPaolo lo sapeva, cercava ilpericolo e forse, inconscia-mente, anche la morte.

Pino la rana aveva dicias-sette anni e tutto l’interessea denunciare dei complici,meglio ancora dei mandan-ti, se ci fossero stati. Bisognaaver frequentato quegli am-bienti, come dice sul Fatto,sapendo ciò di cui parla, An-gelo Pezzana il fondatoredel “Fuori”, invece di parla-re a vanvera, per capire cheanche una marchetta a certerichieste si può ribellare.

Q UA LCO SA di simile, sia purin ambito completamentediverso, avvenne per l’omi -cidio di Walter Tobagi, checonoscevo benissimo, comeconoscevo il pregresso, dicui ero stato protagonista,che porterà alla sua morte,che venne attribuito, nellaparte dei mandanti, ai sinda-calisti comunisti del Corrie -re della Sera, in particolareRaffaele Fiengo e GabrielePantucci.

Una fola lanciata senzaprova alcuna dai socialisti diCraxi in funzione politica.Fiengo e Pantucci erano del-le autentiche nullità ma pro-

dissennato, nelle famiglieborghesi come quelle diMorandini e Barbone e nellasocietà, per cui la vita di unuomo non valeva nulla.

Tutto ciò per chi come meha avuto la possibilità di es-sere testimone del tempo, edi conoscere abbastanza davicino le cose di cui oggi siparla, porta a una conside-razione amara: il grandegiornalismo si fa dal parruc-chiere.

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ROMA, 1974 Andaicon lui al Pigneto. Nonfrequenti certi ambientisenza che, prima o poi,accada qualcosae Pier Paolo lo sapeva

Pasolini, quarant’anninon sono ancora bastati

ONDA SU ONDA “My Way” di Friedman come “Una storia italiana” del 2001

L’ex Cavaliere e le solite omissioni» LORIS MAZZETTI

H o sfogliato qua e là illibro di Alan Fried-man su Berlusconi: My

Way. Le omissioni ricordanoquelle di un altro volume mandatoa casa di milioni di famiglie nel2001: Una storia italiana, dove l’exCavaliere non ha sprecato una solaparola sul fratello Paolo, per nonentrare nelle tante vicende giudi-ziarie in piena campagna elettora-le. Ho pensato immediatamentea ll ’editto bulgaro. Da allora sonotrascorsi più di tredici anni, la suastella risplende ancora per pochinostalgici, il partito è al minimostorico, i pupilli Alfano, Fitto e l’a-mico Verdini l’hanno abbandona-to, condannato definitivamente,senatore decaduto, è alla soglia de-gli ottant’anni, ingenuamente ho

pensato che potesse essere l’o c-casione, non dico di chiederescusa, di parlarne per metterela parola fine a una vicenda

che ha segnato la democraziadel paese attraverso il condizio-

namento dell’informazione. Hoscorso l’indice dei nomi: prima allalettera B, poi la L, infine la S, di Bia-gi, Luttazzi e Santoro nessuna trac-cia. Berlusconi si è impadronito delservizio pubblico nominando im-probabili direttori che mai sareb-bero entrati nelle sue tv; il berlu-sconismo ha fatto diventare permolti giornalisti l’autocensura si-nonimo di sopravvivenza. All’e d i t-to neanche una battuta come se nonfosse mai accaduto. L’ultima voltache ne ha parlato è stato il 17 feb-braio 2008 a Tv7 con il compiacen-te Riotta, quando ha spiegato il si-gnificato che non era “mandiamo

via Biagi, mandiamo via Santoro, e-ra semplicemente: usiamo la tele-visione in modo corretto”. Il cuor dileone direttore del Tg1 invece di re-plicare tentò di lanciare un servizioma Berlusconi lo bloccò aggiun-gendo: “E poi mi sono battuto per-ché Biagi non lasciasse la tv, maprevalse in lui il desiderio di poteressere liquidato con un compensomolto elevato”. Qui Riotta diede ilmeglio di sé: “Enzo non c’è piùchiudiamo qui”. Con My Way, gra-zie alle non domande di Friedman– non si affligga l’autore perché stain buona compagnia – il piduista epregiudicato Berlusconi ha persol’ennesima occasione. Così come lasua politica è stata un misto grigliadi non verità e avanspettacolo, que-sto libro, più che una biografia ad-domesticata, è un lecca lecca a unitaliano indimenticabile.

P illola

n CO N T E ,UDIENZA AFEBBRAIOÈ stata fissa-ta per il 18fe b b ra i odavanti al gipdi Cremonal’udienza pre-l i m i n a redella maxiinchiestasul Calcisom-messe. 103persone in-dagate, tracui il ct dellaNazionaleAntonio Con-te, l’ex bom-ber della Na-zionale Bep-pe Signorie diversitra giocatori,ex giocatori,a l l e n a to r ie manager

Mercoledì 21 Ottobre 2015 | IL FATTO QUOTIDIANO | SECONDO TEMPO » 21

» ANDREA SCANZI

Non succede nien-te a Capannonia,a parte qualchecinghiale inve-stito e una festa

stanca alla tavola calda “Ai trepini” (che poi in realtà sonodue cipressi).

Il non-luogo di Capanno-nia, brutto al punto da dovergiustificare nuovi sforzi lin-guistici perché chiamarlo“posto di merda” non è suffi-ciente, è lo scenario delle (po-che) gesta di Giulio Maria, ilprotagonista del nuovo librodi Michele Serra Ognuno po-trebbe.

LA DEDICA è per la compagnaGiovanna Zucconi, le citazio-ni iniziali di Caleb Followill eFedez (“Nulla ti gira intor-no/se giri attorno a te stesso”).Giulio Maria è “venuto almondo già anacronistico”, haperso il padre ebanista e vivecon la madre. Di lavoro, se cosìsi può definire, fa l’antropolo -go parcheggiato in una stan-zetta con il collega (insoppor-tabilmente ottimista) Ricky.Gli danno 700 euro al meseper studiare le esultanze deicalciatori, e l’unica che lo col-pisce è quella – meravigliosa -mente sobria – di un “punterouruguagio”.

Giulio Maria ha “36 anniappassiti”, ma potrebbe aver-

ne 60. Come Serra. Pure lui“rompiballe seriale”, pure luiperenne borbottante: pure luioltremodo disgustato da qual-sivoglia avvisaglia di tecnolo-gia. A pochi giorni dall’uscita,Ognuno potrebbe è già in testaalle classifiche. Il precedenteGli sdraiati (2013) ha venduto350 mila copie.

I libri di Serra hanno suc-cesso per una serie di motivi.Perché sono brevi, o per me-glio dire hanno la lunghezzagiusta per essere comprati.Perché non hanno trama néavvenimenti salienti, se non ilcostante rimuginare pensosodell’autore (che è proprio ciòche cerca il lettore di Serra).Perché sono ben scritti. E per-ché Serra si legge a prescinde-re. È poi forse paradossale chequello stesso lettore cerchispesso più il corsivista Serrache non lo scrittore Serra, edunque possa sentirsi un po’deluso a fine libro (rigorosa-mente privo di riferimenti po-litici).

È però un dettaglio: perquanto Serra si ostini a scrive-re ogni giorno su Repubblica, ilsuo interesse è da tempo rivol-to ai libri. Lui stesso, se lo chia-mi con affetto “satirico” o “in -tellettuale”, risponde piccato– ma garbato – “sono unos cr it to re ”. La sua parabola èsimile a quella di Roberto Be-nigni, nato pure lui incendia-rio (o così pareva) e divenuto

(se non pompiere) divulgato-re esistenzialista. E non di ra-do ecumenista. È un pregio? Èun difetto? È un cambiamen-to: per taluni un’evo lu zi on e,per altri un’involuzione.

VOLENDO parafrasare un pas-saggio del libro, Ognuno po-t re bb e persegue una “q ui et aoggettività” per “far svapora-re il reciproco malanimo”. Èun romanzo breve pacifican-te, se non proprio pacificato.Serra lo infarcisce dei suoi ca-valli di battaglia: un’u m an it àincarognita, vittima del mor-bo “A me non me la danno mi-ca a bere” e rincoglionita daitelefonini. Uomini e donnecamminano fissando “l’egofo -no”(“Sindrome dello Sguardo

Basso”). Si scattano di conti-nuo i selfie (che a volerli tra-durre significherebbero “e-gh in o” o “s es tes si no ”), sonomalati di “narcisismo patolo-gico” e si appassionano alle“dimostrazioni di cucina na-turale”. Serra, cioè Giulio Ma-ria, contrappone a questa po-chezza un approccio misan-tropo-borbottante, rimpian-ge il bel tempo che fu e si e-moziona giusto per i Kings ofLeon. Litiga con il navigatore(la “Figa Parlante”) della suascassatissima Ford del 2002,stima la “vecchia professores-sa rompicoglioni comunista”Oriani. Sa che il passato verràfagocitato dalla modernità,nello specifico dai cinesi (“an -che se non sono razzista”), che

compreranno il capannonedel padre e pure quello dell’a-mico Squarzoni col suo torniometafisico. Però rimane ad es-so ancorato.

Non si piace, o almeno cosìdice, e vive quell’età sospesa incui scopri che i calciatori e gliidoli musicali sono ormai tuttipiù giovani di te, ma in realtà ècompiaciutamente orgoglio-so della sua diversità (supe-riorità?). Proprio come Serra.Giulio Maria odia così tantol’egocentrismo da rimpiange-re non tanto il padre perdutoquanto l’unico schiaffo da luiricevuto, causato da un reatogravissimo: aveva detto “io”addirittura dieci volte in po-chi minuti. Serra abolisce per-sino i dialoghi: parla solo lui,cioè Giulio Maria.

E SE QUALCUNO osa parlare,l’autore risolve tutto con un“Lui dice” e “Lei dice”, quasiche pure i virgolettati fosseroormai prove inoppugnabili diegocentrismo osceno. Ognu -no potrebbeè qua e là appesan-tito da una scrittura forzata-mente intellettualizzante(“L’abbacinante accanimentodel giorno pieno”), ma vantasquarci splendidi. Per esem-pio quando Giulio Maria, cioèSerra, smette di borbottare eracconta la bellezza dellacompagna (“Agnese nuda e-mette una luce cinematogra-fica, da bianco e nero che im-prigiona i sensi”). È un libro inqualche modo interlocutorio,nato si direbbe da un’urgenza– e da un’ispirazione – menoevidenti rispetto a Gli sdraiati.Se fosse un disco dei Pink Flo-yd sarebbe equiparabile perresa ad Animals, buono manon ai livelli del precedenteWish You Were Here. Comun-que da leggere.

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S cenadel crimineIl cadavere diPier Paolo Pa-solini all’Id ro -scalo di Ostia.A sinistra,Pino Pelosi.In basso, Oria-na FallaciLa Pre ss e

» FEDERICO PONTIGGIA

Noi attrici siamo bam-bine che non cresconomai. Non a caso, un’a t-

trice in Francia rimane m a d e-moiselle tutta la vita”. MonicaBellucci ha 51 anni, portati di-vinamente, e un nuovo film,anzi, tre all’attivo. Dal 5 no-vembre in sala, Spectre, il 24e-simo di 007, che ne farà la pri-ma Bond Lady della storia,“ma non è vero che 20 anni faho rifiutato il ruolo di BondGirl. Certo, a farlo oggi c’è piùgusto”. In lavorazione On theMilky Road di Emir Kusturi-ca, che ha battuto il primo ciaknell’estate 2013 e terminerà anovembre: “Che tensione re-citare in serbo, io non ho cer-tezze, salvo una: sono italia-

n i s si m a ”. Il terzo, V i l l e- M a-rie, è un dimenticabile melo-dramma ospedaliero ambien-tato a Montreal; è in cartello-ne alla Festa di Roma, che hain Monica la prima, e unica,diva sul tappeto rosso: “Io sexsymbol? Lo dite voi: io vogliosolo fare le cose che mi piac-ciono”. E gli uomini? “Li vedoun po’disperati, ma basta par-larne male: anche noi donnepossiamo essere terribili”.

VICEVERSA, “bisogna lottareper la parità uomo-donna, nonsolo al cinema. Trovo assurdoche serva una legge per averegli stessi diritti, ma non biso-gna farne una guerra, non ser-ve”. Non serve nemmeno par-lar male della Festa, perché fe-sta non è: tappeto rosso sguar-

nito, pubblico in fuga più chein fila. Viceversa, Roma annoX funziona bene come festival,s’intende, di seconda visione:dal magnifico The Walk di Ro-bert Zemeckis (apertura diNew York) a quella chicca percinefili, e non, che è H i t-c h o c k- T r u f f a ut (Cannes), il

documentario che il criticoKent Jones ha desunto dal mi-glior libro di cinema di sem-pre. E che dire dei film nostra-ni? Sorprendente il supereroi-co Lo chiamavano Jeeg Robot,l’opera prima di Gabriele Mai-netti: un gioiellino di genere,ignominiosamente snobbato

da Venezia. Altri applausi van-no a Showbiz di Luca Ferrari,che dopo aver inquadrato ilLaurentino 38 in Pezzi fa ilcontraltare alla Grande bellez-za di Sorrentino: il salottieroJep Gambardella non abitaqui, bensì il volto notturno del-le tv locali, Massimo “Bella fra-t e’” Marino; l’eterno condut-tore di Miss Intimo, RiccardoModesti; l’imperituro micro-fonista del Costanzo ShowShultz; l’ispiratore del primoVerdone, Stefano Natale. So-no loro i campioni della “Romapiù autentica e genuina, unacittà che nessuno ha capito. Èuna brutta gatta da governare:Mafia Capitale può andar benea livello giornalistico, ma Ro-ma è la capitale di tutte le ma-fie”.

Monica Bel-lucci, 51 anni,la sola stardi questa fe-sta, a Romaper presenta-re il film“Vi l le -M a r ie”La Pre ss e

FESTA DEL CINEMA Il giorno di Monica Bellucci, prossima “Bond Lady” nel 24esimo 007 della storia

Roma anno 10: poco pubblico, ottimi film

IL ROMANZO “Ognuno potrebbe”, nuovo libro di Michele Serra, storia di un antropologotrentaseienne disgustato – proprio come l’autore – da qualsivoglia avvisaglia di tecnologia

Giulio Maria,l’alter egorompiballe seriale

Già best seller Un testo breve,arricchito dai cavalli di battagliadel giornalista scrittore:u n’umanità incarognitae rincoglionita dai telefonini

Addio all’arbitro MenicucciSi è spento a Firenze a 77 anni,l’ex arbitro Anni 70 e 80 GinoMenicucci. Era paralizzato dopoun intervento per un’ernia al disco

Ranieri “Riccardo III”Massimo Ranieri all’Ambra Jovinellidi Roma, dal 22.10 all’1.11, protagonistae regista del Riccardo III scespiriano.Le musiche sono di Ennio Morricone

La Siae contro Netflix“L’arrivo di Netflix in Italia porteràulteriori pericoli per il dirittodi autore”. Lo ha detto GaetanoBlandini, direttore generale di Siae

Il libro

l Og nu nop ot re b b eM i chel eS erraPagine: 1 52P rezzo: 14 eE ditore:Fe lt r i ne l l i Ansa

22 » SECONDO TEMPO | IL FATTO QUOTIDIANO | Mercoledì 21 Ottobre 2015

Libri

T» ELISABETTA AMBROSI

utto comincia con un paccodi preservativi che Manu, a-dolescente che fa parte di unmovimento religioso cattoli-co insieme ai suoi genitori,trova dentro il cassetto delpadre. “O i miei scopano co-me ricci, ma non vogliono al-tri figli, dunque sono due cat-tolici super egoisti e super i-pocriti”, ne deduce, “oppuremio padre scopa come un ric-cio e non vuol farlo sapere al-la mamma, e l’ipocrita è sololui”.

Dopo quella scoperta Ma-nu, protagonista dell’ultimolibro di Eleonora Mazzoni,Gli ipocriti – una sorta di dia-rio intimo di una ragazzinacattolica, edito da Chiarelet-tere – decide di installare al-cune telecamere per con-trollare la vita dei suoi geni-tori. E scoprirà che il padre,che lavora con successo nelmondo del cinema, si porta aletto uno stuolo di ventenni.“Sei proprio uno stronzo,babbo, ti odio”, scrive Manu.“puttaniere, bugiardo, ba-stardo, finto, egoista, ridico-lo, depravato”.

COMINCIA così per lei unviaggio di desacralizzazionedel “Movimento”, che coin-cide in buona parte con quel-lo di de-idealizzazione deigenitori. Nel romanzo acca-dono poi altri avvenimenti i-naspettati, legati dal filod el l ’osservazione di una ra-gazzina che non sa chi è néancora cosa vuole diventare.Cercare nei cassetti dellemutande non vuole più, “per -ché si scovano un sacco di co-se, però poi bisogna capirecosa te ne fai”. Il salto fuoridal Movimento però, fatto adesempio dalla sorella Vale-ria, che si scopre lesbica e poiincinta, non si sente di farlo. Ilsuo posto, dice, è piuttosto“ne l l ’intercapedine, dove cisono gli indecisi, i paurosi, gliinquieti, i troppo sensibili, gli

arrabbiati. Quelli che prefe-riscono essere nessuno”.

Ma quanto c’è di autobio-grafico nel libro di EleonoraMazzoni? Molto, perchél’autrice, attrice e scrittrice(suo il romanzo di successoLe difettose), è stata nel mo-vimento di Comunione e Li-berazione per quasi dieci an-ni. “Quello che racconto, spe-ro senza risentimento, sonodelle dinamiche – soprattut -to quella dentro vs fuori ilmovimento – che apparten-gono non solo a Comunione eliberazione, ma anche all’O-pus Dei, ai neocatecumenali,ai Testimoni di Genova”.“Questi movimenti hanno u-

na forte influenza psicologi-ca sugli adepti e in particola-re sui giovanissimi in cerca diidentità. Il fatto tragico chevolevo descrivere è che se ilgruppo ti dà la sicurezza ti to-glie al tempo stesso la liber-tà”.

IL FINALE è in parte inaspet-tato e prevede, un po’ ironi -camente, una totale impo-tenza sessuale del padre. Laprotagonista invece vorreb-be tornare indietro, in unarealtà dove i suoi genitori siamano e Paola resta la sua mi-gliore amica, ma la verità èun’altra: “Perché non c’èqualcosa di puro e di intocca-

bile? Di sacro e di pulito? Diperfettamente buono? Di e-terno? Perché quelli del mo-vimento sono uguali a tutti glialtri?”. Alla fine dovrà deci-dere se “restare nel recinto”o“pensare con la sua testa”. Maforse un po’ ipocrita è anchelei. “Il titolo è azzeccato per-ché ‘i p o c r i t a’ e t i m o l og i c a-mente significa attore”, spie-ga ancora l’autrice, “e i catto-lici che racconto in questo li-bro cercano tutti di recitareuna morale molto severa co-me quella della Chiesa, ma al-la fine tutti si autoingannano,perché pensano di essere ciòche poi, di fatto, non sono”.

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Ipocriti, gli attoriche Dio non vede(ma tua figlia sì)

CIELLE E DINTORNI Il romanzo di Eleonora Mazzoni, una ragazzina e il percorsodi desacralizzazione del “Movimento” cattolico in cui è stata cresciuta dai genitori

l Gli ipocritiE l eo n o raM a zzo niPagine: 2 56P rezzo: 16, 5eE ditore:C h i a re le t te re

Il libro

Fictione nonQuantoc’è di au-tobiogra-f i c o?Molto:l’autrice èstata in Cl

D. C. (DOPO CHRISTIE)

Parte da Chernobylla caccia al tesoronazista in Baviera» FABRIZIO D’E S P OS I TO

A lla scoperta del giallo teutonicocontemporaneo, poco esploratonella nostra penisola. Prosegue la

meritoria iniziativa di emons, casa editri-ce specializzata negli audiolibri, di pub-blicare in Italia thriller tedeschi di livello.Uno dei titoli in uscita il prossimo 5 no-vembre è Gulasch di cer-vo, vergato da una coppiadi successo, Graf & Neu-burger. La trama è avvin-cente e insolita. Dalla Zo-na, nomignolo sinistro af-fibbiato alla cintura attor-no a Chernobyl, dopo loscoppio nucleare nell’a-prile del 1986, una bandacoraggiosa di tre ucrainisi ritrova tra le montagnedella Baviera, laddoveHitler aveva il suo bun-ker, il Nido dell’Aquila. Itre sono Viktor, eroe na-zionale perché fu uno deipiloti di elicottero che an-dò nella zona contamina-ta; la giovane blogger Lju-ba e l’ambiziosa storica Marjana.

Laggiù in Baviera il loro connazionaleAleksej fu un invisibile deportato ai lavoriforzati, per costruire enormi tunnel in cuinascondere il fatidico tesoro nazista diHitler e dei suoi gerarchi: il progetto Go-ring. Aleksej sopravvisse e riuscì anche afare una mappa per tornarci. Ma la tra-gedia novecentesca dell’Ucraina, dal na-zismo allo stalinismo, infine alla nube diChernobyl, gli ha impedito di fare la suacaccia al tesoro. Così la mappa è finita nel-le mani di Ljuba, che da tempo aiuta la ve-dova di Aleksej, Mila, rimasta a vivere nel-la Zona. Circondati da paesaggi meravi-gliosi ma poco conosciuti, i tre se la do-vranno vedere con i sanguinari mafiosi diKiev, tra cui un figlio naturale dell’austro-nauta Gagarin. A indagare è la solitariaLeni Morgenroth, commissario capo chenon vede l’ora di partire per un alpeggio.Il mistero si risolverà a quote altissime,alla ricerca di crepacci che sono veri epropri abissi.

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LA RISTAMPA Il capolavoro di Salter

Un Amore definitivoma breve, quindi amaro» ENZO DI MAURO

DOPO Tutto quel che è la vita e Una perfetta felicità,Guanda ripubblica ora, nella traduzione di DelfinaVezzoli, Un gioco e un passatempo, un romanzo chesecondo alcuni resta il capolavoro dell’americanoJames Salter (1925-2015), uno scrittore che ricom-pensa sempre i lettori che scelgono di leggerlo. I suoistrumenti privilegiati sono uno stile lavorato per sot-trazione, dunque asciutto ed essenziale, un’intensi -tà dolorosa ai limiti del sopportabile e un’a n d a t u racontrollata e mai sentimentale. Si tratta di caratte-ristiche tutte presenti in massimo grado in questoromanzo ambientato in Francia e che vede come pro-tagonisti un giovane americano (lo studente in fugaPhilip Dean) e una cameriera diciottenne (An-ne-Merie). Una storia d’amore tanto breve quantobruciante e definitiva, ancor più quando Dean faràritorno a casa, negli Stati Uniti. Ma c’è un terzo per-sonaggio, la voce narrante il cui nome rimane ano-nimo. Si può dire che i due giovani vivono la loro provadel fuoco come a voler compensare inattiva impo-tenza di colui il quale è testimone e poi narratore diquella passione, di quel cerimoniale d’amore felicis-simo e insieme disperato che a qualcuno potrà ri-cordare il clima e la struggente e febbrile tempera-tura di Jules e Jim, ossia l’ala a conti fatti non tantodolce della giovinezza.

l Un giocoe unp a s s ate mp oJames SalterPagine: 263Prezzo: 16 eE ditore:G u a nd a

GIORNALISTA Il giallo di Daniela Amenta

Un pugno in faccia colorgelato al gusto puffo» DILETTA PARLANGELI

CI SONO gialli in cui il giallo, alla fine, è quasi undettaglio. Una sfumatura di colore su una tela piùricca, inafferrabile, dagli innesti strani. Come certigiochi cromatici della vegetazione, per l’a p p u n to.Nel romanzo di Daniela Amenta La ladra di piante, ilgiallo, è solo una delle chiavi. Ce ne sono molte, cheaprono porte. Quella dell’appartamento di Anna,la precaria dai capelli rossi, gli “occhi grandi, di fo-glia”, e la mano veloce, per lei così onesta, a rubarpiante. Quella che apre il mondo di Riccardo, il gior-nalista non più giovanotto, e non più tante cose.Quella che chiude il lucchetto del vivaio di Sabino,personaggio a lato, ma che lato. Pianerottoli di ca-ratteri sgangherati nella loro lucida integrità, cheaffannano tutti, ognuno a suo modo, in una ma-linconica Roma (che no, non sta sullo sfondo). Unpaesone sporcato da una classe “i n te l l e t t u a l e ” alsoldo, e salvato a stento dalle fughe verso il mare,da certe mani tese e dalla musica, a cui bisognasapersi aggrappare. La storia si anima di dettagliben tratteggiati, perché la penna di Amenta – gior-nalista (Unità) che ha messo radici nella cronaca(anche nera), quanto nella musica – è fine, ma si sasporcare le mani, come con la terra. Riesce a de-scrivere il gelato gusto Puffo, e poi tirarti un pugnoin faccia.

l La ladradi pianteD ani el aAme ntaPagine: 2 90Prezzo: 16 eE ditore:B a ld i n i& Castoldi

IL ROMANZO Parola agli animali

Woody è solo un caneinvece “F i l i” non ha scuse» CATERINA MINNUCCI

PADRONA e “Tizio Con Cappello” (presto diven-tato “Fili Amore”) si conoscono in un bar perchéWoody è intento a catturare le briciole della brioche– stranamente grandissime – che cadono sotto altavolo del generoso sconosciuto. Woody, che è lavoce narrante del romanzo, è un cane di razza ba-senji, cresciuto con Laura da cui è inseparabile. Ungiorno Filippo, dopo una scenata di gelosia immo-tivata, chiude “Pa d ro n a ”dentro una stanza. Woodysi blocca perché sente rumori forti, qualcosa distranissimo che non è mai successo prima. Ha pau-ra, deve fare qualcosa per salvare Laura. Salta sullamaniglia e si avventa sulla faccia di Filippo. A quelpunto il mondo che conosceva, pieno di gioia, av-venture e affetto, è stato sostituito dal buio e dallasporcizia di una gabbia. Perché è finito lì dentro?Soprattutto, come può tornare dalla sua padrona? Èda queste domande che comincia la storia: un e-vento drammatico di cui Woody è l’unico testimo-ne. Il piccolo basenji sarà costretto a confrontarsicon un mondo che finisce per tradire la meraviglia,in cui sembra impossibile mettersi al sicuro e es-sere felici. Un libro piccolo che racconta qualcosa digrande: quando hai un fidanzato violento la diffe-renza tra umani e animali non sta nella coda, ma nelrapporto che si costruisce con l’a l t ro.

l Wo o dyFe d e r i coB accomoPagine: 91Prezzo: 14 , 5eE ditore:G iu nt i

l Gulas chdi cervoG raf& NeuburgerPagine: 3 02P rezzo: 12,5 eE ditore:e mon s

Mercoledì 21 Ottobre 2015 | IL FATTO QUOTIDIANO | SECONDO TEMPO » 23

Libri Arte & Fumetti

SCATTI D’AU TOR E Il fotografo Danilo De Marco espone a Trieste il suo lavoro lungodieci anni: ritratti che diventano testimonianze di un’inquietudine mai appagata

Partigiani d’EuropaI mille volti (attuali)della Resistenza

I» NORMAN MANEA*

n questa vita accelerata edeffimera siamo sempre piùprigionieri della societàpragmatica e mercantile cheospita e manipola le nostrefragilità, spingendo a grandevelocità la dimenticanza. Ilcalendario della vita quoti-diana si impone a ritmi sem-pre più rapidi, tanto che allasera non sappiamo più checosa abbiamo mangiato apranzo. Men che meno a checosa abbiamo pensato. [...] Inuna nobile ribellione controil volgare dispotismo delpresente, il mio amico Dani-lo De Marco rende ora un ap-passionante omaggio al pas-sato e alla posterità, vale a di-re alle realtà più significativedi ogni tempo.

IN QUESTA sua nuova mo-stra, “Partigiani di un’alt raEuropa”, e nel catalogo “E-sperienze della libertà”, Da-nilo riprende i volti della Re-sistenza contro il fascismo,ma anche contro la banalità,la debolezza, la cieca obbe-dienza e il sanguinoso fana-tismo. Audaci sostenitoridella solidarietà umana edell’opposizione al male in-corporano qui una sorta diR-Esistenza, reattiva, radi-cale, pericolosa, salvifica. So-no fratelli e sorelle di tutti co-loro che combattono per unideale, in ogni epoca e in ogniluogo, esempi vividi di quelgene umano di individualitàindipendente ed eroismo.Potenziali martiri i cui volti enomi ci spingono a prendereparte alla loro storia.

“Resistenza” come princi-pio essenziale del credere edel morire per un ideale, peruna libertà di coscienza piùgrande della vita stessa. [...]Possiamo pretendere di leg-gere questi volti sconosciuti,italiani, spagnoli, francesi, e-brei, polacchi, armeni, greci,e di indovinarne il caratteredietro il loro nome, la solitu-

R ica r ica

n OGGIIL PREMIOC A I ROSono i 20giovani artistiunder 40,selezionatidalla rivistaARTE. Unodi loro si ag-giudicheràs t a s e raal Palazzodella Perma-nente di Mi-lano il presti-gioso premioC a i ro.Le opereinedite sa-ranno valuta-te da una giu-ria presiedu-ta da LucaBeatrice ecomposta daGabriella Bel-li, VincenzoDe Bellis,Cl a u d i aDwek, Gian-franco Mara-niello , Patri-zia SandrettoRe Rebau-dengo e An-drea Villani

dine e la fratellanza delle lorobiografie? Non proprio, mabasta il fatto che essi erano esono esseri umani, nella lorodiversità e vitalità, nelle loroconvinzioni mai troppo sem-plici e nella loro potente e-spressione di dignità.

Niente è più eloquente diun volto, un libro aperto aldestino umano. Lo sguardo èl’ossessione costante dell’e-splorazione di Danilo, [...]

Una volta riconosciuta a li-vello pubblico, la tragedia si

trasforma presto in un cli-ché, a disposizione di chiun-que, pronta a essere venduta,usata, manipolata, volgariz-zata. Ciò che Danilo riescebrillantemente a evitare e acontrastare è proprio questoaddomesticamento di speci-ficità. Un’incrollabile atten-zione al dettaglio dà alla suaarte forte intensità e rigore.[...]

Oggi, il nuovo fanatismo eterrorismo religioso dimo-stra di essere ancora più pe-

ricoloso di quello secolare, eil morire per delle idee o degliideali talvolta si allea crimi-nalmente con l’uccidere peressi. Uccidere nel nome di u-na propaganda cieca e san-guinaria, prescritta da unasupposta Autorità Supremache avalla il genocidio. È cer-to importante quali siano leidee per cui si è disposti a mo-rire! E ancora di più, dispostia uccidere – un’irreversibileabiezione che nessuna ideo-logia o ideale o religione do-vrebbe promuovere. Su que-sto i personaggi di Danilo so-no in grado di illuminarci.

L’EROI SM O di questi parti-giani doveva andare oltre illoro periodo di lotta, in unconfronto non semplice conuna realtà postbellica in-quietante e spesso ostile [...].Almeno uno dei personaggidi Danilo, Il Cid, che rientròin Friuli dalla Cecoslovac-chia, avrebbe molto da dircisu questo tipo di esperienzeincerte e dure, anche se tuttigli altri sicuramente non era-no estranei al modo, più pa-cifico ma certo non comodo,con cui affermare la propriaidentità nel periodo postbel-lico, in qualsiasi posto e con-dizione vivessero [...].

Questi eroi e il loro croni-sta visuale si trovano unitidalla stessa parte della barri-cata in un emozionante giocovisivo di immagini e magia.

*traduzione di LCTC© RIPRODUZIONE RISERVATA

Facce dare sistentiNienteè più elo-quentedi un vol-to, un li-bro apertoal destino

F U M E T TO La nuova raccolta di storie dal blog racconta lo stress da best seller

Zerocalcare è rimasto prigionierodelle conseguenze del suo successo» STEFANO FELTRI

D o p o 2 8 8 p a g i n el’abbiamo capito:Zerocalcare è un

po’ stressato dal successo.In realtà bastava leggere iltitolo della sua nuova rac-colta di materiali pubbli-cati sul blog (dal marzo2013 all’aprile 2015) perfarsene un’idea: L’elencotelefonico degli accolli. Chenel gergo romano sonoquelle persone o eventiche ti tocca gestire anchese ne faresti veramente ameno. Ma non ti puoi sot-trarre.

Chi ha incontrato Mi-chele Rech, alias Zerocalcare, sache l’apparenza può ingannare: ilfumettista di Rebibbia sembra l’uo-mo più imperturbabile del pianeta,con una calma ormai quasi zen, co-me se passasse ancora le sue gior-

nate a doppiare documentari dicaccia e pesca, come faceva qualcheanno fa per arrotondare. Invece no.Zerocalcare è sempre prossimo alcollasso nervoso, con pulsioni as-sassine che sfoga sui social network

e sublima nel disegno.L’elenco delle cose chelo fanno impazzire èlungo: da alcuni stresscomprensibili, come ifan che gli chiedono di-segni a tutte le ore viacellulare e via social, adaltri meno scontati(quando muore Uan, ilpupazzo storico di BimBum Bam negli anniNovanta Zerocalcaresi scatena contro chi e-sterna il suo dolore suFacebook). Oltre alleesplosioni di rabbia,sedate solo da dosemassicce di serial ame-ricani a tutte le ore, ci

sono altri inconvenienti del succes-so: Zerocalcare cerca di tenere in-sieme la candidatura al premioStrega con l’attivismo nei centri so-ciali, e foto in cui è costretto a po-sare perfino con la cravatta e i ma-

nifesti disegnati in solidarietà versogli amici di tante battaglie che fini-scono “bevuti”, cioè arrestati. È ilsolito Zerocalcare, sempre effica-ce, sempre divertente nel suo cita-zionismo da figlio degli anni Ottan-ta, sempre capace di cogliere umorie inquietudini di una generazioneche non è raccontata dalla lettera-tura, dai giornali, dalla tv. EppureL’elenco telefonico degli accolli sem-bra quasi una supplica, Zerocalcarechiede di non essere costretto a es-sere un guru, un personaggio, un in-tellettuale pubblico.

Troppo tardi, caro Calcare, nonsi può essere esordienti per sempre.Hai venduto alcune decine di mi-gliaia di copie di troppo per deside-rare il basso profilo. Quando sismette di essere giovani promesse,per citare Edmondo Berselli, l’uni-ca scelta è se entrare a far parte dellacategoria dei “venerati maestri” orassegnarsi ad arricchire le fila dei“soliti stronzi”.

l L’elenco telefonicodegli accolliZe ro c al c arePagine: 200 P rezzo: 17 eEditore: Bao Publishing

A ROU N D

• Biennale Foto/Industria2015Fondazione MAST, via Speran-za 42, e Sedi varie, Bologna

SECONDA edizione per unaBiennale che esplora il mondodel lavoro in tutte le sue forme ein particolare la produzione in-dustriale dalla creazione al rici-claggio. 14 mostre che esprimo-no la vocazione di Bologna perle attività artistiche legate allatradizione dell’industria. Gli arti-sti scelti per i palazzi storici fan-no parte del mondo della foto-grafia: alcuni celebri, poi repor-ter, ritrattisti, fotografi di impre-sa e giovani professionisti. Dasegnalare alla Pinacoteca Nazio-nale LaChapelle con Land Scape,viaggio fotografico fra le infra-strutture del petrolio.

• Antonio Canova. L’a r teviolata nella Grande GuerraMuseo Gipsoteca Canova, Pos-sagno (Tv). Fino al 28/2/ 2016

GLI SQUARCI sul busto di Na-poleone o Paolina decapitatahanno la forza che, nelle guerredi oggi, posseggono le immaginidei saccheggi di Hatra o di Ni-mrud, in Iraq, o dei Buddha diBamiyan in Afghanistan. Moltidei Canova violati nel 1917 (al-cuni restaurati, altri, dilaniati, ri-masti nei depositi), bloccati nel-le immagini di Stefano e Siro Se-rafin e mai esposte, oggi vengo-no riunite come reliquie di unabellezza sfregiata. Tale è la forzaevocativa di queste istantaneediventate icona dei danni che leguerre arrecano, in ogni tempo,al patrimonio artistico.

• Festival Internazionaledi Documentari.Casa dell’Architettura, , RomaFino al 23 ottobre 2015

IL FESTIVAL prevede quest’an -no indagini su architetti e desi-gner come Eileen Gray, FrancoPalpacelli, Tobia Scarpa e artisticome Massimo Catalani, Gior-gio De Chirico, Jan Fabre, Alber-to Garutti, Claes Oldenburg eGiuliano Vangi. Omaggio a LeCorbusier e ad Alberto BurriStasera, alle 19 e 30: “GiulianoVangi: ex-sistere” ( 2 01 4 ) .

In mostrafino all’8/ 1 2S i moneD uc re u x ,la “p a r t ig i a n aS i lv ie” foto -g ra fat ada DaniloDe Marco

24 » ULTIMA PAGINA | IL FATTO QUOTIDIANO | Mercoledì 21 Ottobre 2015

Dalla Prima

» MARCO TRAVAGLIO

Lui, davanti alla commissio-ne Anselmi, racconta di a-

ver incontrato Gelli 3-4 volte,ma di non aver capito l’“anoma -lia” della P2 (“credevo di iscri-vermi alla massoneria”). Seguesupercazzola: “Fu un errorematurato in un momento par-ticolare”, a causa di misteriose“lettere anonime”che lo indus-sero a cercare “solidarietà eprotezione” per “sentirmi par-tecipe di una comunità che an-dasse al di là del dato puramen-te politico per ambire anche amomenti di vita individuale”,visto il “crescente imbarbari-mento della vita politica”. Gelligli promise “un atteggiamentofavorevole da parte del gruppoRi zzo li ”, controllato dalla P2.Trecca lo smentisce: “Non ca-pisco perché, avendo subìtominacce, Cicchitto non si sia ri-volto alla magistratura. Io pos-so solo dire che, quando scop-piò il caso P2, mi telefonò piùvolte, ma si presentava con p-seudonimi: Romano, Giovan-ni...”. Craxi lo caccia dalla dire-zione del Psi e lo mette in qua-rantena, per ripescarlo solo nel1989, ma dalla porta di servizio.Lui intanto è diventato craxia-no, ma solo fino al 1992. QuandoBettino cade in disgrazia perTangentopoli, Cicchitto è giàda un’altra parte.

Il 19 novembre ’93 si fa in-tervistare da Augusto Minzo-lini sulla Stampa perché hascoperto all’improvviso cheCraxi è un tangentaro: “Ho ca-pito che Craxi e Martelli c’e n-trano dentro fino al collo conGelli e Ortolani... La storia dei30 milioni di dollari del contoProtezione non è mica unoscherzo. C’è da credere davve-ro che in quegli anni, con tuttiquei soldi, si siano comprati ilPsi... Dentro il Psi ci furono lot-te davvero pesanti. Feceroscoppiare il caso Eni-Petromin(i craxiani contro il capo dellasinistra Claudio Signorile, n-da). Lo stesso Nenni, che si eraaccorto che Craxi voleva stra-fare, gli scrisse una lettera perchiedergli di dimettersi”. Pra-ticamente descrive il Psi comeu n’associazione a delinquere.Ma è solo un attimo: poi iniziaa scrivere libri sul “golpe” deigiudici che hanno orbato l’I t a-lia di quella splendida e profu-mata classe dirigente. Nel ’94fonda il Partito socialista rifor-mista con Enrico Manca (an-che lui nelle liste P2); poi nel ’99passa con B. (anche lui nelle li-ste P2), diventando presto vi-cecoordinatore e poi capo-gruppo di Forza Italia alla Ca-mera. Per 15 anni, fra Parla-mento e tv, difende il Caimanocontro ogni decenza ed evi-denza, insultando chiunquedica per tempo ciò che lui diràfuori tempo massimo. “N e s s u-no potrà mai sostituire SilvioB er lu sc on i” , proclama nel2005.

Infatti nel 2013, appena laCassazione lo condanna, sco-pre di non amare più B. e lo so-stituisce con Alfano, conser-vando incidentalmente la pre-sidenza della commissione E-steri con annesse prebende. O-ra che anche l’atomo Ncd siscinde, fra chi torna con B. e chiveleggia verso Renzi, lui puntaal centro. Il Grande Centro. Sichiamerà “Moderati per Ren-zi”. Lui, Angelino Jolie, Schi-fani e forse Verdini. Gran fer-mento nell’Aldilà: “CompagnoLenin, ho avuto ottime notiziedalla Terra: il compagno Cic-chitto vuol bene a Matteo”.

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O ggi il sole è sorto sul sesto gior-no da quando, ci dicono i reso-conti ufficiali, il Consiglio dei

ministri ha approvato la legge di Sta-bilità, cioè la manovra sui conti pubbli-ci per il 2016. È anche il sesto giorno chenessuno ha visto questo benedetto te-sto, nonostante l’esecutivo sia obbliga-to per legge a “presentarlo alle Camereentro il 15 ottobre” di ogni anno.

Non solo il Parlamento da sei giorninon ha il bene di vedere la più impor-tante legge economica, ma ancora iericontinuavano a susseguirsi bozze,

suggestioni, dichiarazioni: via u-na norma di qua, un numero di là,una categoria catastale laggiù. O-gni mezz’ora c’è una bozza, ognibozza vuole nuove correzioni.

Pure al Quirinale - dove pure regnaun uomo poco incline a lasciarsi im-pressionare dalle passioni del mondo- hanno cominciato a farsi delle do-mande: va bene, è anche carino che cimandiate una email ogni ora con lanuova versione, ma questa benedettalegge quando sarà pronta? C’è chi diceoggi, forse domani, chissà... Sergio

Mattarella, sempre sereno, ne hachiesto notizia allo stesso Renziin un colloquio lunedì. La cosa

non ha messo fretta al giovin signo-re di Palazzo Chigi: al Tesoro scrivo-no, riscrivono e al momento solo i lob-bisti paiono certi dei contenuti.

Gli unici a non preoccuparsi sono iministri: giovedì hanno approvato u-na cosa che neanche esiste, una pro-cedura un po’ illegale, diciamo, matant’è. “Ma non volevate la fantasia alpotere?”, dicono i loro volti sognanti.E sognare non è forse dormire?

R I M AS U G L I

Manovre sparite,fantasia al potere

e MattarellaLa vita è sogno

» MARCO PALOMBI