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Per una Chiesa Viva www.incontroravello.com www.chiesaravello.it Anno III - N. 13 - Gennaio 2008 All’inizio del nuovo anno civile, che coincide con l’ottava della Natività del Signore, la liturgia della chiesa ci propone tre temi di eccezionale bellez- za e ricchezza,la cui meditazione e assi- milazione può contribuire efficacemen- te ad orientare il nostro cammino di fede da percorrere nel corso del nuo- vo anno:la festa di Maria Santissi- ma,Madre di Dio e della Chiesa;la bene- dizione di Dio sul nuovo anno e il mi- stero del tempo, gran- de dono che Dio ci offre, perché lo usia- mo con riconoscenza e responsabilità; la Giornata Mondiale della Pace". Se il protagonista as- soluto del Natale ri- mane Gesù,il Figlio di Dio fatto uo- mo,nell’ ottavo gior- no della sua natività, però, la Chiesa rivolge la sua attenzione in modo speciale a Ma- ria, celebrandola come "Madre di Dio"; un titolo che, colto nel suo signi- ficato, dà le vertigini. Ciò è pienamente giustificato perchè la maternità umana è relazione con una persona: colei che è madre, è madre non di un corpo, ma di una persona. Ora il bimbo di Maria è il Figlio di Dio, Dio stesso. Maria è "Madre di Dio",perchè Dio ha voluto anche Lui avere una mamma, non ha voluto rinunciare alle carezze di una mamma; come resta anche vero che il Figlio di Dio, incarnandosi nel grembo di Maria, ha legato a sé ogni uomo, dive- nendo il primogenito di una moltitudine di fratelli. Di conseguenza la madre di Gesù è anche la madre di tutti noi e di ciascuno in particolare. Ogni altro aspet- to del mistero di Maria, ogni altro suo privilegio trova la sua spiegazione e il suo fondamento nella sua relazione di madre di Gesù; una relazione unica e indicibile. Maria,infatti, è raffigurata sempre col Bambino. Anzi, nella Chiesa d'Oriente Maria non è mai sola, ha sempre in brac- cio il Bambino. E' considerato talmente forte il suo legame col Figlio che non si trova mai un'immagine di Maria senza Gesù. Essa esiste soltanto per Lui e lo mostra al mondo, indicando in tal modo la vocazione e missione della chiesa e dei cristiani: avere Gesù tra le braccia e mostrarlo, anzi donarlo, a tutti. Chi cer- ca Gesù dovrebbe poterlo ricevere da noi. Tutto ciò sarà possibile se guardere- mo a Maria,modello di fede e di carità. Gesù e Maria. sono i due punti di riferi- mento della vita del cristiano ed i due nomi che dovremo avere costantemente sulle labbra, e pronun- ciare non solo all'inizio di un nuovo anno o di qualsiasi itinerario, ma nel corso della nostra giornata e della nostra vita, soprattutto al termine dei nostri giorni terreni, quando si apre per noi il pas- saggio all'eternità. Gesù e Maria siano sempre i compagni della nostra vita, nel perseguire gli scopi fondamentali dell’esi- stenza. Anche la parola di Dio, tratta dal Libro dei Numeri proclama- ta nella celebrazione liturgica di capodan- no,che caratterizza ciò che è davvero essenziale per la vita individuale e socia- le, ci ricorda che l'anno che si apre col suo carico di incognite, possiamo affron- tarlo nella fiducia che Dio non ci abban- dona, ma ci "benedice" , cioè ci protegge con la sua presenza efficace d'amore. "Rivolge il suo volto" su di noi. perchè in definitiva è Gesù, il Verbo Incarnato, la Benedizione che Dio dà all'umanità. Don Giuseppe Imperato Continua a pagina 3 orientamenti Per un cammino di fede P ERIODICO DELLA COMUNITÀ ECCLESIALE DI RAVELLO PDF created with pdfFactory trial version www.pdffactory.com

Incontro Gennaio 2008

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Continua a pagina 3 Anno III - N. 13 - Gennaio 2008 PERIODICO DELLA COMUNITÀ ECCLESIALE DI RAVELLO PDF created with pdfFactory trial version www.pdffactory.com mamma; come resta anche vero che il Figlio di Dio, incarnandosi nel grembo di Maria, ha legato a sé ogni uomo, dive- nendo il primogenito di una moltitudine di fratelli. Di conseguenza la madre di Gesù è anche la madre di tutti noi e di ciascuno in particolare. Ogni altro aspet- to del mistero di Maria, ogni altro suo

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Page 1: Incontro Gennaio 2008

Per una Chiesa Viva

www.incontroravello.com www.chiesaravello.it Anno III - N. 13 - Gennaio 2008

All’inizio del nuovo anno civile, che coincide con l’ottava della Natività del Signore, la liturgia della chiesa ci propone tre temi di eccezionale bellez-za e ricchezza,la cui meditazione e assi-milazione può contribuire efficacemen-te ad orientare il nostro cammino di fede da percorrere nel corso del nuo-vo anno:la festa di Maria Santissi-ma,Madre di Dio e della Chiesa;la bene-dizione di Dio sul nuovo anno e il mi-stero del tempo, gran-de dono che Dio ci offre, perché lo usia-mo con riconoscenza e responsabilità; la Giornata Mondiale della Pace". Se il protagonista as-soluto del Natale ri-mane Gesù,il Figlio di Dio fatto uo-mo,nell’ ottavo gior-no della sua natività, però, la Chiesa rivolge la sua attenzione in modo speciale a Ma-ria, celebrandola come "Madre di Dio"; un titolo che, colto nel suo signi-ficato, dà le vertigini. Ciò è pienamente giustificato perchè la maternità umana è relazione con una persona: colei che è madre, è madre non di un corpo, ma di una persona. Ora il bimbo di Maria è il Figlio di Dio, Dio stesso. Maria è "Madre di Dio",perchè Dio ha voluto anche Lui avere una mamma, non ha voluto rinunciare alle carezze di una

mamma; come resta anche vero che il Figlio di Dio, incarnandosi nel grembo di Maria, ha legato a sé ogni uomo, dive-nendo il primogenito di una moltitudine di fratelli. Di conseguenza la madre di Gesù è anche la madre di tutti noi e di ciascuno in particolare. Ogni altro aspet-to del mistero di Maria, ogni altro suo

privilegio trova la sua spiegazione e il suo fondamento nella sua relazione di madre di Gesù; una relazione unica e indicibile. Maria,infatti, è raffigurata sempre col Bambino. Anzi, nella Chiesa d'Oriente Maria non è mai sola, ha sempre in brac-cio il Bambino. E' considerato talmente forte il suo legame col Figlio che non si trova mai un'immagine di Maria senza Gesù. Essa esiste soltanto per Lui e lo mostra al mondo, indicando in tal modo la vocazione e missione della chiesa e

dei cristiani: avere Gesù tra le braccia e mostrarlo, anzi donarlo, a tutti. Chi cer-ca Gesù dovrebbe poterlo ricevere da noi. Tutto ciò sarà possibile se guardere-mo a Maria,modello di fede e di carità. Gesù e Maria. sono i due punti di riferi-mento della vita del cristiano ed i due nomi che dovremo avere costantemente

sulle labbra, e pronun-ciare non solo all'inizio di un nuovo anno o di qualsiasi itinerario, ma nel corso della nostra giornata e della nostra vita, soprattutto al termine dei nostri giorni terreni, quando si apre per noi il pas-saggio all'eternità. Gesù e Maria siano sempre i compagni della nostra vita, nel perseguire gli scopi fondamentali dell’esi-stenza. Anche la parola di Dio, tratta dal Libro dei Numeri proclama-ta nella celebrazione liturgica di capodan-

no,che caratterizza ciò che è davvero essenziale per la vita individuale e socia-le, ci ricorda che l'anno che si apre col suo carico di incognite, possiamo affron-tarlo nella fiducia che Dio non ci abban-dona, ma ci "benedice" , cioè ci protegge con la sua presenza efficace d'amore. "Rivolge il suo volto" su di noi. perchè in definitiva è Gesù, il Verbo Incarnato, la Benedizione che Dio dà all'umanità.

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orientamenti Per un cammino di fede

PERIODICO DELLA COMUNITÀ ECCLESIALE DI RAVELLO

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PAGINA 2 INCONTRO PER UNA CHIESA VIVA

Maria Madre di Dio, Maestra della famiglia cristiana e cooperatrice della Pace

Il 1° gennaio 2008, Solennità di Maria SS.ma Madre di Dio, il Santo Padre Benedetto XVI ha pubblicato un Messaggio per esortare tutti gli uomini di buona volontà a celebrare in tutto il mondo la Giornata della pace ed a riflettere sul tema della famiglia umana, comunità di pace. L’iniziativa fu avviata nel 1967 da Papa Paolo VI che, in un mondo lacerato dai bombar-damenti del Vietnam e dalla Guerra dei sei giorni, volle dare seguito allo spirito della 'Pacem in terris' di Giovanni XXIII e della 'Gaudium et Spes' del Vaticano II". Quest’anno Papa Benedetto, dopo aver promulgato l’enciclica “Spe Salvi”, pre-senta la famiglia umana che, nascendo dall’amore tra un uomo e una donna e fondata sul matrimonio, è la cellula fondamen-tale della comunità umana formata da tutti i popoli che hanno come unica origine e come unico fine Dio Creatore.In questa visione essa costituisce il luogo privilegiato dell’intima comunione di vita e di esperienza ove genitori e figli posso-no apprendere le componenti fon-damentali della pace come il dialo-go, la comprensione, la solidarietà, il perdono e l’amore scambievole. Purtroppo nell’attuale contesto culturale e sociale la famiglia è dive-nuta luogo di tensioni e difficoltà sia tra i coniugi, spesso alle prese con il problema della incomprensione che diviene spesso motivo di separazio-ne, sia tra genitori e figli con i gravi problemi della devianza giovanile e sia tra famiglia e società con le situa-zioni economiche e sociali quali il problema del lavoro, della sicurezza sociale etc. Non si possono dimenticare in questo contesto le gravi situazioni dell’aborto e del divorzio che minano nelle loro basi lo svolgimento positivo della famiglia stessa. Per queste ragioni il Santo Padre ci propone di meditare sulla pace e di rivedere la famiglia nell’ottica del Mistero della Re-denzione, vera ed efficace possibilità donata all’uomo per la piena realizzazione del disegno originario divino. Esso si pre-senta vivo e vero nel mistero della Beata Vergine Maria che oggi celebriamo come la Madre di Dio e che abbiamo la gioia di poter contemplare nell’antica icona di Santa Maria Vetra-na,custodita e venerata in questo Duomo. Innanzi a questa prodigiosa immagine è possibile approfondire e meditare il mistero della Redenzione in spirito di preghiera e di ascolto della Parola di Dio. L’antica icona del 1300 ci ricorda il mes-saggio del Santo Padre che si coniuga felicemente nella Solen-nità della Madre di Dio. Essa ci ricorda che la Pace nasce dal-l’ingresso nella storia di una Vergine e Madre che diede al mondo il Salvatore della storia e l’autore della vita. In questa misteriosa chiave, incomprensibile alla mente umana, possia-mo accedere ad una Luce che si irradia attraverso gli elementi

dello sguardo, del movimento delle mani e della posizione del capo della Beata Vergine Maria. Innanzitutto il Mistero di Maria Vergine e Madre ci ricorda che noi siamo creature e non abitanti solitari dell’universo. C’è un Dio Creatore che non è limitato dalle coordinate spa-zio temporali e dalle leggi della creazione. E’ Lui che ci ha creati e posti nell’universo ad abitare questo piccolo pianeta. E’ Lui che ha disposte le leggi dell’universo e solo può dispor-re liberamente e misteriosamente la possibilità di nascere, Lui stesso nella Persona del Figlio Gesù, e attraverso l’Incarnazio-ne nello Spirito Santo superare le leggi della riproduzione bio-logica. Questo mistero è fondamento della Pace perché rivela che

siamo tutti figli di Dio e non do-minatori e padroni del mondo. La Pace è quindi quella pienezza del-la vita che non ci è possibile rea-lizzare da soli, cioè nella nostra superba autonomia. Da soli non possiamo bastare a noi stessi per-ché la vita ci è stata donata da un Dio che si è fatto bambino nel seno di una Vergine. Per questo possiamo dire che il nostro desti-no non è solo legato a questo mondo e non siamo determinati solo dalle vicende liete o tristi che possiamo vivere in esso. Noi ap-parteniamo ad un Dio che ci ha donato come nostra madre la Sua Vergine e Madre ed in tal modo ci libera dal mondo per entrare in quello unificante di Dio. Nell’ico-

na di Santa Maria Vetrana, di chiara origine bizantina, si scor-ge l’invito della Madre ad entrare nel mondo di Dio che si è fatto presente nel suo grembo. Lo sguardo della Madre di Dio si presenta dolce e superiore a quello di una mamma naturale. Ella ci invita a guardare con lei nel Cuore di Dio contemplan-do la Potenza ammirevole del Verbo fatto uomo. Lei è il ponte tra il Mistero e la Storia, tra l’eternità e il tempo. Nei suoi occhi che sanno contemplare c’è la conoscenza di tutta la nostra vita e l’invito a trascendere le pene dell’esisten-za umana verso l’eternità. Lo sguardo di Maria è il riflesso di un cuore esperto della vita e delle sue contrarietà. Maria è la madre che fuggì in Egitto, che seppe implorare Gesù quando una coppia di sposi era in difficoltà alle nozze di Cana e che assistette il figlio ai piedi della Croce. Le sue mani pazienti sono capaci di soffrire e di offrire. Ella sa cosa significa essere povera, esiliata e stare sotto la croce di un figlio che sta mo-rendo. La Madre di Dio sa portare il peso dei pensieri e delle preoccupazioni della vita. Le sue sono le sofferenze glorificate dalla pazienza e per questo Ella è la madre di tutti i sofferenti.

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PAGINA 3 INCONTRO PER UNA CHIESA VIVA

Ella è la Vergine che con le sue mani sorregge il bambino e ci indica Gesù come Salvatore del mondo. Ella sorregge i piedi di Gesù quasi ad essere la via ove Cristo muove i primi passi nel mondo. Le sue sono le mani calme, che annunciano la pace e ci invitano in un gesto di presentazione a supplicare il Figlio. Maria ci invita a lasciar cadere le nostre paure. Maria ci invita ad andare a Gesù che regge nelle sue mani il rotolo della no-stra vita. E’ Lui che conosce tutte le nostre paure, le lotte, le esitazioni, le tentazioni ed insicurezze. Nel suo capo reclinato Maria lascia irradiare una tenerezza capace di attendere il no-stro sì per unirlo al suo. Tutto è luce intorno al Bambino e Maria attende la voce del Salvatore che emerge con la sua lu-ce, come colui che dà significato a tutto. La tunica d’oro del Figlio di Dio e la sua mano benedicente ci fa comprendere che lo Spirito Santo è pronto a soffiare per dare ancora vita alla nostra povera umanità come ha dato vita nel grembo di una Vergine passando attraverso il Misterioso afflato della Promes-sa Divina. Per questo la Madre ci svela in uno sguardo delicato il segreto di poter diventare con Lei figli del suo figlio, abban-donando la nostra vita vecchia e facendo risuonare nella nostra memoria il dolce invito: “Fate quello che vi dirà”. Se durante questo anno porteremo nel cuore il dolce segreto di questa icona diventeremo uomini di pace pronunziando anche noi quotidianamente quella mistica preghiera che ci uni-sce al Cuore della Vergine: Santa Maria Madre di Dio, prega per noi peccatori e fa che possiamo rispondere alla chiamata di essere figli tuoi ed uomini di pace. Come ci ricorda Sant’ Agostino: La madre lo portò nel grembo, noi portiamolo nel cuore, la Vergine divenne grande per l’Incarnazione, il nostro cuore diventi grande per la fede in Cristo e non siano sterili le nostre anime , ma siano feconde per Dio.

Don Carlo Magna

Continua dalla prima pagina E' Lui il volto luminoso di Dio rivolto verso di noi, la manife-stazione concreta del suo amore,che non ci sarà mai tolto. Questa presenza di Dio nella vita personale, familiare e socia-le, è necessario scoprire ogni giorno, per partire proprio da questa presenza invisibile e per nulla invadente, rispettosa della nostra dignità di persona e di peccatori, per rilanciare le attese ed aspettative che sono poste anche in questo 2008. Poichè Gesù, il Salvatore del Mondo, la vera e grande nostra benedizione, è "il principe della pace,la nostra pace", e Sua madre è "la regina della pace",all’inizio dell’anno si cele-bra anche Giornata Mondiale della Pace", che quest’anno ha per tema: "Famiglia umana, comunità di pace". La famiglia e la pace sono due realtà fondamentali, indissolu-bilmente legate tra loro. Senza l'una non ci può essere l'altra. Ed è in famiglia che si impara fin da piccoli la "grammatica" della pacifica convivenza, che poi deve coinvolgere "tutta la grande famiglia dell'umanità". La conseguenza è che "chi an-che inconsapevolmente- osteggia l'istituto familiare rende fra-gile la pace nell'intera comunità nazionale e internazionale,

perché indebolisce quella che, di fatto, è la principale ‛ agen-zia‛ di pace". Così afferma Benedetto XVI nel suo messaggio per la Giornata. Si tratta di investire il meglio di sé ad ogni livello- personale, interpersonale sociale, politico- sulla fami-glia perché diventi sempre più "casa" e "scuola" della pace. È essenziale educarci ed educare alla pace. "La pace del cuore è il cuore della pace". Soltanto se siamo "pacificati" dentro, diventiamo strumenti di pace. Soltanto se siamo riconciliati con Dio, e quindi con noi stessi, diventiamo capaci di perdonarci a vi-cenda e saremo operatori e costruttori di pace. Le "armi" che fanno vincere la pace sono il rapporto con Dio, la preghiera, il perdo-no, la misericordia concre-ta. "La pace è un cantiere aperto a tutti e non soltan-to agli specialisti e ai sa-pienti. La pace è una responsabilità universale: essa passa attra-verso mille piccoli atti della vita quotidiana" affermava Giovanni Paolo II. Se sapremo sintonizzarsi con la lode riconoscente dei pastori riproducendo nella nostra vita la loro esperienza descrittaci dal Vangelo di Luca con i verbi : ascoltare, ubbidire, tro-vare, vedere, testimoniare, lodare, diventeremo annun-ciatori entusiasti di Gesù ai nostri fratelli e potremo anche sperimentare la gioia d'avere incontrato Gesù,il Signore, no-stro Salvatore.

Don Giuseppe Imperato

SETTIMANA DI PREGHIERA PER L’UNITA’ DEI CRISTIANI (18-25 GENNAIO) Sul tema “Pregate continuamente”

“Pregate continuamente”. La preghiera, una manifestazione di spiritualità e misticismo, dona il coraggio e la forza di lasciarsi plasmare dall’azione di Dio, il quale ci purifica e ci adorna della sua grazia e, di conseguenza, pieni di fede, speranza ed amore, come anche di uno spirito nuovo, siamo pronti ad obbedire al suo piano di salvezza.Ricordiamo la divina parola del profeta Ezechiele: “Io vi purificherò da tutte le vostre sozzure e da tutti i vostri idoli; vi darò un cuore nuovo, metterò dentro di voi uno spirito nuovo, toglierò da voi il cuore di pietra…” (Ez 36, 26-28), cosa che dimostra il meraviglioso paterno amore di Dio verso la sua crea-tura.Così la preghiera cambia la mentalità ed aiuta i cristiani a considerare gli altri fratelli, figli dello stesso Dio Padre. La preghiera educa ed assiste spiritualmente e moralmente tutti, propone e trasmette loro la verità, la luce, la vita, l’amore che è Cristo, Salvatore dell’umanità.

Maria Madre di Dio, Maestra della Maria Madre di Dio...

Orientamenti...

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Page 4: Incontro Gennaio 2008

PAGINA 4 INCONTRO PER UNA CHIESA VIVA

La riflessione tenu-ta giorno 16 No-vembre ,2007 al Convegno Ecclesia-le Diocesano,da Mons Antonio Di Donna ,Vescovo Ausiliare di Napo-li , è stata molto utile perché ha ap-profondito i temi precedentemente trattati . Il Vescovo ha ribadito innanzitutto la corresponsabilità dei laici,nel cammino pastorale ,essi han-no la competenza necessaria ricevuta dal vincolo battesimale ; inoltre ha ribadito come nella Chiesa sia importante comuni-care la fede “ i cristiani sono persone che si raccontano la fede “ . Egli ha sottolineato ciò sia attraverso riferimenti bibli-ci ,infatti ,secondo Mons Di Donna il punto di inizio dell’idea di Comunione è il Prologo del Vangelo di Giovanni ,sia attra-verso riferimenti ai Padri della Chiesa , come Cipria-no ,Agostino , i quali hanno descritto le prime comunità cri-stiane che hanno accolto” la Comunione “ come un dono del Dio Trinitario, vivendo nella concordia “gli uni fra gli altri. Mons Di Donna ha ribadito come Paolo VI nella “ Ecclesiam Suam “,ipotizzava la Chiesa del dialogo , a cerchi concentri-ci ,capace di comunicare al suo interno e di testimoniare la propria esperienza all’esterno, anche a chi vive lontano dalla Chiesa stessa . Per diventare testimoni di Comunione è neces-sario creare nelle comunità parrocchiali , buone relazioni tra pastori e fedeli laici, è necessario far maturare , far crescere la “ Spiritualità di Comunione “ , portando lo sguardo della Trinità sul volto , portando i pesi gli uni degli altri . n°43 Novum Millenium Ineunte . Come dunque accelerare l’ora dei laici ? Per i laici occorre una buona formazione , evitando la clericalizzazione ,il Ve-scovo Di Donna , esagerando naturalmente , invitava i sacer-doti a dare maggiore fiducia ai laici ,” fino al limite dell’eresia “ , ed invitava i laici ad uscire dalle sacrestie per avvicinare i lontani quanto più possibile . Per dar vita ad una pastorale integrata che abbia al centro la Comunione, Mons Di Donna invitava a: Creare senso di appartenenza = creando relazioni di fraternità –legami di carità . Generare alla fede = valorizzando nel miglior modo possibile il significato del Battesimo . Dare organicità alla Comunione = pensare insieme ad una palestra ad una scuola di Comunione , per allenarsi sem-pre .Alla Comunione ci si allena . Molto bello l’invito del Vescovo ad amare Questa Chiesa , in questo momento . Non facciamo mancare il nostro impegno !

Giulia Schiavo

ORIENTAMENTI PER UNA PASTORALE DI COMUNIONE

IL CAMMINO PASTORALE DIOCESANO DOPO VERONA

La seconda relazione del Convegno Ecclesiale Diocesano : “ Camminiamo insieme dopo Verona, svoltosi a Cava de’ Tirre-ni ,nei giorni 14 -15 -16 Novembre ,2007 , è stata tenuta da Don Enzo Caruso –responsabile nazionale del Servizio di Ani-mazione Comunitaria per un Mondo Migliore . Egli ha sottolineato come il rilancio del laicato non nasce con Verona , il cambiamento di rotta si è avuto con il Concilio Vaticano II , che ci ha fornito una Nuova Immagine di Chiesa . La novità del Concilio è una visione di Chiesa : -che è mistero ( LG 1) .Il Mistero di Dio ,conosciuto come Dio ,ma rivelatosi come Padre. Un Padre che decide di abitare tra il suo popolo. La Chiesa ,dunque esprime l’amore di Dio che ci ha generati.Essa , non è solo un simbolo ,ma vive la real-tà stessa di Dio che è in mezzo a noi .Noi , siamo stati pensa-ti ,voluti ,desiderati ed amati da Dio , dobbiamo perciò espri-mere ,testimoniare il Mistero di Dio ,attraverso una fraternità chiaramente visibile, capace di portare l’annuncio a tutti . -che è popolo di Dio ( LG 2 ) . Popolo radunato da Dio per realizzare Comunità più ampie, più vive che si riconoscono dalle relazioni di carità , capaci di esprimere la Comunione con Dio,nel vissuto di ogni giorno ,nell’organizzazione ,nell’azione pastorale . Raggiungere il popolo di Dio significa allora pensare nuovi strumenti per realizzare un rinnovamento della pastorale . Don Enzo Caruso ha citato il Papa Giovanni Paolo II che diceva : “ La Spiritualità di Comunione e quella che la Chiesa è chiamata a vivere affinché la Chiesa sia sempre più una casa ed una scuola di comunione “. La spiritualità di Comunione dunque ,la sfida per le nostre Co-munità.Don Enzo ha poi evidenziato il percorso del Cammino Pastorale della nostra Diocesi ,fino alla nascita del Piano Pasto-rale che in questi mesi stiamo realizzando nelle nostre parroc-chie.Egli ha sottolineato i criteri per la realizzazione del proget-to: raggiungere tutti, metterli in condizione di ascoltare e di poter decidere se lasciarsi o meno coinvolgere fare di tutti un soggetto nella vita della Chiesa. Bisogna cominciare ad uscire e “ sporcarsi le mani “ , per raggiungere i lontani nei loro am-bienti dentro un cammino organico di popolo non è più pensa-bile di essere cristiani pensando solo alla propria salvezza , biso-gna pensare di salvare gli altri , il mondo ,di salvarci insieme. Si comincia certo dai piccoli gesti , dalle piccole cose, creare la rete di messaggeri , far passare semplici pensieri , compiere dei gesti attraverso degli slogan per poi passare a dei messaggi più ampi ,ad una vera e propria Evangelizzazione . Ritrovare il cuo-re della vita nel cuore della fede! I laici occupano la progettualità pastorale , essi hanno degli spazi ben definiti dove possono esprimere la loro “peculiarità ,che è quella di santificare-trasformare il mondo con l’offerta del sacrificio spirituale e la testimonianza “ . Anco-ra una volta dunque un appello ai laici affinché con il loro servi-zio collaborino al cammino della Chiesa .Don Enzo ci ha invita-ti ad avere maggiore fiducia in Dio .

G. S.

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Page 5: Incontro Gennaio 2008

PAGINA 5 INCONTRO PER UNA CHIESA VIVA

C’ entra con la pace nel mondo la famiglia naturale fondata sul matrimonio, «culla della vita e dell’amore»? No, se l’idea è limitata a un idilliaco quadretto in cui bravi genitori cercano di dare ai figli un’educazione che li tenga lontani dall’odio. Nes-sun buonismo di questo tipo ha evitato gli spaventosi conflitti del­la Storia. Per nulla, nel caso la famiglia sia il luogo privato dei diritti senza doveri, delle libertà senza responsabilità, sle-gato, si pensa, dalle altre questioni sociali e politiche. Sì, inve-ce, se lo sguardo è più profondo e lungimirante, va alla radice della legge morale che ogni uomo può scoprire ed è chiamato a vivere nelle relazioni con il prossimo. Il messaggio di Bene-detto XVI per la Giornata mondiale della Pace 2008 non teme di sfidare l’incomprensione di coloro che hanno una prospetti-va miope; con decisione afferma che «chi anche inconsape­volmente osteggia l’istituto familiare rende fragile la pace nel-l’intera comunità, nazionale e internazionale, perché inde­bolisce quella che, di fatto, è la principale 'agenzia' di pace». E non si tratta solo di un’analogia perché, come ha ricordato l’agenzia «AsiaNews», in Cina (oltre un sesto della popolazio-ne mondiale) i programmi coercitivi di controllo demografico e la proibizione dell’educazione religiosa ai figli fino al di­ciottesimo anno di età violano i diritti fondamentali della per-sona e minano la convivenza, facendo crescere il disagio e la devianza, fino ai gravi problemi di crimi­nalità minorile, infine riconosciuti dallo stesso governo di Pechino. Ecco allora che dalla famiglia, «nucleo naturale e fonda­mentale della società» secondo la stessa Dichiarazione universale dei diritti dell’uo-mo, diventa possibile svolgere un discorso che riguarda tutta l’umanità e il suo anelito alla pace. «La famiglia ha bisogno di una casa, di un ambiente a sua mi-sura in cui intessere le proprie relazioni. Per la famiglia umana questa casa è la Terra». E di essa dobbia­mo avere cura, esorta il Papa, «senza ac­celerazioni ideologiche», ma «concertando insieme un modello di sviluppo so­stenibile che garantisca il benessere a tutti nel rispetto degli equilibri ecologici». «Prudenza non significa» però «non as­sumersi le proprie re-sponsabilità e rimandare le decisioni». Se siamo famiglia, non c’è spazio per «decisioni unilaterali» da parte di nessuno. E un fronte sul quale bisogna quindi «in­tensificare il dialogo tra le Nazioni è quel­lo della gestione delle risorse energetiche del Pianeta». Più moderazione nei consumi da parte dei Paesi ricchi significa anche meno sfrutta-mento di quelli poveri. Questi ultimi hanno diritto a un’equa di­stribuzione della ricchezza all’interno di un’economia che vada incontro alle esi­genze del bene comune globale; tuttavia, sono chiamati a un efficiente utilizzo de­gli aiuti, evitando sprechi in burocrazia. Una famiglia risulta poi ordinata e giusta se tutti i suoi com-ponenti si assoggetta­no a una norma comune, una legge che protegga i deboli dall’arbitrio. Tali norme giuridiche per i rapporti tra le Nazioni, scrive Benedetto XVI, «esistono, ma per far sì che siano davvero operanti bisogna risalire alla norma

morale naturale», al­trimenti la norma giuridica «resta in ba­lia di fragili e provvisori consensi». Soltanto dopo aver svolto queste considerazioni, e indicato l’ideale cammino della fami-glia umana, il Papa rivolge l’appello accorato per trattative in vista dello smantellamento progressivo degli arsenali nucleari. Ma prima ancora va riconosciuta in Dio «la sorgente originaria della propria, come dell’altrui, esistenza». Soltanto così «può essere percepito il valore incondizionato di ogni essere umano ». Senza questo fondamento trascendente, «la società è solo un’aggregazione di vicini». E la pace resta lontana o provviso-ria. Di fronte a coloro che combattono la religione come fonte dei conflitti, Benedet­to XVI riafferma, al contrario, che è Dio, nella fede rettamente intesa, la radice della vera pace.

Da “Avvenire” Andrea Lavazza

Ritorno alla speranza C'è qualcosa di antico, anzi di nuovo nell'enciclica che Bene-detto XVI dedica alla speranza. Speranza come voglia di volere e potere fuoriuscire dalle paure esistenziali di ogni specie; spe-ranza cristiana che si fonda sulla promessa di Dio di un futuro dove ogni lacrima sarà asciugata, accessibile a ogni perso-na grazie alla morte e risurrezione di Cristo. La capacità di Joseph Ratzinger di innovare la tradizione viene di frequente e a torto scambiata per culto di una tradizione senza vita. E così può accadere che anche la sua riflessione sulla speranza possa venire letta come un ulteriore tentativo di egemonia del cristianesimo su ogni altra esperienza religiosa e culturale. Ma la preoccupazione prima di Papa Benedetto non è di recuperare alla Chiesa, intesa come popolo sedotto dal Vangelo di Gesù di Nazaret, un predominio. Con la vita vituo-sa nella gioia pur dentro le fatiche quotidiane, i cristiani mani-festano che Dio è importante perché cambia la vita. Levando Dio dal centro del pensiero ratzingeriano si fatica a cogliere la sua forte sollecitudine per l'uomo. Scritta prima dell'estate, senza che nulla trapelasse, quasi come bisogno interiore di rispondere a sé prima che ad altri sul sen-so dell'essere cristiani capaci di comunicare qualcosa di inte-ressante per l'uomo contemporaneo, Benedetto XVI ha collo-cato una lettera sulla speranza accanto a quella sull'amore. L'amore senza speranza diventa tragico. Per questo si è affret-tato a scrivere che l'amore ha un futuro perché il futuro, come il cielo, non è vuoto e sordo. E l'enciclica ricorda che la speranza cristiana non è morta, ma ha varcato il tragico novecento. Modernità e cristianesimo debbono tornare alla speranza. Si tratta di una speranza esigen-te, che può e deve mettere in crisi una certa modernità auto-referenziale, come pure le comunità cristiane ripiegate su atti-vismo e organizzazione fino a oscurare la trasparenza del mes-saggio evangelico. Se la parola di Dio non trasforma la vita, scade a semplice informazione di gloriosi eventi passati. Bene-detto XVI lo ricorda continuamente.

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PROSPETTIVE PER IL 1° GENNAIO IL NOSTRO MICROCOSMO APRIPISTA

DEL MONDO INTERO

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PAGINA 6 INCONTRO PER UNA CHIESA VIVA

Invito alla speranza... L'enciclica è uno sprone anzitutto per i cristiani, prima di di-ventare una proposta per quanti non credono in un Dio che salva. Il Papa ripete una sua convinzione: pure oggi non è faci-le capirsi tra fede e ragione, tra modernità e cristianesimo, perché è stata accantonata la speranza e si è persa di vista la promessa di un futuro diverso. Se si scorre la bibliografia - breve in verità - del volume Gesù di Nazaret, firmato dal Papa, tra gli autori compare inaspettatamente il no-me di Jurgen Moltmann, il teologo evangelico che ha scritto la Teologia della speranza. Questo autore, ormai celebre, richiama i cristiani a tornare a una visione che valorizza il presente della storia a partire dalle cose ultime. È il teologo che ha dialogato con Bloch, autore riflessivo sulle speranze storiche per società più giuste. Nella speranza cristiana di futuro - afferma Mol-tmann - i morti di Verdun, Auschwitz, Stalingrado, Hiroshima ci aspettano. Benedetto XVI, richiamando la giovane schiava sudanese Bakhita, e il martire vietnamita Paolo Le-Bao-Thin, allarga la certezza del riscatto alle moltitudini diseredate, oltre i confini dell'Europa. Joseph Ratzinger ha una visione del cristianesimo fondata sulla certezza della promessa di Dio che si compirà nella storia per-ché garantita dalla sua realizzazione anticipata in Gesù di Naza-ret, figlio di Dio. Il nostro presente cambia di prospettiva e sprigiona ragioni di vita perfino dentro la sofferenza, perché c'è un compimento certo, possibile a tutti. Dio agisce fuori dal tempo calcolato con i nostri orologi. Ogni uomo e ogni donna, a prescindere dalla rilevanza del ruolo sociale e dal tempo che vivono, possono contare sull'interessamento di Dio per ciascu-no di essi. Un Dio giusto e amorevole. Che terrà conto del loro operare, del loro soffrire, del pianto e della gioia, delle colpe e delle responsabilità dell'esistenza. I teologi e i filosofi che si sono posti l'urgenza della riflessione sulle cose ultime per rischiarare il presente, sono tra quanti hanno cercato di dare risposte plausibili alle domande della modernità originate sia dal progresso della scienza, sia dallo sconcerto prodotto dalla capacità distruttiva manifestata in misura impressionante dagli uomini nei due grandi conflitti mondiali. Ratzinger è tra questi pensatori. Egli è ricordato dagli esperti come uno dei teologi di spicco dell'identità cri-stiana. L'ha sostanziata però con l'apertura alla ricerca e alla comprensione dell'altro. Con l'immortalità dialogica tenta di rispondere a chi cerca un senso oltre la morte. Considerata in questo contesto, l'enciclica è una opportunità di colloquio tra fede e ragione perché entrambe devono recipro-camente purificarsi. È una spinta a considerare insieme, cre-denti e non, le vie migliori per liberare l'uomo dai tanti lacci che ne ostacolano la felicità. Nella consapevolezza che la soglia della morte segna il confine ultimo del potere dell'uomo. Il dopo è davvero grazia. Dono gratui-to, non di un essere astratto e senza volto, ma - direbbe Bene-detto XVI - di un Dio che si è rivelato a noi nel volto umano di Gesù di Nazaret.

Dall’ “ Osservatore Romano” Carlo Di Cicco

Dialogo con i giovani:

“Tra speranze e certezze di pace” Carissimi amici,insieme ci siamo affacciati sul nuovo anno, ognuno auspica per sé e per tutti che esso sia un tempo più ricco di grazie e di benessere. Noi giovani, in modo particola-re, lo attendiamo organizzando una grande festa che dura per tutta la notte…. E innalzando le nostre coppe colme di un dolce spumante, brindiamo augurandoci di passare il nuovo anno con tutti gli amici e non con tanta felicità…. Tutti vo-gliamo essere felici, ma da dove viene questa felicità? Che co-s’è per noi la vera felicità? Volendo indicare il senso di questo ideale che accarezziamo e di questo bene che tutti noi vo-gliamo conquistare, mi sono fatto aiutare come sempre dai miei amici. Par-lando della felici-tà ho cercato di capire dal loro discorso che cosa può essere per loro la felicità. Come ben sap-piamo da tanti nostri coetani essa è identificata nel successo, nei piaceri di ogni ordine la gioventù può offrire,anche nella trasgressione che oggi in maniera quasi naturale la nostra socie-tà propone e quasi ci impone. Per molti altri giovani, invece, essa è rappresentata dal benessere, dallo stare bene con sè e con gli altri e dai ricercatissimi valori della famiglia. La gioia che noi cerchiamo sta nella pace, sta nel vivere ed essere pro-motori di pace. Il Santo Padre Benedetto XVI nel suo messag-gio per la giornata mondiale della pace, 1 gennaio 2008, ha messo in risalto che la famiglia è la comunità della pace. La famiglia, dice il Santo Padre, è la prima e insostituibile educa-trice alla pace, in essa ci è permesso di fare determinanti espe-rienze di pace. Sul modello della famiglia il Papa ci dice: anche i popoli della terra sono chiamati ad instaurare tra di loro rapporti di solidarietà e di collaborazione che si addicono a membri dell’unica famiglia umana. Ma oggi guardando alla nostra società ci accor-giamo che la famiglia è ormai debole e disgregata, in essa non c’è più dialogo, non c’è più vita. Come allora si può sperare?Come essa è in grado di insegnare la pace? Oggi più che mai c’è bisogno di riportare al centro della famiglia il benessere che ci porta a vedere l’altro non come un nemico ma come l’amico pronto a dare la vita per noi; c’è bisogno di rimettere al primo posto l’insegnamento di Cristo che ci chiama a saper amare in modo gratuito. Noi giovani abbiamo bisogno di risco-prire il senso della famiglia, il senso della nostra appartenenza che ci permette di avere un identità e di saperla difendere. È nella famiglia che ogni uomo scopre la sua vera origine. Essa ci imprime il nostro habitus, rigettando e rinnegando i valori e gli insegnamenti dei nostri genitori ci priviamo di noi stessi, della nostra essenza. Continua a pagina 7

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PAGINA 7 INCONTRO PER UNA CHIESA VIVA

Tra speranze e certezze… Sconfessando il modello cristiano di famiglia, fondato sul pat-to matrimoniale che permette di essere in comunione con Dio, noi rifiutiamo la grazia e l’aiuto che viene dall’alto. Parlando ancora con i miei amici, mi sono accorto che tante volte siamo come le canne sbattute dal vento, non abbiamo più un nostro “pensiero”, andiamo di qua e di là come un’ ape che va di fiore in fiore, usando a nostro piacimento l’altro. L’altro, membro della famiglia umana è visto da noi come un qualcosa da usare per i nostri bisogni. Aspettiamo sempre che sia l’altro a compiere il primo passo, mentre noi siamo preoc-cupati a pensare e ripensare come poterlo usare. La comunità familiare per prosperare, ci dice ancora il Sommo Pontefice, ha bisogno del consenso prosperoso di tutti i suoi membri. Non solo i nostri genitori con il loro “si” formano la famiglia ma anche noi figli con il nostro le diamo vita e forma e ap-prendendo in essa tanti valori siamo in grado di saperli inse-gnare al di fuori. Così come nella nostra famiglia la nostra ade-sione e partecipazione, ci permette di avere un ruolo impor-tante, così avviene nella società in cui viviamo. Quindi siamo chiamati a compiere il primo passo. Il futuro della pace e, perciò, il futuro dell'umanità sono affidati, in modo speciale, alle fondamentali scelte giuste che una nuova generazione di uomini è chiamata a fare. Tra pochissimi anni noi giovani di oggi abbiamo la responsabi-lità della vita delle famiglie e delle nazioni, del bene comune di tutti e della pace. Ognuno di noi darà il proprio contributo al risanamento di una società ferita e indebolita. Per fare ciò siamo chiamati ad unirci, a stare insieme, a camminare insieme cosi come ci sta insegnando a fare il progetto diocesano che il nostro Arcive-scovo Orazio Soricelli con l’Equipe di mondo migliore in maniera convincente ci sta proponendo. Noi giovani di Ravel-lo, già nel nostro piccolo, vogliamo accogliere quest’invito mettendoci insieme per vivere nella nostra comunità una nuo-va speranza. Dobbiamo incontrarci, dobbiamo unire le nostre forze, e alla scuola della Parola dobbiamo tendere alla Pace. Troviamo un tempo durante la settimana per testimoniare questi grandi valori. Ritroviamoci il sabato sera alle 17.30 e insieme trasformati della Parola diventeremo costruttori di pace, diffusori di speranza. Lievito per un mondo in attesa, oscurato dalla solitudine in cui in tanti si richiudono, ma ancora desiderosi di un Bimbo, Ge-sù, emblema di certezze e di amore, di un Dio che tutela, ali-menta serenità ed è fondamento di vita.

Giuseppe Milo Famiglia, società e pace

La famiglia naturale, quale intima comunione di vita e d'amore, fondata sul matrimonio tra un uomo e una donna, costituisce «il luo-go primario dell'“umanizzazione” della persona e della società»(3), la «culla della vita e dell'amore». A ragione, pertanto, la famiglia è qualificata come la prima società naturale, «un'istituzione divina che sta a fondamento della vita delle persone, come prototipo di ogni ordi-namento sociale».

(Dal Messaggio di Benedetto XVI per la giornata della pace 2008)

PULPITI LAICISTI Il 27 dicembre u.s.,è apparso sul quotidiano La Repubblica un editoriale di Eugenio Scalfari dal titolo: “Non nominate il no-me di Dio invano”. Probabilmente ispirato dalla festa liturgica di San Giovanni,l’evangelista teologo,il teologo del laicismo italiano ha dimostrato ancora una volta come il pregiudizio anticattolico sia duro a morire nella mente degli epigoni del comuni-smo.Vittima degli strali laicisti dell’ex direttore di Repubblica è stata questa volta la senatrice teodem Paola Binetti,rea di aver votato contro la fiducia posta da Prodi sul decreto con cui si vole-va,abilmente maschera-ta,far passare una norma che avrebbe per sempre tappato la bocca alla Chiesa in materia di famiglia,bollando come discriminatorio l’acclarato dissenso della Chiesa sulle coppie omosessuali. Da ricordare che al Senato,nonostante il voto contrario della Bi-netti e di Andreotti, il decreto era passato grazie agli altri se-natori teodem che rappresentano la vergogna del cattolicesimo politico italiano,Oscar Luigi Scalfaro in primis.Alla Camera, però, l’articolo votato al Senato è caduto perché ci si è accorti che,a causa di un errore di redazione, doveva essere riscrit-to.Per evitare il pericolo di un nuovo risicato voto al Senato il governo lo ha lasciato cadere. A questo punto la sen.Binetti ha voluto vedere nella vicenda l’intervento di Dio che ha così evitato per l’Italia una legge disastrosa.Pienamente soddisfatta la senatrice teodem l’ha dichiarato gioiosa in alcune interviste su diversi giornali. Apriti cielo!Eugenio Scalfari si è strappato le vesti, accusando la Binetti di blasfemia dato che aveva tirato in ballo Dio in una normale vicenda parlamentare.Non con-tento l’ex direttore di Repubblica ha ironizzato sul valore delle preghiere che la senatrice aveva elevato al Signore per impedi-re l’approvazione della legge e l’ha tacciata di eresia. Povera senatrice!Per una volta in cui, a differenza di Scalfa-ro,Prodi,Rosy Bindi e degli altri adulti nella fede che i cattolici di sinistra,complici vescovi di sinistra,hanno votato,è stata coerente con la fede che professa,ha dovuto subire la condanna del guru del laicismo italiano. Sia fiera di questa condan-na,senatrice Binetti. Lei e Andreotti avete dimostrato che, quando in politica sono in gioco valori che la Chiesa definisce non negoziabili,non bisogna avere timore e difenderli anche a costo di far cadere il governo.Se i cattolici impegnati in politi-ca fossero,in qualsiasi schieramento,coerenti,probabilmente Eugenio Scalfari scriverebbe il De profundis del laicismo e non salirebbe sul pulpito della carta stampata a pronunciare con-danne a destra e a manca e ad esaltare principi contrari alla legge naturale.

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PAGINA 8 INCONTRO PER UNA CHIESA VIVA

Pulpiti laicisti... Se i teodem e i teocom ascoltassero di più il Papa e i Vescovi nella persona del card. Bagnasco e non dei vescovi anche me-tropoliti che vanno a votare per le primarie del PD (esaltati da Scalfari e da Repubblica),riuscirebbero a dare allo Stato italia-no quella legittima laicità che giova alla Chiesa stessa e favori-rebbe un sereno confronto per deliberare bene su questioni fondamentali come,ad esempio,la Famiglia.Purtroppo gli inte-ressi di parte e la scarsa lucidità di alcuni porta i cattolici impe-gnati in politica a svolgere malissimo il loro compi-to,prigionieri di logiche umane che ignorano la fede o spingo-no a compromessi che tradiscono la volontà degli elettori cat-tolici.Se la CEI ha finalmente compreso la necessità di far sen-tire la sua voce per favorire leggi che rispettino la dignità del-l’uomo,i politici cattolici tendono ad essere ancora sordi alla voce della Chiesa.Per questo forse l’entusiasmo della sen. Bi-netti ha stizzito Scalfari che non riesce a capire come sia possi-bile parlare di Dio in un contesto,quello politico,che è solo prerogativa dell’uomo.Siamo alle solite! Dio non deve infasti-dire la società civile che deve parlarne solo alla maniera di quei vescovi che nel proprio piano pastorale inseriscono una buona dose di demagogia e diventano quindi le icone del cattocomu-nismo tanto amato da Scalfari.Grazie a Dio, Signore del tempo e della storia,ci sono e ci saranno persone che non rinunciano a vedere la presenza di Dio nella storia,con buona pace dei san-toni laicisti.Scalfari che si vanta di essere filosofo,si sforzi di essere anche storico e prenda atto di ciò che Dio. Cristo e la Chiesa sono nella storia.Non dimentichi nelle sue crociate laiciste che la Chiesa non smette mai di pregare e di operare per la realizzazione del Regno di Dio.Nell’articolo contro la Binetti ha voluto chiarire cosa sia la preghiera e quale l’oggetto della preghiera. Siamo al paradosso.Rilegga i grandi inni della liturgia e tutti i testi in cui la Chiesa prega per i governanti,per i legislatori e per quelli che operano nella società civile.Si ren-derà conto che a bestemmiare non è la senatrice Binetti ma chi,come lui, pur citando la Spe Salvi di Benedetto XVI,preferisce annegare nella disperazione prodotta da una ragione arrogante che non solo la fede ma la storia ha sconfit-to.

Roberto Palumbo

FESTA DI SANTA LUCIA E SANT’ANIELLO La comunità parrocchiale del Lacco, come in quelle di S. Pie-tro alla Costa in Ravello, di Cesarano di Tramonti, di Scala, di Minori, e in altri paesi dell’Arcidiocesi di Amalfi-Cava, quest’-anno nel rispetto della tradizione dei padri, ha festeggiato i santi Lucia, vergine e martire di Siracusa e l’abate Agnello da Napoli meglio conosciuto in Campania come Sant’Aniello. La santa martire siracusana, di nobile e ricca famiglia, conseguì la palma del martirio e la corona della gloria eterna sotto l’im-peratore Diocleziano nel 304 d.C. per aver coraggiosamente rifiutato il pretendente impostole dalla madre perché ella ave-va già scelto come sposo Cristo. Consegnata perciò al prefetto

Pascasio con l’accusa di essere cristiana e violentemente solle-citata all’apostasia, la giovane Lucia, forte nella fede in Gesù Cristo, nonostante le atrocissi-me torture inflittele, non rin-negò la fede e l’amore al suo sposo celeste; difese eroica-mente la sua verginità e, se-condo quanto ci riferisce l’an-tica passio, nei tormenti della persecuzione, affermava: “Chi odia l’iniquità e fa del suo corpo il tempio dello Spirito Santo, con una vita pura otterrà in cielo il premio speciale” aggiunse anche “se l’anima acconsente, il corpo è contaminato”. A queste affermazioni, le furono cru-delmente strappati gli occhi e con un colpo di lama trapassata-le la gola. Il suo nome che deriva dal latino lux-lucis, ricorda la luce e perciò la si ricollega agli organi della vista, gli occhi. Perfino il divino poeta, Dante Alighieri la definisce “grazia illuminante” e messaggera di luce sia materiale che spirituale. Si ricordo, a tal proposito, il detto popolare: “il giorno più corto che ci sia è il giorno di Santa Lucia che con i suoi occhi illumina la via” riferendosi sì alla breve luce diurna concessa dal sole ma soprattutto alla vera luce che ci conduce a Dio. Per tal motivo la tradizione popolare vuole che il 13 dicembre, giorno della sua nascita al cielo, ceri votivi ardono a Siracusa e in tutti i luoghi ove la famosa martire è venerata ad invoca-zione del ritorno della luce sulle tenebre non soltanto in senso atmosferico, ma soprattutto spirituale, perchè Cristo, vera luce del mondo, trionfi sulle tenebre del male seminato nel mondo dal maligno. Anche nella nostra città da lungo tempo risuona l’antico ritornello popolare che dice ”Verginella tutta pura, o gran martire Lucia, guida Tu quest’anima mia, la con-duci al caro Gesù.”Circa duecento anni dopo, nel 535 d.C. a Napoli nasce un altro grande santo: Agnello che il popolo na-poletano nel tempo rinomina Anello e in seguito Aniello. Egli viene rappresentato in veste di monaco con il vessillo della croce e il santo Vangelo tra le mani. Appartenente a ricca fa-miglia napoletana di origine siracusana, molto probabilmente imparentata con quella di Santa Lucia. Sant’Agnello o meglio Sant’Aniello abate trascorse gli anni della gioventù da eremita in una grotta dedicata alla vergine Maria. Alla morte dei suoi genitori, essendo figlio unico, ereditò il cospicuo patrimonio che utilizzò per opere di carità e per la fondazione di un ospe-dale per gli ammalati poveri. Per queste sue opere di bene, Agnello acquistò tra i suoi concittadini una tale fama di santità che durante la guerra tra Bizantini e Ostrogoti, i napoletani si affidarono alle sue preghiere affinché Napoli fosse risparmiata dalla terribile battaglia. Al seguito di tanto divino favore, A-niello per sfuggire alla grande popolarità suscitata dallo scam-pato pericolo, si rifugiò dapprima a monte Sant’Angelo e poi in seguito nel territorio di Frosinone ove restò per circa sette anni. Tornato a Napoli divenne monaco benedettino, poi sa-cerdote ed in seguito abate del cenobio di San Gaudioso dove il 14 dicembre del 595 morì in fama di santità. Continua a pagina 9

CRONACHE DEGLI EVENTI DI DICEMBRE

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Santa Lucia e Sant’Aniello... La comunità del Lacco che da secoli venera i due santi, anche in questo periodo di indifferenza, ha degnamente onorato la martire Lucia e l’abate Aniello. Infatti come da tradizione, il triduo di preghiera ha preparato la festa alla vergine siracusana che il 13 dicembre, giorno della sua memoria liturgica è stata solennemente onorata con celebrazioni eucaristiche e solenne processione per le vie del rione allietata dal suono delle zam-pogne, dal festoso scampanio e dal popolo osannante. Signifi-cativa ed emozionante pure è stata infine, l’offerta di ceri voti-vi che confermano la devozione popolare per la grande martire Lucia. Il giorno successivo, 14 dicembre, come da tradizione quest’-anno rinnovata, anche Sant’Aniello, raffigurato in un dipinto collocato nella parete destra del presbiterio della Chiesa par-rocchiale di Santa Maria del Lacco, sebbene in tono minore è stato festeggiato. Un piccolo gruppo di fedeli ha partecipato alla celebrazione eucaristica in suo onore ed è nuovamente risuonata nella chiesa l’antica strofetta: “Grande servo del Si-gnore, a te affido il mio cuore, benedici tu Ravello, o glorioso Sant’Agnello”.

Antonio Sciorio

NATALE DI SOLIDARIETA’ Il ricco programma natalizio, allestito dal Comune di Ravello in collaborazione con l’Amministrazione Provinciale e l’Azien-da di Soggiorno e Turismo, ha vissuto uno di momenti più significativi nella seconda edizione del “Natale di Solidarietà”, manifestazione in favore dell’Associazione “Cielo-Terra. Pro-getto Madagascar”.Una ONLUS che si occupa di dare cura ed assistenza ai bambini di quella terra sfortunata, gemellata con l’associazione ravellese “Amici di Padre Andrea”, da anni impe-gnata nelle adozioni a distanza proprio in Madagascar. Una straordinaria gara di solidarietà che ha investito gli operatori turistici e i cittadini di Ravello, al termine della quale è stata raccolta la somma di 9000 euro consegnata, attraverso un as-segno simbolico, nelle mani di padre Gianfranco Greco, Capo Ufficio del Pontificio Consiglio per la Famiglia.“Noi abbiamo un grande dovere di rappresentare questa città con sempre maggiore di-gnità: essere ravellesi significa essere cittadini del mondo, e per questo, attenti alle esigenze di chi vicino o lontano da noi soffre”, ha sottoli-neato il sindaco Paolo Imperato, promotore della manifesta-zione, al quale sono giunti i messaggi del Ministro degli Esteri Massimo D’Alema e dello showman Fiorello. Nel corso della serata, che si è svolta nella straordinaria cornice della Basilica – ex Cattedrale di Santa Maria Assunta, è stata più volte ricor-data la figura dell’ indimenticabile Padre Andrea Sorrentino nel sesto anniversario della scomparsa. “Francescano esemplare, amorevole, maestro umile, esempio vivente calato nella quotidianità, che sapeva saturare di preghiera e di esortazioni. Vero e proprio ange-lo del popolo, ultimo tra gli ultimi, semplice tra i semplici, umile fino allo spasimo per amore di Dio”. Splendida figura che con gli occhi della memoria ci sembra ancora oggi di vedere per le strade della città nel suo saio di panno duro, con cui sfidava la canico-la estiva e i frigori dell’inverno, fedele all’impegno di servire il prossimo, dovunque e comunque, con la gioia di chi portava

nel cuore la lieta novella. Alla manifestazione ha preso parte S.E. Rev.ma il Cardinale Renato Raffaele Martino, Presidente del Pontificio Consiglio di Giustizia e Pace, che di recente si e’ recato in visita pastorale proprio in Madagascar, nella dioce-si di Ambatondrazaka, dove ha evidenziato la necessità di unire la parola “sviluppo” alle parole “giustizia e libertà”, sottoline-ando che l’uomo, ogni uomo, dovrebbe allargare l’orizzonte del suo sguardo così da diventare inclusivo di tutti gli uomini del nostro pianeta, per un reale e duraturo sviluppo fomentato nella giustizia e nella pace. Il Concerto del gruppo Gospel “Cedric Shannon Rives & High Praise Gospel Singers” ha poi suggellato una serata davvero speciale con la quale Ravello ancora una volta ha voluto coniugare i valori della cultura, della tradizione e della solidarietà nell’ambito di quella inter-nazionalità che costituisce la propria, autentica, vocazione.

Luigi Buonocore

Presentazione del libro

“PELLEGRINO”

Giovanni Paolo II tra le civiltà del Mondo Sabato 29 Dicembre ,2007 alle ore 18 ,45 in Duomo , è stato presentato il volume di Padre Gianfranco Grieco , firma di spicco dell’Osservatore Romano : “ Il Pellegrino “ Giovanni Paolo II tra le civiltà del mondo “. Sono intervenuti :il Dott. Angelo Scelzo,Sottosegretario al Pontificio Consiglio delle Comunicazioni Sociali,il Prof. Ar-mando Lamberti ,docente di Diritto Pubblico presso l’Univer-sità degli studi di Salerno ,il sindaco di Ravello, Avv. Paolo Imperato. Bello l’inizio della manifestazione ,un commovente contributo filmato sui punti salienti della vita del Grande Gio-vanni Paolo II .Ha preso poi la parola il Dott. Scelzo il quale ha spiegato di essere stato più volte compagno di viaggio di padre Gianfranco , al seguito di Papa Wojtila , inoltre ha rin-graziato l’autore per aver voluto rendere omaggio a Giovanni Paolo II con il suo libro ,che egli definisce un vero e proprio “diario di bordo “ .

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il 14 dicembre del 595 morì in fama di santità.

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“Pellegrino”… “ Il Papa che con i suoi viaggi andava verso i popoli ed i popoli con i loro pastori andavano verso Giovanni Paolo II .Un dare ed un ricevere nel nome della collegialità effettiva ed affettiva “. Padre Gianfranco, aggiunge il Dott. Scelzo,parlando dei viaggi compiuti da Papa Wojtila, ha voluto sottolineare la va-lenza pastorale del Successore di Pietro il quale è stato un pro-tagonista indiscusso dell’ultimo scorcio di millennio .Giovanni Paolo II ha contribuito a dare nuovo impulso alla libertà ,alla giustizia ,alla pace alla solidarietà tra i popoli .Papa Wojtila ha affermato ,il dott. Scelzo è stato un “ Grande Comunicatore “Egli ha dato tanto al mondo ,ai giovani in particolare, e tanto ha comunicato anche attraverso il Giubileo.Egli soprattutto ha comunicato attraverso “ il silenzio “ dell’ultimo Angelus in Piazza San Pietro ; pur non avendo più voce ha comunicato alla folla ,al mondo ,il valore della sofferenza. Egli ha accettato fino alla fine la Croce, ad imitazione di Cristo. Fino in fondo ha saputo co-municare l’affetto come un vero Padre di Famiglia.L’intervento del Prof. Lamberti ha avuto un taglio differen-te ,ma nello stesso tempo interessante e significativo.Egli ha privilegiato il capitolo IX del libro “Il Pellegrino “,nel quale vengono descritti i 146 viaggi del Papa in Italia.Il Ppr. Lam-berti è rimasto affascinato dai richiami del Papa all’ “ urgenza di recuperare la legalità “. Quel grido del Papa dalla Valle sei Templi “ ad Agrigento “ in favore della vita ,della concordia ,dalla necessità di cambiare vita e di dire basta ai tanti spargimenti di sangue,perpetrati dalla mafia “.” Non uc-cidere “ era il severo monito di Giovanni Paolo II “ Dio ha det-to una volta “ non uccidere “ nessun uomo ,nessuna associazio-ne ,nessuna mafia può cambiare e calpestare questo diritto santissimo di Dio “. Egli ricorda altresì come il Papa abbia fatto un richiamo anche agli amministratori pubblici della Regione Campania ,a novembre 1990: “ Sono motivi di grave preoccu-pazione gli attentati alla sicurezza delle persone e alla vita delle comunità in alcune aree ,in cui si sono radicate e s’espandono le organizzazioni criminali che, come la camorra ,trovano ter-reno fertile ,in questo territorio “.Il Prof. Lamberti ha conclu-so il suo intervento considerando quanto il Papa Wojtila abbia avuto a cuore i principi della giustizia ,della legalità e della trasparenza e come abbia contribuito alla realizzazione di essi . Il Sindaco Paolo Imperato ringrazia padre Gianfranco Grieco per aver scelto anche Ravello ,oltre Ceprano e Roma per la presentazione del suo volume “Pellegrino “ , evidenzia la por-tata dell’opera , e l’affetto che padre Gianfranco nutre per Giovanni Paolo II .Spiega come l’autore ami l’idea del Pelle-grino che gira ad annunziare il Vangelo , infatti sottolinea, dello stesso autore è il libro sul Beato Bonaventura da Potenza “ Il Pellegrino della Costiera”. Le conclusioni dell’evento sono affidate allo stesso padre Gianfranco Grieco che dopo aver raccontato alcuni episodi commoventi dei suoi incontri con

Giovanni Paolo II , ancora una volta sottolinea la Grandezza di un Papa che è invocato Santo , subito dopo la sua morte . “ Un Papa Giovanni Paolo II che credeva nell’uomo ,nel suo essere creato a immagine di Dio e aperto ai fratelli ,perché credeva in Cristo che venendo sulla terra ci ha resi liberi da ogni schiavi-tù , perché credeva nella fratellanza ,nella solidarietà ,perché sognava un mondo senza muri e senza barriere ,perché amava creare ponti e colloquiare con tutti “.

Giulia Schiavo IL VERO SPIRITO

DELLE FESTE NATALIZIE Il ciclo delle feste natalizie per sé si avvia l’8 Dicembre con la la festa dell’Immacolata Concezione di Maria, Madre no-stra, ma soprattutto madre del Salvatore, che ha ricevuto da Dio il compito più grande. Momento importante da ricordare è anche Domenica 9 Dicembre quando abbiamo festeggiato la Compatrona di Ravello, Santa Barbara da Nicomedia, con la Messa Solenne ed una breve processione, purtroppo solo al-l’interno della chiesa a causa del cattivo tempo. Da sempre il Natale è la festività più sentita nel mondo. Infatti oltre a com-memorare la venuta sulla terra di Cristo, colui che ha sconfit-to le tenebre e quindi il male, è anche un momento straordina-rio di ritrovo nella gioia e nella serenità.Nella Domenica 23 Dicembre prima del Natale la comunità ha voluto onorare tutti gli anziani del paese. Infatti si è tenuta per tutti i cittadini in età da nonno la rappresentazione teatrale del gruppo La Ribalta: “ Napoli notte e giorno” seguita poi da una cena pres-so la tensostruttura che anche quest’anno è stata allestita nel parcheggio sottostante Piazza Duomo, sin dai primi di dicem-bre.A mezzanotte del 24 Dicembre dopo la processione con la statua del Bambino Gesù, sulle note di zampogne e ciaramelle, in Cattedrale abbiamo festeggiato la nascita del Salvatore con la celebrazione della Messa Solenne. La mattinata di Natale, dopo la celebrazione della Santa Messa del Giorno, si è arric-chita con il tradizionale appuntamento della tombolata orga-nizzata dall’Azione Cattolica e curata dai giovani di Castiglio-ne.Se si pensa al Natale dal punto di vista del folklore il pen-siero corre subito alle luminarie che danno alle città un aspet-to festoso e pittoresco. In realtà la vera luce è quella che risplende dentro ogni persona ed esprime la comune diffusa felicità di questo magico periodo.Purtroppo oggi il nostro è il Natale dell’opulenza e di tanti regali inutili.Ma Natale non è fatto solo di regali. Dovrebbe essere sopratutto un periodo di riflessione. Ci si scambiano auguri e proposte d’amore verso il prossimo, ma il giorno dopo torna tutto come prima e ci si dimentica delle promesse. Dobbiamo ricordarci che il vero significato del Natale è la nascita di Gesù Bambino in estrema povertà e in una mangiatoia. Dobbiamo mantenere le nostre tradizioni e non lasciare che vengano tradite ed alterate dalla mentalità consumistica. Infatti sono diminuite le persone che allestiscono il presepe in famiglia, mentre sotto l’albero di Natale abbondano pacchetti e pacchettini d’ogni genere. Il Natale è una festa da riscoprire con il presepio nel nostro cuo-re nel segno della pace del cuore e della più schietta fratel-lanza. Raffaele Amato

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PAGINA 11 INCONTRO PER UNA CHIESA VIVA

Lunedì 3 dicembre u.s. è giunta a Ravello la salma del giovane Oscar Borgese, scomparso tragicamente negli Stati Uniti il 9 novembre 200-7. Ad attenderlo nella Chiesa di Santa Maria a Gradillo insieme al papà e ai fratelli, visibilmente pro-vati, c’erano anche i suoi migliori amici, i compagni di una vita che hanno condiviso con lui momenti di

gioia, di divertimento ma anche quelli difficili e non lo aveva-no mai abbandonato. Gli stessi amici il giorno successivo, 4 dicembre, lo hanno portato a spalle per il suo ultimo viaggio terreno. Una folla immensa ha seguito il feretro che da Santa Maria a Gradillo è giunto in Duomo per la solenne celebrazio-ne esequiale. Le parole commosse di Don Giuseppe Imperato ci hanno invitato a non scoraggiarci “di fronte ad avvenimenti tragici come questo” perché “la paternità di Dio rivelataci da Cristo ci assicura che niente e nessuno ci potrà distaccare dall’amore che Dio ha per noi; che niente e nessuno è più forte dell’amore che Dio ha per noi. Alla fine noi non siamo mai abbandonati, né in vita né in morte, perché niente e nessuno potrà mai separarci dall’amore che Dio ha per noi.” Dopo il commiato, gli amici hanno voluto porgergli un ultimo saluto con un breve messaggio che qui ci piace riporta-re “A noi piace ricordare Oscar come è sempre stato: un ragazzo forte, vitale, scherzoso e soprattutto disponibile. Sì… disponibile con gli amici, disponibile con la famiglia, ma anche impegnato nei momenti di vita parrocchiale come ministrante ma soprattutto come cristiano devoto. Proprio alla fine di Ottobre aveva compiuto ventiquattro anni e intendeva cominciare il proprio percorso con impegno e fiducia e soprattutto con una fede sempre viva. Aveva deciso infatti, dopo una breve esperienza fatta l’anno scorso, di ritornare negli Stati Uniti per trovare un lavoro e magari ricominciare lì la sua vita. Purtroppo però un tragico destino lo ha portato prematuramente a bussare alle porte dell’Onnipotente, che ora lo tiene stretto nel suo paterno ed inestima-bile abbraccio.Se dovessimo usare una parola per ogni ricordo che Oscar ha piantato nelle nostre vite e nei nostri cuori, questa celebra-zione non avrebbe mai fine. Ma nel caso di un ragazzo genuino, nella sua semplicità e simpatia, parlare tanto non ha molto senso.Basta anche solo un ricordo ad aprire in ognuno di noi, qui presenti, le pagine bellissime che il nostro carissimo amico ha puntualmente scritto nel suo vivere quotidiano. Dire solo “grazie”, come spesso accade in questi momenti, appare certamente riduttivo ma sicuramente Oscar non avrebbe gradito incensamenti di sorta, proprio perché amava la chiarezza e la spontaneità. Possiamo essere sicuri di avere un Angelo in più che, affacciato alla finestra del Padre, ora ci assiste e intercede per noi. Allora grazie, caro amico!” Ad Antonio, ad Omar, Evan, Karim, ai parenti, a noi suoi amici, la certezza che “la morte non è la fine di tutto” e la con-solazione che, a coloro che credono in Dio, “ la vita non è tolta ma trasformata, e mentre si distrugge la dimora di questo esi-lio terreno, viene preparata un’abitazione eterna nel cielo.” Siamo certi che dalla sua nuova “abitazione” celeste, il nostro caro Oscar veglierà sempre sul cammino di tutti quelli che lo hanno voluto bene. Salvatore Amato

Alcuni anni fa Vin-cenzo Giordano ci tenne a farmi avere copia del suo Foglio Matricolare, affin-ché potessi avere sotto mano una sin-tesi del suo percorso di vita da soldato, in modo da poterlo riferire in occasione dei suoi funerali: “quando sarà, vo-glio che tu dica due parole cono-scendo i fatti” . Queste parole mi colpirono molto: era la prima volta che qualcuno mi chiedeva un’orazione funebre per se stesso, ma soprattutto era straordi-nario che quell’uomo ritenesse i suoi servizi resi alla Patria come l’azione più meritoria della sua vita. Indubbiamente il soldato Vincenzo Giordano merita ricono-scenza e gratitudine da parte nostra perché, come tantissimi altri italiani, si è contraddistinto nelle azioni di guerra per di-fendere la Patria, riportando, oltre agli attestati di benemeren-za, segni permanenti di invalidità sul corpo. Più volte in mis-sione in Libia, nell’aprile del 41 fu inviato in Albania e da lì l’otto agosto dello stesso anno fu trasferito in Iugoslavia e qua-le Carabiniere aggiunto alla Stazione CC. RR. “durante un servizio di perlustrazione in montagna con un cara-biniere e due fanti, attaccava audacemente un grup-po di ribelli armati, dopo accanita lotta veniva grave-mente ferito – Balcania 18-11-941 – brevetto 10514”. Quattro pallottole esplosive gli devastavano la gamba sinistra, e dopo circa due anni di lotta a rischio cancrena, a causa delle ferite che non si rimarginavano, ritorna definitivamente a casa insignito della Croce al merito di guerra. Un percorso di vita sicuramente da additare, ma la straordina-rietà della vita di Vincenzo va ben oltre quelle battaglie, quelle ferite, quella croce di guerra. E’ il modello del lavoratore, del marito, del padre Vincenzo che merita la nostra riconoscenza e la nostra gratitudine. Ra-vello può menare vanto di aver avuto un figlio straordinario che con grande mitezza e umiltà ha saputo insegnare a tanti concittadini i veri valori della vita. La sua famiglia oggi si ritrova con una eredità immensa da ge-stire. Un’eredità che non troverà spazio sui media né tanto meno nei tribunali, perché è un’eredità immateriale, intangi-bile. E’ l’eredità di un modello di vita, è l’eredità dei beni veramente preziosi e rari che si chiamano onestà, dignità, sen-so dello Stato, rispetto, integrità della famiglia, amore per il prossimo.

Secondo Amalfitano

IL VERO SPIRITO

L’addio ad un caro amico UN PADRE E UN CITTADINO ESEMPLARE: VINCENZO GIORDANO

Vincenzo Giordano (19.08.1913 – 26.12.07)

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Page 12: Incontro Gennaio 2008

CELEBRAZIONI DI GENNAIO 2008 In questo tempo la messa vespertina nei giorni feriali sarà celebra-ta alle 17.30 mentre la messa prefestiva e festiva (sabato e dome-nica) sarà celebrata alle 18.00

SABATO 12 GENNAIO

Amalfi—Cattedrale ore 18.00: Celebrazione per la Pace

Duomo ore 18.00: Santa Messa prefestiva 13 GENNAIO

BATTESIMO DEL SIGNORE “Giornata dell’Infanzia Missionaria”

Ore 08.00-10.30-18.00: Sante Messe 10-17-24-31 GENNAIO—GIOVEDÌ Ore 18.00 Adorazione Eucaristica

18—25 GENNAIO Settimana di preghiera per l’ “Unità dei cristiani”

Sul tema “Pregate continuamente” Ore 17.30: Santa Messa

19 GENNAIO Duomo ore 18.00: Santa Messa prefestiva

20 GENNAIO II DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO

GIORNATA DI PREGHIERA PER L’UNITA’ DEI CRISTIANI Ore 08.00-10.30-18.00: Sante Messe

24 GENNAIO Memoria liturgica di San Francesco di Sales

Patrono dei giornalisti Ore 17.30: Santa Messa per i giornalisti e studenti

di Scienze della Comunicazione 25 GENNAIO

Festa della Conversione di San Paolo Chiusura della Settimana di Preghiera per l’Unità dei Cristiani

Ore 17.30: Santa Messa 26 GENNAIO

Duomo ore 18.00: Santa Messa prefestiva

27 GENNAIO 55° GIORNATA DEI MALATI DI LEBBRA

Ore 08.00-10.30-18.00: Sante Messe

28 GENNAIO AMALFI—Cattedrale

Memoria del ritrovamento del capo di Sant’Andrea Ore 18.00: Solenne pontificale presieduto da S. Em. Rev. ma Card.

Angelo Comastri, Presidente della Fabbrica di San Pietro Vicario Generale di SS. Benedetto XVI per la Città del Vaticano

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