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Faenza www.inmagazine.it ® Sara Errani Racchetta magica Josefa & Co Biglietto per Londra Ravennati nell’orto Ritorno alla terra Camilla Rossi La regina delle torte Tariffa R.O.C.: Poste Italiane s.p.a. - Spedizione in A. P. - D.L. 353/2003 (conv. in L. 27/02/2004 n° 46) art. 1, comma 1, DCB - FILIALE DI FORLÌ - Contiene i. p. - Reg. al Tribunale di Forlì il 16/01/2002 n. 1 - E 3,00 Supplemento a “Ravenna IN Magazine” N. 3 - 2012

InMagazine Faenza 03/12

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InMagazine Faenza 03/12

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F a e n z a w w w. i n m a g a z i n e . i t®

SaraErraniRacchetta magica

Josefa & Co Biglietto per Londra

Ravennati nell’orto Ritorno alla terra

Camilla Rossi La regina delle torte

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Italia

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Supplemento a “Ravenna IN Magazine” N. 3 - 2012

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| EDITORIALE di Andrea Masotti |

Sommario

22

50

12

18

Una sfida a cinque cerchi per la ten-nista Sara Errani, personaggio di co-pertina che grazie alle recenti vitto-rie strappa un biglietto importante per Londra 2012. Di Olimpiade sto-rica si parla anche per Josefa Idem e per gli altri atleti ravennati in par-tenza verso questa sfida mondiale. Tra i ravennati che restano, invece, si rafforza l’interesse per la terra e i suoi prodotti, attraverso progetti innovativi di orti e colture sviluppati anche nelle scuole. Una terra in cui, un tempo, l’acqua regnava sovrana: è la storia delle risaie della Standia-na e delle mondine che fin dal ‘700 qui lavorarono. Le eleganti figure in ceramica di Silvano Fabbri ci por-

tano poi a Faenza; di capolavori si parla anche con la nuova stagione del Ravenna Festival, presentata da Cristina Mazzavillani Muti, Franco Masotti ed Angelo Nicastro. La ru-brica della casa ci porta in un ele-gante appartamento arredato con elementi di design d’autore, mentre ci spostiamo in cucina con le colo-rate torte di Camilla Rossi, giovane e affermata cake designer. Giovane e grintosa è anche la spadista Isa-bella Signani, stella nascente della scherma. E per concludere le tan-te iniziative della Scuola Grande di San Filippo di Faenza e l’attività in-ternazionale di don Giovanni Desio, critico cinematografico.

Edizioni IN MAGAZINE S.R.L.

Redazione e amministrazione: Via Napoleone Bonaparte, 50 - 47100 Forlì tel. 0543.798463 - fax 0543.774044

[email protected]

Stampa: Graph S.N.C. - San Leo (RN)

Direttore Responsabile: Andrea Masotti

Redazione centrale: Roberta Brunazzi

Progetto grafico: Lisa Tagliaferri

Impaginazione: Marica Graziani, Sabrina Montefiori

Controllo produzione e qualità: Isabella Fazioli

Ufficio commerciale: Gianluca Braga

Collaboratori:

Linda Antonellini, Lidia Bagnara, Roberta

Bezzi, Andrea Casadio, Anna De Lutiis, Massimo

Fiorentini, Claudia Graziani, Valentina Minzoni,

Aldo Savini, Michele Virgili

Chiuso per la stampa il 30/05/2012

4 Annotare

Brevi IN12 Essere

Sara Errani18 Gareggiare

Josefa & Co22 Coltivare

Ravennati nell’orto28 Raccontare

Risaie ravennati36 Creare

Silvano Fabbri

41 Presentare

Ravenna Festival44 Abitare

Appartamento di lusso50 Decorare

Camilla Rossi52 Combattere

Isabella Signani54 Suonare

Scuola Grande di San Filippo56 Partecipare

Giovanni Desio

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L’arte di Palanti ai Magazzini del Sale

Cervia - Giuseppe Palanti (Milano 1881-1946) è l’artista che ebbe l’idea di trasformare l’ex zona di relitti mari-ni donata dal comune di Cervia a una ditta milanese perché la bonificasse nella spiaggia dei milanesi, creando così Milano Marittima. A 100 anni dalla fondazione, il Comune di Cervia a lui dedica la mostra “Giuseppe Pa-lanti. Pittore, urbanista, illustratore”, retrospettiva con 160 opere che docu-mentano la varietà delle arti pratica-

te dall’artista eclettico, che in pittura spazia dall’ultimo romanticismo al tardo Impressionismo, da Novecento agli anni Trenta, fino agli esiti degli anni Quaranta. L’esposizione, allestita ai Magazzini del sale di Cervia, rimane aperta fino al 30 agosto (fino al 15 giu-gno dal martedì alla domenica, ore 10 - 13 e 15,30 - 18,30; dal 16 giugno al 30 agosto dal martedì alla domenica, ore 17,30 - 23; sabato e domenica anche 9,30 - 12,30. Chiuso il lunedì). (A.S.)

“Una pigna per Ravenna”, nuova guida

Ravenna - S’intitola “Una pigna per Ravenna” la nuova guida su Ravenna edita da Longo e illustrata da Enrico Rambaldi, in vendita nelle librerie e

nei bookshop di musei e monumenti. L’autrice è la ravennate Silvia Togni; il testo si rivolge ai bambini e ai ragazzi

delle scuole elementari e medie, dagli 8 ai 14 anni. In sessanta pagine

sono proposte cinque passeggiate per scoprire i luoghi della città non in ordine cronologico ma seguendo

alcuni dettagli. In “Una città di pigne e tombe” si va alla ricerca dei numerosi

monumenti cittadini, mentre in “Una città fra la terra e il mare” si parla delle origini di Ravenna. Il mosaico

è protagonista di “Dove la terra incontra il cielo”; poi ci sono due

capitoli dedicati a “Ravenna è una città di donne” e alle “Persone che da

sole hanno fatto tanto”. (R.B.)

Prima squadra ravennate di cricket

Ravenna - Presentata la prima squadra ravennate di cricket,

che vestirà i colori giallorossi nel campionato nazionale di serie C.

La squadra è composta da trenta giovani di età media intorno ai 22

anni, prevalentemente bengalesi, ma anche indiani, pakistani e ravennati. Il presidente della squadra è Hasan

Shaik. Il Comune di Ravenna e la Banca Popolare hanno offerto un

contributo economico e garantito la disponibilità dei campi da gioco della

Darsena e di Punta Marina. (R.B.)

Nuovo format per il Guidarello Giovani

Ravenna - Sesta edizione del Premio Guidarello Giovani, che da aprile a novembre coinvolge 29 classi e oltre 600 alunni nel confronto con le azien-de del territorio. All’Holiday Inn è stato presentato il rinnovato format del Premio, allargato anche alle classi terze e aperto ora a nuovi strumenti digitali. Oltre al tradizionale artico-

lo giornalistico, infatti, il reportage in azienda potrà essere raccontato anche tramite video e presentazio-ni in PowerPoint. Per consentire ai partecipanti di elaborare al meglio il reportage, le visite in azienda si svol-geranno nei prossimi mesi e saranno anticipate da un incontro in classe con l’imprenditore.

4 | IN Magazine

Annotare | Brevi IN

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Page 6: InMagazine Faenza 03/12

Nuovo Pronto Soccorso al Santa Maria delle Croci

Ravenna - Il 9 maggio è entrato in funzione il nuovo Pronto Soccorso

generale, pronto Soccorso ortopedico e Medicina d’urgenza all’ospedale

Santa Maria delle Croci di Ravenna. Una struttura di sette piani,

costata più di 42 milioni di euro (di cui 31.850.000 pagati dallo Stato,

3.155.000 dalla Regione e 7.025.000 a carico della Ausl di Ravenna), con un’elisuperficie che sarà utilizzata

a pieno regime entro la fine del 2013. L’accesso per il trasporto dei

pazienti in condizioni di emergenza/urgenza viene garantito attraverso un percorso dedicato da viale Randi, con

accesso diretto alla camera calda. Dalla stessa strada è accessibile il nuovo parcheggio gratuito dedicato

agli utenti/visitatori, composto da 114 posti auto. Dal parcheggio si

accede alla struttura di Pronto Soccorso mediante un

percorso pedonale dedicato. (R.B.)

Trenta candeline per il chiosco piadina Ferretti

Punta Marina - Trent’anni di attività per il chiosco Piadina Ferretti di

Punta Marina Terme situato all’inizio di viale dei Navigatori, festeggiati

con un momento conviviale per tutti offerto dal proprietario Natale

Ferretti, presidente del sindacato produttori e commercianti di piadina

romagnola Confcommercio Ravenna. Per l’occasione al presidente

Confcommercio Ravenna Graziano Parenti è stata consegnata da

parte di Natale Ferretti, la targa commemorativa dei

30 anni di attività.

Ravenna - Per il secondo anno con-secutivo la diciannovenne ravennate Martina Evangelisti (prima a destra nel gruppo dei finalisti) è entrata nella cinquina dei finalisti del Campiello Giovani, concorso letterario under 22 promosso dalla Fondazione Il Campiello - Confindustria Veneto. Il vincitore sarà scelto il 1° settembre a Venezia. Partecipa con il racconto “Forbici”, definito dal comitato tec-nico “intenso, con punte di scrittura che trafiggono”. Dopo la maturità al liceo classico “Dante Alighieri” di Ravenna, Martina ora studia Lettere

moderne all’università di Bologna e sogna di diventare scrittrice. (R.B.)

Nuova vita per l’Hotel Mare Pineta

Milano Marittima - L’Hotel Mare Pineta, primo albergo di Milano Marittima inaugurato nel 1927, ha avviato importanti opere di restauro su progetto dello Studio Lissoni As-sociati di Milano. Gestito da Select Hotels Collection di Antonio Batani, lo storico hotel richiedeva interventi di ammodernamento e la proprietà Salaroli S.p.A. (nella foto sotto, al cen-tro, Davide Salaroli e Paola Batani) ha scelto di affidarsi al prestigioso studio milanese, che ha garantito il rispetto assoluto del luogo, pur con scelte di architettura contemporanea. A fine maggio è stata completata la secon-

da trance di lavori, con la ristruttu-razione della reception, bar, spazi comuni e salette. La prima fase è sta-ta completata lo scorso anno con il rinnovamento della spiaggia, la più estesa di tutta Milano Marittima. E ad ottobre partirà un nuovo lotto di lavori: al posto dell’attuale ristorante sorgerà un padiglione con 16 suite, e il nuovo ristorante sarà dotato di cucine all’avanguardia. “Tra il 2013 e 2014 - conclude con soddisfazione Da-vide Salaroli - proseguiremo poi con il rifacimento del centro congressi e la realizzazione di una beauty farm”.www.selecthotels.it

Al Campiello Giovani con Martina Evangelisti

6 | IN Magazine

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Gruppo Tampieri, investimenti sul Territorio

Faenza - Investimenti per oltre 20 milioni di euro, de-stinati al sito di Faenza. È il messaggio positivo emerso nel saluto di benvenuto dato da Giovanni Tampieri, am-ministratore delegato del Gruppo Tampieri, ai trecento dipendenti e ospiti invitati alla consueta festa annuale, tenuta il 18 maggio a Borgo Fregnano. Per l’anno 2011 il Gruppo presenta un fatturato aggregato di 360 milioni di euro con un Ebitda di 30 milioni, occupa circa 250 dipendenti ed ha un indotto di 500 persone. Un segnale positivo in una fase storica generale non facile, giunto da questa impresa avviata a Faenza nel 1928 e che in tempi recenti, in meno di sei anni, ha registrato una crescita del personale occupato di oltre il 60%.

Marina di Ravenna - Il Bagno Fandango di Marina di Ravenna, con alla guida Andrea Manetti e l’attore Ro-berto Citran, presenta una fitta stagione di eventi fino a settembre che coniuga divertimento, gastronomia e cul-tura. Tanti i grandi nomi coinvolti, fra i quali Luis Sepul-veda e Leonardo Padura Fuentes, inseriti nella rassegna “Come gira il Mondo”. E tra “Come gira il Mondo” ed “I Giramondo” il passo è breve. Forse per questo fra gli ap-puntamenti della rassegna Cinema è stata inserita per il 15 giugno, ore 21, una serata dedicata alla presentazione in anteprima del video “Halfway to Heaven”, presentato da Fulvio Dodich. La splendida cornice delle dune del Fandango, parte di un progetto di ecosistema protetto, ospiterà anche le moto di altri “viaggiatori”, esposte sulla sabbia all’interno del bagno, bikers solidali che uniscono la passione per la moto alla voglia di aiutare i più deboli. www.fandangobeach.it

La lunga stagione del Bagno Fandango

Tenuta PertinelloIl piacere della scelta

Tenuta PertinelloStrada Arpineto, 2 • 47010 Galeata (FC) Italy

Tel. 0543.983156 - Fax [email protected]

La LunaGrappa di uve Sangiovese

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Il PassitoDa uve stramature

di AlbanaProfumo di agrumi e

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vivezza sapida.

Il BoscoDa uve Sangiovese

Naso fragrante con sentore di piccoli frutti

rossi, in bocca è fresco e teso, di grande bevibilità.

PertinelloDa uve Sangiovese

Vino austero ecomposto, bocca

succosa, ampia, di trama fine.

Il SassoDa uve Sangiovese

Vino di grande complessità ed eleganza che solo una

vigna di oltre 40 anni riesce a dare.

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“Crei-amo l’impresa!” incontri al liceo

Ravenna - I Giovani Imprenditori di Confindustria Emilia-Romagna

e l’Ufficio Scolastico Regionale promuovono l’iniziativa “Crei-amo

l’impresa!”, per diffondere tra i giovani la sensibilità verso la cultura d’impresa e l’autoimprenditorialità. L’iniziativa è volta a selezionare idee

imprenditoriali “giovani ed innovative”, capaci di valorizzare le attitudini

culturali e professionali degli studenti e le conoscenze acquisite

nel ciclo scolastico con le vocazioni economiche e le opportunità presenti

sul territorio. Il progetto è rivolto per la prima volta alle classi quarte

degli istituti regionali ad indirizzo artistico. A Ravenna è portato avanti

al liceo artistico “Nervi – Severini” dal Gruppo Giovani Imprenditori.

Supervisori dell’iniziativa sono Maurizio Minghelli di Astim, Michele Urbini di Eventi Catering e Gianluigi

Tasselli di Studio T.

Parco faunistico alla Standiana

Ravenna - Inaugurato l’11 maggio scorso “Le Dune del Delta”, parco

faunistico alla Standiana. Tra gli oltre 200 animali ospiti ci sono zebre,

bisonti, struzzi, emù, antilopi, cervi nobili, lama, cammelli, mufloni e,

a sorpresa, anche leoni e tigri. II tutto in 40 ettari di terreno, a poche

decine di metri dall’ingresso di Mirabilandia, divisi in quattro habitat,

savana, palude, bosco e montagna, e completati da tre ‘palazzine

della scienza’ dedicate ad attività didattiche. La pensilina centrale

ospita i servizi, i punti ristoro e un auditorium per spettacoli. Apertura

tutti i giorni dalle 10 alle 16,30. Biglietto d’ingresso 25 euro. (R.B.)

Auto e moto storiche all’ex Macello

Fusignano - Aperta al pubblico dal 26 maggio la “Collezione Contoli”, espo-sta negli spazi ristrutturati dell’ex Ma-cello di Fusignano, in via Fornace 35. Qui si può intraprendere un viaggio suggestivo che nasce dalla generosa donazione di Mauricette e Primo Con-toli, grandi appassionati e collezionsti locali, dalla memoria dell’inizio ‘900 fino agli anni ’30, con una produzio-ne dei grandi pionieri dell’automobile e della motocicletta. Citroen, Gilera, Triumph, Fiat, Henderson sono alcu-ni dei nomi per questi undici esempla-ri originali, perfettamente conservati. L’ingresso è gratuito. La mostra per-manente si può visitare il secondo e il quarto sabato di ogni mese, dalle ore 14,30 alle 17,30 (chiusura in luglio e agosto). Info: 0545 955653.www.comune.fusignano.ra.it

Spiagge Soul, festival Itinerante

Lidi ravennati - Ricca edizione 2012 per “Spiagge Soul”, il festival di mu-sica itinerante dei lidi ravennati, totalmente gratuito, dedicato alla grande musica soul. L’anno scorso furono 15mila le persone accorse ad ascoltare più di venti artisti interna-zionali. E quest’anno il festival si fa ancora più ambizioso: da Marina di Ravenna, cuore pulsante del festi-val, a Lido Adriano, da Punta Ma-rina Terme e Porto Corsini fino a Marina Romea. Per dieci giorni, da giovedì 19 a domenica 29 luglio, più di 30 concerti riempiranno le strade, i locali e le spiagge col loro carico di grandi ospiti italiani e stranieri. Il fe-stival è organizzato dall’associazione culturale “Blues Eye”, in collabora-zione col Comune di Ravenna e le Pro Loco. www.spiaggesoul.it

8 | IN Magazine

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Nuovo showrooom a Cesenatico per Edilravenna

Ravenna - Nuovo showroom a Cese-natico per Edilravenna Srl, situata nella centralissima piazza Comandi-ni 18. Nella sede ravennate di via A. Bozzi 77/79, Edilravenna propone da anni una ricca selezione di pavimen-ti, rivestimenti e arredo bagno pro-dotti delle migliori aziende presenti sul mercato, riservando particolare attenzione alle novità in termini di tecnologia e design. Il suo punto di forza è la particolare cura e attenzio-

ne per il cliente: la consulenza viene fornita non solo per la fornitura e la progettazione degli ambienti ma anche attraverso un adeguato servi-zio di posa in opera, con personale qualificato e di grande esperienza, a garanzia di un risultato impeccabile chiavi in mano. Nel punto vendita di Cesenatico viene presentata la nuo-va Linea Risparmio, con materiali a prezzi particolarmente vantaggiosi. Info: 0547 80314 - www.edilravenna.it

Due under 35 per la rinascita della ex Standa

Ravenna - Una ventata di novità tocca l’universo dei supermercati:

al posto del Billa in via Cesarea a Ravenna e in via San Vitale 3 a Sant’Agata, arriva il marchio

Conad. Salgono così a 50 i negozi in provincia di Ravenna associati a

Cia - Conad, la cooperativa di dettaglianti del sistema

nazionale Conad attiva in Romagna, Friuli, Veneto e Marche.

Al timone ci sono due giovani under 35, i fratelli ravennati Filippo e

Sandro Taroni, che con entusiasmo e intraprendenza cercheranno

di raccogliere l’eredità della ex Standa, in un luogo “culto”

della distribuzione. Il primo è laureato in giurisprudenza,

mentre il secondo ha lavorato per anni nell’edilizia in Romania.

Sono alla prima esperienza nel settore alimentare, anche

se il padre è socio Conad da vent’anni. (R.B.)

Mosaici sonori, tre rassegne estive

Ravenna - Promuovere la musica classica, valorizzando i luoghi più caratteristici della provincia: è lo

scopo principale di Mosaici Sonori, che da maggio ad agosto organizza

le tre rassegne “Pievi in musica”, “I concerti del mare” e “Marina classica”. Tutti i concerti sono

ad ingresso libero. L’evento più importante è atteso per il 23 luglio, alla chiesa di San Giuseppe Marina

di Ravenna, con il concerto in onore del patrono di

Ravenna Sant’Apollinare, tenuto dall’Orchestra Alighieri

accompagnata dal coro “I bimbi per i bimbi dell’Unicef”. I concerti che chiudono la programmazione

estiva sono ambientati vicino all’acqua, al Circolo velico

ravennate e al Ravenna Yacht Club di Marina di Ravenna, lunedì 30 luglio e venerdì 3 agosto. (R.B.)

Cambio al vertice per il gruppo Ormeggiatori

Ravenna - Passaggio di consegne alla Capitaneria di Porto - Guardia Costiera di Ravenna. L’ormeggiato-re Mauro Samaritani è stato nomi-nato nuovo Capo del Gruppo degli Ormeggiatori del Porto di Ravenna, subentrando ad Arnaldo Bongiovan-ni, che ha rivestito questo incarico direttivo dal 2006. Nato a Faenza 42 anni fa, Samaritani è membro del Gruppo dal 1° ottobre 1996 ed è stato consigliere per gli ultimi tre mandati, ricoprendo il ruolo di vice

Capogruppo nell’ultimo mandato (nella foto Samaritani con il comandante del Porto Francesco Saverio Ferrara).

10 | IN Magazine

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12 | IN Magazine

Essere | Sara Errani

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Versatile e sempre concentrata sulle variabili in campo. Risplende la stella tennistica di Sara Errani, 23° posto nel ranking mondiale, in partenza per Londra 2012.

testo Claudia Graziani foto Copyright © 2003-2012 Shutterstock Images LLC

Gli Australian Open, poi i tornei di Acapulco, Barcellona e Buda-pest. Il giorno dopo è già al WTA Mandatory di Madrid. Seguono gli Internazionali di Roma, il Ro-land Garros a Parigi, Wimbledon e quindi le Olimpiadi di Londra. Proprio come una pallina da ten-nis Sara Errani schizza da un con-tinente all’altro e a Massa Lombar-da, dove vivono genitori e fratello, è difficile poterla incontrare. Da Natale è tornata solo per tre gior-ni. Così, grazie alla sua disponibi-lità e all’aiuto del fratello Davide che è suo manager, siamo riusciti a sentirla al telefono mentre era a Madrid. Una chiacchierata per conoscere meglio questa tennista tenace, dal rendimento costante e sempre in crescita, orgoglio del tennis italiano, ma anche ravenna-te. Del resto è nata e cresciuta ten-nisticamente parlando a Faenza, dove si è allenata per cinque anni.I tempi sono stretti per alcune ra-pide domande alle quali risponde con solare sincerità.Quali sono le tue sensazioni in questi

giorni, come ti senti, dopo la brillan-te performance in Australia arrivata fino ai quarti di finale, e alle splendi-de vittorie ad Acapulco, Barcellona e Budapest che ti hanno fatto salire al 23° posto nel ranking mondiale?“Fino ad ora ho avuto un anno po-sitivo che mai mi sarei aspettata. Sto bene, anche se sono un po’ stanca visti gli impegni così ravvici-nati. Soddisfatta, certo, ma la cosa che più mi dispiace è che non ho il tempo di fermarmi a festeggiare ed assaporare la vittoria”.Sei lanciata verso le Olimpiadi di Londra. Dopo quelle di Pechino con quale spirito le affronti? Cosa ti aspetti?“È difficile fare previsioni perché è un torneo secco, chi perde esce. Quindi basta davvero poco: un sor-teggio non favorevole, una giorna-ta storta e sei fuori. Spero di essere il più in forma possibile, anche se l’erba non è proprio il terreno più adatto a me. Comunque nella squa-dra italiana siamo in quattro e spero proprio che possiamo fare bene”.Negli ultimi mesi hai ottenuto vitto-

Racchetta Magica

IN Magazine | 13

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rie importanti e sei un’atleta che ha avuto una costante progressione, senza mai “retrocessioni”.“È vero, sono sempre migliorata. Non ho avuto alti e bassi ed è un fatto che mi dà sicurezza. Psicolo-gicamente aiuta nella fatica quoti-diana degli allenamenti”.Tutto è iniziato quando eri molto piccola, basta guardare le tue foto.“Sì, per imitare mio fratello che giocava a tennis ho voluto anche io la mia racchetta e giocavo in giar-dino. Poi la passione è cresciuta e ho avuto l’opportunità di andare in America a 12 anni per 7 mesi alla Nick Bollettieri Tennis Aca-demy, che ha formato fin da piccoli futuri grandi campioni del tennis mondiale. Grazie naturalmente ai miei genitori che hanno creduto

e investito in me. Il tennis è uno sport molto costoso e mi ritengo una persona molto fortunata. Cer-to io ci ho messo la passione. Mi piace proprio giocare a tennis e così tutto viene più facile, anche quando si fanno sacrifici. La pas-sione ti permette di sopportare an-che il fatto di stare lontano dalla famiglia ed avere pochi amici”. Sara, però, un’amica l’ha trovata proprio sul campo di gara. È Ro-berta Vinci, la sua compagna nel doppio. Anche lei sarà alle Olim-piadi insieme a Francesca Schiavo-ne e Flavia Pennetta. Hanno impa-rato a conoscersi, ad apprezzarsi e ad avere fiducia l’una dell’altra. Un’amicizia vincente, è il caso di dirlo, visti i risultati recentissimi: in doppio sono arrivate alla finale

Nelle foto a sinistra, Sara Errani con Roberta Vinci, sua compagna nel doppio, in azione di gioco e durante una premiazione.

14 | IN Magazine

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agli Australian Open, la prima volta per il tennis femmi-nile italiano; hanno vinto ad Acapulco e Barcellona.Caratterialmente come ti definiresti: tenace, testarda, co-stante...“Sicuramente testarda, ma sono anche una ragazza sem-plice e timida”.Per raggiungere questi risultati ci vuole più cuore o più grinta?“Direi entrambe, ma soprattutto la passione, la voglia di arrivare e tanta testardaggine. Si perdono tante partite nel tennis, praticamente una ogni settimana, e si deve imparare a rialzarsi. In più è uno sport individuale e quindi occorre avere dentro di sé, ben chiare, le proprie motivazioni”.Come tennista come ti consideri? C’è chi dice che il tuo pun-to di forza è il cambio di ritmo.“In campo sono versatile e cerco di adattarmi alle varia-bili che mi si presentano, come le condizioni del campo o l’avversaria che ho di fronte. Adatto il mio gioco e forse per questo ho cambi di ritmo e momenti in cui spingo di più, rispondendo con versatilità”.

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Qual è la tua giornata tipo?“Praticamente non esiste, soprat-tutto in un periodo di tornei così intenso. Puoi giocare alle 11 di mattina o alle 7 di sera. Solo quan-do c’è la preparazione, solitamente a novembre e dicembre, mi alleno dalle 9 alle 14 e dalle 16 alle 18, al-ternando preparazione atletica al campo. Poi non resta molto tempo per fare altro. Quando torni a casa non hai più voglia di uscire, mangi e vai a dormire”.

Immagino quindi che sia difficile de-dicarsi alla lettura o a guardare un film oppure ad un hobby.“Eh già! Riesco a guardare la tv solo su Internet, oltre ai social net-work. Così per rilassarmi guardo ad esempio le puntate vecchie di ‘Scherzi a parte’. Oppure mi piac-ciano i film di Pieraccioni. So a memoria le battute de ‘Il ciclone’. Da piccola leggevo molto, ora ho meno tempo. Gli ultimi libri che ho letto sono tutti quelli di Fabio Volo. Mi piace ascoltare la musica, in particolare nei momenti di pau-sa al circolo, per stare un po’ per i fatti miei”.Segui altri sport?“Mio fratello è malato di basket, così anch’io lo guardo volentieri. Anche il calcio, ma non tifo una squadra in particolare”.Ti piace la moda?“Direi che vesto sportiva e non ho un interesse specifico. Un solo vezzo, mi piacciono molto i brac-

cialetti, in particolare i Dodo”.Il piatto preferito?“La pasta in genere mi piace tutta, ma se proprio devo scegliere dico i passatelli di mia mamma. Mi pia-ce anche stare a casa e cucinare, visto che sono sempre in giro per il mondo e quindi mangio nei risto-ranti. A Valencia, dove mi alleno, preferisco mangiare a casa”.Il posto più bello dove vorresti an-dare in vacanza.“Le Maldive, dove sono stata qual-

che anno fa con i miei genitori e mio fratello. Poi credo che l’Au-stralia sia il più bel luogo fra tutti quelli che ho visto. Ma le vacanze proprio non esistono per me. Ne-anche dopo le Olimpiadi, visto che ci saranno tornei in America e gli Usa Open...”. “Scusami - mi dice al volo - ma ora devo andare. Ho il doppio insieme a Roberta Vinci”. E ti stupisci che questa grande atleta abbia trovato il tempo di dedicare a questa inter-vista proprio a ridosso di un match importante. Che poi hanno vinto! Così come il torneo, inanellando un poker eccezionale: Monterrey, Acapulco, Barcellona, Madrid. Allora, sempre al volo, le faccio l’ultima domanda, anche se la ri-sposta credo già di saperla.Il primo desiderio che ti viene in mente e che vorresti si avverasse.“Una medaglia alle Olimpiadi pro-prio mi piacerebbe. Sarebbe un sogno che si avvera”. IN

Tennis di famiglia

Sara Errani ha 25 anni. È nata a Bologna ed è cresciuta a Massa

Lombarda. Si è avvicinata al tennis da piccola per imitare il fratello

Davide, al quale è molto legata. Si allenerà a Faenza, Lugo e Forlì. A

spronarla ci pensano papà Giorgio e mamma Fulvia che credono

nelle sue potenzialità. A 12 anni le propongono di fare esperienza

alla prestigiosa Accademia di Nick Bollettieri. Sara ci starà sette

mesi, da sola. Tanta fatica, ma lei non molla. Quattro anni dopo

si trasferisce a Valencia, dove ha trovato il luogo ideale per allenarsi

seguita da Pablo Lozano e David Andres. Entra tra le prime 200 del

mondo a 19 anni. La superficie dove si trova più a suo agio è la

terra rossa. È professionista dal 2002. Cinque i titoli WTA vinti in carriera nel singolare e undici

in doppio. La migliore posizione raggiunta nel ranking WTA è il

23º posto, ottenuta il 21 maggio 2012. Nel doppio la sua migliore

posizione è la n. 8, raggiunta sempre il 21 maggio dopo la

vittoria in doppio con Roberta Vinci agli Internazionali di Roma.

L’ultima volta di una coppia italiana vincitrice a Roma (Cecchini-Reggi)

era stata nel 1985. Ed ora le due tenniste non nascondono di poter

puntare ad una medaglia alle Olimpiadi di Londra.

Punto di forza? Il cambio di ritmo

A fianco, Sara a 3 anni con una racchetta in legno regolamentare del padre, di gran lunga preferita alle racchette giocattolo. (Archivio di famiglia).

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Dalla canoa alla lotta libera, è nutrita la pattuglia dei ravennati in partenza verso le Olimpiadi 2012. Con un obiettivo preciso: giocarsela da protagonisti.

testo Valentina Minzoni

La pattuglia dei ravennati in par-tenza per le Olimpiadi 2012 si allar-ga, grazie a qualificazioni strappate con lo slancio di chi a Londra vuole essere protagonista. Ai canoisti per eccellenza, Josefa Idem e Marcel-lo Miani, si è di recente aggiunto il nome di Daigoro Timoncini, faenti-no classe ’85, qualificatosi nella ca-tegoria dei 96 kg della Lotta Greco Romana. E con loro sono pronti a fare le valige anche Sara Errani per il tennis, Marta Menegatti in coppia con Greta Circolari per il beach vol-ley e Lorenzo Ticchi per la ginnasti-ca, mentre Serena Ortolani è tra le 25 atlete convocate nella nazionale di volley per questa entusiasmante stagione 2012. Ma andiamo per or-dine, cominciando dalla veterana assoluta, l’inaffondabile signora olimpionica.Josefa Idem, una delle più grandi atlete della storia dello sport italia-no e mondiale, ha dimostrato che davvero per lei tutto è possibile. È salita sui gradini del podio olimpico ben 5 volte, vincendo 1 Oro, 2 Ar-genti e 2 Bronzi. Ha partecipato a 7 Olimpiadi ed ora, a 47 anni compiu-ti, è pronta per partire per i Giochi Olimpici di Londra 2012, diventan-do così la prima donna al mondo

a partecipare all’ottava Olimpiade.Josefa, hai vinto tutto quello che si può vincere e ora ti stai preparando a un’altra sfida che è anche un record. Ne senti più l’orgoglio o il peso?“Solo quando avrò fatto la prima pagaiata a Londra sarà davvero un record. Ora ci sto lavorando, ma sono andata di proposito dietro a questo obiettivo, con molta tena-cia, determinazione, e molte rinun-ce. Mi aspetto di essere protagoni-sta in questa Olimpiade”.Dopo Londra cosa farai?“Avevo provato a smettere già nel 2006 ma non era il momento giusto. Infatti ho poi ottenuto un secondo posto alle Olimpiadi di Pechino. Ora sento che è il mo-mento di fermarmi, di fare altro. Ho maturato una grande esperien-za come atleta e vorrei trasmettere tutte le cose che ho imparato dal-lo sport. Già ora faccio interventi nelle aziende sul team building, mi occupo di promozione dello sport per bambini. Spero però di non prendere subito troppi impegni...”.Anche Marcello Miani andrà a Lon-dra con il chiaro obiettivo di essere protagonista. Dieci titoli italiani in dieci anni, campione d’Europa in carica e vicecampione del Mondo

nel 2011. È più che una speranza il canottiere ravennate, 28 anni e un curriculum degno dei più grandi. Già a Pechino, nel 2008, nella categoria doppio pesi leg-geri Marcello staccò un meritato quarto posto. Nel 2010 ha trovato la consacrazione con la tripletta, ti-tolo mondiale, europeo ed italiano. Nel 2011 un nuovo traguardo: ha cambiato equipaggio, dal doppio è passato al quattro senza pesi leg-geri, giusto in tempo per vincere la medaglia d’argento ai campio-nati mondiali di Bled in Slovenia e qualificarsi per Londra 2012.Gareggerai nel quattro senza-pesi leggeri. Si tratta di una scelta tecnica più legata alle tue attitudini?“L’equipaggio del doppio si è sciol-to e si è deciso di formare l’equi-paggio a quattro (con i compagni Martino Goretti, il capovoga, An-drea Caianiello, il numero tre, e Daniele Danesin, il prodiere, ndr). L’anno scorso siamo andati bene, l’equipaggio è affiatato e a Londra andiamo per vincere una meda-glia. Su circa 18 equipaggi siamo in 17 in una manciata di decimi di secondo l’uno dall’altro, quindi ci giocheremo tutto in gara. Noi sia-mo pronti e andiamo per vincere”.

Biglietto per Londra

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Gareggiare | Josefa & Co

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Cosa è cambiato rispetto alla scorsa Olimpiade?“Pechino è stata la prima Olimpia-de per me e ci siamo comunque classificati quarti, un buon piazza-mento. Ora mi sento certamente più maturo, a livello fisico, tecnico e mentale. E dopo Londra non mi fermerò: ci saranno subito i Cam-pionati del Mondo nel quattro di coppia. Solo dopo me ne andrò in vacanza”. Compagno di viaggio di Idem e Miani verso l’avventura londinese è anche Daigoro Timon-cini. Come ogni lottatore che si ri-spetti ha resistito fino all’ultimo ed ha agguantato in extremis il pass per Londra 2012 nella categoria dei 96 kg della Lotta Greco Romana. Faentino classe ‘85, a Pechino si classificò decimo. Questa volta ha conquistato l’accesso ai Giochi rag-giungendo la finale del penultimo torneo di qualificazione olimpica a Taiyuan, in Cina, a fine aprile.

Quanto senti la responsabilità di rap-presentare la specialità della lotta greco romana, che nella nostra zona ha dato tanti allori?“È una bella responsabilità, ma in tutti questi anni l’ansia è superata. Andrò a Londra pronto a dare il meglio. La lotta è uno sport parti-colare, di situazione, in poco tempo ci si gioca la preparazione di anni e non è detto che vinca sempre il più forte. L’importante è che sia riuscito a qualificarmi, ora andiamo avanti un passo per volta”.Sei alla seconda Olimpiade. Come ti senti ora rispetto a quattro anni fa?“Credo di essere più maturo rispetto a Pechino, fisicamente e anche di testa, ma non sono abituato a fare pronostici. Come ho detto poco tempo fa al mio tecnico ‘si posso-no avere almeno due giorni buoni all’anno?”. Per ora ne ho avuto uno, durante le qualificazioni. Spero che il secondo arrivi a Londra...”. IN

A fianco, il quattro senza di Miani. Da sinistra, Daniele Danesin, Marcello Miani, Andrea Caianiello e Martino Goretti. Sotto, il lottatore Daigoro Timoncini (a sinistra). In apertura, la canoista Josefa Idem.

Marcello Dradi, ct della nazionale indiana di tiro a volo

Il ct Marcello Dradi viene da Alfonsine, e alle Olimpiadi di Londra porta la squadra indiana di tiro a volo. Dradi è di casa a Nuova Dehli, dove insegna, ma è spesso anche in Italia, dove allena nell’impianto olimpionico di tiro a volo di Conselice, progettato dal fratello architetto Fedele Dradi. Una storia legata da sempre allo sport la sua: negli anni Settanta è tra i primi tennisti Top 100 della classifica Atp. Alle Olimpiadi però ci va con le specialità del double track in fossa olimpica, vince a livello individuale sei Campionati italiani, un Mondiale, un Europeo, una Coppa del mondo e 14 Gran Premi internazionali. Senza contare i due record mondiali, nell’83 in Spagna con uno score di 200/2000 in fossa universale e nell’89 in Germania, con 197/200 in fossa olimpica. Un incidente lo blocca quando è già un probabile olimpionico per Barcellona. Decolla allora la sua carriera di allenatore. Ora Dradi (nella foto, con un’atleta) dirige l’Accademia del Tiro in Asia e tiene corsi in giro per il mondo. È stato in Russia e Francia come preparatore, ha allenato la nazionale olimpica inglese fino al 2008 e da diversi anni è in India, con la squadra che ha già conquistato l’argento ad Atene. (Roberta Bezzi)

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Simbolo di concretezza e di cura, ma anche mezzo formidabile per insegnare ai più giovani il rispetto per l’ambiente e per il cibo. I ravennati riscoprono l’orto, riletto in chiave contemporanea.

testo Roberta Bezzi - foto Lidia Bagnara

Con l’arrivo della bella stagione i ravennati riscoprono l’orto, una tradizione che in Romagna si tra-manda di generazione in genera-zione. Ma anche un rituale che, in questi ultimi anni, ha conquistato anche le mogli dei grandi della terra a cominciare da Michelle Obama, che ne ha allestito uno nei terreni della Casa Bianca. Il suo è considerato un esempio per far fronte alla crisi attuale. Se i problemi sono nati dalla finanza creativa e da un mercato senza re-gole, ecco che la via per ripartire potrebbe passare dall’orto, sim-bolo di concretezza, duro lavoro e sacrificio. Secondo una stima di Coldiretti, quasi quattro ravennati su dieci, ogni anno, escono all’a-perto in orti, giardini e terrazzi per zappare, impegnandosi oltre che nella classica cura dei vasi di fiori, nella coltivazione fai da te di prodotti genuini da raccogliere all’occorrenza e da consumare in

tavola. Quello che un tempo era una necessità, adesso è un piacere e un hobby per un numero sem-pre più elevato di famiglie. Ilenia Lorenzetto a Ravenna lavora nel verde dal 1991, come arredatrice di giardini e coltivatrice, nella sua azienda agricola “La Giardineria”, che si è trasferita di recente da via Antonelli a via Romea Dir 25, dove si trovano tre ettari di terra. Qui l’anno scorso, in collaborazione con l’associazione culturale Arti-chok, è nato un progetto di colti-vazione di orti a consumo diretto. “Chi ha il sogno dell’orto lo può realizzare. Con soli cento euro di spesa annua - spiega Lorenzetto - si può prendere un terreno di trenta metri quadrati per coltiva-re le verdure da mettere in tavo-la. Sono novanta le famiglie che hanno adottato questa filosofia di economia un po’ diversa dal con-sumatore al produttore. Per molti è un modo anche di sfogarsi dallo

Ritorno alla Terra

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Coltivare | Ravennati nell’orto

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stress cittadino. Per chi ha poco tempo, ci occupiamo noi della col-tivazione e della raccolta dei pro-dotti biologici. In cambio, come si faceva una volta con il sistema della mezzadria, chiediamo una parte del raccolto”. Con la stessa cifra è anche possibile farsi pian-tare un albero da frutto che, già dal secondo anno, sarà in grado di produrre. Una nuova agricoltu-ra dunque, basata sul rispetto del-la terra e la tutela del paesaggio. Artichok organizza anche corsi e spettacoli dedicati al verde per i bambini delle scuole, lezioni sulle erbe selvatiche e sui fiori comme-stibili e orto-terapia. “Il giardino nutre la nostra anima, l’orto il no-stro corpo. A breve - conclude la coltivatrice - vorrei portare avanti altre due idee. La prima è quella di arredare i balconi con zucchine e cetrioli, piacevoli piante ornamen-tali, validi sostituti di gerani e sur-finie. La seconda è l’orto-terapia, da sviluppare nell’ambito di un ap-posito centro ricreativo agricolo”.Si può iniziare sin da bambini ad apprezzare le virtù dell’orto. Riprendendo la filosofia di Alice

Waters che creò il primo School Garden a Berkeley a metà degli anni Novanta, Slow Food ha lan-ciato l’iniziativa “Orto in condotta”, diventato lo strumento principale delle attività di educazione alimen-tare e ambientale nelle scuole. A Ravenna, a partire dal 2008, sono state coinvolte le classi della scuola primaria Riccardo Ricci di via Cilla. “Si è iniziato con la formazione de-gli insegnanti”, spiega la fiduciaria Slow Food di Ravenna, Mariangela Ceccarelli. “L’orto, realizzato nel cortile della scuola, copre un’area di 120 metri quadrati, suddivisa in varie zone in modo che ogni clas-se possa lavorare in autonomia. L’opera di dissodamento è stata eseguita da alcuni ortolani scelti tra i nonni dei bimbi coinvolti, ma anche da nonni “della scuola” e al-tri anziani che collaborano con la ex circoscrizione per i lavori social-mente utili, con esperienza negli orti pubblici di Fornace Zarattini. Alcuni dei prodotti vengono cuci-nati e mangiati dai bambini nella mensa, mentre altri sono portati al mercato contadino. Lo scopo è quello di promuovere un prodotto

Sopra e in apertura, Ilenia Lorenzetto, arredatrice di giardini e coltivatrice.

Il giardino ai tempi della crisi

Per gli amanti del verde in casa, il Garden Bulzaga di Faenza è un vero e proprio paradiso. Il Garden nasce nel 1995 dall’esperienza della famiglia Bulzaga nella coltivazione delle piante da interno e da esterno. Uno spazio di 7 mila metri quadrati in cui è possibile scoprire quante forme e quanti colori abbia il verde quando s’incontra con il design. “In primavera - spiega Barbara Belletti - chi ha un giardino o un balcone desidera arricchirlo e decorarlo. Con la crisi economica in atto, la capacità di spesa è però diminuita e la tendenza è quella di acquistare piante stagionali di basso costo, come i gerani e le petunie. Si vendono un po’ meno le piante sempreverdi, di durata superiore, ma che spesso superano i sessanta euro. I nostri non sono beni di prima necessità: il verde si fa lo stesso, ma con meno spesa”.

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più buono, equo e pulito”. Il prossi-mo 11 novembre, in occasione del-la festa nazionale degli orti, i bam-bini parteciperanno con i genitori e le loro creazioni. Lo scorso anno è stato realizzato un libro con i cento disegni degli allievi, dopo la mostra organizzata al centro com-merciale Esp. “Il rapporto con la terra - racconta la docente Gabriel-la Di Loreto - è molto piacevole e fa divertire i bambini. Da quando se ne parla sui giornali sembra una pratica comune, ma alcuni genito-

ri all’inizio non vedevano di buon occhio l’orto. La giudicavano un’e-sperienza non culturale, come se il proprio bimbo andasse a scuola per imparare a fare il contadino. Poi ci sono genitori che ci hanno accusato di far passare ai bambini la voglia di mangiare verdure. Al di là di tutto, i piccoli sono diventati più coscienti di ciò che mangiano, scoprendo anche la stagionalità delle produzioni”.Dai banchi di scuola a quelli dell’u-niversità. Anche gli studenti raven-

nati di Scienze ambientali hanno un loro orto in via Sant’Alberto 11, vicino alla facoltà. Il progetto “Orto Ravenna Studenti” è stato promosso tramite un apposito sito web, in cui si invita anche a firma-re per l’orto. Alcuni ex studenti si scambiano ora consigli e informa-zioni sui vari appuntamenti gra-zie al gruppo aperto su Facebook “St’ORTO” la cui filosofia è: “Colti-vare la terra è coltivare la capacità di adattamento in un mondo di cambiamento veloce”. IN

A finaco, le attività con i bambini di “Orto in condotta”, promosse da Slow Food.

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Raccontare | Risaie ravennati

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Dove ora svetta la ruota panoramica un tempo si estendevano le risaie ravennati. Una coltivazione che dal Settecento in poi si diffuse nel territorio, dando lavoro a schiere di braccianti agricoli. Fino al 1960.

testo Andrea Casadio

Fino al 1992 la piana della Standia-na, appena oltre Fosso Ghiaia, non era popolata di castelli di cartape-sta e di zebre d’importazione. L’o-rizzonte spaziava libero e ampio, nel silenzio delle distese di girasoli, di fronte alla cortina verdeggiante della pineta di Classe. Chi scende-va lungo la statale verso Cervia e le lusinghe balneari riminesi non era sovrastato dall’icona incombente di quella sorta di totem postmoder-no della ruota panoramica di Mira-bilandia. Proprio in questo punto, però, un’altra presenza attirava l’at-tenzione anche del più distratto dei viaggiatori. Con la sua rosseggiante cortina muraria e la mole dei suoi tre piani, il vecchio essiccatoio or-mai dismesso testimoniava con la sua muta presenza i tempi in cui, su queste terre, si allargavano a perdi-ta d’occhio le acque delle risaie.Introdotta in Italia dall’Oriente verso la fine del Medioevo, la colti-vazione del riso aveva iniziato a dif-fondersi nel corso del Settecento an-che nel Ravennate, e per motivi ben precisi. Come era apparso chiaro ad alcuni intraprendenti proprie-tari terrieri della zona a nord del

capoluogo, infatti, in quel partico-lare contesto idrografico la coltura umida poteva garantire un duplice vantaggio: da un lato, convertire allo sfruttamento agricolo le va-ste estensioni di terreni paludosi tanto diffusi attorno a Ravenna, e altrimenti sostanzialmente impro-duttivi; dall’altro, provvedere alla loro graduale bonifica attraverso la tecnica della colmata, ossia la se-dimentazione del limo presente nelle acque torbide di derivazione appenninica utilizzate appunto per la coltivazione del riso. Il pri-mo esperimento in tal senso venne effettuato nel 1767 da Girolamo Ra-sponi su una superficie di circa 13 ettari della sua tenuta di Mezzano. Il risultò fu così soddisfacente che negli anni seguenti anche gli altri maggiori proprietari della zona, e cioè l’abbazia di S. Vitale e i Guic-cioli, imitarono l’esempio del pio-niere, sancendo così la nascita “uf-ficiale” della risicoltura ravennate. Nel corso dei decenni successivi la coltivazione si diffuse sempre più nella zona di Mezzano, per poi es-sere introdotta all’inizio dell’Otto-cento anche nel territorio a sud del

capoluogo, e precisamente nelle valli ai margini della Standiana un tempo di proprietà dell’abbazia di Classe e in seguito acquistate dalla società Lovatelli-Fabri. Di pari pas-so, però, si approfondivano anche i contrasti legati in particolare alle ricadute di natura sanitaria che la diffusione della coltura umida comportava. In una città già ca-ratterizzata dalla natura notoria-mente “malsana” della sua “aria”, l’espandersi delle acque stagnanti delle risaie, soprattutto in prossi-mità dei centri abitati, comportava timori per la salute pubblica che non mancarono di esplicarsi in rei-terate polemiche fra sostenitori e detrattori della nuova coltivazione. Polemiche che si sarebbero trasci-nate oltre l’età di Napoleone e la restaurazione pontificia, e che a un certo punto cominciarono anche ad assumere un sottofondo politi-co, con, da una parte, la borghesia possidente e “liberale” impegnata a sostenere il proprio lucroso bu-siness e, dall’altra, i rappresentanti del governo tendenzialmente più dubbiosi. Alla fine, dopo l’eplosio-ne di una forte epidemia di febbri

Le mondine della Standiana

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malariche fra il 1824 e il 1825, fu il celebre cardinale Rivarola (non a caso, la figura più odiata dai liberali romagnoli) a prendere la decisione apparentemente definitiva, vietan-do l’ulteriore proseguimento della coltura risicola in tutta la provincia.In realtà, già una decina di anni dopo un altro governatore ponti-

ficio avrebbe concesso le prime de-roghe. La vera svolta si ebbe però in una data ben precisa, e cioè quella famosa del 7 dicembre 1839. Quel giorno, una disastrosa rotta del Lamone, destinata a restare ne-gli annali della storia ravennate, fu l’evento che portò di lì a poco alla creazione della omonima “cassa di colmata”, e cioè l’arginatura di una superficie di oltre 7000 ettari già occupati dalle valli a nord della città, destinati ad essere bonificati appunto per colmata utilizzando

le acque del Lamone. Come inden-nizzo venne concessa ai proprietari dei terreni la facoltà di reintrodurre la coltivazione del riso, da effettuar-si sotto la sorveglianza di un’appo-sita commissione.Come era accaduto nel secolo pre-cedente, il primo impianto nella zona di Mezzano venne seguito ben

presto da una vasta diffusione della coltivazione nelle aree ad essa più vocate del territorio ravennate, ad opera di un ceto di imprenditori (o, secondo alcuni, di speculatori) composto da possidenti e da af-fittuari di terreni attratti dall’alta redditività dell’impresa. E difatti, complici gli alti prezzi di mercato a fronte di spese relativamente conte-nute, la risicoltura ravennate conob-be nei decenni centrali dell’Ottocen-to il suo grande periodo d’oro. Alla metà del secolo la distesa d’acqua

delle risaie aveva ormai largamente sconfinato dalla cassa di colmata, espandendosi nella piana solita-ria a oriente della città fin quasi a toccare la spiaggia nell’area oggi compresa fra Lido Adriano e Punta Marina; più a sud, superati gli argi-ni dei Fiumi Uniti, si incuneava nel-la pineta, lambiva le antiche mura delle basiliche di Porto Fuori e di S. Apollinare in Classe, si allargava nella zona attorno alla Standiana fino a toccare e in alcuni casi supe-rare il Dismano; infine, si spargeva a sud del Bevano e della pineta di Classe, fino al Savio e ai confini del Cervese, dove le risaie fecero la loro comparsa fin dal 1845.Oltre a quello economico e paesag-gistico, un importante risvolto della diffusione della risicoltura fu quello sociale. Al posto della vecchia fami-glia mezzadrile, infatti, la coltura umida necessitava dell’utilizzo di schiere di operai agricoli, spesso donne (le famose “mondine”) e ragazzi, impiegati in gran numero anche se a cadenza stagionale. Gli

A fianco, l’essicatoio del riso sull’Adriatica in una foto del 1911/12 (“Vecchia Ravenna” n. 9, 1984, p. 53). In apertura, mondine all’opera (“Ravenna una capitale”, Bologna, edizioni Alfa, 1978, ma prima ed. 1965, pag. 355).Nella pagina successiva, un gruppo di mondine degli anni ‘50, nella risaia nei pressi della Pineta di Classe (“Vecchia Ravenna” n. 5, 1981, p. 57).

Risicoltura fiorente per tutto l’800

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operai delle risaie, uomini e don-ne, erano braccianti sradicati dalle famiglie, dimentichi della cultura tradizionale, spesso protagonisti di atti e comportamenti “licenzio-si” per la morale corrente. Da qui anche i motivi di ostilità (accanto a quelli tradizionali di natura sa-nitaria) fatti propri in particolare dalla Chiesa e da tutti coloro che vi vedevano con spavento i primi fenomeni di disgregazione sociale della vecchia società patriarcale e contadina. In realtà, nelle loro recriminazioni i detrattori tendevano a confonde-re la causa con l’effetto, perché la diffusione del bracciantato era un fenomeno di lungo periodo dell’e-voluzione demografica, e caso mai il lavoro nelle risaie poteva essere

una valvola di sfogo della schiera sempre più folta della manodopera eccedente. Cosa che apparve chia-ra quando i braccianti disoccupa-ti diventarono protagonisti delle prime grandi proteste sociali della Romagna, dopo che, a partire dal 1880, in seguito al crollo dei prez-zi, la coltivazione del riso cominciò velocemente a declinare. Da quasi 6000 ettari del periodo di massima espansione, nel 1900 la superficie a risaia era ridotta a meno di mille, soppiantata dalle foraggere e dalla barbabietola. Del resto, anche la bonifica continuava a procedere. Nella prima metà del ‘900, la col-tura umida vene sempre più con-finata ai terreni marginali ancora in corso di prosciugamento, come quelli della cassa di colmata o del-

la Standiana, accompagnando nel suo declino quello della residua memoria della società agricola ot-tocentesca. Fu davvero emblema-tico che l’ultimo anno delle risaie ravennati fosse il 1960, al culmine del “miracolo” industriale che pro-prio a Ravenna ebbe una delle sua città-simbolo. Da quel momento, l’epoca delle mondine sopravvis-se solo nei ricordi degli anziani e in poche residue testimonianzie fisiche, come quella del grande essiccatoio abbandonato ai margini della Standiana. Fino ad un giorno del 1992, quando una demolizio-ne sciagurata e impunita privò la città dell’ultima memoria tangibile di un’esperienza che aveva segnato così in profondità due secoli della sua storia. IN

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L’avanguardia per L’hair styLeL’uLtima creazione

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angoLo reLax e una coLLezione

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“Vittorio Parrucchieri” è il nome dell’ultima crea-zione di Vittorio martini, già ideatore del negozio cem e ora socio di nuova società insieme alla figlia marianna martini e ad anna Lisa cosentino. Un salone uomo-donna fresco di restyling che ri-corda le strutture metropolitane più all’avanguar-dia, su cui campeggia un grande schermo che proietta a ciclo continuo sfilate di moda ed eventi dedicati a bellezza e benessere. Ed è proprio a Milano, capitale della moda, che Marianna ha preso spunto per idee e suggestioni innovative. Qui, infatti, la socia più giovane del team sta concludendo un corso di perfezionamen-to per insegnanti di danza all’Accademia della Scala. Moderno e funzionale, il negozio dispone an-che di un colour bar, area in cui il cliente può scegliere la nuance preferita per tinte, riflessi o mèches osservando da vicino l’utilizzo dei prodotti. Cinquantassette anni di esperienza alle spalle, Vittorio rac-conta che nel corso del tempo ha vissuto direttamente i cambiamenti che ruotano attorno al mondo dell’hair style. “L’avventura ha inizio nel 1964 insieme a bru-no bezzi, che è stato il mio maestro. Insieme - spiega Martini - nel 1975 abbiamo dato vita al Cem. Essere un parrucchiere però è più bello oggi che 20 anni fa. Ora è più facile esprimere la propria creatività, grazie anche alla maggiore disponibilità della donna al cam-biamento, sia nel colore che nei tagli, si osa di più”.art director della Fashion night, l’evento moda che ogni anno anima il centro storico di Ravenna, Martini è stato responsabile di scuole professionali per par-

rucchieri come anam e unfasm con sede a mo-dena. “Non ho mai smesso di perfezionarmi - aggiunge Martini - per questo sia io che il mio staff partecipiamo ogni anno a corsi di aggiornamento a Londra, Parigi, Ber-lino organizzandoli anche all’interno del salone stesso”.Aperto sette giorni su sette, il salone si espande su una superficie di 200 mq dove recentemente è stato realizzato anche un angolo relax, in cui i clienti pos-sono rilassarsi su una poltrona massaggio sorseg-giando una tisana, sotto la luce colorata di led al soffitto. La struttura dispone anche di lavelli apposita-mente studiati per i disabili, forniti di poltrone mobili. “Erano molte le clienti in carrozzina – racconta Marian-na Martini - costrette ad arrivare con i capelli bagnati per farsi la piega. Ora invece possono tranquillamente venire e scegliere il trattamento che preferiscono”.In vendita, insieme ai prodotti per capelli, anche una collezione di bigiotteria realizzata in seguito ad una collaborazione con una jewel designer ravennate. I gio-ielli fanno parte di una collezione creata ad hoc per il salone, e sono ora acquistabili online anche sul sito di recente costruzione (www.vittorioparrucchieri.it).Da ultimo il negozio ha aderito all’iniziativa promossa da Cna “Progetto wi-fi”, che consentirà ai clienti di na-vigare su Internet in attesa della messa in piega o del colore. “Tutti questi servizi - conclude Anna Lisa - sono pensati per il benessere di chi viene a trovarci: vogliamo che nel nostro negozio i clienti si sentano il più possibile rilassati, come in una seconda casa”.

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VittorioParrucchieri

“Vittorio Parrucchieri” è il nome dell’ultima crea-zione di Vittorio martini, già ideatore del negozio cem e ora socio di nuova società insieme alla figlia marianna martini e ad anna Lisa cosentino. Un salone uomo-donna fresco di restyling che ri-corda le strutture metropolitane più all’avanguar-dia, su cui campeggia un grande schermo che proietta a ciclo continuo sfilate di moda ed eventi dedicati a bellezza e benessere. Ed è proprio a Milano, capitale della moda, che Marianna ha preso spunto per idee e suggestioni innovative. Qui, infatti, la socia più giovane del team sta concludendo un corso di perfezionamen-to per insegnanti di danza all’Accademia della Scala. Moderno e funzionale, il negozio dispone an-che di un colour bar, area in cui il cliente può scegliere la nuance preferita per tinte, riflessi o mèches osservando da vicino l’utilizzo dei prodotti. Cinquantassette anni di esperienza alle spalle, Vittorio rac-conta che nel corso del tempo ha vissuto direttamente i cambiamenti che ruotano attorno al mondo dell’hair style. “L’avventura ha inizio nel 1964 insieme a bru-no bezzi, che è stato il mio maestro. Insieme - spiega Martini - nel 1975 abbiamo dato vita al Cem. Essere un parrucchiere però è più bello oggi che 20 anni fa. Ora è più facile esprimere la propria creatività, grazie anche alla maggiore disponibilità della donna al cam-biamento, sia nel colore che nei tagli, si osa di più”.art director della Fashion night, l’evento moda che ogni anno anima il centro storico di Ravenna, Martini è stato responsabile di scuole professionali per par-

rucchieri come anam e unfasm con sede a mo-dena. “Non ho mai smesso di perfezionarmi - aggiunge Martini - per questo sia io che il mio staff partecipiamo ogni anno a corsi di aggiornamento a Londra, Parigi, Ber-lino organizzandoli anche all’interno del salone stesso”.Aperto sette giorni su sette, il salone si espande su una superficie di 200 mq dove recentemente è stato realizzato anche un angolo relax, in cui i clienti pos-sono rilassarsi su una poltrona massaggio sorseg-giando una tisana, sotto la luce colorata di led al soffitto. La struttura dispone anche di lavelli apposita-mente studiati per i disabili, forniti di poltrone mobili. “Erano molte le clienti in carrozzina – racconta Marian-na Martini - costrette ad arrivare con i capelli bagnati per farsi la piega. Ora invece possono tranquillamente venire e scegliere il trattamento che preferiscono”.In vendita, insieme ai prodotti per capelli, anche una collezione di bigiotteria realizzata in seguito ad una collaborazione con una jewel designer ravennate. I gio-ielli fanno parte di una collezione creata ad hoc per il salone, e sono ora acquistabili online anche sul sito di recente costruzione (www.vittorioparrucchieri.it).Da ultimo il negozio ha aderito all’iniziativa promossa da Cna “Progetto wi-fi”, che consentirà ai clienti di na-vigare su Internet in attesa della messa in piega o del colore. “Tutti questi servizi - conclude Anna Lisa - sono pensati per il benessere di chi viene a trovarci: vogliamo che nel nostro negozio i clienti si sentano il più possibile rilassati, come in una seconda casa”.

Vittorio parrucchieriVia Classicana, 408, 48100 Ravenna Tel. 0544 403377 www.vittorioparrucchieri.it

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Immagini cariche di umanità escono dalle

mani esperte di Silvano Fabbri, artista faentino affascinato dalle forme

e dai volumi, trattati con elegante misura

compositiva.

La vita di Silvano Fabbri è segnata da improvvise e impreviste svolte, decise molto spesso dal caso. For-se il padre avrebbe voluto che pro-seguisse l’attività imprenditoriale della famiglia. Gestiva a Faenza un magazzino di legna e carbone a cui si rivolgeva una buona clien-

tela locale e le consegne erano af-fidate al figlio ancora adolescente. Tra l’altro, forniva le tante botte-ghe dei ceramisti attive in città, tra cui anche quella di Riccardo Gatti, il quale, avendo notato le abilità nel disegno e nella creazione di “bambocci” con l’argilla del riva-

testo Aldo Savini - foto Lidia Bagnara

Archeologo e Scultore

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Creare | Silvano Fabbri

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lino del fiume fatte dal ragazzo, gli consigliò di frequentare la lo-cale Scuola di Disegno, dove ebbe come maestri Roberto Sella, Giu-lio Morigi, Mario Ortolani e Fran-cesco Nonni e come compagni, tra gli altri, Sergio Saviotti, Nevio Bedeschi, Goffredo Gaeta e Gior-

dano Tronconi. In seguito seguì l’insegnamento di Angelo Biancini e Anselmo Bucci all’Istituto d’Arte per la Ceramica, e fu determinan-te per la sua formazione l’espe-rienza per due anni come plasti-catore proprio presso la Bottega Gatti. La ceramica lo appassionava ma per una serie di circostanze

propizie si trovò a fare quasi per caso l’archeologo. Gli fu affidato l’incarico di seguire direttamen-te i numerosi cantieri edili che operavano in città. Scendendo a vari metri di profondità, spalan-do e rimuovendo terra, frequenti e interessanti furono le sorprese

e i ritrovamenti che nel tempo avrebbero poi consentito di alle-stire, nel 1973, la Sala dei fram-menti al Museo delle Ceramiche. La sorpresa più emozionante fu durante lo sterro per il getto delle fondamenta dell’ampliamento su via Campidori dell’Istituto per la Ceramica: il ritrovamento di uno

scheletro umano alla profondità di quasi 5 metri. Insieme al te-schio e alle ossa vennero alla luce anche 26 monete d’oro delle zec-che di Venezia, Milano, Genova e Firenze. L’elmo poco distante, pur consumato, consentì di ipotizzare che si trattasse di un soldato mer-cenario, morto per ferite e frat-ture probabilmente durante un combattimento, che conservava il tesoretto in un sacchetto nascosto sotto la cintura. Per meriti conse-guiti a Faenza ottenne un analo-go incarico a Forlì e, per alcuni anni, collaborò con la dottoressa Luciana Prati. Tuttavia, non ave-va nel frattempo abbandonato la ceramica. Fin dalle esperien-ze infantili la creta che si presta alla manipolazione e al contatto diretto con la mano lo aveva af-

A fianco, alcune eleganti figure di Silvano Fabbri, raffigurato in

apertura assieme ai ritratti di celebri personaggi locali.

La formazione nella Bottega Gatti

IN Magazine | 37

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fascinato per creare figure e scul-ture, più che l’oggettistica della tradizione faentina. L’attenzione ai volumi, aspetto formale dei la-vori di Fabbri, rimanda alla scul-tura di Domenico Rambelli, ma a lui interessa principalmente dare visibilità a sensazioni che rendono vive e presenti le composizioni. I gruppi e le formelle a soggetto sacro non presentano particolari enfasi e solennità, ma piuttosto sembrano appartenere alla sfera della vita quotidiana. D’altra par-te i ritratti dei personaggi locali, da Angelo Biancini a Riccardo Gatti, da Pietro Melandri al musicista Se-condo Casadei, oltre ad un ricono-scimento del loro ruolo culturale e artistico rivelano nell’interpre-tazione espressiva una profonda umanità, senza tradire il tempe-ramento personale, e allo stesso tempo senza cadere nella retorica celebrativa o, tanto meno, nella dissacrazione ironica e caricatu-rale. Nei suoi lavori recenti si av-vertono le suggestioni derivate dai grandi maestri dell’innovazione ceramica del ‘900, per l’esigenza di una continua revisione e ag-giornamento al fine di prolungare nella contemporaneità lo spirito dell’invenzione. Le sue sculture, dall’elegante misura compositiva, conservano l’impronta tattile che accentua l’immediatezza del gesto. I possibili equivoci del bozzetto vengono fugati dal rivestimento cromatico degli smalti e dagli ef-fetti sperimentali del lustro che hanno il potere di impreziosirle, conferendo loro una lucentezza vibrante e palpitante. IN

Chi è Silvano Fabbri

Silvano Fabbri è nato a Faenza nel 1931. Dopo aver frequentato la Scuola comunale di Disegno “Tommaso Minardi”, nel 1951 si diploma Maestro d’arte

all’Istituto d’Arte per la Ceramica di Faenza. Lavora per alcune Botteghe locali e per varie fabbriche nel nord Italia, tra cui la Cer-Gres di Padova, la Ceramica di Cislago (VA) e la Ceramica di Cunardo (VA). Nel 1960 ritorna a Faenza e apre un suo atelier in borgo Dulbecco. Nel 1967 viene assunto dal Museo Internazionale

delle Ceramiche e sulla base di una convenzione tra il Museo e il Comune assume l’incarico di controllore degli scavi dei cantieri edili in città. Dal 1968 al

1980 è docente del laboratorio ceramico del Carcere Minorile di Forlì. Nel 1973 è nominato Ispettore Onorario per la Soprintendenza Archeologica di Bologna per il Comune di Forlì. Dal 1976 si dedica alla scultura ceramica. Nel 2008, in occasione

del 64° anniversario della Liberazione di Faenza, realizza il pannello in ceramica in ricordo delle vittime civili della guerra, posto in Piazza del Popolo sul muro

antistante la torre. Vive a Faenza e lavora nello studio di via Mons. Battaglia 11.

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Page 40: InMagazine Faenza 03/12

Via Molinetto, 29 - Ravenna - Tel. 0544 67347P.zza Baracca, 30 - Ravenna - Tel. 0544 216259

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Il titolo della XXIII edizione di Ravenna Festival, “Nobilissima vi-sione”, ha in sé il concetto di so-litudini claustrali, di silenzio, di stati d’animo di cui oggi l’uomo ha bisogno per ritrovare se stesso, per ripensare e rivedere i valori nei quali credere. Il programma, aper-to il 27 aprile con il concerto della Chicago Symphony Orchestra di-retta dal maestro Muti, prevede un percorso che, partendo dai nostri eremi, giunge al lontano Oriente, coinvolgendo nel cammino le voci di numerosi paesi che sorprende-ranno per la vicinanza e la condi-visione dei temi proposti. Abbiamo incontrato le ‘menti’ che danno

vita al Festival, i direttori artistici Cristina Mazzavillani Muti, Franco Masotti e Angelo Nicastro, ed era inevitabile chiedere loro il perché del tema prescelto.A chi è venuta l’idea, in quale cir-costanza?“Stavamo meditando - risponde Franco Masotti - quando abbiamo appreso che si celebravano i mille anni della fondazione dell’Eremo di Camaldoli per opera di San Ro-mualdo. È stato come un segno, e abbiamo subito intuito l’importan-za di sottolineare un certo modo di vivere che l’uomo di oggi ha di-menticato”.“Siamo sempre molto attenti - gli

Il viaggio di ritorno in se stessi è quello proposto dalla XXIII

edizione di Ravenna Festival. Firmato dai

direttori artistici Cristina Mazzavillani Muti, Franco

Masotti e Angelo Nicastro.

testo Anna De Lutiis - foto Massimo Fiorentini

Una nobilissima Visione

IN Magazine | 41

Presentare | Ravenna Festival

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fa eco Cristina Mazzavillani Muti, ai segni che ci indicano la via da seguire. Con Franco e Angelo ci siamo detti che in questo ‘scata-fascio’ più che mai c’era bisogno di spiritualità, di misticismo e di altezze spirituali”.Avete lavorato insieme per la pro-grammazione, oppure vi siete divisi i compiti?“Si lavora insieme - dice Cristina - ma devo ammettere che Franco Masotti ha la preparazione più ade-guata per tutto quanto è moderno, contemporaneo e futuro mentre Angelo, che si è già occupato della Stagione d’Opera invernale, spazia molto nel mondo operistico, came-ristico, strumentale”.“A questo proposito - sottolinea Angelo Nicastro - voglio segnala-re una serata molto importante e complessa, quella del 7 luglio, che comprende ‘Nobilissima Visione’ la Suite di Hindermith dal ballet-to omonimo con la coreografia di Micha van Hoecke, musiche ispi-rate dalle storie di San Francesco affrescate da Giotto, in Santa Cro-ce, Firenze. La seconda parte del programma presenta, sempre di

Hindermith ‘Sancta Susanna’, una delle opere più emblematiche e in-quietanti. Il maestro Muti dirigerà l’Orchestra Cherubini mentre la regia sarà di Chiara Muti, che ha già fatto numerose esperienze sul campo a Parigi e a Montpellier. Inoltre la mattina del 7 luglio il filo-sofo Massimo Cacciari e Riccardo Muti, in una conversazione al Tea-tro Alighieri, si confronteranno sul misticismo, la potenza dell’arte, il rapporto tra fede e chiesa”. Una fase nuova è rappresentata dalla trilogia autunnale dedicata a Verdi. Sono riproposte Rigoletto, Il Trovatore, La Traviata. È un modo di rendere l’opera più fruibile per il pubblico?“Proprio così”, conclude Cristina. “Le tre opere si alterneranno dal 9 al 18 novembre. Sarà l’occasione, anche per coloro che non hanno la passione per l’opera, di scegliere il titolo e la serata: i mezzi multime-diali danno oggi possibilità enormi, permettono di cambiare opera da una sera all’altra senza grossi pro-blemi di scene. E per noi è un modo utile per divulgare questo prezioso patrimonio che l’Italia ha”. IN

Sopra, il Maestro Riccardo Muti; a fianco, i monaci tibetani protagonisti

dello spettacolo “7 giorni in Tibet”. In apertura, i direttori artistici del festival, Franco Masotti, Cristina

Mazzavillani Muti ed Angelo Nicastro.

I protagonisti dell’edizione 2012

Pietro Borgonovo dirigerà la Cherubini assieme al Chicago

Children’s Choir, mentre il direttore russo Yuri Temirkanov torna al festival con l’Orchestra Filarmonica di San Pietroburgo.

Ancora l’Orchestra Giovanile Luigi Cherubini diretta dall’americano

Dennis Russell Davies e successivamente dal maestro

Riccardo Muti nella serata “Il Concerto delle Fraternità”,

che la vedrà assieme all’Orchestra Giovanile Italiana. La raffinata tradizione del canto spirituale

sufi ‘Ghazal’ viene invece proposta dalla cantante uzbeka

Monàjàt Yulchieva. I canti dei monaci tibetani arrivano con lo

spettacolo ‘7 giorni in Tibet’, e non mancheranno i balletti dalla Shen

Wei Dance Arts, alla Cedar Lake Contemporary Dance,

dal Centre Chorègraphique National de Crèteil al Gran Gala

dell’Opera National de Paris.

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Abitare | Appartamento di lusso

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Arrivati vent’anni fa a Ravenna, i pro-prietari di questo pregiato apparta-mento vissero temporaneamente in un’abitazione del centro in attesa che fosse pronta la casa su misura proget-tata dalla “Bizantina Costruzioni Srl”, che ha rilevato il terreno su cui sorge-va l’ex caserma della Polizia Stradale e ne ha fatto un lussuoso complesso residenziale, con al suo interno una corte con palme e arredo da giardino in tufo. Ubicata al terzo piano, questa dimora si apre con un’ampia terrazza in cui spicca un esclusivo barbecue a colonna in ferro zincato della ditta il Fumista, con un salotto da esterno co-stituito da tavolo e poltrone in rattan sintetico. Una tenda avvolgibile della TbT di Ravenna protegge dal sole le rigogliose fioriere. A dividere il sog-giorno dalla cucina è una doppia anta scorrevole in vetro acidato della Caso-lari, mentre un’ampia vetrata che dà sulla terrazza invade di luce naturale la zona pranzo. Sulla parete di fondo primeggia il camino della “M Design”: un focolare con chiusura in vetro a scomparsa che arreda la zona giorno con carattere e riservatezza, così come l’imponente colonna portante al cen-

Luce naturale ed elementi di design caratterizzano questo appartamento di lusso, realizzato in un elegante complesso residenziale.

testo Linda Antonellini foto Massimo Fiorentini

Classicod’Autore

IN Magazine | 45

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tro del soggiorno enfatizza la verti-calità che conduce al soffitto in tra-vi a vista. A fianco ad essa si stringe il salotto, composto da due ampi divani in pelle rossa e un mobile giorno in wengè con tv al plasma a parete. A terra i tappeti persia-ni donano colore al pavimento in listoni di legno decapato, mentre a conferire cromatismo alle pa-reti ci pensano le stampe di Kan-disky, l’orologio a muro “Clocks di Diamantini&Domeniconi ed i faretti di Elfi Luce in vetro di Mu-rano. Importante la collezione dei pregiati vasi in cristallo colorato Venini, poi ancora i numerosi ar-genti: la “pesciera” da portata ed i particolarissimi frutti di Ancara-ni in bagno d’argento: pezzi unici, lavorati a mano che all’interno

contengono una mela vera, una banana, un limone di cui si perce-piscono ancora i semi.In cucina spiccano suppellettili del-la Royal Sheffield Family: raffinati capolavori realizzati dai migliori argentieri dei secoli passati pog-giano sul piano in quarzo Okite; si tratta di una pietra composita da silice e resine colorate che coniu-ga resistenza, durata ed estetica. L’arredo della cucina è stato acqui-stato da Punto Cucine: il modello Nova si compone di ante laccate lucide color tortora e parti in ve-tro opalino. Una cappa d’aspira-zione Franke diviene elemento di forte connotazione contempora-nea, conferendo un segno raffi-nato all’ambiente living. Il tavolo modello “Avantgarde”, dalle linee

essenziali e dalla struttura in me-tallo con piano in vetro temprato, è firmato Calligaris - Italian Home Design dal 1923. Acquistato da Bia-getti, invece, il tavolo da soggiorno in vetro opale e wenghè con gambe a piramide, sobrie anche le sedie che lo circondano, non rivestite in eco-pelle come quelle della cuci-na ma in minimale tessuto bianco, come a voler scomparire per lascia-re la scena alla luce che scaturisce dalla celebre “Lampada ad Arco” di Flos: un classico del design per antonomasia che, come tale, fa par-te della esposizione permanente al Museo di arte moderna di New York (MoMa). Nel 1962 i fratelli Achille e Pier Castiglioni progetta-rono questo elemento illuminante la cui forma, basata su una semi-

A fianco, l’arredo contemporaneo della cucina, in cui spiccano raffinate suppellettili antiche. Sotto, la terrazza con il barbecue a colonna. In apertura, il soggiorno, in cui spicca la celebre “lampada ad arco” di Flos. Nella pagina a fianco, il bagno padronale.

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sfera in acciaio inox, unisce i vantaggi di una lampada pendente e una da terra, con basamento in marmo di Carrara. Altro complemento in bella mostra sul mobile di design laccato bianco della zona giorno è il piatto turco proveniente da un viaggio ad Istanbul che fa pendant con quelli della cucina portati da Gerusalemme dal figlio tennista, di ritorno da un torneo Under ’18. Valicando le porte Dierre della zona notte, si accede al bagno padronale anch’esso pavimentato in legno e rivestito in marmo; raf-finato il lavabo sospeso in vetro su cui poggia la pregiata collezione di profumi della padrona di casa. Essenziali ed eleganti i sanitari della Globo, le ante della doccia in cristallo e profili in alluminio della Titan Bagno. In armonia con lo stile ricercato del bagno è il termo arredo della Runtal che funge da porta salviette ed elemento scaldante di design. Grazie alle competenze dell’arredatore Flavio di Biagetti Store i padroni di casa hanno creato un’alchimia che con-duce verso il bello e la qualità; formula vincente scaturita dall’esperienza di chi si occupa di costruzioni, dal talento di chi cura le rifiniture d’arredo e dal gusto raffinato dei pro-prietari, classici nella composizione e moderni nella resa. IN

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IN Magazine | Special ADV

La Bourbon Offshore Dnt di Ravenna taglia il tra-guardo dei primi dieci anni di attività in forte cre-scita, con prestigiosi lavori in tutto il mondo e una soli-da ed efficiente struttura organizzativa. Si tratta di una delle poche aziende in Italia a disporre di mini sommergibili filoguidati (Rov) altamente tecnolo-gici in grado di lavorare con precisione sott’ac-qua, fino addirittura a quattromila metri di profondità, nell’ambito di precise operazioni di ispezione, costru-zione e riparazioni. Fondata nel 2002, è stata acquisita dalla Bourbon Offshore cinque anni dopo. Artefice della recente ristrutturazione interna è il direttore generale Pierfrancesco Bruti Liberati, di origini genovesi, van-ta trentadue anni d’esperienza nel settore oil & gas in tutto il mondo. Il suo percorso è iniziato come ufficiale di Marina, per continuare poi dal 1980 con le più importan-ti società di costruzioni offshore. “Quando la Bourbon Offshore mi ha affidato la Dnt - ricorda - nell’agosto 2008, l’azienda aveva una gestione familiare con una ventina di dipendenti. Oggi le cose sono profondamente diverse: i dipendenti sono saliti a 75 e l’organizzazione è di tipo industriale, grazie ad una struttura che vanta sei manager di settore. Una svolta che si evidenzia an-

Da Ravenna al monDo

DIecI annI DI attIvItà In cOstante

cRescIta, cOn PROgettI svILuPPatI

PeR cOmPagnIe PetROLIfeRe cOme

tOtaL eD enI.

che nella mole e complessità del lavoro: agli inizi la società si occupava di piccole commesse all’80% in Adriatico o zone facilmente raggiungibili dai nostri tecnici, oggi sviluppa progetti per compagnie petrolifere quali total ed eni in tutto il mondo, in particolare nel West Africa e Indonesia. Questo richiede il supporto di una struttura logistica e di controllo molto articolata, visto che è necessario saper predisporre ogni cosa in largo anticipo”. L’attività della Bourbon Offshore Dnt è preziosa se si considera che, fino a non molti anni fa, le attività erano svolte principalmente da persone che ri-schiavano anche la vita per effettuare delicate operazio-ni in acqua. Oggi tutto viene fatto in piena sicurezza, con macchinari guidati da tecnici in un’apposita stazione di pilotaggio, posta su una nave. I Rov “volano nell’ac-qua” e sono dotati di bracci meccanici in grado di sollevare fino a 200 chili a due metri di distanza e di fare qualsiasi intervento, dall’apertura del portello di un sommergibile a quella di una valvola. Sono ma-novrati con joystick da personale altamente qualificato, formato in appositi simulatori, dove i tecnici seguono le indicazioni degli istruttori, in grado di simulare an-

che gli imprevisti che possono verificarsi nella realtà. Dal luglio 2009 l’azienda ha investito 21 milioni di dollari per l’acqui-sto di macchine sempre più grandi. Si va

dal Rov falcon, il macchinario di dimensioni più con-tenute, al Wrov uhd, che farebbe fatica a essere con-tenuto in una stanza. “Il loro utilizzo - spiega il direttore generale - dipende dal tipo di necessità. Servono per controllare, manutenzionare e riparare impianti di estrazione di petrolio e gas, evitando così l’insorgere di problemi ecologici, quali i disastri legati alla rottura di tubature di petrolio. Ma anche per garantire il riscal-damento nelle case, attraverso una sicura erogazione del gas. Il nostro principale cliente, l’Eni, per esempio, ripone grande attenzione nella ispezione e manutenzio-ne delle proprie piattaforme e gasdotti sottomarini”.

BourBon offshore DnT

Delicate operazioni di ispezione, installazione, manutenzione e riparazione messe in atto con macchinari (ROV) all’avanguardia

Ravenna - Via Vittorio Emanuele Orlando, 2Tel. 0544 685665 - Fax 0544 684046www.dntoffshore.com

Page 49: InMagazine Faenza 03/12

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La Bourbon Offshore Dnt di Ravenna taglia il tra-guardo dei primi dieci anni di attività in forte cre-scita, con prestigiosi lavori in tutto il mondo e una soli-da ed efficiente struttura organizzativa. Si tratta di una delle poche aziende in Italia a disporre di mini sommergibili filoguidati (Rov) altamente tecnolo-gici in grado di lavorare con precisione sott’ac-qua, fino addirittura a quattromila metri di profondità, nell’ambito di precise operazioni di ispezione, costru-zione e riparazioni. Fondata nel 2002, è stata acquisita dalla Bourbon Offshore cinque anni dopo. Artefice della recente ristrutturazione interna è il direttore generale Pierfrancesco Bruti Liberati, di origini genovesi, van-ta trentadue anni d’esperienza nel settore oil & gas in tutto il mondo. Il suo percorso è iniziato come ufficiale di Marina, per continuare poi dal 1980 con le più importan-ti società di costruzioni offshore. “Quando la Bourbon Offshore mi ha affidato la Dnt - ricorda - nell’agosto 2008, l’azienda aveva una gestione familiare con una ventina di dipendenti. Oggi le cose sono profondamente diverse: i dipendenti sono saliti a 75 e l’organizzazione è di tipo industriale, grazie ad una struttura che vanta sei manager di settore. Una svolta che si evidenzia an-

Da Ravenna al monDo

DIecI annI DI attIvItà In cOstante

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che nella mole e complessità del lavoro: agli inizi la società si occupava di piccole commesse all’80% in Adriatico o zone facilmente raggiungibili dai nostri tecnici, oggi sviluppa progetti per compagnie petrolifere quali total ed eni in tutto il mondo, in particolare nel West Africa e Indonesia. Questo richiede il supporto di una struttura logistica e di controllo molto articolata, visto che è necessario saper predisporre ogni cosa in largo anticipo”. L’attività della Bourbon Offshore Dnt è preziosa se si considera che, fino a non molti anni fa, le attività erano svolte principalmente da persone che ri-schiavano anche la vita per effettuare delicate operazio-ni in acqua. Oggi tutto viene fatto in piena sicurezza, con macchinari guidati da tecnici in un’apposita stazione di pilotaggio, posta su una nave. I Rov “volano nell’ac-qua” e sono dotati di bracci meccanici in grado di sollevare fino a 200 chili a due metri di distanza e di fare qualsiasi intervento, dall’apertura del portello di un sommergibile a quella di una valvola. Sono ma-novrati con joystick da personale altamente qualificato, formato in appositi simulatori, dove i tecnici seguono le indicazioni degli istruttori, in grado di simulare an-

che gli imprevisti che possono verificarsi nella realtà. Dal luglio 2009 l’azienda ha investito 21 milioni di dollari per l’acqui-sto di macchine sempre più grandi. Si va

dal Rov falcon, il macchinario di dimensioni più con-tenute, al Wrov uhd, che farebbe fatica a essere con-tenuto in una stanza. “Il loro utilizzo - spiega il direttore generale - dipende dal tipo di necessità. Servono per controllare, manutenzionare e riparare impianti di estrazione di petrolio e gas, evitando così l’insorgere di problemi ecologici, quali i disastri legati alla rottura di tubature di petrolio. Ma anche per garantire il riscal-damento nelle case, attraverso una sicura erogazione del gas. Il nostro principale cliente, l’Eni, per esempio, ripone grande attenzione nella ispezione e manutenzio-ne delle proprie piattaforme e gasdotti sottomarini”.

BourBon offshore DnT

Delicate operazioni di ispezione, installazione, manutenzione e riparazione messe in atto con macchinari (ROV) all’avanguardia

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Una dura gavetta e poi la scuola di pasticceria che serve la Casa reale d’Inghilterra. Nasce così la fortuna professionale di Camilla Rossi, oggi tra le più ricercate cake designer italiane.

Sin da bambina Camilla Rossi si divertiva a giocare con le paste mo-dellabili e con le panne colorate per decorare le torte di comple-anno che realizzava insieme alla nonna. Crescendo ha intrapreso un lungo percorso di studi che l’ha portata a laurearsi in Scienze della comunicazione, a fare un paio di tirocini negli Stati Uniti e a conse-guire un dottorato in Sociologia. Ma aveva difficoltà a trovare lavo-ro, così ha rivoluzionato di nuovo la sua vita, tornando all’antica pas-sione. Dopo aver fatto esperienza alla Little Venice Cake Company di Londra, la scuola di pasticceria che serve la Casa reale e i vip britan-nici, ha aperto a Ravenna il nego-zio e laboratorio Torte & C., in via Gioacchino Rasponi 41. Ora, a soli trent’anni, è una delle più ricerca-te cake designer italiane.Le sue torte lasciano a bocca aper-ta per la precisione ed elegan-

testo Roberta Bezzi - foto Lidia Bagnara

La regina delle Torte

50 | IN Magazine

Decorare | Camilla Rossi

Page 51: InMagazine Faenza 03/12

za dei dettagli. Ma lei è golosa?“Per nulla. Assaggio le torte men-tre le preparo com’è inevitabile che sia. Ma non amo particolar-mente le cose dolci. Ad attirarmi è stato di più l’aspetto estetico, l’idea di poter realizzare dolci finemente decorati, secondo la tradizione in-glese e americana. E ugualmente buoni da mangiare, grazie ad una attenta scelta delle materie prime”.Com’è stato il suo tirocinio da pa-sticcera?“Visto che il dottorato non mi aiutava a trovare lavoro in Italia, neanche in pasticceria dove ero troppo ‘titolata’, ho accolto l’invito di un’amica che abitava a Londra. In due settimane ho ricevuto tre proposte di lavoro di bassa mano-valanza. Ho scelto una bakery e lì è iniziato il mio lungo tirocinio: eravamo otto persone in uno spa-zio di 3 metri per 4, niente condi-zionatore, niente tempo libero, ma tanto entusiasmo. Ero addetta alla planetaria, che pesava una decina di chili e richiedeva una gran fati-ca per essere spostata...”.Poi il sogno è diventato più concreto quando si sono aperte le porte della Little Venice Cake Company…“Quando mi sono presentata mi hanno detto che non c’era posto. Ma io ero stufa dell’altro lavoro, volevo crescere a tutti i costi. Così, pur essendo timida, ho tirato fuori la grinta e, dopo qualche giorno, mi sono ripresentata per chiedere cosa potevo fare per prepararmi in vista delle selezioni successive. All’improvviso, a causa di un ritiro, si è liberato un posto e sono riusci-

ta a superare la prova, che consi-steva nel realizzare vari tipi di de-corazione a copertura delle torte”.Com’è stata l’esperienza in una scuola così esclusiva?“Mi si aperto un mondo nuovo. In Italia fare un tirocinio vuol dire spesso fare fotocopie. Là, già dal primo giorno, mi hanno dato una torta da duemila sterline da im-pilare e sono stata subito inserita nel processo produttivo. In più, e questa è una cosa straordinaria, si poteva chiedere cosa imparare fissando un appuntamento con il pasticcere che meglio sapeva fare un certo tipo di lavoro”.Guardando in tv le torte monumen-tali del “Boss delle torte”, Buddy Valastro, viene da chiedersi: sarà buona quanto bella?“Le torte inglesi non possono esse-re realizzare come il classico pro-dotto italiano con crema chantilly, perché sono fatte per restare espo-ste a lungo fuori frigo. Ci sono tor-te americane costosissime che un italiano non pagherebbe neanche pochi euro. Per questo, dopo varie sperimentazioni, ho personalizza-to le ricette con meno burro, meno zucchero, bagnando gli impasti per non lasciarli troppo asciutti”. Di recente ha registrato una trasmis-sione per Sky, dove imperversano format come “La guerra delle torte” a colpi di cupcake…“Mi hanno contattata per due epi-sodi-pilota di ‘5x5’, in cui 5 esperti danno consigli in 5 minuti. Ora la produzione è incentrata su un altro programma, ma forse sarà ri-preso nei prossimi mesi”. IN

Sopra, la torta Maria Antonietta. In apertura la cake designer Camilla Rossi.

Decori vittoriani sulla “Maria Antonietta”

La torta in cui Camilla Rossi si identifica di più si chiama “Maria Antonietta”, un omaggio ai decori dell’epoca vittoriana e ispirata all’omonimo film di Sofia Coppola. Molto elegante e sofisticata, è una creazione in cui si fa largo uso di colori pastello, oro e argento, di nuance metalliche, di sfarzo e barocco. Le torte sono solo su ordinazione, mentre in negozio Camilla tiene cupcake di vari gusti e i marshmallows, le caramelle spugnose in diverse versioni senza l’uso di conservanti, biscotti glassati, tartufini e meringhe.

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Tenace e simpatica, Isabella Signani è più

che una promessa della scherma italiana.

Cresciuta nella palestra di via Falconieri fa incetta

di medaglie. Che dedica al padre.

Giovanissima, pimpante, Isabel-la Signani colpisce per la grande simpatia che riesce a trasmettere. È entrata nella palestra di via Fal-conieri a cinque anni, insieme al fra-tello Filippo, ed ora è molto più che una promessa per la scherma ita-liana. “Devo ringraziare mio bab-bo”, dice Isabella. “Nel gennaio del 2001 ci ha portato qua in palestra perché dovevamo fare uno sport comune che piacesse ad entrambi.

Inizialmente devo dire che non ero molto presa dalla scherma, poi con il tempo ho iniziato ad appassio-narmi”. Il primo successo non si scorda mai: “Ricordo bene la pri-ma gara con una prima vittoria a Klagenfurt; era in programma una gara per mio fratello, non era ne-anche la mia categoria ma sono ri-uscita a vincere”. Le medaglie, due bronzi e due ori nel Gran Premio Giovanissimi dal 2006 al 2009, sono

testo Michele Virgili - foto Massimo Fiorentini

Sul trono di Spada

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Combattere | Isabella Signani

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una pagina a cui Isabella tiene tan-tissimo perché sono legate a suo padre Andrea, scomparso nel gen-naio 2010. “Ero legatissima a mio padre, lui era il mio primo fan. Ho attraversato un periodo molto dif-

ficile, volevo mollare tutto ma poi grazie all’aiuto del mio maestro Guido Marzari, che mi ha spronato a non buttare via tutto il lavoro co-struito in tanti anni, con il tempo mi sono ripresa. Guido è il mio ma-estro da quando ho iniziato, tutti i risultati li ho raggiunti grazie a lui che ha sempre creduto in me”. E insieme a Marzari Isabella da otto-bre ha iniziato un programma fati-coso, con allenamenti al mattino e al pomeriggio. “Sono stati tre mesi impegnativi che hanno dato i loro frutti, voglio ringraziare Guido per la sua disponibilità ad allenarmi”.Questi primi mesi del 2012 hanno portato diverse medaglie alla Si-gnani con la maglia della nazionale: ai Campionati del Mediterraneo un oro individuale (cat. Cadette), un bronzo individuale (cat. Giova-ni) e bronzo a squadre miste e ai Campionati Europei Cadetti, un argento individuale nella spada femminile e un argento a squadre. “La convocazione a sorpresa è stata quella per i Giochi del Mediterra-neo a Porec a fine gennaio, ci spe-ravo ma non me l’aspettavo. Un’e-mozione grandissima, siamo state convocate in tre, due delle quali,

le migliori, sarebbero state convo-cate per gli europei. Io sono stata la migliore e di diritto mi è arrivata la convocazione per il mondiale”.Isabella prosegue: “Per i Giochi del Mediterraneo ero pronta, agli

Europei ho sentito l’emozione e ai Mondiali, dove erano presenti un centinaio di atlete, è subentrata la mancanza di esperienza. È stato molto bello esserci, un risultato avrebbe dato qualcosa in più”. A

fine maggio, a Bologna, è ai Cam-pionati Italiani serie A1 con il Cir-colo della Spada. La palestra di via Falconieri è una seconda casa per Isabella: “Io non ho idoli, il mio punto di riferimento è qui in pa-lestra ed è Melinda Mancinelli. La nostra è una società splendida, sia-mo tutti molto uniti e ci facciamo il tifo sia in pedana sia nella vita”. Siamo nell’era digitale e Isabella conferma di essere alla pari degli altri ragazzi della sua età. “Sono sempre in giro per il mondo e Fa-cebook mi permette di tenere i contatti con i miei amici”, conclude sorridendo. IN

Medaglie con la maglia della Nazionale

Un tocco da campionessa

Isabella Signani è nata a Ravenna il 18 maggio 1995. È entrata a far

parte del Circolo Ravennate della Spada nel 2001. Il primo successo è arrivato a fine aprile del 2005 in Austria, a Klagenfurt, in una Gara

Internazionale. Da allora sono tante le medaglie conquistate dalla schermitrice ravennate: un bronzo

individuale Bambine nel 2006, un bronzo individuale Giovanissime

nel 2007, un oro individuale Ragazze nel 2008 e un oro

individuale Allieve nel 2009, tutte conquistate nel Gran Premio

Giovanissimi. Nel 2009 è arrivata la prima convocazione in nazionale

per i Giochi del Mediterraneo. Isabella ha partecipato quest’anno,

sempre con la nazionale, ai Giochi del Mediterraneo che si sono svolti

a Porec, in Portogallo, ai Campionati Europei Cadetti

sempre a Porec e ai Campionati del Mondo Cadetti di Mosca. Ha due

fratelli: Filippo di 19 anni, anch’egli schermidore fino all’anno scorso,

e Angelica di 11 anni.

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Esperienze sul campo per giovani musicisti, grazie all’Accademia Italiana per la Direzione d’Orchestra e alla Grande Orchestra. Realtà innovative riunite nella Scuola Grande di San Filippo.

Un luogo d’arte, ispirato dall’ami-cizia professionale ed operativa, dove idee innovative guardano alla tradizione come un aspetto vivo e non come recupero polveroso del passato fine a se stesso. Questo luo-go è la Scuola Grande di San Filip-po di Faenza, fondata nel 2008, in collaborazione con l’Amministra-zione comunale, dal musicista Ro-mano Valenti. “Il progetto - raccon-ta - è quello di offrire agli allievi, attraverso la passione per la nostra esperienza artistica, un futuro più promettente”. Da questo pensiero prendono origine l’Accademia Ita-liana per la Direzione d’Orchestra e la Grande Orchestra. Entrambe una novità nel panorama forma-tivo italiano. All’Accademia, con Gilberto Serembe docente princi-pale, sono iscritti 18 allievi di cui 5 stranieri provenienti da Giappone, Vietnam, Spagna, Croazia. “Qui - spiega Valentini - hanno trovato una modalità che si distingue da altri corsi, grazie alla continuità del progetto, un weekend al mese per 10 mesi all’anno, e alla presenza per ben 7 weekend dell’orchestra nei suoi diversi organici: soli archi, formazioni da camera e compagine sinfonica”. Una situazione che dà la possibilità ai futuri direttori di fare

esperienza direttamente sul podio. L’orchestra, infatti, è protagoni-sta della didattica a partire dalla prova di ammissione al corso sino all’esame finale, un vero e proprio concerto con tanto di pubblico, a dicembre. “I musicisti dell’orche-stra - puntualizza Valentini - pro-vengono da molte città dell’Emilia-Romagna. Alcuni fanno parte della Cherubini, diretta dal maestro Ric-cardo Muti”. Fondatore e direttore dell’Orchestra Grande è il giovanis-simo Nicola Valentini, diplomato in violoncello al Conservatorio di Par-ma, assistente di Ottavio Dantone, direttore di Accademia Bizantina.

E poi c’è il progetto Creator, che compie otto anni. Un lavoro di recupero sul repertorio della tra-dizione di musica sacra che ha il riconoscimento del Pontificio con-siglio di cultura diretto dal cardi-nale Gianfranco Ravasi e la collabo-razione di Radiovaticana. “Perché San Filippo? Sono rimasto affasci-nato - conclude Valentini - da San Filippo Neri, che nel 1575 fondò la Congregazione dell’Oratorio a Roma radunando artisti, musicisti e uomini di scienza, dove fondò una scuola per l’educazione dei ragazzi. Per noi è fonte d’ispirazione”. www.scuolagrandesanfilippo.it IN

testo Claudia Graziani

Educazione alla Bellezza

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Suonare | Scuola Grande di San Filippo

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Parroco di Casal Borsetti, critico cinematografico e appassionato di musica. È Don Giovanni Desio, invitato in giuria al Festival di Locarno e di Venezia.

Vestito sempre in stile casual ma senza mai dimenticare il piccolo crocifisso che lo identifica come prete, Giovanni Desio è divenuto Don per libera scelta. Una decisio-ne ponderata in età già adulta, una vocazione alla quale oggi si dedica, come parroco, nella parrocchia di Casal Borsetti. La sua personalità comprende però vasti interessi cul-turali, in modo particolare è esper-to in campo musicale e nel cinema. Il Festival di Sanremo e quello del Cinema a Venezia lo vedono presen-te ormai da anni, e recentemente è stato invitato anche in Argentina.Giornalista, critico musicale e cine-matografico. Cosa viene prima?“Prima di tutto questo mi dedico al ministero sacerdotale. Poi viene l’interesse per l’arte tutta ma in modo particolare per il cinema, che per me non è mai diviso dalla mu-sica. Considero la musica una com-ponente fondamentale della vita”.Come nasce la passione per tutto questo?

“Risale al primo incontro con il professor Giancarlo Castelli, noto saggista e critico cinematografico, che ci educava alla lettura critica delle immagini. Devo a lui il mio approccio teorico e intellettuale con il cinema. Fu lui, ad indirizzar-mi al Centro Cinematografico di Roma, dove ho seguito una scuola di critico cinematografico. Grande importanza per me hanno avuto i corsi di Storia delle Teoriche del Cinema, Storia del Cinema e Storia del Teatro, all’Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano”.Quando ha iniziato a frequentare i festival?“Il primo è stato quello di Locarno. Lì mi son fatto le ossa come spetta-tore e critico e, anni dopo, sono sta-to chiamato a far parte della giuria come critico. In seguito sono stato inviato a Venezia, presenza che si è ripetuta per 18 anni e, nella sessan-tesima edizione sono stato in giuria”.Recentemente è stato invitato an-che all’estero...

“A novembre del 2011 sono stato invitato a Mar del Plata, in Argen-tina, primo italiano presidente di giuria. In aprile ho fatto parte della Giuria di Film Fest, Mosaico d’Eu-ropa, che si è tenuto a Ravenna”.Abbiamo trascurato la musica...“La musica rientra più nella mia sfera personale, anche se come cri-tico ho avuto ed ho spesso l’occa-sione di parlarne commentando anche il Festival di Sanremo, che frequento da anni”.Spesso lei propone corsi per inse-gnare agli studenti come leggere in senso critico le immagini cinema-tografiche...“Sì, è vero, ma non ho sempre i ri-sultati che corrispondono alle mie aspettative. In Italia l’argomento è ancora sottovalutato, soprattutto rispetto ad altri paesi europei come Inghilterra, Francia, Germania e paesi nordici. L’Italia, che è mae-stra di cinema in tutto il mondo, in questo caso è un fanalino di coda. E questo mi dispiace molto”. IN

testo Anna De Lutiis - foto Massimo Fiorentini

L’occhio critico del Don

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Partecipare | Giovanni Desio

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