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claudia-beacco
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ira, descrizione a cura della 4ds ora di rel
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IRADopo Superbia e Invidia, l’Ira, terza ed ultima forma del falso amore, quello diretto
contro gli altri.
L’ira che acceca.
Il volto spigoloso come pietra e tagliente come lama, la mano adunca come artiglio,
lo sguardo di fuoco, il naso affilato, l’atteggiamento furente come tempesta.
Improvvisa si scatena l’Ira, piomba come uccello rapace non contro una persona, ma
una sorta di manichino, volendo il pittore sottolineare quanto l’ira sia un moto
"gratuito", se non proprio ingiustificato, certo sproporzionato.
Gli irosi si arrabbiano per un nonnulla, si scagliano come fulmini talvolta contro
incolpevoli oggetti e persone, più spesso contro il destino.
L’aria blu è offuscata da minacciose nubi nere e sembra percorsa da una
flusso di corrente elettrica, da saette che colpiscono alla cieca. La mente
ottenebrata non vede "perché non vuol vedere". Avvolta nel "fummo" più
nero del "buio d’inferno" e di una "notte privata d’ogni pianeta",
infierisce con violenza.
Non ira dunque dovrebbe chiamarsi quella del "Pelide Achille" che
"infiniti addusse lutti agli Achei", ma sdegno di fronte alla propria libertà
minacciata. E sdegno fu quello di Gesù quando scacciò i mercanti dal
Tempio. Lo sdegno - insegna Sant’Agostino - è un’erba che cresce
verdeggiante solo fino a quando la giustizia viene ristabilita. Forse uno
dei mali del nostro tempo è il suo oscillare dalla abulica indifferenza
dell’Accidia, alla cecità dell’Ira, senza la capacità di uno sdegno
animato da un profondo senso di giustizia.