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Settimanale Fondato il 15 dicembre 1969 Nuova serie - Anno XLI - N. 39 - 2 novembre 2017 PARTITO MARXISTA-LENINISTA ITALIANO Comitato centrale Sede centrale: Via Antonio del Pollaiolo, 172a - 50142 FIRENZE Tel. e fax 055.5123164 e-mail: [email protected] -- www.pmli.it 1 9 1 7 - 2 0 1 7 1 0 0 G r a n d e R iv o lu z io n e S o c ia list a d O t t o b r e A N N IV E R S A R I O D E L L A O Cento anni fa, il 7 Novembre 1917, l’evento storico che ha dimostrato che il proletariato è capace di prendere il potere politico e di edificare il socialismo È LA VIA CHE DOBBIAMO SEGUIRE IN ITALIA Gloria eterna a Lenin, Stalin e ai marxisti-leninisti russi Viva la Grande Rivoluzione Socialista d’Ottobre! Viva la Grande Rivoluzione Socialista d’Ottobre!

iva a Viva la Grande Rivoluzione Grae ivouioe Socialista d ... · L’importanza storica e politica della Rivoluzione d’Ottobre Ci sarebbero da scrive- ... della Rivoluzione d’Otto-bre

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Settimanale Fondato il 15 dicembre 1969 Nuova serie - Anno XLI - N. 39 - 2 novembre 2017

PARTITO MARXISTA-LENINISTA ITALIANOComitato centrale Sede centrale: Via Antonio del Pollaiolo, 172a - 50142 FIRENZE

Tel. e fax 055.5123164 e-mail: [email protected] -- www.pmli.it

1917-2017100Grande Rivoluzione Socialista d’Ottobre

ANNIVERSARIO DELLA

O

Cento anni fa, il 7 Novembre 1917, l’evento storico che ha dimostrato che il proletariato è capace di prendere il potere politico e di edi�care il socialismo

Viva la Grande RivoluzioneSocialista d’Ottobre!È LA VIA CHE DOBBIAMO SEGUIRE IN ITALIA

Gloria eterna a Lenin, Staline ai marxisti-leninisti russi

Viva la Grande RivoluzioneSocialista d’Ottobre!

Viva la Grande RivoluzioneSocialista d’Ottobre!

2 il bolscevico N. 39 - 2 novembre 2017

Cento anni fa, il 7 Novembre 1917, l’evento storico che ha dimostrato che il proletariato è capace di conquistare il potere politico ed edificare il socialismo

ViVa la Grande riVoluzione SocialiSta

d’ottobreGloria eterna a Lenin, Stalin e ai marxisti-leninisti russi

E’ La via chE dobbiamo SEGuirE in itaLiaDocumento del Comitato centrale del PMLI

Sono passati cento anni dai gloriosi giorni in Russia che culminarono con la vitto-riosa insurrezione del 7 No-vembre 1917 (25 Ottobre se-condo il calendario giuliano allora in vigore) e la presa del Palazzo d’Inverno da par-te degli operai e dei soldati ri-voluzionari di Pietrogrado (ex San Pietroburgo), guidati dai bolscevichi – i marxisti-lenini-sti russi – con alla testa Lenin e Stalin. Fu la miccia che fece scoppiare e portò alla vittoria la Grande Rivoluzione Socia-lista d’Ottobre.

Fu un evento straordina-rio, che cambiò per sempre la storia del mondo e dell’uma-nità. I suoi protagonisti furono operai, contadini poveri, don-ne oppresse, giovani in cerca di futuro, soldati ribelli, mas-se lavoratrici e popolari. Dopo

la Comune di Parigi del 1871, il primo governo operaio del-la storia durato appena due mesi, la Rivoluzione d’Otto-bre dimostrava ciò che fino a quel momento era ritenuto im-possibile: il proletariato poteva – e può – rovesciare dal po-tere la borghesia sfruttatrice. L’aspirazione a una società senza sfruttamento dell’uomo sull’uomo passava dall’esse-re solo un nobile ideale a con-cretizzarsi realmente.

Da allora, la Rivoluzione d’Ottobre è stata il faro di tut-ti gli sfruttati e gli oppressi del mondo intero, l’esempio con-creto del valore e della supe-riorità del marxismo-leninismo come teoria rivoluzionaria e del socialismo come siste-ma politico-economico. Essa ha incoraggiato e ispirato per tutto il Novecento le lotte e le

vittorie del proletariato e dei popoli in lotta contro il capitali-smo, l’imperialismo, il colonia-lismo, il nazismo, il fascismo e il razzismo, ha promosso la nascita e lo sviluppo dei partiti comunisti ed ha rappresenta-to lo spartiacque fra gli auten-tici marxisti-leninisti e i revisio-nisti rinnegati del comunismo.

Ogni classe vede la storia e gli eventi secondo la propria concezione del mondo. Non stupisce perciò che la borghe-sia, i revisionisti e gli antico-munisti tramite i loro storici e scribacchini vogliano seppel-lire la Rivoluzione d’Ottobre. Presentare quest’ultima e ciò che generò come un “orrore” da non ripetere, o tutt’al più relegarla ad un semplice ca-pitolo storico superato e scon-fitto, serve a dare valore alla leggenda secondo cui il capi-

talismo è assoluto e vincente, che va solo migliorato.

Per noi marxisti-leninisti ita-liani è l’esatto contrario: la Ri-voluzione d’Ottobre è la via universale per liberarsi del ca-pitalismo e per dare vita ad una società superiore, sen-za le sue storture, ingiustizie e sofferenze: il socialismo col proletariato al potere. La sto-ria ha ampiamente dimostra-to che i suoi princìpi, applica-ti alle condizioni concrete di ciascun Paese, sono fonda-mentali perché il proletariato, gli sfruttati e gli oppressi pos-sano arrivare a distruggere le cause stesse dello sfrutta-mento e dell’oppressione, os-sia il capitalismo.

È semmai il capitalismo, che dopo il “crollo del muro di Berlino” si era dichiarato l’uni-co sistema possibile e vincen-

te e aveva promesso a tutti ricchezza e benessere, a di-mostrarsi rovinoso e fallimen-tare oggi più che mai. Basti pensare allo strapotere della finanza capitalista, delle mul-tinazionali e dei grandi mo-nopoli, alle diseguaglianze in aumento, alla precarizzazio-ne del lavoro, allo smantella-mento sistematico dei diritti dei lavoratori, alla progressi-va privatizzazione dei servizi pubblici e sociali, a comincia-re dalla sanità, alla povertà e alle disparità di classe, di ge-nere e territoriali.

Questo straordinario even-to storico merita di essere stu-diato a fondo da tutto il pro-letariato, ossia dalle operaie e dagli operai dell’industria, dell’agricoltura, del commer-cio e dei servizi, dalle disoc-cupate e dai disoccupati già

operai, dalle pensionate e dai pensionati ex operai, da tutti gli sfruttati e oppressi, da tut-ti coloro che credono nel so-cialismo, indipendentemente dall’attuale collocazione or-ganizzativa, da tutte le ragaz-ze e i ragazzi che lottano per un nuovo mondo. Anche tut-ti i militanti e i simpatizzanti del PMLI devono studiarla per marciare a luci accese e con le idee chiare sulla via dell’Ot-tobre verso l’Italia unita, rossa e socialista. La storia del PC (bolscevico) dell’Urss, redatta nel 1938 da una Commissio-ne presieduta da Stalin, che “Il Bolscevico” ha cominciato a pubblicare, è fondamentale in questo senso. Così come “Stato e rivoluzione” scritto da Lenin alla vigilia della Rivolu-zione d’Ottobre.

ViVa la Grande riVoluzione SocialiSta

d’ottobre

L’importanza storica e politica della Rivoluzione d’Ottobre

Ci sarebbero da scrive-re pagine e pagine sulla sto-ria e le cause della Rivoluzio-ne d’Ottobre. Quello che ci preme ora è spiegare perché essa resti di assoluta attualità e, cent’anni dopo, abbia anco-ra tanto da dire a chi aspira al vero cambiamento economi-co, sociale e politico.

Un’idea della portata e del-la grandezza di questo evento è data da Stalin: “La vittoria della Rivoluzione d’Otto-bre segna una svolta radi-cale nella storia del genere umano, una svolta radicale nei destini storici del capita-lismo mondiale, una svolta radicale nel movimento per l’emancipazione del prole-tariato mondiale, una svol-ta radicale nei mezzi di lotta e nelle forme d’organizza-zione, nei costumi e nel-le tradizioni, nella cultura e nell’ideologia delle masse sfruttate di tutto il mondo. È questa la ragione per cui la Rivoluzione d’Ottobre è una rivoluzione di ordine inter-nazionale, mondiale”. (Sta-lin, Il carattere internazionale della Rivoluzione d’Ottobre, 6 novembre 1927, in Questioni del leninismo, Feltrinelli Re-print, Milano, pp. 196-197 - http://www.pmli.it/stalincarat-tereinternazionalerivottobre.htm).

Nel 1917 infuria il macello della prima guerra mondiale

imperialista. L’8 Marzo ha luo-go un grande sciopero, diret-to dalle donne di Pietrogrado, che porta rapidamente alla ri-voluzione di febbraio (secon-do il vecchio calendario in vi-gore in Russia). Si instaurano i Soviet, i consigli dei deputati operai e soldati, già sperimen-tati nella rivoluzione del 1905. Cade lo zar, ma al potere si insedia un governo borghese sostenuto anche dai mensce-vichi e dai socialisti-rivoluzio-nari. Ben presto, il governo e i suoi sostenitori di “sinistra”, continuando la guerra e non accogliendo le rivendicazio-ni della rivoluzione, deludono le masse. Qui si inseriscono i bolscevichi, che spingono la rivoluzione fino in fondo, con la parola d’ordine: “Tutto il po-tere ai Soviet”. I bolscevichi ottengono la maggioranza de-gli operai dopo avere organiz-zato e condotto in prima fila la resistenza al colpo di Stato reazionario di Kornilov (ago-sto) e mobilitano le masse per passare alla seconda fase della rivoluzione, ossia la con-quista del potere da parte del proletariato, che avviene vitto-riosamente con l’insurrezione del 7 Novembre. Non sarà la fine: per due anni (1918-1920) il giovane potere sovietico do-vrà resistere alla guerra civile fomentata dalle armate bian-che e da una coalizione com-posta complessivamente da

14 Paesi imperialisti (tra cui Italia, Usa, Inghilterra, Fran-cia, Polonia); non ce l’avreb-be mai fatta senza l’appoggio entusiasta e il sacrificio con-

vinto della classe operaia, dei contadini poveri e delle masse oppresse della Russia.

I grandi temi della rivoluzio-ne si ritrovano proprio nei pri-

mi atti del neonato governo sovietico: il decreto sulla pace per mettere rapidamente fine alla guerra; il decreto sulla terra che abolisce la proprie-tà privata della terra, confisca le terre demaniali, le tenute, le fattorie, gli allevamenti del be-stiame della famiglia imperia-le, della corona, dei monasteri e della Chiesa, dei proprietari fondiari (sono esclusi i picco-li contadini) per trasferire tut-to ciò allo Stato, alle comunità contadine; la separazione del-la Chiesa dallo Stato e della scuola dalla Chiesa; la nazio-nalizzazione di banche, ferro-vie, commercio estero, flotta mercantile, risorse del sotto-suolo, acqua e foreste; annul-lamento dei debiti contratti all’estero dallo zar e dal go-verno provvisorio; la giornata lavorativa di otto ore; la parità dei diritti tra le donne e gli uo-mini e il diritto al divorzio; l’e-guaglianza delle diverse na-zionalità della Russia.

Fra i fattori favorevoli al trionfo dell’Ottobre figurano la divisione interna della classe dominante borghese, che la indebolì notevolmente, i va-cillamenti della piccola bor-ghesia, il cui strato inferiore e impoverito passò dalla parte del proletariato, e la crescen-te tendenza di massa a soste-gno della rivoluzione anche in conseguenza delle privazioni umane ed economiche della

guerra. In breve, chi stava in alto non poteva più governa-re come prima e chi stava in basso non era più disposto a vivere come prima.

Tuttavia, tutto questo non avrebbe avuto lo stesso esi-to senza la fondamentale pre-senza e azione del Partito bol-scevico, che seppe radicarsi in questa fase estremamente acuta e cruciale della lotta di classe, svolgervi un ruolo d’a-vanguardia e assumere l’ege-monia della classe operaia e dei suoi alleati per orientar-li verso l’abbattimento rivolu-zionario del potere borghese. Ciò fu possibile principalmen-te grazie a Lenin, che con le sue acute analisi, contenute soprattutto in capolavori come Stato e rivoluzione e le Tesi di aprile, compì una chiara ana-lisi di classe della situazione e delle sue diverse fasi, elaborò la strategia e la tattica conse-guenti e fornì al proletariato gli indispensabili elementi ideolo-gici, politici e organizzativi per capire e combattere il nemico di classe.

Profondamente legato a Lenin, grande Maestro del proletariato internazionale, il PMLI ha colto l’occasione di questa ricorrenza per render-gli omaggio, attraverso un de-legato del Comitato centrale, alla casa natale a Uljanovsk e alla residenza dove è morto a Gorki Leninskiye.

L’assalto al Palazzo d’Inverno, sede del governo Kerenski, nella notte del 25 ottobre (7 novembre) 1917

N. 39 - 2 novembre 2017 il bolscevico 3La Rivoluzione d’Ottobre fu

importante per svariati motivi, ma soprattutto per i seguenti, di valore universale e attuale.

1) Per la prima volta nella storia dell’umanità, la rivolu-zione non vedeva l’avvicen-damento di due classi sfrut-tatrici, ma la presa del potere da parte di una classe sfrutta-ta – il proletariato – che aveva come obiettivo l’abolizione di ogni sfruttamento e delle clas-si. Se la Rivoluzione francese aveva visto la classe sfruttatri-ce borghese prendere il posto della classe sfruttatrice feu-dale, perpetuando lo sfrutta-mento nelle nuove forme della società capitalistica, il prole-tariato che arrivava al potere con la rivoluzione socialista, essendo la classe collocata al gradino più basso della socie-tà divisa in classi, non costruì un nuovo sistema gerarchi-co con classi da sfruttare ma lavorò per costruire la socie-tà senza classi, senza sfrut-tamento. Ecco perché solo il proletariato può essere la classe dirigente della rivolu-zione. Le evoluzioni tecnologi-che del capitalismo hanno ri-dotto numericamente ma non cancellato il proletariato e so-prattutto non hanno cambia-to la sua collocazione rispetto al sistema produttivo. Del re-sto, anche in Russia nel 1917 la classe più numerosa non era quella operaia, ma quella contadina. Quello che conta è la funzione nevralgica della classe operaia nella produzio-ne di capitale e profitto, cioè, per usare le parole di Marx, il suo essere “mezzo diretto di valorizzazione del capitale” (Marx, Il Capitale, Libro I, Edi-tori Riuniti, Perugia 1970, vol. 2, p. 222).

2) Non basta andare al go-verno per cambiare radical-

mente la società. Affinché la rivoluzione abbia successo e il potere passi veramente nel-le mani del proletariato, non è sufficiente riformare l’appara-to statale borghese; è neces-sario invece distruggere que-

sto Stato ed edificarne uno di tipo nuovo, privando la bor-ghesia del suo potere non sol-tanto politico ma anche e so-prattutto economico, che è quello che condiziona tutto il resto. Alla dittatura della bor-

ghesia va sostituita la ditta-tura del proletariato. Così fe-cero i marxisti-leninisti russi dando tutto il potere legisla-tivo ed esecutivo ai Soviet, con rappresentanti eletti e re-vocabili in qualsiasi momen-to, godendo le masse di una democrazia reale infinitamen-te maggiore rispetto a quella professata dalle democrazie borghesi. Lo Stato borghese, precisa Lenin, “non può es-sere sostituito dallo Stato proletario (dittatura del pro-letariato) per via di ‘estinzio-ne’; può esserlo unicamen-te, come regola generale, per mezzo della rivoluzione violenta”. Se “tutte le rivolu-zioni precedenti non fecero che perfezionare la macchi-na dello Stato, mentre bi-sognava spezzarla, demo-lirla”, il compito dev’essere quello “non di migliorare la macchina statale, ma di de-molirla, di distruggerla” (Le-nin, Stato e rivoluzione, ago-sto-settembre 1917, Piccola biblioteca marxista-leninista, Firenze 1999, pp. 17, 22, 24). Un esempio lampante che oggi avvalora questa tesi è il Venezuela bolivariano, esal-tato dai revisionisti e dai trot-zkisti come esempio del “so-cialismo del XXI secolo”, ma che ora è assediato e soffo-cato dai suoi stessi limiti, dal-le sue contraddizioni, dall’im-perialismo americano e dalla borghesia alla quale non ha mai tolto il potere economico, limitandosi a smussare e per-fezionare il capitalismo. Era già avvenuto al Cile del so-cialdemocratico Allende, ma i riformisti hanno scordato la le-zione.

3) Il proletariato è assolu-tamente in grado di prendere e conservare il potere e co-struire una società nuova sen-

za sfruttamento, oppressione, classi, disparità di sesso e ter-ritoriali, disoccupazione e mi-seria.

4) La rivoluzione sociali-sta deve essere armata del marxismo-leninismo-pensie-ro di Mao per avere succes-so. La Rivoluzione d’Ottobre ha dato piena dimostrazione del valore del marxismo-leni-nismo come teoria rivoluzio-naria del proletariato contro il capitalismo e il liberalismo per il socialismo. Inoltre, ha definitivamente consacra-to il leninismo come “marxi-smo dell’epoca dell’impe-rialismo e della rivoluzione proletaria” (Stalin, Principi del leninismo, 1924, Piccola biblioteca marxista-leninista, Firenze 1997, p. 12). Lenin e i marxisti-leninisti russi do-vettero continuamente batter-si contro i revisionisti del loro tempo, rappresentati princi-palmente dai menscevichi e dai socialisti-rivoluzionari e le loro posizioni per la concilia-zione di classe e il compro-messo controrivoluzionario. Lo stesso “atto di nascita” del bolscevismo fu la rottura con la corrente menscevica all’in-terno dell’allora Partito ope-raio socialdemocratico russo. Contestualmente quindi que-sta esperienza ha ribadito la necessità del marxismo-leni-nismo di affermarsi attraverso la lotta senza quartiere contro l’opportunismo e il revisioni-smo comunque mascherati.

Mentre vomitavano vele-no sul centenario della Rivo-luzione d’Ottobre, in questo si sono distinti Ezio Mauro della “Repubblica” e Micha-el Walzer e Emilio Gentile del “Sole-24 ore” quotidiano del-la Confindustria, i giornali bor-ghesi hanno dato grande ri-salto all’80° anniversario della

morte di Antonio Gramsci pro-prio in chiave antileninista. Capostipite del revisionismo italiano, Gramsci, di formazio-ne idealista crociana e libera-le, era lontanissimo dalle tesi leniniste sullo Stato – dittatu-ra di classe per Lenin, ege-monia culturale per Gramsci – e sulla rivoluzione, che ve-deva come una “guerra di po-sizione” graduale, pacifica e riformista per espugnare le “casematte” istituzionali e cul-turali della borghesia, dove il ruolo centrale è giocato non dalla classe operaia ma dagli intellettuali. È il gramsciano di ferro Guido Liguori a ricono-scerlo, sullo speciale del “ma-nifesto” del 18 maggio scorso, affermando che è Gramsci a “rivoluzionare il concetto di rivoluzione... anche rispetto alla visione classica, e a vol-te stereotipata, della tradizio-ne marxista e leninista”. La chiave sta proprio qui: la de-formazione della concezione marxista-leninista sullo Stato e sulla rivoluzione proletaria non può avere altro esito che giustificare la rinuncia all’ab-battimento rivoluzionario del-la classe dominante borghese come condizione indispensa-bile per il superamento del ca-pitalismo.

Ovunque nel mondo il pro-letariato e i marxisti-leninisti hanno seguito la via dell’Ot-tobre, hanno vinto e ottenuto conquiste epocali, pensiamo alle rivoluzioni socialiste del-la storia, a partire da quella cinese. Al contrario, i revisio-nisti allontanandosi dalla via dell’Ottobre, dal marxismo-le-ninismo e dalla lotta per il so-cialismo, com’è stato il caso del PCI di Gramsci, Togliatti e Berlinguer, hanno legato mani e piedi del proletariato alla borghesia e al capitalismo.

Lenin e Stalin, sulle scalinate dello Smolny, si intrattengono con operai, marinai e soldati dopo la vittoria della Rivoluzione

Il ruolo e gli insegnamenti del Partito bolscevicoLa Rivoluzione d’Ottobre

non vinse soltanto perché si erano venute a creare le con-dizioni oggettive favorevoli: ci fu chi seppe interpretarle, dare loro una risposta organizzata e di classe, e indirizzarle non verso la conciliazione o la lot-ta spontanea e inconcludente, bensì verso la rottura radica-le con tutto il sistema allora vi-gente, per costruire qualcosa di completamente nuovo. Fu questa la funzione fondamen-tale e insostituibile del Partito bolscevico, forma organizzata e consapevole dell’avanguar-dia della classe operaia, che mette al centro della propria strategia gli interessi storici della propria classe.

Come abbiamo già detto, le analisi e gli insegnamenti di Lenin furono di primaria im-portanza per costruire il par-tito rivoluzionario della clas-se operaia russa che fosse in grado di fare maturare la co-scienza di classe e l’obiettivo del socialismo. Trovandosi di fronte a numerosi revisioni-sti e avventuristi che genera-vano una gran confusione nel movimento operaio russo e in-ternazionale, Lenin si pose tre domande: di che tipo di parti-to abbiamo bisogno?, da cosa dev’essere guidato?, quali sono i suoi obiettivi?

In risposta alla prima do-manda, Lenin formulò una tesi nuova, originale, assoluta-mente vincente: il proletariato

ha bisogno di un partito marxi-sta, rivoluzionario, disciplinato, determinato, coerente, netto oppositore dei nemici del pro-letariato, profondamente radi-cato fra le masse lavoratrici.

Lenin mise in chiaro che solo un partito fondato sulla teoria rivoluzionaria marxista (oggi marxista-leninista-pen-siero di Mao) avrebbe potuto assolvere a questo compito storico. “Senza teoria rivolu-zionaria non vi può essere movimento rivoluzionario” (Lenin, Che fare?, maggio 1904, in Opere scelte, Ed. lin-gue estere, Mosca 1948, vol. 1, p. 159): in altre parole, se il proletariato non lotta se-condo la sua concezione del mondo e la sua cultura, cioè se non lotta come una clas-se per sé, conscia dei propri obiettivi e della necessità sto-rica di abbattere il capitalismo e conquistare il potere politi-co, finisce per abbandonar-si all’imprevedibilità del movi-mento spontaneo, a non agire secondo una strategia rivolu-zionaria e a non mettere nem-meno in discussione la visio-ne del mondo e le idee della borghesia.

Ma, aggiunge Lenin, “la coscienza politica di clas-se può essere portata all’o-peraio solo dall’esterno, cioè dall’esterno della lot-ta economica” (Lenin, idem, p. 192). A tale scopo il partito deve essere non di massa ma

d’avanguardia, composto cioè dagli elementi più avanzati del proletariato, perché “più le nostre organizzazioni del partito, comprendenti dei veri socialdemocratici (allo-ra non era ancora avvenuta la scissione fra socialdemocrati-ci e comunisti), saranno for-

ti, meno esitazioni e insta-bilità si avranno nell’interno del partito, e più estesa, più multiforme, ricca e feconda sarà l’influenza del partito sugli elementi della massa operaia che lo circondano e che sono da esso diret-ti. Non si deve, certo, con-

fondere il partito, reparto d’avanguardia della classe operaia, con tutta la classe” (Lenin, Un passo avanti, due passi indietro, maggio 1904, in Opere scelte, cit., vol. 1, p. 283). Solo in questo modo è possibile spostare le lotte operaie da un piano puramen-

te sindacale e spontaneo ver-so un orientamento coscien-te e anticapitalista. La forma di organizzazione ideata da Lenin fu il centralismo demo-cratico: massima libertà nel-la discussione, massima uni-tà nell’azione sulla base della linea decisa dalla maggioran-za.

Ciò non significa però che l’avanguardia sia sufficien-te per la rivoluzione. Pensa-re di fare la rivoluzione senza le masse sarebbe avventuri-smo “ultrasinistro”, in ultima analisi piccolo-borghese, che condanna fresche energie ri-voluzionarie al suicidio poli-tico e fisico. “Ma noi siamo tutti convinti”, precisa Le-nin, “che l’emancipazione degli operai non può essere che opera degli operai stes-si; senza la coscienza e l’or-ganizzazione delle masse, senza la loro preparazione e educazione mediante una lotta di classe aperta contro tutta la borghesia, è impos-sibile parlare di rivoluzione socialista” (Lenin, Due tat-tiche della socialdemocrazia nella rivoluzione democratica, agosto 1905, in Opere scelte, cit., vol. 1, p. 343).

Per imprimere questa co-scienza, i bolscevichi, anche in condizioni sfavorevolissi-me, si impegnarono in un se-rio lavoro di massa, dosando con saggezza metodi legali e illegali, prendendo dalla lega-

Cavriago (Reggio Emilia), 22 gennaio 2017. La Commemorazione di Lenin per il 93° Anniversario della scom-parsa, organizzata dal PMLI.Emilia Romagna, rappresentato da Denis Branzanti e dalla Federazione di Reggio Emilia del PCI, rappresentato da Alessandro Fontanesi. Hanno partecipato militanti e simpatizzanti del PMLI giunti da varie città dell’Emilia-Romagna, della Lombardia, del Piemonte e della Toscana, militanti del PCI e sostenitori del PRC, e diversi cavriaghesi e reggiani giunti da vari comuni della provincia (foto Il Bolscevico)

4 il bolscevico N. 39 - 2 novembre 2017

lità borghese ciò che poteva essere utile allo sviluppo del partito e delle lotte del prole-tariato, senza cadere né nel “cretinismo parlamentare” né nel rifiuto tattico della parteci-pazione al parlamento (allora e in quelle condizioni neces-sario), non facendosi scorag-giare dall’iniziale egemonia del riformismo fra le masse. Perché “per saper aiutare le ‘masse’ e guadagnarsi la simpatia, l’adesione e l’ap-poggio delle ‘masse’, non si devono temere le difficoltà, gli intrighi, le insidie, le offe-se e le persecuzioni da par-te dei ‘capi’ (i quali, come opportunisti e socialsciovi-nisti, nella maggioranza dei casi sono legati direttamen-te o indirettamente con la borghesia e con la polizia), e lavorare ad ogni costo là dove sono le masse” (Lenin, L’estremismo, malattia infan-tile del comunismo, in Opere complete, cit., vol. 2, p. 574).

Infatti, se i bolscevichi sep-pero infine conquistare la sim-patia e l’appoggio delle mas-se, portandole a milioni sulla via della rivoluzione, fu per-ché parteciparono, con la pro-pria piattaforma, alle loro lotte

immediate, lavorando per le-gare il particolare al generale, la tattica alla strategia, le bat-taglie sulle rivendicazioni im-mediate più urgenti, benché parziali, alla lotta complessiva

contro il capitalismo. Nei gior-ni fondamentali che precedet-tero la presa del Palazzo d’In-verno, i bolscevichi misero in luce il legame fra la continua-zione della guerra, odiatissi-

ma dal popolo, e gli interes-si del capitale, orientarono le masse a trasformare la prote-sta in sciopero economico, lo sciopero economico in scio-pero politico.

L’esperienza dei bolscevi-chi insegna che saltare il la-voro prolungato, difficile e paziente dell’educazione ri-voluzionaria delle masse, che può avvenire solo stan-do fra le masse, indipenden-temente da chi le dirige e dal livello politico delle loro lotte, è esiziale. Nelle sue Tesi di aprile, quando i menscevichi avevano la maggioranza nei Soviet, Lenin dà questa ma-gistrale indicazione: “Spiega-re alle masse che i Soviet dei deputati operai sono la sola forma possibile di go-verno rivoluzionario e che, per conseguenza, il nostro compito, finché questo go-verno si lascia influenzare dalla borghesia, può consi-stere soltanto nell’elucida-zione paziente, sistematica, perseverante – particolar-mente adattata ai bisogni pratici delle masse – degli errori della loro tattica” (Le-nin, Sui compiti del proletaria-to nella rivoluzione attuale, 20 aprile 1917, in Opere scelte, cit., vol. 2, p. 8). Educazione paziente, scendere nel con-creto dei bisogni delle mas-se, lavoro perseverante e lot-ta inflessibile contro tendenze

non proletarie che dirottano la lotta di classe sui binari della pace con la classe dominante: ecco gli ingredienti esposti da Lenin per fare un buon lavoro rivoluzionario in condizioni di egemonia del riformismo bor-ghese.

Come sintetizzato efficace-mente da Stalin, il partito è “il reparto di avanguardia della classe operaia… Ma per es-sere efficacemente il repar-to di avanguardia, il partito deve essere armato d’una teoria rivoluzionaria... Il par-tito non può essere un vero partito se si limita a registra-re quel che la massa della classe operaia sente e pen-sa, se si trascina alla coda del movimento spontaneo, se non sa superare l’inerzia e l’indifferenza politica del movimento spontaneo, se non sa elevarsi al di sopra degli interessi momentanei del proletariato, se non sa elevare le masse al livello degli interessi di classe del proletariato. Il partito deve porsi alla testa della clas-se operaia, deve vedere più lontano della classe opera-ia” (Stalin, Principi del lenini-smo, cit., p. 80).

Roma, 6 dicembre 2003. Il PMLI partecipa con un’ampia delegazione nazionale diretta da Giovanni Scuderi, Segretario generale del Partito, alla grande manifestazione nazionale contro la “riforma delle pensioni” del go-verno Berlusconi. Per il PMLI fu anche l’occasione per celebrare in piazza tra le masse la Rivoluzione d’Ottobre e ribadire la propria fedeltà a Lenin alla vigilia dell’80° Anniversario della sua scomparsa (foto Il Bolscevico)

Difendere l’Ottobre significa difendere la dittatura del proletariato

Non si può difendere il va-lore della Rivoluzione d’Otto-bre senza difendere anche la successiva esperienza di dit-tatura del proletariato e co-struzione del socialismo in Russia e in Unione Sovieti-ca, avviata da Lenin e pro-seguita, difesa e sviluppata da Stalin. Se infatti l’insurre-zione del 1917 prova che si può abbattere il potere bor-ghese, il socialismo sovieti-co fino alla morte di Stalin di-mostra che il potere proletario può esistere, consolidarsi e ri-portare importanti successi a vantaggio delle larghe masse popolari, costruire un sistema

economico, politico e sociale senza sfruttamento di classe, goduto dal popolo e al servi-zio del popolo; tale che, men-tre il mondo capitalista langui-va nella recessione degli anni ’30 gettando i lavoratori in mi-seria, l’economia sovietica cresceva e le masse popola-ri sovietiche vedevano miglio-rare costantemente le proprie condizioni di vita: a tutti erano concessi il lavoro, la scuola e le cure mediche, a differen-za che negli Usa e in Europa. In poche parole: il socialismo sovietico era un’alternativa valida e vittoriosa al capitali-smo, che non poteva più pro-

clamarsi l’unico sistema pos-sibile.

Uno dei meriti principali di Stalin sta proprio nell’ave-re difeso il leninismo rispet-to agli attacchi di Trotzki, Ka-menev, Zinoviev, Bucharin, Rykov, Pjatakov. Costoro, spesso esaltati come “vec-chia guardia bolscevica”, in realtà già nel periodo della ri-voluzione si erano opposti a Lenin ed erano in forte con-traddizione col Partito bolsce-vico. In particolare Trotzki, che era stato un menscevico fino al colpo di Stato di Kor-nilov, poi aveva rischiato di rivelare la data dell’insurre-

zione perché incapace di te-nere a freno la propria mega-lomania, si era opposto alla pace di Brest-Litovsk (con cui la Russia sovietica era usci-ta dalla guerra) e aveva ri-schiato di distruggere il gio-vane potere sovietico con avventure suicide secondo la sua teoria della “rivoluzio-ne permanente”. In generale il trotzkismo non aveva alcu-na fiducia nella possibilità di costruire il socialismo in un solo Paese, riteneva immatu-ro il proletariato rivoluziona-rio, era contrario all’alleanza operai-contadini, non capi-va la tattica e, proprio come

la borghesia rovesciata, non sopportava la direzione del Partito comunista e la dittatu-ra del proletariato. Invece “il manifesto” trotzkista di Nor-ma Rangeri in data 21 mag-gio ha esaltato Trotzki come il principale artefice della Ri-voluzione d’Ottobre.

Quando si parla degli er-rori che certamente vi furono (ma quale esperienza asso-lutamente inedita nella storia non ne commette?) bisogna sempre tenere conto delle condizioni estremamente dif-ficili di allora, caratterizzate da un soffocante accerchia-mento da parte dei Paesi im-

perialisti che addirittura fra il 1938 e il ’39 lisciarono il pelo a un mostro come Hitler per aizzarlo contro l’Urss. Sen-za contare i tentativi anche armati della borghesia rove-sciata per riprendere il pote-re. In ogni caso, i successi del socialismo sovietico sono di gran lunga superiori rispet-to agli errori, molti dei quali sono ingigantiti o inventati di sana pianta dagli storici an-ticomunisti per screditare il socialismo. Per i marxisti-le-ninisti italiani, comunque, gli errori riconosciuti sono quelli denunciati da Lenin, Stalin e Mao.

La restaurazione del capitalismo in Urss conferma non smentisce la via dell’Ottobre

Si legge persino sui libri di storia borghesi che il crol-lo dell’Urss e dei regimi revi-sionisti dell’Europa dell’Est e il passaggio della Cina al ca-pitalismo avrebbero dimostra-to definitivamente il fallimento del sistema socialista. Nien-te di più falso! Il disfacimen-

to dell’Urss nel 1991 fu in re-altà il culmine di un processo iniziato già nel 1956, quan-do Krusciov rinnegò Stalin e la sua linea al XX Congresso del PCUS e avviò la restau-razione del capitalismo. L’at-tacco a Stalin copriva l’attac-co a tutto il leninismo, come

aveva previsto Mao con lun-gimiranza.

Sotto Krusciov e Breznev, sull’Urss si impose una cricca di burocrati revisionisti e mo-nopolisti di Stato che abban-donò la via rivoluzionaria e sottopose l’economia ai propri interessi economici e di profit-

to, militarizzandola e crean-do spazi sempre più vasti allo strapotere manageriale e per-sino all’imprenditoria priva-ta. Con l’invasione della Ce-coslovacchia nel 1968, l’Urss completò la trasformazione in una potenza socialimperiali-sta (socialista a parole, impe-rialista nei fatti), contendendo agli Usa l’egemonia mondia-le. Il “nuovo corso” neolibe-rale di Gorbaciov portò que-ste enormi contraddizioni ad esplodere, condannando i popoli dell’ex Urss ad assa-porare le “delizie” del capitali-smo “trionfante”, che fra i pro-pri “successi” può annoverare circa 20 milioni di russi sotto la soglia di povertà.

Come si spiega questo? Dopo il trionfo dell’Ottobre, Lenin avvertì che: “L’aboli-zione delle classi è il risul-tato di una lotta di classe lunga, difficile, ostinata, la quale, dopo l’abbattimen-to del potere del capitale, dopo la distruzione dello Stato borghese, dopo l’in-staurazione della dittatura del proletariato, non scom-

pare… ma cambia soltan-to le sue forme, diventando sotto molti aspetti ancora più accanita” (Lenin, Salu-to agli operai ungheresi, 27 maggio 1919, in Opere scel-te, cit., vol. 2, p. 460). Lottan-do contro chi predicava l’in-tegrazione dei capitalisti nel socialismo, Stalin, coerente-mente con Lenin, sostenne che l’abolizione delle clas-si poteva avvenire solamen-te “attraverso una lotta di classe accanita del proleta-riato” (Stalin, Della deviazio-ne di destra nel Partito Comu-nista (bolscevico) dell’URSS, aprile 1929, in Questioni del leninismo, cit., p. 253). La re-alizzazione del socialismo lo portò però all’erronea conclu-sione secondo cui, insieme al modo di produzione capitali-stico, in Urss “tutte le clas-si sfruttatrici, in tal modo, sono state liquidate” (Sta-lin, Sul progetto di Costituzio-ne dell’URSS, 25 novembre 1936, in Questioni del lenini-smo, cit., p. 554). In realtà la borghesia non era scomparsa e continuava ad operare, da

una parte mantenendo la sua influenza nella sovrastruttura ideologica e culturale del Pa-ese, dall’altra tramite i suoi agenti annidati nel Partito co-munista stesso; Stalin stesso, alla fine della sua vita, rico-nobbe che quella formulazio-ne “non era precisa, non era soddisfacente” (Stalin, Problemi economici del so-cialismo nell’URSS, febbra-io-settembre 1952, Piccola biblioteca marxista-leninista, Firenze 2003, p. 24).

Questa fu quindi la base sociale e ideologica che fa-vorì l’ascesa del revisionismo al potere in Urss. Da ciò Mao, apportando un grande svilup-po alla teoria marxista-leni-nista, trasse la conclusione che: “La società socialista abbraccia un periodo sto-rico molto lungo, nel corso del quale esistono ancora le classi, le contraddizioni di classe e la lotta di classe, esiste la lotta tra le due vie, il socialismo e il capitali-smo, ed esiste il pericolo di una restaurazione del capi-talismo” (Mao, Discorso alla

Firenze, 2 marzo 2003. La sala dell’appassionante Commemorazione di Stalin in occasione del 50° della sua morte. Al podio Mino Pasca pronuncia il discorso commemorativo a nome del CC del PMLI

N. 39 - 2 novembre 2017 il bolscevico 5riunione di lavoro del Comita-to centrale del Partito comuni-sta cinese tenuta a Beidaibe nell’agosto 1962 e alla X Ses-sione plenaria dell’VIII Comi-tato centrale del Partito co-munista cinese del settembre 1962). Una verità dimostrata non soltanto dall’esperienza dell’URSS, ma tuttora dalla stessa Cina, l’attuale poten-za socialimperialista che con-tinua a nascondersi dietro i vessilli del socialismo pur

avendo restaurato compiuta-mente il capitalismo ed avere persino ambizioni egemoni-che mondiali, in concorrenza soprattutto con l’imperialismo americano, il che potrebbe portare ad una guerra impe-rialista mondiale.

Il tracollo dell’Urss e dei regimi revisionisti europei, nonché di Cuba, Vietnam, Repubblica popolare demo-cratica di Corea e Laos, e la liquidazione degli ex partiti

comunisti nei Paesi imperiali-sti non negano ma riafferma-no ampiamente il valore della Rivoluzione d’Ottobre, poiché dimostrano che distaccandosi dal socialismo – come conce-pito da Marx, Engels, Lenin, Stalin e Mao – è impossibile dare veramente giustizia so-ciale e benessere per tutti i lavoratori.

Mao, attraverso la Gran-de Rivoluzione Culturale Pro-letaria da egli elaborata e

diretta, ha fornito ai marxisti-leninisti e al proletariato la strategia e la tattica per im-pedire la restaurazione ca-pitalista nei Paesi socialisti. Una rivoluzione inedita, sen-za precedenti nella storia ri-voluzionaria, che per ottene-re i suoi scopi va portata fino in fondo e, se necessario, va ripetuta una o più volte per sbarrare la strada al capitali-smo e ai revisionisti.

Si possono dire e scrivere

le cose più belle ed entusia-stiche di questo mondo sul-la Rivoluzione d’Ottobre, sul socialismo e sulla propria vo-lontà di perseguire il sociali-smo, ma rimarranno solo del-le parole vuote, ingannevoli e non credibili se non si fan-no i conti fino in fondo col XX Congresso del PCUS, se non si riconosce la grande ope-ra di Mao contro il revisio-nismo moderno di Krusciov e Breznev, di Liu Shaoqi e

Den Xiaoping e la teoria di Mao sulla continuazione del-la rivoluzione nelle condizioni della dittatura del proletaria-to, se non si considera Mao un grande Maestro del pro-letariato internazionale come Marx, Engels, Lenin e Stalin. È il caso dei sedicenti parti-ti comunisti, come quelli di Cina, Corea del Nord, Viet-nam e Cuba, che ogni anno si incontrano in conferenze internazionali.

La crisi e l’austerità fan-no parte del sistema capitali-sta. Lo strapotere del capita-le, del mercato, delle banche e delle multinazionali non cono-sce confini, tantomeno quel-li nazionali. Il massimo profit-to non può essere realizzato senza tagliare le altre spese, in primo luogo quella socia-le. Dopo che la grave crisi del 2008 che tuttora non è del tut-to superata ha infranto tutte le illusioni di benessere genera-lizzato ventilate dalla “globaliz-zazione” neoliberista, la clas-se borghese ha fatto quadrato attorno al proprio sistema di sfruttamento inasprendo l’op-pressione della classe ope-raia e delle masse lavoratrici. Tramite la compressione dei loro diritti e la precarizzazione del lavoro, ha salvaguardato e addirittura aumentato i propri profitti, mentre ha gettato nella miseria e nella precarietà i la-voratori, a partire dai giovani. Intanto la corruzione e il malaf-fare fra i politicanti del palazzo e i grandi imprenditori e ban-chieri sono la norma. L’inegua-glianza regna sovrana: le 85 persone più ricche al mondo hanno la stessa ricchezza del-la popolazione più povera del globo. Fabbricanti e commer-cianti d’armi continuano a fare affari d’oro sul sangue dei po-poli del Medio Oriente e dello Stato islamico massacrati dal-le bombe della coalizione im-perialista a guida Usa, dell’im-perialismo russo e dei loro governi fantocci e sul sangue dei popoli europei colpiti dal contrattacco terroristico.

Se, nel corso del secolo scorso, l’esistenza dell’Unio-

ne Sovietica di Lenin e Sta-lin e lo spettro della rivoluzio-ne proletaria hanno costretto la borghesia dei Paesi impe-rialisti a scendere a patti con le masse lavoratrici e fare loro importanti concessioni, oggi il

capitalismo si sente più al si-curo e si riprende tutto ciò che era stato forzato a riconosce-re. Ma nel fare questo alimen-ta le contraddizioni sociali e pertanto ancor oggi teme più di ogni altra cosa che possa avere luogo un rivolgimento rivoluzionario. E per questo la borghesia escogita nuove trappole elettorali riformiste a sinistra del PD.

I partiti della “sinistra” bor-ghese si dimostrano del tut-to incapaci di rispondere alle istanze di cambiamento delle masse. La vecchia socialde-mocrazia ormai si è svenduta completamente al capitalismo

e ne è diventata il comitato d’affari principale, perdendo ogni connotato anche lonta-namente di sinistra, sempre più screditata agli occhi del-le masse e dei giovani. Fra le sue colpe più gravi sta l’avere

coperto a sinistra la macelleria sociale dell’austerity dell’Unio-ne europea e aver contestual-mente abbandonato la piazza e temi importanti alla destra di stampo lepenista-trumpista, in realtà fascista, che cerca di accattivarsi le simpatie delle masse lavoratrici rivolgendo-si ai loro problemi più sentiti e acuiti dal capitalismo, ma per i quali propongono una soluzio-ne reazionaria fatta di dittatu-ra aperta, nazionalismo, razzi-smo, xenofobia e islamofobia, tutte ricette che riflettono le esigenze della piccola e me-dia borghesia impoverita dalla crisi ed entrata in contraddizio-

ne con i grandi monopoli. Le “nuove” formazioni politiche nate alla sinistra dei principa-li partiti riformisti non riescono ad accattivarsi le simpatie del-le masse e comunque, anche nei casi più radicali, non han-

no un programma di rottura con il capitalismo. Parallela-mente, il fallimento dei gover-ni riformisti alla Tsipras ha in-ferto un duro colpo all’illusione che l’Ue imperialista e il siste-ma capitalista in generale sia-no riformabili.

I segnali di ribellione non mancano: la Brexit, il distac-co di larga parte dell’eletto-rato dei paesi imperialisti – Usa in testa – dai candidati più espressione del sistema e, soprattutto, lo straordinario trionfo del NO al referendum costituzionale del 4 dicembre 2016 vanno in questa direzio-ne. Le lotte operaie non ces-

sano nonostante l’arrendevo-lezza dei vertici dei sindacati confederali. Con la mobilita-zione dell’8 Marzo il movimen-to femminile si è risvegliato e dà prova di grande combattivi-tà. Si tratta di ribellioni ogget-

tivamente anticapitaliste, che possono essere di stimolo per la lotta di classe e nelle quali i marxisti-leninisti devono inse-rirsi per portarle gradualmente su binari rivoluzionari.

La situazione in Italia è og-gettivamente favorevole alla rivoluzione proletaria e alla lotta per il socialismo, grazie alla crisi del capitalismo, del-la classe dominante borghe-se divisa in tanti partiti e im-possibilitata a tenere in piedi il suo regime con la democrazia borghese e del riformismo. Sul piano soggettivo non lo è an-cora, principalmente a causa della perdita di coscienza da

parte del proletariato di esse-re una classe per sé, della de-ideologizzazione e de-comu-nistizzazione di massa, della martellante campagna diffa-matoria contro il socialismo realizzato e dell’esistenza di partiti falsi comunisti e falsi an-ticapitalisti che ostacolano l’in-contro fra le masse, a partire dai loro elementi più avanzati, e il marxismo-leninismo-pen-siero di Mao e il PMLI.

C’è quindi urgente bisogno che il proletariato si impadro-nisca della sua cultura di clas-se, si unisca al suo partito, il PMLI, prenda coscienza del-la situazione politica e socia-le e degli imbrogli in atto per impedirgli di uscire dai confini costituzionali borghesi, e dia battaglia su tutti i fronti al capi-talismo fino ad abbatterlo con la rivoluzione, come ha fatto il proletariato russo.

Non bisogna pensare di andare al governo per am-morbidire il sistema capita-lista, ma lottare per sbaraz-zarsi di tutto il suo apparato economico, politico, istituzio-nale, giuridico, morale e cultu-rale, che si è dimostrato inca-pace di soddisfare le esigenze materiali, sociali e politiche del proletariato e delle masse po-polari, di dare ai giovani lavo-ro e istruzione pubblica e gra-tuita, che ha creato il mostro del precariato e continua, ma-celleria sociale dopo macel-leria sociale, a rubare il futu-ro al popolo per ingrassare la grande finanza, il grande ca-pitale, gli speculatori e i politi-canti borghesi. Altrimenti è im-possibile cambiare veramente la società e l’Italia.

I decreti per la pace e la fine della guerra e quello per la distribuzione della terra ai contadini poveri furono i primi atti immediati (redatti da Lenin) e approvati dal governo dei soviet decisi il giorno stesso della rivoluzione e diffusi in centinaia di copie. A destra un gruppo di soldati e contadini li legge con soddisfazione

Il socialismo è la via d’uscita dalla crisi del capitalismo

Il nostro progetto di socialismoDopo decenni di oblio, la

parola socialismo è ricom-parsa sui media. Da quando hanno cominciato a usarla i socialdemocratici di sinistra Chavez, col “socialismo del XXI secolo”, Sanders, Corbyn e Enrico Rossi, governatore della Toscana ed esponente del gruppo “Articolo 1”-MDP, che parla addirittura di “rivolu-zione socialista”. Ma il loro so-cialismo non si rifà per nien-te alla Rivoluzione d’Ottobre, che essi criticano soprattutto per quanto riguarda la conce-zione e il ruolo del partito, la dittatura del proletariato, la ri-voluzione proletaria e il ruolo guida del proletariato.

Il vero socialismo, quel-lo scaturito dalla Rivoluzione d’Ottobre, in Italia è sostenu-to e propagandato solo dal PMLI, che ne ha elaborato un disegno generale, adatto

alla situazione del nostro Pa-ese, approvato dal 3° Con-gresso nazionale svoltosi nel dicembre 1985. Proprio men-tre la destra della classe do-minante borghese avallava il disegno neofascista, presi-denzialista, federalista e in-terventista della P2 perse-guito per primo da Craxi e successivamente ereditato da Berlusconi e Renzi.

Quest’ultimo pensava di completare il piano attraverso la controriforma costituzionale del referendum del 4 dicem-bre, ma è stato sonoramen-te sconfitto dalle masse, che hanno dato prova della loro in-sofferenza verso qualsiasi for-ma di fascismo e dimostrato quanti grandi cose si posso-no ottenere con la lotta. Tut-tavia esse, in larghissima par-te, sono rimaste ancorate alla Costituzione del ’48, inconsa-

pevoli che di fatto essa non esiste più perché è già stata stravolta nei punti fondamen-tali (ad esempio il Titolo V e l’articolo 81 sul pareggio di bi-lancio) e che comunque non consente l’avvento del socia-lismo e del potere del proleta-riato per via legale, pacifica, elettorale e parlamentare.

Spetta quindi a noi mar-xisti-leninisti dare alle mas-se questa coscienza, facen-do loro conoscere tra l’altro il nostro disegno di sociali-smo. Il quale, sul piano eco-nomico, prevede che “dovre-mo strappare alla borghesia e ai latifondisti tutto il capita-le, tutte le banche, tutti i mez-zi di produzione e di scambio, tutta la terra, tutte le fabbriche e le aziende agricole, tutte le miniere, le cave, tutti i mezzi di trasporto via terra, mare e cielo, tutti i mezzi di comuni-

cazione di massa, tutto il pa-trimonio edilizio urbano e ru-rale. … Nel nostro socialismo non vi dovranno essere sfrut-tatori di nessun tipo. All’inizio e per un certo periodo potran-no sussistere delle picco-le aziende familiari artigiane, commerciali e agricole, ma una volta riorganizzata l’inte-ra produzione nei vari settori economici, anch’esse dovran-no sparire ed essere assorbi-te dalla produzione socialista. … Non più proprietà privata capitalistica, non più mercato, non più ricerca del massimo profitto, non più accumula-zione privata, non più anar-chia della produzione e crisi cicliche di sovrapproduzione, non più disoccupazione; ma proprietà collettiva socialista, scambio equo tra città e cam-pagna, massimo soddisfaci-mento delle esigenze mate-

riali e culturali delle masse, pianificazione economica na-zionale e sviluppo ininterrotto della produzione e delle for-ze produttive, piena occupa-zione”.

Sul piano istituzionale, pre-messo che “i lavoratori nel so-cialismo non devono essere spettatori di un qualcosa che avviene al di fuori e al di sopra di loro, ma i veri protagonisti dello sconvolgimento sociale, gli ideatori e i realizzatori del-la nuova società”, “tutto il po-tere apparterrà ai lavoratori e al popolo che lo eserciteran-no attraverso le assemblee popolari ai diversi livelli. … Le assemblee popolari dovranno essere composte prevalente-mente da operai e contadini sulla base della triplice unione degli anziani, delle persone di età media e dei giovani, con una rappresentanza pariteti-

ca di donne e uomini. I can-didati alle assemblee popola-ri dovranno essere presentati, discussi e approvati dalle as-semblee delle masse interes-sate mediante la democrazia diretta. Avranno diritto ad es-sere eletti anche le ragazze e i ragazzi di 16 anni. Ogni depu-tato avrà l’obbligo di rispetta-re il mandato ricevuto dai suoi elettori, di rendere conto pe-riodicamente a loro della pro-pria attività e di quella dell’as-semblea popolare di cui fa parte, e potrà essere revocato in qualsiasi momento su deci-sione della maggioranza dei suoi elettori. La retribuzione dei deputati anche naziona-li non dovrà superare il sala-rio medio degli operai dell’in-dustria”.

Sul piano dell’educazione, “dovremo avere una particola-re cura verso l’istruzione e la

6 il bolscevico N. 39 - 2 novembre 2017

formazione delle nuove gene-razioni. Inviteremo la classe operaia e i contadini a entra-re nelle scuole e nelle univer-sità per dirigerle allo scopo di infondere ai giovani un’edu-cazione proletaria rivoluzio-naria, scientifica e socialista

e per cambiare radicalmen-te l’orientamento, i contenuti e i metodi dell’insegnamen-to. L’istruzione dovrà esse-re totalmente rivoluzionariz-zata sulla base dell’ideologia proletaria, del materialismo storico e dialettico, delle più

avanzate scoperte scientifi-che e tecnologiche, del crite-rio studio-lavoro e teoria-pra-tica, dell’interscambiabilità dei ruoli e delle mansioni profes-sionali. Gli studenti dovran-no avere un ruolo attivo nel-la vita scolastica” (Scuderi, Il

socialismo è l’avvenire della classe operaia e dei lavora-tori italiani, Rapporto politico al 3° Congresso del PMLI, 27 dicembre 1985, in Documen-ti del 3° Congresso nazionale del PMLI, pp. 66-78).

Noi viviamo ancora nell’e-

poca dell’imperialismo e del-la rivoluzione proletaria. Bisogna quindi agire di con-seguenza. La quarta rivolu-zione industriale in atto non cambia quest’epoca. Anzi la conferma e crea migliori con-dizioni oggettive per la rivolu-

zione proletaria. Produrrà solo nuovi problemi che andranno studiati attentamente e risolti via via in base alla situazione concreta e alla luce del mar-xismo-leninismo-pensiero di Mao.

Seguiamo la via dell’Ottobre per cambiare veramente l’ItaliaLa situazione italiana ci di-

mostra l’urgente bisogno di farla finita con il capitalismo. Nel nostro Paese, dove i po-veri sono sempre più pove-ri (4,6 milioni i poveri assolu-ti, 8,3 milioni i poveri relativi) e i ricchi sempre più ricchi, la classe operaia, in genere i la-voratori, tra cui i precari, e gli oltre 3 milioni di disoccupati, hanno appena da vivere e non contano nulla politicamen-te. Quasi metà delle famiglie stenta ad arrivare a fine mese, 10 milioni di italiani rinunciano a curarsi per mancanza di sol-di, 11 milioni e 374.610 mila pensionati ricevono una pen-sione da fame, il caporalato e il lavoro nero sono ancora una cruda realtà, gli anziani e i di-sabili sono sostanzialmente a carico delle famiglie, le perso-ne LGBTQI non godono di tut-ti i diritti civili. Le donne conti-nuano ad essere sottostimate e discriminate, soprattutto sul piano occupazionale e sala-riale, e soggette alla violenza maschile. Il Mezzogiorno è la-sciato a se stesso, i migranti non hanno gli stessi diritti de-gli italiani, rendendo così più facile supersfruttarli e negar loro i diritti, la scuola e l’uni-versità sono aziendalizzate e si impongono sempre più re-strizioni di classe.

La lotta per cambiare que-sta intollerabile realtà passa necessariamente dalla lotta contro il governo Gentiloni, che sulla scia di quello di Ren-zi, fa gli interessi economici del grande capitale. La fidu-cia messa sulla legge eletto-rale antidemocratica per im-porre al parlamento l’inciucio Renzi-Berlusconi, la legge di bilancio a favore degli indu-striali, il decreto Minniti sulla sicurezza e il decoro urbano, il decreto Minniti-Orlando che criminalizza i migranti, l’attua-zione della “Buona scuola”, l’attacco al diritto di sciopero, la reintroduzione truffaldina dei voucher, la manganello-mania, malattia tipica dei fa-scisti mussoliniani, l’aumento delle spese militari e il “nuovo modello di difesa” che proietta l’imperialismo italiano nel Me-diterraneo e l’invio all’estero di truppe italiane sono le prove più evidenti. Va abbattuto.

È pura illusione per chiun-que si consideri anticapitalista credere di poter avere governi amici e alleati. Una vera alter-nativa di classe e rivoluziona-ria oggi si può costruire solo in netta opposizione ai governi borghesi (anche locali) e fuori dal parlamento, ormai eclissa-to dal presidenzialismo di fat-to e sempre più delegittimato a livello di massa, come com-provato dall’astensionismo che investe ormai metà del Paese.

Anche per le elezioni si-ciliane del 5 novembre e per quelle politiche della prima-vera dell’anno prossimo l’a-stensionismo rimane l’arma elettorale da usare per dele-gittimare, indebolire e disgre-

gare le istituzioni rappresen-tative borghesi e per elevare la coscienza politica anticapi-talista e anti-istituzionale e la combattività delle masse.

Tre “nuove” forze demo-cratiche borghesi riformiste si contendono lo spazio eletto-rale lasciato libero dal PD alla sua sinistra. “Insieme”, che fa capo agli ex sedicenti comu-nisti Pisapia, Bersani e D’A-lema, il primo addirittura nel passato predicava la rivolu-zione armata come membro

del gruppo terrorista Prima li-nea e del gruppo trotzkista Avanguardia operaia; “Allean-za per la democrazia e l’ugua-glianza” diretta da Anna Fal-cone, ex dirigente nazionale del PSI ed ex candidata in Si-cilia per “Rivoluzione civile”, e Tommaso Montanari, già sim-patizzante del PD e collabo-ratore del ministro dalemiano Bray nel governo Letta; “Eu-rostop” diretto dall’operaista trotzkista Giorgio Cremaschi.

Solo quest’ultimo raggrup-pamento, di cui fanno par-te anche il PCI e la Rete dei comunisti, si dichiara contro il capitalismo e favorevole al socialismo, ma non dice nul-la sui contenuti del socialismo e sul mezzo da utilizzare per conquistarlo. Tutti e tre hanno posto la Costituzione del ‘48 alla base del loro program-ma e si propongono di con-quistare l’elettorato di sinistra antirenziano. Sono quindi la negazione della Rivoluzione d’Ottobre. Tuttavia con l’uno o l’altro o con tutti e tre pos-siamo trovare dei punti politici, sociali e sindacali di interes-se comune sui quali imbastire delle alleanze.

Al contempo riteniamo che all’unità di lotta debba accom-pagnarsi un salutare dibattito sulle divergenze strategiche, in particolare sulla Costitu-zione del ‘48, che è sostenu-ta anche da gruppi trotzkisti e

pseudo-maoisti. Non capisco-no che essa tutela il capitali-smo, la proprietà privata dei mezzi di produzione (cioè l’in-toccabile autorità dei padroni sui lavoratori) e il potere del-la borghesia. Può essere uti-le servirsi di certi suoi articoli per alcune battaglie immedia-te di carattere democratico-borghese, ma se presa come orizzonte totalizzante frena e limita la lotta all’interno del capitalismo e delle sue istitu-zioni. E non ci si rende con-

to che essa è ormai stata sostituita da una Costituzio-ne di fatto che rafforza l’ese-cutivo, viola totalmente l’art. 16 e favorisce l’interventismo imperialista all’estero, trava-lica sempre più le libertà de-mocratico-borghesi e genera-lizza le relazioni industriali di tipo mussoliniano introdotte da Marchionne in Fiat in bar-ba alle belle parole dell’art. 1 (anche se si tratta di un lavoro da sfruttati). Continuare a per-petuare l’illusione della “piena applicazione” della Costituzio-ne significa essere ciechi di fronte alla realtà concreta.

Finché si prendono il costi-tuzionalismo e il parlamenta-rismo come propria linea po-litica e programmatica, non si andrà lontano. Resta valido il monito di Stalin: “È impossi-bile finirla col capitalismo, senza aver posto fine al so-cialdemocratismo nel mo-vimento operaio” (Stalin, Il carattere internazionale della rivoluzione d’Ottobre, cit., p. 203).

Il PMLI in questi suoi qua-rant’anni di esistenza, sen-za contare il precedente de-cennio di preparazione, si è mantenuto fedele alla via dell’Ottobre e al marxismo-le-ninismo-pensiero di Mao ap-plicandoli alla situazione con-creta italiana. Nel fuoco della lotta di classe, ha sviluppato una testa da Gigante Rosso,

cioè ha elaborato una linea ideologica, politica, program-matica, sindacale, rivendica-tiva e organizzativa proletarie rivoluzionarie e marxiste-le-niniste, ha difeso il valore e l’attualità del marxismo-leni-nismo-pensiero di Mao e del-la concezione proletaria del mondo contro le deformazioni revisioniste e riformiste, e ha previsto e denunciato per pri-mo, sulla base di un’analisi di classe dei fatti, l’avvento della seconda repubblica e la natu-

ra mussoliniana di Renzi.Ma il corpo del PMLI è an-

cora quello di un nano, dato il numero insufficiente di mili-tanti, cellule e organizzazioni del Partito. Come ha spiegato il Segretario generale Giovan-ni Scuderi: “È quindi neces-sario decuplicare i nostri sfor-zi per dare al PMLI un corpo da Gigante Rosso, che è il no-stro obiettivo strategico a me-dio termine.

“Il che significa anzitutto che dobbiamo migliorare la nostra militanza sia sul pia-no ideologico, per essere ve-ramente sicuri che la nostra concezione del mondo sia conforme al materialismo dia-lettico e al materialismo stori-co, sia sul piano politico incar-nando al meglio le indicazioni di Mao sui marxisti-leninisti in modo da praticare il colletti-vismo e non l’individualismo, l’altruismo rivoluzionario e non l’egoismo, da mettere gli interessi generali del Partito, del proletariato e della causa al di sopra dei propri interessi personali e familiari.

“Dare al PMLI un corpo da Gigante Rosso significa in se-condo luogo migliorare il no-stro lavoro negli ambienti di lavoro, di studio e di vita in cui siamo presenti, sulla base della parola d’ordine ‘Studia-re, concentrarsi sulle priorità, radicarsi; radicarsi, concen-trarsi sulle priorità, studiare’.

Bisogna portare più a fondo, a livello individuale e collettivo, su questa importante parola d’ordine strategica, che è la chiave del nostro radicamento tra le masse. È quindi neces-sario a livello di base sedersi attorno a un tavolo e discu-tere i tre elementi che com-pongono tale parola d’ordine e per ciascuno di essi stabili-re cosa fare tenendo presente la situazione concreta in cui si opera, le forze che disponia-mo e il principio più qualità e meno quantità.

“Dobbiamo essere coscien-ti che non basta propaganda-re il marxismo-leninismo-pen-siero di Mao, la linea generale del Partito e le denunce e le malefatte del governo centra-le; per far breccia nel proleta-riato e nelle masse e ottenere il loro consenso occorre oc-cuparsi dei loro problemi con-creti e immediati e aiutarle a risolverli, problemi che, a par-te quelli a carattere generale e nazionale, possono essere di-versi da città a città, da fabbri-ca a fabbrica, da scuola e uni-versità a scuola e università. In questo fondamentale e im-prescindibile lavoro non pos-sono non essere tenuti sotto attacco i governi locali e re-gionali, che sono i responsa-bili più diretti di quello che non va nelle varie città e regio-ni” (Scuderi, Avanti sulla via dell’Ottobre tenendo alta la bandiera del marxismo-lenini-smo-pensiero di Mao, 9 Apri-le 2017 -http://www.pmli.it/articoli/2017/20170412_15a_DiscorsoScuderi40.html).

È principalmente dalle nuo-ve generazioni lavoratrici e studentesche che dipende il successo della lotta contro il capitalismo per il socialismo.

Bisogna osare ribellarsi contro il capitalismo, i suoi governi, le sue istituzioni, la sua cultura, le sue proposte, le sue idee e i suoi stili di vita, gettarsi nel-la lotta di classe e battersi in prima fila per la conquista del socialismo e del potere politi-co da parte del proletariato.

Alle ragazze e ai ragazzi ri-voluzionari in particolare pro-poniamo di valutare la pro-posta del PMLI, di aprire un confronto con esso e di unirsi a noi come militanti o simpa-tizzanti. Abbiamo un estremo bisogno di nuove forze pro-letarie rivoluzionarie per inci-dere profondamente nella lot-ta di classe, per risvegliare il proletariato e le masse alla lotta politica rivoluzionaria an-ticapitalista e per marciare più velocemente e con maggiori successi sulla via dell’Ottobre verso l’Italia unita, rossa e so-cialista.

La via dell’Ottobre è an-cora aperta, l’esempio della Grande Rivoluzione Sociali-sta Sovietica non si è spento, il valore del marxismo-lenini-smo-pensiero di Mao e del so-cialismo resta intatto. Prima o poi riconquisteranno la sim-patia e l’appoggio del proleta-riato italiano e gli daranno la forza per capovolgere cielo e terra. Un nuovo mondo ci at-tende, lottiamo per conqui-starlo! Imparando da Lenin, da Stalin e dai marxisti-leni-nisti e dal proletariato russi, ai quali esprimiamo la nostra massima gratitudine, possia-mo farcela, dobbiamo farcela!

Con i Maestri e il PMLI vin-ceremo!

Il Comitato centrale del PMLI

Firenze, 25 Ottobre 2017

Firenze, 9 Aprile 2017. Questa foto è stata scattata alla Festa per il 40° Anniversario del PMLI. Sono ritratti due giovani membri del Partito che si sono distinti nella propaganda della Rivoluzione d’Ottobre: Enrico Chiavacci a sinistra di Giovanni Scuderi e Alessandro Frezza a destra di Mino Pasca

N. 39 - 2 novembre 2017 il bolscevico 7Messaggio del PMli alla Conferenza di aMsterdaM Per CoMMeMorare il Centenario della rivoluzione d’ottobre

“la rivoluzione d’ottobre rappresenta lo spartiacque tra gli autentici

marxisti-leninisti e i revisionisti”Nei giorni 23 e 24 set-

tembre si è svolta ad Am-sterdam in Olanda una Conferenza internazionale per commemorare il cen-tenario della Rivoluzio-ne d’Ottobre. Promossa dalla Lega internazionale della lotta dei popoli, dal-le Risorse per la solidarie-tà internazionale e la mo-bilitazione di massa e dal Fronte nazionale demo-cratico delle Filippine.

Vi hanno partecipato 81 delegazioni rappresentan-ti 27 Organizzazioni di 23 paesi del mondo.

Qui di seguito pubbli-chiamo il messaggio della Commissione per le rela-zioni internazionali del CC del PMLI inviato alla Con-ferenza.

Alla compagna Boyen Baleva

Al Europe Organizing Committee October

Revolution Centennial Commemoration

Alla Internation League of Peoples’ Struggle (ILPS)

Al Resource for International Solidarity and Mass Mobilization (PRISMM)

Al National Democratic Front of the Philippines (NDFP)

Cara compagna Boyen Baleva, cari compagni,

calorosi saluti marxisti-le-ninisti, anticapitalisti e inter-nazionalisti proletari da parte del Partito marxista-leninista italiano (PMLI).

Molte grazie per il gradito invito a partecipare all’impor-tante Conferenza di Amster-dam da voi organizzata per celebrare il centenario del-la Grande Rivoluzione So-cialista d’Ottobre. Purtroppo non siamo in grado di inviare un delegato del nostro Parti-to, ciò nonostante desideria-mo far conoscere a voi, e a tutti i partecipanti alla Con-ferenza, che salutiamo con molto calore, la posizione del PMLI su tale glorioso evento che ha cambiato la storia del mondo e dell’umanità e che ancora ispira gli autentici co-munisti e tutti gli sfruttati e gli oppressi coscienti e informati dei vari paesi.

La Grande Rivoluzione Socialista d’Ottobre ha di-mostrato che il capitalismo e l’imperialismo non sono imbattibili. Un popolo unito con alla testa il proletariato, armato del marxismo-leni-nismo e sotto la guida di un forte e radicato Partito marxi-sta-leninista è in grado di ri-durli in polvere. Ha anche di-mostrato che il proletariato è capace di conquistare il po-tere politico ed edificare il so-cialismo.

Essa è l’esempio concre-

to del valore e della superio-rità del marxismo-leninismo rispetto al liberalismo e del socialismo nei confronti del capitalismo. Ancora adesso essa rappresenta lo spartiac-que tra gli autentici marxisti-leninisti e i revisionisti rinne-gati del comunismo.

La grande vittoria dell’Ot-tobre la dobbiamo soprattut-to alla straordinaria opera te-orica , politica, organizzativa, educativa e pratica di Lenin. A Stalin va il particolare meri-to di averla difesa e sviluppa-ta continuando l’edificazio-ne del primo Stato socialista della storia.

Lenin e Stalin hanno lot-tato strenuamente contro i revisionisti annidati nel Par-tito che sabotavano la rivo-luzione socialista e la realiz-zazione del socialismo. Solo che Stalin, anche per man-canza di esperienza, pensa-va di averli eliminati del tutto come le classi, quando se ne è reso conto era ormai trop-po tardi. Cosicché dopo la sua morte, i revisionisti gui-dati da Krusciov hanno potu-to abbattere l’Urss socialista e restaurare il capitalismo.

Una amara lezione che va tenuta presente anche quan-do, come oggi, lavoriamo per risvegliare la coscienza ri-voluzionaria delle masse e per dare al proletariato la co-scienza di essere una clas-se per sé. Il che significa non concedere alcuno spazio ai revisionisti, agli opportuni-sti e agli imbroglioni politici travestiti da comunisti che a parole inneggiano al sociali-smo ma in realtà intralciano il nostro lavoro politico rivolu-zionario. Significa anche at-tenersi fermamente al mar-xismo-leninismo-pensiero di Mao, facendo bene attenzio-ne a non inquinarlo con te-orie che non hanno nulla a che fare con il socialismo e il comunismo, come quelle per esempio di Gramsci e Cha-vez.

Come è accaduto in Urss e negli altri paesi già sociali-sti, a cominciare dalla Cina, il socialismo può essere ab-battuto dall’interno per ope-ra dei revisionisti. Mao però ci ha fornito l’arma teorica, politica e organizzativa per impedirlo attraverso la Rivo-luzione Culturale Proletaria che può essere ripetuta, in caso di necessità, più volte per difendere il socialismo e la dittatura del proletariato e per impedire la restaurazio-ne del capitalismo.

Il punto fondamentale è sempre quello, tenere a bada i revisionisti e metterli in condizione di non nuoce-re in tutte le fasi della lotta di classe, della costruzione del Partito e dello Stato sociali-sta. E questo può avvenire solo se educhiamo i membri

del Partito e le masse rivolu-zionarie col marxismo-leni-nismo-pensiero di Mao, se li mobilitiamo nella lotta contro i revisionisti e se applichia-mo correttamente la teoria rivoluzionaria alle condizioni concrete dei paesi in cui ope-riamo.

Il socialismo è l’unica e vera alternativa di classe al capitalismo. Quest’ultimo non potrà mai risolvere in-teramente i problemi, le in-giustizie sociali e le disugua-glianze territoriali sociali e di genere che esso stesso genera, meno che mai po-trà risolvere il problema del-lo sfruttamento dell’uomo sull’uomo, della esistenza

delle classi, della migrazione e così via. Esso si nutre del sangue e del sudore del pro-letariato, dei lavoratori e dei popoli che rapina e impove-risce attraverso le guerre di conquista e di dominio, come è accaduto in Medio Oriente, in Libia, in Afghanistan e in altri paesi.

C’è il rischio concreto che le contraddizioni interimpe-rialiste, specie quelle tra l’im-perialismo americano e il so-cialimperialismo cinese che stanno sullo sfondo, sfocino in una guerra mondiale. Noi dovremo approfittarne per rovesciare dal potere la clas-se dominante borghese dei nostri paesi, se vi prenderà

parte, e instaurare il sociali-smo. Dobbiamo prospettare fin da ora al proletariato e ai suoi alleati, in primo luogo i contadini, tale possibilità.

Qualsiasi popolo o movi-mento antimperialista si ri-belli al diktat dell’imperiali-smo, noi abbiamo il dovere rivoluzionario e internaziona-lista proletario di appoggiar-lo, e lo dobbiamo fare pure nei confronti dello Stato isla-mico, anche se non ne con-dividiamo l’ideologia, la stra-tegia e certi metodi di lotta, come gli attacchi terroristici alle masse innocenti e incol-pevoli.

Come dimostra la storia, solo il socialismo può dare al

proletariato e alle masse tut-to ciò che hanno bisogna sui piani politico, economico, so-ciale e culturale.

Ogni paese perciò dovreb-be seguire la via dell’Ottobre, secondo le fasi richieste dalle proprie condizioni. Noi marxi-sti-leninisti italiani da 40 anni marciamo con forza e fiducia sulla via dell’Ottobre verso l’I-talia unita, rossa e socialista. Ciò prevede l’abbattimento, mediante la rivoluzione so-cialista, del capitalismo e del-la classe dominante borghe-se. Intanto lottiamo contro il governo Gentiloni, ispirato dal nuovo duce Renzi, che cura i loro affari e pratica una politica di lacrime e sangue all’interno e di interventismo imperialista all’estero.

Come ha detto il Comitato centrale del PMLI, in un do-cumento che sarà reso pub-blico il 25 Ottobre, “La via dell’Ottobre è ancora aperta, l’esempio della Grande Rivo-luzione Socialista Sovietica non si è spento, il valore del marxismo-leninismo-pensie-ro di Mao e del socialismo resta intatto. Prima o poi ri-conquisteranno la simpatia e l’appoggio del proletariato e gli daranno la forza per rove-sciare cielo e terra”.

Compagne e compagni ri-uniti alla Conferenza di Am-sterdam, teniamo alta la in-vincibile bandiera rossa del socialismo, uniamoci e co-operiamo affinché il sociali-smo trionfi in tutto il mondo!

Gloria eterna a Lenin, Sta-lin e ai marxisti-leninisti russi dell’Ottobre!

In solidarietà,La Commissione per le

relazioni internazionali del Comitato centrale

del PMLIFirenze, 29 agosto 2017

Lenin e Stalin allo Smolny (quartier generale dei bolscevichi) dirigono la Rivoluzione

7 Novembre (25 ottobre). L’assalto al Palazzo d’Inverno che concluse vittoriosamente la Rivoluzione di Ottobre

8 il bolscevico N. 39 - 2 novembre 2017

80° Anniversario della Grande Rivoluzione Socialista d’Ottobre, immortale opera dei marxisti-leninisti e del proletariato russi guidati da Lenin e Stalin

TeniAmO ALTA LA GLORiOSA bAndieRA deLL’OTTObRe

di Giovanni ScuderiQuesto importantan-

te articolo dal titolo “Tenia-mo alta la gloriosa bandiera dell’Ottobre”, scritto in occa-sione dell’80° Anniversario della Grande Rivoluzione Socialista d’Ottobre, è stato pubblicato senza firma su “Il Bolscevico” n. 41 del 1997. L’autore è il compagno Gio-vanni Scuderi, Segretario generale del PMLI

Ottanta anni fa, il 7 Novem-bre 1917, i marxisti-leninisti e il proletariato russi guidati da Lenin e Stalin hanno compiu-to una delle più grandi impre-se della storia del movimen-to operaio internazionale e dell’intera umanità, che ha marcato profondamente e in-delebilmente questo secolo che si sta concludendo.

Con una memorabile insur-rezione viene spazzata via dal potere la borghesia e il pro-letariato diventa classe do-minante prendendo nelle sue mani il potere statale e i mez-zi di produzione, così come avevano preconizzato Marx ed Engels ne “Il Manifesto del Partito comunista’’. Un’impre-sa che era riuscita solo per al-cune settimane alla Comune di Parigi.

Da allora la Grande Rivo-luzione Socialista d’Ottobre è oggetto di accanite discussio-ni. Da parte della borghesia e dei suoi partiti per calunniar-la e denigrarla. Un esempio è costituito dai tre velenosi arti-coli di Sandro Viola apparsi in questi giorni sul quotidiano fi-logovernativo “la Repubblica’’ di Carlo De Benedetti, Euge-nio Scalfari e Ezio Mauro. Da parte del proletariato e dei marxisti-leninisti per esaltarla e mettere in pratica i suoi in-segnamenti.

Non poteva che esse-re così, perché essa segna uno spartiacque tra chi sta con la borghesia e il capitali-smo e chi sta col proletariato e il socialismo, tra chi vuole la permanenza delle classi e dello sfruttamento dell’uomo sull’uomo e chi vuole l’aboli-zione di entrambe le cose.

I bolscevichi(1), allora si chiamavano così i marxisti-leninisti russi, e il proletariato non arrivano a freddo e senza alcuna preparazione all’insur-rezione del 25 Ottobre, data del vecchio calendario orto-dosso in vigore. Alle loro spal-le c’era stato un lungo, appro-fondito e minuzioso lavoro di preparazione ideologico, poli-tico, sindacale e organizzati-vo, legale e illegale, pacifico e di lotta di strada anche vio-lenta.

Molto lavoro era teso a conquistare i sindacati, le case del popolo e ogni altra organizzazione di massa de-gli operai, dei lavoratori e degli studenti. In particolare a Pie-trogrado, allora capitale della Russia, e a Mosca, le due cit-

tà fondamentali dove avven-nero le insurrezioni, una dietro l’altra. Dovunque, anche nella Duma, il parlamento zarista, e poi nei Soviet degli operai e dei soldati, i bolscevichi con-tendevano l’egemonia ai men-scevichi(1), che fino alla vigilia dell’insurrezione avevano la maggioranza nei Soviet. Nel luglio 1917 i membri del Par-tito erano 240 mila su una po-polazione attorno ai 150 milio-ni.

Un grande lavoro veniva effettuato pure nelle Forze ar-mate.

Tutto questo lavoro aveva già avuto delle sperimentazio-ni assai importanti nelle rivo-luzioni democratico-borghesi del 1905 e del febbraio 1917.

In un primo tempo i bolsce-vichi attuano la tattica della conquista del potere per via pacifica. Poi però, quando nel luglio ’17 il governo di coalizio-ne comprendente i socialisti Kerenski, Zereteli, Cernov e Skobelev, attacca con le armi il proletariato e il suo Partito, arresta parecchi dirigenti bol-scevichi, spicca un mandato di cattura di Lenin, sopprime la stampa del Partito, fa de-vastare la tipografia in cui ve-nivano stampate le pubblica-zioni del Partito, i bolscevichi cambiano tattica. Passano al lavoro clandestino, Lenin va in clandestinità e comincia a preparare concretamente l’in-surrezione per rovesciare con la forza delle armi la borghe-sia dal potere ed instaurare il potere dei Soviet.

Il cambiamento dei rappor-ti di forza tra il proletariato e la borghesia avviene nel settem-bre del ’17 nella lotta contro il complotto controrivoluziona-rio armato di Kornilov. A quel punto i bolscevichi conquista-no l’egemonia delle masse, dei soldati e dei Soviet. I So-viet di Pietrogrado e di Mosca passano dai socialisti rivolu-

zionari(2) e dai menscevichi ai bolscevichi. Era il segna-le che le condizioni essen-ziali necessarie per la vittoria dell’insurrezione erano giunte a maturazione. Cosicché alla data prefissata dal Comitato centrale del Partito, su propo-sta di Lenin, nella notte tra il 25 e il 26 Ottobre, la Guardia rossa costituita dagli operai, i soldati e i marinai rivoluziona-ri prende d’assalto il Palazzo d’Inverno a Pietrogrado e ar-resta il governo. In preceden-za, nello stesso giorno del 25 Ottobre, essi avevano occu-pato i ministeri, la banca di Stato, le stazioni, la posta e il telegrafo. A Mosca si com-batte per le strade per diversi giorni, ma alla fine i mensce-vichi e i socialisti rivoluziona-ri aiutati dalle guardie bianche e dagli “junker’’ sono sconfitti. In 3, 4 mesi la Rivoluzione si estende in tutta la Russia.

La Rivoluzione d’Ottobre non è stato “un complotto mi-litare’’, come sostenevano i menscevichi, i bundisti e i so-cialisti rivoluzionari di destra sconfitti e messi in minoranza nel II Congresso panrusso dei Soviet riuniti a Pietrogrado il 25 Ottobre, e come continua a dire la borghesia e i suoi servi, ma una rivoluzione di massa, alla quale partecipò la mag-gioranza degli operai, dei sol-dati e dei contadini.

Se non fosse stato così non sarebbe stato certamen-te possibile da parte del pro-letariato e dei bolscevichi so-stenere e vincere la guerra civile durata tre anni, non con-siderando che l’ultimo lem-bo dell’estremo oriente della Russia viene liberato dall’in-vasore giapponese nell’otto-bre del 1922. Una guerra ci-vile che ha visto a fianco della borghesia e delle sue armate le truppe degli imperialisti in-glesi, francesi, giapponesi e americani, nonché il blocco

totale della Russia volto a iso-larla completamente dal mon-do.

I fatti dimostrano che i bol-scevichi hanno avuto un lega-me crescente con le masse prima, durante e dopo l’in-surrezione. Questi legami si sono particolarmente raffor-zati dopo i primi provvedimen-ti presi dal governo sovietico.

Abolizione delle vecchie caste e del regime di oppressione nazionale; nazionalizzazione della terra, di tutta la grande industria, delle banche, del-le ferrovie, del commercio estero, della flotta mercanti-le; uguaglianza delle donne; uguaglianza delle diverse na-zionalità della Russia; separa-zione della Chiesa dallo Stato;

separazione della scuola dalla Chiesa; firma della pace con la Germania.

La fondazione dell’Unio-ne delle Repubbliche Sociali-ste sovietiche (Urss) suggella il profondo legame e la vasti-tà dei consensi che si erano realizzati tra i popoli e le na-zionalità del nuovo Stato con il Partito dei bolscevichi e con

Firenze, 9 novembre 2002. Durante la storica manifestazione europea contro la guerra all’Iraq, Giovanni Scu-deri, al centro, tiene alto il manifesto di Stalin insieme ad altri dirigenti del PMLI. Da sinistra Dario Granito, Emanuele Sala, Mino Pasca, Giovanni Scuderi, Simone Malesci, Antonella Casalini e Monica Martenghi. Alla estrema sinistra si nota Nerina “Lucia” Paoletti (foto Il Bolscevico)

I tre numeri speciali de “Il Bolscevico” che celebrano la Grande Rivoluzione Socialista d’Ottobre nel 1987, 1997, 2007

N. 39 - 2 novembre 2017 il bolscevico 9il socialismo. Questo nuovo Stato, senza precedenti nella storia, proclamato dal I Con-gresso dei Soviet di tutta l’U-nione nel dicembre del 1922, su proposta di Lenin e Sta-lin, nasce sulla base del libero consenso e dell’eguaglianza dei diritti con la facoltà di ogni paese aderente di uscire libe-ramente dall’Unione. Esso co-stituiva la prova provata che il socialismo è il sistema poli-tico, economico e sociale più avanzato, più giusto e più de-mocratico che l’umanità abbia mai costruito.

il ruolo di Lenin e Stalin

Lenin è stato il grande stra-tega dell’Ottobre. Lo ha pre-parato in tutti i suoi aspetti, sia sul piano teorico che po-litico, sia sul piano organizza-tivo che militare, e lo ha diret-to in prima persona. L’Ottobre porta impresso a caratteri d’o-ro il nome di Lenin e nessuno lo potrà mai cancellare. Fu Le-nin, con le celebri Tesi di Apri-le del ’17, esposte subito dopo il rientro dall’esilio in Svizzera, a dare al Partito e al proleta-riato la linea per passare dal-la rivoluzione borghese alla ri-voluzione socialista. Fu Lenin a dirigere l’assalto al Palazzo d’Inverno, dall’Istituto Smolny sede del Comitato centrale del Partito e del Soviet di Pie-trogrado. Fu Lenin a dirigere il Partito, l’Esercito rosso, il go-verno, il proletariato e i con-tadini durante la guerra civile e nell’edificazione del primo Stato socialista del mondo.

Stalin, sotto la direzione e a fianco di Lenin, ebbe un ruolo fondamentale nell’Otto-bre. Prima dell’insurrezione appoggiando, difendendo e applicando la linea proletaria rivoluzionaria di Lenin. Al VI Congresso del Partito, che si svolge nel luglio ‘17, assente Lenin perché era in clandesti-nità, egli svolge un ruolo de-cisivo per convincere il Parti-to alla rivoluzione socialista. A essa si opponevano i trot-zkisti. Preobrangenski soste-neva la tesi che la Russia si poteva avviare al socialismo solo se la rivoluzione proleta-

ria fosse scoppiata in occiden-te. Mentre Bucharin diceva che i contadini non avrebbero seguito la classe operaia per-ché legati alla borghesia.

Durante l’insurrezione Sta-lin ha svolto un ruolo dirigen-te in quanto capo del Centro pratico dell’insurrezione, or-ganismo eletto dal Comitato centrale del Partito nella riu-nione del 16 (29) ottobre del ’17. Questo Centro, composto da quattro membri, costituiva il nucleo dirigente del Comita-to militare rivoluzionario pres-so il Soviet di Pietrogrado.

Nella guerra civile e nella lotta per respingere le arma-te delle quattro potenze impe-rialiste, Stalin è stato in prima linea. Più volte è andato per-sonalmente al fronte per diri-gere il combattimento dell’E-sercito rosso. È merito suo la sconfitta delle armate bianche del generale Denikin sul fron-te meridionale nel 1920.

Quando muore prematu-ramente Lenin, il 21 gennaio 1924, è Stalin che eredita la li-nea dell’amato maestro e gui-da. La difende dagli attacchi della banda trotzkista-bucha-riniana, l’applica e la svilup-pa nel corso dell’edificazione del socialismo, della lotta con-tro i revisionisti dentro e fuori dell’Urss, della guerra patriot-tica contro l’aggressore hitle-riano, della lotta contro l’impe-rialismo mondiale.

Per merito di Stalin si salva l’immenso patrimonio teorico e politico di Lenin che egli si-stematizza nelle opere “Prin-cipi del Leninismo’’ e “Que-stioni del leninismo’’ e in altre opere successive.

Per merito di Stalin si sal-va e si arricchisce la grande esperienza dell’Ottobre, della dittatura del proletariato, della lotta contro il revisionismo di destra e di “sinistra’’ per quasi trenta anni arrecando enormi benefici alla lotta rivoluziona-ria di ieri e di oggi.

il sabotaggio dei tr otzkisti Trotzki, afflitto da incurabi-

le narcisismo, megalomania e individualismo, si è vanta-to nei suoi libercoli e discorsi

di aver avuto un ruolo premi-nente, se non addirittura su-periore a quello di Lenin, nella rivoluzione proletaria. In real-tà egli ha sabotato l’Ottobre e l’edificazione del socialismo in Urss e intralciato i piani di Le-nin, di Stalin e dei bolscevichi.

Quando il Comitato centra-le del Partito, nella storica riu-nione del 10 (23) ottobre ‘17, decreta la data dell’insurrezio-ne, Trotzki propone un emen-damento per ritardarla. Per millanteria poi costui spiffera al nemico la data stabilita dai bolscevichi in una seduta del Soviet di Pietrogrado.

Nella suddetta riunione i trotzkisti Kamenev e Zino-viev votano contro la risolu-zione dell’insurrezione. Fino all’ultimo costoro tentano di far deviare il Partito dall’in-surrezione spingendolo verso il Preparlamento istituito nel settembre ‘17 dalle forze con-ciliatrici, tra cui i partiti socia-listi, col governo di Kerenski.

Dopo l’insurrezione i trot-zkisti, con in testa Trotzki e Bucharin, fanno di tutto per sabotare la rivoluzione prole-taria e l’edificazione del socia-lismo. Si oppongono alla pace con la Germania, e nel feb-braio 1918 tentano persino di scindere il Partito e di abbatte-re il potere sovietico approfit-tando del fatto di avere il con-trollo del Partito nella regione di Mosca. Solo con la loro li-quidazione prima politica poi fisica Trotzki e Bucharin ces-seranno la loro criminale azio-ne controrivoluzionaria e anti-sovietica, mascherata da abiti comunisti, come si presenta-va la famigerata teoria di Trot-zki della “rivoluzione perma-nente’’.

il valore dell’Ottobre

L’Ottobre è stato una gran-de vittoria storica del proleta-riato sulla borghesia, del so-cialismo sul capitalismo, della concezione del mondo pro-letaria sulla concezione del mondo borghese, del mar-xismo-leninismo sul revisio-nismo, della rivoluzione pro-letaria sul parlamentarismo, l’elettoralismo, il riformismo e il legalitarismo, del Partito del proletariato sui partiti borghesi e riformisti.

L’Ottobre, e ciò che deriva dall’Ottobre, ha dimostrato la superiorità del socialismo sul capitalismo in riferimento allo sviluppo economico, alle isti-tuzioni, al superamento del-le disuguaglianze tra città e campagna e a quelle tra indu-stria e agricoltura, ai rapporti sociali, ai rapporti tra le nazio-nalità nello stesso Stato, alla libertà e alla democrazia per i lavoratori, al benessere socia-le, alla parità tra i sessi, alla cultura, alla morale, all’eman-

cipazione del proletariato e di tutti i lavoratori.

L’Ottobre, e ciò che deriva dall’Ottobre, ha inoltre dimo-strato le immense capacità politiche e organizzative della classe operaia, quando è ar-mata del marxismo-leninismo. Per la prima volta nella sto-ria viene provato che la clas-se operaia non solo è capace di distruggere il vecchio mon-do ma anche di costruirne uno nuovo.

I fattori fondamentali della vittoria dell’Ottobre sono stati: l’esistenza di un forte, agguer-rito, temprato e disciplinato Partito marxista-leninista, ar-mato del marxismo-leninismo e di una direzione e linea pro-letarie rivoluzionarie e legato alle masse operaie e conta-dine; la lotta senza quartiere e di principio di questo Par-tito ai revisionisti di destra e di “sinistra’’ e ai partiti piccolo borghesi riformisti, parlamen-taristi e pacifisti; l’alleanza tra il proletariato e i contadini po-veri sotto la direzione del Par-tito marxista-leninista; la for-mazione della Guardia Rossa e la conquista della maggio-ranza dei soldati; l’eroismo, lo spirito di sacrificio, l’abne-gazione e la determinazio-ne della classe operaia, dei contadini poveri e dei soldati e marinai rossi nell’affrontare con le armi in pugno il gover-no capitalista, la borghesia, le armate bianche e gli eserci-ti imperialisti invasori corsi in loro aiuto; le favorevoli circo-stanze internazionali (la guer-ra imperialista e la guerra tra la Russia e la Germania) e nazionali (la relativa debolez-za della borghesia russa e del suo governo e lo sfacelo eco-nomico).

La restaurazione del capi-talismo nell’Urss, iniziata dalla banda revisionista di Krusciov col colpo di Stato effettuato al XX Congresso del PCUS, nel febbraio 1956, e completata da Gorbaciov nel 1991, non ha intaccato minimamente il valore storico, politico e teori-co dell’Ottobre.

Seguire la strada

dell’Ottobre L’Ottobre russo è ancora

vivo, attuale e indica al pro-letariato di tutti i paesi la via dell’emancipazione, che è quella della rivoluzione socia-lista, del socialismo e del co-munismo. Mao la sottoline-ava con queste parole: “La Rivoluzione d’Ottobre aiutò i progressisti cinesi e quel-li di tutti i paesi ad adottare la concezione proletaria del mondo come strumento per studiare il destino della pro-pria nazione e per esamina-re d’accapo tutti i problemi.

Seguire la strada dei russi, questa fu la loro conclusio-ne’’ (3).

Anche il proletariato italia-no voleva “Seguire la strada dei russi’’, ma glielo impedi-rono con l’inganno e col ri-formismo, il parlamentarismo e il pacifismo prima il PSI e poi il PCI e i falsi comunisti Gramsci, Togliatti, Longo, Ber-linguer, Natta, Occhetto, D’A-lema, Cossutta e Bertinotti.

Questo inganno e questo tradimento hanno portato con sé‚ una profonda deideologiz-zazione e decomunistizzazio-ne delle masse, un forte inde-bolimento dello spirito, della combattività e della coscien-za del proletariato, e l’educa-zione e la formazione delle nuove generazioni secondo i canoni della cultura e della morale borghesi.

Di conseguenza è divenu-to enorme, faticoso e lungo il lavoro dei marxisti-leninisti per risvegliare le coscienze, per ricostruire la memoria stori-ca, per far capire al proletaria-to, ai progressisti, alle ragaz-ze e ai ragazzi che la madre di tutte le questioni è quella del potere politico e del socia-lismo. Tuttavia noi siamo certi che alla fine gli sfruttati, gli op-pressi e i progressisti capiran-no, dai fatti, dallo sviluppo del-le contraddizioni e dei conflitti di classe, dalla nostra azione, che è necessario “Seguire la strada dei russi’’.

Ci appelliamo all’avanguar-dia del proletariato, delle mas-se lavoratrici, disoccupate, dei pensionati, degli intellettua-li, giovanili e femminili perché abbandonino il falso partito comunista, non segua i trot-zkisti e opportunisti fuorusciti dal PRC che stanno lavoran-do per costruire una nuova trappola politica e organizza-tiva, e si unisca nel PMLI per affrettare i tempi della presa di coscienza rivoluzionaria e marxista-leninista da parte della classe operaia e delle masse.

“A tutti coloro che credo-no veramente al socialismo - come dice l’Ufficio politico del PMLI nel documento del 25 Ottobre 1997 - e vogliono dare una svolta alla lotta di classe e un carattere autenticamen-te comunista e rivoluziona-rio al proprio impegno politi-co, noi diciamo: Abbandonate le illusioni governative! Lotta-

te per la conquista del potere politico e del socialismo! Con la convinzione che col potere politico il proletariato ha tutto. Senza il potere politico il pro-letariato non ha niente’’.

Non c’è modo migliore di celebrare la Grande Rivolu-zione Socialista d’Ottobre che schierarsi apertamente e pra-ticamente con essa e con chi nel nostro Paese sta seguen-do da decenni quella strada, il che significa lottare contro il capitalismo e il governo Prodi che ne gestisce gli affari e per l’Italia unita, rossa e socialista.

Gloria eterna ai martiri dell’Ottobre!

Gloria eterna ai bolscevichi e ai partecipanti dell’Ottobre rimasti fedeli alla causa!

Gloria eterna a Lenin e Sta-lin!

Teniamo alta la gloriosa bandiera dell’Ottobre lottando per l’Italia unita, rossa e socia-lista!

Coi Maestri vinceremo!

NOTE 1) Bolscevichi e menscevi-

chi. Al secondo Congresso del POSDR nel 1903 i rivoluzionari guidati da Lenin furono chiama-ti bolscevichi (dalla parola rus-sa: “bolsce’’, più) in quanto ave-vano ottenuto la maggioranza nell’elezione degli organi cen-trali del Partito. I menscevichi (dalla parola russa: “mensce’’, meno) caduti in minoranza si scissero dai bolscevichi. I men-scevichi erano una corrente op-portunista piccolo borghese. Dopo la vittoria della rivoluzione democratico-borghese del feb-braio 1917, i menscevichi insie-me ai socialisti rivoluzionari en-trarono a far parte del governo provvisorio borghese e lottaro-no contro la rivoluzione proleta-ria in preparazione. Hanno poi combattuto, anche con le armi, contro la rivoluzione e il socia-lismo.

2) Socialisti rivoluzionari. Partito piccolo borghese sorto tra la fine del 1901 e l’inizio del 1902. Dopo l’abbattimento dello zarismo nel febbraio 1917 i capi del partito entrarono nel gover-no provvisorio di Kerenski, che apparteneva allo stesso par-tito. Nel novembre 1917 i so-cialisti rivoluzionari “di sinistra’’ si staccarono dal Partito. In un primo tempo costoro entrarono nel Consiglio dei Commissa-ri del popolo (governo sovieti-co), da cui uscirono nel marzo 1918 opponendosi, anche con le armi, al potere sovietico.

3) Mao, Sulla dittatura de-mocratica popolare (30 giugno 1949), opere scelte, vol. 4°, pp. 425-426.

Sabato 4 novembre

bAnchinO deL PmLi A FUcecchiO PeR ceLebRARe iL 100°

AnniVeRSARiO deLLA GRAnde RiVOLUZiOne SOciALiSTA d’OTTObRe

Sabato 4 novembre a Fucecchio (Firenze), la Cellula “Vincenzo Falzarano” del PMLI organizza un banchino per celebrare i 100 anni dalla Grande Rivoluzione Socia-lista d’Ottobre.

Sarà installato in Via Roma dalle ore 16,00 in poi, nei pressi della Casa del Popolo di Fucecchio, il Circolo Arci G. Pacchi.

L’iniziativa si concluderà con un brindisi all’interno dei locali del circolo.

A catania e belpasso celebrato in piazza il 100° della Rivoluzione d’Ottobre

La Cellula “Stalin” del PMLI della provincia di Catania ha ce-lebrato il centenario della Rivoluzione d’Ottobre contestualmen-te alla campagna astensionista per le elezioni siciliane nei ban-chini che si sono svolti a Catania il 15 ottobre e a Belpasso il 22 ottobre. Altri due banchini si svolgeranno a Catania il 30 ottobre e il 3 novembre.

Catania 15 ottobre 2017 (foto Il Bolscevico)

Richiedete

Le richieste vanno indirizzate a: [email protected] - via A. del Pollaiolo, 172/a - 50142 Firenze - Tel. e fax 055 5123164

496 pagine

608 pagine

10 il bolscevico N. 39 - 2 novembre 2017

In occasione del Centenario della Grande Rivoluzione Socialista d’Ottobre visitati i luoghi di nascita e morte del suo principale artefice, da Ulyanovsk a Gorki-Leninskie a Mosca

IL PMLI RENDE OMAGGIO A LENIN IN RUSSIASuccesso dello sforzo propagandistico del Partito. Accolti con curiosità e ammirazione targhe, manifesti e numeri de “Il Bolscevico”. Donato il dvd sulla Rivoluzione d’Ottobre alla direzione del museo Lenin a Gorki che contraccam-bia con l’accesso esclusivo all’ufficio di Lenin al Cremlino. Conservati con dedizione e devozione i siti dedicati a Le-

nin e incoraggiante lo spazio dedicato a Stalin, da noi omaggiato alla tomba sulle mura del CremlinoSCUDERI: “LA MISSIONE IN RUSSIA, INSIEME AL DOCUMENTO DEL CC SULLA RIVOLUZIONE

D’OTTOBRE E LA PUBBLICAZIONE DI ‘STORIA DEL PARTITO COMUNISTA (BOLSCEVICO) DELL’U.R.S.S’ SONO UN TRINOMIO CHE NON PASSERANNO INOSSERVATI IN ITALIA E ALL’ESTERO”

di ErneIn agosto, in occasione del

Centenario della Grande Rivo-luzione Socialista d’Ottobre, a nome del Comitato Centrale del Partito, mi sono recato in Russia per rendere omaggio a Lenin, il suo principale artefice, Maestro del proletariato internazionale e Fondatore del primo Stato so-cialista del mondo e della Terza Internazionale. Una importante missione collegata alla pubblica-zione del grandioso Documento del Comitato Centrale del PMLI sul Centenario della Rivoluzio-ne d’Ottobre e della “Storia del Partito Comunista (bolscevico) dell’U.R.S.S.” che, come ha tenu-to a dirmi il Segretario generale, compagno Giovanni Scuderi, nel ricevimento dedicatomi al rientro in Italia, dimostrano “l’originalità, la vitalità e la perspicacia del Par-tito, il suo attaccamento a Lenin e Stalin, per proseguire la marcia sulla via dell’Ottobre verso l’Ita-lia unita, rossa e socialista”. Un trinomio, ha continuato il nostro massimo dirigente, “che non pas-serà inosservato in Italia e all’e-stero”.

Il materiale che avevamo in dotazione, a partire dal manife-sto ufficiale del Centenario della Rivoluzione d’Ottobre a firma del CC, constava delle bellissime targhe dedicate rispettivamente a Lenin e a Stalin con scritte in italiano, russo e inglese realizzate appositamente dalla Commissio-ne di stampa e propaganda, così come gli sfavillanti manifesti ad hoc stampati su carta fotografica sempre dedicati ai due Maestri. Avevamo altresì copie dei numeri 25 e 30/2017 de “il bolscevico” interamente dedicati alla “Storia del Partito Comunista (bolscevi-co) dell’U.R.S.S.” prima e secon-da parte, nonché il numero stori-co, 3/2004, col quale iniziammo la pubblicazione di quello che poi uscirà in volume “Lenin, la vita e l’opera”. Infine il dvd sulla Rivolu-zione d’Ottobre realizzato 10 anni fa per il 90° Anniversario.

Al successo della missione ha

dato un contributo molto impor-tante un giovane amico del Par-tito, alla sua terza missione, che in maniera seria e lodevole si è sobbarcato la maggior parte del lavoro fotografico, preoccupan-dosi degli aspetti tecnici e logisti-ci, decifrando dal cirillico itinerari e mappe, trasportando con cura il materiale propagandistico del Partito senza mai creare problemi o impedimenti anche quando la fatica degli spostamenti di diversi chilometri percorsi a piedi si face-va sentire.

Da parte mia ringrazio il Partito e in particolare il compagno Scu-deri per la fiducia accordatami, dandomi la possibilità di visitare posti e luoghi dei Maestri del pro-letariato internazionale in maniera militante rivoluzionaria. Calcarli

con indosso la fiammante ma-glietta del nostro amato Partito è stata un’esperienza irripetibile e commovente.

A ULYANOVSKDall’Italia, via Mosca, abbiamo

raggiunto Ulyanovsk, la città nata-le di Lenin che prima si chiamava Simbirsk. Qui visse la sua infan-zia e parte della sua giovinezza. Nel 1924, dopo la sua morte, fu rinominata in onore di Vladimir Ilich Ulyanov (sue vere generali-tà). Oggi la città conta 625 mila abitanti ed è il capoluogo della regione omonima. Distante 900 chilometri a est di Mosca, ha in Samara, Kazan e Togliattigrad le città vicine più importanti.

Posta sulla sponda occidenta-le del bacino artificiale di Samara è un importante nodo ferroviario e porto fluviale che ha permesso lo sviluppo di industrie metalmecca-niche, elettroniche, conciarie, ali-mentari, dell’abbigliamento e dei materiali da costruzione. In città sono presenti i grandi stabilimenti della casa automobilistica UAZ e gli stabilimenti aeronautici della Aviastar-SP, produttrice degli ae-rei civili Tupolev e Antonov. Negli ultimi anni ha visto aumentare a dismisura la presenza industriale straniera, tra cui una multinazio-nale giapponese che produce pannelli solari.

La città è tagliata in due dal fiume Volga, tanto enorme che sembra un mare. Basti pensare

che in alcuni punti tocca i 35 chi-lometri di larghezza. Due ponti, il vecchio dell’epoca sovietica di 3 chilometri e uno nuovo di ben 9 chilometri collegano le due parti.

Scarsamente turistica, se non per Lenin, manifesta la sua prero-gativa di città operaia, Ulyanovsk si presenta movimentata di gior-no e grigia di sera. Dai trasporti, alle infrastrutture, alle strutture ricettive sembra di essere nell’U-nione Sovietica degli anni ’70. L’etnia principale è quella cauca-sica e mongola, i lineamenti dei volti parlano da soli.

La nostra prima meta è stata il Memoriale di Lenin, una maesto-sa costruzione a due piani in mar-

mo con al centro la testa del Ma-estro in pietra nera. Per espresso volere di Stalin qui vi sorse il mu-seo Lenin, attorno alla sua casa natale del 1870 e a quella, distan-te solo poche decine di metri, in cui gli Ulyanov vissero dal 1871 al 1875. Il complesso fu inaugurato il 2 novembre del 1941 ed amplia-to così come è ora nel 1970 per il 100° Anniversario della nascita.

Nel Memoriale si ripercorre tutta la vita di Lenin, che assie-me ai fratelli Alexandr e Dmitrij e alle sorelle Anna, Maria e Olga, ebbe dai genitori un’educazione

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1917-2017100ÂÅЛÈÊOÉ ÎÊÒßÁÐÜСÊOÉ

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1917-2017100Grande Rivoluzione Socialista d’Ottobre

ANNIVERSARIO DELLA

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Ulyanovsk 22 aprile 1870 - Gorki Leniniskie 21 gennaio 1924 Agosto 2017

In occasione del Centenario della Grande Rivoluzione Socialista d’Ottobre il Partito Marxista-Leninista Italiano rende perenne omaggio al suo principale artefice, Maestro del proletariato internazionale e Fondatore del primo stato socialista del mondo.Ispiriamoci a Lenin per proseguire la marcia sulla Via dell’Ottobre verso l’Italia unita, rossa e socialista.Con Lenin per sempre contro il capitalismo, per il socialismo.

Il Comitato centrale del Partito Marxista-Leninista Italiano

Con Lenin

per semprecontro il capitalismo

per il socialismo

С Лениным навсегдапротив капитализма

за Социализм! Август 2017 года

По случаю 100-летия Великой Октябрьской Социалистической Революции, Итальянская Марксистско-Ленинская Партия отдает вечную дань ее главному зодчему - Учителю международного пролетариата и Основателю первого Социалистического Государства в Мире.Мы черпаем вдохновение у Ленина дабы продолжить Путь Октября к единой, красной и социалистической Италии.С Лениным навсегда, против капитализма, за Социализм!

Центральный Комитет Итальянской Марксистско-Ленинской Партии

August 2017

On the occasion of the Centenary of the Great Socialist Revolution of October, the Italian Marxist-Leninist Party makes a perennial tribute to its chief craftsman, Master of the international proletariat and founder of the first socialist State of the world. Let’s inspire us to Lenin to continue marching on the October way towards united, red and socialist Italy.With Lenin forever against capitalism, for socialism.

The Central Committee of theItalian Marxist-Leninist Party.

SEGUE IN 11ª ë

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лет

1917-2017100Grande Rivoluzione Socialista d’Ottobre

ANNIVERSARIO DELLA

O

Gori 21 dicembre 1879 - Mosca 5 marzo 1953

Con Stalin

per semprecontro il capitalismo

per il socialismo

Со Сталиным навсегдапротив капитализма

за Социализм!Август 2017 года

По случаю 100-летия Великой Октябрьской Социалистической Революции, Итальянская Марксистско-Ленинская Партия отдает вечную дань лучшиму ученику Ленина - Учителю международного пролетариата и Строителю первого Социалистического Государства в Мире.Мы черпаем вдохновение у Сталина дабы продолжить Путь Октября к единой, красной и социалистической Италии.Со Сталиным навсегда, против капитализма, за Социализм!

Центральный Комитет Итальянской Марксистско-Ленинской Партии

Agosto 2017

In occasione del Centenario della Grande Rivoluzione Socialista d’Ottobre il Partito Marxista-Leninista Italiano rende perenne omaggio al migliore allievo di Lenin, Maestro del proletariato internazionale e Edificatore del primo stato socialista del mondo.Ispiriamoci a Stalin per proseguire la marcia sulla Via dell’Ottobre verso l’Italia unita, rossa e socialista.

Con Stalin per sempre contro il capitalismo, per il socialismo.

Il Comitato centrale del del Partito Marxista-Leninista Italiano

August 2017

On the occasion of the Centenary of the Great Socialist Revolution of October, the Italian Marxist-Leninist Party makes a perennial tribute to the best student of Lenin, Master of the international proletariat and builder of the first socialist State of the world. Let’s inspire us to Stalin to continue marching on the October way towards united, red and socialist Italy.With Stalin forever against capitalism, for socialism.

The Central Committee of theItalian Marxist-Leninist Party.

Gorki-Leninskie, Museo Lenin, 18 agosto 2017. Il Bolscevico n. 3/2004 dedicato a “Lenin, la vita e l’opera” sulla scrivania di Lenin nell’Ufficio del Cremlino, per gentile e significativa concessione della direzione del museo

Mosca 20 agosto 2017. Il compagno Erne con il manifesto dedicato a Lenin rende omaggio a Stalin alla sua tomba sulle mura del Cremlino, dopo aver deposto la targa e i fiori del PMLI

che contrastava con i principi su cui si fondava il dispotico regi-me zarista. Maria Alexandrovna, casalinga, e Ilia Nicolaevic, che fu dapprima ispettore e succes-sivamente direttore delle scuole popolari del governatorato di Simbirsk, avevano entrambi ra-dicate convinzioni democratiche e un elevato livello culturale. In casa Ulyanov si leggevano libri di Gogol, Lermontov, Puskin, Tur-gheniev, ma anche Darwin, Sha-kespeare, Griboiedov. Attraverso documenti, giornali dell’epoca, statue, busti, dipinti, drappi, ban-diere, oggetti personali, doni rice-vuti, la vita di Lenin e la nascita e lo sviluppo del primo Stato so-cialista del mondo corrono in pa-rallelo. Le ampissime sale in cui sono presenti grandi schermi di nuova generazione che mandano in continuazione filmati originali dell’epoca e i discorsi originali di Lenin irradiati tramite altoparlan-ti, creano un’atmosfera del tutto particolare e affascinante.

Ben curata la parte dedica-ta alla morte di Lenin con foto e pannelli del funerale, molte prime pagine di giornali di tutto il mon-do, una teca dove sono mostrati i calchi del volto e delle mani di Lenin morto, una pratica, quella della cosiddetta “maschera di morte”, molto in uso all’epoca per le personalità importanti.

Nonostante le grandi tavole illustrative e le didascalie siano solo in cirillico, una costante che purtroppo incontreremo durante tutta la missione, e il personale parlasse esclusivamente russo siamo riusciti a vedere e foto-grafare quanto ci interessava, nonché a dispiegare il materiale di Partito a nostra disposizione, accolto dapprima con curiosità e stupore, ma una volta presentati e chiesto il permesso e facendo leggere la traduzione in russo delle targhe abbiamo avuto un convinto via libera. Tra le piace-voli sorprese un intero salone de-dicato a Stalin quale successore di Lenin e artefice della Costitu-zione sovietica del 1936 e grande spazio alla vittoria sul nazifasci-smo nella Grande guerra Patriot-tica, con sempre Stalin in primo piano.

La casa natale di Lenin e l’attigua seconda dimora degli Ulyanov, ristrutturate e tenute splendidamente sono di difficile accesso per gli stranieri. Ven-gono aperte e fatte visitare solo su richiesta e in giorni particola-ri e praticamente le guide sono esclusivamente per i russi. Grazie alla giovane guardia del memo-riale che ci ha imbeccato e che abbiamo ringraziato donandogli sigarette, merce rara da queste parti sia per il costo, per noi un terzo ma per loro alto, che per la feroce campagna antitabagica di Putin, siamo tornati il giorno se-guente e seguendo le sue istru-zioni siamo riusciti a visitarle, così come abbiamo fatto spostandoci di qualche chilometro a piedi per visitare anche la terza residenza, quella in cui Lenin e la sua fa-miglia vissero dal 1878 al 1887. Nella casa natale abbiamo visto il certificato originale di nascita di Lenin, mentre una costante delle tre abitazioni erano la copiosa li-breria, immancabile, e uno studio a testa per ogni fratello o sorella. Leggere, documentarsi, studiare e ancora studiare, ecco anche perché Lenin è potuto diventare quel grande Maestro del prole-tariato internazionale che cono-sciamo.

Attorno al memoriale di Lenin vi è un grande parco con un sen-tiero dentro un fitto bosco che conduce sulle rive del Volga. Ab-biamo immortalato e apprezza-to un intero ciglione in erba con la scritta “Lenin” composta da piante ornamentali e spostando-ci leggermente siamo finiti in una grande piazza dove campeggia un mastodontico monumento a Lenin, inaugurato il 22 aprile (sua data di nascita) del 1940. Di fron-

te a poca distanza una piacevole scoperta, una bellissima statua di Marx, una delle prime scultu-re a lui dedicate nella Russia dei Soviet. Inaugurato significativa-mente il 7 novembre del 1920, il monumento presenta ancora sul retro una scritta in cirillico corro-sa dal tempo: “Le idee fatte pro-prie dalle masse diventano la più grande forza motrice”.

Abbiamo salutato la nostra piacevole e proficua permanenza a Ulyanovsk affiggendo il mani-festo del Centenario della Rivo-luzione d’Ottobre nell’hotel dove alloggiavamo, accanto a dei pan-nelli che ritraevano Lenin con i giovani pionieri del Komsomol, nonché vicino a delle pubblicità di epoca sovietica. Ringraziamo la direzione dell’“Oktyabrskaya” (Ottobre) per avercelo permesso.

A GORKIRientrati a Mosca ci siamo re-

cati a Gorki, un villaggio di 3.500 abitanti a sudest della capitale russa dove il 21 gennaio 1924 Lenin morì. Per questo il suo nome cambiò in Gorki-Leninskie. Lenin arrivò per la prima volta a Gorki nel settembre del 1918 su consiglio dei medici, per smalti-re i postumi dell’attentato subito dai socialisti rivoluzionari che gli spararono durante un comizio. Qui, per decisione del Comitato Centrale del Partito comunista dell’Unione Sovietica guidato da Stalin, nel gennaio 1949 fu aperta la casa museo di Lenin, mentre, all’inizio del parco che ospita la dacia, dal 1987 è presente un altro museo dedicato alla vita di Lenin con particolari riferimenti al suo soggiorno a Gorki.

Rispetto a Ulyanovsk a Gorki abbiamo avuto la possibilità di avere le guide, in francese al mu-seo ed in inglese alla residenza, a cui ci siamo presentati. Ciò ci ha permesso di apprendere di-rettamente una serie di notizie e aneddoti molto interessanti sulla vita di Lenin. Nel museo abbia-mo potuto vedere in originale le bozze di Lenin dei primi decreti dopo la Rivoluzione d’Ottobre, quello sulla pace, sulla terra, sulla separazione tra Stato e Chiesa, i manoscritti delle due opere prin-cipali composte a Gorki, “L’e-stremismo malattia infantile del comunismo” e “La rivoluzione proletaria e il rinnegato Kautski”, nonché le prime copie pubblica-te in Russia e all’estero, la copia originale delle “Lettere al Partito” meglio conosciute come “Testa-mento di Lenin”.

Ogni stanza era aperta dalla visione di un video con tutte le tappe della vita di Lenin e del-la costruzione del socialismo in Russia. Tanti i regali ricevuti da Lenin in particolare dai contadi-ni locali; con loro Vladimir Ilich aveva un rapporto particolare, amava parlarci, ascoltare le loro critiche e suggerimenti. Voleva che i loro figli andassero a scuola invece che nei campi, per questo riuscì a far costruire una scuola nel villaggio, che ci hanno detto esiste ancora ed è completamen-te operativa.

Nel 1994 al museo di Gorki è arrivato l’intero ufficio con una parte dell’immensa libreria, oltre 20.000 i volumi, e dell’apparta-mento che Lenin aveva al Crem-lino. Fu il fascista Eltsin in preda all’isteria anticomunista del mo-mento a volersene sbarazzare e a firmare di suo pugno il decreto. Meno male che è finito in buo-ne mani, come abbiamo tenuto a sottolineare alla direzione del museo. Tutto è stato riposiziona-to come lo lasciò l’ultimo giorno, 15 maggio 1923, in cui Lenin vi si recò a lavorare, fogli con appunti, giornale del giorno. Nessuno si può avvicinare più di tanto. Alla nostra richiesta di poter depor-re sulla scrivania una copia del nostro settimanale e scattare delle foto la guida imbarazzata ha dovuto chiamare la direzione, una donna sulla sessantina, a cui abbiamo spiegato i motivi della nostra visita, fatto vedere il ma-

teriale e donato il dvd prodotto dal nostro Partito 10 anni fa sulla Rivoluzione d’Ottobre. Abbiamo avuto l’accesso esclusivo.

Nel ringraziarci della visita la guida ha voluto fare delle foto con noi e attende la pubblica-zione del reportage on line per visionarlo. Abbiamo capito che la loro stessa esistenza è legata alle visite e quelle internazionali sono ben accette, soprattutto se ben disposte come la nostra.

Usciti dal museo abbiamo pre-so il vialetto che attraverso il par-co conduce alla dacia. Il percorso è costellato da tutta una serie di pannelli dedicati all’edificazione del socialismo nell’Unione Sovie-tica con delle belle immagini di Stalin e tutta una serie di vignette e riproduzioni di manifesti della guerra al nazifascismo.

Con davanti un parco curatis-simo pieno di fiori e alberi secola-ri abbiamo visto stagliarsi la da-cia che si compone di due ali con due entrate distinte. Nel parco un bellissimo monumento posto nel 1927 e restaurato nel 1958 rap-presenta “La morte di Lenin”, con gli abitanti di Gorki che portano a spalla la salma del Maestro del proletariato internazionale morto. Ad attenderci l’altra gui-da che ci ha fatto la storia della tenuta, finita all’inizio del 1900 nelle mani del generale Reinbot, governatore di Mosca. Dopo la sua morte la proprietà passò alla sua vedova Zinaida Morozova, la quale ingaggiò l’architetto più in auge della Russia per rimo-dellarla nell’allora popolare stile neoclassico; il progetto fu com-pletato con la costruzione di un porticato di sei colonne. Dopo la vittoria della Rivoluzione la pro-prietà fu statalizzata e convertita in dacia per i massimi dirigenti del neo Stato sovietico. Anche Stalin vi ha soggiornato per alcuni mesi. Dal settembre 1918 diventò la dimora principale di Lenin man mano che le sue condizioni di sa-lute iniziarono a peggiorare.

Qui Lenin lavorò molto, si al-zava presto, leggeva i giornali e i documenti di Partito che gli arri-vavano da Mosca, rispondeva a tutti i messaggi e poi studiava e scriveva ininterrottamente. Aveva molte visite che riceveva offrendo sempre del thé. Nelle poche ore di riposo amava fare delle pas-seggiate, da solo o in compagnia, d’estate nuotava nel laghetto e d’inverno pattinava.

Di sala in sala abbiamo visto colbacco e cappotto nero indos-sato al comizio in cui subì l’at-tentato con il foro procurato dal

proiettile sul braccio sinistro, gli indumenti ed il fucile da caccia che Lenin praticava volentieri a Gorki in tutte le stagioni, lo stu-dio con la scrivania appoggiata ad una grande finestra che dà sul parco, la grande biblioteca con gli oltre tremila libri in lingua russa, francese, italiana e tede-sca. La guida ci ha riferito che riusciva a leggere oltre 5.000 pa-gine al giorno. Ed ancora un vec-chissimo telefono dal quale Lenin dettò alla segreteria del Sovnar-kom, il Consiglio dei Commissari del popolo, a Mosca più di 200 tra ordinanze, articoli e lettere indirizzate ai compagni di Parti-to e a cui non rinunciò neppure dopo la fornitura di un moderno apparecchio, evolutissimo per l’epoca, con tanto di altoparlan-te amplificato ma che funzionava ad intermittenza. “Che vengano a riprenderselo immediatamente – avrebbe esclamato un adirato Le-nin – non accetto sabotaggi”. La sedia sulla quale è immortalato nella famosa foto con Stalin du-rante un loro incontro del 1922. Nel garage la Rolls-Royce che lo Stato sovietico fece costruire in unico esemplare per gli sposta-menti a Mosca, in estate come auto tradizionale, in inverno con il retro cingolato e il davanti anti-neve. Un’auto tuttora funzionante che poteva andare sia a benzina che ad alcool per i periodi di crisi.

Visto il nostro interesse e le domande che gli ponevamo la giovane guida ci ha particola-reggiato volentieri sulla morte di Lenin, scandendoci gli ultimi mo-menti di vita e portandoci passo passo nella dacia. Il 20 gennaio 1924 dopo pranzo Lenin viene portato dalla Kroupskaia nel-la sua camera, dove gli legge il romanzo “L’amore della vita” di Jack London. La sera dopo cena nella sala dove avevano un pro-iettore Lenin guarda il suo ultimo film, sulle condizioni di lavoro nelle officine Ford americane. Qui Lenin invitava molto spesso gli operai del sovkhoz di Gorki, i paesani o i bambini del villaggio o quelli limitrofi. I film erano muti e la sorella Maria si metteva al piano a suonare delle arie a tema per accompagnare e rendere più gradevole la visione.

Il 21 gennaio dal mattino lo stato di salute di Lenin si aggrava definitivamente e alle 6 e 50 del pomeriggio muore di arterioscle-rosi cerebrale, dall’autopsia defi-nita “sclerosi per usura”. I medici rimasero sbalorditi dall’ampiezza delle lesioni; le arterie che ali-mentano il cervello erano tal-

mente incrostate di sali di calcio che si erano trasformate in rigidi cordoni e non consentivano più il passaggio del sangue. Eppure in quello stato di spaventosa de-composizione del cervello Lenin conservò fino all’ultimo respiro tante facoltà intellettuali. La notte stessa fu lo scultore amico Sergej Merkurov a realizzare la masche-ra di morte di Lenin, anch’essa conservata, insieme al calco delle mani, nella camera dove il grande Maestro del proletariato interna-zionale si spense.

Per due giorni la dacia di Gorki fu meta delle delegazioni prove-nienti da tutto il paese. Il 23 gen-naio la salma di Lenin fu portata a Mosca nella sala delle Colonne del palazzo dei sindacati dove stette fino al 27. Eppure centi-naia di migliaia di persone non riuscirono ad entrare per vederlo per l’ultima volta. Da qui, secon-do la guida, la giusta decisione di Stalin di allestire un mausoleo provvisorio in legno sulla piazza Rossa a Mosca, che fu poi sosti-tuito con quello attuale in marmo rosso, affinché tutti lo potessero vedere.

Fino a che furono in vita con-tinuarono ad abitare a Gorki la sorella Maria e il fratello Dmitri. Fu quest’ultimo che volle fermare le lancette dell’orologio di casa, tuttora al suo posto, alle 6 e 50 del pomeriggio, ora della morte di Lenin.

Ringraziata la guida per l’e-saustiva illustrazione abbiamo ripreso il controviale che porta all’uscita, dove sono collocate una quindicina di statue e gran-di busti di Lenin e Stalin, ma anche di Marx e Engels, da noi omaggiate a dovere e poco dopo all’uscita una ben curata mostra di pannelli fotografici relativi alla Rivoluzione d’Ottobre a Lenin e Stalin.

A MOSCA La parte finale della nostra

missione non poteva che svol-gersi a Mosca dove il nuovo zar del Cremlino Putin ha inscenato la sola “celebrazione” del Cente-nario della Rivoluzione d’Ottobre aperta al pubblico. Una mostra, “1917-2017, Codice di una Ri-voluzione”, da noi vista in meno di mezz’ora, in quattro stanzette del Museo di storia contempora-nea, apertasi il 22 marzo fino al 12 novembre, di bassissimo pro-filo che sta attirando pochissimi e distratti visitatori. Dell’evento che

cambiò il mondo c’è ben poco, qualche drappo, dei manifesti, un piccolo busto di Lenin, confusi addirittura con le sommosse del 1905 e del febbraio del 1917. Del resto il pannello centrale recita chiaramente: “A Mosca la presa del potere da parte dei bolscevi-chi portò a violente battaglie e a centinaia di vittime”, in linea con la posizione ufficiale dettata da Putin, per cui le rivoluzioni cau-sano violenza e instabilità, vanno evitate a ogni costo, tanto meno celebrate. “Le lezioni della storia sono necessarie innanzitutto per riconciliare, – aveva affermato Putin presentando il Centenario all’inizio di quest’anno – rafforzare l’armonia politica, sociale e civile” arrivando ad invocare “un’analisi profonda, onesta e oggettiva del 1917”. E questa analisi l’abbiamo vista anche nelle maestose pub-blicazioni uscite per l’occasione, con la formula adottata che in-globa in un unico blocco sia la rivoluzione di febbraio, sia quel-la d’Ottobre, come la seguente guerra civile. In questo schema bianchi e rossi avrebbero lottato tutti per una Russia più forte, im-periale i bianchi, sovietica i rossi.

Anche dal Partito revisionista di Ziuganov nessun segnale. In tutta la capitale russa non c’è un manifesto celebrativo, niente di niente. Del resto cosa c’era da aspettarsi da un vertice di rinne-gati e ingannatori che fanno da stampella alla politica estera da superpotenza imperialista della Russia?

Dal canto nostro abbiamo risposto portando tutto il mate-riale rimasto in nostro possesso sulla piazza Rossa, omaggiando Stalin con un mazzo di fiori e la targa celebrativa sulla sua tomba e altrettanto abbiamo fatto con Lenin all’ingresso del mausoleo. Un omaggio che ha attirato l’at-tenzione generale, sia al controllo della polizia all’ingresso che ha spulciato tutto il nostro materiale e riconosciuti subito dalle ma-gliette indossate come “Ecco i comunisti italiani”, sia dei visita-tori di tutto il mondo che hanno letto con attenzione le targhe ce-lebrative e i manifesti.

La stessa cosa l’abbiamo ri-petuta alla maestosa statua di Lenin presente nel “Leninsky pro-spect” di fronte alla stazione del-la metropolitana “Oktyabrskaya” e all’Art Park a lato della famosa Galleria Tetriakov, dove sono pre-senti altre statue e busti, susci-tando grande interesse.

N. 39 - 2 novembre 2017 il bolscevico 11 ë DALLA 7ª

È stato bello celebrare la Rivoluzione

d’Ottobre di Lenin e Stalin

Sono contento e soddi-sfatto di aver potuto dare mano al Partito per celebrare la Rivoluzione d’Ottobre di Lenin e Stalin in Russia. Aver potuto vedere dove Lenin è nato e morto, il suo mausoleo con il suo corpo ancora ben conservato e la tomba di Sta-lin, sono esperienze davvero emozionanti.

La destra, i fascisti, dicono di tutto contro il comunismo e anche Putin è come loro. Ep-pure in Russia in qualunque posto sia andato il ricordo dell’opera di Lenin e Stalin è sempre presente. Ho visto

come tengano bene i musei a loro dedicati e quando chiedi informazioni per raggiungerli tutti sanno darti indicazioni. Penso che Lenin e Stalin siano le due parole più co-nosciute in Russia. In tutti i negozi trovi qualunque cosa dedicata a loro, vuol dire che c’è richiesta.

E poi Stalin ha sconfitto il nazismo e questo non potrà mai essere dimenticato.

Viva il Centenario della Rivoluzione d’Ottobre, viva Lenin, viva Stalin!

Vladimir - Firenze

Ulyanovsk 15 agosto 2017. La targa del PMLI dedicata a Lenin omag-gia il principale artefice della Rivoluzione d’Ottobre in una delle gran-di sale del Memoriale a lui dedicato

12 il bolscevico N. 39 - 2 novembre 2017

Stalin SmaSchera il ruolo Secondario di trotzki nella

rivoluzione d’ottobre(Tratto da Trotzkismo o leninismo?, discorso pronunciato da Stalin alla riunione plenaria del gruppo comunista del

Consiglio Centrale dei sindacati dell’Unione Sovietica il 19 novembre 1924)

Compagni! Dopo il circo-stanziato rapporto di Kame-nev mi rimane poco da dire.

Mi limiterò pertanto a sfata-re alcune leggende diffuse da Trotzki e dai suoi segua-

ci sull’insurrezione d’Otto-bre, sulla parte che Trotzki avrebbe avuto nell’insurre-

zione, sul partito e la prepa-razione dell’Ottobre, ecc. Mi soffermerò anche sul trotzki-

smo, come ideologia parti-colare, incompatibile con il leninismo, e sui compiti del

partito in relazione agli ultimi scritti di Trotzki.

1. la verità sull’insurrezione d’ottobrePrima di tutto sull’insurre-

zione d’Ottobre. Tra i mem-bri del partito circola insisten-temente la diceria che l’intero CC sarebbe stato contrario all’insurrezione nell’ottobre del 1917. Si racconta, di so-lito, che il 10 ottobre, quan-do prese la decisione di or-ganizzare l’insurrezione, il CC, nella sua maggioranza, si sarebbe in un primo tempo di-chiarato contrario, ma che al-lora alla seduta del CC avreb-be fatto irruzione un operaio il quale avrebbe detto: “Voi vi dichiarate contro l’insurrezio-ne, ma io vi dico che l’insurre-zione ci sarà, nonostante tut-to”. E dopo queste minacce, il CC, come se fosse stato inti-morito, avrebbe nuovamente posto il problema dell’insur-rezione e avrebbe deciso di organizzarla.

Non è una semplice dice-ria, compagni. Lo scrive nel suo libro I dieci giorni il noto John Reed, il quale, essen-do lontano dal nostro partito, non poteva certamente sape-re la storia della nostra riunio-ne clandestina del 10 ottobre e aveva abboccato all’amo dei pettegolezzi messi in giro dai vari signori Sukhanov. Questo racconto viene poi riprodotto e ripetuto in una serie di opu-scoli dovuti alla penna di trot-zkisti, tra l’altro in uno dei più recenti opuscoli sull’Ottobre scritto da Syrkin. Queste dice-rie vengono persistentemente alimentate dagli ultimi scritti di

Trotzki.Dubito sia necessario di-

mostrare che tutte queste e altre simili fiabe arabe non corrispondono alla realtà, che in realtà non vi è stato e non poteva esservi nulla di simile alla riunione del CC. Avrem-mo potuto, quindi, passar so-pra a queste voci assurde: sono tante le dicerie fabbri-cate a tavolino dagli opposi-tori o da individui lontani dal partito! E veramente abbiamo agito così finora, non facendo caso, per esempio, agli erro-ri di John Reed e non preoc-cupandoci di correggerli. Ma dopo gli ultimi scritti di Trotzki non si possono più passare sotto silenzio queste leggen-de, poiché con simili leggen-de si cerca ora di educare i giovani, e disgraziatamente si sono già raggiunti certi risulta-ti. Debbo perciò contrapporre a queste assurde dicerie i fat-ti reali.

Prendo i verbali della se-duta del CC del nostro parti-to del 10 (23) ottobre 1917. Sono presenti: Lenin, Zino-viev, Kamenev, Stalin, Trotzki, Sverdlov, Uritski, Dzerginski, Kollontai, Bubnov, Sokolnikov, Lomov. Viene discussa la si-tuazione politica e l’insurre-zione. Dopo la discussione è messa ai voti la risoluzione del compagno Lenin sull’in-surrezione. La risoluzione vie-ne approvata con una mag-gioranza di dieci contro due. Pare che la cosa sia chia-

ra: il CC con una maggioran-za di dieci contro due ha pre-so la decisione di passare al lavoro pratico immediato per organizzare l’insurrezione. Il Comitato Centrale elegge alla stessa seduta il centro politico per dirigere l’insurrezione, col nome di Ufficio politico e com-

posto da Lenin, Zinoviev, Sta-lin, Kamenev, Trotzki, Sokol-nikov e Bubnov.

Questi i fatti.Questi verbali fanno crol-

lare di colpo parecchie leg-gende. Fanno crollare la leg-genda che il CC nella sua maggioranza sarebbe stato

contro la insurrezione. Fan-no crollare anche la leggen-da che il CC nella questione dell’insurrezione si sarebbe trovato di fronte alla scissione. Dai verbali risulta chiaro che gli avversari dell’insurrezione immediata - Kamenev e Zino-viev - sono entrati a fare parte dell’organo di direzione politi-ca dell’insurrezione accanto ai sostenitori di questa. Non si è parlato, e non si poteva nep-pure parlare, di nessuna scis-sione.

Trotzki afferma che nelle persone di Kamenev e di Zi-noviev noi avevamo, nell’Ot-tobre, l’ala destra del nostro partito, quasi dei socialdemo-cratici. In tal caso non si capi-sce come il partito abbia po-tuto evitare la scissione; come sia stato possibile che le di-vergenze con Kamenev e Zi-noviev siano durate soltanto pochi giorni; come sia stato possibile che questi compa-gni, nonostante le divergen-

ze, venissero messi dal par-tito ai posti più importanti, eletti membri del centro poli-tico dell’insurrezione, ecc. Nel partito è sufficientemente noto l’atteggiamento spietato di Lenin nei riguardi dei social-democratici; il partito sa che Lenin non avrebbe acconsen-tito, neppure per un momen-to, ad avere nel partito, e tanto meno nei posti più importanti, dei compagni con una menta-lità socialdemocratica. Come si spiega che il partito abbia potuto evitare la scissione? Si spiega col fatto che, nono-stante i dissensi, noi avevamo in questi compagni dei vecchi bolscevichi, che stavano sul terreno comune del bolsce-vismo. In che cosa consiste-va questo terreno comune? Nell’unità di vedute sui proble-mi essenziali: il carattere della rivoluzione russa, le forze mo-trici della rivoluzione, la fun-zione dei contadini, i princìpi di direzione del partito, ecc. Se non fosse esistito questo terreno comune, la scissione sarebbe stata inevitabile. Se non si ebbe la scissione e se i dissensi durarono soltanto al-cuni giorni, fu perché, e sol-tanto perché noi avevamo in Kamenev e in Zinoviev dei le-ninisti, dei bolscevichi.

Passiamo ora alla leggen-da sulla funzione particola-re di Trotzki nell’insurrezione d’Ottobre. I trotzkisti propa-lano insistentemente la voce secondo cui l’animatore e l’u-nico dirigente dell’insurrezio-ne d’Ottobre sarebbe stato Trotzki. Queste voci vengono messe in giro, con particolare insistenza, da Lenzner, il co-siddetto redattore delle opere di Trotzki. Lo stesso Trotzki, ignorando sistematicamente il partito, il CC del partito e il co-mitato di Pietrogrado, passan-do sotto silenzio la funzione dirigente di questi organismi nell’insurrezione e spingen-dosi insistentemente avanti come figura centrale dell’in-surrezione, contribuisce vo-lontariamente o involontaria-mente a diffondere le dicerie su una funzione particolare da lui avuta nell’insurrezione.

Gli operai e i soldati in armi montano la guardia al palazzo Smolny, quartier generale della Rivoluzione nelle giornate dell’Ottobre 1917

Con questo argomentato e convincente discorso Sta-lin ristabilisce la verità storica sul ruolo secondario ricoper-to durante la gloriosa Rivolu-zione d’Ottobre dal rinnegato Trotzki. Costui, che ininter-rottamente per due decen-ni aveva assunto posizioni e princìpi contrapposti a Lenin

e ai bolscevichi, alla morte del grande Maestro del pro-letariato internazionale cam-biò tattica e tentò maldestra-mente e banditescamente di usurparne l’eredità confon-dendo leninismo e trotzki-smo: maldestramente, en-fatizzava a dismisura il suo apporto alla rivoluzione spin-

gendosi persino a mettere in ombra lo stesso Lenin e, banditescamente, spacciava la sua marcia ideologica op-portunista, frazionista e liqui-dazionista come l’autentica interpretazione del leninismo.

Fu grazie a Stalin se tale operazione controrivoluzio-naria fallì, Trotzki fu sma-

scherato e il movimento ope-raio e comunista russo e internazionale ebbero modo di espellere dalle proprie file il trotzkismo e di proseguire vittoriosamente nella costru-zione del primo Stato a dit-tatura del proletariato e nel-lo sviluppo della rivoluzione mondiale.

Si tenga presente che all’epoca in cui Stalin pro-nuncia il discorso i destri Zi-noviev e Kamenev non erano ancora usciti completamen-te allo scoperto e solo di lì a qualche anno avrebbero fatto apertamente blocco con l’op-posizione trotzkista e assun-to una posizione antagonista,

antipartito, scissionista e an-tisovietica.

Qui di seguito pubblichia-mo i punti 1 e 2 del discorso di Stalin, che potrete legge-re integralmente nel sito del PMLI, all’indirizzo http://www.pmli.it/stalintrotzkismolenini-smo.htm

Le copertine dei Video realizziti dalla Commissione per il lavoro di Stampa e propaganda del CC del PMLI in occasiore, rispettivamente, del 90° dell’Ottobre, del 50° e del 60° della scomparsa di Stalin

N. 39 - 2 novembre 2017 il bolscevico 13Sono ben lontano dal negare la parte senza dubbio impor-tante avuta da Trotzki nell’in-surrezione. Ma devo dire che Trotzki non ha avuto e non poteva avere nessuna fun-zione particolare nell’insur-rezione d’Ottobre, e che, es-sendo presidente del Soviet di Pietrogrado, egli non ha fatto che eseguire la volontà delle istanze competenti di partito, che guidavano ogni suo pas-so. Ai filistei del tipo di Sukha-nov tutto questo può sembra-re strano, però i fatti, i fatti reali, confermano completa-mente e interamente questa mia affermazione.

Prendiamo i verbali della seduta successiva del CC del 16 (29) ottobre 1917. Sono presenti i membri del CC, più i rappresentanti del Comita-to di Pietrogrado, più i rap-presentanti dell’organizzazio-ne militare, dei comitati delle fabbriche e officine, dei sin-dacati, dei ferrovieri. Oltre ai membri del CC vi sono an-che Krylenko, Sciotman, Ka-linin, Volodarski, Scliapnikov, Latsis e altri. In tutto 25 per-sone. Viene discussa l’insur-rezione sotto l’aspetto pura-mente pratico e organizzativo. Viene approvata la risoluzio-ne di Lenin sull’insurre-zione con una maggioranza di ven-ti contro due e tre astenuti. Viene eletto il centro pratico per la direzione organizzati-va dell’insurrezione. Chi entra a far parte di questo centro? Vengono eletti cinque com-pagni: Sverdlov, Stalin, Dzer-ginski, Bubnov, Uritski. Com-piti del centro pratico: dirigere tutti gli organi pratici dell’insur-rezione, conformemente alle direttive del Comitato Centra-le. In tal modo, a questa se-duta del CC è accaduto, come vedete, qualcosa di “orrendo”, cioè nel centro pratico, chia-

mato a dirigere l’insurrezio-ne, non è entrato, “strano a dirsi”, l’“animatore”, la “figu-ra principale”, l’“unico dirigen-te” dell’insurrezione, Trotzki. Come conciliare questo con l’opinione corrente sulla fun-zione particolare di Trotzki? Non è vero che tutto ciò è al-quanto “strano”, come direb-be Sukhanov, oppure come direbbero i trotzkisti? Tuttavia in questo non vi è, in fondo, nulla di strano, poiché Trotzki, persona relativamente nuova per il nostro partito nel perio-do dell’Ottobre, non ha avu-to e non poteva avere nes-suna funzione particolare né nel partito né nell’insurrezio-ne d’Ottobre. Egli, come tut-ti i dirigenti responsabili, non era che un esecutore della vo-lontà del CC e dei suoi organi. Chi conosce il meccanismo di direzione del partito bolscevi-co, capirà senza grandi diffi-coltà che la cosa non avrebbe neppure potuto essere diver-sa: sarebbe bastato che Trot-zki trasgredisse la volontà del CC perché egli perdesse ogni influenza sul corso degli avve-nimenti. Le chiacchiere sulla funzione particolare di Trotzki sono una leggenda, propalata dalle servizievoli comari “del partito”.

Questo non significa, na-turalmente, che l’insurrezio-ne d’Ottobre non abbia avuto il suo animatore. No, ha avu-to il suo animatore e capo. Ma questo fu Lenin, e nessun al-tro, quello stesso Lenin le cui risoluzioni vennero approvate dal CC quando si discusse il problema dell’insurrezione, quello stesso Lenin al quale l’illegalità non impedì di es-sere il vero animatore dell’in-surrezione, contrariamente a quanto afferma Trotzki. è sciocco, è ridicolo tentare ora di nascondere con le chiac-

chiere sull’illegalità il fatto in-contestabile che l’animatore dell’insurrezione fu il capo del partito, Lenin.

Questi i fatti.Ammettiamo che sia così,

ci dicono, però non si può ne-gare che Trotzki si sia battu-to bene nel periodo dell’Otto-bre. Sì, questo è vero, Trotzki si è veramente battuto bene nell’Ottobre. Ma nel periodo dell’Ottobre si è battuto bene non solo Trotzki, non si sono battuti male neanche uomini come i socialisti-rivoluziona-ri di sinistra, che si trovava-no allora a fianco dei bolsce-vichi. In generale, debbo dire che nel periodo dell’insurre-zione vittoriosa, quando il ne-mico è isolato e l’insurrezione è in pieno sviluppo, non è diffi-cile battersi bene. In momenti simili persino coloro che stan-no sempre a rimorchio diven-tano eroi.

Ma la lotta del proletariato

non rappresenta un’offensiva ininterrotta, una catena inin-terrotta di successi. La lotta del proletariato ha pure le sue dure prove, le sue sconfitte. Il vero rivoluzionario non è co-lui che si dimostra coraggioso nel periodo dell’insurrezione vittoriosa, bensì colui il qua-le, sapendo battersi bene du-rante l’offensiva vittoriosa del-la rivoluzione, sa anche dare prova di coraggio nel perio-do della ritirata della rivoluzio-ne, nel periodo della sconfitta del proletariato, colui che non perde la testa e non si lascia sopraffare dalla paura davanti agli insuccessi della rivoluzio-ne, davanti ai successi del ne-mico, colui che non si lascia prendere dal panico e non si abbandona alla disperazione nel periodo di ritirata della ri-voluzione. Non si sono battu-ti male i socialisti-rivoluzionari di sinistra nel periodo dell’Ot-tobre, sostenendo i bolscevi-

chi. Ma chi non sa che questi “valorosi” combattenti erano invasi dal panico nel periodo di Brest, allorquando l’offensi-va dell’imperialismo tedesco li aveva gettati nella disperazio-ne e nell’isterismo? È estre-mamente triste, ma è un fat-to incontestabile che Trotzki, il quale si è battuto bene nel pe-riodo dell’Ottobre, non è riu-scito nel periodo di Brest - nel periodo degli insuccessi tem-poranei della rivoluzione, in quel momento difficile - a dar prova di sufficiente fermezza e a non seguire le orme dei so-cialisti-rivoluzionari di sinistra. Non vi è dubbio, il momento era difficile, bisognava dare prova di particolare corag-gio e di una calma ferrea per non perdere la testa, ritirarsi in tempo, accettare in tempo la pace, sottrarre l’esercito pro-letario ai colpi dell’imperiali-smo tedesco, conservare le riserve contadine, e, ottenuta

in questo modo una tregua, attaccare in seguito il nemico con nuove forze. Ma questo coraggio e questa fermezza rivoluzionaria sono, disgrazia-tamente, mancati a Trotzki in quel momento difficile.

Secondo l’opinione di Trot-zki, l’insegnamento essenzia-le della rivoluzione proletaria è consistito nel “non lasciarsi sopraffare dalla paura” duran-te l’Ottobre. Questo è sbaglia-to, poiché questa affermazio-ne di Trotzki contiene soltanto una particella di verità sugli in-segnamenti della rivoluzione. Tutta la verità sugli insegna-menti della rivoluzione pro-letaria consiste nel “non la-sciarsi sopraffare dalla paura” non solo nei giorni dell’offen-siva della rivoluzione, ma an-che nei giorni della sua ritira-ta, quando il nemico prende il sopravvento, e la rivoluzione subisce degli scacchi. La rivo-luzione non si esaurisce con l’Ottobre. L’Ottobre è soltan-to l’inizio della rivoluzione pro-letaria. È male se ci si lascia sopraffare dalla paura duran-te la fase ascendente dell’in-surrezione. Peggio ancora se si ha paura nel momento del-le dure prove della rivoluzio-ne, dopo la presa del potere. Saper mantenere il potere, all’indomani della rivoluzione, non è meno importante della conquista del potere. Se Trot-zki si è lasciato sopraffare dal-la paura nel periodo di Brest, nel periodo delle dure prove della nostra rivoluzione, quan-do per poco non si giunse alla “resa” del potere, egli deve capire che gli errori commes-si in ottobre da Kamenev e da Zinoviev non c’entrano affatto.

Così stanno le cose per quanto riguarda le leggende sull’insurrezione d’Ottobre.

2. il partito e la preparazione dell’ottobrePassiamo ora alla questio-

ne della preparazione dell’Ot-tobre.

Dopo aver ascoltato Trot-zki, si potrebbe pensare che

il partito dei bolscevichi, du-rante l’intero periodo prepara-torio da marzo a ottobre, non ha fatto che segnare il passo, dilaniarsi in contrasti interni e

ostacolare in tutti i modi Le-nin, e che, se non fosse stato per Trotzki, non si sa dove la Rivoluzione d’Ottobre sareb-be andata a finire. È alquanto spassoso sentire questi stra-ni discorsi sul partito in bocca a Trotzki, il quale ha dichiara-to, nella stessa “prefazione” al terzo volume, che “lo stru-mento essenziale della rivo-luzione proletaria è il partito”, che “senza il partito, evitan-do il partito, ignorando il par-tito, attraverso un surrogato del partito, la rivoluzione pro-letaria non può vincere”. Al-lah stesso non potrebbe capi-re come abbia potuto trionfare la nostra rivoluzione, se “il suo strumento essenziale” è risul-tato inefficiente, e se, a quan-to pare, non vi è nessuna pos-sibilità di vincere “ignorando il partito”. Ma non è la prima vol-ta che Trotzki ci delizia con le sue stranezze. Bisogna pen-sare che gli spassosi discorsi sul nostro partito rientrano nel novero delle stranezze abitua-li di Trotzki.

Esaminiamo brevemente la storia della preparazione dell’Ottobre per periodi.

1) Periodo del nuovo orien-tamento del partito (marzo-aprile). I fatti principali di que-sto periodo sono:

a) rovesciamento dello za-rismo;

b) formazione del gover-no provvisorio (dittatura della borghesia);

c) sorgere dei Soviet dei deputati operai e soldati (dit-

tatura del proletariato e dei contadini);

d) dualismo del potere;e) dimostrazione di aprile;f ) prima crisi del potere.Un tratto caratteristico di

questo periodo è il fatto che esistono una accanto all’al-tra, assieme e contempora-neamente, la dittatura del-la borghesia e la dittatura del proletariato e dei contadini e che quest’ultima ha un atteg-giamento di fiducia verso la prima, crede nelle sue aspi-razioni pacifiche, le conse-gna volontariamente il pote-re e si trasforma in tal modo in una sua appendice. Non vi sono ancora conflitti seri fra le due dittature. Esiste anzi una “commissione di contatto”.

Fu questo un grandissimo rivolgimento nella storia del-la Russia e una svolta senza precedenti nella storia del no-stro partito. La vecchia piat-taforma prerivoluzionaria del rovesciamento diretto del go-verno era chiara e precisa, ma non era più adatta alle nuove condizioni di lotta. Non si po-teva più rovesciare diretta-mente il governo, poiché esso era legato ai Soviet, che era-no sotto l’influenza dei difensi-sti, e il partito avrebbe dovuto condurre una guerra che non era in grado di combattere, sia contro il governo, sia contro i Soviet. Non si poteva tuttavia neppure condurre una politica di appoggio al governo provvi-sorio, poiché questo era il go-verno dell’imperialismo. Era

necessario un nuovo orienta-mento del partito nelle nuove condizioni di lotta. Il partito (la sua maggioranza) procedeva a tastoni verso questo nuovo orientamento. Esso applicò la politica della pressione dei Soviet sul governo provvisorio nella questione della pace e non si decise d’un tratto a fare un passo avanti, dalla vecchia parola d’ordine della dittatura del proletariato e dei contadini alla nuova parola d’ordine del potere ai Soviet. Con questa politica non nettamente de-finita si mirava a permettere ai Soviet di discernere, sulle questioni concrete della pace, la vera natura imperialistica del governo provvisorio e a staccarli così da quest’ultimo. Ma questa fu una posizione profondamente errata, poiché generava illusioni pacifiste, portava acqua al mulino del difensismo e ostacolava l’e-ducazione rivoluzionaria del-le masse. Io condivisi allora con altri compagni del partito questa posizione errata, e vi rinunciai completamente sol-tanto a metà aprile, aderen-do alle tesi di Lenin. Occor-reva un nuovo orientamento. Questo nuovo orientamento lo diede al partito Lenin nelle sue celebri Tesi di aprile. Non mi dilungherò su queste tesi poiché esse sono note a tutti. Il partito aveva allora dei dis-sensi con Lenin? Sì, ne ave-va. Quanto durarono? Non più di due settimane. La Con-ferenza delle organizzazioni

della città di Pietrogrado (se-conda metà di aprile), che ap-provò le tesi di Lenin, segnò una svolta nello sviluppo del nostro partito. La Conferenza di aprile di tutta la Russia (fine aprile) non ha fatto che porta-re a termine, su scala nazio-nale, l’opera della Conferenza di Pietrogrado, raggruppando compatti attorno a un’unica piattaforma i nove decimi del partito.

Ora, sette anni dopo, Trot-zki maligna a proposito dei passati dissensi tra i bolscevi-chi, presentandoli quasi come una lotta di due partiti in seno al bolscevismo. Ma, in pri-mo luogo, Trotzki esagera e gonfia le cose sfacciatamen-te, poiché il partito bolscevi-co ha superato questi dissen-si senza subire la più piccola scossa. In secondo luogo, il nostro partito sarebbe sta-to una casta e non un partito rivoluzionario, se non aves-se tollerato nel suo ambien-te delle sfumature di opinio-ne; è noto che abbiamo avuto dei dissensi anche nel pas-sato, per esempio nel perio-do della III Duma, il che, tut-tavia, non ha compromesso l’unità del nostro partito. In terzo luogo, non sarà super-fluo chiedere: quale fu allora la posizione dello stesso Trot-zki, che maligna ora tanto vo-lentieri sui passati dissensi tra i bolscevichi? Il cosiddetto re-dattore delle opere di Trotzki, Lenzner, assicura che le lette-re americane di Trotzki (mar-

“Viva l’Ottobre che ha liberato le donne”. Manifesto sovietico del 1927

Il volantino realizzato dal PMLI che invita a leggere e commentare il Do-cumento del CC del Partito sul Centenario della Grande Rivoluzione So-cialista d’Ottobre

14 il bolscevico N. 39 - 2 novembre 2017

zo) “anticiparono interamente” le Lettere da lontano di Lenin (marzo), che costituiscono la base delle Tesi di aprile di Le-nin. è detto proprio così: “anti-ciparono interamente”. Trotzki non protesta contro una simile analogia, che accetta, a quan-to pare, con gratitudine. Ma, anzitutto, le lettere di Trot-zki “non assomigliano affatto” alle lettere di Lenin né per lo spirito né per le conclusioni, poiché esse rispecchiano in-teramente e integralmente la parola d’ordine antibolscevi-ca di Trotzki: “Via lo zar, go-verno operaio”, parola d’ordi-ne che significa la rivoluzione senza i contadini. Basta solo sfogliare questi due gruppi di lettere per convincersene. In secondo luogo, come si spie-ga in tal caso che Lenin abbia ritenuto necessario differen-ziarsi da Trotzki all’indomani stesso del suo arrivo dall’e-stero? Chi non conosce le ri-petute dichiarazioni con cui Lenin afferma che la parola d’ordine di Trotzki: “Via lo zar, governo operaio”, rappresen-ta un tentativo di “scavalcare il movimento contadino che non ha ancora compiuto la sua funzione”, che questa paro-la d’ordine significa “giuocare alla presa del potere da parte del governo operaio”?

Che cosa vi può essere di comune tra le tesi bolsceviche di Lenin e lo schema antibol-scevico di Trotzki, col suo “gio-care alla presa del potere”? E di dove mai viene questo gu-sto che ha certa gente di para-gonare una capanna al Monte Bianco? Che bisogno aveva Lenzner di far questa aggiun-

ta arrischiata al mucchio delle vecchie leggende sulla nostra rivoluzione, inventando anco-ra un’altra leggenda, secondo la quale le lettere americane di Trotzki, avrebbero “antici-pato” le celebri Lettere da lon-tano di Lenin*?

Non per nulla si dice che un orso servizievole è più perico-loso di un nemico.

2) Periodo della mobili-tazione rivoluzionaria del-le masse (maggio-agosto). I principali fatti di questo perio-do sono:

a) la dimostrazione di aprile a Pietrogrado e la costituzio-ne del governo di coalizione con la partecipazione dei “so-cialisti”;

b) la dimostrazione del Pri-mo Maggio nei principali cen-tri della Russia con la parola d’ordine “pace democratica”;

c) la dimostrazione di giu-gno a Pietrogrado con la paro-la d’ordine principale “abbas-so i ministri capitalisti!”;

d) l’offensiva di giugno sul fronte e gli insuccessi dell’e-sercito russo;

e) la dimostrazione armata di luglio a Pietrogrado; l’usci-ta dei ministri cadetti dal go-verno;

f) l’arrivo delle truppe con-trorivoluzionarie dal fronte, la devastazione della redazio-ne della Pravda, la lotta del-la controrivoluzione contro i Soviet e la costituzione di un nuovo governo di coalizione con alla testa Kerenski;

g) il VI Congresso del parti-to, che lancia la parola d’ordi-ne della preparazione dell’in-surrezione armata;

h) la Conferenza di stato

controrivoluzionaria e lo scio-pero generale a Mosca;

i) l’offensiva fallita di Korni-lov su Pietrogrado, la rianima-zione dei Soviet, le dimissio-ni dei cadetti e la costituzione del “Direttorio”.

Va considerato come tratto caratteristico di questo perio-do l’inasprimento della crisi e la rottura di quell’equilibrio in-stabile tra i Soviet e il gover-no provvisorio che esisteva, bene o male, nel periodo pre-cedente. Il dualismo del po-tere diveniva intollerabile per le due parti. Il fragile edificio della “commissione di contat-to” viveva i suoi ultimi giorni. La “crisi del potere” e la “rid-da dei ministri” erano allora le parolette di moda. La crisi al fronte e lo sfacelo nelle retro-vie compiono la propria ope-ra, rafforzando le ali estreme e premendo dai due lati i conci-liatori-difensisti. La rivoluzione si mobilita provocando la mo-bilitazione della controrivolu-zione. La controrivoluzione a sua volta stimola la rivoluzio-ne, suscitando nuove onda-te rivoluzionarie. Il passaggio del potere alla nuova classe diventa la questione del mo-mento.

Esistevano allora dei dis-sensi nel nostro partito? Sì, esistevano. Ma essi avevano un carattere esclusivamente pratico, contrariamente alle affermazioni di Trotzki che tenta di scoprire un’ala “de-stra” e un’ala “sinistra” nel par-tito. Erano cioè dei dissensi senza i quali in generale non può esistere una vita attiva nel partito e un lavoro veramente di partito.

Trotzki ha torto quando as-serisce che la dimostrazione di aprile a Pietrogrado ha su-scitato dissensi in seno al Co-mitato Centrale. Il Comitato Centrale, quando condannò il tentativo di un gruppo di com-pagni di arrestare il gover-no provvisorio nel momento in cui nei Soviet e nell’eserci-to i bolscevichi erano in mi-noranza, era assolutamente concorde su questa questio-ne. Se Trotzki avesse scritto la “storia” dell’Ottobre non se-condo Sukhanov, ma fondan-dosi su documenti veri, egli si sarebbe convinto senza dif-ficoltà che la sua asserzione era sbagliata.

Trotzki ha completamente torto quando asserisce che il tentativo compiuto, “su inizia-tiva di Lenin”, di organizzare la dimostrazione del 10 giu-gno fu tacciato di “avventuri-smo” dai membri “di destra” del Comitato Centrale. Se Trotzki scrivesse non secon-do Sukhanov, egli saprebbe certamente che la dimostra-zione del 10 giugno fu rinviata col pieno consenso di Lenin, e che la necessità del rinvio fu difesa da Lenin in un gran-de discorso alla celebre sedu-ta del Comitato di Pietrogrado (vedi i verbali del Comitato di Pietrogrado).

Trotzki ha completamente torto quando parla di dissensi “tragici” manifestatisi in seno al CC a proposito della dimo-strazione armata di luglio. Egli inventa semplicemente quan-do suppone che alcuni mem-bri del gruppo dirigente del CC “dovevano vedere nell’e-pisodio di luglio un’avventu-ra dannosa”. Trotzki, che allo-ra non faceva ancor parte del nostro CC e non era che un nostro parlamentare sovieti-co, poteva, certo, anche non sapere che il CC considerava la dimostrazione di luglio sol-tanto come un mezzo per ta-stare il polso al nemico, che il CC (e Lenin) non volevano e non intendevano trasformare la dimostrazione in insurrezio-ne, nel momento in cui i So-viet della capitale erano anco-ra dalla parte dei difensisti. È possibilissimo che qualcuno dei bolscevichi abbia anche piagnucolato sulla sconfitta di luglio. So, per esempio, che alcuni dei bolscevichi arresta-ti allora erano persino dispo-sti ad abbandonare le nostre file. Ma da questo trarre del-le deduzioni a sfavore di certi pretesi elementi “di destra” del CC significa travisare sfaccia-tamente la storia.

Trotzki ha torto quando di-chiara che nelle giornate della rivolta di Kornilov si era mani-festata in una parte dei diri-genti del partito una tendenza a fare blocco con i difensisti, ad appoggiare il governo prov-visorio. Si tratta naturalmente di quegli stessi cosiddetti ele-menti “di destra” che non la-sciano dormire Trotzki. Trotzki ha torto, perché esistono al mondo dei documenti, come l’organo centrale del partito di quel periodo, che smentisco-no completamente le sue di-chiarazioni. Trotzki cita la let-tera in cui Lenin metteva in guardia il CC dal dare il suo appoggio a Kerenski. Ma egli non capisce le lettere di Lenin, il loro significato, il loro scopo. Lenin nelle sue lettere, a vol-te, anticipa deliberatamente i tempi, ponendo in primo piano gli errori possibili, che potreb-bero essere commessi, e cri-ticandoli ancor prima che sia-no stati commessi allo scopo

di mettere in guardia il partito, di premunirlo dagli errori, op-pure, a volte, gonfia una “mi-nuzia” facendo “di una mosca un elefante” col medesimo scopo pedagogico. Il capo di un partito, particolarmente se si trova nell’illegalità, non può agire diversamente, poiché deve vedere più in là dei suoi compagni di lotta e ha il do-vere di suonare l’allarme per ogni possibile errore, persino per delle “minuzie”. Ma trarre da queste lettere di Lenin (e di lettere simili non ce ne sono poche) la conclusione che esi-stevano “tragici” dissensi e far tanto chiasso in proposito, si-gnifica non capire le lettere di Lenin, non conoscere Lenin. È questo che spiega probabil-mente perché Trotzki a volte prende dei granchi formidabili. In breve: nei giorni della rivol-ta di Kornilov non esisteva nel CC nessuno, assolutamente nessun dissenso.

Dopo la sconfitta di luglio, tra il CC e Lenin sono effetti-vamente nati dissensi intor-no al futuro dei Soviet. È noto che Lenin, volendo concen-trare l’attenzione del partito sulla preparazione dell’insur-rezione fuori dei Soviet, am-moniva di non esagerarne l’importanza, ritenendo che essi, contaminati com’erano dai difensisti, si erano già tra-sformati in un peso morto. Il Comitato Centrale e il VI Con-gresso del partito assunsero una linea più prudente, deci-dendo che non vi era motivo di ritenere esclusa la possibi-lità di rianimare i Soviet. L’a-zione di Kornilov dimostrò che la decisione era stata giusta. Tuttavia questo dissenso non ebbe importanza immediata per il partito. In seguito Lenin riconobbe che la linea del VI Congresso era stata giusta. È curioso che Trotzki non si sia aggrappato a questo dissen-so e non l’abbia gonfiato fino a proporzioni “mostruose”.

Un partito unito e compat-to, al centro della mobilitazio-ne rivoluzionaria delle masse: questo è il quadro della situa-zione del nostro partito in quel periodo.

3) Periodo dell’organizza-zione dell’attacco (settem-bre-ottobre). I fatti principali di questo periodo sono:

a) convocazione della Con-ferenza democratica e falli-mento dell’idea del blocco con i cadetti;

b) passaggio dei Soviet di Mosca e di Pietrogrado dalla parte dei bolscevichi;

c) Congresso dei Soviet della regione settentrionale e decisione del Soviet di Pietro-grado di opporsi all’allontana-mento delle truppe;

d) decisione del CC del partito sull’insurrezione e co-stituzione del Comitato milita-re rivoluzionario del Soviet di Pietrogrado;

e) decisione della guarni-gione di Pietrogrado di ap-poggiare con le armi il Soviet di Pietrogrado e organizzazio-ne del sistema dei commissa-

ri del Comitato militare rivolu-zionario;

f) azione delle forze arma-te bolsceviche e arresto dei membri del governo provviso-rio;

g) presa del potere da parte del Comitato militare rivoluzio-nario del Soviet di Pietrogrado e costituzione del Consiglio dei Commissari del popolo ad opera del II Congresso dei Soviet.

Va considerato come trat-to caratteristico di questo pe-riodo, la rapida maturazio-ne della crisi, lo smarrimento completo dei circoli dirigenti, l’isolamento dei socialisti-ri-voluzionari e dei menscevichi e il passaggio in massa degli elementi esitanti dalla parte dei bolscevichi. Occorre rile-vare un’ originale particolari-tà della tattica rivoluzionaria in questo periodo. Essa con-siste nel fatto che la rivoluzio-ne cerca di compiere ogni, o quasi ogni passo della sua of-fensiva sotto l’apparenza del-la difesa. Non vi è dubbio che con il rifiuto di allontanare le truppe da Pietrogrado l’offen-siva della rivoluzione compì un serio passo; ciò nondime-no, questa offensiva fu effet-tuata con la parola d’ordine della difesa di Pietrogrado da un eventuale attacco del ne-mico esterno. Non vi è dubbio che, nel quadro dell’offensiva contro il governo provvisorio, la costituzione del Comitato militare rivoluzionario costi-tuì un passo ancor più serio; ciò nondimeno esso fu effet-tuato con la parola d’ordine dell’organizzazione del con-trollo sovietico sulle operazio-ni dello stato maggiore del di-stretto. Non vi è dubbio che il passaggio aperto della guar-nigione dalla parte del Comi-tato militare rivoluzionario e l’organizzazione della rete dei commissari sovietici segna-rono l’inizio dell’insurrezione; nondimeno, questi passi fu-rono compiuti dalla rivoluzio-ne con la parola d’ordine della difesa del Soviet di Pietrogra-do da eventuali azioni contro-rivoluzionarie. La rivoluzione mascherava in un certo senso le sue azioni offensive, dando loro la parvenza di difesa, per trascinare più facilmente nel-la propria orbita gli elementi indecisi, esitanti. Questo ser-ve forse a spiegare il carattere formalmente difensivo dei di-scorsi, articoli e parole d’ordi-ne di quel periodo, che hanno tuttavia un carattere profonda-mente offensivo per il loro so-stanziale contenuto.

Vi erano in quel periodo dissensi in seno al Comitato Centrale? Sì, ve ne erano, e abbastanza importanti. Ho già parlato dei dissensi sul pro-blema dell’insurrezione. Essi sono rispecchiati interamente nei verbali del CC del 10 e del 16 ottobre. Non voglio, quin-di, ripetere quel che è già sta-to detto prima. Bisogna sof-fermarsi ora su tre questioni: sulla partecipazione al Pre-parlamento, sulla funzione dei

Direttrice responsabile: MONICA MARTENGHIe-mail [email protected] Internet http://www.pmli.itRedazione centrale: via A. del Pollaiolo, 172/a - 50142 Firenze - Tel. e fax 055.5123164Iscritto al n. 2142 del Registro della stampa del Tribunale di Firenze. Iscritto come giornale murale al n. 2820 del Registro della stampa del Tribunale di FirenzeEditore: PMLI

ISSN: 0392-3886chiuso il 25/10/2017

ore 16,00

N. 39 - 2 novembre 2017 il bolscevico 15Soviet nell’insurrezione e sul-la data dell’insurrezione. Ciò è tanto più necessario in quan-to Trotzki, nella sua brama di mettersi in evidenza, ha “inav-vertitamente” travisato la po-sizione di Lenin sui due ultimi punti.

Non vi è dubbio che i dis-sensi sulla questione del Par-lamento furono di una certa gravità. Che fine, per così dire, si proponeva il Preparlamen-to? Di aiutare la borghesia a respingere nell’ombra i So-viet e a porre le fondamenta del parlamentarismo borghe-se. Che potesse o no il Pre-parlamento adempiere que-sto compito nella situazione rivoluzionaria che si era venu-ta creando, è un altro proble-ma. Gli avvenimenti hanno di-mostrato che questo fine era irraggiungibile e che lo stesso Preparlamento era un aborto del kornilovismo. Però è in-contestabile che, nel creare il Preparlamento, i menscevi-chi e i socialisti-rivoluzionari perseguivano appunto questo fine. Che cosa poteva signi-ficare in quella situazione la partecipazione dei bolscevichi al Preparlamento? Null’altro che indurre in errore le mas-se proletarie sul vero caratte-re del Preparlamento. È que-sto che spiega in gran parte la passione con la quale Lenin flagella nelle sue lettere i so-stenitori della partecipazione al Preparlamento. La parteci-pazione al Preparlamento fu senza dubbio un grave errore.

Però sarebbe sbagliato pensare, come fa Trotzki, che i sostenitori della partecipa-zione siano andati al Prepar-lamento per compiere un la-voro organico, per “incanalare il movimento operaio” “nell’al-veo della socialdemocrazia”. Questo è assolutamente sba-gliato. È falso. Se fosse vero, il partito non sarebbe riuscito a liquidare “in un batter d’oc-chio” questo errore mediante l’uscita dimostrativa dal Pre-parlamento. La vitalità e la po-tenza rivoluzionaria del nostro partito si sono, tra l’altro, ma-nifestate appunto nel fatto che esso ha subito corretto questo errore.

E poi, permettetemi di ret-tificare una piccola inesattez-za insinuatasi tra le notizie che ci dà Lenzner, “redattore”

delle opere di Trotzki, a pro-posito della seduta del grup-po bolscevico che risolse la questione del Preparlamento. Lenzner informa che a que-sta seduta i relatori sono stati due: Kamenev e Trotzki. Ciò è falso. In realtà i relatori sono stati quattro: due per il boi-cottaggio del Preparlamen-

to (Trotzki e Stalin) e due per la partecipazione (Kamenev e Noghin).

Ancor peggio stanno le cose per Trotzki quando egli parla della posizione presa da Lenin sulla forma dell’insurre-zione. Da quel che dice Trot-zki risulterebbe che, secondo Lenin, il partito avrebbe do-vuto prendere il potere in ot-tobre “indipendentemente dal Soviet e dietro le sue spalle”. Criticando poi questa scioc-chezza attribuita a Lenin, Trot-zki “fa delle capriole” e infine lascia cadere dall’alto questa frase: “Ciò sarebbe stato un errore”. Trotzki dice qui cose false su Lenin, travisa il punto di vista di Lenin sulla funzione dei Soviet nell’insurrezione. Si potrebbe citare un mucchio di documenti come prova che Lenin proponeva di prendere il potere attraverso i Soviet di Pietrogrado o di Mosca, e non

dietro le spalle dei Soviet. Che bisogno aveva Trotzki di que-sta leggenda più che strana su Lenin?

Né vanno meglio le cose per Trotzki quando egli “ana-lizza” la posizione del CC e di Lenin sul problema della data dell’insurrezione. Par-lando della celebre seduta del

CC del 10 ottobre, Trotzki af-ferma che in questa seduta “fu approvata una risoluzione secondo la quale l’insurrezio-ne doveva aver luogo non più tardi del 15 ottobre”. Questo vorrebbe dire che il CC ave-va fissato la data dell’insurre-zione per il 15 di ottobre e poi esso stesso era venuto meno a questa decisione, rinviando-la al 25 ottobre. È vero que-sto? No, non è vero. Il Comi-tato Centrale approvò in quel periodo soltanto due risoluzio-ni sull’insurrezione: quella del 10 ottobre e quella del 16 ot-tobre. Diamo lettura di queste risoluzioni.

Risoluzione del CC del 10 ottobre:

“Il CC riconosce che sia la situazione internazionale del-la rivoluzione russa (rivolta della flotta in Germania, come manifestazione estrema del processo di sviluppo in tutta

Europa della rivoluzione so-cialista mondiale, poi minac-cia di pace** tra gli imperialisti allo scopo di soffocare la rivo-luzione in Russia), sia la si-tuazione militare (indubbia de-cisione della borghesia russa, di Kerenski e compagni di ce-dere Pietrogrado ai tedeschi), sia la conquista della mag-

gioranza nei Soviet da par-te del partito proletario - tutto ciò in legame con l’insurrezio-ne contadina e con il fatto che la fiducia del popolo si è volta verso il nostro partito (elezioni a Mosca) - e infine l’evidente preparazione di una seconda rivolta alla Kornilov (allonta-namento delle truppe da Pie-trogrado, invio dei cosacchi nei pressi di Pietrogrado, ac-cerchiamento di Minsk da par-te dei cosacchi ecc.): tutto ciò pone all’ordine del giorno l’in-surrezione armata.

Riconoscendo così che l’in-surrezione armata è inevitabi-le e completamente matura, il CC invita tutte le organiz-zazioni del partito a orientar-si in tal modo e a discutere e risolvere, partendo da que-sto punto di vista, tutte le que-stioni pratiche (Congresso dei Soviet della regione setten-trionale, allontanamento delle

truppe da Pietrogrado, azioni dei moscoviti e del popolo di Minsk, ecc.)”.

Risoluzione della riunione del 16 ottobre del CC e dei di-rigenti responsabili.

“Il convegno plaude alla ri-soluzione del CC, dichiara di appoggiarla in pieno e invita tutte le organizzazioni e tutti

gli operai e soldati a prepara-re intensissimamente e in tut-ti i modi l’insurrezione armata, ad appoggiare il centro crea-to a questo scopo dal Comi-tato Centrale e esprime la fer-ma convinzione che il CC e il Soviet indicheranno a tempo debito il momento favorevole e i metodi più indicati per l’of-fensiva”.

Vedete che la memoria ha tradito Trotzki per quel che concerne la data dell’insurre-zione e la risoluzione del CC sull’insurrezione.

Trotzki ha completamente torto quando afferma che Le-nin sottovalutava la legalità sovietica, che Lenin non ca-piva la seria importanza della presa del potere da parte del Congresso dei Soviet di tut-ta la Russia convocato per il 25 ottobre e che appunto per questo Lenin avrebbe insisti-to sulla presa del potere pri-

ma del 25 ottobre. Ciò è falso. Lenin proponeva di prende-re il potere prima del 25 otto-bre per due ragioni. In primo luogo perché i controrivolu-zionari potevano ad ogni mo-mento cedere Pietrogrado, il che avrebbe dissanguato l’in-surrezione imminente, e ogni giorno era quindi prezioso. In secondo luogo perché l’er-rore del Soviet di Pietrogra-do, che aveva fissato e pub-blicato apertamente il giorno dell’insurrezione (25 ottobre), non poteva essere corretto altrimenti che facendo inizia-re di fatto l’insurrezione pri-ma di questa sua data legale. Il fatto è che Lenin considera-va l’insurrezione come un’arte e non poteva non sapere che il nemico, informato (a cau-sa dell’imprudenza del So-viet di Pietrogrado) del gior-no dell’insurrezione, avrebbe certamente cercato di prepa-rarsi per quel giorno, ragione per cui era necessario pre-venire il nemico, cioè iniziare l’insurrezione assolutamente prima della data legale. Que-sto spiega in gran parte la ve-emenza con la quale Lenin flagellò nelle sue lettere colo-ro che si facevano un feticcio della data del 25 ottobre. Gli eventi hanno dimostrato che Lenin aveva completamente ragione. È noto che l’insurre-zione fu iniziata prima dell’a-pertura del Congresso dei So-viet di tutta la Russia. È noto che il potere fu preso di fatto prima dell’apertura del Con-gresso dei Soviet di tutta la Russia e che esso fu preso non dal Congresso dei Soviet, ma dal Soviet di Pietrogrado, dal Comitato militare rivolu-zionario. Il Congresso dei So-viet non ha fatto che accettare il potere dalle mani del Soviet di Pietrogrado. Ecco perché le prolisse dissertazioni di Trot-zki sul significato della legalità sovietica sono assolutamente superflue.

Un partito vivo e possente, alla testa delle masse rivolu-zionarie che prendono d’as-salto e rovesciano il potere borghese, questa era la situa-zione del nostro partito in quel periodo.

Così stanno le cose per quanto riguarda le leggende sulla preparazione dell’Otto-bre.

“il bolScevico” SmaSchera i falSificatori della Storia della rivoluzione d’ottobre

8 il bolscevico / Rivoluzione d’Ottobre N. 33 - 21 settembre 2017

Tramite il pennivendolo e falsificatore Ezio Mauro

“REpubblica” innEggia a TRoTzki coME “gRan MaEsTRo dElla RivoluzionE Russa”

Con il centenario della Ri-voluzione d’Ottobre ormai alle porte, è del tutto naturale che la borghesia, tramite i suoi in-tellettuali, guardi con le pro-prie lenti deformanti controri-voluzionarie a questo epocale evento che cambiò per sem-pre la storia del mondo e di-mostrò che era possibile di-struggere il capitalismo. Di certo un servizio a queste let-ture denigratorie è offerto da Ezio Mauro, ex direttore de “la Repubblica”, nelle sue “Cro-nache di una rivoluzione”, pubblicate a puntate di mese in mese sul quotidiano che di-rigeva; e con la “puntata” del 6 settembre, il noto scribac-chino anticomunista ci rivela il suo nuovo amore, niente poco di meno che Trotzki.

Il capitolo del 6 settem-bre, interamente dedicato alle giornate dell’insurrezione di Pietrogrado (oggi San Pietro-burgo), che avvenne vittorio-samente nella notte del 7 no-vembre (secondo il calendario giuliano allora in vigore era il 25 ottobre), è tutto un contrap-porre Trotzki a Lenin: il primo è calmo e stratega, il secon-do è irascibile e impulsivo, “in-quieto nel suo rifugio protetto dal quartiere operaio” mentre l’altro gira le manopole dell’in-surrezione. Trotzki, si premu-ra di precisare Mauro, avreb-

be un immacolato pedigree rivoluzionario, “anche se ave-va preso la tessera bolscevica da poco”, perché si era fatto la Siberia e l’esilio e aveva par-tecipato alla rivoluzione del 1905, “un albo d’oro rivoluzio-nario che stava evidentemen-te scritto nel destino, visto che era nato nell’anno dell’attenta-to al treno dello Zar, e proprio nel giorno storico dell’Ottobre, il 26”. Addirittura, Trotzki sa-rebbe stato il “gran maestro della rivoluzione russa”, tito-lo che fra l’altro fa sembrare la Rivoluzione sovietica come un complotto massonico.

Falsità sul ruolo di Trotzki

nell’insurrezione di ottobre

Sarà che la passione ab-baglia Mauro, perché il re-sto dell’articolo è una seque-la di falsità, errori e omissioni. Per esempio quando afferma: “Nella battaglia politica di Le-nin contro Zinovev e Kame-nev, che volevano aspetta-re l’Assemblea Costituente di novembre per prendere il po-tere legalmente, Lev Davido-vic [Trotzki, ndr] appoggia la tesi leninista dell’insurrezione subito”. In realtà, la stessa se-duta del Comitato centrale del

Partito bolscevico (10 ottobre) che respinse la proposta sui-cida di Kamenev e Zinovev, respinse pure l’emendamento di Trotzki che voleva attende-re la convocazione del Con-gresso dei Soviet, rivelando così in anticipo la data dell’in-surrezione e dando tempo prezioso al governo borghese di Kerenski.

Mauro riconosce che fra Lenin e Trotzki c’è “una dif-ferenza strategica, anzi poli-tica”, che non è esattamente una quisquiglia, ma la ridu-ce al fatto che Trotzki vole-va il Soviet come “strumen-to dell’insurrezione, mentre Lenin come sempre mette al centro il partito-guida”. Certo, qui si vuole ripetere la favo-la, già esposta dal “manifesto” del 21 maggio, su Trotzki che già agli albori della rivoluzio-ne vede i germi della “dittatura del partito” concepita da Le-nin e successivamente attua-ta da Stalin, ma le divergen-ze col padre dell’Ottobre non erano certo quelle. Semmai andrebbe ricordato che Trot-zki (alla faccia del pedigree ri-voluzionario...) si era opposto alle idee di Lenin in tutte le fasi della costruzione del Partito bolscevico; che era ancora di fatto un menscevico (sia pure “centrista”) durante la rivolu-zione di febbraio; e che solo con il golpe controrivoluziona-rio di Kornilov in luglio si deci-de a passare al bolscevismo. Questo nonostante che in quei mesi frenetici, dove ogni momento era d’oro e la miccia poteva scoppiare all’improv-viso, Lenin avesse già pub-blicato da tempo le sue Tesi d’aprile, per non parlare delle sue altre opere di grande va-lore politico e organizzativo ri-guardo il partito, la rivoluzio-ne e il capitalismo in Russia e nel mondo. È comunque un passaggio solo formale, non un’autentica adesione ideolo-gica al leninismo, tant’è che gli scontri con Lenin riprende-ranno già all’indomani dell’Ot-tobre, soprattutto sulla pace, sulla possibilità di costruire il socialismo in Russia senza attendere la rivoluzione euro-pea, sulla natura del partito.

Che Trotzki abbia avuto un ruolo centrale, indispensabi-le e fondamentale nell’insur-rezione è una storia messa in giro dai trotzkisti sin dalla mor-te di Lenin. Già Stalin nel 1924 in Trotzkismo o leninismo pun-tualizzava: “I trotzkisti pro-palano insistentemente la voce secondo cui l’animato-re e l’unico dirigente dell’in-surrezione d’Ottobre sa-rebbe stato Trotzki. [...] Lo stesso Trotzki, ignorando sistematicamente il partito, il CC del partito e il comita-to di Pietrogrado, passando sotto silenzio la funzione di-rigente di questi organismi nell’insurrezione e spingen-dosi insistentemente avanti come figura centrale dell’in-surrezione, contribuisce vo-lontariamente o involon-tariamente a diffondere le dicerie su una funzione par-ticolare da lui avuta nell’in-surrezione. Sono ben lonta-no dal negare la parte senza dubbio importante avuta

da Trotzki nell’insurrezio-ne. Ma devo dire che Trot-zki non ha avuto e non pote-va avere nessuna funzione particolare nell’insurrezio-ne d’Ottobre, e che, essen-do presidente del Soviet di Pietrogrado, egli non ha fat-to che eseguire la volontà delle istanze competenti di partito, che guidavano ogni suo passo”.

Trotzki nei giorni dell’insur-rezione ricopre le funzioni di presidente del Soviet di Pie-trogrado e, quindi, presiden-te del Comitato militare rivo-luzionario. È inoltre membro dell’ufficio politico del partito, ma non del centro organiz-zativo eletto dal CC bolscevi-co il 16 ottobre. Quindi ha sì un ruolo importante e di primo piano, ma resta un ingranag-gio del partito e della rivoluzio-ne, che invece devono a Lenin la fondamentale e indispensa-bile preparazione teorica, ide-ologica, politica, strategica e organizzativa senza la qua-le probabilmente il proletaria-to russo non sarebbe riusci-to a prendere il potere. È la megalomania di Trotzki, figlia del suo opportunismo politico, che lo porterà a riscrivere la storia dell’Ottobre per mettere in ombra il Partito bolscevico e lo stesso Lenin, arrivando a negare l’esistenza del centro organizzativo, che era diretto da Sverdlov e Stalin, e persi-no a imputare a quest’ultimo di avere ingigantito il ruolo di Lenin a scapito di quello di Trotzki. Ci sarebbe poi da ag-giungere che, se effettivamen-te ricoprì un ruolo significativo nei giorni certo fondamenta-li dell’insurrezione, Trotzki nei mesi e negli anni preceden-ti fu spesso apertamente ne-mico di Lenin, guadagnandosi l’appellativo di “Giuda Trotzki”, al contrario di Stalin che si di-stinse come convinto e coe-rente sostenitore della sua li-

nea.Anche quando si angustia

che Trotzki “non immagina-va che il terrore di Stalin sa-rebbe riuscito a divorare entro pochi anni anche lui, l’architet-to della rivoluzione” (altro tito-lo del tutto immeritato), Mau-ro si guarda bene dal dire che lo scontro fra la linea leninista, rappresentata da Stalin, e la li-nea trotzkista dopo la morte di Lenin si sviluppò alla luce del sole, attraverso vasti e parte-cipati dibattiti che occuparono il Partito bolscevico per sva-riati anni, con il blocco trotzki-sta sconfitto nel 1926 e Trotzki espulso il novembre dell’an-no successivo dal partito per avere perseverato nelle sue attività frazionistiche contro l’unità bolscevica e la costru-zione del socialismo. Attività che sarebbero proseguite ne-gli anni successivi sotto forma di sabotaggi, attentati, tentati-

vi di scissione e altre manovre segrete. Per inciso, è noto che Stalin fu contrario all’espulsio-ne di Trotzki nel gennaio 1925 (pur avendone “i numeri”), poi-ché la discussione era ancora in corso: proprio uno spietato tiranno!

l’attacco a lenin dietro gli osanna a

TrotzkiTrotzki fu quindi tutt’altro

che il “gran maestro della ri-voluzione russa”, tutt’al più fu il gran propugnatore dell’op-portunismo. L’infatuazione di Mauro per la sua figura non è poi così sorprendente: Trot-zki ben si presta a chiunque voglia denigrare e delegitti-mare non soltanto l’esperien-za di costruzione del sociali-smo in Urss sotto la guida di Stalin, ma anche e soprattut-to l’intera idea della dittatura del proletariato, travisandola in “dittatura del partito”, e di lì a seguire la stessa concezio-ne leninista del partito rivolu-zionario d’avanguardia, alla testa del proletariato e salda-mente radicato fra le masse, basato ideologicamente sul marxismo-leninismo e orga-nizzativamente sul centrali-smo democratico.

Questo è il tipo di partito a cui il trotzkismo e i falsi partiti comunisti sono allergici e che è stato decretato morto dal ri-formismo e dal revisionismo comunque mascherati, ma è proprio il tipo di partito che occorre per dare una svol-ta rivoluzionaria alla lotta di classe in Italia (e non solo) e per radicare fra le masse una strategia finalmente orienta-ta ad abbattere il capitalismo e conquistare il socialismo. Il PMLI lavora per costruire un grande e forte partito di que-sto tipo: chi vuole farla fini-ta col capitalismo non si fac-cia illudere dal trotzkismo e si confronti con i marxisti-lenini-sti per portare a compimento questo fondamentale compi-to rivoluzionario, seguendo gli insegnamenti che ci ha la-sciato cento anni fa la Rivolu-zione d’Ottobre.

“il golfo”, quotidiano dell’isola ischia,

pubblica l’articolo de “il bolscevico” su

“Repubblica” e Trotzki

“Il Golfo”, quotidiano dell’isola Ischia, del 12 settembre ha pubblicato con grande risalto, come si vede nella ripro-duzione, l’articolo de “Il Bolscevico” su “Repubblica” e Trot-zki. Il titolo è quello del nostro giornale. Solo che è stato tolto l’occhiello che recita “Tramite il pennivendolo e falsi-ficatore Ezio Mauro”. Sostituito con il seguente sommario: tramite il suo ex direttore Ezio Mauro, ma è una visione del tutto deformante. La sostanza però non cambia. Veramen-te un bel coraggio da parte de “Il Golfo”. “Repubblica” in-vece ha incassato il colpo senza reagire, e i media l’hanno protetta ignorando la nostra denuncia.

Leggete i nn. 25 e 30/2017

Si trovano sul sito ai link:http://www.pmli.it/ ilbolscevicopdf/ 2017n252906.pdfhttp://www.pmli.it/ ilbolscevicopdf/ 2017n300308.pdf

1917-2017100

Grande Rivoluzione Socialista d’Ottobre

ANNIVERSARIO DELLA

O

Stalin. Kalinin. Molotov. Voroscilov.Kaganovic. Mikoyan. Zdanov. Beria

STORIADEL

PARTITO COMUNISTA(BOLSCEVICO)

DELL’U.R.S.S.

SettimanaleFondato il 15 dicembre 1969

Nuova serie - Anno XLI - N. 25 - 29 giugno 2017

1

In questo manifesto sovietico del 1936 un operaio picchia Trotzki che semina attacchi contro il socialismo e le conquiste dell’URSS mentre indossa uno stivale nazista

N. 37 - 19 ottobre 2017

interni / il bolscevico 11

Tramite i pennivendoli anticomunisti Walzer e Gentile

Grossolane falsiTa’ de “il sole 24 ore”

sulla rivoluzione d’oTTobre

Il quotidiano della Confindustria attacca la via rivoluzionaria dei comunisti russi ed esalta la via riformista dei socialdemocratici

“Il Sole 24 Ore” si aggiudi-

ca il premio per le più colossa-

li falsità che siano state scrit-

te finora sul centenario della

Rivoluzione d’Ottobre. Anche

perché il quotidiano di Confin-

dustria, cioè del grande capita-

le industriale, ha l’ambizione di

svelare, come dice il titolo di un

articolo del 2 ottobre, “La veri-

tà sulla Rivoluzione d’Ottobre”.

Per farlo, gli industriali hanno

deciso di affidarsi non ai ruggi-

ti di un incallito anticomunista

di destra, ma alla penna ancor

più velenosa di Michael Wal-

zer, classe 1935, filosofo ame-

ricano ebreo, “socialdemocra-

tico all’europea” sostenitore

del “socialismo nella versione

di Marx e Trotzki” (dal “Sole”

del 4 maggio 2014) e di Oba-

ma e Clinton, apertamente sio-

nista. Quasi a voler contrap-

porre non tanto capitalismo e

socialismo, ma una “vera” sini-

stra moderata e accettabile al

capitalismo e il feroce bolsce-

vismo distruttore.Peccato che le “verità” sco-

perte da Walzer non siano al-

tro che cumuli di menzogne

e calunnie di cui l’intellettuale

americano non può nemmeno

attribuirsi la paternità, visto che

riprendono pari pari le falsità

messe in giro storicamente da-

gli anticomunisti di ogni risma

e in fondo non sono che rima-

sticature di ciò che i mensce-

vichi e i riformisti dicevano già

allora per gettare fango sulla

Rivoluzione sovietica.

Innanzitutto l’autore affer-

ma che quest’ultima fu “un di-

sastro per il popolo russo” e

qui gli basta riprendere la so-

lita litania anticomunista “bru-

tale dittatura, polizia segreta,

processi farsa, purghe, depor-

tazioni di popolazioni, gulag si-

beriani e assassinii di massa”

e chi più ne ha più ne metta.

E premette: “la società russa

non era pronta ad appoggiare

una rivoluzione autenticamen-

te socialista e democratica”,

che lascia intendere essere

quella di febbraio, cioè men-

scevica. In altre parole capo-

volge le responsabilità, imputa

alla società russa di essere ar-

retrata e quindi non pronta alla

democrazia, quando invece fu-

rono i menscevichi a deludere

le aspettative dei rivoluziona-

ri e del popolo russi, tenendo

il Paese nella carneficina del-

la guerra mondiale e lascian-

do intatto il potere della bor-

ghesia e dei proprietari terrieri.

Questo sì che fu un disastro

per il popolo russo, non certo

le grandi ed epocali conquiste

dell’Ottobre, basti considerare

che i primi atti del neonato po-

tere sovietico siglano la pace e

sanciscono il passaggio della

terra alle comunità contadine,

il controllo operaio nelle fabbri-

che e la nazionalizazione del-

le banche, l’annullamento dei

debiti contratti dallo zar e dal

governo menscevico, la pari-

tà dei diritti tra uomo e donna,

l’eguaglianza delle diverse na-

zionalità della Russia. E non

parliamo dei grandi successi

conseguiti su tutti i campi nel

trentennio successivo, fra cui

ricordiamo la sconfitta dell’a-

nalfabetismo tramite la gratuità

di tutti i cicli di istruzione, cosa

che allora l’Europa “democrati-

ca” nel pantano della crisi pro-

dotta dal capitalismo si sogna-

va soltanto. È sleale, ma tipico

degli anticomunisti in cattiva

fede, prendere gli inevitabili er-

rori e difetti del sistema sovie-

tico come fossero la norma e

mettere in ombra i successi,

decisamente superiori.

Walzer riprende poi la tesi

socialdemocratica secondo

cui la Rivoluzione fu “un disa-

stro per l’Europa”, perché la

divisione fra comunisti e so-

cialdemocratici tedeschi “ha

contribuito a portare i nazisti al

potere” e il “patto Hitler-Stalin”

(si arriva perfino a deformare i

nomi pur di dimostrare l’equa-

zione comunismo=nazismo)

ha permesso alla Germania

di spadroneggiare sull’Euro-

pa dell’Ovest. Qui siamo alla

panzana storica più assolu-

ta, che la dice lunga su quan-

to questo “intellettuale” sia

credibile. Perché omette vo-

lutamente che i comunisti te-

deschi combatterono i so-

cialdemocratici perché questi

ultimi si erano messi al servi-

zio della reazione, entrando a

far parte del governo che nel

1919 schiacciò il tentativo ri-

voluzionario e fu responsa-

bile peraltro dell’omicidio di

Karl Liebknecht e Rosa Lu-

xemburg, quest’ultima oggi

persino recuperata da parte

della socialdemocrazia eu-

ropea; omette che il patto di

non aggressione fra l’URSS e

la Germania nazista divenne

una necessità dopo che Fran-

cia e Inghilterra lisciarono il

pelo a Hitler per cercare di ri-

volgere le sue mire di conqui-

sta verso il Paese dei Soviet,

permettendogli tutto, compre-

sa l’annessione dell’Austria e

della Cecoslovacchia.

E infine, l’Ottobre fu “un di-

sastro per la sinistra” perché

diede forza e prestigio ai par-

titi comunisti a scapito dei par-

titi socialdemocratici, il cui “ne-

cessario anticomunismo li ha

resi più conservatori di quanto

sarebbero potuti essere”. Cer-

to, i socialdemocratici sono da

sempre strenui difensori del si-

stema capitalista non perché

vi si sono integrati e ne hanno

accettato il modello socio-eco-

nomico, ma perché avrebbe-

ro dovuto contrastare il rischio

della tirannia comunista: che

comoda scusa per mettersi a

posto la coscienza e continua-

re a fare gli interessi del capi-

tale! Fu semmai vero il contra-

rio, cioè che i comunisti furono

costretti a separarsi dai social-

democratici della Seconda In-

ternazionale perché questi ul-

timi già ai tempi della prima

guerra mondiale avevano por-

tato a termine il loro tradimen-

to del proletariato appoggian-

do i propri governi borghesi e

negli anni successivi si mise-

ro di traverso non solo alla ri-

voluzione russa, ma a tutti gli

altri moti rivoluzionari nel resto

dell’Europa. “Come sarebbe-

ro state la Russia, l’Europa e

la sinistra oggi se i Menscevi-

chi (i socialdemocratici russi)

avessero vinto? A volte è bel-

lo sognare”, chiude l’autore,

ma i menscevichi in Russia la

loro occasione l’hanno avuta e

sprecata col governo provviso-

rio uscito dalla rivoluzione di

febbraio.Le stesse tesi sono sostenu-

te da Emilio Gentile in un altro

articolo del 29 settembre, “Se

non ci fossero stati i bolscevi-

chi”, dove scopriamo che la Ri-

voluzione d’Ottobre fu addirit-

tura la “continua smentita delle

premesse e delle promesse te-

oriche di Marx e di Lenin” e re-

sponsabile della “frantumazio-

ne della sinistra proletaria in

Italia e in Germania per effetto

della Terza Internazionale” che

favorì il fascismo, scaricando

sui bolscevichi la responsabili-

tà dell’imposizione del regime

fascista che fu invece funzio-

nale alla borghesia per difen-

dere il proprio potere con il ter-

rore e la dittatura.Ecco come la borghesia ri-

costruisce la storia a proprio

uso e consumo, ecco come

storici e intellettuali antico-

munisti comunque masche-

rati, anche professandosi di

“sinistra”, si mettono coscien-

temente al servizio del capita-

le e della sua reinterpretazio-

ne della storia per presentare il

capitalismo come eterno e im-

mutabile, ogni tentativo di ab-

batterlo è degenerato in tiran-

nia e terrore.Confindustria è così ricono-

scente al ruolo della socialde-

mocrazia che a Walzer aveva

già offerto un altro spazio sul

“Sole” del 25 settembre per

parlare di rivoluzione come

“certezza di tirannia” e tessere

le lodi del riformismo. I social-

democratici, afferma il nostro,

“quando controllano la macchi-

na statale, usano il potere re-

golativo dello Stato democrati-

co, contro i privilegi di nascita

e di censo” e “aiutano a creare

e sostenere una società civile

vitale e aperta”. L’“approccio

graduale all’uguaglianza” per

Walzer è fatto di “movimenti di

protesta” (esplicitamente con-

trapposti ai partiti rivoluzionari)

che “hanno parzialmente suc-

cesso” (!) e “rendono la socie-

tà più egualitaria, almeno per

un po’” (!!). Quindi sotto sot-

to, questo riformista socialde-

mocratico doc con questo suo

atto di sottomissione al capita-

lismo vuole contrapporre la ri-

voluzione, che conquista tutto,

a partire dal potere politico, e

opera un cambiamento radica-

le rispetto alla vecchia socie-

tà, al riformismo, che si accon-

tenta delle briciole... e solo per

un po’, cioè finché lo tollera la

classe dominante!Da un punto di vista stori-

co, è ormai generalmente rico-

nosciuto che se la borghesia

tollerò per un certo periodo la

“soluzione” socialdemocratica

concedendo importanti diritti e

spazi ai lavoratori, ciò avvenne

solo per timore che si ripetes-

se un nuovo Ottobre, visto che

la presenza dell’URSS e de-

gli Stati socialisti offriva un’al-

ternativa valida e vincente al

proletariato dei Paesi capita-

listi. Tuttavia il riformismo ha

esaurito da tempo questo ruo-

lo e oggi è il principale difenso-

re ed esecutore delle politiche

neoliberiste, delle privatizza-

zioni, della grande finanza,

della compressione dei dirit-

ti dei lavoratori e degli spazi

democratico-borghesi. Questa

è la “sinistra” che a Confindu-

stria piace tanto e che tuttora

sostiene tramite il suo appog-

gio ai governi del PD.

Lo spettro dell’Ottobre si

aggira ancora per il mondo e

popola gli incubi del capitale.

Lavoriamo per farlo vincere

anche in Italia!

Un manifesto sovietico in cui è la Rivoluzione di Ottobre che rompe le

catene dello sfruttamento capitalista

Grave aTTo poliTico-diplomaTico del Governo GenTiloni

l’italia non accredita il nuovo ambasciatore nordcoreano

In una intervista alla com-

piacente la Repubblica dell’1

ottobre scorso il ministro degli

esteri Angelino Alfano annun-

ciava che l’Italia non accre-

ditava il nuovo ambasciatore

nordcoreano a Roma, alline-

andosi alle pressioni e por-

vocazioni imperialiste contro

il governo della RPDC che

non molla sul proprio diritto

all’autodifesa. Il grave atto po-

litico-diplomatico del governo

Gentiloni non era spiegato da

comunicati ufficiali, lo stesso

sito del ministero lo rendeva

noto pubblicando l’intervista

al quotidiano filogovernativo

che la titolava “L’ambasciato-

re di Kim verrà espulso dall’I-

talia”.In realtà non si tratta di una

espulsione, che giornalistica-

mente fa più effetto per sotto-

lineare il pugno duro dell’im-

perialismo italiano contro la

RPDC, dato che il preceden-

te ambasciatore è morto nel

2016 e le credenziali del suo

successore Mung Jong-nam

sono ancora sotto l’esame del

Quirinale. Eppure anche il mi-

nistro sottolineava che “noi

abbiamo preso una decisio-

ne forte e cioè di interrompere

la procedura di accreditamen-

to dell’ambasciatore della Re-

pubblica Popolare Democra-

tica di Corea. L’ambasciatore

dovrà lasciare l’Italia”.

“L’Italia, che presiede il Co-

mitato Sanzioni del Consi-

glio di Sicurezza, chiede alla

comunità internazionale di

mantenere alta la pressione

sul regime”, aggiungeva Al-

fano, “vogliamo far capire a

Pyongyang che l’isolamento

è inevitabile se non cambia

strada“ . Cioè dovrebbe cede-

re ai diktat dell’imperialismo e

rinunciare alla sua sovranità.

“L’Italia accondiscende agli

Usa“, rispondeva una nota del

Partito comunista nordcore-

ano, “se la posizione del go-

verno italiano fosse realmen-

te finalizzata al mantenimento

della pace mondiale ci aspet-

teremmo che venissero inter-

rotti contestualmente i rappor-

ti con tutti i paesi possessori

della bomba nucleare”, non-

ché “il ritiro immediato di tut-

te le truppe italiane in missioni

di guerra all’estero; il richia-

mo degli ambasciatori italiani

presso le monarchie saudite

che sostengono il terrorismo.

Ovviamente il governo e tutte

le forze politiche presenti nel

Parlamento, non sono inten-

zionate a fare questo, ma gio-

cano a creare una copertura

ideologica e mediatica al con-

tributo che anche l’Italia sta

dando all’accerchiamento im-

perialista della Corea”.

8 il bolscevico / centenario della Rivoluzione d’Ottobre N. 27 - 13 luglio 2017

Per rilanciare le sue tesi antileniniste“Il manIfesto” guarda alla rIvoluzIone d’ottobre con le lentI dI trotzkI

Lo sfidiamo a rivelare i fatti sul suo opportunismo e sul ruolo di Stalin

In attesa di arruolarsi nell’armata Brancaleone di Pi-sapia, Articolo 1 e Sinistra ita-liana, “il manifesto” ha dedi-cato un’intera pagina del suo inserto sulla Rivoluzione d’Ot-tobre del 21 maggio scorso alla figura di Trotzki, per beati-ficare colui che è stato il princi-pale opportunista e traditore di Lenin e dell’Ottobre.Nell’articolo di Enrico Gal-mozzi se ne leggono di tut-ti i colori, infarcito com’è di un linguaggio e posizioni appa-rentemente rivoluzionarie e radicali, in realtà patina “ultra-sinistra” a copertura del con-cetto chiave, ossia dare una lettura della Rivoluzione d’Ot-tobre di fatto antileninista, con-centrando l’attacco su ciò che ai trotzkisti – ma anche ai re-visionisti e agli opportunisti di ogni epoca e ogni risma – è sempre stato più inviso: il par-tito rivoluzionario come lo con-cepiva Lenin.Infatti, secondo l’articolo, Trotzki, addirittura osanna-to come la “rappresentazione compiuta” del rapporto fra te-oria e prassi, sarebbe l’auto-re di un “capolavoro teorico” che consiste nell’identificare il ruolo di “una soggettività ri-voluzionaria”, rappresentata dai Soviet, che crea “le con-dizioni per le quali si determi-na la ‘continuità rivoluziona-ria’ che permette di superare la ‘classica distinzione fra pro-gramma minimo e program-ma massimo’”. I Soviet sono “lo strumento della rivoluzione stessa. Dopo la vittoria, i so-viet sono diventati gli organi del potere. Il ruolo del partito e dei sindacati, senza venir smi-nuito, è però essenzialmente mutato”.

Lenin non sminuì mai il ruo-lo dei Soviet come organi del potere proletario, ma li inqua-drò correttamente nel rapporto dialettico che era necessario avere con il Partito comuni-sta al potere. Sulla questione dei sindacati proprio in pole-mica con Trotzki, che mal di-geriva la dittatura del prole-tariato e il ruolo dirigente del partito, Lenin negli ultimi anni della sua vita spiegò che: “Ma non si può attuare la dittatu-ra del proletariato per mez-zo dell’organizzazione che riunisce tutta questa clas-se. Perché non soltanto da noi, in uno dei paesi capita-listici più arretrati, ma anche in tuti gli altri paesi capita-listici, il proletariato è anco-ra così frazionato, umiliato, qua e là corrotto (proprio dall’imperialismo in certi pa-esi), che l’organizzazione di tutto il proletariato non può esercitare direttamente la sua dittatura. Soltanto l’a-vanguardia che ha assorbi-to l’energia rivoluzionaria della classe può esercitare la dittatura”.Ora come allora quindi l’at-tacco alla centralità e alla “dit-tatura” del partito nasconde l’attacco all’intera concezione leninista del partito rivoluzio-nario, fondato sul marxismo-leninismo (“senza teoria rivo-luzionaria non vi può essere movimento rivoluzionario”, sosteneva il padre dell’Otto-bre) e sul centralismo demo-

cratico, insofferente verso il frazionismo ed edificato at-traverso la lotta teorica attiva contro le tendenze ideologi-che non proletarie e riformiste. In secondo luogo, nasconde l’attacco alla dittatura del pro-letariato come indispensabile strumento tramite cui la clas-se operaia giunta al potere può costruire il socialismo e respingere i tentativi di restau-razione da parte della classe borghese rovesciata.Come Trotzki e attraver-so Trotzki, quindi, “il manife-sto” guarda alla Rivoluzione d’Ottobre minimizzando il ruo-lo centrale e dirigente avuto dal partito leninista. Questo, oltre ad essere una gigante-sca stortura storica, equivale dire a chi oggi aspira al vero cambiamento che non serve organizzarsi nel partito rivolu-zionario, non serve riscoprire il marxismo-leninismo, basta affidarsi al movimento spon-taneo ed alle forme che vorrà darsi: una strategia che pro-prio la Rivoluzione d’Ottobre – oltre a innumerevoli episodi nella storia successiva – ha di-mostrato universalmente falli-mentare e controproducente.

Trotzki prima, durante e dopo la Rivoluzione d’OttobreÈ poi indicativo che “il ma-nifesto” trotzkista ometta com-pletamente il ruolo e le posi-zioni di Trotzki prima, durante e dopo la Rivoluzione d’Ot-tobre. Lo sfidiamo a farlo nei suoi successivi “reportage” mensili sulla storia dell’Otto-bre, ma dubitiamo molto che raccoglierà la sfida, perché significherebbe rivelare la sua natura di opportunista di prim’ordine.

Nato politicamente come populista, una corrente rus-sa di fine Ottocento in odor di anarchismo, Trotzki entra nel

Partito operaio socialdemo-cratico russo, che allora riuni-va i marxisti russi, dove infu-ria la battaglia sulla natura del partito. Nonostante Lenin nel suo Che fare? (1903) avesse tracciato con chiarezza la na-tura e gli scopi del partito ri-voluzionario d’avanguardia, al II Congresso del Posdr Trot-zki si schiera con Martov e i menscevichi, con i quali rimar-rà per oltre 10 anni. Oltre alla concezione del partito, di Le-nin critica le lungimiranti idee sull’alleanza fra operai e con-

tadini, che saranno invece fon-damentali per il successo della rivoluzione in un Paese popo-lato perlopiù da contadini po-veri e sfruttati.Dopo il fallimento della rivo-luzione del 1905 e la feroce re-azione che segue, Trotzki re-sta con i menscevichi quando questi propongono la liquida-zione del partito e la rinuncia ad ogni attività clandestina e illegale; fa lo stesso nel 1910 quando si oppone alle decisio-ni della maggioranza bolscevi-ca e all’eliminazione delle fra-

zioni nel momento in cui era necessario un rilancio unitario del Posdr contro l’autocrazia zarista. Da Lenin si guadagna l’appellattivo di “Iuduska Trot-zki”, dal nome di un personag-gio della letteratura russa che incarna l’ipocrisia. Nel 1912 si consuma la scissione, ormai inevitabile. Trotzki a questo punto comincia una campa-gna di attacchi contro il Posdr bolscevico, che Lenin stesso definirà “un cumulo di men-zogne”.Dopo lo scoppio della pri-ma guerra mondiale la situa-zione si evolve rapidamente in senso rivoluzionario. Lenin già all’indomani della rivoluzione borghese di febbraio sostiene che è necessario passare alla rivoluzione socialista, Trotzki, che dal 1913 è a capo di un gruppo centrista, menscevico di fatto e favorevole alla conci-liazione con i riformisti, chiede e ottiene di entrare nel Posdr solo in agosto, al VI Congres-so, che tra l’altro ne cambia il nome in Partito comunista rus-so. Lenin e i bolscevichi ac-cettano nella speranza di po-ter unire le forze rivoluzionarie nel momento decisivo: Trotzki entra così nel Comitato cen-trale del PCR. Propone di ri-mandare l’insurrezione a dopo il II Congresso panrusso dei Soviet e rivelarne in anticipo la data, il ché significherebbe avvertire il governo e far falli-re tutto, ma la proposta viene respinta.

Nel governo sovietico elet-to dopo la presa del potere da parte dei Soviet, Trotzki diven-ta commissario del popolo agli Affari esteri. Il suo primo com-pito è quello di siglare la pace con la Germania, ma durante le trattative di pace contrav-viene alle direttive del parti-to e comunica che la Russia sovietica continuerà la guer-ra. Addirittura Trotzki mobilita i suoi seguaci “comunisti di si-nistra” per causare una scis-

sione della sezione del PCR di Mosca. Ciò consente ai te-deschi di riprendere l’offensi-va e sottrarre alla Russia so-vietica ampi territori prima di obbligarla ad una pace anco-ra più sfavorevole. È il primo grave tradimento di Trotzki all’indomani dell’Ottobre, che lo smaschera come frazioni-sta e scissionista inguaribile, dettato dalla sua teoria della “rivoluzione permanente” se-condo cui la Rivoluzione so-vietica per sopravvivere deve non consolidare il socialismo in Russia, com’è la posizione di Lenin, ma lanciarsi in av-venture suicide per esportare la rivoluzione.Successivamente fra Le-nin e Trotzki esplodono ulte-riori divergenze, la più acuta è sulla questione dei sindaca-ti, che Trotzki vorrebbe mette-re a tacere imponendo nelle fabbriche un regime da caser-ma. Dopo la morte di Lenin la contraddizione fra leninismo e trotzkismo esplode definitiva-mente: Trotzki tenterà di pre-sentarsi come il suo legittimo successore e di provocare una scissione nel partito, dopo es-sere stato sconfitto politica-mente da Stalin passa alla lot-ta armata, al sabotaggio e al terrorismo. Il punto più infimo e spregevole della carriera po-litica di Trotzki, che dimostra quanto il suo opportunismo fosse in realtà controrivolu-zionario, è quando, alla vigilia della seconda guerra mondia-le e dell’aggressione nazista, di-chiara quello che suona come un inquietante invito a Hitler: “La spinta del movimento rivoluzio-nario degli operai sovietici [con-tro la “burocrazia stalinista”, ndr] sarà data, verosimilmente, da avvenimenti esterni”. Ecco per-ché il potere sovietico dovette intervenire anche con la repres-sione contro gli agenti trotzkisti infiltrati nel Partito e nello Sta-to, che persino inneggiavano alla rivolta militare contro Stalin mentre la Germania hitleriana cominciava le sue guerre d’ag-gressione.

In generale il trotzkismo non aveva alcuna fiducia nel-la possibilità di costruire il so-cialismo, riteneva immaturo il proletariato rivoluzionario, era contrario all’alleanza operai-contadini, non capiva la tattica e, proprio come la borghesia rovesciata, non sopportava la direzione del Partito comunista e la dittatura del proletariato.“Il manifesto” farebbe un servizio migliore ai suoi letto-ri se raccontasse questi fatti e, magari, ammettesse il ruolo di primo piano svolto da Stalin al fianco di Lenin e in difesa del-le sue tesi e posizioni, spesso proprio durante questi accesi scontri con lo stesso Trotzki.Comunque la dice lunga se questo è l’eroe che ispira “il manifesto” mentre accredi-ta l’ennesima operazione rifor-mista e opportunista di Bersa-ni, D’Alema e Pisapia, che si scontra con quella della lista civica di Tommaso Montanari e Anna Falcone, per recupera-re i voti di sinistra e riprendere il terreno parlamentare e go-vernativo strappato da Renzi, senza nessun piano di rottura con il capitalismo.

“Sradicare le spie e i sabotatori trotzkisti e buchariniani”. Manifesto so-vietico della fine degli anni 30

Allo Smolny nella notte tra il 24 e il 25 ottobre (secondo il calendario giuliano) Lenin annuncia, tra il giubilo generale che il potere è passato ai Soviet.

Subito dietro si nota Stalin

il bolscevico n 33/2017

il bolscevico n 37/2017

Lenin annuncia ai delegati del Secondo Congresso dei Soviet la presa del Palazzo d’Inverno e la vittoria della rivoluzione. Sulla sinistra, tra gli altri, si nota Stalin

il bolscevico n 27/2017

I russi fecero la Rivoluzione d’Ottobre e crearono il primo Stato socialista del mondo. Sotto la guida di Lenin e di Stalin, l’energia rivoluzionaria

del grande proletariato e del grande popolo lavoratore della Russia, fino allora latente e non avvertita dagli stranieri, esplose all’improvviso come un vulcano, e i cinesi come tutta l’umanità, videro i russi in una nuova luce. Allora, solo allora, ebbe inizio un’era completamente nuova nel pensiero e nella vita dei cinesi. Essi scoprirono il marxismo-leninismo, la verità universale applicabile ovunque, e il volto della Cina cominciò a cambiare.Fu grazie ai russi che i cinesi scoprirono il marxismo. Prima della Rivoluzione d’Ottobre i cinesi non solo ignoravano Lenin e Stalin, ma non conoscevano neppure Marx ed Engels. Le cannonate della Rivoluzione d’Ottobre ci portarono il marxismo-leninismo. La Rivoluzione d’Ottobre aiutò i progressisti cinesi e quelli di tutti i paesi ad adottare la concezione proletaria del mondo come strumento per studiare il destino della propria nazione e per esaminare daccapo tutti i loro problemi. Seguire la strada dei russi, questa fu la loro conclusione.

“Sulla dittatura democratica popolare”, 30 giugno 1949, Opere scelte, volume IV, pp. 425-426Mao