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La scuola di ELEA · 2016-11-02 · La scuola di ELEA La scuola di Mileto, ... l’Essere di Parmenide è una realtà assoluta, qualcosa cioè di slegato ... come i filosofi a lui

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La scuola di ELEA

La scuola di Mileto, Eraclito e i pitagorici si sono soffermati, seppure in modi differenti, sulla ricerca dell’arché: il principio, l’origine, il fondamento dell’universo tutto. Alcuni si sono soffermati soprattutto sull’aspetto materiale dell’arché, altri sul suo carattere, più astratto, di legge (qualcosa che si avvicina alla nostra idea di legge di natura). L’orizzonte di ricerca dell’eleatismo, che trova in Parmenide il massimo rappresentante, è significativamente diverso.

La scuola di ELEA

Egli infatti si interroga non tanto sulla natura come complesso di forze e processi che riguardano cose concrete, ma su qualcosa di assai più generale e astratto. Detto altrimenti: Parmenide, come vedremo, si immerge più profondamente nell’astrazione guidato dall’esigenza di trovare una qualche verità assoluta, indubitabile.

Parmenide si interrogò su un concetto che egli stesso chiamò ESSERE, concetto destinato a immensa fortuna nei secoli a venire. l’Essere di Parmenide è una realtà assoluta, qualcosa cioè di slegato dall’accadere dei fenomeni naturali e, anzi, ad essi in qualche modo contrapposto. Parmenide immagina e descrive tale realtà assoluta esclusivamente (quasi!) in accordo a principi logico-razionali, cioè senza fare riferimenti alla realtà empirica.

Prof. Monti – a.s. 2016-2017

Una premessa: Senofane di Colofone (nato nel 580-565 ac)

Fu a lungo considerato il fondatore della Scuola di Elea, anche se oggi questa ipotesi è caduta. Scrisse in versi – come anche poi Parmenide – e gli scarsi frammenti tramandati ci mostrano i suoi interessi prevalenti:

Prof. Monti – a.s. 2016-2017

Da questo frammento risulta evidente la polemica contro la spiegazione mitico-religiosa e il favore accordato al nuovo sapere dei filosofi, frutto di lunghe e faticose ricerche.

“Non mostrarono certo gli déi ai mortali tutte le cose fin dall’inizio, ma essi [“i mortali”, cioè gli esseri umani, ndr] scoprono il meglio con una ricerca che dura nel tempo”

Una premessa: Senofane di Colofone (nato nel 580-565 ac)

Senofane è estremamente critico verso la religione tradizionale dei greci. A questo riguardo propone delle considerazioni interessanti. Egli giunse a dire – criticando l’antropomorfismo religioso – che se potessero farlo, leoni e buoi immaginerebbero e disegnerebbero i loro déi con l’aspetto di leoni e buoi... Eccolo quindi affermare che Omero ed Esiodo, “cantarono degli déi opere empie quanto possibili”.

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Una premessa: Senofane di Colofone (nato nel 580-565 ac)

Ma se l’immaginazione dei poeti e degli uomini in generale sono da rifiutare, come sono, allora, gli déi? Le riflessioni di Senofane a riguardo lasciano ben poco spazio alla fantasia: si limitano, infatti, a sottolineare quanto la divinità sia distinta e distante dagli esseri umani.

Prof. Monti – a.s. 2016-2017

“Fra gli déi e gli uomini è un unico sommo Dio ai mortali simile in nulla, né figura o pensiero” “Saldo sempre rimane nel medesimo stato, in nulla mosso né gli si addice trascorrere nello spazio e nel tempo” “Lontano dalla fatica agita tutte le cose con l’intimo del suo pensiero”

PARMENIDE da ELEA (metà VI ac – metà V ac)

La vita

v  Parmenide nacque e visse ad Elea (oggi Velia), colonia greca situata sulle coste della Campania. v  Non sono chiari i rapporti di Parmenide con il suo grande contemporaneo Eraclito: quale dei due precedette l’altro? v  Parmenide, comunque, godette nel mondo greco di immenso prestigio

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PARMENIDE da ELEA (metà VI ac – metà V ac)

Il poema

v  Elabora il tradizionale testo “Sulla natura”, ma lo scrive in versi. v  «Protagonisti» del testo sono un uomo e una dea: l’intero contenuto concettuale del testo viene immaginato in forma di rivelazione da parte della divinità all’uomo.

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Questo potrebbe sembrare un passo indietro, verso la spiegazione religiosa, ma non è così! L’intenzione di Parmenide è, infatti, del tutto simbolica

PARMENIDE da ELEA (metà VI ac – metà V ac)

Il poema

Il contenuto del poema, in effetti, rende subito chiara la sua dimensione simbolica: una lettura attenta infatti ci mostra che il sapere non è qui propriamente descritto come frutto di rivelazione divina, ma come frutto di continua ricerca da parte dell’uomo. La dea infatti cosa «rivela» al suo discepolo umano? Si limita a indicargli quelle che sono le due vie lungo le quali egli potrà ricercare la verità.

Prof. Monti – a.s. 2016-2017

PARMENIDE da ELEA (metà VI ac – metà V ac)

Le vie della ricerca

1.  La prima via è quella dell’ESSERE. Essa conduce alla Verità (una verità, attenzione, che è CERTA e IMMUTABILE: episteme, cioè “scienza”) e procede utilizzando come suo strumento il ragionamento, la logica razionale.

Prof. Monti – a.s. 2016-2017

2. La seconda via è quella che conduce all’OPINIONE (in greco doxa), cioè a quella forma di sapere che, pur essendo verosimile, non ha il carattere della certezza né dell’immutabilità. Lungo questa via si procede utilizzando come strumento i sensi (vista, udito, ecc.).

Vi è, in effetti, anche una TERZA VIA. Si tratta della via del NON ESSERE, quella cioè delle opinioni false, basata su illusioni e ragionamenti errati; questa via non conduce a nulla!

PARMENIDE da ELEA (metà VI ac – metà V ac)

La prima via

Cosa ci dice la ragione? In che modo essa ci guida, conducendoci alla Verità, cioè alla scienza? Dando una sorta di definizione del concetto di ESSERE, Parmenide formula, per la prima volta nella storia, il fondamentale principio di non contraddizione. Vediamo prima una definizione più moderna di questo principio e, poi, la definizione di Parmenide.

Prof. Monti – a.s. 2016-2017

PARMENIDE da ELEA (metà VI ac – metà V ac)

La prima via: il principio di non contraddizione in una versione

“moderna”

Prof. Monti – a.s. 2016-2017

“Non è possibile affermare e negare contemporaneamente qualcosa di qualcuno”

Il che è come dire:

Una qualunque affermazione deve essere o vera o falsa; non può essere sia vera che falsa (o, in che è lo stesso, né vera né falsa), né ci sono altre possibilità (terzo escluso).

Questo principio è di enorme importanza: esso sta alla base tanto del nostro «senso comune» quanto di ogni disciplina scientifica, come la matematica! Per quale motivo? Perché ogni affermazione che non rispetti tale principio è, da un punto di vista razionale, priva di senso.

PARMENIDE da ELEA (metà VI ac – metà V ac)

La prima via: il principio di non contraddizione in una versione

moderna

Prof. Monti – a.s. 2016-2017

Ecco che per Parmenide “camminare sulla via dell’ESSERE”, quella che conduce alla Verità, cioè alla “scienza”, significa rispettare il principio di non contraddizione. È poi evidente che tale principio non ha una validità assoluta. Il suo campo di validità è in diversi modi limitato: -  Esistono le cosiddette proposizioni indecidibili, cioè affermazioni la cui verità o falsità non è dimostrabile.

-  Vi sono, poi, interi ambiti nei quali il ragionamento logico non è il criterio essenziale (arte, fede, ecc.).

-  Assiomi e postulati, la cui verità è “evidente” o “postulata”, pongono un problema di altro tipo, che vedremo a suo tempo.

PARMENIDE da ELEA (metà VI ac – metà V ac)

La prima via: il principio di non contraddizione nella versione

originale

Prof. Monti – a.s. 2016-2017

“L’essere è e non può non essere, mentre il non essere non è e non può essere”

Il che è come dire:

Se affermo che una cosa esiste, allora non posso dire (anche) che non esiste (non avrebbe senso!). Se, invece, affermo che una cosa non esiste, allora non posso dire (anche) che esiste (ancora una volta, non avrebbe senso!).

PARMENIDE da ELEA (metà VI ac – metà V ac)

La prima via: un altro passo avanti...

Prof. Monti – a.s. 2016-2017

Parmenide afferma anche che:

“È la stessa cosa pensare ed essere” Cosa significa?

Pensare è sempre pensare a qualcosa (di esistente!). Potreste fare questa obiezione: “Io posso pensare anche a una creatura di fantasia, per esempio a un drago... Eppure i draghi non esistono!”

PARMENIDE da ELEA (metà VI ac – metà V ac)

La prima via: una prima conclusione

Prof. Monti – a.s. 2016-2017

Certo: le creature fantastiche non esistono nel mondo fisico, materiale. Però è vero che, nel momento in cui una persona pensa a una creatura fantastica, come un drago, in quel momento nella sua mente esiste “l’idea”, “l’immagine”, il “concetto” di drago! Potremmo parafrasare l’affermazione di Parmenide dicendo che tutto ciò che esiste può venir pensato e che tutto ciò che può venir pensato esiste (se non altro, nella mente della persona che pensa!).

PARMENIDE da ELEA (metà VI ac – metà V ac)

La prima via: una prima conclusione

Prof. Monti – a.s. 2016-2017

A questo punto possiamo trarre una conclusione tanto semplice quanto importante: è proprio grazie a questo stretto rapporto fra PENSIERO ed ESSERE se il ragionamento è capace di condurre a scoprire la Verità! Diciamo meglio: mondo reale, pensiero e linguaggio sono “la stessa cosa”. Questo, nel linguaggio di Parmenide, significa che mondo reale, pensiero e linguaggio coincidono, si intersecano, trovano il loro elemento comune nell’Essere.

PARMENIDE da ELEA (metà VI ac – metà V ac)

Considerazioni sull’Essere

Prof. Monti – a.s. 2016-2017

In che modo Parmenide giunse al concetto di Essere?

Noi moderni potremmo immaginare che Parmenide, partendo dalla considerazione dell’insieme di TUTTE le cose esistenti, si sia chiesto che cosa tutte le cose abbiano in comune fra loro.

Egli avrebbe dovuto scartare tutte le caratteristiche specifiche dei singoli oggetti e fenomeni, non trovandone nessuna che fosse davvero comune, ma facendo questo che cosa è rimasto?

La cosa più semplice: il fatto che le cose e i fenomeni della natura, ma anche i pensieri e le parole usate per esprimerli, esistono, ci sono, sono essere, appunto! Ciò che rimane non è più un singolo e determinato essere, questa o quella singola cosa esistente, ma l’idea di Essere, il puro concetto di Essere.

PARMENIDE da ELEA (metà VI ac – metà V ac)

Considerazioni sull’Essere

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È ormai chiaro che Parmenide non andò, come i filosofi a lui precedenti per lo più fecero, alla ricerca di un principio naturale, fisico, un ente fra gli altri, per quanto privilegiato e speciale, ma di un principio razionale, del tutto astratto, così generale da potersi applicare all’intera realtà e a tutti i suoi aspetti. Perché?

La ricerca di un principio naturalistico può avere un certo grado di verosimiglianza (l’acqua, in parte l’apeiron, l’aria), ma non può mai dare la certezza assoluta che solo il ragionamento puramente logico può fornire.

PARMENIDE da ELEA (metà VI ac – metà V ac)

Le caratteristiche dell’Essere

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Esse derivano logicamente, cioè per via di puro ragionamento (o quasi!), dal principio di non contraddizione di cui abbiamo parlato.

INGENERATO INCORRUTTIBILE OMOGENEO

PARMENIDE da ELEA (metà VI ac – metà V ac)

Le caratteristiche dell’Essere

Prof. Monti – a.s. 2016-2017

Esse derivano logicamente, cioè per via di puro ragionamento (o quasi!), dal principio di non contraddizione di cui abbiamo parlato.

IMMOBILE ATEMPORALE INDIVISIBILE E CONTINUO SENZA FINE, MA NON INFINITO

PARMENIDE da ELEA (metà VI ac – metà V ac)

Le caratteristiche dell’Essere

Prof. Monti – a.s. 2016-2017

Parmenide immagina l’Essere come una sfera omogenea e perfettamente rotonda... Vediamo chiaramente qui come Parmenide ancora non riesca a compiere la propria riflessione su di un terreno del tutto astratto: nel momento stesso in cui cerca di descriverci l’Essere, infatti, ce lo descrive come se fosse una cosa concreta, una cosa fra le altre, un oggetto...

PARMENIDE da ELEA (metà VI ac – metà V ac)

La seconda via

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La seconda via si basa sui cinque sensi e, a parere di Parmenide, non conduce alla Verità, alla scienza, ma all’opinione, cioè a un sapere che al massimo può essere verosimile, ma mai davvero certo. Parmenide dice che alle “opinioni dei mortali […] non si può concedere fiducia.” Perché questa sfiducia nei confronti dei cinque sensi?

PARMENIDE da ELEA (metà VI ac – metà V ac)

La seconda via

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La realtà, per come essa appare ai nostri sensi, è eternamente mutevole. Le cose sembrano venir create e poi distrutte (nel linguaggio di Parmenide: ieri non erano, oggi sono, domani non saranno più), tutto si trasforma, noi compresi (oggi io sono ciò che ieri non ero e che domani non sarò più). Insomma: tutto sembra passare in continuazione dall’essere al non essere, a viceversa. Ma, come abbiamo visto, la ragione ci dice che Essere e non essere sono del tutto separati, non hanno alcun contatto, né possono averlo! Ecco, dunque, che la conoscenza che deriva dai sensi è solo opinione (per quanto verosimile)...

PARMENIDE da ELEA (metà VI ac – metà V ac)

La seconda via

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Il Vero deve essere immutabile (afferma Parmenide), ma la realtà fisica muta in continuazione (ricordiamo, a riguardo, Eraclito): come risolvere il problema? PRIMA POSSIBILITÀ Dovremmo ammettere che il mondo che ci circonda, con le sue trasformazioni, non sia “vero”? La realtà si trasformerebbe così in una gigantesca illusione (come nel film Matrix) e questo non è per noi accettabile! SECONDA POSSIBILITÀ Dovremmo, invece, accettare l’idea che ciò che chiamiamo “Verità” in senso stretto sia qualcosa di mutevole, di relativo? Questo, su un piano puramente razionale, sembra tanto inaccettabile quanto la soluzione precedente!

Proviamo a riassumere la situazione!

Le due vie sembrano procedere in parallelo, senza mai incontrarsi. Sorge un grave problema: Parmenide lo pone, ma non riesce a risolverlo.

Rag

ione

Sens

i

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PARMENIDE da ELEA (metà VI ac – metà V ac)

VERITÀ OPINIONE

Abbiamo visto quali sono le caratteristiche che Parmenide attribuisce all’Essere: UNICO INGENERATO INCORRUTTIBILE OMOGENEO IMMOBILE FUORI DAL TEMPO INDIVISIBILE E CONTINUO SENZA FINE, MA NON INFINITO Il problema è che nella realtà fisica che sperimentiamo ogni giorno pare non ci sia NULLA che abbia tutte queste caratteristiche!

Parmenide separa ciò che dice la ragione da ciò che dicono i sensi... Eppure ci rendiamo conto del fatto che, in qualche modo, le due cose si devono per forza conciliare!

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PARMENIDE da ELEA (metà VI ac – metà V ac)

CONCRETO   ASTRATTO  

PARMENIDE da ELEA (metà VI ac – metà V ac)

È, per riprendere questa schematizzazione, come se Parmenide fosse riuscito a compiere il percorso dal concreto al’astratto, ma poi si fosse perso! Perché questo accade? Ecco una ipotesi del docente!

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Pitagorici   Parmenide  

CONCRETO   ASTRATTO  

PARMENIDE da ELEA (metà VI ac – metà V ac)

Parmenide è il primo a inoltrarsi nel mondo della pura astrazione e, proprio per questo, non riesce a trovare esempi validi! Per noi, oggi, è immediato trovare qualcosa di immutabile ed eternamente vero: subito pensiamo alla matematica e ai suoi teoremi, che hanno proprio queste caratteristiche! Ora: la matematica nella sua attuale forma astratta ai tempi di Parmenide ancora non esisteva...

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Prof. Monti – a.s. 2016-2017

Il problema si può descrivere anche così: sembra a Parmenide che l’immutabile astrazione del ragionamento logico, che egli per primo individua, non si possa applicare alla mutevole realtà del mondo fisico. Vedremo che i suoi due discepoli – Zenone e Melisso – descrivono meglio il problema, anche se neppure loro riescono a risolverlo. I “fisici pluralisti”, cioè il gruppo di filosofi vissuti subito dopo Parmenide, proporranno degli interessanti tentativi di soluzione. Ancora più tardi, Platone e Aristotele risolveranno in maniera definitiva il problema. La loro soluzione è essenziale perché su di essa si basano tutte le discipline scientifiche che noi oggi conosciamo!

Prof. Monti – a.s. 2016-2017

PARMENIDE da ELEA (metà VI ac – metà V ac)