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Ǥ È il Natale di Gesù; che cosa questo significhi lo diciamo tutte le domeniche nel ‘Credo’: “Credo in un solo Signore, Gesù Cristo, unigenito Figlio di Dio… Dio da Dio… per noi uomini e per la nostra salvezza discese dal cielo e per opera dello Spirito Santo si è incarnato nel seno della vergine Maria e si è fatto uomo.” Per noi il Natale è questo: niente di meno. Naturalmente ci sono molti Natali: c’è quello delle musiche e delle zampogne, quello del pranzo in famiglia, quello dei biglietti d’auguri, quello del commercio… Niente da dire; sono cose buone e le frequentiamo volentieri. Ma per noi il Natale è l’incarnazione di Dio; tutto il resto sono sottoprodotti. Qualcuno ci prende per pazzi o ǯ ή /$ 92&( '(/ 3232/2 per fanatici o per gente irrazionale. Avranno anche ragione, ma a questa fede non sappiamo rinunciare. Da questa fede ci viene la fiducia che il mondo non è nelle mani di un potere anonimo che può presentarsi un giorno favorevole e l’altro giorno ostile secondo le misteriose variazioni del caso; ci viene la stima per l’uomo, creatura in cui il mistero di Dio può manifestarsi; ‘capax Deilo definisce la filosofia cristiana: così grande da poter accogliere Dio e quindi così grande da poter riflettere la bontà, la santità, la bellezza di Dio; dal Dio incarnato ci viene la fiducia che il tempo non è capace di corrodere tutto della vita dell’uomo e che il nostro corpo, la nostra carne, è razza di eternità. Possiamo buttare a mare tutto questo? E per che cosa, poi? Per diventare ‘razionali’? Ma di quale ragione? Quella che ci vuole convincere che l’uomo viene dal nulla e va verso il nulla? che tutto è caso e che non esiste alcun senso nel vivere umano? Il Dio che si fa carne è ‘Logos’, parola, pensiero, ragione; è pessima teologia quella che svaluta la ragione. Il Dio che si fa carne è ‘Agape’, amore, comunione, dono di sé; è pessima filosofia quella che distrugge il valore dell’uomo e della sua libertà. Fede in Dio e apprezzamento del valore della persona umana vanno insieme. Li tiene insieme proprio la fede nell’incarnazione, il nostro Natale. Continueremo, quindi, a professare con gioia la fede del ‘credo’; continueremo a credere nell’uomo e nella sua dignità, nel valore della sua ragione, nella ricchezza delle sue capacità; continueremo a fare il Natale integro, quello che unisce festa e fede, lode e fraternità. Sia un Natale pieno, dunque, e proprio per questo un Natale impegnativo. Credendo nell’incarnazione di Dio, saremo costretti a sperare contro ogni speranza, a farci solidali con la povertà dell’uomo perché Dio si è fatto solidale con la nostra stessa povertà; saremo costretti a riconoscere un valore trascendente alla nostra vita e alla vita di ogni altro uomo. Forse in questo può aver ragione chi ci critica: che non siamo all’altezza della nostra fede, che non riusciamo a vivere in pienezza quella vita nuova che l’incarnazione di Dio ha fatto irrompere nel mondo. Lo diciamo non con avvilimento, ma con la consapevolezza che la nostra testimonianza di fede si gioca proprio in questo: mostrare con una vita rinnovata che la fede in Dio fatto uomo ci rende autenticamente umani. Lo esprimeva magnificamente San Leone Magno: “Riconosci, cristiano, la tua dignità e, reso partecipe della natura divina, non voler tornare all’abiezione di un tempo con una condotta indegna.” Allora sarà davvero un Natale intero, senza riduzioni; e anche le altre dimensioni del Natale – musiche e luci, colori e sapori – riusciranno a trasmettere gioia e speranza. ǡ Politica locale. Brescia e l’onda lunga di Monti Gianico. Devozione mariana e tanto volontariato ǤǤǤ Ǧ Ǧ ǤǤ Ȁ ȋǤ Ǥ ȀȀ λ Ȍ Ǥǡ ǡ ȋȌ ° Padre Piamarta. Un nuovo Santo molto bresciano Salvatore Borsellino. La mafia c’è anche a Brescia Il bilancio del 2011. Un anno intenso di sport bresciano Confartigianato L’accesso al credito turba gli artigiani Ǥ ǤǤ Ǥ Ǥ Ǥ î ǡ ǡ ǯ È sempre commovente cantare – o riascoltare – i canti na- talizi, che spesso ci accompagnano sin dall’infanzia. Tra di essi, un posto di primo piano spetta senz’altro all’inno di Sant’Alfonso (missionario, teologo, dottore della Chiesa) “Tu scendi dalle stelle”. Credo che possa essere maggior- mente “gustato”, anziché nelle chiese comode e riscaldate, in alcune parrocchie in cui, in effetti, “il freddo e il gelo” si fanno sentire, dando un dono “realistico” al canto, magari accompagnato dalle tipiche nuvolette di vapore emesso dalle bocche dei cantori infreddoliti. Al di là delle condizioni meteo- rologiche di Betlemme al tempo della nascita di Gesù, mi sembra che ognuno di noi possa riflettere e sull’umiltà del Figlio di Dio che “scende dalle stelle” per salvarci e sulla risposta che purtroppo spesso riceve da coloro che pure vuole redimere. Davanti al presepio – artistico o semplice che sia – vi invito a chiedervi se il Redentore e i suoi prediletti – i poveri – trovano oggi presso di noi una calda ospitalità o se – ancora una volta – devono restare fuori “al freddo e al gelo”. Buon Natale!

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Natale in tempo di crisi. Natale di preoccupazioni per il lavoro e per il futuro.

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È il Natale di Gesù; che cosa questo significhi lo diciamo tutte le domeniche nel ‘Credo’: “Credo in un solo Signore, Gesù Cristo, unigenito Figlio di Dio… Dio da Dio… per noi uomini e per la nostra salvezza discese dal cielo e per opera dello Spirito Santo si è incarnato nel seno della vergine Maria e si è fatto uomo.” Per noi il Natale è questo: niente di meno. Naturalmente ci sono molti Natali: c’è quello delle musiche e delle zampogne, quello del pranzo in famiglia, quello dei biglietti d’auguri, quello del commercio… Niente da dire; sono cose buone e le frequentiamo volentieri. Ma per noi il Natale è l’incarnazione di Dio; tutto il resto sono sottoprodotti. Qualcuno ci prende per pazzi o

per fanatici o per gente irrazionale. Avranno anche ragione, ma a questa fede non sappiamo rinunciare. Da questa fede ci viene la fiducia che il mondo non è nelle mani di un potere anonimo che può presentarsi un giorno favorevole e l’altro giorno ostile secondo le misteriose variazioni del caso; ci viene la stima per l’uomo, creatura in cui il mistero di Dio può manifestarsi; ‘capax Dei’ lo definisce la filosofia cristiana: così grande da poter accogliere Dio e quindi così grande da poter riflettere la bontà, la santità, la bellezza di Dio; dal Dio incarnato ci viene la fiducia che il tempo non è capace di corrodere tutto della vita dell’uomo e che il nostro corpo, la nostra carne, è razza di eternità. Possiamo buttare a mare tutto questo? E per che cosa, poi? Per diventare ‘razionali’? Ma di quale ragione? Quella che ci vuole convincere che l’uomo viene dal nulla e va verso il nulla? che tutto è caso e che non esiste alcun senso nel vivere

umano? Il Dio che si fa carne è ‘Logos’, parola, pensiero, ragione; è pessima teologia quella che svaluta la ragione. Il Dio che si fa carne è ‘Agape’, amore, comunione, dono di sé; è pessima filosofia quella che distrugge il valore dell’uomo e della sua libertà. Fede in Dio e apprezzamento del valore della persona umana vanno insieme. Li tiene insieme proprio la fede nell’incarnazione, il nostro Natale. Continueremo, quindi, a professare con gioia la fede del ‘credo’; continueremo a credere nell’uomo e nella sua dignità, nel valore della sua ragione, nella ricchezza delle sue capacità; continueremo a fare il Natale integro, quello che unisce festa e fede, lode e fraternità. Sia un Natale pieno, dunque, e proprio per questo un Natale impegnativo. Credendo nell’incarnazione di Dio, saremo costretti a sperare contro ogni speranza, a farci solidali con la povertà dell’uomo perché Dio si è fatto solidale con la nostra

stessa povertà; saremo costretti a riconoscere un valore trascendente alla nostra vita e alla vita di ogni altro uomo. Forse in questo può aver ragione chi ci critica: che non siamo all’altezza della nostra fede, che non riusciamo a vivere in pienezza quella vita nuova che l’incarnazione di Dio ha fatto irrompere nel mondo. Lo diciamo non con avvilimento, ma con la consapevolezza che la nostra testimonianza di fede si gioca proprio in questo: mostrare con una vita rinnovata che la fede in Dio fatto uomo ci rende autenticamente umani. Lo esprimeva magnificamente San Leone Magno: “Riconosci, cristiano, la tua dignità e, reso partecipe della natura divina, non voler tornare all’abiezione di un tempo con una condotta indegna.” Allora sarà davvero un Natale intero, senza riduzioni; e anche le altre dimensioni del Natale – musiche e luci, colori e sapori – riusciranno a trasmettere gioia e speranza.

Politica locale.Brescia e l’onda lunga di Monti

Gianico.Devozione mariana e tanto volontariato

Padre Piamarta.Un nuovo Santomolto bresciano

Salvatore Borsellino.La mafia c’èanche a Brescia

Il bilancio del 2011.Un anno intenso di sport bresciano

ConfartigianatoL’accesso al creditoturba gli artigiani

È sempre commovente cantare – o riascoltare – i canti na-talizi, che spesso ci accompagnano sin dall’infanzia. Tra di essi, un posto di primo piano spetta senz’altro all’inno di Sant’Alfonso (missionario, teologo, dottore della Chiesa) “Tu scendi dalle stelle”. Credo che possa essere maggior-mente “gustato”, anziché nelle chiese comode e riscaldate, in alcune parrocchie in cui, in effetti, “il freddo e il gelo” si fanno sentire, dando un dono “realistico” al canto, magari

accompagnato dalle tipiche nuvolette di vapore emesso dalle bocche dei cantori infreddoliti. Al di là delle condizioni meteo-

rologiche di Betlemme al tempo della nascita di Gesù, mi sembra che ognuno di noi possa riflettere e sull’umiltà del Figlio di Dio

che “scende dalle stelle” per salvarci e sulla risposta che purtroppo spesso riceve da coloro che pure vuole redimere.

Davanti al presepio – artistico o semplice che sia – vi invito a chiedervi se il Redentore e i suoi prediletti – i poveri – trovano oggi presso di noi una calda ospitalità o se – ancora una volta – devono restare fuori “al freddo e al gelo”. Buon Natale!

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sservatori e politologi stanno analizzando in ogni dettaglio le misu-re adottate dal governo Monti per salvare l’Italia.

Misure drastiche, per certi versi duris-sime, ma (così affermano) necessarie per evitare al Paese l’incubo della ban-ca rotta. Dicono, i critici del governo, che Monti mettendo mano alla rifor-ma delle pensioni, alla reintroduzio-ne dell’Ici, alle accise dei carburanti si sia accanito su chi già sta dando tanto alla causa del Paese. C’è, però, un’al-tra categoria che più di altre è stata travolta dal “ciclone Monti”: è quella dei partiti. L’avvento alla guida del Pa-ese del governo tecnico si è abbattuto sul sistema partitico come un vero e proprio terremoto. L’appoggio quasi obbligato all’esecutivo fortemente voluto dall’Europa e dal Presidente della Repubblica è riuscito a muta-re scenari che parevano consolidati e che erano passati indenni da anni e anni di propaganda politica. L’asse Lega-Pdl (che Bossi e Berlusconi han-no a più riprese definito granitico) si è squagliato come la neve al sole. In Parlamento le due forze siedono su schieramenti opposti e non perdono occasione per rimarcare la nuova si-tuazione. Il mondo della politica, li-berato da responsabilità di governo o di opposizione, è entrato in fibrillazio-ne a tutti i livelli. Anche nel Bresciano stanno arrivando gli effetti più o meno diretti dello tsunami Monti. Non so-no molti (e probabilmente solo nel-le segrete stanze) quelli che stanno riflettendo su come i partiti escano dall’avvento di un governo tecnico. Non arrivano a Brescia quei venti di

deligittimazione, di sospensione della democrazia che a Roma hanno spinto il capo dello Stato a prendere la pa-rola per mettere a tacere queste voci sempre più montanti. Nel Bresciano semmai, i partiti stanno cercando difficilmente di rimettere insieme i cocci dopo lo scossone Monti e il già ricordato sparigliamento. Su tutti la Lega che non ha esitato un secondo a tornare a battere la gran cassa di temi cari come la secessione, l’indi-

pendenza della Padania (in ogni con-siglio comunale è stato ripristinata questa denominazione), il Nord che non può pagare le tasse anche per il Sud, e altro ancora. Ad agitare anco-ra di più le acque nel centro destra bresciano, poi, c’è anche l’apertura di nuovi capitoli giudiziari e la con-seguente necessità di trovare il modo per ribadire una volte per tutte un no deciso alla commistione tra politica e affari. Nessuno, in sostanza, può ri-tenersi al riparo dell’onda lunga dello tsunami Monti. Paroli, che ha optato definitivamente per palazzo Loggia e ha salutato Roma, deve gestire la macchina amministrativa facendo i conti con le uscite (più di facciata che non di sostanza) della Lega e del vicesindaco Rolfi, sapendo che l’appuntamento amministrativo del 2013 non è poi così lontano e chiede una attenzione particolare anche nei confronti del terzo polo. Approdo a cui guarda con non celate speranze di accordo anche il Pd che ambisce alla riconquista della Loggia persa nel 2008. Si tratta di scenari fluidi, in costante evoluzione, come conferma-no in questa pagina anche alcuni dei diretti interessati come il sindaco di Brescia Adriano Paroli, lo stesso vi-ce Fabio Rolfi e il segretario del Pd cittadino Giorgio De Martin. Voci al-trettanto autorevoli (che incarnano la fibrillazione della stagione poli-tica) sono anche quelle di Daniele Molgora si vede la provincia tagliata da Mario Monti e quella di Margherita Peroni chiamata al ruolo di vicepre-sidente del consiglio regionale sino a poche settimane fa sulle spalle di Ni-coli Cristiani.

C’è una parte della politica bresciana che non sembra risentire dell’onda lunga del governo Monti. Si tratta dell’Officina della Città, l’associazione nata nel 2008 a sostegno della Lista Civica in campo per la candidatura a sindaco di Francesco Onofri e che sta distinguendosi per iniziative di peso nell’ambito del dibattito politico e sociale cittadino. Nei giorni scorsi ha provveduto alla nomina del suo nuovo presidente. Francesco Onofri, che rimane

nel direttivo, ha lasciato il posto a Francesco Corbetta. Un “passo indietro”, quello di Onofri, dettato dalla volontà di valorizzare altre figure e altre risorse all’interno dell’associazione, in vista della futura definizione di progetti per la città in continuità con quanto l’associazione ha fatto negli ultimi mesi. Una presenza, quella dell’Officina della Città, che sta suscitando l’interesse della forze politiche intenzionate ad aprirsi a un confronto con questa realtà civica.

È uno dei tanti parlamentari chiama-ti nelle scorse settimane a optare tra Roma e le amministrazioni locali. Ma è anche uno dei tanti amministratori chiamati, dalle recenti disposizioni del-la manovra Monti, a svolgere nei fatti il ruolo di “curatore fallimentare” delle Province. Un ruolo che all’esponente leghista, alla guida di Palazzo Broletto dal 2009, non piace e non tanto perché mette a repentaglio la sua carica, ma perché è frutto della totale mancan-

za di conoscenza dell’ente provincia. “Contestiamo fortemente a Monti – ha dichiarato Molgora (nella foto) ai mi-crofoni di Radio Voce – il fatto di ave-re agito per vie generali, senza i dovu-ti distinguo tra provincia e provincia”. Non è che Molgora sia contrario a una revisione del sistema delle provincie, il presidente di Palazzo Broletto de-nuncia la scelta di “prendere il sacco in cima” e prevedere l’abolizione di enti che in territori come il Bresciano

hanno una grande importanza e che poco incidono (a Brescia poco più di 30 centesimi per abitante) sul debito pubblico. Di qui la proposta, neanche tanto provocatoria di fare di Brescia una regione, staccata dal resto della Lombardia. “I numeri previsti dalla Co-stituzione – afferma il presidente del-la Provincia – consentirebbero questa operazione che eviterebbe a una realtà come quella bresciana di dover dipen-dere da Milano per temi come la viabi-

lità, la tutela del territorio, le scuole og-gi di competenza provinciale”. In atte-sa che l’idea maturi, però, Molgora non vuole assistere impontente al progres-sivo svuotamento di competenze e di poteri della Provincia con l’entrata in vigore delle misure Monti che, da leghi-sta, non condivide. “A Brescia – affer-ma – sono in corso partite importanti in tema di viabilità e infrastrutture che non possiamo giocare con l’abolizione delle Province sulla testa”.

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Quella attuale potrebbe essere per tutti i partiti, nessuno escluso, una importante stagione per ripensarsi, sgravati come sono da responsabilità di governo e di opposizione, e riproporsi all’elettorato italiano. È questo il parere di Giorgio De Martin (nella foto), segretario del Partito democratico di Brescia, che non nasconde però il timore che l’attenzione richiesta dalla stagione di crisi possa vanificare questa importante opportunità. Non crede,

il segretario cittadino del Pd, che quell’alleanza che si è creata a Roma possa riprodursi anche a Brescia, soprattutto per mettere mano, in sede locale, a quelle misure drastiche (la nuova Imu su tutte) imposte dalla manovra Monti.“Non esistono in consiglio comunale – afferma in proposito – le condizioni per una fattiva collaborazione con l’attuale maggioranza che, dal sindaco in giù, ha scelto di appiattirsi sulle posizioni oltranziste di Rolfi e

della Lega”. Una impossibilità, quella dichiarata da De Martin, certificata anche dalla chiusura del centro destra al confronto su un tema spinoso come quello del pgt. “Mai prima d’ora nella storia amministrativa bresciana – sottolinea il segretario del Pd – c’è stata una totale chiusura al contributo delle minoranze alla stesura di un documento importante come quello di programmazione urbanistica”. Scontato, quindi, che in previsione delle amministrative

del 2013 lo sguardo del Pd cerchi altri orizzonti, a partire dal terzo polo a cui anche altri guardano e dal panorama civico in cui si colloca, per esempio, l’esperienza dell’Officina della città di Francesco Onofri. Non ci sono solo alleanze, però, nell’agenda del Pd cittadino, ma anche l’ascolto attento (come avvenuto per il pgt) della città e la condivisione con le altre forze prima di dare vita, come dichiarato da De Martin, alle primarie di coalizione.

Quello imposto dal governo Monti alla politica ha il sapore di un vero e proprio anno sabbatico che non può essere vissuto continuando a rimugi-nare su ciò che è stato e su ciò che, al contrario, avrebbe potuto essere. Po-trebbe diventare invece un periodo di straordinaria fecondità per riallaccia-re un legame con il territorio ultima-mente sfilacciato e per ripensare alla dimensione partecipativa della demo-crazia che pur nell’era di Facebook

e dei social network non può essere sottovalutata. È questo il pensiero di Margherita Peroni (nella foto), pdl, consigliere regionale del Pdl, chiama-ta a dare una risposta definitiva in me-rito alla vicepresidenza del Consiglio regionale. Una responsabilità che la Peroni si è vista recapitare nelle scor-se settimane, dopo che un’inchiesta giudiziaria ancora in corso ha portato all’uscita di scena del vicepresidente in carica Franco Nicoli Cristiani. “Da

donna di partito – ha affermato al pro-posito Margherita Peroni – ho il dovere di prendere in considerazione la pro-posta che mi è stata sottoposta dal Pdl di andare a colmare questo vuoto”. Al legittimo orgoglio personale e al do-vere di prendere in considerazione la nuova responsabilità Margherita Pero-ni affianca anche l’altrettanto legittimo diritto di riflettere attentamente sul nuovo incarico. “Le vicende che hanno investito il ruolo della vicepresidenza

del consiglio regionale (i procedimen-ti giudiziari a carico di Filippo Penati, pd, e del già ricordato Nicoli Cristiani – ricorda Margherita Peroni – impon-gono una oculatezza nell’assunzione di tale responsabilità”. Di qui la richiesta di posticipare a dopo Natale la scelta definitiva. A Margherita Peroni che dal suo esordio in Regione si è sempre in-teressata di politiche sociali e sanita-rie, dispiacerebbe dover mettere in se-condo piano l’impegno in questi campi.

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im Jong-il, il leader di una delle più bizzarre e crudeli dittature co-muniste del mondo, è morto nei giorni scorsi

all’età di 69 anni. La televisione della Corea del Nord, che ha dato l’annun-cio della sua morte, ha già affermato che tutto il popolo coreano seguirà il nuovo leader Kim Jong-un, terzogeni-to del defunto famoso per il suo carat-tere senza scrupoli e per la voglia di mostrare il potere militare e nucleare del suo Paese. La morte di Kim Jong-il avviene in un momento di tensione fra le due Coree. In passato, nel 2000 e nel 2007 vi sono stati incontri con i presi-denti del Sud, nel tentativo di bloccare lo sviluppo nucleare e gli esperimenti missilistici del Nord, in cambio di aiu-ti per il Paese impoverito da alluvio-ni, siccità e una disastrosa economia agricola. Nel 2008, l’attuale presiden-te del Sud, Lee Myung-bak, ha bloc-cato gli aiuti esigendo uno stop reale ai programmi nucleari del Nord. Nel marzo 2010, pochi mesi dopo la pro-mozione di Kim Jong-un al comando militare, una corvetta militare della Corea del Sud, la Cheonan, è stata affondata provocando la morte di 46 marinai. Nel novembre 2010 il Nord ha bombardato un’isola sul confine fra le due Coree, ferendo decine di ci-vili e causando la morte di un militare. Considerata un tempo il fiore all’oc-chiello della costellazione sovietica,

nendo i rapporti. Mentre il Paese mo-stra i suoi muscoli con enormi parate militari ed esperimenti nucleari, la po-polazione soffre per mancanza di cibo e del necessario per vivere. Si calcola che quasi due milioni di nordcoreani siano morti per fame. Ancora oggi la situazione è di vera emergenza. Sul la-to dei diritti umani, la Corea del Nord si è sempre distinta per una repres-sione a tutto campo di ogni dissenso o critica ai leader. Nessuna religione è permessa se non l’adorazione del “padre della nazione”, Kim Il-sung, e di suo figlio Kim Jong-il. Nonostante ciò, nei mesi scorsi, per

la Corea del Nord è divenuta un Pae-se che affonda nella povertà. Dopo la caduta del Muro di Berlino, la Russia non ha più aiutato la sua economia; anche la Cina ha cercato di staccarsi da amici troppo volubili, pur mante-

La Siria ha firmato con la Lega araba l’accordo in base al quale permetterà l’accesso di “osservatori” con il com-pito di controllare la messa in opera da parte del governo di quel piano di pace della stessa Lega araba, che il 3 novembre Damasco aveva detto di accettare. Tra questi, secondo il pia-no, ci dovrebbero essere anche gior-nalisti esteri. Il ministro degli esteri siriano Walid al-Muallem (nella foto) si è preoccupato di sottolineare, co-

me riportato dalle agenzie di stampa ufficiali che è “una pura e semplice decisione nazionale, basata sugli in-teressi del popolo siriano”, mentre per gli oppositori del Syrian National Council “è solo una tattica” per evi-tare una condanna del Consiglio di sicurezza dell’Onu. L’opposizione fa riferimento al nuovo atteggiamento della Russia che in passato ha bloc-cato una mozione occidentale con-tro il regime di Bashar al-Assad. Una

presa di posizione contro Damasco è però già arrivata dall’Assemblea che con 133 voti a favore, 11 contrari e 43 astenuti ha approvato una risoluzione che “condanna fermamente le conti-nue, gravi e sistematiche violazioni dei diritti umani” compiute in Siria. Tra gli astenuti ci sono Cina e Russia. Alle novità sul fronte internazionale fa da contraltare solo l’aumento delle vittime della violenza: solo nel giorno dell’accordo sono state 108.

la prima volta, vi sono state manife-stazioni di critica, spinte proprio dalla miseria e dalla paura che salisse al tro-no Kim Jong-un, da tutti conosciuto come un sanguinario senza scrupoli. Corea del Sud e Giappone hanno in-detto riunioni del loro Consiglio di si-curezza per affrontare la situazione. L’esercito di Seul è in allerta di emer-genza. Una fonte vicina all’agenzia stampa Asianews racconta che la popolazione della Corea del Nord teme per la propria sopravvivenza. Due milioni di persone, infatti, ri-schiano di non sopravvivere all’in-verno ormai alle porte.

Sarà un Natale “tra paura e speranza” quello che si apprestano a vivere i cristiani iracheni, minoranza vittima di violenze, abusi e intimidazioni, come testimoniano il recente omicidio di una coppia cristiana a Mosul e gli attacchi a negozi e proprietà cristiane a Zakho, solo gli ultimi anelli di una catena di soprusi lunga diversi anni. E ora con il ritiro dell’esercito americano dal Paese la situazione rischia di degenerare, come testimonia il vicario patriarcale di Baghdad,

mons. Shlemon Warduni. “Il nostro problema si chiama sicurezza – spiega il presule caldeo – per questo dovremo avere prudenza e giudizio nel celebrare le imminenti feste di Natale. Noi vorremmo dare al Natale il giusto risalto, ma non è possibile per motivi di sicurezza. Non possiamo esporre i nostri fedeli al pericolo. Perciò le Messe di Mezzanotte, del 24, saranno anticipate al pomeriggio, quelle del 25 verranno celebrate al mattino presto. Io spero di poter celebrare

nella chiesa dei Santi Pietro e Paolo nel quartiere di Dora dove abbiamo anche un Seminario, chiuso. riti natalizi verranno celebrati, aggiunge mons. Warduni, “tra misure di sicurezza rafforzate come ci hanno detto le Autorità. Non solo a Baghdad. Ci sono, tuttavia, piccoli segni di speranza: ho appena terminato un incontro sul Natale per il canale televisivo Al Arabiya. Ho notizia, poi, che alcuni importanti leader musulmani, hanno chiesto di presenziare alla Messa”.

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“È impensabile ritenere che ci sia spazio per una riduzione del finanziamento complessivo alle politiche sociali. È necessaria un’azione oculata. Per la parte sociale la delega presenta un elemento di indeterminatezza che va chiarito e superato. Per ora quello che posso dire è che ci sono problemi che condivido”. È quanto dichiara Cecilia Guerra (nella foto), sottosegretario alle Politiche sociali, nella sua prima uscita pubblica in occasione della presentazione

del rapporto “Welfare oggi?” . “In questo contesto il finanziamento non va messo in discussione anzi bisogna pensare a come ottenere nuove risorse, ma è comunque necessaria una razionalizzazione che consenta di finalizzare meglio le risorse a disposizione – afferma il sottosegretario –. Anche la riforma di un istituto come l’Isee è imprescindibile. Si tratta di un intervento importante, ma va chiarito che si tratta di una misura e non di uno strumento di politica

sociale”. Guerra ha voluto poi specificare che “l’articolo 5 del decreto non è opera mia. Ma ho ottenuto che il decreto parta su iniziativa del Ministero. Sappiamo tutti che opereremo entro vincoli molto forti – aggiunge -. La mission numero uno del governo è spingere sul risanamento dei conti pubblici”. Il sottosegretario ha poi sottolineato di voler operare un cambiamento semantico, culturale e lessicale: “Non condivido termini come falsi invalidi, che danno l’idea di un

settore in cui ci sono solo abusi e sprechi. Solo vocaboli di disprezzo verso situazioni di sofferenza e bisogno e spostano l’attenzione verso una visione assistenziale. Preferisco parlare di politiche sociali e di persone come cittadini”. Per quanto riguarda i livelli essenziali ha affermato che si tratta di “prestazioni bloccate dall’idea del tutto o niente, il mio punto di vista è che sia necessario andare per processi anche lunghi. ma che abbiano un fine”.

ttenuta, come previsto, la fiducia alla Camera il governo Monti è ora al Senato per il dibattito e il voto sulla manovra

così da centrare l’obiettivo dell’ap-provazione prima di Natale.Rispetto al varo del governo tecni-co si è allargato il fronte parlamen-tare di chi è apertamente contrario al nuovo esecutivo. La novità lega-ta alla manovra finanziaria, infatti, è l’aggiunta all’opposizione della Lega di quella speculare dell’Italia dei Valori. Il partito di Di Pietro si è smarcato dai due maggiori partiti, Pdl e Pd, che votano con senso di responsabilità, mentre l’appoggio più deciso al governo chiamato a salvare l’Italia continua ad essere quello del “terzo polo”.Nei giorni scorsi Giorgio Napoli-tano è tornato a far sentire la sua voce per proteggere Monti e i suoi ministri da chi sostiene che con l’esecutivo tecnico l’Italia abbia accettato una sospensione della democrazia.Al di là di queste questioni, però, l’esecutivo ha raggiunto uno dei suoi primi obiettivi: quello di lan-ciare segnali precisi.Il primo è ovviamente per l’Euro-pa e poi per i mercati, ancora nel quadro di una situazione di nervo-sismo diffuso. In un quadro confu-so per il pilotaggio degli indirizzi politici dell’Unione, al passaggio di

una prova assai ardua, l’Italia può e anzi per molti aspetti deve offri-re il proprio necessario contributo. All’Italia e agli italiani, chiamati a sacrifici seri, il governo ribadisce un messaggio di fiducia.E di questo c’è molto bisogno, per tutti. Aumenta la pressione fiscale in modo considerevole, somman-

do anche gli effetti indotti, mentre il Paese ritorna in una fase recessi-va. Diventa così sempre più urgente quel secondo tempo della manovra che il governo peraltro ha annun-ciato da subito e dovrebbe dare fiato alla crescita e all’occupazio-ne oltre che rispondere anche alle trasversali richieste di maggiore equità e di efficacia più mirata, che sono state annunciate e appunto si dovrebbero affinare strada facen-do. D’altra parte dal governo, come dalla politica, non ci si può aspetta-re tutto. È la società italiana tutta, nella sua complessa articolazione, che deve trovare più slancio, più responsabilità, più efficienza, più efficacia. Qui sta veramente il pun-to e i segnali continuano a essere contraddittori. Per questo è neces-sario continuare a investire sui va-lori e sui principi, questa sorta di investimento sociale disseminato che é a rendimento sicuro. È l’inve-stimento educativo, che non a caso da qualche anno ormai è al centro dell’impegno della Chiesa italiana.Riprendere a scommettere, ad in-vestire sull’educazione peraltro è anche al centro dell’Orizzonte 2020, che l’Unione europea ha lanciato con prospettiva decennale. Per-ché l’impegno fondamentale nella crisi è sempre e prima di tutto sa-pere guardare oltre. E operare di conseguenza con serietà e deter-minazione.

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Caro Gesù Bambino, è di nuovo Natale. Ricorderai certamente la poesia che il poeta-operaio Alberto Penna compose negli anni ’50 con questa appassionata invocazione: “O Gesù! se un giorno Tu ritorni vieni a nascere nell’officina; sopra un maglio, la culla divina ti riscalda il calore dei forni”. Qualcuno l’aveva anche musicata e la cantavamo in chiesa. Da molto tempo è sparita dal repertorio delle musiche sacre insieme alle officine di allora. Oggi abbiamo altri luoghi da offrirti molto più invitanti. Potresti nascere in uno dei tanti centri commerciali, le nostre cattedrali. Pensa, nella nostra città ne avremo sei e presto saranno aperti 24 ore su 24. Almeno i barboni avranno qualche angolo in più per ripararsi dal freddo: saranno i nostri barboni firmati. Oppure, se vuoi un Natale alternativo, ci sono le discariche, cioè i terminali naturali delle cose usa e getta che si comperano nei centri. E che noi adoriamo. Mosè si scagliò contro il vitello d’oro. Se tornasse anche lui dovrebbe infuriarsi con i nostri idoli- patacca che abbagliano i gonzi.

Viviamo questo Natale nel pieno di una crisi che non accenna a mollare la presa. Forse lo sconforto per le difficoltà sta minacciando la speranza e l’attesa di un futuro migliore. Per questo ci importa che l’augurio natalizio di quest’anno vi giunga caloroso e intenso. In prima pagina trovate “Adorazione dei magi” del Sassetta presente al Museo diocesano. L’umanità che sembra aver smarrito il senso cristiano della vita alzi lo sguardo verso un cielo che ancora una volta

ci dona un Figlio. Quel bambino ci consola e ci stimola a camminare diritti verso il bene. La sua stella tracci la via perché come i magi possiamo trovare il Salvatore. Cari lettori di “Voce” a nome della direzione e del personale del Centro per le comunicazioni sociali e della Fondazione San Francesco di Sales vi auguro un buon Natale e felice anno nuovo. La prossima settimana il giornale non sarà nelle vostre case. Tornerà il prossimo 5 gennaio. Auguri! (don Adriano Bianchi)

che: “Dottore, ho ingoiato una confezione di tachipirine, ma lo spread non si abbassa”. Quelli che vanno dal dermatologo perché gli fa prurito il Pil. Quelli che, come molti operatori finanziari, vengono ricoverati a causa degli effetti collaterali provocati dall’uso e abuso dei titoli tossici. Quelli che sono stati feriti dalle lunghe “manovre” che sono in corso da mesi e non finiscono mai. Quelli che sono pieni di lividi perché hanno preso troppi Bot.

Potresti nascere all’Inps. Magari per l’occasione riaprono le finestre che hanno chiuso, rendendo ancora più difficile la respirazione ai più fragili. Ma il più grande scoop di tutti tempi lo faresti se nascessi durante una maratonissima televisiva intitolata “Dalla vigilia all’Epifania”. Potrebbe iniziare con “La prova del cuoco” per il cenone appunto della vigilia e finire con l’arrivo dei tre Magi che potrebbero essere tre tecnici per non urtare

Ti consiglierei di evitare i Monti perché di questi tempi promettono lacrime e sangue e quindi sanno più di Calvario e Venerdì Santo che di Natale. Se, come penso, non hai prenotato evita gli alberghi perché San Giuseppe potrebbe sentirsi dire: “No Alpitour? Ahi! Ahi!”. Personalmente ti vedrei bene in mezzo ai nuovi malati. Quelli che quando il dottore gli dice: “Faccia Aaaa…”, rispondono: “Aaab...” perché gli hanno declassato il rating. Quelli

il governo oppure tre grandi evasori fiscali oppure Bossi per la Padania, Alemanno per Roma ladrona e Lombardo per la Terronia (resta fuori la sinistra, ma è nella natura delle cose). Il clou sarebbe rappresentato dalla tua apparizione nel corso di una edizione straordinaria di “Porta a porta”. Sai che lì sei stato preceduto da uno che emanava profumo di santità. Noi ne sentiamo ancora l’odore. Alla fine le offerte (penso a cifre da capogiro) potrebbero essere devolute alle banche che stanno passando, poverine, un brutto momento (figurati noi). Insomma nasci dove preferisci, ma nasci perché non siamo messi bene. Non è una novità per noi uomini, deboli e presuntuosi. Se lo fosse non saresti mai venuto sulla terra. Sono certo che anche quest’anno non mancherai all’appuntamento. Semmai siamo noi che non ci facciamo trovare. Non stancarti di aspettarci. E scusami se ti ho scritto una lettera tra il serio e il faceto. Se non ridiamo un po’, non ci resta che piangere. A presto.

Le aziende ospedaliere bresciane chiudono il 2011 con importanti risultati. L’Osservatorio nazionale sulla salute della donna, che premia gli ospedali italiani che curano patologie specificatamente al femminile ponendo la donna al centro del percorso diagnostico terapeutico, ha riconosciuto l’impegno delle aziende ospedaliere del Bresciano. Tre bollini rosa, il massimo del riconoscimento, sono andati agli Spedali civili di Brescia.

Due bollini sono stati assegnati invece agli ospedali di Desenzano, Gavardo e Manerbio che fanno parte dell’azienda ospedaliera della cittadina gardesana.Un bollino rosa, infine, è stato assegnato di presidi di Chiari e di Iseo che fanno riferimento all’azienda ospedaliera Mellino Mellini di Chiari. L’Osservatorio nazionale sulla salute della donna, nella definizione degli ospedali da premiare, ha passato in rassegna tutte le strutture del Paese.

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on Fausto Gregori è par-roco di Gianico soltanto da un anno e si considera ancora in fase di osserva-zione e studio del proprio

gregge. Ha già individuato però alcuni punti di forza della comunità: il gran-de attaccamento alla “Madonnina” (santuario della Madonna del monte) e una straordinaria “fioritura” di tanti gruppi di volontariato. Una cosa però risulta ancora difficile: unire il “fare” con l’aspetto interiore, quello che si potrebbe definire “contemplativo”. Anche qui si assiste a una sorta di “divorzio” tra vita e fede. L’evangeliz-zazione è difficile. Spesso i cosiddet-ti mezzi di comunicazione di massa inducono il brutto vezzo dell’appari-re, la voglia dell’applauso, il gusto di sentirsi al centro del proscenio, sot-to i riflettori. Ma don Fausto non si rassegna e titola l’articolo di fondo della rivista “Vita Nostra”: “Rendia-mo possibile l’incarnazione di Gesù, oggi”. Tra i concetti pregnanti, il par-roco sottolinea: “Allora dovrò imita-re Gesù vivendo i suoi insegnamenti e cioè incarnarsi, amando l’umanità odierna con i suoi pregi e fragilità, per renderla migliore, costruendo la civil-tà dell’amore”. E ancora: “Oggi tocca a noi diventare missionari, testimoni del suo amore gratuito. Tocca a noi in-serirsi nella realtà della famiglia, del fidanzamento, del lavoro, della sof-ferenza, della festa, del tempo libero,

di Artogne: il tutto perfino in prepara-zione di un’eventuale, futura, erigenda unità pastorale. I due paesi puntano sul valore della comunione di 5.745 anime. Un buon aiuto alla comunità religiosa che sta in Gianico viene of-ferto dalle quattro suore Dorotee di Cemmo. “Occorrerebbe una forma-zione permanente che tutti i giorni, goccia dopo goccia, puntasse sulla realizzazione di un rapporto perso-nale col Cristo”. A questo proposito si potrebbe puntare sui Centri d’ascolto, o sulla nuova esperienza delle “Cellu-le vive di evangelizzazione”, o ancora su una sezione staccata valligiana del

rendendo visibile il suo amore”. Dalla paginetta trasuda una particolare, ac-corata preoccupazione pastorale. Ed è forse anche questa che ha spinto la parrocchia di Gianico a una collabora-zione più attiva con quella confinante

Il 15 dicembre si è tenuta l’audizione dei sindaci di Castegnato, Ospitalet-to, Paderno e Passirano, voluta dagli stessi per ribadire la loro contrarie-tà all’ipotesi della discarica a Bosco Stella. “Sin dal 2006, da quanto è stato avviato l’iter per realizzare un impian-to di smaltimento – ha espresso il pri-mo cittadino di Castegnato Giuseppe Orizio (nella foto) –, abbiamo ribadi-to il nostro no, in quanto abbiamo già dato e anche molto: il territorio è per

il 4% utilizzato per cave e discariche che hanno creato una serie di pro-blemi ambientali, mentre continuia-mo a contribuire per la salvaguardia ambientale, con la drastica riduzione dei rifiuti da conferire nelle discari-che, il teleriscaldamento, la centrale di cogenerazione e il fotovoltaico”. L’idea presentata in Provincia è quel-la di optare per un riutilizzo “virtuo-so” dell’area degradata incentivando la creazione di un parco dell’energia

dedicato al sistema integrato di pro-duzione di energia da fonti rinnovabili e pulite ad alto contenuto innovativo e tecnologico, mediante l’installazio-ne di uno o più impianti integrati, con l’installazione di pannelli solari/serre all’interno dell’area depressa crean-do un sistema di auto-alimentazione e di facile collegamento, grazie al-la vicinanza delle linee Terna e alla piattaforma del sistema industriale a cavallo tra Castegnato e Ospitaletto.

corso di Teologia per laici del Semina-rio diocesano. La parrocchia di Giani-co ha la fortuna di avere due studenti che si preparano al sacerdozio: uno in ginnasio e uno in teologia. Un mo-tivo per ben sperare che altri giovani seguano questo cammino. Presso il teatro parrocchiale è in allestimen-to la 20ª mostra dei presepi e si pen-sa anche a una replica del presepio vivente (settima edizione), perché contemplando il mistero del Dio che si fa uomo si rifletta con don Fausto: “A noi, come a Maria è chiesto di dire di sì allo Spirito Santo. Siamo pronti a rendere tale servizio al mondo, oggi?”.

È in distribuzione per le festività natalizie "La Voce del Garda e Valsabbia", il mensile gratuito dedicato al territorio. In primo piano gli appuntamenti natalizi (mercatini, presepi e concerti). All'interno, sei pagine speciali sono dedicate al Comune di Gavardo: si parla di nuova biblioteca, nuova strada cavatori, del teatro, del neonato gruppo di Protezione civile, della Fondazione Valsabbia solidale e di tanto altro. L'assessore al

Turimo della provincia, Silvia Razzi, presenta i dati del flusso turistico in merito al periodo estivo sul Garda. L'intervista di economia ha come protagonista Sante Bonomo, presidente del Consorzio Garda Classico. Nelle pagine culturali si può anche leggere il programma delle Sale della comunità (Desenzano, Odolo, Sabbio Chiese, Prevalle, Serle, Lonato, Villanuova, Ponte Caffaro). Lo sport, invece, affronta la storia

del Circolo Canottieri Garda Salò, la stagione sciistica del Gaver e, per quanto riguarda il calcio, un primo bilancio (andamento altalenante) della Feralpi Salò. Il mensile si può sfogliare gratuitamente online all'indirizzo www.lavocedelpopolo.it. Allo stesso indirizzo si possono sfogliare anche gli altri free press mensili: La Voce della Bassa Bresciana, La Voce della Valtrompia, La Voce di Brescia e La Voce della Franciacorta.

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ei giorni scorsi 11 stu-denti dell’Istituto “G. Pastori” hanno ricevu-to l’attestato di parte-cipazione al progetto

“Io ho scelto la Protezione civile”, promosso dal medesimo servizio del Comune di Brescia e rivolto agli allievi delle scuole superiori della città. Tale progetto in origine prevedeva il coinvolgimento di più istituti, ma ra-gioni logistiche, quali gli spostamen-ti dei ragazzi, hanno indotto a sce-glierne uno, con l’intenzione di ren-derlo itinerante nei prossimi anni.Dopo una prima fase, che ha visto il contatto con i contenuti della Protezione civile, cui hanno ade-rito circa 700 studenti del Pastori, ne è seguita una seconda, frequen-tata da chi aveva mostrato più in-teresse alle tematiche proposte, in cui si è riflettuto sul perché di una scelta, accompagnata dall’analisi dei possibili rischi del territorio. Successivamente vi è stato il con-tatto diretto, sulle diverse speci-ficità dei gruppi di volontariato, coordinato dal responsabile del Servizio ProCiv Giammarco Pilia

e dalla psicologa dell’emergenza Chiara Comincini, entrambi affe-renti al Comune di Brescia.Alla fase finale hanno partecipa-to gli 11 studenti che hanno, quin-di, rielaborato l’intero percorso svolto. “A questi ragazzi vanno accomuna-te le tante associazioni, più di una dozzina, che hanno contribuito a realizzare le varie fasi del proget-to – ha detto il vice sindaco Fabio Rolfi – che ha voluto principalmen-te stimolare nei ragazzi un interes-se verso il mondo del volontaria-to, con particolare attenzione a quello legato alla ProCiv. Un altro obiettivo – ha aggiunto Fabio Rol-fi – consisteva nel rafforzare una cultura personale e collettiva sui temi dell’emergenza e sui compor-tamenti da adottare per prevenirla ed evitarla, così come è ormai con-

suetudine in ogni settore della so-cietà civile giapponese”. “È emer-so nei ragazzi il senso di condivi-sione che spesso manca – ha sotto-lineato l’insegnate del Pastori che ha seguito il progetto Edvige San-tus – perché il volontariato, come arte del dono, è una missione che ha solo bisogno di essere stimola-ta per brillare in ognuno di noi”.“Dei 700 ragazzi che hanno seguito la prima fase, nel maggio scorso – ha detto Chiara Comincini – siamo arrivati a oggi, con i riconoscimen-ti a chi ha concretamente operato la scelta di arrivare fino in fondo”.“Inizialmente abbiamo chiesto agli istituti di partecipare – ha detto Giammarco Pilia –, ora sono le scuole che richiedono di aderire e questo, per tutti coloro che si so-no impegnati e hanno lavorato al progetto, è un motivo di orgoglio”.

Dopo il primo dei cinque anni di man-dato, l’Asl di Brescia ha redatto un primo bilancio di quanto fatto e dei futuri programmi. Lo ha fatto il di-rettore generale Carmelo Scarcella (nella foto), affiancato dagli omolo-ghi sanitario, sociale e amministrativo Francesco Vassallo, Anna Calvi e Pier Mario Azzoni. “Ci piace fornire alcune indicazioni numeriche relative al 2011 – ha detto Carmelo Scarcella – solo per cercare di dare un’idea di quan-to l’azienda abbia profuso sul piano logistico: 1.654 dipendenti, di cui 610 in città e 1.044 sul territorio, distribu-iti nella 94 sedi e presidi complessi-vi, che hanno percorso 3,7 milioni di chilometri. L’Asl è una realtà fatta di contatti, attraverso i quali sono sta-te superate criticità non indifferenti, quali le complesse situazioni sul pia-no ambientale – ha illustrato Scarcel-la – che hanno visto S. Polo e le pro-blematiche connesse a quest’area in primo piano. A questa vanno aggiunte le tematiche riguardanti il superamen-to di molti gradini di ordine burocra-tico, gli interventi in ambito preven-tivo, cui affianchiamo quelli di ordine veterinario. Tutto questo non sareb-be stato possibile senza la collabora-zione con molti soggetti operanti sul territorio. Abbiamo prodotto un’am-pia reportistica relativa ai vari campi d’azione, rivelatasi utile non solo per comparazioni territoriali all’interno, ma anche quali strumenti utilizzati all’esterno come esempi da seguire. Uno dei campi di lavoro del 2012 – ha proseguito Scarcella – sarà il proget-to ‘Matrice’, che prevede la produzio-

ne di banche dati che consentano la lettura delle cronicità, in cui Brescia sarà di riferimento per la Regione e che vede coinvolte anche Emilia Ro-magna, Toscana, Puglia e Veneto. Un altro progetto, dei molti, che ci vedrà protagonisti – ha continuato Carmelo Scarcella – è il Cricorm, che ci vedrà capofila nella comunicazione in situa-zioni di emergenza sanitaria”. (fr.a.)

Anche quest’anno Camper emergenza promuove, in collaborazione con diverse associazioni di volontariato, l’“Ultimo con gli ultimi” la festa di Capodanno alternativa. L’appuntamento è per sabato 31 dicembre alle 20 in via Leonardo da Vinci a Brescia. Il programma prevede alle 20.30 la celebrazione della Messa presieduta dal vicario generale mons. Gianfranco Mascher seguirà la festa. Nel segno dell’amore, con calore e

amicizia, i volontari festeggiano l’arrivo del nuovo anno con i senza tetto e gli emarginati della nostra città. L’invito è aperto a tutti: i partecipanti dovranno portare qualcosa da condividere; dato che la festa sarà all’aperto, si consiglia un abbigliamento pesante, adeguato. Lo scopo della proposta è avvicinare la gente a chi è nel bisogno e far capire cosa significa stare con loro. L’associazione Camper emergenza opera costantemente nell’ambito della povertà ed emarginazione

offrendo qualcosa da mangiare e delle bevande calde alle persone più povere che vivono sulla strada. “Il camper – spiega il responsabile Romano Damiani – esce la sera, con la disponibilità a incontrare coloro che vivono per strada. L’incontro, mediato dall’offerta di prime necessità, intende dare un volto umano all’emarginazione. Chi esce con il camper intende corrispondere alla propria necessità di esprimere una nota caratteristica del Vangelo e un diverso livello di civiltà, che

si fonda sul riconoscimento della comune dignità e si traduce in accoglienza e ospitalità”. Camper non lavora da solo, ma ha stretto legami con altre realtà per realizzare una rete di primo aiuto nel territorio cittadino. L’Associazione sta cercando nuovi volontari per il servizio in strada alla sera oppure per la mensa domenicale “Vieni a pranzo con noi”. Per info, www.camperemergenza.org oppure contattare Romano Damiani (338/1939313). (a.t.)

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È stata inaugurata nel chiostro della chiesa di San Giovanni “Carmine e dintorni. Memoria del territorio”, una mostra che riunisce testimonianze in forma artistica della storia del quartiere, mettendo a disposizione del pubblico quadri di Martino Dolci, fotografie conservate nell’archivio del centro culturale Il Chiostro e un plastico realizzato tra gli anni ‘90 e il 2000 da Mario Pedrini. “Una pluralità di materiali che hanno l’obiettivo di raccontare un luogo che è cuore della città e

recuperarne l’identità”, ha spiegato Luciano Bulgari, coordinatore del Club del territorio, che, insieme ad Antonio Maggi, presidente della Fondazione Dolci, e Attilio Rossi, responsabile del Centro culturale Il Chiostro, è tra i curatori della mostra. Don Amerigo Barbieri, parroco di San Giovanni, sottolinea il carattere di collaborazione tra diverse associazioni, che rappresenta “un bel modo di fare la città”. Eros Pedrini, figlio di Mario, l’autore del plastico, scomparso nel

febbraio 2010, ricorda che il padre nutriva un forte attaccamento verso i quartieri storici della città e aveva iniziato a realizzare modelli in scala 1:100 dei monumenti principali, partendo dalla chiesa del Carmine (nella foto), della quale riprodusse nei dettagli persino il coro ligneo e gli altari interni, fino a ricostruire, utilizzando il cartone, l’intero quartiere. Negli anni successivi costruì il modello di Piazza della Loggia e iniziò quello del Duomo Nuovo. “Il plastico, sebbene sia

un lavoro eccezionale, è stato esposto una sola volta nella chiesa del Carmine, dove fu danneggiato. Per questo Pedrini era restio a concedere la sua opera, che merita di essere vista da un maggior numero di persone”. La mostra è aperta tutti i giorni fino all’8 gennaio dalle 9.30 alle 11.30 e dalle 15 alle 18, domenica e festivi dalle ore 10.30 alle 12.30, apertura pomeridiana il 25 dicembre e l’8 gennaio. L’ingresso è libero, l’entrata è da contrada San Giovanni 8. (a.g.)

ottobre 2008 (dopo es-sere stata ospite per circa un anno) mi è stato proposto di fare l’ospite custode, che

vuole dire avere un lavoro e una si-tuazione di sicurezza migliore e es-sere in regola con l’amministrazione italiana, poiché quando sono arriva-ta a casa Ozanam ero clandestina, e questa offerta mi ha veramente risu-scitato in tutti i sensi anche se è da quando sono entrata nella Casa che mi sento rinata”. Il ruolo della San Vincenzo a Brescia oggi è quanto mai attuale e testimonianze come questa (scritta da un’ospite di Casa Ozanam) sono esemplari. La San Vincenzo ope-ra con i gruppi di base, denominati Conferenze, distribuiti sul territorio cittadino e della provincia, opera a fa-vore delle famiglie che versano in sta-to di bisogno. Nell’anno 2010 ha aiu-tato oltre 4200 le persone con eroga-zioni pari a circa 300mila euro. Nelle due Case di accoglienza (Dormitorio maschile e Casa Ozanam) vengono ospitate persone in difficoltà e sen-za fissa dimora garantendo ascolto e accompagnamento. La permanenza varia a seconda della necessità, in un cammino di recupero personale verso l’autosufficienza e il dignitoso reinse-rimento nel contesto sociale. Ogni an-no si contano circa 22.500 presenze e vengono distribuiti 39mila pasti con il coinvolgimento di oltre 200 volonta-

ri. Il Dormitorio maschile si trova in contrada Sant’Urbano 10 e offre 44 posti; la Casa di accoglienza femmi-nile “Federico Ozanam” è, invece, in via Gabriele Rosa 1 con 13 posti per donne sole e tre mini alloggi autonomi per mamme con bambini. Le storie di aiuto da raccontare sarebbero molte,

ma queste storie hanno un denomina-tore comune, parlano di persone che la San Vincenzo, con la sua vocazio-ne, che non si ferma all’emergenza, ma cerca una relazione amicale, ha aiutato a ritrovare speranza nel futu-ro e fiducia in se stesse oltre che nel prossimo. “Credo sia difficile – spiega Giuseppe Milanesi, dal febbraio 2010 presidente della San Vincenzo di Bre-scia – fare statistiche, ma sicuramente esiste una moltitudine di persone, che erano allo sbando o che sembravano perdute, che sono tornate soggetti at-tivi nella società. Molte rimangono a contatto con la San Vincenzo, alcune diventano volontari”. La drammatica congiuntura economica non rispar-mia nessuno. “Vicine a noi – continua Milanesi – ci sono tantissime, troppe, persone che si trovano in condizio-ni di grande precarietà. Una giovane donna con un contratto a progetto che rimane incinta; un uomo di 50 an-ni la cui azienda chiude e si trova sen-za lavoro (e spesso, in breve tempo, anche senza famiglia); una persona di mezza età che si separa dal coniu-ge (e spesso, in breve tempo, rimane anche senza lavoro). Gente che non ti aspetti vive sulla soglia della povertà e la passa per un nulla, un imprevisto o l’impossibilità, l’incapacità, di gestire uno stile di vita quotidiano esigente. Come dicono molti esperti oggi il pro-blema non sono tanto gli ultimi quan-to i penultimi”.

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ra bilanci, inaugurazio-ni e progetti di sviluppo per un’istituzione cara alla città. Nel tradizionale incon-

tro di fine anno Enrico Broli, pre-sidente del Consiglio di ammini-strazione della Fondazione Po-liambulanza, ha snocciolato da-ti su passato, presente e futuro dell’istituto ospedaliero con sede in via Bissolati. “Nel corso del 2011 sono entrati in funzione due nuovi importantissimi servizi: il Centro di radioterapia Guido Berlucchi e l’Unità di medicina nucleare. Il riscontro immediato di queste at-tività, realizzate con il contributo della Regione Lombardia e della Fondazione Berlucchi, è la mi-gliore conferma della bontà dei progetti condivisi con l’Asl. E oggi inauguriamo il nuovo Centro di en-doscopia digestiva che ci consen-te di fare un deciso salto di qualità in un settore di cruciale importan-za nella diagnosi e nella cura del-le malattie gastro-enterologiche”. Intanto è proseguito il processo di accorpamento dell’ospedale S. Orsola in Poliambulanza. “Entro febbraio si integreranno le Unità di ostetricia, Ginecologia e pediatria dei due ospedali. Grazie a questa operazione potremo disporre di un unico punto nascita, adeguatamen-

te strutturato per accogliere i cir-ca 2.750 nuovi nati che ogni anno si registrano nelle nostre struttu-re. Prima dell’estate sarà pronta la nuova Torre degenze, con 190 po-sti letto, così come il parcheggio

Può capitare, e in tempi di crisi la soluzione sarebbe perlomeno da prendere in considerazione, che un privato cittadino prenda carta e penna e scriva alle istituzioni. Così è successo con il prof. Michele Frassine, che, insegnante in pensione e ingegnere meccanico, ha preparato un progetto alternativo al tanto discusso parcheggio sotto il Castello. La notizia non è di questi giorni, perché il disegno tecnico è stato inviato alle autorità competenti (Comune

e Soprintendenza) ancora nella primavera 2009 e senza ricevere risposte, prima ancora che il progetto della Loggia prendesse forma. Animato dalla passione per una città a misura d’uomo e accompagnato dalle conoscenze storiche, Frassine ha proposto un intervento meno invasivo e, soprattutto, meno costoso inserito nella parte superiore della galleria Tito Speri (nella foto), con l’accesso dalla prima curva della salita da via San Faustino; questa soluzione

permetterebbe, abbassando al massimo la zona centrale, di ricavare due piste ciclabili e due marciapiedi protetti dai gas di scarico e dal rumore. L’aria, prelevata dalle gallerie laterali esistenti, impedirebbe l’entrata dei fumi dagli imbocchi. Il marciapiede e la pista del lato ovest comunicanti con la contrada S. Chiara; quelli del lato est col Castello; entrambi ovviamente col parcheggio. In verità il professore ha ricevuto ascolto da Brescia Mobilità, che

sembra però aver bloccato l’analisi del progetto di fronte ai numeri: il parcheggio così proposto avrebbe 222 posti auto contro i 600 previsti dall’amministrazione. Resta, comunque, aperto il dibattito se, in un città che corre verso la metropolitana, resti una priorità un parcheggio nel centro della città. Fra le proposte avanzate, anche quella di scavare la fossa a ovest di via Turati per ripristinarne il livello originario e una pista ciclabile che sfrutta i canali del fiume Garza.

condiviso con l’Università catto-lica del Sacro Cuore, la diocesi di Brescia e la Congregazione dei Poveri Servi della Divina Provvi-denza di Verona, nota come Ope-ra don Calabria, con la creazione della Fondazione Poliambulanza: un moderno ed efficiente esempio di sanità per ‘malati acuti’, gestito con la esplicita finalità non-profit e di solida matrice cattolica.“Per fare un buon ospedale – ha sottolineato il vescovo Luciano Monari – occorrono medici mo-tivati, non solo bravi. Medici che sappiano agire seguendo un impul-so che viene da Dio. La Poliambu-lanza è una istituzione dove ope-ra l’amore di Dio, che sa creare a favore della vita dell’uomo”. “La Fondazione Poliambulanza – ha affermato madre Gabriella Tetta-manzi, superiora generale delle Ancelle – è una realtà sanitaria senza scopo di lucro che, nello spirito di solidarietà cristiana dei quattro fondatori, opera al fine di garantire la miglior risposta alle esigenze di cura, di conforto e di assistenza dell’ammalato”. “Anche noi – ha ribadito fratel Mario Bonora, superiore generale dell’Opera don Calabria – abbiamo un santo fondatore, San Giovanni di Dio, che ispira la nostra presen-za nel comparto sanitario”.

nella zona nord, vicino al nuovo ingresso del Pronto soccorso, che sarà spostato su via Don Pinzoni per migliorarne l’accessibilità”.Altri interventi, la costruzione del nuovo ingresso/sala convegni e della nuova piastra per l’amplia-mento del blocco operatorio, at-tendono, per poter partire, le ne-cessarie autorizzazioni.La soddisfazione per i risultati ot-tenuti, dal punto di vista clinico e gestionale e gli importanti progetti avviati, non fanno perdere di vista il progetto voluto dalla Congrega-zione delle Ancelle della Carità e

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bitare in campagna: dalla villa romana al-la cascina lombarda” è il tema del convegno nazionale organizzato

da Fondazione Civiltà Bresciana e svoltosi dal 15 al 17 dicembre tra Brescia e Borgonato di Corte Fran-ca. L’importante appuntamento ha visto alternarsi numerosi relato-ri provenienti da diverse universi-tà italiane e fondazioni che, con le proprie ricerche, hanno contribuito a dare uno sguardo pressoché com-pleto sull’abitare in campagna. Nella giornata inaugurale, svoltasi presso l’aula magna dell’Università cattolica di via Musei, gli interventi si sono con-centrati su alcuni aspetti della storia antica e medievale, con l’analisi delle epigrafi e delle strutture emerse dagli scavi archeologici. Negli interventi di Roberto Bellini, Simona Gavinelli e Gabriele Archetti è stata riservata una particolare attenzione ai docu-menti d’archivio di età medievale che parlano della vita in campagna, delle abitazioni e delle norme che la rego-lano. La seconda giornata di studi ha visto molteplici approfondimenti su edifici rustici esistenti, dal Medioe-

vo fino ai giorni nostri: sono state in-fatti analizzate le molte dimore che costellano le campagne della Bassa, diverse in base alla loro collocazione geografica, mentre accurate indagini archeologiche hanno riguardato alcu-ni edifici della Franciacorta, le abita-zioni munite della Valle Camonica, fi-no alle torri affrescate della Valsabbia. Il vastissimo territorio della pianura è stato attentamente studiato da Gian-pietro Belotti sulla base della produ-zione agricola, che si è differenziata nei secoli e che purtroppo ha portato all’attuale impoverimento delle no-stre campagne. L’intervento di Ennio Ferraglio, direttore della Biblioteca Queriniana, ha illustrato alcuni trat-tati agronomici di età moderna che compongono il ricco patrimonio della civica biblioteca, soprattutto nell’ope-ra fondamentale di Agostino Gallo. Un caso di edilizia tutto particolare,

ispirato ai borghi rurali ed esposto da Michele Busi, è costituito dai villaggi Marcolini, sorti alle porte della città ma profondamente legati a tipologie architettoniche e valori sociali, che nel boom industriale, non potevano che trovare le loro radici in campa-gna. L’ultima giornata si è svolta nel suggestivo palazzo Lana a Borgonato, sede dell’azienda Guido Berlucchi. Ol-tre all’architettura e alle indagini ar-cheologiche dell’edificio, è stata pre-sentata la storia della famiglia Lana, residente nell’omonima dimora, tra-mite i copiosi documenti d’archivio studiati da Giovanna Gamba. In que-sta occasione sono stati esposti i ri-sultati di una prima ricognizione sulla cartografia storica di età moderna. Le tre giornate di studio si sono rivelate di fondamentale importanza per futu-ri progetti di salvaguardia, recupero e valorizzazione dei territori rurali.

Cala il sipario sul 2011 anche per il Teatro Bonoris di Montichiari, pron-to a offrire nuovi momenti culturali e ricreativi per l’anno che andrà a bre-ve ad aprirsi: l’ultimo appuntamento in programma prima delle festività natalizie è il tradizionale concerto della Banda cittadina Carlo Inico che si terrà venerdì 23 dicembre al-le ore 21. Non mancheranno musiche classiche e moderne, eseguite con la consueta professionalità dai validi interpreti del sodalizio; il concerto è a ingresso gratuito, ma è obbliga-toria la prenotazione. Molto nutrito è il cartellone previsto per il mese di gennaio: si parte domenica 8 alle 17 con uno spettacolo della Rassegna dialettale dal titolo “Pecà vec, pe-nitensi novi” portato in scena dalla Compagnia “I Cumediant” di Levate (Mantova) (ingresso 6 e 4 euro). Ve-nerdì 13 alle 21 sarà, invece, la volta della musica con una Rassegna cori-stica che vedrà l’esibizione di diversi cori appartenenti all’Usci (ingresso 8 e 5 euro). La Rassegna concertisti-ca Città di Montichiari farà, invece, il tris: domenica 15, infatti, tocca ad alcuni allievi del Conservatorio di Mantova, il 22 a quelli di Padova e il 29 ai musicisti del Conservatorio di Vicenza (l’orario dei concerti è alle ore 17 e tutti gli ingressi sono liberi). La grande prosa farà capolino al Te-atro Bonoris venerdì 20 alle 21 con “La bisbetica domata” di William Sha-kespeare, a opera della Compagnia teatrale “I Salamander” di Genova (ingresso 16 e 12 euro). Sempre la prosa sarà protagonista con l’ulti-

mo spettacolo del mese di gennaio, in programma venerdì 27 alle 21 con “Questa sera si recita Pirandello”: in questo caso a esibirsi sul palcosce-nico del teatro monteclarense sarà la compagnia teatrale bresciana dei Guitti (ingresso 16 e 12 euro).Per informazioni si può chiamare il botteghino del teatro al numero 030/961115 o [email protected]. (f.m.)

Lunedì 26 dicembre, alle 15.30, come da consuetudine, nella chiesa parrocchiale di Borgo San Giacomo si tiene il tradizionale “concerto di S. Stefano”. L’iniziativa è sostenuta come sempre dalla parrocchia e dall’Amministrazione comunale di Borgo San Giacomo ma, fondamentalmente è stata possibile perché la comunità gabianese può contare sulla disponibilità, professionalità e solerzia del maestro Ivan Ronda.

Lo scorso anno è stato prodotto dalla “Sheva collection” – una casa discografica inglese – un apprezzatissimo cd inciso con il suo “Trio barocco”: oltre 6.000 le copie vendute. La novità di quest’anno è il nuovo cd come solista dedicato al grande Kantor di Lipsia – J. S. Bach intitolato “J. S. Bach Grosse Orgelwerke” edito dalla prestigiosa casa discografica francese “Fugatto”, da sempre in prima linea sul mercato mondiale

per la realizzazione di cd e dvd dedicati all’organo, per il quale Ronda ha scelto alcune tra le più grandi opere rappresentative dell’arte bachiana da immortalare in una mirabile e intuitiva interpretazione per tutti. L’organo scelto è il monumentale Tamburini-Bonato del prestigioso Duomo di S. Lorenzo in Abano Terme – in provincia di Padova. L’organo si compone di circa 80 registri disposti su tre manuali

e pedaliera. Tornando al cd di Bach, la critica internazionale non ha esitato a scrivere nell’immediato recensioni assolutamente lusinghiere; solo per citare alcune fonti: la Bbc e varie riviste di alto prestigio hanno scritto delle recensioni positive, dalla Nuova Zelanda, Germania, Austria, Svizzera, Francia, Gran Bretagna. Per Borgo San Giacomo è un onore poter contare sul poliedrico talento del suo musicista.

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Ad Azzano Mella è nata una nuova associazione: la “Pro Loco Azzano Mella”. Presieduta da Maria Grazia Bignotti, questo neonato sodalizio, che conta già 150 iscritti, approfittando delle festività natalizie si è già messo al lavoro con una bella proposta culturale. Si tratta del primo concorso memorial Prestini Ottavio, presentato la scorsa domenica nello Showroom Alex Color. L’iniziativa artistica, dedicata alla pittura, ha come tema: “La terra bresciana: le

sue figure e i suoi personaggi”. In esposizione diverse opere di artisti locali e non che rimarrà aperta al pubblico fino al 6 gennaio con i seguenti orari di apertura: dal 19 al 23 dicembre, dalle 8 alle 12 e dalle 14 alle 18.30; il 25 e 26 dicembre, 3, 4, 5 gennaio, dalle 16 alle 20. La cerimonia di premiazione delle opere migliori è in programma il 6 gennaio alle 17. A premiare gli artisti sarà presente l’artista Domenico Gabbia, originario di Azzano Mella, noto pittore operante oggi

a Brescia. Contemporaneamente all’esposizione del Concorso Prestini Ottavio, la Pro Loco, in collaborazione con le Botteghe di Azzano, propone una mostra itinerante per i negozi del paese. Ogni artista esporrà una o più opere (fuori concorso) che i visitatori potranno ammirare seguendo un “percorso d’arte”. “La Pro Loco Azzano Mella – riferisce la presidente Bignotti – è una associazione che nasce perché non vada disperso il patrimonio

culturale, storico, artistico, enogastronomico del paese. Nasce per custodire la storia della comunità, con attenzione alla tutela e alla valorizzazione degli usi e costumi, del linguaggio, delle tradizioni e per salvaguardare, promuovere e trasmettere le conoscenze delle tipicità locali, dell’artigianato tradizionale, dei vecchi mestieri. L’associazione – conclude la presidente – opera con l’intento di promuovere la vita collettiva”. (mtm)

rovate a immaginare la scena: in un negozio di alimentari la gente, do-po aver fatto la spesa, ne lascia una parte nel car-

rello e prosegue tranquillamente per le proprie commissioni. Sba-dataggine? Nient’affatto, è sem-plicemente quanto avvenuto nei giorni scorsi a Urago d’Oglio, do-ve l’amministrazione comunale ha lanciato l’idea di “Carrello amico”. Si tratta di un’iniziativa di solida-rietà promossa in collaborazione con i commercianti e i negozi di alimentari del paese, per racco-gliere beni e viveri. L’idea è semplice: i clienti sono stati invitati, al momento della spesa, a lasciare una parte di ciò che hanno comprato in un carrello predisposto per l’occasione. Il modello è quello già sperimentato su scala naziona-le con successo da alcuni anni dal Banco Alimentare.Il contenuto, una volta terminata la raccolta, è stato raccolto dal Co-mune che provvederà a destinarlo alle famiglie bisognose del paese: si tratta in prevalenza di generi alimen-tari non deperibili, particolarmente adatti a quanto richiesto. Racco-gliendo i pareri dei vari negozianti si è notato come la raccolta sia sta-ta particolarmente apprezzata. “È il primo anno che questa iniziativa viene messa in atto – afferma la ti-tolare di un negozio di ortofrutta –

o per lo meno è la prima volta che i destinatari sono i residenti. Negli anni scorsi, infatti, quanto raccolto andava alle missioni. La risposta è comunque molto positiva”. Passan-do a un’altra bottega se ne ha la con-ferma: tra i clienti in coda di fronte al bancone non sono pochi coloro che chiedono informazioni sull’ini-

ziativa e aderiscono di buon grado, riempiendo in breve tempo i conte-nitori preparati dai commercianti. “La gente di Urago d’Oglio aderisce sempre volentieri a questo tipo di iniziative – è il commento della tito-lare – e anche in questa occasione non si fa eccezione”. Buona la prima, insomma, per un gesto di solidarietà concreta, capa-ce in questo tempo di crisi sempre più graffiante di guardare anche ai bisogni di chi ci sta accanto. Questo infatti è il pensiero dell’assessore ai Servizi sociali e vicesindaco Lu-ca Squarzoni Balestra, ideatore di “Carrello amico”, che si esprime in questi termini: “Siamo partiti dal da-to di fatto che mancano risorse per i servizi sociali e che anche il mondo del volontariato non riesce a rispon-dere totalmente ai bisogni sempre crescenti. Perciò ci siamo attivati per un’azione mirata, che potesse affiancare il lavoro di associazioni come Caritas o il centro Auxilium. È un aiuto concreto che si fa nel terri-torio per il territorio, un esempio se vogliamo di glocalizzazione. A que-sto proposito è fondamentale il co-ordinamento del Comune, sia per la privacy delle famiglie che verranno aiutate sia per coordinare, control-lare e verificare le distribuzioni in modo da evitare sprechi. È infine un modo per sensibilizzare le persone sulla realtà della crisi, è necessario far riflettere anche chi dona”.

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all’editto di Saint-Cloud in avanti la storia si ri-pete: le leggi che si oc-cupano dell’ambito fu-nebre hanno sempre

costituito un argomento delica-to, poiché mettono a confronto le corde più profonde della pietà e sensibilità umana con esigenze di carattere pratico. A questo pro-posito è notizia di questi giorni a Chiari l’ordinanza del sindaco Sandro Mazzatorta che si occu-pa dei cortei funebri, autorizzan-do solamente quelli dalla chiesa parrocchiale al cimitero. Non sa-rà più possibile, pertanto, conti-nuare con l’abitudine, molto sen-tita dalla gente, di accompagnare in corteo il feretro dalla casa fino all’edificio sacro: il motivo di tale scelta va ricercato nell’aumento del traffico urbano nella cittadina della Bassa, che non consente più in queste occasioni un’adeguata tutela e sicurezza.Alla decisione sono arrivati di concerto Comune, Polizia locale e parrocchia, che hanno convenu-to su alcuni direttive che d’ora in poi avranno valore ufficiale. Il tra-

sporto della salma in chiesa, infat-ti, verrà garantito quindici minuti prima della celebrazione delle ese-quie e sarà consentito a un auto-veicolo dei congiunti l’accesso in centro, anche con Ztl in vigore. Il trasporto dalla chiesa al cimitero, invece, avvenendo su un percor-so prestabilito che si snoda lun-go le vie Cavalli, San Sebastiano e Cimitero e che non pregiudica la normale circolazione del traffico, si svolgerà secondo la tradizionale modalità del corteo. “Abbiamo attentamente valutato – questo il commento del coman-dante di Polizia locale Michele Ga-rofalo – le soluzioni possibili per adeguare lo svolgimento dei cor-tei funebri cercando di conciliare le esigenze religiose e parrocchia-li con quelle della sicurezza stra-dale”. Nonostante la decisione sia

avvenuta in completo accordo con la Parrocchia e simili disposizioni siano già in vigore nei centri ur-bani di grandi dimensioni, la deci-sione non ha mancato di suscita-re tra la gente qualche perplessità e polemica. Getta però acqua sul fuoco il prevosto di Chiari, mons. Rosario Verzeletti: “Dopo un iter di un anno, abbiamo condiviso l’or-dinanza, constatando le difficoltà create al traffico quando il corteo si sposta su strade ad alta percor-renza: Chiari ha dimensioni e ritmi cittadini che non si possono igno-rare. Certo, la tradizione del cor-teo è molto sentita, ma sarà man-tenuta nel percorso verso il cimi-tero, con il dovuto raccoglimento. Ci siamo confrontati anche con i fedeli e, se anche c’è stata qualche perplessità, i riscontri sono gene-ralmente positivi”.

Per quanto riguarda l’ambito agricolo, dall’1 gennaio 2012 entrerà in vigore il nuovo Programma d’azione regionale che definirà le prossime direttive per il comparto. Tra i temi più importan-ti, l’attuazione nel nostro territorio della deroga alla ormai conosciutis-sima “Direttiva nitrati”, vale a dire la normativa europea che fissa i livelli massimi di azoto, contenuto nei reflui animali, consentiti per ogni ettaro di terreno coltivabile. Dopo che le rile-vazioni nel nostro territorio avevano mostrato livelli di gran lunga superio-ri a quelli fissati in sede Ue, causando una diffusa preoccupazione tra gli al-levatori sulla possibilità di adeguarsi a quanto stabilito, il 3 novembre scorso è stata concessa una deroga: da 170 kg per ettaro si è passati infatti a un limite di 250 kg per le aziende che ne faranno richiesta. Poiché però l’ade-sione a tale possibilità comporta un certo iter, da completare entro il 15 febbraio 2012, è stato organizzato a Orzinuovi nella serata di mercoledì 28 dicembre un incontro preparatorio. Presso la Sala Belvedere della Rocca di San Giorgio a partire dalle 20.30 si discuterà del “Nuovo Programma d’azione, le novità, i divieti e le dero-ghe nitrati”. I lavori saranno aperti dal sindaco di Orzinuovi Andrea Ratti con un intervento intitolato “Un impegno comune per affrontare la direttiva ni-trati”. A seguire vi sarà la relazione tecnica di Mario Braga, consigliere di Ersaf Lombardia, l’ente regionale per i servizi all’agricoltura e alle foreste. Si occuperà pertanto di illustrare le novi-tà normative della Direttiva nitrati in

particolare per quanto riguarda la de-roga alla quantità massima, i periodi nei quali lo spandimento di liquami è consentito o vietato e l’adeguamento degli impianti di stoccaggio. L’incon-tro si propone come obiettivo quello di contribuire alla collaborazione con le organizzazioni agricole, gli impren-ditori, i contoterzisti e i tecnici agrico-li, per favorire da parte loro la miglio-re attuazione e gestione delle novità.

“La Chiesa di San Rocco in Chiari. Primi studi e ricerche” è il libro curato da don Giuseppe Fusari, edito dalla Compagnia della Stampa Massetti Rodella e presentato domenica 18 dicembre nel salone marchettiano di Chiari. Dopo il saluto dell’editore, dell’assessore alla Cultura Senici, di mons. Verzeletti e degli architetti Ercolini e Maffeis, incaricati del progetto per il restauro conservativo della facciata, la parola è passata all’autore del volume. “Bisogna

fare delle ipotesi, delle congetture, parlare di possibilità” ha esordito Fusari spiegando la difficoltà di reperire documenti, causa, si legge nel capitolo dedicato alle origini, “il quasi totale naufragio delle carte riguardanti la storia della piccola chiesa….”. Ancora oggi il tempio dedicato al culto del Santo taumaturgo protettore degli appestati, resta un mistero che ne accresce e ne mantiene intatto il fascino nonostante lo scorrere degli anni, o meglio, dei secoli.

Sembrerebbe, il condizionale è d’obbligo, che l’origine dell’edificio fosse un ospedale o lazzaretto, con un portico aperto verso la seriola, e solo successivamente trasformato in chiesa. Anche il rapporto con l’acqua, nella storia del tempio, ha un ruolo importante e non chiaro, ma che secondo Maffeis andrebbe approfondito. Il volume, corredato da molte fotografie, ripercorre a partire dalla fine del Cinquecento, le fasi dei vari rimaneggiamenti e riletture subite dalla chiesa e che

ne hanno aumentato la difficoltà di lettura storica. Le fonti alle quali l’autore ha attinto sono l’archivio parrocchiale, l’archivio comunale e il testo di G.B. Rota e L. Rivetti. Il volume è il primo tentativo di fare chiarezza attorno alla chiesetta, amata dai clarensi e in particolare dai volontari amici di San Rocco, associazione nata nel 1996 e impegnata nel portare a compimento il percorso di restauro avviato in passato di questo misterioso pezzo di storia. (c.m.)

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na delegazione com-posta da don Maurizio Rinaldi e don Giuseppe Rossi, parroci rispetti-vamente di Marcheno-

Cesovo e Brozzo col sindaco Barbara Morandi e i concittadini Dante Fausti, Roberto e Angelo Gitti, è stata a Bli-nisht nel nord Albania per rendere gli onori a don Antonio Sciarra, 75 anni, abruzzese, missionario e parroco laggiù per 20 anni, in occasione della sua nomina a “Monsignore, prelato d’onore di Sua Santità” nel 50° della sua ordinazione: un gesto di ricono-scenza della Chiesa albanese per il suo straordinario impegno civile e re-ligioso, interrotto solo da poco da pro-blemi di salute. Don Antonio Sciarra è cittadino onorario di Marcheno dal 2010 ma si può dire che tutta la dio-cesi bresciana è legata a lui da un filo rosso di affetto e solidarietà. Quando la Caritas realizzò nel 1999 a Krajen, uno dei sette villaggi che costituisco-no il comune albanese, un progetto per una scuola professionale da 1,5 miliardi di vecchie lire, approvato an-che dalla Missione Arcobaleno nata in aiuto ai rifugiati kossovari, lui ne fu il riferimento. Responsabile della Ca-

ritas era don Roberto Zanini da poco parroco di Marcheno. Alla costruzio-ne lavorarono squadre di volontari bresciani di Marcheno, Villa Carcina, Travagliato, Gussago e Brescia. Ven-ne inaugurata con l’anno scolastico 2001/2002 e intitolata “Profesional at Gjon Fausti”, dedicata al marchenese Giovanni Fausti, padre gesuita, “ser-vo di Dio”, vittima nel 1946 della per-secuzione della dittatura comunista, fucilato a Scutari nel 1946. Il rapporto con Marcheno, diventato gemellaggio nel 1996 nel 40° del martirio di padre Fausti, era nato con il sindaco di al-lora Roberto Gitti. I marchenesi, Co-mune e parrocchia, hanno aiutato in tanti modi il paese a rinascere dopo la guerra : dall’invio di pentole, al labo-ratorio di falegnameria, ad aiuti finan-ziari per opere pubbliche; contributi al funzionamento della scuola. Don Sciarra è stato più volte a Marcheno

e i marchenesi sono tornati laggiù a dare una mano per l’avvio delle diver-se iniziative. Momenti intensi, tra gli altri, sono stati la visita delle carceri di Scutari, dove fu imprigionato pa-dre Fausti e l’incontro con la muni-cipalità per rinnovare il gemellaggio, fare una ricognizione delle iniziative in atto e delle possibilità e modi per farle continuare. A nome delle par-rocchie di Marcheno e Cesovo gli è stato consegnato un contributo per le opere della missione e una cornice in argento “a racchiudere simbolica-mente la sua opera”. Mons. Antonio, ricordando con parole piene di fede i 20 anni laggiù, le sei chiese “suoi fi-gli” costruite, l’aiuto civile e religioso dell’Albania, la solidarietà italiana, ha ringraziato tutti: “Sono stato uno stru-mento nelle mani del Signore... qui ho trovato fuoco, ho trovato Gesù, ed al-lora posso solo dire grazie”.

Già negli anni Settanta cominciò a essere calpestato dall’incuria nei confronti del proprio territorio quel torrente Gobbia che oggi appare ol-tremodo inquinato. A risentirne in termini di abitabilità anche la gente che mestamente lo vede tutti i giorni scorrere nell’alveo che da Lumezzane scende verso Sarezzo e quindi passa per Villa Carcina prima di diventare parte integrante del fiume Mella. Molti cittadini hanno dovuto rimboccarsi le maniche e inventarsi qualcosa per di-fenderlo (vedi la raccolta fondi messa in piedi i mesi scorsi e ora riproposta da “Generazione lumezzanese” con delle magliette da vendere e il rica-vato da destinare alle opere di puli-zia). Un lento salvataggio che, forse, potrà arrivare solo con un sistema di depurazione ad oggi assente. Adesso interviene anche l’Arpa (Agenzia re-gionale per la protezione dell’ambien-te) attraverso dei controlli ambientali che interessano il tratto finale del tor-rente, quello che attraversa il Comune di Sarezzo. Un’azione che viene intra-presa di concerto con il Comune di Lumezzane e le forze di polizia loca-le, mediante l’installazione di quattro centraline mobili in altrettanti punti (segreti) del torrente Gobbia, utili al monitoraggio continuo 24 ore su 24. “Proprio in questi giorni – dice l’asses-sore all’Ambiente, Andrea Capuzzi – stiamo procedendo alla taratura dei dispositivi che, entro la fine di dicem-bre, entreranno in funzione: di fatto, le centraline rileveranno dati su profon-dità e temperatura delle acque, invian-do un segnale di allarme telefonico ad

Arpa allorché si registrassero valori anomali; a quel punto Arpa avviserà l’ufficio Ambiente del Comune di Lu-mezzane e la polizia locale, pronti a in-tervenire subito per stabilire le cause dell’anomalia ed eventualmente risali-re al soggetto che le ha determinate”. Un’iniziativa che cerca di correggere l’inciviltà di molta gente, che da anni è rivelata dalle acque schiumose del torrente Gobbia. (a.a.)

È ufficiale: al Maniva da venerdì 23 dicembre ripartono gli impianti di sci. Una bella notizia per tutti: sciatori e operatori. Lo comunica la società Maniva Ski.La nevicata di venerdì sera, aggiunta a quelle più deboli precedenti ha portato sul territorio, per la gioia di tutti gli appassionati, tra i 25 e 30 centimetri di neve fresca: il calo di temperatura ha consentito di mettere in funzione in pieno l’impianto di innevamento

artificiale e il panorama è splendido. Il risultato lo si vede nella fotografia pubblicata con la pista Barard.Gli sciatori troveranno tante novità e migliorie: il grande parco snow-bord di 20 km quadrati sotto il Passo, lo skilift di raccordo tra la pista Maniva Zocchi e Persole-Dasdanino (2080 m), il nuovo ospitale chalet all’arrivo oltre 2000 e prezzi invariati per 40 km di piste a un’ora dalla città. (e.b.)

In preparazione al Natale sono stati predisposti una serie di appuntamenti e manifestazione culturali. L’assessorato alla Cultura ricorda che giovedì 22 dicembre, alle 20.30 presso la chiesa parrocchiale di Villa, la Banda Amica, con la partecipazione del coro Regina Coeli di Villa, delle corali parrocchiali di Carcina e Cailina, dei cori Torricella e Pendolina di Brescia, si esibirà nel tradizionale concerto di Natale.

La mini banda ensemble Paideia, con il patrocinio dell’assessorato alla Cultura, propone, invece, per sabato 24 dicembre il “Natale in musica”. Sono previsti due appuntamenti: alle ore 15 presso la Villa dei Pini e alle ore 16 presso il C.R.H. “Firmo Tomaso”. Si terrà, inoltre, sabato 24 dicembre, il suggestivo concerto itinerante nelle vie del paese della Banda Amica che al suono delle melodie natalizie allieteranno la giornata della vigilia.

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sindaci dei comuni gardesani e i presidenti degli enti preposti alla depurazione delle acque, Azienda gardesana servizi, Garda Uno e Depurazioni be-

nacensi, hanno approvato lo scorso 5 dicembre un ordine del giorno, che è stato trasmesso alle regioni Lombar-dia e Veneto, alla Provincia autono-ma di Trento e all’Autorità di bacino del fiume Po sulla regolazione e ge-stione dei livelli delle acque del Gar-da. Con tale documento si richiede un intervento d’urgenza affinché la disciplina dei livelli lacustri sia mo-dificata e aggiornata entro il primo semestre del 2012 con l’applicazio-ne del principio di proporzionalità, secondo cui le erogazioni a carico del Lago devono essere rapporta-te alle effettive disponibilità, con il potenziamento di un sistema infor-matizzato che consenta, in base ai dati dell’esperienza, di fornire pron-tamente le indicazioni ottimali da utilizzare per l’esercizio della rego-

1957 venne istituita una commissio-ne per l’esercizio della regolazione dei livelli del Garda e considera che a distanza di quasi 50 anni da quando fu elaborata, l’attuale disciplina della regolazione dei livelli del Garda non appare più rispondente, sotto svaria-ti profili, alle esigenze via via emerse con crescente intensità, in particola-re per il peso determinante che og-gi viene attribuito alla salvaguardia dell’ambiente e all’uso turistico delle acque. La Comunità del Garda, qua-le organismo politico unitariamen-te rappresentativo delle istanze fi-nalizzate alla tutela e allo sviluppo del comune patrimonio benacense, non si è limitata a segnalare il pro-blema, ma ha offerto la propria col-laborazione alle Autorità competen-ti al fine di individuare le soluzioni ottimali, compiendo, con l’ausilio di un organismo altamente qualifi-cato, un’indagine conoscitiva sul-la regolazione dei livelli del Garda che è stata consegnata al ministero

lazione e con l’elevazione del livello minimo dagli attuali 15 centimetri a 40, e la riduzione del livello massimo dagli attuali 140 centimetri a una mi-sura che non pregiudichi il corretto funzionamento dei manufatti per la depurazione delle acque, stimata in 120 centimetri sopra lo zero idrome-trico di Peschiera. Tale intervento parte da lontano. Fa riferimento al fatto che tra il 1930 e il 1960, grada-tamente, il Benaco cessò di essere un invaso naturale per assumere il carattere di serbatoio artificiale, e quindi regolabile dall’uomo. Con il decreto ministeriale del 18 giugno

Il caratteristico Comune valsabbino di Capovalle può essere una meta ideale per una gita natalizia durante le vacanze, grazie alle diverse iniziative proposte per tutti. Prima fra tutte la mostra itinerante “Presepando”, rassegna che quest’anno porta alcune novità: se negli anni scorsi si trattava di una sorta di “gara” fra i vari partecipanti, quest’anno si è deciso di dare all’iniziativa “un’impronta orientata più alla partecipazione che non alla gara, in quanto

l’allestimento di un presepe da sempre è momento di unione e festa per chi lo crea e di gioia per chi poi ne ammira il risultato”. Niente vincitore quest’anno, quindi, ma un segno a tutti i partecipanti per il loro impegno. Le opere saranno esposte da giovedì 22 dicembre a domenica 8 gennaio. Sabato 24 dicembre Babbo Natale passerà con le sue renne portando doni a tutti i bambini e agli anziani, che non hanno potuto partecipare al pranzo per la festa della terza

età. Mercoledì 28 dicembre una fiaccolata seguirà il percorso dalle ore 20 con partenza dal Municipio, con alcuni punti di ristoro con vin brulé e panettone, in compagnia dei cantori che intoneranno canti tradizionali natalizi. Giovedì 5 gennaio appuntamento con i cantori del paese per la Festa della Stella: per le vie del paese si udirà la canzone in attesa dei Re Magi e alla fine del percorso un momento conviviale con polenta tiragna. Appuntamento finale sabato 14

gennaio 2012 con l’appuntamento parte della rassegna “La Dodicesima notte”, l’esibizione di alcuni “Gruppi della stella” della Valle Sabbia e dintorni che si esibiranno con i cori della canzone della stella tipica del loro paese. Un’orchestra composta da 30 elementi interpreterà le canzoni stesse e altri canti natalizi. Per gli amanti dello sci di fondo, è possibile utilizzare la pista di sci di fondo del Monte Stino. Per informazioni relative alla viabilità, [email protected]. (n.t.)

La comunità bedizzolese si appresta a vivere il Santo Natale nel segno della fede e della speranza: oggi più che mai Natale è accogliere Gesù non tanto in un presepio ma riconoscerlo e veder-lo presente in ogni uomo. Dopo il con-certo nella parrocchiale della corale “S. Stefano” di sabato 17 dicembre e il presepio vivente dei bambini in orato-rio di domenica 18, sono numerosi gli appuntamenti in calendario. Si inizia martedì 20 dicembre con le confes-sioni; mercoledì 21 dicembre, alle 15, Santo Natale presso il Centro sociale, mentre venerdì 23, alle 16, Natale per tutti gli ospiti e parenti della Fonda-zione “Casa di soggiorno per anziani”. Sabato 24 dicembre, in occasione del-la Vigilia di Natale, confessioni in par-rocchia dalle ore 15 alle ore 19; dopo l’Ufficio delle letture alle ore 23.30,

l’immancabile Messa di Mezzanotte. Lunedì 26 dicembre, in occasione del-la festività di Santo Stefano, Santo a cui è dedicata la chiesa parrocchiale barocca, concelebrazione delle 18.30 presieduta da mons. Vigilio Mario Ol-mi. Saranno presentati i comunicandi e i cresimandi. Al termine aperitivo in piazza. Giovedì 29 dicembre, nella ri-correnza di San Tommaso Becket, c’è la festa patronale nella frazione di S. Tommaso. Per la notte di San Silve-stro, fervono i preparativi: sabato 31 dicembre, dopo la Messa delle 18.30 in ricordo dei battezzati dell’anno, fe-sta di fine anno in oratorio per le fami-glie e gli adolescenti. Si conclude ve-nerdì 6 gennaio con l’arrivo dei Magi in parrocchia e il concerto in Santua-rio del coro “Amodonostro” alle ore 20.45. (Giovanni De Marco)

dei Lavori pubblici e agli altri Enti competenti. La Comunità del Gar-da rappresenta i Comuni e le realtà territoriali della regione gardesana, svolge un ruolo di rappresentanza e di coordinamento nel rispetto delle autonomie decisionali dei Comuni e delle altre autorità istituzionali. Il territorio della Comunità del Garda comprende 70 Comuni nelle Pro-vince di Brescia, Mantova, Trento, Verona e nelle regioni Lombardia, Veneto, Trentino Alto Adige.

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l piccolo coro arcobaleno di Borno domenica 18 ha accom-pagnato gioiosamente la ceri-monia di inaugurazione della Rsa cav. Paolo Rivadossi che

vede nuova luce, nuovi ospiti, nuova disponibilità, per le esigenze di una grande comunità che è molto cresciu-ta. Una cerimonia di inaugurazione che ha visto presente tutta la comuni-tà, con l’orgoglio di chi ha voluto que-sta realizzazione portando i posti da 54 a 74, dei quali 70 accreditati e quat-tro di sollievo, dando lavoro a circa 60 persone fisse per tutto l’anno. Dopo la cerimonia civile con i discorsi uffi-ciali del sindaco Antonella Rivadossi, del direttore generale dell’Asl di Val-lecamonica-Sebino, Renato Pedrini, del Direttore generale della Società di progetto Invicta, Mario Minighin, e dell’onorevole Giuseppe Romele per la Provincia, è stata celebrata la Messa presieduta dal card. Re, con-celebrata da mons. Angelo Bassi e da don Giuseppe Maffi, che fu parro-co di Borno per 19 anni. Il ricordo è andato anche a Paolo Rivadossi che volle questa casa. Al termine delle ce-lebrazioni, il più longevo tra gli ospiti di questa Rsa, che vive qui da 30 anni, ha tagliato il nastro: è stata festa per tutti, anche per gli anziani ospiti che, frastornati ma felici, sono stati al cen-tro della festa. Ma sotto l’albero della sanità camuna quest’anno c’è anche

il bel regalo del nuovo reparto di ri-abilitazione. Il servizio, voluto e stu-diato con pazienza dalla Conferenza dei Sindaci presso l’Asl, affidato ini-zialmente al reparto di medicina che aveva chiamato a gestire il servizio la dottoressa Mariagrazia Cattaneo, è diventato oggi un fiore all’occhiello

Un ecomuseo (o museo diffuso), è un territorio caratterizzato da am-bienti di vita tradizionali, patrimonio naturalistico e storico-artistico parti-colarmente rilevanti e degni di tutela. L’Ecomuseo “Nel bosco degli alberi del pane” si estende su una vasta area della Media Vallecamonica inserita nel Parco dell’Adamello e comprende i Comuni di Ceto, Cimbergo, Paspar-do (nella foto il Municipio) e Capo

di Ponte. La maestosità delle monta-gne, i castagni secolari e il patrimo-nio mondiale delle incisioni rupestri caratterizzano e contraddistinguono l’Ecomuseo, offrendo al turista bellez-ze naturali incomparabili, borghi ric-chi di storia e tradizione, rocce incise che ci parlano oggi del passato più lontano. Nella zona da oltre 10 anni si svolgono attività di ecomuseo, grazie agli enti locali e a privati aderenti al

Consorzio della Castagna di Valleca-monica. L’Ecomuseo “Nel bosco degli alberi del pane” è stato costituito il 19 maggio del 2008 dall’Unione dei Co-muni di Ceto, Cimbergo e Paspardo e dal Comune di Capo di Ponte, con le modalità e finalità previste dalle normative regionali in materia. L’Eco-museo nasce con l’intento di valoriz-zare un territorio di forte impatto pae-saggistico, ricco di storia e tradizioni.

Il Comune di Darfo, con il Gruppo sportivo di animazione di Angone in collaborazione con l’Istituto comprensivo Darfo 2 organizza “Babbo Natale e il pacco segreto”.Quando? Giovedì 22 dicembre alle ore 20 presso la palestra della Scuola primaria di Angone.Un pacco nero spicca tra le decine di pacchetti preparati da Babbo Natale.La favola si apre con l’arrivo dei folletti, tutti intenti a preparare

giocattoli di ogni tipo. Ben presto arriverà Babbo Natale, e ricorderà a tutti i folletti che nel pacco nero sono state rinchiuse tutte le malvagità e i pensieri cattivi della gente.I bambini sono coinvolti in questa avventura: dovranno aiutare Babbo Natale e i folletti protagonisti della favola.Nel corso della serata è prevista anche un’asta con la vendita delle torte fatte dalle mamme e una sottoscrizione a premi.

L’assessorato alla Cultura in collaborazione con Cinema & Friends organizza la rassegna “Uno spettacolo di ragazzi”: Si tratta della terza edizione di una manifestazione riservata aI bambini e ai ragazzi residenti nel territorio della Vallecamonica e dell’Alto Sebino. I ragazzi si esibiscono nel canto, nella musica, nella danza e nello sport. Si divide in due categorie: i grandi (i ragazzi nati tra il 1995 e il 2001) e i piccoli (i bambini nati

tra il 2002 e il 2006). Il termine delle iscrizioni è fissato per sabato 14 gennaio 2012. Le esibizioni si terranno presso il teatro San Filippo di Darfo. I grandi vanno in scena sabato 28 gennaio alle 20.30, i piccoli domenica 29 gennaio alle 15. I due appuntamenti sono presentati da Ambrogio Minini. L’ingresso è libero.Per informazioni, si può telefonare al numero 0364/527049.

di tutta l’Asl. Si basa su due strutture ospedaliere: quella di Esine e quella di Edolo. Il servizio è stato realizzato con sforzi congiunti da tutti gli atto-ri interessati: innanzitutto il direttore generale dell’Asl Renato Pedrini e il presidente della Conferenza dei Sin-daci, Francesco Abondio. Il nuovo re-parto è stato realizzato facendo eco-nomie intelligenti su tutto il sistema: un modello che è stato valutato molto positivamente anche dalla politica. Il Reparto di Esine è ora destinato alle patologie specialistiche, mentre quel-lo di Edolo è destinato alla lungode-genza, con un totale di 42 posti, di cui 27 a Esine e 15 a Edolo che presto sa-ranno portati a 20.

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l premio “Comuni ricicloni Lombardia” può essere con-siderato ambito per sindaci e assessori tanto quanto un Oscar per attori e registi. A

sostenerlo sono gli stessi promo-tori dell’annuale sentito ricono-scimento – in prima linea Legam-biente, da sempre attivamente impegnata in progetti mirati alla difesa dell’ambiente, allo svilup-po sostenibile e in particolare al riciclaggio – pensato, sia per pre-miare, che per sostenere la corsa al miglioramento dei risultati della raccolta differenziata. Mercoledì 15 dicembre, nel corso della tra-dizionale conferenza organizzata a Milano – a cui hanno partecipa-to tra gli altri Damiano Di Simine, presidente Legambiente Lombar-dia, Stefano Ciafani, vice presi-dente nazionale di Legambiente e l’assessore regionale al Territorio e Urbanistica, Daniele Belotti – è stato illustrato il quadro generale

e superare le due soglie di raccolta differenziata a seconda della dimen-sione dei Comuni. I grandi Comuni (con oltre 10mila abitanti) devono superare quota 60%, mentre ai Co-muni sotto i 10mila abitanti viene chiesto di superare il 65% nell’inten-to di premiare solo quei Comuni che hanno superato gli obiettivi indicati dalla Legge finanziaria del 2007 che imponeva già l’obiettivo del 60% per il 2011, tenendo conto della maggio-re complessità della gestione per i Comuni di più grande dimensione.Con grande soddisfazione da parte del sindaco Franco Claretti e dell’as-sessore all’Ecologia e Ambiente Agostino Pedrali, Coccaglio si è piazzato così al primo posto dei Co-muni al di sotto dei 10mila abitanti per la Provincia di Brescia: aumen-tando l’indice di gestione a 77,05 punti, mantenendo il quinto posto regionale dell’anno scorso e supe-rando il Comune di Paderno Fran-ciacorta che è slittato dal secondo al

che vede la Lombardia, insieme a Veneto e a Trentino, collocarsi fra le regioni italiane più all’avan-guardia per la raccolta differenzia-ta (con alcuni Comuni che, supe-rando l’80%, raggiungono livelli di eccellenza di standard europeo) e sono stati assegnati importanti riconoscimenti relativi alle pre-stazioni in materia di raccolta dif-ferenziata anche ad alcuni Comu-ni bresciani. Per la 9ª edizione del premio, Legambiente ha innalzato le soglie minime per entrare nelle clas-sifiche dei virtuosi: per essere “rici-cloni” si devono quindi raggiungere

Domenica 18 dicembre la parrocchia di S. Maria Assunta di Gussago ha celebrato la memoria del 50° anniversario dell’ordinazione sacerdotale di don Pier Virgilio Begni Redona (nella foto). Ordinato a Brescia il 23 dicembre 1961, ricorreva allora la IV domenica di Avvento, nella stessa domenica del tempo liturgico a distanza di 50 anni è stato ringraziato il Signore per il dono della sua persona, del suo ministero e della sua presenza a Gussago.

Dal 1973 è presbitero collaboratore a S. Maria Assunta. Da 38 anni è al servizio della comunità di Gussago con una presenza spiritualmente ricca, ammirevole nella costanza, molto discreta della dedizione, instancabile nell’operosità e culturalmente qualificata. Generazioni di gussaghesi, accolte con rispettoso riserbo e misurato equilibrio, hanno scoperto in lui una sensibilità umana e spirituale ricca di paziente attesa, di delicatezza, di ottimismo e di realismo. Arrivato

a Gussago per servire la comunità, attraverso il suo discernimento, le sue omelie e i suoi interventi, si è fatto conoscere come sacerdote di fede semplice e chiara, che si nutre di preghiera silenziosa e profonda. Sorprende la ricchezza e la vastità della sua cultura, che spazia nei vari ambiti del sapere e dell’espressione artistica, sempre offerta con umiltà. In particolare in lui è molto vissuta la conoscenza della bellezza del patrimonio artistico, umanistico, storico e

letterario del tesoro di famiglia della Chiesa. Ricchezza spesso illustrata e raccontata come perennemente viva, nella quale brilla qualche raggio di verità e di giustizia, dovunque appaia e si manifesti. La Messa di ringraziamento da lui presieduta è iniziata alle 11.15 nella prepositurale. Alla sera in suo onore si è tenuto un concerto durante il quale il quale sono risuonate le musiche di Georg Friedrich Haendel; sono intervenuti i Solisti di Cremona. (Adriano Dabellani)

Il vademecum sul turismo brescia-no di Ubaldo Mutti, editato oltre un decennio fa da La Quadra in forma di agile fascicolo, sarà presenta-to alle istituzioni, agli albergatori e agli organismi professionali del settore in occasione di un dibattito, impreziosito dalla recitazione di al-cuni passaggi del testo interpretati dall’attore Sergio Isonni. Location dell’appuntamento la suggestiva cornice di Borgo Antico San Vita-le a Borgonato di Corte Franca. La presentazione del volume, mode-rata da Massimo Tedeschi, ha visto una conversazione fra Paolo Rossi, Ugo Calzoni, Tino Bino e Agostino Mantovani. “La pubblicazione – af-ferma con convinzione Paolo Rossi di Federalberghi Brescia – scova i tesori e le risorse storico-culturali

misconosciute del nostro territo-rio, riproponendo una serie di ap-profondite riflessioni sul settore tuttora attualissime. Una risorsa pregevole che merita di essere op-portunamente diffusa, conosciu-ta, consultata, che Federalberghi ha deciso di donare agli operatori delle strutture turistico-ricettive e a tutti i Sindaci della provincia di Brescia”. La ricostruzione dell’au-tore – che ripercorre la Valle Ca-monica e la Franciacorta, la Bassa e le montagne, i laghi e le valli alla stregua di “un’escursione a vasto raggio, cadenzata sul respiro am-bientale e turistico – ospitale” – ha il pregio di offrire indicazioni an-cora valide su cosa sarebbe bene mettere in campo per dare slancio alla leva della promozione turistica.

sesto posto rispetto all’anno scorso.Per quanto riguarda la lista stila-ta per i Comuni che oltrepassano i 10mila abitanti, occupano invece le prime tre posizioni: Travagliato (che ha conquistato con un indice di 77,88 anche il secondo gradino del podio dei vincitori assoluti in base all’indice di buona gestione tra i Co-muni sopra i 10mila abitanti), Ghedi con un indice di buona gestione del 74,49 e Mazzano del 73,70. A scala-re i primi posti della classifica dei

Comuni che hanno realizzato un in-cremento nella percentuale di rac-colta differenziata superiore al 20% rispetto al 2010, da segnalare anche nelle prime due posizioni Mazzano (incremento Rd 39,5%) e Rezzato (incremento del 35,8%), Berlingo al quarto posto (34,3%) e Offlaga al settimo posto (31,1%). Via via scen-dendo appaiono anche Villachiara (24,9%), Agnosine (24,7%), Isorella (21,3%), Rovato (20,8%) e Cazzago San Martino (20,1%).

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Il dirigente nazionale dell’Associazione italiana amici del presepio è un palazzolese doc, Guido Raccagni, trapiantato in terra bergamasca, dove nel 1991 ha fondato la sezione locale dell’Associazione presepistica, dopo che un gruppo di presepisti già da circa 20 anni allestiva presepi di grandi dimensioni (circa 40 mq), con le tecniche e i materiali tipici del presepio tradizionale, cioè con l’utilizzo di materiali come la carta per fare le montagne, il cartone per

le case e l’utilizzo di muschio per il fondo, sovente meccanizzato. Quando a Cividino-Quintano di Castelli Calepio si costituì la sezione, si cominciò a costruire i diorami con la tecnica spagnola e con lo studio della prospettiva, tecnica che viene tuttora utilizzata. La sezione da più di 10 anni possiede una mostra permanente in cui sono esposti presepi aperti e diorami dei più importanti presepisti italiani e le migliori opere della scuola presepistica; inoltre

ha organizzato una ventina di corsi teorici e una decina di corsi pratici coinvolgendo un migliaio di persone tra appassionati e presepisti alle prime armi.La mostra di Cividino (Bg) è ospitata nella chiesa romanica di via S. Giovanni Battista dal 24 dicembre all’8 gennaio secondo i seguenti orari: il sabato dalle 14.30 alle 18.30, festivi dalle 10 alle 12 e dalle 14.30 alle 18.30; a Natale dalle 15 alle 18.30 e a capodanno dalle 15 alle 18.30. (Luciano Demasi)

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Mentre si raccolgono le adesioni per la 38ª edizione del Concorso presepi (iscrizioni sul sito www.concorsopresepi.it, al numero 0302807812 - fax 0306950192 o [email protected]), il Movimento cristiano lavoratori si prepara a ricevere e diffondere il messaggio di accoglienza del Natale. Sabato 17 dicembre, dopo la posa del Bambino in Capitolium, si è tenuta alle ore 16 in Duomo Vecchio la cerimonia di inaugurazione e benedizione di “Presepi in mostra” che ha visto la partecipazione nella

giornata inaugurale di 3mila visitatori. In esposizione più di 100 presepi dall’Italia e dal mondo. Aperta fino al 15 gennaio nei seguenti orari: dal martedì al venerdì (9-12 e 15-18.30), sabato (9-12 e 15-19); domenica e festivi (9-10.45 e 15-19). L’ingresso è libero. Nella scorsa edizione l’esposizione ha portato in cattedrale oltre 25mila visitatori. Dal 17 dicembre, e fino al 15 gennaio 2012, si potranno ammirare i diorami dei maestri presepisti nazionali (da Bergamo, Mantova e oltre) tra i quali quello del bresciano Carlo Battista Castellini. Ma

anche numerosi presepi artigianali locali e di artisti, scenografi o attori bresciani. Esposto in mostra un arazzo fiammingo del XVII secolo con scena natalizia. Gli allestimenti non si fermano in Duomo Vecchio. Frequentati i luoghi (quest’anno 14) delle installazioni in chiese, piazze o istituzioni. Si ricordano i presepi sotto Palazzo Loggia, al Capitolium, nella sede dell’Università cattolica, in piazzale Arnaldo. Per la prima volta è allestito un presepio nella sede di Palazzo Bettoni dell’Università Statale, in piazzetta Bruno Boni.

ª

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In quei giorni un decreto di Cesare Augusto ordinò che si facesse il censimento di tutta la terra. Questo primo censimento fu fatto quando Quirinio era governatore della Siria. Tutti andavano a farsi censire, ciascuno nella propria città. Anche Giuseppe, dalla Galilea, dalla città di Nàzaret, salì in Giudea alla città di Davide chiamata Betlemme: egli apparteneva infatti alla casa e alla famiglia di Davide. Doveva farsi censire insieme a Maria, sua sposa, che era incinta. Mentre si trovavano in quel luogo, si compirono per lei i giorni del parto. Diede alla luce il suo figlio primogenito, lo avvolse in fasce e lo pose in una mangiatoia, perché per loro non c’era posto nell’alloggio. C’erano in quella regione alcuni pastori che, pernottando all’aperto, vegliavano tutta la notte facendo la guardia al loro gregge. Un angelo del Signore si presentò a loro e la gloria del Signore li avvolse di luce. (...)

21 maggio 2010, ho da poco terminato un colloquio con un postulante. Salgo in camera e un frate della comunità mi dice che devo chiamare subito a casa. Chiamo. Mia nipote mi avvisa con tono pacato e fermo che mia ma-dre è in fin di vita al pronto soccorso. Rimango in silenzio. Mia nipote Lara ripete tutto, per la seconda volta, con lo stesso tono pacato. Salgo in auto e in poco più di mezz’ora raggiungo l’ospedale. Stanno trasportando mia madre in una stanza. Mi dicono che è in coma irreversibile per un’emorra-gia cerebrale. La mattina si era alza-ta per andare alla Messa (senza auto perché non stava bene), poi aveva re-citato il rosario da una sua coscritta defunta qualche giorno prima. Infine, la spesa per lei e per una sua cugina e,

sta dalle faccine di porcellana. Non c’è nessuno di questi segni addolci-ti nella pagina del Vangelo di Luca: solo pochi cenni a cosa è successo, la povertà della situazione, l’allog-gio scomodo e di fortuna, il parto. E l’annuncio. Questo è fuori dalla portata dell’uomo perché è annun-cio divino e parla di un segno che i pastori troveranno e al quale do-vranno credere nonostante sembri così fragile, piccolo e contradditto-rio. L’irrompere di Dio nella storia ha i connotati della debolezza asso-luta perché deve essere segno, cioè aprire senza costringere. Non è atto di forza ma invito. E se si vuole lo si può accogliere. Perché non è fuori dalla portata, non è lontano, non è grande al punto da averne paura. Possono vederlo perfino dei pasto-ri, gente che vive all’aperto dietro ai greggi; anche loro possono ca-pire un segno di questa piccolezza. Ma anche loro possono capire la promessa, possono sentire la ne-cessità di un salvatore. E se vanno a Betlemme comprendono per for-

za e capiscono cosa sia il bisogno di salvezza. Non si cerca quello di cui non si ha bisogno e se, nel cuore della notte, decidono di partire al-la ricerca del segno non è per il se-gno ma per la promessa. Non basta l’esercito del cielo a spingere ad an-dare. Non c’è nulla che costringa a cercare quello di cui non si ha biso-gno. Nella loro testa quella salvezza ha il suono di una pace che deriva dallo scoprire che Dio li ama. Così intuiscono la salvezza e vanno verso il segno. Hanno capito bene: è solo un bambino con sua madre in una mangiatoia. Ma che importa? Nella testa suonano altre parole e la pa-ce promessa è più grande di quello che i loro occhi riusciranno a vede-re in quella mangiatoia. Guardano la promessa e, senza capire, sanno di poter sperare e intuiscono a ten-toni quell’amore che non sapevano nemmeno di poter sperare. È tutto lì, in un bambino che è segno, ma è soprattutto speranza anzi, certezza di un amore nuovo col quale Dio da lì in poi vorrà amare l’uomo.

egno. È come per i pasto-ri: non ci si può fermare a quello che si vede. Il bam-bino è un segno, solo un segno, e se ci si ferma a

quel segno si rischia di non arrivare alla meta. Quello che è annunciato è il Salvatore, il Cristo, e il bambino è il modo gracile con il quale questa speranza diventa certezza. Un se-gno così è – paradossalmente – una cosa facile da accettare. È un cuc-ciolo di cui prendersi cura. Chi non lo farebbe? E chi non si sentirebbe buono davanti a questa fragilità? Ma anche qui sta in agguato la favola, la spartizione tra buoni e cattivi che costringe a sicurezze stilizzate. È il presepio infantile col castello di un Erode di cartone e con le stra-de di farina. Una favola che addol-cisce una storia crudele e straziata dalla necessità di salvezza. Questo si nasconde nel segno e nella con-traddizione della sua debolezza. E se ci lasciamo sviare dal segno se-guiremo strade di farina e castelli di cartone, e file di angeli di cartape-

giunta a casa, le pulizie del pianerot-tolo con una vicina. Un forte dolore alla testa e il vomito. Hanno chiama-to l’ambulanza, salendo ha detto alla vicina di avvisare mia sorella e me, e ha spiegato in quale cassetto si trova-va la biancheria nel caso di ricovero. Pochi minuti dopo è entrata in coma. Accanto al suo capezzale ho passato 16 ore, tenendole la mano, accarez-zandole la testa. Ricordando, pre-gando. Provavo una calma profonda, una serenità incomprensibile. Sono emersi tanti sensi di colpa, per non averle detto più volte “ti voglio bene e scusami per quello che ho combi-nato, per le assenza prolungate, per le telefonate non fatte”. Ogni tanto sorridevo ricordando con mia sorella anche gli episodi divertenti, i momenti

belli, la sua esuberanza. 16 ore. Vola-te. Intense, quasi un’unica preghiera. Poi la notte ho cominciato a sentire i respiri farsi affannosi. Mia madre ha accompagnato alcune persone nella fase del trapasso e mi aveva insegna-to a “contare il tempo tra un respiro e l’altro”. Da lei ho imparato a ricono-scere quanto tempo manca alla mor-te, così ho chiamato l’infermiera per dire che mia madre stava morendo. L’infermiera mi ha corretto dicendo che sarebbe arrivata al pomeriggio, ma ho avuto ragione io, grazie agli insegnamenti di mia madre. 20 minu-ti dopo mia madre spirava. Dalla sua bocca, insieme all’ultimo fiato sono usciti sangue e acqua: il simbolo di una vita vissuta per gli altri. A comin-ciare dai famigliari.

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ari giovani, voi siete un do-no prezioso per la socie-tà”. È quanto scrive Bene-detto XVI, nel messaggio per la Giornata mondiale

della pace, che si celebrerà l’1 gen-naio sul tema: “Educare i giovani alla giustizia e alla pace”. La parte finale del testo è un appello diretto ai gio-vani: “Non lasciatevi prendere dallo scoraggiamento di fronte alle difficol-tà e non abbandonatevi a false solu-zioni, che spesso si presentano come la via più facile per superare i proble-mi. Non abbiate paura di impegnarvi, di affrontare la fatica e il sacrificio, di scegliere le vie che richiedono fedeltà e costanza, umiltà e dedizione. Vive-te con fiducia la vostra giovinezza e quei profondi desideri che provate di felicità, di verità, di bellezza e di amo-re vero! Vivete intensamente questa stagione della vita così ricca e piena di entusiasmo”. E ancora: “Siate co-scienti di essere voi stessi di esempio e di stimolo per gli adulti, e lo sare-te quanto più vi sforzate di superare le ingiustizie e la corruzione, quanto più desiderate un futuro migliore e vi impegnate a costruirlo. Siate con-sapevoli delle vostre potenzialità e non chiudetevi mai in voi stessi, ma sappiate lavorare per un futuro più luminoso per tutti”. “Non siete mai soli”, garantisce il Papa: “La Chiesa ha fiducia in voi, vi segue, vi incorag-gia e desidera offrirvi quanto ha di più prezioso: la possibilità di alzare gli occhi a Dio, di incontrare Gesù Cri-sto, Colui che è la giustizia e la pace”. Bisogna anche guardare con fiducia al 2012. “È vero – ammette Benedet-

“Grande gioia e commozione”: sono questi i sentimenti espressi da Benedetto XVI nella sua visita pastorale alla casa circondariale di Rebibbia. Il balsamo della misericordia. “Dovunque c’è un affamato, uno straniero, un ammalato, un carcerato, lì c’è Cristo stesso che attende la nostra visita e il nostro aiuto. È questa la ragione principale che mi rende felice di essere qui, per pregare, dialogare e ascoltare. La Chiesa ha sempre annoverato, tra le opere

di misericordia corporale, la visita ai carcerati. E questa richiede una piena capacità di accoglienza del detenuto”, ha affermato il Pontefice a Rebibbia. “La giustizia umana e quella divina – ha osservato il Santo Padre – sono molto diverse. Certo, gli uomini non sono in grado di applicare la giustizia divina, ma devono almeno guardare ad essa, cercare di cogliere lo spirito profondo che la anima, perché illumini anche la giustizia umana, per evitare che il detenuto divenga

un escluso”. Giustizia e carità sono “cardini della dottrina sociale della Chiesa, sono due realtà differenti soltanto per noi uomini, che distinguiamo attentamente un atto giusto da un atto d’amore – ha evidenziato Benedetto XVI –. Giusto per noi è ‘ciò che è all’altro dovuto’, mentre misericordioso è ciò che è donato per bontà. E una cosa sembra escludere l’altra”. Ma “per Dio non è così: in Lui giustizia e carità coincidono”. Perciò il Papa ha esclamato: “Come è lontana la

logica di Dio dalla nostra! Scrive San Paolo: la nostra giustizia sarà tanto più perfetta quanto più sarà animata dall’amore per Dio e per i fratelli”. Bisogna tenere in considerazione la funzione rieducatrice della pena. “Il sistema di detenzione – ha ricordato il Pontefice – ruota intorno a due capisaldi, entrambi importanti: da un lato tutelare la società da eventuali minacce, dall’altro reintegrare chi ha sbagliato senza calpestarne la dignità ed escluderlo dalla vita sociale”.

Il tema proposto dal Papa per la Gior-nata mondiale del migrante e del rifu-giato 2012 (15 gennaio) è “Migrazioni e nuova evangelizzazione”. Ciò realiz-za in pieno la missione della Chiesa, che è inviata ad annunciare Gesù Cri-sto, Figlio di Dio e unico Salvatore. Siamo a tal fine invitati a rinnovare la nostra vita, a risvegliare l’entusiasmo di una fede giovane, ma matura, ad an-nunciare la novità del Regno, a procla-mare il Vangelo ad ogni creatura. Que-

sta urgenza è sentita maggiormente in un tempo segnato da abbattimento delle frontiere e da quel processo in atto di globalizzazione che determina l’incontro tra i diversi popoli, tra le diverse culture e quindi anche della facilità della comunicazione globale. La storia delle migrazioni è segnata da sofferenze, alla ricerca di una esi-stenza migliore possibile, sfuggendo da minacce di persecuzioni, guerre, violenza, fame, pericoli derivanti da

catastrofi naturali. Questo determi-na un flusso di persone e di diversa problematica sia dal punto di vista umano che etico e religioso. L’appor-to delle culture e delle tradizioni per-sonali, familiari e dei diversi popoli determina poi una frammentazione di linguaggi, per cui la società è sem-pre più multietnica e multiculturale. Richiede uno sforzo di buona volontà scambievole, perché possano esistere e dialogare le identità e le differenze.

il valore positivo della vita, suscitan-do in essi il desiderio di spenderla al servizio del bene”. Un compito in cui, per il Papa, “tutti siamo impegnati in prima persona”. Per quanto riguarda i giovani, l’autentica libertà “non è l’assenza di vincoli o il dominio del libero arbitrio, non è l’assolutismo dell’io”. Così il Papa spiega ai giova-ni che “l’uomo che crede di essere assoluto, di non dipendere da niente e da nessuno, di poter fare tutto ciò che vuole, finisce per contraddire la verità del proprio essere e per perde-re la sua libertà”. In altre parole, “la libertà è un valore prezioso, ma deli-cato: può essere fraintesa e usata ma-le”, soprattutto se è confusa con un “orizzonte relativistico” in cui “non è possibile una vera educazione”, per-ché “senza la luce della verità prima o poi ogni persona è condannata a dubitare della bontà della stessa vi-ta”. In questa prospettiva, “l’esercizio della libertà è intimamente connesso alla legge morale naturale”. Anche i giovani, per il Papa, devono “fare un uso buono e consapevole della liber-tà”. Ai giovani, che “hanno sempre vi-va la tensione verso gli ideali”, spetta il compito di “avere la pazienza e la tenacia di ricercare la giustizia e la pace, di coltivare il gusto per ciò che è giusto e vero, anche quando tutto ciò può comportare sacrificio e anda-re controcorrente”. Per essere vera-mente “operatori di pace” dobbiamo “educarci alla compassione, alla so-lidarietà, alla collaborazione, alla fra-ternità”: di qui l’impegno a “promuo-vere la giustizia, secondo le proprie competenze e responsabilità”.

to XVI – che nell’anno che termina è cresciuto il senso di frustrazione per la crisi che sta assillando la società, il mondo del lavoro e l’economia; una crisi le cui radici sono anzitutto culturali e antropologiche”. “Sembra quasi – la suggestiva immagine scelta dal Papa – che una coltre di oscuri-tà sia scesa sul nostro tempo e non permetta di vedere con chiarezza la luce del giorno”. Tuttavia, “in questa oscurità il cuore dell’uomo non ces-sa di attendere l’aurora”. Un’“attesa”, questa, “particolarmente viva e visi-bile nei giovani”, i quali “con il loro entusiasmo e la loro spinta ideale, possono offrire una nuova speranza al mondo”. “Essere attenti al mondo giovanile, saperlo ascoltare e valoriz-

zare – ammonisce il Pontefice – non è solamente un’opportunità, ma un do-vere primario di tutta la società, per la costruzione di un futuro di giustizia e di pace”. Di qui la necessità di “comu-nicare ai giovani l’apprezzamento per

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on don Secondo Moretti è scomparso uno dei preti più noti e stimati in dioce-si, protagonista di alcune pagine ormai memorabili

della Chiesa bresciana: la pastorale vocazionale e la costruzione del Se-minario nuovo Maria Immacolata, accanto a mons. Dino Foglio; il ra-dicamento del cammino neocatecu-menale nel Bresciano; l’attività mis-sionaria. Brillante e simpatico, buon conversatore con senso dell’umori-smo e l’umiltà di chi sa ascoltare, è stato per tanti laici e confratelli un vero amico e padre, testimone della bellezza del Vangelo. Originario di Salò, patria della quale andava fiero, fu ordinato nel 1951. La sua prima de-stinazione fu la parrocchia di Vobar-no dove visse una esperienza pasto-rale relativamente breve ma intensa, segnata anche dal santo contrasto fra la sua intraprendenza giovanile e lo stile tradizionale del parroco. Don Secondo a Vobarno curò soprattut-to la gioventù di Azione cattolica, il piccolo clero e l’insegnamento del-la religione alle elementari e alla scuola allora detta di Avviamento professionale. Lasciò Vobarno per-ché chiamato dal Vescovo in città dove si sarebbe occupato dell’Ove, Opera vocazioni ecclesiastiche, con sede in Seminario e in Seminario in-segnò nell’anno scolastico 1957-58

e poi negli anni dal 1969 al 1972. La sua materia era storia dell’arte che presentava agli alunni con uno stile frizzante, moderno, coinvolgente. Ol-tre a quella che era la “propaganda” per il Seminario, don Moretti si pre-

Si è spento a Maderno all’età di 97 anni don Mario Vesconi, figura veneranda del clero bresciano, prete dal 1938. Originario di Oriano di San Paolo ha dedicato gli anni della sua giovinezza come curato in tre paesi ben diversi fra loro: Virle Treponti, Chiari e Rudiano. Si dedicò con passione alla gioventù e molto ha giovato alla sua azione pastorale una dote eccezionale che lo ha accompagnato per tutta la vita: l’amore alla musica. Sapeva suonare magistralmente il pianoforte e

l’organo, a volte componendo lui stesso motivi semplici e orecchiabili. Nel 1950 divenne parroco di Barco, piccola frazione di Orzinuovi. Il giovane parroco portò una ventata di novità, non solo negli incontri formativi ma anche in quelli aggregativi come le estati dei ragazzi in riva all’Oglio. Nel 1955 diventa parroco di Montemaderno. Nella amena località gardesana il parroco, subito apprezzato per la sua bontà d’animo e le sue qualità umane, diede il via a una serie

di fruttuose attività educative e formative. Poi curò una serie di opere strutturali: dall’abbellimento della parrocchiale alla creazione di una cappella in località Vigole. Dopo 15 anni fu trasferito in un’altra parrocchia gardesana: Bogliaco. Problemi alla vista e alle corde vocali portarono don Mario Vesconi, dopo solo quattro anni, a rinunciare alla parrocchia per scegliere di fare il collaboratore in altra comunità. La scelta cadde su Ponte Caffaro, dove collaborò nella pastorale con tante

iniziative centrate sulla musica. Nel 1976 lasciò Ponte Caffaro per guidare la parrocchia di Cecina come parroco. Nel 1986, con la vista dimezzata, chiese di essere sollevato dal ruolo di parroco per svolgere il ministero di cappellano nella Casa di riposo di Maderno dove fino al 2009, prestò fra gli anziani e i familiari un ammirevole apostolato con zelo, precisione e con quel buon bagaglio di virtù umane che l’hanno accompagnato nelle tappe del suo ministero.

movimenti e associazioni laicali an-davano espandendosi. Nell’ottobre del 1974 anche a Brescia si avviò il cammino neocatecumenale. Don Se-condo Moretti insieme a don Fran-cesco Vergine a Gottolengo fu tra i primi parroci ad accogliere l’espe-rienza. Non fu un percorso facile. Le critiche che piovevano erano tante. Don Secondo scelse la via dell’equi-librio: “Il tempo chiarirà ruoli e spe-ranze – disse – adesso è soltanto il caso di pregare e testimoniare”. E la sua testimonianza è stata credibile: pur dedicandosi alle comunità neo-catecumenali non ha mai sottratto tempo alla dedizione alla popolosa parrocchia cittadina che resse per lunghi anni, amato e stimato da tutti i fedeli. Né ruppe il filo che lo legava alla diocesi, intervenendo con buona stoffa di giornalista, sulla rivista del Seminario e sul nuovo quotidiano “Bresciaoggi”, commentando temi etici e religiosi. In questa prospettiva di comunione diocesana, lasciata la parrocchia, si dedicò a Cuore Ami-co, a sostegno dei missionari spar-si nel mondo. Negli ultimi anni fu assistente spirituale del Seminario internazionale Redemptoris Mater in Terra Santa. Dalla terra di Cristo ritornò a Brescia ormai segnato dal male, nell’estate del 2011. Dopo po-che settimane si spegneva serena-mente e nella pace.

se cura anche della spiritualità pro-muovendo la partecipazione a ritiri e esercizi spirituali. Lui stesso era un predicatore piacevole e ricerca-to. Contemporaneamente al ministe-ro diocesano, don Secondo Moretti ha sempre avuto una parrocchia cui dedicare le sere e le giornate libere: San Benedetto in periferia, San Gio-vanni in centro e Cadimarco, poco distante da Fiesse dove fu parroco festivo dal 1969 al 1972. Nel 1972 gli fu affidata la parrocchia della SS. Tri-nità. Erano gli anni fervidi del dopo Concilio e si andavano diffondendo nuove esperienze pastorali e gruppi,

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Giovedì 22 dicembreOre 9.30 – Brescia −S. Messa presso la Domus Caritatis.Ore 19 – Brescia −S. Messa per i collaboratori del Centro studi padre Marcolini presso Casa S. Filippo.Sabato 24 dicembre Ore 10 – Chiesanuova –S. Messa per i gruppi Sinti della

e agenzie di stampa han-no trasmesso lunedì 19 dicembre la notizia che il Papa ha approvato il mi-racolo attribuito all’inter-

cessione del Beato Giovanni Battista Piamarta (1841-1913). Padre Piamar-ta entro il prossimo anno sarà dun-que proclamato Santo. La notizia è un riconoscimento non solo alla sua santità personale, ma anche alla Chiesa bresciana, alla quale si gloria-va di appartenere, dalla quale è sta-to formato, e nella quale ha trovato esempi contagiosi di santità. Egli ricordava con riconoscenza spesso i suoi maestri, primo fra tutti il grande vescovo Bonomelli, al quale resterà sempre legato con una solida amici-zia. Si diceva orgoglioso di apparte-nere a questa Chiesa che rispondeva al male con il bene, che accoglieva con intelligenza creativa il futuro. Che sapeva lottare, pregare, soffri-re e agire. Vedeva le miserie del suo tempo, ma aveva imparato dalla sua

de anche le preoccupazioni dei laici, che devono faticare per tirare su una famiglia, sia “materialmente che mo-ralmente”. La sua è una santità che può illuminare la vita del prete che a che fare col mondo complesso della gioventù, ma che può aiutare anche la vita delle famiglie, con le loro dif-ficoltà di convivenza, di bilancio, di educazione. È un santo bresciano an-che per la concretezza delle diagnosi, per la creatività delle soluzioni, per la decisione nello spendersi per re-alizzare la missione affidatagli dal Si-gnore, per il desiderio di non essere un servo pigro e inutile. È un santo della quotidianità, delle cose di ogni giorno, ma non della banalità. Per padre Piamarta, nemico della medio-crità, la salita a Dio passa attraverso il miglioramento della società, che inizia con il miglioramento di sé, si manifesta nella crescita del giovane attraverso l’educazione del cuore e la preparazione al lavoro, si completa nella formazione di buone famiglie,

gente e dai suoi maestri che lamen-tarsi non serve a nulla e che a noi è ri-chiesto di non restare con le mani in mano. Mettere sul candelabro questo operoso Servo di Dio, che si consi-derava una macchia d’inchiostro nel libro dei benefattori, significa anche gettare luce sulla Chiesa bresciana della seconda metà dell’Ottocento, caratterizzata da un clero attento e attivo, che condivide i problemi, le sofferenze e le speranze della gente e arricchita dalla presenza di un laicato che entra responsabilmente nei cam-pi della politica e della giustizia so-ciale. Piamarta ha tutte le caratteri-stiche di un santo prete, ma condivi-

specie quelle di umili condizioni, per le quali ha proposto il modello della Santa Famiglia. I suoi campi di intervento sono “il lavoro, la famiglia e la società”, cam-pi attualissimi, dove è possibile tro-vare sue indicazioni e suoi esempi, per coloro che non desiderano ve-nir meno nel loro cammino verso Dio, nella fedeltà al proprio tempo e alla propria missione. Sono tutto-ra questi i campi dei suoi interventi, perché i santi ci sono dati perché in loro abbiamo un esempio, una inter-cessione, un aiuto. La Chiesa bre-sciana è ora arricchita di una nuova luce. A noi lasciarci illuminare, per non essere incerti e insicuri testimo-ni per il nostro tempo.

Lombardia presso la chiesa parrocchiale.Ore 23.30 – Brescia –Ufficio di lettura e S. Messa in Cattedrale.Domenica 25 dicembreOre 8.30 – Brescia – S. Messa per il carcere di Verziano.Ore 10 – Brescia – S. Messa in Cattedrale.Ore 12 – Brescia – Preghiera di saluto agli ospiti della Mensa Menni presso il Centro pastorale Paolo VI.Ore 17.45 – Brescia – Vespri in Cattedrale.

Sabato 31 dicembreOre 18 – Brescia – S. Messa di ringraziamento presso la Basilica delle Grazie.Ore 22.30 – Brescia – S. Messa di chiusura della 44ª Marcia nazionale per la pace presso la chiesa dei Santi Nazaro e Celso.Domenica 1 gennaioOre 19.30 – Brescia – S. Messa per la pace presso la chiesa di S. Maria della Pace.Venerdì 6 gennaioOre 16 – Brescia – S. Messa dei popoli in Cattedrale.

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itrovarsi prima del Na-tale per riflettere sulla Parola di Dio, medita-re sull’operato passa-to e pensare alle azio-

ni future. Come da tradizione, le persone impegnate nella politica, nell’impresa, nel mondo del lavoro e del sociale sono state protago-niste al Centro pastorale Paolo VI del Ritiro di Avvento, organizzato dall’Ufficio di pastorale sociale e del lavoro.La celebrazione eucaristica, un momento di preghiera, la rifles-sione del vescovo Monari, alcuni intermezzi musicali e infine l’in-tervento di don Raffaele Maioli-ni. Questo il menù della mattina-ta, servito sotto un’etichetta mol-to accattivante: “Segni dei tempi, degni di Dio, responsabilità dei credenti”.Nella sua relazione mons. Luciano Monari ha invitato i presenti a non far scorrere questo tempo stando fermi, ma a riconoscere quanto Dio sia vicino. “Il centro della pre-dicazione di Gesù – ha osservato il Vescovo – è l’annuncio del Regno dei cieli. Questo Regno però non

si può sperimentare “senza essere coinvolti, trasformati, migliorati dentro”, pertanto “dobbiamo cam-biare noi, affinché il Regno di Dio sia vicino alla nostra vita”.Ed è proprio nel momento in cui “si modifica il proprio stile di vita per assomigliare a Dio” che cia-scun uomo “raggiunge la pienezza secondo il Vangelo”.Rivolgendosi alla platea di politici, sindacalisti, operatori di enti e as-sociazioni, mons. Monari ha quindi ricordato: “Tutte le volte che nel vostro lavoro riuscite a vivere se-condo queste dimensioni il Regno di Dio si fa vicino e l’azione del Si-gnore diventa percepibile”.A tal fine “tutte le vostre azioni de-vono essere compiute con intelli-genza, amore e fede”. Citando l’ottimismo di papa Gio-vanni XXIII, il Vescovo ha invitato

a “non fermarsi sul tempo passato, ritenendolo migliore dell’attuale”, ma a “vivere al meglio l’oggi, co-gliendone tutte le opportunità”.Solo così, ognuno di noi può dare un contributo al Regno dei cieli, ri-spettando l’azione altrui e operan-do secondo parametri che consen-tono di crescere “in età, sapienza e grazia”.Dopo la relazione del vescovo, don Mario Benedini, responsabile del-la pastorale sociale e del lavoro, ha introdotto la figura di Dietrich Bonhoeffer, a cui è stata dedicata la riflessione di don Raffaele Ma-iolini. Una meditazione incentra-ta su due aspetti: la necessità di adeguarsi alla realtà in cui si vive, senza lasciarsi travolgere da lettu-re ideologiche; e il bisogno di una corretta interpretazione del mes-saggio centrale del cristianesimo.

Padre Giancarlo Bruni, biblista e do-cente ecumenico presso la Pontificia facoltà teologica Marianum di Roma, ha parlato della resurrezione come del mistero che sta al cuore del cri-stianesimo. Lo ha fatto nel chiostro della chiesa di San Giovanni a Bre-scia, nell’ambito del progetto Dialo-ghi in chiostro. “È veramente resu-scitato”: parte da questa affermazio-ne degli apostoli la riflessione di pa-dre Bruni. La resurrezione non è una scelta, ma si impone agli apostoli e li costringe a dire: “È qui”. Il miracolo di Gesù risorto ha fatto sì che la sua vita e il suo cammino non fossero un ricordo o una memoria, ma qualcosa che si avverte, che vive e c’è nel pre-sente al fianco e nel cuore di ognuno. Resurrezione, il punto di partenza del tutto, è da lì che inizia la riflessione su Gesù. L’ultimo capitolo dei Vange-li diventa così il primo, quello da cui partire. Alla luce della resurrezione si può finalmente capire la passione di Cristo. Leggerla come uno scandalo perché Egli fu ucciso perché accusa-to di essere un bestemmiatore, un so-billatore. Nell’ebraismo la morte per crocifissione significava morire come maledetti da Dio; per i romani era la morte riservata allo scomunicato. Ma Cristo risorge per volere di Dio ed ec-co che la resurrezione, ancora di più, significa che il Signore ha detto si a quell’Uomo e alla sua visione di Dio. Gesù torna alla vita perché Dio si rico-nosce nei suoi racconti, Egli non può morire come un rinnegato poiché la sua lettura del Regno dei cieli è la let-tura secondo Dio. Quante volte nella

vita, continua padre Bruni, ci capita di capire una persona a partire da un evento, la crocifissione, il Cristo risor-to e i Vangeli sono l’esplicitazione di questo. Questa la ragione per la quale padre Bruni ha accettato di parlare di resurrezione in tempi prossimi al Na-tale, è necessario rileggere l’intera vita di Gesù alla luce di questo significati-vo evento che lo ha reso “Il vivente” tra gli uomini. (em.b.)

Due giorni di riflessione, preghiera e gioco presso il Seminario minore di via Musei 58. Quando? Da martedì 27 a mercoledì 28 (alle ore 18) dicembre. L’inizio è martedì 27 alle 9 con l’accoglienza. L’offerta è libera, serve il sacco a pelo. Per informazioni, 3474139309. “Piccolo Samuele” è un cammino specifico di accompagnamento per i ragazzi che sono intenzionati a entrare in Seminario. Chi volesse sapere obiettivi e modalità, può contattare don Giovanni Milesi.

Venerdì 6 gennaio alle 16 in Cattedrale è in programma la Messa dei popoli. Celebrata ogni anno il 6 gennaio, solennità dell’Epifania, è particolarmente partecipata dalla rappresentanza delle etnie cattoliche presenti in diocesi e provenienti da molti Paesi (Ucraina, Polonia, Filippine, Sri Lanka, Nigeria, Ghana, Senegal, America Latina,...), nonché dai presbiteri, diaconi e laici a servizio degli immigrati, con il coordinamento dell’Ufficio e del Centro migranti.

Michele Busi è stato nominato dal Vescovo direttore della Sfisp, la Scuola di formazione all’impegno sociale e politico “Mons. Gennaro Franceschetti”. Lo statuto della Scuola, promossa dall’Ufficio di pastorale sociale e del lavoro della diocesi di Brescia, in collaborazione con l’Ufficio oratori e pastorale giovanile e l’Ufficio migranti e la partecipazione di Acli, Comunità e scuola, Focolarini, Mcl e Ucid, ha ricevuto l’approvazione canonica il 25 ottobre 2011.

Si è spento mercoledì 21 dicembre il diacono permanente Mario Morbini, già sindaco di Prevalle. Di origini trentine (era nato nel 1920), fu eletto sindaco nel 1951 e fu rieletto per quattro mandati fino al 1970. Rimasto vedovo, nel dicembre del 1990 fu ordinato diacono permanente da mons. Olmi. In parrocchia si distinse come collaboratore assiduo e fedele testimone del Vangelo con una predilezione per l’impegno sociale.

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i blocchi di partenza l’Anno europeo dell’in-vecchiamento attivo e della solidarietà tra le generazioni. Sarà questa

la tematica che per volere del Parla-mento europeo prenderà il testimone portato per tutto il 2011 dal volonta-riato: un volontariato che è riusci-to, in un clima di difficoltà diffusa, a onorare l’impegno creando diversi momenti aggregativi, celebrativi e di riflessione. Brescia e provincia hanno contato un numero elevato di eventi in cui volontari, cittadini di ogni età e istituzioni si sono mescolati e cono-sciuti. La festa organizzata lo scorso 3 dicembre dal Csv di Brescia ha visto la partecipazione di quasi 2000 perso-ne fra bambini, insegnanti, genitori e associazioni; l’ultima tappa ufficiale di un percorso che ha attraversato i mesi e toccato i luoghi della provincia, portando occasioni di conoscenza di un mondo basato su valori altri e di-versi da quelli che regolano il vivere quotidiano dettato dai parametri eco-nomici. Inutile dire che il tema posto al centro dell’anno che sta per inizia-re è in stretta contiguità con la realtà volontariato, anche se la chiamata è indirizzata a molti ambienti diversi. Il 2012 è negli intenti degli organizzato-ri un’occasione per riflettere su come oggi gli europei vivono e restano in sa-lute più a lungo; invecchiamento atti-vo come possibilità di restare occupa-ti e condividere la propria esperienza lavorativa continuando a svolgere un ruolo attivo nella società. I problemi connessi però al continuo innalzarsi dell’età media della popolazione sono

informativi, i trasporti e tutti quegli aspetti che incidono sul vivere quo-tidiano. L’Anno europeo – come già successo nel 2011 – mira a sensibiliz-zare a questi temi e al modo migliore per affrontarli. Ma innanzitutto cerca di incoraggiare tutti i responsabili po-litici e i soggetti interessati a fissare degli obiettivi e realizzarli. In questa partita il volontariato gioca il proprio ruolo di supporto in diversi ambiti che vedono tante associazioni impe-gnate quotidianamente in assistenza, accompagnamento, animazione, sup-porto e molto altro. Avremo modo di parlarne ancora da gennaio in poi. A tutti i lettori, dal Centro servizi per il volontariato di Brescia, i migliori au-guri di un sereno Natale.

conosciuti e incalzanti: la sfida per i responsabili politici e tutte le parti interessate è migliorare le possibili-tà di invecchiare restando attivi e di condurre una vita autonoma, interve-nendo in settori tanto diversi quanto il lavoro, l’assistenza sanitaria, i ser-vizi sociali, l’istruzione per gli adul-ti, il volontariato, gli alloggi, i servizi

CsvNet, Coordinamento nazionale dei centri di servizio per il volontariato, in collaborazione con il ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca, con l’intento di valorizzare l’impegno civile dei giovani e diffondere i valori del volontariato attraverso il coinvolgimento attivo degli studenti, indicono il concorso, rivolto alle Scuole secondarie di II grado, statali e paritarie,“Dammi Spazio, Giovani, Presente e Volontariato”.

Il concorso prevede la realizzazione di uno spot, di un cortometraggio o di uno slogan relativi alle tematiche dell’impegno civile dei giovani. La scadenza entro la quale le scuole sono inviate e presentare le proposte è il 30 aprile 2012. La premiazione degli elaborati si realizzerà a settembre con l’inaugurazione dell’anno scolastico. Le scuole possono avvalersi dell’esperienza del Centri di servizio per

il volontariato di Brescia nell’ambito della promozione del volontariato giovanile per un primo orientamento rispetto alla partecipazione al bando. Per i centri di servizio il concorso rappresenta uno strumento attraverso il quale valorizzare l’esperienza acquisita sul tema della promozione del volontariato giovanile, il ruolo delle organizzazioni e soprattutto abbattere il mito del disimpegno giovanile.

BUON NATALE E FELICE ANNO NUOVO

Anche quest’anno, grazie alla generosità di tante persone, abbiamo realizzato a Tascolano Maderno alla fine del mese di agosto l’iniziativa estiva de “IL TRAMPOLINO”: una vacanza

per bambini con problemi di salute. Dal 1999, anno della prima esperienza de “IL TRAMPOLINO", più di 300 sono stati i ragazzi e ragazze ospitati. La filosofia de “IL TRAMPOLINO”, è

quella di aiutare il bambino a fare da solo, ad autogestirsi le terapie, affrontando con maggior autostima e autocontrollo le dolorose cure necessarie. Lo si ottiene con un percorso

studiato che mira a facilitare l’amicizia e la complicità tra i giovani in modo che ognuno possa mettere in campo tutte le proprie potenzialità per il raggiungimento del successo

comune. I ragazzi comprendono che la malattia, se adeguatamente gestita, non rappresenta un fattore limitante per una vita felice, ma al contrario le terapie necessarie e il suppor-

to reciproco fra amici possono essere la via per una vita serena, pienamente vissuta e integrata nella società.

Sostenere I'Associazione è semplice. Donando il 5 per 1OOO dell'IRPEF indicando iI Codice Fiscale 98080160173 - oppure effettuare donazioni sui conti correnti presso: - UBI -

BANCO DI BRESCIA - Agenzia di Iseo - IBAN - IT71D0350054610Q00000026950 - BANCA PROSSIMA - Agenzia di Iseo - IBAN - IT96D0335901600100000004862

- CONTO CORRENTE POSTALE - IBAN - IT10E0760111200000015633258 Intestati a: ASSOCIAZIONE DON TARCISIO FESTA - ONLUS Sede Operativa: Via Sombrico, 33 - 25049 ISEO (BS)

Sede Legale: Via Solferino, 32/a - 25121 BRESCIA Tel. 0309821827 - Fax 0309821946E-mail provvisoria: [email protected]

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Natale la Parola è un bambino che non sa par-lare… un neonato non può far paura: si affida, vive solo se qualcuno

lo ama e si prende cura di lui. Come ogni neonato, Gesù vivrà solo perché è amato. (Ermes Ronchi, 2011).Ogni giorno dell’anno, fratelli e so-relle nel bisogno si prendono cura di noi. In 10 anni la Mensa Madre Eu-genia Menni ha infatti apparecchiato la tavola con 270mila coperti e, può sembrare provocatorio, centinaia di “persone nel bisogno” si sono prese cura di noi. Ogni giorno dell’anno ci ricordano infatti di quanto sia grande la fame che attanaglia ogni uomo. Ve-niamo al mondo cercando il latte di nostra madre e da subito lei sazia le nostre paure abbracciandoci e strin-gendoci forte a lei. Crescendo sco-priamo che la nostra fame è la fame di molti altri. Fame di ascolto, di relazio-ne, di speranza, di futuro. Quando tro-viamo qualcuno che sazia una nostra fame, ritroviamo la gioia di un grem-bo che ci accoglie, nel quale a nostra volta impariamo ad accogliere. Ogni giorno ci sediamo a tavola, a pranzo prima e a cena poi, due momenti che ci ricordano la metafora della vita. La tavola è il vivere festoso. È l’immagine ricorrente della salvezza che Dio offre a tutti i popoli, il banchetto imbandito dalla sapienza di un Padre che si pren-de cura di noi. Un Dio innamorato del mondo e che della tenerezza fa la sua occupazione. Un Dio, il nostro, che ci trae con legami di bontà e con vincoli d’amore. Un Dio che ci solleva alla sua guancia e si china su di noi per darci

mensa, ogni giorno chiama ciascuno di noi. È come se dicesse: “non fermar-ti solo alla mensa della Parola, esci e siediti anche alla mensa della vita dove tutti sono invitati perché bisognosi di me”. Non esiste la nostra e la loro fa-me, ma un’unica fame che ci accomu-na tutti. Gesù nasce a Betlemme ogni anno per ricordare che in ciascuno di noi c’è una Betlemme “casa del pane”. Una Betlemme dove la fame si apre al-la meraviglia dell’eucaristia, pane spez-zato per la nostra fame. Quest’anno, a sottolineare i 10 anni della “mensa dei poveri”, il tradizionale pranzo di Nata-le trova ospitalità in un luogo-simbolo della diocesi bresciana: il Centro pa-storale Paolo VI. Sarà mons. Monari a benedire gli ospiti alle 11.45

da mangiare. Un Dio che sazia la no-stra fame di relazione. Egli ci apre alla speranza e prefigura con noi il futuro affidandoci, consegnandoci all’amici-zia di chi Lui più ama: “Ti rendo lode, Padre, Signore del cielo e della ter-ra, perché hai nascosto queste cose ai sapienti e ai dotti e le hai rivelate ai piccoli”. Dio chiama molti alla sua

Una delle iniziative di Mano Fraterna, il fondo “Briciole lucenti”, lanciato nella Giornata del Pane 2010 nell’ambito dell’Avvento di Carità “Gli ultimi, forza di comunione”, è finalizzato a sostenere il ruolo di prossimità delle Caritas nell’ accompagnare la risposta ai bisogni concreti, precisi e contingenti di famiglie con minori a carico. Nel primo semestre del 2011, dopo un’attenta valutazione delle domande operata da una commissione appositamente

costituita, le persone che indirettamente hanno beneficiato dell’accompagnamento-sostegno sono state 565: oltre al sostegno economico (che nel 65% dei casi era relativo alle spese per la casa: canoni di affitto, utenze domestiche e spese condominiali), hanno potuto beneficiare di un accompagnamento costante e continuo dei volontari delle Caritas locali. Il termine per la presentazione della seconda tranche di domande è stato fissato per il 9 gennaio 2012.

Entro tale data, le Caritas possono chiedere una partecipazione al fondo fino al 50% delle erogazioni concesse a famiglie con minori (per un importo massimo di 5000 euro al semestre). Le spese ammesse riguardano la casa, l’istruzione (rette della scuola, mensa e trasporti) e la salute.Per ulteriori informazioni è possibile visitare il sito internet www.caritas.brescia.it (sezione Opere Segno: Fondo di assistenza) o telefonare al 030.3757746.

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l giudice Paolo Borsellino fu ucciso con una carica di esplosivo a Palermo il 19 lu-glio 1992 perché si frappose alla trattativa Stato-mafia,

che solo oggi sembra emergere da documenti e dichiarazioni ufficiali.Ne ha parlato in un incontro organiz-zato dagli universitari della Facoltà di economia in collaborazione con la Rete antimafia di Brescia il fratel-lo, Salvatore Borsellino, che da an-ni parla ai giovani della speranza di Paolo, che la mafia venga sconfitta dalla società civile. Dopo la strage di via D’Amelio, per 5 anni ha raccontato la storia di suo fratello e di come la mafia lo avesse tolto di mezzo proprio perché con-sapevole che, come in altri impor-tanti casi, quello del generale Dalla Chiesa, quello del giudice Chinnici e molti altri, una volta eliminate certe figure la lotta alla mafia si sarebbe fermata per molti anni. Forte della reazione dei giovani pa-

lermitani che cacciarono in malo-modo dai funerali quei politici in-tervenuti “solo per farsi riprendere dalle telecamere”, cominciò a porta-re capillarmente la storia della mafia e dei giudici, Falcone e Borsellino che la combattevano. A fermarlo fu l’avvento della seconda repubbli-ca, uguale alla prima, e dell’indiffe-renza sempre maggiore della gente comune. Rimasto in silenzio per 10 lunghi anni non ha potuto però non rea-gire di fronte all’assoluzione del tenente colonnello Arcangioli, che dal luogo della strage fu fotografa-

to mentre trafugava l’agenda rossa del giudice, ma che oggi dichiara di non aver memoria dell’evento. Scri-ve una lettera, Salvatore che pub-blica in rete, un fiammifero gettato sul carburante dei giovani affamati di giustizia. Dal 2007 riprende la battaglia civi-le per ottenere verità e giustizia so-stenuto da milioni di ragazzi in tut-ta Italia che insieme costituiscono il movimento delle “agende rosse” impegnato a raccogliere e raccon-tare i fatti di mafia. A Brescia Salvatore parla dell’in-sediamento della piovra al Nord, stabile, forte, prepotente. Un’arro-ganza che troppo spesso è dovuta al sodalizio con certa parte della politica, come ricordano le più at-tuali cronache. Continua il discorso Emiliano Mor-rone giornalista, attore e autore di teatro, che sottolinea come la rela-zione tra politica e criminalità or-ganizzata passi attraverso la disin-

formazione, perché ciò di cui non si parla non esiste. Ci sono tanti luoghi dove la mafia prolifera nel silenzio perché la tele-visione non ne parla. Uno di questi è Brescia, fertile terreno per qual si voglia tipo di commercio che da tempo ha attirato l’attenzione del-le cosche. Molte le indagini, pochi i testimo-ni che hanno paura per l’incolumi-tà delle loro famiglie, ancora me-no le cronache giornalistiche degli eventi. Diventa fondamentale, dice Morrone, liberarsi dell’immagine del camorrista che spara dalla mo-to in corsa e volgere lo sguardo a quel nugolo di affari che nel nord Italia muovono milioni di euro che sono appannaggio esclusivo di alcu-ni imprenditori, non certo per que-sto mafiosi, ma esposti al rischio del ricatto. La storia di un imprenditore di De-senzano, che ha sfidato e denuncia-to Cosa Nostra, verrà presto resa

pubblica da un documentario che la Rete antimafia di Brescia sta col-laborando a realizzare. La serata ha visto anche la premia-zione di Chiara Biondo, diciottenne dell’istituto superiore Bazoli-Polo di Desenzano che ha vinto il concor-so “Immagina il simbolo della Rete antimafia”. Un segno tangibile della sempre maggiore partecipazione giovani-le alla lotta che riporterà nel Pae-se “Quel fresco profumo di liber-tà” di cui parlava Paolo Borsellino. L’ultima parola a Salvatore che ha onorato una promessa fatta alla madre, che il 19 luglio 1992 ha as-sistito all’esplosione che ha ucciso suo figlio. Il giudice Borsellino non è morto da solo, ma con Emanuela Loi, Walter Cosina, Vincenzo Li Muli, Claudio Traina e Agostino Catalano, i valo-rosi componenti della scorta che dovranno sempre essere ricordati insieme al giudice.

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uanti ogni anno si chie-dono: “Come passare l’ultima notte dell’an-no?”. Le risposte sono molte-

plici e varie, così come ogni perso-na è diversa dall’altra. Il PalaBrescia propone un ultimo dell’anno all’insegna del balletto classico con compagnie prove-nienti dall’est Europa. Non è la prima volta che viene proposta una cosa simile, con buona sod-disfazione dei molti bresciani che hanno aderito. Quest’anno l’ultima notte del 2011 vedrà “Il lago dei cigni”, musicato da Pyotr Ilyich Tchaikovsky, con il balletto di Sofia e la partecipazio-ne di Vesa Tonova e Trifon Mitev, solisti del Sofia National Opera and Ballet. Dopo lo spettacolo, che inizia alle 21.30, brindisi di mezza-notte nel foyer del teatro con spu-mante e panettoni. Il balletto è proposto in quattro atti (con la durata di due ore e mezza), come normalmente viene rappresentato nell’Europa orienta-le, mentre in Europa occidentale e in Russia la messa in scena è in tre

atti. La trama racconta l’amore del principe Siegfried per Odette, re-gina delle 10 fanciulle stregate dal malvagio Rothbart sono cigni du-rante il giorno e tornano a essere splendide ragazze durante la notte. Le coreografie sono di Lev Ivanov e Marius Petipà, le scenografie so-no di Boris Stoinov e i costumi a cura di Tsvetanka Stoinova.Il Balletto di Sofia è la prima com-pagnia privata di balletto bulgara nata dall’unione dei solisti del So-fia National Ballet e creata appo-sitamente per permettere l’effet-tuazione di tournée al di fuori del Teatro nazionale di Sofia all’este-ro. ll corpo di ballo è stato formato selezionando i migliori ballerini da tutti i balletti bulgari in attività e dagli allievi diplomati della Scuola nazionale di danza di Sofia. Costumi e scene sono quelli dei te-

atri bulgari, appositamente creati per i vari progetti. I ballerini del Balletto di Sofia so-no allievi della Scuola nazionale di danza a Sofia, e delle scuole ac-cademiche russe a Mosca e a San Pietroburgo. Negli ultimi anni i direttori del balletto sono stati gli eminenti artisti del balletto bulga-ro quali: Petar Lukanov, Hikmed Mehmedov, Yasen Valchanov, Ma-ria Ilieva, Silvia Tomova. Il Balletto nazionale di Sofia è sta-to ospite in decine di Paesi in tutto il mondo ed è stato riconosciuto sia dal pubblico che dalla critica. Un’ottima occasione per un ulti-mo dell’anno diverso, culturale e, allo stesso tempo, che può essere arricchimento culturale e piacevo-le passatempo. Biglietti da 36 a 56 euro (più 4 per prevendita). Infor-mazioni: palabrescia.it

L’ultimo dell’anno a Brescia è ric-co di eventi. Come sempre, forse, come non mai, anche.Beppe Grillo in uno spettacolo all’ultimo nella città della Leones-sa non si era mai visto. Torna nel-la città della Leonessa dopo otto anni e lo fa in una serata partico-lare, nella notte di San Silvestro.Arriva a Brescia con il suo spetta-colo, uno spettacolo che molti ri-tengono essere il più visto in Ita-lia nel 2011. Un concentrato di satira corrosiva che con l’aiuto della magia bianca descrive il nostro Paese svelando, dal suo punto di vista, alcune veri-tà e retroscena e trascina gli spet-tatori nel futuro. Uno spettacolo che sta spesso a metà tra la comicità vera e propria, la satira e la denuncia, trasforman-do il protagonista, cioè lo stesso Grillo, in quel leader d’opinione in cui si è trasformato da diversi anni. Personaggio spesso scomodo, è divenuto così con il suo movimen-to a Cinque Stelle un narratore di scomode verità. Tra queste, non si dimentichino le accuse legate al termovalorizzatore di Brescia e quello che rilascia nell’aria; per lui non si tratta di solo vapore acqueo.Sabato 31 dicembre alla Fiera di Brescia, con inizio alle 22 comin-ceranno i botti di Beppe Grillo. A mezzanotte ci sarà il brindisi. I biglietti sono in vendita nelle pre-vendite dei circuiti greenticket e vivaticket. Prezzi dei biglietti che partono da

33 euro per la tribuna centrale non numerata, 44 euro per il 2° setto-re numerato e tribune laterali e 55 euro per il 1° settore numerato. La vendita dei biglietti per disa-bili è gestita direttamente da Ci-piesse, l’organizzatore dell’evento per Brescia (0302791881 o cipies-se-bs.it). Un ultimo dell’anno con i botti; questo è assicurato.

Una platea di oltre 80 convitati tra soci, familiari e ospiti, ha potuto apprezzare l’esibizione del soprano giapponese Satoko Shikama (nella foto), martedì sera, nel Salone delle cerimonie della sede del Rotary Club Brescia-Manerbio. La “Prenatalizia”, come viene definito l’incontro che precede le festività, è tradizionalmente l’occasione per un sincero scambio di auguri ma quest’anno le emozioni sono state esaltate dalla presenza della cantante che, accompagnata

al piano da Andrea Facchi, ha incantato i presenti con un repertorio che ha spaziato dalla celeberrima “Un bel dì vedremo”, dalla Madama Butterfly di Puccini, alla sequenza “Ah, fors’è lui” con la cabaletta “Sempre libera degg’io...”, dalla Traviata di Verdi, passando per il canto di Natale “Oh Holy Night” di Adolphe Adam. Mezz’ora di emozioni che la Shikama ha offerto all’attenta platea che a sua volta ha tributato all’artista uno scrosciante e meritato applauso finale. (m.l.)

“Campanèr e i tirabaciòcoi”, concerto di campane e campanari: 24 dicembre alle16 al Villaggio Badia “Concerto solenne”; 26 dicembre: 10.30 melodie natalizie di carillon; ore 16 concerto con campane a bicchiere; sabato 6 gennaio ore 16 concerto di chiusura. “Poesie in movimento”: 23 e 24 dicembre sugli autobus alle 9 alle 15 e alle 18 poesie recitate da 40 persone.Giovedì 22: “Cantomcrismas” con Cinelli e Gozzetti a Ome; “Chel

mòtom che el va gné a inciodàl” (S. Lorenzo a Gussago; anche il 23 nella Sala delle colonne a Bovezzo). Lunedì 26: “Sèt storie che scalda el cör” (S. Martino, Rudiano). Mercoledì 28: “Come ombre su un campo di neve” (San Lorenzo, Sabbio chiese). Giovedì 29: “La ciàv”, S. Andrea, Concesio). Tutti alle 20.30. Altri spettacoli fino al 5 gennaio in tutta la provincia nel programma di “Natale nelle pievi” sul sito natalenellepievi.com.

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ll’interno del prestigioso Caffè del Teatro Gran-de – Berlucchi, la fonda-zione Teatro Grande di Brescia ha presentato i

numeri del suo primo anno di lavoro. Il trend delle presenze per gli spetta-coli è più che raddoppiato rispetto al 2010: dal mese di marzo, periodo in cui è partita l’attività della Fondazio-ne, hanno varcato le porte del Teatro Grande circa 20mila spettatori. È da segnalare inoltre la forte presenza del pubblico under30 che su diversi spet-tacoli ha rappresentato circa il 30% della totalità del pubblico in sala. An-che gli abbonamenti alla stagione li-rica sono cresciuti in modo cospicuo rispetto agli anni precedenti. La Fondazione, presieduta da Adria-no Paroli, sindaco di Brescia, nasce nel 2010 con l’obiettivo di valorizza-re la tradizione e la contemporaneità del massimo teatro cittadino, diffon-dendo l’idea di un teatro aperto, che diventi punto di riferimento per la città e per il territorio e dove trovino spazio diverse proposte per disparati pubblici. Il Teatro Grande di Brescia trasse le sue origini da un’istituzione seicentesca; con il passare degli anni,

nazionale e internazionale cercando di vincere la difficile e ambiziosa sfida di coniugare tradizione e contempo-raneità nei progetti artistici e culturali proposti via via. Visti i risultati, pare davvero che, grazie all’azione con-giunta di realtà pubbliche e private, il Grande di Brescia si stia realmen-te trasformando da “luogo privato” a “luogo pubblico”, mutandosi così da luogo di spettacolo d’elite a luo-go “vissuto” da cittadini e ospiti che lo desiderano. Tra i “fiori all’occhiel-lo” del Teatro c’è il Caffè: aperto tutti i venerdì, sabato e domenica dalle 10 alle 20, il locale, ha raggiunto picchi di oltre 2.000 persone in un solo gior-no: in 20 giornate di apertura del Caf-fè (solo nei fine settimana) sono state raggiunte più di 13mila presenze. Vor-rebbe essere un vero e proprio caffè culturale; in tutti i suoi spazi è attivo il wi-fi gratuito; proprio in occasione dell’incontro con la stampa, il sinda-co Paroli ha lanciato la tradizione par-tenopea del “sospeso”: quando viene ordinato un caffè sospeso, il cliente paga due caffè, ma ne riceve uno solo, lasciando così l’opportunità a una per-sona povera di entrare nel bar e bere un buon caffè senza pagarlo.

si affermò come il principale teatro cittadino, tanto da essere riconosciu-to come monumento nazionale. Oggi, la volontà della Fondazione è quella di proiettare il Teatro Grande a livello

Venerdì 23 dicembre alle 20.30 è di scena al Teatro Grande l’Associazione filarmonica “Isidoro Capitanio”, banda cittadina di Brescia, diretta da Sergio Negretti e Giuliano Mariotti, con il tradizionale concerto dedicato ai soci e alla cittadinanza nell’ambito della Rassegna bandistica 2011 intitolata a Giovanni Ligasacchi, promossa con il patrocinio dell’assessorato alla Cultura e della Circoscrizione Centro del Comune di Brescia e dell’Associazione bande musicali

bresciane. La prima parte del concerto è un ultimo omaggio dedicato ai 150 anni dell’Unità d’Italia, la seconda propone due composizioni originali per Symphonic Band, nella terza l’operina “Eugenio ovvero il Maestro Biscroma” di Marco Tamanini e si chiude con l’originale per Symphonic Band, “Land of Legend” di Andreas Ludwig Schulte. I biglietti gratuiti sono esauriti. Info: da lunedì a venerdì dalle 9.30 alle 12 e dalle 15 alle 18 allo 030 3756449.

Il 27 dicembre alle 21 l’arte dell’immagine dialoga con l’arte musicale per guardare il Natale in “Sulla Natività” al centro Mater divinae gratiae a Brescia, con il patrocinio del Comune di Brescia. La scelta artistica, l’esecuzione e i commenti sono a cura dell’associazione culturale Frau Musica. Tra le opere indicate per la serata l’“Adorazione del bambino” (nella foto) di Gerrit Van Honthorst, detto Gherardo delle Notti.

PRESEPE DI PIUBEGAA Piubega (Mantova) è in programma la 19ª

edizione del Presepio Vivente. I giardini pubblici,

le piazze e le vie del paese si trasformano in una

piccola Betlemme con tanto di case, capanne,

laghi e deserti e di quant'altro serve per ricreare i

paesaggi tipici della natività su un totale di circa

10.000 mq di superficie utilizzata. A fianco delle

classiche figure del Presepio quali la natività, la

sinagoga, il castello di Erode, i pastori, i pescatori

e gli accampamenti arabi, capita quindi di

vedere le lavandaie, il fabbro, l’arrotino, il

falegname, il fornaio, le tessitrici. Sono più di 200

le comparse che danno vita alle circa 30 attività.

Sono più di 50.000 i visitatori che mediamente

visitano il Presepio Vivente di Piubega. Per infor-

mazioni, www.presepiodipiubega.it.

Le rappresentazioni del Presepio Vivente di PiubegaSabato 24 dicembre: alle 23 la Santa Messa, alle 23.45 l’apertura del presepioDomenica 25 dicembre dalle ore 15 alle 18Lunedì 26 dicembre dalle ore 15 alle 18Domenica 1 gennaio dalle ore 15 alle 18Venerdì 6 gennaio dalle ore 15 alle 18 con l’arrivo dei Re MagiDomenica 8 gennaio dalle ore 15 alle 18

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l Natale, incontro tra due men-dicanti d’amore, Dio e l’uomo, è anche un vero e proprio tem-po di abbracci: l’abbraccio di Maria ed Elisabetta o, ancora,

quello di Maria e Giuseppe. Nel miste-ro della sua incarnazione Dio sceglie di esaltare l’umiltà, facendosi bambi-no in Gesù e abbracciando così ogni uomo”. Nella Libreria Paoline (via Gabriele Rosa), gremita, padre Er-mes Ronchi, volto televisivo, ha così meditato, presentando la sua ultima opera letteraria, “Natale: l’abbraccio di Dio”. Ermes Ronchi, dell’Ordine dei Servi di Maria, dirige il Centro cultu-rale “Corsia dei Servi” a Milano. Do-cente al Marianum, è autore di diversi testi, collabora con giornali e riviste e cura il commento al Vangelo della domenica per la trasmissione televi-siva di Rai Uno “A sua immagine”. La sua nuova opera ha un unico filo conduttore: Maria, l’amata madre di Gesù che permette a Dio di incarnar-si per abbracciare l’uomo. L’abbraccio di Dio salva l’uomo: l’energia divina, infatti, è per noi e ci avvolge: ad essa possiamo accedere liberamente per-ché segno di accoglienza. Ancora og-gi, Dio vive grazie al nostro amore; per

questo sta a noi aiutarlo a incarnarsi nelle nostre case e “farci stella” l’uno per l’altro. Gli eventi più importanti della vita di ogni uomo: la relazione con l’altro, e quindi, il matrimonio e la maternità/paternità, e quindi, la nasci-ta. Entrambi gli eventi sono sinonimo di accoglienza: si respira oggi anche nella nuova formula del rito del matri-monio, introdotta alcuni anni fa e che vede gli sposi “accogliersi l’un l’altro con la Grazia di Cristo”, come dono e vocazione l’uno dell’altra. Accoglie-

re significa amare, così come amare, non può che ricondurre a vivere. Tor-nando a Maria, il filo conduttore, non si può che notare in lei l’accoglienza fatta persona: nei suoi “sì” pronunciati con fiducia: a Dio, che l’aveva scelta come madre di Cristo, e a Giuseppe, il suo amore di ragazza. Nel suo grande progetto il Padre non ruba spazio alla famiglia, bensì la incalza e coinvolge, scommettendo su coloro che la storia non considera: perché destino di ogni creatura è diventare “sillaba di Dio”.

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a notizia di questi giorni, nel mondo della lirica, sono le dimissioni del maestro Umberto Fanni, bresciano, da direttore

artistico della Fondazione Arena di Verona. I risultati artistici, di nume-ro e di qualità, compresi gli incassi, non mettono in discussione la figu-ra del direttore e del suo mandato. Pare quindi evidente che ci siano altre ragioni dietro all’abbandono. Ne abbiamo parlato con lui. Perché si è dimesso?È stata una decisione frutto di una querelle, di una vicenda che sotto più di un aspetto pare degna del tea-tro dell’assurdo, che ha tenuto banco tutta l’estate scorsa e l’intero autunno, con me protagonista involontario per una presunta contestazione di un dop-pio incarico, alla fondazione Arena di Verona e al Teatro Grande di Brescia. Un paradosso perché all’atto dell’af-fidamento dell’incarico a Verona nel 2010 ricoprivo già l’incarico al Teatro Grande di Brescia e anche al Teatro

per la stagione al teatro filarmonico e all’Arena di Verona per tutto il 2012 e ho preparato un progetto con le linee artistiche fino al 2014. Vedremo la sua mano fino al 2014?Concretamente per tutto il 2012, con dettagli su tutto: opere, cast e via di-cendo. Per il 2013 e il 2014 ho dato le linee artistiche, che chi mi succederà valuterà se mantenere o cambiare. Io ho la coscienza a posto; ho fatto un lavoro corretto nei confronti di tutte le persone con cui ho lavorato.Le dimissioni da un incarico im-portante in Italia oggi sono un fatto inconsueto...Certo a me dispiace molto. Non vor-rei dire che sono stato costretto, ma non trovavo più alcuna motivazione. Preferisco trovare altre situazioni che mi permettano di lavorare. Il futuro...Al momento sto vivendo questa situa-zione e porterò a termine il mio lavoro fino alla fine di febbraio all’Arena di Verona, poi vedremo. Il pubblico della lirica aumenta.

Verdi di Trieste; era una faccenda nota a tutti. In seguito del protrarsi di que-sta situazione paradossale ho deciso di dare le dimissioni. Ho condotto con incontestabile adempimento di man-sioni e deontologia professionale. La stagione ha avuto risultati di aumento di pubblico, di abbonati e incassi in-contestabili, così pure per la qualità artistica notevole. Ho fatto lavorare molti giovani, non succedeva da an-ni in Arena, scommettendo su di loro, che hanno avuto poi riconoscimenti internazionali notevoli. Sono tranquil-lo e penso di aver fatto bene il mio la-voro. Contestualmente ho preparato tutto il programma nei minimi dettagli

Voglia nuova o riscoperta?Il melodramma, l’opera lirica in questi anni ha avuto un aumento costante di interesse. Sicuramente è uno dei pa-trimoni dell’Italia, che detiene il 70% del patrimonio culturale mondiale, non solo architettonico. Questo pa-trimonio a un certo punto esce. Te-niamo conto che l’opera nasce per il popolo, quindi il suo linguaggio è sem-plice; paragoniamo le trame, con una forzatura, a quelle delle attuali soap opera. In più i giovani, con iniziative particolari, si sono avvicinati, per di più c’è un cambio generazionale che porterà interesse. Questo momento non è confortato dal sostegno eco-nomico degli enti pubblici. Quanto le mancherà l’Arena e

quanto lei mancherà all’Arena?Posso dire che a me mancherà tan-tissimo, perché è una macchina me-ravigliosa in cui lavorano tantissime persone che hanno passione. Voglio ringraziare tutti i miei collaboratori e i lavoratori della Fondazione Arena di Verona, che ogni anno riescono a met-tere in scena uno degli spettacoli più belli del mondo, oltre che complesso. Sono stati due anni intensi e pieni di soddisfazioni.Se dovessimo scegliere un’aria che descriva il suo stato d’animo, che aria sentiremmo?(Rubiamo una risata, ndr.) Per gli amanti di Rossini, direi di ascoltare “Il Barbiere di Siviglia” in cui c’è un’aria che descrive questa situazione.

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Con gli sfarzi natalizi iniziati un mese prima del dovuto, il festante serraglio dei personaggi televisivi ha una dop-pia mole di lavoro: mantenere sveglio il pubblico e nel contempo fare finta di “dreaming for a white Xmas”. Ob-bligatorio abusare di alberelli e seco-lari canzoni a tema, parlare di storie struggenti e prodigarsi per raccoglie-re fondi “a favore di...”.Del resto anche questa è una tradizio-ne, che piaccia o no, della tv e quin-di dell’Italia. Fortunatamente però esistono anche consuetudini piace-voli, personaggi che hanno lasciato un’impronta nella storia del piccolo schermo, professionisti di una tv da

gustare e non da divorare. È il caso di Piero Angela, che proprio lunedì scorso ha festeggiato 30 anni di atti-vità al comando di “Quark” e di “Su-perquark”, celebrando l’evento con una puntata speciale che ha riper-corso le tappe significative della tra-smissione, dal 1981 a oggi. In questa occasione 3,7 milioni di telespettato-ri hanno scelto una tv di qualità, che non urla per attirare l’attenzione, ma che ottiene successo per il valore dei contenuti e l’eleganza della forma. Piero Angela è un personaggio signi-ficativo di Rai Uno. Prima la profes-sione di giornalista, come corrispon-dente estero e come cronista, e poi

la carriera di conduttore: un succes-so che abbraccia tutta la storia della Rai, dal 1952 a oggi. Con “Quark” Pie-ro Angela ha dato vita a un “gioiello” di casa Rai: un approccio gentile e fa-miliare nei confronti dei telespetta-tori, un atteggiamento professionale e preciso verso gli argomenti trattati con estrema semplicità, consapevole del pubblico eterogeneo e per la mag-gior parte digiuno di nozioni scienti-fiche. In un’intervista, Angela spiega il suo modus operandi nell’ideazione del programma: “Puntare alla più alta soglia dei contenuti con la più sem-plice soglia del linguaggio. È in quel varco che possono entrare pubblici

numerosi e diversi”. Filmati di quali-tà con spiegazioni esaustive, coadiu-vati anche da brevi cartoni animati – disegnati da Bruno Bozzetto – che aiutavano a entrare con leggerezza e senza pregiudizi nel mondo della scienza e della tecnologia. Nel cor-so degli anni “Quark” e “Superquark” si sono occupati in sostanza di tutto lo scibile umano: storia, natura, uni-verso, civiltà, letteratura, economia, ambiente, meccanica, medicina, psi-cologia, musica… Esperto pianista, Piero Angela ha saputo tradurre lo stile e la classe della musica jazz nella creazione di quello che a oggi resta il miglior programma di divul-

gazione scientifica della tv italiana (e forse l’unico).Da queste sue parole, che vogliono spiegare un atteggiamento nei con-fronti della vita, possiamo ricavare anche un insegnamento per tutto il mondo della televisione moder-na: “Gli individui che incontrano il maggior successo (e non solo con le donne) solitamente sono forti dentro e cortesi fuori. È un po’ come per il pianoforte. Ricordo sempre quello che mi diceva la mia vecchia inse-gnante di pianoforte: per avere un buon tocco occorrono dita di accia-io in guanti di velluto... Forse anche nella vita è così”.

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Hanno qualche ragione i critici ame-ricani, che non sono impazziti per il secondo episodio dello “Sherlock Holmes” diretto da Guy Ritchie, su-bito campione d’incassi in Italia. “Un film nello stesso tempo iperattivo e pigro”, lamenta il “New York Times”: “Non c’è reale intrigo, mistero o su-spense e nemmeno il vago sentore di qualcosa a rischio”. Tutto vero, ma con questi e altri limiti “Gioco di ombre” resta uno spettacolo son-tuoso, un giocattolo che dall’inizio

Lunedì 26 dicembre nella chiesa parrocchiale di S. Giovanni Evangelista si esibirà Robin Brown con The Triumphant delegation. L’esibizione è finalizzata alla raccolta fondi per il banco alimentare della Caritas parrocchiale “Suor Pasquale”. Ingresso, previo ritiro coupon con offerta libera, minimo 5 euro. I coupon si ritirano presso la segreteria del Centro culturale “Il chiostro” da lunedì a sabato (15-18).

mplimenti all’Associazio-ne Palcogiovani, con un plauso particolare all’in-faticabile Christian Delai, che con grande passione

e crescente competenza è riuscita anche quest’anno a portare nelle edi-cole bresciane l’undicesimo episodio del cd “… Gói de cöntàla?”. Piccole storie in musica che vanno a costi-tuire una raccolta di canzoni che pa-iono legate da un senso comune, da ricercare nel linguaggio “nostro” ma ancor di più nell’idea di attribuire un significato sempre più intenso e vero alla tradizione locale, fatta di humus dal quale continuamente attingere. Le canzoni presentano fin dal primo impatto un ottimo sound, e nel com-plesso questa pubblicazione risul-ta essere forse la più omogenea ed elevata dell’intero lotto. Pur senza la presenza di alcuni dei più insigni rappresentanti della canzone dialet-tale bresciana, come i due Cinelli e i grandi Luf, i 14 protagonisti di questo disco mettono in campo buone do-ti che piacciono principalmente per la freschezza e la molteplicità di stili. Il primo brano è “Compàgn de ‘n gnàro” di Sergio Minelli, che con-ferma la sua graduale crescita e che spende molte energie per l’intero progetto.

Prima partecipazione a questa rac-colta per il funambolico Isaia Mori, che con la sua orchestra di Radio Clochard regala l’ottima “Maja föm”, dedicata ai pompieri. La Selvaggi band con “Accensione a strappo” (testo di Alessandro Ducoli e Roberto Bettinsoli), si ispira ai so-cial network, mantenendosi sui con-sueti binari del folk, speziato di soul grazie al trombone di Doriano Zappa. Sempre grande l’orobico Bepi con i suo Prismas, che spinge a mille con il potente rock di “Castègna gengia”. Il fedelissimo Daniele Gozzetti presen-ta “La contrada del Diàol”, una scary song oscura e ottimamente scritta, sia a livello lirico che musicale. Come al solito molto azzeccata è la canzone dei Malghesetti, “Il mendi-co audace”, mentre stupisce la cre-scita dei “cugini” Valtrumplini, con un brano molto dark e violento co-

me “La càsa del gòb”, dalle sonorità molto curate. Accattivante è il dialet rap degli Ita-lian Farmer, duo che ci propone “Fan song”. Una new entry è anche Lorenzo Rec-ca & My Tranquill, che propongono il piacevole “Il bogi boogie”, pezzo per taglie forti. Partecipazione importante in que-sta compilation è quella del vetera-no Francesco Braghini, il padre della canzone dialettale moderna made in Brescia, che azzecca un pezzo eccel-lente come “Na bàla ‘n gran bèla”, uno scambio di coppia trattato con la con-sueta maestria ed eleganza. Da ascoltare anche tutti gli altri pro-tagonisti del cd, Renato Bertelli ed Emanuela Biancardi (“La càsa ‘n mon-tàgna”), La Cantina di Ermete (“Sali-da”), Caio de Ro (“Girasùl”), Pa &An-sia (“La Tecla”). Un bel disco, ottimo come regalo natalizio, da ascoltare col cuore e la mente mentre fuori il freddo imper-versa. Il disco si trova nelle edicole al costo di 12 euro abbinato alla rivi-sta “Müsica”. Il ricavato della vendita del cd servirà per sostenere le attività dell’Associazione Palcogiovani e della Fondazione Ant. Info al numero 335 7797944 o per mail a: [email protected].

01a C lda l a d C o na l a e ae m uoSSSSSSSS aa ll aa ddddddddddd eeeeeeeeeee lll lllllll aaa CCC ooooo mmmmmmmmm uuuuuuuuuu nnnnnnnnn ii ttttt àààààS a l a d e l l a C o m u n i t à

La semplicità è la necessitàdi distinguere sempre, ogni giorno, l’essenziale dal superfluo

ERMANNO OLMI Diocesi di BresciaGennaio 2012

VOCE S.A.S.

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alla fine lavora per sorprendere lo spettatore con un accumulo di cor-se, battute, effetti esplosivi, ritmi terremotati, debordanti scenogra-fie. E perfino un pizzico di cultura, tra una messinscena del “Don Gio-vanni” mozartiano e l’ascolto di un Lieder di Schubert.Non è poi così vero che il pirotec-nico Holmes di Robert Downey Jr. – giovane, muscoloso, esperto lottatore e naturalmente infallibile maestro di deduzioni – non c’entri

proprio nulla con l’originale creato da Arthur Conan Doyle. È piuttosto una traduzione del personaggio ade-guata ai tempi moderni, che porta all’estremo la follia e la deriva allu-cinatoria all’origine del suo talento investigativo. Contrapponendogli, nella nuova avventura, il suo esatto opposto: il raziocinante e diabolico professor Moriarty (Jared Harris), all’origine di una serie di attentati destinati a provocare un conflitto tra Francia e Germania dal quale il

professore è pronto a ricavare lauti profitti. Per fermarlo, Holmes riget-ta nell’azione il fido dottor Watson (Jude Law), che pensava ormai di essersi accasato. E lo lancia con sé come un proiettile attraverso mezza Europa, fino a un castello incastona-to tra le montagne svizzere dove ha luogo la partita a scacchi conclusiva.La fotografia ferrosa di Philippe Rousselot inquadra un mondo nel quale la tecnica si avvia a celebrare i suoi trionfi, dalla prima automo-

bile al proliferare di armi micidia-li. Anche il film di Ritchie mette in mostra la sua sofisticata ingegneria meccanica, tra accelerazioni e ralen-ti, complesse deduzioni concentrate in pochi secondi e pause di dialogo da vecchia commedia: perfetto, in questi segmenti, l’eccentrico fratello di Sherlock interpretato da Stephen Fry. Molto meno incisiva la zingara Sim di Noomi Rapace, che sostitui-sce purtroppo la Rachel McAdams del primo episodio.

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l 2011 è stato per il mondo ar-tigiano che fa capo a Confarti-gianato un anno tutto sommato positivo. “I nostri associati – ha affermato il presidente Eugenio

Massetti nell’incontro di fine anno con la stampa locale – hanno lavorato, mantenendo i livelli occupazionali”. Sforzi non indifferenti, spesso messi a dura prova dai ritardi nei pagamenti che ancora una volta, come ricordato anche dalla sigla via Orzinuovi, chia-ma il causa le responsabilità del mon-do del credito nell’acuirsi degli effetti della crisi. In questi scenari Confarti-gianato “ha lottato e affiancato i pro-pri artigiani – ha continuato Massetti – nella consapevolezza che la crisi è ancora al di là dal finire”. Non a caso in via Orzinuovi è stata aumentata la dotazione della cooperativa di garan-zia. “Il problema – è stata un’altra sot-tolineatura del Presidente – è che nel corso del 2011 gli artigiani hanno fatto ricorso al credito non per sviluppare le loro imprese ma per pagare i debi-ti. Per questo motivo giudico lungimi-rante la scelta effettuata dalla Camera di commercio di Brescia di mantene-re inalterata per il 2012 la quota desti-nata al sostegno del credito”. Anche Massetti, come altri rappresentanti del mondo produttivo bresciano, non ha mancato di esternare una doppia delusione nei confronti del governo, sia di quello politico costretto alle di-missioni che di quello tecnico a cui

la politica – oggi il Paese è affidato a un governo tecnico chiamato a sup-plire al fallimento della politica”. An-che se non l’ha detto a chiare lettere, per il presidente della Confartigiana-to bresciana è forte il rischio che “la toppa sia peggio del buco”. Le scelte operate da Monti, infatti, non con-vincono il mondo artigiano che guar-da con preoccupazione all’ennesimo inasprimento della pressione fiscale e alla totale assenza di misure che pos-sano favorire lo sviluppo e in grado di colpire le vere sacche di evasione fiscale. “Non è con i limiti ai prelievi bancari o i pagamenti in contanti am-

Napolitano ha affidato il compito di “salvare” l’Italia. “Dopo anni di fidu-cia incondizionata in un governo che si è sempre dichiarato amico degli ar-tigiani – sono state le considerazioni che Eugenio Massetti ha dedicato al-

Quanto costa la Chiesa? Tanto, trop-po secondo i sostenitori dell’aboli-zione di ogni genere di agevolazione da parte dello Stato, Ici in testa. Nei giorni scorsi il presidente della Cei, card. Angelo Bagnasco, quasi a smen-tire (se mai ce ne fosse bisogno) chi sostiene che la casta dei preti costa più di quella dei politici, ha affermato che lo stipendio di un vescovo, titola-re di quella che per i manager pubbli-ci viene definita “posizione apicale”

e che giustifica stipendi di parecchie centinaia di migliaia di euro l’anno, è di 1300 euro al mese. Va decisamente meno bene, tanto che sulla scorta dei criteri utilizzati dall’Istat potrebbero rientrare nelle categorie a rischio “po-vertà”, ai semplici sacerdoti. I dati che li riguardano non sono cambiati mol-to rispetto al 2007, anno in cui “la Re-pubblica” sollevò la prima polemica sui costi della Chiesa. All’epoca don Adriano Bianchi, da poco giunto alla

direzione di “Voce”, dichiarò il suo sti-pendio: 755,53 euro dall’Istituto dio-cesano per il sostentamento del cle-ro, altri 130 euro dalla curia, 40 dalla celebrazione di quattro messe dome-nicali (a 10 euro l’una) per un totale di 925,53 euro al mese. Il conto delle spese assommava a 585 euro. Al sa-cerdote restavano allora, come oggi, ben 340 euro al mese. Cifre lontane da quelle della politica e non certo da casta.

messi sino a 1000 euro che si combat-te l’evasione – ha dichiarato Massetti –, soprattutto quella in giacca a cra-vatta”. Troppe tasse, quasi 3,5 punti di pil, rischiano di bloccare le imprese artigiane al pari di un proliferare in-controllato di burocrazia fortemente penalizzante (un caso su tutti il Sistri per la tracciabilità dei rifiuti “che un artigiano è costretto a osservare an-che quando deve smaltire il materia-le prodotto dall’abbattimento di una parete, mentre si accetta che tonnel-late di rifiuti pericolosi finiscano nella realizzazione di importanti infrastrut-ture” come affermato da Massetti).

Sta destando preoccupazione il cosiddetto decreto “salva Italia” anche nel Gruppo del Nord Est per l’edilizia residenziale pubblica. Un prevedibile (e previsto) salasso di vari milioni rischia infatti di azzerare la costruzione di nuovi alloggi pubblici destinati alle fasce deboli. L’allarme è stato lanciato dall’Assemblea del Gruppo che si è riunita nel giorni scorsi nella sede dell’Ater di Treviso, alla luce delle norme introdotte dal governo Monti.

In base alla manovra “lacrime e sangue”, dovranno pagare l’Imu, la nuova Imposta municipale unica, anche gli alloggi sociali di edilizia residenziale pubblica, di proprietà e gestiti dalle Aziende per l’edilizia residenziale. Nel Bresciano, per fare l’esempio più diretto, si tratta di circa 10mila alloggi e una imposta da 300 euro ad abitazione (ma le cifre dovranno essere ulteriormente precisate) significherebbe un esborso di oltre 3 milioni. Sostanzialmente –

viene precisato – si ripresenta la situazione che vigeva prima della normativa varata nel 2008. Anzi, la situazione è pure peggiorata, in quanto priva le Aziende della possibilità di usufruire delle detrazioni riconosciute a tutte le fattispecie di immobili assimilati all’abitazione principale. Un taglio che arriva in un momento di crisi in cui lo Stato e le Regioni hanno bloccato l’erogazione dei contributi destinati al settore dell’edilizia sociale.

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farmacisti non sono una casta. L’affermazione perentoria è di Clara Mottinelli, presi-dente di Federfarma Brescia che, nel tradizionale incontro

di fine anno con la stampa locale, ha voluto difendere la categoria nei giorni scorsi al centro di pole-miche per la ferma opposizione a quella parte di manovra economi-ca che prevedeva la liberalizzazio-ne dei farmaci di classe C anche nelle parafarmacie e nei corner dei centri commerciali. I rappor-ti tra Monti e i farmacisti (come si legge nel box a fianco) hanno raggiunto livelli di alta tensione (tanto da arrivare alla minaccia di una serrata delle farmacie) nei giorni scorsi, all’atto di presenta-zione di quello che lo stesso Primo ministro aveva definito “decreto salva Italia”. Nel documento fi-gurava anche un lungo elenco di privatizzazioni. Le uniche ad ave-re conquistato la ribalta, proprio per la tenace opposizione dei loro rappresentanti, quelle dei tassisti e, appunto, quelle delle farmacie. L’opposizione, come ha precisato a più riprese Clara Mottinelli, non è stata motivata da ragioni di casta, ma soltanto dalla volontà di non vedere bloccato quel cammino di ammodernamento della farmacia come presidio sanitario sul terri-

torio. Aprire il campo alle ventila-te liberalizzazioni avrebbe, per la presidente di Federfarma Brescia (l’associazione delle farmacie pre-senti sul territorio) bloccato l’evo-luzione della farmacia italiana av-

La diminuzione della popolazione in età lavorativa in diversi Paesi Ue determina un aumento della domanda di personale altamente qualificato che entro il 2020 dovrebbe tradursi in almeno 16 milioni di nuovi posti di lavoro. Se l’Europa vuole rispondere a questa sfida, deve affrontare le attuali carenze di personale, ad esempio avvalendosi di professionisti altamente qualificati e disposti a trasferirsi in altri Paesi Ue. Per questo motivo la Commissione ha

proposto la revisione della direttiva sulle qualifiche professionali, con l’obiettivo di semplificare le regole per la mobilità dei lavoratori altamente qualificati in Europa. Tra le novità principali, si introdurrà una tessera professionale europea che consentirà un riconoscimento più facile e rapido delle qualifiche. Saranno presi in considerazione aspetti che riguardano le preoccupazioni dell’opinione pubblica sulle competenze linguistiche e la mancanza di mezzi

efficaci per la segnalazione di errori professionali, in particolare in ambito sanitario. La direttiva sulle qualifiche professionali è essenziale per consentire agli operatori di avviare una nuova attività o di trovare un posto di lavoro in un altro Paese Ue. Il commissario per il Mercato interno e i servizi, Michel Barnier (nella foto) ha dichiarato: “L’Europa sta affrontando numerose sfide. Una di esse sarà l’aumento della domanda di personale altamente qualificato

in tutta l’Ue. La proposta sulle qualifiche professionali risponde all’esigenza di disporre di un buon sistema di riconoscimento delle qualifiche per sostenere la mobilità dei professionisti di tutta Europa. In questo modo sarà più facile trasferirsi laddove si prospettano offerte di lavoro, contribuendo così alla crescita dell’economia europea. Sono convinto che l’idea di una tessera professionale europea, sotto forma di certificato elettronico, sia la giusta via da seguire.”

macisti bresciani possono dunque concrentrarsi, come ribadito dalla loro rappresentante, sulla conclu-sione di un percorso impegnativo che nel 2012 porterà la farmacia bresciana a entrare nell’assisten-za domiciliare integrata. “Siamo così lontani da una mentalità lob-bystica – sono ancora considera-zioni di Clara Mottinelli – che sia-mo pronti a bandire un concorso straordinario per soli titoli e in 120 giorni aprire nuove farmacie, per dare l’opportunità ai non titolari e ai farmacisti rurali di aprire nuove farmacie”. Quello che molti farma-cisti hanno contestato alla proposta di liberalizzazione di Monti é di aver puntato soprattutto su un piano eco-nomico. “Se ci abbandossimo a lo-giche puramente economiche – è la puntualizzazione della presidente di Federfarma – molti di quei titolari di farmacie delle zone rurali e disagiate potrebbero essere tentati di spostare i loro esercizi in territori commercial-mente più appetibili aprendo la stra-da a una vera e propria desertifica-zione”. C’è il caso della sorte toccata ai negozi di prossimità all’apertura dei grandi centri commerciali a testi-moniare che il rischio paventato dal-la Mottinelli potrebbe trasformarsi in un disservizio per il territorio. Di qui la difesa strenua del servizio offerto e non della casta che lo offre.

viata con la legge 69 del 2009, “una normativa – sono ancora conside-razioni di Clara Mottinelli – che ha comportato per ogni singola farmacia un impegno economico e progettuale non indifferente”. Per questo motivo la fuoriuscita dal-la farmacia dei farmaci sottoposti all’obbligo di prescrizione medica (C) avrebbe rischiato di portare al collasso il sistema delle farmacie, con il conseguente impoverimento di larghe fasce del territorio bre-sciano. La decisione è poi rientra-ta e la polemica, almeno per il mo-mento, pare essere rientrata. I far-

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empo di Natale e, imman-cabilmente, tempo di bi-lanci. Per un anno che se ne va, uno è già pronto a cominciare. Con i mi-

gliori propositi, si spera. La coper-tina, troppe volte dedicata al calcio, stavolta va di diritto al basket. Alla Centrale del Latte Brescia, per la pre-cisione, che – dopo essere tornata in vita a distanza di oltre 15 anni – nel 2011 ha prima conquistato la pro-mozione in Lega 2 (il secondo cam-pionato italiano per importanza) per poi veleggiare in testa alla classifica nella stagione corrente. Ai biancoaz-zurri del canestro vanno sicuramente molti “dolci” da mettere sotto l’albe-ro o nella calza della Befana. Tanto carbone – e qui veniamo alle dolen-ti note – per il Brescia Calcio. Dalla retrocessione in serie B alla difficile permanenza addirittura nel campio-nato cadetto. La vittoria di Livorno ha risollevato le Rondinelle dalla zo-na play out ma il futuro della socie-tà resta incerto. Il tutto nell’anno del Centenario, proprio non ci voleva. E a gennaio si tornerà a parlare di mer-cato (almeno si spera se non si vuol finire in Lega Pro). Tornando ai buo-ni propositi, invece, il secondo posto del podio va sicuramente al Cammi Calvisano di rugby. Tornato nel mas-simo campionato dopo due anni di purgatorio, la formazione giallonera ha prima richiamato in panchina una

vecchia volpe come Cavinato (il mi-gliore sulla piazza per far crescere e valorizzare i giovani) e a sorpresa è lì a giocarsi lo scudetto. Chi l’avreb-be detto: e meno male che l’obietti-vo iniziale della società era quello di conquistare una tranquilla salvezza. Restando in provincia, ben auguran-te è il ritorno del volley (seppur di A2 femminile) a Montichiari, per anni vanto della pallavolo nazionale con

la Gabeca Montichiari poi emigrata a Monza. Rientrando in città, avanti con la pallanuoto di A1 e la rinasci-ta del nuovo Brescia. Della vecchia società è praticamente rimasto il so-lo direttore sportivo Piero Borelli e il tecnico Alessandro Bovo. Anche questo, al pari del basket, può es-sere considerato un altro miracolo sportivo. Si parlava di fallimento, invece è arrivato il primo posto in

Esclusa la mancata medaglia di Federica Pellegrini nei 400 stile libero, gli Europei in Polonia sono stati un grande successo per l’Italnuoto. Oltre a Fabio Scozzoli, capace di vincere e di fare la differenza anche in staffetta, Filippo Magnini non ha tradito le attese nei 200. Si esce con la convinzione che la nostra scuola resta tra le migliori d’Europa e non soltanto sul fronte maschile, dove all’argento di Dotto, e al bronzo di Orsi si è aggiunto l’insperato oro della 4x50. Anche tra

le donne, infatti, grandi progressi, con un insperato bronzo nella 4x50 stile: almeno qui la Pellegrini ha dato una spinta decisiva. Sul suo flop individuale, invece, si discuterà a lungo, ma siamo certi che sia stato solo un incidente di percorso. Quando gli appuntamenti conteranno davvero, come a Londra 2012, rivedremo la solita furia in vasca. Giganteschi i progressi dimostrati da Ilaria Bianchi, che nella farfalla ha strappato un bronzo di grande spessore.

“Se no che gente saremmo” è una con-siderazione affettuosa, che racchiude gli insegnamenti di una vita vissuta in famiglia da un uomo che al pubblico più vasto è noto per essere stato un calciatore, simbolo dell’Inter di Her-rera e poi bandiera. Gianfelice Fac-chetti ripercorre nel libro (Longanesi) la storia di un rapporto padre e figlio, ma anche l’intera vicenda di un uomo, senza essere una biografia, “perché non avrei potuto avere l’oggettività

che si richiede a un biografo”, spie-ga in libreria dell’Università Cattoli-ca, accompagnato dal giornalista Rai Enzo Creti e da Giovanni Gregorini. Facchetti, che per errore del tecnico argentino divenne Cipelletti, rimase “Cipe”, “un omone grande e buono, con un retroterra valoriale che oggi si fatica a trovare in buona parte del mondo del calcio”, spiega Creti, non senza l’influenza di un’amicizia dura-ta negli anni con il figlio Gianfelice.

“Giocare, resistere e altre cose impa-rate da mio padre Giacinto” è il com-plemento del titolo, che rivela “la vo-lontà di restituire a chi l’ha stimato in passato e lo stima tutt’ora l’immagine di mio padre – ha spiegato l’autore – e ho deciso di fare quest’operazione cinaue anni dopo la sua morte, per poter avere la distanza necessaria per ripercorrere la storia della mia fami-glia con lui in salute, nella malattia e, infine, senza di lui”. Nel libro, anche

accenni alle polemiche estive legate alla prescrizione dell’Inter per i fatti di calciopoli, “perché non esiste che si formuli un atto di accusa nei con-fronti di una persona che non c’è più e non può difendersi”. Ai tifosi che gli hanno chiesto della sua apertura ver-so la restituzione dello scudetto, ha ri-sposto: “La mia era una provocazione. Mettiamolo sul tavolo e vediamo chi ha il coraggio di riprenderselo”. Al-tro che “tavolo della pace”, insomma.

classifica fino alla scorsa settimana. Senza dimenticare la crescita di Cri-stian Presciutti, ormai punto fermo della nazionale azzurra. Restando in acqua, permetteteci un augurio par-ticolare a Paolo Bossini tornato a gareggiare dopo un tumore. Questo è il miglior successo sportivo “made in Brescia”. E l’esempio che volere è potere: contro tutto e tutti. Non c’è crisi che tenga.

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el mondo del ciclismo il 2012 sta già bussando alle porte. Una grande novità, infatti, consiste nell’ac-cordo stipulato tra Csi

e Federazione ciclistica italiana per promuovere le due ruote nelle nuove generazioni all’interno degli oratori di tutto lo Stivale. Brescia ha già un pic-colo vantaggio, avendo organizzato nella stagione che si sta concludendo numerosi momenti di svago per bam-bini in sella alle loro biciclette. Even-ti importanti, dove l’ampia presenza è stata sinonimo di successo. Le tap-pe di Montirone, Pezzoro, Provaglio d’Iseo e Barco di Orzinuovi, infatti, sono rimaste impresse nei ricordi de-gli addetti ai lavori arancioblu. Que-sto accordo nazionale certifica l’im-portanza della linea verde e rinnova l’impegno del comitato bresciano ad investire i propri sforzi in ambito poli-sportivo. Intanto prende forma anche il calendario riservato agli adulti. La gara d’esordio del 2012 su strada sarà il 19 febbraio a Borgosatollo, e rien-trerà nelle sei prove del campionato Inverno-Primavera. Confermato an-che il Loda Tour, seppur con alcune modifiche, mente la piccola Roubaix lascerà posto a una nuova prova. Si preannunciano grandi novità anche nel campionato Cronometro, specia-lità che nel 2011 ha riscosso le mag-giori partecipazioni. Sarà il sabato il giorno dedicato, con ogni probabili-tà, al campionato Montagna, mentre

Sarà un Natale speciale per l’Uso Bovezzo, che sotto l’albero troverà in premio il riconoscimento del Coni. La società giallorossa metterà così in bacheca una medaglia per l’attività di spicco che svolge da anni. Dalle motivazioni si evincono i meriti del sodalizio di Marino Prandi: “L’Uso Bovezzo accompagna da 29 anni bambini e ragazzi nel loro percorso sportivo affiancandoli durante la loro crescita educativa e psicomotoria, annovera tra le proprie attività calcio, basket,

pallavolo e ginnastica artistica. Attualmente conta circa 250 tesserati. Collabora sul territorio con altre associazioni sportive e condivide con i piccoli associati progetti solidali. Da un paio d’anni è a fianco dell’Associazione bambino emopatico e dell’Associazione Abe & Friends a sostegno dei bimbi del reparto pediatrico di oncologia dell’Ospedale Civile”. Un curriculum di tutto rispetto che rappresenta un modello da seguire e un vanto per tutto il movimento ciessino.

il calendario della mountain bike sa-rà rivisto. Addio alla maglia inverna-le e largo ad una competizione di 14 tappe su tutta la stagione. Sul fron-te regionale sarà ancora Brescia ad ospitare l’evento clou lombardo, e la candidatura di Villachiara per il 26 maggio (gara organizzata dalla Peda-le Orceano Piemonti Costruzioni) è la più quotata. Il Campionato nazionale

si svolgerà dal 21 al 23 settembre, ma la location è ancora top secret. Conto alla rovescia per la prima pedalata del 2012, prevista per il 6 gennaio con la Befana Bike di Orzinuovi, gara amato-riale con una raccolta di fondi, poi si inizierà a fare sul serio con il III Cross delle Torbiere a Clusane d’Iseo (22 gennaio) e il XIV Trofeo S. Angela Me-rici a Desenzano (29 gennaio). Grandi appuntamenti, insomma, ma per ora pensiamo al Natale, con una vigilia all’insegna del ciclismo in piazza Ga-ribaldi a Iseo. Alle 14.30 si svolgerà la seconda edizione della Pedala con Babbo Natale, pedalata in paese con i bambini della scuola di mountain bike Diavoli Rossi. Seguirà rinfresco.

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Tetto agli stipendi nellapubblica amministrazione

Egr. direttore, da diversi anni vado sostenendo che certi stipendi stabiliti per direttori o dirigenti di aziende o di società, pub-bliche in particolare, è uno scandalo che grida vendetta verso milioni di persone e famiglie alle prese con gra-vi ristrettezze economiche.In queste mie considerazioni aggiun-gevo che, se la responsabilità di un dirigente può anche giustificare una determinata retribuzione, con il pen-sionamento siamo tutti dei comuni mortali, e pertanto non devono esse-re concesse pensioni oltre una cer-ta soglia.Oggi, vista l’impossibilità di intro-durre aliquote Irpef più pesanti per i redditi molto elevati, credo sia indi-spensabile porre un tetto massimo agli stipendi derivanti da rapporto di lavoro anche per coloro che hanno responsabilità dirigenziale.Poiché è risaputo che gli stipendi e salari medi, di operai o impiegati, non arrivano ai 2000 euro mensili, credo che al massimo si possa arrivare a cinque volte tale cifra.Questa mia convinzione è suffragata dal fatto che gli stipendi “d’oro” e le conseguenti pensioni da “principe” sono poche come numero, ma con-sumano ingenti risorse pubbliche. Inoltre, alcuni soggetti, anche parla-mentari, percepiscono due o tre pen-sioni, (come se avessero lavorato per cento anni).I mali dell’Italia consistono negli erro-ri, o vizi, del passato che hanno per-messo di consolidare troppi privilegi, definendoli dei diritti acquisiti. Attual-mente occorre un consenso molto ampio per debellare la corruzione, il

malcostume, stanare le evasioni, con-tribuire in modo equo al risanamento del debito per poter ritornare a garan-tire i servizi sociali essenziali, in uno Stato di diritto.Le storture di un sistema liberista senza regole hanno prodotto un forte aumento della povertà reale di mol-tissimi italiani, in primis le famiglie con tre o più figli a carico. Nello stes-so tempo un dieci per cento circa di persone detengono ingenti patrimoni, in Italia o nei paradisi fiscali vicini. E il precedente governo di Berlusconi li ha favoriti con il condono.Serve un impegno comune di tutte le persone che vivono onestamente per ridurre queste enormi disuguaglianze sociali. È un dovere di civiltà. Giuseppe Delfrate

Il grazie dello Svi

Egr. direttore,a nome dello Svi la ringrazio sentita-mente per la bellissima recensione al libro del caro amico Aldo Ungari, pub-blicata nell’ultimo numero di “Voce”. È solo grazie all’attenzione della stampa locale che riusciamo a far percepire ai bresciani che l’impresa iniziata più di 40 anni fa da giovani pionieri, fra cui il nostro Aldo, conti-nua nella sua missione di attenzione e vicinanza ai Paesi poveri, secondo le indicazioni del Papa bresciano nel-la Populorum progressio. A maggior ragione siamo contenti nel ricevere una volta ancora l’attenzione da par-te del giornale della diocesi, di cui ci sentiamo parte attiva.Il nostro lavoro continua con i proget-ti attualmente aperti: quattro in Africa (in Burundi, in Zambia, in Uganda e in Mozambico) e due in America La-tina (in Brasile e in Venezuela), con

l’impegno di 16 giovani volontari e due senior. Nel caso volesse dedicare spazio a ulteriori approfondimenti alle attivi-tà dello Svi nel corso del nuovo an-no, mi consideri pure il referente a sua disposizione.Colgo l’occasione per porgere a Lei e a tutta la redazione i più sentiti au-guri di un Santo Natale e felice anno nuovo. Mario Piazza

Quel re nato nella stalla

Egr. direttore,ogni anno nei giorni del Natale, ascol-tiamo più di una volta gli evange-listi raccontare la nascita di Gesù come una specie di carta d’iden-tità così concepita: nome: Gesù, Jesus; padre legale: Giuseppe, Jo-sef; cognome: Ben-Josef (figlio di Giuseppe); madre: Maria, in ebrai-co Myriam; luogo di nascita: Bet-lemme di Giudea; data di nascita: ai tempi di re Erode, durante il primo censimento di Quirino go-vernatore della Siria tra il 4 o il 6 a.C.; residenza: Nazaret di Galilea, in seguito Cafarnao e poi senza fis-sa dimora; stato civile: celibe; pro-fessione: carpentiere, poi predica-tore ambulante; segni particolari: nessuno. Ebbene da questa scheda anagrafica voglio estrarre e appro-fondire il Natale di Gesù. Maria e Giuseppe, nell’imminenza della na-scita del Bambino, si spostano da Nazaret a Betlemme attraversando praticamente tutta la Palestina. Il viaggio è provocato dalla necessi-tà di farsi registrare in occasione del censimento indetto dall’impe-ratore Augusto, un gesto di ob-bedienza civile che si inserisce

provvidenzialmente nel disegno divino. A Betlemme, Gesù nasce nella confusione delle operazioni del censimento e nella solitudine di una grotta. Nel villaggio, l’ospi-talità era problematica per l’ecce-zionale afflusso di non residenti, l’albergo disponeva di pochissimi ambienti riservati e non si trovò di meglio che una delle grotte adibite a rifugio di fortuna e a dare rico-vero alle bestie. Gesù nasce, dun-que, in povertà, un modo di vivere squisitamente evangelico e in cir-costanze che escludevano quelle comodità da chiunque ritenute in-dispensabili per la venuta al mon-do di una creatura. Gli bastano le cure materne di Maria, le fasce in cui essa l’avvolge, la presenza pro-tettrice di Giuseppe: si componeva così il quadro della Santa famiglia. Un alto silenzio incombeva quella notte a Betlemme mentre si com-piva l’evento che avrebbe segnato l’inizio di una nuova storia, l’av-vento nel cuore dell’umanità di una speranza immensa. I primi a farne esperienza furono alcuni pa-stori che vegliavano il gregge nei campi vicini, dove mille anni pri-ma Davide giovinetto conduceva il suo armento. Nulla vieta che i pastori della notte santa fossero, a dispetto dei malpensanti, anime buone, essi, infatti, accolgono con devozione ed entusiasmo il privi-legio che li ha immortalati; in ogni caso, Gesù chiama per primi intor-np a sé gli emarginati da un certo mondo e spalanca loro le porte del Regno di Dio. Il firmamento di Betlemme si riempì di una folla di angeli, è la più grandiosa manife-stazione angelica della Bibbia, co-me se il cielo si fosse proteso sulla

terra in un’ansia di riconciliazione e a invitare l’umanità a mirare in alto, a trovare in Dio la soddisfa-zione dei desideri d’infinito. Gesù è dunque nato in una grotta. Questa notizia, per noi abituati ad accetta-re una nuova vita nel caldo tepore di una casa, dice povertà estrema, solitudine e tutto quanto ci hanno ricamato sopra predicatori e poe-ti. I primi cristiani, anche in que-sto caso, andarono facilmente ol-tre questo sentimentalismo più o meno gratuito e fermarono la loro riflessione su quel bambino che ai loro occhi era solo il figlio di Ma-ria. Riuscirono a operare un nuo-vo miracolo trasformando quella grotta tenebrosa in una caverna di luce, con Cristo, il nuovo sole sorto nel mondo che finalmente splende-va su Israele. Dio si è fatto uomo e figlio e il figlio piange disorientato agitando le mani nell’aria. È appe-na nato, ma Maria sa di averlo ama-to da sempre. Lo guarda rapita da un simile miracolo mentre prova a stringerlo senza fargli male; il suo uomo Giuseppe assiste alla scena desideroso di prendervi parte. C’è luce tutto intorno... A volte mi sco-pro a immaginare la Sacra famiglia nel giorno di Natale immersa nel-la normalità dell’esistenza umana. C’era una volta Natale tutto per la gente, aveva un significato diverso e profondo. Era la festa della fa-miglia, ognuno a riconciliarsi col vicino e col lontano, i piccoli e i grandi a gustare le buone e sem-plici cose fatte in casa, ed era la festa del mondo, perché la nascita è l’atto supremo dell’uomo, lo stato perenne della vita. Questo è il dop-pio mistero del Natale cristiano, come nascita in sé e come mistero

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UNIONE STAMPA PERIODICA ITALIANA

FEDERAZIONE ITALIANA SETTIMANALI CATTOLICI

Associato Associato

dell’incarnazione. Un Natale così è senza tempo, un dicembre che ti riempie per un anno, fino a dicem-bre dell’anno successivo. Oggi è un altro Natale, degradato a semplice ricorrenza. Il Natale di oggi ha per-duto quasi del tutto la sua incon-fondibile identità: è sempre meno religioso e domestico, è sempre più pagano ed edonistico. Il Natale og-gi è uscito di casa, i suoi riti va a celebrarli in luoghi che hanno per scenografia le strade scintillanti e caotiche delle città. L’opulenza dei negozi e le stazioni di villeggiatura. I pranzi fatti in casa sono soltanto un vago ricordo; oggi tutto è pre-confezionato, si deve soltanto pren-dere, pagare, aprire, dare, ricevere, gustare, indossare, buttare. Il Nata-le è cambiato perché è cambiato il paesaggio degli uomini. È Natale e a Natale si può fare di più, e a Na-tale si può amare di più.

Edmondo Del Prete

Il futuro è già iniziato, anche nelle nostre città

Egr. direttore,ho ancora nel mio cuore le parole del card. Tonini, in merito ai pro-blemi dell’immigrazione, era il 1995 nella chiesa di Roccafranca. Tutte le volte che passo per le vie della mia città, oltre alla normale curio-sità, in questa mia città abitano persone non straordinarie, ma che sono riuscite in qualche modo ad affrontare o superare i tanti proble-mi della vita, in questa città mi ren-do conto quanta gente ci conduce all’interno del coraggio, nella pas-sione, nell’amore e nel talento che contraddistingue gli italiani. Più

passo e più mi rendo conto della differenza razziale, il pensiero e la ragione prende la via confidenziale e assume pensieri-toni senza pau-ra, equilibrati: “Voglio raccontarvi l’emozione che ogni mattina provo vedendo dalle vie del centro stori-co gruppetti di bambini con i loro zainetti pieni di cultura con sguar-do fiero avviarsi verso la casa del-la scuola. E tutte le volte mi giro e guardo con nostalgia i bambini che attendono l’entrata e vi confido che tutte le volte mi viene un magone. Mentre li osservo noto che gli stra-nieri sono molto di più e quello è il nostro futuro che è il simbolo dell’integrazione. Secondo le pre-visioni, nel 2050 gli scolari stranie-ri saranno la maggioranza, allora sono andato a guardare nel nostro presente per capire il nostro futu-ro”. Ed effettivamemte mi soffermo in questa scuola particolare, ascol-to le voci dei bambini della scuola elementare (la stessa dove studia-rono molti miei concittadini meri-dionali) oggi con la più alta densità di allievi extracomunitari della mia città. Una scuola che da sempre ha accolto le grandi ondate migrato-rie dal Sud alla periferia del Cairo, passando dall’India, 16 nazionali-tà differenti, insomma il mondo in una scuola, una vera babele. Invece questa scuola insegna a tutti colo-ro che temono la diversità e il con-fronto, è un modello di integrazio-ne vera, dove i bambini si sentono italiani, con regole uguali per tutti, disciplinatissimi nei loro grembiu-lini senza fiocco ma con un senso molto alto del rispetto, dell’educa-zione. Bambini che hanno grandi aspirazioni, tanta voglia di appren-dere, forza, determinazione, assor-

bono tutto con avidità e vogliono che l’Italia sia la loro Patria. Han-no capito che attraverso l’istruzio-ne avranno un futuro. A guardare con quale entusiasmo questi piccoli vanno dentro questa scuola sembra tutto facile, sono convinto che le le-zioni sono altamente partecipative e coinvolgenti, quella di musica offre la possibilità di conoscere sonorità diverse, percussione e ritmi africa-ni, danze di altre nazioni e loro mano nella mano, con colori di pelle che si mescolano, giocano e imparano nel confronto, e sognano di fare, l’avvo-cato, il calciatore, l’attrice, la par-rucchiera, la maestra. Alla domanda cosa è l’Italia rispondono: pace, ban-diera, Brescia, stivale e casa! Questa scuola gli ha regalato un’identità. Un piccolo miracolo, una scuola con le capacità di mettere insieme mondi diversi. Ma anche le più belle favo-le cozzano contro l’attuale politica e quando le cose non funzionano bene in Italia con la diffidenza e il pregiudi-zio che isolano le coraggiose maestre di frontiera, che ci mettono tutto il lo-ro impegno, è qui che si sente più for-te che altrove la voglia di resistere, di ritrovare un’idea di quartiere e di comunità: attorno a una scuola che sembra Fort Alamo. Una scuola che riesce a mettere insieme gente e sto-rie diverse di un quartiere smisurato. Ma è lì, il nostro futuro, ed è multiet-nico. Se pensiamo al 2050 ci sembra una data lontanissima, invece quel futuro è già iniziato…e gli esempi di funzionalità ci sono e allora perché renderli vani? Prendiamo spunto dai piccoli che sono capaci di fare quello che non sanno fare gli adulti: cerca-no di stare insieme. Storie di persone che non si arrendono alle difficoltà della vita di tutti i giorni, ma anzi le

usano per avere ancora più forza e coraggio per superarle e rendere pos-sibili le loro idee anche a prezzo di grandi sacrifici. “Il Santo Padre – ha detto il nostro vescovo Monari – ha pronunciato parole forti, radicali e inequivocabili sul rispetto dei diritti ‘inalienabili’ dei migranti, da rispet-tare sempre e da tutti. Ha parlato in particolare dei minori, del loro dirit-to alla scuola e all’inserimento nel mondo del lavoro. Di un’integrazione sociale che va ‘facilitata’ e non certo ostacolata per le cosiddette seconde generazioni. Ha parlato di Gesù ‘mi-grante’ e del Vangelo della solidarie-tà. Difficilmente chi vuol dirsi cri-stiano potrà più ignorare queste pa-role quando si troverà ad affrontare le questioni legate all’immigrazione. Nessun ‘Bianco Natale’ è tollerabile in un Paese di tradizioni cristiane”. Nella nostra cultura verso i bambini e verso gli anziani c’è massima atten-zione, per il patrimonio umano del futuro e per il patrimonio umano che ha reso grandi le nostre città. Auspi-co che chiunque nasca nel nostro ter-ritorio abbia diritto alla cittadinanza italiana. Meditiamo e prepariamoci alle sante feste.

Celso Vassalini

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