Lelio Demichelis_ La Techno-obesity

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Forme di vita postcapitaliste

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  • DettagliC Creato: 08 Febbraio 2016< Visite: 59

    (http://www.alfabeta2.it/)

    La techno-obesityNote sulla quarta rivoluzione industrialeLelio DemichelisTecnologia da ogni parte, app per ogni situazione, tutti doverosamente connessi, innovazioni affascinanti, incessanti e desiderabili pi di ogni altra cosa. Tecnica che un tempo molto tempo fa era solo un mezzo, mentre oggi siamo arrivati alla techno-obesity: a un eccesso di tecnica che ci aliena sempre pi da noi stessi, portandoci a condividere i (dis)valori di quella tecnica checi sta saturando il corpo e la mente.

    Sapere aude!, diceva Kant sognando un uomo illuminista, autonomo e capace di uscire dalla sua minorit, quindi non pieteronomo. Ma poi il sapere aude! lo abbiamo realizzato e declinato con modalit invertita rispetto a Kant, delegando ancora unavolta a chi sa tutto e soprattutto vuole sapere tutto di noi e della nostra vita (Big Data e Rete e Social network, come ieri laChiesa) il compito di decidere per noi. I dati che lasciamo nelle nostre libere navigazioni in rete permettono infatti a chi ha fattodei nostri dati il suo mezzo di produzione e di profitto di controllarci e indirizzare le nostre scelte, liberandoci dalla fatica discegliere e decidere. Pensare faticoso, la tecnica pensa per noi, conformarsi dunque facile e comodo, illusi di avererealizzato il general intellect marxiano.

    E cos, ogni giorno siamo attivati massmediaticamente a cercare il nuovo per il nuovo, a promuovere start-up, a fare i makers inservizio permanente effettivo: una sorta di pedagogia tecnologica ed economica (oltre che sociale), continua e incessante: unaGrande Narrazione che ha sostituito le Grandi Narrazioni religiose o politiche del passato per farci entrare esistenzialmente nellanuova, la quarta, rivoluzione industriale (la prima stata quella della macchina a vapore; la seconda quella della chimica,dellelettricit e poi della catena di montaggio; la terza, quella in corso ma in fase di superamento dellinformatica e dellarete). Quarta rivoluzione che comprenderebbe molte cose inutili e molto stupide (in maggior numero), come la Google Car, lestampanti 3D (grazie alle quali ciascuno potr costruire a casa propria ci di cui ha bisogno, in una sorta di digitalizzazione delmodello-ikea), linternet delle cose e soprattutto le app; alcune cose utili, come la genetica (parzialmente) e la bio-ingegneria e lapossibilit di sostituire pezzi del nostro corpo e curare malattie oggi incurabili; e altre cose ancora, come i robot soldato, i robotfarmacisti (!) e persino dicono una macchina intelligente capace di operare nei consigli di amministrazione delle imprese(macchina che forse ci risparmier lo scandalo dei bonus ai manager ma non i disastri gi prodotti dagli algoritmi finanziari).Insomma, la tecnologia meglio: la digitalizzazione dilaga. Incontrollata e apparentemente incontrollabile.

    Perch tutto accade a nostra insaputa. E se qualcuno cerca di richiamare a un doveroso e illuministico pensiero critico (dove cista portando la tecnica? possiamo controllarla e democratizzarla prima che diventi il fine unico e totalitario della nostra vita?davvero servono tutte queste innovazioni tecnologiche che incrociamo dappertutto?), gli viene risposto che la tecnica non si ferman deve fermarsi (ne andrebbe della sua libert) e che anzi il massimo della razionalit quella, per gli umani, di adattarsi alnuovo.

    Quarta rivoluzione industriale, dunque. Nuova, nuovissima, digitale, immateriale, divertente. E a noi piace tutto ci che nuovo,sempre e comunque. Abbiamo perduto la capacit di conservare responsabilmente lambiente, le relazioni, la memoria, la cultura,i diritti umani e quelli politici cio le cose utili a costruire e a progettare secondo i nostri bisogni e rincorriamo affannosamente,ma con grande entusiasmo e leggerezza, lultimo gadget tecnologico (inventato da qualcuno per profitto), subito trasformato infeticcio non solo in s, ma come parte essenziale di un apparato tecnico-feticcio.

    Dicono: la quarta rivoluzione industriale cambier non solo le cose ma anche la societ e gli uomini (in realt lo hanno fatto anchele tre precedenti, e non a caso si parlato e scritto ieri di societ fordista e oggi di societ in rete), perch questa sarebbebasata sulla velocit e sullinter-connessione, cui nei prossimi anni si intrecceranno sempre pi strettamente le tecnologie It,lintelligenza artificiale, la genetica e la biologia la possibilit di impiantare nel corpo terminali connessi a un apparato , i nuovimateriali, i Big Data. Le innovazioni tecniche si succederanno a una velocit mai vista prima, modificando produzione e consumi,modi di vivere e di comunicare, politica, demografia e occupazione (si distruggeranno milioni di posti di lavoro, ma altri se necreeranno; e nuove migrazioni ci riguarderanno direttamente). Dicono che tutto questo nuovissimo: ma un dire banale, di chi

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    1 de 2 12/02/2016 6:33

  • guarda al nuovo e non pensa al passato per capire se il nuovo davvero nuovo o solo la riverniciatura aumentata delvecchio.

    In verit, ciascuna delle rivoluzioni industriali del passato come la quarta che verr o gi arrivata si sempre basata su dueelementi: 1) sulla velocizzazione/accelerazione dei processi rispetto a quelli precedenti (questo era la catena di montaggio, il justin time del toyotismo, ma anche la logica delle prime manifatture di fine Settecento; e questa la logica anche del consumismoattraverso linvecchiamento tecnologico/psicologico dei prodotti (a questo serve il marketing, organizzazione scientifica del lavorodi consumo che ciascuno deve svolgere, anche in rete), mentre garantire la produzione e il profitto il nostro dovere (e ormai lanostra vocazione, il nostro beruf) capitalistico e tecnico (se abbiamo riempito il mondo di rifiuti abbiamo anche inventato lindustriadel riciclo meglio di niente, certo, ma non cambia radicalmente il modello economico e tecnico, che pessimo in s); 2) sullaconnessione e sulla convergenza di ogni apparato singolo in un apparato pi grande: ancora la catena di montaggio delfordismo, la fabbrica integrata, poi il capitalismo personale o meglio: il fordismo individualizzato e oggi le forme di sharingeconomy che sembrano una grande trasformazione, perch la propriet e il possesso avrebbero perduto la loro centralitcapitalistica di un tempo. Tuttavia davvero difficile definire nuova e basata sulla condivisione uneconomia che produce perUber un valore di 64,5 miliardi di dollari e per Airbnb di quasi 30 miliardi: la sharing economy (che in realt sembra soprattuttouna nuova forma di precarizzazione del lavoro) capitalismo allo stato puro, anche se mascherata da condivisione e libert. E lestampanti 3D determineranno certo anche la frammentazione della produzione e del lavoro, permettendo a ciascuno di creare einnovare in proprio (lauto-imprenditorialit apparente); ma anche questo fa parte della logica tecno-capitalista e rappresenta solounevoluzione della precedente esternalizzazione dei processi produttivi. Perch personalizzazione dei consumi eindividualizzazione della produzione (purch sempre integrati/connessi nellapparato), procedono in parallelo e sinergia.Dimenticare come fanno i mass media e noi, circondati (la techno-obesity, appunto) da apparati/gadget/giochi e social network che la connessione/condivisione e la velocizzazione/accelerazione sono essenziali, se non consustanziali, al funzionamentodellapparato industriale (anche se ora digitalizzato) significa non avere capito nulla delle tre rivoluzioni precedenti (e dunque diquella in corso). In realt ununica rivoluzione industriale, suddivisibile solo in base allapparato di velocizzazione/connessioneprevalente. Un filo rosso lega la prima alla quarta rivoluzione industriale. Ma non lo vediamo. Eppure, gi nel 1978 un esperto disoftware (citato da Luciano Gallino nel suo Informatica e qualit del lavoro, Einaudi 1985) ammetteva: Henry Ford progett lacatena di montaggio nel primo decennio del XX secolo. Noi non facciamo altro che applicare lo stesso concetto alla manifattura diprogrammi applicativi.

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