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Past. Mike D'Anna
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14/06/2015
Noi non siamo di quelli che si tirano indietro
Past. Mike D’Anna
“(…)E il giusto vivrà per fede; ma se si tira indietro l'anima mia non lo gradisce». Ma noi non siamo di quelli
che si tirano indietro a loro perdizione, ma di quelli che credono per la salvezza dell'anima” (Ebrei 10:38-39).
Quando viviamo per fede abbiamo la possibilità di cambiare le circostanze. Chi è stato giustificato da Gesù
Cristo vive per fede, non per razionalità.
Nella Bibbia vi sono molteplici esempi di chi si è tirato indietro, molti lo hanno fatto a tempo determinato e
taluni anche ad indeterminato; “(…)perché Dema mi ha lasciato, avendo amato il mondo presente (…)”
(2 Timoteo 4:10). Se non siamo radicati nella fede, gli spiriti seduttori avranno la meglio sulla nostra vita.
Dema lasciò, si tirò indietro per amore al suo secolo. Egli fece una scelta, scelse il mondo ritraendosi alla
chiamata di Dio. E noi, in quale direzione stiamo andando? Verso il peccato o verso la consacrazione?
Siamo morti a noi stessi, alla nostra personalità, lasciando che Cristo guidi la nostra vita? Quando viviamo
per Dio rinunciando a noi stessi allora la benedizione di Dio si ancora alla nostra vita.
“Voi correvate bene; chi vi ha ostacolato impedendovi di ubbidire alla verità?” (Galati 5:7). Molto spesso,
quando si smette di correre, ciò accade perché si smette di ubbidire alla verità. Se siamo discepoli
dobbiamo amarci gli uni gli altri, in questo si sostanzierà l’ubbidienza alla verità.
Cosa fare per non allontanarci dalla verità?
1. Accostarci a Dio in modo sincero, trasparente. “Avvicinatevi a Dio ed egli si avvicinerà a voi (…)”
(Giacomo 4:8);
2. Mantenere ferma la confessione della nostra speranza. La “confessione” si esplica nella
dichiarazione di ciò che crediamo. È di primaria importanza mantenere ferma la confessione della
speranza senza vacillare perché “fedele è colui che ha fatto le promesse”. Essendo in un
combattimento spirituale continuo, abbiamo bisogno di essere fermi nella nostra confessione. Il
diavolo ha un enorme campo di battaglia: la nostra mente. In essa vi è un perenne contrasto tra
pensieri santi ed iniziative che Satana cerca di inculcare. Ogni cristiano deve interrogarsi: in cosa
crederò? In cosa starò fermo? Autoanalisi: “Esaminate voi stessi per vedere se siete nella fede;
provate voi stessi. Non riconoscete voi stessi che Gesù Cristo è in voi? A meno che non siate
riprovati” (2Corinzi 13:5). Nella netta contrapposizione tra ciò che pensiamo e crediamo, come
dobbiamo combattere? Stando fermi nella fede, comportandoci virilmente ed essendo forti in
quanto il nostro spirito si irrobustisce attraverso le difficoltà. “Vegliate, state fermi nella fede,
comportatevi virilmente, siate forti.” (1 Corinzi 16:13).
“Noi siamo afflitti in ogni maniera, ma non ridotti agli estremi; perplessi, ma non
disperati; perseguitati, ma non abbandonati; abbattuti, ma non distrutti” (2 Corinzi 4:8-9).
Sopportiamo sofferenze con la speranza viva e costante che Cristo Gesù che vive in noi. Custodiamo
fermamente ciò che abbiamo ricevuto, affinché nessuno ci derubi sottraendoci la corona; “ecco, io
vengo presto; tieni fermamente ciò che hai, affinché nessuno ti tolga la tua corona” (Apocalisse
3:11). “O Timoteo, custodisci il deposito che ti è stato affidato, evitando i discorsi vani e profani e le
argomentazioni contrastanti di quella che è falsamente chiamata scienza, professando la quale,
alcuni si sono sviati dalla fede (…)” (1 Timoteo 6:20-21). Siamo i custodi del deposito che abbiamo
ricevuto da parte di Dio;
3. Essere determinati ad andare avanti. “Ho combattuto il buon combattimento, ho finito la corsa, ho
serbato la fede”(2 Timoteo 4:7). La determinazione deve accompagnarci fino alla fine. La nostra
posizione nei confronti dell’opera di Dio non è passiva bensì proattiva; dovremmo più spesso
interrogarci su cosa fare per il Regno di Dio. Quando Salomone fu unto re d’Israele, fece una
richiesta al Signore tale da attrarre la Sua attenzione: “ Concedi dunque al tuo servo un cuore
intelligente, perché possa amministrare la giustizia per il tuo popolo e discernere il bene dal male.
Chi infatti potrebbe amministrare la giustizia per questo tuo popolo così numeroso?” (1 Re 3:9). Egli
avrebbe potuto seguire l’esempio di altri re, suoi predecessori, chiedendo vittoria piuttosto che
ricchezze ma Salomone fu determinato ad andare avanti, a servire ed onorare il Signore mediante
una saggia amministrazione della giustizia.
Cornelio, centurione della schiera Italica ed uomo timorato di Dio, è per noi un esempio di
determinatezza nel compiere l’opera di Dio. Secondo la Scrittura, egli faceva molte elemosine al
popolo e pregava Dio del continuo. La sua attitudine di sottomissione fu un gesto gradito che attirò
la presenza di Dio . “(…)Le tue preghiere e le tue elemosine sono salite davanti a Dio, come una
ricordanza (…)” (Atti 10:4).
La nostra determinazione nel servire Dio genera un atteggiamento che attrae la Sua presenza.