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Bollettino ufficiale dell’UNEBA Unione Nazionale Istituzioni e Iniziative di Assistenza Sociale anno XXXVIII - n. 1/2 - 2012 Poste Italiane SpA spediz. in abb. post. 70% - C/RM/DBC Compleanno e tragedia. L’acqua e la vita, l’acqua e la morte l’acqua da invocare, l’acqua da arginare l’acqua da risparmiare. La terra da custodire la terra da amare: tutti noi, ciascuno di noi. 4 NOVEMBRE 1966 4 NOVEMBRE 2011

Nuova Proposta gennaio febbraio 2012

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Nuova Proposta, giornale di Uneba, numero di gennaio e febbraio 2012

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Bollettino ufficiale dell’UNEBA Unione Nazionale Istituzioni e Iniziative di Assistenza Sociale

anno XXXVIII - n. 1/2 - 2012Poste Italiane SpA

spediz. in abb. post. 70% - C/RM/DBC

Compleanno e tragedia.L’acqua e la vita, l’acqua e la mortel’acqua da invocare, l’acqua da arginarel’acqua da risparmiare.La terra da custodirela terra da amare: tutti noi, ciascuno di noi.

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3 - POVERI DI DIRITTI

6 - FAMIGLIE E GENERAZIONI FUTURE

9 - IL LAVORO E LA FESTA

10 - IMMIGRAZIONE IN ITALIA: I DATI DI UNA SOCIETA’ MULTICULTURALE

13 - LA RESPONSABILITA’ CIVILE, PENALE

E AMMINISTRATIVA NEL RAPPORTO LAVORISTICO

16 - LA ZONA GRIGIA TRA L’OPERATORE GENERICO DI ASSISTENZA E L’OPERATORE POLIVALENTE

17 - DALL’AGENZIA PER LE ONLUS, IL LIBRO BIANCO SUL TERZO SETTORE

19 - NORME GIURIDICHE, GIURISPRUDENZA, CONSULENZA

23 - QUOTE ASSOCIATIVE 2012

24 - COLPO D’ALA

L’AMICO GUALCO

Giacomo Gualco, consigliere nazionale e

presidente della Federazione regionale li-

gure dell’UNEBA, è morto lo scorso 5

novembre lasciando un grande vuoto nella nostra

Associazione e nella società genovese. Egli ave-

va, infatti, ricoperto importanti incarichi nel Co-

mune, nella Provincia e nella Regione, era stato

Assessore regionale e Presidente del Consiglio re-

gionale della Liguria, era stato eletto con un alto

numero di preferenze alla Camera dei deputati, do-

ve si era occupato soprattutto dei temi del lavoro,

della previdenza e dell’assistenza sociale.

Nell’UNEBA era entrato 30 anni fa, portando la

sua professionalità di apprezzato commercialista,

la conoscenza del settore sociale, la capacità di dia-

logo e la disponibilità all’ascolto. In particolare le

sue doti di relazionalità avevano consentito

all’UNEBA di intessere densi rapporti con gli altri

organismi del terzo settore e con il sindacato,

giungendo spesso a decisioni condivise in ambiti troppo spesso appesantiti da gelosie ed incom-

prensioni.

Alla moglie ed ai figli e, in particolare a Barbara – come Lui “malata” di UNEBA e componente

dell’Osservatorio del Lavoro – va la solidarietà e l’amicizia affettuosa di noi tutti.

SOMMARIO

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di Maurizio Giordano

Nel 2010 i cittadini italiani colpiti dal-la povertà relativa erano 8 milioni e

272 mila, corrispondenti al 13,8% della po-polazione; all’interno di questo quadro i po-veri vittime di povertà assoluta, sono 3 mi-lioni 129 mila, equivalenti al 5% della po-polazione e preoccupa particolarmentel’impoverimento crescente di persone e di fa-miglie, provenienti dal ceto medio-basso,stimate da Eurostat in circa il 20% della po-polazione. Sono persone che hanno godutoin passato di una relativa tranquillità econo-mica e che, esauriti i loro risparmi e, spesso,perso il lavoro, guardano con preoccupazio-ne al proprio futuro, che è un futuro a rischiodi caduta nella povertà. E’ questo il quadroche ci viene dall’XI Rapporto sulla povertà,dal titolo significativo di “Poveri di diritti”,presentato dalla Fondazione Zancan e dallaCaritas italiana.Nel 2010 la povertà relativa è aumentata, ri-spetto all’anno precedente, tra le famiglie di 5o più componenti (dal 24,9 al 29,9%), tra lefamiglie monogenitoriali (dall’11,8 al14,1%), tra i nuclei residenti nel Mezzogior-no con tre o più figli minori (dal 36,7 al47,3%) e tra le famiglie di ritirati dal lavoro incui almeno un componente non ha mai lavo-rato e non cerca lavoro (dal 13,7 al 17,1%).

Ma la povertà è aumentata anche tra le fami-glie che hanno come persona di riferimentoun lavoratore autonomo (dal 6,2 al 7,8%) ocon un titolo di studio medio-alto (dal 4,8 al5,6%). Per queste ultime è aumentata anche lapovertà assoluta, passando dall’1,7 al 2,1%.Ma quali sono i principali diritti negati ai po-veri?Il diri tto al la famigl ia. La povertà colpi-sce con particolare violenza le famiglie nu-merose, con più di due figli. Senza un ade-guato sostegno, le famiglie non saranno in-centivate a fare figli e le ripercussioni a livel-lo demografico saranno pesanti. Tuttavia,nel bilancio di previsione dello stato per glianni 2010-2013, il Fondo per le politichedella famiglia registra i seguenti decrementi:185,3 milioni di euro nel 2010, 51,5 milioninel 2011, 52,5 milioni nel 2010 e 31,4 mi-lioni nel 2013.Il diri tto al lavoro. In Italia, i cittadini trai 15 e i 64 anni con un lavoro regolarmente re-tribuito sono quasi 22 milioni e 900 mila, il56,9% dei cittadini. La percentuale è tra le piùbasse dell’Occidente. Ci sono poi tre catego-rie particolarmente vulnerabili: i giovani(l’occupazione è crollata dell’8% nel 2009 edel 5,3% nel 2010); le donne (in Italia lavorasolo il 47%); le persone disabili (nel 2008

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strato il corrispettivo calo del numero di ita-liani poveri.Eppure in Italia si continua a percorrere questastrada fallimentare. La maggior spesa pro ca-pite è riservata tutt’oggi ai contributi econo-mici una tantum a integrazione del reddito fa-miliare: nel 2008 per erogarli sono stati spesi276 milioni di euro (il 4% in più rispetto al2007), 4,62 euro per abitante. Questi contri-buti rappresentano circa il 13% della spesa perpersone povere o con disagio economico. Unaltro 12-13% è finalizzato a erogare contribu-ti per l’alloggio (228-237 milioni di euro),mentre quelli per cure o prestazioni sanitarierappresentano il 2%. Infine, i contributi per iservizi scolastici sono l’1% della spesa perpovertà e disagio economico.

NUOVE PRES ENZE NEI CENTRI DIAS COLTO CARITAS

Le Caritas diocesane continuano a segnalareun progressivo aumento del numero di perso-ne che si presentano ai Centri di Ascolto(CdA) e ai servizi Caritas. Da una rilevazionesu un campione di 195 Centri di Ascolto, ubi-cati presso 15 regioni civili, risulta che nelcorso degli ultimi 4 anni (2007-2010), il nu-mero di persone ascoltate è aumentato del19,8%. L’aumento più elevato si registra nelSud Italia (+69,3%). L’aumento di minoreintensità si registra invece nei Centri diAscolto del Nord-Est (+3,8%).Alcune caratteristiche generali:a) al primo posto figurano sempre i problemi

di povertà economica, seguiti dai proble-mi di occupazione, i problemi abitativi e,

hanno fatto domanda di assunzione 99.515disabili e nel 2009 83.148, ma gli avviamen-ti effettivi al lavoro sono stati rispettivamen-te 28.306 e 20.830).Il diri tto al futuro per i giovani : I gio-vani che hanno iniziato a lavorare a metà de-gli anni Novanta matureranno verso il 2035una pensione analoga a quella degli attualipensionati con il minimo Inps, ossia di 500euro. Sono i poveri relativi di oggi e i poveriassoluti di domani, anche se proiezioni inquesto campo sono molto incerte dovendositenere conto di variabili ad oggi incognite.Il Rapporto 2011 contiene un’attenta analisidella spesa dei comuni per la povertà e il disa-gio economico, già avviata nelle due prece-denti edizioni a cura della Fondazione Zan-can. In vista del nuovo assetto federalista Se-condo la rilevazione, negli ultimi due anni laspesa assistenziale dei comuni è aumentatadel 4%, la spesa per la povertà dell’1,5% equella per il disagio economico del 18%. Nel2008, il 31% dei 111,35 euro pro capite dispesa sociale è stato destinato a dare rispostea persone povere o con disagio economico.Dai dati si evince che a distanza di un annonulla è cambiato: gli enti locali continuano ainvestire tante risorse assistenzialistiche nelcontrasto alla povertà, ma con scarsi risulta-ti. Il problema è sempre lo stesso: la preva-lente logica emergenziale in base alla quale èpreferibile erogare contributi economici piut-tosto che attivare servizi. Questo modo di ri-spondere alla povertà non incentiva l’uscitadal disagio ma, anzi, rischia di rendere croni-co il problema. Lo dimostra il fatto che, afronte dell’aumento di risorse, non si è regi-

POVERI NOI…Proposte della Fondazione Zancan (rese note in audizione alla Camera dei Deputati) permigliorare il rendimento della spesa per l’assistenza sociale:1) Passare da un welfare compassionevole ad uno di “investimento in nuova cittadinan-

za”, cioè assumere come traguardo primario il superamento del bisogno, adottando ilcriterio degli investimenti di sistema e non di settore.

2) Perseguire una politica antievasione recuperando i crediti per servizi fruiti da chi non neaveva titolo, il che significa combattere una palese forma di furto e aumentare le dispo-nibilità finanziarie a favore degli aventi diritto.

3) Prendere in considerazione l’eventuale possibilità di apporto delle famiglie impegnatenella cura dei non autosufficienti, erogando loro benefit economici o di altra natura, in-nescando così anche meccanismi di incentivazione collaborativa.

4) Adottare nuovi criteri per l’utilizzo del “fondo per la non autosufficienza” dimensio-nandoli alla reale riduzione delle disuguaglianze connesse alla situazione economica ealla gravità delle diverse patologie.

5) Adeguare gli stanziamenti di bilancio all’entità e tipologia dei Livelli Essenziali di As-sistenza (LEA)

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al quarto posto, i problemi familiari;b) aumentano gli italiani: rispetto al valore

base del 2007, si registra un incrementocomplessivo pari al 42,5%;

c) i “nuovi poveri”: si tratta di persone che ri-siedono in dimora stabile, sono in posses-so di un lavoro e vivono all’interno di unnucleo familiare. I nuovi poveri sono au-mentati del 13,8% in quattro anni, con si-gnificative differenze nelle diverse macro-regioni italiane. Nel Mezzogiornol’aumento registrato è addirittura del 74%;

d) le richieste ai Centri di Ascolto: nel corsodi 4 anni, è aumentata dell’83,1% la richie-sta di coinvolgimento di soggetti esterni(gruppi di volontariato, enti pubblici oprivati, persone o famiglie, parrocchie,ecc.). Forte anche l’aumento delle richiestedi sussidi economici (+80,8%) e di consu-lenze professionali (+46,1%). Diminui-scono invece le richieste di sostegno so-cio-assistenziale (-38,6%), ma anche quel-le di lavoro (-8,5%);

Accanto ai servizi “storici”, il monitoraggiopermanente delle attività diocesane contro la

crisi economica, aggiornato al 18 maggio2011, evidenzia la presenza di 806 nuove ini-ziative, attivate nel corso degli ultimi 2-3 an-ni, presso 203 diocesi (su un totale di 220diocesi italiane dove è presente la Caritas). Ildato include solamente le nuove progettua-lità, sorte negli ultimi tre anni, per sostenerein modo specifico le famiglie e le piccole im-prese colpite dalla crisi economica. La prece-dente rilevazione (giugno 2010), aveva evi-denziato la presenza di 577 iniziative, presso190 diocesi. Spicca la forte crescitadell’impegno ecclesiale: nel corso di un an-

no, il numero di attività/progetti è aumenta-to del 39,6%. Si tratta di servizi quali il mi-crocredito per le famiglie e per le famiglie, iFondi di solidarietà Carte, botteghe e altriprogetti innovativi, oltre, ovviamente allemense (ben 449) ed agli interventi specifica-mente dedicati agli immigrati.

QUALI POLITICHE PER ANDARE OLTREL’EMERGENZA?

Il perdurare della condizione di povertà di mol-te persone e famiglie povere dimostra che lepolitiche di contrasto fin qui attuate non sonoriuscite a incidere sul fenomeno. Anzichécontinuare a insistere su una strada dimostra-tasi fallimentare, è ora importante segnare unnetto cambiamento di rotta. Queste le propo-ste di Caritas e Zancan.La prima strada da percorrere è quella di incre-mentare il rendimento della spesa sociale. Laseconda è di recuperare i crediti di solidarietà(basati sull’erogazione di finanziamenti a fa-vore di persone che si impegnano effettiva-mente in progetti di sviluppo locale) desti-nandoli in via prioritaria a occupazione diwelfare a servizio dei poveri. I fallimenti deitrasferimenti monetari senza responsabilizza-zione sono la principale ragione per metterein discussione le politiche di ieri e di oggi dilotta alla povertà, basate su «misure» standar-dizzate, di tipo burocratico, che non guardanol’effettiva condizione delle persone, ma soloalle carte.Un modo di aumentare il rendimento dellaspesa sociale è la professionalizzazionedell’aiuto. Ad oggi, gli oltre 100 miliardi dieuro di raccolta fiscale destinati ai servizi sa-nitari sono trasformati in centinaia di mi-gliaia di posti di lavoro. Se questo criteriofosse applicato alla spesa per servizi sociali,si potrebbe ipotizzare un risultato occupazio-nale di circa altrettante migliaia di posti atti-vabili per lavori di cura e infrastrutture di wel-fare. Molte donne con figli e molti giovaniuscirebbero dalla disoccupazione e dalla po-vertà lavorando a servizio degli altri.Ci sono due ulteriori fonti di risorse per ge-nerare lavoro di cura: riguardano i 17-18 mi-liardi di euro oggi destinati a indennità di ac-compagnamento e assegni al nucleo familia-re. Potrebbero essere investiti in lavoro diservizio, garantendo ai beneficiari un rendi-mento ben superiore a quello attuale (il tra-sferimento economico gravato da oneri am-ministrativi), misurabile in termini di ridu-zione dei tassi di povertà, di isolamento so-ciale e disoccupazione.

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commento nel quotidiano Avvenire del 4novembre 2011) da due organizzazioni (I di-ritti alzano la voce e Sbilanciamoci) peravere la situazione dei tagli anche in pro-spettiva. La scure a livello nazionale sulsociale passa da un totale di 1.594 milionidi euro nel 2007 a 339 milioni nel 2011con la prospettiva di un’ ulteriore riduzionenel 2013 ( solo 144 milioni di euro) e per lepolitiche per la famiglia la riduzione è dellastessa proporzione, vale a dire da 330 mi-lioni di euro nel 2007 a 53 nel 2011 e inprospettiva a soli 31 milioni nel 2013.Non diversamente da quanto avviene nelleregioni, anche se il dato non è omogeneoper le differenti sensibilità. (La situazionedi povertà delle famiglie incide certamentein modo negativo sul problema del disagioe della delinquenza minorile. Secondol’ultimo rapporto dell’Eurispes, nel tra-scorso decennio sono raddoppiati, per igiovani tra i 14 e i 17 anni, le richieste diinterventi dei servizi sociali e gli ingressinelle comunità di recupero- ndr).

Se passiamo a considerare la situazione,quale emerge dal citato Rapporto Caritas –

di Giovanni S antone

Il mese di ottobre 2011 si è caratterizza-to per alcuni eventi rilevanti per l’area

sociale, che sono:• il Rapporto su povertà ed esclu-

s ione sociale in Ital ia, a cura di Ca-ritas Italiana e Fondazione Zancan. Il ti-tolo di questo XI Rapporto è molto elo-quente: Poveri di diritti. La presentazio-ne è avvenuta il 17 ottobre;

• il Dossier S tati s ti co Immigrazio-ne 2011 , anche esso a cura della Caritase in collaborazione con la FondazioneMigrantes. Il documento dal titolo Oltrela crisi insieme è stato presentato il 27ottobre.

Non va dimenticato che il 9 ottobre è la da-ta del censimento generale della Popo-lazione e delle abitazioni. Cosa c’entra conl’argomento che ho intenzione di sviluppa-re, che è quello di minori e famiglia?C’entra (e come!) per una omiss ione chenello schema di rilevazione notata da qual-cuno. Infatti esistono solo famiglie con fi-gli normali; non si potrà conoscere se cisono minori disabili, con l’assurda conse-guenza che il censimento rileverà, ad esem-pio, che un figlio minore disabile intellet-tivo di 14 anni fre-quenta una primaelementare, senzache si comprenda ilmotivodell’anomalia.

In relazione al temaminori e famigliasgomberiamo ilcampo da un ritor-nello che non incan-ta più nessuno, cioèche in Italia c’è at-tenzione alle fami-glie con figli. Non ècosì. Bastano alcunidati del libro sulwelfare nero presen-tato al Senato il 3novembre (notizia e

FAMIGLIE E GENERAZIONIFUTURE

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Zancan, le famiglie più colpite dalla po-vertà sono quelle più numerose (con 5 e piùcomponenti), per le quali la povertà passadal 24,9% (anno 2009) al 29,9% (anno2010) con un dato preoccupante per i nucleiresidenti nel mezzogiorno con tre o più fi-gli minori (si passa dal 36,7 al 47,3%). Perquanto riguarda le risorse si confermano idati nel bilancio dello Stato sopra indicati.Ma quel lo che s i ri l eva nel Rappor-to è che es i s te una cul tura di ffusasecondo cui l e azioni a favore deipoveri (e in particolare del l e fami-gl i e numerose) da parte del lo S tatos iano da considerare come una spe-cie di benevolenza e non un diri tto.

Sugli stranieri il Dossier Caritas-Fond.Migrantes fornisce alcuni dati altrettantointeressanti. Nel corrente anno gli stranie-ri in Italia sono quasi 5 milioni, di cui cir-ca 3 milioni arrivati in Italia nell’ultimodecennio. Le famiglie con almeno uncomponente straniero sono circa 2 milio-ni, con una presenza di minori, secondo ilcitato Dossier, di 993.238. Esaurital’emigrazione negli ’70 del secolo scorso,il nostro Paese è diventato una terra di im-migrazione, Ciò significa che occorre im-parare a vivere con gli immigrati e chiede-re la loro collaborazione in una prospetti-va di convivenza. In questo, sia lo Statoche gli Enti locali, hanno precise respon-sabilità.In sintesi, l’atteggiamento nei confronti de-gli stranieri nei 20 anni trascorsi è stato diconsiderare la loro presenza (anni 1993-1994) un problema più che una risorsa,mentre l’anno 1995 è stato – come da deci-sione dell’Europa – l’anno della tolleranza,termine (a me non piace) che coglie l’aspettonegativo nel rapporto con gli stranieri. Tuttavia nello stesso periodo iniziano a li-vello locale alcune sporadiche iniziative dipartecipazione degli immigrati non comu-nitari alla vita pubblica, come il consiglie-re comunale aggiunto, il consiglio dellecomunità straniere e altre forme di rappre-sentanza. Ma il cambiamento della presenza deglistranieri, com’era prevedibile, è avvenutonegli ultimi anni con l’aumento della pre-senza di bambini e adolescenti, che rag-giungono, secondo il Dossier, quasi il mi-lione, di cui oltre il 40% è nato in Italia.Purtroppo questi ultimi, in base alla leggevigente, seguono la condizione dei genito-ri, vale a dire sono stranieri con tutte le

conseguenze.Eppure una sfida da raccogliere ci vieneproprio dai migranti di seconda generazio-ne, che si incontrano con i nostri figli e ni-poti nelle scuole e nei luoghi di aggrega-zione. Parlano lo stesso dialetto e hannogli stessi gusti. Quale attenzione e qualiprospettive per le nuove generazioni? Se questa è la nuova realtà della presenza diminori stranieri, come mescolanza di razze,di provenienze e di colori, la riflessione del“che fare” in concreto è poi lasciata spessoalla buona volontà e alla sensibilità di entilocali e associazioni.Basterebbe anche poco per superare diffi-denze e riserve. La scuola, ad esempio, po-trebbe essere un veicolo di integrazione, sesi sviluppasse la conoscenza reciproca, at-traverso una semplice indagine degli stessialunni, su storia, economia,forma di go-

LIBRO NERO

Due movimenti di opinione –“I di-ritti alzano la voce” e “Sbilancia-

moci”- hanno presentato al Senato,corredandolo di proposte per ipotesi ri-solutive, un dossier sugli stanziamentigovernativi per gli anni dal 2007 al2013; dossier che prende quindi in con-siderazione anche i tagli previsti dallamanovra correttiva del bilancio statale.Riprendiamo da “Avvenire” del4.11.2011 (servizio di Vito Salinaro)la tabella che traduce in cifre la gravitàdel fenomeno dimostrativo della pro-gressiva-distruttiva penalizzazione del-la famiglia.

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verno, personaggi famosi e altri elementisignificativi del Paese di origine del com-pagno di banco di origine straniera. Ma una indicazione più generale de-ve tener presente che c’ è la neces-s i tà di scuole e servizi , pubbl ici eprivati , che s iano capaci di dare unari sposta al l ’ integrazione del l e futu-re generazioni e ri sposte adeguateal l e nuove presenze con di fferentiprovenienze e cul ture, coinvolgen-do, ol tre al l e i s ti tuzioni pubbl ichee private, impegnate nel la tuteladei minori (tutti i minori , senza di -s tinzione, come impongono l e l eg-gi i tal iane e l e convenzioni interna-zional i ), anche la Chiesa con l e sueri sorse e l e sue s trutture. In questa direzione penso vada interpretatol’inserimento nella presentazione pubblicadel Dossier del “ punto di vista” degli im-migrati, della comunità ecclesiale e deglienti locali. L’auspicio è che non rimangaun evento sporadico, ma si traduca in unmetodo di operare in sinergia.

A PROPOSITO DI GENITORIALITA’

Ho letto su Avvenire dell’8 novembre l’intervento di Francesco D’Agostino dal titolo“Se la genitorialità biologica viene mandata in serie B”. Devo confessare che

l’articolo mi risulta di difficile comprensione e ho avuto difficoltà a capire certi passaggi esoprattutto la contrapposizione tra genitorialità biologica e genitorialità “sociale” (agget-tivo quest’ultimo per definire l’adozione). Se mi pongo dalla parte del bambino mi chiedo quale differenza c’è tra il figlio nato da unadonna che può crescerlo e accudirlo nella famiglia naturale e quello diventato figlio di altrigenitori, perché in stato di abbandono.Sempre ponendomi dalla parte del minore ricordo che Stato italiano (L.149/2001) e con-venzioni internazionali stabiliscono che i minori (tutti, senza distinzione) hanno il diri t-to di crescere ed essere educati nel l ’ambito del la propria famigl ia.La soluzione alternativa, che è l’adozione, scatta solo quando la famiglia non c’è o non èin grado di provvedere ad assolvere ai suoi compiti, sulla base di precisi accertamenti econ provvedimento del tribunale per i minorenni. L’adozione, quindi, dà una mamma e un papà, valutati idonei dai servizi sociali, a unbambino che non ha più una famiglia.Come si vede tutto ruota intorno al principio del diri tto del minore ad avere unafamigl ia, che lo mantiene, lo educa e lo istruisce e realizza con lui relazioni affettive. Proprio le relazioni affettive sono l ’elemento unificante di qualsiasi fami-gl ia, senza distinzione o col locazione in serie A o B.E per concludere ricordo l’episodio di un bambino, che risponde a questa provocazione diun compagno: “Ho saputo che quelli che tu chiami mamma e papà non sono i tuoi genito-ri”. La risposta del bambino adottato è stata: “forse tu sei nato per caso, mentre io sonostato voluto dai miei nuovi genitori”.Lasciamo da parte il discorso di serie A o B. Sarà bene invece che noi adulti non provo-chiamo “guerre” tra bambini e quindi tra famiglie.

Giovanni S antone

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Aconclusione del VI Incontro Mondiale del-le Famiglie, svoltosi a Città del Messico

nel gennaio 2009, annunciai che il successivoappuntamento delle famiglie cattoliche delmondo intero con il Successore di Pietro avreb-be avuto luogo a Milano, nel 2012, sul tema“La Famiglia: il lavoro e la festa”. Desiderandoora avviare la preparazione di tale importanteevento, sono lieto di precisare che esso, a Diopiacendo, si svolgerà dal 30 maggio al 3 giu-gno, e fornire al tempo stesso qualche indica-zione più dettagliata riguardo alla tematica e al-le modalità di attuazione.Il lavoro e la festa sono intimamente collegaticon la vita delle famiglie: ne condizionano lescelte, influenzano le relazioni tra i coniugi etra i genitori e i figli, incidono sul rapportodella famiglia con la società e con la Chiesa.La Sacra Scrittura (cfr Gen1-2) ci dice che fa-miglia, lavoro e giorno festivo sono doni ebenedizioni di Dio per aiutarci a vivereun’esistenza pienamente umana.L’esperienza quotidiana attesta che lo svilup-po autentico della persona comprende sia ladimensione individuale, familiare e comuni-taria, sia le attività e le relazioni funzionali,come pure l’apertura alla speranza e al Benesenza limiti.Ai nostri giorni, purtroppo, l’organizzazionedel lavoro, pensata e attuata in funzione dellaconcorrenza di mercato e del massimo profit-to, e la concezione della festa come occasionedi evasione e di consumo, contribuiscono a di-sgregare la famiglia e la comunità e a diffonde-re uno stile di vita individualistico. Occorreperciò promuovere una riflessione e un impe-gno rivolti a conciliare le esigenze e i tempidel lavoro con quelli della famiglia e a ricupe-rare il senso vero della festa, specialmente del-la domenica, pasqua settimanale, giorno delSignore e giorno dell’uomo, giorno della fa-miglia, della comunità e della solidarietà. Il prossimo Incontro Mondiale delle Famigliecostituisce un’occasione privilegiata per ripen-sare il lavoro e la festa nella prospettiva di unafamiglia unita e aperta alla vita, ben inserita

nella società e nella Chiesa, attenta alla qualitàdelle relazioni oltre che all’economia dellostesso nucleo familiare. L’evento, per riusciredavvero fruttuoso, non dovrebbe però rimanereisolato, ma collocarsi entro un adeguato per-corso di preparazione ecclesiale e culturale.Auspico pertanto che già nel corso dell’anno2011, XXX anniversario dell’Esortazione apo-stolica Familiaris consortio, “magna charta”della pastorale familiare, possa essere intrapre-so un valido itinerario con iniziative a livelloparrocchiale, diocesano e nazionale, mirate amettere in luce esperienze di lavoro e di festanei loro aspetti più veri e positivi, con partico-lare riguardo all’incidenza sul vissuto concretodelle famiglie. Famiglie cristiane e comunitàecclesiali di tutto il mondo si sentano perciòinterpellate e coinvolte e si pongano sollecita-mente in cammino verso “Milano 2012”.Il VII Incontro Mondiale avrà, come i preceden-ti, una durata di cinque giorni e culminerà il sa-bato sera con la “Festa delle Testimonianze” edomenica mattina con la Messa solenne. Questedue celebrazioni, da me presiedute, ci vedrannotutti riuniti come “famiglia di famiglie”. Losvolgimento complessivo dell’evento sarà cura-to in modo da armonizzare compiutamente levarie dimensioni: preghiera comunitaria, rifles-sione teologica e pastorale, momenti di frater-nità e di scambio fra le famiglie ospiti con quelledel territorio, risonanza mediatica.Il Signore ricompensi fin d’ora, con abbon-danti favori celesti, l’Arcidiocesi ambrosianaper la generosa disponibilità e l’impegno or-ganizzativo messo al servizio della ChiesaUniversale e delle famiglie appartenenti a tan-te nazioni.Mentre invoco l’intercessione della santa Fa-miglia di Nazaret, dedita al lavoro quotidianoe assidua alle celebrazioni festive del suo po-polo, imparto di cuore a Lei, venerato Fratel-lo, ed ai Collaboratori la Benedizione Apo-stolica, che, con speciale affetto, estendo vo-lentieri a tutte le famiglie impegnate nellapreparazione del grande Incontro di Milano.

Da Castel Gandolfo, 23 agosto 2010

IL LAVORO E LA FESTAPer le famiglie di tutto il mondo l’appuntamento è a Milano il prossimo 31 maggio.Il tema dell’incontro è suggestivo e al suo aspetto di gioia e di santificazione della domenica, “pasqua settimanale”,si unisce il buio che oscura la strada delle nostre famiglie per la carenza o l’assenza di lavoro: l’una e l’altra non sup-portate da robusti provvedimenti di politiche familiari.La lettera che segue –indirizzata dal Papa all’Arcivescovo di Milano- vuole coinvolgerci nell’avvenimento, invi-tandoci a partecipare alle iniziative preparatorie promosse a livello parrocchiale-diocesano-nazionale.In questa prospettiva le comunità, i gruppi e particolarmente la scuola possono fare molto:con i ragazzi e con i loro geni tori .

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ES CALATION DEL FENOMENO

Nonostante la crisi che attanaglia anche iPaesi europei più avanzati il fenomeno del-lo spostamento di persone dal Sud al Norddel mondo - e dall’Est Europa all’Ovest -verso migliori opportunità di vita e di lavo-ro non subisce sosta. In Italia tale processoha visto crescere negli ultimi 10 anni(2000-2010) la presenza di stranieri immi-grati del 229%, mentre nell’ultimo annol’aumento è stato del 7,9%. Gli immigratirappresentano oggi i l 7 , 5% dei res i -denti nel nostro Paese (4,5 milioni), ma sistima che vi siano altre 400 mila personenon ancora registrate in anagrafe. Sul totaledei lavoratori tale presenza si eleva al 10%.La presenza degli immigrati si concentra inalcune grandi aree urbane del Nord e delCentro, mentre è più ridotta al Sud e nelle

di Renato Frisanco

E’ uscito recentemente il 21° “DossierStatistico Immigrazione 2011” di Ca-

ritas-Migrantes, osservatorio importantesul fenomeno immigrazione. Si tratta diun ampio e articolato documento che atte-sta a livello nazionale dimensione, dina-mica dei flussi e problematiche del feno-meno, anche su base regionale. Con unosguardo sulle tematiche rilevanti del mon-do del lavoro e dell’inserimento socio-cul-turale senza trascurare il contesto interna-zionale ed europeo. Si evince che ormail’immigrazione è una realtà del nostroPaese che un tempo è stato fonte di migra-zione. Negli ultimi anni i flussi migratoriaumentano nel segno della stabilità, si di -vers i fi cano e portano al l ’attenzionei l problema dei minori con i relativi te-mi della cittadinanza, dell’inserimento sco-lastico, dell’interculturalità.

IMMIGRAZIONE IN ITALIA:I DATI DI UNA SOCIETÀMULTICULTURALE

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Isole (il 13,5% dei residenti rispetto al 35%del Nord Ovest), queste ultime meno at-traenti per condizioni occupazionali. Lacomponente femminile rispecchia quella ri-scontrabile nella popolazione complessivadel Paese.

MUTAZIONE NEL TEMPO

Il processo del fenomeno migratorio ha muta-to le sue caratteristiche nel tempo. Da tem-poraneo , di singoli che emigrano per trovareun lavoro remunerativo con cui reinvestirenel proprio Paese, è diventato un fenomeno

strutturale,di famiglie, conun progetto mi-gratorio nel se-gno della stabi-lità. Lo confer-mano anche idati sul consi-stente incre-mento di acqui-sizioni di citta-dinanza italiana(+22,8% ri-spetto al 2008). Inoltre è un fe-nomeno va-riegato e di f-ferenziato alsuo interno pergruppi etnici,provenienzageografica,condizione spe-cifica, lingua ecultura di ap-

partenenza. Alle ondate migratorie tradiziona-li dal Nord d’Africa, si sono succedute quelledell’area balcanica, quelle dall’Asia (Cina alquarto posto per presenze di immigrati) e oggianche sempre di più dai paesi dell’Europadell’Est, con la Romania al vertice della gra-duatoria delle presenze straniere nel nostroPaese (il 21,2%), seguita da Albania e Maroc-co. E’ un mosaico di popoli con diversificateistanze e aspettative di integrazione.

GLI IMMIGRATI COME RIS ORS A

Vi sono quattro buone ragioni per considerarela popolazione immigrata una risorsa per ilnostro Paese. La prima è demografica.L’Italia non è solo alle prese con un debitopubblico elevato, ma anche con un “debito de-mografico” altrettanto preoccupante se siconsidera il calo consistente della natalità e il

crescente invecchiamento della popolazione.In questo contesto la popolazione immigratariequilibra una situazione demografica altri-menti insostenibile e tipica di un Paese in de-cadenza. Gli immigrati garantiscono così unsaldo demografico positivo e un ricambio ge-nerazionale, sia per il considerevole flusso dipopolazione giovane che per il tasso di fecon-dità delle donne immigrate, doppio rispetto aquello delle italiane (2.4 figli di contro a me-no di 1.2). I nati nel 2010 da madri straniererappresentano il 18,4% del totale dei nati, piùdi 78 mila unità. Una seconda ragione è di carattere occupa-zionale che vede la risorsa immigrata inse-rita in ambiti lavorativi specifici (dal lavorostagionale, ai lavori di fabbrica a maggior ri-schio per la salute ed esposti al lavoro nero,fino al lavoro domestico) per cui gli immi-grati sono un “fattore di compensazione”,tanto più indispensabile in un mercato del la-voro livellato verso il basso e massimamen-te flessibile. Una terza ragione è sociale in quanto la po-polazione immigrata, soprattutto femminile,è diventata una risorsa per il Welfare familiarealle prese con i problemi di accudimento diminori e, soprattutto, di anziani non autosuf-ficienti. Secondo il Censis un decimo delle fa-miglie italiane (1,5 milioni), sempre piùframmentate e assottigliate, si affida a colf ebadanti straniere. Peraltro tale rapporto traimmigrate e famiglie bisognose di assistenzanon risulta ancora integrato nell’offerta assi-stenziale istituzionale con un maggior bene-ficio di entrambe le parti.Queste popolazioni costituiscono per l’Italiaanche una risorsa culturale, portando modellidi vita, valori, costumi diversi e complemen-tari in grado di produrre commistioni positiveche arricchiscono l’esperienza di tutti e ridi-mensionano ipotesi di supremazia di un po-polo sugli altri o di una parte del mondosull’altra.

I MINORI S TRANIERI E LE S ECONDE GENERAZIONI

I minori stranieri costituiscono oltre un quin-to di questa popolazione (22%), vale a dire cheessi pesano quasi 5 punti percentuali in piùsulla popolazione immigrata di quanto i mi-nori residenti nel nostro Paese pesino sullapopolazione complessiva. Essi sono più di 1milione (1.005,5) con un aumento del 16,2%tra il 2008 e il 2010. Di conseguenza gli alun-ni con cittadinanza non italiana hanno rag-giunto le 711 mila unità, pari al 7,9% di tuttigli iscritti dalla scuola d’infanzia fino ai licei

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ro, casa, istruzione, accesso ai servizi socio-sanitari, cultura) e lungimiranti.Un intervento legislativo atteso è quello dipromuovere la ci ttadinanza degli immi-grati sul piano dei diritti, come quello di votoalle elezioni amministrative per i residenti dacinque anni, riconoscendo ai minori figli distranieri che nascono in Italia l’immediatacittadinanza e a coloro che hanno conseguitoun ciclo formativo nel nostro Paese la citta-dinanza italiana al conseguimento del 18° an-no di età.E’ necessario altresì intervenire urgentementeper far affiorare i l lavoro nero degli im-migrati (anche con incentivi o esenzioni ai da-tori di lavoro che li assumono) per garantiread essi le coperture assicurative e le remunera-zioni previste dai contratti di lavoro. Ciò si-gnifica anche migliori condizioni di salute edi copertura in caso di infortunio. Il diritto allavoro deve essere garantito in tutte le condi-zioni che lo rendono dignitoso e sicuro.Occorre poi val ori zzare e sos tenere l eforme di autoorgani zzazi one delle co-munità degli stranieri odell’associazionismo che li rappresenta, increscita esponenziale negli ultimi 15 anni etalvolta di composizione multietnica, oltreche in grado di far sentire la loro voce nelleConsulte pubbliche. E’ questo un aspettodi approfondimento del fenomeno non an-cora trattato dal dossier statistico di Cari-tas/Migrantes ma meritevole di maggioreattenzione. Queste associazioni sono degli“intermediari fiduciari” tra immigrati, isti-tuzioni pubbliche e contesti locali, da valo-rizzare in chiave di integrazione e di con-fronto interculturale, così come possonoessere veicoli importanti per la tutela sani-taria dei migranti, facilitandone l’accesso aiservizi e un più equo trattamento.S uperare gl i s tereotipi negativi , fontedi pregiudizi e discriminazioni, che hannoaccompagnato negli ultimi anni la politicadell’immigrazione, orientata più in senso dicontrollo e strumentale (dal reato di clande-stinità alla recente tassazione sulle rimessedegli immigrati e sul permesso di soggior-no) che di reale integrazione in prospettivainterculturale. L’attuale situazione è quelladi una società multiculturale ma ancora pri-va di una visione e di una pratica intercultu-rale. Oggi il problema reale non è se accetta-re o rifiutare l’immigrazione quanto deciderein che modo gestire la società multicultura-le. Se gli immigrati sono una risorsa perchénon dovremmo virare verso politiche e inter-venti che favoriscono la loro promozioneumana e culturale?

e agli istituti tecnici. L’aumento rispetto al2008-2009 è stato del 12,9%. E’ evidente lanecessità che l’offerta formativa tenga contodella valenza culturale, oltre che pedagogica,di tale presenza e affronti al tempo stesso lenumerose problematiche dell’inserimentoscolastico dei nuovi immigrati.I minori immigrati in età infantile, infatti,oltre ad appartenere a famiglie mediamentepovere e a essere meno tutelati sul pianodella salute, hanno maggiori difficoltànell’inserimento scolastico (collocati inclassi non sempre corrispondenti all’etàanagrafica, con problemi di lingua e di so-stegno allo studio non garantito) così comedi riuscita e di percorso formativo (pluriri-petenze e dispersione scolastica, scelta pre-ferenziale per scuole professionali e istitutitecnici). Migliore è la situazione delle se-conde generazioni che appartengono a nu-clei familiari mediamente più inseriti e dicondizioni socio-economiche migliori opiù stabili. Essi hanno lo stesso stile di vitadi molti coetanei italiani con cui condivido-no tutto. Ma rivelano maggiori fragilità ri-spetto al mercato del lavoro e problemi diidentità nella loro tensione tra bisogno diassimilazione alla cultura dei coetanei e bi-sogno di ancoraggio alla cultura di origine,quella dei propri genitori con cui non man-cano frizioni.Tra i minori stranieri che arrivano in Italia siregistrano in misura crescente anche “minorinon accompagnati” da genitori o da adulti le-galmente responsabili. La condizione di que-sti minori è particolarmente delicata, presen-tano un percorso migratorio caratterizzato daforti disagi se non anche da sfruttamento ses-suale e lavorativo. Spesso sono invisibili edi età incerta. La loro patente vulnerabilitàrichiede una specifica protezione almeno fi-no al 18° anno di età. Nel loro caso non vi so-no leggi o servizi garantiti e rischiano che,anche dopo un percorso nella normalità finoall’età adulta, di essere espulsi dal nostroPaese.

CHE FARE?

A fronte ad un’immigrazione con caratteri-stiche di irreversibilità è evidente che sulversante delle politiche sociali non sonosufficienti interventi di prima accoglienza edi inserimento lavorativo, ma occorre opera-re in termini di integrazione sociale su unampio spettro di bisogni e di diritti dei lavo-ratori, dei minori e delle donne. Un fenome-no stabile richiede pol i ti che organiche,strategie global i , ad ampio raggio (lavo-

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di Vi ncenzo Di Do meni co (* )

La responsabilità del datore di lavoro, ovvia-mente, sorge quando questi non ha osservato

gli obblighi a lui imposti dalle varie norme.In sintesi per quanto riguarda:a) La res po ns abi l i tà del dato re di l av o ro ,

si può dire che la dottrina e la giurisprudenzaprevalenti inquadrano la responsabilità del da-tore di lavoro - ad esempio - per i danni arrecatial lavoratore a seguito di comportamenti per-secutori e vessatori posti in essere sul luogo dilavoro come, richiamando l’art. 2087 c.c.;oppure la lesione di diritti soggettivi quali adesempio la salute e ladignità del lavoratore.

b) Il ri s arci mento del danno , la vittima delmobbing – ad esempio ancora - ha diritto, ol-tre che al risarcimento del danno patrimonia-le, al risarcimento, di quello morale soggetti-vo, del danno biologico(1) e del danno esisten-ziale(2). In relazione, ad esempio,all’infortunio di un lavoratore, la Corte Supre-ma di Cassazione ha riconosciuto la responsa-bilità del Datore di Lavoro per “violazione deldovere di formazione e di informazione del la-voratore, nonchè del dovere di vigilanza, ...fa-cendo si che il rapporto instaurato costituiscauna prassi lavorativa ad alto rischio...”

c) La res po ns abi l i tà del dato re di l av o roper fatto al trui , nel caso di lesioni conse-guenti a comportamenti vessatori tenuti daicolleghi, il lavoratore “mobbizzato” adesempio, ancora, può agire, oltre che control’autore materiale della atteggiamento tenu-to, (ex art. 2043 c.c), pure contro il datore dilavoro, (ex art. 2087 c.c.).

In sintesi, al datore di lavoro possono essere ri-conosciute tre tipi di responsabilità:1° RESPONSABILITÀ CIVILE2° RESPONSABILITÀ PENALE3° RESPONSABILITÀ AMMINISTRATIVA

1 . RESPONSABILITA’ CIVILE

Il regime di responsabilità civile dei datori di la-voro ci portano – tra le varie – ad avvicinarci alla

disciplina relativa alla sicurezza delle condizionidi lavoro. La norma per il riconoscimento dellaresponsabilità è l’articolo 2087 del Codice civi-le che impone al datore di lavoro di adottare le mi-sure atte a tutelare l’integrità fisica e la persona-lità morale dei prestatori di lavoro. A propositodi sicurezza sul posto di lavoro, con il contravve-nire a tali disposizioni si finisce anche nella re-sponsabilità penale. Penale per non aver impe-dito l’evento; l’Inail, allorquando si trasgrediscea tale principio adotta l’azione di regresso neiconfronti del datoredi lavoro inadempiente.L’assicurazione INAIL esonera il datore di la-voro dall’obbligo di risarcire i danni in sede ci-vile nei confronti dei lavoratori colpiti da infor-tunio sul lavoro o da malattia professionale. Percontro vi sono dei casi in cui il datore di lavorodeve risarcire anche i danni in sede civile.

Ques ti po s s o no es s ere:• condanna penale del datore di lavoro per il fat-

to dal quale è scaturito l’infortunio;• sentenza penale che stabilisca che

l’infortunio sia avvenuto per fatti imputabiliad altri dipendenti;

• estinzione del reato per amnistia o mortedell’imputato;

• mancata soggezione dell’infortunio o dellamalattia professionale all’obbligo assicura-tivo.

Il codice civile, all’articolo 2049 c.c. stabilisceche il datore di lavoro è responsabile anche quan-do l’omissione delle misure di sicurezza sia statadirettamente effettuata da altra persona da lui in-caricata nell’ambito delle mansioni a lui conferi-te. In altri termini, il datore di lavoro rispondedei danni causati da violazione di misure di sicu-rezzacompiuti dai suoi incaricati o sorveglianti.Facciamo un esempio: ovvero il caso di pres tapres tato ri d’o pera v o l o ntari impegnati inParrocchia, più precisamente questi per una de-terminata attività utilizzavano delle scale e deitrabattelli la domanda è: “questi strumenti devo-no essere a norma anche se i volontari non sono

LA RESPONSABILITÀ CIVILE,PENALE E AMMINISTRATIVANEL RAPPORTO LAVORISTICO

(*) da Notiziario CNEC – n.4/2011.(1) danno biologico: corrisponde al pregiudizio arrecato all’integrità fisica e/o psichica dell’individuo in sé e per sé consi-

derate, risarcibile indipendentemente dalle sue conseguenze di carattere economico nonché da qualsiasi riflesso di dan-no morale “soggettivo” della lesione subita.

(2) danno non patrimoniale, inerente i risvolti personali ed esistenziali di qualunque genere di illecito [ZIVIZ, Il dan-no non patrimoniale, in La responsabilità civile, a cura di CENDON; Torino, 1998.

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E soggetti alle no rme di prev enzi o ne deg l ii nfo rtuni ?”La risposta che potrebbe essere data è quellache se il Parroco si pone come garanzia neiconfronti dei volontari, specie se vengonoposte a disposizione degli stessi attrezzaturedi lavoro che risultano irregolari, que-st’ultimo è tenuto a rispettare le norme an-tinfortunistiche e più precisamente nel casod’uso di un trabattello il controllo dello stessoo degli strumenti che si adoperano deve essereeffettuato in un modo conforme alle normeprudenziali. Ne consegue che vi è ampio mar-gine per riconoscere la responsabilità del da-tore di lavoro, posto che questi si deve sempreadeguare alla evoluzione della tecnica e dellaesperienza per ritenersi in regola con le misuredi sicurezza adottate.Il principio della responsabilità del datore dilavoro viene anche ripreso dalle norme spe-ciali contro gli infortuni e le malattie profes-sionali di cui al TU 1965/1124 che la prevedeall’art.10 come presupposto della azione di re-gresso dell’INAIL.Ciò posto, il riconoscimento di responsabi-lità civile del datore di lavoro comportal’obbligo di risarcire i danni causati al lavora-tore a seguito del fatto lesivo verificatosi.In sostanza, il lavoratore deve, per legge, es-sere interamente indennizzato dei danni subitia causa del lavoro, e se vi è colpa del DL deveessere da lui risarcito direttamente o tramitel’ente assicuratore pubblico INAIL. Da ciò neconsegue che il Datore di lavoro non rispondedei fatti che hanno determinato l’infortunio.Un esempio: un portinaio di un immobile – diproprietà di una Provincia Religiosa – avendol’abitazione annessa all’immobile un sabatosera verso le ventidue ha pensato bene di anda-re a confezionare i sacchi della pattumiera, taleoperazione avrebbe dato a Lui la possibilità dinon alzarsi presto la mattina del lunedì (a Mi-lano il regolamento di polizia municipale pre-vede l’esposizione dei sacchi alle cinque delmattino) inavvertitamente un inquilino MOL-TO distratto ha lasciato in un sacco un vetrorotto che a sua volta fuoriusciva dal contenito-re stesso. Nel sollevare il contenitore unospuntone ha provocato al portinaio unaprofonda lacerazione nel braccio destro.Altro esempio: il sinistro tra un’auto di pro-prietà di un Ente ecclesiastico, condotta da undipendente, ed un passante, durante l’orariod’ufficio, il dipendente non ha dato nessunacomprovata giustificazione del perché è accadu-to. Interessante una sentenza del tribunale diFoggia la quale asserisce che rientrano nella re-sponsabilità del datore di lavoro quelle lesioniall’integrità psicofisica del lavoratore provo-cate da un eccessivo carico di lavoro straordina-rio continuativo richiesto dalla deliberata man-

canza di integrazione dell’organico (Trib. Fog-gia 11 dicembre 2008).

2 . RESPONSABILITA’ PENALE

A questo punto occorre parlare della già menzio-nata responsabilità penale del DL. Le norme cheimpongono l’osservanza di misure di sicurezzanello svolgimento del lavoro, sono norme di ri-levanza penale la cui inosservanza comportacommissione di reato, passibile di sanzione.Un esempio è allorquando il datore di lavoro èci-vilmente e penalmente responsabiledell’obbligo di versamento dei contributi con lemodalità e allecondizioni stabilite dalle leggi.Altro esempio, è dato dalle norme previste dalCodice Penale (art.437 cp) che stabilisce la re-sponsabilità di chiunque omette di collocareimpianti, apparecchi o segnali destinati a pre-venire disastri o infortuni sul lavoro ovvero lirimuove o li danneggia è punito con la reclu-sione… con l’aggravante specifica se dal fattoderiva un disastro o un infortunio.La Corte di Cassazione con la sentenzan.40821/2008 ha sancito che in caso di infor-tunio sul lavoro il nesso causale tra la condottacolposa del datore di lavoro ed evento lesivo èinterrotto dalla condotta del lavoratore che siponga in termini di abnormità e quindi ecce-zionalità ed imprevedibilità, rispetto alla pre-stazione lavorativa: pertanto il comporta-mento abnorme del lavoratore interrompe ilnesso causale ed è causa esclusiva dell’evento.La direttiva n. 2009/52/CE, disponendo in me-rito all’introduzione di “norme minime relati-ve a sanzioni e provvedimenti nei confronti didatori di lavoro che impiegano cittadini di pae-si terzi il cui soggiorno è irregolare”, stabili-sce che gli Stati membri introducano, tra gliobblighi del datore di lavoro, il dovere di esi-gere dal prestatore cittadino di uno stato terzoche lo stesso “possieda e presenti […] un per-messo di soggiorno valido, o un’altra autoriz-zazione di soggiorno” prima della costituzio-ne del rapporto. Tra le fattispecie di reato disci-plinate dalla nostra legislazione in materia diassunzione di personale extracee, vi è la con-dotta del datore di lavoro, o privato cittadino(quindi anche per le colf occupate), il quale oc-cupi alle proprie dipendenze (anche per attivitàa carattere stagionale) lavoratori extracomuni-tari sprovvisti del permesso di soggiorno, ov-vero il cui permesso sia stato annullato,dall’autorità amministrativa o giudiziaria, re-vocato ovvero scaduto senza richiesta tempe-stiva di rinnovo dello stesso, comminando,per i fatti avvenuti successivamente al 25 lu-glio 2008, congiuntamente la pena della reclu-sione da sei mesi a tre anni e la multa di 5.000euro per ciascun lavoratore impiegato; alla ini-ziale configurazione del reato come contrav-14

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E venzione, punibile per colpa.La Cassazione penale, con la recente sentenza26 agosto 2010 n° 32357, ha stabilito che lanomina del responsabile del servizio di preven-zione e protezione (RSPP) no n es cl ude, in ca-so di infortunio sul lavoro di un dipendente, laresponsabilità penale del datore di lavoro.La figura del RSPP è qualificabile come consu-lente del datore di lavora e non è titolare di alcu-na posizione di garanzia rispettoall’osservanza della normativa per la sicurezzasul luogo di lavoro: pertanto, la designazionedel RSPP, anche se obbligatoria, non equivale adelega di funzioni utile ai fini dell’esenzione deldatore di lavoro da responsabilità per lo viola-zione della normativaantinfortunistica”.Il codice penale non si rivolge s o l o al Datoredi Lavoro, ma a chiunque compia quei fatti ille-citi, e quindi anche ad estranei alla organizza-zione del lavoro, bisogna capire che il codicepenale all’art.437 prevede come sanzione lareclusione. Dal che si deduce che il reato è clas-sificabile come “delitto” e non semplicemente“contravvenzione” e come tale, deve essereprovato il dolo o la colpa del soggetto.In sostanza il reato, seppure consiste in unaomissione (come citato il mancato versamen-to della quota dei contributi trattenuti ai lavo-ratori) si differenzia dalle contravvenzioni do-ve la colpa non deve essere specificamenteprovata ma è insita nella omissione stessa.Altro reato previsto dal Codice Penale di cuipuò essere imputato il DL è quello determinatoda omissione, delitto che interessa sia il DLsia altri che lo abbiano compiuto. Anche pertale reato occorre provare la colpa (omissioneo rimozione di apparecchi destinati alla estin-zione di un incendio al salvataggio al soccorsocontro disastri o infortuni sul lavoro).Più specifiche le norme previste dalD.Lgs.626/1994 che innanzi tutto si rivolgo-no direttamente al DL e che impongono deter-minati comportamenti la cui inosservanza de-termina responsabilità penale del DL medesi-mo. Infortuni eclatanti, (vedi quello presso laTyssen Group) e malattie professionali altret-tanto dilaganti in conseguenza soprattuttodell’uso di amianto (non interessa il nostromondo, ma ci permette di comprendere me-glio), hanno portato il legislatore ad inasprirele sanzioni per i DL inadempienti. Si tratta,dunque di norme di rilevanza penale la cui inos-servanza da parte del DL o dei suoi preposti,comporta la esclusione dell’esonero previstodalla assicurazione INAIL e sanzioni penali. Sitratta, peraltro, di responsabilità penale perreati co ntrav v enzi o nal i per i quali è previ-sto l’arresto o l’ammenda. Ciò vuol dire cheper le omissioni commesse dal DL la colpa èinsita nella omissione stessa senza doverlaprovare specificatamente.

3. RESPONSABILITA’ AMMINISTRATIVA

Il decreto legislativo 2 3 1 / 2 0 0 1 ha introdot-to una nuova forma di res po ns abi l i tà am-mi ni s trati v a delle persone giuridiche con-seguente alla commissione di illeciti penali daparte di amministratori e dirigenti delle so-cietà e degli enti pubblici economici.La normativa prevede la applicazione di pe-santi s anzi o ni pecuni ari e a carico dell’ente(da un minimo di €.25.822,84 fino ad un mas-simo di €.1.549.370,00) e soprattuttol’applicazione di pesanti s anzi o ni i nter-di tti v e (divieto di contrattare con la PA, re-voca o sospensione delle autorizzazioni.. .).L’esonero dalla responsabilità dell’ente ope-ra qualora si riesca a dimostrare di aver adotta-to ed efficacemente attuato, prima della com-missione del fatto, mo del l i di o rg ani zza-zi o ne, g es ti o ne e co ntro l l o idonei a pre-venire reati della specie di quello verificato-si; di v i g i l are s ul funzi o namento ,s ul l ’o s s erv anza dei mo del l i e di curare illoro aggiornamento attraverso un organismodell’ente (Organismo di Vigilanza – O. d. V. )dotato di autonomi poteri di iniziativa e dicontrollo; che l e pers o ne che hanno com-messo il reato abbi ano el us o fraudo l en-temente i Modelli di Organizzazione e di ge-stione.Le aziende, nelle svolgimento delle loro atti-vità, si trovano a fronteggiare quotidianamen-te situazioni che comportano la esposizione arischi aggiuntivi rispetto al normale ri s chi odi i mpres a.Comportamenti illeciti di dipendenti o diri-genti possono comportare l’attribuzione diuna responsabilità, anche penale, dell’aziendaqualora non sia possibile escludere che da taletipo di comportamento sia derivato un vantag-gio per il solo soggetto che l’abbia posto inessere.In sintesi è questa la filosofia del decreto legi-slativo 8 giugno 2001, n. 231, che ha introdot-to nel nostro ordinamento la responsabilità insede penale degli enti, in aggiunta a quella dellapersona fisica che ha realizzato materialmenteil fatto illecito ulteriormente estesa ai reati dio mi ci di o co l po s o e l es i o ni co l po s e g ra-v i o g rav i s s i me che s i v eri fi chi no a s e-g ui to del l a v i o l azi o ne del l e no rme perl a prev enzi o ne deg l i i nfo rtuni s ul l av o -ro o rel ati v e al l a tutel a del l ’i g i ene e del -l a s al ute s ul l av o ro .La legge prevede anche un es o nero da re-s po ns abi l i tà se si dimostra l’adozione el’attuazione efficace di mo del l i o rg ani zza-ti v i , di g es ti o ne e co ntro l l o idonei a pre-venire la realizzazione degli illeciti previsti,evitando che l’azienda sia responsabile per ilcomportamento del dipendente.15

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di Luci ano Co nfo rti

Il CCNL Uneba prevede, al livello 6°Super, un “ad-detto ad attiv ità polivalenti” senza particolari indi-

cazioni circa le mansioni alle quali tale operatore debbaessere adibito. Sappiamo solo dalla declaratoria di li-vello che deve trattarsi di “funzioni esecutive ausiliariepromiscue di supporto”.Senza dubbio, siamo di fronte ad una polivalenza qualo-ra l’operatore svolga stabilmente una pl ural i tà dico mpi ti tra quel l i des cri tti ag l i i nferi o ri l i v el -l i 6 ° e 7 °. Tuttavia spesso il polivalente assolve anche compitidi as s i s tenza ag l i o s pi t i . In taluni casi l’operatorepolivalente rappresenta persino l’unico profilo pro-fessionale presente. Esso garantisce tutto il necessa-rio, comprese le pulizie generali della struttura e deisingoli alloggi. Questa situazione, in questi casi parti-colari, non ha alternative per comprensibili esigenzedi bilancio.L’attività del polivalente, nella fattispecie, s co nfi natuttav i a parzi al mente nel 5 ° l i v el l o ove è collo-cato l’operatore generico di assistenza. Dunque esisteuna zona grigia tra il livello 6°Super ed il 5°che, che allelunghe, induce l’Ente ad una migliore definizionedell’inquadramento ed all’ipotesi di un ricollocamentodegli addetti in 5° livello. Tuttavia tale prospettiva è fre-nata da due problemi.Pri mo pro bl ema. Le mansioni dell’operatore generi-co di assistenza sono cristallizzate in un mansionariocontrattualizzato. Il CCNL (All.1), esplicitamente pre-vede che l’operatore di 5° livello ”aiuta per il governodell’alloggio, riordino e pulizia del letto, della stanza edei serv izi igienici dell’ospite”.Dunque, nessuno garantisce più le pulizie generali: pa-radossalmente la promozione del personale al livello

superiore rischia di tradursi in un raddop-pio di organico, diretto o indiretto.Seco ndo pro bl ema. L’art.37 CCNLprevede che l’operatore generico di assi-stenza sia inquadrato in 5° livello per 24mesi “ di anzianità nella struttura e nellamansione”. Lo scatto automatico al livel-lo superiore è dovuto anche ai neo- pro-mossi? A decorrere da quando? Di certo,essi hanno già conseguito un’anzianità“nella struttura” superiore ai 24 mesi,mentre invece non hanno ancora alcunaanzianità “nella mansione”.L’Ente si trova quindi in un dilemma. La-sciare gli operatori in liv. 6°super presta ilfianco a rivendicazioni rispettoall’assistenza all’ospite; promuovere gli

LA ZONA GRIGIA TRA L’OPERATOREGENERICO DI ASSISTENZA EL’OPERATORE POLIVALENTE

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addetti al 5°livello rischia di raddoppiare i costi. La soluzione del problema è nell’art. 39 del CCNL inti-tolato: “Mansioni promiscue”.Dice questo articolo che “in caso di mansioni promiscuesi fa riferimento all’attiv ità prevalente. In tal caso, fer-me restando le mansioni di fatto espletate, alla lavora-trice ed al lavoratore competerà l’inquadramento al li-vello superiore. Per attiv ità prevalente si intende quelladi maggior valore professionale, semprechè venga abi-tualmente prestata e non si tratti di un normale periododi addestramento e non abbia carattere accessorio ocomplementare”.Questa norma ha una notevole importanza. In primoluogo, viene sancito il principio che possono coesiste-re, nella stessa mansione, atti v i tà di mag g i o re e dimi no re v al o re pro fes s i o nal e . Ciò ci pone al riparodal rigore dell’art. 2103 C. Civile che vieta in assoluto(cioè anche con l’accordo del lavoratore) il decl as s a-mento ed il demans i o namento . Le mansioni “infe-riori” sono dunque legittime quando fanno parte inscin-dibilmente di un “unicum”, a condizione che al lavorato-re sia garantito un inquadramento comunque commisura-to alle attività di valore superiore. Queste ultime tutta-via (cioè le attività di maggiore professionalità), deb-bono essere s tabi l i ; non dà quindi titoloall’inquadramento superiore una attività di maggior va-lore prestata saltuariamente ed in modo complementareo accessorio, ovvero durante un periodo di addestramen-to. Inoltre: il CCNL dice esplicitamente “ferme restandole mansioni di fatto espletate”. Ciò significa che nessu-na modifica organizzativa sarà necessaria per effettodell’applicazione del principio di prevalenza e del rico-noscimento del livello superiore.Dunque l’operatore polivalente potrà essere promossoal livello superiore, ma non gli andrà attribuita la man-sione di operatore generico di assistenza, bensì quella di“addetto a mans i o ni pro mi s cue”. Nella relativa co-municazione di promozione sarà opportuno ci tarel ’art. 3 9 del CCNL e confermare che le mansioni re-stano immutate. Rispetto ad eventuali ipotesi si retroat-tività, sarà possibile argomentare che le mansioni supe-riori, precedentemente prestate in modo saltuario ed ac-cessorio, si sono progressivamente consolidate fino adiventare prevalenti.Lo scatto automatico al liv. 5°super sarà opzionale dopo24 mesi dalla promozione. A stretto rigore, non stiamoinfatti più parlando di un operatore di assistenza assuntocome tale o che abbia successivamente acquisito la man-sione, bensì di un addetto a mansioni promiscue a cuinon è applicabile lo scatto automatico al livello supe-riore decorsi i 24 mesi.

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di Al es s i o Affanni

Dopo cinque anni di lavoro e di ricerca a cura diun’équipe di economisti, giuristi, dottori commer-

cialisti, sociologi edesponenti di organismi associati-vi e cooperativi del terzo settore e del volontariato,l’Agenzia per le Onlus (ora Agenzia per il terzo settore)ha presentato il “Libro Bianco sul Terzo settore”. Il te-sto sintetizza gli aspetti salienti del non profit italia-

no, i suoi punti diforza, le prospetti-ve di sviluppo e inodi ancora da scio-gliere. Nove capito-li tematici in cui siavanzano ancheproposte di innova-zione; presente il ri-chiamo bibliografi-co delle fonti citateed il link ai docu-menti disponibilisul web.

Molteplici i temi affrontati nel volume: dall’identitàdegli enti del Terzo settore e dei loro organismi di rap-presentanza alle forme di partecipazione a livello loca-le e nazionale, dalla sussidiarietà fiscale (passando dalwelfare state alla welfare society) al rapporto tra entinon profit e amministrazioni pubbliche, dagli elementidistintivi e di efficacia degli enti del Terzo settore allefonti di finanziamento, fino all’ipotesi di una Borsa so-ciale di settore.

IL COMPOSITO QUADRO NORMATIVO: IPOTESI E PROPOSTE

Tra i tanti argomenti trattati ci soffermiamo, in partico-lare, sulla parte del volume che illustra le ragioni dellanecessità di una riforma organica della legislazione del

Terzo settore.Una prima importante premessa: il Terzosettore è costituito da una pluralità di formegiuridiche (es. associazioni, fondazioni,ecc.), ciascuna con le proprie modalità ope-rative e la propria disciplina normativa. Maa questa disciplina di carattere generale van-no ad aggiungersi le leggi specifiche, se-condo la configurazione o qualifica giuridi-ca assunta: ad esempio un’associazione po-trà essere un’organizzazione di volontaria-to o una Onlus o una associazione di promo-zione sociale.Secondo gli autori del Libro Bianco si do-vrebbe superare l’attuale frammentazione dinorme attraverso un’azione di riordino e si-stematizzazione delle leggi esistenti. Un

criterio suggerito per pervenire a una maggiore organi-cità delle norme di regolamentazione del settore è di sta-bilire norme applicabili (anche a enti e organismi diversitra loro) in base al tipo di attività svolta o al tipo di uten-za coinvolta. La riflessione è condizionata anche dallaprospettiva di una parallela riforma del Libro I del Codi-ce Civile, che dovrebbe contribuire, dunque, a definire “icriteri fondativi comuni e quelli specifici delle diversecomponenti, armonizzandone gli aspetti giuridici”. Il tema era già stata esaminato dall’Agenzia per le Onlusnel Libro Verde, pubblicato nell’ottobre 2006, laddovesi affrontava l’incoerenza nel trattamento tributario traenti che svolgono la medesima attività. A tal propositosi citava l’esempio di una scuola materna, alla cui gestio-ne si può provvedere con diversi tipi di organizzazioni(associazioni, fondazioni senza fine di lucro o coopera-tive sociali), ognuna con proprie, differenti caratteristi-che strutturali e proprie modalità operative. La conclu-sione a cui perveniva l’Agenzia nel Libro Verde era che,secondo l’attuale normativa tributaria, la gestione di unascuola materna da parte di una associazione o di una fon-dazione può rientrare tra le attività che consentono digodere del regime tributario delle Onlus (D.Lgs. 460/97)solo nel caso in cui l’attività stessa sia indirizzata a reca-re benefici a “soggetti svantaggiati”. Nel caso in cuil’attività fosse invece genericamente rivolta a bambiniprivi di condizione di disagio, l’ente non poteva goderedei benefici fiscali delle Onlus e le attività relativeavrebbero, di conseguenza, generato per l’associazioneproventi qualificabili come commerciali e soggetti a im-posizione sul reddito: la qualifica commerciale delle atti-vità poteva determinare, altresì, nella maggior parte deicasi, la consequenziale equiparazione (dal punto di vistafiscale) dell’associazione ad una società di capitali. Lamedesima attività (gestione di una scuola materna apertaa bambini di qualunque condizione sociale, fisica o altro)potrebbe però essere liberamente gestita da una coopera-tiva sociale di tipo A (L. 381/91). In tal caso, la scuolamaterna gestita dalla cooperativa sociale, considerataOnlus di diritto dalla legislazione, potrebbe godere dun-que di un trattamento tributario più favorevole rispettoalla associazione o fondazione che eserciti esattamentela medesima attività. E’ evidente, pertanto, come si con-figuri una situazione in cui enti che esercitano la medesi-ma attività di scuola materna rivolta ai cittadini di ognicondizione, per il semplice fatto di utilizzare forme giu-ridiche differenti finiscono per beneficiare di regimi tri-butari differenti

NUOVI POSSIBILI ATTORI DEL TERZO SETTORE

Nel Libro Bianco vengono riprese e ampliate le argo-mentazioni del Libro Verde, in ossequio alle nuove ri-

DALL’AGENZIA PER LE ONLUS,IL LIBRO BIANCO SUL TERZO SETTORE

Oltre a delineare l’attuale situazione del Terzo settore in Italia, il Libro Bianco intendefornire indicazioni su modalità operative e su possibili strumenti innovativi, con proposte perla risoluzione delle problematicheattualmente esistenti. Un contributo dell’Agenzia per il Terzo settore.

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RE flessioni maturate nel frattempo. L’innovazione – au-

spicata dagli autori – del quadro regolativo degli entinon profit punterebbe, peraltro, a consentire di svolge-re attività di interesse collettivo, senza fini di lucro(cioè senza distribuzione di utili tra i soci), anche in for-ma economicamente rilevante (si pensi alle impresesociali, disciplinate dal D.Lgs. 155/2006). Anche afronte di queste possibili innovazioni diventa semprepiù necessario individuare nuovi tipi di controllo, neiconfronti sia dei vecchi che dei nuovi soggetti operantinel Terzo settore: nel Libro Bianco viene perciò propo-sto di attribuire queste funzioni di controllo ad un orga-nismo autonomo e si avanza l’ipotesi che ad assolveretale compito possa essere proprio la stessa Agenzia peril Terzo settore. Il modello ipotizzato sarebbe quello diun’authority che non sia limitata alla sola azione dicontrollo: sull’esempio della Charity Commission in-glese l’Agenzia (o l’organismo autonomo altrimentiindividuato) dovrebbe svolgere anche e soprattutto uncompito di promozione del Terzo settore e dei soggettigravitanti al suo interno, con azioni di “accompagna-mento benevolo” degli enti nello svolgimento delleloro attività. In questo senso l’Agenzia per il Terzo set-tore si è già attivata nel fornire atti di indirizzo e lineeguida finalizzati all’individuazione ed all’applicazionedelle migliori pratiche operative. L’Agenzia ha pubbli-cato, ad esempio, le Linee guida per la raccolta fondi(per le attività di fundraising) e quelle per la rendiconta-zione, suggerendo l’adozione del modello del bilanciosociale in luogo del tradizionale bilancio di missione. Tra le nuove esigenze del Terzo settore rilevate nel Li-bro Bianco vi è anche la “capacità di accountability ”degli enti non profit, vale a dire la trasparenza e lacredibilità di tali enti nei confronti della comunità diriferimento: un’esigenza imprescindibile per la loroaccreditabilità presso i cittadini e le istituzioni pub-bliche. Considerando, inoltre, l’avvento nel Terzo settore an-che di soggetti imprenditoriali che svolgono attivitàcon fini di utilità sociale, gli autori propongono lacreazione di un vero e proprio mercato finanziario - unaBo rs a s o ci al e - in cui possano essere scambiati i ti-toli emessi da questi enti. Si tratterebbe di un mercatodi capitali per imprese a finalità sociale e l’obiettivo dimedio periodo sarebbe quello di creare uno strumentoche consenta l’incontro tra la domanda e l’offerta di ca-pitali “responsabili”: in sostanza, un sistema che offra

alle imprese con una spiccata vocazionesociale la possibilità di approvvigionarsidi risorse a condizioni particolarmentevantaggiose.

SUSSIDIARIETA’ E PARTECIPAZIONE:AZIONI CONCRETE

Il Libro, come detto, esamina anche i prin-cipi che promuovono il valore dell’agiresociale: primo tra tutti il principio di sus-sidiarietà. L’intento apprezzabile degliautori è di non voler definire teoricamenteil concetto di sussidiarietà, ormai noto,ma descriverne le possibili modalità di at-

tuazione e gli effetti che ne deriverebbero. A tal propo-sito si propone un forma di sussidiarietà fiscale da ap-plicare nei confronti degli enti non profit: in concretogli enti dovrebbero poter essere classificati attraversoun apposito s i s tema che ev i denzi , i n parti co l a-re, quel l i “meri to ri ” che realizzano (o che realizza-no meglio) finalità di pubblica utilità e arrivando,quindi (sulla base di questa classificazione), a g rada-zi o ni di i mpo s i zi o ne fi s cal e che teng ano co n-to di ques ta “meri to ri età”.Un altro strumento esaminato, collocato tra le forme disussidiarietà e tra le fonti di finanziamento degli entinon profit è il 5 per mille, che l’Agenzia per il Terzosettore propone di rendere stabile, come già illustratoin un suo precedente documento dedicatoall’argomento (il documento di proposta intitolato“Disciplina legislativa per razionalizzare e renderestabile l’istituto del cinque per mille”). La proposta èl’istituzione del 5 per mille in un’apposita legge ordi-naria, evitando così di doverlo ristabilire annualmentenella legge finanziaria. Altro argomento affrontato nel Libro è la partecipazio-ne e la rappresentanza degli enti non profit, argomentoa cui l’Agenzia per il Terzo settore dedicherà delle ap-posite Linee guida, di prossima pubblicazione. La pro-posta avanzata al riguardo è l’istituzione di un registronazionale riservato agli enti non profit a disposizionedelle istituzioni e amministrazioni pubbliche, checonsenta la loro coinvolgibilità e la loro partecipazio-ne nei casi in cui sia prevista una procedura di consulta-zione (ed ampliando i casi di pubblica consultazione):in questo modo - spiegano gli autori - risulterebberocoinvolgibili anche le associazioni non iscritte nei re-gistri regionali e, per questo motivo, più difficilmentecensibili o rintracciabili. Il registro potrebbe funzio-nare anche da banca dati, non solo per la registrazionedegli enti ma anche delle attività da essi svolte, favo-rendo la conoscibilità dei (e tra i) soggetti che operanonel Terzo settore.

NOTE CONCLUSIVE…

A prima vista il lettore potrebbe avere l’impressioneche il Libro Bianco sostenga una deriva mercantilisti-ca del Terzo settore, sia dei soggetti esistenti che diquelli rappresentati come auspicabili forme di organiz-zazione per il futuro, tuttavia l’intento predominante èdi eliminare i limiti dell’attuale sistema (anche dalpunto di vista giuridico e normativo) che impedisconoagli organismi operanti nel settore di esprimere tuttoil loro potenziale: gli strumenti operativi propostinon vanno unicamente nella direzione di garantire unamaggior autonomia, in una mera ricerca di deregola-mentazione. L’accento è sul valore del Terzo settore,sul valore aggiunto sociale che esso apporta e sullapossibilità che tale valore diventi misurabile e classi-ficabile, con beneficio di tutti: degli enti non profitstessi, delle pubbliche amministrazioni con cui essi sirelazionano e della comunità a cui si rivolgono.L’azione di ogni organismo del Terzo settore – questolasciano intendere gli autori – deve diventare traspa-rente, efficace, coerente con la propria forma organiz-zativa e comunicabile.18

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ciali, le procedure per la loro iscrizione all’apposito Albo,tenuto presso la Giunta regionale (aggiornato annualmen-te), nel quale potranno iscriversi le fattorie sociali operantiin Abruzzo, nonché le modalità di controllo. La Regione Abruzzo promuove l’utilizzo da parte delle fat-torie sociali dei beni facenti capo a enti pubblici e privati.In tale ambito alle fattorie sociali possono essere dati inconcessione i beni del patrimonio regionale; la Regione siadopererà anche affinché altri enti locali ed altri soggettipubblici e privati possano dare in concessione alle fattoriesociali i beni dei rispettivi patrimoni.La Regione inoltre individua e adotta le opportune misureper favorire la più larga diffusione, la commercializzazione el’utilizzo a scopo alimentare (anche nelle mense pubbliche)dei prodotti provenienti dalle colture di agricoltura sociale.

CAMPANIA

REGOLAMENTO DI DISCIPLINA DEL REGISTRO REGIONALE DELLEASSOCIAZIONI DI PROMOZIONESOCIALE

Bollettino Ufficiale Regione Campania n. 65 del 17 otto-bre 2011

Con Regolamento del 12 ottobre 2011, n. 7 la Giunta re-gionale ha disciplinato le procedure di iscrizione e di can-cellazione delle associazioni di promozione sociale nel re-gistro regionale istituito ai sensi dalla legge regionale 15marzo 2011, n. 4 (Disposizioni per la formazione del bi-lancio annuale 2011 e pluriennale 2011-2013 della Regio-ne Campania). Hanno diritto ad iscriversi nel registro re-gionale l e as s o ci azi o ni di pro mo zi o ne s o ci al e, co -s ti tui te co n atto s cri tto , ai s ens i del l ’arti co l o 3 ,del l a l eg g e 3 8 3 / 2 0 0 0 , che operino da almeno un annonell’ambito del territorio regionale. Lo Statuto deve conte-nere i seguenti elementi essenziali:a) la denominazione; b) l’oggetto sociale; c) l’attribuzione della rappresentanza legale

dell’associazione; d) l’assenza di fini di lucro e la previsione che i proventi

delle attività non possono essere divisi tra gli associati,anche in forma indiretta;

e) l’obbligo di reinvestire l’eventuale avanzo di gestione afavore di attività istituzionali previste nello statuto;

f) le norme sull’ordinamento interno ispirato a principi didemocrazia ed uguaglianza dei diritti degli associati conla previsione dell’elettività e gratuità delle cariche asso-ciative;

g) i criteri di ammissione e di esclusione degli associati e iloro diritti e obblighi;

h) l’obbligo di redazione del rendiconto economico - fi-nanziario annuale, nonché le modalità di approvazionedello stesso da parte degli organi statutari;

i) le modalità di scioglimento dell’associazione; l) l’obbligo di devoluzione del patrimonio residuo in caso

di scioglimento, cessazione o estinzione, dopo la liqui-dazione, a fini di utilità sociale.

Ai fini dell’iscrizione nel registro regionale il legale rap-

STATO

CODICE ANTIMAFIA E NUOVE DISPOSIZIONI SUI BENI CONFISCATI

Supplemento ordinario n. 214/L alla Gazzetta UfficialeSerie Generale n. 226 del 28 settembre 2011

Con Decreto Legislativo n. 159 del 6 settembre 2011 è statopubblicato il Codice delle leggi antimafia e delle misure diprevenzione, nonché nuove disposizioni in materia di docu-mentazione antimafia. Di particolare interesse le disposi-zioni relative all’amministrazione dei beni sequestrati e con-fiscati. All’art. 48, riguardante la destinazione dei beni con-fiscati, si conferma che i beni immobili non mantenuti al pa-trimonio dello Stato possono essere trasferiti patrimonial-mente al Comune (in via prioritaria, altrimenti alla Regioneo alla Provincia) nel quale l’immobile è situato. Gli enti terri-toriali, anche consorziandosi o attrav ers oas s o ci azi o ni , possono amministrare direttamente il beneo, s ul l a bas e di appo s i ta co nv enzi o ne, assegnarlo inconcessione, a titolo gratuito e nel rispetto dei principi ditrasparenza, adeguata pubblicità e parità di trattamento, aco muni tà, anche g i o v ani l i , ad enti , ad as s o ci azi o -ni mag g i o rmente rappres entati v e deg l i enti l o cal i ,ad o rg ani zzazi o ni di v o l o ntari ato di cui alla legge 11agosto 1991, n. 266 e ad altri organismi del privato sociale.

REGIONI

ABRUZZO

AGRICOLTURA SOCIALE ED ENTI DEL TERZO SETTORE

GU Regioni n. 36 del 10-9-2011 - Bollettino Ufficiale Re-gione Abruzzo n. 44 del 20 Luglio 2011

La Legge regionale del 6 luglio 2011, n. 18 dispone in ma-teria di agricoltura sociale, considerando tale quella che at-traverso la realizzazione di fattorie ed orti sociali favoriscel’inclusione e la riabilitazione delle persone con grave di-sabilità fisica e psichica; s o s ti ene l e atti v i tà di educa-zi o ne ri v o l te a mi no ri co n parti co l ari di ffi co l tàdi apprendi mento o i n co ndi zi o ni di parti co l aredi s ag i o fami l i are; attua l ’i ns eri mento s o ci o -l a-v o rati v o di anzi ani , di v ers amente abi l i , mi no ri ari s chi o , s o g g etti co n pro bl emi di di pendenze,mal ati ps i chi ci , g i o v ani co n di s o ccupazi o ne dil ung o peri o do , g i o v ani i no ccupati , i mmi g rati ,do nne i n di ffi co l tà, attrav ers o l ’o fferta di s erv i zieducati v i , cul tural i , di s uppo rto al l e fami g l i e eal l e i s ti tuzi o ni di datti che. Gli interventi di cui alla presente legge sono realizzati at-traverso il coinvolgimento delle istituzioni operanti nelterzo settore nonché mediante la collaborazione con le isti-tuzioni pubbliche e private operanti sul territorio, secondoil principio di sussidiarietà. Con apposito regolamento, da emanarsi entro 60 giornidall’entrata in vigore della presente legge, verranno deter-minati i requisiti soggettivi ed oggettivi delle fattorie so-

Norme giuridiche - Giurisprudenza - Consulenzan.144

a cura di Alessio Affanni e Sergio Zanarella

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presentante dell’associazione di promozione sociale, pre-senta al Settore Assistenza Sociale della Giunta regionaleapposita istanza, sottoscritta nelle forme previstedall’articolo 38 del decreto del Presidente della Repubblica28 dicembre 2000, n. 445 (Disposizioni legislative in ma-teria di documentazione amministrativa), corredata dallaseguente documentazione: a) copia autentica dell’atto costitutivo; b) copia autentica dello statuto dell’associazione; c) elenco nominativo delle persone che ricoprono cariche

associative; d) relazione dettagliata sull’attività svolta

dall’associazione con la specifica indicazionedell’ambito territoriali di attività, dei fini di promozio-ne sociale e dalla quale risulti almeno un anno di attivitàeffettiva nell’ambito regionale (in quanto l’iscrizionenel registro delle associazioni di promozione sociale èincompatibile con l’iscrizione nel registro regionaledel volontariato);

e) copia dell’ultimo rendiconto economico - finanziarioapprovato;

f) copia del codice fiscale; g) dichiarazione, ai sensi del decreto del Presidente della Re-

pubblica 445/2000, che attesti che l’associazione non èiscritta nel registro regionale del volontariato istituitoai sensi della legge regionale 23 ottobre 2007, n. 11.

l provvedimento di accoglimento o diniego è adottato daldirigente del Settore entro il termine di novanta giorni dalricevimento della istanza. L’iscrizione nel registro è con-dizione necessaria per stipulare convenzioni e usufruire deibenefici fiscali previsti per legge. La Regione, le province, i comuni e gli altri enti pubblicipossono stipulare convenzioni con le associazioni di pro-mozione sociale iscritte da almeno centottanta giorni nelregistro regionale per lo svolgimento delle attività previ-ste dallo statuto verso terzi.Il registro regionale è articolato nelle seguenti sezioni,corrispondenti a diversi ambiti di intervento: - Sezione a) nella quale sono iscritte le associazioni che

operano, prevalentemente in ambito sociale; - Sezione b) nella quale sono iscritte le associazioni che

operano, prevalentemente in ambito culturale; - Sezione c) nella quale sono iscritte le associazioni che

operano, prevalentemente nell’ambito di tutela e valo-rizzazione dell’ambiente;

- Sezione d) nella quale sono iscritte le associazioni cheoperano prevalentemente in ambito di cooperazione in-ternazionale;

- Sezione e) nella quale sono iscritte le associazioni cheoperano nell’ambito sportivo, ricreativo o turistico;

- Sezione f) nella quale sono iscritte le associazioni cheoperano in ambiti diversi da quelli indicati nelle sezioniche vanno dalla lettera a) alla lettera e).

L’articolazione in sezioni ha esclusivamente finalità ana-grafiche e non limita né modifica gli effetti prodottidall’iscrizione al registro.

EMILIA ROMAGNA

NUOVE NORME SUGLI ISTITUTI DI GARANZIA PER L’INFANZIA EL’ADOLESCENZA E PER LA TUTELA DELLE PERSONE NEI PENITENZIARI

GU Regioni n. 42 del 22-10-2011 - Bollettino UfficialeRegione Emilia Romagna n. 145 del 27 settembre 2011

Con la Legge regionale del 27 settembre 2011, n. 13 sonostate dettate nuove norme disciplinanti l’attività del Garan-

te per l’infanzia e l’adolescenza e del Garante delle personesottoposte a misure restrittive o limitative della libertàpersonale. Vengono modificate alcune leggi regionali in-troducendo le seguenti disposizioni.Definiti i rapporti del Difensore civico con i Garanti regio-nali ed il Comitato regionale per le comunicazioni(Co.Re.Com.): il Difensore civico, il Garante perl’infanzia e l’adolescenza e il Garante delle persone sotto-poste a misure restrittive o limitative della libertà persona-le, si danno reciproca segnalazione di situazioni di interes-se comune, coordinando la propria attività nell‘ambito del-le rispettive competenze; collaborano altresì con ilCo.Re.Com. (Comitato regionale per le comunicazioni)nel vigilare sull’operato dei mezzi di comunicazione e nelsegnalare agli organi competenti eventuali trasgressionicommesse.Viene altresì definito il funzionamento della struttura disupporto agli istituti di garanzia. L’Ufficio di Presidenzadell’Assemblea legislativa della Regione, sentiti il Difen-sore civico, il Garante per l’infanzia e l’adolescenza e il Ga-rante delle persone sottoposte a misure restrittive o limita-tive della libertà personale, stabilisce con proprie delibe-razioni la dotazione organica della struttura di supportoagli istituti di garanzia e le professionalità necessarie allosvolgimento dell’attività. Per l’adozione dell’atto di con-ferimento di incarico di responsabilità della struttura o del-la posizione dirigenziale di supporto agli istituti di garan-zia, l’Ufficio di Presidenza deve sentire il Difensore civico,il Garante per l’infanzia e l’adolescenza e il Garante dellepersone sottoposte a misure restrittive o limitative della li-bertà personale. Per lo svolgimento delle loro funzioni, ilDifensore civico, il Garante per l’infanzia e l’adolescenza eil Garante delle persone sottoposte a misure restrittive o li-mitative della libertà personale possono richiedere la col-laborazione di tutti gli uffici regionali, previa intesa tral’Ufficio di Presidenza e la Giunta regionale.Nell’esercizio delle proprie funzioni il Difensore civico, ilGarante per l’infanzia e l’adolescenza e il Garante delle per-sone sottoposte a misure restrittive o limitative della li-bertà personale, possono avvalersi, nell’ambito delle pre-visioni di spesa contenute nel programma approvatodall’Ufficio di Presidenza, di soggetti od organismi di rico-nosciuta indipendenza e competenza.In caso di mancata elezione del Garante per l’infanzia el’adolescenza e del Garante delle persone sottoposte a mi-sure restrittive o limitative della libertà personale, tutte lefunzioni loro attribuite ai sensi, rispettivamente, della , e ,possono essere esercitate dal Difensore civico tempora-neamente, per un periodo massimo di tre mesi, sulla base diuna delibera dell’Ufficio di Presidenza. In tale caso,l’Ufficio di Presidenza assume le deliberazioni sentito ilsolo Difensore civico. Il Difensore è altresì tenuto a predi-sporre la relazione annuale e il programma di attività, an-che con riferimento a queste ulteriori funzioni attribuitegli.Definita anche la programmazione delle attività del Garan-te dell’infanzia e dell’adolescenza. Entro il 15 settembre diogni anno, il Garante presenta all’Ufficio di Presidenzadell’Assemblea legislativa il programma di attività perl’anno successivo con l’indicazione del relativo fabbiso-gno finanziario.L’Ufficio di Presidenza, previa discussione cui partecipaanche il Garante, esamina ed approva il programma. Inconformità al programma approvato sono determinati imezzi e le risorse da iscrivere nella previsione di spesa delbilancio dell’Assemblea legislativa e da porre a disposi-zione del Garante.Nell’ambito delle previsioni contenute nel programma an-nuale di attività e della corrispondente dotazione finanzia-ria, il Garante ha autonomia gestionale e organizzativa.

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compiti familiari educativi e di cura;b) promuovere la rete di scambio sociale tra le famiglie an-

che favorendo iniziative di mutuo aiuto e di gestioni as-sociate per l’acquisto di beni e servizi per fini solidari-stici.

Si stabilisce che, con deliberazione di Giunta regionale,sulla base delle risorse disponibili, verranno definiti an-nualmente gli ambiti prioritari di intervento per la realizza-zione di tali progetti, da attuarsi sulla base dell’emanazionedi uno o più bandi in cui sono stabiliti i requisiti specificidei progetti finanziabili e l’importo massimo del contribu-to concedibile nonché le modalità per la rendicontazionedei contributi ottenuti. I progetti finanziabili dovranno:a) rientrare negli ambiti prioritari di intervento annual-

mente definiti dalla deliberazione di giunta; b) rivolgersi ad un numero di famiglie non inferiore a sette; c) prevedere un cofinanziamento con fondi propri del pro-

ponente in misura non inferiore al 10 per cento del costodell’iniziativa;

d) essere realizzati all’interno della regione Friuli VeneziaGiulia;

e) avere una durata di norma non superiore ai 12 mesi de-correnti dalla data di concessione del contributo.

La domanda di contributo potrà essere presentata da asso-ciazioni iscritte nel registro dell’associazionismo familia-re di cui all’articolo 17, comma 1 bis, della legge regionale11/2006 o comunque da famiglie che siano organizzate informa di associazione riconosciuta o non riconosciuta (for-malmente costituita e con finalità istituzionali che com-prendano la gestione delle attività per cui viene richiesto ilcontributo) oppure in società cooperativa (iscritta nel regi-stro regionale delle cooperative e le cui finalità istituziona-li comprendano la gestione delle attività per cui viene ri-chiesto il contributo). Tali soggetti devono avere la sedelegale e operativa nel territorio regionale. Modalità e ter-mini di presentazione della domanda di contributo verran-no stabiliti dal bando, di volta in volta. Saranno ammissibili a contributo: a) le spese direttamente riferibili all’attuazione del proget-

to, rientranti nei costi del personale da impiegare nellarealizzazione dell’iniziativa, ivi comprese le attività diprogettazione, promozione, organizzazione, documen-tazione e verifica;

b) le consulenze e collaborazioni esterne, nella percentua-le massima del 50% delle spese complessive;

c) affitto di locali, noleggio e acquisto di strumenti, attrez-zature e materiali, specificamente utilizzati nella realiz-zazione dell’iniziativa.

Non saranno ammissibili le spese per l’acquisto o la ristrut-turazione di beni immobili e le spese per l’acquisto di benimobili registrati. Sempre nel bando verranno definiti i pa-rametri oggettivi di valutazione dei progetti.

FRIULI VENEZIA GIULIA

REGOLAMENTO PER LA CONCESSIONE DI INCENTIVI PER CAMPAGNE DI SENSIBILIZZAZIONE PER UNA

PIU’ AMPIA PARTECIPAZIONE DEGLI ANZIANI ALLE ATTIVITA’ SPORTIVE

GU Regioni n. 42 del 22-10-2011 – Bollettino UfficialeRegione autonoma Friuli Venezia Giulia n. 38 del 21 set-tembre 2011

Pubblicato con Decreto del Presidente della Regione del9 settembre 2011, n. 214 il regolamento che definisce i cri-teri e le modalità per la concessione degli incentivi, previ-

Le determine e i provvedimenti di liquidazione attuativi delprogramma del Garante sono di competenza del dirigentedi riferimento della struttura di supporto agli istituti di ga-ranzia.Un’ulteriore disposizione va a istituire l’Ufficio del Garan-te regionale delle persone sottoposte a misure restrittive olimitative della libertà personale.L‘Ufficio del Garante regionale delle persone sottoposte amisure restrittive o limitative della libertà personale vieneistituito al fine di contribuire a garantire, in conformità aiprincipi costituzionali e nell’ambito delle competenze re-gionali, i diritti delle persone presenti negli Istituti peni-tenziari, negli Istituti penali per i minori, nelle strutture sa-nitarie, in quanto sottoposte a trattamento sanitario obbli-gatorio, nei centri di prima accoglienza, nei centri di assi-stenza temporanea per stranieri e in altri luoghi di restrizio-ne o limitazione delle libertà personali.Tale Garante promuove iniziative per la diffusione di unacultura dei diritti dei detenuti, in collaborazione con gli As-sessorati regionali competenti e con soggetti pubblici eprivati. Opera altresì in collaborazione e collegamentocon gli Assessorati regionali competenti e con soggettipubblici e privati interessati, nonché con gli istituti di ga-ranzia presenti a livello comunale.Il Garante è scelto tra persone in possesso dei requisiti ri-chiesti per l’elezione a consigliere regionale e di compro-vata competenza ed esperienza professionale, almenoquinquennale, in ambito penitenziario, nel campo dellescienze giuridiche, delle scienze sociali o dei diritti umani.Deve offrire garanzia di probità, indipendenza, obiettività,competenza e capacità nell’esercizio delle proprie funzio-ni. Si applicano al Garante le cause di ineleggibilità ed in-compatibilità previste per il Garante regionale perl’infanzia e l’adolescenza.Il Garante opera in piena autonomia e con indipendenza digiudizio e valutazione. E’ eletto dall’Assemblea legislati-va con voto segreto. Ciascun consigliere può avanzare unacandidatura motivata e accompagnata dal relativo curricu-lum. È eletto il candidato che ottiene i voti dei due terzi deiconsiglieri assegnati alla Regione. Dopo la terza votazio-ne, qualora non si raggiunga detto quorum, l’elezione è ri-mandata alla seduta del giorno successivo. In questa seduta,dopo due votazioni, ove il candidato non raggiunga i dueterzi dei voti assegnati il Garante viene eletto con la mag-gioranza dei consiglieri assegnati alla Regione.Resta in carica per cinque anni e non può essere rieletto. Al-la scadenza del mandato resta in carica fino alla nomina delsuccessore e comunque per un periodo di tempo non supe-riore a novanta giorni, entro il quale deve essere eletto ilnuovo Garante.

FRIULI VENEZIA GIULIA

REGOLAMENTO SUI CRITERI DI FINANZIAMENTO DEI PROGETTI DELLE ASSOCIAZIONI FAMILIARI

GU Regioni n. 40 del 8-10-2011 - Bollettino Ufficiale Re-gione autonoma Friuli Venezia Giulia n.34 del 24 agosto2011

Con Decreto del Presidente della Regione del 10 ago-sto 2011, n. 198 l’amministrazione regionale intendeprovvedere a v al o ri zzare l e ri s o rs e di s o l i dari età el e i ni zi ati v e del l e fami g l i e di cui all’articolo 1 dellalegge regionale 11/2006 attraverso l ’ero g azi o ne dico ntri buti a sostegno di progetti presentati dai soggettidi cui all’articolo 4 allo scopo di: a) favorire l’auto-organizzazione di servizi a sostegno dei

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regolamento. Le somme da restituire sono maggiorate de-gli interessi calcolati come indicato all’articolo 49 dellalegge regionale 7/2000.Il beneficiario dell’incentivo è tenuto ad apporre sul mate-riale con il quale è promossa l’iniziativa, quale in particola-re volantini, inviti, manifesti, messaggi pubblicitari, laindicazione “con il contributo della Regione AutonomaFriuli Venezia Giulia”.Ogni variazione che alteri sostanzialmente l’oggetto e lefinalità della iniziativa per la quale il contributo è stato as-segnato comporta la revoca del contributo stesso.I soggetti beneficiari degli incentivi presentano, entro iltermine perentorio del 31 marzo dell’anno successivo aquello della concessione dell’incentivo, una relazione fi-nale sull’attuazione del progetto, con specifico riferimen-to agli obiettivi raggiunti nonché, a titolo del rendicontoprevisto dall’articolo 43 della legge regionale 7/2000,l’elenco analitico della documentazione giustificativa dispesa per un importo pari alla spesa ammissibile.Disciplinati anche i casi di annullamento e revoca del prov-vedimento di concessione e ri-determinazionedell’incentivo.

LAZIO

NUOVE NORME IN MATERIA DI AUTORIZZAZIONE ED ACCREDITAMENTO DELLE STRUTTURESANITARIE E SOCIOSANITARIE

GU Regioni n. 37 del 17-9-2011 - Bollettino Ufficiale Re-gione Lazio n. 16 del 28 aprile 2011

Con la Legge regionale del 22 aprile 2011, n. 6 vengonostabiliti i nuovi criteri e le procedure per l’accreditamentodelle strutture private che erogano servizi sanitari e socio-sanitari nonché l’inserimento a Recup delle strutture priva-te per la prenotazione delle prestazioni per conto del SSR.La riapertura dei termini per presentare domanda di accre-ditamento è rivolta esclusivamente ai soggetti provviso-riamente accreditati ed operanti alla data di entrata in vi-gore della Legge regionale n. 3/2010. Attraverso la pro-cedura informatica di cui alla L.R. 3/2010, la Regione av-via il processo di autorizzazione e di accreditamento defi-nitivi delle attività di erogazione di servizi di assistenzadomiciliare da parte di soggetti privati per conto delle Asldel Lazio. I controlli e le verifiche, da completarsi nei tempi previstidalla presente legge, vengono effettuati sulla base dei re-quisiti previsti dal decreto del Commissario ad acta n.90/2010 e successive modifiche. E’ inoltre istituito l’albodei soggetti che risultano accreditati secondo le nuove pro-cedure.Al fine di favorire qualità ed efficacia dei servizi erogati dal-le strutture sanitarie e socio-sanitarie private accreditate, laGiunta regionale, entro un anno dall’approvazione dellapresente legge, stabilirà i tempi ed i modi per introdurre,nelle strutture medesime, un sistema elettronico che con-senta ai cittadini, nel rispetto della normativa vigente inmateria di privacy, di compilare schede di valutazione suiservizi. Soggette a tale provvedimento: a) le strutture che erogano prestazioni di assistenza specia-

listica in regime ambulatoriale ivi comprese quelle ria-bilitative;

b) le strutture che erogano prestazioni in regime di ricove-ro ospedaliero a ciclo continuativo e/o diurno per acuziee/o postacuzie;

c) le strutture sanitarie e socio-sanitarie che erogano pre-stazioni in regime residenziale e semiresidenziale.

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sti dalla Legge finanziaria regionale 2011, per la realizza-zione di campagne di sensibilizzazione a carattere regiona-le finalizzate a favorire una più ampia partecipazionedell’utenza anziana alle attività sportive.Possono accedere agli incentivi le associazioni senza finedi lucro operanti sul territorio regionale da almeno quattroanni.Sono iniziative ammissibili ad incentivo: a) convegni, conferenze, incontri divulgativi ed altre ini-

ziative analoghe;b) produzione di materiale informativo, quali in particolare

dvd, pubblicazioni e opuscoli;c) organizzazione di iniziative promozionali, attività e

manifestazioni specificamente rivolte ad utenza an-ziana.

Sono ammissibili ad incentivo le iniziative avviate suc-cessivamente alla presentazione della domanda.La domanda di incentivo, sottoscritta dal legale rappre-sentante dell’associazione, è presentata alla Direzionecentrale cultura, sport, relazioni internazionali e comuni-tarie, Servizio attività ricreative e sportive, di seguito Ser-vizio, dal 1°al 31 gennaio di ogni anno, utilizzando il mo-dello di cui all’allegato A del Decreto, reperibile anche sulsito web www.fvgsport. it unitamente alla seguente docu-mentazione:a) atto costitutivo e statuto dell’Associazione; b) breve curriculum dell’attività degli ultimi quattro anni

dell’associazione proponente;c) composizione degli organi dirigenti e di rappresentanza

dell’associazione; d) copia del documento di attribuzione del codice fiscale

dell’ associazione proponente riportante la denomina-zione corrispondente a quella indicata nello statuto invigore;

e) copia della carta di identità del legale rappresentante.Sono spese ammissibili ad incentivo i costi direttamenteriferibili all’attuazione della iniziativa finanziata e indivi-duabili nelle seguenti tipologie: a) compensi per docenti e relatori; b) compensi per tecnici e istruttori; c) affitto di strutture e costi per l’allestimento delle sedi

dell’iniziativa; d) noleggio di mezzi di trasporto e di attrezzature; e) spese per la produzione e la diffusione del materiale

informativo; f) compensi per medici sportivi presenti alle iniziative;g) spese per la promozione e la pubblicizzazione

dell’iniziativa.Non costituiscono spese ammissibili ad incentivo:a) le spese sostenute prima della presentazione della do-

manda; b) i rimborsi spese ed i compensi comunque denominati a

favore di membri dell’associazione beneficiariadell’incentivo;

c) le spese aventi carattere accessorio, marginale o colla-terale rispetto alla iniziativa finanziata quali in partico-lare quelle relative a pranzi, cene e rinfreschi;

d) le spese per l’affitto e il funzionamento della sededell’associazione beneficiaria dell’incentivo;

e) le spese per l’acquisto di attrezzature e beni durevoli.I contributi non possono eccedere il 90 % della spesa am-missibile determinata con il decreto di concessione e, co-munque, l’importo massimo di 15 mila euro per iniziativa.Gli incentivi disciplinati con il presente regolamento so-no cumulabili con altri incentivi pubblici o sponsorizza-zioni private entro il limite massimo della spesa ammissi-bile. Nel caso in cui la somma dei suddetti contributi esponsorizzazioni ecceda l’importo della spesa ammissibi-le, si procede alla riduzione dell’incentivo di cui al presente

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QUOTE NAZIONALIVal i de per: Val l e d’Ao s ta, Fri ul i Venezi aGi ul i a, Trenti no Al to Adi g e, Emi l i a Ro ma-g na, Umbri a, Marche, Lazi o , Abruzzo , Mo l i -s e, Campani a, Pug l i a, Bas i l i cata, Si ci l i a,Sardeg na• Scuole materne, euro 50• Istituti fino a 50 assistiti, euro 130• Istituti da 50 a 100 assistiti, euro 165• Istituti da 100 a 200 assistiti, euro 270• Istituti con oltre 200 assistiti, euro 320• Sostenitori, euro 600Le quote possono essere versate con una di queste mo-dalità:• sul conto corrente postale 18680009 intestato a

Uneba - Via Gioberti, 60 - 00185 Roma, utilizzan-do bollettini postali o con bonifico postale. Codi-ce Iban: IT 45 Z 07601 03200 000018680009

• sul conto corrente bancario presso Credito Artigia-no, ag.14 di Roma, intestato a Uneba. Codice Iban:IT07Z0351203214000000081783.

Si raccomanda, al momento del pagamento, di speci-ficare città e prov incia in cui ha sede il vostro ente,onde ev itare disguidi dovuti a casi di enti con lo stes-so nome.

QUOTE REGIONE LIGURIA(comprensiva della quota nazionale)• Scuole materne, euro 80• Istituti fino a 50 assistiti, euro 230 • Istituti da 50 a 100 assistiti, euro 265• Istituti da 100 a 200 assistiti, euro 470• Istituti con oltre 200 assistiti, euro 540• Sostenitori, euro 850Le quote devono essere versate sul conto corrente po-stale 43151281 intestato a Uneba - Via Pisa, 9/1 -16146 Genova. Per informazioni:[email protected]

QUOTE REGIONE CALABRIALa quo ta reg i o nal e annua è da s o mmare al l aquo ta nazi o nal e.

• per enti che erogano servizi a carattere sociale: eu-ro 5 a posto letto

• per enti che erogano servizi a carattere sociosani-tario: euro 10 a posto letto

• per enti e associazioni di volontariato: 100 euroLe quote devono essere versate sul conto correntebancario presso Banca Popolare del Mezzogiorno,agenzia di Santa Maria, interessato a Federazione re-gionale Uneba Calabria, Iban

IT56B0525604401000000926170.E’ possibile versare assieme quota nazio-nale e quota regionale a Uneba Calabria,specificandolo nella causale. Per infor-mazioni: Massimo Torregrossa, segrete-ria Uneba Calabria, [email protected], 0961 763169

QUOTE REGIONE LOMBARDIA(comprensiva della quota nazionale)• Scuole materne, euro 90• Istituti per minori con meno di 50 assistiti, euro

200• Istituti con meno di 50 assistiti, euro 430• Istituti da 50 a 100 assistiti, euro 470• Istituti da 101 a 200 assistiti, euro 750• Istituti con oltre 200 assistiti, euro 950• Sostenitori, euro 1400Le quote possono essere versate con una di queste mo-dalità:• sul conto corrente postale 17738204 intestato a

Uneba - Piazza Fontana, 2 - 20122 Milano• sul conto corrente bancario intestato a Uneba Lom-

bardia presso Credito Artigiano, agenzia di via Lar-ga 7, Milano. Codice Iban: IT 45 X0351201602000000088126

Per informazioni rivolgersi alla segreteria di UnebaLombardia, aperta da lunedì a venerdì dalle 9 alle 13.Tel. 02.7200.20.18 - 02.8556.361 fax 02.8556.361,[email protected]

QUOTE REGIONE PIEMONTE(comprensiva della quota nazionale)• Scuole materne, euro 80• Istituti con meno di 50 assistiti, euro 220• Istituti da 50 a 100 assistiti, euro 280• Istituti da 101 a 200 assistiti, euro 450• Istituti con oltre 200 assistiti, euro 550• Sostenitori, euro 1200Le quote devono essere versate sul conto corrente po-stale 97389514 intestato a Uneba – Ass. Prov. TO – viaSan Giuseppe Benedetto Cottolengo 14 - 10152 - Tori-no. Codice Iban: IT55V0760101000000097389514 .Per informazioni contattare Uneba Piemonte: 0115225560, [email protected]

QUOTE REGIONE TOSCANA (comprensiva della quota nazionale)• Scuole materne, euro 55• Istituti fino a 50 assistiti, euro 150• Istituti da 50 a 100 assistiti, euro 185• Istituti da 100 a 200 assistiti, euro 290• Istituti con oltre 200 assistiti, euro 340• Sostenitori, euro 650Le quote devono essere versate sul conto correntedell’UNEBA nazionale – Roma.

QUOTE REGIONE VENETO In v i a di defi ni zi o ne.Le quote di iscrizione vanno versate con bonificobancario a favore di Uneba- Federazione RegionaleVeneto, Codice IBAN: IT 28 E033 5901 6001 00000001 599 c/o Banca Prossima; causale: iscrizioneUneba 2011.Su www.uneba.org troverete la scheda di iscrizione,da inviare, assieme a copia dell’avvenuto bonifico, [email protected] o al fax 049 7985277.Per informazioni: 049 6683012,[email protected]

UN

EBA

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QUOTE ADESIONE UNEBA ANNO 2012

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Bollettino ufficiale dell’UNEBA - Unione Nazionale Istituzioni e Iniziative di Assistenza SocialeDirettore Responsabile: MAURIZIO GIORDANORedazione ed Amministrazione: 00185 Roma - Via Gioberti, 60 - Tel. 065943091 - Fax 0659602303e - mail: [email protected] - sito internet: www.uneba.orgAutorizzazione del Tribunale di Roma N. 88 del 21/2/1991Progetto e realizzazione grafica: www.fabiodesimone.itStampa: Consorzio AGE s.r.l. - Roma

Il giornale è inviato gratuitamente agli associati dell’UNEBAFinito di stampare nel novembre 2011

CO

LPO

D’A

LAQuesta pagina vuole essere un “colpo d’ala”, cioè una proposta per un momento di riflessione.

«Se vuoi costruire una nave

non richiamare prima di tutto gente

che procuri la legna,

che prepari gli attrezzi necessari;

non distribuire compiti,

non organizzare lavoro.

Prima risveglia invece negli uomini

la nostalgia del mare lontano e sconfinato.

Appena si sarà svegliata in loro questa sete,

gli uomini si metteranno subito al lavoro per costruire la nave».

Antoine de Saint Exupéry

LA NAVE E IL MARE