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Opinione: l'economia della conoscenza

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Pensiero globale Siamo passati dall’importanza del know-how a quella del know-who e del know-where, in cui la dimensione dell’azienda è diventata ormai irrilevante

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Page 1: Opinione: l'economia della conoscenza

Sono appena tornato, di ri-entro da un viaggio di la-voro negli Stati Uniti, dal

meeting organizzato a Toronto dalla Regione Friuli Venezia Giulia e dedicato ai giovani corregionali del Nord America. Ho portato a casa tante nuove conoscenze e due constatazio-ni: la prima è che i nostri gio-vani corregionali sanno che il processo di globalizzazione è inevitabile e che, pur tra i peri-coli che questo processo cela, ci sono tante opportunità da co-gliere. La seconda è che adesso che li abbiamo fatti incontrare vogliono rimanere in contatto, vogliono uno strumento che permetta loro di continuare a dialogare e, perché no, di fare business. Credo che in poco tempo anche il network su Fa-cebook sarà creato.

Sembra finita l’era roman-tica fatta del solo ricordo di un passato che non c’è più. Oggi è ‘romantico’ ciò che permet-te di stabilire rapporti umani che possano essere utili per il proprio futuro, per la propria carriera o per i propri affari. Il passato non va, comunque, buttato; deve servire per allun-gare le proprie radici in pro-fondità, perché per poter stare nella corsia veloce della globa-lizzazione - come ha ben detto durante il meeting a Toronto Sergio Marchi, nel suo illumi-nante e appassionato discorso sulla leadership - bisogna avere solide radici, che dal sapere chi si è diano anche il coraggio e la determinazione per farsi strada nel mondo.

Oggi, non ci sono più dubbi,

L’economia della conoscenzadi roberto siagri

L ’ O P I N I O N E

cento. La società di consulenza Booz ha rilevato che a un 10% di maggiore penetrazione del-la banda larga in uno specifico anno è correlato un 1,5% di in-cremento di produttività nei 5 anni a seguire. La stessa società ha anche evidenziato come le nazioni che si collocano nella parte alta della classifica per penetrazione di banda larga abbiano un Pil fino al 2% più alto rispetto alle nazioni che si collocano nella parte bassa.

interconnessione dei saperi

La progressiva interconnes-sione degli ingegni dà origine al paradigma del ‘pensiero glo-bale’, che forzandoci a essere connessi consiglia di non co-struire barriere. Le barriere non servono quando soffia il vento del cambiamento e la globa-lizzazione risulta inevitabile in quanto figlia del flusso d’in-formazioni che avvolge il pia-neta. Conseguenza di quanto sopra è il progressivo passaggio dalla rilevanza del know-how alla rilevanza del know-who e del know-where. Pare quasi un controsenso, ma una con-seguenza di questa economia globale e della conoscenza interconnessa è che ‘sapere’ e ‘saper fare’ oggi non sono così rilevanti come in passato, se non ulteriormente declinati. L’enfasi, infatti, si è spostata sull’interconnessione dei sape-ri: i paradigmi del ‘sapere chi’ e del ‘sapere dove’ scuotono i pilastri su cui si fondano le im-prese. Gestire la conoscenza è diventato più complesso; l’agire e il pensare globale sono diven-tati elementi fondamentali per

la costruzione del futuro. A tale proposito va sfatata una cre-denza: non è vero che l’essere globali sia solo una possibilità riservata alle grandi aziende. Non c’è una correlazione tra dimensione e globalizzazione. Oggi anche le piccole imprese possono essere globali: lo pos-sono essere usando le poten-zialità della rete, trovando così collaboratori, partner e clienti nelle giuste aree geografiche. In un mondo interconnesso la col-laborazione è una necessità un po’ per tutti. È molto difficile, da soli, tenere sotto controllo una catena del valore oltremodo complessa e che coinvolge tan-ti settori e attori; ma la fiducia nella possibilità di controllare il proprio destino è fondamentale per i leader di ieri e di oggi ed è alla base, a mio modo di vedere, dell’innovare.

spazio alla nuvola

Lo spazio a mia disposizione è finito, ma preannuncio già che la prossima volta pareremo di come capacità di calcolo e banda larga combinandosi vir-tuosamente diano luogo a quel-lo che oggi chiamiamo la ‘nuvo-la’ (il Cloud) e come questa sia un nuovo strumento di inno-vazione con enormi possibilità inesplorate. Con la nuvola, il virtuale e il reale si stanno me-scolando sempre di più facendo entrare nella sua fase matura la nuova economia, la cosiddetta ‘economia digitale’, in cui il va-lore è definitivamente spostato dalla materia ai bit. Come dice Nicholas Negroponte, non è più una questione di computer, ma è una questione di vita.

ilFRIULI BUSINESS 54 N O V E M B R E 2 0 1 1

viviamo nell’economia della conoscenza, dove le idee sono il vero materiale di partenza e dove ciò che conta davvero è l’interconnessione delle per-sone e, dunque, degli ingegni, sempre più accelerata e am-plificata dall’attuale progresso tecnologico.

pil e banda larga

Ecco che non c’è da meravi-gliarsi che ci sia una correlazio-ne positiva tra il Pil di un Paese e le sue infrastrutture di comu-nicazione a banda larga. In uno studio sull’impatto della banda larga nell’economia la società di consulenza McKinsey sti-ma che un 10% di incremento di penetrazione della banda larga nelle abitazioni porti a un incremento del Pil di quel-la nazione tra lo 0,1 e l’1,4 per

I giovani corregionali all’estero sanno che la globalizzazione porta opportunità di business e vogliono rimanere collegati con il Friuli

Pensiero globale Siamo paSSati dall’importanza del know-how a quella del know-who e del know-where, in cui la dimenSione dell’azienda è diventata ormai irrilevante