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Mese: Ottobre Anno: IV - N°31 Tiziana Minervini Periferie cuore della missione “C ari fratelli e sorelle, oggi c'è ancora moltissima gente che non conosce Gesù Cristo. Rimane perciò di grande urgenza la missione ad gentes, a cui tutti i membri della Chiesa sono chiamati a partecipare, in quanto la Chiesa è per sua natura missionaria: la Chiesa è nata "in uscita".”- , sono le parole di Papa Francesco per l’80esima Giornata Missionaria Mondiale 2014 Andare, uscire ed evangelizzare soprattutto nel “cuore della missione”: le periferie! Noi tutti rimaniamo con le radici impiantate sotto i nostri piedi parlando sottovoce di Gesù Cristo, mentre dovremmo accogliere l’invito ad uscire dal locale e a metterci in cammino per gli altri! Per questo, i missionari di tutto il mondo stradicano i loro piedi dal suolo e corrono dove c’è più bisogno: dimenticati, esclusi, ignorati, insomma nei luoghi ai “margini” delle comunità! Si impegnano con preghiere e gesti concreti di solidarietà a piantare il seme della fede nei cuori isolati di tutte le persone emarginate, dandoli una nuova vita! In fondo i missionari sono come degli eroi: coloro che compiono uno straordinario e generoso atto di coraggio, che comporta il consapevole sacrificio di sé stesso, allo scopo di proteggere il bene altrui o comune. Ecco che 19 ottobre 2014, come ogni penultima domenica di ottobre, si svolgerà una giornata dedicata a tutti gli eroi missionari che ogni giorno aprono il loro cuore alle esigenze spirituali e materiali a tutte le periferie del mondo! Il pensiero di don Dino Ottobre. È il mese definitivo della ripresa. Se a settembre si assapora ancora il dolce clima estivo della vacanza, in ottobre riprendono a pieno ritmo tutte le attività, ed è bello che questo mese sia caratterizzato dalla dimensione missionaria. Perché a volte dimentichiamo che la dimensione missionaria è costitutiva dell’essere cristiano, non è un optional, non è appannaggio di una piccola èlite, ma è propria di ogni persona battezzata. Ben venga allora che quest’anno arrivi un richiamo forte a questa dimensione dal Papa, ma anche dal nostro Rettor maggiore, don Angel Fernandez Artime, ed insieme siano d’accordo nell’affermare: quale strumento migliore per evangelizzare i giovani di un altro giovane? Il tutto avviene nell’anno che ci porterà a celebrare i 200 anni dalla nascita di don Bosco. Allora davvero queste celebrazioni non siano solo di tipo emotivo entusiastico, ma ci spingano a vivere concretamente questa dimensione missionaria. Come? Il Papa ci spinge a raggiungere le periferie che, come ben comprendiamo, sono i luoghi più emarginati e bisognosi del mondo. Ma le periferie non sono solo i luoghi fisici. Le periferie sono nel cuore di ogni persona. Guardiamoci bene attorno e ci accorgeremo di quante persone, piccole e grandi, hanno nel loro cuore una periferia abbandonata da visitare, una periferia povera da arricchire, una periferia nascosta da far emergere. Allora, pur rimanendo aperti alle periferie del mondo, non dimentichiamo le periferie che ci stanno vicine. Anzi, proprio perché vogliamo essere aperti al mondo, cerchiamo di essere attenti e aperti a chi ci è accanto. Forse è il modo migliore di essere missionari: avvicinarci ad ogni periferica del cuore. Alle periferie del cuore

OratorioNoi - Ottobre 2014

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Page 1: OratorioNoi - Ottobre 2014

Mese: Ottobre

Anno: IV - N°31

Tiziana Minervini

Periferie cuore della missione

“C ari fratelli e sorelle, oggi c'è ancora

moltissima gente che non conosce Gesù

Cristo. Rimane perciò di grande urgenza la missione

ad gentes, a cui tutti i membri della Chiesa sono

chiamati a partecipare, in quanto la Chiesa è per sua

natura missionaria: la Chiesa è

nata "in uscita".”- , sono le

parole di Papa Francesco per

l’80esima Giornata

Missionaria Mondiale 2014

Andare, uscire ed

evangelizzare soprattutto nel

“cuore della missione”: le

periferie! Noi tutti rimaniamo

con le radici impiantate sotto

i nostri piedi parlando

sottovoce di Gesù Cristo,

mentre dovremmo accogliere

l’invito ad uscire dal locale e a

metterci in cammino per gli

altri! Per questo, i missionari

di tutto il mondo stradicano i loro piedi dal suolo e

corrono dove c’è più bisogno: dimenticati, esclusi,

ignorati, insomma nei luoghi ai “margini” delle

comunità! Si impegnano con preghiere e gesti

concreti di solidarietà a piantare il seme della fede

nei cuori isolati di tutte le persone emarginate,

dandoli una nuova vita! In fondo i missionari sono

come degli eroi: coloro che compiono uno

straordinario e generoso atto di coraggio, che

comporta il consapevole sacrificio di sé stesso, allo

scopo di proteggere il bene altrui o comune. Ecco

che 19 ottobre 2014, come ogni penultima

domenica di ottobre, si svolgerà una giornata

dedicata a tutti gli eroi missionari che ogni giorno

aprono il loro cuore alle esigenze spirituali e

materiali a tutte le periferie del mondo!

Il pensiero di don Dino

Ottobre. È il mese definitivo della ripresa. Se a settembre

si assapora ancora il dolce clima estivo della vacanza, in

ottobre riprendono a pieno ritmo tutte le attività, ed è

bello che questo mese sia caratterizzato dalla

dimensione missionaria. Perché a volte dimentichiamo

che la dimensione missionaria è costitutiva dell’essere

cristiano, non è un optional, non è appannaggio di una

piccola èlite, ma è propria di ogni persona battezzata.

Ben venga allora che quest’anno arrivi un richiamo forte

a questa dimensione dal Papa, ma anche dal nostro

Rettor maggiore, don Angel Fernandez Artime, ed

insieme siano d’accordo nell’affermare: quale strumento

migliore per evangelizzare i giovani di un altro giovane?

Il tutto avviene nell’anno che ci porterà a celebrare i

200 anni dalla nascita di don Bosco. Allora davvero

queste celebrazioni non siano solo di tipo emotivo

entusiastico, ma ci spingano a vivere concretamente

questa dimensione missionaria. Come? Il Papa ci spinge

a raggiungere le periferie che, come ben

comprendiamo, sono i luoghi più emarginati e bisognosi

del mondo. Ma le periferie non sono solo i luoghi fisici.

Le periferie sono nel cuore di ogni persona.

Guardiamoci bene attorno e ci accorgeremo di quante

persone, piccole e grandi, hanno nel loro cuore una

periferia abbandonata da visitare, una periferia povera

da arricchire, una periferia nascosta da far emergere.

Allora, pur rimanendo aperti alle periferie del mondo,

non dimentichiamo le periferie che ci stanno vicine.

Anzi, proprio perché vogliamo essere aperti al mondo,

cerchiamo di essere attenti e aperti a chi ci è accanto.

Forse è il modo migliore di essere missionari: avvicinarci

ad ogni periferica del cuore.

Alle periferie del cuore

Page 2: OratorioNoi - Ottobre 2014

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L o scorso 27 e 28 Settembre circa 400 giovani provenienti da ogni parte del mondo si sono radunati a Torino per

l’Harambèe nazionale organizzato dall’Animazione Missionaria e dal VIS, in occasione del quale ha avuto luogo

anche il mandato della 145a Spedizione Missionaria Salesiana. Harambèe significa festa, incontro gioioso. E proprio con

gioia i giovani celebrano il loro impegno ad abbattere ogni barriera tra nord e sud del mondo. L’Harambèe si svolge in

spirito di semplicità e condivisione da più di venti anni; condivisione tra i giovani che nei mesi estivi hanno

fatto un’esperienza di vita di qualche settimana nelle missioni salesiane e tutti coloro che condividono la spinta

missionaria di Don Bosco e il suo amore per i giovani emarginati dei Paesi Poveri. Oltre la condivisione si vivono anche

momenti di preghiera e di riflessione particolari come il rosario missionario. Un momento molto intimo e familiare è

stato l‘ incontro/confronto con il rettor Maggiore don Ángel Fernández Artime e la Madre

generale suor Yvonne Reungoat: ci hanno incoraggiati a donare la nostra vita perché questo è

garanzia di vera felicità, perché solo così la nostra vita può essere vissuta in pienezza, e

soprattutto perché questa è l’essenza del Vangelo ed è quello che ci chiede il Signore. L’apice

delle due giornate è costituito dalla messa d’invio della 145° Spedizione, presieduta dal Rettor

Maggiore presso la Basilica di Maria Ausiliatrice, nella quale vi è la consegna dei crocifissi

missionari ai Salesiani, alle Figlie di Maria Ausiliatrice e ai volontari laici di altri membri della

Famiglia Salesiana che hanno deciso di donare uno o due anni della loro vita a servizio dello

sviluppo umano e dell’annuncio del Vangelo nei Paesi Poveri; questo momento è sempre il più

emozionante poiché ricordiamo la prima spedizione missionaria avvenuta 145 anni fa in

Argentina. L’Harambèe è davvero un bel modo per condividere e confrontarsi con le

esperienze di altre realtà; ogni anno è un’esperienza diversa e unica e stare nei luoghi di don

Bosco dove tutto è nato, rende il tutto meraviglioso. Un’occasione al quale non rinuncio molto facilmente e

per cui invito tutti i giovani a partecipare.

Da adesso in poi - Harambèe 2014

D on Patriciello continua la battaglia per l’ambiente

e la salute nelle sue terre dove si muore ogni

giorno di cancro e leucemia. In molti paesi dell’Italia in

particolare a Caivano e a Napoli a causa dei roghi

tossici, l’aria sta diventando ogni giorno più

irrespirabile. Don Patriciello è in prima linea per

promuovere gli interventi, incontrare lui

è un vero dono!! Il 3 ottobre scorso il

parroco insieme ad alcune persone del

coordinamento comitato fuochi hanno

effettuato un sopralluogo presso via

Clanio e via Cinquevie dove inizieranno

le prime opere di funzionalizzazione dei

terreni oggetto di sversamento di rifiuti

vari. Ultimamente si è sentito parlare

dell’accusa di Don Patriciello, nella quale

lui afferma “Mio fratello, ucciso dalla

terra dei fuochi”. Ebbene sì, il fratello di

Don Maurizio Patriciello è morto per

una leucemia crudele. La terra dei fuochi, sostiene il

sacerdote continua a fare vittime, mentre le autorità

stanno perdendo solo tempo. Il parroco sta lottando

con tutte le sue forze per il risanamento ambientale

delle aree tra Napoli e Caserta. E ora aiutiamolo anche

noi attraverso la nostra preghiera, affinché la terra dei

fuochi venga risanata e smetta di fare vittime! Buon

cammino!!

Vincenza Gadaleta

Missione nella terra

dei fuochi

Katia de Pinto

La vera missione del

catechista Ilario Mezzina

“C ome il Padre ha mandato me così Io mando voi” (Gv

20,21), con questa frase il Signore diede il la, alla missione

di testimonianza dei suoi apostoli. E proprio da qui il parroco Don

Giuseppe Cilione, è voluto ripartire: “Come gli apostoli, anche voi

siete stati inviati per compiere la vostra missione: portare la bella

notizia (= il vangelo) ai giovani della parrocchia”. Possiamo quindi

affermare che i catechisti e gli animatori sono veri e propri

missionari. Sono testimoni del vangelo, sono portatori di

cristianità. È questo il centro del messaggio del mandato a catechisti

e aiuto-catechisti che si è celebrato domenica 12 ottobre.

Ma come possono compiere la loro missione? Con sacrifici e

razionalità. Con sacrifici perché il catechista/animatore si deve

mettere a disposizione dei ragazzi, con razionalità perché deve

essere una figura concreta che ha lo scopo di accompagnare il

ragazzo al Signore anche attraverso decisioni prese in relazione alla

crescita integrale del ragazzo stesso. Il catechista riveste un ruolo

importante per la crescita del ragazzo, dopo la famiglia dovrebbe

essere un punto fermo, è quindi caricato di una responsabilità

elevata. Il Mandato ricevuto dal parroco (domenica 12 ottobre

2014) oltre ad essere il simbolico inizio del nuovo anno

catechistico serve proprio al catechista come conferma di una

decisione all’apparenza

semplice, ma che

nasconde tanti ostacoli.

Intraprendere questo

cammino di fede “mano

nella mano” con ciascuno

dei ragazzi affidatogli,

infatti richiede dedizione

e completa disponibilità.

Page 3: OratorioNoi - Ottobre 2014

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I sogni di don Bosco

Don Bosco è un eroe? Si! Ovviamente non come

Superman, Batman o Iron – Man, non indossa

nessun costume, nessun mantello, maschera ne

porta con sé alcuna arma o

martello rotante. Don Bosco è

un eroe semplice che con la sua

umile, e molte volte sporca,

talare si inoltrava per i quartieri

più degradati di Torino. Que-

sta è la sua missione e per que-

sto molti giovani del suo tem-

po lo consideravano una salvezza: egli li aveva

sottratti dalla fame, dal carcere e dalla morte conce-

dendogli una speranza, un’altra possibilità di vivere.

La sua missione è continuata variando nel tempo,

negli interpreti e nei ragazzi interessati. Sono passati

200 anni! Don Bosco e il suo spirito, la sua missio-

ne, la sua icona vivono ancora in noi, ma soprat-

tutto TRA NOI. Non è una cosa

da poco. Egli che inizialmente

girovagava tra i cortili, tra i cimiteri

e boschi per dare ai suoi ragazzi

uno spazio in cui passare serena-

mente una domenica mattina

serena, riesce a trovare uno spazio

concesso dalla famiglia Pinardi,

fondando così il suo primo oratorio: Valdocco.

Qui si concretizza al meglio la sua missione: creare

spazi educativi per i ragazzi, di svago e puro diverti-

mento. Dare a loro una possibilità di formarsi, non

solo spiritualmente, con la catechesi, ma anche

umanamente e professionalmente. L’oratorio di

don Bosco è noto anche per dare una possibilità ai

ragazzi di affacciarsi al mondo del lavoro, tramite

piccoli tirocini presso le botteghe del tempo. Que-

sto dimostra quanto don Bosco abbia avuto corag-

gio e soprattutto la forza di non arrendersi alle

difficoltà, caratteristiche tipiche di molti eroi. Ma ora

spetta a noi! Grazie alle persone che ci hanno pre-

ceduto, il sogno e la missione di don Bosco sono

vissuti per 200 anni. Ora noi dobbiamo prendere

coraggio e metterci a contatto con le difficoltà e

portare avanti il progetto del nostro Padre, Mae-

stro ed Amico e perché no, adattarlo anche alle

mode del nostro tempo.

Un eroe di 200 anni Donato A. Facchini

Cosmo Pisani

Nella notte dal 9 al 10 aprile Don Bosco fece un

nuovo sogno missionario, il quinto, che raccontò a

Don Rua. Don Bosco si trovava nelle vicinanze di

Castelnuovo sul poggio. Ovunque fosse il suo

sguardo Don Bosco poteva vedere solo una folta

boscaglia ricoperta da una grande quantità di

funghi. Dopo qualche tempo scorse tra tutti gli

alberi il signor Giuseppe Rossi e poco dopo anche

Don Rua; Don Bosco prova a chiamarli ma

entrambi silenziosi non risposero neppure a cenni.

Don Bosco quindi scese da quel poggio e

camminando arrivò sopra un altro, dalla cui vetta

scorgeva una selva, ma coltivata e percorsa da vie e

da sentieri. Di lì volse intorno il suo sguardo, lo

spinse in fondo all'orizzonte, ma, prima dell'occhio,

fu colpito il suo orecchio dallo schiamazzo di una

turba innumerevole di fanciulli. Vide un’immensa

quantità di giovanetti, i quali, correndo intorno a

lui, gli andavano dicendo: “ Ti abbiamo aspettato,

ti abbiamo aspettato tanto, ma finalmente ci sei: sei

tra noi e non ci fuggirai!” Don Bosco non capiva

niente e pensava che cosa volessero da lui quei

fanciulli e nel frattempo vide una pastorella che si

avvicinò a lui e gli chiese:

- Vedi quanto ti sta innanzi?

- Sì, che lo vedo, rispose Don Bosco.

- Ebbene, ti ricordi del sogno che facesti all’età di

dieci anni?

- Oh è molto difficile che lo ricordi! Ho la mente

stanca; non ricordo più bene precisamente.

- Bene, bene: pensaci e te ne ricorderai.

Poi fatti venire i giovani con Don Bosco gli disse:

“Guarda ora da questa parte, spingi il tuo sguardo

e spingetelo voi tutti e leggete che cosa sta scritto.

Ebbene, che cosa vedi?”

- Veggo montagne, poi mare, poi colline, quindi di

nuovo montagne e mari.

- Leggo, diceva un fanciullo, Valparaiso.

- Io leggo, diceva un altro, Santiago.

-Io, ripigliava un terzo, li leggo tutt’e due.

- Ebbene, continuò la pastorella, parti ora da quel

punto e avrai una norma di quanto i Salesiani

dovranno fare in avvenire. Volgiti ora da quest'altra

parte, tira una linea visuale e guarda.

- Vedo montagne, colline e mari!

E i giovani aguzzavano lo sguardo ed esclamarono

in coro: “ Leggiamo Pechino.” Vide Don Bosco

allora una gran città. Essa era attraversata da un

largo fiume sul quale erano gittati alcuni grandi

ponti.

-Bene, disse la donzella che sembrava la loro

maestra; ora tira una sola linea da una estremità

all’altra, da Pechino a Santiago, fanne un centro nel

mezzo dell’Africa ed avrai un’idea esatta di quanto

debbono fare i Salesiani.

-Ma come fare tutto questo? esclamò Don Bosco.

Le distanze sono immense, i luoghi difficili e i

Salesiani pochi.

- Non ti turbare. Faranno questo i tuoi figli, i figli dei

tuoi figli e dei figli loro; ma si tenga fermo

nell’osservanza delle Regole e nello spirito della Pia

Società.

- Ma dove prendere tanta gente?

-Vieni qui e guarda. Vedi lì cinquanta Missionari in

pronto? Più in là ne vedi altri e altri ancora? Tira

una linea da Santiago al centro dell’Africa. Che cosa

vedi?

-Veggo dieci centri di stazioni.

- Ebbene, questi centri che tu vedi, formeranno

studio e noviziato e daranno moltitudine di

Missionari affine di provvederne queste contrade.

Ed ora volgiti da quest’altra parte. Qui vedi dieci

altri centri dal mezzo dell’Africa fino a Pechino. E

anche questi centri somministreranno i Missionari a

tutte queste altre contrade. Lì c’è Hong Kong, là

Calcutta, più in là Madagascar. Questi e più altri

avranno case, studi e noviziati. Don Bosco

ascoltava guardando ed esaminando; poi disse: “ E

dove trovare tanta gente, e come inviare

Missionari in quei luoghi? Là ci sono i selvaggi che si

nutrono delle carni umane; lì ci sono gli eretici, lì i

persecutori, e come fare?”

- Guarda, rispose la pastorella, mettiti di buona

volontà. Vi è una cosa sola da fare: raccomandare

che i miei figli coltivino costantemente la virtù di

Maria.

- Ebbene, sì, mi pare d'aver inteso. Predicherò a tutti

le tue parole.

- E guardati dall'errore che vige adesso, che è la

mescolanza di quelli che studiano le arti umane,

con quelli che studiano le arti divine, perchè la

scienza del cielo non vuol essere con le terrene cose

mescolata. Don Bosco voleva ancora parlare; ma

la visione disparve: il sogno era finito.

Un sogno premonitore, una missione portata

avanti per più di 200 anni e che è ancora più viva

che mai nei nostri cuori.

Page 4: OratorioNoi - Ottobre 2014

REDAZIONE

Don Dino Perulli

Alessandro Capurso

Donato A. Facchini

Ivana de Ceglie

Vincenza Gadaleta

Ilario Mezzina

Dorotea Tattoli

[email protected]

Molfetta.donboscoalsud.it

Percy Jackson

Dorotea Tattoli

I l libro di cui andrò a parlare tratta di un ragazzo di nome

Percy Jackson, protagonista dei libri di Rick Riordan. Percy

Jackson non sapeva di essere destinato a grandi imprese quando

scoprì di essere un semidio, figlio di Poseidone. Gli dei

dell’Olimpo e le creature mitologiche non sono scomparsi, ma si

sono semplicemente trasferiti a New York, più vivi e litigiosi di

prima. Nel primo libro ‘Il Ladro di Fulmini‘ infatti spetterà

proprio a Percy dover indagare sul furto della Folgore di Zeus,

simbolo del suo potere. Verrà accompagnato da due suoi amici

durante l’impresa che verrà ostacolata da diversi antichi nemici.

1

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8

1) Un intervento MOLTO VELOCE

2) Per combattere contro il male ci vuole molto …"?

3) Chi combatte ha un senso di "…" molto forte.

4) Come si chiama chi combatte?

5) Combattono per difendere i "…" dei cittadini.

6) Gli eroi hanno i super"…"?

7) Ci vuole molto "…" per riuscire.

8) Ogni situazione è una nuova "…".

LA PAROLA CHE TROVI NEL RIQUADRO E’

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