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Ufoplanet intervista Paolo Martinuz in merito al caso di Roswell 24 Febbraio 2010 08.11 - Di: DigDug - Fonte: UfoPlanet di Ufoforum.it Paolo Martinuz Interessante intervista ad un esperto italiano sull'incidente di Roswell. Paolo Martinuz da anni dedica parte della sua vita alla ricerca della verità sul presunto schianto UFO avvenuto nei pressi della cittadina di Roswell, New Mexico nel Luglio del 1947. Uno dei pochi italiani ad aver svolto indagini sul campo nell'Ottobre 2008 e nel Dicembre del 2009 e il risultato delle sue indagini verranno pubblicate in un libro di prossima uscita in Italia. Ha partecipato come relatore a svariate conferenze a tema, ed è autore di articoli per riviste di settore. La redazione di http://ufoplanet.ufoforum.it/ vuole ringraziare di cuore Paolo Martinuz per aver gentilmente risposto ad alcune domande che riportiamo qui sotto:

Paolo Martinuz intervista sul Roswell crash

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Intervista al ricercatore italiano Paolo Martinuz sull'incidente di Roswell del 1947.

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Page 1: Paolo Martinuz intervista sul Roswell crash

Ufoplanet intervista Paolo Martinuz in merito al caso di Roswell

24 Febbraio 2010 08.11 - Di: DigDug - Fonte: UfoPlanet di Ufoforum.it

Paolo Martinuz

Interessante intervista ad un esperto italiano sull'incidente di Roswell.

Paolo Martinuz da anni dedica parte della sua vita alla ricerca della verità sul

presunto schianto UFO avvenuto nei pressi della cittadina di Roswell, New

Mexico nel Luglio del 1947. Uno dei pochi italiani ad aver svolto indagini sul

campo nell'Ottobre 2008 e nel Dicembre del 2009 e il risultato delle sue

indagini verranno pubblicate in un libro di prossima uscita in Italia. Ha

partecipato come relatore a svariate conferenze a tema, ed è autore di articoli

per riviste di settore.

La redazione di http://ufoplanet.ufoforum.it/ vuole ringraziare di cuore Paolo Martinuz per aver

gentilmente risposto ad alcune domande che riportiamo qui sotto:

Page 2: Paolo Martinuz intervista sul Roswell crash

Domanda: Da quanto tempo ti occupi del caso di Roswell? Perché ti stai

dedicando con tanto impegno alla vicenda?

Risposta: All'inizio degli anni '90 lessi il primo libro tematico, "The Roswell

Incident" scritto da Berlitz e Moore, uno dei pochi saggi sull'argomento tradotto

in lingua italiana. -Per la cronaca, Berlitz non fece nessuna indagine, non

intervistò nessun testimone. Fu Moore con l'aiuto di Stanton Friedman a fare

tutto. Sembra chiaro che si trattò di un'operazione commerciale, visto che

Berlitz era uno scrittore di successo, ma lui con Roswell centrava come i cavoli

a merenda-. Ovviamente, l'ipotesi del crash di un oggetto di provenienza

extraterrestre ha il suo fascino e l'interesse per la faccenda era evidente.

Riguardo alla tua seconda domanda, il mio impegno per la questione è legato

oltre al tema indubbiamente suggestivo, anche al fatto che nessun ricercatore

nostrano ha scritto un saggio su questo caso. In aggiunta, molti libri tematici

non sono stati tradotti in lingua italiana e ci sono parecchie cose che vengono

considerate come accertate dall'opinione pubblica, ma che in realtà non lo

sono. Ho ritenuto necessario impegnarmi nel produrre un lavoro che facesse il

punto della situazione, azzerando il gap di informazioni che neanche internet

può colmare. Mi dispiace scriverlo, ma ritengo che alcuni testi tematici sul

crash di Roswell non siano validi. Chi compra un libro ha il diritto di ottenere

informazioni "reali". Con il termine "reali" intendo che i dati riportati siano

proposti al lettore in maniera corretta, possibilmente riportando le trascrizioni

integrali delle interviste ai protagonisti, anche se questo influisce sulla

scorrevolezza del saggio. Ma il vantaggio è che il lettore ha la possibilià di

valutare i contenuti testimoniali originali. Il lettore paga e l'informazione che

viene fornita deve essere tecnicamente ineccepibile.

D: Che opinione ti sei fatto sull'incidente avvenuto nel Luglio del '47?

R: Si tratta di una faccenda molto più intricata di quello che molti lasciano

intendere. Il problema è che la prima indagine indipendente è partita per caso

nel 1978, 31 anni dopo i fatti, quando Stanton Friedman intervistò

telefonicamente l'allora Maggiore Jesse Marcel. Purtroppo alcune persone

chiave (o presunte tali) era già decedute da tempo, come l'ex Comandante

della base William Blanchard, il suo vice Payne Jennings, lo Sceriffo di Contea

George Wilcox, il pompiere Dan Dwyer, l'allora Vice Governatore del New

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Mexico, Joseph Montoya e molti, molti altri. Immaginiamo per un momento che

tutti questi individui fossero stati contattati ed intervistati...

Ci sono da considerare molte variabili. Prendiamo ad esempio le interviste

ripetute. Diversi testimoni sono stati sentiti un numero esorbitante di volte

(anche dal sottoscritto). Molti dei loro racconti sono variati nel tempo, spesso

arricchiti da dichiarazioni non rilasciate precedentemente. Ma questo è

fisiologico, come ci insegna la psicologia della testimonianza. Il problema è

capire se le aggiunte fanno parte di una ricostruzione mnemonica basata su un

ricordo vissuto o sono frutto di condizionamenti dovuti ai mezzi di

comunicazione. I testimoni hanno anche inconsapevolmente riferito

informazioni apprese guardando magari un programma televisivo o un articolo

di giornale,facendole proprie e "collegandole" con la propria esperienza

personale di allora?

C'è anche gente che ha deliberatamente mentito, sebbene ritengo che siano

molto pochi. Ma tra verità e menzogna esistono anche molte altre variabili,

come i falsi ricordi, le omissioni etc.. Nel testo che stò scrivendo prendo in

esame anche queste cose.

D: Cosa ne pensi delle recenti dichiarazioni della vedova del Generale Harry N.

Cordes?

Le ritieni attendibili in base alle informazioni in tuo possesso?

R: Non lo so, ma quello che mi ha particolarmente impressionato è una frase di

Rogene Cordes: "Se te lo dico dovrò ucciderti".

Questo le avrebbe detto suo marito dopo le continue pressioni di Rogene nel

tentavo di conoscere la verità su che cosa realmente precipitò nel deserto.

Sembra strano che una vedova si inventi simili frasi. Ovviamente qualcuno

penserà che la donna possa aver mentito, tirerà in ballo i falsi ricordi o penserà

che soffra di demenza.

D: Credi che furono davvero recuperati corpi alieni?

R: La mia indagine non è ancora conclusa, scriverò ovviamente tutto quello

che penso nel libro. Comunque ho imparato in questi anni che le opinioni

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personali lasciano il tempo che trovano. Non mi va di vendere fumo con frasi

ad effetto.

D: Cosa ne pensi dell'ormai scomparso Colonnello Philip Corso?

R: Ritengo che le persone adatte per esprimere opinioni personali su Corso

siano quelle che l'hanno conosciuto. Mi riferisco in primis a Paola Harris,

Maurizio Baiata e Roberto Pinotti. Il Colonnello non viene menzionato nel mio

libro come neanche quel furbacchione di Santilli. Il motivo è semplice: il lavoro

che stò svolgendo è imperniato sulla ricostruzione degli eventi verificatosi a

Roswell, New Mexico, nel 1947 e sul presunto collegamento con la base di

Wright Patterson, oltre che sui documenti dell'epoca, molti dei quali

declassificati. Permetti di tenermi per me (almeno per ora) quello che penso su

di lui.

D: Supponiamo per un momento che l'oggetto che si schiantò nella proprietà

custodita da Mac Brazel fu davvero una navicella aliena, credi che una qualche

retro-ingegneria abbia agevolato lo sviluppo tecnologico degli ultimi 60 anni?

R: Quindi parliamo in termini ipotetici: allora, quello che è sotto gli occhi di

tutti è un progresso vertiginoso negli ultimi 30 anni in alcuni settori tecnologici,

veramente stupefacente. Basti pensare ai microprocessori.

Penso a quanto avrebbe detto verso la metà degli anni '50 un Premio Nobel per

la chimica: "non arriveremo mai sulla Luna". Poi sembra che nel 1969 successe

qualcosa, anche se alcuni cospirazionisti non ci credono.

Mi ricordo che quando vidi per la prima volta lo Stealth mi chiesi se c'era sotto

della retroingegneria. Ma forse venni condizionato dalla splendida sagoma.

Ovviamente lo Stealth è già superato perchè i prototipi attuali non gli abbiamo

ancora visti.

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D: Che idea ti sei fatto del caso Santilli?

R: Non mi occupo di lui. Mi dispiace sinceramente per quella categoria di seri

ricercatori che hanno investito così tanto tempo e denaro nello studio di questo

file. Non se lo meritavano.

D: Quali sono a tuo avviso, gli indizi più significativi che potrebbero avvalorare

l'UFO-crash?

R: Intendi come Ufo-crash lo schianto di un oggetto di natura esogena con

esseri viventi a bordo? Appunto, parliamo di indizi, non di prove. Il problema è

che le testimonianze quando parliamo di questi argomenti non bastano. Ma la

testimonianza è sempre e comunque da tenere in considerazione. Dietro un

testimone c'è un essere umano, il quale vede un evento con i suoi occhi ed ha i

suoi processi mentali, non i miei, non i tuoi. La sua testimonianza è unica e lo

rimarrà. Quando noi siamo testimoni di un evento lo elaboreremo e lo

ricorderemo in maniera personale. Ma come si sa, detto evento non sarà mai

l'esatta riproduzione del fatto oggettivo. Di testimonianze che parlano di corpi

trovati nel deserto ce ne sono, sebbene una parte di esse sono indirette, di

seconda mano. E c'è ovviamente da considerare il grado di attendibilità di ogni

singola dichiarazione. Il problema di alcuni pro-ufo è che riportano le

testimonianze come se si trattasse di ricordi accertati, reali. Poi c'è

naturalmente il Memo Ramey. Diversi team e singoli ricercatori hanno provato

a decifrare il contenuto e "naturalmente" i loro risultati non sono univoci. Altri

hanno parlato del famoso "memory foil", il materiale che accartocciato

riprendeva la sua forma originale. C'è da dubitare che nel 1947 un simile

materiale esistesse.

D: Quali testimonianze e prove mancano, a tuo avviso, per giungere a

completare definitivamente il puzzle di Roswell?

R: Almeno qualche documento. Riguardo al possibile oggetto e ai suoi

occupanti, la Professoressa Margherita Hack scrisse una volta:"Ma possibile che

in tanti anni di scorribande e atterraggi non ci abbiano lasciato nemmeno un

"osso" da analizzare?"

Page 6: Paolo Martinuz intervista sul Roswell crash

Però c'è da aggiungere che se l'osso l'avessero scoperto i militari, loro

sicuramente non ce lo mostrerebbero.

Nel libro mi occupo anche dei documenti declassificati risalenti al 1947, i quali

dimostrerebbero che non ci fu nessun crash di un'astronave aliena. Mi riferisco

al Memo Twining,al Memo McCoy ed altri. Secondo gli scettici, la mancanza di

riferimenti nei documenti declassificati ottenuti attraverso il FOIA sul caso

Roswell, dimostrerebbe in maniera inconfutabile l'impossibilità dello schianto di

un oggetto alieno a nord di Roswell. Tuttavia la mancanza di riscontri vista da

una diversa prospettiva non esclude a priori l'ipotesi esogena.

D: Quale potrebbe essere stata la causa del presunto UFO crash? Un fulmine,

un'avaria, interferenza radar oppure...?

R: Sinceramente questo particolare non mi ha mai interessato. Anche perchè

ho tanti altri filoni da seguire e la possibile causa del crash non la ritengo di

primaria importanza.

D: Visto che hai approfondito più che egregiamente la vicenda in tutte le sue

sfaccettature, saresti in grado di citare quali e quante "versioni ufficiali" siano

state proposte negli anni dall'Establishment?

R: Sono solo quelle conosciute al grande pubblico:

1. Il comunicato di Walter Haut dell'8 luglio 1947, nel quale la RAAF (Roswell

Army Air Force) comunica il ritrovamento di un disco volante

2. Alcune ore dopo il Generale Ramey da Fort Worth comunica alla stampa che

il disco volante era in realtà un pallone sonda

3. Nel 1995 l'Aeronautica pubblica il rapporto dal titolo The Roswell Report:

Fact vs. Fiction in the New Mexico Desert, dove il pallone sonda diventa quello

del Progetto Mogul. Il Progetto Mogul è stato declassificato nel lontano 1972.

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4. Nel 1997 l'Air Force chiude il caso con The Roswell Report Case closed.

D: Sei a conoscenza di avvistamenti in cui l'oggetto volante rilevato sia

assolutamente paragonabile, per forma e dimensione, a quello che i testimoni

del caso Roswell descrivono?

R: Bella domanda ma sinceramente non so risponderti. Il problema è che

alcuni pseudo-testimoni, come per esempio Frank Kaufmann, hanno mentito.

Un archeologo avrebbe detto che la forma era quella di un aereo senza ali con

lo scafo molto spesso. Ragsdale, altro testimone con indice di attendibilità

basso, (almeno una volta mentì), disse che l'oggetto assomigliava ad un aereo

con ali strette, sottili. Frankie Rowe, la figlia del pompiere Dan Dwyer, disse

che il padre le raccontò di aver visto i rottami di un velivolo senza però poter

distinguerne la forma.

Carey e Schmitt raccolsero alcuni anni fa altri resoconti: il Caporale Raymond

Van Why del 390° di stanza a Roswell era della Polizia Militare. Egli disse alla

moglie che il velivolo aveva la forma di un disco circolare. Ed Sain era nel 1947

un soldato semplice e apparteneva anch'egli al 390°. Il figlio disse ai due

ricercatori che il padre gli raccontò che l'oggetto era la cosa più strana che vide

nella sua vita.

D: Sappiamo che da tempo stai lavorando al tuo libro che dovrebbe essere

terminato per la fine dell'anno. Puoi darci qualche anticipazione sul contenuto e

magari, qualche informazione inedita? Hai già pensato al titolo?

R: Mi auguro che il libro sia disponibile per una data ben precisa, forse hai già

capito quale. Riguardo al contenuto, posso dirti che stò analizzando nei dettagli

diversi aspetti della storia, partendo da quando Mack Brazel scoperse i rottami,

con chi parlò prima di recarsi a Roswell dallo Sceriffo Wilcox, che cosa

succedeva alla base, se Walter Haut subì delle sanzioni disciplinari dopo aver

rilasciato il comunicato stampa, come interpretare la seconda dichiarazione

giurata dello stesso Haut, il quale dopo decenni di silenzio avrebbe detto ad

alcuni di aver visto anche lui dei corpi alla base, dove sarebbero stati

posizionati i check points dei militari, quanto valgono i racconti su presunti

corpi ritrovati nella zona del crash, se è ragionevole pensare che si fosse

trattato di un esperimento con cavie umane e molto altro.

Page 8: Paolo Martinuz intervista sul Roswell crash

Si tratta di una ricerca indipendente, totalmente indipendente. Quando Paola

Harris mi diede l'opportunità di parlare come relatore al convegno "Roswell 60

anni dopo" svoltosi a Roma il 1 aprile 2007, avevo la convinzione che a nord

della contea si fosse schiantata un'astronave aliena. Poi compresi di aver

sbagliato approccio. Non potevo avere una posizione di parte, perchè se hai

una posizione di parte l'indagine ne risente e diventa faziosa. Solo liberandosi

da preconcetti e stereotipi si può ancora scoprire qualcosa di importante. Ti

ricordi al tempo della Guerra Fredda? Esisteva la Nato e il Patto di Varsavia. Ma

c'erano anche i paesi non allineati. Io sono un non allineato perchè

l'accertamento dei fatti conta di più di quello che uno crede o spera. Quando

qualcuno scrive un saggio del genere, prima di tutto deve svolgere un'indagine

con un approccio storico-giornalistico, in piena libertà, senza chiedersi prima

del tempo cosa potrebbe essere successo. Solo l'indagine ti può aiutare a

capirlo. Riguardo alle novità, esse sono inserite in un contesto, il quale deve

essere letto attentamente per essere compreso.

Sarebbe sprecato raccontarti qualcosa senza avere lo spazio per esporre nei

dettagli il perchè e non aiutarebbe alla comprensione di un bel niente. Tuttavia

posso dirti che fino a questo momento sono riuscito a raccogliere circa 15

testimonianze inedite di persone mai menzionate in precedenti libri. Riguardo

al titolo, è meglio che non te lo dica per evitare che qualcuno me lo rubi...

Ti ringrazio per l'opportunità concessami.

Paolo Martinuz