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n° 3 - Ottobre 2008

Paridea 3 Ottobre 2008

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Periodico della Consigliera di Parità della Provincia di Massa-Carrara di informazione, divulgazione e approfondimento sulle tematiche di genere, anche con funzione di aggiornamento normativo e giuridico

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Paridea

Rivista trimestraledella Consigliera di ParitàProvincia di Massa-Carrara

N. 3 Ottobre 2008Registrazione del Tribunale di Massa-Carrara n° 397 del 22/2/2008Edito dalla Provincia di Massa-Carrara

Direttore responsabileGiuliano Bianchi

Comitato di RedazioneLuisa Del Mancino, Francesca Frediani, Annalia Mattei

Hanno collaborato a questo numeroNadia Bellè, Giovanna Bernardini, Cinzia Chighine, Corinna Conci, Elena Emma Cordoni, Barbara Dell’Amico, Eleonora De Montis, Annalia Mattei.

Grafica e impaginazioneStudio MAX snc

Le illustrazioni di questo numero sono di Annalia Mattei e le foto provengono dall’archivio personale della famiglia Mattei

StampaStamperia dell’ Amministrazione Provinciale

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Editoriale

Il conflitto israelo-palestinese raccontato attraverso le donne

Meno diritti più precariato

La fatica di essere mamme

Con – vivere con l’Oriente. India e Cina nel nostro futuro

Centro Antiviolenza: un luogo dove donne accolgono altre donne in temporanea difficoltà

Triste primato della Toscana: lo stalking

Fra l’Orso ed il Toro…

La Consigliera di Parità e le Referenti di Genere: chi sono e cosa fanno

Si segnala che…

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OMMARIOS

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Editoriale

Care lettrici e cari lettori

è con grande piacere che porto il saluto dell’Amministrazione Provinciale in occasione dell’uscita della rivista Paridea dopo il mio secondo mandato come Presidente.Il mio saluto è rivolto innanzitutto alle donne, donne, lo so, con tante differenze tra chi ha e chi non ha, tra chi può scegliere e chi non può farlo, donne comunque accomunate da una grande voglia di fare, da una tenacia e una forza di volontà invidiabili.In tema di parità ancora permangono troppe chiusure: perchè se è vero che si scrive tanto sulle pari opportunità è altrettanto vero che quando arriva il momento di applicarle tutto diventa più difficile.Il mio impegno personale, della Giunta, che nel nuovo mandato può contare sulla freschezza e sull’intelligenza di due assessore, Lara Venè e Sara Vatteroni, sarà quello di continuare a lavorare per la cultura della parità.Sono certo che non mi mancherà, come mai è mancato nel passato, il supporto del Consiglio Provinciale, la preziosa collaborazione delle Consigliere Provinciali, della Commissione Provinciale Pari Opportunità, della Consigliera di Parità, del suo staff, della dirigenza dell’Ente costituita in maggioranza da donne e di tutte le dipendenti e i dipendenti l’Amministrazione Provinciale.Buona lettura

Osvaldo AngeliPresidente della Provincia di Massa-Carrara

Colgo con piacere l’opportunità che mi viene offerta con queste poche righe, per ringranziare sia coloro che hanno positivamente considerato il lavoro svolto nel mandato precedente, esprimendo il loro consenso durante la recente tornata elettorale, sia il Presidente Angeli che mi ha consentito di continuare quanto iniziato confermandomi alla guida di questo assessorato, e contemporaneamente porgere il mio saluto a coloro che seguono la redazione di questo periodico, che spero vivamente abbia un seguito sempre maggiore ed una diffusione sempre più capillare.

L’argomento è ostico, indubbiamente, sia per la congiuntura economica che per il contesto politico-culturale (argomenti che, come immaginate, conosco molto bene…) e presenta ostacoli che però è compito, e beneficio, di tutta la collettività provvedere a superare.

Aggiungo quindi la mia voce a quella del Presidente nel porgere i miei più sinceri auspici di buon lavoro a coloro che scrivono e leggono le pagine che seguono, perché esse sono un inizio ed una speranza affinché quegli ostacoli alla effettiva pari opportunità per tutti che ben conosciamo vengano, in un futuro non troppo lontano, rimossi.

Raffaele ParriniAssessore alle Politiche del Lavoro,

Istruzione, Formazione Professionale

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Grazieed auguri…

In queste poche righe voglio anch’io porgere alcuni ringraziamenti.al Presidente Angeli ed all’Assessore Parrini per i gentili auguri che precedono di cui abbiamo molto bisogno, dato l’argomento ed i tempi che andiamo affrontando, alle dirigenti ed impiegati del Centro per l’Impiego che condividono spazio e fatiche con il mio ufficio, alle Referenti di Genere che grazie alla collaborazione instaurata proprio con questo Servizio, Assessore, dirigenti ed impiegati tutti, mi offrono un sostegno essenziale – senza di loro e senza la preziosa collaborazione che la loro presenza sottende molto poco di quanto è stato fatto avrebbe visto la luce – ed infine a tutte e tutti coloro che leggono questo periodico,

che grazie a loro, si sta lentamente diffondendo oltre le mie speranze.All’interno di questo numero leggerete belle e brutte notizie, di cose positive e di cose negative.Così è la vita, un’alternanza fra luce e buio, fra bene e male.Il nostro universo è l’universo della duplicità, il mondo dell’unicità, essendo il mondo dell’uno perfetto, non compete a queste coordinate temporali.Non possiamo pretendere che tutto sia luce, quindi, quello che possiamo chiedere, quello a cui possiamo aspirare è un mondo dove il buio sia il minimo indispensabile…Questo è il principio ispiratore di questo periodico e di coloro i quali per questo periodico spendono

tempo ed inchiostro: che il nostro agire sia un impulso, per quanto piccolo, affinché il buio si ritiri sempre di più…Nessuno si aspetta che quanto ci circonda cambi nel giro di poco, anzi è probabile, coi tempi che corrono, che questo cambiamento sia ulteriormente rallentato.Ma noi siamo qui, chi scrive e chi legge, per essere consapevoli di quanto sta accadendo e per impedire che il lento (molto lento !!) migliorarsi della civiltà che ci contraddistingue venga fermato.Teniamo alta la guardia, e buon lavoro a tutti.

Annalia Mattei *

* Consigliera di ParitàProvincia di Massa - Carrara

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GERUSALEMME — Incontro Ruth El Raz, ardita settantenne nel suo pienissimo appartamento in Beit Lechem, nel quartiere ebraico per eccellenza a ridosso della famosa Germany Colony, ritrovo serale e pomeridiano preferito da internazionali ed israeliani per i numerosi pub e ristoranti presenti nella zona.Ruth mi apre la porta con un sorriso smagliante e ospitale ed un aspetto che niente ha a che vedere con la voce stanca e anziana con cui avevo parlato al telefono per fissare un appuntamento il giorno prima. Il suo appartamento e’ all’ultimo piano di una palazzina di mattoni bianchi rettangolari, gli stessi che omologano case arabe e ebree nei quartieri storici di Gerusalemme Est e Gerusalemme Ovest. Al primo piano un balcone che si sviluppa per tutta la facciata ospita una bandiera israeliana: bianca e blu, probabilmente ancora non rimossa dopo i festeggiamenti dei sessanta anni della nascita dello Stato d’Israele che si sono svolti nel maggio 2008.Ma dentro le mura di Ruth tutto sembra un altro Paese e un altro tempo storico, soprattutto. Davanti all’entrata mi accoglie una gigantesca foto di Che Guevara: “El Comandante!” subito mi dice Ruth in un accento slang londinese, percependo il mio sguardo incuriosito e ancora prima di darmi del Buongiorno-Shalom -Salaam.Ruth ha una spiccata sensualità, sottolineata da un rossetto rosso acceso sulle labbra che si scontra con il grigio argento dei suoi capelli incorniciati in un taglio corto ma molto femminile. E’ vestita con pantaloni neri pujabi - di quelli con il cavallo basso che normalmente

le ragazze europee freak indossano durante le vacanze in India - e una maglietta rossa dove spicca in lingua ebraica, araba e inglese la scritta “War is not my language”.Dopo un primo impaccio iniziale, dovuto anche agli innumerevoli stimoli che il suo habitat mi offre e che dunque mi distrae nella comprensione del suo stretto inglese, rompiamo il ghiaccio e ci risultiamo quasi da subito simpatiche.Mi fa accomodare in un divano di pelle color crema tra libri e riveste di ogni genere, ma su cui, quasi come indizi per un identikit della padrona di casa, spiccano i testi di Virgina Woolf e cartoline delle opere di Frida Khalo.Tra i giornali c’è anche Haaretz, uno dei quotidiani più diffusi in Israele, dove in prima pagina c’è l’articolo dal titolo: “E’ arrivato il giorno di Tzipi Livni”. Iniziamo cosi’ a parlare

Il conflitto israelo-palestineseraccontato attraverso le donne

Cinzia Chighine *

di donne, commentando l’incarico alla Ministro degli Esteri d’Israele da parte del Presidente Shimon Peres per formare una coalizione in uno dei momenti storici più difficili del conflitto israelo-palestinese.Livni, ex avvocato e agente del Mossad, entrata in politica solo otto anni fa, deve convincere Ehud Barak, ministro della Difesa e leader laburista perché accetti di entrare in un governo di unità nazionale, onde evitare la crisi di governo e dunque le elezioni anticipate.Dalla politica alle politiche di genere. Nella societa’ militaristica israeliana, nella quale la maggior parte della popolazione fa il servizio militare e si confronta quotidianamente con un sistema di sorveglianza e protezione militare per la sicurezza del Paese, risulta essere molto difficile per le donne alzare una voce civile. Le donne israeliane sono educate a diventare “mamme di soldati”, mentre molti uomini israeliani con un basso background socio economico si uniscono all’Arma per ottenere un futuro migliore per loro e le loro famiglie.Questi ruoli prestabiliti culturalmente e politicamente sono fra i principali ostacoli che limitano la societa’ civile in Israele nello sviluppare un efficace movimento contro la guerra o una nuova campagna pacifista effettiva. Questi comportamenti non possono essere cambiati senza un reale miglioramento nei tentativi di raggiungimento della Pace, che implicherebbe una migliore visione del futuro in questa Regione. Nel frattempo, le attiviste femministe continueranno a fare quello che stanno facendo: sostenere l’educazione, campagne mediatiche,

Incontro con Ruth El-Raz, esponente dell’organizzazione pacifista Women in Black

Ruth El-Raz e’una femminista attivista dell’organizzazione pacifista israeliana Bat Shalon.E’ inoltre militante dell’Organizzazione internazionale per i Diritti delle Donne contro tutte le guerre nel Mondo, Women in Black.E’ pittrice, Consulente psico- terapeutica per donne.Di origine inglese, vive da quaranta anni in Israele.Dopo molti anni passati in Kibbutz, oggi, all’eta’ di 75 anni vive in uno dei quartieri centrali di Gerusalemme Ovest.

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attività di protesta, partecipazione in reti israeliano-palestinesi e internazionali per il dialogo tra le parti.Il campanello suona alla porta e Ruth si trascina scalza ad aprire. Entra fugacemente un uomo sui trent’anni all’apparenza, che si infila lungo il corridoio in una delle camere.Ruth mi spiega che si tratta di un giovane palestinese della West Bank, a cui lei da ospitalità – o per meglio dire rifugio - a Gerusalemme da alcuni mesi. Con grande stupore mi chiede se voglio contribuire con un piccolo gesto finanziario a sostenere il ragazzo, ed io con fare imbarazzato, infastidito ma comunque in forte disagio mi trovo a consegnarle fra le sue mani una banconota di 20 Shekel, onde evitare soprattutto una frattura nel dialogo che ormai si e’ avviato con la mia interlocutrice.Ruth consegna i soldi al misterioso coinquilino, che senza salutare riesce con altrettanto passo incalzante rispetto alla sua entrata.Il dialogo riprende e viene interrotto dopo cinque minuti ancora dal telefono che squilla: si tratta di Mohamed –chiamiamolo cosi’ – il coinquilino di Ruth, che chiama per ringraziarmi. I punti interrogativi ormai mi assillano e ostacolano la spontaneità dell’incontro.Per riprendere la confidenza nel dialogo, Ruth mi invita nel suo Studio di Conseling, dove riceve in visita ogni settimana donne alla ricerca di consigli, ascolto o semplicemente uno spazio per aprirsi in questa realtà apparentemente cosi’ monolitica.Alle pareti il manifesto delle donne femministe: “How to be a fabulous feminist!” e i suoi quadri. Ruth dipinge olio su tela e su cartone diverse rappresentazioni del Muro di separazione israeliano costruito nella West Bank. In tutte le prospettive, con mille colori, ma sempre freddo come un muro fra due popoli, contro il dialogo e per l’indifferenza.Ci salutiamo sulla porta, con una promessa di rivederci presto a cena davanti ad un piatto di pasta italiana. L’ultimo sguardo ancora ad uno * Casa della Toscana Gerusalemme

dei tanti simboli in quella casa: il ritratto che lei ha dipinto di Mahmud Darwish, poeta nazionale palestinese morto circa un mese fa a Houston e ora sepolto a Ramallah.....nello sfondo della tela le sue parole: Combatti la tua guerra, pensa agli altri (non dimenticare chi chiede la pace) ....Libera l’anima con le metafore, pensa

agli altri (chi ha perduto il diritto di parola) ...Pensa agli altri lontani, pensa a te stesso (dì: magari fossi candela nel buio)

Gerusalemme, 22 settembre 2008

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E’ attualmente in corso uno smantellamento sistematico degli interventi a favore dei lavoratori e delle lavoratrici precarie decisi durante la legislatura precedente.Ma ciò che davvero preoccupa, è che quasi tutti i provvedimenti del nuovo Governo in questa materia paiono orientati a trasmettere al mondo del lavoro dei messaggi tanto chiari quanto inquietanti.Ne è un esempio eclatante la cancellazione della norma che avevo illustrato proprio su questo periodico solo pochi mesi fa: le disposizioni che avevamo introdotto per contrastare il fenomeno delle cosiddette “dimissioni in bianco”, usate da molte aziende per tenere in scacco tante lavoratrici sono state abrogate. Lo stesso tipo di messaggio viene dall’attenuazione delle sanzioni a carico del datore di lavoro in caso di utilizzo di lavoratori al nero oppure registrati con qualificazione differente da quella effettivamente svolta Quasi tutti questi interventi sono contenuti nel decreto 112/2008, intitolato “Misure per lo sviluppo economico, la semplificazione, la competitività, la stabilizzazione della finanza pubblica”, che nasconde tra i suoi articoli molte cattive sorprese di questo stesso genere. Per esempio, l’art. 21 modifica di nuovo la disciplina dei contratti a tempo determinato, sopprimendo le norme che limitavano i casi in cui vi si poteva fare legittimamente ricorso a quelli realmente legati ad esigenze di carattere temporaneo o stagionale. A discrezione del datore di lavoro, possono ora essere oggetto di contratto a tempo determinato tutte le mansioni, «anche se riferibili alla ordinaria attività del datore di lavoro». Passa

dunque, ancora una volta, il messaggio che sia ormai superata l’idea che il lavoro “normale” sia quello a tempo indeterminato e che si possa ricorrere ai contratti a tempo solo quando è strettamente necessario.Consapevoli della professionalità e delle aspettative di lungo termine che crea in ogni lavoratore la stipulazione di un contratto di lavoro anche se a termine, nella scorsa legislatura avevamo previsto un diritto automatico di precedenza nelle assunzioni a tempo indeterminato effettuate dal datore di lavoro sulle stesse mansioni entro i successivi 12 mesi, diritto esigibile su semplice richiesta. Lo stesso articolo 21 del DL 112 rende ora negoziabile questa possibilità da parte delle organizzazioni sindacali, trasformando un diritto certo in materia (incerta) di contrattazione.Per contrastare il precariato, avevamo anche introdotto una norma che doveva entrare in vigore il primo aprile 2009 e che puntava a contrastare l’abitudine di evitare la creazione di posti di lavoro a tempo indeterminato reiterando indefinitamente contratti a tempo determinato alle stesse persone: essa prevedeva un limite massimo di 36 mesi comprensivi di eventuali proroghe e/o rinnovi per i contratti a termine, garantendo ai lavoratori la trasformazione automatica del contratto a termine in rapporto a tempo indeterminato in caso di violazione. Una filosofia totalmente opposta a quella che aveva dato vita, nel corso della precedente legislatura, ai piani di stabilizzazione dei precari.

Meno dirittipiù precariato

On. Elena Emma Cordoni

Anche nella Pubblica Amministrazione stanno avvenendo delle grandi novità che mettono in discussione il processo di stabilizzazione iniziato con il Governo Prodi, oltre alle decisioni riguardanti il settore della scuola. Sono previsti infatti tagli che andranno a penalizzare, ancora una volta, soprattutto i lavoratori precari: in tre anni si prevede la cancellazione di 43000 posti di lavoro per il personale non docente e di 87000 per gli insegnanti. L’impressione che lasciano questi provvedimenti, considerati nel loro insieme, è che si torni a guardare sempre più al lavoro come merce da rendere sempre più disponibile e a buon mercato, prescindendo dai saperi, dalle aspettative e dai diritti delle lavoratrici e dei lavoratori, non curandosi della qualità del lavoro e del senso di precarietà nella vita di tante famiglie e di tante giovani donne.

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“Donne, anime dannate, che sono riuscite solo in parte a sganciarsi da vecchi modelli e da paure ataviche e che oggi ancora vivono una imperfetta cittadinanza al limite della dignità umana in un mondo di diseguali, di fatiche concrete e di emancipazione apparente”.Con queste parole ho concluso il mio intervento nel saggio: “I sommersi e i sopravvissuti” di recente pubblicazione e, in quella occasione mi ero posta come obiettivo di ricerca e di studio il lavoro sommerso delle donne nella sfera pubblica. Mentre oggi mi è stato chiesto di trattare e di occuparmi del binomio mamma-lavoratrice, che fa riferimento sia alla sfera pubblica che a quella privata e che mobilita anche un’ulteriore “termine/concetto” quello di conciliazione. Conciliazione che spesso appare come un termine vecchio e inadeguato a definire la fatica, la difficoltà, ma anche la scommessa e il desiderio delle donne. Tenere insieme, conciliare appunto: lavoro, affetti, organizzazione del lavoro e della famiglia, bisogni, le verdure da tagliare, i pannolini da cambiare, la nonna da portare dall’oculista, la riunione in ufficio e il saggio di danza, le pratiche da finire, la lavatrice da far andare, i compiti da correggere e la fiaba della buonanotte è la sfida, spesso solitaria, delle donne. Donne stanche, stanchissime che quotidianamente vivono l’imperfetta cittadinanza in un welfare avaro e bislacco così come lo ha definito di recente il demografo Massimo Livi Bacci, paragonando i 12 euro ogni 100 di spesa sociale che Francia e Scandinavia destinano alle famiglie ai 4 del nostro Paese. Più che in altri paesi europei la conciliazione tra responsabilità familiari e partecipazione al mercato del lavoro continua ad essere considerata non solo un “affare di donne” ma un “affare privato”. Anche la forte femminilizzazione dell’aumento dell’occupazione part-time negli ultimi anni non è priva di problemi, indica infatti che da parte dei datori di lavoro e dei lavoratori, la conciliazione continua ad essere un problema che riguarda esclusivamente le donne. Benché il part-time non sia in linea di principio riservato a quest’ultime e di per sé non riduca le chances sono le specifiche ragioni per cui

lo si fa, conciliare responsabilità lavorative e familiari che lo determinano. Non può quindi sorprendere che il genere, l’essere donna, e lo status, l’essere sposata, l’essere madre, riducano le chances occupazionali future delle lavoratrici part-time rispetto a lavoratori e lavoratrici a tempo pieno. Le donne si ritrovano così a dover abitare lo spazio del tempo parziale non sempre per propria scelta.Facciamo un ulteriore passo indietro, cioè a quando le donne esprimono il desiderio di diventare mamme e prendiamo a campione la coorte delle lavoratrici che hanno un contratto non tipico, cioè atipico, portatore

La faticadi essere mamme

Dr.ssa Nadia Bellè *

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di per sé di gravi riflessi negativi: tutele fittizie o pressoché assenti, bassi redditi e maggiori rischi di espulsione dal mercato del lavoro. Prendiamo ancora a campione e sommiamola alla coorte di sopra, una strategia parziale che offre alle donne la possibilità di stare più vicino ai figli, cioè la Legge n°53 del 2000 “Disposizioni per il sostegno della maternità e della paternità, per il diritto alla cura e alla formazione e per il coordinamento dei tempi delle città”. Integriamo la Legge con quanto detto dalla Finanziaria 2007, la quale, stabilisce che anche le lavoratrici a progetto e iscritte alla gestione separata dell’Inps, e in generale le lavoratrici con contratti precari, hanno diritto ai congedi parentali, così come alle mamme con contratto a tempo determinato, spetta, entro il primo anno di vita dei figli, un congedo di tre mesi con retribuzione pari al 30% del reddito percepito. Prima di continuare però, devo spiegarvi perché ho usato il termine parziale. Parziale, perché fino al 2007 tutta una coorte di donne non potevano accedere a questo diritto e perché ancora oggi, nonostante un istituto della Legge lo preveda, tantissime donne faticano ancora ad accedervi perché significherebbe perdere la propria collocazione professionale. Scelta che spesso porta le donne a rinunciare o posticipare matrimonio e maternità. Se poi a tutto questo aggiungiamo un ulteriore discriminazione in virtù di quel modello familiare che anche le organizzazioni sindacali nel corso degli anni Settanta e Ottanta hanno contribuito a rafforzare, privilegiando i posti dei capofamiglia maschi, abbiamo ulteriormente chiari i processi di inclusione-esclusione delle donne dal mercato del lavoro e la miscela esplosiva della miopia sociale.Eppure, nonostante tutto le donne continuano a sognare e ad amare. Il lavoro per le giovani donne è un approdo naturale, non più carico dei significati di emancipazione che lo rendevano così prezioso per le generazioni precedenti. Se però è precario e sottopagato, se non riesce a tenere insieme gli orari della giornata, se i servizi non rispondono alle esigenze, se i compagni lavorano troppo, ecco che si riaffaccia la fantasia di una maternità esclusiva. Il 33% delle giovani donne sotto i 35 anni, secondo una ricerca IRES, negando la loro maternità

vivono con grande disagio la loro vita di coppia, e allora “vagheggiano di tornare a casa”. A proposito di desideri, sempre i dati della ricerca IRES sono chiari : il 77% delle donne farebbe più figli, se solo potesse, e dentro alle aspettative di queste percentuali non ci sono solo limiti giuridici o economici, ma anche la carenza di servizi all’infanzia, che possano sopperire alle assenze strutturali delle reti parentali. Con queste implementazioni, anche il nostro tasso di natalità pari all’ 1,34%, che ci fa fanalino di coda in Europa e non rispecchia il desiderio femminile, potrebbe trasformarsi nel 2,2% , lasciando libera la donna di decidere riguardo alla sua maternità, come accade in Paesi in cui il numero dei figli per donna è più alto, quali Francia e Svezia.Rispetto al rapporto che intercorre tra qualità del lavoro e fertilità, occorre evidenziare che nelle regioni dove è maggiore la partecipazione al lavoro delle donne si osserva anche una natalità media più alta e/o che tende a crescere nel tempo. Contrariamente, nelle regioni dove i tassi di attività femminile sono più bassi e il peso del lavoro insicuro più elevato, la natalità è in calo o al più stabile.In sostanza, non è il lavoro della donna che deprime in Italia la propensione alla maternità ma piuttosto la mancanza di lavoro, ovvero di occupazioni stabili e ben remunerate. La questione, non risolta, riguarda le modalità attraverso le quali rendere compatibili il lavoro della donna con le esigenze di maternità. Infatti, se da un lato la flessibilizzazione del mercato del lavoro offre alle donne nuove opportunità di impiego, dall’altro determina situazioni di progressivo deterioramento dal punto di vista occupazionale, economico e sociale.L’instabilità del lavoro costringe molte donne a ritardare l’esperienza della maternità alle volte fino a rinunciarvi perché il tempo dell’orologio biologico è avaro e scorre troppo in fretta rispetto alla indolenza, all’inoperosità, all’ozio, alla stasi e all’inattività delle istituzioni che ben remunerate si accoppiano con donne oggetto .* Consulente di Materia in Sociologia del Lavoropresso il Dipartimento di Studi Socialidell’Università degli Studi di Firenze

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Con – vivere con l’Oriente. India e Cina nel nostro futuro

Si è svolta a Carrara dal 12 al 14 settembre 2008 la terza edizione del Festival “Con-vivere”, curato da Remo Bodei e organizzato dalla Fondazione Cassa di Risparmio di Carrara con il patrocinio e la collaborazione del Comune di Carrara.Le suggestioni dell’India, la rivoluzione economica della Cina, il necessario dialogo fra Oriente e Occidente, il futuro che ci aspetta: filosofi, economisti, giornalisti, grandi nomi della cultura italiana ed internazionale sono convenuti per l’appuntamento con questa manifestazione.Si è trattato di un’occasione di educazione al discernimento e al confronto, al rispetto delle differenze culturali e religiose con un’interessante possibilità di formazione grazie a grandi personaggi del panorama culturale

Giovanna Bernardini *

mondiale, riuniti a Carrara su una problematica di stringente attualità: l’emergere di due grandi Paesi nella competizione globale, India e Cina, artefici e protagonisti di uno sviluppo economico e demografico straordinario che ridimensiona la centralità euro-atlantica. Anche quest’anno Con-vivere si è occupato, in parte, di tematiche di genere e lo ha fatto in modo suggestivo e diretto: attraverso una delle figure più significative della letteratura indiana, Anita Nair. La scrittrice di Bangalore, insieme alla sua ottima traduttrice, Francesca Diano, è stata ospite del Festival e ha avuto modo di visitare la città. E’ rimasta molto impressionata per la visita alle cave, ha apprezzato la Biennale di Scultura ed è rimasta colpita dal “ mondo del marmo”, cosicché nella sua conferenza, ha esordito con un

paragone suggestivo fra la donna e le nostre montagne, entrambe ferite, eppure sempre salde a sfidare i venti. Con la sua letteratura, Anita dipinge mondi dove la psicologia individuale, soprattutto quella femminile, le vicende dei singoli, e la Storia, si stagliano sullo sfondo di tradizioni antiche, di miti millenari che suonano come paradigmi dell’umana condizione, come dimensione sapienziale intuitiva e primigenia fonte di saggezza. Troviamo donne e uomini, storia e storie tessute negli infiniti modi che l’apparente gioco del caso riserva agli umani i quali risultano comunque incardinati a un ordine che viene dalla lunga sequenza genealogica delle loro appartenenze, forgiatrici di anime. La scrittura della Nair è così calibrata, elegante che avvince. Un esempio?

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“Akhila ha quarantacinque anni, non è una persona impulsiva, indossa sari di cotone inamidato che richiedono tempo e pazienza nella stiratura, si pregia di essere una donna che non si abbandona facilmente ai suoi sogni, non è sposata e non ha figli.Una mattina si sveglia avida di nuove esperienze, indossa una sari rossa e nera di Madurai, dai colori molto intensi e l’orlo d’oro, compra un biglietto di sola andata per un paese in riva al mare, Kanyakumari, arriva alla stazione di Bangalore e, col cuore in tumulto, entra nello scompartimento per signora, occupando il posto a lei riservato.” Detto per inciso, in India, fino al 1998, esistevano ancora le “cuccette per signore” su treni notturni con scompartimenti riservati di seconda classe, così come esisteva uno speciale sportello di biglietteria solo per signore, anziani e portatori di handicap. “Cuccette per signora” è il titolo del romanzo, uscito nel 2004 e tradotto in 28 lingue,

avvincente fin dalle prime battute, sensibile, profondo come può esserlo solo la letteratura che nasce da una grande cultura, quella indiana, quella della scrittrice. La Nair vive in un Paese al bivio tra un radicato sistema patriarcale ed un nuovo e più ampio senso di comunità moderna, che desidera affacciarsi verso le altre società, nel tentativo di diversificarsi dalla tradizione dei padri; in tale contesto diventa centrale la questione dell’identità, la negoziazione tra identità individuale e collettiva, il

cambiamento che si verifica attraverso il contatto tra culture diverse, nel tentativo di ricostruire una diversità che non cancelli le specificità , ma che consenta comunque l’affermarsi di pari opportunità. Sono questioni che compaiono negli scritti della Nair in una prospettiva di genere, ma che in senso lato riguardano anche le relazioni fra popoli e che ci devono spingere a un confronto e alla crescita culturale. Non è un caso che Con-vivere si sia occupato dell’emergere dell’impero di Cindia, cioè dell’aggregato delle superpotenze India e Cina nello scenario mondiale, delle problematiche connesse al mercato del lavoro, dei caratteri strutturali della democrazia indiana, delle caratteristiche dell’economia e dello sviluppo cinese, della figura e il messaggio di Gandhi, dei caratteri e le immagini del pensiero cinese e del buddismo…tematiche ineludibili di quel processo di conoscenza che la modernità impone.In questa terza edizione del festival sono intervenuti, oltre al curatore Remo Bodei, il filosofo François Jullien che ha indirizzato la sua riflessione all’analisi sulle strutture del pensiero cinese in confronto a quello occidentale; Roger-Pol Droit, giornalista, che è intervenuto sul buddismo e sul suo insegnamento di tolleranza; Franco Marcoaldi, giornalista e poeta, che ha approfondito il tema del confronto con la cultura orientale; Vittorio Emanuele Parsi, docente di Politica internazionale, che ha riflettuto sulle “nuove superpotenze” nello scenario mondiale. Il sociologo Giuseppe De Rita, presidente del Censis, che ha affrontato invece le problematiche connesse al “mercato del lavoro”; Renata Pisu, giornalista di Repubblica, ha presentato il suo ultimo libro; Domenico Amirante, ha analizzato i caratteri della “democrazia indiana”; Federico Rampini ha proposto un intervento su “Cindia” e sul suo sviluppo demografico, tecnologico ed industriale; la scrittrice indiana Anaita Nair che, come si è detto, ha tenuto un incontro sulla condizione e sul ruolo delle donne indiane; il professore Pu Yonjian - docente di Economia e Finanza dell’Università di Chongqing e Direttore associato dell’Istituto di ricerca sullo Sviluppo sostenibile- ha tenuto una conferenza sull’economia e lo sviluppo in Cina; Rocco Altieri, infine, ha svolto un interessante approfondimento sulla figura e sul messaggio del Mahatma Gandhi.

* Assessore Pari Opportunità Comune di Carrara e Presidente Comitato Pari Opportunità dell’Ente

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Centro Antiviolenza: un luogo dove donneaccolgono altre donne in temporanea difficoltà

Corinna Conci ed Eleonora De Montis *

Un Centro Antiviolenza risponde alle necessità di una donna che subisce o ha subito violenza in qualsiasi forma essa venga attuata: fisica, psicologica, economica e sessuale.L’Associazione Centro Antiviolenza di Parma è nata nel 1985 ed è divenuta operativa nel 1991. Dal 1992 è iscritta

all’albo regionale del volontariato ed è ONG in stato consultivo speciale con il Consiglio Economico e Sociale delle Nazioni Unite.In quanto volontarie dell’Associazione Centro Antiviolenza ci riconosciamo nel progetto comune di produrre libertà ed autonomia femminile. Le diverse competenze e conoscenze di cui disponiamo, tra volontarie ed operatrici, spaziano dall’ambito psicologico, sociale ed educativo a quello legale.La nostra accoglienza prevede solitamente un primo contatto telefonico da parte della donna a cui fa seguito un colloquio presso la nostra sede: in tale occasione la donna ha la possibilità, nel più assoluto anonimato, di raccontare il proprio vissuto a due operatrici che la ascoltano senza giudicarla e la supportano nella valutazione delle differenti alternative di cui dispone. Oltre a tale servizio la

donna, se lo desidera, può usufruire di consulenze psicologiche e legali gratuite.Le nostre Case Rifugio sono un luogo protetto dove le donne con o senza figli/e possono ricevere temporaneamente ospitalità per poter intraprendere con maggiore serenità un percorso di allontanamento emotivo e materiale dalla relazione violenta. A tutela delle ospiti uno degli indirizzi delle due case disponibili è totalmente segreto.Da alcuni anni, nell’ambito del progetto regionale “Oltre la strada”, è attivo sul Distretto di Fidenza il “Progetto Emilia - Unità di strada”, attività che si occupa di contrastare la tratta e la prostituzione.Con l’intento di offrire un supporto ulteriore e migliore alle vittime di abuso sessuale e maltrattamento è stato aperto il C.A.V.S. (Centro Assistenza Violenza Sessuale), un punto d’accoglienza all’interno dell’Ospedale Maggiore di Parma.Nel solo 2007 le donne accolte dal Centro Antiviolenza sono state 170, di queste 12 hanno richiesto la nostra assistenza legale e 15 il supporto delle nostre psicologhe volontarie. Le nostre case d’accoglienza, dalla loro apertura fino al 2007, hanno accolto 76 donne e 76 fra bambini e bambine.Inoltre teniamo corsi di formazione per nuove volontarie e per agenzie esterne (Forze dell’Ordine, Operatori sanitari, ecc...) e promuoviamo l’informazione tramite la nostra partecipazione a seminari e convegni locali e nazionali.Per quanto riguarda la prevenzione della violenza e l’educazione alla differenza di genere svolgiamo da anni percorsi e laboratori all’interno delle scuole di ogni ordine e grado della provincia, rivolgendoci sia agli insegnanti che agli studenti ed alle studentesse, per approfondire in particolar modo i temi del riconoscimento e della gestione delle

emozioni, dell’assertività, del bullismo e dei diritti.Dal nostro punto di vista l’identità femminile dei Centri Antiviolenza permette alla donna accolta di trovare comprensione ad un livello paritario, sia fisico che psicologico. Il rapporto che si instaura tra le figure femminili coinvolte aumenta la possibilità di un cambiamento positivo e consapevole nel percorso di indipendenza individuale.

* Volontarie dell’Associazione Centro Antiviolenza di Parma

Associazione Centro Antiviolenza Colloqui di sostegno, supporto psicologico, consu-lenza legale, alloggi protetti Telefono: 0521 238885 - Segreteria attiva 24 ore su 24Sede: Vicolo Grossardi, 8 – 43100 ParmaE-mail: [email protected] Sito: www.acavpr.it NontiscordarditePrevio appuntamento, colloqui di sostegno in sedi locali nei comuni di:Collecchio, Felino, Sala Baganza, Montechiarugo-lo e Traversatolo - Numero verde: 800 913 286Fornovo Taro, Borgo Val di Taro – Numero verde: 800 090 258

C.A.V.S. (Centro Assistenza Violenza Sessuale)Numero verde 800 090 258 – dal lunedì al venerdì, dalle 9.00 alle 21.00Punto d’accoglienza: Ospedale Maggiore, padiglio-ne Rasori, Parma - lunedì dalle 9.00 alle 13.00

Progetto EmiliaTel/fax: 0524 81002Cell: 335 6633934Punto d’ascolto: Via Carducci n° 41 – 43036 Fidenzalunedì dalle 14.00 alle 18.00

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Con il termine inglese “stalking” si intende molestie, minacce, pedina-menti, telefonate oscene e indeside-rate, persecuzioni ossessive perpe-trate per lo più’ verso donne, che si trovano vittime di tali pressioni psicologiche da parte di ex compa-gni o corteggiatori o spesso anche all’interno della famiglia.

Il recente rapporto dell’Osservatorio Nazionale sullo stalking (Associazio-ne italiana di Psicologia e Crimino-logia) fa molto pensare: la Toscana risulta la prima regione in Italia con il 39% degli intervistati, seguita dalla Basilicata con il 34%, e l’Emilia Romagna con il 29%.I dati sono la sintesi dei 9600 que-stionari distribuiti dal 2002 al 2007 in 16 regioni italiane.Un dato allarmante è che ben il

20% della popolazione risulta essere stata vittima di stalking, di cui l’82% donne, mentre l’85% dei persecutori è uomo, dai 20 ai 40 anni conoscente della vittima o ex partner.Teresa Bruno psicoterapeuta della Associazione Artemisia di Firenze, spiega in una recente intervista ad un quotidiano, che la lettura dei

dati sullo stalking in Toscana non è da interpretare come la maggior diffusione del fenomeno nella regio-ne ma come la maggior sensibilità al problema grazie alla presenza di un numero considerevole di Centri Antiviolenza che offrono consulenza, supporto psicologico e informazione grazie alla sinergica collaborazione con Enti e Istituzioni locali.Fortunatamente, il taglio di 20 mi-lioni di euro (previsto inizialmente

dalla finanziaria 2009 del Governo Berlusconi) alle politiche di pre-venzione della violenza sulle donne e quindi ai Centri Anti violenza, è stato scongiurato grazie alla dura opposizione del centro sinistra.In Italia, non esiste ancora una specifica e autonoma figura di reato, che sanzioni questi comportamenti

persecutori, e quindi non c’è una tutela certa per la vittima di stalking, diver-samente dagli Stati Uniti, dove il reato di “molestie insistenti” è stato inserito nel codice penale già nel 1994, o come la Gran Bretagna dove esistono norme anti-stalking dal 1997.Attualmente nel nostro ordinamento l’art. 660 del codi-ce penale recita: “Chiunque, in un luogo pubblico o aperto al pubblico,

ovvero col mezzo del telefono, per petulanza o per altro biasimevole motivo, reca a taluno molestia o disturbo è punito con l’arresto fino a sei mesi o con l’ammenda fino a 516 euro”.La tutela attualmente fornita dal codice penale con l’art. 660 c.p. purtroppo non appare sufficiente, in quanto non tiene conto delle spe-cificità di tale violenza psicologica, quindi non sempre quello che dalle

Triste primato della Toscana:lo stalking

Barbara Dell’Amico *

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vittime viene denunciato alle autori-tà di pubblica sicurezza è qualcosa di penalmente rilevante.La giurisprudenza ha cercato di colmare le lacune, ma allo stato at-tuale, purtroppo, lo stalking lo si può perseguire solo quando raggiunge le estreme conseguenze della violenza sessuale o in casi estremi dell’omi-cidio.Il governo Prodi durante la scorsa legislatura ha presentato un disegno di legge, da portare al vaglio dell’aula di Montecitorio a fine febbraio 2008, ma che purtroppo ha subito un brusco stop a causa della caduta di quel governo.In seguito al susseguirsi di terribili casi che hanno molto colpito l’opi-nione pubblica, l attuale governo ha presentato un disegno di legge ispi-rato a quello “stoppato” dalla caduta del governo precedente.Il disegno di Legge introduce il nuo-vo reato di “atti persecutori” o “mo-lestie insistenti”, in una sola espres-sione stalking come “atti persecutori, consistenti in minacce reiterate o molestie tali da creare nella vittima un perdurante stato di ansia, o paura o un fondato timore per l’incolu-mità propria o di persona legata da relazione affettiva o a costringerlo ad alterare le proprie abitudini di vita”.Gli elementi fondamentali di questa nuova figura di reato che dovrebbe-ro confluire nel nuovo art. 612-bis, sono la previsione di una pena da uno a quattro anni di reclusione, au-mentati se il fatto è commesso da un partner, o da un ex compagno, legato

alla vittima da relazione affettiva. La pena sarà aumentata di un terzo fino alla metà se è perpetrata verso un minore, se lo stalker è una persona armata o se la violenza è esercitata da un gruppo.E’ previsto anche l’ergastolo in caso di omicidio preceduto da stalking.Secondo tale disegno di legge si potrà procedere d’ufficio se il fatto è commesso “con minacce gravi” o connesse a reati per cui è prevista la procedibilità d’ufficio.L’autorità di pubblica sicurezza, se ritiene fondata l’istanza della vittima, assunte le necessarie informazioni investigative, “emette un provvedi-mento di ammonimento orale nei confronti dello stalker, con cui lo in-vita a comportarsi nel rispetto della legge e redige processo verbale”.Si introduce così una nuova misura coercitiva che consiste nel divieto di avvicinamento ai luoghi frequentati dalla persona offesa ovvero dai sui prossimi congiunti o conviventi, che integra e completa il quadro cautela-re delineato dall’art 282-bis.Il giudice può quindi vietare all’im-putato di comunicare con qualsiasi mezzo, non solo con la vittima, ma anche con le persone a lei affettiva-mente vicine.L’obiettivo è tutelare nel miglior modo possibile la vittima di stalking, nel periodo che intercorre tra il comportamento persecutorio e la presentazione della querela anche allo scopo di dissuadere preventi-vamente il reo dal compimento di nuovi atti.

* Tirocinante presso ufficio della Consigliera di Parità di Massa-Carrara

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Fra l’Orsoed il Toro…

Annalia Mattei*

Non ho intenzione di parlare di segni zodiacali, o dell’abitudine menta-le delle donne (di alcune di loro, almeno) di attendere che il Principe Azzurro venga a salvarle dalla matri-gna cattiva o che San Giorgio uccida il drago…Anche se indubbiamente sarebbe lo spunto per una bella riflessione…, riflessione che faremo, perché l’argo-mento mi intriga…Adesso però altro è ciò di cui mi preme parlare.Mi riferisco alla “congiuntura econo-mica”. Fra l’Orso ed il Toro: le borse

che saltano, cadono e”rimbalzano”, le banche centrali che intervengono ed i governi che si affannano…L’inflazione programma fissata ex lege dal ministro al 1,5%, quella reale oltre al 4, quella percepita fuori scala, il PIL previsto allo 0,1 % , la disoccu-pazione mensile al 20%...Traducendo dai numeri alle parole : gli stipendi, quando e se si percepi-scono, bastano per arrivare sempre meno lontano. Adesso il miraggio potrebbe diventare la terza settimana, la quarta è già irraggiungibile per i più come l’oro alle Olimpiadi…

Forse esagero un poco, o forse, pur-troppo no.Però perché parlarne qui?Perché quando Orso e Toro cozza-no insieme, chi davvero si fa male è….Venere, se mi passate la metafora.Cosa succede infatti quando la recessione (negata a gran voce da tutti i politici, è poco politicamente “opportuno” parlarne, specialmente quando la politica è fatta di molti proclami e pochi fatti … oooppppss, forse questo non dovevo dirlo !!!) , quando la recessione, dicevamo , na-scostamente ma realmente, provate a controllare i dati della Confesercenti, incide sull’economia di un paese ?Partiamo dal dato di fatto che per quanto possa non piacere a tutta l’attuale classe dirigente, di destra o di sinistra non importa, all’opposizio-ne oppure governante non rileva, la recessione c’è. Non andremo incontro ad un altro ’29 – non spaventiamoci… troppo – ma attualmente siamo di fronte ad una fase di contrazione economica.La Fiat non immatricola più tutte le macchine che immatricolava l’anno scorso, e all’Esselunga non pub-blicizzano più il Tre per Due, ma un’intera spesa , un’intero carrello per 20 euro.Stanno nascendo finanziarie che offrono la possibilità di trasformare tutti i prestiti di una persona , per la casa, la macchina, i mobili, il compu-ter ed anche a volte le vacanze, in un unico debito. Assieme al consiglio, gratuito, di starvene il più possi-bile alla larga, se volete vi fornisco l’indirizzo.

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E questi sono fatti, non proclami.Come sono fatti le affermazione della Marcegaglia – Confindustria, per chi non lo sapesse- che non è possibile legare i salari all’inflazione reale.Quindi i tempi sono cupi, Orso e Toro si stanno davvero scontrando.E Venere?A parte il peso psicologico di un futuro incerto che grava abbastanza equamente su entrambi i generi, a Venere tocca anche tutta un’altra se-rie di preoccupazioni. E di malesseri reali che tanto futili non sono.Le categorie “deboli” della società vengono notoriamente intese in: donne, vecchi e bambini.Il fatto è che spesso, sono donne anche i “vecchi”- le pensioni delle donne sono sempre minori- e, anche se meno spesso, sono donne i “bambini”, intesi come giovani, chiaramente. Ve-nere, quindi paga un doppio scotto.

Esempio: in tema di licenziamenti, è più facile che sia licenziata una lavo-ratrice che non un lavoratore, perché nel sentire comune, è più probabile che sia lui, a mantenere una famiglia.Chiunque abbia sottomano i dati sul lavoro precario – che non è il lavoro flessibile – sa che maggiore è la percentuale di precari al femminile. E se già è difficile mantenere un lavoro stabile, in fase di economia stagnante, figuriamoci un lavoro.. precario.La doppia – o tripla , in alcuni casi, pensate ad una donna, donna, gio-vane e non italiana – debolezza di Venere fa sì che le ricadute maggiori

di fasi come l’attuale gravino sulle sue spalle.Verrebbe da dire, con una battuta a denti molto stretti, che allora così deboluccia non è… Ma come tale è percepita e considerata… e trattata.Pensate anche ad una lavoratrice non precaria, ma madre, o figlia di genitori anziani.Se il Welfare (possibile che non esita un termine italiano per dirlo?) non la aiuta, con asili, sostegno alla maternità, o con un servizio sanitario efficiente, è probabile che sia costretta a scelte drastiche e molto dolorose:

spesso niente secondo figlio – a volte neppure il primo – oppure addio al lavoro- la carriera se ne è già andata tempo prima - lusso che spesso non ci si può permettere, con affitto, luce e riscaldamento da pagare. E non tut-ti si possono permettere baby sitter o badanti varie…E se lo stato di soldi non ne ha, o ne ha pochi, e quelli che ha, mal spesi (opppsss, forse anche questa era una cosa che non dovevo dire!!! ) è proprio il sistema del welfare a saltare per primo.E Venere è di nuovo lì, a sostenere il disastro con le sue deboli spalle.Ed è per questo che ne parlo, e ne parlo qui.Perché voglio che nessuna di noi ab-bassi la guardia, che sia attenta a far sì che questa fase non travolga i risul-

tati faticosamente conseguiti finora. Perché “pari opportunità” non sia un principio applicato solo all’equa distribuzione dei sacrifici, ma anche all’equa distribuzione dei benefici.Perché come donne paghiamo e pagheremo il dazio più alto per scelte fatte da altri anche per noi, finchè la nostra presenza nella stanza dei bot-toni sarà marginale e di facciata.Ho letto in un commento maschi-le una frase che mi ha colpito: il senso di responsabilità delle donne è decisamente più marcato di quello maschile, che esprime il potere per se

stesso e non per il benessere comune.Se le donne, riuscendo a mantenere loro anima femminile – ed è questa la sfida maggiore, dato che per emerge-re in un universo maschile tendiamo a mascolinizzarci molto,troppo, e questa è una critica – arrivassero a luoghi decisionali, forse avrebbero un altro modo di gestire le cose.Ma finchè delegheremo ad altri, come va il mondo sarà anche colpa nostra.Per questo vi dico teniamo la guar-dia alta, e proseguiamo a lottare per arrivare la dove cento anni fa non sognavamo nemmeno. E sarà tanto di guadagnato per il pianeta intero.

* Consigliera di ParitàProvincia di Massa - Carrara

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La Consigliera di Parità e le Referenti di Genere: chi sono e cosa fanno

LA CONSIGLIERA DI PARITÀ

E’ una figura istituzionale nominata dal Ministero del Lavoro, di concerto con il Ministro per le Pari Opportunità, su designazione della Provincia. La normativa prevede l’istituzione di una Consigliera Effettiva e di una Consigliera supplente.Nella nostra Provincia - con il decreto del 2 ottobre 2006 - sono state nominate Annalia Mattei, Consigliera effettiva e Francesca Freudiani, Consigliera supplente

Quando rivolgersi alla ConsiglieraSe sei una donna o un uomo che ha subito o pensa di aver subito una discriminazione fondata sul sesso:- nell’accesso al lavoro e/o alla formazione professionale- nel livello di retribuzione- nello sviluppo di carriera- nel vivere serenamente la tua maternità e paternità nel lavoro

Se sei un ente pubblico e intendi:- accedere a finanziamenti previsti dalla legge per promuovere azioni positive- costruire un Comitato d’Ente- presentare il Piano di Azioni Positive

Se sei un’azienda privata e vuoi ricevere informazioni per:- accedere ai finanziamenti previsti dalla legge per promuovere azioni positive- presentare progetti di riorganizzazione aziendale sulla flessibilità- costituire un Comitato Pari Opportunità- redigere un Piano di Azioni Positive

La Consigliera riceve su appuntamentoPer fissare un appuntamento puoi o telefonare allo 0585/816706 - 672 – 706 o inviare una mail agli indirizzi:[email protected] oppure [email protected] anche inviare un fax al numero: 0585/816730

L’ Ufficio della Consigliera si trova presso:Assessorato alle Politiche del Lavoro e FormativeVia delle Carre, 55 – 54100 MassaTel 0585 816729Fax 0585 816730Cellulare 334 8509699E- mail: [email protected] internet: http://portale.provincia.ms.it/Apertura al pubblico: dal Lunedì al Venerdì, dalle ore 9.00 alle ore 13.00, sabato su appuntamento

LE REFERENTI DI GENERE

La Referente di Genere è una figura professionale istituita dal PIGI – Piano di Indirizzo Generale Integrato 2006 – 2010 della Regione Toscana al fine di favorire l’occupazione e l’occupabilità femminile nell’ambito del Sistema Provinciale per l’Impiego.Nello specifico la Referente di Genere fornisce un supporto tecnico alla Consigliera di Parità e all’Assessorato alle Politiche Attive del Lavoro, al fine di favorire l’attuazione delle politiche delle pari opportunità, promuovere azioni positive con particolare riferimento alla conciliazione tra tempi di vita e di lavoro, sviluppare un modello integrato di interventi di Politiche Attive del Lavoro.

Le Referenti di Genere si trovano presso:Ufficio della Consigliera di ParitàVia Delle Carre, 55 – 54100 MassaTel 0585 816706 Tel 0585 [email protected]

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PROGETTI E INIZIATIVEE’ uscito un avviso pubblico per la costituzione di un elenco di esperte/i in Diritto del Lavoro e in Materia Antidiscriminatoria.L’avviso pubblico è finalizzato a costituire un elenco di Avvocate e Avvocati a supporto dell’ufficio della Consigliera di Parità, in esecuzione dell’articolo 36 del D. Lgs. 198/2006 “legittimazione processuale”, che prevede la facoltà di ricorrere innanzi al Tribunale in funzione di giudice del lavoro o, per i rapporti sottoposti alla sua giurisdizione, al Tribunale Amministrativo territorialmente competente, su delega della persona che vi ha interesse, ovvero di intervenire nei giudizi promossi dalla medesima. La prima scadenza per la presentazione delle domande è il 30 novembre 2008.Per maggiori informazioni: Ufficio Consigliera di Parità tel. 0585/816706 – 672 [email protected], [email protected] e il sito della Provincia di Massa Carrara: www.provincia.ms.it

La Consigliera di Parità della Provincia, in collaborazione con l’Ordine degli Avvocati di Massa-Carrara organizza un seminario di studi dal titolo:“L’ applicazione del Codice di Pari Opportunità nel Processo Civile: contro le discriminazioni di genere”. Prenderanno parte all’incontro i Relatori: Dr. Fabrizio Amato Magistrato Consigliere della Sezione Lavoro della Corte D’Appello di Firenze, il Dr. Fabio Rusconi Avvocato di Firenze e il Dr. Roberto Valettini Difensore Civico della Provincia di Massa-Carrara.Il seminario si terrà il 28 novembre 2008, presso l’APT di Marina di Massa (Sala Rossa- Via San Leonardo) dalle ore 15.00 alle ore 18.00.La partecipazione darà diritto a n. 3 crediti formativi.Per maggiori informazioni: Ufficio Consigliera di Parità tel. 0585/816706 – 672 [email protected], [email protected] e il sito della Provincia di Massa Carrara: www.provincia.ms.it

SENTENZEE’ violenza sessuale anche se la vittima indossa i jeansLa Cassazione torna a trattare l’argomento delle violenze sessuali su donne con i jeans, dopo dieci anni di sentenze controverse, come quella della Terza Sezione Penale del 10 febbraio 1999 n. 1636 che stabilì l’impossibilità di parlare di violenza nel caso in cui la vittima portasse i jeans. Secondo il vecchio indirizzo dottrinale della Corte portare il jeans significava “essere consenzienti”, a causa delle difficoltà di “sfilare i pantaloni senza la fattiva collaborazione di chi li porta”. Con la sentenza n.30403 del luglio 2008 la Terza Sezione Penale della Corte di Cassazione ha condannato, ad un anno di reclusione, un 37enne che molestava la figlia adolescente della sua compagna con la motivazione che portare i jeans non significa portare una “specie di cintura di castità”.

Cognome dei figli: la Cassazione garantisce i diritti delle mammeCon l’ordinanza 23934/settembre 2008 la Prima Sezione Civile della Cassazione stabilisce che l’attribuzione automatica del cognome paterno al figlio legittimo non è più coerente con i principi dell’ordinamento né con il valore costituzionale dell’uguaglianza tra uomo e donna. La Prima Sezione ha invitato il primo Presidente della Suprema Corte a decidere se intervenire direttamente, con una sentenza delle Sezioni Unite che potrebbe “disapplicare” immediatamente le leggi vigenti, oppure investire del problema la Corte Costituzionale. L’intervento della Cassazione è stato sollecitato dal ricorso di una coppia milanese che si era vista negare tale diritto dalla Corte d’Appello di Milano. Nel 2006 la Cassazione si era già occupata dell’argomento, e aveva richiesto al Parlamento di legiferare a tal senso. L’ordinanza ribadisce che il “patronimico” è un retaggio di una concezione patriarcale della famiglia non più in sintonia con l’evoluzione della società e delle fonti del diritto soprannazionali. La Corte di Cassazione sancisce con questa ordinanza molto innovativa il preciso dovere dell’Italia di uniformarsi al Trattato di Lisbona (sottoscritto 13 dicembre 2007) e quindi ai principi fondamentali della Carta dei Diritti Ue in esso contenuti tra i quali l’articolo 21 che sancisce il “divieto di discriminazione fondata sul sesso”.

Niente reintegro per chi usa l’email per molestiaIl Tribunale di Milano con sentenza del 5 novembre 2007 ha respinto la richiesta di reintegrazione al posto di lavoro proposta da un lavoratore (dipendente con qualifica quadro) licenziato per aver inviato ad una collega, utilizzando il computer aziendale, decine di messaggi di posta elettronica contenenti apprezzamenti volgari e pesanti.Ai fini della valutazione della condotta è stata presa in considerazione dal Tribunale di Milano la posizione gerarchicamente elevata del dipendente quadro rispetto alla posizione di subordinazione della lavoratrice in prova, dunque particolarmente vulnerabile. Il Giudice del Tribunale di Milano nel caso in esame ha ritenuto sussistenti i requisiti della molestia sessuale utilizzando la definizione contenuta nel Codice di Pari Opportunità ed in particolare nell’art. 26 del D.lgs. 198/2006, che definisce molestie sessuali “quei comportamenti indesiderati a connotazione sessuale espressi in forma fisica, verbale o non verbale, aventi lo scopo o l’effetto di violare la dignità di una lavoratrice o di un lavoratore e di creare un clima intimidatorio, ostile, degradante, umiliante o offensivo”. si

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Provincia di Massa-CarraraVia delle Carre, 55

54100 MassaTel. 0585 816729

[email protected]