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nell'ultima catastrofica legislatura. Ci
pare difficile, infatti, che l'Udc possa
appoggiare 'esternamente' una possibile
Giunta di cen-
trosinistra.
Ebbene, un
centrosinistra
che punta al
cambiamento
ha bisogno di
questo? Si trat-
ta di un tema
sul quale il
centrosinistra
laziale è chia-
mato al più
presto a riflet-
tere seriamen-
te, al di là degli sviluppi politici nazio-
nali. Quanto avvenuto nel Lazio ci im-
pone scelte chiare da subito, ogni ten-
tennamento potrebbe risultare fatale.
di Luigi Nieri
In queste settimane, il dibattito intorno al
perimetro delle alleanze nel centrosinistra
in vista delle prossime elezioni, sia a li-
vello nazionale che regionale, è molto
vivace. Talvolta sembra persino che sia il
punto attorno al quale tutto il dibattito
deve ruotare. Non è così, si dovrebbe
parlare di programmi, di cose concrete,
dei problemi delle persone, non di gio-
chetti elettorali. E’ anche vero che alcuni
paletti vanno messi, e subito, per evitare
spiacevoli fraintendimenti ex post. A
partire dalle prossime elezioni regionali
nel Lazio che, incredibilmente, ad oggi
ancora non sono state convocate.
La nostra regione viene da due anni e
mezzo di governo disastroso. Gli unici
indicatori con il segno + davanti sono
quelli relativi alla disoccupazione. Il tes-
suto produttivo è in crisi, per non parlare
della sanità ridotta a brandelli. Questa
regione è stata mortificata da un Governo
che poco o niente ha fatto, e quel che ha
fatto è risultato solo dannoso. Dopo una
stagione buia di fallimenti, bisogna dar
vita a una nuova stagione per il Lazio. La
Presidente dimissionaria Renata Polverini
ha fallito ogni obiettivo, e l’ha fatto con
al fianco quello che si è rivelato il suo
più fedele alleato, ovvero l’Udc.
Un nuovo governo re-
gionale di centrosinistra
comprendente l'Udc
aprirebbe, quindi, uno
scenario davvero singo-
lare per il Lazio. Anco-
ra più grottesco di quel-
lo nazionale. Il Partito
di Casini nella Giunta
Polverini ha ricoperto
un ruolo fondamentale,
con due assessorati di
peso e la vicepresiden-
za della Regione. Non è
un caso che l'unica leg-
ge degna di nota della Giunta di centro-
destra dimissionaria sia proprio il deva-
stante Piano Casa firmato Ciocchetti.
Ci piacerebbe che chi nel PD ha aperto,
in queste settimane, le porte all’alleanza
con l’Udc, ci spiegasse anche quale sa-
rebbe la conseguenza di una vittoria di
una ipotetica coalizione di centrosinistra
così composta. L'Udc potrebbe conser-
vare gli stessi posti, o quasi, occupati
Promosso dalle Compagne e dai Compagni del circolo SEL CasadellaSinistra XIII Municipio
Microsoft
“Partecipazione”: L’autobiografia del nostro territorio, scritta dai nostri cuori
Partecipazione [email protected]
Importante Elezioni Primarie:
SEL Casa della Sinistra, sede del
“Comitato Municipio XIII per
Nichi”, vi invita in Via Marcello
Pucci Boncampi 59,Lido di Ostia,
per effettuare le procedure di regi-
strazione al fine di poter votare
alle prossime elezioni primarie.
Siamo a vostra disposizione, sem-
pre, tutti i giorni dal Lun al
Sab. dalle 17.00 alle 19.00, Dom.
dalle 10.00 alle 12.00
Anno I Numero 2
Luigi Nieri, Capogruppo SEL nel Consiglio Regionale del Lazio:
“Cambiare tutto per non cambiare niente? No, grazie. Nel Lazio servono scelte chiare”
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punto vendita e potrai fruire dello sconto
In Questo Numero:
Scelte Chiare nel Lazio
di Luigi Nieri
Radicamento Mafioso a Roma
di Stefano D’Alterio
Quale Università e Ricerca?
di Umberto Guidoni
2
di Stefano D’Alterio
Non è retorico porsi questa domanda,
nemmeno allarmistico poiché i dati
forniti dall’Agenzia nazionale per i
beni sequestrati e confiscati, gli im-
mobili e aziende nel Lazio sono 579,
nella Provincia di Roma sono 448 di
cui 310 solo nel comune di Roma. Va
ricordato che il Lazio è al sesta regio-
ne nella graduatoria nazionale dopo le
quattro regioni del sud e la Lombar-
dia.
I beni confiscati sono però solo la
punta di un iceberg di cui non si cono-
scono le dimensioni reali. Gli omicidi,
gambizzazioni, aggressioni avvenute
a cavallo del 2011/12 e i fatti più re-
centi dimostrano che è in corso a Ro-
ma e nella provincia un tentativo di
controllo del territorio da parte di
organizzazioni criminali sia tradizio-
nali che di stampo mafioso. Quindi il
contrasto all’illegalità, alle infiltrazio-
ni mafiose è un tema di grande attua-
lità ed è urgente sviluppare una
“cultura della legalità”
La legalità è un tema ampio che si
articola su più fronti e su cui vanno
individuate soluzioni molteplici in
grado di contrastare le diverse forme
di illegalità nel nostro paese e nella
nostra regione. Le attività delle mafie
che producono risorse illimitate si
articolano sul traffico delle droghe,
delle armi, del gioco clandestino ma,
in diverse situazioni recentemente sco-
perte anche in quello legale, l’usura,
fino alla gestione di appalti pubblici.
Alle mafie
nazionali si
aggiungono le
organizzazioni
criminali in-
ternazionali
che si stanno
sempre più
radicando in
diversi territo-
ri della nostra
regione.
Ma anche la
corruzione
nella pubblica
amministrazione toglie risorse consi-
stenti all’erario e aggrava pesantemente
l’economia del paese. La Corte dei
Conti stima in 60 mld di euro quanto
costa allo Stato questo radicato e diffu-
so fenomeno, che toglie risorse per lo
sviluppo e il contrasto alla crisi. Se met-
tiamo insieme alcuni dati come la stima
di 170 mld di euro come volume di af-
fari delle mafie, 60 mld il costo della
corruzione, 160 o 65 che siano come
dice Beppe Pisanu, presidente della
Commissione antimafia il volume di
risorse che viene sottratto all’erario sul
fronte del gioco clandestino, la cronica
evasione fiscale pari a 120/130 mld
l’anno fanno un totale incredibile che se
eliminato renderebbe l’Italia uno dei paesi
più ricchi d’Europa. Altroché ricerca af-
fannosa del pareggio di
bilancio! Si potrebbero fare
piani di sviluppo incredibi-
li.
È per questi motivi che la
CGIL, nel 2012 ha lanciato
la campagna dal titolo
“Legalità: l’unica risposta
per il lavoro e il futuro”.
Noi stiamo facendo la no-
stra parte e citando don
Luigi Ciotti vorrei conclu-
dere richiamando un suo
ragionamento che anche
recentemente gli ho sentito
fare a Borgo Sabotino all’assemblea dei
giovani di Libera: la lotta alle mafie è
difesa della democrazia, ma la democrazia
si fonda su due pilastri: la partecipazione e
la responsabilità intesa anche come re-
sponsabilità individuale, cioè ognuno di
noi si deve sentire impegnato
nell’affermazione della cultura della lega-
lità. La CGIL, i suoi dirigenti, i suoi mili-
tanti, i suoi iscritti devono prestare atten-
zione a questo tema nel proprio posto di
lavoro, nel territorio in cui vivono. Lo
stiamo già facendo e continueremo nel
solco tracciato da Placido Rizzotto e Pio
La Torre, due tra i tanti dirigenti della
CGIL uccisi dalla mafia.
.
Partecipazione Partecipazione
Roma. Capitale d’Italia o capitale del radicamento mafioso?
Stefano D’Alterio, Responsabile Dipartimento Legalità e Sicurezza della CGIL di Roma e Lazio
Casa della Sinistra, Comitato
Municipio XIII per Nichi,
Via Marcello Pucci Boncampi n°59,
Lido di Ostia, Roma. Vi Aspettiamo
3 Partecipazione Partecipazione
Il Rapporto Ocse boccia
l’Italia e conferma che,
nel nostro paese, si spen-
de poco e male per uni-
versità e ricerca. I dati sono ancora
più preoccupanti perché riferiti al
2008, prima dei tagli Tremonti-
Gelmini e della spending review di
Monti.
I tagli indiscriminati degli investi-
menti per università e ricerca, in un
paese già agli ultimi posti nella gra-
duatoria dei paesi industrializzati,
stanno mettendo in crisi l’assetto del
sistema pubblico: già da qualche an-
no, gli iscritti alle università statali
sono in calo mentre aumentano le
iscrizioni agli atenei privati.
Quella di considerare i fondi pubblici
per i saperi come spesa da tagliare è
una politica sbagliata e miope che sta
mutando il volto della società italia-
na, esasperando le disuguaglianze ed
accelerando il declino economico.
Al contrario, la questione dei saperi è
centrale per lo sviluppo del paese. Gli
investimenti pubblici per scuola, universi-
tà e ricerca, sono essenziali per produrre
un diffuso innalzamento delle competenze
dei giovani
e per assi-
curare una
m i g l i o r e
interazione
tra sistemi
della cono-
scenza e
s i s t e m a
produttivo.
Un sapere
diffuso è
essenziale
per qualsi-
asi ipotesi
di trasformazione della società. In questo
senso va declinata la politica europea di
realizzare la “società della conoscenza”.
Non si combatte la crisi agendo sui salari
e sui licenziamenti, comprimendo i diritti
dei lavoratori ed aumentando dismisura la
precarizzazione dei rapporti di lavoro ma,
al contrario, utilizzando politiche in grado
di cambiare il paradigma economico e
di puntare sui settori più innovativi e
sui lavori complessi.
Non ci può essere “green economy”
senza conoscenze avanza-
te, senza alti livelli di qua-
lifica dei giovani e senza
un mercato del lavoro con
contratti che assicurino
stabilità e formazione con-
tinua. Sono scelte necessa-
rie e urgenti per un paese
che voglia competere sulla
qualità e sull’innovazione,
unica via possibile per non
retrocedere nella divisione
internazionale del lavoro.
Proprio dalla crisi deve
venire, la spinta a invertire la tendenza
in atto ed a puntare su scuola, univer-
sità e ricerca pubblici per rimuovere
gli ostacoli che “limitano di fatto la
libertà e l'eguaglianza dei cittadini” e
per realizzare il “pieno sviluppo della
persona umana”. E’ quanto scritto
nella nostra Costituzione. E’ tem-
po che la politica provi a realizzarlo.
Quale Università e Ricerca? Umberto Guidoni: Astronauta, Scienziato, Responsabile SEL Università e Ricerca
di Umberto Guidoni
dopo aver letto questa pubblicità, vieni al ns. punto vendita e potrai fruire dello sconto
A cura dei compagni e delle compagne del Cir-
colo SEL
Casa della Sinistra Municipio XIII
Inviate i vostri articoli, le vostre foto, corredate
di firma a:
4 Partecipazione Partecipazione
La ASL del nostro
territorio sta rispon-
dendo con sudditanza
a quanto indicato da
Governo e Regione in
materia di riduzione di
appalti. Lo sta facen-
do talmente bene da non accorgersi
cosa questo significhi per i servizi ero-
gati e per i livelli occupazionali. Due
esempi per tutti. Il pulimento e i CUP.
I 2 servizi occupano rispettivamente 79
e 125 operatori, che assicurano le puli-
zie del Grassi e del CPO e si occupano
delle prenotazioni e dei servizi di retro
sportello, se non proprio di tipo ammi-
nistrativo. Le gare al massimo ribasso
per il primo appalto e la riduzione del
5% del secondo, stanno producendo
situazioni paradossali.
La Ditta che si dovrebbe assicurare l'ap-
palto delle pulizie lo fa con un importo
che non copre neanche gli stipendi dei
70 lavoratori. Se a pensar male si fa
peccato spesso ci si indovina. Delle 2
l'una, o non pagheranno gli oneri contri-
butivi o ridurranno il numero degli ad-
detti, creando disoccupazione in perso-
ne già fragili e sottopagate.
La seconda, a seguito di indicazioni
aziendali, anzichè ridurre il reddito da
rischio d'impresa ha ridotto le prestazio-
ni e il conseguente salario delle lavora-
trici, proponendo inoltre la riduzione
unilaterale di ferie e permessi. Quindi,
meno salario e meno diritti. Ma ancor
più grave per l'utenza si sono dimezzati
gli operatori presenti ai CUP. Per fare
un esempio al Grassi si passerà da 4
sportelli attivi a 2, lo stesso vale per il
CUP del S.Agostino, mentre a Casal
Bernocchi si passerà da 3 sportelli a 2.
Dalla riduzione no sarà esente neanche
il comune di Fiumicino dove a Via
Coni Zugna, nel pomeriggio gli sportel-
li attivi passeranno da 2 a 1. Morale
della favola, se così vogliamo chiamare
questo incubo, i cittadini per fare una
prenotazione, che spesso si avrà tra
8/10 mesi, dovranno fare file di ore per
l'assenza degli addetti. Grazie MONTI
e ancor di più grazie FORNE-
RO..............OPPURE VENDOLA
Spending Review: Nella ASL RM Sinonimo di Licenziamenti e Riduzione Servizi di Eugenio Bellomo
La Nostra Scuola il Nostro Futuro di Maurizio Carrozzi
Il mondo della
scuola è in grande
fermento, studenti,
insegnanti e genitori
hanno cominciato a reagire
alle politiche di tagli e di
smantellamento del servizio
pubblico. Un fenomeno nuo-
vo, una luce di speranza ri-
spetto al clima di grande ma-
lumore e al contempo di di-
sgregazione che caratterizza
la vita sociale del nostro pae-
se affaticato e s….fiorito. Gli
studenti hanno cominciato a
far sentire forte il loro disa-
gio, arrivando ad occupare
molti istituti in Italia, con
modalità antiche ed al con-
tempo nuove, circondati dal
consenso e dalla simpatia dei
cittadini che hanno fatto a
gara a far sentire la loro soli-
darietà. Questa è la prima
importante novità la capacità
alla solidarietà, sembrava
ormai dimenticata in questo
paese che pareva tornato ad
essere il paese dei mille cam-
panili e delle mille corpora-
zioni. La mancanza di solida-
rietà che ha lasciato appassi-
re e spegnersi
nell’indifferenza tante batta-
glie del mondo del lavoro ora
è ricomparsa e accende spe-
ranze. L’altra importante
novità è l’origine di questa
mobilitazione: le periferie.
Sono state le scuole di
Ostia a mobilitarsi per
prime e con più forza.
Proprio Ostia, model-
lo urbanistico di peri-
feria destrutturata
socialmente, è stato
teatro di una mobilita-
zione che ha coinvolto
studenti insegnanti e
genitori e che non ha lasciato
indifferente un quartiere che
ha espresso attivamente soli-
darietà e partecipazione. I
Giovani di queste periferie,
hanno voglia di esser prota-
gonisti, e propongono un
cambiamento con una gerar-
chia capovolta nei fatti, dove
il centro opportunità, resta
silente e sono protagonisti la
voglia di futuro dei giovani,
delle periferie. Anche i pro-
fessori hanno mostrato una
capacità di mobilitazione
unitaria attenta e consapevo-
le. Una forza che si è aggre-
gata contro la proposta di
aumento delle ore di insegna-
mento dalle attuali 18 alle 24
proposte, che ha come unico
obiettivo quello di diminuire
il numero degli insegnanti
tagliando drasticamente le
opportunità di lavoro per i
precari e per i giovani laurea-
ti e che peggiora gravemente
la qualità dell’offerta forma-
tiva per i nostri giovani. Con-
tro gli ulteriori tagli alla
scuola pubblica e al contem-
poraneo finanziamento delle
scuole private di 258 milioni
di euro a fondo perduto. Una
mobilitazione che riesce a
fondere le giuste rivendica-
zioni sindacali dei riconosci-
menti economici e profes-
sionale e che al contempo
difende con orgoglio e
caparbietà la natura pub-
blica e indipendente della
scuola italiana. Anche in
questo caso la capacità di
mobilitazione ci ha piace-
volmente sorpreso: Flash
Mob organizzati quasi
quotidianamente al mini-
stero nei quartieri, come
quello promosso proprio
dagli insegnanti delle
scuole superiori di Ostia
che a Piazza Anco Marzio,
salotto elegante della citta-
dina balneare, hanno pro-
posto un confronto con i
cittadini, studenti e genito-
ri del territorio; La grande
capacita di mobilitazione
unitaria e alla partecipa-
zione di massa che li ha
visti protagonisti alla ma-
nifestazione in difesa della
scuola pubblica del 10
novembre, sono una gran-
de speranza per ricostruire
nel paese uno spirito col-
lettivo unitario.
5 Partecipazione Partecipazione
Marchionne annuncia il
rilancio della FIAT in
Italia, è il secondo annun-
cio dopo quello di un an-
no fa, e a fare da clak
CISL UIL UGL e altri sindacatini
gialli, la FIOM CGIL è fuori, non
invitata, stride questa immagine, che
viene dal passato remoto, quella di
una rappresentanza dei lavoratori non
legittimata dai lavoratori ma dal
“Padrone” . Termine antico e rimosso,
occultato e espulso, o meglio mistifi-
cato dalla faccia da ragazzino del
rampollo della famiglia Agnelli e dal
maglione girocollo di Marchionne.
Ma quanto è forte la forza delle im-
magini, un maglione girocollo può
confondere tanto da non far ricono-
scere la vera natura di un padrone
prepotente ed arrogante.
Quanto è profonda la perdita di me-
moria e di coscienza di se della socie-
tà italiana da non farci più riconosce-
re, da non distinguere più la nostra
identità e con essa i nostri diritti.
Quanto è violenta per i lavoratori
l’immagine del sindacato più grande e
rappresentativo dei lavoratori messo
alla porta e sostituito da sindacatini
finti e festanti a dare credibilità ad un
progetto vago e fumoso che dietro
tante parole da solo la certezza della
fusione con la Crysler. Il giorno dopo
la grande festa di cartapesta, in cui
tutti fanno finta di credere al grande
progetto di rilancio, ecco la vera fac-
cia di Marchionne.
Il maglio-
ne giro-
collo fa da
cornice ad
un ringhio
aggressi-
vo e catti-
vo ed osti-
nato., Con
la forza
del ricatto e con la prepotenza del
ricattatore, si oppone all’ingresso del
“Diritto” nelle “sue” fabbriche. Con
testardaggine persegue il suo obbietti-
vo: la cancellazione di diritti dei lavo-
ratori e con essi attacca il Paese inte-
ro, la sua storia le sue conquiste.
Questo persegue attraverso l’attacco
alla FIOM, alla discriminazione dei
suoi iscritti, al loro licenziamento. Il
giorno in cui perde l’ennesima causa
e deve riassumere i 19 lavoratori di
Pomigliano licenziati perche iscritti
FIOM, con la cattiveria ed il ringhio
che il maglione girocollo non riesce a
nascondere licenzia per rappresaglia
altri lavoratori. Marchionne ci fa rive-
dere immagini, rivivere atmosfere che
pensavamo archiviate nei ricordi in bianco
e nero e nelle immagini color seppia, ci
riporta alle atmosfere degli anni cinquanta,
quando era uno scandalo pensare che un
operaio potesse avesse un figlio dottore. Il
suo vero obbiettivo è
chiaro, la cancellazione
dello stato di diritto, la
cancellazione delle con-
quiste sociali, la cancella-
zione dell’uguaglianza
anche solo formale. Il
ritorno ad una Italia orga-
nizzata in caste, violente-
mente autoritaria.
Eccola la modernità del moderno Mar-
chionne : Il luogo di lavoro come luogo di
pena. In questa modernità si continua a
pagare una colpa antica, quella di essere
lavoratori e figli di lavoratori. Il destino è
il lavoro come pena eterna ed il figlio ,
per quanto laureato resta un figlio di un
lavoratore, e se ha delle aspirazioni è solo
un “choosy”. Per questo ritorno al passato
camuffato da modernità, c’è ancora qual-
che apprendista stregone della politica
italiana disposto a spendersi, ancora oggi
cercano di spacciare questa merce contraf-
fatta per riformismo. Ma come Geppetto
diceva pinocchio, le bugie hanno le gam-
be.
sul reddito minimo garantito. Niente di
più facile che scambiarla per una pro-
posta da “dilettanti della politica”, ide-
alisti, sognatori; Se non facciamo at-
tenzione nel presentarla, presteremo il
fianco a facili critiche come: incorag-
giamo il parassitismo e il lavoro nero
(basta non risultare occupati e si perce-
pisce il reddito indebitamente), inoltre
va definito chiaramente l'ambito di
applicazione del reddito minimo garan-
tito e del sussidio di disoccupazione,
auspicabilmente rivedendo strumenti
come la Cassa Integrazione, troppo
spesso un modo per socializzare le
perdite e privatizzare profitti. In sintesi,
bisogna essere “bravi”, oltre che seri,
onesti e tenere a bada lobbies varie
dentro e fuori i Palazzi, o i nostri con-
tenuti passeranno in secondo piano.
Vincere le prossime ele-
zioni è importante. Bana-
le ? Forse. Scontato ?
No.
La Sinistra nelle sue va-
rie forme e componenti ha dimostrato nei
decenni una sorprendente abilità nel far
male a se stessa, le prospettive del post-
berlusconismo sono indubbiamente favo-
revoli, ma i nostri contenuti e valori, po-
tenzialmente vincenti, vanno declinati in
modo da convincere i cittadini trasversal-
mente agli schieramenti e da fornire un
antidoto alla delusione e alla ricerca di
soluzioni facili come il Grillismo o il
tecnicismo contrapposto alla politica;
Faccio un esempio concreto: la campagna
Il Lupo Marchionne e la Favola della Modernità di Maurizio Carrozzi
Vincere è Importante di Marco de Lindemann
6 Partecipazione
tuttavia i media ci hanno ormai abituati
al fatto che sono fenomeni che si ripre-
sentano con ciclicità ogni anno durante
le stagioni quando la pioggia è più inten-
sa, fino a farci maturare la convinzione
che le cause riguardino condizioni matu-
rate nel passato, effetti di un dissennato
utilizzo del territorio. E’anche così, ma
in realtà il dissennato utilizzo del territo-
rio è una costante che ogni giorno in
Italia vede la cementificazione di 75
ettari di territorio. In questi progetti dif-
ficilmente si tiene conto dell’elemento
più importante che è la fragilità stessa
del nostro territorio. Nella realizzazione
di tali progetti sono latitanti le adeguate
opere di prevenzione e l’obbligatorietà a
costanti interventi di manutenzione, in
particolar modo nelle aree e dove da
tempo non si esercitano più attività agri-
cole e forestali o dove si è intervenuti
sugli alvei fluviali con soluzioni che
hanno favorito meccaniche rigide di
cementificazione (non tenendo conto
dell’impatto con il fondo valle) piuttosto
che la dinamica delle acque. La crescita
demografica ed il pesante incremento
dell’urbanizzazione sono alcune fra le
cause che hanno contribuito a determi-
nare lo sconvolgimento dell’equilibrio
idrogeologico del territorio, ma son fe-
nomeni incontrovertibili, strettamente
legati fra loro. Molto più determinante al
fine del grave dissesto idrogeologico, è
stato l’abuso dove incremento
dell’urbanizzazione è significato ce-
mentificazione selvaggia, speculazione
Quando si parla di
dissesto idrogeologi-
co vengono subito
alla mente le imma-
gini che ci passano
attraverso i servizi dei Tg che ci rac-
contano di tragedie, ora dovute a pro-
cessi d’erosione, ora a frane, ora ad
alluvioni o a piogge particolarmente
intense. Ma per essere più precisi, in
considerazione dello spazio che ab-
biamo, bisognerebbe distinguere che
ci sono due elementi presenti nei fe-
nomeni che hanno origine dall'azione
dello scorrimento delle acque superfi-
ciali e sotterranee. quello geologico
che si e si manifesta evidenti attraver-
so l'erosione torrentizia e le frane e
quella idrologico che rappresenta
l’inadeguatezza della rete di drenag-
gio, sia naturale che artificiale. Tali
fenomeni hanno contribuito a modi-
ficare il territorio, sia in tempi passati
di cui non si conserva memoria, sia in
epoche a noi più vicine di cui si ha
ancora ricordo per gli effetti distrutti-
vi che hanno duramente condizionato
la vita degli abitanti. Mentre scorrono
le immagini delle “catastrofi natura-
li”, la sera, ci assale l’angoscia, un
sentimento di partecipazione reale,
che, ciò nonostante, non ci allontana
dalle cose di tutti i giorni: la cena
serale e le consuetudini che caratteriz-
zano la fine della giornata. Sono im-
magini crude quelle che ci raggiungo-
no mentre ci prepariamo per la cena,
edilizia, abusivismo e asporto dal territorio
di milioni di tonnellate di inerti (marmi,
pietre, argille, sabbie e altro) asporto spesso
illegale. Ne consegue che alla oggettività
di un territorio che cambiava sotto la richie-
sta di spazi abitativi non è seguito il ne-
cessario adeguamento delle infrastrutture,
tali da rendere idonee alla vita le aree utiliz-
zate. La constatazione che se risulta è che
il territorio cambia in continuazione ma a
questa evoluzione non segue il necessario
adeguamento delle infrastrutture. Ne c’è la
volontà o un progetto di mettere in cantie-
re tale adeguamento. Nulla, quindi, può
escludere il ripetersi di questi eventi. A
Roma l’urbanizzazione si è sviluppata su
aree ad alto rischio esondazione o allaga-
mento come in alcune località del XIII°
municipio che è quello che viviamo da vici-
no come cittadini: Ostia Antica, Casal Ber-
nocchi, Stagni di Ostia e Infernetto per arri-
vare all’assurdo del villaggio Africa, vicino
Ostia Antica, dove le case sono state co-
struite sotto il livello del mare. Ciò nono-
stante il comune sta già “forzando” per
avviare progetti di costruzioni su terreni
agricoli, sulla base del piano regolatore
generale dell’housing sociale, anche dove
il piano regolatore aveva previsto una più
bassa cementificazione per rispetto di moti-
vi urbanistici: nella zona della Longarina,
ad esempio, il piano regolatore poneva
8mila metri cubi come limite, mentre il
nuovo bando comunale pone il limite a
459mila, a danno degli oltre 10 ettari so-
pravissuti alle precedenti aggressioni.
Riflessioni sul Dissesto Idrogeologico di Edgardo Signoretti
7 Partecipazione
Inviate articoli, suggerimenti, foto notizie a [email protected]
Come rendere più facile la vita a molti
cittadini con pochi soldi, non è una
barzelletta è una cosa reale, che attra-
verso la partecipazione, raccolta di
firme, numerosi cittadini hanno propo-
sto ai partiti e a chi per loro li rappre-
sentava nella pubblica amministrazio-
ne, per primo il Municipio, ma che è
rimasta lettera morta, anzi sepol-
ta. !!!!
Sto riproponendo l’idea di aprire
la stazione di Ostia Antica anche
dal lato di Via di Castel Fusano,
esattamente l’ingresso adiacente
le mura del Cimitero.
Molti anni fa, fu fatto un sopral-
luogo con un responsabile della
ferrovia, il quale espresse un pa-
rere tecnico favorevole, , condivi-
se l’opportunità dell’intervento e
dichiarò che la spesa sarebbe sta-
ta molto contenuta-
Il municipio all’epoca accolse la propo-
sta, ma poi non se ne è più saputo nul-
la, i partiti sono cambiati, il colore
dell’amministrazione pure e la stazione
è rimasta così. Il guaio è che anche i
cittadini sono rimasti con gli stessi pro-
blemi, anzi ancora peggio, sia perché
erano orgogliosi di aver condiviso un
progetto per loro utile, sia perché negli
anni le problematiche si sono intensifi-
cate e l’ amministrazione non ha fatto
nulla, ma proprio nulla!!!!!!!!
Ma io credo che quando si è convinti
che un’idea è buona bisogna essere
testardi, bisogna continuare a portarla
avanti finchè qualcuno o la realizza o
dimostra che è improponibile.
La proposta è la seguente:
esiste una strada ed un cancello che
collega l’area adiacente al Cimitero
all’area della ferrovia Roma Lido.
Realizzando da tale cancello alla ban-
china della ferrovia , un percorso pedo-
nale ed una scala si arriva alla banchina
direzione Ostia, il percorso pedonale
non attraversa nessun tipo di binari ed è
completamente nell’area della ferrovi-
a.; potrebbe essere realizzato con basamenti
di cemento e pannelli di rete,(elementi pre-
fabbricati già esistenti sul mercato e la scala
in metallo, in tal modo non ci sono interven-
ti di notevole costo e sono all’emergenza
rimovibili.) La banchina direzione Ostia è
provvista di ascensore e tettoia, quindi è
possibile porvi l’attrezzatura per convalida-
re i biglietti.
Questo è l’intervento , vediamo ora i van-
taggi:
I cattadini di Longarina e Stagni po-
trebbero evitare l’incrocio della via Ostiense
d i mi n u e n d o c o s ì n o t e v o l me n t e
l’intasamento al semaforo, soprattutto nelle
ore di punta.
Le linee dello 011 e 018 potrebbero
finalmente avere il capolinea vicino alla
stazione, insieme all’attuale capolinea dello
C19
Evitando così ai cittadini di Ostia
Antica, Saline, Longarina e Stagni di dover
percorrere il cavalcavia per recarsi alla sta-
zione.( basta essere un po’ più anziani, ave-
re un bagaglio pesante o un passeggino e già
si deve prendere la macchina)
L’uso dell’automobile sarebbe così
notevolmente ridotto con vantaggi economi-
ci per gli utenti e vantaggi notevoli sia per il
traffico che per l’inquinamento che ne con-
segue.
L’utilizzo di meno autovetture risolve-
rebbe anche il problema dell’insufficiente
parcheggio della stazione
La grande propensione della po-
polazione all’uso della bicicletta fareb-
be si che potendo evitare il pericoloso
percorso della via Ostiense molti più
utenti si recherebbero alla stazione con
essa.
Inoltre avendo il capolinea al Cimitero
della linea 011 , che passa da Ostia
Antica adiacente alla fermata della
linea 04 che fa lo stesso percorso della
linea 069 questa potrebbe essere spo-
stata dall’Infernetto al Cimitero con-
sentendo così un servizio ulteriore per
i cittadini di quel quartiere. Natural-
mente questa è la proposta di un grup-
po di persone che la politica la vedono
come partecipazione, che circa dieci,
si dico dieci anni fa ha condiviso con i
cittadini questa scelta, che ha raccolto
le firme, che ha visto approvare la
proposta, ma che ha poi visto il nul-
la…. Deve essere sempre valido il
fatto che ogni volta che si cambia am-
ministrazione si butti tutto ciò che la
precedente ha proposto? Spendere
decine e decine di migliaia di euro per
faraonici progetti per l’incrocio di O-
stia Antica, che ad oggi è comunque
un caos regolato solo dalla presenza
dei vigili in alcune ore , è un fatto , un
orribile stato di cose
E’ certo che l’incrocio va sistemato, e
la proposta in oggetto non risolve il
problema! Ma cosa costerebbe provare
a migliorarlo con poca spesa? Non
vorremmo che si preferisca la via del-
le grandi opere assai pericolose in
quanto facile preda di clientelismi e
corruzione. Cosa deve ancora succe-
dere in questa nostra Italia perché la
partecipazione sia una realtà e non
solo un’utopia usata solo in campagna
elettorale?
Partecipazione, politica , partiti e pub-
blica amministrazione, un quadrino-
mio che dovrebbe essere vincente per-
ché coordinato e complementare e che
invece da troppo tempo è sinonimo di
contrasti .
La Stazione di Ostia Antica: Un semplice intervento per migliorare la vita ai cittadini
di Anna Grazia Barsanti
Circolo SEL Casa della Sinistra, Comitato “Municipio XIII per Nichi” , Via Marcello Pucci Boncampi 59
Lido di Ostia, Roma. Vi Aspettiamo.
8 Partecipazione
E’ paradossale, ma
quella stessa politica
che ha disintegrato la
ricerca scientifica, la
scuola e le Universi-
tà, solo quelle pub-
bliche naturalmente, oggi si schiera a
favore della scienza dopo una sentenza
della Magistratura dell’Aquila. Nessuno
ha frenato gli istinti, parlamentari e gior-
nalisti sono saltati alla gola della Magi-
stratura, paragonando addirittura i giudi-
ci dell’Aquila al tribunale
dell’inquisizione che condannò Galileo
Galilei. I difensori d’ufficio non si sono
certo risparmiati, hanno attaccato i giudi-
ci accusandoli di volersi, anche, sostitui-
re agli scienziati. “Non si possono preve-
dere i terremoti” tuonano i Perry Mason
de noantri, “Adesso gli scienziati avran-
no paura di fare qualsiasi valutazione”
scrivono gli aspiranti al Premio Pulitzer,
tutto ovviamente senza entrare nel meri-
to del processo e senza conoscere le mo-
tivazioni della sentenza. Una cosa però è
nota, conosciamo il contenuto delle con-
versazioni avvenute fra Bertolaso e i
responsabili della “commissione grandi
rischi”, contenuto che nessuno dei novel-
li avvocati si ricorda di citare. La
“commissione grandi rischi” dipende
direttamente dalla Protezione Civile, ed
è nominata dalla Presidenza del Consi-
glio dei Ministri. Quando Bertolaso,
capo della Protezione Civile all’epoca
dei fatti, ha alzato il telefono ed ha
indicato agli scienziati nominati dal
Governo la linea mediatica da segui-
re, lo ha fatto perché anch’egli è uno
scienziato, oppure ha esercitato del-
le pressioni per evitare di dover met-
tere in moto una costosa, magari del
tutto inutile, operazione per la messa
in sicurezza delle persone ? Gli
“scienziati” della commissione
grandi rischi hanno dato più credito
alle indicazioni di Bertolaso piutto-
sto che alle indicazione del CNR,
secondo le quali un evento sismico
sarebbe potuto accadere con una
probabilità del 30%. Il capo ha sem-
pre ragione, diceva il saggio. Questa
vicenda racconta inequivocabilmen-
te che gli esperti si sono comportati
in maniera ossequiosa verso il pote-
re che li ha nominati, hanno preferi-
to lasciarsi strumentalizzare dal
“capo” piuttosto che esercitare il
loro ruolo in modo indipendente e
autonomo. Questi “illustri scienzia-
ti”, nominati nella commissione
grandi rischi, hanno scelto di piegar-
si alle richieste del potere, senza se e
senza ma, proprio per non correre
rischi. I Giornali poi hanno messo il
fiocco sul pacco, titoli e articoli
scritti unicamente per indurre nel
lettore l’idea che la Magistratura
italiana ha condannato la scienza
solo perché non è in grado di preve-
dere i terremoti. Questo comportamento
ha avuto i suoi effetti all’estero dove la
comunità scientifica, leggendo le nostre
principali testate giornalistiche e creden-
dole autorevoli, ha gridato allo scandalo.
Del resto i membri di questa commissione
corrono grandi rischi: rischiano di perdere
la nomina se Palazzo Chigi non la rinno-
va. E’ di questo asservimento degli scien-
ziati alle esigenze politiche che dobbiamo
parlare se abbiamo veramente a cuore
l’indipendenza della scienza e se voglia-
mo salvaguardarne il suo ruolo propulsivo
nella società. Il ruolo della scienza non è
né dogmatico né fatalistico, anche se nella
nostra società si tende inesorabilmente
verso questa banalizzazione, il suo compi-
to universale è quello di esprimere dubbi e
perplessità. Smarrire la rotta e piegarsi
alle logiche del potere significa perdere
l’indipendenza, significa perdere
l’autorevolezza. La scienza per essere
considerata autorevole deve essere credi-
bile, pertanto deve essere autonoma e libe-
ra da ogni condizionamento. Quelle tele-
fonate di Bertolaso, quei contenuti, sono
l’ennesima testimonianza che fin quando
nel nostro paese non ci sarà una legge sul
conflitto di interessi, non ci sarà possibili-
tà di futuro.
Buona Fortuna a Tutti Noi.
Commissione Grandi Fischi di Marco Possanzini
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