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Pietro Antonio Ugolini - Provincia di Pesaro e Urbino · 2018. 12. 13. · zione dell’oratorio, redatta nel 1787 da Pietro Paolo Torelli, notaio e archivista di casa Materozzi Bibliografia

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Page 1: Pietro Antonio Ugolini - Provincia di Pesaro e Urbino · 2018. 12. 13. · zione dell’oratorio, redatta nel 1787 da Pietro Paolo Torelli, notaio e archivista di casa Materozzi Bibliografia

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Pietro Antonio Ugolini (Pergola 1710-1780 ca.)

Via Crucis, 1757 ca.14 oli su tela, cm 67 x 54 (ciascuno)PERGOLA, Chiesa di San Francesco

Solo recentemente la critica ha iniziato a farluce sulla figura e sull’attività di PietroUgolini, prolifico artista pergolese, tipicoesempio di quel Settecento minore intrisodi classicismo, di cui si trovano, sparse nellechiese della provincia, non poche testimo-nianze1.Nato a Pergola nel 1710, dove è possibileche sia morto attorno al 1780, l’Ugolini èdocumentato a Perugia tra il 1733 e il 1735,e fu allievo e collaboratore del più notoGiovan Francesco Ferri (Pergola 1701-Urbania 1775); quest’ultimo, anch’egli per-golese, frequentò a Roma l’Accademia diSan Luca (nel 1725 vinse un premio di pit-tura), aggiornandosi sulle opere del Marat-ta, del Conca, del Chiari e naturalmente delconterraneo Francesco Mancini; ebbe com-mittenze per diverse chiese dell’Umbria,delle Marche e della Romagna, e a Pergola,dove svolse gran parte della sua attività,segnaleremo almeno le due grandi tele delpresbiterio del Duomo, raffiguranti ilMartirio e l’Arrivo dei Santi Protettori2.Conservata nella Chiesa di San Francesco diPergola per la quale venne eseguita, dove tral’altro si possono ammirare anche le teledello Scaramuccia (Il riposo nella fuga inEgitto) e di Lavinia Fontana (Annun-ciazione), la Via Crucis in parola è siglata“P.U.P.” 3, cioè “Pietro Ugolini pinxit”; idiversi episodi rappresentati sono ambienta-ti lungo le vie di una Gerusalemme tuttaoccidentale dove possono trovar postocostruzioni monumentali e vestigia dal sapo-re romano; l’equilibrio compositivo deidiversi episodi basato sulla centralità dellafigura di Gesù, sovrastata da una croce mas-siccia che restituisce la consistenza del legno,è mosso dai gesti enfatici degli aguzzini.Non datata, la nostra serie è strettamentelegata ad un’altra Via Crucis realizzatadall’Ugolini nel 1757 che, sebbene conser-vata nella Cattedrale di Urbania assieme allericche cornici intagliate, proviene dall’ora-torio domestico della famiglia Materozzi diquella città, eretto dal conte Alessandro nel17384. In questo luogo dedicato alla venera-

zione delle reliquie dei santi, non potevamancare il riferimento al martirio per eccel-lenza, quello subito da Gesù Cristo e codifi-cato dalle quattordici stazioni della via dolo-rosa. Di questo spazio del tutto particolare,ormai completamente smembrato, restanoantiche testimonianze capaci però di megliospiegarci anche il valore della Via Crucisentro il progetto unitario che sottese alla suarealizzazione: “coperto di stucchi, dipinti,dorature e addobbi”, era ornato da una con-siderevole quantità di reliquiari “quali anti-chi, quali moderni, quali di finissimi intagliin statuette, in grandi semibusti, in urne, invasi, in medaglie, in cento fogge di diversematerie di rame, bronzo, argento, legno edimpasti, con dentro i mortali avanzi di oltrea seimila santi, tre interi corpi, diversi anti-chi vasi di vetro pieni di rappreso sangue de’martiri, sicché al solo affacciarsi si rimanevasulla soglia sorpresi”. Come se non bastassein sagrestia si potevano vedere, sotto cristal-lo, “più di sessanta lettere di dotti santi, el’autografa vita di S. Veronica Giuliani,come anche vari vetri sepolcrali dei primiti-vi cristiani, con simboliche pitture a fondod’oro”5. Purtroppo depauperata di tre pezzi (uno diquesti conteneva la firma per esteso: “PietroUgolini fece 1757”) la Via Crucis deiMaterozzi, arricchita, come si legge in uninventario dell’oratorio del 18286, oltre cheda preziose cornici, da “sue Croci sostenuteda un Monte a legno con entro la terra de’luoghi Santi”, è costituita da tele di propor-zioni minori rispetto a quelle della chiesapergolese, dalla quale, pur condividendonela generale impostazione, tuttavia si distacca.Eseguite con il preciso intento di confezio-nare due prodotti diversi, entrambe le seriesono perlopiù ambientate sullo sfondo diuna città popolata di monumentali architet-ture, animate da gruppi nutriti di personag-gi colti in svariate posizioni, e da qualcherara pressoché comune citazione (il sarcofa-go della sepoltura di Cristo, il cavaliere del-l’undicesima stazione, la cupola di un edifi-cio presente negli sfondi delle ultime tele);

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Note

1. Si deve a Marisa Baldelli e ad Alessandra Oradei(Appunti su due pittori pergolesi: Pietro AntonioUgolini - Giovan Francesco Ferri, “Anicò. Rivistadella Società Studi Storici Cesanesi”, 1, 2001, pp.108-126) il primo tentativo di ricognizione dell’at-tività dell’Ugolini, al quale sono attualmenteascritte, oltre a quattordici tele firmate, altre 32opere, tra le quali anche il Ritratto del CardinaleNicola Antonelli. Notizie sull’Ugolini a cura di M.Baldelli anche nell’opuscolo “Pergola Racconta”,Maggio 2002.2. Sul Ferri cfr. M. Baldelli e A. Oradei, GiovanFrancesco Ferri di Pergola, Bologna 1993; Idem,Appunti su due pittori, cit.; M. Baldelli, schede in Isensi e le virtù. Ricerche sulla Pittura del ‘700 aPesaro e Provincia, catalogo della mostra (Pesaro2000) a cura di C. Giardini, E. Negro, N. Roio,Modena 2000, pp. 105-110; C. Giardini, scheda inL’anima e le cose. La natura morta nell’Italia ponti-ficia nel XVII e XVIII secolo, catalogo della mostra(Fano 2001) a cura di R. Battistini, B. Cleri, C.Giardini, E. Negro, N. Roio, Modena 2001, p.147.3. La sigla si trova nelle tele: prima, terza, decima,undicesima, dodicesima, tredicesima, quattordice-sima.4. Cfr. Baldelli e Oradei, Giovan Francesco Ferri,cit., pp. 88-91.5. G. Raffaelli, Guida artistica di Urbania, a curadi G. Vanzolini, Pesaro 1879, pp. 11-12. La descri-zione dell’oratorio, redatta nel 1787 da PietroPaolo Torelli, notaio e archivista di casa Materozzi

Bibliografia essenziale

M. Baldelli e A. Oradei, Appunti su due pit-tori pergolesi: Pietro Antonio Ugolini -Giovan Francesco Ferri, “Anicò. Rivista dellaSocietà Studi Storici Cesanesi”, 1, 2001, pp.108-126.

tuttavia le opere di Urbania tradiscono unapiù convincente messa in scena dei perso-naggi che, disposti quasi sempre attorno allafigura di Cristo, oltre a suggerire una mag-giore spazialità e profondità di campo, con-sentono un’efficace tenuta d’insieme.Dipinte con maggior attenzione ai dettagli,ai volti delle figure, alla resa del corpo nudodi Cristo e frutto di un’esecuzione menocompendiaria rispetto al ciclo di Pergola, letele urbaniesi sono intessute di un classici-smo che affida ai volti degli aguzzini espres-sioni fin troppo pietose e addolcite, tanto dafarci propendere per l’ipotesi avanzata daMarisa Baldelli e da Alessandra Oradei, chequeste opere siano state commissionate alFerri, amico del Materozzi e per lui attivo,che ne eseguì i disegni, mentre la realizza-zione delle stesse, probabilmente iniziata daquest’ultimo, passò poi all’Ugolini cheportò a termine l’opera acquisendo piena-mente lo stile del più anziano.

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(Urbino, Biblioteca Universitaria, Ms. 157) e inparte riferita da Enrico Rossi, Memorie ecclesiasti-che di Urbania, Urbania 1936, I, pp. 312-315, for-nisce alcune interessanti indicazioni anche sullaraccolta di dipinti della famiglia: “nel vestibolodispose alcune antiche tavole, pitture del Giottofiorentino e di altri anteriori al risorgimento dellabella pittura per opera dell’immortale Raffaello, ilquale fanciullo, si vede effigiato in una tavola delpadre di esso Rafaello a fianco di S. Tomasod’Aquino, che era in un altare dei PP. Domenicanidi Urbino, da’ quali il Conte Alessandro ne feceacquisto a memoria mia”. In sagrestia si custodiva“una tavola greca alta due piedi”, raffigurante“Cristo in mezzo ai soldati che trascina la croce alCalvario, con iscrizione greca interpretata qui trai-tur ad crucem, e in fondo: Nicolaus Zafuri pinxit”.6. Traggo la notizia dell’inventario da Baldelli eOradei, Giovan Francesco Ferri, cit., p. 91