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Anno XVI - n.161 Aprile 2009 Poste Italiane S.p.A. Sped. in A.P. DL n.353/03 conv. in Legge n.46/04 - art 1 comma 1 - Roma aut. n. 30051250-002 Cattolica 21-22-23 aprile 20° Consiglio Nazionale Sappe

Polizia Penitenziaria - Aprile 2009 - n. 161

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20° Consiglio Nazionale Sappe - Rivista ufficiale del Sindacato Autonomo Polizia Penitenziaria

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Anno XVI - n.161 Aprile 2009

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Cattolica 21-22-23 aprile20° Consiglio Nazionale Sappe

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La Copertina

Una veduta notturna del Municipio della cittò di Cattolica, sede del 20° Consiglio Nazionale del Sappe

il Sommario

Polizia Penitenziaria - SG&S n. 161 - aprile 2009

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POLIZIA PENITENZIARIA - Società Giustizia & Sicurezza

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indicando l’indirizzo dove va spedita la rivista

Per ulteriori approfondimenti visita il sitowww.sappe.it

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10121426

L’EDITORIALEConsiglio Nazionale Sappe a Cattolicadi Donato Capece

IL PULPITOPiano Ionta, esperimento in doppio ciecodi Giovanni Battista De Blasis

SAPPEINFORMAIl 20° Consiglio Nazionale del Sappedi Umberto Vitale

IL COMMENTOLavoro, non ozio!di Roberto Martinelli

L’OSSERVATORIO POLITICOIn attesa del Piano Carceridi Giovanni Battista Durante

IN VIAGGIOIwahig: la prigione senza sbarredi Sergio “Freddy” Brugnara

LO SPORTCampionati italiani assoluti di Judodi Lara Liotta

Organo Ufficiale Nazionaledel S.A.P.Pe.Sindacato Autonomo Polizia Penitenziaria

ANNO XVINumero 161Aprile 2009

Direttore ResponsabileDonato [email protected]

Direttore EditorialeGiovanni Battista De Blasis [email protected]

Direttore OrganizzativoMoraldo Adolini

Capo RedattoreRoberto Martinelli

Comitato di RedazioneNicola Caserta Umberto Vitale

Redazione PoliticaGiovanni Battista Durante

Redazione SportivaLara Liotta

Progetto Grafico e impaginazione © Mario Caputi (art director)

Direzione e Redazione CentraleVia Trionfale, 79/A 00136 Romatel. 06.3975901 r.a. fax 06.39733669

E-mail: [email protected] Sito Web: www.sappe.it

Le Segreterie Regionali del Sappe, sono sede delle Redazioni Regionalidi: “Polizia Penitenziaria - Società Giustizia & Sicurezza”

RegistrazioneTribunale di Roma n. 330 del 18.7.1994

StampaRomana Editrice s.r.l.Via dell’Enopolio, 3700030 S. Cesareo (Roma)

Finito di stampare:Aprile 2009

Questo Periodico è associato alla Unione Stampa Periodica Italiana

Il S.A.P.Pe. è il sindacato più rappresentativo del Corpo di Polizia Penitenziaria

Donato CapeceSegretario Generale Sappe

[email protected]

Direttore Responsabile

dal 21al 23 aprile

Consiglio Nazionale del Sappe

a Cattolical 20° Consiglio Nazionale delSappe, ha rappresentato un mo-mento imprescindibile di confrontodialettico e professionale che inte-

ressa, necessariamente, e non potrebbeessere diversamente, l’intera attività sin-dacale. E’ importante non interrompereil discorso concluso al termine del pre-cedente Consiglio Nazionale, per cui si èvoluto rammentare insieme che cosa èsuccesso in questi ultimi dodici mesi, te-nuto conto che numerose problematichee situazioni sono tuttora pendenti e me-

ritano una attentavalutazione. Si puòpartire dai molte-plici interventi postiin essere, a tutti i li-velli, per segnalaregli effetti e le conse-guenze di una cre-scita costante della

popolazione detenuta che, al massimoentro il prossimo anno, raggiungerà le70.000 unità, a fronte di organici delCorpo non integrati in modo adeguato ein perenne sofferenza in ogni sede. Sono5 mila le carenze organiche del Corpo!Il Sappe ha sempre risposto proponendouna nuova politica della pena, preve-dendo un maggiore ricorso alle misurealternative alla detenzione e l’adozionedi procedure di controllo mediante stru-menti elettronici o altri dispositivi tec-nici, come il braccialetto elettronico.Efficienza delle misure esterne e garanziadella funzione di recupero fuori dal car-cere potranno far sì che cresca la consi-derazione della pubblica opinione suqueste misure: su tale tematica il Sappeha tenuto un Convegno, nel mese di giu-gno, a Bologna, illustrando ad ogni buonconto procedure e fattispecie, riscuo-

tendo molti apprezzamenti. A questo di-scorso si ricollega necessariamentequello del controllo dell’esecuzione pe-nale esterna, compito che si vorrebbeformalmente e istituzionalmente affidareal personale del Corpo e su cui il Sappeha espresso un ampio consenso. Sono rimaste, comunque, incompiute levicende relative a:• procedure di avvio dell’Ufficio di Ese-cuzione Penale Esterna (UEPE) pressocui operano unità del Corpo in alcune re-gioni, a titolo di sperimentazione;• istituzione dell’Ufficio per la Sicurezzae la Vigilanza (USPEV) che deve, comun-que, trovare una disciplina più adeguataalle esigenze reali;• decreto in data 10 gennaio 2008, isti-tuitivo del servizio di Polizia Stradale: • istituzione del Nucleo Investigativo Cen-trale di cui al Decreto Ministeriale 14 giu-gno 2007;• riorganizzazione del G.O.M., ex De-creto Ministeriale 4 giugno 2007;• lavori per le modifiche da apportare alP.D.G. 5 maggio 1999, sulla mobilità.;• nuove direttive per il riconoscimentodella indennità di presenza per serviziesterni, frutto di istanze permanenti delSAPPe che continua, comunque, ad insi-stere sulle varie fattispecie, tenuto contoche la relativa circolare non ha avuto ilconforto, pur indispensabile, di un tavolodi concertazione sindacale;• sollecitazioni affinché tutte le Commis-sioni paritetiche funzionino, con costanteperiodicità, senza differimenti e con com-petenza e professionalità;• ferma opposizione alle disposizionicontrarie ai distacchi del personale. Inproposito, il Sappe ha sostenuto l’esi-genza indifferibile di un monitoraggio, alivello nazionale, di tutti i distacchi, al fine

di evitare parzialità più che opinabili, purin presenza di emergenze e di contin-genze davvero critiche;• proteste per la definizione del tratta-mento pensionistico, per le cause di ser-vizio e per l’indennità privilegiata: ora sistanno liquidando gli equi indennizzi del-l’anno 2002, non è stato ancora predi-sposto il programma informativo per lepensioni dell’anno 2005, i trattamentiprovvisori delle pensioni superano i cin-que anni! Ma occorre ricordare anche la delusioneper una Legge finanziaria che non ha ac-colto le richieste delle Forze di polizia,non stanziando fondi adeguati per il rior-dino delle carriere e per il rinnovo delcontratto (scaduto alla data del 31 di-cembre 2007), non prevedendo integra-zioni di personale e un miglioramentologistico e tecnologico e tanto meno ipo-tizzando recuperi e sviluppi nel corsodell’anno. Infine, i punti fondamentali e propositivitrattati al Consiglio Nazionale si possonocosì sintetizzare:• l’impegno ad assumere almeno 3.000nuovi poliziotti penitenziari;• l’impegno a costituire la Direzione Ge-nerale del Corpo di Polizia Penitenziaria;• le tematiche del Riordino e riallinea-mento delle carriere;• rideterminazione dei criteri per la di-stribuzione del FESI. Si potrebbe obiettare che questi sono ar-gomenti già trattati e più volte ripresi, maio non mi stancherò mai di ripeterli per-ché in questi principi e in queste racco-mandazioni sta la forza del Sappe eperché è sulla serietà e sull’impegno pro-fessionale e responsabile che il Sappe hacostruito e mantenuto negli anni le posi-zioni che vanta e che tutti rispettano.

L’Editoriale

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Polizia Penitenziaria - SG&S n. 161 - aprile 2009

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Giovanni Battista De BlasisSegretario Generale Aggiunto [email protected]

Direttore Editoriale

Piano Ionta, esperimento

in doppio cieco ed effetto placebo

così stanno per arrivare anche leidi di maggio, termine entro ilquale il Commissario Straordinariodelle carceri Franco Ionta dovrebbe

presentare il Suo piano di edilizia peni-tenziaria, quello per il quale è stato inve-stito di cotanto potere.Per il momento, mentre sto scrivendoquesto editoriale, non è stato ancora resonoto l’intero impianto, ma è trapelataqualche indiscrezione ascrivibile in granparte ad alcune dichiarazione del Mini-stro Alfano.Da queste indiscrezioni e da certuni ru-mors di palazzo ci sembra di poter de-durre che il piano Ionta non sarà lapanacea di tutti i mali penitenziari ma,piuttosto, una sorta di placebo con effettimolto poco terapeutici .Se verranno confermate le indiscrezioniche circolano, infatti, credo che ci limi-teremo a sentir parlare ancora di projectfinancing e di cessione di vecchi istitutiin permuta per la costruzione di nuovi. In buona sostanza, pare si tratterà dipoco più che del riciclo di idee ben pocoinnovative e, probabilmente, di nessunautilità, perlomeno per il breve e medioperiodo.Purtroppo, però, l’emergenza incombe eavrebbe bisogno di interventi efficace-mente risolutivi con un immediato ef-fetto deflattivo per il gravissimosovraffollamento carcerario.Abbiamo timore, invece, che i prossimimesi potrebbero essere poco più che unesperimento randomizzato in doppiocieco, inteso a null’altro che accertarel’efficacia del piano proposto dal Com-missario Straordinario per l’edilizia pe-nitenziaria.Per chi non lo sapesse un esperimentoin doppio cieco è uno studio scientifico

prospettico teso a valutare le effettiveazioni di un dato farmaco o di una tera-pia in genere. La particolarità di questosistema di valutazione sta nel fatto che néi pazienti né il medico conoscono la na-tura del farmaco effettivamente sommi-nistrato né, soprattutto, a chi vienesomministrato realmente il farmaco echi, invece, assume soltanto un placebo.Nel nostro caso l’esperimento servirebbea capire se le prescrizioni del pianoIonta abbiano o meno una certa effica-cia sulla gravissima patologia penitenzia-ria e il doppio cieco intende semplice-mente sottolineare il fatto che (più omeno) nessuno conosce la ricetta percurare la malattia.Il doppio cieco, tra l’altro, serve anchead evitare il cosiddetto effetto placebo. Per placebo si intende ogni sostanza in-nocua o qualsiasi altra terapia o provve-dimento non farmacologico (unconsiglio, un conforto, un atto chirur-gico) che, pur privo di efficacia terapeu-tica specifica, sia deliberatamentesomministrato alla persona facendolecredere che sia un farmaco necessario.Per effetto placebo si intende, invece,una serie di reazioni dell'organismo aduna terapia, non derivanti dai principi at-tivi insiti dalla terapia stessa, ma dalle at-tese dell'individuo. In altre parole, l'effetto placebo è unaconseguenza del fatto che il paziente,specie se favorevolmente condizionatodai benefici di un trattamento prece-dente, si aspetta o crede che la terapiafunzioni, indipendentemente dalla sua ef-ficacia specifica.E’ di tutta evidenza che non è di questoche ha bisogno nell’immediato il nostrosistema penitenziario.Sistema penitenziario che, ad un passo

del collasso, ver-rebbe curato conuna sempliceaspirina.Peraltro, non puòsfuggire la singo-larità del fattoche, di fronte aduna simile gravis-sima emergenza,sia stato conferitol’incarico di Com-missario (che comporta la concessionedi poteri straordinari) ad una personache - pur essendo l’attuale Capo del Di-partimento dell’Amministrazione Peni-tenziaria - non ha grandi esperienzepenitenziarie, né particolari conoscenzespecifiche considerato che riveste l’inca-rico soltanto da qualche mese.Per rimanere nelle metafore mediche, èun po’ come se una delicatissima opera-zione di cardiochirurgia venisse affidataad un ortopedico che per motivi di po-litica aziendale ospedaliera è stato ap-pena nominato primario di cardiologia.Ad ogni buon conto, spero solo che i fattimi smentiscano e che, invece, il pianoIonta sia realmente efficace per risolverequesta gravissima situazione penitenzia-ria seconda, per gravità, soltanto a quelladel dopoguerra.E spero che la vignetta pubblicata in ul-tima pagina sia (e rimanga) soltanto unmodo scherzoso per sdrammatizzare unpo’… In ogni modo, e comunque vada, nonmancherò di tornare sull’argomento,magari già sul prossimo numero, quandosaranno noti tutti i particolari del pianostraordinario di edilizia penitenziariapresentato dal Commissario FrancoIonta.

il Pulpito

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Sappeinforma

Sopra,il tavolo

della presidenza,al centro la

plateanell’altrapagina il

SegretarioGenerale

Capece e ilSegretario

GeneraleAggiunto De Blasis

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ei giorni 21, 22 e 23 aprile2009 si è tenuto a Cattolica,presso il Waldorf Palace Hotel,il 20° consiglio Nazionale del

SAPPe. In una cornice particolarmentesuggestiva i Segretari Regionali hannopotuto confrontarsi significativamentesulle tematiche più attuali del Corpononchè sulla organizzazione e sulle stra-tegie dell’attività sindacale. Dopo la let-tura dei messaggi di saluto delPresidente della Repubblica Giorgio Na-politano, del Presidente del Consiglio deiMinistri Silvio Berlusconi, del Presidentedel Senato Renato Schifani e del Presi-dente della Camera dei Deputati Gian-franco Fini, un delegato del Sindaco diCattolica è intervenuto per portare il sa-luto dell’intera cittadina romagnola. IlPresidente del Sappe Nicola Caserta haaperto i lavori, sottolineando l’impor-

tanza di questo incontro annuale, sem-pre utile e significativo, sia per una ge-stione efficiente dell‘impegno sindacalesia per una conoscenza e una puntualiz-

N zazione di aspetti quotidiani che costitui-scono l’oggetto dei rapporti con l’Ammi-nistrazione. Estremamente commovente,poi, il momento in cui ha preso la parola

il 20° Consiglio Nazionaledel Sappe

Umberto VitaleSegretario Generale Aggiunto Sappe

[email protected]

avuto luogo un collegamento telefonicocon l’on. Palladini (IDV) che, in diretta,ha illustrato lo stato della procedura incorso nelle Aule parlamentari, finaliz-

Polizia Penitenziaria - SG&S n. 161 - aprile 2009

il Vice Presidente Franco Marinucci,proveniente da L’Aquila che riesce astento a porgere il proprio saluto, rottodai singhiozzi e dagli applausi di solida-rietà e di amicizia: un abbraccio simbo-lico a Franco, per la sua sofferenza e perla tragedia che sta vivendo insieme allasua città. E’ stata, quindi, la volta del Se-gretario Generale Donato Capece, che haportato la riunione alle argomentazionicanoniche. Dapprima ha sottolineato ilfatto che, nell’ultimo anno, si sono avvi-cendati al Ministero e al Dipartimentonuovi vertici, che finora non hanno an-cora fornito attenzione e disponibilitàalle problematiche e alle esigenze dellaPolizia Penitenziaria. Ha richiamato, pertanto, le numerosevertenze rimaste ancora da definire, tuttedi rilevanza fondamentale, dal momentoche interferiscono con le funzioni istitu-zionali: le carenze di organico, la sicu-rezza nei reparti detentivi, l‘accesso alGruppo Operativo Mobile, le misure al-ternative alla pena, i ritardi biblici nellatrattazione della documentazione sanita-ria e pensionistica, le difficoltà nell’os-servazione della normativa contrattualee pattizia, i criteri per la distribuzionedel FESI, le prospettive future soprattuttoper quanto concerne il riordino dellecarriere. Proprio sul tema del riordinonel corso della relazione politico-pro-grammatica del Segretario Generale ha

Sopra, l’inter-vento diNicolaSette

zata a licenziare il provvedimento. Inparticolare, fermo restando le legittimee collettive aspettative, nella considera-zione che non vi sarebbero opposizioni

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negli schieramenti politici, l’articola-zione dovrebbe avvenire nell’arco di treanni, in quanto fortemente condizionatadagli stanziamenti di bilancio; è statoanche chiarito che l’impegno per portareal termine l’intera questione è molto ac-centuato, per cui non dovrebbero asso-lutamente esservi molteplici ostacoli,individuabili, a questo punto, solo in ra-gioni di carattere finanziario.Sono arrivati, poi, anche i messaggi di sa-luto, per via telefono, di Antonio Coccoe di Francesco Di Dio, Segretari Regio-nali, rispettivamente, della Sardegna edella Lombardia.Il Segretario Generale, nel ribadire e sot-tolineare che in ogni sede la SegreteriaGenerale e i Segretari Regionali debbanosempre tutelare il personale, proponen-dosi unitamente ai Segretari Provincialie Locali, quali autentici paladini nei ri-guardi di soprusi, prevaricazioni e irre-golarità che penalizzano gli appartenential Corpo, si è soffermato sugli intendi-menti dipartimentali, peraltro espressidal Capo del DAP, in occasione di visiteprogrammate presso alcuni Provveditori

Regionali, di recuperare risorse umanemediante la chiusura degli spacci e attra-verso la razionalizzazione di determinatiservizi. In proposito, sono intervenuti,ampliando i contenuti dei messaggi di sa-luto, più Segretari Regionali quali: EmilioFattorello per la Campania, Nicola Setteper il Piemonte, Giuseppe Manniello perla Basilicata, Vito Gesuladi per il Friuli Ve-nezia Giulia, Giovanni Vona per il Veneto,Calogero Navarra per la Sicilia, PasqualeSalemme per la Toscana. Continuando, ilSegretario Generale ha annunciato l’an-nessione della Valle D’Aosta alla Segrete-ria Regionale del Piemonte e quella delTrentino Alto Adige, alla stessa stregua alVeneto: un accorpamento di carattere ov-viamente logistico e funzionale, tenutoconto del riferimento allo stesso Provve-ditorato. Da ultimo, il Dott. Capece, avva-lendosi della collaborazione tecnica diGiovanni Battista De Blasis, ha stigmatiz-zato le responsabilità connesse alla con-cessione dei permessi sindacali, il cuicontrollo amministrativo ed economicoviene effettuato direttamente dal Diparti-mento della Funzione Pubblica: non può

Sappeinforma

Sopra, laSegreteria

Generaledel Sappe

a fianco, ilVice Presi-

denteFranco

Marinucci

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sfuggire, infatti, che sforamenti an-nuali determinerebbero, altresì,danni all’immagine del Sappe. Per questi motivi si è intanto provve-duto all‘assegnazione puntuale di uncerto numero di giornate di permessisindacali di cui fruire fino al 30 giu-gno 2009; con l’ausilio di una pre-sentazione multimediale, De Blasisha spiegato, in modo dettagliato, ilprogramma che è stata realizzato perfacilitare e contabilizzare, in manierainequivocabile, i permessi che ver-ranno concessi e che saranno gestiti,pur se in via ancora sperimentale, dal1° maggio 2009, direttamente dai Se-gretari Regionali.Dopo l’approvazione della relazionedel Segretario Generale e del bilancioconsuntivo 2008, si è aperta la discus-sione sull’intendimento di una dona-zione pro terremotati di L’Aquila:numerose sono le proposte, tutte si-gnificative e da valutare, per cui, altermine, è stato stabilito di stanziareuna somma di cinquemila euro, la cuiforma di destinazione dovrà trovare,

Sopra, foto digruppo dei parte-cipanti al 20° ConsiglioNazionaledi Cattolica

a sinistra,il Presi-dente Nicola Caserta,il Segreta-rio Gene-raleDonato Capece e il VicePresidenteFranco Marinucci

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entro breve tempo, una configurazione. Il Consiglio Nazionale si è concluso inuna atmosfera di ampia serenità e cor-dialità, in virtù anche della peculiare edesperta organizzazione di chi ha predi-sposto sin nei minimi particolari, i varie molteplici aspetti: un ringraziamentova, comunque, formulato nei confrontidel Segretario Regionale dell’Emilia Ro-magna Vito Serra e dei colleghi RuggeroPastore e Massimiliano Vitale in serviziopreso la Casa Circondariale di Rimini edi Giuseppe Soprano in forza alla CasaCircondariale di Bologna la cui collabo-razione è stata preziosa e davvero enco-miabile.Un attestato per l’ottima ospitalità va tri-butato certamente anche al Sig. EdgardoNonni, Direttore del Waldorf PalaceHotel che, sempre con grande signori-lità, ha saputo accogliere e garantirecondizioni di soggiorno eccellenti. Nèvanno dimenticati, nella circostanza, laMilano Assicurazioni e la Euro CQS, chehanno contribuito, nel migliore deimodi, alla organizzazione generale deilavori dell’Assemblea. ✦

Roberto MartinelliSegretario Generale Aggiunto Sappe

[email protected]

Capo Redattore

Un nuovo modo di

eseguire la pena:

Lavoro, non ozio!ome è a tutti ben noto, il terzocomma dell’articolo 27 della Co-stituzione dispone che: «Le penenon possono consistere in trat-

tamenti contrari al senso di umanitàe devono tendere alla rieducazione delcondannato». Proprio in funzione delcontenuto, altamente morale e sociale,del predetto principio costituzionale, l’at-tività lavorativa dei detenuti nel corsodell’espiazione della pena mira (o me-glio, dovrebbe mirare…) a quel recu-pero sociale senza il quale la penarimane afflittiva e meramente punitiva,oscurando ogni forma di espiazione tesaal recupero del reo per prepararlo a unreinserimento sociale che sia rispettosodella sua dignità e della volontà di noncommettere crimini, chiudendo definiti-vamente con il passato e con una condi-zione sociale che è certamente concausadei fenomeni delinquenziali e criminali. Il lavoro in carcere, dunque, non solosottrae i detenuti all’ozio ma ne favoriscela rieducazione, permettendo loro di im-parare un mestiere e di costruirsi cosìun’alternativa concreta per quando usci-ranno. D’altra parte il carattere rieduca-tivo (oltre che obbligatorio) del lavorocarcerario è sancito dalla Costituzione eda altre norme (tra cui la legge354/1975 che ha riformato l’ordina-mento penitenziario) e le statistiche con-fermano che chi in carcere ha avuto lapossibilità di lavorare e di imparare unmestiere difficilmente torna a delinquereuna volta in libertà. Ciononostante, però,il numero dei detenuti che lavora alle di-pendenze di ditte esterne continua a ri-manere molto, troppo esiguo.

Solo Il rilevamento effettuato dalla Se-zione Statistica dell’Ufficio per lo Svi-luppo e la Gestione del SistemaInformativo Automatizzato del DAP suidetenuti impegnati in attività lavorative al31 dicembre 2008 ne ha contati 13.990.Solo il 24% circa di quelli presenti aquella data! Ma se a lavorare è appena un detenutoogni 4, gli altri 3 cosa fanno? Restanospesso in cella 20 ore al giorno, a guar-dare la tv o giocare a carte. Non esatta-mente ciò che intendiamo noi con iltermine ‘rieducativo’... C’è da aggiungereche di quei pochi detenuti che lavorano,la maggioranza - 12.165, ossia ben l’86%dei detenuti lavoranti lo fa alle dipen-denze dell’amministrazione penitenziariasvolgendo mansioni dequalificate (dalloscopino allo spesino al portavitto) epoco formative che si limitano a garantirela sopravvivenza in carcere, senza offrireuna vera alternativa per il ‘dopo’.

Incrementare dunque il numero dei de-tenuti impegnati nel lavoro è essenzialeperché, come sosteniamo anche noi datempo, il lavoro è il cardine attorno alquale dovrebbe ruotare la riabilitazionedei detenuti. Far sì che i detenuti lavorinodovrebbe essere un obiettivo da tutti con-diviso non solo perché è un ottimo anti-doto alla recidiva («se riducessimo l’1%dei ritorni in carcere, risparmieremmo51 milioni di euro all’anno» è stato ri-cordato in occasione della presentazionedell’agenzia regionale lombarda per lapromozione del lavoro carcerario Arti-coloVentisette), ma soprattutto perchécontribuisce ad innalzare il livello di si-curezza sociale. Chi si è battuto e si batte da molto tempoper introdurre l’obbligo del lavoro per idetenuti è l’onorevole Raffaele Costa, sto-rico esponente liberale di Mondovì chevanta - tra le altre - molte esperienze digoverno sia come ministro che come sot-

Il Commento

Pasticcierial lavioro

nell’istitutodi Padova

C

Polizia Penitenziaria - SG&S n. 161 - aprile 2009

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tosegretario (anche alla Giustizia). Agliinizi dell’anno, all’indomani delle visiteeffettuate negli istituti di pena della pro-vincia di Cuneo che da alcuni anni sonodivenute un vero e proprio appunta-mento fisso per Raffaele Costa, ha decisodi scrivere una lettera aperta al Guarda-sigilli Alfano sulle criticità penitenziariee proponendo l’introduzione del lavoro“a cottimo” per i detenuti.«… Ho visitato diversi reparti del car-cere di Saluzzo, di Cuneo, di Fossanoe infine di Alba ove sono complessiva-mente detenute circa 900 persone. Loscenario è lo stesso di sempre: celletteo celle destinate ad ospitare una o piùpersone, inferriate solide, letti singolioppure a castello, tavolinetti per ipasti, televisori quasi sempre accesi,ospiti talvolta impegnati a dormirenonostante l’ora diurna oppure a con-frontarsi con il calcio-balilla nell’oradi socialità. Al lavoro in pochi, anzipochissimi: ne ho incontrati solo al-cuni nelle cucine (pulite ed ordinate)intenti a preparare i pasti per gli altridetenuti. L’impressione è quella di ditrovarsi dinnanzi un mondo in espia-zione, assistito da agenti attivi e cor-retti e beneficiato a volte da generosiassistenti volontari, ma essenzial-mente privo di efficacia riabilita-tiva… Sì, l’espiazione della pena c’è,la sofferenza c’è, la legge è rispettata,ma la possibile riabilitazione è lon-tana soprattutto perché mancano, neltrattamento riservato ai detenuti, queimezzi che potrebbero consentirgli, afine pena, di rientrare a far parte dellasocietà in modo corretto, giusto, legit-timo. (…) Ciò che manca è lo stru-mento riabilitativo per eccellenza, illavoro…». Ed allora ecco cosa suggerisce al Mini-stro Guardasigilli l’on. Costa, tra l’altrostorico promotore del periodico liberalee antiburocratico Il Duemila: «Unaprima riforma potrebbe riguardare unaspetto se si vuole secondario del la-voro penitenziario ovvero la remune-razione che, in base ad una norma

introdotta nel 1995, non può essere in-feriore ai due terzi di quella previstadai contratti collettivi nazionali inbase alla tipologia di lavoro svolto. Unanorma, questa, che unitamente ad altrifattori - quali la mancanza di profes-sionalità e di una cultura del lavoro daparte di non pochi detenuti o l’impos-sibilità per il datore di lavoro di con-trollare il “dipendente” che svolge ilproprio lavoro all’interno di un car-cere, senza contare la questione sicu-rezza con gli inevitabili controlli - haindotto molte aziende a rinunciare allecommesse in quanto gli oneri, speciequello salariale, risultano così elevatida mitigare persino i benefici e glisgravi fiscali introdotti con la LeggeSmuraglia del 2000. Per ovviare a que-sta problematica - e questo non è cheun mio suggerimento ovviamente daapprofondire - si potrebbe introdurreil pagamento “a cottimo”, basato cioèsulla quantità dei beni prodotti, cheinsieme ad altri strumenti potrebbe in-centivare le ditte ad affidare le proprielavorazioni ai detenuti. Da anni insi-sto su questo tema perché sono ferma-mente convinto che la rieducazione ela riabilitazione passino anche o so-prattutto attraverso il lavoro e che lapossibilità di imparare un mestiere siala condicio sine qua non affinché i de-tenuti, una volta in libertà, non tor-nino a delinquere».In Parlamento giacciono diverse propo-ste di legge sulla materia, presentate daesponenti di entrambi gli schieramenti.

A fianco ilSenatoreGuido Galperti

sotto, l’on. SalvatoreTorrisi

Polizia Penitenziaria - SG&S n. 161 - aprile 2009

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Tra le tante segnaliamo quella del PD(primo firmatario il senatore Guido Gal-perti) che sottolinea come l’attitudine ria-bilitativa delle misure alternative e inparticolare della detenzione domiciliarepotrebbe essere significativamente valo-rizzata attraverso la promozione dellosvolgimento di attività lavorativa da partedel detenuto, soprattutto se in favore diorganizzazioni, quali le organizzazioninon lucrative di utilità sociale (ONLUS),che per espressa previsione statutariaperseguono fini socialmente rilevanti,realizzando quindi attività in favore dellacollettività, suscettibili di promuovere nelcondannato la condivisione e l’introie-zione dei principi e dei valori su cui sibasa il vivere associato. Vi è anche la proposta di legge del PDL,primo firmatario il deputato SalvatoreTorrisi, che riprende un analogo testo giàda anni in vigore nella Regione siciliana(legge regionale 19 agosto 1999, n. 16)con risultati apprezzabili, attraverso laquale si vogliono creare le condizioniperché il recupero del reo sia effettivo,privilegiando l’attività lavorativa (prose-cuzione o avvio di attività) come unnuovo modo di espiare la pena, precosti-tuendo le basi per un effettivo ed efficacereinserimento sociale. Quella dell’obbligatorietà del lavoro deidetenuti è, dunque, è una proposta di as-soluto buon senso, trasversalmente con-divisa dagli schieramenti politici e (nesiamo più che convinti) dall’opinionepubblica. Cosa si aspetta a tradurla inlegge dello Stato? ✦

Giovanni Battista DuranteSegretario Generale Aggiunto Sappe

[email protected]

Responsabile redazione politica

l Sappe ha di recente scritto una lettera al Ministro An-gelino Alfano, al Presidente della Commissione giustiziadel Senato Filippo Berselli e al Capo del Dipartimentodell’Amministrazione Penitenziaria Franco Ionta, riguar-

dante i problemi della regione Emilia Romagna.Nella nota la Segreteria Generale del Sappe ha evidenziato che«L’Emilia Romagna è una delle Regioni d’Italia che pre-senta le maggiori difficoltà dal punto di vista del sovraffol-lamento, della carenza di organico e strutturali.Per meglio comprendere le dimensioni di questi aspetti bi-sogna ricordare che la capienza regolamentare complessivadei detenuti in Regione è stata fissata in 2.320 unità, men-tre, allo stato attuale, la presenza effettiva è di circa 4.333,cifra in costante aumento e fonte della prima e più serianostra preoccupazione per le inevitabili ricadute negativeche questa situazione produce sul personale di polizia pe-nitenziaria.Altrettanto grave la carenza di organico sia della poliziapenitenziaria, sia del personale del Comparto ministeri. Lavigente pianta organica del personale di Polizia Peniten-ziaria prevede una dotazione di 2.401 unità, a fronte diuna presenza effettiva di sole 1.727 unità, con una carenzaeffettiva di circa 674 agenti.A rendere ancora più precarie e deboli le condizioni gene-rali dell’Amministrazione in Regione hanno certamentecontribuito i recenti tagli di spesa sui capitoli della manu-tenzione e ristrutturazione dei fabbricati, tagli che nonhanno risparmiato nemmeno tutti gli altri capitoli, que-st’anno quantificabile nella riduzione del 35%-40% delbudget generale…Riteniamo doveroso rappresentare, inol-

tre, che in regione vi è una sensibile carenza di automezziallestiti per il trasporto dei detenuti e, spesso, non ci sononemmeno i buoi carburante sufficienti per l’espletamentodelle traduzioni. Recentemente, infatti, è capitato che duedistinte traduzioni siano rimaste per strada senza carbu-rante, di queste una aveva a bordo un detenuto ad alto in-dice di pericolosità, con potenziali rischi sulla sicurezza delpersonale e per il buon andamento del servizio stesso.Rileviamo, inoltre, carenze di concreti progetti atti a pre-venire aggressioni da parte di detenuti nei confronti del per-sonale, sempre più numerosi e frequenti, pressoché in tuttigli istituti della Regione. Fa eccezione l’istituto di Parmadove il personale è dotato di un dispositivo che in caso diaggressioni segnala immediatamente l’evento alla sala regiaed attiva le telecamere interne alle sezioni. Si potrebbe pen-

l’Osservatorio

Sopra, ilMinistro

Alfanoa fianco lasezione diun carcere

nell’altra pagina, ilSenatore

Bersellie, sotto, il

Capo delDAP Ionta

I

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In attesa

del Piano Carceri

del Ministro

L’Emilia Romagna soffre di carenze

d’organico e sovraffollamento

sare di estendere tale dispositivo atutti gli istituti della regione EmiliaRomagna e d’Italia.A tale proposito, infatti, dopo l’enne-sima aggressione che ha coinvolto duenostri colleghi di Bologna, i quali, ri-cordiamo, sono stati sequestrati e sel-vaggiamente picchiati da alcunidetenuti, ci era stata promessa l’ado-zione dei predetti strumenti antiag-gressione da fornire in dotazione alpersonale in servizio nelle sezioni de-tentive. Purtroppo, sono rimaste solo vaghe promesse.Ci saremmo, invece, aspettati iniziative concrete, sia a livello regionale, siaa livello nazionale, magari per annunciarci un buon progetto per l’introdu-zione in tutti gli istituti della regione e, come dicevamo poc’anzi, d’Italia, didispositivi personali antiaggressione, di programmi formativi specifici perlimitare al massimo l’aggressività dei detenuti ma, invece, nulla di tutto ciòci è stato proposto. I nostri colleghi e colleghe, nel frattempo, continuano adessere aggrediti e picchiati dai detenuti con cadenza quasi giornaliera, gliultimi della serie sono avvenuti a Piacenza, Rimini, Forlì, Bologna e Modena.In tutti questi casi i nostri colleghi hanno fatto ricorso alle cure ospedaliere.Considerato che nessuna concreta iniziativa è stata intrapresa da parte del-l’Amministrazione chiediamo che le due proposte appena citate possano tro-vare spazio nell’ambito dei programmi formativi della regione EmiliaRomagna, con lo scopo di introdurre dispositivi personali antiaggressione,monitorati dalle sale operative degli istituti e che possano essere introdottiprogrammi addestrativi rivolti al personale, con particolare riferimento al-l’uso delle tecniche e dei mezzi di difesa, in modo da agevolare i movimentidel personale durante i servizi operativi e per aumentare la loro sicurezzachiediamo di emanare una circolare che autorizzi il personale del Corpo adutilizzare la tuta mimetica in tutti i servizi svolti dai Nuclei Traduzione ePiantonamenti, nelle sezioni detentive e nei restanti compiti affidati alCorpo, compiti che spesso necessitano di una certa mobilità e agibilità fisicadegli operatori di polizia…».Abbiamo riportato solo uno stralcio della lettera, relativa alla parte più generale,comprendente i problemi che possono interessare tutte le regioni d’Italia.L’unica risposta pervenuta alla Segreteria Generale è quella del Presidente Berselli

che ha fissato un calendario di visitee incontri nella maggior parte degliistituti della regione Emilia Roma-gna,visite di cui vi forniremo il reso-conto nei prossimi numeri dellarivista.Per il resto, tutti tacciono. Restiamo comunque in attesa di co-noscere il c.d. Piano Carceri, cui stàlavorando il Presidente Ionta. Nel frattempo e, forse, anche per ilfuturo, non possiamo che augurarciche tutto vada per il meglio, confi-dando, soprattutto, nelle capacità enella buona volontà dei colleghi.

il Libro del mese

La coper-tina dellibro diquestomese

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Giancarlo ZappA

e Cesare Massetti

Codice penitenziarioe della sorveglianza

Editrice La Tribuna

pagg.1.920 - € 38,00

Ecco un libro che non può proprio man-care nella nostra libreria. Giunto all’un-dicesima edizione, il Codice 2009(corredato come sempre da giurispru-denza, note circolari e formulario) è ag-giornato con la Legge 13 novembre2008, n. 181, di conversione,con modi-ficazioni, del D.L. 16 settembre 2008, n.143, che ha modificato l’art. 676 del Co-dice di procedura penale, in materia dicompetenza del giudice dell’esecu-zione; la Legge 24 luglio 2008, n. 125(“pacchetto sicurezza”) che ha intro-dotto diverse modifiche alla materia con-tenuta in questo volume ed il D.P.C.M. 1aprile 2008, recante modalità e criteriper il trasferimento al Servizio sanitarionazionale delle funzioni sanitarie, deirapporti di lavoro, delle risorse finanzia-rie e delle attrezzature in materia di sa-nità penitenziaria.

Avviso ai lettori:La rubrica Recensioni, curata daErremme, viene rinviata al pros-simo numero, per assoluta man-canza di spazio.

In Viaggio

La piazzad’armi

della Colonia

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alawan, Palawan…chi è co-stui…? Forse, chiedendo ad unpo’ di gente qualcosa su Pala-wan, otterremmo in risposta

qualche sguardo vuoto, perplesso; inda-gatore tutt’al più, alla menzione di unnome dal vago sentore di mistero, di pe-ricolo lontano…Palawan: i più informati, i viaggiatori piùevoluti in fatto di destinazioni ricercatelo sanno, è un paradiso tropicale,un’isola oblunga che si stacca, quasi ri-posando, dalla costa del Sabah, del Bor-neo malese, proprio sopra Sandakan(dice niente?...anche il grande Salgariamava tanto studiarsi le mappe del Marcinese meridionale…), per estendersiqualche centinaio di chilometri versoMindoro, Puerto Galera (…) ed infineManila.Insomma, stiamo parlando delle Filip-pine.Proprio a Palawan siamo andati a cer-care qualcosa che va oltre le ‘semplici’,meravigliose tipiche attrazioni turisticheper le quali si fa cosi tanto cammino.Qualcosa che va oltre il fiume sotterra-neo più lungo del mondo, fantasia natu-ralistica navigabile che per moltirappresenta il Paese nel mondo, o lespiagge e le baie da sogno fra villaggi cherichiamano inevitabilmente alla mente lastoria coloniale spagnola (S. Vicente, ElNido…) od americana (Port Barton,Brooke’s Point…), o la giungla impene-trata od il caldo oceano che permette

P immersioni di grande valore (i relitti dienormi navi giapponesi, ‘vittime diguerra’, giacciono qui in acque cristal-line, a pochi metri dalla superficie, rivi-talizzati da vivaci colonie sottomarine)...Qui a Palawan, a Puerto Princesa, il suotranquillo capoluogo sul mare, abbiamocercato, abbiamo trovato un ‘esperi-mento giudiziario’ interessante. In effetti, un ‘esperimento’ oramai con-solidato, che dura da più di un secolo:la colonia penale di Iwahig. La “prigione senza sbarre”, come lachiamano da queste parti. Furono gli Americani, nel lontano anno1904, al tempo in cui le Filippine eranoin sostanza ‘cosa loro’, a decidere di isti-tuire la colonia penale; nei termini chepiù o meno proseguono sino ad ora,precursori di successivi altri tentativi invari Paesi sensibili al tema. Un bell’esempio di politica penitenziaria,in uno Stato più spesso agli onori dellacronaca per i suoi vasti problemi di cor-ruzione politica, tifoni disastrosi, violentimovimenti indipendentisti con legami in-ternazionali, piuttosto che come alfieredi un movimento progressista di politicacriminale che tende ad affermare la rie-ducazione del condannato, la civiltànell’esecuzione della pena, la costru-zione di un ambiente di lavoro accetta-bile per gli operatori dei servizi connessialla detenzione: guardie in prima fila.Nessuno vuol certo negare che questoPaese appare avere la sua bella dose di

problemi, nel proprio sistema carcera-rio. Come si potrebbe realisticamenteopinare il contrario, per una società di90 milioni di individui, economicamenteancora in piena via di sviluppo, conun’altissima percentuale di disoccupa-zione ed una popolazione detenuta diquasi 200.000 persone…Certe carceri letteralmente scoppiano; lasola prigione di Manila (a Muntinlupa)contiene più di 15.000 detenuti, chespesso dormono in cameroni di 300 per-sone ammassate, con un carico antropicocosì elevato da poter tranquillamente af-fermare che la cosa più preziosa è pro-prio un personale spazio fisico privato.Ma qui no. Qui alla “Iwahig penal Co-lony” lo spazio non manca di certo.Come pare non mancare nemmeno nellealtre sei colonie penali, istituite sulla me-desima falsariga, distribuite in diverse ul-teriori regioni del Paese.Iwahig è così particolare, che negli anniè assurta a vera e propria attrazione tu-ristica. Considerata una destinazione mi-nore e d’interesse solo per i più pignolie per gli addetti al lavoro, è tuttavia quasisempre presente nei programmi delleagenzie di viaggio di Puerto Princesa, chela includono nelle loro escursioni at-torno al capoluogo, offrendo come sem-pre accade un ‘passaggio’ troppo rapidoal suo interno ed una sosta per dei sou-venirs al bazar della colonia…Nelle Filippine, in genere, se la condannaè a più di sei anni, viene scontata non in

Filippine, Iwahig: laprigione senza sbarre

Sergio “Freddy” Brugnarawww.avventuresumisura.it

un carcere gestito e mantenuto dalle au-torità locali, bensì in un carcere nazio-nale gestito direttamente dal “Bureau ofCorrections” (un’Agenzia del Ministerodella Giustizia, potremmo dire una sortadi Dipartimento penitenziario), come nelcaso di Iwahig.La colonia penale si estende qui per quasi30.000 ettari (300Kmq: per dare un’idea,l’area di Napoli città è 117 Kmq [Wiki-pedia]), 28.440 ettari per la precisione.Un’enormità, un territorio estesissimoche nell’idea dovrebbe servire a garan-tirle un’autosufficienza economica, me-diante la produzione in loco di ricchezza,di valore aggiunto e la organizzazione dialcune attività che dovrebbero procurarereddito sufficiente al proprio manteni-mento. Qui è prevalente l’attività agricola,con alcuni raccolti (specie di riso) chevengono conferiti ad un’organizzazionegovernativa per la successiva vendita edaltri che servono all’autoconsumo.Ad Iwahig si possono vedere vaste esten-sioni di risaie e campi coltivati, che certopossono aiutare molto la sua economiainterna, ma per ora l’intervento pecunia-rio pubblico è ancora necessario, anchese le previsioni sono positive. L’obiettivoè raggiungere i risultati della colonia diMindanao, un’altra grande isola al suddel Paese, nel Mare di Celebes, che aquanto ci è stato detto ha raggiunto un’ef-ficienza invidiabile.In realtà, Iwahig forma solo la parte prin-cipale della colonia, la più organizzata(con elettricità, acqua corrente, campoda tennis, fiume per bagnarsi ecc.), masarebbe formalmente solo una sua sub-colonia; una delle quattro (Inawagan-Montible-Santa Lucia ed infine proprioIwahig, detta anche “Central Sub-Co-lony), che in totale ospitano circa 3.800detenuti. Nella sub-colonia di Iwahig vivono circa2.350 detenuti, con sole 75 guardie, chedevono ovviamente coprire in turni tuttii servizi di ordine e controllo. Non certoun rapporto invidiabile: tre custodi perogni cento detenuti…da impazzire, sem-brerebbe, per il carico di lavoro, per latensione, le difficoltà di controllare unterritorio così vasto, che ospita condan-nati valutati con tre gradi di pericolosità,alcuni anche di massima sicurezza, chein media hanno da scontare una pena fra

i 10 ed i 15 anni…Invece no, a dispetto della popolazionecarceraria così numerosa e delle condi-zioni in teoria così calde, quello che sinota è un rilassamento generale. Ciònon significa certo assenza di disciplina,anarchia, disobbedienza, fatalismo perprevaricazione. Vuol dire proprio solo“rilassamento”, nel senso di “relax”, dimancanza di tensione, di chiara distin-zione dei ruoli da parte di ogni abitantela colonia che, docilmente ma razional-mente, accetta il suo destino e la sua po-sizione.Tutti, guardie e detenuti, con un bel sor-riso sulle labbra ed il saluto facile; cosìcome è facile fermarsi a fare due chiac-chiere con chiunque, esplorare un ca-pannone di legno pieno di strani oggettidell’artigianato prodotto dai detenuti

per venderli ai radi visitatori, acquistareun’empañada da divorare da un detenutoitinerante (senza controllo, certo) oduna bibita ghiacciata in qualche baraccadi legno su una stradina polverosa.Non vogliamo sfiorare l’ingenuità: quinon è il paradiso terrestre, né un villag-gio turistico, né tantomeno una prigione-modello di stampo nordico. E’ inveceuna colonia penale, dove sono custoditiindividui marginali, talvolta anche peri-colosi, che hanno dimostrato di poter de-linquere.Di fatto, come in ogni (micro)società, cisono inevitabilmente anche scontri elinee di potere, risse e problemi (speciea causa di marcate differenziazioni regio-nali, che spesso creano tensioni ed in-comprensioni). Ma già il fatto chenonostante tutto ciò si continua ad ope-rare, e dai progressi fatti nel modo mi-gliore, significa che chi tiene le redini safare bene il proprio lavoro.Le regole ci sono, i controlli anche: sonofatti rispettare con raziocinio, discrimi-nando le situazioni e posizioni (per ungruppo si deve necessariamente essereintransigenti, sottolineando l’aspettodella detenzione e custodia; per un altrodi meno, concedendo maggior spazioall’indipendenza personale), col rischiodi apparire troppo duri e severi per gliuni e troppo morbidi con gli altri. I risul-tati si vedono.

Un poliziottopeniten-ziario filippino

Polizia Penitenziaria - SG&S n. 161 - aprile 2009 ✒

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Il repartodi mediasicurezza

Quello che colpisce maggiormente l’oc-chio (oltre al bello scenario tropicale,chiaramente) è la ‘libertà’ che si respira,vedendo gruppetti di detenuti a coltivarei campi, altri a supportarli con attivitàagro-industriali, mantenere qualche ar-gine o conservare delle mura. E la quasitotale assenza di guardie.Queste centinaia di uomini riescono aconservare un equilibrio invidiabile, inun sistema che è sì ormai consolidato mache per funzionare a dovere ha comun-que bisogno di costante interesse e de-dizione. Onore ovviamente al ‘teorico’che ha predisposto l’opzione che ve-diamo, ma è certamente merito di chi sitrova sul campo, se le condizioni e le re-gole possono essere, sono implementate,per la gestione pratica di situazioni chenon necessariamente devono esseretranquille e che anzi potrebbero facil-mente sfuggire di mano. Ci sono pur sempre tre diversezone di detenzione che discri-minano fra prigionieri dimassima, media e minimasicurezza, con ovvie di-versità di controlli, maal di là di ciò nella colo-nia in realtà non esisteuna vera efficace bar-riera fisica, effettiva per ilcontenimento (provate apensare di controllare il peri-metro di 30.000 ettari, e non diun’isola bensì a 30 km da una città di120.000 persone…); non vi sono tele-camere ai confini, non ci sono reti elet-trificate, mancano i sensori ad infrarossiod i rilevatori di movimento…Il personale che lavora e vive ad Iwahig,di norma, vive all’interno della coloniacon la famiglia ed accetta con tranquillitàoperosa la sua posizione, sentendosi av-vantaggiato, perché si confronta con lesituazioni ben peggiori di altri istituti. Incluso il poliziotto penitenziario, anchese dovrà lavorare sino a 65 anni, la suasettimana lavorativa è di 48 ore, gli stra-ordinari non gli sono liquidati a la suapaga media è di 14.000 pesos al mese(che scendono ad 11/12.000 dopo le de-trazioni: circa 170/190 euro, per 13mensilità), in quanto ‘paramilitare’ nongli è permessa l’attività sindacale e dopouno ‘scatto triennale’ l’aumento stipen-

diale è solo del 3%...Dalle guardie ci vien detto che qui adIwahig, al vertice non vi è un direttore,un vice e così via, provenienti da altrecarriere, ma invece uomini appartenentialle loro stesse fila, che capiscono bene iproblemi concreti, di base della vita car-ceraria ed intendono le questioni nellacolonia perchè le vivono direttamente.

La sub-colonia di Iwahig è comandatada una “prison guard” di livello

3 (più o meno un nostroispettore) che si è fatto la ga-

vetta per una vita ma conuna prospettiva di ulte-riore carriera sino algrado di “Security Officer(1)”. L’intera colonia è inmano ad un generale, un

“Superintendent”, in so-stanza del ruolo della polizia

penitenziaria di qui (“custodialofficers”).

I detenuti fanno la loro parte. Unavolta inteso quale è ‘il loro posto’, le ge-rarchie sono in generale ben rispettate,con la dovuta deferenza e rispetto deiruoli. D’altronde, ci vuole veramentepoco per qualsiasi ‘ospite’ a realizzare ilvantaggio della propria situazione. Siaraffrontando le condizioni di vita qui ri-spetto a quelle normali della provincia fi-lippina, sia in particolare comparandolecon quelle in un classico carcere, nel cuiventre la vita si svolge ben diversamente,come il nostro immaginario può facil-mente elaborare…I detenuti sono quindi ‘scoraggiati’ allafuga da questa “prigione senza sbarre”,da una parte dalla buona qualità dellaloro condizione e dall’altra dalla prospet-tiva di essere (ri)mandati in qualche altroben peggiore ‘soggiorno’, dovessero ri-bellarsi alla loro situazione.

In Viaggio

Aticoli di artigianato

locale prodotti

dai detenuti

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Gli stemmidel

personaledi

custodia

Gli scettici dicono tradizionalmente poi,che i fuggitivi avrebbero così tante e talidifficoltà una volta fuori di qui, tenutoconto in primo luogo della selvaggia, avolte ostica geografia di Palawan, che re-putano senz’altro migliore una vita incattività in questa colonia, peraltro nonmolto dissimile da quella che probabil-mente farebbero comunque da conta-dini in libertà.Il settore coperto dalla colonia, comegià detto, è enorme: per le guardie, unaresponsabilità che dovrebbe far tremarei polsi ma che invece non appare infi-ciare la flemma dei custodi di questa co-lonia, attenti agli accadimenti ma,all’apparenza, assolutamente tranquilli.Nella smisurata estensione della coloniaci sono anche dei piccoli villaggi, casecoloniche, edifici per attrezzi e baracchedi legno sparse qua e là. Il grosso deidetenuti è ospitato nottetempo in uncentro che custodisce circa 1.500 per-sone; il resto è per lo più distribuito inaltre due strutture, più vicine alle zoneagricole. Una minoranza degna di fidu-cia ha addirittura il permesso di viverecon la famiglia in capanne di stile locale,non dissimili da quelle in cui vive lamassa degli agricoltori della regione.I più cercano di darsi da fare in qualchemodo, vuoi nei campi o nei molti versiin cui la gestione di un vasto territoriopuò tenere occupati, vuoi imparandoqualcosa in alcuni corsi (anche riabili-tativi) che si tengono o producendovario artigianato con le materie primelocali (portachiavi in zampa di lucerto-lone, feticci in creta…), che poi tentanodi vendere, sia singolarmente che in unasorta di ‘spaccio’ organizzato a mo’ dibazar, ai pochi visitatori e turisti.Vendere, sì: perché all’interno della co-lonia è possibile maneggiare e posse-

Lo spacciodi venditadei pro-dotti artigianali

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dere denaro. Cosa fondamentalmente di-versa dall’economia normale di gestionedi una casa detentiva. Col denaro siforma una micro-economia interna,dove si conservano i rapporti sociali-economici necessari al mantenimentodi una vita relazionale molto vicina aquella ‘normale’ esterna. Il fatto cheparte dei proventi del loro lavoro, delloro artigianato, della loro vendita ri-torni immediatamente al sin-golo -pur coninconvenienti ed opposi-zioni che ognuno puòimmaginare, trattandosidi condizioni di catti-vità forzosa- risultamolto importante perla regolarità e norma-lità del pensiero e del-l’equilibrio del detenuto.Il detenuto-tipo, se cosìpossiamo definirlo, ad Iwa-hig sa che prima o poi potràuscire e rifarsi una vita, magaricon un’abilità lavorativa appresa in de-tenzione, proprio qui. Nelle Filippine, le pene detentive sonopreviste ed irrogate in modo severo main genere (nonostante la pena di mortesia ancora contemplata: mediante inie-zione letale) non si sconta mai più ditrenta anni ed il condannato normal-mente sa che ne uscirà libero: un bar-lume di speranza, vitale sull’ardua viadella rieducazione, forse anche del pen-timento.Pentimento e rieducazione aiutati certa-mente dalle condizioni di vita nella co-lonia, che ha anche una chiesa(cattolica, giusto per non far mancare ilconforto spirituale), un ospedale ed unacerta struttura scolastica di base.La colonia è composta al momento di

soli uomini (è comunque in programmaper il prossimo anno, anche la possibi-lità di ospitare una certa popolazionecarceraria femminile), ai quali però nonè affatto negata la prospettiva di mante-nere viva la loro affettività; cosa fonda-mentale per la continuazione dellapropria soggettività sociale e di grandebarriera all’eventuale disperazione. Se-guendo una certa programmazione, le

autorità infatti prevedono lapossibilità di una serie di

incontri familiari, neiquali non è esclusa l’op-zione della privacy to-tale, di modo che sipossa conservare vival’idea della coppia edella famiglia anche intali avverse condizioni.

L’alcol sarebbe vietato,perché scalda gli animi e

scema il controllo, provocaguai insomma; ma franca-

mente qualche birra in giro sivede sempre…I detenuti sanno di essere per destino,conoscenze personali, avvenimenti dellavita, fortuna, dei privilegiati ed il lorocomportamento si adegua.Il dato fondamentale, la riconosciutacondizione sulla quale si fonda e si man-tiene questo sistema è all’apparenza lafiducia. Che ovviamente si basa poi sumotivazioni più profonde, legate al-l’istinto di conservazione, di sopravvi-venza, all’individualismo e al naturaleegoismo: ma questa è un’altra storia, inessenza probabilmente più materia diqualche scienza psicologica e compor-tamentale che della criminologia.E’ il rispetto dei ruoli e la fiducia fra leparti in essere (quali ne siano le cause)che soli possono permettere la vita ordi-

nata della colonia, oramai ben fuoridella sua fase sperimentale. Gli uomini che vivono qui non sonocerto dei santi, sono anch’essi la rappre-sentazione della società cui apparten-gono, con le sue parti di pazzia,mostruosità e violenza; così solo la co-scienza delle necessità di rispettare iruoli, la mutua fiducia nei rapporti fracustodi e custoditi in questo peculiarecontesto può spiegare il dato emblema-tico, fondamentale e minimo delle fugheche sono state tentate: lo 0,05% degli oc-cupanti!In conclusione: certo è difficile credereche un insieme speciale di questo generepossa essere attivato nell’ambito diun’organizzazione di gestione criminaledeficitaria, nella quale la fiducia neiprincipi basilari -primo fra tutti quellodella certezza della pena- è a livelli mi-nimi ed il rispetto dell’equazione ‘illecitouguale pena reale’ gravemente minato(suona familiare..?). Solo nell’ambito diun corretto rapporto fra organi statualiche prevedono il reato, lo giudicano edeffettivamente, seriamente lo punisconoed il deviante che conosce i costi e be-nefici che ne conseguono, si potrà pen-sare all’istituzione di forme più umane eleggere di applicazione delle pene deten-tive. A vantaggio di tutti: società, custodi,detenuti, bilanci, princìpi…A Iwahig, Palawan, Filippine, evidente-mente è così. Quello che da una nostrafugace ma significativa visita è apparso èproprio questo. Evidentemente qui le condizioni dettepoc’anzi si sono realizzate. Auguri: che l’esperimento possa conti-nuare…

Disclaimer:

Le note riportate si basano sulle im-pressioni avute, annotazioni ed in-formazioni fornite da lavoratoricivili, guardie, detenuti, nel corso diuna visita dell’autore alla colonia diIwahig, nel mese di febbraio 2009.L’autore si scusa per le eventuali in-completezze e disinformazioni quicontenute, tutte rese in buona fedesulla base del materiale in possesso.

Lionello PasconeCoordinatore Nazionale

Anppe

Associazione NazionalePolizia Penitenziaria

Riconosciamo e gratifichiamo il ruolo

dei pensionati della polizia Penitenziariai recente, quasi tutti gli organi diinformazione hanno riportatodati esaustivi sui redditi perl’anno 2008 di autorità politiche

rappresentanti della maggioranza edell’opposizione in Parlamento nonchèdi molti esponenti del Governo. Da unalettura attenta delle cifre, ben può com-prendersi il motivo per cui le problema-tiche relative ai “pensionati” non sianoritenute meritevoli di alcuna considera-zione. Infatti, riesce davvero improbabilepensare che chi ha introiti annui di cen-tinaia di migliaia di euro, oltre a beneficie privilegi di varia natura, possa imme-desimarsi nelle vicissitudini quotidianedi chi riesce a stento a sopravvivere edeve, nel contempo, fare rinunce semprepiù pesanti per sè e per il proprio nucleofamiliare. Questo può apparire un argo-mento da luogo comune, eppure rivesteuna attualità essenziale, dal momentoche il dislivello descritto è macrosco-pico, incomprensibile e tale da impedireun dialogo costruttivo per una distanzapari ad anni luce tra le parti. Sempre in questi ultimi tempi è stata de-finita la “coda contrattuale” del perso-nale delle Forze Armate e delle Forze diPolizia, il cui contratto vero e proprio,per quanto riguarda gli aspetti econo-mici, continua ad essere scaduto il 31 di-cembre 2007: e i mass-media hannodiffuso la notizia di un incremento mediodi 160,00 euro mensili, quando, in real-tà, ciò che è stato riconosciuto fonda-mentalmente viene già percepito, per cui

gli aumenti sono stati, comunque, esiguie decisamente inferiori alle richieste ealle prospettive: e ciò in un momento sto-rico in cui la sicurezza nazionale, e inspecie quella delle città, è diventataun’emergenza permanente. In occasionedi un bilancio politico dell’anno 2008 edelle iniziative future, è stato pubblica-mente affermato che il sistema pensioni-stico non fa parte dei programmigovernativi a breve scadenza, per cui ildisinteresse per la categoria dei pensio-nati e per provvedimenti che possano es-sere di sostegno, di compensazione, dirivisitazione è completo nè lascia adito asperanze concrete.D’altro lato, si intendono utilizzare i pen-sionati delle Forze Armate e delle Forzedell’Ordine, riuniti in associazioni, per-chè in possesso di una qualificata profes-sionalità, per garantire ordine e sicurezzanei quartieri, nei parchi, nei musei e nelle

strutture delle città, anzi in ogni ambientea rischio, ovviamente, come sembra, a ti-tolo di volontariato!Se i pensionati possono ancora fornireuna collaborazione proficua e significa-tiva, se chi è in quiescenza è in grado dipartecipare in maniera utile al contestonazionale, ogni ritardo crea demotiva-zioni e penalizzazioni perchè, in primoluogo, bisogna potenziare tali categorie,sotto tutti gli aspetti, certamente non di-cendo che non fanno parte dei pro-grammi di Governo a breve scadenza. Seil pensionato “serve”, il suo ruolo socialeva riconosciuto, gratificato, non sfruttato,in primis consentendogli condizioni divita decorose, dignitose senza dover ri-correre all’aiuto economico dei figli, an-ch’essi nella morsa della congiunturainflazionistica. prevedendo realmente mi-sure sufficienti a condurre una vita menosacrificata.

Le Fiamme Azzurre

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LUTTO A BRESCIA

Nel mese di marzo 2009 è decedutoInserra Domenico, padre del col-lega Inserra Filippo, in serviziopresso la Casa Circondariale di Cal-tanissetta. La Segreteria Regionale dell’AnppeLombardia ed i propri associatiesprimono le più sentite e parteci-pate condoglianze.

Nel mese di aprile 2009 è venuto amancare l’iscritto all’Anppe di Bre-scia Palmiro Pietrangeli. Alle esequie hanno partecipato, condolore e profondo rammarico, i col-leghi della Sezione bresciana e dellaSezione di Bergamo.

Aprile 2009

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L’Inpdap risponde all’Anppe esplicitando il conguaglio al trattamento pensionistico

L’Inpdap con nota n. 3161 del09/3/2009, ha risposto all’interroga-zione avuta dall’Anppe nel mese di feb-braio 2009. Nella lettera si legge: “Conla nota a margine segnata, codesta Asso-ciazione ha chiesto delucidazioni in or-dine ai debiti per conguagli fiscaliaccertati nei confronti dei pensionati. Inrelazione a quanto sopra, si fornisconoutili elementi di risposta.Cosa prevede la norma fiscale:L’lnpdap, quale sostituto d’imposta, è te-nuto ad effettuare il conguaglio fiscaledei redditi da pensione corrisposti ognianno ed il termine è previsto al 28 feb-braio dell’anno successivo a quello cui iredditi da conguagliare si riferiscono.Tale adempimento deve tener contoanche delle detrazioni d’imposta spet-tanti al pensionato.Ai riguardo, la legge 24 dicembre 2007,n. 244 (legge finanziaria per l’anno2008), ha stabilito che i contribuenti perbeneficiare delle detrazioni di impostaper carichi familiari devono dichiarareannualmente di averne diritto, indican-done la misura e comunicare i codici fi-scali dei beneficiari e la richiestaannuale da parte del sostituito è condi-zione essenziale per il riconoscimentodelle detrazioni.Se l’interessato non fornisce detta di-chiarazione entro il termine stabilito dalsostituto d’imposta, le detrazioni, even-tualmente già attribuite, debbono essererecuperate sulla pensione entro il ter-mine ultimo previsto per l’effettuazionedel conguaglio fiscale.Come ha operato l’istituto: Nei primigiorni di febbraio 2008 (il 9 e il 10 feb-braio) l’istituto ha inviato ai pensionatiuna lettera per informarli delle novità in-trodotte sulla materia dal legislatore, co-municando che le detrazioni per l’anno2008 sarebbero state comunque attri-buite in via provvisoria fino al 30 giugno2008 e che entro il 31 maggio 2008 ipensionati dovevano presentare la ri-chiesta alle Sedi, ai CAF o agli altri sog-getti abilitati con l’avviso che, in assenzadella prescritta dichiarazione, le detra-zioni sarebbero state revocate con con-

seguente recupero dell’eventuale debitoIRPEF relativo al periodo 1° gennaio/30giugno 2008 sulla rata di pensione di lu-glio 2008.Nel mese di luglio 2008, elaborate le di-chiarazioni sino ad allora pervenute, siè rilevato che circa 200.000 pensionatinon avevano consegnato alcuna richie-sta. Ipotizzando allora che un buon nu-mero di essi potesse non aver ricevutola lettera ovvero non averla compresanei suoi effetti, l’Istituto si è deciso,prima di revocare le detrazioni e recu-perare il debito fiscale, di inviare una se-conda lettera (con raccomandata conricevuta di ritorno) ai primi giorni delmese di ottobre 2008, invitando i pen-sionati che non l’avevano ancora fatto apresentare la richiesta di detrazioni,qualora ne avessero avuto diritto, entroil 28 novembre 2008. Con la medesimalettera, veniva ribadito che in assenzadella prescritta dichiarazione nei terminiindicati, le detrazioni fiscali per carichidi famiglia attribuite nell’anno 2008 sa-rebbero state revocate a decorrere dal1° gennaio 2009, con conseguente re-cupero del debito IRPEF accertato per ilperiodo 1/1/2008 al 31/12/2008, insede di conguaglio fiscale (rata di pen-sione febbraio 2009).Contemporaneamente, sono state infor-mate, in alcuni incontri specifici, sia leOrganizzazioni sindacali dei pensionatiche i Patronati, i quali hanno assicuratola piena collaborazione per portare a co-noscenza dei propri iscritti o assistiti lanovità normativa e la necessità di pre-sentare la richiesta per non perdere ledetrazioni.Sono stati poi diramati due comunicatistampa ripresi da quotidiani nazionali(‘Italia Oggi” e ‘Il Sole 24 ore”) e alcunilocali (es. Corriere dell’Umbria e altri)ed è stata data diffusione della questioneattraverso gli Uffici Urp delle sedi ed ilsito internet dell’istituto.Ai primi di gennaio del 2009 l’Istituto harielaborato nuovamente tutte le richiestericevute ed ha accertato che circa115.000 pensionati non avevano presen-tato alcuna richiesta pur avendo ricevuto

la lettera (come risulta dalle ricevuta diritorno delle raccomandate) e circa120.000 pensionati avevano presentatola dichiarazione autodichiarando di nonaver più diritto alle detrazioni per carichidi famiglia.Conseguentemente, l’istituto si è trovatoa dover effettuare il recupero delle de-trazioni fiscali provvisoriamente con-cesse nell’anno 2008 per circa 235.000soggetti.La norma fiscale non consente il re-cupero del debito fiscale in formarateale, e questo avrebbe comportato,per un cospicuo numero di pensionati(circa 50.000), un azzeramento dellapensione di febbraio con l’erogazione diun importo di 2 euro.Per evitare questa applicazione penaliz-zante della norma e per non arrecare ec-cessivo danno e disagio economico aipropri pensionati, l’istituto ha formulatoapposito parere all’Agenzia delle Entrate -Direzione Centrale normativa e conten-zioso - Settore fiscalità generale e indi-retta, proponendo le seguenti soluzioni:1) non operare il conguaglio fiscalenei confronti di coloro che non ave-vano provveduto nei termini alla pre-sentazione della dichiarazione;2) effettuare il recupero nei limiti di1/5 della pensione;3) effettuare il recupero salvaguar-dando un importo pari al trattamentopensionistico minimo Inps (Euro458,20).L’Agenzia delle Entrate, con nota proto-collo n. 2009/6682 del 16 gennaio2009, ha espresso l’avviso che la dila-zione del recupero del debito risultantedal conguaglio fiscale dovesse essere ap-plicata nei confronti di tutti pensionatiche nell’anno 2008 avevano fruito di de-trazioni per familiari a carico non spet-tanti, compresi quelli non hanno inviatonel 2008 la dichiarazione relativa allaspettanza delle predette detrazioni pre-scritta dalla norma e che, solo in via ec-cezionale, si potesse autorizzare lasalvaguardia di un importo pari al trat-tamento minimo lnps.La medesima Agenzia ha quindi ritenuto

“non percorribile l’ipotesi alternativaipotizzata da codesto Ente, di trattenere,da marzo in poi, solo un quinto dellapensione, al fine di lasciare maggiorisomme nella disponibilità del pensio-nato”.Di conseguenza, l’istituto ha avviato laprocedura di recupero garantendo a tuttigli interessati il trattamento pensionisticominimo lnps pari a 458,20 euro mensilie l’eventuale ulteriore debito è stato ra-teizzato mensilmente secondo quanto di-sposto dall’art. 23 del DPR 600/73. Percoloro che invece già godevano di untrattamento di pensione inferiore a €500,00 la trattenuta è stata effettuata neilimiti di 1/5 del trattamento stesso.Sulla rata di pensione gennaio 2009 sonostate revocate le detrazioni per carichi difamiglia relative all’anno 2008 mentresulla rata di febbraio c.a. sono stati re-cuperati, nei limiti di cui sopra, i debitiIRPEF relativi al periodo 1 gennaio/31dicembre 2008.In considerazione delle segnalazioni per-venute da alcuni pensionati che si sonovisti revocare le detrazioni per carichi difamiglia provvisoriamente riconosciutenell’anno 2008, anche se avevano pre-sentato ai Caf o alle sedi la richiesta neitermini (casi in verità al momento moltolimitati), questa Direzione Centrale ha

sospeso, a decorrere dalla rata di marzo,il recupero del debito fiscale ed ha co-municato alle Sedi l’obbligo di accettareeventuali richieste di detrazioni quando irichiedenti siano in grado di produrreidonea documentazione che attesti che ladichiarazione di spettanza delle relativedetrazioni è stata correttamente compi-lata e che la medesima è stata presentataalla sede di competenza o ai soggetti con-venzionati (Caf e altri soggetti abilitati)nei termini stabiliti dall’lnpdap (28 no-vembre 2008) (ad es. producendo la ri-cevuta di consegna della richiesta allasede o ad es. portando la ricevuta di con-segna rilasciata dai CAF).E’ stato fissato al 13 marzo 2009 il ter-mine finale entro il quale le sedi do-vranno inserire a sistema le domande conle caratteristiche di cui sopra, per con-sentire di restituire ai pensionati il debitotrattenuto con la rata di aprile e modifi-care centralmente il CUD 2009 per i red-diti 2008.I pensionati invece che pur avendo dirittoalle detrazioni non hanno presentato al-cuna richiesta nel corso dell’anno 2008,potranno recuperare il beneficio fiscalerichiedendolo in sede di dichiarazionedei redditi con la presentazione del mo-dello 730/UNICO ed ottenerlo ad agosto2009”.

Si è rinnovato anche quest’anno l’im-pegno dell’Associazione Famiglie Vit-time della Strada per la campagnasulla sicurezza stradale Vacanze coifiocchi. L’iniziativa, promossa in tutta Italiacon l’Alto Patronato del Presidentedella Repubblica, vanta 600 aderentied invita a non lasciarsi sedurre dal fa-scino dalla velocità, a stare lontani dadroghe e alcol prima di mettersi inviaggio, ad utilizzare le cinture di sicu-rezza, il casco e i seggiolini per i bam-bini, ad evitare di distrarsi in auto conil cellulare, a lasciar perdere i sorpassiazzardati. L’Associazione Nazionale Polizia Peni-tenziaria aderisce ancora una volta aquesta iniziativa perché crede nel sen-sibilizzare gli automobilisti ad un mag-giore senso civico e a riflettere sullanecessità inderogabile di rispettare lenorme del Codice della Strada. Siamo testimoni di autentiche stragiche si compiono sulle strade a causadelle deplorevoli abitudini che si adot-tano alla guida dei veicoli, di cui so-vente ignoriamo i rischi che possonogenerare. Quasi sempre all’origine diun sinistro ci sono un errore umano,una leggerezza, la sopravalutazionedelle proprie capacità di guida, l’inos-servanza di norme elementari o peggiol’uso di alcolici o sostanze stupefacenti. Per l’impegno profuso, per l’anno2008, l’ormai tradizionale PremioAmico Forze dell’Ordine, è stato conse-gnato domenica 5 ottobre 2008 in con-comitanza con le premiazioni deltorneo di calcio “Trofeo Ponte diRialto”, alla Presidentessa della sezioneveneziana dell’Associazione FamiglieVittime della Strada, Signora PierinaGuerra, amica e socia dell’Unione Na-zionale Cavalieri D’Italia.

Filomeno Porcelluzzi

Le Fiamme Azzurre

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AttivitàAnppe

Venezia

Premio Amico Forzedell’Ordine 2008

Rovigo: Torneo di calcio

a 5 “Cittadini

del mondo”

Si è svolta sabato 14 marzo 2009, pressoil Palazzetto dello Sport di Rovigo unagrande serata sportiva con le finali della4ª edizione Provinciale di calcio a 5, de-nominata Cittadini nel mondo.Alla manifestazione hanno partecipato 12squadre, suddivise in 2 gironi: la vinci-trice è risultata l’Albania che ha superatoil Marocco per 8 a 6, dopo i calci di ri-gore. Sono intervenute alla manifesta-zione varie Autorità Civili di diversicomuni limitrofi. Alla premiazione ha preso parte anchel’A.N.P.Pe. di Rovigo, con il SegretarioRoberto Tramacere, che ha voluto testi-

moniare la sua presenza donando unabellissima targa agli Organizzatori delTorneo. Un particolare ringraziamento al Sig.Ciro Liotto Coordinatore dell’Organizza-zione e Agente di Polizia Penitenziarianella Casa Circondariale di Rovigo. ✦

Aprile 2009

Le variefoto docu-mentanol’attivitàdella Se-zioneAnppe diVenezia

Polizia Penitenziaria - SG&S n. 161 - aprile 2009

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Si è tenuto domenica 19 ottobre 2008il 14° raduno della sezione UNCI diVenezia. Dopo la Santa Messa la cerimonia siè spostata nel teatro di San Giobbealla presenza di autorità civili e mili-tari. Un’occasione per ripercorrere e ri-scoprire assieme agli iscritti il signi-ficato dell’essere oggi Cavaliere, concostante impegno in campo socialema soprattutto con la consapevolezzadei valori di solidarietà e onore nelquotidiano. La Sezione di Venezia della nostra As-sociazione ha partecipato alla mani-festazione con un’ampia delegazione,più di ottanta sono stati i diplomi as-segnati ai nuovi soci, tra i quali ancheappartenenti all’Anppe veneziana. Su proposta della Segreteria LocaleA.N.P.Pe, è stato concesso il diplomadi socio onorario al papà del lagu-nare Matteo Vanzan, caduto eroica-mente in Iraq.

Con un 4-2 dopo i calci di rigore si èconcluso il 5° Trofeo Ponte di Rialto, ilTorneo di calcio a cinque organizzatodall’ANPPe Venezia, in collaborazionecon l’Associazione Rialto Mio, patroci-nato dal Comune di Venezia e dal-l’Unione Nazionale Cavalieri d’Italia. Il successo è andato alla compagine dellaPolizia di Stato, che ha avuto la megliosulla rappresentative dell’AssociazioneRialto Mio. La nostra rappresentativa si è classificataal terzo posto superando la Media Venetonella finalina utile per il podio. Miglior giocatore del Torneo è stato pre-miato il collega Carangella.

Nella Scuola Grande di SanGiovanni Evangelista si è svoltala cerimonia celebrativa dellafesta del Corpo di Polizia Peni-tenziaria a Venezia. La strut-tura risalente alla fine delTrecento si fa notare per ilportone d’ingresso che im-mette in un cortiletto; la co-struzione accomuna diversistili, dal Trecento al Quattro-cento avanzato. Ristrutturatanel XVII secolo, risalgono aquell’epoca il salone di San

Giovanni, molto scenografico, e lo sca-lone monumentale, splendido, comel’Oratorio della Croce, adiacente. Oggi, si tratta essenzialmente di unasala da concerti in una cornice stu-penda. Visitabile solo domenica e lu-nedì, con visita guidata, in questasplendida e storica cornice. L’Anppe Venezia ha presenziato alla ce-rimonia con ampia delegazione e pro-prio labaro. Durante la cerimonia èstato premiato con lode l’AssistenteLanza Raffaele, in forza allabase navale di Venezia, eneo socio dell’Anppe, con laseguente motivazione: «Li-bero dal servizio mentretransitava in una via citta-dina, con prontezza d’in-tervento e spirito diiniziativa, dopo un breveinseguimento bloccava esuccessivamente arrestavaun individuo resosi respon-sabile di un furto di capod’abbigliamento sottratto al-l’interno di un esercizio com-merciale».

l’Unione NazionaleCavalieri d’Italia illustra l’impegno sociale e consegna i diplomi ai nuovi soci

Celebrata la Festadel Corpo in unastorica cornice

organizzato dall’Anppe

e dall’associazione

Rialto Mio

Torneo di calcio a 5“Ponte di rialto”

Lecce: M.G.A. al “Security Expo”

untuale la presenza della PoliziaPenitenziaria nei giorni scorsi allaterza edizione della Security Expoche si è svolta nella zona fieristica

di Galatina (LE). Nello stand allestito in maniera funzio-nale è stato predisposto un grande spaziodestinato alla difesa personale, dove sisono succedute le esibizioni degli Assi-stenti Capo Claudio Pellegrino e BrunoFina e degli Assistenti Vitantonio Sacco eArmando Nassi, tutti Istruttori della Po-lizia Penitenziaria della Puglia. La parte-cipazione del componente dellaCommissione Tecnica Nazionale MGA FI-JLKAM, Maestro Enzo Failla, che ha por-tato i saluti del Presidente MatteoPellicone, ha sottolineato l’interesse della

Federazione per lo sviluppo della disci-plina e per una costante collaborazionecon il Dipartimento dell’AmministrazionePenitenziaria. Nel corso dei quattro giornidell’importante manifestazione, sonostate illustrate agli operatori del settoreed a tutti i visitatori le tecniche di autodi-fesa previste dai tre livelli dei programmifederali, caratterizzate dal facile appren-dimento e dalla grande efficacia. È statosottolineato, anche per le Forze di Polizia,l’ambito di istruzione del Metodo Globaledi Autodifesa indirizzato alla sicurezza,alla difesa ed alla prevenzione, non sce-vro dal carattere educativo e dai principietici di base sempre presenti e propridelle discipline federali. Nell’occasione,si è evidenziato il progetto formativo più

dalle Segreterie

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complessivo previsto che, alla prevalenteformazione pratica in palestra, sviluppatadai qualificati Istruttori MGA del Corpo,aggiunge l’elaborazione e lo studio dimoduli didattici teorici/normativi, volti almiglioramento delle competenze profes-sionali nella gestione degli eventi criticied all’accrescimento dell’equilibriopsico-fisico e dell’autostima. Presente alla kermesse anche il sottose-gretario al Ministero dell’Interno AlfredoMantovano che si è trattenuto a lungo,piacevolmente e con interesse, nellostand della Polizia Penitenziaria.

manifestato il loro disagio lavorativo eprofessionale. La protesta è nata da una gravissima ca-renza organica di uomini e donne, afronte di un continuo e costante sovraf-follamento di detenuti, e dall’ennesimorifiuto da parte del Provveditore Regio-nale del Piemonte e della Valle d’Aosta,di far retribuire al personale il lavororeso oltre le 36 ore settimanali previstedal contratto. Il personale della Polizia Penitenziariaha chiesto al Provveditore Fabozzi unconfronto per risolvere le problemati-che lavorative del personale.

Torino: protesta del personale

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Trapani:Congresso Provinciale Sappe

Si è tenuto, nel mese di marzo 2009, il primo congresso Provinciale del Sappedi Trapani.La manifestazione si è svolta presso il vecchio carcere di San Francesco.All’unanimità, è stato eletto Segretario Provinciale l’Isp. Di Marzo Andrea, mentrePietro Fortunato, ex Segretario Provinciale è stato nominato Vice Segretario Re-gionale e si è congratulato con tutti i componenti della Segreteria per la fiduciaaccordatagli.

Velletri: ilSappe saluta

e ringrazia

il Direttore

Makovec

La Segreteria S.A.P.Pe. della C.C. di Vel-letri saluta e ringrazia a nome di tuttoil personale di Polizia Penitenziaria ildott. Giuseppe Makovec per averlo so-stenuto ed essere stato sempre al suofianco nei momenti difficili.«Congratulazioni per la tua pensionedott. Makovec, ma sappi che lasceraiun grande vuoto in ufficio: la tua com-pagnia ed il tuo contributo ci manche-ranno molto. Grazie Peppino».

Il 3 marzo 2009, avanti gli Uffici delProvveditorato Regionale di Torino, cin-quecento poliziotti penitenziari hanno

La Segreteria Regionale della Liguria delSappe esprime soddisfazione per la vit-toria dell’agente scelto Gaetano Labale-stra alla trasmissione IRaccomandati di Rai Uno.Il nostro collega, lo ricor-diamo, non è nuovo a risul-tati ottenuti nell’ambitodello spettacolo, come latrasmissione La Corrida, laBotola ed altro. Con la suamelodica e bellissima voceancora una volta ha datoprova encomiabile della sua bravura, fa-cendosi largo alla trasmissione I Racco-mandati in onda su Rai Uno. In tale prospettiva la Segreteria Regio-

IL COMANDANTE

In tutta sincerità gestire tante unità porta a sbagliare con maggiore probabilità. Può essere gratificante e stimolante analizzare una casistica intrigante. Quando il problema è ridondante è difficile trovare la soluzione rispondente. Il tuo primo pensiero ordinario non deve essere lo straordinario. Tutti pendono da te, sei il comandante sempre proteso al gesto conciliante. Ogni tanto si precipita in ufficio un emissario che, quando gli fa comodo, cerca un commissario. Quando invece pensa ad una violazione di diritto, parte in quarta, e ti presento subito lo scritto. Il tuo potere è valutato e consacrato se non vivi all’ombra di un solo sindacato. Sei capace, intelligente, preparato o bello, decide del tuo destino un semplice interpello. Con te la tua esperienza in dotazione sei chiamato a trovare la giusta soluzione, guai a sperare in un trattamento di missione. Tieni allora tutti in scacco sino al termine del distacco. Ti sottoponi al gran supplizio ogni mattina alla conferenza di servizio. Poi nel trovare la giusta motivazione conduci tutti alla perquisizione. Del giorno prima ogni lagnanza te la riporta l’ispettore di sorveglianza. Di ogni gesto premonitore ne dai notizia al direttore, sentendo poi l’educatore. Quando poi sei di brutto incavolato ti scontri con il medico incaricato. Di ogni questione svisceri il contenuto dopo aver ascoltato le lamentele del detenuto, e al sindacalista aver dato il benvenuto. Qualcuno manca, strano, ecco puntuale il cappellano. Se poi dirimere vuoi qualche stranezza ti fai un giretto nell’alta sicurezza. Per non farti mancare mai gente hai ospitato i malati di mente. Quando decidi di migliorare l’umore ecco la grana del collaboratore. Se alla fine non vi è più niente ritorna alla carica il buon dirigente. Appena decidi di metterti in sesto ecco puntuale da fare un arresto. Per non trascurare la comunicazione sollecita ogni giorno una traduzione. Ogni dissidio riduci in poltiglia la speranza è che non ricada in famiglia. E’ bene però che devi sapere che tutto questo è il tuo dovere. Sempre la calma devi tenere ogni cosa la fai con piacere. Se casomai commetti un errore la piazza risponde con grande clamore. Chi suggerisce la giusta soluzione: una pronta e veloce rimozione. Qual è il giusto anatema che definisce l’annoso problema? Forse quello di meno lavorare al fine di poco sbagliare? Non vedere, non sentire, non patire, la giusta ricetta per non soffrire. La ricerca della verità non disgiunge dalla tua capacità, di perseverare con caparbietà, nella tua azione di libertà. Rivendica la giusta sintonia di un lavoro con maggiore autonomia. Far prevalere criteri di meritocrazia per consolidare i principi di democrazia. Brutta vita comandare in galera almeno ci fosse l’avanzamento in carriera. Sappi infine che per esser giudicato capace non devi esser persona loquace. Non tralasciare il minimo pretesto affinché nel giusto profilo di contesto, prevalga il giudizio di uomo modesto.

M. Fioretti

Como: Operazione di P.G.

Nel mese di aprile 2009 è stata portata atermine con grande soddisfazione delpersonale un’operazione di polizia giu-diziaria, coordinata dal Comandante delReparto e dal personale del Gruppo Ci-nofili (cani antidroga), i quali hannocondotto in breve tempo al fermo di per-sona e al successivo suo arresto. La notizia ha avuto la massima conside-razione tra il personale della Polizia Pe-nitenziaria di Como. Il buon esitodell’operazione si è avuto grazie alla col-

laborazione del Gruppo Cinofili, del Re-parto Colloqui e dell’Ufficio Comando,che hanno contribuito in maniera deci-siva alle operazioni di indagine e alleperquisizioni. Nella circostanza, vi èsenza dubbio una manifestazione digrande professionalità e potenzialità delpersonale della Polizia Penitenziaria diComo, il quale ha ottenuto risultati rile-vanti. Il SAPPe ha proposto per il perso-nale coinvolto un riconoscimentoufficiale per il lavoro svolto.

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Alcuni iscritti della Sezione Anppe di Rovigo si sono accorti che sulla lapide in me-moria dei nostri Caduti nell’adempimento del dovere esposta al Dipartimento del-l’Amministrazione Penitenziaria non figurano tutti i nominativi delle vittime, comeriportati, invece, nella lista pubblicata nel Calendario del Corpo 2007. Riteniamo doverosa una spiegazione dei vertici dell’Amministrazione, tenuto contoche la lapide del DAP è quella ufficiale e quindi dovrebbe essere completa di tutti,ma proprio tutti, i nostri Caduti.

Rovigo: Lapide ai caduti posta al DAP

Sanremo: Poliziotto Penitenziario

vince a “I raccomandati”

nale, quella Provinciale e quella Localedel Sappe Liguria, esprimono apprezza-mento ed entusiasmo al carissimo Gae-

tano Labalestra, in servizioeffettivo presso il Comandodi Polizia Penitenziaria dellaCasa Circondariale di San-remo, collega che ha sempremanifestato con gioia ed or-goglio profondo la sua ap-partenenza alla PoliziaPenitenziaria, oltre a dimo-strare un talento particolare

per il canto riuscendoci appieno e conpopolare gradimento. Bravo Gaetano,tutto il Sappe è con te e con il tuo migliorfuturo, un in bocca al lupo sempre!

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Lara Liotta

[email protected]

Redazione sportiva

l Pala Milone di Crotone il 4 e 5aprile, la 64° edizione dei cam-pionati italiani assoluti di judomaschili, la 43° per la rassegna

femminile.Nella città calabrese meravigliosamentericca di bellezze naturali, e nella regionefortemente legata alle arti marziali pervia dei fratelli Pellicone, Matteo e Giu-seppe, rispettivamente presidente dellaFijlkam e presidente del settore karatedella stessa federazione, le Fiamme Az-zurre erano presenti con uno squadronecomposto dai “soliti noti”, i big dellacompagine maschile quattro volte cam-pione d’Italia a squadre, e una rappre-sentanza di tre nuove leve del teamfemminile, arruolate da pochi mesi e giàbravissime a guadagnare uno spazionelle cronaca sportiva più trionfante peri nostri colori nella rassegna nazionale.

Ad accompagnare il gruppo c’era anchel’appassionato segretario della sezione,il Commissario Francesco Pennisi, chegiornalmente dedica tempo del suo la-voro ed idee alla crescita del team, edavvero all’appuntamento non sarebbemai voluto mancare. Sempre dalla segre-teria delle Fiamme Azzurre, il vice so-vrintendente Stefania Parrelli è stata unaltro sostegno dei ragazzi e delle ragazzea bordo tatami.La gara è stata appassionante e combat-tuta come si conviene a quella che an-nualmente rappresenta la massima

mian Waser regalando così il titolo a sestesso alle Fiamme Azzurre con viva sod-disfazione del duo tecnico Tamanti-Rea.Anche Felice Mariani, DT della nazionaledi judo ha molto apprezzato l’incontro elo spessore dimostrato da Francesco.Questo il suo commento sulla primagiornata di gara e la finale: «La finalepiù bella delle prime tre di questa gior-nata. Un match entusiasmante moltotecnico con un Waser alla sua primafinale in un assoluto. La gara è comin-ciata con un waza ari di morote, poila rimonta di Waser con uno yuko diuchi mata ma Faraldo ha saputo do-sare con audacia il vantaggio difen-dendolo fino al termine dellafinalissima che gli ha permesso di gua-dagnarsi il gradino più alto delpodio».Nella stessa categoria 11° posto per Fa-brizio Lippiello.Nei 73, assente Francesco Bruyereormai al cambio di categoria e schieratoinvece negli 81 kg , il fratello AlessandroBruyere e Matteo Celesti, nuovi anch’essinei 73 kg, sono giunti al decimo postopagando dazio di una categoria tutta dascoprire e da interpretare. Sarà soloquestione di tempo, nessun timorequindi.Stessa sorte è toccata a FrancescoBruyere per motivi di cambio di pesocertamente, e anche perché a volte è pro-prio questione di occasioni centrate omancate perché una gara prenda unapiega positiva o si ritorca contro l’atletache vi è impegnato.Nella semifinale contro Marconcini, ca-rabiniere, in vantaggio a 40” dalla finetutti da gestire con una esperienza checertamente non gli fa difetto, Francescoha tentato comunque di scrivere la pa-rola fine sul match chiudendo la praticacol giovane toscano. Purtroppo questotentativo gli è costato un accesso in finalequanto mai alla sua portata.

lo Sport

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Crotone: 4 e 5 aprile 2009

Campionati italiani assoluti di Judo

Nella foto:il Commis-

sario Francesco

Pennisicon le

atlete delJudo

competizione nazionale della disciplinain Italia.Per noi un’autentica pioggia di medaglietra gara maschile e femminile, in più, ititoli assoluti conquistati sono stati benquattro: tre negli uomini, uno tra ledonne.Partendo dai pesi più bassi della garadegli uomini, Marco Caudana nei 60 kgperde di misura una finale contro il ca-rabiniere Andreoli che poteva essere age-volmente sua in base ai valori sulla cartadei due contendenti. E’ comunque un ar-gento, ma questa costatazione non fatela,perché non consola, a chi ha la co-scienza della sua possibilità di arrivareal top.Assente l’altro neo acquisto del judo nei66 kg Alessandro Belverato a causa diinfortunio, senza più contare a questopeso di Alessandro Bruyere salito nei 73kg, l’attenzione si è spostata su FabrizioLippiello e sull’ormai autentico padronedi casa della categoria, il nostro France-sco Faraldo.E’ suo il titolo della gara tricolore 2009.In carriera in fatto di scudetti individualisale a quota quattro, mostrando una ma-turità ed una sicurezza che lo rendonodifficile da affrontare e temibile per qua-lunque avversario di livello.Nella sua categoria peraltro gli avversariostici non mancano mai come quasisempre avviene nei pesi medi, più tecnicie meno fisici rispetto alle categorie alte.Francesco nei quarti ha incontrato unosso duro delle Fiamme Oro: Elio Verdein prova nei 66 kg dopo una lunga mili-tanza nei 60. Il nostro portacolori, presele misure con l’altro suo conterraneo na-poletano, vi è giunto in parità al terminedel tempo regolamentare, finendo al gol-den score prima, e al giudizio arbitralepoi.L’antei, così si chiama tale giudizio, hadato ragione a Faraldo che in finale hapoi battuto il finanziere italo svizzero Da-

Il bronzo di Giovanni Alessio semprenegli 81kg è venuto a consolarci scintil-lante e meritato.Nei 90kg a Lorenzo Bagnoli è arrivato ilprimo titolo nella categoria, dopo unalunga militanza di successo negli 81kg.E’ sicuramente suo il posto per i pros-simi Giochi del Mediterraneo di Pescara.In finale, dopo un percorso assai pocoaccidentato grazie al suo valore, controil carabiniere Tomasetti ha centrato unippon da antologia dopo solo mezzominuto.Altro titolo da festeggiare è stato quellodi Alberto Borin il cui oro potrà essereun modo importante per aver definitiva-mente chiare le sue possibilità di farbene soprattutto in considerazione del-l’illustre finalista contro cui ha trionfato:il cubano naturalizzato Despaigne. Tito-lato ai Giochi Olimpici e ai Mondiali nonha impensierito Borin che ha saputo te-nerlo a bada sino alla fine, spuntandolagrazie a due sanzioni di troppo dell’altroche gli hanno consegnato il gradino piùalto. Nei 90kg Simone Tamanti ha confermatodi essere in costante evoluzione perso-nale ed in crescita tecnica sfiorando dipoco un podio probabilmente suo conun po’ di convinzione in più. Nei 100kg Giovanni Antignani cede nel-l’incontro iniziale contro Fabrizio Noseied il suo assoluto è terminato lì.Nella gara femminile di domenica con126 atlete in totale, le Fiamme Azzurre,orfane di Paola Boz atleta, di cui si con-tava l’ultimo titolo assoluto nel 2003 eormai coach valida delle nuove leve,hanno ritrovato tante speranze rosa gra-zie al recentissimo reclutamento di cui siaccennava sopra.Un oro un argento ed un bronzo. Treatlete e tre medaglie di tutti i metalli pos-sibili, come inizio non c’è male davvero.Nei 48 kg è arrivato il titolo di Elena Mo-retti vincitrice in finale contro “un gi-gante” della categoria compatibilmentecon il peso basso: Valentina Moscat ar-gento europeo del 2007.Elena non ha avvertito alcun timorereverenziale e alla fine ha avuto lameglio ponendosi di prepotenza inuna posizione di rilievo tra l’élite ita-liana del judo rosa sicuramente datener presente in vista di una sua pro- 27

babile e futura convocazione in azzurro.Medaglia prestigiosa è stato pure l’ar-

gento di Marisa Celletti nei 78 kg. Unapiazza d’onore maturata dopo una vi-gilia in cui il peso dell’esordio avevapesato non poco sulla tranquillitàdell’atleta, ed un incontro tiratissimofino al termine del tempo regolamen-tare in parità. Al golden score controla fiamma gialla Assunta Galeone ce-

derà di poco, e le sue lacrime alla finedel match, se da un lato sono il segno diuna comprensibile delusione, rappre-sentano dall’altro la consapevolezza chele sorti del prossimo scontro diretto po-tranno sicuramente aver per lei un esitodiverso, speriamo a lei favorevole, sicu-ramente non scontato.Sharon Dinasta nei 63kg appannaggiodell’atleta di colore parmense EdwigeGwend, non ha avuto un percorso facilein una categoria valida per i Giochi delMediterraneo a favore della vincitrice epertanto combattutissima e dura.Nonostante tutto la torinese ha trionfatoper ippon il match che portava al terzogradino del podio contro Giorgia Ingra-valle. C’è da precisare che, dopo averperduto la possibilità di accedere alla fi-nale con un percorso fino ad essa nettodi sconfitte, dovendo portare a terminenei recuperi un numero di incontrispesso superiore rispetto a quello che sidisputa per le prime due posizioni, Diosolo sa quanto è dura mantenere la con-centrazione e vincere la finalina per ilbronzo.Bravissime le donne appena arrivate e giàforiere di ottimi piazzamenti, sicura-mente ancora una volta bravi i ragazziprotagonisti della gara maschile su spen-diamo ancora qualche parola.In un’edizione caratterizzata da 5 podimaschili che sono meno dei 7 di Monza2007, ma con ben 3 i titoli raggiunti dainostri in quel di Crotone, si è toccato ilrecord di titoli conquistati nel corso dellostesso campionato assoluto.Nella gara femminile il record dei trepodi nella stessa rassegna tricolore è fa-cilmente intuibile, e, sommando a fattorcomune tutti i risultati raggiunti dal teamdelle Fiamme Azzurre, la conta delle me-daglie arriva complessivamente a 8 cidice che il nostro club porta a casa ben4 ori, 2 argenti e 2 bronzi.

Nelle foto:FrancescoFaraldo,LorenzoBagnoli,AlbertoBorin,Marco Caudana,FrancescoBruyere,Una fasedella pre-miazione e il podiodi Elena Moretti

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lo Sport

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Sempre a proposito dei ragazzi, cam-pioni d’Italia a squadre 2005 ad Asti, nel2006 a San Giustino , nel 2007a Mantovae, quarto titolo di fila, nel 2008 a Spello,un grazie particolare per quanto hannosaputo donare e donano a tutt’oggi algruppo sportivo e alla crescita della se-zione.

Se il judo italiano è ad oggi uno deglisport di più alto livello del nostro Paese,lo dobbiamo anche alle tante perle delleFiamme Azzurre, che non avranno ma-gari il risalto dei calciatori nelle crona-che sportive o della loro immagine nelletrasmissioni televisive, ma senz’altrohanno contribuito e contribuiranno ache la disciplina cresca sempre di più inItalia e a livello internazionale grazie aduna scuola di elevato profilo ed interpretiquali sono i nostri ragazzi che tengonoalto l’onore della Polizia Penitenziaria edello sport azzurro rifornendo con pre-stigio le squadre del team nazionale negliappuntamenti che contano.

Nello specifico non si può mancare di ri-cordare le imprese del capitano France-sco Bruyere, vice campione del mondoal Cairo nel 2005 e unico italiano mairiuscito a vincere in Giappone niente-meno che la Jigoro Kano Cup, il torneointitolato al padre del judo con un ipponche indelebilmente lo ha proiettato nellastoria della competizione e del judo ita-liano; ma per non essere ingiusti con tuttigli altri campioni che ugualmente hannocontribuito ai successi di una squadrache ha visto la luce nel 1999 e da alloraè in costante ascesa nel Gruppo Sportivodella Polizia Penitenziaria, a tutti, per illoro contributo, per la loro forza, per ilori sacrifici e per i loro risultati… gra-zie e sempre ad majora!

In alto lasquadra di

judo alcompleto

Marisa Celletti

SharonDinasta

risultati maschili60kg: 1. Fabio Andreoli, 2. MARCO CAUDANA, 3. Amedeo Accorsi e Fabrizio Piatti, 5. Andrea Pastorelli e Roberto Maserin66kg: 1. FRANCESCO FARALDO, 2. Damian Waser, 3. Elio Verde e Yuri Contegreco, 5. Ludovico Coronese e Antonio Chianese, 11. FABRIZIO LIPPIELLO73kg: 1. Luca Poeta, 2. Fabrizio Chimento, 3. Marco Maddaloni e Giovanni Di Cristo, 5. Andrea Regis e Guido Carnebianca, 10. MATTEO CELESTIe ALESSANDRO BRUYERE81kg: 1. Antonio Ciano, 2. Matteo Marconcini, 3. GIOVANNI ALESSIO e Giovanni Carollo, 5. FRANCESCO BRUYERE e Domenico Porcari90kg: 1. LORENZO BAGNOLI, 2. Bruno Tomasetti, 3. Pablo Tomasetti e Walter Facente, 5. SIMONE TAMANTI e Tommaso Mucchi100kg: 1. ALBERTO BORIN, 2. Yosvane Despaigne, 3. Giovanni Parisi e GianlucaGiaccaglia, 5. Pasquale Iavazzo e Nicandro Buono, 9. GIOVANNI ANTIGNANI

classifica a squadre: 1° Carabinieri, 2° Fiamme Azzurre, 3° Fiamme Gialle

48kg: 1. ELENA MORETTI, 2. Valentina Moscat, 3. Ilaria Ugon e Tiziana Salvatore, 5. Giulia Mongiello e Moira Giusti63kg: 1. Edwige Gwend, 2. Flavia Paganessi, 3. SHARON DINASTA e Valentina Giorgis, 5. Giorgia Ingravalle e Giorgia Mancioffi78kg: 1. Assunta Galeone, 2. MARISA CELLETTI, 3. Roberta Basile e Gilda Rovere,5. Eva Prayer ed Eleonora Lorenzi

classifica a squadre: 1° Fiamme Gialle, 2° Akiyama - Settimo Torinese, 3° Fiamme Azzurre

Judo in giapponese significa “via della cedevolezza” (ju= cedevole e do= cammino).Questa antichissima arte marziale è stata elaborata da Jigoro Kano fondendo i principidi un’altra arte marziale affine, il ju-jitsu.Si combatte senza l’ausilio di armi. Secondo gli storici ci deriva dalla Cina per poi esserestato perfezionato dai giapponesi e da essi diffuso in tutto il mondo.Nel 1964 viene inserito nel programma dei giochi olimpici e nel 1972 vi farà parte invia definitiva.Nel Judo esistono diverse classi di agonisti divise per età: i cadetti hanno 15, 16 anni;gli juniores 17,18 e 19 anni; i seniores da 20 a 35 anni. Le categorie di peso sono,per i seniores maschi, chilogrammi 60; 66; 73; 81; 90; 100 ed oltre 100; per le femminedi chilogrammi 48; 52; 57; 63; 70; 78 ed oltre 78. Le stesse categorie di peso sono pre-viste per le competizioni internazionali, nonché per i Giochi Olimpici: vengono perciòassegnate 14 medaglie d’oro con la partecipazione massima di 386 atleti.I primi campionati italiani vengono disputati a Roma nel 1924; i primi campionati eu-ropei nel 1951 a Parigi e la prima rassegna iridata nel 1956 a Tokio in unica categoria.

risultati femminili

il Judo: curiosità

Tutta colpa di Giuda

uasi una novità cinematografica assoluta, Tutta colpa diGiuda fonde per la prima volta i due generi prison-movie e musical con leggeri toni di commedia.Il regista Davide Ferrario, forte di una personale espe-

rienza di volontariato nel carcere di Milano, ha realizzato cosìun’opera molto originale per il cinema italiano. Lo stesso registaha dichiarato più volte che si tratta di un film nel carcere e nonsul carcere per sottolineare come egli non abbia voluto realizzareuna pellicola di denuncia, ma soltanto un bel musical ambientatoin carcere soltanto per esigenze di copione.La storia racconta di una giovane regista teatrale da sempre at-tenta alla sperimentazione, Irena Mirkovic, che attraversa unafase di crisi sentimentale con il compagno Cristiano dal quale sista per separare. Proprio per distaccarsi da Cristiano, decide diaccettare la proposta di don Iridio, cappellano di un carcere, chegli ha chiesto di mettere in scena un musical sulla passione diCristo, con il coinvolgimento in qualità di attori dei detenuti.Il progetto ottiene il benestare del direttore del carcere ma verràostacolato in tutti i modi da suor Bonaria (una inedita LucianaLittizzetto in un ruolo serio), personaggio piuttosto duro ed in-sensibile, che si occupa tutti i giorni dei detenuti distribuendosantini di padre Pio e dispensando reprimende.Ovviamente, la giovane regista incontrerà moltissimi problemi apartire dalla scelta degli interpreti. Infatti, i detenuti accettano di partecipare al progetto ma quandogiunge il momento di assegnare le parti nessuno intende inter-pretare Giuda, per il semplice motivo che l’apostolo è il traditore,cioè l’infame per eccellenza. A questo punto Irena deciderà, di-sorientando lo stesso don Iridio, di riscrivere il vangelo senzaGiuda, immaginando una passione di Cristo che non conduceinevitabilmente alla croce. Il film è stato girato in gran parte al-l’interno del carcere LoRusso-Cotugno (ex Le Vallette) di Torinoe si è avvalso anche della partecipazione di veri detenuti e di per-sonale del Corpo di Polizia Penitenziaria.

Cinema dietro le sbarre

Sopra, lalocandina

a lato, alcunescene

del film

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La scheda del FilmRegia: Davide FerrarioSoggetto e sceneggiatura: Davide FerrarioFotografia: Dante CecchinMusiche: Fabio BaroveroMontaggio: Claudio Cormio Scenografia: Francesca BoccaCotumi: Paola RoncoProduzione: Davide Ferrario per Rossofuoco, Film Commission Torino PiemonteDistribuzione: Warner Bros. ItaliaPersonaggi ed Interpreti:Irena Mirkovic: Kasia SmutniakLibero Tarsitano: Fabio TroianoDon Iridio: Gianluca GobbiSuor Bonaria: Luciana LittizzettoCristiano: Cristiano GodanoPezzi: Valentina TariccoCecco: Francesco SignaGipsy: Paolo CiarchiWorker: Christian KonabitèGenere: Commedia - Durata: 102 minuti - Origine: Italia 2009

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a cura diG. B. De Blasis

Giulia non esce la sera

robabilmente critici molto più seri di me storceranno ilnaso di fronte alla decisione di considerare un prisonmovie l’ultimo film di Giuseppe Piccioni, Giulia non escela sera.

A dire il vero, non posso negare di trovarmi di fronte ad una for-zatura, in considerazione del fatto che il film è stato girato quasiinteramente all’esterno di un istituto penitenziario. Ma il fattostesso che la protagonista femminile del film è, in realtà, una de-tenuta in semilibertà mi da la licenza di considerare comunque lapellicola di Piccioni una pellicola del genere carcerario.La storia del film è sicuramente ispirata ai clichè di Nanni Moretti(l’intellettuale in crisi creativa che sogna di fare un musical, la pi-scina come ambiente di ritrovo, il matrimonio in crisi, la figlia af-fetta da bulimia, l’amante nevrotica) e racconta di Guido (ValerioMastandrea) che è uno scrittore di successo in crisi creativa, ilcui ultimo libro è entrato nella cinquina dei finalisti di un presti-gioso premio letterario senza alcuna possibilità di vittoria e di Giu-lia (Valeria Golino) che è reduce dallo sfacelo della propria vitadopo aver abbandonato figlia e marito per un altro uomo che hafinito per uccidere. Giulia, infatti, è colei che non può uscire lasera perché è stata condannata per l’omicidio dell’ amante chevoleva lasciarla dopo che per lui aveva rovinato la propria vita.Giulia è anche l’insegnante di nuoto di Guido.Tra i due nasce ben presto una relazione costellata di zone d’om-bra. La donna, suo malgrado, vive una doppia vita perché di giornolavora in piscina e la notte è costretta a rientrare in carcere doveé detenuta in regime di semilibertà.Prende corpo, così, il confronto tra l’intellettuale che conosce isuoi limiti e la povera donna che paga la forza dei propri senti-menti, due personaggi che oscurano tutto il resto della storia eche focalizzano il tema centrale del film: il coraggio o meno di ac-cettare le conseguenze delle proprie azioni.Dal loro confrontarsi emerge che Giulia quel coraggio lo possiedementre Guido non è mai riuscito a trovarlo.Sullo sfondo l’infelicità di coloro che stanno loro vicino, a comin-ciare dalle due figlie, quella di Guido, vistosamente sovrappeso, equella di Giulia, nevroticamente magra.

P

A fianco la locandina

sottoalcunescene delfilm

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La scheda del FilmRegia: Giuseppe PiccioniAltri titoli: The Prize - Il premioSoggetto: Giuseppe Piccioni, Federica PontremoliSceneggiatura: Giuseppe Piccioni, Federica PontremoliFotografia: Luca BigazziMusiche: Francesco BianconiLe musiche sono eseguite ed interpretate dai BaustelleMontaggio: Esmeralda Calabria Scenografia: Giada CalabriaCotumi: Maria Rita BarberaEffetti: Rodolfo Migliari, Fabio Traversari, GHOST SFX S.r.l.Produzione: Lionello Cerri per RAI Cinema,Luminare & Co.Distribuzione: 01 DistributionPersonaggi ed Interpreti:Guido Montani: Valerio MastandreaGiulia: Valeria GolinoBenedetta Montani: Sonia BergamascoCostanza Montani: Domiziana CardinaliFilippo: Jacopo DomenicucciEnrico Giussi: Jacopo BicocchiSofia: Sara TostiViola: Chiara NicolaEugenio: Fabio CamilliPadre Rosario: Sasa VulicevicBruno: Paolo SassanelliAgente: Lidia VitaleEva: Antonia LiskovaAttilia: Piera Degli EspostiGenere: Drammatico Durata: 105 minuti Origine: Italia 2009

• Realizzato con il sostegno del Ministero per i Beni e leAttività Culturali DGC italiano e il contributo della RegioneLazio FI.LA.S. S.p.A. in collaborazione con Toscana FilmCommission e Regione Toscana.• Suono: Remo Ugolinelli e Alessandro Palmerini.

Filmato shock su carceri trasmessoda tv sudafricanaIl governo di Harare chiede aiuto per quantisono detenuti nelle prigioni dello Zimbabwe,mostrati in un documentario trasmesso dallatelevisione sudafricana Sabc. Le immaginimostrano prigionieri emaciati, troppo deboliper stare in piedi, mentre mangiano come sepotessero a malapena portare il cibo allabocca. Attivisti per i diritti umani ed ex prigionierihanno sempre denunciato condizioni orribilinelle carceri del Paese, ma finora non eranomai state disponibili prove.Il produttore Godknows Nare ha trascorsoquattro mesi ad addestrare quanti hannofatto le riprese nelle prigioni, poi montate neldocumentario intitolato Hell Hole. In unascena si vede un uomo fermo in un cortile,con le costole e l’osso pelvico terribilmentesporgenti. In altre scene sono ripresi prigio-nieri emaciati, consumati da carenze vitami-niche, chiusi in celle dotate solo di copertee di sottili materassi. Nare precisa che la pri-gioni forniscono solo una ciotola di minestradi cereali, che i detenuti mangiano moltolentamente, come se fossero troppo debolianche per alimentarsi.L’Associated Press non ha potuto stabilire invia indipendente se la debolezza dei prigio-nieri sia causata dalle condizioni di deten-zione, oppure da malattie e malnutrizione.

Rischiano sfratto i detenuti del carcere di San Quintino I detenuti del famoso carcere californiano diSan Quintino rischiano lo sfratto. I 5300ospiti della prigione godono di una vista ma-gnifica sulla baia di San Francisco: il peni-tenziario venne costruito nel 1850 su unpromontorio isolato in mezzo al verde. Mala splendida posizione della prigione ha sti-molato le brame del mercato immobiliare,assecondate da alcuni membri del Parla-mento californiano. «Un carcere di mas-sima sicurezza non dovrebbe esseresituato su una proprietà costiera che puòvalere miliardi di dollari» afferma il sena-tore Jeff Denham, che ha proposto la venditadella prigione «Potremmo costruire, conuna parte dei ricavi della vendita, una pri-gione all’interno del territorio».

Il carcere di San Quintino, che possiedel’unica camera a gas della California, è situatosu un’ampia proprietà di oltre 200 ettari ecomprende circa 200 edifici, comprese abi-tazioni per 90 dipendenti della prigione. Lavendita del terreno dove si trova il carcere po-trebbe far confluire oltre un miliardo di dol-lari nelle affamate casse dello Statocaliforniano e questo ha reso l’iniziativa deltrasferimento dei detenuti gradita a diversiparlamentari che altrimenti non l’avrebberoappoggiata con tanto vigore. La chiusura delcarcere a beneficio del mercato immobiliareera già stata promessa nel 1971 da un altrogovernatore della California: Ronald Reagan.Ma non era stata mantenuta.

Libertà vigilata per i detenuti che seguono corso letteraturaSul fatto che i libri cambino la vita si può di-scutere fino allo sfinimento. L’esperienza in-segna che meno uno legge più crede allefavole. Come se l’avvicendarsi di storie e per-sonaggi funzionasse da vaccino: alla fine sicapisce che noi siamo qui, i libri stanno lì, eper diventare migliori - se questa è l’inten-zione - servono interventi più radicali. Eranodi diverso parere Robert Waxler e RobertKane - professore di letteratura inglese al-l’università del Massachusetts il primo, giu-dice di Corte suprema il secondo - quandoinventarono, nel 1991, il programma Chan-ging Lives Through Literature.Oggi praticato in otto stati americani, concedela libertà vigilata ai carcerati che si impegninoa frequentare un seminario di letteratura. Perun semestre, in ragione di due volte al mese,facendo con diligenza i compiti a casa. La Recherche può funzionare come e megliodel braccialetto elettronico che avverte la po-lizia quando il condannato si allontana dalperimetro stabilito, riassume Leah Price in unarticolo sul New York Times (molti lettori co-atti di Marcel Proust sarebbero d’accordo,purché protetti dall’anonimato garantito ai te-stimoni a rischio).Le lodevoli intenzioni e i risultati più che sod-disfacenti - se dobbiamo dar retta agli esperti- non riescono però a cancellare l’orribile ve-rità. Lettura e commento sono consideratiuna punizione: più lieve di altre, ma sempredi punizione si tratta. I libri servono per migliorarsi, per emen-darsi, per guardarsi dentro, per liberarsidalle cattive abitudini. Funzionano come ilprogramma dei Dodici passi adottato daglialcolisti anonimi o dai maniaci dello shop-ping. Sostituiscono la buona condotta. Garan-

tiscono uno sconto sulla pena. Vietato leggerliper svago e distrazione. E che a nessunovenga in mente, neanche per sbaglio, la pa-rola evasione. Per quella, c’è la lima nella pa-gnotta.

Cellulari in carcere coi piccioni intercettati dagli agentiCome in un film di gangster, anzi meglio. InBrasile, due piccioni viaggiatori sono stati in-tercettati da agenti penitenziari mentre sta-vano portando un cellulare smontato e uncaricatore a un detenuto del carcere di Soro-caba, in provincia di San Paolo. Lo rende noto la stampa brasiliana. Il viavai di piccioni nelle ultime settimane in-torno al carcere aveva suscitato dei sospettinegli agenti, che hanno voluto vederci chiaro.Gli agenti sono riusciti ad attirare due pennutie una rapida perquisizione ha fatto rilevarela presenza di sacchetti di plastica fissati sottole ali, con dentro pezzi smontati di cellulare,batteria e caricatore. I due piccioni sono poistati rilasciati per tentare di ricostruirne ilpercorso con l’aiuto di un elicottero; l’inse-guimento aereo però non è riuscito.Adesso gli agenti cercheranno di catturare unaltro piccione per montargli addosso un se-gnalatore satellitare. In una perquisizione alcuni mesi fa, nel car-cere di Sorocaba, dove sono rinchiusi 900detenuti, sono stati sequestrati oltre 700 te-lefonini.

Polemiche per altri 15 sospetti casi di tortureIl Parlamento britannico sta mettendo sottopressione il governo perché indaghi su altri15 possibili casi, oltre a quello dell’ex dete-nuto di Guantanamo Binyam Mohamed, incui i servizi segreti britannici si sarebberoresi complici di torture e maltrattamenti supresunti terroristi: è quanto riporta il quoti-diano britannico The Telegraph. L’ex detenuto di Guantanamo Mohamed af-ferma di essere stato torturato in Pakistan ein Marocco e che i servizi britannici - pur alcorrente della situazione - non sono interve-nuti per far cessare i maltrattamenti.I 15 nuovi casi riguardano presunti terroristifra i quali vi sarebbero anche dei cittadini bri-tannici, interrogati fra il 2002 e il 2004. I so-

dal Mondo...

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BRASILE

USA

ZIMBABWE

INGHILTERRA

spetti erano stati fermati in Pakistan su richie-sta delle autorità britanniche, ma erano statilasciati nelle mani dell’Isi (i servizi pakistani)prima di essere interrogati da funzionaridell’MI5; privi di qualsiasi assistenza legale oconsolare, erano stati rimpatriati senza al-cuna formale estradizione ed arrestati al loroarrivo nel Regno Unito. Nel luglio scorso al-cuni parlamentari britannici avevano chiestol’apertura di un’inchiesta sul ruolo dei servizinelle presunte torture inflitte in Pakistan a cit-tadini britannici.Il premier britannico Gordon Brown aveva di-chiarato alcuni giorni fa che se dovessero ri-sultare violazioni della legge da parte difunzionari dei servizi segreti la polizia valuteràl’opportunità di procedere a un’indagine pe-nale nei confronti dei responsabili.

Troppa droga nelle carceriDati ufficiali rivelano che i sequestri di droghenelle carceri scozzesi è cinque volte superiorealla media. Tra gennaio 2008 e marzo 2009ci sono stati 2.122 sequestri.Per Annabel Goldie, del partito Conservatore,il problema è peggiorato negli ultimi cinqueanni, e le carceri sono adesso inondate dalledroghe.I dati sono stati pubblicati su richiesta dellaparlamentare, che ha commentato: «E’ in-credibile la quantità di droga trovata nellecarceri negli ultimi cinque anni. I numerisono raddoppiati. Nel 2003 i sequestrierano 3 al giorno, negli ultimi anni sonostati più del doppio. E’ inaccettabile chenelle nostre prigioni ci sia cosi’ tantadroga».I Conservatori hanno proposto che all’internodegli istituti penitenziari ci siano delle aree incui i detenuti possano andare se intenzionatia disintossicarsi.«Dobbiamo aiutarli a disintossicarsi, in-vece di farli stare in luoghi dove non soloc’è droga, ma anche in abbondanza», haaggiunto la Goldie, che chiede pene piu’ se-vere per gli spacciatori all’interno delle strut-ture. «I colloqui dovrebbero avvenire dietroschermi di vetro, così da impedire ognicontatto tra i detenuti e i visitatori».Il portavoce del Governo ha dichiarato chenelle prigioni è già stato dimezzato l’uso deicellulari, usati spesso per gestire i traffici al-l’interno. «Il Governo è impegnato nellalotta alle droghe con la polticia della tolle-ranza zero per i consumatori e gli spaccia-

tori. Investimenti sono stati fatti pernuove tecnologie in grado di individuarelo spaccio di droghe».

Detenuto stupra psicologa All’ergastolo per violenza e omicidio, l’ha poi rilasciata Per alcune ore un pericoloso detenuto nelcarcere di Straubing, in Baviera, ha tenuto inostaggio e violentato una psicoterapeuta. Lavicenda si è conclusa all’alba, quando il de-tenuto, condannato all’ergastolo per un omi-cidio a sfondo sessuale, ha liberato la donna.La vittima è una psicologa di 49 anni ed èstata tenuta prigioniera per sette ore sotto laminaccia di un coltello. L’uomo, che oggi ha 51 anni, aveva uccisouna venticinquenne, e ha trascorso già 30anni in carcere.

Troppa detenzione preventiva e carceriinadeguateCondizioni delle carceri inadeguate in Russiae tempi della giustizia troppo lunghi, soprat-tutto per la custodia cautelare. Le critiche della Pace, l’Assemblea parlamen-tare del Consiglio d’Europa (Apce) vengonopronunciate oggi da Sabine Leutheusser-Schnarrenberger, relatrice per la Commis-sione giuridica e i diritti umanidell’organismo europeo. Parlando in una conferenza stampa a Mosca,Leutheusser-Schnarrenberger ha detto che itermini di custodia sono un problema nontanto del diritto russo, quanto della sua ap-plicazione. Chiedendo un più ampio utilizzodelle alternative alla detenzione in fase preprocessuale. Per quanto riguarda le condizioni in cui irussi sono detenuti nei centri di detenzionepreventiva e penitenziari, Leutheusser-Schnarrenberger ha affermato che la Corteeuropea dei diritti dell’uomo ha emanatouna serie di sentenze in materia: tali docu-menti dimostrano che la situazione non puòessere definita positiva. Allo stesso tempo, ha lodato la buona dota-zione finanziaria del sistema giudiziariorusso: nella giusta direzione il redditomedio dei giudici, abbastanza buono inconfronto con quelli di Regno Unito, Ger-mania e Francia.

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Funzionario sospeso per un certificato medico falsoIl Governo aveva sospeso l’uomo dalle suefunzioni motivando tale decisione con al-cune violazione dei doveri di servizio e peraver presentato «due attestazioni medicheda parte di un professionista straniero pergiustificare una sua assenza per malattia,poi risultate retrodatate» si leggeva nel co-municato stampa diramato la scorsa setti-mana. Interpellato dal giornale, LuigiPedrazzini ha dichiarato che «durante il col-loquio con i superiori il funzionario hadetto di essere stato incarcerato in Ma-rocco e ha pure indicato l’accusa che gli èstata mossa, ma ne ha negato la fonda-tezza». Ebbene, stando alle rivelazioni fatte da la Re-gione Ticino, l’uomo era stato in realtà in-carcerato in Marocco per presunti atti dipedofilia. Mentre si trovava dietro le sbarrein Nordafrica ha fatto mandare un certificatomedico al carcere della Stampa per giustifi-care la sua assenza dal posto di lavoro.Il ticinese, un uomo del Sopraceneri, insiemead un altro svizzero e un italiano, si eranorecati in vacanza ad Agadir, un centro turi-stico del Marocco. Avevano preso alloggio inuna casa nel quartiere di Charaf, un’abita-zione che - scrive il giornale - «sembrerebbeessere stata di proprietà di uno dei citta-dini elvetici, verosimilmente il sopracene-rino». Una casa che - stando alle rivelazioni- sarebbe stata sospettata di essere un luogodove si svolgevano incontri a sfondo pedo-filo, e per questo era stata tenuta sotto strettaosservazione dal reparto buoncostume delleforze dell’ordine locali, le quali dopo diversiappostamenti attorno alla casa hanno potutonotare un via vai di giovani ragazzi. Le per-quisizioni nell’abitazioni hanno permesso ditrovare preservativi e lassativi. In compagniadei tre c’era pure un marocchino 22enne.L’arresto dei tre uomini è finito anche sullepagine di Liberation lo scorso 26 gennaio,il quale aveva rivelato che il terzetto aveval’abitudine di mettersi in contatto con i mi-norenni del luogo pagando un intermediariodi Agadir. Stando a quanto scrive il quoti-diano bellinzonese i due svizzeri «sarebberostati condannati a scontare da due a tremesi di prigione e a pagare poco più di400 franchi di multa. Condanna simile peril giovane marocchino, scagionato percontro il cittadino italiano».

SCOZIA

GERMANIA

RUSSIA

SVIZZERA

la Letterapettabile redazione, ho sentitovoce dell’idea del Ministero didare in gestione gli spacci a nonso chi nell’intento di recuperare

personale da adibire e quindi sopperirealle carenze di unità negli istituti. Beh, se dovessi esternare la mia opinionepersonale, non basterebbero un centi-naio di pagine, ma una piccola sintesi,sperando di riuscirci e non essere ten-tato di divagare nell’oceano delle consi-derazioni che ho in merito, la voglioesternare: “SAREBBE UNA CAVOLATA!” Sono tra coloro che sostengono conforza la gestione dello spaccio a carico

della Polizia Penitenziaria. Sono uno diquelli che difende a spadatratta il benes-sere agenti, spazio indispensabile di di-ritto appartente alla Polizia Penitenziaria.Non sono quei 3,4 o 5 colleghi impiegatiallo spaccio che risolveranno i problemidelle gravi ed evidenti carenze di orga-nico. Saranno una semplice e misera goc-cia nell’oceano. L’Amministrazione sa dove e cosa fare. Lo sappiamo tutti cosa l’Amministrazionedeve fare. Consapevole che questa mia èe sarà comunque una semplice e millesi-male goccia nell’oceano, spero che al-meno l’oceano sia quello giusto.Difendiamo il diritto di gestione del no-stro benessere. Almeno questo. Saluti.

Lettera Firmata

Nulla quaestio sul sacrosanto diritto delpersonale ad usufruire di adeguati luo-ghi di ristoro, di ritrovo e di benessereall’interno degli istituti e dei servizipenitenziari, ma mi domando e do-mando al collega che ci scrive:«E’ giusto farlo sacrificando la dignitàdella divisa a vantaggio soltanto di chigestisce al Dipartimento dell’Ammini-strazione Penitenziaria i proventi e gliutili degli spacci? Ci sarebbe meno be-nessere agenti se gli spacci fossero ge-stiti in un altro modo?»Credo sarebbe davvero opportuno pro-muovere un sondaggio (o addiritturaun vero e proprio referendum) tratutto il personale per capire quale sial’opinione prevalente.

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Polizia Penitenziaria - SG&S n. 161 - aprile 2009

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IL MONDO DELL’APPUNTATO CAPUTO

Maggio 2009: Ionta presenta il piano carceri

e dopo un lungo

ed attento

periodo di studio

volevo illustrare

il mio piano di rilancio

dell’edilizia

penitenziaria...

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