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Poste Italiane S.p.A. Sped. in A.P. DL n.353/03 conv. in Legge n.46/04 - art 1 comma 1 - Roma aut. n. 30051250-002 www.poliziapenitenziaria.it anno XXII n. 227 aprile 2015 27° Consiglio Nazionale Sappe Governare il cambiamento ISSN 2421-2121

Polizia Penitenziaria - Aprile 2015 - n. 227

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27° Consiglio Nazionale Sappe, governare il cambiamento - Rivista ufficiale del Sindacato Autonomo Polizia Penitenziaria

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Poste Italiane S.p.A. Sped. in A.P. DL n.353/03 conv. in Legge n.46/04 - art 1 com

ma 1 - Rom

a aut. n. 30051250-002

www.poliziapenitenziaria.itanno XXII • n. 227 • aprile 2015

27° Consiglio Nazionale Sappe Governare il cambiamento

ISSN 2421-2121

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PoliziaPenitenziarian.227aprile2015

3sommario

Organo Ufficiale Nazionale del S.A.P.Pe.Sindacato Autonomo Polizia Penitenziaria

Direttore responsabile: Donato [email protected]

Direttore editoriale: Giovanni Battista de Blasis [email protected]

Capo redattore: Roberto [email protected]

Redazione cronaca: Umberto Vitale, Pasquale Salemme

Redazione politica: Giovanni Battista Durante

Comitato Scientifico:Prof. Vincenzo Mastronardi (Responsabile),Cons. Prof. Roberto Thomas, Donato Capece, Giovanni B. de Blasis, Giovanni B. Durante, Roberto Martinelli, Giovanni Passaro, Pasquale Salemme

Progetto grafico e impaginazione: © Mario Caputi (art director) www.mariocaputi.it

“l’appuntato Caputo” e “il mondo dell’appuntato Caputo” © 1992-2015 by Caputi & de Blasis (diritti di autore riservati)

Direzione e Redazione centraleVia Trionfale, 79/A - 00136 Romatel. 06.3975901 r.a. • fax 06.39733669

e-mail: [email protected]: www.poliziapenitenziaria.it

Le Segreterie Regionali del Sappe, sono sede delle Redazioni Regionali di: Polizia Penitenziaria-Società Giustizia & Sicurezza

Registrazione:Tribunale di Roma n. 330 del 18 luglio 1994

Cod. ISSN: 2421-1273 web ISSN: 2421-2121

Stampa: Romana Editrice s.r.l.Via dell’Enopolio, 37 - 00030 S. Cesareo (Roma)

Finito di stampare: aprile 2015

Questo periodico è associato alla Unione Stampa Periodica Italiana

Il S.A.P.Pe. è il sindacato più rappresentativo del Corpo di Polizia Penitenziaria

Per ulteriori approfondimenti visita il sito www.poliziapenitenziaria.it

anno XXII • numero 227aprile 2015

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POLIZIA PENITENZIARIA - Società Giustizia & SicurezzaVia Trionfale, 79/A - 00136 Roma specificando l’indirizzo, completo, dove va spedita la rivista.

4l’editorialeVigilanza e sicurezza,

quale futuro per il Corpo?di Donato Capece

5il pulpitoLa sopravvalutazione di se stessi

e le illusioni di superioritàdi Giovanni Battista de Blasis

8il commentoReati, non punibilità

o certezza della pena?di Roberto Martinelli

10l’osservatorioDare esecuzione

alla Convenzione ONU sulla torturadi Giovanni Battista Durante

12lo sportIl minore mafioso

di Roberto Thomas

26crimini e criminaliSe vinco a scacchi uccido ancora!

di Pasquale Salemme

30donne in uniformeUn mondo sospeso

di Laura Pierini

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In copertina:A Rimini il 27° Consiglio Nazionale del Sindacato Autonomo Polizia Penitenziaria

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uel che è accaduto nelPalazzo di Giustizia di Milanoè grave e inquietante, la

sparatoria di un folle che ha uccisotre persone seminando il terrore tra imoltissimi abituali e quotidianifrequentatori degli uffici giudiziarimeneghini, ma va detto con fermezzache la sicurezza dei cittadini non puòessere oggetto di tagli indiscriminati eingiustificati, che determinano comeconseguenza anche l’affidamento aprivati di compiti e funzioni cheinvece dovrebbero essere dicompetenza delle Forze dell’Ordine(come, ad esempio, proprio ilcontrollo ai varchi dei Palazzi diGiustizia).

Come è possibile che a Milano siapotuto succedere quel che èsuccesso, è davvero così sempliceentrare tranquillamente in un palazzodello Stato armati e senza controllo?Là dove opera il Personale di PoliziaPenitenziaria, come l’accesso aivarchi degli Uffici Giudiziari di Roma,mi sento di poter dire che i controllisono attenti e scrupolosi. Anche per questo trovo inqualificabilequel che è accaduto nel Palazzo diGiustizia di Napoli lo scorso 14aprile. Nulla può giustificare quel che si èvisto, con Agenti di PoliziaPenitenziaria strattonati e aggreditimentre assicuravano la sicurezza ai

varchi di accesso del palazzo. A loro e agli altri feriti va la nostrasolidarietà, ma fatti del genere vannostigmatizzati con fermezza. Certo, è singolare che dopo gliallarmismi per quel che di tragico èaccaduto a Milano, nel Palazzo diGiustizia, ci si lamenti poi per icontrolli di prevenzione adottati aNapoli...Io non so se il numero dei metaldetector nel Palazzo di Giustizia diNapoli sia o meno sufficiente. Credo però che le Forze di Poliziadebbano essere messe in condizionedi svolgere il loro importante edelicato lavoro anche avvalendosi diapparati tecnologici all’avanguardia.

Eppure, con sei miliardi di euro ditagli che i vari Governi Prodi,Berlusconi, Monti, Letta e Renzihanno operato dal 2008 ad oggi, icittadini sono MENO sicuri perché cisono MENO poliziotti a controllare leloro case e i quartieri, MENOpoliziotti penitenziari nelle carceri afronte di un numero di detenuti chesta tornado ad aumentare, esauriti glieffetti “taumaturgici” della sentenzaCEDU – Torreggiani, MENO forestalicontro le agromafie e le ecomafie perla tutela dell’ambiente, MENO vigilidel fuoco a difenderci da disastri ecalamità, a garantire sicurezza esoccorso pubblico. E la consistenza dei tagli al Comparto

Sicurezza vuole anche dire MENOinvestimenti per garantire la sicurezzasociale dei cittadini.Oggi sentiamo parlare (già,sentiamo... visto che nessuno hapensato di dare comunicazione a noie ai Sindacati del Corpo) di unaipotesi di trasformare il Corpo diPolizia Penitenziaria in una polizia digiustizia cui affidare, anche, ilcontrollo degli accessi ai varchi degliuffici giudiziari del Paese. Credo debba essere chiaro che ogniipotesi sul futuro operativo del Corpodi Polizia Penitenziaria nell’ambito diuna più generale riorganizzazione delMinistero della Giustizia edell’Amministrazione penitenziarianon può prescindere da un confrontocon chi rappresenta proprio coloroche, ogni giorno, svolgono questadura e difficile professione. Il Corpo di Polizia Penitenziaria è unpresidio di legalità, al servizio dellagiustizia penale nel suo complesso enon solo del carcere: e da questoimportante assunto non si puòassolutamente prescindere. Non pensino sia così facile “spazzarevia”, snaturare o marginalizzare laPolizia Penitenziaria nel contesto dellerealtà istituzionali che garantisconosicurezza al Paese! Siamo disponibili al confronto su unanuova eventuale organizzazioneoperativa: ma vorremmo ragionare suuna proposta concreta, che ci vengatrasmessa per essere studiata ediscussa. Noi del Sindacato Autonomo poliziaPenitenziaria ne difendiamo erivendichiamo le origini storiche,l’identità, le professionalità, lecompetenze e le prerogative di Poliziagiudiziaria e di pubblica sicurezza. E, per tutto questo, non ne accettiamouna marginalizzazione tra gli apparatiistituzionali che garantiscono lasicurezza del Paese!

Nelle foto:sopra

code davanti al Tribunale

di Napoli

a destragli uffici

giudiziaridel Tribunale

di Milano

Donato CapeceDirettore

ResponsabileSegretario

Generale del Sappe [email protected]

PoliziaPenitenziaria

n.227aprile2015

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Vigilanza e sicurezza,quale futuro per il Corpo?

l’editoriale

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lla fine degli anni novanta delsecolo scorso, tali DavidDunning e Justin Kruger, due

ricercatori della Cornell University,condussero una serie di studi sullecapacità individuali di autovalutazione. A tale scopo eseguirono alcuni test suglistudenti dei primi anni dei corsi dipsicologia, somministrando loro alcuniquestionari sulle capacità diragionamento logico, grammaticale edumoristico.I risultati dei test dimostrarono che glistudentii classificati agli ultimi postidella valutazione sovrastimavano dimolto il proprio livello di performance edi abilità. Per contro, gli studenti piùpreparati tendevano a sottovalutare lapropria competenza. Questi ultimi,infatti, ritenevano di trovarsi di fronte adomande relativamente semplici per lapropria preparazione ed erano portati,nella maggior parte dei casi, a ritenereche tali problemi si rivelassero semplicianche per gli altri.David Dunning e Justin Kruger trassero,così, la conclusione che: “l’errore divalutazione dell’incompetente derivada un giudizio errato sul proprioconto, mentre quello di chi èaltamente competente deriva da unequivoco sul conto degli altri”.Il fenomeno ipotizzato venne, poi,verificato con una serie di esperimentinell’ambito di attività tra loro diversequali la comprensione nella lettura, lapratica degli scacchi e del tennis.Alla fine, gli scienziati conclusero che,per una data competenza, le personeinesperte:• tenderebbero a sovrastimare ilproprio livello di abilità;• non si renderebbero contodell’effettiva capacità degli altri;• non si renderebbero conto dellapropria inadeguatezza;• si renderebbero conto ericonoscerebbero la propria precedentemancanza di abilità qualora ricevesseroun addestramento per l’attività inquestione.Gli studi e gli esperimenti dei duepsicologi portarono, infine, allaidentificazione di una distorsionecognitiva, che fu denominata “effettodunning-kruger”, a causa della qualeindividui inesperti tendono asopravvalutarsi, giudicando a torto leproprie abilità come superiori allamedia.

Giovanni Battistade BlasisDirettore EditorialeSegretario GeneraleAggiunto del Sappe [email protected]

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5il pulpito

Secondo gli stessi scienziati questadistorsione è generata da unaincapacità metacognitiva di riconoscerei propri limiti ed errori, da parte di chinon è esperto in una certa materia.Inoltre, dallo stesso studio, è emersoche il possesso di una realecompetenza, al contrario, può produrrela distorsione inversa, con un’affievolitapercezione della propria abilità e unadiminuzione della fiducia in sé stessi,poiché individui competenti sarebberoportati a vedere negli altri un grado dicomprensione equivalente al proprio.Sebbene la descrizione dell’effettodunning–kruger risalga solo al 1999, idue ricercatori hanno riscontratoconsiderazioni simili in Charles Darwin(“L’ignoranza genera fiducia piùspesso della conoscenza”), BertrandRussell (“Una delle cose più dolorosedel nostro tempo è che coloro chehanno certezze sono stupidi, mentrequelli con immaginazione ecomprensione sono pieni di dubbi edi indecisioni”) e William Shakespeare(“Il saggio sa di essere stupido, è lostupido invece che crede di esseresaggio”).Non posso nascondere che, più diqualche volta, mi è capitato diintravedere evidenti indizi di “effettodunning-kruger” nella gestionedirigenziale del nostro dipartimento.E spesso, purtroppo, gli incompetentisono anche quelli più sicuri di sé. Piùnon sanno o non sanno fare, più sonodecisi nelle opinioni, più sono certidelle conoscenze, più sono ostinati nelmantenere e sostenere la posizione. Inutile, poi, tentare di confutare le loroaffermazioni perché si otterrebbesoltanto un più convinto sostegno delletesi, fino alla difesa aggressiva delleposizioni.Non a caso l’articolo divulgativo diDunning e Kruger sulla ricerca èintitolato: “Inesperto e ignaro diesserlo: come la difficoltà ariconoscere la propria incompetenza

La sopravvalutazione di se stessi e le illusioni

di superiorità

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porta a un giudizio esagerato su di sé”.Tra l’altro, spesso capita che personecolpite dall’effetto dunning-krugersiano anche propense ad altriatteggiamenti mentali erronei come leillusioni di superiorità che, ancorchégratificanti, distorcono la realtà econtaminano il processo decisionale.Le illusioni di superiorità identificatedagli studiosi sono tre: quella difavorevolezza, quella d’ottimismo equella di controllo.L’illusione di ottimismo si riferisceall’eccessivo ottimismo che spesso siripone nel proprio futuro rispetto aquello degli altri.L’illusione di controllo è la tendenzaad esagerare le proprie capacità dicontrollare eventi casuali.L’illusione di favorevolezza, si basa suuna visione di sé stessi esageratamentepositiva, sia in termini assoluti cherelativi. In termini assoluti si tende adenfatizzare le proprie caratteristichepositive e a sorvolare su quelle negative.In termini relativi si crede di essere piùonesti, morali, capaci, intelligenti,gentili, riflessivi e corretti degli altri.In genere, ci si attribuiscono più meritiper i successi e meno colpe per gliinsuccessi di quanto si è solitiriconoscerne agli altri.Si alterano e si selezionano leinformazioni che riguardano se stessiper conservare un’immagine positiva disé, proprio come fanno gli statiautoritari quando controllano leinformazioni su ciò che succede al lorointerno.Purtroppo per noi, questa distorsionemetacognitiva delle propriecompetenze, congiunta con le illusionidi superiorità, non può che avereconseguenze negative sui nostridirigenti, con ricadute sfavorevoli per lagestione dell’amministrazionepenitenziaria a tutto discapito delbenessere e della soddisfazione delpersonale. H

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a città di Rimini ha ospitato dal7 al 9 aprile scorsi i lavori delXXVII Consiglio Nazionale del

SAPPE, l’organismo al qualepartecipano i componenti laSegreteria Generale, i SegretariNazionali, quelli Regionali ed iCoordinatori nazionali.L’appuntamento, come da tradizione, èstato estremamente utile per fare ilpunto della situazione e dell’attivitàsindacale nel contesto nazionale ed inquello delle singole regioni italiane.Ampio ed approfondito il contributopervenuto dai vari ConsiglieriNazionali, che hanno fornito spuntiutili alla complessiva discussionegenerale.Ai sindacalisti del SAPPE riuniti nellacittà romagnola sono giunti gli auguridel Capo dello Stato Sergio Mattarellache ha inteso esprimere al Segretario

Generale Capece il suo“apprezzamento per la costantededizione e l’assiduo impegno concui il personale che Ella rappresentaassolve quotidianamente i propricompiti d’istituto”.Indirizzi e messaggi di saluto sonoarrivati anche dal Capodell’Amministrazione Penitenziaria,Santi Consolo, dal Vice Capo vicario,Luigi Pagano e dal Responsabiledell’Ufficio del Cerimoniale, AlessioGiacopello.Sono intervenuti ai lavori delConsiglio Nazionale del SAPPE anche iSegretari Generali dei Sindacatiinterforze che, con il SAPPE,compongono la Consulta Sicurezza.C’erano Gianni Tonelli (SAP, Polizia diStato), Marco Moroni (SAPAF, CorpoForestale dello Stato) e Antonio Brizzi(CONAPO, Vigili del Fuoco).

Ha portato il saluto del Sindaco e dellaGiunta comunale di Rimini il vicesindaco Gloria Lisi, che ha espressoalcune interessanti considerazionianche sui temi della sicurezza socialee dell’impiego dei detenuti menopericolosi in attività di recupero delterritorio ambientale.Interrotta più volte dagli applausi larelazione politico- programmatica delPresidente del Consiglio Nazionale, ilSegretario Generale Donato Capece.Molto applaudito il richiamoall’orgoglio di appartenenza alle Forzedi Polizia e di sicurezza del Paese. “Vogliamo governare ilcambiamento ventilato sullariorganizzazione delle Forze diPolizia, ma non accettiamo unamarginalizzazione della Polizia

PoliziaPenitenziaria

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L

Nelle foto:la platea formata

dai ConsiglieriNazionali del

Sindacato

a destra:il Vice Sindaco

di Rimini Gloria Lisi saluta

i partecipanti

Nelle foto:accanto al titolo

il Segretario Generale del Sappe

Donato Capece

sottoalcumi momenti

del Consiglio Nazionale

A Rimini i lavori del XXVII Consiglio Nazionali del Sappe

attività sindacale

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PoliziaPenitenziarian.227aprile2015

Nelle foto: le foto digruppo e latorta finale...

Penitenziaria. Per questo abbiamochiesto al Presidente del Consigliodei Ministri Matteo Renzi diincontrarci e ascoltarci, perorientare l’Esecutivo a unaeventuale razionalizzazione cherispetti la storia e l’identità di ogniCorpo di Polizia, esaltandone lepeculiarità e l’efficienza: ma nonsiamo affatto d’accordo ad unamarginalizzazione della PoliziaPenitenziaria. La sicurezza dei cittadini non puòessere oggetto di tagli indiscriminatie ingiustificati. E la realtà è che consei miliardi di tagli che i variGoverni Prodi, Berlusconi, Monti,Letta e Renzi hanno operato dal2008 ad oggi, i cittadini sono MENOsicuri perché ci sono MENOpoliziotti a controllare le loro case ei quartieri, MENO poliziottipenitenziari nelle carceri a fronte diun numero di detenuti che statornado ad aumentare esauriti glieffetti “taumaturgici” dellasentenza CEDU – Torreggiani, MENOforestali contro le agromafie e leecomafie per la tutela dell’ambiente,MENO vigili del fuoco a difendercida disastri e calamità, a garantiresicurezza e soccorso pubblico”.E sul decreto concernente lariorganizzazione del Ministero dellaGiustizia e dell’Amministrazione,Capece sottolinea: “Non è pensabilechiudere strutture importanti diraccordo tra carcere, istituzioni eterritorio come i ProvveditoratiRegionali dell’AmministrazionePenitenziaria di Liguria, Umbria,Marche e Basilicata a meno che nonsi voglia paralizzare il sistema edavere del carcere l’esclusiva

concezione custodiale che lo hacaratterizzato fino ad oggi. Vuole ilGoverno Renzi essere ricordato perquesto attacco ai presidi disicurezza del Paese?”.Dopo il dibattito a seguito dellarelazione del Presidente del ConsiglioNazionale, approvata all’unanimitàcome il bilancio consuntivo e quellopreventivo, e gli interessanti contributipervenuti dai Segretari Nazionali eRegionali, il Consiglio Nazionale delSindacato Autonomo Polizia

Penitenziaria ha concluso i lavori conl’approvazione della mozione finaleche ha posto diversi impegni per laprossima attività della SegreteriaGenerale come, per citarne alcuni, lesollecitazioni alle Autorità interessateper dare corso alla tanto ventilata epromessa omogeneizzazione di tutte lecarriere delle Forze di Polizia(riordino), il riconoscimento e lacorresponsione di indennità varie aipoliziotti penitenziari.

erremmeH

attività sindacale

Nella foto: il tavolo dellapresidenza delConsiglio Nazionale

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a microcriminalità cresce, lefamiglie ne hanno sempre piùtimore: è allarme furti nelle case

private. Fanno riflettere i numeri delCensis, diffusi a febbraio. Sono adesempio 689 al giorno, cioè 29 ogniora, uno ogni due minuti, il numero difurti in abitazione commessinell’ultimo anno. Questa tipologia direato ha registrato un aumentorecord. Negli ultimi dieci anni i furti incasa sono più che raddoppiati,passando dai 110.887 denunciati nel2004 ai 251.422 del 2013, con unacrescita del 126,7%. Solo nell’ultimoanno l’incremento è stato del 5,9%.

È un aumento molto più accentuatorispetto all’andamento del numerototale dei reati (+19,6% nel periodo2004-2013) e dei furti nel complesso(+6%), e in controtendenza rispettoall’andamento dei furti di autoveicoli(-32,2%) e degli omicidi (-29,7%).La zona d’Italia più colpita è il Nord-Ovest, dove nell’ultimo anno i furti inabitazione sono stati 92.100,aumentati del 151% nel decennio.Oltre il 20% dei furti denunciati èavvenuto in tre province: Milano(19.214 reati), Torino (16.207) eRoma (15.779).Considerando il numero di reatirispetto alla popolazione residente, incima alla graduatoria delle province

italiane più bersagliate si trovano Asti(9,2 furti in abitazione ogni milleabitanti), Pavia (7,1 ogni mille),Torino (7,1 ogni mille) e Ravenna(7,0 ogni mille). E le province in cui ifurti in casa sono aumentati di piùnell’ultimo decennio sono Forlì-Cesena (al primo posto, +312,9%),Mantova (+251,3%), Udine(+250,0%), Terni (+243,7%) eBergamo (+234,3%). Tra le grandicittà, gli aumenti maggiori siregistrano a Milano (+229,2% nelperiodo 2004-2013), Firenze(+177,3%), Torino (+172,6%),Padova (+143,3%), Palermo(+128,4%), Venezia (+120,9%),Roma (+120,6%), Bologna(+104,5%) e Verona (+103,4%).Cresce anche l’attenzione delle forzedell’ordine nei confronti di questoreato. Nel 2013 sono state denunciatea piede libero per furti in abitazione15.263 persone (+139,6% rispetto al2004), di cui 1.366 minori (il 9% deltotale). E sono state arrestate 6.628persone, di cui 486 minori (il 7,3%del totale). I detenuti per furto inabitazione e furto con strappo sono3.530 nel 2014, con una crescita del131,9% rispetto al 2007.I ladri scelgono sempre di più leabitazioni private perché oggi negozi,banche, uffici postali e stradecommerciali sono maggiormentedotati di sistemi di sicurezza, come letelecamere, in grado di scoraggiarechi vuole commettere il reato o diindividuarne il responsabile. E ancheperché si è certi di trovare nelle caseun bottino da portare via, soprattuttoin una stagione di crisi e di forteincertezza riguardo al futuro, in cui gliitaliani hanno ridotto i consumi ehanno preferito tenere i propririsparmi «sotto il materasso».I dati testimoniano una presenzaconsistente di stranieri sulla scena delcrimine. Nell’ultimo anno tra idenunciati a piede libero gli stranieri

sono il 54,2% (8.627 persone), tra gliarrestati il 62% (4.112: +31,4% solonell’ultimo anno), tra i detenuti il42,3% (1.493).Si svaligia sempre e comunque: dinotte e di giorno, da soli o organizzatiin bande, spesso sfidando gli ignariinquilini mentre si trovano in casa.Parallelamente all’aumento dei furti,infatti, a disturbare i sonni tranquillidegli italiani è la crescita di un altroreato ancora più allarmante: le rapinein abitazione, con violenza o minacciaai proprietari. Nel 2013 sono state 3.619, con unacrescita vertiginosa nel decennio(+195,4%) e un incremento del 3,7%solo nell’ultimo anno.A differenza dei furti in abitazione, lerapine sono commesseprincipalmente al Sud (1.380 nel2013, pari al 38,1% del totale). Nellagraduatoria provinciale in baseall’incidenza di questo reato rispettoalla popolazione residente, al primoposto si trova Trapani (14,4 rapine inabitazione ogni 100.000 abitanti),seguito da Asti (14,1 ogni 100.000) ePalermo (13,8 ogni 100.000).E l’aumento dei reati che turbano laquiete domestica porta a un aumentodelle preoccupazioni della gentecomune. Le famiglie che percepisconoil rischio di criminalità nella zona incui vivono sono passate dal 27,1% deltotale nel 2010 al 30% nel 2014.In effetti, siamo al 6° posto in Europaper numero di furti e rapine inabitazione: 4 ogni mille abitantirispetto alla media europea di 2,9 (idati di comparazione internazionalesono riferiti all’anno 2012). Piùinsicuri dell’Italia sono solo Grecia(7,9 reati ogni mille abitanti),Danimarca (7,8), Belgio (7,2), PaesiBassi (6,7) e Irlanda (6,1). Ultimi in classifica (cioè i Paesi piùsicuri) sono Romania (0,8) eSlovacchia (0,3).Dati allarmanti, che meriterebberoben altre risposte dallo Stato e da chilo governa che non quella, benevidenziata da Donato Capecenell’editoriale di questo numero, ditagli sostanziali ed indiscriminati peril Comparto Sicurezza: parliamo di seimiliardi di tagli che i vari GoverniProdi, Berlusconi, Monti, Letta e Renzi

Roberto MartinelliCapo Redattore

Segretario GeneraleAggiunto del Sappe

[email protected]

PoliziaPenitenziaria

n.227aprile2015

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Reati, non punibilità o certezza della pena?

il commento

Nella foto:uno scasso

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hanno operato dal 2008 ad oggi!Certo non credo possano essereritenute confortanti le previsionicontenute nel decreto legislativo28/2015, entrato ufficialmente invigore il 2 aprile scorso,provvedimento che porta nelle aule ditribunale la possibilità per i giudici diarchiviare all’istante un caso chevenga giudicato a regime di “tenuitàdel fatto”.Per intenderci, ai magistrati viene cosìfornito uno strumento per “aggirare”l’obbligo a procedere penalmente peri reati cosiddetti minori (puniti fino a5 anni di reclusione!), mossa chedovrebbe portare ad uno snellimentodella mole e conseguentemente dellaproverbiale lentezza della macchinagiuridica italiana.Stando al decreto legislativo, la “nonpunibilità (penale, mentre in sedecivile la parte offesa può comunquechiedere un risarcimento, ndr.) per

particolare tenuità del fatto” puòessere applicata solo edesclusivamente ai non recidivi (chenon abbiano quindi già commesso lostesso reato) e il cui comportamentoabbia comportato danni e torti dipiccola entità. Ma non è certo questoaspetto a sollevare numerose criticitàsul D.lgs 28/2015. Ma, almeno in chiscrive, a lasciare l’amaro in boccasono alcune delle categorie di reatiche sono concepiti nel raggio d’azionedel decreto stesso. In tal senso, non vadimenticato che tra queicomportamenti che possono esserepuniti con un massimo di 5 anni sitrovano il “furto semplice” (adesempio, perché procedere in sede

penale contro chi ruba o vienepizzicato a rubare, per una volta,biscotti o altri generi alimentari?), maanche l’abuso d’ufficio, il commercioo la somministrazione di medicinaliguasti, l’oltraggio a pubblico ufficiale,gli atti osceni, l’ingiuria, le percosse,la diffamazione, la violazione didomicilio, le lesioni colpose, la rissa.E ancora il gioco d’azzardo, la guidain stato di ebbrezza o sottol’alterazione di sostanze stupefacenti eil falso in bilancio, ripristinato dal ddlAnticorruzione approvato anch’essopoche settimane fa al Senato mapunibile fino ad un massimo di 5 anniper le società non quotate (il 99% deltotale). Altro che la favoletta di unalegge studiata per non fare entrare incarcere il poveraccio che alsupermercato ruba alimenti e bevandeper necessità!Un esempio delle storture cheproduce questa legge lo si è visto nei

giorni scorsi a Genova. Un uomo dinazionalità cilena e senza fissadimora, completamente ubriaco persua stessa ammissione, insieme a dueamici, dopo una notte di bagordi, hapreso «a colpi di kung-fu» una fila dimacchine in sosta, danneggiandole.Un’impresa conclusa con l’incendio diun cassonetto e l’arresto da parte deiCarabinieri. Dalla sua, però, ha unanuova legge che introduce la tenuitàdel fatto. Il caso, fra i primissimi nelsuo genere a Genova, è andato inscena qualche giorno fa davanti algiudice Adriana Petri, che hadichiarato la non punibilità dell’uomodall’accusa di danneggiamento, per«particolare tenuità del fatto», dopo

PoliziaPenitenziarian.227aprile2015

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Nelle foto:a sinistrauno scippo

sopra: telecamere di sorveglianza

che il Pm aveva chiesto una condannaa 4 mesi. La filosofia è quellaintrodotta dalla nuova normativa sulperdono, pensata per decongestionarei tribunali dalle pratiche bagatellari,che costituiscono una buona fettadell’arretrato che ingolfa la macchinadella giustizia. Un provvedimento che,seppur accolto con favore da avvocatie magistrati, non manca di crearepolemiche: in cosa si misura infatti lalievità di un reato (concetto lasciatoalla discrezione del giudice)? La legge, così com’è, lascia al giudicela discrezionalità. Con buona pace deiproprietari delle auto.Come scrissi anche in occasione dialcune leggi approvate nel recentepassato per deflazionare le carceriitaliani dal sovraffollamento detentivo,io continuo a pensare che risolvere iproblemi dell’affollamento neipenitenziari o la mole di arretratodegli Uffici giudiziari con leggi che

daranno la possibilità a chi si è resoresponsabile di un reato di nonentrare in carcere è sbagliato,profondamente sbagliato ed ingiusto. Le soluzioni possono essere diverse:nuovi interventi strutturali sull’ediliziapenitenziaria, l’aumento di Personaledi Polizia e del Comparto ministeri edi risorse, espulsione dei detenutistranieri, introduzione del lavoroobbligatorio durante la detenzione. Verrebbe da dire che le penedovrebbero essere tali da terrorizzarecoloro che commettono i reati!Perchè intaccare la certezza della penaper coprire le inefficienze e leinadempienze dello Stato è sbagliato eingiusto.

il commento

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opo il richiamo fatto all’Italiadalla Corte europea dei dirittiumani l’introduzione, nel

nostro Paese, del reato di tortura,sembra ormai ineludibile, ancheperché bisogna dare esecuzione allaConvenzione delle Nazioni Unitecontro la tortura, ratificata dall’Italianel 1989. Le richieste nel nostro Paese sonodivenute sempre più pressanti, daparte di varie organizzazioni edautorità, soprattutto dopo i fatti del G8di Genova.

Proprio in relazione a tali fatti la Corteeuropea ha dato ragione ad unricorrente ed ha quindi stigmatizzatol’Italia per non aver ancora introdottonel proprio ordinamento il reato ditortura. In questi giorni, proprio a seguitodella sentenza e del richiamo fattodalla Corte dei diritti umani, il governoha dato nuovamente impulso alprogetto di legge e la Camera deideputati l’ha approvato. Tocca ora alSenato approvarlo definitivamente. Noi abbiamo espresso da sempre fortiperplessità sull’introduzione di talereato, ma siamo consapevoli del fattoche sarà ormai difficile contrastarnel’approvazione definitiva. Siamo contrari all’introduzione delreato, ma soprattutto allaformulazione generica fatta dallegislatore.

In un paese normale non ci sarebbenulla da temere per l’introduzione ditale reato, ma, purtroppo, l’Italia nonè proprio un paese normale da questopunto di vista; non lo è perché sonoancora tante, seppur fortementeminoritarie, le organizzazioni e lepersone che nutrono un odio visceraleverso le Forze di polizia e le Forzearmate, e le richieste maggiori perintrodurre il reato di tortura arrivanoproprio da queste persone, dal foltopartito dell’anti polizia, da coloro chesostengono che è sempre colpa dellapolizia quando ci sono gli scontri dipiazza, senza mai dar conto e ragionidi quanti aggrediscono la polizia senzamotivo. In fondo, al di là di comesiano poi andate le cose, al G8 diGenova, già molti giorni prima,c’erano anche politici che sostenevanoche avrebbero violato la zona rossa. La richiesta, in Italia, di introdurre ilreato di tortura nasce propriodall’esigenza, di pochi, di introdurreuna forma di repressione nei confrontidella polizia, più che una forma ditutela verso persone oppresse. E’ questa l’anomalia che ci fa pensareche il nostro non è proprio un paesenormale. Nei giorni scorsi Michele Ainis,trattando attraverso le pagine delCorriere della Sera delle “norme perpunire i nuovi schiavisti” haconcluso il suo articolo sollecitando ilParlamento a “spicciarsi adapprovare il reato di tortura”.Come si può non condividere larichiesta di Michele Ainis, anche se,pur senza il reato di tortura, lo scafistaMouhamud Elmi Muhidin è statocondannato a 30 anni di reclusione inprimo grado. Il problema di fondo, però, è che inItalia coloro che si mobilitano perl’introduzione di tale reato lo fanno,come dicevamo, per introdurre più

che una forma di tutela per glioppressi, una fattispecie penale perreprimere il più delle volte presunticomportamenti illeciti degliappartenenti alle Forze di polizia. Per convincersene basta leggere ledichiarazioni e le richieste di alcuni diquesti personaggi più o meno noti. Ilsenatore Manconi, per esempio,sostiene che così com’è formulato,cioè un reato comune e non propriodel pubblico ufficiale, diventa didifficile applicazione; quindi, mentreper l’autorevole opinionista delCorriere della Sera è una priorità perpunire gli scafisti, per Manconi ed altrisembra essere una priorità per puniregli appartenenti alle Forze di polizia.Per altri non è sufficientel’introduzione del reato di tortura, mabisognerebbe introdurre una normache rendesse obbligatorio ilriconoscimento dei poliziotti cheoperano in ordine pubblico. Tanto,cosa gliene importa a loro delleragioni di sicurezza e di incolumità deipoliziotti, magari mettiamo sul casco osulla divisa anche il loro indirizzo dicasa, così qualcuno può andare asparargli addosso. E questo può considerarsi un paesenormale? Noi riteniamo invece che il reato ditortura, così com’è formulato, creerànon pochi problemi soprattutto aicolleghi che operano nelle carceri.Infatti, l’art. 613 bis qualifica il reatodi tortura come il comportamento di“Chiunque, con violenze o minaccegravi, ovvero mediante trattamentiinumani o degradanti la dignitàumana, cagiona acute sofferenzefisiche o psichiche ad una personaprivata della libertà personale oaffidata alla sua custodia o autoritào potestà o cura o assistenza ovveroche si trovi in una condizione diminorata difesa, è punito con lareclusione da tre a dieci anni.”Leggendo il testo, il problema non ètanto se il reato è proprio o comune,ma meglio che sia comune, se propriodeve essere, perché così si rivolge allageneralità dei consociati e non solo aipubblici ufficiali, ma il fatto che itrattamenti inumani e degradantidiventino fattispecie autonoma diqualificazione del reato stesso e non

Nella foto:la bandiera

delle NazioniUnite

Giovanni BattistaDurante

Redazione PoliticaSegretario GeneraleAggiunto del Sappe [email protected]

PoliziaPenitenziaria

n.227aprile2015

D

10

Dare esecuzione alla Convenzione ONU contro la tortura

l’osservatorio

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PoliziaPenitenziarian.227aprile2015

11giustizia minorilen questo articolo parleremoancora una volta della oramaiconcreta possibilità

dell’inserimento dei Commissari delCorpo di Polizia Penitenziaria nelsettore minorile. E’ doveroso a questo propositoricordare che il Decreto Legislativo 21maggio 2000, n. 146 riguardantel’istituzione dei ruoli direttivi ordinarioe speciale del Corpo di PoliziaPenitenziaria - a norma dell’articolo 12della legge 28 luglio 1999, n. 266pubblicato nella Gazzetta Ufficiale n.132 dell’ 8 giugno 2000(Rettifica G.U.n. 183 del 7 agosto 2000) - è arrivatoa circa dieci anni dall’istituzione delCorpo, determinando una serie didifficoltà, forse dovute anche al bloccodelle assunzioni. Tuttavia, è noto a tutticome il personale del Corpo di PoliziaPenitenziaria appartenente ai ruolidirettivi non ha avuto fino ad oggialcuna possibilità concreta ditransitare dal Dipartimentodell’Amministrazione Penitenziaria alledipendenze del Dipartimento per laGiustizia Minorile. Secondo alcunil’inserimento di Funzionari del Corpodi Polizia Penitenziaria in ambitominorile risulterebbe uno spreco dirisorse, se si considera che la maggiorparte dei direttori degli Istituti Penaliper Minori provengono dall’areapedagogico-trattamentale, ovvero sonoex educatori. In ogni caso si rammentache il DGM è stato istituito nel 2000 edè l’evoluzione dell’ex Ufficio CentraleGiustizia Minorile del D.A.P.Attualmente dipendono dalDipartimento Giustizia Minorile circanovecento unità appartenenti al Corpodi Polizia Penitenziaria (ad esclusionedei Commissari perché non ancoraesistenti completamente a queltempo), assegnate in pianta organicaalla Giustizia Minorile con D.P.C.M. 08febbraio 2001. Di questi, molti sonoin servizio presso la sede centrale diRoma e sono preposti alla sicurezzadella struttura centrale e alla tutela delCapo Dipartimento. Il Dipartimentoper la Giustizia Minorile, costituito dauna articolazione amministrativacentrale e territoriale, provvede adassicurare l’esecuzione deiprovvedimenti dell’autorità giudiziariaminorile, garantendo la certezza della

Giustizia Minorile: a maggio i primi

commissari

I

pena, la tutela dei diritti soggettivi, lapromozione dei processi evolutiviadolescenziali in atto e perseguendo lafinalità del reinserimento sociale elavorativo dei minori entrati nelcircuito penale. Si occupa della tuteladei diritti dei minori e dei giovani-adulti, dai 14 ai 25 anni, sottoposti amisure penali, mediante interventi ditipo preventivo, educativo e direinserimento sociale. Altra finalità èquella di attivare programmi educativi,

di studio e di formazione-lavoro, ditempo libero e di animazione, perassicurare una effettiva integrazione didetti minori e giovani-adulti con lacomunità esterna. L’istruzione, insiemealla formazione professionale e illavoro, è uno degli strumentiprincipali del trattamento sia per ilvalore intrinseco e sia in quantomezzo di espressione e realizzazionedelle singole capacità e potenzialità.Ritornando di nuovo sull’argomento,si fa presente che presso ilDipartimento AmministrazionePenitenziaria si sono svolte delleriunioni avente oggetto tra l’altroproprio l’inserimento dei Commissarinei servizi minorili. A conferma dellafondatezza delle informazioni, cirisulta che già dal mese di maggio2015 alcuni Commissari del Corpoprenderanno servizio in alcuni ServiziMinorili del territorio.

Nella foto:Commissarischierati

Ciro BorrelliReferente Sappeper la Formazione e Scuole G. [email protected]

H

semplice conseguenza deicomportamenti violenti o delleminacce. Quindi, questa parte del testoandrebbe corretta, per evitare cheanche l’esecuzione di una sanzionedisciplinare o l’applicazione diparticolari misure di sicurezza e diprevenzione all’interno di un istitutodi pena possano essere qualificaticome trattamenti inumani edegradanti e, quindi, diventare reatodi tortura.C’è anche un’altra disposizionenormativa del testo che suscita nonpoche perplessità, proprio perl’approccio ideologico di cui sembraessere conseguenza. Ci riferiamo alla modificadell’articolo 19 del testo unico di cuial decreto legislativo 25 luglio 1998,n. 286. La disposizione modificataprevederebbe che “Non sonoammessi il respingimento ol’espulsione o l’estradizione di unapersona verso uno Stato qualoraesistano fondati motivi di ritenereche essa rischi di essere sottopostaa tortura”.Fin qui nulla quaestio. L’ultimo capoverso della disposizioneprevede che “Nella valutazione ditali motivi si tiene conto anchedell’esistenza, in tale Stato, diviolazioni sistematiche e gravi deidiritti umani.”Mentre nella prima parte delladisposizione si fa correttamenteriferimento al divieto direspingimento della persona che nelproprio Stato rischia di esseresottoposta a tortura, nell’ultimocapoverso, invece, si introduce unelemento di valutazione ulteriore egenerico, non più riferito allapersona, ma al fatto che nello Statointeressato sia pratica diffusa laviolazione dei diritti umani. Quindi, la valutazione si sposta dalpiano personale a quello generale,ponendo, di fatto, un divieto quasiassoluto di respingimento,estradizione o espulsione, tenutoconto che la maggior parte dellepersone che arrivano in Italia inquesto momento provengono dapaesi in cui la violazione dei dirittiumani è sistematica.H

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on il termine generico di mafiadevono intendersi varietipologie territoriali di

associazioni di criminalità organizzata,con diverse denominazioni (“mafia” e“cosa nostra” in Sicilia, “camorra” inCampania, “'ndrangheta” in Calabria,“sacra corona unita” in Puglia) edotate di autonome struttureorganizzative, unificate tutte dalcostituire l'“altro Stato”, quello checombatte le istituzioni statuali - taloraconniventi con essa - per avere“consenso” alle sue impresecriminali, approfittando di situazionidi miseria morale, culturale emateriale della popolazione che daessa si sente, in un certo senso,“protetta” , ricevendone spessobenefici economici e posti di lavoroclientelari.

Credo che la migliore definizione diquesto gravissimo fenomeno criminalesia stata data da un prelato , ilcardinale di Palermo SalvatorePappalardo, che nel 1979, nel suoMessaggio per l'Avvento scriveva :“La mafia è pretesa di fare a menodella legge e di poterla impunementeviolare; è clientelismo e favoritismoinsieme, è sentirsi sicuri perchéprotetti da un amico o da un gruppodi persone che contano. Similiatteggiamenti non si riscontranosolo in individui o gruppi

C caratterialmente delinquenti maanche in tanti che con il loroabituale comportamento arrogantee pretenzioso si dimostranoculturalmente mafiosi, anche seostentano una rispettabilitàsociale”.La dislocazione locale degli assettimafiosi - a prescindere dalle loro“succursali” nella ricca Italiasettentrionale e i collegamenti con lemafie di tutto il mondo, quale , adesempio, la mafia russa, quella cinesee i cartelli colombiani della droga - è,come si è visto, lungo il territorio diquattro regioni, considerateattualmente a grave rischio dicriminalità, e cioè la Campania, laPuglia, la Calabria e la Sicilia, tuttestoricamente appartenenti all'exRegno Borbonico delle Due Sicilie,dove, nell'ottocento, è sorto, su vastascala, il fenomeno mafioso. In Sicilia l'aggettivo mafioso compareper la prima volta in un documentogiudiziario nel 1838, quando ilProcuratore generale del Regno, aTrapani, Pietro Ulloa scriveva unrapporto al Ministro della Giustiziaborbonico rilevando un“comportamento mafioso....tipico disette...” e diventa un termine popolarea seguito del dramma teatrale “ Imafiusi della Vicaria” scritto daGiuseppe Rizzotto nel 1863.Il termine 'ndrangheta (che derivadai vocaboli greci anér =uomo eroicoe agathòs= buono ) compare per laprima volta in una informativa scrittadal prefetto di Reggio Calabria,Tamajo, al Ministro dell'Interno nel1884. La sacra corona unita (denominazioneche ricorda, in maniera blasfema,l'analogo simbolo cattolico) prendepiede in Puglia, come fenomenocriminale, dalla fine degli anni settantadel secolo scorso, quando vengonomandati in soggiorno obbligato inquella ridente terra diciannove

mafiosi siciliani, oltre all'inserimentonelle carceri pugliesi di diverse decinedi camorristi napoletani.La camorra vede la sua nascitanell'ottocento in Campania, con ladenominazione “bella societàriformata”, quindi con il termineattuale (etimologicamente derivatodall'analogo termine spagnolo chesignifica rissa) ricompare alla finedella seconda guerra mondiale. A talproposito si deve ricordare che nel1860 , Garibaldi alla testa dei suoi“mille”( che nel frattempo, rinforzatidai picciotti siciliani erano diventatioltre ventimila) entrò a Napoli, senzacolpo ferire, in carrozza a fianco delministro dell'Interno borbonicoLiborio Romano, scortato, ai due lati ,da un gruppo di giovani conun'identica particolare giubba espadino al fianco, come risultachiaramente dai quadri ad oliodell'epoca: erano i camorristi cheavevano concordato, tramite ilpredetto ministro, passato poi nellefile garibaldine, il ritiro dalla città –senza alcuna resistenza armata, purpossibile, da parte dell'esercito

borbonico, ancora ben organizzato edi numero doppio rispetto aigaribaldini - del re Francesco II,riparato con la sua corte a Gaeta, edel suo esercito.Ancora nel 1944, lo sbarco in Siciliadegli Alleati venne favorito dai buoniuffici della mafia siciliana, come ènoto da alcuni documenti riservati,tratti dagli archivi segreti americanirecentemente declassificati, che sonostati analizzati da Ezio Costanzo nelsuo libro “Mafia e Alleati -ServiziSegreti Americani e sbarco in

Nelle foto:a fianco

il Cardinale diPalermo

Salvatore Pappalardo

a destrail Ministro

dell’Internoborbonico

Liborio Romano

Roberto Thomasgià Magistrato

minorile, docente dicriminologia

presso l’Università di Roma

la [email protected]

PoliziaPenitenziaria

n.227aprile2015

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Il minore mafiosocriminologia

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Sicilia” Le Nove Muse Editrice .Questi due esempi storici mostrano diper sé il potere che siffatteorganizzazioni criminali posseggono,con la connivenza talora di pubblicifunzionari e spesso del clero ( pare cisia una particolare benevolenza daparte di quest'ultimo, tanto daconsentire, durante la processione delpatrono del paese l'“inchino” dellastatua del Santo davanti alla casa delboss locale). A tal proposito si devericordare che, a parte il ricordatomessaggio del Cardinale Pappalardo,solo con papa Giovanni Paolo II (in unfamoso discorso nella Valle dei templiin cui urlò, rivolto ai mafiosi, conveemenza “Lo dico ai responsabili,convertitevi, ve lo ripeto convertitevi! Una volta, un giorno, verrà ilgiudizio di Dio !”), e Benedetto XVI(che al Politeama di Palermo affermò :“La mafia è una strada di morte,incompatibile con il Vangelo), vennepronunciata una chiara condannadella Chiesa cattolica contro taliorganizzazioni criminali. Poi bisognaarrivare al 21 giugno 2014, a CassanoIonico, in cui Papa Francesco , senzamezzi termini, scomunicò per la primavolta nella storia gli associati allegrandi associazioni criminali,affermando : “La 'ndrangheta èquesto : adorazione del male edisprezzo del bene comune... Coloroche nella loro vita hanno questastrada di male, i mafiosi, non sonoin comunione con Dio: sonoscomunicati”.Sotto un profilo strettamente giuridicole mafie in generale vengono definitenel contenuto dell'art. 416 bis, terzocomma del codice penale, secondocui : “L'associazione è di tipomafioso quando coloro che ne fannoparte si avvalgono della forzad'intimidazione del vincoloassociativo e della condizione diassoggettamento e di omertà che nederivi per commettere delitti, peracquisire in modo diretto oindiretto la gestione, o comunque ilcontrollo di attività economiche, diconcessioni, di autorizzazioni,appalti e servizi pubblici o perrealizzare profitti o vantaggiingiusti per sé o per altri,ovvero alfine di impedire o ostacolare il

libero esercizio del voto o diprocurare voti a sé o altri inoccasione di consultazionielettorali”.Il precitato articolo prevede, poi, lapena della detenzione dai sette aidodici anni per i meri partecipantiall'associazione, che passano dai noveai quattordici anni per i suoipromotori dirigenti organizzativi. Nel caso di associazione “armata” lepene salgono, rispettivamente, dainove ai quindici anni per i primi , edai dodici ai ventiquattro anni per isecondi.I minori che nascono in una famigliamafiosa, in quanto agganciata a variolivello ad una delle grandiorganizzazioni criminali precitate,respirano, fin da piccoli, le regole“d'onore” imposte dai vari bossmafiosi.Chiaramente l'ambiente gioca unruolo assolutamente prevalente perl'introiezione delle norme diappartenenza mafiosa. Invero è stato ampiamente studiato incriminologia - dalla teoriapsicologica-socialedell'apprendimento sociale ideata daAlbert Bandura ( in “ Social learningthrough imitation”, in NebraskaSymposium on Motivation, Lincol,Nebraska University Press, 1962, pp.211-369; Idem “Social LearningTheory”, Englewood Cliffs, N.J.,Prentice Hall, 1977. ) - l'apprensioneda parte dei bambini dei ruoli negativi,nell'ambito della famiglia, attraverso laloro imitazione, supportata da unsistema di ricompense offerte dagliadulti. Siffatta analisi riprendeva,approfondendola, quella sociologicadella trasmissione culturale perapprendimento, già ideata da EdwinH.Sutherland nel suo libro“Principles of criminology”Philadelphia, Lippincott, 1947,denominata “teoria delleassociazioni differenziali”, chesegnalava l'importanza dellacomunicazione culturale che puòportare sia all'acquisizione di modellidelinquenziali che, differenzialmente,di quelli normali a secondo “di unaprevalenza di definizioni favorevolialla violazione della legge su quelle

sfavorevoli alla violazione stessa”.In particolare Sutherland sottolineava icomportamenti antisociali soprattuttoall'interno dei micro-gruppi, dominatida figure di spicco di criminali dotatidi un solido carisma negativo cheinfluenzava soprattutto i più giovani. E così il piccolo “mafioso” giàdodicenne può essere “messo allaprova” sulle sue capacità criminogene,approfittando soprattutto dellacircostanza della mancanza assolutad'imputabilità penale (“Non èimputabile chi, nel momento in cuiha commesso il fatto, non avevacompiuto i quattordici anni”, recita,infatti, l' articolo 97 del codicepenale). Pertanto viene spessoadoperato, inizialmente, come“manovalanza” per la commissionedi reati non particolarmente gravi ingruppo con giovani dello stesso clanpiù esperti, che fanno da suoi(cattivi) maestri.Successivamente verso i tredici anniavviene il salto di qualità : sempregarantito dallo scudo della nonimputabilità, a motivo dell'età, gliviene affidato il primo incarico

veramente “fiduciario”: eseguire unasentenza di morte facendo il killer incambio di poche centinaia di euro.Così si entra a pieno titolo nel“gruppo di fuoco” dell'associazionecriminosa, percorrendo una vera epropria carriera criminale, daincarichi subalterni a quelli“dirigenziali” di vario livello,raggiunti col trascorrere degli anni,normalmente essendo divenutimaggiorenni, nei vari settori dicompetenza mafiosa, dal racket delleestorsioni ai negozianti e imprenditori

Nelle foto: a destraGiuseppe Rizzotto

sopraun “guappo”

PoliziaPenitenziarian.227aprile2015

13criminologia

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Nella foto: processione con

“inchino”

PoliziaPenitenziaria

n.227aprile2015

14 criminologia(cui viene garantita , tramitel'esborso di laute somme , la“protezione” ) al traffico di drogalocale ( gestendo proprie raffinerieclandestine ) e internazionale, allosfruttamento della prostituzione, allagestione delle scommesse clandestinee del gioco d'azzardo, degli appaltipubblici , dei fondi della comunitàeuropea, e di parte del sistemabancario. Insomma un panoramasconvolgente e variegato di attivitàcriminali cui lo Stato cerca di farfronte mettendo in campo unmassiccio numero di uominiappartenenti alle forze di Polizia(talora integrato dall'esercito,soprattutto nel caso di gravi massacridi adepti mafiosi, frutto di lotteintestine fra i clan rivali), ma spessosenza il necessario interventostrutturale di carattere economico (e

cioè la creazione di nuove grandiimprese che possano dare un lavoroonesto a tanti disoccupati) e culturale(indicazione di un diverso modelloidentificativo dell'appartenenzacollettiva, mediante una seriaeducazione alla legalità per igiovanissimi prodotta dalla scuola edagli altri centri aggregativi, cosaassai difficile soprattutto attualmente,in cui la nostra politica non dàcertamente un bell'esempio, percorsacom'è da una serie infinita discandali ). Chiaramente il fatto,prima sottolineato, che i minori natiin un ambiente mafioso“apprendano” i comportamentidevianti della loro famiglia fin dapiccolissimi, rende estremamentearduo qualsiasi tentativo diprevenzione criminale e del lorosuccessivo recupero ( pur sempreda tentare ) in quanto il loro DNA è

totalmente assorbito dal modellomafioso ereditato e vissutoquotidianamente, senza possibilità diaccedere alla conoscenza di ruoliculturali alternativi.Come magistrato minorile ho avuto,qualche anno fa, la ventura di poterinterrogare un minore di diciassetteanni, siciliano, pentito di mafia epertanto in regime di protezione comecollaboratore di giustizia ( uno deipochissimi pentiti infradiciottenni!)che alla mia domanda sul perchéfosse diventato un killer della mafia,mi ha risposto : “vede, signorgiudice, la mia famiglia è mafiosada varie generazioni e nonostantetutto non si è arricchita come altre,tanto che io ho iniziato a ucciderefin da quando avevo tredici anni,con un premio di cinquecento euroe la qualifica di “uomo d'onore”, chemi consentì di inserirmi nelgruppo di adulti che trattava leestorsioni in danno dei negozianti,con uno “stipendio” mensileprogressivamente arrivato atremila euro a diciassette anni,quando mi hanno arrestato e hodeciso di collaborare, mettendo agrave rischio la mia famiglia diorigine che si è dissociata,inviandomi anche minacce dimorte...”.Alla mia domanda di come vedesse ilsuo futuro mi rispose: “ spero diavere presto una nuova identitànon solo anagrafica (come si usafare per proteggere tutti i pentitidalle vendette mafiose, una voltascontata la pena assai diminuita amotivo della collaborazione con lagiustizia), ma anche umana,avendo compreso il grande doloreche ho arrecato ingiustamente atante persone , sparendo dall'Italia eandando all'estero, dove potròlavorare onestamente, con l'aiutofornitomi dalle istituzioni,mettendo a frutto anche la licenzamedia che ho preso, nel frattempo,dentro il carcere minorile... ho ildesiderio di mettere su famiglia contanti figli che, stia tranquillo, nondiventeranno, come me, dei piccolimafiosi” .Spero, vivamente, che quel ragazzopossa mantenere la parola datami! H

a tutela relativa allo svolgimentodella prestazione di lavoronotturno non rappresenta in sé

una novità degli ultimi anni. Era giàprevista dalla Legge 9 dicembre 1977 n.903 (art. 5, comma 2), norma che èstata successivamente modificata dallaLegge 5 febbraio 1999, n. 25 (articolo17, comma 1).Ma il percorso di ridefinizionenormativa si è perfezionato conl’articolo 53 del Decreto Legislativo 26marzo 2001, n. 151 (Testo Unico delledisposizioni legislative in materia ditutela e sostegno della maternità e dellapaternità) e, ancora, con il DecretoLegislativo 8 aprile 2003, n. 66 (art.11) che reca “Attuazione delladirettiva 93/104/CE e della direttiva2000/34/CE concernenti taluni aspettidell’organizzazione dell’orario dilavoro”.Questo quadro normativo, integrato dacircolari ministeriali e dagiurisprudenza, merita un’approfonditaanalisi rispetto alle diverse fattispecie ealle condizioni previste.In primis, occorre puntualizzare che ibenefici previsti a favore delle personeportatrici di handicap (Legge 104/92)ma senza il riconoscimento dellasituazione di gravità (art. 3, comma 1,Legge 104/92) riguardanoesclusivamente il lavoratore portatore dihandicap (1). Al contrario, i benefici derivanti dalriconoscimento della situazione di“gravità” (art.3, comma 3, Legge104/92) possono riguardare non solo illavoratore disabile ma anche i suoifamiliari.Non sono obbligati a prestare lavoronotturno la lavoratrice o il lavoratoreche abbia a “proprio carico” unapersona con disabilità ai sensi dellalegge 104/92.Si tratta, com’è stato spiegato nellaCircolare del Ministero del Lavoro n.8/2005 di un “vero e proprio dirittopotestativo”, attribuito a questeparticolari tipologie soggettive dilavoratori, ai quali viene in concretoriconosciuto un “diritto di resistenza”rispetto alla eventualità di un impiegodelle energie lavorative nella fasciatutelata di orario notturno.L’orario di lavoro giornaliero, infatti, inalcuni casi, può cadere anche in fasce

L

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orarie considerate “notturne” dallanormativa o dai Contratti CollettiviNazionali di Lavoro. E’ considerato «periodo notturno»(2) l’arco di tempo di almeno setteore consecutive comprendentil’intervallo tra la mezzanotte e lecinque del mattino (3) (ad esempio, èconsiderato «periodo notturno» unturno che va dalle 24.00 della sera alle06.00 di mattina del giorno dopo).Per completezza di esposizione, ènecessario evidenziare che èconsiderato «lavoratore notturno»qualsiasi lavoratore che svolga:• almeno tre ore del proprio orario dilavoro giornaliero durante il «periodonotturno»;• almeno una parte del proprio orariodi lavoro durante il periodo notturno,nell’arco dell’anno, secondo le normedefinite dai singoli Contratti Collettivi

Nazionali di Lavoro;• un minimo di 80 giorni lavorativiall’anno durante il «periodo notturno»(in caso di lavoro a tempo parziale,tale limite è ridimensionato inproporzione al numero di ore svolte).L’orario dei lavoratori notturni nondeve superare 8 ore medie nell’arcodelle 24 ore.Sul significato da attribuireall’espressione “a proprio carico”, laRisoluzione del Ministero del Lavorodel 6 febbraio 2009 n. 4 chiarisce chesolo il soggetto che risulti già goderedei benefici della legge 104/92, o nepossieda i requisiti per farlo, potràrichiedere l’esonero dal lavoronotturno.Deriva onere del lavoratore olavoratrice di dimostrare al proprioDatore di lavoro tale effettivaassistenza, nonché di godere già (opossedere i requisiti per godere) dei

benefici della legge n. 104/92.La Direzione Generale per l’Attivitàispettiva del Ministero del Lavoro conl’interpello in commento fornisce unchiarimento in relazioneall’individuazione del soggettoammesso al beneficio di cuiall’articolo 11, comma 2 lettera c) delD.Lgs n. 66/2003 secondo il quale lalavoratrice o il lavoratore che abbia acarico un soggetto disabile, ai sensidella Legge n.104/1992 possono

rifiutare di svolgere lavoro notturno. L’articolo 11, comma 2 lettera c) delD.Lgs. n. 66/2003 riconosce allalavoratrice o al lavoratore che abbia aproprio carico un soggetto disabile aisensi della legge 5 febbraio 1992, n.104 la possibilità di rifiutare diprestare lavoro notturno.Si deve notare come, a differenza dellalegge n. 104/1992, che annovera isoggetti che possono beneficiare deipermessi giornalieri o mensili, lanorma contenuta nel D.Lgs n. 66/2003stabilisce che i soggetti che possonorifiutarsi di svolgere attività notturnasono, genericamente, quelli con undisabile “a proprio carico”.In assenza, infatti, di significativiprecedenti giurisprudenziali inmateria e di specifiche indicazioniinterpretative il Ministero del Lavoro,al fine di addivenire ad unainterpretazione del concetto di “a

proprio carico” che faccia salvi idiritti del disabile e del soggetto che loassiste, rispondendo, nel contempo,alla necessità di contenere possibiliabusi e un uso distorto del beneficio,visto che la normativa di cui alla Legge104/1992 è volta, in particolareattraverso la fruizione del permessi dicui all’articolo 33, ad agevolare lacura del soggetto che si trovi in statodi disabilità, ha precisato diconseguenza, che anche la

disposizione contenuta nel D.Lgs66/2003, deve essere interpretatasecondo la medesima ratio.Di conseguenza solo il soggetto cherisulti già godere dei benefici dellaLegge n. 104/1992, o che possiede irequisiti per goderne, potrà richiederel’esonero dal lavoro notturno.

Note(1) Pag. 65 “Servizio socialeprofessionale e medicina legale”,Laura Brizzi e Claudia Cannoni, 2010,Maggioli.

(2) Decreto legislativo n. 66, 8 aprile2003, art. 1, comma 2, lettera d).

(3) La Circolare del Ministero delLavoro n. 8, 3 marzo 2005, specificache sia da intendersi lavoro notturnoanche quello svolto tra le 24 e le 7, trale 23 e le 6, tra le 22 e le 5.

Nelle foto: a sinistraun medico

sopra:una sezione detentiva

Giovanni PassaroSegretario [email protected]

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Esenzione dal lavoro notturno

Legge 104/92

diritto e diritti

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innegabile che quello attuale èda considerarsi a tutti gli effettiun momento di transizione, un

periodo di cam biamento, in cui vienespesso riconsiderato sia il ruolodell’o peratore penitenziario sia ilmetodo con cui esercitare i compitiistituzionali, nonché l’organizzazionetutta della vita detentiva. Si ritiene che, per svolgere al meglio laprofessione del poliziottopenitenziario, oltre a possedere lecom pe ten ze necessarie, occorra ancheessere consapevoli di questocambiamento e conoscerne ladirezione, non foss’altro che peressere capaci di interpretarlo nelmigliore dei modi. In questo contestosi inserisce, a pieno titolo, il modellodella sorveglianza dinamica, cherisulta essere tema quanto mai attuale. Bisogna, però, specificare che essonon trova le sue origini ai giorninostri, ma è possibile rinve nirne ledirettive già nell’ordinamentopenitenziario del 1975. I principi ivi contenuti erano e sonotutt’oggi considerati all’avanguardia,anche se per svariati motivi, sono statispesso disattesi.La spinta verso il cambiamento ècostituita principalmente dallaraccomandazione europea R(2006)2rivolta agli Stati membri sulle Regolepenitenziarie europee nonché dallerecenti sentenze di con danna dellaCorte di Strasburgo nei confronti delnostro Paese per trattamento“inumano” e “degradante” verso lapopolazione detenuta.Si avvia, quindi, una profondainnovazione, spostando l’obiettivodalla sorveglianza all’osservazionedella persona nei diversi momentidella giornata, riqualificando il tempoe lo spazio negli istituti e pervenendoverso modelli di detenzione piùconsoni ai principi costituzionali edalla finalità rieducativa della pena.

In tal modo si delineano i trattiessenziali della sorveglianza dinamica,che si propone come una nuovamodalità di gestione basata non piùsulla mera custodia, finalizzataprevalentemente a prevenire fatti eazioni che possano compromettere lasicurezza intramurale oppure persinola stessa incolumità personale, masulla conoscenza, attraverso lasemplificazione, razionalizzazione equalificazione dei carichi di lavoro. Conoscenza che risulta fondamentalegià inizialmente per sottoporre alsoggetto il c.d. “patto diresponsabilità”, condicio sine quanon per il suo conseguenzialeinserimento nei reparti gestiti con ilregime dinamico.È necessaria, poi, una maggioreinterazione e scambio di informazionitra i vari operatori penitenziari, basatosu una stretta integrazione tra gli stessicon un coinvolgimento diretto eun’assunzione di responsabilità daparte delle diverse figure professionalioperanti nel mondo carcere. Inquest’ottica potrà trovare finalmenteconcreta attuazione l’art. 5 della leggedi riforma del Corpo di PoliziaPenitenziaria che vuole che ilpersonale partecipi attivamentenell’ambito dei processi di conoscenzadel detenuto, esaltando, al contempo,il livello di professionalità especializzazione.Ulteriore passaggio nella realizzazionedelle condizioni che consentono lasorveglianza dinamica consiste nelladifferenziazione degli istituti, pergraduarli in relazione alla tipologiagiuridica e, prima ancora, al livello diconcreta pericolosità dei soggetti.La conoscenza del detenuto, però,risulterebbero fortemente limitate oveil perimetro della loro vita rimanesseconfinato nei pochi metri quadri dellacella o del corridoio, così comeavviene in troppi istituti.

Occorre, quindi, realizzare unadiversa gestione, ampliando gli spazi efavorendo le principali attivitàtrattamentali, anche attraverso ilcoinvolgimento della comunità esternain tutte le sue articolazioni,istituzionali e non, così creando lecondizioni perché il detenuto siaimpegnato a trascorrere fuori dallacella la maggior parte della giornata.Altro presupposto indispensabile èquello strutturale. Sotto questo aspettorisulta fondamentale lapredisposizione di un adeguatosistema di videosorveglianza, lapresenza di una efficiente sala regianonché una struttura adeguata chepermetta al personale di collocarsi inposizioni strategiche onde sorvegliareed assistere la popolazione detenuta inpiena sicurezza.Ulteriore punto fondamentale neldispiegarsi ottimale della sorveglianzadinamica risulta esserel’organizzazione del lavoro per UnitàOperative, prevista espressamenteall’art. 33 del regolamento di servizio,ma che, ancora oggi, non trova pienaattuazione in tutti gli istituti.A distanza da qualche anno da questonuovo modo di “fare sorveglianza”,si osserva che siamo al cospetto di unamodalità di gestione che, ancora,divide molto gli addetti ai lavori. Questo perché, se appare innegabileche essa presenti aspetti positivi (sipensi al miglioramento della qualitàsia della vita lavorativa degli operatoripenitenziari, sia della convivenza deiristretti), allo stesso tempo nonmancano perplessità in merito. E’ facile ritenere che tale modellofunzioni ed abbia un senso nelmomento in cui conservi una valenzapremiale: finché i ristretti nei repartidinamici siano scelti sulla base dideterminati crismi (trattasi, per lo più,di soggetti con scarso indice dipericolosità) e vi sia, di contro, ildeterrente di poter tornare presso ireparti “chiusi” in caso ditrasgressioni di qualsiasi tipo, allora siritiene assicurato il successo delnuovo modello. Se, al contrario, si dovesse pensare adun istituto organizzato con talemodalità nella sua interezza, allora,tanta strada dovrà essere ancora fatta.

Mario SalzanoCommissario

di Polizia Penitenziaria [email protected]

PoliziaPenitenziaria

n.227aprile2015

È

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La sorveglianza dinamica “mirata”

funzionari funzionali

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ome è noto, dopo la sentenzadella Corte Europea dei Dirittidell’Uomo che ha condannato

l’Italia per i gravi fatti accaduti pressola Scuola Diaz di Genova e la casermadi Bolzaneto si è riacceso il dibattitosull’introduzione del reato di torturanell’ordinamento penale italiano, tantoche l’iter legislativo per la suaapprovazione ha visto, in questi giorni,una significativa accelerazione, al finedi arrivare ad una codificazionedefinitiva, anche se, a nostro avviso,non esaustiva. Infatti, il testo all’esame del Senatodella Repubblica, che riproducesostanzialmente il testo unificatoapprovato dall’Aula della Camera deiDeputati nella XV legislatura, individuail reato di tortura nella duplice edalternativa condotta di chi pone inessere violenze o minacce gravi,ovvero di chi pone in esseretrattamenti inumani e degradanti ladignità umana, quando questicagionino acute sofferenze fisiche opsichiche ad una persona privata dellalibertà personale o affidata alla suacustodia, autorità, potestà, cura oassistenza, ovvero che si trovi incondizione di minorata difesa.Tale ampia formulazione, se da un latorisponde alla esigenza di evitarequalsiasi situazione di impunità,dall’altro si pone in contrasto con ilprincipio di stretta legalità.Infatti, il principio di legalità sarebberispettato nella forma, ma eluso nellasostanza, se la legge che eleva a reatoun dato fatto lo configurasse in terminicosì generici da non lasciareindividuare con sufficiente precisioneil comportamento penalmenterilevante. Appartiene, infatti, alla stessa ragioneispiratrice del principio di legalitàl’esigenza della tassatività o sufficientedeterminatezza della fattispeciepenale, al fine di salvaguardare ilcittadino contro eventuali abusi delpotere giudiziario. E ciò è tanto vero nel contestopenitenziario dove il sovraffollamento,la carenza di organico el’inadeguatezza delle strutturedetentive rischiano di “oggettivare”una responsabilità che, invece, deverimanere personale, in forza

all’articolo 27 della Costituzione. A preoccupare, infatti, per quanto piùdirettamente ci riguarda, è la portataeccessivamente ampia della nozione ditortura delineata nel disegno di leggein discussione al Parlamento, che vaben oltre quella prevista dalle diverseConvenzioni internazionali, ratificatedall’Italia, sebbene le stesse, nonché lacopiosa giurisprudenza della CorteEuropea dei Diritti dell’Uomo sultema, possano ben fungere da baseper una formulazione chiara e precisadi tale nuovo reato, anche per dare unsenso effettivo al disposto dell’art. 13della Costituzione.I rilievi più importanti all’attualedisegno di legge n. 849/2013 possono,pertanto, essere mossi circa lamancata netta distinzione tra torture etrattamenti inumani e degradanti, siasotto il profilo definitorio che perquello sanzionatorio, avuto riguardoalle condizioni detentive, ove itrattamenti inumani e degradanti sonoespressione, il più delle volte, delsistema penitenziariocomplessivamente considerato,piuttosto che di specifiche condotteconcretamente poste in essere daglioperatori penitenziari, tanto che ildisegno di legge n. 4990/04 a firmadegli On.le Pecorella e Mormino, inquesto senso prevedeva che “Il fattonon è punibile se sono inflittesofferenze o patimenti comeconseguenza di condotte o sanzionilegittime ad esse connesse o dallestesse cagionate”, in un’ottica dinecessario bilanciamento degliinteressi in rilievo, perlomenonell’ambito che ci occupa, ove unamaggiore riflessione circa le condotteda punire sembra ineludibile. In ragione di quanto sopra, lacodificazione e la configurazione delreato di tortura dovrebbero essere, anostro modesto parere, affrontate in

maniera quanto più ponderata edequilibrata senza cedere acondizionamenti ideologici o a spintecontingenti, sempre possibili in dettamateria, cercando di contemperare almeglio l’esigenza di evitare checondotte caratterizzate da un intensodisvalore sociale rimangano impunite,anche per effetto del maturare deitermini prescrizionali, così comeevitare, nel contempo, il rischio di unaindiscriminata criminalizzazione delleForze di polizia, con particolareriferimento alla Polizia Penitenziaria.Infatti, non vi è chi non veda come il

Corpo di Polizia Penitenziaria, proprioin ragione delle degradanti edinumane condizioni detentive chesovente affliggono i penitenziariitaliani e per le quali l’Italia è stata piùvolte condannata dalla Corte Europea,rischia, più di ogni altra Forzadell’ordine, di essere espostamaggiormente all’azione penale,fintantoché i trattamenti inumani edegradanti, concepiti, nel testo indiscussione in Parlamento, qualecondotta autonoma, non sarannomeglio precisati e determinati, inrelazione all’ambito penitenziario incui vengono in rilievo pregnantiobblighi di protezione e significativeposizioni di garanzia.

Nella foto: tortura

Luca PasqualoniCommissarioSegretario [email protected]

PoliziaPenitenziarian.227aprile2015

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Corpo di Polizia PenitenziariaIntroduzione

al reato di tortura

mondo penitenziario

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Allarme salute in carcere: rafforzare la tutela igienico-sanitaria dei Baschi azzurri

ono ormai più di vent’anni, daquando cioè si costituì il SAPPEa seguito della smilitarizzazione

del dicembre 1990, che riserviamo epretendiamo una particolareattenzione per la tutela igienico-sanitaria della salute degliappartenenti al Corpo di PoliziaPenitenziaria.

E’ evidente a tutti come la strutturapenitenziaria sia, di per sé, un luogoparticolarmente sensibile sotto questoaspetto. Da uno studio dell’Ufficioregionale europeo dell’Organizzazionemondiale di sanità è emerso che sonocirca 6 milioni ogni anno i detenutinella regione europea dell’OMS chevivono in carceri sovraffollate einsalubri, dove frequenti sono lemalattie trasmissibili, alti i tassi di Hiv,epatiti e tubercolosi, molto più chenella popolazione generale, elevata laprevalenza di malattie croniche eproblemi di salute mentale, tra cuidisturbi da abuso di sostanze. La salute in carcere è parte dellasalute pubblica e le strutturepenitenziarie parte della nostrasocietà. Un terzo dei detenuti lascianoinfatti gli istituti di detenzione ognianno, generando una interazione

molto stretta tra carcere e società. E chi vive in mezzo a loroquotidianamente, ossia i poliziottipenitenziari, è soggetto ad alto rischio. Nei primi giorni di aprile è statopresentato uno studio moltoimportante, curato dall’AgenziaRegionale di Sanità (Ars) dellaToscana, dal quale è emerso che il70% dei detenuti, circa 16 milapersone, nelle carceri di Toscana,Veneto, Lazio, Liguria, Umbria e negliistituti penitenziari dell’Aziendasanitaria di Salerno, è affetto daalmeno una patologia: soprattuttodisturbi psichici, malattie infettive edell’apparato digerente. L’11,5% ha una patologia infettiva eparassitaria, l’epatite C costituisce lamalattia infettiva più diffusa. Sempre il 70% è fumatore (contro il23% della media della popolazionegenerale). Secondo il rapporto, i detenuti sonoaffetti soprattutto da disturbi di naturapsichica: oltre il 40% è risultato essereaffetto da almeno una patologiapsichiatrica, con differenze notevoli aseconda della regione considerata.“Fra i disturbi psichici – ha precisatoFabio Voller, dirigente dell’Ars Toscanae coordinatore scientifico del progetto- prevalgono quelli da dipendenzada sostanze, diagnosticati nel 24%di tutto il campione e i disturbinevrotici e di adattamento”.Ai disturbi di salute mentale seguonoper frequenza le malattie dell’apparatogastrointestinale, che si collocano alsecondo posto per numero di diagnosiriscontrate, affliggendo il 14,5% degliarruolati. Si sottolinea come circa il 40% deidisturbi di questo grande gruppo dimalattie sia costituito dalle patologie

dei denti e del cavo orale,storicamente estremamente diffuseall’interno delle strutture penitenziariee il 37,5% sia rappresentato daesofagiti, gastriti e ulcere gastro-duodenali, spesso legate allo stressanche all’utilizzo eccessivo di alcunifarmaci, come i fans. Fra le malattie infettive e parassitarie,che colpiscono l’11,5% di tutti idetenuti sottoposti a visita, l’epatite Ccostituisce la malattia infettiva piùdiffusa all’interno delle strutturepenitenziarie partecipanti allo studiodell’Agenzia regionale di Sanitàtoscana, con una prevalenza del 7,4%,seguita da epatite B e Aids checolpiscono entrambe il 2% degliarruolati. “L’epatite C è probabilmente legataalla tossicodipendenza, edincredibilmente riguarda in misuramaggiore i detenuti italiani. Maquesto potrebbe dipendere solo dallamaggiore reticenza degli stranieri asottoporsi agli screeninginfettivologici”.I tentativi di suicidio ed i gesti diautolesionismo rappresentanoun’emergenza nel sistema carcerarioitaliano. Secondo quanto rilevato dai clinici, su13.781 detenuti che presentavanoquesta informazione in cartella, 666hanno messo in atto almeno un gestoautolesivo nel corso dell’ultimo annodi detenzione raggiungendo il valorecomplessivo di 4,5 atti ogni 100detenuti. Spesso inoltre l’atto autolesivo èreiterato: mediamente infatti ognidetenuto ha compiuto questo gestocirca 2 volte. Secondo quanto rilevato dallo studio,il numero di detenuti che nel corsodell’ultimo anno di detenzione hannotentato almeno una volta il suicidio èdi 143 (l’1% del totale).Su tutti i detenuti ‘nuovi giunti dalibertà’, con o senza precedenti, cheaccedevano a 6 strutture detentive dal3 febbraio al 3 giugno 2014, è statoeffettuato uno screening,rappresentato da uno degli strumentimaggiormente utilizzati in questoambito (scala di Blaauw). Nel caso di positività al test venivaapplicato un protocollo specifico di

Nelle foto: Agente in

una sezione

nell’altra pagina:

visita medica in carcere

PoliziaPenitenziaria

n.227aprile2015

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18 salute e igiene sul lavoro

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PoliziaPenitenziarian.227aprile2015

19segreterieprevenzione, con il coinvolgimento diuna mini-équipe multidisciplinareintegrata tra personale sanitario, delsociale e della giustizia. Circa il 53% dei nuovi giunti arruolatie sottoposti a valutazione per ilrischio suicidio è risultato positivo: il44% circa dei detenuti positivi allascala di Blaauw presentava almenouna patologia e il 56% delle diagnosirilevate era rappresentato dai disturbipsichici, soprattutto dal disturbo dadipendenza da sostanze. “Nel nostro campione - hasottolineato Caterina Silvestri,ricercatrice dell’Ars Toscana –oggetto dell’intervento diprevenzione non si sono verificatitentati suicidi durante larilevazione”.Nello studio sono state coinvolte 6strutture detentive per minori, per un

totale di 86 detenuti minorenni (65%ragazzi e 35% ragazze). L’età media è stata 17 anni e il gruppoetnico più rappresentato quellodell’Europa dell’Est (45% circa, conuna percentuale che sfiora l’80% perquanto riguarda le femmine). Il livello scolastico è risultato moltobasso, con il 20% dei ragazzi che nonha conseguito alcun titolo di studio,suggerendo il fatto che questi minorisembrano sfuggire al controllosociale, vivendo spesso in un gravestato di abbandono non solo familiarema anche istituzionale. Circa il 40% del totale dei minoriarruolati ha manifestato almeno unamalattia, in particolar modo sonorisultate essere maggiormentefrequenti le patologie psichiatriche,coinvolgendo il 18,6% dei minorennidetenuti.

Nella foto: il giudice di garaCiro Borrelli posa accanto al collega Nunzio Sandulli e a suo figlio,giovane pilota dicross

n’ottima giornata di sport e disano motocross hacaratterizzato la terza prova del

Campionato Campano Motocross FMI2015 svolta sul Crossdromo Città diAcerra (NA). Lo sfortunato circuito èstato fermo nei primi 3 mesi dell’annoa causa dell’inondazione dovuta alleforti piogge, che lo hanno resoimpraticabile ai crossisti del sudItalia, così quella che doveva essere laprima tappa della nuova stagione è

stata spostata al 19 aprile per il terzoround del campionato. Il Moto ClubCerbone Moto coadiuvato dallo staffdel Moto Club Ultracross e dal nostrodirettore di Gara Nazionale FMISovrintendente Ciro Borrelli hannolavorato duramente nelle settimaneantecedenti la gara, per rendere ilcircuito disponibile ai piloti. Lo sforzoorganizzativo ancora una volta ha datoi suoi frutti, rendendo il tracciatospettacolare e ovviamente apprezzatoda tutti i 140 piloti provenienti datutto il centro-sud Italia. Infatti tuttele manche sono state tiratissime connotevoli spunti agonistici in tutte lecategorie. Alla prova ha partecipato ilfiglio dell’Assistente Capo NunzioSandulli, giovane promessa delMotocross italiano, giunto con la suaKTM al terzo posto nella categoriaJunior 125. C.B.

Gara di motocrosscon centoquaranta piloti alla partenza

Acerra

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[email protected]

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Da sottolineare come si sianoverificati 10 gesti autolesivi e 2 suicidiin questo gruppo: un fenomeno cheevidenzia la necessità di intervenire,ancor più che nella popolazionedetenuta adulta, con azioni volte afavorire il recupero sociale di questisoggetti.L’ottimo lavoro condotto dall’Agenziaregionale di Sanità (Ars) dellaToscana conferma una volta di più inquali e quante situazioni ‘a rischio’hanno a che fare tutti i giorni ipoliziotti penitenziari impegnati nellaprima linea delle sezioni detentivedelle carceri italiane e come siafondamentale, per il SindacatoAutonomo Polizia Penitenziaria, nonabbassare la guardia su questadrammatica realtà.Noi vogliamo che la tutela della salutedi chi lavora in carcere sia

effettivamente esercitata, e non siasolo un argomento che occupapagine di libri e dispense. Questo riguarda i detenuti ma anchecoloro che lavorano a stretto contattocon i detenuti - come i poliziottipenitenziari -, che devono esseremessi nelle condizioni di operare contutte le tutele, a cominciare da quellesanitarie.E questo, in conclusione, confermal’attualità delle storiche richieste delSAPPE in materia di tutela igienico-sanitaria per la salute degliappartenenti al Corpo di PoliziaPenitenziaria, a cominciare daperiodiche e continue visite dicontrollo e una profilassi ad hoc percoloro che lavorano a contatto conmolte situazioni a rischio ognigiorno, per 24 ore.

R.M.H

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Asti

Assemblea degliiscritti al Sappe

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attività sindacale del nuovoSegretario Regionale delPiemonte Vicente Santilli è

iniziata con una visita al penitenziario diAsti nel quale si è tenuta una assembleasindacale con gli iscritti ed un incontrocon i quadri dirigenziali del SindacatoAutonomo Polizia Penitenziaria. H

Gesto di solidarietàdella locale Segreteriadel Sappe

l giorno 28 marzo unadelegazione della Segreteria diPaola, nell'ambito dell'attività

esterna e di collaborazione con altrienti ed associazioni, ha donato ungazebo all'associazione Stare Insiemeonlus di Paola che si occupa diassistenza ed integrazione per idiversamente abili.L'iniziativa è stata ben supportata dalpersonale iscritto che ha collaboratoper la buona riuscita dell'evento.Il Presidente dell'associazione ElviraPerricone ha accolto la delegazionedella Segreteria Sappe con un buffet

Paola

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dalle segreterie

conviviale, consegnando unapergamena al Vice Segretario RegionaleSalvatore Panaro per esprimere i piùsentiti ringraziamenti e consegnandodei lavoretti artigianali fatti dai socidiversamente abili, ai quali sono statiregalate dai segretari Sappe delle uovapasquali.

Nicola La TrigliaH

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n occasione della Pasqua, ilCorpo di Polizia Penitenziaria diBrissogne ha donato dei

giocattoli per i bimbi ricoverati nelreparto di Pediatria dell’OspedaleBeauregard. Bambole, trenini, costruzioni,cavallucci e tappetini ludici, acquistatigrazie alla contribuzione volontariadel personale della CasaCircondariale, il 31 marzo 2015 sono

stati portati a destinazione da unadelegazione capitanata dal ViceCommissario Roberto Di Martino,Comandante del Reparto. «È la nostra prima iniziativa diquesto genere, ma non l’ultima -dice il Comandante - e in quanto

Aosta

Polizia Penitenziariasolidale con i bimbidell’ospedale di Beauregard

professionisti che hanno a che farecon il mondo della detenzione, ci èsembrato appropriato, in unmomento così importante come laPasqua, pensare a quei bimbi che lamalattia tiene chiusi in un repartodi ospedale». Giovanni Passaro

artedì 14 aprile il VicePresidente del Senato dellaRepubblica, Maurizio

Gasparri, ha accolto l’invito del Sappeed ha visitato il penitenziario romanodi Regina Coeli, incontrando ipoliziotti penitenziari. Gasparri ha visitato il Centro clinicodel penitenziario e le sezioni detentive,accompagnato dal Segretario GeneraleDonato Capece, dal segretarioprovinciale Sappe di Roma GiovanniPassaro, dal direttore del carcere e dalComandante di Reparto della PoliziaPenitenziaria, incontrando e salutandoi poliziotti penitenziari di servizio.Il senatore Gasparri ha poi incontratodirigenti, iscritti Sappe e poliziottinella Sala riunioni del carcereromano.“Un incremento di poliziottipenitenziari per sanare le carenzedegli organici del Reparto di ReginaCoeli, lo stanziamento di fondi perfavorire la formazione el’aggiornamento professionale dei

Roma

il Vice Presidentedel Senato Gasparrivisita Regina Coeli

I

dalle segreterie

Baschi Azzurri ed il lavoro deidetenuti in carcere. E’ quello cheabbiamo chiesto al Vice Presidentedel Senato della Repubblica,Maurizio Gasparri”, ha commentatoal termine della visita Capece.Il Sappe ha evidenziato come a RomaRegina Coeli siano detenute 918persone: 784 sono gli imputati e 133 icondannati. La situazionepenitenziaria, a Regina Coeli e nelLazio, resta grave e questo determinaper i poliziotti penitenziari pericolosecondizioni di lavoro e un elevatoindice di stress. I numeri degli eventicritici accaduti nei dodici mesi del2014 a Roma Regina Coeli sonoallarmanti: si sono infatti registrati 8tentati suicidi di detenuti, sventati intempo dai poliziotti penitenziari, 70episodi di autolesionismo, 41colluttazioni e 7 ferimenti. Il Sappe ha

anche chiesto al Vice Presidente delSenato della Repubblica la riaperturadelle trattative per il rinnovo delcontratto di lavoro e lariorganizzazione e l’omogeneizzazionedelle carriere delle Forze di Polizia.

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i è svolta nel palazzetto dellosport di Montecatini Terme(Pistoia),"Pala Terme"

l'edizione del "Campionato Italiano

di Karate Unificato" versione Kata(forme) e Kumite (combattimento).A questa edizione hanno partecipatosette federazioni di karate nelcampionato italiano organizzato dallaC.K.I (Confederazione Karate-Do Italia).L'agente scelto Raffaele Incarnato si èdistinto, arrivando sul gradino più altodel podio, nella specialità Kumite +80

kg, categoria dei pesi massimi,diventando così campione italianodella C.K.I., ma appartenendo ecombattendo per la federazioneneonata WUKA ITALIA (World UnionKarate Federation). Il ragazzo fa partedella scuola "Shinryu Karate Trieste"ed è anche preparatore atletico deikarateka della stessa scuola.

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22 dalle segreterie

[email protected]

Raffaele Incarnatocampione italiano diFull Contat sul podiodi Montecatini Terme

Trieste

Il pensionamento del collega Francesco Nolfo

Trapani

ono sempre più rari i colleghiche vengono a lavorare finoall’ultimo giorno, prima del

tanto sospirato pensionamento, eancora più rari quelli che vengono afare l’ultima notte prima di lasciaredefinitivamente il Corpo. E’ il caso delSovrintendente Francesco Nolfo chedopo 35 anni di onorata carriera,svolta prevalentemente alla C.C.Trapani, ha voluto festeggiare concolleghi, infermieri e medici, del turnonotturno del 4 aprile u.s. il suo addioal Corpo di Polizia Penitenziaria.Una torta enorme con un pensierobellissimo per i colleghi “se horaggiunto questo traguardo è anchemerito vostro, grazie di cuore!!!!”Dopo il turno, tutte le ferie arretrate einfine il traguardo della pensione a

domanda. Bravo Francesco, in unpanorama italiano dove talvoltaprevalgono i disvalori, il tuo è unesempio di attaccamento al dovere chetutti dovrebbero imitare e che il DAPdovrebbe premiare in modoparticolare.Al Sovrintendente Nolfo, facciamo tantiauguri e che possa godersi il meritatoriposo dopo 35 anni di servizio aturno. Giuseppe Romano

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l miglioramento della condizionecarceraria e del trattamento deidetenuti attraverso la pratica e la

formazione sportiva costituisce ilparadigma del progetto “Sport incarcere”, fortemente voluto dalleFiamme Azzurre e dal CommissarioMarcello Tolu con la preziosacollaborazione del Coni. Un progettoche ha rianimato, in tutta Italia,iniziative e appuntamenti che mirano aconsolidare un percorso di recuperodi chi è costretto dietro le sbarre. Tra questi merita di essere segnalata larecente presentazione, al Mu.Cri.(Museo Criminologico) di Roma, dellibro “Per la libertà - Il Rugby oltre lesbarre” scritto da Antonio Falda.Presente, non a caso, anche ilcommissario Tolu che ne voluto cosìmanifestare il pieno appoggio delleFiamme Azzurre all’iniziativa. Il Rugby, insomma, visto comeriscatto, come possibilità di viverenormalmente, anche in prigione. Perquello che possa voler dire“normalmente” in una prigione,come sanno soprattutto le donne e gliuomini della Polizia Penitenziaria cheogni giorno garantiscono, conprofessionalità e sacrificio, latranquillità e la sicurezza degli istituticarcerari. Ma costruire la“normalità” in carcere vuol direanche dare una possibilità diversa achi si trova ospite in queste strutture.Antonio Falda, che nella sua vita hascritto solo di Rugby, ha raccontato inmaniera mirabile nel suo ultimo librostorie ed esperienze che vanno ancheal di là della palla ovale. Questovolume, infatti, non è solo il raccontodelle iniziative svoltesi in carcerelegate a questa disciplina sportiva, madescrive il viaggio, fisico e non solo,fatto dall’autore attraverso l’Italianell’arco di 210 giorni, partendo daNisida (Napoli) e passando per Terni,Torino, Monza, Frosinone, PortoAzzurro (Livorno), Bollate (Milano), eSollicciano (Firenze), dove haincontrato gli operatori esterni, glieducatori/allenatori, i direttori, idetenuti coinvolti nell’iniziativa eovviamente chi ha l’onere e l’onore dipermettere tutto questo: le donne e gliuomini della Polizia Penitenziaria.Tantissimi gli illustri ospiti che hanno

animato il dibattito che si è svolto il 16aprile scorso durante la presentazionedel libro di Falda, ben moderato dalgiornalista Rai Paolo Pacitti. Presenteanche il presidente del CONI LazioRiccardo Viola. Il Rugby comedisciplina pura, prodromica rispetto aivalori veri dello sport, capace diinterpretare quei principi di sanoagonismo e di passione sincera chealtre discipline ormai incarnanosempre meno. Tra gli esempi positiviche sono stati narrati e raccontati, c’èquello de La Drola. La prima e fino aqualche mese fa unica squadra diRugby in Italia composta da detenutiche partecipa ad un campionatoregolare della disciplina. “Drola” vuoldire palla ovale in piemontese. Lasquadra gioca le sue partite all’internodella casa circondariale di Torino“Lorusso e Cutugno” dove sonoristretti tutti i giocatori, raccoltiinsieme in una sezione speciale a lorodedicata. La Drola Rugby milita dallascorsa stagione nel campionatoregionale di serie C e ha viaggiatospesso ai vertici della classifica.L’unica differenza rispetto agliavversari e che La Drola gioca,ovviamente, sempre in casa. Alla finedella fiera, il viaggio nelle carceriattraverso la palla ovale che il libro diFalda ci offre diventa quasi una scusaper parlare d’altro, di altri, di coloroche sono prigionieri e di chi, non peruna condanna ma per sceltaprofessionale, come i baschi azzurri, si reca regolarmente all’interno di queiluoghi dove si concentrano e sirespirano dolori, sofferenze, solitudini,frustrazioni, violenza e rabbia. Eproprio lì, su quei campi improvvisati,tra il cemento e il metallo delle sbarre,si annida anche la speranza, la vogliadi cambiare, la ricerca dell’occasionee in qualche caso dell’ossessione diriscatto.

A questo punto, è stato scritto e detto,il Rugby emerge come uno dei mezziper poterlo fare; il modo, per chi hasbagliato ma vuole riprendere in manola propria vita, di averne la possibilità.Lo sport che a “un ragazzo di stradaha fatto bene”, come dice ad AntonioFalda uno dei suoi interlocutori,diventa quello che il teatro è stato perAniello Arena, l’attore condannatoall’ergastolo che - partendoda un laboratorio teatraleall’interno del carcere - èstato protagonista del film“Reality” e premiato conun Nastro d’argento nel2013. Arriva così quelloche risulta essere ilmessaggio finale del libro,l’insegnamento chel’autore ha tratto dalla suaesperienza e che trasmettea chi lo legge: che si tratti di sport, diarte, di teatro, l’importante è nonmollare, non abbandonare chi hasbagliato e sta pagando per i proprierrori e dare a tutti coloro che lovogliono un motivo e anche i mezziper non cadere di nuovo. “Per lalibertà - Il Rugby oltre le sbarre”,infatti, non è solo il titolo del libro:sono soprattutto le parole usate dadue delle squadre di cui si raccontacome motto e incitamento. Le FiammeAzzurre, che hanno lavorato econtinuano a lavorare al progetto“Sport in carcere” e che sonocostantemente impegnate non solo perconseguire successi con i propristraordinari campioni, ma soprattuttoper trasmettere e diffondere i valoripiù autentici dello sport, di tutti glisport, non potevano non esserepresenti a questa bella iniziativa. Che in qualche modo hanno ispiratosin dalla loro origine, per i valori dicui esse stesse sono portatrici, dasempre al servizio dello sport.

Nella foto: la copertina del libro

Lady [email protected]

PoliziaPenitenziarian.227aprile2015

I23

Presentato al Museo Criminologicoil libro “Per la libertà - il rugbyoltre le sbarre” alla presenza di

atleti delle Fiamme Azzurre

lo sport

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ella pacifica e tranquillacittadina americana diPittsburgh, la polizia indaga

sull’uccisione di cinque persone,colpite da uno sconosciuto cecchino eapparentemente scelte a caso sullerive di un fiume mentre conducono lavita di tutti i giorni.Le indagini sembrano portare all’ exmilitare James Barr, tiratore scelto,sul quale vengono raccolte proveschiaccianti.L’interrogatorio del sospettato non

porta a nulla, perché il militare taceostinatamente. L’unica cosa che siriesce ad ottenere è un nome scrittosu un foglio: Jack Reacher, un expoliziotto militare.Durante il trasporto verso il carcere,James viene lasciato in balìa di altridetenuti che lo pestano ferocemente,tanto da ridurlo in coma.Il coma di Barr rende il compito dellapolizia ancora più arduo, perchénessuno ha idea di come rintracciarel’uomo indicato dall’ex soldato, con leindagini che finiscono in un vicolocieco.Inaspettatamente, però, è proprio lostesso Jack Reacher a presentarsi

spontaneamente alle Autorità, alloscopo di scagionarsi da ogni accusa.Arrestato e condotto in carcere, Jackcomincia ad analizzare in manierascrupolosa tutti gli elementi inpossesso degli investigatori e, conl’aiuto dell’avvocato che lo assisteHelen Rodin, riesce a far luce sullavicenda.Si scopre così che dietro gli omicidi cisarebbe una banda di delinquenticapeggiata da un certo The Zec, che

a cura di Giovanni Battista

de [email protected]

PoliziaPenitenziaria

n.227aprile2015

N

24 cinema dietro le sbarreRegia: Christopher McQuarrieAltri titoli: One ShotTratto dal romanzo "La provadecisiva" di Lee Child Soggetto: Lee Child (romanzi)Sceneggiatura: ChristopherMcQuarrie, Josh OlsonFotografia: Caleb DeschanelMontaggio: Kevin Stitt Arredamento: Douglas A. MowatScenografia: James D. Bissell,Jim BissellMusica: Joe KraemerCostumi: Susan MathesonProduzione: Tom Cruise, DonGranger, Paula Wagner per MutualFilm Company, Paramount Pictures,Skydance ProductionsDistribuzione: Universal PicturesInternational Italy - DVD e Blu-Ray:Universal Pictures HomeEntertainment

Personaggi ed Interpreti:Jack Reacher: Tom Cruise Helen Rodin: Rosamund Pike Alex Rodin: Richard Jenkins Detective Emerson: David Oyelowo Zec: Werner Herzog Charlie: Jai Courtney James Barr: Joseph Sikora Linsky. Michael Raymond-James Mindy: Kristen DaltonSandy: Alexia Fast Cash: Robert Duvall Jeb Oliver: Josh Helman Rob Farrior: James Martin Kelly Nancy Holt: Nicole Forester Anne Yanni: Tammy Felice Wesley: Scott A. Martin Chrissie Farrior: Julia Yorks Oline Archer: Susan Angelo Darren Sawyer: Joe Coyle Archer: Peter Gannon

Genere: Thriller Durata: 131 minuti, USA, 2013

la scheda del film

ha escogitato tutto il piano criminale.Paradossalmente, il personaggio diJack Reacher impersonato da TomCruise, ex investigatore dell’esercitoamericano al di sopra della legge emosso soltanto da imperativi morali digiustizia e verità, ha talmente tantequalità da rasentare il ridicolo.Da segnalare la presenza di WernerHerzog (Il suo Zec è il personaggiochiave del film) e di Robert Duvall.Il film è tratto da “La prova decisiva”,romanzo della serie creata da LeeChild con protagonista Jack Reacher.La regia e lo script sono diChristopher McQuarrie, sceneggiatoredei Soliti sospetti.

Jack Reacher La prova decisiva

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Nelle foto:la locandina

e alcune scenedel film

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rieste, nel secondo dopoguerraè stata occupata da truppealleate anglo-americane fino al

1954: alcune foto dell’epoca, chevedete, portano anche la scritta ininglese e furono ritrovate durante lapulizia degli archivi, così come quelregolamento del 1931 con il timbro“Headquarters, Venezia Giulia PoliceForce, Prisons Divisions”.Anche il Corpo Agenti di Custodia fuassoggettato alle leggi delle truppealleate.Venne costituito un Governo MilitareAlleato (G.M.A.) della Venezia Giulia,del quale oltre ai militari fecero parteanche molti personaggi civili conesperienze amministrative giàmaturate in passato durante le varieamministrazioni civili e militarisuccedutesi nella regione,

possibilmente il meno compromessi inprima persona con l’ex–partitofascista precedentemente al potere, edi rappresentanti di tutti i partitidemocratici risorti nuovamente dopoil crollo del fascismo e la cessazionedelle ostilità.Venne costituita una Polizia Civile dellaVenezia Giulia, a garanzia dell’ordine edella sicurezza della linea didemarcazione, delle popolazioniresidenti e dell’osservanza delle leggidel G.M.A., la quale fu completamenteaddestrata e diretta dai britannici. Lasede del G.M.A. e del Comando delleforze della Polizia Civile della VeneziaGiulia (P.C.V.G.) fu sempre la città diTrieste.la "Civil Police", i famosi "Cerini"(dal liner tinto di bianco che facevapensare allo zolfo dei fiammiferi).A questo proposito esiste un divertenteaneddoto: durante un temporale leuniformi di alcuni "cerini" sibagnarono,iniziando a grondarecolore ed a stingersi a chiazze.I "cerini", portavano il berretto rigidoAmericano (tinto di blu), il linerbianco o una bustina di foggiaall'Inglese. Filomeno Porcelluzzi

Nelle foto: basket in cortile e ilreparto sartoria

schemi di uniformi e insegne diqualifica dellaPolizia Civile

la pagina delRegolamento timbrata “HQ”

PoliziaPenitenziarian.227aprile2015

T25

Gli Agenti di Custodia di Triestedurante l’occupazione Alleata

storia penitenziaria

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entre si svolge unincontro tra duegiovani scacchisti, il

perdente aggredisce, ferendo ilvincitore. Il ragazzo vincitore, che èaffidato assieme alla madrealcoolizzata, alle cure di unopsicoterapeuta, assiste poiimpassibile al suicidio persvenamento di quest’ultimaseguitando ad esercitarsi con lascacchiera.

Qualche anno più tardi lo stessoragazzo è impegnato in un torneointernazionale in un’isola dellostato di Washington dove conosceuna delle hostess dellamanifestazione. Dopo un incontrointimo con lo scacchista, l’hostessviene trovata morta perdissanguamento e Peter (questo è ilnome del ragazzo) riceve latelefonata dell’assassino cheannuncia l’inizio di una partita ascacchi con lui”.Ho deciso di riportarvi la trama delfilm “Scacco mortale”, un thriller del1992, del regista svizzero CarlSchenkel, perché ha delle similitudinicon la storia che vi sto per raccontare;A differenza di quanto avviene nel film,però, nella realtà la partita a scacchi ègiocata dall’assassino o dal mitomanealle forze dell’ordine. Al di là della “sfida”, il racconto èanche caratterizzato dalla storia di unadonna con una doppia vita, in due

città diverse. Una storia che potrebbe sembrareproprio di quelle viste solo nei film mache, in realtà, è più comune di quelloche si possa immaginare. Non mi riferisco alla personalitàmultipla o disturbo dissociativo diidentità come disturbo di naturapsichiatrica, che si caratterizza per lapresenza, in uno stesso individuo, dipiù identità o stati della personalitàben distinti aventi una propriamodalità di percepire l’ambiente, direlazionarsi ed interagire con gli altri.Mi riferisco invece, ad una doppia vitaparallela che molte persone vivono eche è frequente soprattutto per chilavora in una città diversa da quelladel contesto familiare. Il 10 febbraio del 1996, intorno alle22,00, i Carabinieri trovano all’internodi un residence (ex albergo“Moderno”), nei pressi della stazioneferroviaria di Ancona, il cadavere diAnna Maria Bevacqua, massacrata conquindici coltellate alla schiena; siappurerà successivamente che, pocoprima di essere stata uccisa, avevaavuto un rapporto sessuale. Dai primi sopralluoghi sulla scena delcrimine, emerge che l’omicidiorisalirebbe a qualche giorno prima. Il corpo è riverso a terra in un lago disangue, nel bagno dell’appartamento.Camicia da notte e biancheria intimasono i soli indumenti indossati dalladonna. Nessun segno di effrazionesulla porta d’ ingresso, nessun indiziodi colluttazione. Nelle stanze gli oggetti sono al loroposto e l’ assassino non si è nemmenopreoccupato di mettersi in tascaventimila lire e alcuni gioielli che ladonna custodiva nella borsetta.La Bevacqua ha trentatre anni ed èoriginaria di Sant’Arcangelo diRomagna (Rimini); Da pochi mesiaveva preso in affitto quel residence adAncona, nonostante abitassestabilmente a Rimini.

La donna conviveva nella cittàromagnola con un uomo molto piùanziano di lei, di 73 anni, e con ilfiglio di quest’ultimo di 50 anni. Oltre alla terribile morte della donna, idue uomini scoprono così che lastessa era una meretrice diprofessione e che riceveva i suoiclienti nel residence di Ancona.I clienti erano per lo più adescati neilocali notturni della rivieramarchigiana, ma anche in trenodurante i suoi spostamenti: in talunecircostanze le prestazione eranogratuite. La personalità della donna era moltocomplessa, come risulta dagliinterrogatori dei familiari e degliavventori occasionali o abituali chel’avevano conosciuta, e ciò contribuì arendere le indagini molto difficili.Peraltro, la sua vita era fatta dimolteplici esistenze, frammentate, acompartimenti stagni, la cuiinterpretazione era resa ancora piùcomposita dai racconti – vere eproprie simulazioni – che la Bevacquafaceva a conoscenti e soprattutto apersone incontrate occasionalmente intreno. Aveva anche frequentato unascuola di canto e lavorato in diversilocali della costa romagnola. Gli inquirenti, senza escludere alcunapista, iniziano da subito a vagliare leposizioni di quelle persone, circa unadecina, che avevano avuto contatti conla donna o che avevano cercato, senzariuscirvi, di incontrarla il giornodell’omicidio. Gli inquirenti, inoltre, vaglianol’ambiente famigliare, l’ambito deisuoi affetti e quello del suo lavoro,suddiviso fra incontri con clientioccasionali e clienti abituali. Più diogni altra cosa, cercano di individuareuna persona che, forse fuori Ancona,da un telefono pubblico, verso le16:30 dell’8 febbraio, parlò con AnnaMaria: forse l’ultima ad avere parlatocon la donna prima che fosse uccisa.Gli investigatori, alcune settimanedopo il ritrovamento del corpo,giungono anche a diramare unidentikit dell’assassino: uomo, 38/40anni, alto 175 centimetri circa, dicorporatura normale, volto scavato ecapelli castani. Le foto segnaletiche portano ad

Nelle foto:sopra

la locandina del film

“Scacco mortale”

a destra:una scacchiera

Pasquale SalemmeSegretario

Nazionale del Sappe [email protected]

PoliziaPenitenziaria

n.227aprile2015

“M

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Se vinco a scacchiuccido ancora!

crimini e criminali

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individuare otto persone cheassomigliano all’uomo dell’identikitdell’assassino. Una di queste, peraltro cliente dellavittima, sottoposta ad interrogatorio,fornisce un alibi altalenante, tanto daindurre i magistrati a sottoporlo al testdel DNA. Il test rileva la compatibilitàdel DNA del sospettato con alcuni pelirinvenuti nel residence dove fu trovatala donna morta, non risulta peròcompatibile con quello del liquidoseminale trovato nel preservativo sulluogo del delitto. Le risultanze del test portano gliinquirenti ad abbandonare la pista eportano soprattutto le indagini ad unafase di stallo sino alla fine di febbraioquando, alla stazione dei Carabinieridi Ancona, è recapitata una lettera,

spedita qualche giorno prima daFalconara, che dista soli diecichilometri dal capoluogomarchigiano. La missiva riporta ilseguente testo: “Egregio (omissis) oaltro tu sia (omissis), ti consiglio daora in avanti, di soffrire diamnesia, se non vuoi fare la fine diAnna Maria” - il riferimento è ad unCarabiniere che conosceva la ragazzasquillo per averla incontratafrequentemente in treno durante isuoi spostamenti dal capoluogomarchigiano a Sant’Arcangelo diRomagna -, ed ancora: “Trovarti efarti fuori a Sant’Arcangelo diRomagna sarà semplice, anche nonconoscendoti. I colleghi del settoreoperativo di Rimini sono stati cosìgentili a dirmi del colloquio di(omissis) appena ho detto di essereil Comandante della Stazione deiCarabinieri di Ancona. Anch’io devotenermi informato, sono sicuro chesai molto di più. Facciamo quattro

partite a scacchi una per talunadelle tre con cui divideval’appartamento, l’ultima per te ognisconfitta una morte, io ho i bianchi.Cominciamo B2 in B3. Contatto io.Bye, bye (omissis) lei farà daarbitro. Cerchi di contattare unquotidiano per la pubblicazionedella partita ogni sabato”.La lettera, costituita da due fogli,contiene 25 righe scritte con unnormografo, senza rispettare lapunteggiatura e con alcuni errori diortografia. L’anonimo, dunque, mostradi essere a conoscenza delle mossedegli inquirenti che dovrebberorimanere segrete. Il militare al quale fa riferimentol’anonimo “scrittore” vieneinterrogato, in qualità’ di testimone, da

un ufficiale dell’Arma stessa, madichiara di non sapere chi potesseessere il latore della missiva. Si tratta del killer o di un mitomane?Gli inquirenti non si sentono diescludere nessuna delle due ipotesi. La lettera scatena l’immaginariocollettivo ed esperti e meno espertiiniziano ad interpretare il contenutodella missiva e addirittura a prevederele date e i luoghi dei prossimi omicidi.Numerose sono le telefonate anonimeche giungono alle forze dell’ordine dipseudo-sfidanti a partite a scacchi conla posta della vita di una donna.Dell’intrigo è investita anche l’Unità dianalisi dei crimini violenti che disponeuna perizia psicologica, le cuirisultanze non escludono chel’assassino possa essere anche unadonna. Inoltre, la perizia esclude chepossa trattarsi di un serial killer:ipotesi avanzata dopo che nella rivieraromagnola erano avvenuti altri episodisimilari, soprattutto dopo l’omicidio di

Nelle foto:sopra e a sinistraarticoli pubblicati sulquotidianol’Unità

PoliziaPenitenziarian.227aprile2015

27crimini e criminaliuna squillo, originaria di SantoDomingo, trovata morta in unappartamento a Lido di Savio(Ravenna) con due coltelli conficcatinel petto. Chi ha ucciso la Bevacqua avrebbeagito sotto l’impulso del momento. Inparticolare, l’analisi psicologicaevidenziava come l’omicida sia unapersona con profonde turbecaratteriali di tipo sessuale.Probabilmente ha agito dopo una suamanifestazione di impotenza. L’uomo, o la donna, in precedenza,potrebbe avere già ucciso. Per questo gli investigatori analizzanoi fatti di sangue in cui le vittime sonostate delle prostitute per stabilireeventuali analogie. Non ottenendo alcun risultato, la

lettera, dopo alcuni mesi, non fuinterpretata dagli inquirenti come unasfida, ma come la bravata di unmitomane. Nessun elementopermetteva di identificare l’autoredella missiva con l’assassino. A proposito, per completezza diinformazioni, la mossa iniziale delmitomane B2 in B3 è un’aperturaLarsen che comporta un fianchettodell’alfiere di donna. Si libera l’alfiereaccanto alla donna. Il nome deriva daBengt Larsen, un gran maestrodanese, che ebbe un discretosuccesso. La mossa, non notissima, presupponeuna certa conoscenza degli scacchi. La contromossa? E7 in E5 oppure D7in D5. Cioè il pedone nero davanti alre o alla regina, spostato di duecaselle. Per la precisione, nell’ottobredel 1998, le indagine riguardantil’omicidio di Anna Maria Bevacquafurono archiviate senza colpevoli. Alla prossima... H

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iù di venti anni dipubblicazioni hannoconferito al mensile Polizia

Penitenziaria - Società Giustizia &Sicurezza la dignità di qualificatafonte storica, oltre quella diautorevole voce di opinione. La consapevolezza di aver acquisitoquesto ruolo ci ha convintodell’opportunità di introdurre unarubrica - Come Scrivevamo - checontenga una copia anastatica di un articolo di particolareinteresse storico pubblicato tantianni addietro. A corredo dell’articolo abbiamoritenuto di riprodurre la copertina,l’indice e la vignetta del numerooriginale della Rivista nel quale fupubblicato.

a cura di Giovanni Battista

de [email protected]

PoliziaPenitenziaria

n.227aprile2015

P28

Two Much! Basta anche meno...di Donato Capece

giugno 2001: poi si vedrà. Tanti cambi, ma la sostanza é semprela stessa, e dal DAP nessuno, di fatto,si muove. Adesso ci sono due vicecapo al DAP, ma forse ne bastava uno.Gian Carlo Caselli, intanto, ha regalatoall’Amministrazione una nuova rivistamensile, “Le Due Città” (vedi IlPulpito di De Blasis, qui a fianco),un poco gradito pseudonimo per tutti,dal momento che lo pagheranno gliaderenti all’Ente di Assistenza conl’aumento da 1.000 a 3.000 lire dellaquota mensile. Due città, non ne bastava una, almenonella testata! Pare che da qualche tempo tuttoraddoppi al DAP, quasi si trattasse didivulgare un’offerta del tipo prendidue e paghi uno: incarichi,competenze, uffici, testategiornalistiche, appartamenti in uso,scorte, ecc.. In molti istituti manca il direttore, echi potrebbe coprire quell’incarico fail paio con un suo collega in qualchecomodo ufficio del DAP. Un caso per tutti: Volterra é senzadirezione dal 1997. Forse - se la criminalità continua adavanzare - c’é il pericolo cheraddoppino perfino i detenuti (manon gli istituti). L’unica cosa che sicuramente nonraddoppia, anzi sta diminuendo, él’organico del Corpo di PoliziaPenitenziaria e del restante personaledell’Amministrazione. Two much, viene da pensare, ma lasituazione non é tanto allegra edivertente quanto quella di AntonioBanderas nel film omonimo. Meglio pochi, ma buoni. Meglio unosolo, ma che sappia quello che devefare e lo faccia bene.E non ci stancheremo mai diripeterlo: non é il caso di Gian CarloCaselli, il Super Capo del DAP.

Nel box sopra: la copertina

del numero digennaio

2001

come scrivevamo

nno nuovo, vita nuova:l’Amministrazionepenitenziaria si rinnova,

continuano i cambiamenti al DAP,prosegue senza tregua il valzer dellepoltrone a largo Daga, si moltiplicanogli incarichi dirigenziali. E nelfrattempo, non una sola unità s’éaggiunta all’organico del Corpo. Chefine hanno fatto i famosi 2.300 nuoviagenti, 800 dei quali - a dire delministro Fassino e di Caselli -avrebbero dovuto prendere servizio findallo scorso mese di settembre?Vediamo quali sono stati icambiamenti voluti da Gian CarloCaselli. Emilio Di Somma, già capo delpersonale, é stato nominato vice capodel DAP, con l’assunzione di numerosedeleghe (relazioni sindacali,coordinamento NTP, GOM, Banda eGruppi sportivi del Corpo, nonché lasegreteria generale), affiancandosicosì a Paolo Mancuso (vicario, conaffidamento ad interim della direzionedell’ufficio centrale della formazione).L’UGAP, come ufficio autonomo, nonesiste più e le sue competenze sonostate assorbite, armi e bagagli(strutture e personale), dall’ufficiocentrale dell’ispettorato, alla cuidirezione é stato nominato GiuseppeSuraci. Al suo posto di direttore dell’ufficiocentrale beni e servizi arriva quindi ilgenerale Enrico Ragosa. In pratica, un cambio di poltrone... Unpo’ più in basso nella gerarchiacaselliana un altro cambio di sedie:l’ex provveditore per il Lazio GianniVeschi ha assunto l’incarico di vicedirettore dell’ufficio centraledell’ispettorato ed al suo posto é statonominato Angelo Zaccagnino, già vicedi Emilio Di Somma al personale. Entrambi i provvedimenti, però, sonoprovvisori, dal 4 dicembre 2000 al 30

A

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Page 29: Polizia Penitenziaria - Aprile 2015 - n. 227

PoliziaPenitenziarian.227aprile2015

29

otto l’albero di Natale 2000 laPolizia Penitenziaria ha trovato(oltre al solito carbone)

l’aumento della quota contributivaall’Ente di Assistenza, passata da 1.000a 3.000 lire, e una bellissima rivistaredatta ed edita dall’AmministrazionePenitenziaria, “Le Due Città”, pagataappunto dall’Ente di Assistenza. La rivista é stata fortemente voluta (enon poteva essere altrimenti...) dalCapo del Dipartimento Gian CarloCaselli senza, peraltro, che venissesentito il Comitato di Indirizzo dell’Ente,di cui fanno parte le rappresentanze delpersonale. I motivi, a ogni buon conto, ce li spiegalo stesso Caselli nell’editoriale delnumero appena uscito e nella letteraaccompagnatoria con cui ci hagentilmente inviato copia della rivista. “L’Amministrazione Penitenziaria sipropone di fornire ampia e correttainformazione sui problemidell’esecuzione della pena”, scriveCaselli nella lettera indirizzata a noi delSAPPE.Nell’editoriale, poi, spiega meglio le sueintenzioni: “Stupisce che, nelmomento in cui si avvia unatrasformazione (del DAP, n.d.r.) dopoanni di attesa, si manifestinocontrapposizioni talora preconcette,che poco hanno a che vedere con ireali interessi dell’Amministrazione edel personale”, come dire “Stupisceche qualcuno mi contraddica”. E quindi, ancora: “Mancava unostrumento capace di proiettareall’esterno l’immagine e i problemidell’Amministrazione. Il DAP ha ildovere di dare di sé un’informazionenon alterata dall’ostilità odall’incomprensione”, come dire“Mancava uno strumento che possaparlare di me come voglio io”.Risultato: una rivista di 48 pagine con 8(otto) foto di Caselli (di cui 4 con papa

Giovanni Paolo II); il nome di Caselliviene citato 24 (ventiquattro) volte,ovverosia una pagina si e una no,praticamente mezza rivista tutta perlui; ben 5 pagine sono dedicate a unacircolare di Caselli che “segna lastrategia del sistema penitenziario”.I peana si sprecano... Appare quasi forzato - ma tutto ha unlimite - che in questo primo numero ilCapo del Dipartimento abbia dovutolasciare un po’ di spazio anche apersonaggi quali il Papa (in visita aRegina Coeli), il Presidente dellaRepubblica (alla Festa Annuale delCorpo), il Ministro della Giustizia, lamedaglia olimpica Giovanni Pellielo,l’on. Carlo Leoni, l’on. AlfredoMantovano.Ci domandiamo cosa potrà succederecon il prossimo numero!

In pratica, Gian Carlo Caselli éassente soltanto nella vignetta diElleKappa, ma abbiamo rimediatonoi, dedicandogli la vignetta di Caputosu questo numero di “PoliziaPenitenziaria”. E tutto ciò, come dice lo stessoCaselli, “é reso possibile dal

come scrivevamo

contributo di decine di migliaia diiscritti all’Ente di Assistenza”. Non é dato sapere, invece, qualisiano stati ufficialmente i costi

complessivi dell’opera: si puòpresumere che sia stata sufficienteuna fetta (un dodicesimo) dei 400milioni previsti per quella spesa dalbilancio preventivo dell’Ente, ma aparere nostro quella cifra nonbasterà a coprire nemmeno la metàdelle spese da sostenere.

Nel boxla copertina de“Le Due Città”

Gian Carlo Caselli Superstar Una città tutta per luiE’ uscito il primo numero di “Le Due Città”, rivista dell’Amministrazione Penitenziaria: Metà dello spazio è dedicato al Capo del DAP di Giovanni Battista de Blasis

S

HEI CAPUTO, CHI E’ QUEL SIGNOREVESTITO DI BIANCO CHE STRINGELA MANO A CASELLI ?

Sotto:la vignetta del numero di gennaio2001

Page 30: Polizia Penitenziaria - Aprile 2015 - n. 227

Istituto penitenziariorappresenta nell’immaginariocollettivo sempre e comunque

un luogo di sofferenza, talvoltaassociato ad azioni di rivolta o soprusia vario titolo.Che sia in antiche strutture situate neicentri storici cittadini o fuori città, siriesce sempre ad individuarlodall’esterno, ma niente lascia capirecosa succeda una volta varcatol’ingresso.Spesso infatti mi si chiede di spiegarecome si svolge la vita al suo interno. Dalle domande che mi vengono rivolteè chiara una duplice curiosità:comprendere se sono rispettati i dirittidelle persone ed allo stesso temporicevere assicurazione su una concretaespiazione della pena.Per me è un modo di dare sostanza aquell’idea nebulosa e talvolta distortache se ne ha, sia del Corpo di PoliziaPenitenziaria, che delle personeristrette.Entrambi passiamo dal ruolo di orchia quello di vittime, sulla base diquanto talvolta accade e dal modo concui i media ne parlano.Cercherò quindi di descrivere cosasuccede dal momento in cui unapersona arrestata fa ingresso inIstituto: la sua vita personale egiuridica passa attraverso le nostreazioni, i nostri doveri eprofessionalità. Noi operatori siamo coloro che loaccompagneranno in questa parte delsuo cammino. Un dovere ed una responsabilità cherende peculiare il nostro lavoro e cidifferenzia dalle altre forzedell’ordine, perché non si tratta di unamera applicazione di un articolo dilegge, ma dell’interazione conpersone, dolori, difficoltà.Ed è di ciò che si deve tenere di contoin ogni azione, nell’applicazione delregolamento, nella tutela diquell’ordine e sicurezza all’interno delpenitenziario, affinché non avvenganoprevaricazioni o soprusi da una parteo dall’altra: rispetto dei diritti e doveridi ognuno in una comunità dove nonsi sceglie volontariamente di stare,dove il background di ognunointeragisce con quello di altri, in unadifficoltà dovuta alla limitazione delle

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n.227aprile2015

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E, comunque, crediamo che ogniappartenente al Corpo vorrà saperecome vengono spesi i soldi che versaspontaneamente per la causadell’Ente. Prendiamo atto che, almeno, ilPresidente Caselli avrà uno“strumento capace di proiettareall’esterno l’immaginedell’Amministrazione”, e quindi “La Sua”.

Senza entrare nel merito delsignificato della testata (su cui cisarebbe parecchio da dire...),prendiamo atto altresì che “Le DueCittà” sono praticamente giàassegnate: una perl’Amministrazione e una per ilPresidente Gian Carlo Caselli. H

L’

Nel box sopra:il sommario

del numero di gennaio

2001

sotto;una immaginedi Gian Carlo

Caselli

L’Accademia EuropeaStudi Penitenziari, polodidattico dell’UniversitàTelematica PEGASO, i cuititoli di studio, oltre adaccrescere la culturapersonale, sono spendibiliper la partecipazione aconcorsi riservati alaureati (es. commissariopenitenziario), propone ilcorso di laurea magistralein giurisprudenza.

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lavoro, la vedi quasi sempre rifiorire.E’ una questione di dignitàrecuperata.Lo so, il termine ‘rifiorire’ fasgranare gli occhi se soprattuttoteniamo presenti le sanzioni dellaCorte di Strasburgo per la situazionedei penitenziari italiani ma comeposso definire lo stato di unapersona che torna a sorridere,riacquista peso, lo sguardo acceso ecurioso, con voglia di fare e divivere?

Non vuole essere unageneralizzazione dal momento che iltasso dei suicidi e degli attiautolesionisti rimangono molto altied il disagio e la sofferenza dovutaalla carcerazione è presente inognuno di loro, ma suscitare spuntidi riflessione e una visione quantopiù completa di questa realtà. Dalla prossima volta vorrei entrareun po’ più nello specifico del nostrolavoro e di come, di fatto, non sipossa continuare ad immaginarlofatto semplicemente di chiavi cheaprono e chiudono le celle.A presto.

proprie libertà.All’ingresso in Istituto quindi, lapersona arrestata, verrà sottoposta aperquisizione. Un atto importante e delicatissimo che,seppur effettuato con professionalità erispetto, non può non lasciare segno suchi la subisce, ma comunquenecessario per evitare l’introduzione disostanze o oggetti atti a offendere. E’ forse quello il momento in cui uno sirende conto di essere stato privato dellalibertà.Successivamente verrà immatricolato egli verrà assegnato un fascicolo nelquale sarà racchiuso il suo percorsoall’interno dell’Istituto: giuridico,disciplinare, sanitario.Terminata la registrazione, la persona,che a quel punto assume lo status didetenuto, viene sottoposta a visitamedica e presa in carico dal serviziosanitario al fine di garantire eassicurare il diritto alla salute fisica epsicologica per tutto il tempo cherimarrà ristretta.Infine farà ingresso nei reparti detentiviveri e propri, entrando in contatto conuna parte della popolazione detenuta. Il tipo di reato commesso, la posizionegiuridica e le eventuali dichiarazioni diincompatibilità rilasciate dal detenuto ole sue condizioni di salutedetermineranno l’assegnazione in unreparto invece che in un altro.Quella che sembra una sempliceoperazione di routine, di fatto rivestenotevole importanza: che si tratti omeno di una prima carcerazione, lapersona che viene ristretta si trova a tuper tu con se stessa ed i problemi chehanno determinato il compimento di unreato, disorientata e sola, spesso setossicodipendente in astinenza. Essere presenti in questa prima fasecon valutazioni appropriate ed efficacisignifica intervenire preventivamentecontro eventuali atti autolesionistidovuti alla disperazione.Con il passare dei giorni in generale c’è un assestamento ed un istintivoadattamento alla nuova situazione divita. La giornata è scandita da orari per leattività e di regole che servono non soloa garantire ordine e sicurezza ma ancheal rispetto dei pari diritti di ognuno.Attività e corsi di ogni genere:

Nella foto: il mondo

Laura PieriniVice Segretario Sappe [email protected]

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Un mondosospeso

donne in uniforme

alfabetizzazione, scuola media esuperiore, scrittura creativa, yoga,teatro, palestra, giardinaggio, musica,catechesi e incontri con i vari ministridi culto.Volontari, educatori, assistenti sociali,operatori dell’altro diritto per lequestioni legali e comunità cheeffettuano incontri per verificare lapossibilità di soluzioni alternative alladetenzione.Colloqui con familiari, avvocati,mediatori culturali.Psicologi e psichiatri, medici di base especialistici quali ad esempio del Sertper i tossicodipendenti, oppureodontoiatri, ginecologi, oculisti,infettivologi, cardiologi, radiologi, cheeffettuano visite regolari e cadenzate.Attività lavorative remunerate: puliziedei locali comuni, preparazione edistribuzione dei pasti, idraulici,elettricisti, muratori, giardinieri.E’ un mondo sospeso, ma infermento, vivo. Ben lontano fortunatamente da quellaconcezione philadelphiana dellaseconda metà del XVIII secolo.Certe volte arrivano in Istituto e sonotalmente provati dalla vita di strada dachiedersi se siano uomini e donnequelli che abbiamo di fronte:abbrutiti, sudici, affamati, arrabbiati,aggressivi o ammutoliti. E’ un mondo sospeso anche quelloesterno per taluni. Il penitenziariodiventa così una bolla protettiva doveriprendere contatto con se stessi matemporanea, effimera, se poi una voltausciti non mutano le condizioniiniziali. Può apparire assurdo agli occhi ditaluni, ma quando ad una persona,che all’esterno viveva di espedienti,dai la possibilità di avere pastiregolari, un tetto sopra la testa, unadeguato sostegno sanitario epsicologico, interessi e opportunità di H

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PoliziaPenitenziaria

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inalmente arriva l’edizioneitaliana di un libro, “Theatre ofsilence”, edito in Inghilterra nel

2008, che punta il dito contro il‘modello inglese” deltifo da stadio che moltivorrebbero introdurreanche in Italia.Evidentemente senzaconoscerlo, viene darilevare. Bazell èautore di una denunciaimpietosa sullasnaturamento delcalcio inglese, ostaggiodi interessi economici,prezzi tutt’altro chepopolari, partite adogni ora e ad ognigiorno ed assurde leggirepressive che hannosnaturato la naturastessa degli stadi dicalcio (trasformati insilenti teatri) e lapassione dei tifosiorganizzati. E così ilcalcio moderno,stagione dopo stagione,supera ogni orwellianaimmaginazione. Menomale che c’è chi non siarrende e giorno dopogiorno mette le basiper un altro calcio.Bazell ci aiuta acomprendere, inprofondità, la naturastessa dei mali checaratterizzano il calciomoderno, e ci mettedunque in guardiasulla spesso invocatataumaturgica medicinainglese. Perché, per

usare un concetto espresso da un altroscrittore di curva, John King, “...anessuna industria televisiva sembrache interessi dei tifosi ma senza

l’urlo e il movimento del pubblico ilcalcio sarebbe uno zero. Il calcio èuna storia di passione. Sarà semprecosì. Senza la passione il calcio èmorto: solo 22 uomini che corronosu un prato e danno calci a unapalla: proprio una gran cagata. E’ latifoseria che fa diventare il calciouna cosa importante…”

l Commissario della Polizia diStato Luigi Calabresi, addetto allasquadra politica della Questura di

Milano e spesso incaricato dicontrollare le manifestazionidell’estrema sinistra, convocò nel 1969il ferroviere Giuseppe Pinelli in quantoindagato per la strage di piazzaFontana. Il 15 dicembre Pinelli morìdopo essere precipitato dalla finestradell’ufficio del commissario. LuigiCalabresi si dichiarò estraneo ai fatti,aggiungendo di non essere statonemmeno presente nella stanza.Cinque poliziotti confermarono la loropresenza e l’assenza del commissario,chiamato a rapporto dal suo superiore.Nell’ottobre del 1975 la sentenza sullamorte di Pinelli, dopo l’inchiesta,escluse sia l’ipotesi del suicidio edefinì la morte come accidentale, acausa di un malore. Venne ancheconfermata l’assenza di Calabresi almomento della morte di Pinelli.Eppure, è solo nel 2004 (il 14 maggio)– 32 anni dopo l’omicidio... – che ilPresidente della Repubblica CarloAzeglio Ciampi ha conferito laMedaglia d’Oro al Merito Civile allamemoria di Luigi Calabresi... In queigiorni, diversi quotidiani e periodici, inparticolare “L’Espresso” e “L’Unità”,imbastirono, senza alcuna prova, unacampagna diffamatoria controCalabresi, accusandolo di omicidio edi torture. 800 intellettuali, ben primadella sentenza definitiva sull’accaduto,firmarono una lettera di accusa contro

Calabresi in cui lo identificarono comeil responsabile della morte di Pinelli,definendolo «commissariotorturatore». Sottoscritta e divulgatainizialmente il 10 giugno 1971 dadieci firmatari, la lettera aperta fupubblicata sul settimanale L’Espressoil 13 giugno, a margine di un articolodi Camilla Cederna intitolato Colpi discena e colpi di karate. Gli ultimiincredibili sviluppi del caso Pinelli. Il titolo si ispirava all’ipotesi, emersada alcune prime indiscrezioni sulleferite ritrovate sul corpo di Pinelli esostenuta da Lotta Continua e dadiversi ambienti extraparlamentari,che la defenestrazione di Pinelli fossestata causata da un colpo di karate. Lesettimane successive, il 20 e il 27giugno, la lettera venne ripubblicata,con l’adesione di centinaia dipersonalità del mondo politico eintellettuale italiano, fino a giungere a757 firme. In seguito a tale lettera ilclima si infiammò ulteriormente,comparvero minacce sui muri eintimidazioni via lettera. Il 17 maggio1972 fu assassinato da due sicari. Anni dopo si scoprì che i mandatifurono Giorgio Pietrostefani e AdrianoSofri. Questo bel libro di LucianoGaribaldi, dal quale è stata tratta laminiserie televisiva sul CommissarioCalabresi andata in onda sulla RaiTv,ricostruisce questa drammatica storia.Ed ha il pregio di farlo con estremachiarezza. Per non dimenticare.

l magistrato Mario Sossi fu rapitodalle Brigate Rosse nell’aprile del1974. Sostituto procuratore,

titolare di diverse inchieste sui gruppieversivi della sinistraextraparlamentare, e pubblicoministero nel processo al Gruppo XXIIOttobre, Sossi venne rapito daun’organizzazione terroristica, fino adallora poco conosciuta, che si firmò

a cura di Erremme

[email protected] Matthew Bazell

STADI O TEATRI? Il modello inglese el’anima persa del calcio

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Luciano Garibaldi

Gli anni spezzati.IL COMMISSARIO. LuigiCalabresiMedaglia d’Oro

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Mario Sossi con Luciano Garibaldi

Gli anni spezzati.IL GIUDICE. Nella prigione delle BR

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col nome di “Brigate Rosse”. Per leBR, attive soprattutto nell’ambientesindacale con numerose infiltrazionitra gli operai delle fabbriche del Nord,si trattò del primo attacco al cuoredello Stato, un colpo diretto contro irappresentanti delle istituzioni, cheinaugura una lunga serie di attentati eche può essere considerato comeun’anticipazione del rapimento di AldoMoro. La foto di Sossi nella prigionebrigatista, con alle spalle la bandierarivendicativa delle BR è, non a caso,una delle immagini più ricorrenti neilibri che si occupano di terrorismo. Inquesto libro, racconta all’amicogiornalista Luciano Garibaldi la suaallucinante avventura per tenere fede,a dirlo è lui stesso, a un impegnopreso tacitamente durante quegliinterminabili giorni nel «carcere delpopolo»: spiegare agli italiani,soprattutto ai giovani, quale spaventosaideologia di morte si nascondessedietro l’utopia rivoluzionaria. E lo fecesebbene non mancasse chi losconsigliava, data la sua condizione di«condannato a morte in libertàprovvisoria», ribadita dai capibrigatisti il 22 maggio 1978 nell’auladi giustizia di Torino dove venivanoprocessati. E’ un libro che si legged’un fiato, che aiuta a comprendere inquale incredibile spirale di folliaideologico-rivoluzionaria fosseroirreversibilmente pervase le menti dimolti giovani (ma non solo).

toria di un calcio che non c’èpiù e di un protagonista di queitempi, Agostino di Bartolomei.

Dal carattere schivo e riservato, moltolontano dai canoni classici delcalciatore, morì suicida la mattina del30 maggio 1994 a San Marco, lafrazione di Castellabate dove viveva,sparandosi al petto con la sua pistolaSmith & Wesson calibro 38. Eranotrascorsi dieci anni esatti dalla finale diCoppa dei Campioni persa dalla suaRoma (di cui era capitano) contro il

Liverpool. I motivi del suicidio – siparlò di alcuni investimenti andatimale, nonché di un prestito che gli erastato appena rifiutato – divenneroabbastanza chiari quando fu rinvenutoun biglietto in cui il calciatore spiegavail suo gesto, da ricollegarsiprobabilmente alle porte chiuse che ilmondo del calcio gli serrava: «mi sentochiuso in un buco». Di Bartolomeigiocò nella Salernitana e proprio nellaSalernitana concluse la sua carriera.Questa di Nardiello non è però unabiografia, ma il racconto nel qualel’autore alterna la passione sportiva egli eventi importanti degli anni ’90 delsecolo scorso, come la caduta delmuro di Berlino e lo tsunamitangentopoli. Il percorso trova naturaleconclusione con i palpitanti momentiche videro i tifosi granata raggiungerelo stadio Olimpico di Roma dove laSalernitana avrebbe disputato, controla Lodigiani, la finale di andata dei playoff promozione per il raggiungimentodella serie cadetta, solamente sei giornidopo i tragici eventi del 30 maggio1994 quando Ago si tolse la vita. Unlibro che fa molto riflettere sul mal divivere che può colpire e segnare anchela vita di persone a cui davvero sembranon mancare nulla.

lberto Magnaghi fu tra ifondatori di Potere operaio.Dopo lo scioglimento del

gruppo, nel 1973, abbandonò lamilitanza politica attiva e si dedicò allaricerca e all’insegnamentouniversitario divenendo direttore delDipartimento di Scienze del Territoriodella Facoltà di Architettura delPolitecnico di Milano. Il 21 dicembre1979 si ritrovò inaspettatamentearrestato nel quadro dell’inchiestagiudiziaria cosiddetta «7 aprile»contro l’Autonomia operaia. Scontòcosì tre anni di carcerazionepreventiva. E fu durante quella

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33le recensioni

Pietro Nardiello

GUIDACI ANCORA AGO

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carcerazione che scrisse questo libro:Un’idea di libertà. Questo suo diarioraccoglie la quotidianità vissuta incella, in carcere, e contiene una fermacritica alla funzione sociale dirieducazione e risocializzazionedell’istituzione penitenziaria. Curiosi iracconti sull’autocostruzione di untavolino con lattine di birra vuote, dimensole con pacchetti di cartone dellapasta o di un aliante con materiali varidi riuso, attività poste in essere qualistrategie di resistenza che ilprigioniero mette in attocontro “l’annientamentopsicofisico del biopoterecarcerario” ed il“controllo scientifico suicorpi”.

econda edizioneper questointeressante ed

agile volumetto, che sioccupa della condizionedetentiva ponendo alcentro il tema delladignità. E non è un caso se esso è stato, già dallaprima edizione, un validosupporto didattico per glistudenti universitari. Nel libro infatti vengonoaffrontati con estremachiarezza e competenza itemi della umanizzazionedella pena, del rispetto edella dignità della personadetenuta con unfondamentaledenominatore comune: laCarta costituzionale. Unlavoro, questo di Ruotolo,assai utile, capace di solleticare lecoscienze e sollecitare riflessioni ecritiche costruttive per una nuovaragionata strutturazione dellaesecuzione penale nel nostro Paese.

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Alberto Magnaghi

UN’IDEA DI LIBERTA’.San Vittore ’79Rebibbia ’82

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Marco Ruotolo

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inviate le vostre lettere a [email protected] l’ultima pagina

il mondo dell’appuntato Caputo

Dalla Vigilanza dinamica alla Ristrutturazione dinamicadi Mario Caputi eGiovanni Battista

de Blasis© 1992-2015

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l libro raccoglie gli atti delseminario sul “Il senso dellapena” che si è svolto nella sala

Teatro della Casa Circondariale diRoma Rebibbia Nuovo Complesso il 28maggio 2014. Promosso dall’Associazione italiana

dei costituzionalisti (AIC) incollaborazione con il Master di IIlivello in Diritto penitenziario eCostituzione, attivato presso ilDipartimento di Giurisprudenzadell’Università di Roma tre, ilseminario si è avvalso dell’interventodi molti qualificato relatori, che hannosviscerato il complesso tema anche inuna dibattuta tavola rotonda e che hamesso “sul tavolo” critiche eriflessioni utili ad una nuovaorganizzazione penitenziaria. Spunti e proposte concrete, chepongono l’umanizzazione della pena ela Costituzione al centro di questaauspicata riforma che dovrà,necessariamente, disegnare un nuovoruolo operativo anche per il Corpo di

Polizia Penitenziaria ed i suoiappartenenti.

a cura di Marco Ruotolo

IL SENSO DELLA PENA.Ad un anno dalla Sentenza Torreggianidella Corte EDU

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IH

...CAPUTO, SBRIGATI A MISURARE QUEL

TRAMEZZO!

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Raccolta antologica delle vignette dell’Appuntato Caputo

pubblicate dal 1994 al 2014 sulla Rivista mensile Polizia Penitenziaria - Società Giustizia & Sicurezza

Per oraé uscitoil libro!

Formato 14,5x22 cm Copertina morbida240 pagine a coloriISBN: 9788891092052

Da che parte é l’uscita? si puo’ acquistare in tutte le librerie laFeltrinelli oppure sui siti www.lafeltrinelli.it e www.ilmiolibro.it

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