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Poste Italiane S.p.A. Sped. in A.P. DL n.353/03 conv. in Legge n.46/04 - art 1 comma 1 - Roma aut. n. 30051250-002 anno XVIII n.183 aprile 2011 www.poliziapenitenziaria.it In servizio di ordine pubblico nel campo profughi di Trapani

Polizia Penitenziaria - Aprile 2011 - n. 183

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Rivista ufficiale del Sindacato Autonomo Polizia Penitenziaria

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Poste Italiane S.p.A. Sped

. in A.P. D

L n.353/03 conv. in Leg

ge n.46/04 - art 1 comma 1 - Roma aut. n. 30051250-002

anno XVIII • n.183 • aprile 2011 www.poliziapenitenziaria.it

In servizio di ordine pubblico nel campo profughi di Trapani

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Organo Uf f iciale Nazionale del S.A.P.Pe.Sindacato Autonomo Polizia Penitenziaria

ANNO XVIII • Numero 183Aprile 2011

Direttore Responsabile: Donato [email protected]

Direttore Editoriale: Giovanni Battista De Blasis [email protected]

Capo Redattore: Roberto [email protected]

Redazione Cronaca: Umberto Vitale

Redazione Politica: Giovanni Battista Durante

Redazione Sportiva: Lady Oscar

Direttore Organizzativo: Moraldo Adolini

Progetto Grafico e impaginazione: © Mario Caputi (art director) www.mariocaputi.it“l’ appuntato Caputo” e “il mondo dell’appuntato Caputo” © 1992-2011 by Caputi & De Blasis (diritti di autore riservati)

Direzione e Redazione CentraleVia Trionfale, 79/A - 00136 Romatel. 06.3975901 r.a. - fax 06.39733669

E-mail: [email protected] Web: www.poliziapenitenziaria.it

Le Segreterie Regionali del Sappe, sono sede delle Redazioni Regionali di: Polizia Penitenziaria - S G & S

Registrazione:Tribunale di Roma n. 330 del 18.7.1994

Stampa: Romana Editrice s.r.l.Via dell’Enopolio, 37 - 00030 S. Cesareo (Roma)

Finito di stampare: Aprile 2011

Questo Periodico è associato alla Unione Stampa Periodica Italiana

Il S.A.P.Pe. è il sindacato più rappresentativo del Corpo di Polizia Penitenziaria

in copertina:

Agent di Polizia Penitenziaria in servizio di ordine pubblicopresso la tendopoli allestita a Kinisia (Trapani)

N. 183 • aprile 2011 • pag. 3Polizia Penitenziaria • SG&S

L’EDITORIALECarcere ed emergenza sanitaria:il Sappe al Senato della Repubblica

di Donato Capece

IL PULPITO2010-2012: il triennio che cambierà il DAP

di Giovanni Battista De Blasis

IL COMMENTONuova strategia di contrasto alla criminalità con il contributo della Polizia Penitenziariadi Roberto Martinelli

IN PRIMO PIANO La Polizia Penitenziaria in servizio di ordine

pubblico presso la tendopoli di Kinisiadi Nuvola Rossa

LO SPORTCampionato italiano di Judo a Novara:

risultati importanti per le Fiamme Azzurredi Lady Oscar

L’OSSERVATORIO POLITICOUn breve bilancio dopo tre anni di Governo e di Amministrazionedi Giovanni Battista Durante

Chi vuole ricevere la Rivista direttamente al proprio domicilio, può farlo versando uncontributo di spedizione pari a 20,00 euro, se iscritto SAPPE, oppure di 30,00 euro se noniscritto al Sindacato, tramite il c/c postale n. 54789003 intestato a:

POLIZIA PENITENZIARIA - Società Giustizia & SicurezzaVia Trionfale, 79/A - 00136 Roma

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l 5 aprile scorso ho partecipato, presso la Biblioteca del Se-nato, alla presentazione del volume Garantire la Speranza èil nostro compito edito dal Centro Studi Cappella Orsini sul

tema: L’emergenza sanitaria nei penitenziari italiani a 18 mesidall’entrata in vigore della legge. Un manuale redatto da medici,infettivologi psicologi, rivolto agli Agenti di Polizia penitenziaria,che nasce da un Convegno sul tema che il Centri Studi Cappella Or-sini tenne a Roma nel novembre 2010. Dal Convegno emerse cheuna prima soluzione al pesante sovraffollamento penitenziario po-trebbe essere quella della concreta definizione dei circuiti peni-tenziari differenziati e, in questo contesto, la costruzione di carceriper così dire leggere per i detenuti in attesa di giudizio, con gravidisabilità e problemi di natura sanitaria, destinando le carceri tra-dizionali a quelli con una sentenza definitiva da scontare. Secondoi dati recentemente diffusi, è infatti emerso che solo il 20% dei de-tenuti presenti è sano. L’80% dei circa 70 mila detenuti oggi in car-cere in Italia ha infatti problemi di salute, più o meno gravi: il 38%versa in condizioni mediocri, il 37% in condizioni scadenti ed il4% ha problemi di salute gravi. Un detenuto su tre è inoltre tossi-codipendente. Del 30% dei detenuti che si è sottoposto al test Hiv,il 4% e’ risultato positivo. E ancora, il 16% soffre di depressione oaltri disturbi psichici, il 15% ha problemi di masticazione, il 13%soffre di malattie osteoarticolari, l’11% di malattie epatiche, il 9%di disturbi gastrointestinali. Circa il 7% è infine portatore di malattieinfettive. Tutto questo va ad aggravare le già pesanti condizioni la-vorative delle donne e gli uomini del Corpo di Polizia Penitenziaria,oggi sotto organico di ben 6mila unità. Nel corso del Convegno del Centro Studi Cappella Orsini, cittadini,detenuti, medici, personale penitenziario e associazioni del terzosettore si riunirono nella Rotonda del carcere romano di ReginaCoeli si sono riuniti per la prima volta in un pubblico confrontoper l’esame dell’applicabilità della legge approvata già nel 2002 inmateria di sanità penitenziaria. La pubblicazione presentata nellaBiblioteca del Senato fornisce le prime informazioni nella gestionedelle malattie infettive: dalla semplice pediculosi alla scabbia, dal-l’epatiti alla tubercolosi ed è stato concepito per essere utilizzatodagli agenti di Polizia Penitenziaria. Oltre alle informazioni di ca-rattere sanitario il volume racconta l’ambiente penitenziario attra-verso la creatività: oltre 50 artisti contemporanei hanno realizzatoaltrettante opere che costituiscono l’apparato iconografico del ma-nuale. Gli artisti si sono espressi sul tema dell’esclusione socialederivante dalla privazione di libertà testimoniando con il loro con-tributo quanto sia importante l’impegno sociale della Polizia Peni-tenziaria. Tra i vari capitoli del volume, uno è dedicato al rapportotra penitenziario e storia dell’arte con relativo apparato iconogra-fico mentre un altro tratta un approfondimento della storia del ci-nema a tema carcerario. Nel mio intervento, che ha riscossocondivisione ed apprezzamento, ho sottolineato come, per il SAPPE,il carcere come istituzione è superato perché non è più un de-

terrente ma è considerato un contenitore nel quale si gettatutto ciò che la società non accetta: noi riteniamo che unagrande occasione è stata, ancora una volta, persa, cioè l’indultoapprovato nel 2006, a cui dovevano seguire le riforme struttu-rali per prevedere un carcere invisibile sul territorio a cui af-fidare da un lato tutti coloro che commettono un reato che noncrea allarme sociale e, dall’altro, un carcere di massima sicu-rezza, per i 41 bis, o comunque riservato ai soggetti che si mac-chiano di gravissimi reati.Ho anche ricordato che, pur essendo il sovraffollamento peniten-ziario una criticità sostanzialmente europea, le caratteristiche uni-che del nostro Paese sono il flusso e i periodi di permanenza incarcere. Ogni giorno entrano ed escono centinaia di persone dalcarcere, un movimento che comporta uno stress enorme del si-stema soprattutto in una fase, quella dell’accoglienza, che è la piùdelicata e la più difficile da gestire. Il sovraffollamento può peg-giorare le capacità dell’Amministrazione di tenere distinti i detenutiin base alla loro posizione giuridica, anche per il numero moltoelevato di quelli in attesa di giudizio – circa il 42% dei detenutioggi in carcere - e di condannati a pene molto brevi. Questo qua-dro complesso è reso ancor più difficile dalla eterogeneità dellapopolazione ristretta, in gran parte costituita da stranieri, da tos-sico-dipendenti e da persone con problemi mentali. Per il SAPPE,ed al Senato della Repubblica l’ho ribadito ancora una volta, serveun nuovo ruolo per l’esecuzione della pena in Italia. E’ statistica-mente provato che guadagnare la libertà in modo graduale, conun tutoraggio e un accompagnamento sul territorio da parte deglioperatori, abbatte sensibilmente la recidiva. Il lavoro all’esternorappresenta un modo concreto per sperimentare la volontà realedel detenuto di lavorare e di reinserirsi nella società civile. Più at-tività lavorative in carcere fanno acquisire la consapevolezza di es-sere protagonisti loro stessi del proprio futuro. Bisogna pensareun carcere che non peggiora chi lo abita, non lo incattivisce, noncrea nei suoi abitanti la convinzione di essere una vittima: questirisultati si possono realizzare con il coinvolgimento del sociale. LaPolizia penitenziaria deve connotarsi sempre più come Polizia dellaesecuzione oltreché di prevenzione e sicurezza ed è dunque cer-tamente quella più propriamente deputata al controllo dei soggettiammessi alle misure alternative. E’ assolutamente necessario un‘ripensamento’ organico del carcere e dell’Istituzione penitenzia-ria, che preveda un maggiore ricorso alla misure alternative alladetenzione e l’adozione di procedure di controllo mediante stru-menti elettronici o altri dispositivi tecnici (come il braccialetto elet-tronico) che hanno finora fornito in molti Paesi europei una provaindubbiamente positiva. E se la pena evolve verso soluzioni diverseda quella detentiva, anche la Polizia Penitenziaria dovrà spostarele sue competenze al di là delle mura del carcere, parallelamenteall’affermarsi del suo ruolo quale quello di vera e propria Poliziadell’esecuzione penale, di prevenzione e sicurezza.

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Carcere ed emergenza sanitaria: il Sappe al Senato della Repubblica

Donato CapeceDirettore ResponsabileSegretario Generale del Sappe [email protected]

N. 183 • aprile 2011 • pag. 4Polizia Penitenziaria • SG&S

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uello che non poté la politica, ot-tenne il tempo.Vent’anni dalla riforma, 12 Ministri

della Giustizia e 12 Capi Dipartimento nonhanno potuto (o non hanno voluto) avvi-cendare l’Alta Dirigenza del DAP.Chi più, chi meno; chi in un posto, chi inun altro, nel Dipartimento dell’Amministra-zione Penitenziaria (fin dalla sua nascita nel10 gennaio 1991) si sono avvicendati, neiposti chiave di potere, sempre gli stessi di-rigenti.Alcuni posti sono ormai occupati dallestesse persone da più di dieci anni (oltre120 mesi, più di 3500 giorni) senza chequeste abbiano dato alcun cenno di cedi-mento.L’unica possibilità di amoveautur che sonodisposti a prendere in considerazione è ilpromoveautur.Ma quello che non sono riusciti a fare Mi-nistri e Capi Dap ha ottenuto il tempo.Su un totale di venti posti in organico hannogià lasciato il servizio, o stanno per la-sciarlo, 12 dirigenti generali dell’ammini-strazione penitenziaria, ovverosia il sessantaper cento della nomenclatura.Massidda, Zaccagnino, Gasparo, Sparacia,Quattrone e Giuliani nel 2010.Cesari (luglio) e Faramo (novembre) nel2011.Ragosa (gennaio), Culla (luglio), Bocchino(novembre) e Di Somma (dicembre), la-sceranno per raggiunti limiti di età, nel2012.In effetti, ci è anche venuta in aiuto, in que-sta improvvisa ventata di rinnovamento, lapolitica del Governo, ed in particolare delMinistro della Funzione Pubblica Brunetta,in materia di pensionamenti della dirigenzapubblica. Infatti, da un lato sono state im-partite precise direttive circa il divieto diconcedere ulteriori proroghe oltre il ses-santacinquesimo anno di età e dall’altro

lerno (novembre).La mia speranza, come quella di tutti, è chequesto rinnovamento serva per una evolu-zione positiva dell’amministrazione peni-tenziaria, nell’esclusivo interesse del Corpoe non di nuove élite o, peggio, di altri singolidirigenti .Proprio in relazione a questo periodo di rin-novamento, parafrasando una bellissimaespressione di Papa Paolo VI, vorrei conclu-dere con un suggerimento a tutti noi:«Bisogna spiegare ai giovani dirigentidell’amministrazione penitenziaria che ilDap esisteva già prima di loro e occorrericordare ai dirigenti anziani che il Dapesisterà anche dopo di loro.»

sono state date altrettanto precise indica-zioni circa la facoltà delle amministrazionidi pensionare i dirigenti che abbiamo su-perato i quaranta anni di contributi.Almeno la metà dei dirigenti in questionerientrano sia nell’una che nell’altra previ-sione.Certamente, qualcuno (molto probabil-mente facente parte degli stessi staff degliinteressati) potrebbe manifestare qualchepreoccupazione sulla tenuta del sistemacomplessivo, allorquando verranno amancare (quasi contemporaneamente)tre dirigenti storici del dipartimento.Vorrei rassicurare questo qualcuno, equalsiasi altra persona si dovesse preoc-cupare, nel senso che, a mio avviso, la pre-senza di questo o di quel dirigentenell’amministrazione penitenziaria cen-trale è assolutamente ininfluente sulla ge-stione e sull’organizzazione del Corpo, unpo’ come il raffreddore che è una malattiache se viene curata dal medico dura unasettimana e se ce la curiamo da soli durasette giorni.Qualcuno (sempre quel qualcuno) do-vrebbe preoccuparsi piuttosto della tenutapsicologica di certi dirigenti che si trove-ranno – da un giorno all’altro – con unpericolosissimo deficit di onnipotenza al-lorquando fuori da questa amministra-zione non potranno più utilizzaresegreterie, autisti, mezzi e assistenti per-sonali, in qualche caso finanche per girarelo zucchero dentro le tazzine del caffè.Sempre per rimanere nel campo delle vi-cende ininfluenti, da notare anche chenello stesso periodo andranno in congedoper raggiunti limiti di età (e sempre chenon abbiano già lasciato il servizio peraltra causa) anche sei generali degli Agentidi Custodia: nel 2011 Catalano (febbraio),Savini (aprile) e Cau (luglio) e nel 2012De Lucia (aprile), Ricci (ottobre) e Sa-

2010-2012: il triennio che cambierà il DAPQuasi azzerata la nomenclatura: 12 dirigenti generali

lasciano l’amministrazione penitenziaria

Giovanni Battista De BlasisDirettore Editoriale

Segretario Generale Aggiunto del Sappe [email protected]

N. 183 • aprile 2011 • pag. 5Polizia Penitenziaria • SG&S

Nella foto, ilDipartimentodell’ Amini-starzione Penitenziariaa Roma

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a notizia è di quelle che non pas-sano certo inosservate e l’ha ripresacon comprensibile evidenza l’ANSA.

Sono infatti sempre più rosa i vertici dellemafie ed alle mogli, alle sorelle ed alle fi-glie dei boss sono affidate non più e nonsolo ruoli di assistenza. Un tempo salda-mente in mani maschili, i posti di verticedelle gerarchie della mafia, ‘ndrangheta ecamorra, si stanno tingendo sempre più dirosa, come pure ha dimostrato anche il re-cente arresto a Napoli della moglie delboss degli scissionisti, Ermelinda Pagano,che avrebbe ricoperto un ruolo apicale nelclan. Ma anche la vicenda di Reggio Cala-bria dove la pentita Giuseppina Pesce conle sue rivelazioni ha fatto arrestate la madree la sorella, rispettivamente di 48 e 29 anniper associazione mafiosa. Il fenomenodell’ascesa dei boss in gonnella - spessoanche favorito dalla latitanza o dalla deten-zione dei loro congiunti - è stato più voltesegnalato dalla Dia(Direzione distrettualeantimafia). «Dalle condotte declinate neiprovvedimenti giudiziari, si è eviden-ziato che esse non sono più raffrontabilialle passate figure delle cosiddette ‘so-relle d’omertà’, incaricate, secondo latradizione ‘ndranghetista, di forniremera assistenza agli associati ma hannoassunto un significativo ruolo di ‘parteattiva’, in particolare nella gestione delpatrimonio della cosca’», scrive la Dia inuna delle ultime relazioni parlando, ap-punto, dell’arresto di sette donne dellacosca Pesce di Reggio Calabria cui era at-tribuito, tra l’altro, anche il compito direinvestire i proventi illeciti del clan. Scen-dendo dalla Calabria alla Sicilia, le figurefemminili continuano ad essere centralinelle dinamiche mafiose. «Pur se non formalmente affiliate - sot-tolinea la Dia - le donne di Cosa Nostrahanno assunto un peso di notevole rile-

anche la Polizia Penitenziaria, che vuoledare il suo fondamentale contributo. Recen-temente la Segreteria Generale del SAPPE ètornata a chiedere, ai vertici del Ministerodella Giustizia e dell’Amministrazione Peni-tenziaria, interventi concreti per assicurareproprio l’auspicato ruolo centrale delCorpo di Polizia Penitenziaria nelle attivitàdi contrasto interforze alla criminalità, stantianche la specificità e le prerogative istitu-zionali dei Baschi Azzurri. La Direzione Investigativa Antimafia(D.I.A.), ad esempio, istituita nell’ambitodel Dipartimento della Pubblica Sicurezzacon legge 30 dicembre 1991, n. 410, è unorganismo investigativo con competenzamonofunzionale, composta da personalespecializzato a provenienza interforze, fattaeccezione per il Corpo di Polizia Penitenzia-ria, con il compito esclusivo di assicurarelo svolgimento, in forma coordinata, delleattività di investigazione preventiva attinentialla criminalità organizzata, nonché di effet-tuare indagini di polizia giudiziaria relativeesclusivamente a delitti di associazione ma-fiosa o comunque ricollegabili all’associa-zione medesima. La mancata inclusione delCorpo di Polizia Penitenziaria tra l’organicodella D.I.A. appare oggi ancora più ingiusti-ficabile a fronte del recente Protocollo d’In-tesa, sottoscritto in data 11 febbraio 2011,tra il Ministero dell’Interno – Dipartimentodella Pubblica Sicurezza e il Ministero dellaGiustizia – Dipartimento dell’Amministra-zione Penitenziaria avente ad oggetto pro-prio la lotta alle mafie, ma anche in virtùdella istituzione, nell’ambito dell’Ufficio perl’attività ispettiva e di controllo del Diparti-mento dell’Amministrazione Penitenziaria,del Nucleo Investigativo Centrale (ex D.M.14 giugno 2007) i cui successi operativi,anche all’estero, sono noti e frequenti. Ep-pure l’articolo 55 c.p.p. ( ex D.P.R.447/1988) identifica tra gli ufficiali e gli

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N. 183 • aprile 2011 • pag. 6Polizia Penitenziaria • SG&S

Nella foto Giusy Vitale

nell’altrapagina un poliziotto

penitenziarioin borghese

Cambiano i vertici delle organizzazioni di stampo mafiosoNuova strategia di contrasto alla criminalità,

con il fondamentale contributo della Polizia Penitenziaria

Roberto Martinelli Capo RedattoreSegretario Generale Aggiunto del Sappe [email protected]

vanza, risultando coinvolte negli affaridelle ‘famiglie’ e beneficiando dei van-taggi, non solo economici, derivanti dalpotere dell’assoggettamento e delle atti-vità illecite». L’evoluzione di questi ruoli, causata dalladisarticolazione dei quadri dei sodalizi, «halasciato emergere figure di donne eman-cipate dal contesto familiare, capaci diautodeterminarsi ed ispiratrici di strate-gie criminali».

Così nel tempo Giusy Vitale (poi collabora-trice di giustizia) guadagnò la reggenzadella famiglia di Partinico; Mariangela DiTrapani, moglie di Salvino Madonia, impar-tiva direttive sulle attività della cosca, inter-venendo sulla nomina dei capi e deireggenti; Emanuela Gelardi, l’anziana ve-dova di Francesco Ciccio Madonia, custo-diva le chiavi della cassaforte contenente ildenaro della cosca; Rosalia Di Trapani, mo-glie di Salvatore Lo Piccolo, curava gli inte-ressi del clan durante la latitanza deicongiunti. Questa notizia è significativa edimportante per conoscere, capire e com-prendere le evoluzioni in atto in capo alleorganizzazioni criminali di stampo mafioso,rispetto alle quali è opportuno una evolu-zione anche nel contesto info-investigative.E proprio in questo contesto un ruolo cen-trale lo deve garantire, a nostro avviso,

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a disciplina dell'esecuzione penalee delle misure di recupero nei con-fronti dei tossicodipendenti costi-

tuisce, anche in seguito alle recentiriforme portate al Testo Unico in materiadi stupefacenti (d.P.R. n. 309/1990), unvero e proprio sottosistema normativo,che opera con regole e finalità peculiari,spesso molto diverse da quelle stabiliteper i condannati comuni. Il volume di Fiorentin illustra in modocompleto ed esaustivo l'istituto dell'esecu-zione penale a carico dei condannati tos-sicodipendenti, che viene analizzatodall'emissione dell'ordine di carcerazioneda parte del P.M. fino alle complesse di-namiche delle misure alternative al car-cere (affidamento terapeutico esospensione della pena). L'opera, arricchita dalle pronunce dellaCorte Costituzionale e della più recentegiurisprudenza di legittimità in materia, èun utile strumento di lavoro e un preziosoausilio per l'operatore e il professionistaed offre al lettore le linee-guida della cor-rente interpretazione ed applicazione ditali misure.

FABIO FIORENTIN

MISURE ALTERNATIVEALLA DETENZIONE E TOSSICODIPENDENZAGIUFFRE’ Edizioni pagg. 269 - euro 26,00

a cura diErremme

agenti di polizia giudiziaria gli appartenential Corpo di Polizia Penitenziaria (ex Legge395/1990) senza eccezione alcuna che,nell’ambito di loro pertinenza, possono for-nire e forniscono un contributo notevole alcontrasto alla criminalità organizzata, dalmomento che sono chiamati a gestire isti-tuzionalmente detenuti appartenenti al re-gime di cui al 41 bis dell’OrdinamentoPenitenziario nonché detenuti ad elevato in-dice di vigilanza unitamente a quelli appar-tenenti al circuito dell’Alta Sicurezza, che,ancorché ristretti, costituiscono una pre-ziosa fonte investigativa nella decodifica-zione delle dinamiche mafiose oltrechénell’opera di disgregazione delle articola-zioni criminali di stampo mafioso nonchéeversivo che talvolta presentano elementi dicontiguità con le prime. La Polizia Penitenziaria nella D.I.A., dun-que, ma non solo. Con altra separata cor-rispondenza, la Segreteria Generale delSAPPE ha espresso alcune considerazionianche rispetto all’approvazione in Parla-mento di un recente provvedimento con-cernente il Corpo Forestale dello Stato. La Commissione Agricoltura della Cameradei Deputati ha infatti approvato, in via de-finitiva, il disegno di legge Disposizioni inmateria di etichettatura e di qualità deiprodotti alimentari, il cui articolo 4 pre-vede che il personale del Corpo Forestaledello Stato entri stabilmente a far partedelle sezioni di polizia giudiziaria istituitepresso ogni Procura della Repubblica. Ineffetti, proprio l’articolo 4, comma 7, dellaLegge 03/02/2011, al fine di rafforzare laprevenzione e la repressione degli illeciti inmateria agroambientale, nonché di favorireil contrasto della contraffazione dei prodottiagroalimentari protetti e le azioni previstedall’articolo 18, comma 1, della legge 23luglio 2009 n. 99, all’articolo 5, comma 1,delle norme di attuazione, di coordina-mento e transitorie del codice di procedurapenale, di cui al decreto legislativo 28 luglio1989 n. 271, ha aggiunto, in fine, le se-guenti parole: «nonché del Corpo Fore-stale dello Stato». Il novellato testo dell’articolo 5, comma 1del D.lgs, 1989 n. 271 risulta dunque es-sere il seguente: Composizione dellesezioni di polizia giudiziaria. 1) Lesezione di polizia giudiziaria sonocomposte dagli ufficiali e dagli

N. 183 • aprile 2011 • pag. 7Polizia Penitenziaria • SG&S

agenti di polizia giudiziaria dellapolizia di stato, dell’arma dei cara-binieri e del corpo della guardia difinanza nonché del corpo forestaledello stato.E’ quindi palese l’autentica contraddizionecon l’articolo 55 c.p.p. ( ex D.P.R.447/1988), che identifica tra gli ufficiali egli agenti di polizia giudiziaria gli apparte-nenti al Corpo di Polizia Penitenziaria (exLegge 395/1990). Neppure può sottacersiquanto previsto dal D.lgs 9/9/2010, n. 162Istituzione dei ruoli tecnici del Corpo diPolizia penitenziaria, a norma dell’arti-colo 18 della Legge 30 giugno 2009, n. 85e tanto meno la sottoscrizione del già ri-chiamato Protocollo d’Intesa tra il Mini-stero dell’Interno – Dipartimento dellaPubblica Sicurezza e il Ministero della Giu-stizia – Dipartimento dell’AmministrazionePenitenziaria: tutti provvedimenti che pre-vedono una intensificazione dell’attività isti-tuzionale ed operativa del Corpo di PoliziaPenitenziaria, per cui la relativa presenzanelle sezioni di polizia giudiziaria presso leProcure della Repubblica è essenziale efondamentale.

Ancora una volta il Corpo di Polizia Peni-tenziaria deve assistere da spettatore aduna legislazione di settore che penalizza laquarta Forza di Polizia, a cui rimane an-cora precluso l’accesso alle sezioni di Po-lizia giudiziaria, nonostante ne abbiapienamente diritto. Non è accettabile questa assurda discrimi-nazione, che non appare in alcun modogiustificata e che penalizza indebitamentee in maniera significativa personale delCorpo la cui professionalità è indiscutibile.Per la nostra professionalità e per la sicu-rezza del Paese.

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razie agli ottimi rapporti tenuti conl’esterno dal Comandante di RepartoCommissario Giuseppe Romano e dal

direttore della Casa Circondariale di Tra-pani, Renato Persico, il Prefetto di Trapani,Marilisa Magno su indicazione del QuestoreCarmine Esposito ha chiesto che la PoliziaPenitenziaria di Trapani partecipasse conuna sua aliquota di personale, nei servizi diOrdine Pubblico connessi allo sbarco a Tra-pani della nave Excelsior proveniente daLampedusa con a bordo oltre 700 migranti.Richiesta ufficiale che ha inorgoglito gli ap-partenenti al Corpo della Polizia Peniten-ziaria di Trapani ma credo anche di tuttaItalia essendo, credo, la prima volta che laPolizia Penitenziaria si misura con un ser-vizio di ordine pubblico di grande interessenazionale.Destinazione del viaggio la ten-dopoli allestita in fretta e furia a Trapani,contrada Kinisia, nei pressi di un vecchioaeroporto militare in uso fino alla II GuerraMondiale. Tende, container e polvere oltreche un numero consistente di appartenentia tutte le Forze dell’Ordine.Grande è stato l’entusiasmo del personaledi Polizia Penitenziaria che finalmente si èvisto riconoscere un ruolo esterno di rile-vante importanza e seguito mediaticamentedalle testate giornalistiche di tutto il mondo.Finalmente l’occasione di dare una buonaimmagine all’esterno della Polizia Peniten-ziaria e della sua grande professionalità.Il primo giorno, un gruppo di 7 unità di Po-lizia Penitenziaria comandate dall’Ispettore

Successivamente, arrivati nella tendopoli diKinisia, la Polizia Penitenziaria ha dato ilmeglio di se, dimostrando agli altri colleghidelle forze dell’ordine presenti (PS, Cara-binieri, Guardia di Finanza e Forestale)come si inquadrano i migranti e come si ef-fettua la perquisizione sulla persona, la-sciando letteralmente a bocca aperta noti

Capo Vincenzo Di Via, ha aspettato i mi-granti al porto e partecipato attivamente altrasbordo degli stessi sui pullman.

La Polizia Penitenziaria in servizio diordine pubblico nella tendopoli

di Kinisia (Trapani)

di Nuvola rossa [email protected]

N. 183 • aprile 2011 • pag. 8Polizia Penitenziaria • SG&S

In altola foto

pubblicata sulquotidianoTrapani OK

Nel riquadrol’ Isp. Di Via

con l’Ass. Calega

a destra, nella foto

grande, gli Ass. Capo

Patti e Calegain tenuta antisom-

mossa

sotto il Questore

di Trapani CarmineEsposito

G

Page 9: Polizia Penitenziaria - Aprile 2011 - n. 183

funzionari di PS, e ufficiali dei Carabinieri,che hanno elogiato pubblicamente la pro-fessionalità degli agenti dimostrata sulcampo, soprattutto in materia di perquisi-zione e di rispetto delle regole. Successivamente, sul posto sono rimastedue unità della Polizia Penitenziaria perturno, a presidiare il perimetro in collabo-razione con le altre Forze di Polizia.La Polizia Penitenziaria ha conquistato laprima pagina del noto giornale quotidianoTRAPANI OK, con foto a colori dell’ispettoreDi Via che mette in riga i migranti, servizigiornalistici sulle tivù che inquadrano i col-leghi della Polizia Penitenziaria in divisa an-tisommossa. Finalmente, tutta pubblicitàpositiva per il Corpo della Polizia Peniten-ziaria e per il nostro Dipartimento.In seguito, la Polizia Penitenziaria, è stataprotagonista attiva nella cattura di tre fug-gitivi da Kinisia, ad opera degli AssistentiCapo Cirrone e Parisi, cosa che ha inorgo-glito oltremodo il personale di Trapani; maancora i poliziotti penitenziari sono statibravi a contenere almeno un paio di tenta-tivi di rivolta presso Kinisia e presso il cen-tro accoglienza di Salinagrande.Insomma, hanno operato così bene da farsielogiare pubblicamente dal Questore cheha avuto parole di stima verso il direttorePersico e abbracci calorosi nei confronti

del Commissario Giuseppe Romano in oc-casione del precetto Pasquale delle Forzedi Polizia e Militari.Sicuramente per la Polizia Penitenziaria diTrapani è stato un grosso sacrificio dare 8unità al giorno per l’Ordine Pubblico ma èpur vero che i sacrifici sono stati compen-sati dai numerosi attestati di stima prove-nienti da più parti, per la professionalitàmessa in campo in un settore che non èquello in cui abitualmente ci si muove.

N. 183 • aprile 2011 • pag. 9Polizia Penitenziaria • SG&S

Soprai colleghiTammaro eMontalto in tenuta antisom-mossanel campo di Kinisia

a fiancoil Comm. Giuseppe Romano tra gli Ass. Capo Montalto eTammaroe altri colleghi della GuardiaForestale e dell’Armadei Carabinieri

Queste sono le cose di cui ci piace scri-vere. Umili funzionari del Corpo (o addiritturaper il segretario generale del secondo sin-dacato della Polizia Penitenziaria – il mi-glior Comandante d’Italia!!) che tessendoabilmente rapporti interpersonali vengonochiamati nella stanza dei bottoni, fornendounità di Polizia Penitenziaria in aiuto aglialtri colleghi delle forze dell’ordine al finedi contenere il problema dei migranti.

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Giovanni Battista Durante Redazione PoliticaSegretario Generale Aggiunto del Sappe [email protected]

N. 183 • aprile 2011 • pag. 10Polizia Penitenziaria • SG&S

Nella fotoil Ministro

dellaGiustiziaAngelino

Alfano

penale e di procedura penale che avreb-bero dovuto introdurre nel procedimentopenale quanto già previsto per i minori,come, per esempio, gli istituti della messain prova e della sospensione della pena,per reati di minore entità e che non de-stano grave allarme sociale. iniziative chesostenemmo con convinzione. Sta di fatto che, comunque, l’indulto haportato fuori tanti detenuti, senza risolvereil problema del sovraffollamento.

Il nuovo esecutivo, invece, ha dato un’im-postazione diversa alla questione, avendodeciso di dare maggiore rilievo alla pena-lità in carcere ed è per questo che è statonominato un commissario straordinarioper l’edilizia penitenziaria, per la costru-zione di nuovi istituti e padiglioni detentivi.Entro il 2013 dovrebbero essere costruitiventi nuovi padiglioni e undici nuovi isti-tuti. Inoltre, la legge 199, cosiddetta leggeAlfano, ha previsto l’incremento di orga-nico della polizia penitenziaria, le assun-zioni dovrebbero riguardare di circa 1600agenti, ma il provvedimento non è stato an-cora finanziato. Sempre lo stesso provvedimento legislativo

iamo ormai giunti al terzo anno dal-l’insediamento del nuovo Governo edei nuovi vertici del Dipartimento del-

l’Amministrazione penitenziaria. Se il governo riuscirà a terminare la legi-slatura, come sembra, tra circa due annitorneremo alle urne per decidere chi dovràgovernare il nostro Paese per i prossimicinque anni. Dopo tre anni riteniamo sia il caso di co-minciare a fare qualche bilancio delle cosefatte e di quelle da fare. Il governo delle carceri si base su dueaspetti fondamentali, rispetto alle quali in-cidono, inevitabilmente, le scelte politichedel governo di turno. I due aspetti sono i seguenti: si può deci-dere di affrontare il problema della penalitàcon un maggiore ricorso al carcere, quindialla reclusione come sanzione più fre-quente, oppure lo si può affrontare con unmaggior ricorso alle sanzioni alternativealla pena detentiva. Se analizziamo quanto hanno fatto gli ultimidue governi, il primo di centrosinistra equello in carica di centrodestra, possiamonotare la diversa impostazione del pro-blema. Quello di centrosinistra ha fatto ricorso adun ampio indulto, sostenuto anche dalSAPPE, non per convinzione ma per neces-sità, vista la crescita continua della popola-zione detenuta. A seguito di quel provvedimento uscironodal carcere più di trentamila detenuti, senzache, però, seguissero riforme adeguate, perevitare che in meno di tre anni, come pe-raltro avevamo facilmente pronosticato, lasituazione tornasse ai livelli di partenza.Qualcuno dirà che le riforme non sonostate fatte perché il governo è caduto anzi-tempo, potremmo dire che è imploso, vistoche le cause sono da ricercare all’internodella maggioranza. L’allora ministro Mastella aveva insediatouna commissione por la riforma dei codici

S

Un breve bilancio dopo tre anni di Governo e di Amministrazione

prevede che coloro che hanno un residuopena di un anno possano scontarla agli ar-resti domiciliari. Secondo le previsioni del Dipartimento ipotenziali fruitori di questa misura dove-vano essere circa 10.000, molti dei qualistranieri extracomunitari e senza fissa di-mora, quindi, esclusi a priori dal benefi-cio.Alla prova dei fatti coloro che ad oggi sonousciti dal carcere sono circa 1800 e, inbase alle proiezioni del Dipartimento, a re-gime potrebbero essere circa 3.000. Un fallimento? No! Si sapeva fin dall’inizioche molti di loro erano senza fissa dimora,anche se i dati risentono molto dell’inter-pretazione che fanno della legge i magi-strati di sorveglianza.Noi tendiamo a non propendere per l’unao l’altra soluzione, nel senso che può andarbene sia costruire nuove carceri, sia con-siderare la pena della reclusione comeestrema ratio. Nel primo caso, se si sceglie di costruirealtre carceri, bisogna anche ricordarsi diassumere il personale di polizia peniten-ziaria e quello amministrativo necessari afar funzionare le nuove strutture, oltre aquelle esistenti. Oggi, in Italia, mancano 6.500 agenti nelCorpo di polizia penitenziaria, rispetto allaprevisione delle piante organiche e ci sono6.000 posti detentivi disponibili, tra nuovecarceri e nuovi padiglioni o sezioni deten-tive chiuse che non possono funzionare permancanza di personale. Se costruiamo 20 nuovi istituti e 11 nuovipadiglioni, alla fine avremo circa 10.000posti detentivi che non potranno essere uti-lizzati, sempre per mancanza di personale.Quindi, costruire nuove carceri non serviràa niente se non ci sarà un piano di assun-zioni straordinarie di almeno 4.000 o5.000 agenti di polizia penitenziaria e dialtro personale amministrativo.Se dobbiamo proprio fare una scelta netta,

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stando anche alle statistiche che ci diconoche coloro che usufruiscono delle misurealternative hanno una recidiva molto piùbassa di coloro che passano direttamentedal carcere all’esterno, forse sarebbe piùopportuno investire sull’esecuzione penaleesterna e sull’ammodernamento delle strut-ture esistenti, nel senso di adeguarle alnuovo regolamento di esecuzione alla leggepenitenziaria, con la costruzione delledocce in camera e con un maggiore usodelle tecnologie, come è stato fatto per ilnuovo carcere di Trento, al fine di rispar-miare personale.A ciò si dovrebbe aggiungere, come ab-biamo già detto, un adeguato incrementodell’organico della Polizia Penitenziaria epoi, magari, si potrebbe investire in strut-ture esterne per far uscire dal carcere i tos-sicodipendenti che sono il 25% dellepopolazione detenuta e che, nonostanteuna legislazione all’avanguardia, conti-

nuano a rimanere nei penitenziari permancanza di risorse e strutture esterne chepossano accoglierli per il percorso di re-cupero previsto dal d.P.R. 390/90, testounico sulla droga. I nostri sono solo alcuni suggerimenti,senza velleità particolari, consapevoli chenon saranno ascoltati.Ciò che ci preoccupa maggiormente, inquest’ultimo periodo, è l’inversione di ten-denza che sta facendo l’Amministrazione,

N. 183 • aprile 2011 • pag. 11Polizia Penitenziaria • SG&S

Nel la fotoancora ilMinistro Alfano con il Capodel DAP

Franco Ionta

rispetto ad una politica di crescita delCorpo, intrapresa alcuni anni addietro eche ha portato ad ottimi risultati. Nel corso degli ultimi anni la Polizia Peni-tenziaria ha svolto le missioni all’estero,sono state istituite alcune importanti spe-cializzazioni e servizi, come quello della po-lizia stradale, purtroppo mai decollato, ilNucleo Investigativo Centrale, ormai in viadi rottamazione, le Unità cinofili, presentisolo in alcune regioni; lo scorso anno erastato emanato un interpello per le regioniin cui non erano ancora state istituite, manei giorni scorsi ci hanno fatto sapere chenon ci sono i fondi per realizzarle. Per finire, abbiamo appreso che per laprima volta non parteciperemo alla festadella Repubblica, il prossimo 2 giugno.Sembra che in quest’ultimo periodo stianoprevalendo le forze reazionarie che hannosempre ostacolato la crescita della PoliziaPenitenziaria.

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N. 183 • aprile 2011 • pag. 12Polizia Penitenziaria • SG&S

Nelle foto

a fiancoMaria Clara

Bellone(al centro)

sottoa sinistra:

Marco Caudana, e a destra

AlbertoBorin.

stata una rassegna carica di soddisfazioni e risultati importanti.Tra gli uomini si sono registrati due ori in categorie difficili: nei66 kg Marco Caudana lo ha vinto ai danni di Enrico Parlato(Fiamme Oro) e nei 100 kg Alberto Borin ha trionfato su TerryYosvane Despaigne (Judo Camerano). I due talentuosi atleti hanno regalato inoltre, con i loro risultati,il secondo posto della classifica maschile per la compagine dellaPolizia Penitenziaria, dietro ai Carabinieri.Sul possibile sorpasso dei cugini della Benemerita hanno influito

le assenze di Francesco Bruyerenegli 81 kg, di Franceso Faraldo nei66kg e di Lorenzo Bagnoli nei 90 kg,per scelte agonistiche dovute agli im-minenti campionati d’Europa diIstanbul (Turchia), nei quali i nostrisi dovranno cimentare nel week enddi Pasqua.Fino ad allora, per loro e per gli altriconvocati delle Fiamme Azzurre cisarà il ritiro azzurro all’Infernetto,presso il Centro Sportivo della Guar-dia di Finanza, con il toto partenze

ancora in corso sui nomi definitivi chiamati a gareggiare.Ad alimentare certezze e speranze dei presenti al raduno c’è anchel’elemento non trascurabile che il prossimo Europeo sarà il primoa consentire ai DT nazionali di poter schierare due atleti nella me-desima categoria di peso. Per questo motivo e considerando la possibilità di accumularepunti per la qualificazione olimpica, la competizione si preannun-cia alquanto interessante.Ancora non è stata ufficializzata la squadra titolare alla manifesta-zione continentale, ma le indiscrezioni considerano sicure le par-

tenze di Elio Verde nei 60kg, di Francesco Faraldonei 66 kg, di Giovanni DiCristo nei 73 kg, di AntonioCiano e Francesco Bruyerenegli 81 kg, di Roberto Me-loni e Lorenzo Bagnoli nei90 kg e di Paolo Bianchessinei +100 kg, mentre tra ledonne sembrano sianocerte le partenze di Valen-tina Moscatt ed Elena Mo-retti nei 48 kg, RosalbaForciniti nella categoria 52kg, Giulia Quintavalle nei

a cura di Lady OscarRedazione Sportiva [email protected]

Agli assoluti di Judo di Novara risultati importanti

per il GS Fiamme Azzurreel piccolo microcosmo di una disciplina sportiva che rac-conta di una storia propria all’interno di quella più grandedi ogni Paese, uomini e donne contribuiscono a che gli

eventi seguano un corso che a distanza di tempo riconosciamo aldispiegarsi di quella disciplina. Altre storie quindi, altri vissuti checome i cerchi concentrici nel tronco di un albero creano la strut-tura finale.Nel judo italiano ad esempio la grande forza di volontà di MariaClara Bellone, classe 1932, ha fatto si che la disciplina marzialegiapponese, da sempre prerogativadell’attività motoria dei soli maschi,si sia diffusa anche tra le donne. E’lei la fondatrice riconosciuta delmovimento judoistico femminile ita-liano. Con grande forza di volontà edeterminazione organizzò nel 1966(a sue spese) il primo campionatoitaliano femminile di judo, che si di-sputò a Milano, portando poi a No-vara la terza edizione il 9 ottobre1968 nella Palestra della ex Casa delPopolo. Lei che tra l’altro è stata laprima donna italiana a raggiungere il 6° Dan, vinse entrambi leedizioni tricolore, e molto altro. Maria Bellone promosse anche iprimi incontri internazionali femminili cui prese parte, poi fu ar-bitro internazionale ed il primo allenatore della Nazionale ItalianaFemminile di Judo. È morta prematuramente nel 1999.Nell’edizione 2011 degli assoluti di judo ( la 66° edizione maschilee la 45° femminile), caduta nel periodo di festeggiamenti per il150° anniversario dell’unità d’Italia, il Comune di Novara e la Fi-jlkam del Piemonte, la regione culla dell’unità italiana, hanno vo-luto rendere omaggio a questa grande donna della storia sportivamarziale riportando i cam-pionati italiani a Novara,dove tutto cominciò.Lo Sporting Palace di No-vara sabato 2 e domenica 3aprile ha ospitato trecento-settantadue atleti in quattrotatami (quadrati di gara)allestiti nelle due giornatedi gara, con 254 atleti persette titoli maschili il sabatoe 118 per i sette tricolorifemminili la domenica.Per le Fiamme Azzurre pre-senti in entrambi le gare è

N

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57 kg, Edwige Gwend nei 63 kg, Erica Barbieri nei 70 kg, AssuntaGaleone nei 78 kg e di Lucia Tangorre nei + 78 kg.Le voci di corridoio parlano anche della partenza di Giulia Cantoni(altra bravissima atleta delle Fiamme Azzurre) come secondaatleta nella categoria dei 70 kg, mentre per la categoria dei 100non dovrebbe partire nessuno. Ormai, nel momento in cui stiamo andando in stampa, sono an-cora poche le ore di attesa per sapere con certezza la lista defini-tiva ed ufficiale dei nostri atleti in partenza. Sicuramente buonaparte della compagine azzurra nei settori maschile e femminilesarà composta da campioni della Polizia Penitenziaria e questo

già è un primo elemento fon-dante per essere orgogliosi.Tornando alla rassegna trico-lore di Novara, dopo la primagiornata è stata la volta delledonne in gara la domenicamattina.Anche tra le quote rosa deicombattenti in judogi ab-biamo potuto festeggiarel’oro di Elena Moretti nei 52kg, conquistato a i danni diCamilla Magnolfi (Fiamme

Gialle), l’argento di Marisa Celletti nei 70 kg conquistato nella fi-nale contro la carabiniera Erica Barbieri, e due bronzi arrivati nei

57 kg con Sharon Dinasta e nei 70 kg con Giulia Cantoni. Risultatipiù che lusinghieri in considerazione del fatto che le 7 campio-nesse d’Italia sono state tutte appartenenti a società differenti equindi la differenza di risultati si è fatta prevalentemente in consi-derazione degli argenti e dei bronzi totalizzati dai vari club.Come il giorno precedente, anche nella gara femminile comunque,a conti fatti, la classifica ha visto il team della Polizia Penitenziariasecondo dietro al G.S. Carabinieri.Oltre al podio e le belle finali, altro momento importante per lavisibilità dei nostri ragazzi è stata inoltre l’attivazione delle posta-zioni Wacko’s, l’area dello sponsor dell’evento, in tre postazionidiverse ,che ha consentito difar vedere e conoscere i cam-pioni azzurri. Alle 11 e alle15 di sabato ed alle 11 di do-menica, Francesco Bruyereed i vincitori delle categoriemaschili e femminili in gara,sono rimasti a disposizionedei piccoli fans per autografi,fotografie, interviste e sugge-rimenti.Per ora occhi puntati sullarassegna continentale diIstanbul, sperando di raccontarvi di altri successi e medaglie dellenostre Fiamme Azzurre convocate.

N. 183 • aprile 2011 • pag. 13Polizia Penitenziaria • SG&S

Nelle foto

a sinistra:Elena Morettia destraMarisa Celletti

nei riquadrisotto le classifiche, da sinistra:Marco Caudana, AlbertoBorin. Sharon Dinastae GiuliaCantoni

48 kg: 1) Valentina Moscatt (Fiamme Oro); 2) Ilaria Ugon (Igea FitnessNapoli); 3) Odette Giuffrida (Judo Pavoni Roma) e Giulia Mongiello(Akiyama Settimo).52 kg: 1) Elena Moretti (Fiamme Azzurre); 2) Camilla Magnolfi (Fiamme Gialle); 3) Marta Pinotti (Fiamme Gialle) e Noemi Boccanera (Nobel Roma).57 kg: 1) Valentina Aloisi (Esercito); 2) Sonia Arduini (Judo Valpolicella);3) Sharon Dinasta (Fiamme Azzurre) e Alessia Regis (Carabinieri)63 kg: 1) Edwige Gwend (Fiamme Gialle); 2) Flavia Paganessi (Esercito);3) Marianna Marinosci (Carabinieri) e Valentina Giorgis (Akiyama Settimo).70 kg: 1) Erica Barbieri (Carabinieri); 2) Marisa Celletti (Fiamme Azzurre); 3) Francesca Busto (Forza e Costanza Brescia) e Giulia Cantoni (Fiamme Azzurre).78 kg: 1) Valeria Ferrari (Judo Valpolicella); 2) Gilda Rovere (Carabinieri); 3) Linda Politi (Ren Shu Kan Marina) e Miranda Giambelli (Isao Okano Cinisello).+78 kg: 1) Tania Ferrera (Team Romagna); 2) Lucia Tangorre (Fiamme Oro); 3) Marika Franchini (Ginnic Valenza) e Annarita Trotta (Cus Cosenza).Società: 1) Carabinieri, 32; 2) Fiamme Azzurre, 30; 3) Esercito, 28; 4) Fiamme Gialle, 24; 5) Akiyama Settimo, 23.

60 kg: 1) Fabrizio Piatti (Carabinieri); 2) Roberto Maserin (Centro Ginnastico Torino); 3) Carmine Di Loreto (Nippon Napoli) e Salvatore Aliberti (New olimpic Center Napoli).66 kg: 1) Marco Caudana (Fiamme Azzurre); 2) Enrico Parlati (Fiamme Oro); 3) Yuri Contegreco (Carabinieri) e Matteo Piras (Akiyama Settimo).73 kg: 1) Gesualdo Scollo (Forestale); 2) Fabrizio Chimento (Carabinieri); 3) Massimiliano Carollo (Akiyama Settimo) e Augusto Meloni (Judo Frascati).81 kg: 1) Giovanni Carollo (Carabinieri); 2) Matteo Marconcini (Carabinieri); 3) Luca Palatini (Kodokan Varese) e Luca Poeta (FF. OO.)90 kg: 1) Walter Facente (Carabinieri); 2) Pablo Tomasetti (FiammeOro); 3) Angelo Vitale (Centro Pielle Napoli) e Giuliano Loporchio (Fiamme Gialle).100 kg: 1) Alberto Borin (Fiamme Azzurre); 2) Terry Yosvane Despaigne (Judo Camerano); 3) Nicandro Buono(Champion Sport Venafro) e Luca Ardizio (Akiyama Settimo).+100 kg: 1) Igor Lambertucci (Quality La Spezia); 2) Alessandro Frezza (Carabinieri); 3) Ignazio Capezzuto (Fiamme Oro) e Fabio Dell’Anna (Kodokan Napoli).Società: 1) Carabinieri, 70; 2) Fiamme Azzurre, 28; 3) Fiamme Oro,28; 4) Forestale, 20; 5) Akiyama Settimo, 18.

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sific

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Page 14: Polizia Penitenziaria - Aprile 2011 - n. 183

Nella fotol’ingresso delDipatimento

della GiustiziaMinorile

a Roma

nell’altra pagina

lo stemma del DGM

N. 183 • aprile 2011 • pag. 14Polizia Penitenziaria • SG&S

Il Dipartimento per i minori

Il Dipartimento per la giustizia minorile,costituito da una articolazione amministra-tiva centrale e territoriale, provvede ad as-sicurare l’esecuzione dei provvedimentidell’autorità giudiziaria minorile, garan-tendo la certezza della pena, la tutela deidiritti soggettivi, la promozione dei pro-cessi evolutivi adolescenziali in atto e per-seguendo la finalità del reinserimentosociale e lavorativo dei minori entrati nelcircuito penale. Si occupa della tutela dei diritti dei minorie dei giovani-adulti, dai 14 ai 21 anni, sot-toposti a misure penali, mediante interventidi tipo preventivo, educativo e di reinseri-mento sociale. Altra finalità è quella di at-tivare programmi educativi, di studio e diformazione-lavoro, di tempo libero e dianimazione, per assicurare una effettiva in-tegrazione di detti minori e giovani-adulticon la comunità esterna. L’istruzione, insieme alla formazione pro-fessionale e il lavoro, è uno degli strumentiprincipali del trattamento sia per il valoreintrinseco e sia in quanto mezzo di espres-sione e realizzazione delle singole capacitàe potenzialità. Gli uffici del Capo del Dipartimento con-corrono con le altre Direzioni Generali allarealizzazione degli interventi di giustizia mi-

norile e all’attuazione dei provvedimentigiudiziari, attraverso un adeguato supportoalle attività del Capo del Dipartimento edelle Direzioni Generali stesse. La forma-zione del personale della giustizia minorileè curata dall’Istituto centrale di formazionedel personale con sede centrale in Roma.L’Istituto ha proprie sedi decentrate a Casti-glione delle Stiviere (Mantova) e a Messina.Le strutture territoriali che compongono ildipartimento sono:I 12 Centri per la Giustizia Minorile(CGM) sono organi del decentramentoamministrativo che possono avere compe-tenza sul territorio di più regioni e in questicasi fanno riferimento a più corti d’appello.Ogni centro opera sul territorio attraversoi servizi minorili della giustizia previstidall’articolo 8 del decreto legislativo 28 lu-glio 1989 n. 272.I 19 Istituti penali per i minorenni(IPM) assicurano l’esecuzione dei provve-dimenti dell’autorità giudiziaria quali la cu-stodia cautelare o l’espiazione di pena neiconfronti di minorenni autori di reato. Intale ambito vengono garantiti i diritti sog-gettivi dei minori, tra cui il diritto alla salutee alla crescita armonica sia fisica che psi-cologica, il diritto alla non interruzione deiprocessi educativi in atto e a mantenere ilegami con le figure significative per la lorocrescita.I 29 Uffici di servizio sociale per i mi-norenni (USSM) forniscono assistenzaai minorenni autori di reato in ogni stato egrado del procedimento penale. Questi uf-fici raccolgono e forniscono elementi co-noscitivi concernenti il minorenne soggettoa procedimento penale e concrete ipotesiprogettuali concorrendo alle decisionidell’autorità giudiziaria minorile. Gli uffici di servizio sociale per i mino-renni svolgono attività di sostegno e con-trollo nella fase di attuazione delprovvedimento dell’autorità giudiziaria afavore dei minori sottoposti a misure cau-telari non detentive in accordo con gli altriservizi minorili della giustizia e degli entilocali. I 25 Centri di prima accoglienza (CPA)ospitano i minorenni in stato di arresto,fermo o accompagnamento fino all’udienza

rima di affrontare più da vicino iltema della Giustizia Minorile e i com-piti del personale del Corpo di Polizia

Penitenziaria, è opportuno cominciare conil fornire ai lettori un po’di notizie relativeal Dipartimento che è l’ultimo nato deiquattro Dipartimenti del Ministero dellaGiustizia, anche se per la precisione ilD.G.M. è l’evoluzione dell’ex Ufficio Cen-trale Giustizia Minorile del D.A.P. istituitonella metà degli anni novanta. Attualmente dipendono dal DipartimentoGiustizia Minorile circa novecento unità ap-partenenti al Corpo di Polizia Penitenziaria,assegnate in pianta organica alla GiustiziaMinorile con D.P.C.M. 08 febbraio 2001. Diquesti, circa cinquanta sono in serviziopresso la sede centrale di Roma e sono pre-posti alla sicurezza della struttura centralee alla tutela del Capo Dipartimento Presi-dente Bruno Brattoli. Nel 2010, grazie anche al contributo delPres. Bruno Brattoli, il D.G.M. si è trasferitodalla vecchia sede storica di via Giulia allanuova sede di via Damiano Chiesa, semprea Roma. Questo trasferimento ha segnato un passag-gio importante nella storia del D.G.M. anchea livello logistico, migliorando notevol-mente la funzionalità del servizio.

P

a cura di Ciro Borrelli*e Carmine D’Avanzo*[email protected]

Page 15: Polizia Penitenziaria - Aprile 2011 - n. 183

di convalida che deve aver luogo entro 96ore dall’arresto fermo o accompagna-mento, assicurando la custodia dei mino-renni pur non essendo strutture di tipocarcerario. L’équipe del servizio predispone una primarelazione informativa sulla situazione psi-cologica e sociale del minorenne e sulle ri-sorse disponibili sul territorio per quel casocon l’obiettivo di fornire all’Autorità giudi-ziaria competente, tutti gli elementi utili adindividuare, in caso di applicazione di mi-sura cautelare, quella più idonea alla per-sonalità del minorenne. Le 12 Comunità assicurano l’esecuzionedei provvedimenti dell’autorità giudiziarianei confronti di minorenni autori di reato.A tale scopo viene predisposto un pro-gramma educativo individualizzato, conl’adesione del minore, tenuto conto dellerisorse personali e familiari dello stesso edelle opportunità offerte dal territorio. Inquesto modo si avvia il processo detto diresponsabilizzazione.Nel 2009 con un provvedimento del Mini-stro della Giustizia è stata istituita la specia-lizzazione di Specialista nel Trattamentodei detenuti minorenni come previsto asuo tempo dall’art. 19 Accordo NazionaleQuadro 2002-2005 sottoscritto il 24 marzo2004. Nei prossimi mesi seguiranno altri servizi re-lativi alle tematiche del settore minorile.

*Ciro Borrellirappresentante Sappe ICF Roma

*Carmine D’Avanzo Coordinatore Nazionale Sappe Minori

N. 183 • aprile 2011 • pag. 15Polizia Penitenziaria • SG&S

Mensa obbligatoria di servizio per il personale di Polizia Penitenziaria

Sono un iscritto al SAPPe, credo di esserestato uno dei primi a sottoscrivere l’ade-sione, orgoglioso di far parte del sinda-cato più rappresentativo del Corpo.Vorrei conoscere se il personale addettoall’ufficio matricola, con turno 08.00-15.12, deve recuperare il tempo impie-gato per la consumazione del pasto.Cordiali saluti.

Lettera firmata

entile iscritto,è opportuno premettere che lamensa obbligatoria di servizio, per il

personale della polizia penitenziaria (legge203/89 “nuove disposizioni per i servizi dimensa per le Forze di Polizia di cui all’art.16 della legge 121/81), spetta a chi si trovanelle seguenti particolari situazioni di im-piego e ambientali:a) personale impiegato in servizi di ordinee sicurezza pubblica o di soccorso pub-blico in reparto organico o a questo aggre-gato, ovvero impiegato in speciali servizioperativi, durante la permanenza nel ser-vizio; b) personale impiegato in servizi di istituto,specificamente tenuto a permanere sulluogo di servizio o che non può allontanar-sene per il tempo necessario per la consu-mazione del pasto presso il propriodomicilio;c) personale impiegato in servizi di istitutoin località di preminente interesse opera-tivo ed in situazioni di grave disagio am-bientale (personale impiegato nel serviziodei piantonamenti e/o traduzioni dei dete-nuti e degli internati presso le aule di giu-stizia o luoghi esterni di cura); d) personale alloggiato collettivamente incaserma o per il quale l’alloggio collettivoin caserma è specificatamente richiesto aifini della disponibilità per l’impiego. Ricorrendone i presupposti, la mensa ob-bligatoria di servizio compete, limitata-mente al pasto giornaliero corrispondenteal turno di servizio espletato, esclusiva-mente:

G

Giovanni [email protected]

al personale il cui turno di servizio si pro-trae oltre le ore 14.30 per il pranzo ed oltrele ore 20.30 per la cena;al personale che, a causa dell’orario di ini-zio del turno di servizio, si trovi nell’impos-sibilità di consumare il pasto presso ilproprio domicilio.In primis, bisogna marcare l’attenzionealla lettera b) della legge sopracitata chestabilisce il diritto alla fruibilità della m.o.s.per coloro che svolgono compiti istituzio-nali ed ha come presupposto l’essere spe-cificatamente tenuto a permanere sulluogo di servizio o che non può allonta-narsene per il tempo necessario per laconsumazione del pasto presso il propriodomicilio.Il personale impiegato in servizi che per laloro tipologia, ossia per le modalità con cuiin concreto si svolgono, sopportano l’inter-ruzione dell’attività prestata ha diritto apartecipare alla mensa obbligatoria di ser-vizio ma, il tempo trascorso per la consu-mazione del pasto (30 minuti) è soggettoa recupero.Tali servizi vanno identificati, con riferi-mento alle situazioni concrete di ciascunarealtà penitenziaria, dall’autorità dirigente,significando che, di norma essi devono in-dividuarsi nei settori specificatamente am-ministrativi ed amministrativo-contabili.Al contrario, ci sono tipologie di la-voro che, per la loro peculiare natura,possono essere equiparate ai servizia turno: si pensi agli uffici matri-cola nei maggiori istituti, alla sorve-glianza generale, ai capiposto, alleportinerie, al rilascio colloqui e allasala regia.Pertanto, solo al personale impiegato incompiti istituzionali per i quali è richiestala sostituzione sul posto di servizio in casodi allontanamento anche temporaneo, iltempo di consumazione dei pasti fruitipresso la m.o.s. è considerato a tutti gli ef-fetti quale orario di servizio.Circolari DAP di riferimento: prot.n.151391/3-670 art. 12 del 24/07/1998;prot. n.144536/4.5 del 05/11/1997;n.3488/5938 del 23/11/1998.Cordialmente

Il tempo impiegato per la consumazione del pasto presso la mensa deve essere recuperato?

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ome è noto il personale del Com-parto Sicurezza collocato a riposodal 10 gennaio 2006 al 31 dicem-

bre 2007, ha diritto alla riliquidazionedel trattamento pensionistico, per effettodei benefici economici previsti dalla co-siddetta coda contrattuale, recepita conil D.p.r. n. 51/2009 (Gazzetta Ufficiale n.119 del 25 giugno 2009).Lo stesso decreto, infatti, ha previsto: 1) la retrodatazione dal 1° ottobre 2007al 1° febbraio dello stesso anno, della de-correnza dell’indennità pensionabile dicui all’art. 4 del D.p.r. 170/2007; 2) la terza fascia dell’assegno funzionalepensionabile al compimento del trenta-duesimo anno di servizio, nella misurapari a quella già prevista a 29 anni, mag-giorata del 15%:3) l’anticipazione di 2 anni (da 29 a 27)per quanto riguarda la seconda fascia;4) un significativo aumento dello stessoassegno per il ruolo degli Agenti e Assi-stenti.L’art. 1 comma 2 di tale Decreto stabili-sce che: Le disposizioni del presente de-creto integrano, quelle relative aiperiodi dal 10 gennaio 2006 al 31 di-cembre 2009 per la parte normativa edal 1° gennaio 2006 al 31 dicembre2007 per la parte economica, di cui aldecreto del Presidente della Repubblica11 settembre 2007, n. 170, di recepi-mento dell’accordo sindacale e delprovvedimento di concertazione per ilpersonale non dirigente delle Forze dipolizia ad ordinamento civile e mili-tare; all’art. 8, poi, fissa al 1° dicembre2008 la decorrenza per quanto riguardale modifiche e gli incrementi relativi al-l’assegno funzionale pensionabile.Sulla base del disposto di cui al 2°comma dell’art. 1, al personale delleForze di Polizia, collocato in quiescenzanel corso di vigenza contrattuale2006/2007 e che, al momento della ces-

sazione aveva maturato il requisito (27 e32 anni di effettivo servizio), spetta la ri-liquidazione della pensione, a decorreredal 1° dicembre 2008, con il computodelle nuove misure dell’assegno funzio-nale pensionabile. Allo stesso personale,però, viene attribuito il beneficio in que-stione in alternativa all’aumento perequa-tivo dell’1,7% previsto sulle pensioni adecorrere dal 1° gennaio 2008, peraltrogià attribuito agli interessati in sede diprima liquidazione.Infatti, l’Inpdap, in sede di applicazionedegli adeguamenti perequativi annuali, dicui all’art. 11 del D. Lgs. 503/92 e suc-cessive modificazioni, ritenendo, eviden-temente, che l’ultima aumento previstodal D.p.r. n. 51/2009 fosse riferito a be-neficio contrattuale per l’anno 2008, ap-plica, nella fattispecie, la direttiva emanatadal Ministero del Tesoro, Direzione Gene-rale dello Stato, con circolare n. 756 del2 maggio 1997, che prevede: in sede diriliquidazione della pensione per ef-fetto dei miglioramenti economici sca-glionati in più tranches nel corso dellastessa vigenza contrattuale, il conferi-mento del trattamento più favorevoledal confronto tra l’importo determi-nato dal provvedimento di riliquida-zione e quello complessivamente inpagamento.Si ritiene, invece, che a detto personale,oltre ovviamente ai benefici derivanti dallecosiddette code contrattuali, spetti anchel’aumento perequativo per l’anno 2008,per le seguenti ragioni:1°) L’art. 1, comma 2, del D.p.r. 51/2009stabilisce che: Le disposizioni del pre-sente decreto integrano, per la parteeconomica, quelle relative al periodi 1°gennaio 2006 / 31 dicembre 2007 di cuial decreto del Presidente della Repub-blica 11 settembre 2007, n. 170; 2°) L’art. 7 comma 12 del Decreto Legi-slativo 12 maggio 1995, n. 195, richia-

Aumento perequativoma niente assegno funzionale

Lionello Pascone • Coordinatore NazionaleAssociazione Nazionale Polizia Penitenziaria [email protected]

N. 183 • aprile 2011 • pag. 16Polizia Penitenziaria • SG&S

mato dal D.p.r. 51/2009, precisa che: ladisciplina emanata con i decreti delPresidente della Repubblica di cui alcomma 11 (accordi sindacali) ha du-rata quadriennale per gli aspetti nor-mativi e biennali per quelli retributivi,a decorrere dai termini di scadenzaprevisti dai precedenti decreti, e con-serva efficacia fino all’entrata in vi-gore dei decreti successivi.Ciò premesso, appare evidente che il per-sonale del Corpo di Polizia Penitenziria,come pure quello delle altre Forze di Po-lizia, cessato dal servizio nel corso di vi-genza contrattuale 2006/2007, risulteràpenalizzato da questa situazione, soprat-tutto quello appartenente ai ruoli di Ispet-tore e di Sovrintendente, per i qualil’aumento dell’assegno funzionale stabi-lito, con decorrenza 1° dicembre 2008,risulterà, ai fini pensionistici, inferiore al-l’incremento perequativo previsto dal 1°gennaio dello stesso anno. Allo stessopersonale, pertanto, sarà attribuito l’au-mento perequativo e non quello dell’as-segno funzionale.Occorre precisare, infine, che il criterioapplicato dall’Inpdap causerà anche unasperequazione di trattamento tra il per-sonale militare, cessato dal servizio nelbiennio 2006/2007 con diritto a fruiredell’istituto dell’ausiliaria, e il restantepersonale (civile e militare), collocato inquiescenza nello stesso periodo. Questo perché al personale prima men-zionato, allo scadere del periodo di per-manenza in ausiliaria, viene riliquidata lapensione con l’attribuito dell’aumentodell’assegno funzionale con decorrenza1° dicembre 2008, sebbene nella misuradel 70% (art. 3 comma 6 del D.p.r.165/97), più l’incremento perequativodell’1,7% dal 10 gennaio 1996, compu-tato sull’importo del trattamento pensio-nistico liquidato alla data di cessazionedal servizio permanente.

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N. 183 • aprile 2011 • pag. 17Polizia Penitenziaria • SG&S

li emolumenti/indennità previsti dalla vigente normativadopo la cessazione dal servizio attivo sono molteplici ediscendono da norme che interessano svariati casi.

Altri assegni/indennità sono riconosciuti esclusivamente a quelpersonale che, durante il servizio attivo, si sia trovato in parti-colari condizioni di impiego. Tra questi citiamo le Speciali Elargizioni per le vittime deldovere (che, in genere, vengono erogate ai familiari dei ca-duti), le “Provvidenze” per i mutilati e invalidi per servizio,l’Indennità di “accompagnamento”, e così via. Un altro gruppo (o categoria) di benefici è costituito da asse-gni/indennità spettanti in virtù del fatto che il personale, du-rante il servizio attivo, è stato assoggettato a ritenute sullostipendio. Qui troviamo la Buonuscita”che viene erogata dal-l’INPDAP subito dopo la fine del servizio attivo. In merito precisiamo che il dipendente statale, cessato dal ser-vizio, ha diritto alla liquidazione dell”Indennità purché abbiamaturato almeno un anno di iscrizione al Fondo di Previdenzae Crediti. L’iscrizione avviene d’ufficio e, per il personale delCorpo decorre dalla data di arruolamento. Detta Indennità di Buonuscita è costituita da una somma di de-naro, corrispondente a tanti dodicesimi dell’80% dell’ultimaretribuzione annua lorda percepita per quanti sono gli anni diiscrizione al Fondo. L’ultima retribuzione percepita è costituita dalla somma degliimporti relativi allo stipendio annuo lordo, alle quote aggiun-tive (Legge 312/1980), agli scatti aggiuntivi (Leggi: 336/1970,804/1973, 2411986, ecc.), alla tredicesima mensilità, all’in-dennità integrativa speciale e alla indennità di impiego opera-tivo/indennità pensionabile.

L’importo così ottenuto è sottoposto all’IRPEF, considerandoesente una quota corrispondente al contributo a carico del di-pendente e applicando un’aliquota ragguagliata alla retribu-zione media fruita da ciascun interessato. Per la liquidazione occorre presentare all’INPDAP apposita do-manda. Quest’ultima, in genere, viene fatta compilare e firmareagli interessati, unitamente agli altri documenti pensionistici,a cura dell’ultimo Ente Amministrativo. Qualora cio non fosse avvenuto è necessario provvedere al piùpresto, anche perché il diritto alla riscossione dell’indennità,ai sensi dell’art. 20 del Testo Unico, deve essere esercitato, penala decadenza, entro il termine massimo di 5 anni dalla data dicessazione dal servizio per qualsiasi causa. La relativa erogazione deve avvenire, da parte dell’INPDAP,entro novanta giorni dalla data di ricezione della pratica (com-pleta) dal suddetto Istituto. L’indennità di Buonuscita è reversibile. Infatti, qualora il dipen-dente avente diritto deceda in attività di servizio, tale Indennitàcompete agli eredi. Essi, ai sensi dell’art. 5 del Testo Unico sopracitato, hanno titoloa riscuotere l’indennità nel seguente ordine prioritario: coniugesuperstite, orfani, genitori, fratelli e sorelle. Nel caso in cui ildipendente deceda in data successiva al collocamento a riposo,comunque prima di aver materialmente riscosso l’indennità inesame, la stessa deve essere suddivisa secondo il diritto di suc-cessione previsto dal Codice Civile. Per avere diritto a tale be-neficio occorre aver versato al Fondo di Previdenza e Creditidei contributi di cui una quota è a carico della Amministra-zione, mentre l’altra quota è pagata dal dipendente. La quotaparte a carico del personale dipendente è pari al 2,50%dell’80% di quegli emolumenti percepiti in attività di servizio eche costituiscono la base su cui viene calcolata la misura del-

l’indennità stessa.

Trattamento di Buonuscita

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l Segretario Locale Gian LucaBrando dell’ANPPe Sezione di Caltagirone, con il Presi-dente Pino Farruggia dell’ANPPe Sezione di Niscemi e altri

Soci ANPPe, hanno partecipato alla Festa del 150° Anniversariodell’Unità d’Italia a Niscemi il 16 marzo 2011.La manifestazione è iniziata con un corteo partito da piazzaMascione e arrivato a piazza Vittorio Emanuele. L’iniziativa èstata organizzata dal Comune di Niscemi e dall’assessore allacultura Nunzio Pardo.

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Niscemi: Festa per i 150 anni dell’Unità d’Italia

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N. 183 • aprile 2011 • pag. 18Polizia Penitenziaria • SG&S

ella Saletta Convegni della CasaCircondariale di Trieste, lunedi’ 21Marzo 2011, si è tenuta una riu-

nione con i Soci A.N.P.Pe. per una ampiadiscussione sul Corporativismo e gliscopi prefissati dalla Associazione. Al dibattito sono intervenuti, oltre il per-sonale di Polizia Penitenziaria il Direttoredell’istituto Enrico Sbriglia e il referenteANPPe per il Nord Est Roberto Trama-cere che ha illustrato ai presenti la storiae i compiti che l’Associazione svolgenell’ambito della Comunità.In segno di stima e ospitalità la Segreteriadel Nord Est ha voluto ringraziare le oltre30 persone intervenute e il Dott. Sbriglia,consegnandogli un quadro commemo-rativo per la sinergia creata con la Se-zione di Rovigo. Infine, un particolare elogio va per l’ot-tima organizzazione dell’evento curatadall’Ispettore Superiore Incarnato, dalSegretario Altomare e dal Vice SegretarioRusso.

Giovanni Meloni

Trieste: incontroANPPe nell’istitutotriestino

Rovigo: terzo anniversario per la sezione Nord Est della città veneta

Nella giornata di Domenica 3 Aprile2011 si è svolta la celebrazione del3° Anniversario della istituzione

della Sezione di Rovigo (Segreteria delNord Est Italia).

La cerimonia è stata celebrata nel Tempiodella B.V. del Soccorso La Rotonda conuna Santa Messa a cui hanno partecipatoalte cariche Istituzionali civili e militari se-guita da una visita guidata alla Chiesa.

Dopo la cerimonia si è te-nuto un pranzo con circa100 invitati con altre As-sociazioni d’Arma, cre-ando un vero e proprio

connubio e rinsaldando cosi i rapportidi amicizia e fratellanza. Motivo di grandesoddisfazione è stata la lettura dei messaggiaugurali pervenuti da parte del Questore diRovigo De Matteo, del Vicario PrefettoFruncillo, del Presidente della ProvinciaVirgili e del Presidente del Consiglio Comu-nale Montagnolo. Corre l’obbligo di rin-graziare le Sezioni dell’AssociazioneNazionale Polizia Penitenziaria di Trieste,Treviso, Verona, tutti i Soci della Sezionedi Rovigo (in maniera particolare l’in-stancabile Vice Presidente Meloni) e so-prattutto il Corpo di Polizia Penitenziariadella Casa Circondariale di Rovigo conla presenza del Commissario Dott.ssaMarino. Si ringraziano inoltre: l’Associa-zione Nazionale Polizia di Stato, l’Associa-zione Finanzieri d’Italia, l’Istituto delNastro Azzurro e l’Associazione Carristi.

Cav. Roberto Tramacere

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N. 183 • aprile 2011 • pag. 19Polizia Penitenziaria • SG&S

Reggio Calabria:ricorrenza per il150° anniversariodell’Unità d’Italia

l 17 marzo 2011, presso la chiesadi San Giorgio al Corso di ReggioCalabria si è svolta la ricorrenza

del 150° anniversario dell’Unità d’Italia.Una nutrita rappresentanza dell’ANPPeha partecipato all’evento, ricevendo unsignificativo ringraziamento da partedegli organizzatori.

Convenzione TIM – Polizia Penitenziaria,l’ Anppe scrive al DAP.Viene segnalato che al personale del Corpo, almomento del collocamento in congedo, vienechiesto di consegnare la scheda SIM, a suotempo rilasciata nell’ambito della ConvenzioneTIM – Polizia Penitenziaria. Questa Associa-zione non può fare a meno di sollecitare un in-tervento affinchè tale procedura non venga piùposta in essere, tenuto conto della importanzadella agevolazione.Anzi, in proposito, non può sfuggire quanto sa-rebbe utile e significativo estendere la Conven-zione medesima a tutto il personale del Corpoche ne faccia esplicita richiesta: sarebbe dav-vero una iniziativa di rilievo con riflessi imme-diati nei confronti dell’Amministrazione.

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l 25 marzo 2011 il Comando Provin-ciale dei Vigili del Fuoco di ReggioCalabria ha intitolato la palestra della

sede centrale del Co-mando Provinciale alCapo Reparto PaoloCanale.Alla manifestazione hapartecipato la sezioneprovinciale dell’AN-PPe, guidata dal segre-tario Franco Denisi. E’ intervenuto alla ce-rimonia il Sottosegre-tario Sen. FrancescoNitto Palma.

Reggio Calabria: ventennale delCappellano del-l’istituto

i è svolto il 6 aprile 2011 presso ilSantuario San Paolo alla Rotonda,il 20° anniversario di Sacerdozio

del Cappellano dell’Istituto di Reggio Ca-labria. Alla cerimonia presieduta dall’ar-civescovo S.E. Mons. Vittorio Mondello, hapresenziato con il proprio labaro la se-zione provinciale dell’ANPPe.

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Reggio Calabria: la sezione ANPPeall’inaugurazionedi una palestra dei Vigili del Fuoco

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le unità cinofili della Polizia Penitenziaria hanno simulato alcuneattività operative che hanno destato molto interesse tra il pubblico.Gli eventi sono stati organizzati dall’Ufficio del Cerimoniale delProvveditorato Regionale della Sardegna.

l 16 marzo 2011, nella passeggiata coperta del BastioneSaint-Remy di Cagliari, è stato allestito uno stand del Corpodi Polizia Penitenziaria, in occasione dei festeggiamenti del

150° Anniversario dell’Unità d’Italia. Alla mostra hanno partecipato le Forze di Polizia, Forze Armatelocali e Istituti scolastici della città. L’evento ha suscitato partico-lare interesse da parte dei visitatori che si sono soffermati a visio-nare il materiale esposto nello stand del Corpo, che comprendevauna serie di accessori in dotazione ed in uso al Corpo di PoliziaPenitenziaria. Presente, inoltre, l’atleta delle Fiamme Azzurre Sandro Floris. Importante è stata la visita allo spazio espositivo del Prefetto di Ca-gliari Giovanni Balsamo. Il 20 marzo, inoltre, il Nucleo RegionaleCinofili della Polizia Penitenziaria, ha partecipato con un proprio

stand espositivo. La manifestazione ha ri-chiamato l’interesse di migliaia di visitatori;

Cagliari: la PoliziaPenitenziaria in Fiera per festeggiare i 150 anni dell’Unità d’Italia

inviate i vostri articoli [email protected]

N. 183 • aprile 2011 • pag. 20Polizia Penitenziaria • SG&S

Reggio Calabria: fiocco rosa in segreteria

l 26 gennaio 2011,nella casa dei nostridelegati Claudio Cuz-

zola e Elisa Borghese, èarrivata una bella bam-bina di nome Greta. Agli auguri delle Segrete-rie del Sappe di ReggioCalabria si aggiungonoquelli della Segreteria Na-zionale del Sappe e dellaRivista

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Cassino: il Comm. GiovanniMerola va in pensione

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di Brava, Roma Istituto Supe-riore Studi Penitenziari, CairoMontenotte (SV), Catania enegli istituti di Roma RebibbiaFemminile, Frosinone e Cassino(FR). Ha svolto inoltre attività diDirettore di tiro nei poligoni diRapallo (GE), Roma via diBrava, Vetralla (VT), Bassiano(LT), oltre alla partecipazioneagli annuali del Corpo svolti aRoma e Napoli e nelle sfilate del2 giugno a Roma.

l Commissario GiovanniCarmine Merola, Coman-dante del Reparto di Poli-

zia Penitenziaria della localeCasa Circondariale San Dome-nico di Cassino, si è arruolatonel corpo degli Agenti di Cu-stodia nel 1974 e ha pratica-mente ricoperto tutti i gradisino a raggiungere quello mas-simo attualmente presente nelCorpo di Polizia Penitenziaria.Nel corso della sua lunga car-riera ha svolto vari servizi negliistituti penitenziari di MilanoSan Vittore, Pianosa Isola,Roma Rebibbia N.C., Cuneo,Ivrea, Frosinone e con funzionidi Comandante a Palmi (RC),Cassino (FR), Genova Marassi,Roma Rebibbia Reclusione,quindi di nuovo Cassino da di-cembre 2006. Componente dinumerose commissioni ancheministeriali, ha svolto attività didocenza in molteplici corsi diformazione diretti al personaledi Polizia Penitenziaria di tuttii ruoli nelle scuole di Roma Via

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Auguriamo al collega Stefano Pressello, il nostro più sincero inbocca al lupo.

ontinuano i successi peril collega Stefano Pres-sello (Assistente in servi-

zio presso il CentroAmministrativo G. Altavista),con l’ultimo oro ottenuto in oc-casione dell’Open d’Italia Ma-ster disputato nel mese di aprile2011 a Follonica, valido per lefasi del Campionato ItalianoMaster 2011. Con questa vittoria Pressello è vicinissimo ai primi posti in classi-fica per il titolo di Campione Italiano di categoria. Per i risultati ottenuti in campo internazionale negli ultimi anni,la Federazione, per tramite del presidente del Comitato Regionaledella Toscana, ha conferito al nostro atleta il grado di IV Dan.Ora l’attenzione del Nazionale Master è rivolta ai prossimi Cam-pionati Mondiali di judo della IJF (International Judo Federa-tion), che si terranno in Germania ( Francoforte dal 13 al 19Giugno 2011.) Sara cura della FIJLKAM, organizzare la spedizionedegli Azzurri Master, tra i quali Pressello sarà di nuovo protago-nista a Francoforte.

el mese di marzo 2011, è stata in-detta l’Assemblea annuale della Se-greteria Provinciale e locale di

Piacenza; sono state elette al vertice del sin-dacato locale con grande soddisfazione trerappresentanti donne. Il nuovo organigramma prevede Maria Mu-rano Segretario Provinciale, Rachele NobileVice Segretario Provinciale e Giusy MereuSegretario Locale della Casa Circondarialedi Piacenza.Ai vertici piacentini del Sappe vanno i mi-gliori auguri da parte della Segreteria Ge-nerale e della Rivista.

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N. 183 • aprile 2011 • pag. 21Polizia Penitenziaria • SG&S

Piacenza: nuova segreteria Sappe

Roma: ancora successi perStefano Pressello nello judoC

Reggio Calabria: anche l’ ANPPe al Convegno CarceriGentilmente invitata dal Segretario Que-store della Regione Calabria On. GiovanniNucera, la sezione ANPPe di Reggio Cala-bria ha partecipato, con una sua rappre-sentanza al convegno Emergenza Carceri,che si è tenuto in data 4 marzo presso lasala del Consiglio Regionale Calabria. Nella foto da sx : il segretario Franco De-nisi il socio Emanuele Lupo, il SenatoreCarlo Giovanardi, il socio onorarioANPPe On. Giovanni Nucera e il socioSalvatore Massaria. •

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sopra una bomba a pressione e nascon-dendola in un posto sconosciuto. Barnes porta i resti al laboratorio, inserisceil processore nel computer principale e ri-crea l’ambiente dove si sono scontrati fa-cendogli credere di aver vinto lui persapere dove ha nascosto la bambina. A questo punto, però, Barnes deve usciredalla realtà virtuale prima di essere sopraf-fatto dall’entità. Improvvisamente, però, lui e gli altri poli-ziotti dentro il centro vengono attaccatidallo scienziato che ha creato il droide, cheuccide un poliziotto prima di essere uccisodalla compagna di Barnes. Nonostante tutto alla fine, la bimba vienesalvata, e il processore viene distrutto.

Virtuality

N. 183 • aprile 2011 • pag. 22Polizia Penitenziaria • SG&S

In alto la locandina

sotto alcunescene

del film

nel riquadroRussel Crowe

Regia: Brett LeonardTitolo originale: VirtuositySoggetto e Sceneggiatura: Eric BerntFotografia: Gale TattersallMontaggio: Rob Kobrin, B.J. SearsScenografia: Nilo Rodis-Jamero (Nilo Rodis)Arredamento: Jay HartCostumi: Francine Jamison-TanchuckMusiche: Peter Gabriel, Christopher YoungEffetti: Jon Townley, Ken Pepiot,(Kenneth D.Pepiot),Tim McGovern, Sony Pictures Imageworks Inc., MetroLightStudios, L2 Visual Effects, 525 Postproduction, NewkirkSpecial EffectsProduzione: Paramount PicturesDistribuzione: Paramount Home EntertainmentPersonaggi ed Interpreti:Parker Barnes: Denzel Washington

SID 6.7: Russell CroweDottor Madison Carter: Kelly LynchDottor Darrel Lindenmeyer: Stephen SpinellaWilliam Cochran: William ForsytheElizabeth Deane: Louise FletcherWallace: William FichtnerJohn Donovan: Costas MandylorClyde Reilly: Kevin J. O'ConnorKarin: Kaley CuocoChristine Barnes: Miracle VincentBig Red: Gordon Jennison NoiceLinda Barnes: Mari MorrowSheila 3.2: Heidi SchanzMatthew Grimes: Christopher MurrayCantante: Traci LordsGenere: Fantathriller Durata: 106 minutiOrigine: USA, 1995

ex poliziotto Parker Barners (aspettopoco raccomandabile e i capelli lun-ghi) è un detenuto che deve lottare

nell’ambiente disumano del carcere.Ben presto però viene scarcerato perché leAutorità hanno un grave problema da risol-vere, e lui può aiutarli. Il problema risiede in un piano dell’esi-stenza del tutto diverso da quello reale. Si tratta di un programma informaticomolto evoluto, un software, che è statocreato per pensare di essere un uomo, mache esiste in una realtà puramente virtuale,con cui si può interagire solo con appositeinterfacce uomo-macchina. Il programma però è molto intelligente e altempo stesso molto pericoloso: è statomesso a punto con i tratti psicologici di 200criminali, tra cui l’uomo che è stato uccisoda Parker Barnes anni prima. Il softwaread un certo punto decide di entrare nellarealtà, e costruisce una macchina speciale,

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con fattezze umane.Con l’istallazione della sua memoria in unprocessore interno a questo corpo artifi-ciale, si completa il passaggio tra virtualitàe realtà. Anche i sentimenti sono gli stessi che que-sta personalità sintetica aveva quando eraincorporea e così l’androide scappa dal la-boratorio seminando morti dietro di sé. L’androide è praticamente invincibile e ini-zia una vera e propria guerra personale conBarnes.Il corpo dell’umanoide non è fattodi sostanze metalliche, ma di una schieradi nanorobot che utilizzano il silicio per as-sumere una forma, usando il vetro per ri-pararsi e rigenerarsi.Il film è pieno di scene di azione, comequella in cui l’androide va in una discotecae si diverte a terrorizzare i presenti e in-dossa un vestito blu cobalto.Alla fine di una violentissima battaglia com-battuta sopra un grattacielo, il poliziottoriesce a strappargli il processore dallatesta, uccidendolo. L’androide, però, aveva preso in ostaggio lafiglia della collega di Barnes, legandola

a cura di Giovanni Battista De Blasis

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ailandia... Paese asiatico fra i più gettonati degli ultimi de-cenni; destinazione esotica per eccellenza per ognuno dinoi, forzati del lavoro e vittime del nostro clima talvolta

ostico ed impervio, che a molte delle nostre latitudini ci fa sognareper mesi agognate ambientazioni tropicali e tanto sole che ci possascaldare le membra intorpidite e dolenti...Alcuni fortunati ci possono anche andare, talvolta; ma molti diquesti, parecchi dei circa quattordici milioni di turisti che ognianno possono fregiarsi di possedere sul passaporto il timbro trian-golare della Thai Immigration, prima di potersi distendere ecrogiolare su una delle centinaia di spiagge sul Mar delle Anda-mane, o del Golfo del Siam, devono (vogliono?) patire la pena, ogodersi il privilegio e la gioia (dipende dai punti di vista...) dispendere un pochino di tempo nella sua capitale: la famosa, avolte famigerata ...comunque semi-mitica Bangkok.E qui a Bangkok (che, a proposito, vanta di detenere il recordmondiale del nome più lungo... Krung Thep ...seguito da un’altraventina di parole piuttosto ...impronunciabili..., in pratica grandecittà degli angeli ecc. ecc.), in genere, che si fa? Per la verità, questa megalopoli, che comunque resta fra le piùeconomiche del mondo, presenta possibilità tali da poter tratte-nere l’ospite curioso realmente per mesi; ci sono dozzine di luoghiche si devono vedere e decine di attività che si devono fare ...efra questi doveri/piaceri l’attrazione incontestata più nota e visi-tata è il Palazzo reale e le zone adiacenti (come il Wat Po, veneratasede fra l’altro di un’enorme statua del Budda sdraiato e culla dimolta della cultura thai, come per esempio negli insegnamentidella medicina tradizionale: i massaggi tailandesi...).

Noi però abbiamo deciso di saltare le lunghe code e le trappoleturistiche ben oliate che aspettano i turisti frettolosi al varco deicosiddetti must, ed usare del nostro tempo per visitare - e provarea descrivere - due attrazioni di Bangkok ben poco note ed ancormeno conosciute: il Corrections Museum del Dipartimento carcerario del ministerodella Giustizia e l’insieme dei musei presenti nell’ospedale Siriraj,organizzati dalla facoltà di medicina dell’omonima Università (l’in-dicazione in inglese è Siriraj Medical Museum –Faculty of Me-dicine Siriraj Hospital - Mahidol University).

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Una visita al Corrections MuseumKook Kao: la vecchia prigione di Bangkok

di Freddy [email protected]

N. 183 • aprile 2011 • pag. 24Polizia Penitenziaria • SG&S

Nella foto:l’altana circolare simbolodel vecchio carcere,Nei riquadri,alcuni particolari dell’internodel museo

L’indirizzo esatto del Museo è: “CorrectionsMuseum, 436 Mahachai Road, Samran-rach, Bangkok”, anche se molti tassisti eguidatori di tuk-tuk in realtà lo conosconocol nome (translitterato) di “ Kook Kao”(vecchia prigione); orario d’apertura: dalle9.00 alle 16.00, chiuso sabato e domenica.

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Attrazioni secondarie, certamente fuori dagli obiettivi del turismodi massa, se vogliamo minimali, per certi versi culturalmenteelitarie ma di sicuro interesse e piuttosto istruttivi per noi, chelavoriamo nel settore giustizia e sicurezza e quindi sappiamoapprezzare certi dettagli (anche ma non solo scientifici), ben oltrele apparenti caratteristiche di bizzarria e di macabro che possonosaltare agli occhi ai più; subito prima, spesso, di distoglierli...Nella grande area centrale di Rattanakosin, la parte originaria e‘storica’ di Bangkok, che è stata inizialmente costruita nell’ansadel grande fiume Chao Praya che ora la attraversa e che sostan-zialmente è il quartiere che ospita tutte le attrazioni di una certarilevanza storica; nel caos quotidiano del traffico roboante dellacapitale, partendo dalla famosa area-ghetto turistico di Khao SanRoad, deviando dapprima verso il solido, abbacinante piccolo for-tino di difesa dell’antica città e seguendo poi il profilo bianco delmuro merlato di confine, sfiorando nel cammino alcuni attraenti,onnipresenti e caratteristici templi buddisti ed incontrando i primiaccenni di Chinatown, arriviamo in breve tempo al luogo che ciinteressa.All’improvviso, quasi impercettibile fra gli alberi cresciutigli at-torno e che oramai lo sopraelevano, spunta un torrione rotondodalla altana circolare, riparata da un tipico tetto dall’architetturasiamese: un caposaldo delle vecchie carceri, simbolicamente an-cora di guardia alle mura di cinta che, più modestamente, oraquasi tutte demolite, scrostate ed abbandonate si perdono nelverde del parco pubblico Rommaninat, uno delle poche oasi si-lenziose e tranquille in questa parte della città, inaugurato nel1992 e piuttosto piacevole da frequentare.E’ la prima immediata avvisaglia di quell’area dove insisteva, te-mibile e rispettata, la Special Bangkok Metropolian Prison (oBangkok Remand Prison), fatta costruire nell’anno 1889 - al-l’inizio della cosiddetta Era di Ratanakosin- dal re Chulalon-gkorn (detto Rama V, riverito ancor oggi per le sue intuizioni edopere innovative. Il Re attuale, Bhumibol Adulyadej, suo direttodiscendente nella dinastia Chakri, incoronato nel 1946, Decanofra i regnanti del Mondo, è Rama IX).Quest’istituto cittadino è stata usato come tale sino al 1987,quando, dopo un onorato servizio di quasi 100 anni, ha dovutocedere il passo a nuove richieste di modernità e, anche sotto lapressione di necessità dovute al sovraffollamento e ad altre esi-genze operative, la Bangkok Remand Prison è stata trasferita nelnotorio complesso di Lad-yao (molti ne avranno sentito parlare,col soprannome Bangkok Hilton, oggetto di innumerevole librie pellicole: una dal titolo omonimo con la titolata Nicole Kid-man...).Una volta tanto però, cosa che non è accaduta tanto spesso in Asia,dove la fretta e la velocità di esecuzione delle opere fanno in ge-nere il paio con la mancata considerazione della realtà pregressae del suo importante valore storico, si è deciso di ritenere tracciae memoria del passato e farne retaggio, conservando intatto qual-che edificio, mantenendolo e trasformandolo in museo (e cioèfondando il Corrections Museum, dipendente dal Dipartimentodelle carceri del Ministero della Giustizia, di che parliamo).Purtroppo, di recente detto Dipartimento ha inspiegabilmente in-trodotto il divieto di scattare fotografie all’interno (connotato, è

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vero, comune a molti altri posti in giro per il mondo, ma sempredifficile da digerire, quando non v’è evidente ragione pratica...),ma speriamo che le poche immagini che per ragioni di spazio pos-siamo pubblicare qui rendano l’atmosfera e l’idea... in cambioperò possiamo dire che non si paga nessun biglietto di entrata (ed’altronde, è probabile d’essere gli unici turisti della giornata, oquasi); donazioni benvenute...Gli edifici d’interesse, dei quattro conservati, sono essenzialmentedue, ai quali si accede passando davanti alla vecchia entrata prin-cipale dell’istituto, costruita in stile europeo di fine ‘800, dal chesi coglie immediatamente l’intento dichiarato di imitare le carcerilondinesi di Brixton.Nel primo edificio, ove insistevano gli uffici della prigione e a cuisi accede a piedi scalzi (nel puro rispetto della tradizione orien-tale: facile ed intuitiva visto che i pavimenti interni di legno sonoestremamente puliti e lucidati), sono conservati vari reperti ed èprincipalmente deputato alla illustrazione e spiegazione della vitacondotta in prigione ed al trattamento irrogato agli offensori edagli indisciplinati, nonchè alla illustrazione delle metodiche d’in-flizione della pena capitale in Tailandia in epoca moderna.Al piano terra, la rappresentazione pittorica di quelli che la lette-ratura ufficiale locale riferisce come antichi metodi di puni-zione. La crudezza dei supplizi dipinti quasi accenna metaforicamentealla crudeltà insita in certe violenze fisiche e fa sorgere più di undubbio, in ordine alle nostre sicurezze sulla distinzione fra puni-zione e tortura. La loro essenza non è molto dissimile e la separazione concettuale(e pratica!) è certamente sottile: dopo un breve ragionamento,noi tendiamo ad essere particolarmente comprensivi, specie te-nuto conto dei tempi che sono rappresentati (i secoli scorsi, sinoall’inizio del ventesimo). Ci chiediamo veramente, comunque, quanto i tempi passati de-vono essere stati violenti, a tutti i livelli della vita di taluni dei nostriantenati (e ci sovvengono lesomiglianze con le evidenzepresenti, per esempio, nelmuseo delle torture che convari nomi ci sono in moltecittà, anche italiane, comequello per esempio di Milanoo quello dell’Inquisizione aCartagena in Colombia)...Lo scheletro di un uomo chia-mato Uncle (zio) Tow, appog-giato ad un minuscolo modesto tempietto costruito attorno ad uncranio umano, consumato e quasi frantumato (e qui veramente ildivieto di scattare foto è imperativo), appartenente ad “un uomoche alla prigione, al servizio e al dovere ha dato tutto se stesso”(frase piuttosto criptica, presente a spiegazione...), tanto da esserevenerato e riverito con preghiere ed offerte votive, ci attrae e col-pisce, riportandoci ad uno spirito men che concreto e forse pococonsono al luogo, in una certa dimensione spirituale probabil-mente rara nel contesto che siamo venuti a conoscere...

continua sul prossimo numero

Sopra,il dipintodi una punizione

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Luca PasqualoniSegretario Nazionale ANFU [email protected]

l digiuno da parte dei prigionieri èforse la forma di protesta più antica:non a caso fu usato come strumento

di rivendicazione già nell’Irlanda pre-cri-stiana.Lo sciopero della fame è, infatti, pratica dif-fusa e radicata nella popolazione detenuta,nondimeno i casi di decesso legati a talecausa, nel panorama penitenziario italiano,sono rari e questo grazie anche e soprat-tutto alla professionalità della Polizia Peni-tenziaria. Sarà per questo, forse, che nel nostro or-dinamento manca una disciplina specifica. In assenza di qualsivoglia normativa, con-tinua, pertanto, a rimanere discussa la li-ceità della alimentazione forzata delsoggetto che rifiuta di nutrirsi in relazioneall’eventuale responsabilità penale del me-dico e dei funzionari dell’Amministrazionepenitenziaria. Sul punto si fronteggiano due orientamenti.Da un lato, si sostiene il dovere dell’Autoritàdi intervenire, tanto che l’omesso inter-vento, ove sussista imminente pericolo divita, potrebbe integrare una ipotesi di reato.Dall’altro, si esclude che tale intervento siaobbligatorio e si sostiene che esso sia ad-dirittura illecito, in quanto violerebbe il di-ritto della persona all’autodeterminazione,in forza dell’articolo 32 della Costituzioneladdove vieta trattamenti sanitari obbligatorinon previsti espressamente dalla legge.La tesi opposta è, invece, basata sull’appli-cabilità dell’articolo 54 c.p. (stato di neces-sità) e, comunque, del combinato dispostodegli articoli 589 c.p. (omicidio colposo)e 40 c.p. (equivalenza dell’omissione al-l’azione), in base al quale gli operatori pe-nitenziari avrebbero l’obbligo di intervenireper non sottostare a responsabilità penaleper mancato impedimento dell’eventomorte (articolo 51 c.p. : adempimento diun dovere).Si deve, infatti, porre in evidenza, da unlato, il fatto che grava sul personale diret-tivo e sanitario degli Istituti penitenziari

terminazione del soggetto ristretto implicauna valutazione da parte del sanitario percosì dire diabolica, poiché quest’ultimodovrebbe riuscire a rilevare il punto in cuila volontà che sorregge l’astensione dalvitto non sia ancora alterata o, per contro,sia talmente degradata da non costituire piùuna libera scelta intangibile.

In particolare, il ricorso al trattamento sa-nitario obbligatorio, di cui alla Legge833/1978, presuppone una valutazione delmedico penitenziario particolarmente de-licata, legata, sul piano cronologico, ad unasequela del calo ponderale densa di mol-teplici implicazioni, senza considerare chela procedura di attivazione affidata al sin-daco, quale autorità sanitaria locale, nienteaffatto aderente e assai burocratizzata, malsi concilia con l’urgenza dell’intervento, ri-spetto ad un indotto stato patologico, chenella sua fase avanzata può dar luogo aduno stadio di non ritorno, rendendo vanaqualsiasi alimentazione forzata. In altri termini, si richiederebbe al sanitarioincaricato di indicare il momento esatto incui il deperimento organico costituisca im-minente pericolo di vita per il detenuto ov-vero di individuare quando lo stato didetenzione, in stretta connessione conl’astensione dall’alimentazione, determiniun’alterazione dell’autodeterminazione.Appare evidente che l’individuazione dellalinea di demarcazione oltre cui l’alimenta-zione forzata può considerarsi legittimaesige una chiara opzione politico-legislativa.

nonché sui sanitari operanti nelle strutturesanitarie esterne nelle quali sia stato dispo-sto il ricovero del soggetto, l’obbligo di ga-rantire al ristretto l’incolumità personale,dal momento che lo Stato, privando coatti-vamente l’individuo della sua libertà, ne as-sume la piena responsabilità dell’integritàpsico-fisica, e, dall’altro, il fatto che lascelta di lasciarsi morire in carcere perfame è libera soltanto in apparenza, es-sendo, il comportamento del soggetto, in-fluenzato dallo stato detentivo checertamente può portare a distorcere, a li-vello significativo, la percezione della re-altà.Sotto questo profilo, il dissenso dell’inte-ressato agli interventi di sostegno sarebbe,quindi, irrilevante.In questa ottica si pone il Tribunale penaledi Milano che, sul punto, ha avuto modo diaffermare: «pur non potendosi ammet-tere alcun intervento coattivo per la nu-trizione del soggetto che volontariamen-te rifiuti il cibo, l’alimentazione forzataavrebbe dovuto essere praticata dai sa-nitari, ad evitare l’evento letale verifica-tosi, mediante l’utilizzo del trattamentosanitario obbligatorio previsto dagli ar-ticoli 34 e 35 della Legge 833/1978, dalmomento in cui il detenuto digiunanteera pervenuto a condizioni tali da tro-varsi in stato di alterazione della propriavolontà a causa di anormalità psichicae, ciò nonostante, proseguiva nel rifiutodell’alimentazione». Alla luce di ciò, l’intervento degli operatorie dei sanitari per prevenire la morte o idanni da denutrizione del recluso che vo-lontariamente rifiuti di nutrirsi, sarebbedoveroso.Orbene, a prescindere che il richiamo altrattamento sanitario obbligatorio nonsembra del tutto conferente, apparendo piùpertinente, per i detenuti affetti da infermitàpsichica sopravvenuta, il disposto dell’ar-ticolo 148 c.p., la considerazione che lostato di detenzione può alterare l’autode-

I

Sciopero della fame: vuoto normativonell’Ordinamento Penitenziario

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N. 183 • aprile 2011 • pag. 28Polizia Penitenziaria • SG&S

ppena tre anni fa il S.A.P.PE. erasemplicemente una possibilità,uno scommessa sulle capacità del

Personale del Corpo di Polizia Penitenzia-rio di rappresentare se stesso. Le quoteofferte dai Bookmakers erano molto alteperchè nessuno accreditava possibilità disuccesso. Oggi il S.A.P.PE. è diventatoadulto. Ha lasciato alle spalle adolescenzae pubertà raggiungendo la pieno maturitàpolitica e sindacale. Durante il processo di crescita il S.A.P.PE.è riuscito ad acquisire quella cultura sin-dacale che, all'inizio, nessuna credeva po-tesse mai raggiungere. E' stato abbattuto quello steccato cultu-rale al quale veniva attribuita lo respon-

uasi ventianni di pub-b l i c a z i on i

hanno conferito almensile Polizia Peni-tenziaria la dignità diqualificata fonte sto-rica, oltre quella diautorevole voce di opi-nione. La consapevo-lezza di aver acquisitoquesto ruolo ci ha con-vinto dell’opportunitàdi introdurre una ru-brica - Cosa Scrivevamo -che contenga una copiaanastatica di un articolodi particolare interessestorico pubblicato quin-dici e più anni addietro. A corredo dell’articolo ab-biamo ritenuto di ripro-durre la copertina, l’indicee la vignetta del numerooriginale della Rivista nelquale fu pubblicato.

Diventiamo editori di noi stessi (il primo numero)di Giovanni Battista De Blasis

La copertina del numero di ottobre 1994

QDel resto, non è pensabile, che a fronte diuno sciopero della fame condotto ad ol-tranza, il più delle volte utilizzato qualeforma di ricatto, i sanitari debbano, in casodi esito fatale, soggiacere a procedimentopenale con la sola alternativa:• di essere imputati di violenza privata odi lesioni volontarie qualora interven-gano per forzare l’ingestione di cibi o be-vande ovvero procedano con strumenti attiad alterare la superficie cutanea, nella mi-sura in cui non si configuri lo stato di ne-cessità o l’adempimento di un dovere qualecause di giustificazione, sottoposte pur sem-pre al canone di proporzionalità;• di essere imputati di omicidio colposo,qualora si ometta di intervenire coattiva-mente.

Il recente caso occorso presso la Casa Cir-condariale di Pavia riporta, dunque, alla ri-balta tale problematica: oggi, ancoraaffidata alla giurisprudenza, chiamata, inassenza di una pertinente normazione, asvolgere un ruolo di supplenza con esiti pe-nali, allo stato, imprevedibili.Tanto rilevato, pertanto, appare intollerabilela presenza nel nostro ordinamento di unalacuna normativa di tal fatta, anche alla lucedella matrice giudiziaria che da sempreconnota i vertici dell’Amministrazione pe-nitenziaria che avrebbero dovuto solleci-tare, o meglio pretendere, un interventonormativo in tal senso.

sabilità della discrasia di linguaggio tral'autonomia sindacale ed il sindacalismoconfederale. E' ancora vivo in me il ricordo dello sno-bismo, dello supponenza, dell'alterigia, delsarcasmo che si poteva percepire nell'ariale prime volte che ci siedevamo, non invi-tati nè desiderati, al Tavolo degli Dei (tantoche mi venne in mente una battuta diBrecht: «Ci sedemmo dalla parte del tortovisto che tutti gli altri posti erano occu-pati»). Ebbene nonostante ciò, e nonostante tutto,siamo qui, sopravvissuti allo scetticismo ge-nerale e con tutti gli strumenti materiali,morali e culturali per competere conchiunque.

A

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N. 183 • aprile 2011 • pag. 29Polizia Penitenziaria • SG&S

a cura diGiovanni Battista De [email protected]

Lo maturità raggiunta, la consapevolezza elo coscienza dei nostri mezzi e delle nostrepossibilità ci ha convinto della necessità direlizzare una nuova rivista tutta nostra; cioèabbiamo pensato di diventare editori di noistessi nel senso di realizzare anche sullacarta stampata quella autonomia che è lanostra bandiera. La decisione di editare noi stessi ho con-sentito lo nascita di questa rivista, PoliziaPenitenziaria - Società, Giustizia & Si-curezza, che sarà la libera voce del nostrolibero Sindacato. La nostra intenzione è di realizzare un pe-riodico che sia qualcosa di più di un sem-plice foglio sindacale, vorremmo farlodiventare uno vera e propria rivista che sioccupa, appunto, di società, di giustizia edi sicurezza dal punto di vista della PoliziaPenitenziaria; uno sorta di newsmagazineda e per la Polizia Penitenziaria nell'am-bito, però, di un contesto di ben più ampiorespiro.

Nell'impostare la linea editoriale della te-stata ci vorremmo ispirare ad una delle re-gole fondamentali del buon giornalismoovvero quello di separare, sempre e co-munque, i fatti dalle opinioni. Sulla scorta di questo semplice, quanto im-portantissima, regola ci auguriamo che Po-lizia Penitenziaria - Società, Giustizia &Sicurezza possa diventare un mensile ap-prezzato al quale tutti desiderino rivolgereuno sguardo attento e, perchè no, preoc-cupato. Vorremmo cercare di svolgere una fun-zione informativa attraverso i contenuti re-dazionali, quali servizi, inchieste,anticipazioni e comunicati, che abbianocome obiettivo di esplorare lo specificouniverso penitenziario.

Tutti noi crediamo, infine, che «il peggiorerrore è quello di soggiacere alla pauradi commetterne» e, pertanto, chiediamofin d'ora scusa per tutti gli inconvenienti, irefusi, le imprecisioni o gli errori che po-tranno capitare: perdonateci perchè siamoben lontani dallo perfezione. Ma, d'altronde, si crede perfetto soltantocolui che «non chiede molto a sestesso».

Nelle immagini il sommario e la vignetta

Non appena possibile vorremmo rivolgereuna certa attenzione a temi e personaggiextrapenitenziari pur se, come ovvio, que-sti sarranno "interpretati" in una chiavepiù consona alla nostra categoria profes-sionale. Cercheremo, in definitiva, di av-vicinarci alla stampa di attualitàpreoccupandoci di fornire un prodottoeditoriale che vada ben oltre i suoi limiti,per così dire, istituzionali, di informa-zione settoriale. Non so dire sin d'ora se riusciremo araggiungere gli obiettivi prefissati maposso sicuramente garantire che nonlesineremo il nostro impegno affinchèla testata possa acquisire quello auto-revolezza che trasforma un "giorna-lino" in uno "Rivista" che faopinione. Pubblicare uno rivista a cura delS.A.P.PE. da e per la Polizia Peniten-ziaria non significa, comunque, pre-cludere lo collaborazione di chirappresenta altre componenti so-ciali, culturali e politiche. Anzi in-tendiamo favorire una accesa(quanto corretta) dialettica sullepagine del nostro giornale purchèciò sia costruttivo e finalizzato aconsentire una positiva penetrazione neltessuto sociale. Per quanto ci riguarda, in particolare, nonrinunceremo certo alla satira, alla vignetti-stica, alle prese in giro ed agli sberleffi cer-cando di avere cura che questi non sianodi cattivo gusto nè offendano la dignità el'onore di qualcuno perchè condividiamociò che disse, a tal riguardo, SigmundFreud: «il motto di spirito è un momentoregressivo della personalità, una esplo-sione liberatoria delle censure culturalie sociali, un modo di tornare liberi comebambini».

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inviate le vostre foto a:[email protected]

N. 183 • aprile 2011 • pag. 30Polizia Penitenziaria • SG&S

1969 - Casa penale di Sulmona (AQ) Festa del Corpo.

(foto inviata da Carmelo Parente)

1978 - Casa di Reclusione di CampobassoFesta del Corpo

(foto inviata da Gennaro Cuomo)

198/1989 - Cairo Montenotte2° Corso Allievi Sottufficiali AA.CC.(foto inviata da Giuseppe Ruta)

1968 - Roma RebibbiaSubito dopo la Parata Militare con il Tenente Sibilio(foto inviata da Sebastiano Piscitelli)

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N. 183 • aprile 2011 • pag. 31Polizia Penitenziaria • SG&S

1988 - Scuola di Monastir (Cagliari)43° Corso Allievi Ausiliari AA.CC.(foto inviata Antonino Piacentino)

1981 - Scuola di Cairo

Montenotte(Savona)

3° Corso AllieviSottufficiali

(foto inviata da Francesco Raucci)

1965 - TrapaniInaugurazione Carcere San Giuliano

(foto inviata da Mario Di Menna)

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edatto daq u a l i f i c a t iesperti nei set-

tori di economia, si-stemi di emergenza earchitettura delle car-ceri, questo libro si in-serisce con unostraordinario tempismonell’attuale dibattito chevede lo stato italiano in-terrogarsi sulla questionecarceraria, cercando ri-sposte ora procedurali,ora finanziarie. Corredato da disegni e fotografie di progettiitaliani e stranieri, è uno strumento utile achi progetta e a chi si interessa a vario titoloalla vicenda penitenziaria, oltre che una let-tura appassionante per i non addetti ai la-vori. Offre un approfondimento storico egiuridico dell’universo penitenziario ed èquindi una lettura da non perdere per glioperatori penitenziari tutti.

elia e Gaetano erano una coppia.Ora non lo sono più, e stasera de-vono imparare a non esserlo.

Si ritrovano a cena, in un ristorante al-l’aperto, poco tempo dopo aver rotto quellache fu una famiglia. Lui si è trasferito in un residence, lei è ri-masta nella casa con i piccoli Cosmo eNico. Delia e Gaetano sono ancora giovani - piùdi trenta, meno di quaranta, un’età in cui sipuò ricominciare. La loro carne è ancora calda e inquieta. So-gnano la pace ma sono tentati dall’altro edall’altrove. Ma dove hanno sbagliato? Il fatto è che non lo sanno. La passionedell’inizio e la rabbia della fine sono ancorapericolosamente vicine. Cresciuti in un’epoca in cui tutto sembra giàessere stato detto, si scambiano parole chenon riescono a dare voce alle loro solitu-dini, alle loro urgenze, perché nate nelleacque confuse di un analfabetismo affettivo.Eppure parole capaci di bagliori improvvisi,che sanno toccare il nucleo ustionante deiricordi, mettere in scena sul palcoscenicoquieto di una sera d’estate il dramma senzatempo dell’amore e del disamore. Margaret Mazzantini ci consegna un ro-manzo che è l’autobiografia sentimentale diuna generazione. La storia di cenere e fiamme di una coppiacontemporanea con le sue trasgressioni or-dinarie, con la sua quotidianità avventu-rosa. Una coppia come tante, come noi. Contemporaneamente a noi.

R

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attualità ci porta collegare l’anar-chia spesso e volentieri alle crona-che di nera, anche di riflesso alle

azioni di un’area antagonista che perseguel’eversione con atti quali, ad esempio, l’in-vio di pacchi bomba ad Istituzioni e Sinda-cati, come quella recapitata agli uffici della

nostra Segreteria Generale diRoma nel dicembre 2004. In questa Storia degli anar-chici italiani da Pisacane aicircoli di Carrara l’autorenarra l’epopea dei libertari no-strani, a cominciare dal pre-cursore, Carlo Pisacane, cheperde la vita tentando di sol-levare le plebi del Mezzo-giorno. Sarà poi la volta del russoBakunin, l’anti-Marx per an-tonomasia, che nella peni-sola fa il pieno di consensi

fra la gioventù post unitaria. Un influsso potente che se diminuisce nelNovecento non scompare mai del tutto. Una folla di personaggi descritti con ilgarbo di uno scrittore di vaglia che me-scola ritmo narrativo a un’accurata cono-scenza di fatti e circostanze. E che, non a caso, scrive: “Chi è un anar-chico? È sufficiente dire che l’anarchia èuna società senza Stato e che anarchicoè chiunque combatte contro ogni formadi autorità politica, economica e reli-giosa? Scrivendo questa storia ho cercatodi essere il più possibile accurato e obiet-tivo.»

MARGARET MAZZANTINI

NESSUNO SI SALVA DA SOLOMONDADORI Edizioni pagg. 192 - euro 19,00

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L’UNIVERSO DELLA DETENZIONEStoria, architettura e norme dei modelli penitenziariUGO MURSIA Edizioni pagg. 368 - euro 26,00

L’

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opo l’ottimo successo del Manualedi Diritto Penitenziario edito dallaTribuna di Piacenza, gli Autori pre-

sentano un nuovo interessante Volume,edito dalla Simone, completamente rivedutoed aggiornato. Il libro si occupa in materia organica e

completa delle Scienze Peni-tenziarie ed è un vero e pro-prio caposaldo per tutti glioperatori e per coloro chesono interessati ad avereuna prima presa di contattoed un approccio alla deli-cata tematica del diritto edel mondo penitenziario.Offre non pochi spunti diriflessione sull’affasci-nante mondo dell’esecu-zione della pena detentivae descrive nei suoi ele-menti essenziali anche il

recentissimo provvedimento re-lativo all’esecuzione presso il domiciliodelle pene detentive non superiori ad unanno. Una serie di agili tavole sinottiche e di utiliquestionari completano l’ottima pubblica-zione. Nel sito della Casa editrice, all’indi-rizzo www.simone.it, si può prenderevisione di un congruo numero di pagine dellibro stesso. Imperdibile.

N. 183 • aprile 2011 • pag. 33Polizia Penitenziaria • SG&S

a cura diErremme

987, porto di Tri-poli. Nick Stone èuna macchina da

combattimento al mas-simo dell’efficienza nono-stante la giovane età. Forse per questo è l’unicoche può impedire che ilgoverno di Gheddafi con-segni ai terroristi dell’IRAun carico di armi e muni-zioni. E c’è un solo modo per fer-mare l’operazione: uccidereil terrorista che ne è respon-sabile, Benjamin Lesser. Vent’anni dopo quella missione, Nick Stonesi trova in Irlanda. Dovrebbe essere una vacanza di Natale in-sieme alla vedova e alla figlia del suo amicoPete, morto per salvargli la vita. Diventa presto un incubo. Un uomo è morto. Non un uomo qualunque. E le torture cheha subito hanno una firma inconfondibile:Benjamin Lesser. Consapevole di essere ilprossimo della lista, per scoprire chi lovuole morto e salvare se stesso e chi amaNick deve intraprendere un viaggio attra-verso l’Inghilterra e l’Italia, fino a una Tri-poli misteriosa dominata dallo sguardoimperscrutabile dell’onnipresente Colon-nello. Un viaggio a ritroso nel tempo, fino alle vi-scere di quella nave foriera di distruzionedove, vent’anni prima, si era annidatoanche lui per colpire, silenzioso e letale, ilsuo obiettivo...

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gitto. Una campana di ceramica, antece-dente all’epoca egizia, che presenta

iscrizioni non riconducibili a nessuna lin-gua conosciuta: è questo il reperto che in-curiosisce maggiormente Thomas Lourds,linguista di fama mondiale, giunto ad Ales-sandria per girare un documentario dellaBBC su alcune recenti scoperte archeolo-giche. All’improvviso, però, un gruppo di uominiarmati irrompe negli studi televisivi e rubail manufatto...Russia. Julija Hapaeva è consapevole di aver fra lemani un oggetto straordinario: un cembaloantichissimo decorato con iscrizioni inde-cifrabili. Ma, poco dopo aver mandato un messaggioal suo amico e collega Thomas Lourds, ladonna viene uccisa e il suo ufficio messo asoqquadro. Sconvolto dall’aggressione subita e dallanotizia della morte di Julija, Lourds decidequindi di partire per la Russia, convinto chei due episodi siano collegati...Città del Vaticano. Il cardinale Stefano Murani è ossessionatodalla decadenza della Chiesa contempora-nea. Anni di studi, però, lo hanno portato acredere che cinque strumenti musicali sonola chiave per svelare un segreto di enormepotere. E, quando una spedizione archeologica fi-nanziata dal Vaticano individua una cittàsommersa nei pressi di Cadice, in Spagna,Murani è sicuro che quello sia il luogodov’è nascosto il più grande dono che Dioha fatto agli uomini...

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inviate le vostre lettere [email protected]

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