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Poste Italiane S.p.A. Sped. in A.P. DL n.353/03 conv. in Legge n.46/04 - art 1 comma 1 - Roma aut. n. 30051250-002 www.poliziapenitenziaria.it anno XXI n. 223 dicembre 2014 Santi Consolo nuovo Capo Dap Mauro Palma Vice Capo

Polizia Penitenziaria - Dicembre 2014 - n. 223

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Santi Consolo nuovo Capo DAP - Rivista ufficiale del Sindacato Autonomo Polizia Penitenziaria

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Poste Italiane S.p.A. Sped. in A.P. DL n.353/03 conv. in Legge n.46/04 - art 1 com

ma 1 - Rom

a aut. n. 30051250-002

www.poliziapenitenziaria.itanno XXI • n. 223 • dicembre 2014

SantiConsolonuovo Capo Dap

Mauro Palma Vice Capo

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PoliziaPenitenziarian.223dicembre2014

3sommario

Organo Ufficiale Nazionale del S.A.P.Pe.Sindacato Autonomo Polizia Penitenziaria

Direttore responsabile: Donato [email protected]

Direttore editoriale: Giovanni Battista de Blasis [email protected]

Capo redattore: Roberto [email protected]

Redazione cronaca: Umberto Vitale, Pasquale Salemme

Redazione politica: Giovanni Battista Durante

Progetto grafico e impaginazione: © Mario Caputi (art director)

www.mariocaputi.it

“l’appuntato Caputo” e “il mondo dell’appuntato Caputo” © 1992-2014 by Caputi & de Blasis (diritti di autore riservati)

Direzione e Redazione centraleVia Trionfale, 79/A - 00136 Romatel. 06.3975901 r.a. • fax 06.39733669

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Le Segreterie Regionali del Sappe, sono sede delle Redazioni Regionali di: Polizia Penitenziaria-Società Giustizia & Sicurezza

Registrazione:Tribunale di Roma n. 330 del 18 luglio 1994

Stampa: Romana Editrice s.r.l.Via dell’Enopolio, 3700030 S. Cesareo (Roma)

Finito di stampare: dicembre 2014

Questo periodico è associato alla Unione Stampa Periodica Italiana

Il S.A.P.Pe. è il sindacato più rappresentativo del Corpo di Polizia Penitenziaria

Per ulteriori approfondimenti visita il sito www.poliziapenitenziaria.it

anno XXI • numero 223dicembre 2014

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POLIZIA PENITENZIARIA - Società Giustizia & SicurezzaVia Trionfale, 79/A - 00136 Roma specificando l’indirizzo, completo, dove va spedita la rivista.

4l’editorialeUn salto di qualità

per il calendario del Sappedi Donato Capece

5il pulpitoSanti Consolo e Mauro Palma a Capo

del Dipartimento di Largo Dagadi Giovanni Battista de Blasis

7l’osservatorioLa mafia diventa Capitale

ed arriva a Romadi Giovanni Battista Durante

8il commentoIl non fare della politica sui temi penitenziari e la cooperazione

di Roberto Martinelli

10lo sportSollevamento pesi:

ecco le donne delle Fiamme Azzurredi Lady Oscar

22crimini e criminaliIl poliziotto, il prelato e Girolimoni:

la storia del mostro di Romadi Pasquale Salemme

28donne in uniformeÈ il tradimento che permette

l’evoluzione della vitadi Laura Pierini

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In copertina:Il nuovo Capo del DAP Santi Consolo e il suo Vice Mauro Palma

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in dala sua nascita, il SAPPE hasempre riservato particolareattenzione alla valorizzazione

sociale e professionale del ruolo delpoliziotto penitenziario. Siamo intervenuti a tutela e difesa delCorpo, della nostra funzione sociale,della nostra specificità di operatoridella sicurezza, nei confronti dichiunque ne abbia diffuso unaimmagine distorta se non addiritturaoffensiva. Fiction tv, redazioni di periodici equotidiani, trasmissioni radio, film.Abbiamo sempre preteso rispetto peril lavoro che, in silenzio ma congrande professionalità e umanità,svolgono ogni giorno migliaia emigliaia di donne e uomini dellaPolizia Penitenziaria.Questa stessa Rivista, autoprodottaanche graficamente da poliziotti escritta quasi esclusivamente dapoliziotti, è spesso stata il veicolo diquesta rivendicazione sociale.Quest’anno, per il prossimo 2015,abbiamo scelto di caratterizzare suquesti principi anche il nostroCalendario, realizzato sulla falsarigagrafica di quelli istituzionali dei Corpidi Polizia e delle Forze Armate delPaese.

E per realizzarlo, abbiamo fatto unsalto nella cinematografia italiana deldopoguerra protagonista nellaedizione 2015 del calendario del

Sindacato Autonomo PoliziaPenitenziaria SAPPE, ilprimo e più rappresentativodei Baschi Azzurri.Sono infatti i fotogrammi diAccadde al penitenziario,film diretto da GiorgioBianchi nel 1955, a caratterizzarel’elegante veste grafica del calendario. Al centro di tutto, l’indimenticatoAldo Fabrizi, che nel film ha vestito ladivisa dell’Agente di Custodia e che,durante il servizio in carcere, haraccolto leconfessioniumane deidetenutiimpersonati dalgotha degli attoriitaliani: PeppinoDe Filippo,Alberto Sordi,Walter Chiari eMario Riva.Accadde alpenitenziario,girato 60 anni fa,è probabilmenteuno dei pochi senon l’unico film italiano che ha postoal centro del copione il ruolo delpoliziotto penitenziario. Lo abbiamo già detto e già scrittoma è utile ripeterlo: se ilcarcere è, in qualche misura, lafrontiera ultima più espostadel sistema della giustizia,all’interno del sistemacarcerario il personale diPolizia Penitenziaria è labarriera più estrema. Siamo quelli che stannoin prima linea, quelli che

stanno nelle sezioni detentive, quelliche stanno a contatto quotidiano coni detenuti ventiquattro ore suventiquattro, trecentosessantacinquegiorni all’anno. L’agente di Polizia Penitenziaria,

questosoldato

di primalinea nella

frontieraesposta che è il

carcere, deverappresentare in questo avamposto,spesso isolato e dimenticato, ladignità dello Stato, la legalità delloStato, la Legge.

E’ lì, solo, il più delle volte anchemolto giovane, a rappresentare laLegge di fronte a coloro che hannoinfranto le regole dello Stato. La rappresenta da solo, con la suadivisa, con la sua coscienzaprofessionale, con il suo coraggio, asuo rischio, con la sua umanità. Al di là delle caricaturali esigenze dicopione, l’Agente di Custodiainterpretato da Aldo Fabrizirappresenta, dunque, l’essenza stessadel nostro lavoro: che ci impone dirappresentare legge e sicurezza maanche di far diventare il nemico unamico.Per questo chiediamo e pretendiamorispetto per la nostra professione!Auguri a Voi tutti e alla Vostre famigliedi un felice e sereno 2015.

Nelle fotoil calendarioSappe 2015

Donato CapeceDirettore

ResponsabileSegretario

Generale del Sappe [email protected]

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Un salto di qualità per ilcalendario del Sappe

l’editoriale

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ul quotidiano Il Manifesto del21 agosto 2014 PatrizioGonnella, Presidente di

Antigone, scrisse un articolo dedicatoalla nomina del nuovo Capo del Dap,posto vacante da metà maggio 2014allorquando il Ministro Orlandorevocò l’incarico a GiovanniTamburino.Tamburino era stato nominato da unGoverno di emergenza nazionalepresieduto da Mario Monti e conPaola Severino Ministro dellaGiustizia. Un Governo di tecnici che,evidentemente, pensò bene di mettere“un tecnico” a capodell’amministrazione penitenziaria(Tamburino era Presidente delTribunale di Sorveglianza di Roma).Purtroppo, i risultati della gestioneTamburino non furono dei migliori.Per questa e per altre ragioni,Gonnella azzardò la proposta dinominare una persona diversa alposto di Tamburino: “ ...ci piacerebbeche il prossimo capo Dap abbia ilcoraggio di non essere solo unfunzionario pubblico. Vorremmoche sappia di cosa si parla quandosi usano termini come sbobba,superiore, domandina, camosci egirachiavi in modo da non iniziareda zero una scalata di conoscenze”.Per motivare questa propostaGonnella citò il film Brubaker:“...Robert Redford in Brubaker, filmdi Stuart Rosenberg del lontano1980, racconta una storia realmenteaccaduta negli anni sessanta delsecolo scorso in Arkansas. Ilcriminologo Thomas Murton perriformare il sistema carcerario delloStato si finse detenuto”.Tutto ciò fu argomentato percandidare Mauro Palma a CapoDipartimento dell’AmministrazionePenitenziaria. Nonostante tutte le divergenze che cisono sempre state con Antigone (in

Giovanni Battistade BlasisDirettoreEditorialeSegretario GeneraleAggiunto del Sappe [email protected]

PoliziaPenitenziarian.223dicembre2014

5il pulpito

particolare in questi ultimi tempi), finda subito abbiamo condiviso icontenuti dell’articolo di Gonnella.Effettivamente, dopo tantaapprossimazione, il Dap anchesecondo noi avrebbe bisogno dellaguida di un Manager, di una personaesperta di organizzazione edamministrazione e, soprattutto, di unapersona che conosca bene il carcere.

E anche secondo noi questa personanon deve essere per forza unMagistrato o un dirigentedell’amministrazione penitenziaria.Per questa ragione abbiamo condivisol’endorsement di Antigone per MauroPalma, perché dopo tanti anni dipressappochismo, dopo tanti anni diabbandono per il Corpo di PoliziaPenitenziaria, non potevamo chevedere di buon occhio l’arrivo unuomo illuminato come il ProfessorMauro Palma.Un uomo illuminato che, pur da unaposizione terza di garanzia, hasempre dimostrato di avere unprofondo rispetto, anche per lepersone che lavorano nel carcere, inparticolar modo per la PoliziaPenitenziaria.In effetti non abbiamo mai perso la

Santi Consolo e Mauro Palma a capodel Dipartimento di Largo Luigi Daga

S speranza che prima o poi arrivi unUomo della Provvidenza che possarestituire dignità al nostro Corpo.Mauro Palma, giustappunto, ha piùvolte scritto e dichiarato che “...ladignità delle condizioni didetenzione passa innanzituttoattraverso la dignità ed il benesseredel personale che in carcere cilavora.”

Mauro Palma fu chiamato a viaArenula in qualità di Consigliere delMinistro per tematiche sociali e delladevianza (successivamente Presidentedella Commissione del Ministero dellaGiustizia italiano perl’elaborazione degli interventi inmateria penitenziaria) da PaolaSeverino (Governo Monti),confermato dalla Ministro Anna MariaCancellieri (Governo Letta) econfermato ancora, dal MinistroAndrea Orlando (Governo Renzi). Tre Ministri di estrazioneprofessionale diversa e di diversaprovenienza politica. Evidentementequalche cosa vorrà dire.Infatti, Palma vanta un curriculumvitae (on line sul sito del Ministerodella Giustizia) di 9 (nove) pagine.Dal curriculum, per limitarci soltanto

Nella fotoil tappetod’ingresso al Dap

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Nelle foto sopra

Santi Consoloin basso

Mauro Palma

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6 il pulpito

ai titoli più importanti, possiamoestrapolare le qualificazioni essenziali(almeno per quello che ci interessa) .Mauro Palma è un professoreuniversitario di matematica, autore dinumerosi e noti testi sulla matematica,l’informatica e la sua didattica.E’ Coordinatore scientifico dell’Areaeducativa dell’Istitutodell’Enciclopedia Italiana Treccani.E’ stato Presidente del ComitatoEuropeo per la Prevenzione dellaTortura e dei trattamenti o peneinumani o degradanti (CPT) delConsiglio dell’Europa.Vicepresidente del Consiglio per laCooperazione penalistica (PC-CP) delConsiglio d’Europa.E’ stato il fondatore e primoPresidente di Antigone, l’Associazioneper i diritti e le garanzie nel sistemapenale, della quale è attualmentePresidente onorario.Ha una laurea in Giurisprudenzahonoris causa.E purtuttavia, la nomina di MauroPalma a capo del dap non è arrivata. Nuovo Capo Dipartimentodell’Amministrazione Penitenziaria èstato nominato Santi Consolo,Magistrato, Procuratore Generaledella Repubblica di Caltanissetta.Santi Consolo ha già avuto untrascorso professionale nel dap comevice capo e, quindi anch’egli “ ... sa dicosa si parla quando si usanotermini come sbobba, superiore,domandina, camosci e girachiavi” e

censimento della popolazionedetenuta in relazione agli spazioccupati ed è stato proprio lui, perprimo, ad estimare le metrature dellecarceri italiane (fino ad allora il dapnon aveva mai avuto dati certi sullacapienza dei penitenziari italiani edutilizzava stime posti/detenutosecondo i parametri posti/lettoospedalieri).Ha svolto, anche, con grandeprofessionalità e con l’apprezzamentounanime delle organizzazionisindacali, la funzione di Presidentedella Commissione di Garanziaprevista dall’articolo 29 del CCNL.Mi sembra proprio, insomma, che cisiano tutte le premesse per sperare inuna proficua dirigenza deldipartimento dell’amministrazionepenitenziaria, senza inutiliprotagonismi e sterilicontrapposizioni, con lacollaborazione tra due personaggi dialto profilo e provata professionalità,quasi come nel periodo aureo diNicolò Amato e Edoardo Fazioli.La ciliegina sulla torta sarebbel’avvicendamento totale del vecchioestabilishment con l’arrivo di nuovidirigenti che somiglino ai rimpiantiFalcone, Condemi, Suraci...Nel frattempo, e perlomeno fino allaregistrazione del decreto diriorganizzazione del dap (che ridurrài Vice Capi a uno) rimarrà inprorogatio anche Luigi Pagano cheprobabilmente perderà le funzionivicarie a favore di Mauro Palmaquando questi arriverà. Comunque vada a finire, Luigi Paganoha avuto la soddisfazione di fare ilCapo DAP per più di sette mesi.

per questo anche lui non deve“...iniziare da zero una scalata diconoscenze”.Salvo ripensamenti, Mauro Palmadovrebbe essere il suo vice.Se così sarà, sono fermamenteconvinto che, finalmente, potrebberoessere arrivate al vertice del dap duepersone serie, capaci e competenti,che hanno voglia di “fare” e chehanno un grande rispetto per ilpersonale che dirigono.Due persone “fuori dal coro”, chenon hanno connivenze o complicitàcon l’estabilishmentdell’amministrazione penitenziaria,soprattutto quello che è fossilizzato aldap da decenni o che fa riferimento aquesto o a quel dirigente generale(qualcuno addirittura in pensione).Due persone che, finalmente,lavorando in sinergia e con lealtàistituzionale, potrebbero romperequella deleteria tradizione delle“cordate” che ha semprecontrapposto capo e vice capo adiscapito dell’efficienza e della“buona amministrazione”.Anche Santi Consolo, infatti, è ungalantuomo. L’ha dimostrato durante la sua, purbreve, permanenza al dap dove,sebbene schiacciato in mezzoall’antagonismo personale eprofessionale tra Franco Ionta edEmilio Di somma, ha comunqueportato avanti il suo incarico congrande dignità professionale e modida gentleman.Nonostante contrapposizioni edavversità, non è stato un vaso dicoccio tra vasi di ferro.Si è occupato in prima persona del H

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a bufera che si è scatenata sullavicenda della cosiddetta mafiaromana non dovrebbe stupire

più di tanto, considerato che in Italia,da oltre vent’anni, non si fa altro cheparlare di inchieste di mafia ecorruzione; inchieste che hanno vistoquasi sempre coinvolti politici eamministratori. E’ vero quello che dice il PremierMatteo Renzi, e cioè che non tutti ipolitici sono ladri e corrotti, ma gliitaliani fanno davvero fatica a fidarsied scegliere tra buoni e cattivi politici.Guardate il caso dell’Emilia Romagna -una regione considerata virtuosa, masolo perché, fino a poco tempo fa,qualche organo di controllo sembraabbia chiuso spesso un occhio equalche volta anche due – dove tutti igruppi politici sono indagati. E proprio in quella regione la reazionedei cittadini non si è fatta attendere:alle urne, per le recenti elezioni, sisono recati circa il 30% in meno deglielettori, rispetto a quelle precedenti.Segno evidente della disaffezione ma,soprattutto, della diffidenza, verso lapolitica ed i politici che si sonoappropriati dei nostri soldi, facendofinta di usarli per fare politica. Anche questa cosa è stata davverovergognosa: il prelievo forzoso agliitaliani di soldi per fare politica, masoprattutto chiederne quattro voltetanto, rispetto a quelli spesi, per poiusarli anche per interessi personali.Ormai non c’è regione italiana chenon sia toccata da indagini dicorruzione su politici edamministratori, ed è sempre piùdifficile distinguere fino a che puntotutto questo non sfocinell’associazione a delinquere, se nonmafiosa. Ciò su cui, invece, il Presidente delConsiglio sbaglia, a nostro avviso, èsulla soluzione prospettata, cioè

l’inasprimento delle pene. Ancora unavolta lo stesso circolo vizioso: appenac’è un fatto di cronaca, che sia dicorruzione, di mafia o altro la primacosa che si pensa di fare è di inasprirele pene. Purtroppo, però, il risultato finale èsempre lo stesso: le pene aumentano,ma aumenta anche l’impunità. Bisognainfatti ricordare che, in Italia, ilproblema principale è sempre lostesso: coloro che vengono condannatie scontano la pena, dopo avercommesso un reato, sono poco piùdel 2/3 %, per ragioni varie, cheabbiamo già avuto modo dicommentare. Si aggiunga a ciò che la politica dellasicurezza e della giustizia in Italia hasubito l’effetto dei vasi comunicanti,dove da una parte sono state inaspritele pene e dell’altra sono stati fattiindulti, svuota carceri e leggi didepenalizzazione che hannocondonato le pene anche a delinquentidefiniti comuni, come MassimoCarminati, che ha beneficiato di bentre indulti, per poi realizzare tuttoquello che ha realizzato. In Italia per vedere un politico o unamministratore in carcere bisognaaccusarlo di fatti di mafia, altrimenti,se ci va, ci va solo per pochi giorni.Uno dei pochissimi che ha scontatouna pena è Totò Cuffaro. Quindi, come spesso avviene, tantofango per niente. Si veda tangentopoli,tanti indagati, rinviati a giudizio, alcunisi sono anche tolti la vita, ma a parteSergio Cusani, pochi altri sono staticondannati; e la cosa più grave è che ilsistema è ancora più marcio di prima,con l’ulteriore quadro negativo che daallora ad oggi la nostra economia ècrollata vertiginosamente. D’altra parte, perché le impresestraniere dovrebbero venire adinvestire da noi, con quali garanzie?

La mafia, la corruzione delleistituzioni, processi lunghissimi. A parte i cinesi, ormai in Italia noninveste più nessuno, anzi, anche inostri imprenditori vanno all’estero,magari dopo aver ottenuto lautifinanziamenti dai governi italiani.Certo, il crollo dell’economia haanche altre ragioni, ma il quadrodell’illegalità diffusa nel nostro Paeseevidentemente non aiuta, così comenon aiutano le finora inefficaci misureeconomiche adottate dai vari governiche si sono succeduti in questi anni.Non ci sono soluzioni diverse,neanche nelle iniziative del governoRenzi.

Non bastano le riforme a farriprendere l’economia, c’è bisogno diinvestimenti e considerato che gliinvestimenti non li fanno i privati,sarebbe opportuno che li facesse loStato, facendo magari crescere ildebito pubblico, ma il denaro investitodarebbe ampio respiro all’economiadel nostro Paese, facendo ripartire leimprese e dando ossigeno, cioè soldi,alle attività ormai asfittiche.

Nella foto la lupa simbolo diRoma

Giovanni BattistaDuranteRedazione PoliticaSegretario GeneraleAggiunto del Sappe [email protected]

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La mafia diventa Capitaleed arriva a Roma

l’osservatorio

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egli ultimi giorni dell’anno, ilquotidiano Corriere della Seraha pubblicato un interessante

articolo della giornalista Claudia DiPasquale sugli effetti concerti dellarecente normativa in materia diordinamento penitenziario e messa inprova. L’articolo decreta il fallimentodi quanto propagandato, in pompamagna, dal Governo.Ma andiamo per ordine.

Claudia Di Pasquale ha ricordato ailettori del Corriere che la scorsaprimavera il Parlamento ha approvatouna nuova legge che cambia il sistemapenale: chi è imputato per un reatopunito con una pena che non supera i4 anni di carcere può chiedere lasospensione del processo per la“messa alla prova”.In sostanza, invece di fare il processol’imputato può fare un lavoro dipubblica utilità non retribuito a favoredella collettività e, se la prova ha esitopositivo, il reato viene estinto.In pochi mesi gli uffici di esecuzionepenale esterna sono stati sommersi da

ben 6.052 domande di messa allaprova. Bisogna però analizzare ognisingolo caso, avviare delle indagini,elaborare un programma di attività. E così oggi le domande già approvatesono solo 267: un ‘flop’.Gli uffici di esecuzione penale esterna(Uepe) hanno infatti un ruolocentrale, si occupano di tutte lemisure alternative al carcere, masoffrono di una carenza cronica e

strutturale di risorse, di mezzi e dipersonale. Gli Uepe sono la “cenerentola” delsistema penitenziario italiano che intotale costa 2 miliardi e 800 milioni dieuro, ma la quasi totalità delle risorseviene destinata al carcere.Oggi più che mai questi ufficichiedono un aumento del personale.La stessa legge sulla messa alla provadopotutto prevede un possibile“adeguamento numerico eprofessionale della pianta organica”degli Uepe. Su sollecitazione dellacommissione Giustizia della Camera,anche la legge di stabilità 2015

prevede di destinare all’esecuzionepenale esterna nuove risorse. Ma sul fronte di un reale aumento delpersonale ci sono solo promesse.Di fatto ad oggi il ministero dellaGiustizia ha solo elaborato unoschema di riorganizzazione degli uffici(trasmesso alla Funzione Pubblica perl’iter legislativo) che tra l’altroprevede l’accorpamento della giustiziaminorile con l’ esecuzione penale

esterna. Un’ipotesi questa, com’è noto,avversata dai sindacati per le suepossibili conseguenze, definite“devastanti”.Intanto l’ex direttore generale deltrattamento dei detenuti del Dap,Sebastiano Ardita, oggi procuratoreaggiunto presso il tribunale diMessina, denuncia la carenza dicontrolli nel settore delle misurealternative. Mentre la direttrice dell’ufficio diesecuzione penale esterna di Roma,Antonella Di Spena, confessa ledifficoltà trovate nel tentativo di avere

Nella fotodetenuto

in cella

Roberto MartinelliCapo Redattore

Segretario GeneraleAggiunto del Sappe

[email protected]

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Il non fare della politica sui temi penitenziari e la cooperazione sociale in carcere

il commento

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il pieno controllo su tutte leassociazioni, gli enti e le cooperativeche si occupano di misure alternativeal carcere.E tra le numerose cooperative romane,dove possono lavorare semiliberi,soggetti sottoposti a una misuraalternativa ed ex detenuti, ci sonoanche la coop 29 giugno e lacooperativa Formula Sociale, finitesotto sequestro perché nelladisponibilità di Salvatore Buzzi,ritenuto il braccio destro dell’exterrorista Nar Massimo Carminati,leader di mafia capitale.Ma su questo aspetto, in particolare, vafatta chiarezza. Mi sembra infatti importanteevidenziare l’importante ruolo chehanno le Cooperative sociali incarcere.

Le ombre emerse nelle recentiinchieste giudiziarie della strettamafiosa e criminale su Roma nonpossono inficiare il fondamentale equotidiano contributo svolto perrendere la pena in carcere più umana,soprattutto attraverso il lavoro deidetenuti. E i detenuti che lavorano vuol diremeno tensione, a tutto vantaggio anchedell’importante lavoro giornalierodella Polizia Penitenziaria.Non a caso, da tempo diciamo piùmisure alternative, con impiego inlavori di pubblica utilità, per i detenutimeno pericolosi e più lavoro in

carcere. Il detenuto che in carcere ozia non sirieduca, ma esce anzi ancora piùincattivito di quando vi è entrato.Nonostante le statistiche dicano che ilcondannato che espia la pena incarcere ha un tasso di recidiva del68,4% contro il 19% di chi ha fruitomisure alternative e addirittura l’1% dichi è inserito nel circuito produttivo. E moltissimi sono i detenuti chelavorano in carcere grazie alleCooperative sociali, che non sono tutteda demonizzare. Se i detenuti lavorano, insomma, nonstanno nell’ozio e in cella a far nulla,cala la tensione nei penitenziari.Noi che rappresentiamo le donne e gliuomini del Corpo di PoliziaPenitenziaria impegnati 24 ore algiorno nella prima linea dei padiglioni

e delle sezioni detentive delle oltre200 carceri italiane siamoassolutamente d’accordo con icontenuti del noto messaggio che ilSignor Presidente della Repubblica hainviato al Parlamento affinchè si avviinel nostro amato Paese unaindispensabile e decisa inversione ditendenza sui modelli checaratterizzano la detenzione,modificando radicalmente lecondizioni di vita dei ristretti eoffrendo loro reali opportunità direcupero. Ma anche garantendo ai poliziottipenitenziari più sicure e meno

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Nelle fotolavoro in carcere

stressanti condizioni di lavoro, tenutoconto che le tensioni connesse alsovraffollamento determinanoquotidianamente moltissimi eventicritici nelle carceri – atti diautolesionismo, tentati suicidi, risse,colluttazioni – che se non fosse per ilnostro decisivo e risolutivo interventoavrebbero più gravi conseguenze. Lo abbiamo detto e non ci stanchiamodi ripeterlo: negli ultimi vent’annianni, dal 1992 al 2013, le donne e gliuomini della Polizia Penitenziariahanno salvato in Italia la vita ad oltre18mila detenuti che hanno tentato ilsuicidio ed ai quasi 118mila chehanno posto in essere atti diautolesionismo, molti deturpandosianche violentemente il proprio corpo.Se chi va in tu a parlare e sparlare dicarcere, chi organizza convegni e

seminari sul sistema penitenziario epoi neppure invita chi rappresentacoloro che ci lavoro h24 come ledonne e gli uomini del Corpo diPolizia Penitenziaria, chi insommacrede di avere la ricetta per risolverequel che non va tra le sbarre; ebbene,se costoro ascoltassero la nostra vocee le nostre proposte potrebbero(forse) calibrare meglio una concretaed efficace azione legislativa permigliorare le condizioni detentive nelnostro Paese e quelle dei poliziotti chein esse quotidianamente lavorano conprofessionalità, competenza eumanità.

il commento

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no dei settori più promettentied in continua crescita inchiave olimpica per le Fiamme

Azzurre è senza dubbio quello delsollevamento pesi. Soprattutto incampo femminile, sotto la direzionetecnica del validissimo GiuseppeAlessandro Ficco, si registranolusinghiere conferme di come ilgruppo sportivo della PoliziaPenitenziaria sia ormai un punto diriferimento importante per lanazionale azzurra che si contenderà iposti utili per Rio 2016.

Giorgia Bordignon, Jennifer Lombardoe anche la giovanissima Buttiglieri,hanno già dato prova di poter esseremolto competitive in campointernazionale nelle rispettivecategorie di peso. Ultima conferma delloro potenziale, stavolta in camponazionale, è giunta dall’edizione 2014campionati italiani assoluti svoltisi aValenzano il 13 e 14 dicembre. Per la Polizia Penitenziaria quattro

atlete e tre titoli italiani: JenniferLombardo nei 58kg, la capitanaGiorgia Bordignon si è confermataspecialista assoluta dei 63kg, mentrenei + 75 kg oro per RobertaButtiglieri. Bronzo per GiovannaD’Alessandro nella categoria - 48kg. Dieci giorni prima, da Limassol(23/29 novembre) era arrivato unaltro ottimo risultato ai campionatiEuropei Under 23: Jennifer Lombardoaveva infatti conquistato il bronzo dicategoria con un totale di 189kg nelledue alzate, strappando il podio per

una sola lunghezza (189kg contro188kg nel totale rispetto alla romenaLoredana Heghis). In terra cipriotabuona prova all’insegna delmiglioramento personale anche perRoberta Buttiglieri, debuttante nellacategoria under 23, che ha totalizzato202 kg nelle due alzate.La palestra FIPE, presso il Centro diPreparazione Olimpicadell’Acquacetosa, è l’autentica casa dei

ragazzi che quotidianamente siallenano e vivono a tempo pieno per illoro sport. Incluso lo Strenght Lab, illaboratorio che valuta postura, forza,propriocettività e gesti tecnici degliatleti. Poco prima dei campionati mondialidel Kazakistan di novembre, nelpresentare la squadra partecipantealla rassegna iridata il presidentefederale Antonio Urso, alla presenzadel Presidente del CONI GiovanniMalagò, ha sottolineato il momentod’oro della cultura sportiva legata allapratica della pesistica italiana - dadieci anni lontana dai casi di doping -e la trasversalità di cui è dotatarispetto a tutte le altre disciplinesportive del panorama agonisticonazionale: «Prima ancora delbilanciere e del gesto di sollevarepesi c’è un know how fatto dipreparazione fisica e propedeutica,da poter condividere con gli altrisport» ha affermato convinto ilnumero uno della federpesistica.E’ bene inoltre ricordare che nellastoria delle Olimpiadi questa anticadisciplina ha permesso all’Italia diconquistare ben 14 medaglie nel suopalmarès (5 ori, 4 argenti e 5 bronzi),l’ultima delle quali con Oberburger aLos Angeles 1984.

in dalle origini lottatore evelocista per necessità disopravvivenza, l’uomo ha

sempre dovuto affrontare quotidianesfide contro il freddo, la fame e glianimali feroci. Allo stesso tempo, sebbene atleta pernecessità, anche il primate da cuil’umanità è derivata non ha maismesso di compiacersi per la propriaforza tout court, risorsa e arma finoall’avvento della polvere da sparo,esibendosi nelle prove più svariate estravaganti: dal sollevamento deitronchi a quello dei macigni,progenitrici dei ben più moderni

Lady [email protected]

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10 lo sport

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Sollevamento pesi:Ecco le donne delleFiamme Azzurre

Il sollevamento pesitra leggende di forzaed esigenze di sopravvivenza

Nelle foto sopra in alto

da sinistraGiorgia Bordignon

e Giovanna D’alessandro

a fianco, Jennifer Lombardo

e a destraRoberta Buttiglieri

S

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11lo sport

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sopraSansone

in basso una scultura del miticoErcole

esercizi specifici nel campo dellapesistica in generale.Proprio quando cominciarono adaffrontarsi nelle prime contesesportive, gli uomini compresero cheper primeggiare dovevano allenarsimetodicamente. Il padre della medicina scientifica,Ippocrate di Cos (V-IV secolo a.C.),elencò una serie di attività per allenaree mantenere sano il corpo, tra cui lalotta e i sollevamenti (anakinemata). I Greci utilizzarono alteri di pietra o dimetallo, anticipatori dei modernimanubri, sotto lo stretto controllodell’allenatore. Prova di questa dedizione minuziosaall’allenamento volto ad incrementarela forza e la prestanza fisica, è lasimilitudine di molti esercizi fatti oggicon i manubri con gli allenamentidell’epoca, praticati soprattutto nelcampo della ginnastica medica. Il titano Atlante, sostenitore della voltaceleste sulle spalle, il biblico Sansone,che abbatté le colonne del tempiofilisteo di Dagon, e soprattutto Ercole,l’invincibile semidio noto per le sue 12fatiche, sono i simboli del mitoperenne della forza, ripetutamenteesaltati nella letteratura e nell’arte ditutte le culture.

bravo pancraziaste tessalo Pulydamasdi Scotussa, vincitore olimpico nel 408a.C., la cui statua (opera di Lisippo) fuammirata da Pausania. Secondo la tradizione, sul monteOlimpo uccise un leone a mani nude. Milone di Crotone, figlio di Diotimos,era invece celebre per i suoi numerosisuccessi nella lotta, avendo riportato 6vittorie ai Giochi Olimpici, 6 ai Pitici, 9ai Nemei e 10 agli Istmici. Per di piùera dotato di una forza straordinaria esu di lui, com’è logico, fiorirono leleggende. Anch’egli tuttavia subì una durasconfitta in quella che si potrebbedefinire come la più antica gara disollevamento pesi della storia.L’erudito Claudio Eliano, detto ilSofista (nato a Palestrina intorno al170 d.C.), nel libro XII delle sue Storievarie, scritte in greco, raccontò cheMilone, orgogliosissimo della sua

forza fisica, si imbatté un giorno nelpastore Titormo e, vedendo che questiaveva un corpo possente, vollemetterlo alla prova. Pur ritenendo di non essereparticolarmente robusto, Titormoaccettò, scese sulla riva del fiumeEveno e, toltosi il mantello, afferrò unmacigno enorme: lo tirò a sé e loallontanò due o tre volte, quindi losollevò fino alle ginocchia e, infine,presolo sulle spalle lo scagliò lontanoquasi quindici metri. Milone, invece,riuscì a stento a smuovere quel masso. Così l’atleta più volte olimpionico, da tutti esaltato per la sua

eccezionale prestanza, dovette arrendersi ad uno sconosciuto pastore

etolico, sfidato con troppa presunzione.

L’idea dell’uomo grande e forte hasempre suscitato paura e rispetto.Sempre nell’antica Grecia, eccezionaliesibizioni di forza sono testimoniateda tre iscrizioni del VI secolo a.C. suenormi blocchi di pietra: l’iscrizionedi Olimpia si riferisce a Bybon, forsedell’Eubea, che con una mano lanciò«al di sopra della testa» un macignodi 143 chili; quella di Epidauro aErmodikos di Lampsaco, in Asiaminore, che trasportò per uncentinaio di metri un masso di 334chili; quella di Tera a Eumastas,capace di sollevare una pietra di 480chili. Al di là della effettiva consistenza ditutto quel peso decantato dalleiscrizioni, ciò che più viene in rilievoè la percezione della potenza che sivoleva trasmettere. Nel mondo greco si ricordano moltialtri uomini dotati di grande vigoria,come il gigantesco Glaukos di Caristo(nell’Eubea), celebre pugile,olimpionico nel 520 a.C., cheraddrizzò la lama di un aratromartellandola con il suo micidialepugno destro; il due volte periodonicoTheogenes di Taso (V sec. a.C.),esaltato da Pausania e Plutarco; il

H

Nelle foto a sinistrail titano Atlante

a destral’iscrizione sudi un macigno“da lancio”

Page 12: Polizia Penitenziaria - Dicembre 2014 - n. 223

Giovanni PassaroSegretario Provinciale

[email protected]

PoliziaPenitenziaria

n.223dicembre

2014

12

Il fumo passivo, quali sono le regole in istituto

entile Sappe,vorrei un parere sullalegittimità della concessione

di far fumare i detenuti nellesezioni detentive. Io sono un non fumatore costretto asubire i danni del fumo passivo eritengo che i reparti detentivi sonoluoghi pubblici e vige il divieto difumo.Grazie

entile collega,buona norma sarebbe quella diproibire di fumare sigarette

negli istituti penitenziari. In realtà fumare in carcere è forsel’ultimo gesto di libertà per undetenuto e allora...L’Organizzazione Mondiale della Sanitàha definito il fumo da tabacco la piùgrande minaccia per la salutepubblica. Uno degli aspetti più inquietanti delfumo da tabacco, sia come assunzionediretta che in forma passiva è il gravedanno che arreca in varie forme emodalità all’organismo.In particolare, la legge n. 584 dell’11novembre 1975 “Divieto di fumarein determinati locali e su mezzi ditrasporto pubblico” stabiliva il divietodi fumo nelle corsie degli ospedali,

G

G

diritto e diritti

nella aule scolastiche, nelle saled’attesa delle stazioni, nei locali chiusiadibiti a riunioni pubbliche, neicinema e nelle sale da ballo,successivamente esteso, con ladirettiva del Presidente del Consigliodei ministri del 14 dicembre 1995,anche ai locali della pubblicaamministrazione, delle aziendepubbliche e private destinati alricevimento del pubblico; la

successiva legge n. 3 del 2003estendeva il divieto di fumo a tutti ilocali chiusi, compresi i luoghi dilavoro privati o non aperti alpubblico, agli esercizi commerciali edi ristorazione, ai luoghi di svagoprevedendo la facoltà di predisporredei locali riservati ai fumatori; daultimo, il Consiglio dei Ministri del 9settembre 2013, ha approvato ildecreto-legge in materia di scuola euniversità in cui sono state inserite ledisposizioni contenute nel disegno dilegge Lorenzin, varato in Consiglio deiministri il 26 luglio, riguardante ildivieto di fumo negli ambienti chiusi eaperti, di pertinenza delle scuole diogni ordine e grado, ovvero cortili,parcheggi, impianti sportivi; la citatalegge n. 3 del 2003, al contrario, nonè stata estesa alle carceri italiane

(luoghi pubblici chiusi) nelle quali sicontinua a fumare sia all’interno dellesezioni detentive in cui sono rinchiusii detenuti sia in tutti gli altri luoghi dipertinenza, nonché sui mezzi adibiti altrasporto dei detenuti medesimi.Tuttavia, il datore di Lavoro deve daresegnali chiari ed univoci di divieto difumo nei locali chiusi non privati aisensi dell’art.51 della legge 16gennaio 2003 n.3, sia posizionandoidonea cartellonistica che istituendo lavigilanza del divieto. Il datore di lavoro, in collaborazionecon il responsabile del servizio diprevenzione e protezione e il medicocompetente, deve informare ilavoratori sui danni del fumo attivo epassivo e sulla relazione con i rischilavorativi. Nella valutazione del rischio il datoredi Lavoro deve considerare il fumopassivo come esposizione da agentichimici (circolare esplicativa Min.Salute)(1) per chi lavora nelle salefumatori e dato che non è contemplatonell’elenco delle sostanze o preparaticancerogeni, è sua discrezionevalutarlo come agente cancerogeno. Tuttavia per gli esposti ad agenticancerogeni o mutageni presenti neicicli lavorativi, il D.Lgs. 81/08 e s.m.i.all’ art. 239 punto 1 lett.a) obbliga afornire ai lavoratori, sulla base delleconoscenze disponibili, informazioni eistruzioni, in particolare per quantoriguarda i rischi supplementari per lasalute dovuti al fumare. Deve, inoltre individuare le adeguatemisure di prevenzione e di protezioneed elaborare il programma dellemisure atte a garantire ilmiglioramento nel tempo dei livelli disalute e sicurezza.Infine, il 2 agosto 2014 è statoapprovato in Commissione Giustiziadel Senato un ordine del giorno cheinvita il Governo ad adottare misureurgenti per rendere immediatamenteesecutive le norme che vietano il fumonei luoghi pubblici anche nelle carceriitaliane, e in particolare nelle sezionidetentive e a prevedere norme ad hocche eliminino i rischi da fumo passivosia per gli operatori penitenziari cheper i detenuti non fumatori.

(1) DCOM 0000705-P-17/06/2010.

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Nella foto un fumatore

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Page 14: Polizia Penitenziaria - Dicembre 2014 - n. 223

artisti italiani e stranieri. Il premio mira a valorizzare le opereedite o inedite di autori e artistiinternazionali emergenti, oltre ognidifferenza e cultura. I poeti e gliartisti premiati dall’Accademia, sonostati scelti fra le 456 operepartecipanti al concorso da tutto ilmondo: Nord Europa, UnioneSovietica, Canada, Brasile, MedioOriente, tra loro emerge un artistadella Polizia Penitenziaria, GiovanniVescio, Assistente Capo in serviziopresso il Nucleo Traduzioni ePiantonamenti della CasaCircondariale di Locri, classificatosial 4° posto, al quale è stato assegnatol’Alto Riconoscimento al Merito conDiploma e Significazione critica (exaequo) per la sua opera “Senzatitolo numero 2”. Un’importantericonoscimento per Giovanni Vescio,artista amatoriale e rappresentantesindacale Sappe, che tra i moltepliciinteressi e impegni di lavoro, dedicail tempo libero alla passione perl’arte pittorica. Michele Ciancio

elle foto del 9 novembre,l'incontro con il personaleiscritto al Sappe di Novara

dove, nell’occasione, è stataconsegnata una carta prepagata di 8euro da spendere presso isupermercati Esselunga con gli auguri della Segreteria locale.

PoliziaPenitenziaria

n.223dicembre

2014

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Novara

I vertici Regionali delSappe incontrano ilpersonale del carcere

i è svolta a Roma, il 20settembre 2014, presso ilTeatro Don Orione Polo, la

premiazione con il concorsointernazionale di Poesia e ArteContemporanea “Apollo dionisiaco”,con la partecipazione di numerosi

Locri

Premio internazionaleper Giovanni Vescio

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iceviamo e volentieripubblichiamo queste foto chedocumentano lo stato di

degrado dell’istituto molisano.

Larino

Per il diritto ad unluogo di lavoro più salubre e decoroso

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HR

Nella riunione sono stati distribuitidei gadget e la tessera di iscritto.

Nicola Sette

[email protected]

dalle segreterie

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l 28 novembre, presso la salaconferenze della CasaCircondariale di Teramo, il

Presidente dell’ANPPe (AssociazioneNazionale Polizia Penitenziaria)Sezione di Montorio al Vomano sig.Massimo Contasti e le donne e gliuomini del Corpo di Polizia

PoliziaPenitenziarian.223dicembre2014

15dalle segreterie

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I

l 27 novembre davanti al carceredi Imperia si sono radunati, sottole bandiere del Sappe, i colleghi

della provincia di Imperia permanifestare pacificamente control’indifferenza di chi non ha o nonvuole dedicare attenzione alla PoliziaPenitenziaria di Imperia. L’estremadecisione proviene da una serie dieventi verificatisi nell’ultimo periodoche ci hanno condotto alla decisionedi questa pubblica protesta. Imperiasta vivendo uno stato di abbandono daparte della nostra amministrazioneregionale. L’aver spostato il vicecomandante in un’altra sede, l’assenzadi un direttore, una carenza diorganico specialmente nel ruolofemminile e degli ispettori, non hannotrovato la giusta attenzione da parte dichi ha il dovere istituzionale dipensarci, a questo si aggiunge unaumento degli ingressi dei detenutidovuta alla chiusura del Tribunale diSan Remo. Non è tollerabile accettaredetenuti durante le ore notturnequando diminuisce ulteriormentel’organico dei poliziotti. La PoliziaPenitenziaria di Imperia negli ultimimesi ha effettivamente vissutosituazioni di criticità estrema, anche seabilmente fronteggiate dal personalehanno comunque determinato unaumento del livello di allerta, già diper se quotidianamente elevato. Non si riesce a spiegare come mai ciòche il Sappe ha continuamentesegnalato ai vertici regionali, ancheriportato dalle varie testategiornalistiche, non hanno sortito alcuneffetto restando inalterato, anzi peralcuni versi peggiorato, l’andamentodell’istituto dal punto di vistadell’organico e dell’organizzazione.Autovetture vecchie e non funzionantihanno determinato che la PoliziaPenitenziaria pur di garantire lapropria presenza esterna, abbiautilizzato le proprie autovetture,

Imperia

Il carcere in statodi totale abbandono La protesta del Sappe

[email protected]

Penitenziaria di Teramo diretti dalCommissario Osvaldo Vaddinelli, hannodonato alla Lega Italiana FibrosiCistica - Abruzzo, presieduta dal sig.Celestino Ricco, un assegno di 600,00euro frutto di una raccolta tra ilpersonale dell’istituto per contribuirealla lotta contro la fibrosi cistica.

Teramo

Raccolta fondi per la lotta alla fibrosi cistica

carenza delle poliziotte, in alcunicasi si è costretti a richiamarepersonale femminile dalle ferie perpoter assicurare il controlloall’ingresso del carcere, poliziottipenitenziari trasferiti e nonrimpiazzati, il verificarsi di eventi

critici derivanti dalla popolazionedetenuta, mette una serie ipotecasulla gestione della sicurezza. Basta un ricovero ospedaliero di undetenuto che il sistema sicurezzavacilli. Un istituto che nel 2014 haregistrato 96 eventi critici tra i qualiun tentato suicidio salvato dallatempestività del personale e ben 36ricoveri ospedalieri urgenti. Dati questi che non possono essere

letti con superficialità se pensiamo chesi riferiscono ad una popolazionedetenuta di circa 90 ristretti. Eppure la storia negativa dell’istitutodovrebbe essere giustificativa perrafforzare invece che indebolire laPolizia Penitenziaria di Imperia. H

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schiaffo morale a dimostrazione che,al di là delle bandiere e delle ideepolitiche, nessuno può e deveesimersi dal partecipare ad unacommemorazione di una personache ha dato trent'anni di vita sullavoro ed è poi scomparso per unamalattia bruttissima.Ringraziamo, comunque, tutti gliintervenuti che hanno fatto si che lacerimonia di inaugurazione siariuscita comunque, nonostantediscutibili sabotaggi e boicottaggi.

Roma

Inaugurata l’Aula didattica a Rebibbia

che gli hanno voluto benee continueranno a ricordarlo, apartire dai propri cari.Pasquale Romanelli era unapersone semplice e disponibilecome semplice è stata la sua brevevita terrena.Siamo convinti che da lassùcontinuerà a guardarci con il suosorriso bonario e sincero.Ciao Pasquale il male ti ha vinto,ma continuerai a vivere nei nostripensieri.

Federico Pilagatti

PoliziaPenitenziaria

n.223dicembre

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Ancora un lutto hacolpito la Polizia Penitenziaria di Bari

[email protected]

l due dicembre alle ore 10 circaalla presenza delle figlie delcompianto Aurelio e con la

partecipazione del Dott. Mariani,dell’onorevole Aracri e dell’onorevolePalozzi si è tenuta l'inaugurazionedell'Aula Didattica Aurelio Mengarellinel carcere Nuovo Complesso di

I

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n caro amico, una personaseria e corretta stimata datutti ci ha lasciato.

In questi casi le parole servono apoco poichè è tanta l’amarezza, ildolore che colpisce tutte le persone

dalle segreterieRebibbia. Lodevole la decisione delDott.Mariani di rendere ufficialel'evento (con disposizione scritta)anche se la cerimonia ha avuto qualcheinevitabile lacuna.In primis, ci si aspettava la doverosapartecipazione del provveditore, cheinvece è risultato assente per motivi anoi sconosciuti. Anche il comandante,purtroppo, è risultato assente perimpegni di commissione disciplina alPRAP. Tuttavia, la cerimonia si è svoltaegregiamente grazie a tutti i presenti.Purtroppo, sono state troppo poche lepersone del personale di poliziaintervenute per portare un omaggio alcollega scomparso. Sorge il dubbio che possa esserci statoun certo boicottaggio nei nostriconfronti da parte di alcuni personaggiai vertici, forse perchè gli esponentipolitici erano di centro destra e non disinistra.La cerimonia di inaugurazione era statafissata e resa nota dal direttore fin dal20 novembre 2014 e comunicata concongruo anticipo anche alcomandante. Proprio per questo,l’amministrazione, a mio parere, non siè dimostrata all’altezza della situazionesia nei confronti dei familiari delcompianto Mengarelli e sia neiconfronti dei politici presenti.A puro titolo di cronaca, le spese per ilrinfresco e per la targacommemorativa sono state a carico ditre colleghi (Pierozzi, Maltinti eLanza) che con grande convinzionehanno voluto farsi carico della cosa.La presenza dei Deputati, anche se solodi centro destra, è stata comunque uno

U

Bari

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[email protected]

PoliziaPenitenziarian.223dicembre2014

17

i chiude nel migliore dei modila stagione 2014 per ilmotocross nell’Area Sud che

dopo le ultime prove di campionatovede ancora in pista tanti piloti graziealla prima edizione del Trofeo MotulMotocross svolto sul crossdromo Cittàdi Acerra (NA). II moto club Cerbone Moto eUltracross hanno fortemente volutoquesto evento supportato dal dealerFashion Bike e ovviamente da MotulItalia che ha inviato i suoi massimirappresentanti tra cui MassimilianoLunardi (Marketing Manager MotulItalia) sul circuito napoletano, per

presenziare a quello che sarà unconnubio anche per la prossimastagione. Centoventinove piloti di tutte lecategorie hanno affollato il paddockdi Acerra già dal sabato, onorandocon la loro presenza il lavoro svoltonelle settimane precedenti dai due

Acerra - Napoli

Motocross Nazionale Area Sud

moto club organizzatori e dal nostroSovrintendente della PoliziaPenitenziaria - Ufficiale Nazionale dellaFederazione Motociclistica ItalianaCiro Borrelli. Tra i nomi più altisonanti AlessioChicco Chiodi tre volte Campione delmondo, Daniele Bricca e FeliceCompagnone (Campioni Italiani) chehanno gareggiato nella categoria Elitesfidando ed esaltando tutti gli altripiloti delle classi MX1 e MX2 TopClass. Ciro Borrelli

i conferma l'iniziativa dedicataallo sport. Dopo le edizioniestiva ed autunnale, il 18

gennaio grande appuntamentoinvernale. L'ampio respirodell'iniziativa dovuto ad una incisivadivulgazione, ha permesso l'iscrizionedi molti colleghi che vogliono

Prato

Si continua a correrein Toscana. 3° TrofeoKart Gran Prix della Polizia Penitenziaria

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Saggrega tutti con spirito competitivoma di comunque appartenenza.Un grazie a tutti i colleghi per lapartecipazione, a gennaio!

ripetere l'esperienza. La direzionedell'Istituto di Prato ed ilcoinvolgimento del PRAP dellaToscana ha stimolato numerosicolleghi che, appassionati di gloria evelocità, hanno aderito in massa.Sono stati premiati il primo posto diogni gara singola, i primi 5 posti dellagara finale e il miglior tempo sul giro,e per tutti è stato consegnatol'attestato di partecipazione. Lastruttura ospitante, è sempre il MyKart di Montecatini Terme Vistol'enorme successo ottenuto, è statodeciso di continuare con il terzo KartGrand Prix inverno 2015, evento chesi terrá il 18 gennaio alle ore 16; è laconferma che lo sport unisce ed H

H

dalle segreterie

Page 18: Polizia Penitenziaria - Dicembre 2014 - n. 223

Alla Sovrintendente Costa si riconosce“uno spiccato senso del dovere e diappartenenza alle istituzioni,raffinate doti morali e umane che,coniugate a quelle professionali,hanno consentito di svolgere almeglio la quotidianastraordinarietà della missione a cuiciascun poliziotto penitenziario èchiamato nell’esercizio delle propriefunzioni”. Patrizia Costa vedrà così,impresso il suo nome sull’albo d’oroche è presente presso l’ingressodell’istituto. La segreteria regionale del Sappeplaude a tale iniziativa voluta dalComandante di reparto CommissarioDi Bisceglie e avallata dal DirettoreMazzeo ed auspica che tale iniziativapossa essere estesa a tutti gli istitutiliguri magari con una fase finale dovepossa essere eletto il poliziottopenitenziario della Liguria.

Michele Lorenzo

[email protected]

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Patrizia Costa eletta poliziotta penitenziariadell’anno 2014

Genova

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dalle segreterie

PoliziaPenitenziaria

n.222novembre

2014

l 12 dicembre L’istituto di GenovaMarassi erge a sua icona la graziee la bellezza di Patrizia Costa,

sovrintendente della PoliziaPenitenziaria in servizio a Marassi,nominandola Poliziotta dell’anno2014.

Dopo un anno di super lavoro per laPolizia Penitenziaria di Marassi che sipuò raccontare in ben 332 eventicritici dei quali 9 sventati tentati suicidie dopo aver egregiamente contrastatol’introduzione di sostanze stupefacentiche, in più riprese, si tentava di farpassare attraverso le maglie strettedella sicurezza, finalmente arriva unriconoscimento per tale super lavoro.

I l 26 novembre 2014 si è svoltapresso il ristorante Hermanos diAvella (Av), un incontro con i

delegati del Sindacato AutonomoPolizia Penitenziaria delle struttureminorili della Campania. I lavori presieduti dal CoordinatoreNazionale Minori Carmine D’Avanzohanno affrontato le problematicheattuali, nonché discusso le strategieper il rilancio dell’azione sindacalenel settore minorile. C.B.

Avellino

Incontro dei delegaticampani del Sappesettore minorile

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Prima Santa Messa e raccolta fondi per Telethon

Teramo

ella giornata del 18 dicembre2014, presso la sala conferenzedella Casa Circondariale di

Teramo alla presenza del personale delCorpo di Polizia Penitenziaria, delpersonale Amministrativo e Sanitario,dell’A.N.P.Pe, dell’AVIS di Pineto, dellaFondazione “Ricciconti” di Pineto,degli alunni e insegnanti della classe3° D dell’Istituto comprensivo statale“Giovanni XXIII” di Pineto, il FratePassionista Salvatore Frascina del

Santuario di San Gabrieledell’Addolorata in occasione del“Sacerdozio” ha celebrato la suaprima Santa Messa.Al termine della celebrazione le donnee gli uomini del Corpo di PoliziaPenitenziaria e del Comparto civile

hanno devoluto in beneficenza a“Telethon” il raccolto di una collettainterna. Il Direttore e il Comandantedel Reparto, si compiacciono con tuttigli operatori della Casa Circondarialedi Teramo per la bellissima iniziativa disolidarietà verso il prossimo.

NH

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on poteva iniziare che nelmigliore dei modi il rientro inpista dell’atleta Alessia Denisi

(figlia del nostro SegretarioProvinciale Franco Denisi).Dopo una pausa causata da unincidente e con la stessa tenacia concui aveva affrontato le competizioniprecedenti (medaglia d’oro aicampionati regionali Calabria, 2012 e2013 e successivamente nei mesi digiugno 2012 e luglio 2013 conquistaper due anni consecutivi il titolo diCampionessa Italiana nella disciplinaShow Dance, dopo aver ottenuto unottimo risultato ai CampionatiItaliani Assoluti di Roma nel mese diMaggio 2014) il 21 dicembre Alessiasi è presentata a Foligno perpartecipare alla prima Coppa Italia2014-2015 esibendosi in tre disciplinediverse. Allenamento assiduo, volontà e vogliadi vincere dopo una gara adeliminazione diretta, premiano l’atletanella disciplina di Show Danceportandola al podio con un primoposto di vincitrice di Coppa Italia conMedaglia D’oro.

Nelle foto alcuneimmagini diAlessia Denisiin gara

PoliziaPenitenziarian.223dicembre2014

19dalle segreterie

[email protected]

Reggio Calabria

Alessia Denisi protagonista allaPrima Coppa Italiadi danza sportiva2014-2015

Ma non paga della vittoria, l’atleta nonmolla e continua conquistando ancoraun terzo posto con la medaglia dibronzo nella disciplina Jazz Dance.Per completare, l’atleta conquista, altermine della giornata agonistica,anche il quarto posto nella disciplinaModern Contemporary.Con l’augurio di ottenere altrettantirisultati nelle prossime competizioniche si terranno a Rimini, nel mese diGennaio 2015.

NH

COMUNICATOSi ricorda a tutti

gli iscritti che pressole Segreterie Localidel Sappe sono in distribuzione le

agendine, i calendari,le penne e le tessere2015 del Sindacato.

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ratto da un romanzo di EdMcBain (scrittore esceneggiatore, anche di

Hitchcock) il film di Frankenheimerracconta un episodio della guerra frabande minorili newyorkesi.Proprio nella periferia di New York tregiovani delinquenti che fanno parte diuna banda di italo-americaniuccidono un giovane portoricanocieco, Robert Escalante.Il caso viene affidato al sostitutoprocuratore Bell (Burt Lancaster) cheintende procedere con l’accusa diomicidio premeditato, che comportala pena di morte.Tuttavia, il suo senso di giustizia loporta ad indagare più a fondonell’ambiente degradato dove sonocresciuti i tre assassini, quello stessoambiente che egli conosce molto beneperché lì è nato e cresciuto.

Bell decide, così, di investigare sulleragioni che hanno portato al delitto,sull’ambiente frequentato dai trecolpevoli e sulle loro diverse

responsabilità. La sua inchiesta, però,viene ostacolata dalle gang che lominacciano continuamente.Nel corso delle indagini, Bell scopreche Escalante aveva anch’egli tiratofuori un coltello ed era in realtà unodei capi della banda portoricana chesi era scontrata contro i rivali italiani.La sceneggiatura del film si dipanacosì alternando scene esterne con

quelle carcerarie dei tre giovaniarrestati, nel corso dell’inchiestagiudiziaria del procuratoredistrettuale.

Nelle foto la locandina ealcune scene

del film

a cura di Giovanni Battista

de [email protected]

PoliziaPenitenziaria

n.223dicembre

2014

T

20 cinema dietro le sbarreRegia: John Frankenheimer

Titolo originale:The young savagesTratto dal Romanzo:Matter of convintion di Ed McBainSoggetto: Evan HunterSceneggiatura: Edward Anhalt,James Pinckney MillerFotografia: Lionel LindonMontaggio: Eda WarrenCostumi: Jack Angel (III), Roselle NovelloScenografia: Burr SmidtMusiche: David AmramProduzione: United Aartist,Contemporary Productions Distribuzione: �DearPersonaggi ed Interpreti:Hank Bell: Burt Lancaster Karin Bell: Dina Merrill Dan Cole: Edward Andrews Mrs. Escalante: Vivian Nathan Mary Di Pace: Shelley Winters Randolph: Larry Gates Serg. Gunderson : Terry Savalas Pilar Escalante: Pilar SeuratAngela Rugiello: Jody Fair Jenny Bell: Roberta ShoreWalsh: Milton Selzer Giudice: Robert Burton

Genere: Drammatico, Sociale Durata: 100 minutiOrigine: USA, 1961

la scheda del film

II giardinodella violenza

Il regista americano, in questo suosecondo lungometraggio, si è avvalsodi attori non professionisti reclutatinello stesso ambiente che descrive, adeccezione di Burt Lancaster, nei pannidi Bell, della Winters (madre di unodegli imputati) e di Teddy Savalas(tenente di polizia, al suo esordiocome attore), ispirandosi palesementeal neorealismo italiano.H

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SanRaffaeleTermini - Poliambulatorio Specialistico

La San Raffaele Spa opera ormai da anni nel settore sanitario ponendosi all’avanguardia sia a livello regionale che nazionale;gestisce IRCCS, Case di Cura accreditate che rappresentano un autentico punto di riferimento nel campo della Riabilitazione,oltre a Presidi Ospedalieri e Poliambulatori .Le attività sanitarie ambulatoriali sono erogate presso i nostri Poliambulatori “San Raffaele Termini” sito all’interno dellaStazione Termini, altezza di Via Giolitti, 16 – 00185 Roma e presso l’ IRCCS Istituto di Ricerca a Cura a Carattere Scientifico“San Raffaele Pisana” sito in via della Pisana, 235 - Roma. I Poliambulatori sono in grado di offrire un servizio altamente specializzato sia in termini di strumentazione che in terminidi equipe di specialisti di cui si avvalgono. In particolare, il San Raffaele Termini è disposto su due piani per complessivi1.200 mq, dove sono attive le seguenti specialità diagnostiche:Allergologia, Angiologia, Cardiologia, Chirurgia Generale, Chirurgia Vascolare, Dermatologia, Epiluminescenza, EcografiaCardiovascolare, Ecografia Generale, Ecografia ginecologica / Ostetricia, Ecografia Urologica, Endocrinologia, Fisiatria,Gastroenterologia, Ginecologia, Laboratorio analisi, Medicina del Lavoro, Neurologia, Oculistica, Ortopedia/Traumatologia,Otorinolaringoiatria, Radiologia, Senologia, Urologia.Orario prelievi: dal lunedì al sabato dalle ore 7:00 alle ore 10:30 (esclusi festivi)NB: il laboratorio analisi è attivo tutte le mattine (festivi esclusi) ed è erogabile in convenzione con il ServizioSanitario Regionale in entrambe le Sedi (Termini e Pisana).

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Italia, in questi giorni, è scossadalla brutale uccisione delpiccolo Loris Stival e dalla

maggiore indiziata dell’efferato delitto:la Procura, i familiari e lamaggioranza dell’opinione pubblicasono oramai concordi nel ritenere chel’assassina del bambino sia la madre,anche se la stessa continua aprofessarsi innocente. La vicenda ha turbato l’animo e ilsentimento di tutti, genitori e non,perché l’uccisione di un bimbo èsempre un’atrocità intollerabile.Siffatti crimini efferati, come appuntol’uccisione di un bambino, da un latoalimentano la convinzione che ci sitrovi in presenza di una mente malata,dall’altro sollecitano una voglia digiustizia che ignori del tutto lapossibilità che il criminale siaincapace di intendere e di volere. Ci sarà forse un’altra occasione perparlare della vicenda del piccolo Lorise degli altri deplorevoli criminiperpetrati negli ultimi anni in Italia.L’omicidio del piccolo mi ha spinto harispolverare una famosa vicendaaccaduta negli anni venti in Italia,durante il periodo fascista. E’ la storia di un serial killer dibambine e di una personaingiustamente arrestata il cui nome,nonostante la sua completa estraneitàai fatti, ancora oggi è sinonimo dipedofilia. Ciò anche a riprova chequando un marchio d'infamia ti siincolla addosso è difficile poirimuoverlo.

Negli anniventi delsecolo

scorso, Roma fu sconvolta da unaserie di rapimenti, con conseguentistupri (o presunti tali) ed omicidi, aidanni di bambine di tenera età; tantoche i romani, rimasero traumatizzatidalla ferocia di quei delitti.

Tutto ha inizio il 31 marzo del 1924,Emma Giacobini, una bambina diquattro anni, si trovava nei giardini diPiazza Cavour a giocare con ilfratellino minore. Poco distante -secondo la successiva ricostruzionedella polizia - un uomo era intento adosservarli, attendendo il momentoopportuno per avvicinarli e portarli viacon la scusa di comprare loro dellecaramelle. I due bambini e “l’orco” si dirigonoverso piazza Cola di Rienzo, dove ilfratellino di Emma viene lasciato,

quindi i due proseguono verso la zonadi Monte Mario. Il pedofilo portòEmma dietro una siepe, la violentò e lapicchiò sul viso, poi con un fazzolettotentò di strangolarla maprobabilmente, la presenza inaspettatadi qualche passante, lo fece fuggire. La bambina fu trovata in stato di shockdavanti ad un negozio, con ancora inmano le mutandine sporche di sangue:malgrado tutto, per fortuna, viva. Gli investigatori, interrogando lavittima ed i testimoni, appresero chelo stupratore era anziano, ben vestito,costituzione magra e indossava unabito scuro e un cappello nero. Nel mese di maggio dello stesso anno,

Armanda Leonardi, di appena dueanni, fu trascinata con violenza in viaPaola da uno sconosciuto, descrittocon le stesse sembianze delviolentatore di Emma, ma l'inaspettatareazione della piccola, con urla ecalci, spaventò l'aggressore che decisedi fuggire. La fuga fu soltanto momentanea,perché dopo qualche anno si“riprenderà” la bambina direttamentedal suo lettino di casa. Il 4 giugno 1924, in via del Gonfalone(dove ha sede l’attuale Museo

Criminologico MUCRI), la piccolaBianca Carlieri viene vista allontanarsi,mano nella mano, con un distintosignore vestito di grigio. Le ore passano e della piccola siperdono le tracce. La mamma sidispera e con lei tutti i familiariimpegnati nelle infruttuose ricerche: ilcorpo della piccola verrà rinvenuto lamattina successiva nei pressi dellabasilica di San Paolo: seminuda,giaceva sul prato; “l’orco” l’avevaprima violentata e poi strangolata.Dopo la morte della piccola Bianca igiornali iniziano ad occuparsidell’assassino in maniera ossessiva epregnante: anche perché l’evento

Nel riquadrola pagina di un giornale dell’epoca

Pasquale SalemmeSegretario

Nazionale del Sappe [email protected]

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L’

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Il poliziotto, il prelato e Gino Girolimoni: la storia del mostro di Roma

crimini e criminali

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rivestiva una valenza di caratterepolitico, considerato che l’alloraregime faceva dell’ordine e dellasicurezza dello Stato e dei cittadiniuno dei suoi pilastri. Mussolini, allora capo del Governo,scende direttamente in campo sullavicende ed ordina di trovare ilcolpevole ad ogni costo. Trascorrono soli cinque mesi eun’altra terribile violenza sconvolge lacittà eterna: la piccola Rosina Pelli, disoli quattro anni, il 26 novembre del1924, viene rapita, violentata e uccisa.Anche lei sarebbe stata avvicinata, neipressi del colonnato di San Pietro, daun distinto signore vestito di scuro. Il suo corpo esanime sarà ritrovato, ilgiorno dopo, da un muratore che sistava recando al lavoro, all’interno diuna vecchia fornace in località“prataccio della Balduina”. Una strana analogia rispetto al primodelitto: in entrambe le piccole vittime,

il piede destro risultava privo dellascarpetta e del calzino. Subito dopo la morte della piccolaRosina, alcuni colleghi del vetturinoAmedeo Sterbini, iniziano per scherzoa far circolare, sul conto di questi,delle voci che lo additavano come il“mostro di Roma” e violentatore dibambine, a causa della sua fama dilatin lover. La nomea, iniziata per gioco, assunseuna valenza talmente sproporzionatatanto da indurre lo Sterbini a togliersila vita ingerendo una dose notevole diacido solforico. Il 30 maggio del 1925, il maniacoomicida colpisce ancora: Elsa Berni,

sei anni, viene trovata morta eviolentata, dopo ventiquattro ore dallascomparsa presso la fonte Lancisiana,vicino al ponte Gianicolense, priva deivestiti e con evidenti segni sul collo distrangolamento. A seguito di tale omicidio, la poliziaferma un sagrestano che aveva deiprecedenti penali specifici perpedofilia. L’uomo riesce a dimostrarela sua completa estraneità al delitto,ma le voci che si erano susseguitesubito dopo il fermo e l’essere additatocome il “mostro”, lo portano atogliersi la vita. Intanto il governo, percercare di accelerare la cattura del“mostro”, fissa una taglia di 10.000mila lire a favore di chiunque avessefornito validi elementi alla cattura euna ricompensa di 50.000 mila lire,nonché la promozione al gradosuperiore per meriti speciali, a favoredel personale di polizia che fosseriuscito a prendere il “mostro”.

Trascorrono pochi mesi e il mostrocolpisce nuovamente. Celeste Tagliaferro viene portata via dalletto della propria casa in via deiCorridori. Il giorno seguente verràtrovata, lungo i prati di via Tuscolana,nuda con una ferita alla pancia.Trasportata all’ospedale San Giovanni,spirerà poco dopo. Il 12 febbraio del 1926, la piccolaElvira Coletti, di solo 6 anni, vieneadescata da un uomo, lungo le rive delTevere. Elvira nonostante la tenera età(sei anni) e la violenza subita, riesce adivincolarsi e a scappare. L’ultimoomicidio del “mostro” avviene il 12marzo del 1927, quando, come già

Nelle fotoa sinistrala via di Romadove abitava Rosina Pelli

a fiancoGino Girolimoni

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23crimini e criminaliaccennato, rapisce nel proprio lettinodi casa Armanda Leopardi, la piccolache era riuscita a scappare qualcheanno prima. Armanda verrà ritrovata ilgiorno successivo ai piedidell’Aventino strangolata, dopo esserestata violentata. Lo stesso giorno del ritrovamento delcadavere della piccola Armanda, leindagini hanno un punto di svolta.Presso la questura di Roma sipresenta un oste che asserisce che lasera del rapimento di Armanda, nellasua locanda si era presentato unuomo accompagnato da una bambinache assomiglia alla piccola uccisa. Pochi giorni dopo, la polizia acquisìun ulteriore testimonianza. Un uomo affermò che un “tipo losco”,tale Gino Girolimoni, importunava lasua domestica dodicenne. A questo punto della storia, purtroppoper lui che ne avrà la vita sconvolta,entra in scena il “sor Gino”, che

esattamente dal 2 Maggio del 1927darà un corpo ed un aspetto a quelloche finora era stato un semplice“fantasma”: il Mostro di Roma.Girolimoni venne convocato inQuestura e posto a confronto anchecon l’oste, questi lo riconobbenell’accompagnatore della piccola diqualche sera prima. Gino Girolimoni era un uomo alto,capelli castani, leggermente stempiato,di aspetto distinto, classe 1889 e siguadagnava da vivere facendo ilmediatore di cause, procurando unavvocato agli operai che erano vittimedi infortuni sul lavoro. Dopo una infanzia difficile, segnata dal

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Nelle foto sopra a sinistraGiovanni

Giampaoli

al centroRalph Lyonel

Brydges

a destra il CommissarioGiuseppe Dosi

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marchio del “figlio della colpa”(come si usava dire allora) e dopoaver svolto molteplici mestieri, avevaraggiunto, grazie a questo suo ultimolavoro, un discreto benessere che glipermetteva di ostentare una certaeleganza. A Girolimoni toccò la sfortuna disuscitare l’attenzione di un ufficialedella Polizia, tale Giampaoli, “segugiodal fine odorato” secondo la

definizione che ne diedero i giornalidell’epoca. Ad incastrare definitivamenteGirolimoni ed a trasformarlo nel“mostro di Roma” contribuironooltreché alcuni testimoni, i qualiaffermarono di averlo visto spessonelle zone in cui vivevano alcune dellebambine rapite e le discutibiliaffermazioni di suggestionabilibambini, un suo commilitone, taleGiovanni Giampaoli. Il Giampaoli, evidentemente mosso darancore accumulato durante il serviziomilitare contro il Girolimoni, e comepretesto per estorcergli la confessionedei delitti, arrivò perfino ad accusarlodell’omicidio di una bambina trovatamorta vicino Udine, dove prestaronoservizio militare durante la PrimaGuerra Mondiale. Il teorema accusatorio cominciò ascricchiolare quando un operaiofriulano, Domenico Maritutti, siriconobbe con assoluta sicurezzanell’uomo che si era recato incompagnia di una bambina (suafiglia!) nell’osteria di Massacesi lasera dell’assassinio della piccolaLeonardi. Maritutti in un primo momento non fuconsiderato attendibile; dal canto suo

l’oste si rifiutò ostentatamente diritrattare, ancorché messo aconfronto con Maritutti. Chi da subito mostrò scetticismoriguardo il fermo del Girolimoni fu ilCommissario di polizia Giuseppe Dosi.Il Commissario nutre dei forti dubbisulle descrizioni del “mostro”riportate dai testimoni, rispettoall'aspetto reale dell'uomoingiustamente accusato e, con moltapazienza, inizia ad investigare in altredirezione. Concentrando le sue investigazioninelle zone adiacenti San Pietro,l’epicentro dei delitti, il poliziotto,grazie anche a diverse testimonianze ea piccoli reperti raccolti sui luoghi deidelitti (oggi le chiameremo scene delcrimine), riesce a ricostruire unproprio identikit del “mostro”.Secondo il Dosi il vero mostro è unuomo molto più anziano di Girolimonicon uno spiccato accento straniero;raccogliendo elementi interessantiarriva a farsi una propria idea delvero mostro. Alla fine, tutte leinformazioni apprese portano ad unsolo nome: Ralph Lyonel Brydges, unprete di sessant’anni che serve messaalla Holy Trinity Church, una chiesaanglicana di via Romagna. Il commissario Dosi si concentra sullavita del reverendo e scopre che haprecedenti penali per molestie suminori. Quando Dosi prova a formularel’eventuale colpevolezza del prelato aisuoi superiori questi lo iniziano adostacolare in tutti i modi. Senzademordere, il commissario riuscì adincontrare Brydges nel porto diGenova, il 13 aprile del 1928, mentresi trovava su una nave pronto afuggire. Dosi lo accusò di aver ucciso lebambine di Roma, perquisì la suacuccetta trovando altre proveinconfutabili della sua colpevolezza:scoprì degli appunti con riferimentoai luoghi dei delitti, ma soprattuttotrovò dei fazzoletti identici a quellitrovati attorno al collo delle vittime.Brydges venne portato dalla polizia aRoma per essere interrogato e furinchiuso in un istituto psichiatricoper tre mesi, dove sottoposto a periziane scaturì un profilo perfettamente

compatibile con quello del “mostro”.Nonostante questo, le continuepressioni della Chiesa Anglicana e delVaticano per la liberazione di Brydgesfecero sì che l'uomo venissescarcerato e inviato a Toronto(Canada). I superiori di Dosi, per evitare altridissapori con la Chiesa, lo trasferironoad Assisi, con l'intimazione didimenticarsi di quel caso.

Il commissario non si arrende e scriveun memoriale direttamente al Duce,evidenziando i clamorosi erroricompiuti contro Girolimoni e dellecoperture politiche del reverendo.L'ostinazione e l'ossessione di Dosi loportano all’ arresto e alla reclusionenel carcere di Regina Coeli e,successivamente, all’internamento perdiciassette mesi in un manicomiogiudiziario perché “squilibrato emegalomane”.Il 23 ottobre 1929, il reverendoBrydges viene prosciolto in istruttoriacon formula piena dalla Corted'Appello di Roma. L'uomo però aveva già lasciato datempo l'Italia, per non farvi mai piùritorno. Il commissario Dosi nel 1940, dopo lacaduta del fascismo, viene reintegratonella polizia, diventando anchequestore e membro dell'Interpol. La Commissione Internazionale dellaPolizia Criminale, di cui addiritturaconiò il nome. Nel 1956, il commissario è andatofinalmente in pensione, ma da buoninvestigatore, ha indagato a lungoprivatamente per ricostruire neiminimi particolari la vita del veroMostro.

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Ralph Lyonel Brydges nacque nel1856, in Inghilterra. Dopo essere diventato diacono perconto della Chiesa Anglicana, si fecetrasferire a New York intorno al 1910. In quel periodo venne denunciatodalle autorità locali perché avevamolestato sessualmente diversebambine, ma il puntuale interventodella Chiesa aveva fatto archiviareanche in quel caso le accuse dipedofilia. Le indagini di Dosi portarono al fortesospetto che, verosimilmente, Brydgesavesse ucciso tutte le bambine a Romae anche in altri paesi ove avevasoggiornato, a Ginevra (un omicidio),in Germania (un altro delitto), Cittàdel Capo e Johannesburg (dueomicidi). Tutti i crimini rimasero irrisolti. Oltre alla protezione della Chiesa,Brydges godeva, soprattutto a Roma,dell'amicizia di consoli del governoinglese: era un intoccabile. E’ necessario precisare che lasentenza della Corte d’Appello diRoma dell’8 marzo del 1928“...assolve Gino Girolimoni... per ireati a lui attribuiti per non avercommesso il fatto...”. Dopo il tanto clamore per il suoarresto, solo un giornale “LaTribuna” riportò la notiziadell’assoluzione: «E' stata depositata presso lacancelleria della Sezione d'Accusadella nostra Corte d'Appello lasentenza della Sezione di Accusa chechiude l'istruttoria a carico di GinoGirolimoni. La sentenza - dopo lerichieste del P.M. comm. Mariangeliche già a suo tempo pubblicammo -assolve il Girolimoni per i reati a luiattribuiti per non aver commesso ilfatto. Egli dovrà rispondere del reatodi oltraggio al pudore. Il Girolimoniè stato difeso, durante tutto ilperiodo istruttorio, dall’Avv. OttavioLibotte.»Il 20 novembre del 1961,abbandonato da tutti e in assolutapovertà, si spense GinoGirolimoni che, anche dopo esserestato assolto, si era portato dietro perquasi 40 anni l'etichetta di Mostro. Al suo funerale, nella basilica di SanLorenzo fuori le Mura, c'era solo una

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25le recensioni

H

incitore delPremioCalvino 2012.

Due schieramentinemici si sfidano ognisettimana su unterreno di rabbia eviolenza: sono gli ultrae i celerini. A Genova un gruppo ditifosi sceglie di nonaccettare imposizionie ingaggia uno scontrofrontale con la polizia.L’odio per le diviseriesce a unire reducidel G8 ed estremisti didestra, adolescentieccitati dalla guerrigliae uomini perseguitatidai fantasmi di unpassatoinsopportabile. Tra leforze dell’ordine c’èchi è accesodall’adrenalina e chinon può liberarsi daun tremendo rimorso,chi vuole raccontare inun libro la sua storia echi potrebbe segnare la propria conun errore fatale. Un libro che si legge d’un fiato, scrittoper altro da un Sovrintendente dellaPolizia di Stato del Reparto Mobile diGenova

nverno 2012. Uno scrittore cammina tra lerovine di quella che, negli anni

Trenta, è stata una delle più belle villed’Europa, cuore di infinite seratemondane dell’aristocrazia: ilCarinhall, la maestosa costruzionefatta erigere da Hermann Göring inmemoria della sua prima moglie, labaronessa Carin von Fock. Hermann e

Carin si eranoconosciuti duranteuna tempestosa nottesvedese del 1920. La neve cheavvolgeva Stoccolmain un manto biancoimpediva a Hermanndi librarsi in volo. La famiglia von Fockera stata felice dioffrire alloggio eospitalità al giovaneaviatore, l’erede delBarone Rosso. Uno sguardo, e trala principessa dellenevi e l’acrobata deicieli sbocciòl’amore. Poco importava cheCarin fosse sposata,che fosse già madre.Hermann la portòvia con sé, sfidandosul suo biplano latormenta e loscandalo.Arrivarono inGermania, Carinottenne il divorzio e

poterono sposarsi. Erano innamorati e splendidi comedèi della mitologia scandinava, il loroamore divenne “il romanzo delpopolo”. Fino all’incontro che avrebbecambiato la loro vita: Hitler, al cuifianco tentare il colpo di Stato. Ma il Putsch di Monaco fallì eHermann fu bandito dai patri confini.Cominciò così il loro esilio europeo,che li tenne lontani dalla Germaniafino al 1927. Carin, già malata, si aggravò. Si spense nell’ottobre del 1931,quattro giorni prima del suoquarantunesimo compleanno.Hermann, grasso e morfinomane,l’ombra del giovane che l’aveva fattainnamorare, non era con lei...

Pietrangelo Buttafuoco

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V

I H

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iù di venti anni dipubblicazioni hannoconferito al mensile Polizia

Penitenziaria - Società Giustizia &Sicurezza la dignità di qualificatafonte storica, oltre quella diautorevole voce di opinione. La consapevolezza di aver acquisitoquesto ruolo ci ha convintodell’opportunità di introdurre unarubrica - Come Scrivevamo - checontenga una copia anastatica di un articolo di particolareinteresse storico pubblicato tantianni addietro. A corredo dell’articolo abbiamoritenuto di riprodurre la copertina,l’indice e la vignetta del numerooriginale della Rivista nel quale fupubblicato.

a cura di Giovanni Battista

de [email protected]

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P26

Pasquetta 1971: rivoltaalle carceri Nuove di TorinoIl ricordo, ventinove anni dopo, di uno che c’eradi Carmelo Parente (Maresciallo degli Agenti di Custodia in congedo)

di servizio, prima che questicadessero in ostaggio. Dato unosguardo sommario alla situazione, miaccorsi che mancava un agente. Ilbrigadiere chiamò in sordina un certodetenuto scopino (che non facevaparte della rivolta) , cui venne chiestodov'era andato a finire l'agentemancante.Subito dopo il detenuto incaricatotornava proteggendo quel militare,che si era rintanato nello sgabuzzinodella spazzatura. Così, chiudendo ilcancello d'ingresso alla sezione e conl'aiuto di agenti e sottufficiali, cidemmo da fare per i primiprovvedimenti d'urgenza.Telefonicamente vennero informatetutte le forze dell’ordine e la Procura esi diede l'allarme in caserma. Con iprimi agenti che scesero sirinforzarono il muro di cinta e icancelli d'ingresso dell'istituto,mentre i rivoltosi continuavano la loroopera di devastazione. Dal 2° braccio,rompendo una vecchia porticinamurata e sbucando nell'atrio dellasezione penale, i rivoltosi entrarononella rotonda portandosi al 3°braccio: qui liberarono ben 230 altridetenuti che erano regolarmenterientrati. Insieme a questiincominciarono a portare brande ematerassi al cancello d'ingresso allarotonda per renderlo inaccessibile. Leprime forze dell'ordine che giunsero -Polizia e Carabinieri - erano meno dicinquanta, troppo pochi peravventurarsi in un'eventuale carica,sicchè bisognava attendere altririnforzi. Giunsero intanto, sia ildirettore che il maresciallo titolare,reduci dalla scampagnata diPasquetta, e il loro arrivo smorzò,almeno parzialmente, le mie grandipreoccupazioni e responsabilità che inquel pomeriggio avevo. Intanto, dalla

Sopra la copertina

del numero digiugno 2000

come scrivevamo

ultima rivolta era accadutasoltanto due anni prima, unlasso di tempo che, più che

altro, era servito per arrestare esistemare le cose e per renderefunzionanti i diversi bracci, cheportavano ancora le ferite della rivoltadell'aprile 1969.Mi trovavo in servizio in quell'Istitutoda un anno, in sottordine almaresciallo comandante, e lo sostituivonelle sua assenze. Un giorno accadde l'inevitabile. Era ilLunedì di Pasqua. Tutti a divertirsi infamiglia, compreso il Direttore,l'Ufficiale e il maresciallo titolare. Ioero in servizio, in qualche modo asostituire tutti i papaveri, conpochissimi sottufficiali e gli agenti checoprivano appena i posti di servizio.Verso le 15:30 tutti i detenuti avrebberodovuto ritirarsi dai cortili passeggi, edeffettivamente se n'erano andati tutti,ad eccezione di quelli del 2° braccio,che tentennavano. Il Capo sezione era un validissimosottufficiale, che si prodigava al fine diconvincere sia noi che loro. In unprimo tempo quei detenuti stavanorientrando nelle sezioni, ma dopo averconfabulato tra loro, iniziarono acorrere, e non rientrarono nelle celle,dando inizio alla spaventosa opera didevastazione, rompendo vetri,sradicando la ringhiera e rompendotutto ciò che loro capitava sottomano.Sentito il fracasso, subito mi recaiverso il 2° braccio, assistendo perqualche attimo all'insolita scena.Incominciai a gridare, a chiamarepregando gli scalmanati di calmarsi,ma era come se stessi parlando almuro: continuavano sempre piùinferociti ed agguerriti. Visto che le miesuppliche erano vane e intuito chequello era l'inizio di una rivolta, chiesial brigadiere, di ritirare tutti gli agenti

L’

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rotonda che i rivoltosi avevanooccupato tramite il sottopassaggio sierano portati all'altro lato del 3°braccio ed entrando nell'officinagiovinale trovarono tutti gli attrezzi piùidonei per la completa devastazione.Misero in azione un potente martinetto,che alcuni già conoscevano per avercilavorato e, pressando sul soffitto,riuscirono a bucare il pavimento del 6°braccio, dove uno di loro armatosi diuna potente mazza faceva saltare leserrature di ogni porta, liberando inpochi minuti tutti i 160 detenuti ristrettial braccio. La rivolta era completa, sisalvarono appena il centro clinico,perché i detenuti ricoverati sibarricarono per evitare che entrassero irivoltosi, la sezione penale, perchè idetenuti studenti minacciaronochiunque sì fosse avvicinato ad entrare,e la sezione dei lavoranti. Ormai era sera tardi e i detenutiavevano devastato le sezioni, qualchecella era stata distrutta dalle fiamme. Le forze dell'ordine decisero di nonintervenire, anche per evitare unacarneficina, oltre al fatto che purriuscendo a domare i detenuti, non sisarebbe potuto rinchiuderli, perchéormai tutto era stato distrutto. Per tutta la notte i rivoltosi bivaccarononell'interno dell'istituto e uno deirivoltosi fu ferito alle mani mentreimpugnava un badile. Tutta la notte trascorse in quel modo, lamia famiglia attendeva invano il mioarrivo anche se li avevo informati deldisastroso evento. Lo stesso valeva per isottufficiali e per tutto il personale inservizio. Anche le famiglie deifunzionari abitanti in loco erano in statod'allarme, dovendo chiudere le finestreper l'odore acre della bombelacrimogene che in quella notte eranostate lanciate. Ormai la devastazione eraal completo e si aspettava l'alba e poi lamattinata per poter vedere il da farsi. Evenne anche l'alba e la mattinata. Ladirezione, messasi in contatto colMinistero, decise di effettuare alcunecentinaia di trasferimenti, disseminandoi detenuti in tutte la carceri d'Italia.Questi, sapendo già cosa li aspettava,avevano preparato le proprie cose, cosìil giorno dopo e poi, di seguito, nel girodi una settimana sparirono tutti irivoltosi, dopo aver causato centinaia di

milioni di danni. Tutti gli agenti chenel corso della rivolta avevano notatoatti di vandalismo fecero la denunciaall'autorità giudiziaria e così pure isottufficiali. I tanti detenuti denunciatiche erano ovviamente stati trasferitifurono interrogati dalla magistraturaper rogatoria. Si formò, insomma, unprocessone all'italiana e un po' tutti imagistrati cercavano di evitarlo,finché, dopo averlo rinviato parecchievolte, decisero finalmente dicelebrarlo. Il verdetto fu senzaprecedenti: reati gravi - devastazione -furono derubricati in più leggeri -danneggiamenti - che finirono poi inprescrizione. Così, dieci anni dopo siconcluse il processo e nessuno pagò;la cosa strana e inverosimile di quellarivolta fu che al 3° braccio, la mattinadopo la notte d'inferno, in una celladel secondo piano furono trovati tredetenuti zingari che non avevanovoluto partecipare alla rivolta e

come scrivevamo

nessuno li aveva molestati.Rimasero impassibili per tutta lanotte, incuranti del fumo, delbaccano e di tutto ciò che avevascombussolato la loro vitaquotidiana. Intanto, dopo la rivoltagiunse un ispettore dal Ministero perl'inchiesta, al fine di determinare lecause e i motivi della rivolta.L'interrogatorio comprese tutti, dalloscopino al direttore. Ultimatal'inchiesta, l'ispettore mi chiamò inufficio e volle salutarmi ecomplimentarsi con me, dicendoche se non fosse stato per me,poteva verificarsi un'evasione inmassa di 700 detenuti. E così,cessata la burrasca, tornò un pizzicodi sereno. Terminate le massiccetraduzioni, si ricominciò daccapo arestaurare e ristrutturare i bracci,per renderli più sicuri e megliosorvegliati, con porte corazzatee servizi igienici separati.

A fiancouna immaginedella protestadel 1971

sottola vignettadi giugno 2000

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quanto ci auguriamo in ognimomento della nostra vita,personale e lavorativa.

Un desiderio che ci accompagnacostantemente, ma che, se non trovaattuazione, lascia il campo ad unsenso di frustrazione e disincanto ecosì, giorno dopo giorno il nostroatteggiamento cambia ed il rischio èquello di rimanere intrappolati in unnegativo autoalimentante.L’avvicinarsi delle feste e la finedell’anno porta, volenti o meno, a fareun consuntivo. Improvvisamente fermiamo il tempo,un rewind della mente con pause eriflessioni. E’ uno di quei momenti in cuientriamo in contatto in modo piùravvicinato con i nostri desideri, lenostre aspirazioni ed effettuiamo unbilancio. Tralasciando l’analisi delle questionipersonali che lascio alle singolecoscienze, vorrei parlare di quelsentimento di frustrazione e disincantoche trovo negli uomini e donne dellaPolizia Penitenziaria, di quel senso diabbandono e tradimento che oramaida tempo accompagna i giorni dellavita lavorativa.Riflessioni e considerazioni senzapretesa alcuna di universalità.L’utilizzo dei social network hapermesso a voci fino a poco tempo fasconosciute e anonime, di farsi sentireed anche la Polizia Penitenziaria, innumerosissimi gruppi ha trovato unluogo di espressione, rendendo vicinepersone che svolgono il medesimolavoro ma che operano in realtàtalvolta notevolmente diverse.Che sia per un semplice buongiorno,un selfie in uniforme o perconfrontarsi su questioni lavorative efatti accaduti nei singoli istituti,significativa è la necessità di contatto,relazione e scambio: un tentativo persentirsi meno soli, affermare lapropria presenza, trovare conferme,sostegno.

Il gruppo è una sorta di GrandeMadre che dà spazio all’individuofacendo sì che si senta protetto,accolto, libero anche nell’espressionedei propri sentimenti, di gioia, dirabbia o disperazione. Di fatto i social network sono unottimo terreno di studio, per tutta unaserie di figure professionali checolgono quella innegabile libertà cheviene dallo scrivere immediato.Capita così di trovare veramente ditutto. Scorrendo i vari post, tante, tantissimesono le notizie di cronaca portateall’attenzione ed alla condivisione delgruppo ed è allora che maggiormentesi scatenano le reazioni, i commenti.Se soprattutto sono implicati colleghiil gruppo si compatta affermando conforza e decisione la propria identità, ilproprio senso di appartenenza,accogliendo o allontanando nei propricommenti quanto accaduto a secondache abbia una rilevanza positiva onegativa agli occhi del sé collettivo epersonale.Ovvio che in tutto questo c’è un fortedesiderio di riscatto, diriconoscimento del proprio valorepositivo. Un desiderio del singolo peril singolo che poi chiede l’interventodella collettività.Suicidi, Omicidi, reati commessidurante lo svolgimento del propriolavoro, toccano la sfera delle ombrepersonali, di quel lato oscuro cheognuno di noi ha e che viene nascostotalvolta anche a se stesso perché noncorrisponde all’immagine ed al ruoloche vorrebbe avere. E quando un evento intacca la nostraintegrità ci si sente traditi.Tradimento di ideali, aspettative,desideri.Per coloro che ne sono investiti laqualità della propria vita lavorativacambia in peggio senza ombra didubbio.Come possiamo interrompere questoloop negativo autoalimentante e

Nel box il sommario del numero

di giugno 2000

PoliziaPenitenziaria

n.223dicembre

2014

È

28 donne in uniforme

Mano a mano che si ultimava il lavoroin ogni braccio, arrivavano altridetenuti, aumentando cosìgradatamente la popolazione deglistessi. A tornare, erano maggiormenteproprio gli stessi che dovevano ancoraregolare il conto con la giustizia.Il mio collega titolare, in seguito atutto ciò ch'era successo, unpomeriggio in ufficio si era sentitomale. Venne accompagnato a casa e fuchiamato con urgenza il medico che,dopo averlo visitato, ne ordinòl'immediato ricovero.Era stato colpito da infarto e perqualche anno, tra malattia econvalescenza, non lo vidi più inservizio da titolare. Io ero il suo eternosostituto ed ero passato dalla padellaalla brace, e vi rimasi a lungo.Il Ministero in seguito m'investì dellatitolarità, con l'obbligo di abitareanche con la famiglia nell'alloggioche il collega aveva lasciato.Così il tran-tran carcerario, tra bello ecattivo tempo, per me durò altri seianni, dopo di che fui costretto miomalgrado a congedarmi anzitempo. Ecosì, da 23 anni, faccio la vita dapensionato.Mi dedico alla famiglia ed al miohobby preferito, la poesia, seguendo lavita che scorre e scivola in tutti isettori, per tutti. Come ieri, oggi, domani, sempre.H

«Meglio aggiungere vita ai giorni che non giorni alla vita»Rita Levi Montalcini

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29donne in uniforme

riprendere a dare vita ai nostri giorni?Vorrei dare al tradimento unsignificato diverso, riprendendoquanto detto in proposito da unopsicologo analista junghianoamericano (J. Hillman) e condividerlocon voi.

Per natura, noi essere umani,ricerchiamo sempre di instaurare unrapporto di fiducia primaria, vera eindistruttibile, come può esserlo adesempio la fiducia che il sole sorgeràogni giorno e che la terra sotto inostri piedi è solida.Un rapporto perfetto dove nonesistono inganni, delusioni, bugie,abbandono, e nel quale ci sentiamoprotetti anche dalla nostra stessaambivalenza.La ricerchiamo ogni volta che siinstaura un rapporto stretto. Un bisogno di sicurezza in cui potersiabbandonare senza essere distrutti.Ma la vita non è così. La fiducia che si instaura fra gliuomini è legata alla natura degliuomini ed alla loro debolezza.Fiducia e tradimento sono quindicontenuti l’uno nell’altro. Non è possibile avere fiducia senzaaccettare la possibilità del tradimento.Più grandi sono l’amore, la lealtà,

l’impegno, l’abbandono e maggiore èil tradimento.Ma è da questa consapevolezza che siriparte.E’ il tradimento che permettel’evoluzione della vita.Secondo Hillman l’uomo ha

incominciato a prendere coscienza disé al momento della cacciatadall’Eden, dopo aver tradito la fiduciadel Padre. E’ tramite il tradimento di Giudaprima e del Padre poi che Gesùcrocifisso diviene veramente umano,soffre la tragedia dell’uomo, si apre alsentimento e all’emozione, salvandol’umanità.All’atto del riconoscimento deltradimento varie sono le possibilitàche mettiamo in atto comemeccanismo di difesa.Si può negare il valore dell’altrapersona, vedendo in lei solo le ombrenegative o cadere nel cinismo che èun applicare a livello generale ilvalore delle relazioni e delle persone.Si può infine arrivare a negare sestessi colpevolizzandoci per essercifatti tradire.Per trasformare il tradimento inun’evoluzione bisogna entrare incontatto con il perdono.

“È il tradimento che permette l’evoluzione della vita”

Nella fotoAdamo ed Eva espulsi dal Paradiso Terrestredipinto daGiuseppe Cesari(il Cavalier D’Arpino)

a cura di Laura PieriniVice SegretarioProvinciale SappeFirenze [email protected]

Come la fiducia ha in sé il seme deltradimento, il tradimento ha in sé ilseme del perdono. Né fiducia né perdono possono esserecompresi fino in fondo senza iltradimento.Il tradimento è il lato oscuro diambedue, ciò che dà loro significato eli rende possibili.Ciò che rende una relazione una sceltaconsapevole e non una proiezione didesideri e aspettative, riconoscendol’umana fragilità, prendendocoscienza di noi stessi e dei nostri latioscuri.Perdono, non oblio, il ricordo deltorto trasformato dentro un contestopiù ampio o come dice Jung, il saledell’amarezza trasformato nel saledella saggezza.Per quanto si possa essere o meno inaccordo con quanto sopra scritto,l’intenzione era quella di suscitare unareazione, un dubbio mettendo indiscussione quelle certezze e fiducieche riteniamo appunto di avere.

RELATIVOGuardo la lunae nuvole veloci che a tratti la nascondono.Ma se guardo ancoraè la luna che veloce si muove,le nuvole aspettanoil suo passaggio.

E’ così anche la nostra vita,angoli e prospettivesenza regole strutturatevolando su pensieri mutanti.Tutto è vero e niente lo èper un breve o lungo attimo.

I tuoi occhi, la tua menteguarderanno senza giudizio alcunolasciando te essere luna o nuvolao entrambi,in quella relatività stimolanteche rende la tua vita, viva.

A presto. H

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i recente, altri due colleghihanno deciso di togliersi la vitaa poche ore uno dall’altro.

Tragedia nella tragedia, il collega inservizio a Velletri ha anche ucciso suamoglie rendendo orfani due piccolifigli.A cavallo dei due tragici eventi hoavuto modo di leggere un interventodella dottoressa Gemma Brandi,Direttore Salute Mentali Adulti Firenze,che, mi assicurano, è molto vicina alleproblematiche della PoliziaPenitenziaria.

L'intervento della dottoressa Brandi (riportato integralmente nel boxnell’altra pagina) mi ha davverosconcertato perchè, sostanzialmente,dopo aver collegato le motivazioni deigesti estremi alle condizioni di sfasciogeneralizzato, accusa esplicitamente ilSindacato (e quindi in particolare ilSappe che è l’unico Sindacato diPolizia ad essersi occupatodell’argomento) di “piegare i datialle proprie ipotesi”.

L’ETA’ DEI COLLEGHILa prima argomentazione che tira inballo la dottoressa Brandi è l’età e laqualifica dei colleghi (assistenti capo):“Vorrei chiedere ai rappresentantisindacali se non sia vero che, quasisempre, sia questa la categoriacolpita dalla disgrazia, che dunque

testimonia di qualcosa cui non si èritenuto importante dare un nome”.E’ vero, la maggior parte dei poliziottipenitenziari che hanno scelto disuicidarsi sono Assistenti Capo di unetà compresa tra i 35 e 50 anni, ma èanche vero che in questa fascia dietà/qualifica rientrano la maggiorparte dei poliziotti penitenziari:attualmente su 38.000 unità di PoliziaPenitenziaria in servizio, più di 25000ricoprono la qualifica di assistentecapo. Quindi, aritmeticamenteparlando, sembra trattarsi di un puro

e semplice calcolo delle probabilità.Ma anche non fosse questo il motivo,quale dovrebbe essere il nesso tral’età/qualifica e la suppostamanipolazione sindacale per piegare idati alle proprie ipotesi? Dov’è? Ma di cosa stiamo parlando?

I COLLEGHI SI CURINO DA SOLIALL’ESTERNO COME TUTTIProsegue la dottoressa: “E invece sicontinuano a evocare soluzionimiracolistiche e non realistichecome l’attivazione di centri diascolto intra moenia dai quali, amio avviso, le persone riguardatedalla innominata difficoltà siterrebbero bene alla larga. Glioperatori del carcere sono cittadinia tutti gli effetti, che possono quindifruire della stessa assistenza

garantita oggi anche al cittadinorecluso, là dove si trova.” In effetti, ilSappe chiede da anni l’attivazione dicentri d’ascolto specifici per ipoliziotti penitenziari, su interesse e acura dell’Amministrazionepenitenziaria e non per questo ubicatiper forza nelle carceri. Forse la dottoressa non si rende contodelle difficoltà di tempo, di mobilità,dei turni di lavoro che un poliziottodeve affrontare nella sua quotidianità.Un poliziotto in difficoltà non è uncittadino come tutti gli altri; non lo èalmeno nel contesto lavorativo. Unpoliziotto in difficoltà si troverà, forse,più a suo agio in una strutturaappositamente creata per lui, internaal familiare luogo di lavoro, che glifaccia sentire la vicinanza e laprotezione della sua stessaAmministrazione.

E’ COLPA DELLA SFASCIO DEL SISTEMA“Lo sfascio istituzionale che mina iluoghi di pena, ormai da qualcheanno, anticipa lo sfascio dell’interosistema pubblico, se non si sapràtrarre una lezione da quanto accadenei reclusori del Paese. Ho lapresunzione di ritenere che le mortidi questi uomini testimonino di talesfascio.”Eh già ... il sistema, lo sfascio...Non c’è peggior sordo di chi nonvuole ascoltare e non c’è peggiorcieco di chi non vuol vedere. Noi non abbiamo la presunzione diaver trovato la soluzione o il rimedioai problemi di chi sceglie di togliersila vita. Ma ci sembra evidente che ungesto del genere risiede troppo inprofondità nell’animo umano perpoterlo collegare sic et simpliciter adun generico sfascio del sistemapenitenziario.Detto questo, pur leggendo e

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Suicidi nella Polizia Penitenziaria: per qualcuno basterebbe curarsicome fanno gli altri

mondo penitenziario

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rileggendo l’intervento delladottoressa, continuo a non trovarenemmeno una parola su comeaffrontare il problema, leggo sologeneriche accuse al Sappe che,almeno, ha tentato di proporre degliinterventi all’Amministrazionepenitenziaria. Francamente,l’intervento della dottoressa Brandi misembra piuttosto una difesa d’ufficiodel DAP e dei suoi Dirigenti.Se poi vogliamo davvero affrontare ladiscussione serenamente, cercando dibattere qualunque strada utile, mipermetto di osservare che lastragrande maggioranza dei suicidi deicolleghi della Polizia Penitenziaria èlegata o collegata a problemi diseparazione tra coniugi.In questo contesto, quindi, assumetutta un’altra luce la condizione dipersone di età compresa tra i 35 e 50anni che spesso lavorano lontano dacasa (l’ultimo collega era stato appenatrasferito a Velletri da un istituto delnord) e che si ritrovano a gestirerelazioni coniugali e ruolo paterno insituazione di precarietà. Ci sono colleghi, mariti, padri, che“compattano” giorni consecutivi dilavoro (e dove lo troverebbero iltempo per andare a cercare un aiutoesterno?) per poi fare minimo 500 kmdi viaggio per passare qualche giornoin famiglia (non sono rari i casi diincidenti stradali notturni). Sono tanti i colleghi in questecondizioni. Persone che vivono in caserma perrisparmiare soldi e che, oltretutto, sitrovano a sopportare il peso di tutte leproblematiche del carcere. Lo sa la dottoressa Brandi qual’è laqualifica maggiormente presente nellecarceri nelle ore notturne? Sarà forse quella degli Assistenti Capo?Lo sa che affidare la “SorveglianzaGenerale” ad un Assistente Capo è lanorma in molti Istituti?L’unico modo di affrontare seriamentela questione secondo me è quella diripartire dalla persona; dallecondizioni in cui lavorano migliaia diAssistenti Capo, lontani da casa,sfruttati dall’Amministrazionepenitenziaria e, secondo la Brandi, oraanche “colpevoli” di non curarsicome fanno tutti gli altri!

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31mondo penitenziario

Nella foto Gemma Brandi

o scritto già molte volte aRistretti Orizzonti per nonlasciare che scivoli via una

notizia importante come la morteper auto soppressione di un agentedi Polizia Penitenziaria. L’ho fatto senza pretendere diindicare dei colpevoli presunti, maper provocare una riflessionediversa da quella che si suppone siaportata avanti in un qualche dovedella Repubblica Italiana a frontedella diminuzione percentuale deisuicidi dei reclusi, pure in carceriinvivibili e non solo persovraffollamento, e della crescitaparallela dei gesti autolesivi estremidei poliziotti. Torno a proporre oggiil mio punto di vista.Di nuovo si è ucciso un assistente,capo stavolta, in quell’età chemuove tra trentacinque ecinquant’anni. Vorrei che questoaspetto epidemiologico non andassetrascurato, perché non coerente conla diffusione del suicidio nellapopolazione che non abita, nélavora nei penitenziari. Vorrei chiedere ai rappresentantisindacali se non sia vero che, quasisempre, sia questa la categoriacolpita dalla disgrazia, che dunquetestimonia di qualcosa cui non si èritenuto importante dare un nome.Prima di generalizzare o piegare undato alle proprie ipotesi, occorrepartire dalla realtà specifica;occorre adeguarsi all’esame direaltà per affrontare davvero unproblema. Perché tanta sofferenza si annida nelcuore e nella mente di assistenti eassistenti capo della PoliziaPenitenziaria dell’età indicata? Forse se cominciassimo ainterrogarci reciprocamente sulproblema e a mostrare unaattenzione per la fascia anagrafica eoccupazionale indicata, potremmotrovare una via di uscita.E invece si continuano a evocaresoluzioni miracolistiche e non

L’intervento della dottoressa Gemma Brandi su Ristretti Orizzonti

realistiche come l’attivazione dicentri di ascolto intra moenia daiquali, a mio avviso, le personeriguardate dalla innominatadifficoltà si terrebbero bene allalarga. Gli operatori del carcere sonocittadini a tutti gli effetti, chepossono quindi fruire della stessaassistenza garantita oggi anche alcittadino recluso, là dove si trova.L’operatore ha la libertà di usciredal posto di lavoro e recarsiall’esterno per trovare accoglienza ecure, con la riservatezza di cuidifficilmente godrebbe tra le muradella prigione. Quindi smettiamo di reclamaresportelli dedicati dentro i reclusori,anche se a dare questosuggerimento fossero illustri espertiche però di carcere non sannoniente, e componiamo un pensierosull’argomento che ci sta a cuore.Lo sfascio istituzionale che mina iluoghi di pena, ormai da qualcheanno, anticipa lo sfascio dell’interosistema pubblico, se non si sapràtrarre una lezione da quanto accadenei reclusori del Paese. Ho la presunzione di ritenere che lemorti di questi uomini testimoninodi tale sfascio. Gradirei non poco che il mio puntodi vista ne incontrasse altri e chel’amalgama delle diverse prospettivedi chi conosce il sistemapenitenziario ci aiutasse ad aiutarecompagni di cordata che gettano laspugna in maniera clamorosaquanto inavvertita.

H

H

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32 eravamo così

A fianco: 1978Scuola AA.CC.

di Cairo Montenotte(SV)

(foto inviata da Francesco Ciccone)

inviate le vostre foto [email protected]

a fianco: 1956Casa Reclusione diPorto Azzurro (LI)Ufficio Matricola e

squadra di calcio(foto inviata da

Francesco Perruccio

a fianco: 1973Casa Reclusione diPorto Azzurro (LI)

Picchetto per laFesta del Corpo(foto inviata da

Francesco Perruccio

PoliziaPenitenziaria

n.222novembre

2014

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PoliziaPenitenziarian.223dicembre2014

33eravamo così

In alto:1983 Casa Circondariale di Napoli PoggiorealeFoto di gruppo in piazzale San Basilide(foto inviata da Aldo Coviello)

Sopra: 1953, Scuola AA.CC. di Portici (NA)(foto inviata da Francesco Perruccio)

a sinistra: 1980, Casa Circondariale di FossanoBrindisi di fine anno(foto inviata da Antonio Orsitto)

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inviate le vostre lettere a [email protected] l’ultima pagina

il mondo dell’appuntato Caputo

di Mario Caputi eGiovanni Battista

de Blasis© 1992-2014

PoliziaPenitenziaria

n.223dicembre

2014

Prega il Santi...

...e lascia stare i fanti

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La Segreteria Generale del Sindacato Autonomo Polizia Penitenziaria augura a tutti gli iscritti, ai loro familiari e a tutti gli appartenenti al Corpo un

BuonAnno 2015

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