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Registrazione Tribunale di Roma n. 103-99. Spedizione in a.p. -45% Art. 2 comma 20/b Legge 662/96 Filiale di S. Alessio Siculo (Me) Periodico - Organo ufficiale dell’O.S.AP.P. Anno XI - numero 20 - 23 novembre 2009 Arrivavamo di corsa (A.d.C.)

Polizia Penitenziaria Domani

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N. 20 del 23 novembre 2009

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Page 1: Polizia Penitenziaria Domani

Registrazione Tribunale di Roma n. 103-99. Spedizione in a.p. -45% Art. 2 comma 20/b Legge 662/96 Filiale di S. Alessio Siculo (Me)

Periodico - Organo ufficiale dell’O.S.AP.P. Anno XI - numero 20 - 23 novembre 2009

Arrivavamo di

corsa (A.d.C.)

Page 2: Polizia Penitenziaria Domani

2 Numero 20 - Anno XI - Lunedì 23 novembre 2009

in primain prima

[email protected]

di

LeoBeneduci

Arrivavamo di corsa (A.d.C)“Certo che adesso siete proprio nei

guai” mi dice L mentre guardiamo

insieme il telegiornale e vengono

fuori le immagini della sorella del

detenuto A che nel carcere di P

che, non si sa bene come e perché,

è stato trovato morto in cella que-

sta notte.

La sorella di A ha gli occhi rossi ed

i tratti tesi, guarda con disprezzo gli

agenti del carcere di P che, proba-

bilmente smontanti dal servizio,

escono dal portone dell’istituto.

“Sono stati loro, me l’hanno

ammazzato”, li indica e aggiunge:

“neanche mi hanno fatto vedere il

corpo, dicevano che è a disposizio-

ne del Magistrato”.

Mi appresto a cercare il numero di

telefono del nostro Segretario di P

per saperne di più e nel frattempo

le immagini alla televisione cambia-

no e il commentatore dice: “Roma,

assalito con sassi e insulti pulmino

della Polizia Penitenziaria – assas-

sini, assassini, urlavano gli aggres-

sori all’indirizzo degli agenti, è

dovuta intervenire la Polizia, fortu-

natamente quella di Stato”.

Ha ragione L a dirmi che siamo nei

guai, è un mese che continuano ed

ogni giorno è peggio; prima c’erano

le aggressioni ai Colleghi, tantissi-

me e 3 o 4 al giorno mediamente

gravi, un po’ di ossa rotte, qualche

sfregio con i coperchi delle scato-

lette che qualche “buontempone” al

Dap non ha voluto abolire, persino

qualche scottatura con l’olio bollen-

te riscaldato con i famosi fornellini,

ma mai fortunatamente cose irre-

parabili e in fondo si riusciva anco-

ra a campare, anche se ne sentivo

tanti che mi dicevano che di torna-

re in servizio, all’indomani, non

avevano alcuna voglia.

Poi sono arrivate le chiacchiere del

piano Ionta, che raccontano voles-

se fare il Bertolaso della situazione

e, intanto, il Ministro prendeva

tempo per cui, rimanda oggi, riman-

da domani, rimanda dopodomani,

il piano non si faceva mai, mentre i

detenuti aumentavano ogni giorno.

E i Colleghi, devo dire, a tutta que-

sta gran confusione reagivano

ancora bene, al massimo qualche

disdetta ai Sindacati colpevoli di

non fare niente, ma comunque

sempre pronti ed in prima linea,

anche a prendersi schiaffi ed insul-

ti che, ammetto, non sembravano

neanche più loro per come riusci-

vano a mantenere il sangue freddo,

persino senza direttori, educatori,

psicologi, assistenti sociali che in

momenti come quelli, si sa, si devo-

no occupare di altro.

Bravi persino i detenuti che, stipati

come erano e sono, dai loro lettini

del terzo o del quarto piano da cui

è meglio che non cadano mai

(quelli fortunati che il letto ce l’han-

no), qualche motivo per essere

arrabbiati ce l’avrebbero pure.

E il carcere andava avanti così,

persino sfidando le leggi della fisica

e della decenza; una breve citazio-

ne, ogni tanto, da parte di qualche

giornalista particolarmente sensibi-

le e null’altro.

Ma adesso il bubbone è scoppiato!

L’opinione pubblica ha scoperto

che in carcere si sta male, che in

carcere ci va anche gente comune

(non solo, come voleva certa pro-

paganda politica, ladri, assassini,

drogati, prostitute e extracomunita-

ri etc,. etc.), che possono capitarci

i nostri figli e i nostri fratelli e che in

carcere si muore, per cui sul carce-

re e con il carcere oggi si riesce a

piangere, persino alla televisione.

Le morti, in particolare, sono il

rebus che non dà pace; le ultime e

soprattutto quelle assai sospette

degli anni scorsi, perché forse l’Au-

torità Giudiziaria, in Italia sempre

obbligata alle indagini, il proprio

dovere non l’ha fatto fino in fondo,

per coprire chissà chi e chissà che

cosa.

Un rebus insolubile, quindi, che

turba gravemente sonni e coscien-

ze, a meno che il Colpevole, i Col-

pevoli, siano sempre gli stessi ed a

portata di mano.

Ha sempre più ragione L, siamo

proprio nei guai, malgrado che arri-

vando sempre meno di corsa e

sempre più in affanno, qualche

morto in meno, da questo carcere

ogni giorno più violento, riusciamo

ancora ad ottenerlo.

L’opinione pubblica ha scoperto che in

carcere si sta male, che in carcere ci va

anche gente comune (non solo, come

voleva certa propaganda politica, ladri,

assassini, drogati, prostitute e extraco-

munitari etc,. etc.), che possono capi-

tarci i nostri figli e i nostri fratelli e che

in carcere si muore

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3Numero 20 - Anno XI - Lunedì 23 novembre 2009

BLOCK NOTESAppunti dal ‘pianeta Giustizia’

E' bastato pronunciare due paro-le: processo breve ed in Italia è scat-tata la “sommossa”. Il percorso parla-mentare è già segnato da numerosiostacoli. Paletti messi dall’opposizio-ne, ma soprattutto dalla fronda inter-na allo stesso Popolo della Libertàche alla fine potrebbe decidere divotare contro il provvedimento stu-diato da Angelino Alfano. Tecnici al lavoro per gli aggiustamen-ti della lista dei reati che dovrannoessere giudicati in un tempo massi-mo di sei anni, altrimenti scatterà laprescrizione. La presidente dellacommissione Giustizia della CameraGiulia Bongiorno ha già manifestato ilsuo «stupore», che potrebbe poi tra-dursi in pregiudiziale quando il testoarriverà a Montecitorio. E allora sipensa di cercare una mediazionecon il Carroccio per arrivare all’elimi-nazione di questa violazione dallalista dei reati di grave allarme socia-le. Il rischio di una nuova bocciaturada parte della Consulta c'è ed è evi-dente. Anche dal punto di vista politi-co, la norma transitoria che serve aSilvio Berlusconi per chiudere i suoiprocessi e che avrà l’effetto di farcadere in prescrizione migliaia didibattimenti già avviati con prevedibi-le danno per le parti lese, non piacea numerosi esponenti della maggio-ranza, prima che a quelli dell’opposi-zione.La reazione dell’Anm (AssociazioneNazionale Magistrati) non si è fattaattendere. “I magistrati - hannodichiarato - non resteranno a guarda-re se il testo sul processo brevedovesse essere approvato dal Parla-

ANNO XI - n. 20 Lunedì 23 novembre 2009

Direttore Responsabile Leo Beneduci

Direttore Editoriale Domenico Nicotra

Vice Direttore Domenico Mastrulli

Capi Redattori Canio Colangelo - Pasquale Montesano Gennaro Ricci

Direttore Organizzativo Luca Cruciani

Coordinamento Redazionale Alfio Grasso

Stampa Graph snc - S. Alessio Siculo

Roma - Via della Pisana, 228. Tel. 06.61165588 - 06.66154010. Sono sedi di Polizia

Penitenziaria Domani tutte le segreterie regionali dell’O.S.A.P.P.

Questo periodico è associato

all’Unione Stampa Periodica Italiana

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NOVITA’ - Alfano ci ritenta. Dopo la bocciatura del “Lodo” si studia un modello di prescrizione dei processi

[email protected]

di

DomenicoNicotra

Processo breve, poltrone in bilico

mento. L’Anm è decisa a battersi perconvincere la politica che il testoGasparri-Quagliariello e' un "colpo

letale" al funzionamento della giusti-zia. "Temiamo che il sistema giudizia-rio -ha dichiarato il presidente dell'as-

socizione Luca Palamara - possasubire un contraccolpo letale dallenorme sul processo breve".

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4 Numero 20 - Anno XI - Lunedì 23 novembre 2009

ROMA - Lettere e telefonate anonime indirizzate al personale del Corpo, al Direttore ed al Comandante

Margara, chi si rivede!

Se viene ‘criminalizzato’ il Corpo di Polizia Peniten-

ziaria in maniera indiscriminata, come purtroppo sta

avvenendo sempre più spesso in questi giorni le

minacce e gli insulti sono la prima diretta conseguen-

za visto che la Polizia Penitenziaria non ha difese

‘naturali’ quali il Ministro La Russa per l’Arma dei

Carabinieri. A Regina Coeli sono arrivate telefonate

anonime con parole del tipo ‘assassini’ e ‘pezzi di

m…’ e sono arrivate anche alcune lettere anonime indi-

rizzate al Direttore e al Comandante di tenore identico. Come se non bastasse

anche la

navetta del servizio che collega la stazione Termini al carcere è stata

fatta oggetto di sputi ed urla e una donna è persino penetrata

nella portineria dell’istituto proferendo frasi ingiuriose contro gli agenti.

Tenuto conto che presso l’Isspe di Roma il corso

per Educatori avrà termine non prima del 5 febbra-

io 2010, assai probabile il differimento di qualche

giorno tra la seconda metà e la fine dellostesso

mese del II corso per Vice Commissari di Polizia

Penitenziaria.

Corso 133 Vice Commissari

spostata la data di inizio

Le parole dell'ex capo del Diparti-

mento dell'amministrazione peni-

tenziaria Alessandro Margara

secondo cui le forze di polizia ten-

derebbero alla violenza verso gli

inermi come nel caso di Stefano

Cucchi, portano nell'ambiente peni-

tenziario nuove polemiche. L'ex

Capo del DAP interviene a “gamba

tesa” su un Corpo già a terra da

anni. Infatti ci sono molte similitudi-

ni tra quello che accadeva 10 anni

fa e quello che accade oggi nelle

carceri italiane. All'epoca di Marga-

ra benche' i detenuti non superas-

sero le 50.000 presenze, l'Ammini-

strazione penitenziaria tra sprechi

ed inefficienze dimostrava la pro-

pria inadeguatezza verso qualsiasi

tipo di emergenza di cui poi, negli

istituti, facevano le spese esclusi-

vamente i poliziotti Penitenziari. Il

carcere, cosi' come funziona in Ita-

lia, con 65.000 detenuti e 41.000

posti disponibili, e' violento di per

se', non per volonta' o inefficienza

dei poliziotti penitenziari, e non

consente ad alcuno ne' rieducazio-

ne ne' reinserimento nella societa'

civile. Da più di 15 anni si chiedono

piu' fondi, piu' organico, e una rifor-

ma della polizia penitenziaria,

senza pero' che alcun politico o

alcun capo del Dap, Margara com-

preso, abbiano fatto o voluto fare

alcunche'.

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5Numero 20 - Anno XI - Lunedì 23 novembre 2009

SOMME DISPONIBILI 2009 - Novità positive per il Personale del Corpo con riconoscimenti economici

Raggiunto l’accordo per il FESI Si è conclusa la trattativa sul

F.E.S.I. relativo all’anno 2009, che

ha visto le organizzazioni sindacali

fortemente impegnate in una com-

plessa e serrata discussione, al ter-

mine della quale è stata favorevol-

mente accolta e discussa la propo-

sta unitaria.

Un accordo molto positivo per il

personale e che porterà nelle

tasche dei poliziotti i giusti e dovuti

riconoscimenti economici.

Le novità più rilevanti riguardano: -

La contrattazione decentrata, che

sarà effettuata nei provveditorati

regionali, sotto la diretta responsa-

bilità del dirigente generale, è stata

finanziata con 1.722.334,25 euro; -

A fronte di uno stanziamento com-

plessivo di 51.547.948,25 euro,

che saranno distribuiti tenendo

conto soprattutto delle effettive pre-

senze in servizio, abbiamo ritenuto

di dover riconoscere il maggior

disagio sostenuto soprattutto dai

colleghi che rientrano nella fascia

A1, aumentando in maniera signifi-

cativa i compensi giornalieri –

rispetto all’anno passato – anche a

quelli che rientrano nelle fasce A2,

A3, A4 (nella quale sono state fatte

rientrare S.Gimignano e Volterra),

mantenendo sostanzialmente lo

stesso schema dell’anno scorso e

la divisione dei semestri in forza

della obbligatoria applicazione

della normativa Brunetta;

- Sulla scorta delle lamentele fatte

pervenire dai colleghi in servizio sul

territorio, abbiamo ritenuto di

meglio disciplinare e compensare,

aumentando le somme previste

nell’accordo 2008,

i compensi destinati a riconoscere il

disagio conseguente all’effettuazio-

ne dei turni notturni (dopo il terzo) e

pomeridiani (dopo il quinto), desti-

nando all’uno 9 euro (notturni) e

all’altra 6 euro (pomeridiani);

- Seguendo il medesimo principio,

abbiamo ritenuto di sottrarre alla

contrattazione decentrata e istituire

per i coordinatori delle unità opera-

tive, come del resto anche per i

comandanti del reparto, tre fasce

compensate in maniera diversa ma

La “guerra dell'acqua” continua a

colpi di missive. A chi sottolineava

l'importanza del bere ogni giorno

acqua in abbondanza risponde il

DAP. In una lettera Franco Ionta

specifica che nel sito dell'IRAN

(Istituto Nazionale di Ricerca per gli

Alimenti e la Nutrizione) viene spe-

cificato che la quantità di acqua da

assumere per ogni pasto è di 600-

700 ml e di 1,5 – 2 lt di acqua la

quantità giornaliera media da assu-

mere. “Considerando quindi che gli

utenti a cui è rivolto il servizio – si

legge nella nota – consumano

generalmente uno solo dei due

pasti principali giornalieri presso le

mense, e che l'Amministrazione

non deve provvedere alla sommini-

strazione dell'intero quantitativo

giornaliero di acqua per singolo

individuo, la fornitura di 500 ml di

acqua per pasto risulta corrispon-

dente agli standard indicati dal-

l'IRAN”.

La ‘guerra’ dell’acqua

omogenea (80 – 50 – 30 euro), a

seconda del livello degli istituti

penitenziari in cui prestano servi-

zio;

- Non condivisa la proposta avan-

zata da taluni altri circa il compen-

so da destinare ai vice comandan-

ti, ritenendo che essi – come già

per il passato – debbano essere

adeguatamente compensati quan-

do subentrano nella funzione al

comandate di reparto titolare;

- Si è, infine, compensato più e

meglio i comandanti delle unità

navali e i preposti alle basi navali

(81 euro).

Gaetano Pecorella parlamentare del PDL e presidente della Commis-

sione sulle Ecomafie chiede che si istituisca una Commissione parla-

mentare di inchiesta sulle carceri in quanto: “Sono troppi e intollera-

bili i casi di suicidio e di violenza nelle carceri” e poi aggiunge “Anche

gli agenti di custodia vivono una situazione di grande difficoltà, man-

cando spesso di una adeguata preparazione e non avendo una strut-

tura organizzata con un proprio responsabile”.

Come può un ex presidente della Commissione Giustizia che presen-

tò la proposta di Legge di riforma della Polizia Penitenziaria parlare

ancora di agenti di custodia?

Gli errori diPecorella

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6 Numero 20 - Anno XI - Lunedì 23 novembre 2009

Migliorare le Traduzioni in ToscanaNOTA DEL PROVVEDITORE - Invito per riequilibrare, riorganizzare e razionalizzare il servizio

Il Provveditore per la Regione Toscana

Maria Pia Giuffrida ha emanato, nei giorni

scorsi, una nota per fornire opportune dispo-

sizioni in relazione alla riorganizzazione dei

Nuclei Traduzione e Piantonamenti.

“Il miglioramento organizzativo – scrive il

Provveditore – e gestionale dell'attività dei

Nuclei passa attraverso la riappropriazione

delle proprie competenze e responsabilità da

parte dei direttori di Istituti sede di nuclei Tra-

duzione ma anche degli altri direttori per il

vaglio delle esigenze relative alla tempistica

e modalità di ogni singola traduzione.

Facendo riferimento ai casi più frequenti e

cioè a quello dei cosiddetti 'invii urgenti o

immediati in luoghi esterni di cura' ma anche

alle traduzioni legate alle esigenze di giusti-

zia, non v'è dubbio che il direttore dell'Istitu-

to di detenzione del soggetto è tenuto a

vagliare attentamente ciascuna singola posi-

zione, per verificare: nel primo caso se sus-

sistano le condizioni di legge per procedere,

in deroga alla prescritta autorizzazione del

competente magistrato. Dovranno tempesti-

vamente attivarsi con i dirigenti delle ASL

oltre che con il medico responsabile del ser-

vizio sanitario interno, affinchè vengano svi-

luppati ed erogati tutti i servizi specialistici

necessari in Istituto, che consentano di con-

tenere quanto più possibile il ricorso a pre-

stazioni in ambito ospedaliero”. Diverse le

disposizioni per quanto riguarda le Traduzio-

ni per motivi di giustizia. “I Direttori – conti-

nua la nota - dovranno personalmente valu-

tare nel caso di carenza di personale per la

concorrenza di altre Traduzioni, l'indifferibili-

tà o meno della richiesta, le modalità e i

tempi di esecuzione della stessa ed in ultimo

l'eventuale richiesta, argomentata, all'Autori-

tà giudiziaria di eventuale rinvio, essendo

assolutamente non condivisibile l'attuale

linea operativa che vede i coordinatori rap-

portarsi per nome e per conto del proprio diri-

gente con le massime autorità giudiziarie. La

sicurezza del servizio Traduzioni nel suo

insieme e quella dei componenti della scorta

non può prescindere dalla completezza delle

informazioni sia giuridiche che sul livello di

pericolosità che dovranno essere fornite al

Nucleo Traduzioni e al Capo Scorta, non tra-

scurando l'indicazione espressa sull'impiego

delle manette. I Direttori avranno cura di

dare le necessarie disposizioni scritte al per-

sonale addetto agli Uffici matricola affinchè

consegnino al Capo scorta il cartellino

segnaletico riportante la foto (e non la foto-

copia) del soggetto in traduzione.

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7Numero 20 - Anno XI - Lunedì 23 novembre 2009

zappingzappingNews dal Mondo e dall’Italia

In lombardia progetti

di carcere riabilitativo

Un’analisi dei dati reperiti da diversi dicasteri, per ricostruire “gli

altissimi costi sociali prodotti dall’applicazione esasperata delle

disposizioni punitive” in materia di droga. Questa, in sintesi, la

premessa alla ricerca “La legge antidroga e il carcere: il caso

Toscana”, a cura della Fondazione Michelucci e Associazione

Forum Droghe. Lo studio, commissionato dalla Regione, ha inda-

gato il fenomeno del consumo di “stupefacenti e sostanze psico-

trope” all’interno della Toscana in un preciso periodo (2007-

2008), alla luce della normativa nazionale (a partire dal D.p.r del

1990 fino alla legge 49/2006), “capace di colpire con un podero-

so dispositivo sanzionatorio (da 6 a 20 anni) ogni comportamen-

to volto ad instaurare una relazione materiale con le sostanze ad

azione drogante vietate”. Un “irrigidimento” che “non ha portato a

una diminuzione o anche solo a un contenimento delle condotte

di rilevanza penale”, e sul quale pesa comunque la situazione dei

detenuti stranieri, per i quali è più complicato accedere a servizi

di recupero e quindi a misure alternative al carcere. A Solliccia-

no, ad esempio, il 50 per cento circa dei detenuti sono condan-

nati per droga, per violazione dell’articolo 73: di questi, i 4/5 sono

stranieri. I tossicodipendenti, in totale, sono il 30 per cento, un

dato per altro in crescita, come confermato da Massimo Urzi

della Fondazione Michelucci: “A livello nazionale il dato sui dete-

nuti per droga è essenzialmente poco sotto il 40 per cento. Sul

dato di Sollicciano pesa il numero elevato di stranieri: se in Italia

il 37 per cento è composto da stanieri, a Sollicciano è il 65 per

cento”.

Lo studio ha evidenziato una crescita del numero di segnalazio-

ni all’autorità giudiziaria, di quello delle sanzioni amministrative e

della loro durata. Aumentano anche le condanne e, “in maniera

impressionante”, i procedimenti pendenti per la stessa fattispe-

cie. In crescita inoltre la percentuale dei tossicodipendenti tra

quanti sono entrati in carcere (+8,4 per cento rispetto a prima

dell’indulto); ciò ha riportato il numero dei tossicodipendenti in

carcere ai livelli del 2006 e, per l’immediato futuro, “appare vero-

simile ritenere che l’incidenza della loro presenza in carcere cre-

scerà in modo problematico”.

La ricerca si conclude con la conferma dell’ipotesi da cui ha

preso le mosse: e cioè che “l’accanimento repressivo in materia

di reati di droga mantiene elevata la spesa sociale sostenuta per

punire anche il semplice possesso di sostanze ritenute illecite e

rende costante l’incidenza dei tossico-dipendenti in carcere”. Al

contempo, il sistema dei servizi socio-sanitari sul territorio, “per

le esigue risorse di cui dispone, non è assolutamente in grado di

fronteggiare la domanda di assistenza”, con la conseguenza di

limitare indebitamente il diritto dei tossicodipendenti di accedere

a misure alternative al carcere, “in particolare per quanto riguar-

da coloro che sono sono privi di riferimenti territoriali stabili (stra-

nieri privi di diritto di soggiorno, senza fissa dimora)”.

Carcere e droga,

studio della

Fondazione

MichelucciL'Articolo 27 della CostituzioneItaliana indica la linea riabilitati-va del carcere. Una indicazionedata dai “padri” della Costitu-zione che non ha trovato quasimai una effettiva soluzione. Intempi di crisi e “tempeste” neipenitenziari italiani, parlare diriabilitazione in carcere sembrafuori luogo. In alcune carcerilombarde, però, questa soluzio-ne sembra funzionare e bene.Unioncamere con la RegioneLombardia e il Provveditoratodelle carceri lombarde hamesso in piedi il progetto chia-mato "Articolo 27". Al carcere diOpera si scremano i candidati allavoro secondo una graduatoriache tiene conto dei carichi fami-liari di ciascuno e delle capacitàpersonali, perché gli obiettivi diquesto progetto sono moltepli-ci: dare lavoro ai detenuti cheusciranno perché possano rein-serirsi nella società senza torna-re a delinquere e scollegare imafiosi dalle "famiglie". Ci sono1.300 detenuti, ottanta di lorosvolgono attività interne retri-buite, altri 45 sono semi-liberi,come Pietro Maso e hanno unposto di lavoro fisso esterno. Igelatai hanno creato il marchio i"prigionieri del gusto", gli alle-vatori di uova di quaglia produ-cono per la "Fattoria di Al cap-pone".I regimi "41 bis", come TotòRiina sono esclusi dal privile-gio. Ma sono al lavoro i 40 dete-nuti in regime di alta sicurezza(sempre per reati di stampomafioso). Una cooperativa diCremona ci metterà un anno afar produrre i primi violini a cin-que detenuti e nessuno di lorosapeva piallare o tagliare illegno. A Bollate, l’altra casa direclusione lombarda con penemedio-lunghe, i detenuti-lavora-tori rispondono al call center delcentralino Telecom 1254 o fannoi conti al pc per due istituti dicredito lombardi (con restrizio-ni).

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