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IM. - IMPIANTISTICA ELABORATI COMUNE DI BENESTARE COMMITTENTE: AMMINISTRAZIONE COMUNALE DI BENESTARE Geom. Domenico Armeni (Provincia di Reggio Calabria) Il Responsabile del Procedimento Ing. Domenico MUSOLINO I TECNICI PON SICUREZZA PER LO SVILUPPO Programma Operativo Nazionale FESR "Sicurezza per lo sviluppo Obiettivo Convergenza 2007-2013" "Progetto Locride - Centro educativo Don Milani" nel Comune di Benestare (RC) Intervento di Restauro e Risanamento con riparazioni locali e rifunzionalizzazione del piano seminterrato di un fabbricato in muratura nel centro storico di BENESTARE, da destinare a centro di aggregazione culturale denominato “CENTRO EDUCATIVO DON MILANI”. PROGETTO DEFINITIVO - ESECUTIVO Arch. Michele MORABITO Benestare ottobre 2016 IM.01 - Impianto elettrico - Relazione di calcolo - Schemi elettrici Responsabile del Procedimento: Geom. Domenico Armeni Progettisti: Ing. Domenico Musolino Arch. Michele Morabito Coordinatore per la sicurezza in fase di progettazione ed esecuzione: Ing. Domenico Musolino Progettisti strutturali: Ing. Domenico Musolino Arch. Michele Morabito

PON SICUREZZA PER LO SVILUPPO Progetto Locride - Centro

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IM. - IMPIANTISTICA

ELABORATI

COMUNE DI BENESTARE

COMMITTENTE: AMMINISTRAZIONE COMUNALE DI BENESTARE

Geom. Domenico Armeni

(Provincia di Reggio Calabria)

Il Responsabile del Procedimento

Ing. Domenico MUSOLINOI TECNICI

PON SICUREZZA PER LO SVILUPPOProgramma Operativo Nazionale FESR "Sicurezza per lo sviluppo Obiettivo Convergenza 2007-2013"

"Progetto Locride - Centro educativo Don Milani" nel Comune di Benestare (RC)

Intervento di Restauro e Risanamento con riparazioni locali e rifunzionalizzazione del piano seminterrato di un fabbricato inmuratura nel centro storico di BENESTARE, da destinare a centro di aggregazione culturale denominato

“CENTRO EDUCATIVO DON MILANI”.

PROGETTO DEFINITIVO - ESECUTIVO

Arch. Michele MORABITO

Benestare ottobre 2016

IM.01 - Impianto elettrico - Relazione di calcolo - Schemi elettrici

Responsabile del Procedimento:Geom. Domenico Armeni

Progettisti:Ing. Domenico MusolinoArch. Michele Morabito

Coordinatore per la sicurezza in fase di progettazione edesecuzione:Ing. Domenico Musolino

Progettisti strutturali:Ing. Domenico MusolinoArch. Michele Morabito

RELAZIONE IMPIANTO ELETTRICO

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INDICE

Capo 1 – Relazione descrittiva pag. 1 Capo 2 – Relazione esecutiva pag. 4 Capo 3 – Disciplinare tecnico pag. 12

- Modelli di calcolo pag. 12 - Riferimenti normativi pag. 19

Allegati: SCHEMI ELABORATI GRAFICI

NOTE: nel presente progetto sono escluse tutte le ottemperanze relative alla materia di prevenzione incendi ovvero alle disposizioni: D.P.R. 151/2011; DM 10.03.1998; DM 27.07.2010; DM 30.11.1983; per le quali deve essere redatto apposito progetto specialistico se necessario.

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RELAZIONE DESCRITTIVA

Progetto dei lavori: PON SICUREZZA PER LO SVILUPPO - Programma Operativo Nazionale FESR "Sicurezza per lo sviluppo Obiettivo Convergenza 2007-2013". Intervento di Restauro e Risanamento, con riparazioni locali e rifunzionalizzazione del piano seminterrato, di un fabbricato in muratura nel centro storico di Benestare, da destinare a centro di aggregazione culturale denominato “ CENTRO EDUCATIVO DON MILANI”. PROGETTO DEFINITIVO – ESECUTIVO.

CARATTERISTICHE DI ALIMENTAZIONE ENERGIA ACQUISTATA

1. ENTE EROGATORE ENEL DISTRIBUZIONE 2. TENSIONE DI CONSEGNA 400 V ± 10% 50 HZ 3. FREQUENZA 50HZ 4. POTENZA IMPEGNATA 10 KW per la climatizzazione – 5 KW per FM + luci + servizi,

contemporaneità 0.7 ENERGIA UTILIZZATA TIPO DI SISTEMA DI DISTRIBUZIONE TT (NORMA CEI 64.8/3) ILLUMINAZIONE 230 V F.M. 400 / 230 V

CORRENTI DI C.C. COORDINAMENTO PROTEZIONI Corrente di c.c. presunta ai quadri di distribuzione 6 ka simm. a 230 v . Per il coordinamento delle protezioni contro contatti indiretti (cei 64.8/4 - sesta edizione 2007), sono stati previsti interruttori differenziali con taratura coordinata con la resistenza dell'impianto di terra secondo la relazione (cei 64-8 art 413.1.4.2):

Re Idn = Ul Essendo : Re la resistenza del dispersore in ohm; Idn la corrente nominale differenziale in ampere; Ul la tensione di contatto limite. La protezione contro sovraccarichi e corto circuiti é prevista in prevalenza con l'impiego di interruttori automatici magnetotermici in accordo con la citata norma cei 64-8 quinta edizione .

CLASSIFICAZIONE DEGLI AMBIENTI E CARATTERISTICHE DI PERICOLOSITÀ

PREMESSA I LOCALI INTERESSATI DAGLI IMPIANTI OGGETTO DELLA PRESENTE RELAZIONE TECNICA DI PROGETTO HANNO LA SEGUENTE

DESTINAZIONE: CENTRO POLIVALENTE – ATTIVITA’ RICREATIVA

CLASSIFICAZIONE AMBIENTI SECONDO LA NORMA CEI 64-8/7 E LA NORMA CEI EN 60079-10 (CEI 31-30) E CEI EN 60079-14 (CEI 31-33) L’AMBIENTE È

CLASSIFICATO: _ AMBIENTE ORDINARIO

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Oggetto della relazione tecnica generale di progetto. La presente relazione tecnica di progetto esecutivo, si riferisce alla realizzazione degli impianti: - elettrico di forza motrice; - quadri elettrici; - illuminazione ordinaria ed emergenza; - terra; inerenti al progetto dei lavori: PON SICUREZZA PER LO SVILUPPO - Programma Operativo Nazionale FESR "Sicurezza per lo sviluppo Obiettivo Convergenza 2007-2013". Intervento di Restauro e Risanamento, con riparazioni locali e rifunzionalizzazione del piano seminterrato, di un fabbricato in muratura nel centro storico di Benestare, da destinare a centro di aggregazione culturale denominato “ CENTRO EDUCATIVO DON MILANI”. PROGETTO DEFINITIVO – ESECUTIVO. La relazione contiene una descrizione tecnica degli impianti ed evidenzia quanto indicato nei punti seguenti:

A. Descrizione sommaria degli impianti al fine della loro identificazione; B. Linea elettrica di alimentazione; C. Quadri elettrici; D. Distribuzione forza motrice; E. Illuminazione ordinaria; F. Illuminazione in Emergenza; G. Norme e leggi di riferimento;

Gli obiettivi della progettazione, oltre che seguire le indicazioni derivanti dalle

decisioni architettoniche, sono senz’altro quelli di arrivare ad un impianto che

assicuri un servizio, i termini di eliminazione delle non erogazioni causate da sue

disfunzioni, del tutto efficiente, curando, altresì, tutti gli aspetti legati alla facile

manutenibilità degli impianti e delle apparecchiature, alla sequenzialità e

selettività delle apparecchiature di protezione e comando, alla logicità delle

installazioni. In fase esecutiva potranno essere esplorate nuove soluzioni volte

all’ottimizzazione dei percorsi individuati e dei sistemi previsti, per non

compromettere le murature, gli intonaci esistenti e per non pregiudicare la qualità

percettiva degli spazi architettonici.

Il calcolo delle reti elettriche, è eseguito secondo il metodo delle cadute di

tensione, verificando cavo anche dal punto di vista termico; si è utilizzato,per la

sua effettuazione,un programma composto da due moduli interfacciati: • modulo reti: che consente il dimensionamento completo delle reti in bassa tensione, calcolando, per ogni linea, il valore della corrente circolante in ogni conduttore, la sezione ottimale del cavo e la caduta di tensione, il valore delle correnti di corto circuito;

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• modulo quadri: che consente la progettazione sia elettrica sia strutturale del quadro, compreso l’inserimento di accessori, circuiti secondari, strumenti di misura, ecc. Obbligo alla progettazione Vista la Legge 46/90 e successiva 37/08 ed alla luce del relativo regolamento di attuazione (DPR 447/1991 art. 4 comma b ) risulta obbligatorio il progetto dell’intero impianto elettrico. Documentazione di progetto L’impianto da installare può essere classificato artigianale/industriale alimentato in BT e pertanto la documentazione di progetto dovrà comprendere:

- Relazione tecnica sulla consistenza e tipologia dell’impianto elettrico - Disegni schematici - Disegni planimetrici

Descrizione sommaria degli impianti al fine della loro identificazione. Premesso che l’impianto è a servizio di un centro di aggregazione culturale denominato “ CENTRO EDUCATIVO DON MILANI”, sito nel comune di BENESTARE , provincia di REGGIO CALABRIA. Per la realizzazione dell’impianto elettrico, si prevede l’installazione di un “Quadro Generale”, a valle di quest’ultimo saranno connessi eventuali quadri di zona, a servizio di singole aree di lavoro. Dal “quadro generale” si prevede una distribuzione di tipo radiale verso i rispettivi quadri di zona. La distribuzione di forza motrice all’interno degli ambienti inerenti la struttura avverrà con cavidotti sottotraccia o tubi di protezione a vista rigidi seri pesante.

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RELAZIONE ESECUTIVA

DATI PROGETTUALI

Linea elettrica di alimentazione. La linea di alimentazione fino al quadro generale sarà posata in apposito vano dedicato, essa sarà protetta da interruttore magnetotermico differenziale, il cavo sarà di tipo FG7OR. Quadri elettrici ll sistema di alimentazione prevede la realizzazione di un quadro elettrico principale, denominato “Quadro Generale”, esso alimenterà le varie utenze della struttura. Gli interruttori automatici magnetotermici montati sui quadri, risponderanno alle norme CEI EN 60898 (CEI 23-3 IV ed.) con curva di intervento di caratteristica B, per la protezione di tratti di cavo molto lunghi, C per utilizzazioni normali e D per alimentazioni di utenze con elevata corrente di spunto. Saranno di tipo modulare con installazione a scatto su guida DIN 35, comando di apertura e chiusura contemporanea sui tutti i poli, temperatura di impiego fra –25 e + 55°C. Gli interruttori magnetotermici differenziali, risponderanno alle norme CEI 23.18 per poteri di interruzione fino a 4,5 kA e alle norme CEI EN 61009-1 per quelli con potere di interruzione pari a 6 kA. Avranno curva di intervento con caratteristica AC, valori delle correnti differenziali di intervento pari, a seconda dell’utilizzo e della loro posizione nel sistema di distribuzione elettrico, 0,03 – 1 A, pulsante di prova e tasto di ripristino. Distribuzione forza motrice La distribuzione FM alle varie utenze sarà realizzata tramite l’utilizzo di tubi protettivi e canala metallica. Illuminazione ordinaria L'impianto di illuminazione, in relazione alle finalità cui è destinato, dovrà fornire un livello di illuminamento non inferiore a quanto prescritto dalla vigente norma UNI 12464, ciò ha portato ad una definizione precisa delle caratteristiche illuminotecniche che dovranno possedere gli impianti a seconda dei locali e del tipo di attività svolta. In base ai valori di illuminamento indicati nella citata norma UNI, si sono definite le caratteristiche dell'impianto di illuminazione. Gli apparecchi con il corpo in policarbonato e coppa anti ingiallente, corredati di lampade fluorescenti ed accenditore elettronico, in relazione al modo di protezione contro i contatti indiretti, sono tutti di classe I; il grado di protezione è stato definito in funzione dell'ambiente di impiego. Solo nei locali che lo necessitino saranno utilizzati apparecchi illuminanti funzionanti con lampade ad incandescenza al fine di ridurre i disturbi elettromagnetici; le plafoniere saranno in accordo alle normative ed alle prescrizioni di capitolato speciale e nel quantitativo e tipologia come da elaborati progettuali e computo metrico.

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La distribuzione secondaria di alimentazione ai vari corpi illuminanti sarà realizzata con cavo di tipo FG7OR posato in controsoffitto. Illuminazione di sicurezza L'impianto di illuminazione di sicurezza è volto a realizzare l'illuminazione antipanico e delle vie di esodo. Si ricorda che l'illuminazione antipanico vuole evitare l'insorgere del panico fra i lavoratori e gli utenti a causa della situazione di buio improvvisa che si determina in mancanza dell'illuminazione ordinaria, mentre l'illuminazione delle vie di esodo e finalizzata a evidenziare quei percorsi, definiti dal datore di lavoro ai sensi del testo unico 81/08 e s.m. da utilizzare in caso di emergenza (es. incendio) per raggiungere i luoghi sicuri. Le vie di esodo devono essere facilmente identificabili e segnalate, senza ostacoli al deflusso delle persone. L'illuminazione di sicurezza evidenzierà infine le uscite di sicurezza, cioè quelle porte o varchi equivalenti destinate ad essere utilizzate in caso di emergenza; le uscite di sicurezza conducono alle vie di esodo e sono contrassegnate da un cartello di esodo. Non è invece stata richiesta, nell'ambito della presente documentazione, l'illuminazione di riserva. Canalizzazioni, vie e cavi Sarà prevista una canalizzazione principale, installata a soffitto, da questa saranno realizzate le diramazioni per le linee di illuminazione e fm nonché alimentazione ai carichi.

La Norma CEI EN 60446 “Individuazione dei conduttori tramite colori o codici numerici ” , conosciuta anche come CEI 16-4, stabilisce per l'identificazione dei conduttori l'uso dei seguenti colori: nero, marrone, rosso, arancione, giallo, verde, blu, viola, grigio, bianco, rosa, turchese. Il conduttore deve essere individuabile per tutta la sua lunghezza tramite il colore dell'isolante o tramite marcatori colorati. L'identificazione per mezzo di colori deve essere inequivocabile anche se vengono adottate marcature aggiuntive come ad esempio designazioni di tipo alfanumerico.

Codice di designazione dei colori per elettrotecnica generale e materiali per uso elettrico La norma CEI 16-6 si occupa di stabilire un codice letterale per la designazione di alcuni colori. Nella seguente tabella viene fornito un codice alfabetico (è consigliato l'uso di caratteri maiuscoli ma non è precluso l'impiego di caratteri minuscoli) normalizzato per alcuni colori mentre per altri, non compresi nell'elenco, il codice utilizzato deve essere indicato nella documentazione allegata (schemi elettrici, relazioni tecniche,ecc..).

colore codice colore codice Nero BK Grigio GY

Marrone BN Bianco WH Rosso RD Rosa PK

Arancione OG Oro GD Giallo YE Turchese TQ Verde GN Argento SR

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Blu BU Giallo-verde

GNYE

viola VT Le combinazioni di colori devono essere individuate mediante la composizione di codici dei diversi colori, nell'ordine indicato nella Tab.4. Esempio : – Un elemento bicolore rosso e blu: RDBU. Elementi distinti colorati diversamente devono essere designati mediante la combinazione dei codici letterali relativi ad ogni singolo colore separati dal segno più (+) . Esempio : – Un cavo a cinque conduttori isolati costituito da due conduttori neri, uno marrone, uno blu e uno verde-giallo: BK + BK + BN + BU + GNYE Colori delle guaine dei cavi elettrici La tabella CEI UNEL 00721 “Colori delle guaine dei cavi elettrici” si occupa della codifica dei colori delle guaine esterne dei cavi con lo scopo di semplificare le operazioni di identificazione di cavi destinati ad applicazioni diverse o appartenenti ad impianti elettrici di differente categoria. I sistemi di impianti elettrici sono classificati secondo la loro tensione nominale dalla Norma CEI 11-1 in: • sistemi di Categoria 0 (Zero) – con tensione nominale minore o uguale a 50 V se a corrente alternata o a 120 V se in corrente continua; • sistemi di Categoria I (Prima) – con tensione nominale maggiore di 50 V e minore o uguale a 1.000 V in corrente alternata o da oltre 120 V fino a 1.500 V compreso se in corrente continua; • sistemi di Categoria I I (Seconda) - con tensione nominale maggiore di 1.000 V e minore o uguale a 30.000 V in corrente alternata o da oltre 1.500 V fino a 30.000 V compreso se in corrente continua; • sistemi di Categoria I I I (Terza) – con tensione nominale superiore a 30.000V I colori possono rivestire solo superficialmente la guaina dei cavi oppure far parte dell'intera massa del rivestimento di protezione, ma in ogni caso devono sempre essere facilmente ed inequivocabilmente riconoscibili. Pertanto non devono modificarsi nel tempo per l'azione della luce, degli agenti atmosferici e delle sostanze abitualmente presenti nel luogo di posa.

Condizione di posa dei cavi

Le norme prevedono la seguente suddivisione: • CAVI POSATI IN ARIA • CAVI POSATI PER UN TRATTO IN ARIA ED UN TRATTO NEL TERRENO (POSA

MISTA) • CAVI POSATI NEL TERRENO

Nell’impianto in oggetto, il tipo di posa considerato è quello in ARIA. Tutte le condutture saranno esterne, a parete in appositi tubi o sotto traccia. Come sarà indicato negli elaborati planimetrici esecutivi. La posa in ARIA comprende tutte quelle condizioni in cui i cavi sono posati a diretto contatto con l'aria o racchiusi in canaline o in tubi a loro volta posati in aria (a quest'ultimo caso si riconduce anche la posa sotto modanatura) oppure racchiusi in un cavedio.

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Scelta del tipo di isolamento del cavo

Il calcolo è eseguito sulla base della tipologia dell'ambiente d’installazione e degli altri parametri impostati nelle fasi precedenti, selezionando i cavi adatti. La scelta del tipo di cavo tiene conto della tensione d’esercizio e del tipo di servizio richiesto. I cavi elettrici sono suddivisi in base al tipo d’isolamento utilizzato:

• PVC • GOMMA

La scelta del tipo d’isolamento tiene conto delle temperature caratteristiche dei materiali isolanti: Tz (°C) Tcc (°C) PVC 70 160 GOMMA 90 250 Temperatura Ambiente

La temperatura dell'ambiente in cui sarà realizzato l'impianto: nella posa in aria i valori ammessi sono compresi tra 15 °C e 65 °C, il valore utilizzato nel calcolo è di 30 °C. Massima corrente ammissibile sul cavo

Per il calcolo della massima corrente ammissibile sul cavo deve essere verificata la relazione: S > = (Icc * SQR(T)) / K Viceversa, data una certa sezione di conduttore, la massima corrente di corto circuito ammessa è data dalla relazione: Icc (max) = (S * K) / (SQR(T)) Inoltre si può calcolare il valore in ampère relativo alla corrente di corto circuito effettiva nella conduttura ai fini della scelta della protezione. Per maggiori informazioni si veda anche la norma CEI 64-8 terza edizione art. 533.3 "Scelta dei dispositivi di protezione contro i cortocircuiti".

Scelta degli interruttori Determinate le sezioni dei cavi bisogna prevedere protezioni contro i sovraccarichi, c.c. e contatti indiretti. La soluzione adottata è quella di utilizzare interruttori automatici dotati di relè magnetotermico-differenziale (Idn = 10-30-3000mA tempi d'intervento 0-3 sec) (norma CEI 17-5) aventi una corrente nominale tale da soddisfare contemporaneamente le condizioni: Ib < In <Iz If<1,45 x Iz avendo posto

• Ib corrente assorbita dall’utilizzatore • In corrente nominale dell’interruttore • Iz portata del cavo • If corrente di funzionamento dell’interruttore.

Per garantire la sezionabilità dei circuiti già protetti, a monte o a valle, con gli interruttori magnetotermici differenziali sopra citati, si utilizzeranno interruttori di

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manovra sezionatori, adatti per la manovra sottocarico, con potere di interruzione nominale adeguato. tali interruttori, risponderanno alle prescrizioni ed alle verifiche contenute nella Norma CEI EN 60947-3 (CEI 17-11) Impianto di terra L’impianto di terra è composto da n 3 picchetti in acciaio zincato da 1,5 m, e da 18 m di corda nuda in rame da 35 mmq. I picchetti saranno collegati in parallelo tramite la corda nuda in rame. La resistenza di un singolo picchetto è di R1=ρ/L essendo ρ la resistività in Ωxm ed L la lunghezza in m. Poiché ρ= 200 Ωxm ed L=1,5 m si avrà una R1= 134 Ω, poiché i picchetti sono pari a 3 si avrà una Rtot=45 Ω circa. In proposito si veda la planimetria allegata (Impianto di terra). L’impianto di terra viene quindi realizzato per la protezione contro i contatti indiretti del quadro generale, dei sottoquadri, e degli apparecchi utilizzatori in generale posti nei vari locali. La resistenza di terra non deve essere superiore a:

Rd*Id ≤ Ud Rd<=50/1=50 Ω

Presunto un valore del terreno di 200 Ω x m circa con i 3 dispersori di cui sopra si

riesce a soddisfare tale condizione. Il valore presunto ottenuto da calcolo di 45 ΩΩΩΩ, essendo minore ai 50ΩΩΩΩ permette di soddisfare quanto richiesto dalla norma ai fini della protezione contro i contatti indiretti in tali ambienti.

Il valore della resistenza di terra deve essere misurato dall’installatore, ed in caso di valore discordante da quello ipotizzato in sede di progetto, contattare il tecnico progettista per la rettifica del calcolo relativo ai dispersori.

Collettore di terra e Nodo equipotenziale Collettori di terra Il collettore di terra o “nodo” è destinato a collegare tra di loro:

- I conduttori di terra

- I conduttori di protezione

- I conduttori equipotenziali principali e supplementari I collegamenti dovranno essere apribili con l’uso di un attrezzo. Il nodo di terra dovrà essere meccanicamente robusto ed installato in un luogo accessibile.

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Ai sensi del DPR 462/2001 deve essere eseguita la denuncia dell’impianto di terra all’INAIL ex I.S.P.E.S.L. di Catanzaro. Collegamenti equipotenziali Si distinguono collegamenti equipotenziali principali e supplementari I primi andranno effettuati sulle masse estranee che entrano nell’area “dell’impianto elettrico”, subito al loro ingresso. I secondi sono collegamenti richiesti solo in ambienti particolari quali bagni, e docce. La norma stabilisce le sezioni minime in modo strettamente convenzionale, in quanto questi conduttori hanno la funzione di stabilire il medesimo potenziale tra le parti che si collegano, più che portare delle correnti. Il conduttore equipotenziale principale deve avere una sezione non inferiore alla metà di quella del conduttore di protezione di sezione maggiore dell’impianto, con un minimo però di 6 mmq e con un massimo di 35 mmq Il conduttore equipotenziale supplementare invece richiede una sezione minima di 2.5 mmq se protetto meccanicamente, altrimenti 4 mmq. Nel caso in esame questo tipo di collegamento è da prevedersi nei locali da bagno e nelle docce dei servizi igienici se i tubi entranti sono metallici.

Massa: parte metallica posta in corrispondenza di una parte attiva dalla quale è isolata con un isolamento semplice e non doppio. Massa estranea: parte metallica posta lontano dalle parti attive

Relativamente ai quadri elettrici, si ricorda che, se sullo sportello del quadro sono installati dispositivi elettrici allora lo sportello del quadro è una massa e come tale va collegata a terra quindi il ponticello tra sportello e quadro è giustificato altrimenti no. Conduttore di neutro La norma CEI 64/8 (par. 524.2 e par. 524.3) prevede che la sezione del conduttore di neutro, nel caso di circuiti polifase, possa avere una sezione inferiore a quella dei conduttori di fase se sono soddisfatte le seguenti condizioni:

1) il conduttore di fase abbia una sezione maggiore di 16 mmq 2) la massima corrente che può percorrere il conduttore di neutro non sia

superiore alla portata dello stesso 3) la sezione del conduttore di neutro sia almeno uguale a 16 mmq se

conduttore in rame e 25 mmq se conduttore in alluminio

Nel caso in cui si abbiano circuiti monofasi o polifasi con sezione del conduttore di fase minore di 16 mmq, se conduttore in rame, e 25 mmq, se conduttore in alluminio, il conduttore di neutro deve avere la stessa sezione del conduttore di fase. Il criterio consiste nel calcolare la sezione secondo il seguente schema:

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se Sf<16 allora Sn=Sf ; 16<=Sf<=35 allora Sn=16 mmq; se Sf>35 Sn=Sf/2

Conduttore di protezione Le norme CEI 64.8 (par. 543.1) prevedono due metodi di dimensionamento dei conduttori di protezione:

4) determinazione della sezione del PE in relazione alla sezione del conduttore di fase

5) determinazione della sezione del PE tramite calcolo

Il primo criterio consiste nel calcolare la sezione secondo il seguente schema:

se Sf<16 allora Sn=Sf ; 16<=Sf<=35 allora Sn=16 mmq; se Sf>35 Sn=Sf/2 Il secondo criterio consiste nel determinare il valore della sezione del PE tramite l’integrale di Joule. Il metodo adottato in questo progetto è il primo. Posa dei cavi Sono previste tre tipi di posa, e precisamente posa in tubi sotto traccia, posa in canala metallica e posa in tubi a vista per esterno.

Potenza installata e potenza assorbita

Solo raramente sarà chiesto alle linee di fornire il totale della potenza installata, nella maggioranza dei casi ad esse sarà richiesto di portare solo una frazione di questa potenza. Le apparecchiature alimentate, infatti, non sempre funzioneranno contemporaneamente e alla massima potenza. La potenza che deve fornire la linea sarà quindi calcolata con la seguente relazione:

dove:

Pa = potenza massima assorbita da un’utenza;

Kc =coefficiente di contemporaneità;

Ku =coefficiente di utilizzo.

Un semplice esempio per chiarire il problema può essere quello di una linea che alimenta dieci prese trifase da 32 A che assorbono 20 A ciascuna e delle quali ne funzionano al massimo 4 contemporaneamente. Si avrà:

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Si può notare che il risultato così ottenuto ci permette di dimensionare la linea per la potenza di circa due prese anziché per la complessiva potenza installata. L’esempio molto semplice non ci deve però far dimenticare che la determinazione di tali coefficienti è, per i casi generali, alquanto complessa. Il risultato di queste analisi sarà riassunto in tabelle in modo che rimanga un documento scritto comprovante la correttezza delle scelte effettuate. Nel nostro caso i coefficienti utilizzati per il calcolo della potenza effettivamente assorbita sono indicati nella apposita tabella.

Protezione contro i contatti diretti

La protezione contro i contatti diretti, è assicurata dalla rispondenza alle norme CEI delle apparecchiature e dei materiali elettrici usati e dal rispetto del grado di protezione minimo che, per essi, prevedono le stesse norme. Protezione contro i contatti indiretti

Il sistema adottato è TT. La protezione è realizzata con interruzione automatica del circuito mediante dispositivi automatici a tempo inverso o interruttori differenziali. Tutte le masse estranee, saranno collegate all'impianto di terra, tramite un nodo equipotenziale, realizzato mediante conduttori equipotenziali, in cavo di rame con colorazione giallo-verde, di dimensione minima pari a 6 mmq e resistenza R < o = a 0,15 Ω, comprese le resistenze di contatto per le connessioni, collegando ad esso anche le tubazioni dell'acqua calda sanitaria, quelle dell'acqua fredda, quelle del gas e dei corpi scaldanti. Il nodo equipotenziale, sarà formato da una barretta di rame, di opportuna dimensione, posta in un luogo accessibile all’interno di una scatola portafrutto munita di placca cieca ( o all’interno del quadro elettrico generale), a cui si collegheranno singolarmente, mediante elementi pressa cavo, i conduttori che collegano le masse estranee, dotata di una derivazione in uscita, sempre in cavo unipolare di rame con rivestimento protettivo di colore giallo-verde, delle dimensioni indicate sugli elaborati di progetto, collegata al conduttore di protezione che corre nella canalizzazione di dorsale. Tipo d’impianto

Il sistema è di tipo TT; l’utilizzo dell’energia avviene in ambiente normale sotto forma di Corrente Alternata Trifase-CorrenteAlternata trifase/monofase 380V/220V. Per quanto riguarda le tensioni nominali dei cavi (Uo/U) e il grado d’isolamento si riporta tabella di corrispondenza: Grado isolamento Tensione nominale Simbolo di designazione CEI 20-27 1,5 300/300V 03 2 300/500V 05 3 450/750V 07 4 0,6/1,0 kV 1 Ambiente d’installazione

La tipologia dell'ambiente d’installazione è in funzione delle particolari situazioni che possono presentarsi. Nel caso particolare le scelte effettuate tengono conto dei requisiti degli ambienti, che sono così suddivisi:

• Ambiente Normale • Ambiente a Solo Rischio d’Incendio

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• Ambiente a Rischio d’Incendio e con Pericolosità di Fumi

DISCIPLINARE TECNICO Modelli di calcolo Calcolo delle correnti di impiego Il calcolo delle correnti d’impiego viene eseguito in base alla classica espressione:

IP

k Vbd

ca n

=⋅ ⋅cosϕ

nella quale: kca = 1 sistema monofase o bifase, due conduttori attivi; kca = 1.73 sistema trifase, tre conduttori attivi.

Se la rete è in corrente continua il fattore di potenza ϕ è pari a 1. Dal valore massimo (modulo) di Ib vengono calcolate le correnti di fase in notazione vettoriale (parte reale ed immaginaria) con le formule:

( )( )

( )

& cos

& cos

& cos

I I e I jsin

I I e I jsin

I I e I jsin

bj

b

bj

b

bj

b

1

22 3

34 3

2

3

2

34

3

4

3

= ⋅ = ⋅ −

= ⋅ = ⋅ −

− −

= ⋅ = ⋅ −

− −

− −

− −

ϕ

ϕ π

ϕ π

ϕ ϕ

ϕ π ϕ π

ϕ π ϕ π

Il vettore della tensione Vn è supposto allineato con l’asse dei numeri reali:

&V V jn n= + 0 La potenza di dimensionamento Pd è data dal prodotto:

P P coeffd n= ⋅

nella quale coeff è pari al fattore di utilizzo per utenze terminali oppure al fattore di contemporaneità per utenze di distribuzione. La potenza Pn, invece, è la potenza nominale del carico per utenze terminali, ovvero, la somma delle Pd delle utenze a valle (Pd a valle) per utenze di distribuzione (somma vettoriale). La potenza reattiva delle utenze viene calcolata invece secondo la:

Q Pn n= ⋅ tanϕ per le utenze terminali, mentre per le utenze di distribuzione viene calcolata come somma vettoriale delle potenze reattive nominali a valle (Qd a valle). Il fattore di potenza per le utenze di distribuzione viene valutato, di conseguenza, con la:

cos cos tanϕ =

arc

Q

Pn

n Dimensionamento dei cavi Il criterio seguito per il dimensionamento dei cavi è tale da poter garantire la protezione dei conduttori alle correnti di sovraccarico. In base alla norma CEI 64-8/4 (par. 433.2), infatti, il dispositivo di protezione deve essere coordinato con la conduttura in modo da verificare le condizioni:

a I I I

I Ib n z

f z

)

.

≤ ≤≤ ⋅145

Per la condizione a) è necessario dimensionare il cavo in base alla corrente nominale della protezione a monte. Dalla corrente Ib, pertanto, viene determinata la corrente nominale della protezione (seguendo i valori normalizzati) e con questa si procede alla determinazione della sezione. Il programma dimensiona i cavi in modo da rispettare anche i seguenti casi:

14

condutture che sono derivate da una conduttura principale protetta contro i sovraccarichi con dispositivo idoneo ed in grado di garantire la protezione anche delle condutture derivate; Conduttura che alimenta diverse derivazioni singolarmente protette contro i sovraccarichi, quando la somma delle correnti nominali dei dispositivi di protezione delle derivazioni non supera la portata Iz della conduttura principale. L'individuazione della sezione si effettua utilizzando la tabella assegnata alla utenza. Le quattro previste dal programma sono: IEC 448; IEC 365-5-523; CEI-UNEL 35024/1; CEI-UNEL 35024/2; CEI-UNEL 35026. mentre per la media tensione si utilizza la tabella CEI 17-11 (in media tensione il cavo viene scelto dal progettista ad una determinata sezione). Esse oltre a riportare la corrente ammissibile Iz in funzione del tipo di isolamento del cavo, del tipo di posa e del numero di conduttori attivi, riportano anche la metodologia di valutazione dei coefficienti di declassamento. La portata minima del cavo viene calcolata come:

II

kzn

min =

dove il coefficiente k ha lo scopo di declassare il cavo e tiene conto dei seguenti fattori: tipo di materiale conduttore; tipo di isolamento del cavo; numero di conduttori in prossimità compresi eventuali paralleli; eventuale declassamento deciso dall'utente. La sezione viene scelta in modo che la sua portata (moltiplicata per il coefficiente k) sia superiore alla Iz min. Gli eventuali paralleli vengono calcolati nell'ipotesi che essi abbiano tutti la stessa sezione, lunghezza e tipo di posa (vedi norma 64.8 par. 433.3), considerando la portata minima come risultante della somma delle singole portate (declassate per il numero di paralleli dal coefficiente di declassamento per prossimità). La condizione b) non necessita di verifica in quanto gli interruttori che rispondono alla norma CEI 23.3 hanno un rapporto tra corrente convenzionale di funzionamento If e corrente nominale In minore di 1.45 ed è costante per tutte le tarature inferiori a 125 A. Per le apparecchiature industriali, invece, le norme CEI 17.5 e IEC 947 stabiliscono che tale rapporto può variare in base alla corrente nominale, ma deve comunque rimanere minore o uguale a 1.45. Risulta pertanto che, in base a tali normative, la condizione b) sarà sempre verificata. Le condutture dimensionate con questo criterio sono, pertanto, protette contro le sovracorrenti. Integrale di Joule Dalla sezione dei conduttori del cavo deriva il calcolo dell'integrale di Joule, ossia la massima energia specifica ammessa dagli stessi, tramite la:

I t K S2 2 2⋅ = ⋅ La costante K viene data dalla norma 64-8/4 (par. 434.3), per i conduttori di fase e neutro e, dal paragrafo 64-8/5 (par. 543.1), per i conduttori di protezione in funzione al materiale conduttore e al materiale isolante. Per i cavi ad isolamento minerale le norme attualmente sono allo studio, i paragrafi sopraccitati riportano però delle note che permettono, in attesa di disposizioni diverse, la loro determinazione. I valori di K riportati dalla norma. Il calcolo delle cadute di tensione avviene vettorialmente. Per ogni utenza si calcola la caduta di tensione vettoriale lungo ogni fase e lungo il conduttore di neutro (se distribuito). Tra le fasi si considera la caduta di tensione maggiore che viene riportato in percentuale rispetto alla tensione nominale. Il calcolo fornisce, quindi, il valore esatto della formula approssimata:

( ) ( )cdt I k IL

R X sinVb cdt b

ccavo cavo

n

= ⋅ ⋅ ⋅ ⋅ + ⋅ ⋅1000

100cosϕ ϕ

15

con: kcdt=2 per sistemi monofase; kcdt=1.73 per sistemi trifase. I parametri Rcavo e Xcavo sono automaticamente ricavati dalla tabella UNEL in funzione al tipo di cavo (unipolare/multipolare) ed alla sezione dei conduttori; di tali parametri il primo è riferito a 80°C, mentre il secondo è riferito a 50Hz, ferme restando le unità di misura in /km. La cdt(Ib) è la caduta di tensione alla corrente Ib e calcolata analogamente alla cdt(Ib).

Se la frequenza di esercizio è differente dai 50 Hz si imposta Xcavo

fcavoX ⋅=′

50 . La caduta di tensione da monte a valle (totale) di una utenza è determinata come somma delle cadute di tensione vettoriale, riferite ad un solo conduttore, dei rami a monte all'utenza in esame, da cui, viene successivamente determinata la caduta di tensione percentuale riferendola al sistema (trifase o monofase) e alla tensione nominale dell'utenza in esame. Il programma è in grado di stabilire le cadute di tensione totali nel caso siano presenti trasformatori lungo la linea (per esempio trasformatori MT/BT o BT/BT). In tale circostanza, infatti, il calcolo della caduta di tensione totale tiene conto e della caduta interna nei trasformatori che della presenza di spine di regolazione del rapporto spire dei trasformatori stessi. Durante la fase di dimensionamento del cavo non viene tenuto conto di un eventuale limite sulla caduta di tensione. A tale scopo, sono disponibili due diversi modi di procedere per far rientrare la caduta di tensione entro limiti prestabiliti (limiti dati da CEI 64-8 par. 525), uno manuale ed uno automatico. Si possono o forzare le sezioni dei cavi o eseguire un algoritmo di calcolo che aumenta le sezioni dei cavi fino a portare tutte le cadute di tensione sotto i limiti. I parametri Rcavo e Xcavo, nel caso l’utenza abbia condotti in sbarre, sono sostituiti con i rispettivi parametri Rsbarra e Xsbarra. Dimensionamento dei conduttori di neutro La norma CEI 64-8 par. 524.2 e par. 524.3, prevede che la sezione del conduttore di neutro, nel caso di circuiti polifasi, può avere una sezione inferiore a quella dei conduttori di fase se sono soddisfatte le seguenti condizioni: il conduttore di fase abbia una sezione maggiore di 16 mm2; la massima corrente che può percorrere il conduttore di neutro non sia superiore alla portata dello stesso; la sezione del conduttore di neutro sia almeno uguale a 16mm2 se il conduttore è in rame e a 25 mm^2 se il conduttore è in alluminio. Nel caso in cui si abbiano circuiti monofasi o polifasi e questi ultimi con sezione del conduttore di fase minore di 16 mm2 se conduttore in rame e 25 mm2 se conduttore in allumino, il conduttore di neutro deve avere la stessa sezione del conduttore di fase. In base a tali criteri il programma gestisce tre metodi di dimensionamento del conduttore di neutro, mediante: determinazione in relazione alla sezione di fase; determinazione tramite rapporto tra le portate dei conduttori; determinazione in relazione alla portata del neutro. Il primo criterio consiste nel determinare la sezione del conduttore in questione secondo i seguenti vincoli dati dalla norma:

S mm S S

S mm S mm

S mm S S

f n f

f n

f n f

< =≤ ≤ => =

16

16 35 16

35 2

2

2 2

2

:

:

:

Il secondo criterio consiste nell'impostare il rapporto tra le portate del conduttore di fase e il conduttore di neutro, e il programma determinerà la sezione in base alla portata. Il terzo criterio consiste nel dimensionare il conduttore tenendo conto della corrente di impiego circolante nel neutro come per un conduttore di fase. E' comunque possibile modificare direttamente dalla gestione delle formazioni la sezione del neutro se il progettista lo ritiene opportuno. Dimensionamento dei conduttori di protezione Le norme CEI 64.8 par. 543.1 prevedono due metodi di dimensionamento dei conduttori di protezione:

16

determinazione in relazione alla sezione di fase; determinazione mediante calcolo. Il primo criterio consiste nel determinare la sezione del conduttore di protezione seguendo vincoli analoghi a quelli introdotti per il conduttore di neutro:

S mm S S

S mm S mm

S mm S S

f PE f

f PE

f PE f

< =≤ ≤ => =

16

16 35 16

35 2

2

2 2

2

:

:

:

Il secondo criterio determina tale valore con l'integrale di Joule. Attualmente il secondo metodo non è contemplato dal programma che altresì permette di determinare la sezione mediante il rapporto tra le portate del conduttore di fase e del conduttore di protezione. Come nel caso del neutro è possibile modificare direttamente la sezione del conduttore di protezione, se il progettista lo ritiene opportuno. Calcolo della temperatura dei cavi La valutazione della temperatura dei cavi si esegue in base alla corrente di impiego e alla corrente nominale tramite le seguenti espressioni:

( )

( )

T I TI

I

T I TI

I

cavo b ambiente cavob

z

cavo n ambiente cavon

z

= + ⋅

= + ⋅

α

α

2

2

2

2

espresse in °C. Esse derivano dalla considerazione che la sovratemperatura del cavo a regime è proporzionale alla potenza in esso dissipata. Il coefficiente αcavo è vincolato dal tipo di isolamento del cavo e dal tipo di tabella di posa che si sta usando. Fornitura della rete La conoscenza della fornitura della rete è necessaria per l'inizializzazione della stessa al fine di eseguire il calcolo dei guasti. Dal programma sono previsti tre diversi tipi di fornitura: in bassa tensione in media tensione ad impedenza nota in corrente continua I parametri trovati in questa fase servono per inizializzare il calcolo dei guasti, ossia andranno sommati ai corrispondenti parametri di guasto della utenza a valle. Noti i parametri alle sequenze nel punto di fornitura, è possibile inizializzare la rete e calcolare le correnti di cortocircuito secondo le norme CEI 11-25. Tali correnti saranno utilizzate in fase di scelta delle protezioni per la verifica dei poteri di interruzione delle apparecchiature. Bassa tensione Questa può essere utilizzata quando il circuito è alimentato alla rete di distribuzione in bassa tensione, oppure quando il circuito da dimensionare è collegato in sottoquadro ad una rete preesistente di cui si conosca la corrente di cortocircuito sul punto di consegna. I dati richiesti sono: tensione concatenata di alimentazione espressa in V; corrente di cortocircuito trifase della rete di fornitura espressa in kA (usualmente nel caso di fornitura ENEL 4.5-6 kA).

17

Da questi valori si determinata l'impedenza diretta corrispondente alla corrente di cortocircuito Icctrif, in m:

ZV

Icctrif

cctrif

=⋅

2

3

In base alla tabella fornita dalla norma CEI 17-5 che fornisce il cosccdi cortocircuito in relazione alla corrente di cortocircuito in kA, si ha: 50 0 2

20 50 0 25

10 20 0 3

6 10 05

4 5 6 0 7

3 4 5 08

15 3 0 9

15 0 95

< =< ≤ =< ≤ =

< ≤ =< ≤ =

< ≤ =< ≤ =

≤ =

I

I

I

I

I

I

I

I

cctrif cc

cctrif cc

cctrif cc

cctrif cc

cctrif cc

cctrif cc

cctrif cc

cctrif cc

cos .

cos .

cos .

cos .

. cos .

. cos .

. cos .

. cos .

φφφφφφφφ

da questi dati si ricava la resistenza alla sequenza diretta, in m:

R Zd cctrif cc= ⋅cosφ

ed infine la relativa reattanza alla sequenza diretta, in m:

X Z Rd cctrif d= −2 2

Per quanto riguarda i parametri alla sequenza omopolare saranno posti uguali ai rispettivi parametri alla sequenza diretta (R0=Rd, X0=Xd). Dalla conoscenza della corrente di guasto monofase Ik1, è possibile ricavare i valori dell’impedenza omopolare. Invertendo la formula:

( ) ( )20

20

21

22

3

XXRR

VI

dd

k

+⋅++⋅

⋅=

con le ipotesi ccX

Z

X

R ϕcos0

0

0

0 ⋅=, cioè l’angolo delle componenti omopolari uguale a quello delle

componenti dirette, si ottiene:

dcck

RI

VR ⋅−⋅⋅= 2cos

3

10 ϕ

( )1

cos

1200 −⋅=

cc

RXϕ

Infine dai valori delle correnti massime di guasto si ricavano i valori di cresta delle correnti (CEI 11-25 par. 9.1.1.):

I Ip k= ⋅ ⋅κ 2 max I Ip Neutro k Neutr ax1 12= ⋅ ⋅κ om I Ip PE k PE1 12= ⋅ ⋅κ max I Ip k2 22= ⋅ ⋅κ max

dove: κ ≈ + ⋅− ⋅

102 0 983

. . eR

Xd

d Vengono ora esposti i criteri di calcolo delle impedenze allo spunto dei motori sincroni ed asincroni, valori che sommate alle impedenze della linea forniscono le correnti di guasto che devono essere

18

aggiunte a quelle dovute alla fornitura. Le formule sono tratte dalle norme CEI 11.25 (seconda edizione 2001). Calcolo delle correnti minime di cortocircuito Il calcolo delle correnti di cortocircuito minime viene condotto come descritto nella norma CEI 11.25 par 2.5 per quanto riguarda: la tensione nominale viene moltiplicata per il fattore di tensione di 0.95 (tab. 1 della norma CEI 11-25); Per la temperatura dei conduttori ci si riferisce al rapporto Cenelec R064-003, per cui vengono determinate le resistenze alla temperatura limite dell’isolante in servizio ordinario dal cavo. Essa viene indicata dalla norma CEI 64-8/4 par 434.3 nella quale sono riportate in relazione al tipo di isolamento del cavo, precisamente: isolamento in PVC Tmax = 70°C isolamento in G Tmax = 85°C isolamento in G5/G7 Tmax = 90°C isolamento serie L rivestito Tmax = 70°C isolamento serie L nudo Tmax = 105°C isolamento serie H rivestito Tmax = 70°C isolamento serie H nudo Tmax = 105°C Da queste è possibile calcolare le resistenze alla sequenza diretta e omopolare alla temperatura relativa all'isolamento del cavo:

( )( )R R Td dmax max.= ⋅ + ⋅ −1 0 004 20

( )( )R R TNeutro Neutro0 0 1 0 004 20= ⋅ + ⋅ −. max

( )( )R R TPE PE0 0 1 0 004 20= ⋅ + ⋅ −. max Queste, sommate alle resistenze a monte, danno le resistenze minime. Valutate le impedenze mediante le stesse espressioni delle impedenze di guasto massime, si possono calcolare le correnti di cortocircuito trifase Ik1min e fase terra , espresse in kA:

IV

Z

IV

Z

IV

Z

IV

Z

kn

k

k Neutr inn

k Neutr ax

k PEn

k PE

kn

k

min

max

om

om

min

max

minmax

.

.

.

.

= ⋅⋅

= ⋅⋅

= ⋅⋅

= ⋅⋅

095

30 95

30 95

30 95

2

1

1

1

1

2

Scelta delle protezioni La scelta delle protezioni viene effettuata verificando le caratteristiche elettriche nominali delle condutture e di guasto; in particolare le grandezze che vengono verificate sono: corrente nominale, secondo cui la quale si è dimensionata la conduttura; numero poli, impostato; tipo di protezione, impostata; tensione di impiego, pari alla tensione nominale della utenza; potere di interruzione, il cui valore dovrà essere superiore alla massima corrente di guasto a monte dalla utenza Ikm max; taratura della corrente di intervento magnetico, il cui valore massimo per garantire la protezione contro i contatti indiretti (in assenza di differenziale) deve essere minore della minima corrente di guasto alla fine della linea (Imag max).

Verifica di selettività

19

Il programma permette di verificare la selettività tra protezioni mediante la sovrapposizione delle curve di intervento di tipo magnetotermico, eventualmente inseribili dall'utente. I dati forniti dalla sovrapposizione, oltre al grafico sono: Corrente Ia di intervento in corrispondenza ai massimi tempi di interruzione previsti dalla CEI 64.8: pertanto viene sempre data la corrente ai 5s (valido per le utenze di distribuzione o terminali fisse) e la corrente ad un tempo determinato tramite la tabella 41A della CEI 64.8 par 413.1.3. Fornendo una fascia di intervento delimitata da una caratteristica limite superiore e una caratteristica limite inferiore, il tempo di intervento viene dato in corrispondenza alla caratteristica limite inferiore. Tali dati sono forniti per la protezione a monte e per quella a valle; Tempo di intervento in corrispondenza della minima corrente di guasto: alla fine dell'utenza a valle: minimo per la protezione a monte (determinato sulla caratteristica limite inferiore) e massimo per la protezione a valle (determinato sulla caratteristica limite superiore); Rapporto tra le correnti di intervento magnetico: delle protezioni; Corrente al limite di selettività: ossia il valore della corrente in corrispondenza all'intersezione tra la caratteristica limite superiore della protezione a valle e la caratteristica limite inferiore della protezione a monte (CEI 23.3 par 2.5.14). Selettività: viene indicato se la caratteristica della protezione a monte si colloca sopra alla caratteristica della protezione a valle (totale) o solo parzialmente (parziale a sovraccarico se l'intersezione tra le curve si ha nel tratto termico). Selettività cronometrica: con essa viene indicata la differenza tra i tempi di intervento delle protezioni in corrispondenza delle correnti di cortocircuito in cui è verificata. Nelle valutazione si deve tenere conto delle tolleranze sulle caratteristiche date dai costruttori. Verifica della protezione a cortocircuito delle condutture Secondo la norma 64-8 par.434.3 "Caratteristiche dei dispositivi di protezione contro i cortocircuiti.", le caratteristiche delle apparecchiature di protezione contro i cortocircuiti devono soddisfare a due condizioni: il potere di interruzione non deve essere inferiore alla corrente di cortocircuito presunta nel punto di installazione (a meno di protezioni adeguate a monte); la caratteristica di intervento deve essere tale da impedire che la temperatura del cavo non oltrepassi, in condizioni di guasto in un punto qualsiasi, la massima consentita. La prima condizione viene considerata in fase di scelta delle protezioni. La seconda invece può essere tradotta nella relazione:

stmq

stmq

stmq

stmq

25.0ln10.026.0

10.0ln12.057.0

05.0ln12.079.0

02.0ln12.003.1

min

min

min

min

≥⋅+==⋅+==⋅+==⋅+=

ossia in caso di guasto l'energia specifica sopportabile dal cavo deve essere maggiore o uguale a quella lasciata passare dalla protezione. La norma CEI al par. 533.3 "Scelta dei dispositivi di protezioni contro i cortocircuiti" prevede pertanto un confronto tra le correnti di guasto minima (a fondo linea) e massima (inizio linea) con i punti di intersezione tra le curve. Le condizioni sono pertanto: a) Le intersezioni sono due: IccminIinters min (Quest’ultima riportata nella norma come Ia); IccmaxIinters max (Quest’ultima riportata nella norma come Ib). b) L'intersezione è unica o la protezione è costituita da un fusibile: IccminIinters min. e) L'intersezione è unica e la protezione comprende un magnetotermico: Icc maxIinters max. Il programma pertanto verifica le relazioni in corrispondenza del guasto, calcolato, minimo e massimo. Se la verifica non è positiva, vengono riportati i messaggi riferiti alle condizioni descritte. Nel caso in cui le correnti di guasto escano dai limiti di esistenza della curva della protezione il controllo non viene eseguito.

20

Note: La rappresentazione della curva del cavo è una iperbole con asintoti e la Iz dello stesso. La verifica descritta viene eseguita automaticamente soltanto in fase di inserimento delle protezioni. La verifica della protezione a cortocircuito eseguita dal programma consiste in una verifica qualitativa, in quanto le curve vengono inserite riprendendo i dati dai grafici di catalogo e non direttamente da dati di prova; la precisione con cui vengono rappresentate è relativa. Massima lunghezza protetta Il calcolo della massima lunghezza protetta viene eseguito mediante il criterio proposto dalla norma CEI 64-8 al paragrafo 533.3, secondo cui la corrente di cortocircuito presunta è calcolata come:

( )I

U

mL

S

ctoctoprot

f

= ⋅

⋅ ⋅ + ⋅

0 8

15 1

.

. maxρ

partendo da essa e nota la taratura magnetica della protezione è possibile calcolare la massima lunghezza del cavo protetta in base ad essa. Pertanto:

( )L

U

mI

S

protctocto

f

max

.

.= ⋅

⋅ ⋅ + ⋅

08

15 1ρ

Dove: U: è la tensione concatenata per i neutro non distribuito e di fase per neutro distribuito; rrrr: è la resistività a 20°C del conduttore;

m: rapporto tra sezione del conduttore di fase e di neutro (se composti dello stesso materiale); Imag: taratura della magnetica. Viene tenuto conto, inoltre, dei fattori di riduzione (per la reattanza): 0.9 per sezioni di 120 mm2; 0.85 per sezioni di 150 mm2; 0.8 per sezioni di 185 mm2; 0.75 per sezioni di 240 mm2; Per ulteriori dettagli vedi norma CEI 64-8 par.533.3 sezione commenti.

Riferimenti Normativi CEI 11-25 2001 IIa Ed. (EC 909): Correnti di cortocircuito nei sistemi trifasi in corrente alternata. Parte 0: Calcolo delle correnti. CEI 11-28 1993 Ia Ed. (IEC 781): Guida d'applicazione per il calcolo delle correnti di cortocircuito nelle reti radiali e bassa tensione. CEI 17-5 VIa Ed. 1998: Apparecchiature a bassa tensione. Parte 2: Interruttori automatici. CEI 23-3 IV Ed. 1991: Interruttori automatici per la protezione dalle sovracorrenti per impianti domestici e similari. CEI 33-5 Ia Ed. 1984: Condensatori statici di rifasamento di tipo autorigenerabile per impianti di energia a corrente alternata con tensione nominale inferiore o uguale a 660V. CEI 64-8 IVa Ed. 1998: Impianti elettrici utilizzatori a tensione nominale non superiore a 1000V in corrente alternata e a 1500V in corrente continua. IEC 364-5-523: Wiring system. Current-carring capacities. CEI UNEL 35023 1970: Cavi per energia isolati con gomma o con materiale termoplastico avente grado di isolamento non superiore a 4- Cadute di tensione. CEI UNEL 35024/1 1997: Cavi elettrici isolati con materiale elastometrico o termoplastico per tensioni nominali non superiori a 1000 V in corrente alternata e a 1500 V in corrente continua. Portate di corrente in regime permanente per posa in aria.

21

CEI UNEL 35024/2 1997: Cavi elettrici ad isolamento minerale per tensioni nominali non superiori a 1000 V in corrente alternata e a 1500 V in corrente continua. Portate di corrente in regime permanente per posa in aria. CEI UNEL 35026 2000: Cavi elettrici con materiale elastomerico o termoplastico per tensioni nominali di 1000 V in corrente alternata e 1500 V in corrente continua. Portate di corrente in regime permanente per posa interrata. — Dlgs 81/08;

— Legge 1.03.l9~8 n. 186: “Disposizioni concernenti la produzione di materiali, apparecchiature,

macchinari, installazione di impianti elettrici ed elettronici”; Legge 8.10.1977 n. 791:

“Attuazione della direttiva (lei consiglio delle Comunità Europee (n.73/23/CEE) relativa alle

garanzie di sicurezza che deve possedere il materiale elettrico destinato ad essere utilizzato

entro alcuni limiti di tensione”;

— Legge 37/08; — norma CEI 11-1: “Impianti di produzione, trasporto e distribuzione di energia elettrica. Nonne

generali”;

— norma CEI 11-17: “Impianti di produzione, trasporto e distribuzione di energia elettrica. Linee

in cavo”;

— nonna CEI 11-18: “Impianti di produzione, trasporto e distribuzione di energia elettrica.

Dimensionamento degli impianti in relazione alle tensioni”;

— norma CEI 64 – 8 IV edizione: “impianti elettrici utilizzatori a tensione nominale non superiore

a 1000 V in corrente alternata e a 1500 V in corrente continua”

— norma CEI 17-13/1: “Apparecchiature assiemate di protezione e di manovra per bassa

tensione” parte I.

— Norma CEI 17-13/2; CEI 17-13/3 ; CEI 17-13/4

— DM 26/08/92 (alimentazione servizi di sicurezza)

— Norma CEI 34-22 e CEI 34-21

— Norma CEI 64-12 ; Norma CEI 64-14 ; Norma CEI 23-51

Benestare, li ottobre 2016

I TECNICI Ing. Domenico Musolino

_________________________

Arch. Michele Morabito

_________________________

22

SCHEMI ED ELABORATI GRAFICI

Tipologie Prese

Simboli elettrici

Legende tavole impianto elettrico-telefonico

2

4

1 3

5

6

7

I TecniciIng. Domenico Musolino

Arch. Michele Morabito

Benestare, li ottobre 2016

P I A Z Z AM A T R I C E

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C O

M A

T R

I C

E

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I T

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R I

O E

M A

N U

E L

E

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I T

T O

R I

O E

M A

N U

E L

E

lava

gna

inte

ratti

va

sche

rmo

mot

oriz

zato

con

telo

bia

nco

server

schermo motorizzato con telo bianco

1 lavagnamagnetica;

Pianta Terra - Forza motrice tel- dati

Pianta piano seminterrato - Forza motrice tel- dati

Tavola impianto elettrico-telefonico: posizione e tipi di prese.

2

2

2

2

1 1

1

33

1

11

1

1 1

4

5

4

45

4

4 4 4 4

4

4

4

6 6

66

1

7

1

1 1

13

3

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sche

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mot

oriz

zato

con

telo

bia

nco

server

schermo motorizzato con telo bianco

1 lavagnamagnetica;

Pianta Terra Illuminazione ordinaria ed Emergenza

Pianta Seminterrato ordinaria ed Emergenza

Tavola impianto elettrico-telefonico: posizione corpi illuminanti e luci di emergenza.

I TecniciIng. Domenico Musolino

Arch. Michele Morabito

Benestare, li ottobre 2016

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sche

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zato

con

telo

bia

nco

server

schermo motorizzato con telo bianco

1 lavagnamagnetica;

Pianta Terra Illuminazione ordinaria ed Emergenza

Pianta Seminterrato ordinaria ed Emergenza

Tavola impianto elettrico-telefonico: posizione corpi illuminanti e luci di emergenza.

I TecniciIng. Domenico Musolino

Arch. Michele Morabito

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ratti

va

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zato

con

telo

bia

nco

server

schermo motorizzato con telo bianco

1 lavagnamagnetica;

Pianta sottotetto Impianto Elettrico

Impianto di messa a terra

Tavola impianto elettrico-telefonico: posizione corpi illuminanti e luci di emergenza; impianto di messa a terra.

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Arch. Michele Morabito

Benestare, li ottobre 2016

IM. - IMPIANTISTICA

ELABORATI

COMUNE DI BENESTARE

COMMITTENTE: AMMINISTRAZIONE COMUNALE DI BENESTARE

Geom. Domenico Armeni

(Provincia di Reggio Calabria)

Il Responsabile del Procedimento

Ing. Domenico MUSOLINOI TECNICI

PON SICUREZZA PER LO SVILUPPOProgramma Operativo Nazionale FESR "Sicurezza per lo sviluppo Obiettivo Convergenza 2007-2013"

"Progetto Locride - Centro educativo Don Milani" nel Comune di Benestare (RC)

Intervento di Restauro e Risanamento con riparazioni locali e rifunzionalizzazione del piano seminterrato di un fabbricato inmuratura nel centro storico di BENESTARE, da destinare a centro di aggregazione culturale denominato

“CENTRO EDUCATIVO DON MILANI”.

PROGETTO DEFINITIVO - ESECUTIVO

Arch. Michele MORABITO

Benestare ottobre 2016

IM.02 - Impianto di condizionamento - Relazione di calcolo - Elaborati grafici

Responsabile del Procedimento:Geom. Domenico Armeni

Progettisti:Ing. Domenico MusolinoArch. Michele Morabito

Coordinatore per la sicurezza in fase di progettazione edesecuzione:Ing. Domenico Musolino

Progettisti strutturali:Ing. Domenico MusolinoArch. Michele Morabito

RELAZIONE IMPIANTO DI CLIMATIZZAZIONE

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Capitolo 1 Descrizione generale

Premessa

Il presente documento di progetto, riporta le indicazioni progettuali per la realizzazione degli impianti di climatizzazione dei locali adibiti a centro di

aggregazione culturale denominato “ CENTRO EDUCATIVO DON MILANI”, sito nel comune di BENESTARE, provincia di REGGIO CALABRIA. Di seguito sono riportate le indicazioni delle necessità funzionali, dei requisiti e delle specifiche che dovranno essere presenti nell’intervento in modo che questo risponda alle esigenze della committenza e degli utilizzatori, identificando la specificazione delle opere generali e delle eventuali opere specializzate comprese nell’intervento. Il progetto è stato dimensionato tenendo conto della cubatura complessiva degli spazi del piano seminterrato (l’unico che verrà destinato alla nuova funzione), ma per ragioni economiche e per non alterare la natura dell’immobile, verrà realizzato solo in parte. Nella fattispecie si predisporrà l’impianto generale, ma si condizionerà solo la sala polifunzionale (verranno acquistate le macchine solo per questo ambiente). In fase esecutiva potranno essere esplorate nuove soluzioni volte all’ottimizzazione dei percorsi individuati e dei sistemi previsti, per non compromettere le murature, gli intonaci esistenti e per non pregiudicare la qualità percettiva degli spazi architettonici. Gli interventi oggetto di progetto sono riferiti ai seguenti impianti:

1. Riscaldamento e raffrescamento degli ambienti; 2. Ricambio di aria primaria.

Il riscaldamento e raffrescamento avverrà con sistema ad espansione diretta in pompa di calore. Il ricambio d’aria primaria con sistema forzato senza recupero, al fine di garantire l’espulsione dell’aria interna e immissione aria di rinnovo esterna ad integrazione del ricambio naturale.

IMPIANTO DI CLIMATIZZAZIONE Normativa tecnica da rispettare nella progettazione esecutiva L’impianto di climatizzazione da realizzare deve garantire il riscaldamento invernale ed il raffrescamento estivo degli ambienti. L’impianto sarà di tipo ad espansione diretta con volume di refrigerante variabile o flusso di refrigerante variabile a pompa di calore ad alta efficienza, con energia primaria: Elettrica.; Le norme da rispettare per la realizzazione dell’impianto in appalto vengono di seguito richiamate:

• UNI 10339 - Impianti aeraulici al fini di benessere.

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• UNI 10381-1-2 Impianti aeraulici.

• UNI ENV 12097, - 30-04-99 Ventilazione – reti e condotte.

• UNI EN 378-1, - 30-11-96 Impianti di refrigerazione e pompe di calore.

• UNI 8062, - 31-07-80 - Gruppi di termoventilazione.

• UNI 7940-2 – Ventilconvettori.

• D.P.R 27/04/1955 n° 547

• D.P.R. 26/08/1993 n° 412

• Regolamento edilizio comunale e norme comunali di igiene

• D.M. 12.12.1985 “Norme tecniche relative alle tubazioni e relative circolari di integrazione e chiarimenti;” • Norme UNI EN 1057 “ rame e leghe di rame. Tubazioni rotonde di rame senza saldatura per acqua e gas nelle applicazioni sanitarie e di riscaldamento”

Dati generali e climatici

Località: BENESTARE Q s. l. m.: 250 Latitudine Nord: 38° 11’ Longitudine Est: 16° 8’ Località di riferimento: Reggio Calabria Condizioni Esterne Dati Invernali Temperatura esterna di riferimento: 3 °C Gradi giorno: 1007 Zona climatica: C Periodo di riscaldamento: 15 novembre al 31 marzo Ore di riscaldamento 10 Categoria edificio: E. 4 (1) Condizioni Interne

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Dati invernali Temperatura ambiente: 20 °C Potenze Endogene Illuminazione: 20W/mq Condizioni Esterne Estive Dati estivi Temperatura esterna di riferimento: 34 °C Umidtà relativa 75% 1.2.d - Condizioni Interne estive Dati estivi Temperatura ambiente: 28 °C Umidità relativa 50% Potenze Endogene Illuminazione: 15-20 W/mq

IMPIANTO DI CLIMATIZZAZIONE Relazione descrittiva

L’impianto per la climatizzazione estate-inverno, sarà realizzato con sistema in ad espansione diretta e pompa di calore, dotato di tecnologia INVERTER. Il sistema sarà localizzato in 3 zone, indipendenti, con i relativi ambienti al piano seminterrato del fabbricato oggetto d’intervento così suddivise ZONA 13-14: sala polifunzionale. ZONA 11: aula laboratorio cinematografico. ZONA 12: aula computer. Le unità interne per la climatizzazione sono del tipo mobiletto a pavimento.

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Dispersioni termiche piano seminterrato Si prevede la presenza media di 30 persone.

Carichi termici sensibili 24,0 KW

Carichi termici latenti 13 KW

Carico termico totale 36,5 KW

DISTRIBUZIONE IMPIANTO

ZONA Ambiente Potenza unitaria

Superfice m2

tipo quantità

Piano seminterrato

11 5,0 kw 28,26 pavimento 1

12 5,0 kw 27,17 pavimento 1

13-14 5,0 kw 62,9 pavimento 3

Potenze elettriche impegnate. Per la climatizzazione si prevede un impegno di potenza elettrica pari a: 10 KW. Magnetotermico consigliato per ogni unità esterna 32 A.

IMPIANTO D’ARIA PRIMARIA

Descrizione generale impianto

Il presente è parte integrante del progetto esecutivo per il ricambio d’aria primaria eseguito con recuperatore di calore. Il ricambio deve essere garantito nei locali ove vi soggiornano persone.

Ricambio aria

Zona piano seminterrato – ricambio naturale.

Zona piano terra : ricambio naturale.

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Capitolo 2

DISCIPLINARE TECNICO

Descrizione e Caratteristiche tecniche delle apparecchiature

UNITA’ ESETRNE Il sistema VRV o VRF Inverter R-410° a pompa di calore, sono apparecchiature che permettono di collegare fino a 8 unità interne. Potenza frigorifera 15,5 KW Potenza termica 18,0 KW COP 4.03 EER 3.43 Alimentazione: 230 V, 50 Hz. Dislivello massimo fra unità interna ed esterna di m (in caso di motocondensante al di sopra dell’unità interna), e di 40 m (in caso di motocondensante al di sotto dell’unità interna). Flessibilità di installazione grazie al ridotto ingombro, ad una lunghezza massima delle tubazioni di 100 m. Minimo livello di pressione sonora pari a 45 dB(A). Struttura autoportante in acciaio, con trattamento per resistenza alla corrosione. Attacchi delle tubazioni del refrigerante del tipo a saldare. Non necessita di basamenti per l'installazione. Batteria di scambio costituita da tubi di rame e pacco di alette in alluminio con trattamento anticorrosivo. Ventilatori elicoidali, ad espulsione orizzontale dell'aria azionato da motore elettrico con controllo inverter. Pressione statica esterna standard pari a 78 Pa. Livello di pressione sonora non superiore a 66 dBA. Funzione Silent-Mode di serie, con cui è possibile impostare più livelli di funzionamento a bassa rumorosità. Compressore ermetico a spirale orbitante di tipo scroll con motore azionato da inverter, capacità di parzializzazione dal 3% al 100% della potenza erogata. Possibilità di funzionamento dell'impianto anche in caso di avaria di un compressore, tramite la funzione di Back-up.

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Campo di funzionamento: in raffreddamento da -5°CBS a 43 ° CBS, in riscaldamento da -20°CBU a 15.5° CBU. Funziona automatica per la carica del refrigerante che provvede autonomamente al calcolo del quantitativo necessario e alla sua carica all'interno del circuito. Funzione automatica per la verifica periodica del contenuto di gas nel circuito. UNITA’ INTERNE MOBILETTO A PAVIMENTO Unità a pavimento con design caratterizzato da linee semplici e superfici piatte che conferiscono eleganza e modernità all’estetica e permettono di abbinarle perfettamente ad ogni tipo di arredamento.

Potenza frigorifera 5 kW Potenza termica 6 kw COP 4,3 EER 6,5

Comfort programmabile: la temperatura desiderata all’ora desiderata. Timer settimanale, provvisto di 4 differenti programmazioni su ciclo giornaliero.

Il filtro antibatterico ad alta efficienza agli ioni d’argento in dotazione è in grado di garantire aria ancora più pulita e salubre. Uno speciale catalizzatore posto sul filamento del filtro cattura e favorisce la decomposizione delle sostanze allergeniche normalmente presenti negli ambienti.

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Documentazione e certificazioni

⇒ Documentazione

I Certificazione di conformità CE del macchinario; I Certificato di collaudo prima installazione; I Dichiarazione di conformità ; I Manuale di uso e manutenzione completo di disegni esplosi e lista delle parti di ricambio consigliate.

⇒ Certificazioni

Nell’ottica del risparmio energetico e per dare maggiore visibilità e comprensione sul consumo elettrico dei climatizzatori, il costruttore dovrà apporre le etichette in ottemperanza alla legge (2002/31) su tutte le apparecchiature. Su tutte le specifiche tecniche dei climatizzatori e sui modelli installati deve essere applicata una lettera di riferimento (massima efficienza energetica A, minima efficienza energetica G); questa “lettera” è calcolata in funzione del Coefficient of Performance (COP) o Energy Efficient Ratio (EER) con l’aiuto della tabella

riassuntiva.

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Tubazioni Tubi in rame “ricotto”

Tubazioni di rame “ricotto”, a secondo dei diametri previsti nel progetto, preisolato secondo legge 10/91 con rivestimento tubolare espanso a celle chiuse a bassissima densità senza CFC, esente da residui ammoniacali, conduttività termica a 40°C I 0,040 W/m°C, a finitura esterna corrugata colorata, conforme alla norma UNI EN 1057, con purezza CU 99,9%; resistenza al fuoco classe 1; temperatura di esercizio –30°CI+95°C; Tubi e raccordi verranno tra loro assemblati mediante brasatura. Raggio minimo di curvatura, ottenuta con piegatubi a freddo, pari a 6 diametri. Le tubazioni, in rame del tipo C1220, avranno le seguenti caratteristiche: Diametro esterno 6,5 mm Spessore 0,8 mm In rotoli precoibentati Diametro esterno 9,5 mm Spessore 0,8 mm In rotoli precoibentati Diametro esterno 12,7 mm Spessore 0,8 mm In rotoli precoibentati Diametro esterno 15,9 mm Spessore 1,0 mm In rotoli precoibentati Diametro esterno 19,1 mm Spessore 1,0 mm In rotoli precoibentati Diametro esterno 22,00 mm Spessore 1 mm a barre, da coibentare. Tutte le tubazioni verranno fornite e poste in opera complete dei sostegni, ottenuti mediante staffe in profilato d’acciaio, e degli opportuni fissaggi. A tale scopo si raccomanda che, per mantenere il corretto allineamento delle tubazioni, il distanziamento degli staffaggi dovrà essere opportunamente determinato sulla base del diametro delle tubazioni stesse. Le tubazioni dovranno sopportare le pressioni e temperature che si possono verificare in esercizio. Evitare la formazione di coppie elettrolitiche all'interconnessione fra le tubazioni ed i componenti principali ed accessori, che possano provocare danni all'impianto. Le saldature dovranno essere effettuate in atmosfera di azoto. Le tubazioni correnti in copertura saranno posate all’interno di una passerella in lamiera di acciaio zincato di adeguato spessore, chiusa da un apposito coperchio che ne consenta la protezione meccanica e dagli agenti atmosferici. Preventivamente all’accensione dei sistemi, la ditta esecutrice dei lavori dovrà eseguire: I “Lavaggio” della rete di distribuzione frigorigena con azoto secco; I Prove di tenuta della rete di distribuzione frigorigena con azoto secco a pressione pari a quella di progettazione verificando che la pressione di carico non scenda per un periodo di almeno 24 ore; I Depressurizzazione della rete di distribuzione frigorigena fino alle condizioni di vuoto (almeno –755 mm Hg); I Rabbocco del gas refrigerante e verifica della corretta quantità di refrigerante come da manuale di installazione della casa di fornitura delle apparecchiature per il condizionamento

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Targhette e fascette di identificazione

Apparecchiature, macchinari e componenti di impianto in genere dovranno essere identificati univocamente con preciso riferimento alle tavole di progetto aggiornate. A questo scopo: I tutte le apparecchiature come: Motocondensanti, Unità di trattamento aria, ventilatori, ecc., saranno dotate di targhetta di identificazione che ne indichi i dati dimensionanti e l’idem riportato negli schemi di riferimento; I tutte le tubazioni che fanno capo a collettori saranno dotate di targhetta di identificazione del circuito servito; i vari circuiti devono essere numerati; I per tutte le tubazioni e le canalizzazioni dovrà essere permesso il riconoscimento del fluido contenuto ed il suo senso di circolazione attraverso fasce colorate e frecce; le fasce (larghezza minima 5 cm) e le frecce (lunghezza minima 30 cm) saranno posizionate almeno ogni 10 metri e comunque in corrispondenza di ogni intercettazione e/o diramazione; I le fasce di identificazione saranno realizzate con il colore relativo riportato nella tabella UNI 5634-65; I le targhette di identificazione dovranno essere in alluminio o in plastica rigida, con diciture incise e testo da definire con la D.L.; dovranno essere fissate a viti su piastrina di supporto con tondino di sostegno da applicare all'apparecchiatura o alla tubazione; I le tabelle di identificazione (colori-fluidi, sigle, numerazioni) dovranno essere conservate nella centrale principale in apposita bacheca.

Tubazioni di scarico della condensa

Le tubazioni utilizzate per lo scarico della condensa dovranno essere in PVC rigido, tipo UNI 301. I raccordi delle tubazioni in PVC dovranno essere, con giunzioni a bicchiere. La rete sub orizzontale che collega le singole macchine al montante verticale sarà realizzata con tubazioni del diametro I 32 mm, che scaricheranno nelle colonne di scarico dei bagni o all’esterno nei pluviali;. Le condotte sub orizzontali per lo scarico della condensa dovranno mani mantenere una pendenza di almeno >1,0% per consentire il corretto deflusso delle acque.

Coibentazioni tubazioni

La coibentazione delle tubazioni dovrà essere realizzata con materiale isolante flessibile estruso a celle chiuse, a base di caucciù vinilico sintetico espanso, avente le seguenti caratteristiche tecniche: conduttività termica utile a Tm = 0 °C: 0,040 W/mK fattore di resistenza alla diffusione del vapore: I I 5000 reazione al fuoco in Classe 1 con omologazione del Ministero dell’Interno marchio e/o dichiarazione di conformità (DM 26/06/84 art. 2.6-2.7) Gli spessori della coibentazione dovranno rispettare le prescrizioni del DPR n. 412 del 26/08/1993 e comunque dovranno essere non inferiori a 10 mm. La coibentazione delle tubazioni percorse da fluido a bassa temperatura dovrà prevedere un’adeguata barriera al vapore. Nelle zone di appoggio dovranno essere previsti

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anelli o semianelli di legno o sughero ad alta densità, tali anelli dovranno poggiare su gusci in lamiera posti all'esterno della tubazione isolata.

Prove e collaudi

In corso d'opera potranno essere eseguite tutte quelle verifiche e prove ritenute opportune dalla D.L. Dette verifiche e prove verranno eseguite in contraddittorio e dovranno essere verbalizzate. Le verifiche e le prove preliminari si dovranno in ogni caso effettuare durante l'esecuzione dei lavori, in modo che risultino completate prima della dichiarazione di ultimazione dei medesimi. Nel caso di esito sfavorevole di prove e verifiche, esse andranno ripetute, previa l'esecuzione delle necessarie riparazioni e ripristini, fino ad esito positivo delle prove e verifiche stesse. Gli strumenti, le apparecchiature e quanto altro sia necessario all'esecuzione delle prove dovranno essere forniti dall'Impresa. Il collaudo degli impianti di riscaldamento e condizionamento invernale si deve effettuare durante la prima stagione invernale successiva all’ultimazione dei lavori. Analogamente il collaudo degli impianti di condizionamento estivo dovrà essere effettuato durante la stagione estiva successiva all’ultimazione dei lavori In genere quindi il collaudo degli impianti di condizionamento sarà effettuato durante un periodo di un anno a decorrere dall’ultimazione dei lavori per tutti i periodi stagionali nei quali è previsto che l’impianto debba funzionare. Agli effetti del collaudo ed esercizio degli impianti valgono le seguenti prescrizioni: a) quale valore della temperatura esterna nei riguardi dell’impianto di riscaldamento e di condizionamento invernale si deve assumere quello rilevato a mezzo di un termometro posto a due metri di distanza a nord dell’edificio e schermato in modo da evitare l’influenza di effetti particolari esercitati dall’edificio stesso e dagli oggetti circostanti; b) per temperatura esterna media dell’aria, in un determinato giorno, si deve assumere la media aritmetica della temperatura massima, di quella minima, di quella delle ore 8,00 e di quella delle ore 19,00, misurate come sopra detto. Qualora nel giorno del collaudo si verifiche una temperatura esterna diversa da quelle di progetto per un valore superiore a 3°C, il collaudo dovrà essere rinviato; c) quale valore della temperatura esterna agli effetti del collaudo degli impianti di condizionamento estivo si deve assumere quello rilevato alle ore 14,00 del giorno; d) quale temperatura dei locali si deve assumere quella rilevata al centro degli stessi ad un altezza di 1,5 m dal pavimento; e) le condizioni di regime dell’impianto si intendono raggiunte quando: f) la temperatura dei locali è pari a quella di progetto indicata nella relazione tecnica con una tolleranza di 1°C g) l’umidità relativa è pari a quella di progetto indicata nella relazione tecnica con una tolleranza del 5% h) i valori di rinnovo dell’aria sono pari a quelli di progetto indicati nella relazione tecnica con una tolleranza del 2% i) il collaudo degli impianti si deve eseguire dopo il funzionamento continuativo degli impianti alle condizioni di regime per almeno 7 giorni in ciascuna delle condizioni di progetto (invernali ed estive)

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l) il collaudo dovrà essere eseguito in contraddittorio tra l’impresa appaltatrice e l’ufficio del direttore dei lavori; m) dopo il collaudo l’impianto a funzionamento intermittente deve raggiungere le condizioni di regime entro il periodo massimo di 3 ore n) il certificato di collaudo sarà rilasciato a valle dell’esito positivo delle prove di cui sopra ed il funzionamento di altri 3 giorni dell’impianto. Nel seguito vengono indicati gli step preliminari al collaudo stesso e i controlli di fine montaggio.

2.20 - Verifica preliminare.

E' intesa ad accertare che la fornitura dei materiali offerti e delle apparecchiature corrisponda, quantitativamente e qualitativamente, alle prescrizioni contrattuali e che la posa in opera sia stata eseguita secondo quanto previsto dalle prescrizioni tecniche. Dovrà essere effettuata, per lotti, prima della chiusura di tracce e cavedi e della posa delle coibentazioni.

2.21 - Prova di tenuta e disitratazione sottovuoto delle tubazioni.

Prima di caricare il circuito con il gas e liquido è necessario effettuare la seguente prova: 1)estrarre l’aria presente nel circuito con una pompa a vuoto per 2 ore; 2)introdurre nel circuito azoto anidro e portare la pressione fino a 0.05MPa; 3)ricreare il vuoto e portare la pressione fino a -100KPa; 4)controllare che dopo 2 ore la pressione sia rimasta costante e non abbia subito variazioni; La linea del gas e del liquido devono avere una pressione interna non superiore a 4,0MPa (40 bar); la prova è superata se viene mantenuta la pressione per almeno 24 ore. La prova dovrà essere effettuata prima della chiusura di tracce e cavedi e della posa delle coibentazioni e comunque sempre prima di effettuare le prove di cui ai punti seguenti. L'esito della prova sarà ritenuto positivo quando non si verificheranno perdite o deformazioni permanenti delle tubazioni.

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CONCLUSIONI

Documentazione finale

L’Appaltatore dovrà consegnare alla committente le dichiarazioni di conformità con indicati i materiali e apparecchiature utilizzate, i certificati di prima accensione di ogni singola macchina, certificato di collaudo di collaudo, i manuali e le norme di manutenzione e conduzione di apparecchiature e impianti in versione finale come costruito.

Addestramento del personale di conduzione impianti Il personale di conduzione degli impianti, nominato dalla Committente, avrà facoltà di essere presente, come osservatore, durante la taratura e l’avviamento degli impianti. La documentazione tecnica, in particolare i manuali di manutenzione e conduzione, dovranno essere forniti dall’Appaltatore almeno 15 giorni prima dell’inizio delle operazioni. L’Appaltatore dovrà inoltre provvedere ad un adeguato addestramento del personale di conduzione e in particolare dovrà essere dato rilievo a: contenuto della documentazione tecnica e dei manuali; procedura da attuare per l’esercizio degli impianti e in particolare le operazioni

per la modifica dei regimi di funzionamento (p.es. estivo-invernale, ecc.); livelli di tolleranza accettabili nella taratura di strumenti e organi di controllo; procedure di emergenza; modalità di registrazione di interventi di manutenzione, guasti, sostituzione parti

usurate o rotte, ecc.). L’Appaltatore si impegna inoltre a fornire tutta l’assistenza tecnica necessaria al corretto esercizio dell’impianto per l’intera durata del periodo di garanzia. COLLAUDO FINALE

Una volta eseguite le operazioni preliminari si procederà al collaudo, che avrà lo scopo di accertare il perfetto funzionamento dell'impianto e la rispondenza a quanto prescritto e come specificato nei rispettivi paragrafi di questa relazione tecnica. Dove possibile per i collaudi varranno le norme UNI vigenti relative.

TABELLA CALCOLI

Q aff. altri carichi

vol/h m3/h 120 W/Pers unitario tot W/mc W in migliaia

LOCALE 11 7,99 Kw 27531 BTU 86 W/mq 283 W/mq 28,26 mq 3,30 m 93,26 mc 5 2,5 233,1 600 W 3497 W 0% 3497 W 20 W 565 W 25 W 2331 W 1000

LOCALE 12 8,25 Kw 28403 BTU 92 W/mq 304 W/mq 27,17 mq 3,30 m 89,66 mc 5 2,5 224,2 600 W 3362 W 0% 3362 W 20 W 543 W 25 W 2242 W 1500

LOCALE 13-14 20,70 Kw 71282 BTU 110 W/mq 329 W/mq 62,90 mq 3,00 m 188,70 mc 20 4 754,8 2400 W 11322 W 0% 11322 W 20 W 1258 W 25 W 4718 W 1000

superficie volumeAltezzaCarico Termico VOLUMETRICO

Q atm.

15,00 W/mc

Q. area/est. Con recupero entalpico

Area/est.

Carico termico metodo 4 Q

Ambiente Carico Termico TOTALECarico Termico SUPERFICIALE

Persone Q elettrico

Benestare, li ottobre 2016 I TECNICI

Ing. Domenico Musolino

_________________________

Arch. Michele Morabito

_________________________

SCHEMI ED ELABORATI GRAFICI

V I C

O

M

A

T

R

I C

E

V I A

V

I T

T

O

R

I O

E

M

A

N

U

E

L E

Pianta piano seminterrato (Quota taglio -2,33/-1,33)

UNITA' ESTERNA COOL 15,5 KWtipo PUMY - P 140 - 220 V, 50 Hz

UNITA' INTERNE tipoMFZ-J50 , 5 KW COOL

UNITA' INTERNE tipoMFZ-J50 , 5 KW COOL UNITA' INTERNE tipo

MFZ-J50 , 5 KW COOL

UNITA' INTERNE tipoMFZ-J50 , 5 KW COOL

UNITA' INTERNE tipoMFZ-J50 , 5 KW COOL

+0,56

- 4,03

- 3,41

Livello piazza Matrice

DATI TECNICI

UNITA' ESTERNA

Tipo: POMPA DI CALORE

Tecnologia: INVERTER

Potenza frigorifera 15,5 KW

Potenza termica 18,0 KW

EER 3,43

COP 4,03

Attacchi gas 15,5 mm

Attachi liquido 9,52 mm

disdivello max 40 m

lunghezza max 100 m

GAS 410 A

quantità 4,8 Kg

UNITA' INTERNA

Tipo MOBILE A PAVIMENTO

Potenza frigorifera 5 KW

Potenza termica 6 KW

Pianta piano terra

1050 mm

1338 m

m

750 mm

600 m

m

Impianto di condizionamento: schema impianti e posizionamento macchine

I Tecnici

Ing. Domenico Musolino

Arch. Michele Morabito

Benestare, li ottobre 2016

UNITA' ESTERNA COOL 15,5 KWtipo PUMY - P 140 - 220 V, 50 Hz

UNITA' ESTERNA COOL 15,5 KWtipo PUMY - P 140 - 220 V, 50 Hz

UNITA' INTERNE tipo MFZ-J50 , 5 KW COOL

UNITA' INTERNE tipo MFZ-J50 , 5 KW COOL

LOCALE 13-14

LOCALE 12 LOCALE 11

LINEE FRIGORIFERE - GAS 15,88 mm - liquido 9,52 mm

LINEE FRIGORIFERE - GAS 15,88 mm - liquido 9,52 mm

Comando a bordo macchina

Schema meccanico

I Tecnici

Ing. Domenico Musolino

Arch. Michele Morabito

Benestare, li ottobre 2016

IM. - IMPIANTISTICA

ELABORATI

COMUNE DI BENESTARE

COMMITTENTE: AMMINISTRAZIONE COMUNALE DI BENESTARE

Geom. Domenico Armeni

(Provincia di Reggio Calabria)

Il Responsabile del Procedimento

Ing. Domenico MUSOLINOI TECNICI

PON SICUREZZA PER LO SVILUPPOProgramma Operativo Nazionale FESR "Sicurezza per lo sviluppo Obiettivo Convergenza 2007-2013"

"Progetto Locride - Centro educativo Don Milani" nel Comune di Benestare (RC)

Intervento di Restauro e Risanamento con riparazioni locali e rifunzionalizzazione del piano seminterrato di un fabbricato inmuratura nel centro storico di BENESTARE, da destinare a centro di aggregazione culturale denominato

“CENTRO EDUCATIVO DON MILANI”.

PROGETTO DEFINITIVO - ESECUTIVO

Arch. Michele MORABITO

Benestare ottobre 2016

IM.03 - Impianto idrico-sanitario - Relazione di calcolo - Elaborati grafici

Responsabile del Procedimento:Geom. Domenico Armeni

Progettisti:Ing. Domenico MusolinoArch. Michele Morabito

Coordinatore per la sicurezza in fase di progettazione edesecuzione:Ing. Domenico Musolino

Progettisti strutturali:Ing. Domenico MusolinoArch. Michele Morabito

RELAZIONE TECNICA IMPIANTO DI SCARICO ACQUE NERE

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SOMMARIO

Capitolo 1 – RELAZIONE GENERALE ............................................................................ 2

1.1 Premessa .................................................................................................................. 2

1.2 Descrizione rete acque nere ................................................................................ 2

Capitolo 2 – DISCIPLINARE TECNICO ......................................................................... 4

2.1 – Premessa generale .............................................................................................. 4

2.2 – indicazione per la progettazione ...................................................................... 5

2.3 – modalità di posa .................................................................................................. 8

2.4 – Isolamento degli scarichi ................................................................................. 10

2.5 – Riferimenti ........................................................................................................... 11

2.6 – Valori di riferimento ........................................................................................... 12

2.7 – Metodo di calcolo ............................................................................................ 15

2.8 – PROVE E VERIFICHE GNERALI ........................................................................... 16

2.9 - Documentazione ............................................................................................... 16

2.10 – Prescrizioni finali ............................................................................................... 16

Capitolo 2 – DISCIPLINARE TECNICO ...................................................................... 17

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Capitolo 1 – RELAZIONE GENERALE 1.1 Premessa Il presente documento di progetto, riporta le indicazioni progettuali per la realizzazione degli impianti d scarico delle acque nere a servizio dei locali dell’edificio da destinare a centro di aggregazione culturale denominato “ CENTRO EDUCATIVO DON MILANI”, nel comune di Benestare. Di seguito sono riportate le indicazioni delle necessità funzionali, dei requisiti e delle specifiche che dovranno essere presenti nell’intervento in modo che questo risponda alle esigenze della committenza e degli utilizzatori, identificando la specificazione delle opere generali e delle eventuali opere specializzate comprese nell’intervento. Il documento si sviluppa secondo la seguente struttura:

RELAZIONE GENERALE – nella quale sono riportate le descrizioni generali dell’impianto, ovvero come è strutturato all’interno dell’edificio, e quali sono le parti componenti dello stesso, nonché il dimensionamento di tutte le parti componenti.

DISCIPLINARE TECNICO – nel quale sono riportate le linee guida per la realizzazione dell’impianto, l’impiego dei materiali e i metodi di calcolo da utilizzare.

RELAZIONE di CALCOLO – nella sono riporti i risultati di calcolo, ovvero sono giustificate le scelte dimensionali con allegati tutti i calcoli effettuati.

1.2 Descrizione rete acque nere L’opera da realizzare riguarda la costruzione della rete di scarico acque nere a servizio dei locali della centro polifunzionale di seguito denominate:

1) Dorsali (o collettori) principali esterne. 2) Dorsali (o collettori) principali interni. 3) Colonne.

La tubazione sarà realizzata in PVC idonea per il tipo di applicazione. I diametri previsti sono:

• non inferiori a 110 mm per le dorsali, • 40 mm per lavabi; • 110 mm per i WC • 160 mm per la camera d’innesto alla rete stradale.

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Sono inoltre previsti l’installazione di pozzetti di raccordo e punti d’ispezione. Ulteriori specifiche Vedi disegni tecnici. Indagine del sottosuolo Sono previste le opere di realizzazione della rete di scarico della acque meteoriche nel sottosuolo e perciò sono state eseguite delle indagini idrogeologiche che hanno evidenziato la falda acquifera ad una quota non inferiore 4 metri. Pertanto non v’è nessun impedimento alla posa di detta rete.

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Capitolo 2 – DISCIPLINARE TECNICO

2.1 – Premessa generale Per sistema di scarico si definisce l’insieme di più impianti ed apparecchiature in grado di fornire prestazioni complete. Un sistema di scarico include pertanto le diramazioni, le colonne ed i collettori per il convogliamento delle acque usate, le colonne di ventilazione primaria, le diramazioni e le colonne di ventilazione secondaria e gli eventuali impianti di sollevamento delle acque sotto quota. Pertanto si intende quell’insieme di tubazioni, raccordi ed apparecchiature necessarie a ricevere, convogliare e smaltire le acque usate, acque la cui natura è modificata per effetto della loro utilizzazione e sono suddivisibili in acque fecali nere, acque saponose bianche ed acque grasse. Per sistema di scarico si definisce l’insieme di più impianti ed apparecchiature in grado di fornire prestazioni complete. Un sistema di scarico include pertanto le diramazioni, le colonne ed i collettori per il convogliamento delle acque usate, le colonne di ventilazione primaria, le diramazioni e le colonne di ventilazione secondaria e gli eventuali impianti di sollevamento delle acque sotto quota. Pertanto si intende quell’insieme di tubazioni, raccordi ed apparecchiature necessarie a ricevere, convogliare e smaltire le acque usate, acque la cui natura è modificata per effetto della loro utilizzazione e sono suddivisibili in acque fecali nere, acque saponose bianche ed acque grasse. Tutti i fabbricati con presenza continua di persone devono essere dotati di un sistema di scarico delle acque usate. Tale sistema di tubazione deve permettere il corretto deflusso delle acque ed il loro convogliamento alla rete fognaria; deve essere indipendente dal sistema di acque meteoriche (almeno sino al punto di raccolta) e da quelli destinati al convogliamento di altri liquidi (scarichi di laboratorio, macchinari industriali, condense dei condizionatori d’aria, ecc..). Caratteristiche importanti per un regolare deflusso sono: • rapidità di scarico • assenza di deposito di residui • tenuta idraulica e dei gas • reintegro dell’aria trascinata o spinta durante il deflusso • giusto rapporto tra la portata di scarico e diametro interessato onde evitare il riempimento dell’intera sezione. Il deflusso dell’acqua nell’impianto deve avvenire per gravità atmosferica: ne consegue che i liquami scendono per proprio peso. Pertanto tutte le diramazioni di scarico non verticali, definite come parti di impianto a sviluppo orizzontale di connessione fra i raccordi dei singoli apparecchi e le colonne, devono essere disposte con pendenza verso l’efflusso. Il dimensionamento delle condotte deve essere eseguito con diametri appropriati onde evitare ostruzioni dei condotti che provocherebbero

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emissioni di odori verso i locali abitati, elevata rumorosità di scarico, ritorni di schiuma. Una sezione scarsa impedisce lo scarico ma una sezione eccessiva favorisce la formazione di incrostazioni e sedimenti con progressiva riduzione di sezione e possibilità di intasamento: con un diametro appropriato si assicura un regolare smaltimento dei liquami i quali esercitano azione autopulente sulle pareti interne Il tipo di disposizione ed esecuzione delle condotte di collegamento e di canalizzazione, il carico di materie solide e schiumose degli apparecchi sanitari allacciati sono altri elementi da considerare e che possono condizionare il buon funzionamento di un impianto. Condizione primaria per il buon funzionamento di un impianto di scarico è il costante mantenimento della chiusura d’acqua nei sifoni: perché ciò avvenga occorre che gli sbalzi di pressione che si producono nell’impianto, durante i processi di scarico, siano il più possibile controllati e limitati. Oltre alla forma delle diramazioni ed ai motivi sopra accennati, anche la quantità d’aria presente nelle condotte può influenzare gli sbalzi di pressione: a tale proposito, all’impianto vengono collegate tubazioni che permettono, attraverso una presa ed uno sbocco, una continua circolazione d’aria. Tale sistema di ventilazione ha pertanto una doppia funzione: consentire una efficace aerazione e contribuire di conseguenza al mantenimento delle pressioni del sistema di scarico. Per completare, un sistema di scarico, deve pertanto essere progettato ed installato in modo da consentire:

• la facile e rapida manutenzione periodica di ogni sua parte; • la possibilità di sostituzione, anche a distanza di tempo, di ogni parte

senza interventi distruttivi nei confronti di altri elementi della costruzione; l’estensione del sistema, quando richiesto, ed il suo facile collegamento ad altri sistemi analoghi. 2.2 – indicazione per la progettazione Caratteristiche importanti per un regolare deflusso sono: • rapidità di scarico • assenza di deposito di residui • tenuta idraulica e dei gas • reintegro dell’aria trascinata o spinta durante il deflusso • giusto rapporto tra la portata di scarico e diametro interessato onde evitare il riempimento dell’intera sezione. Il deflusso dell’acqua nell’impianto deve avvenire per gravità atmosferica: ne consegue che i liquami scendono per proprio peso. Pertanto tutte le diramazioni di scarico non verticali, definite come parti di impianto a sviluppo orizzontale di connessione fra i raccordi dei singoli apparecchi e le colonne, devono essere disposte con pendenza verso l’efflusso. Il dimensionamento delle condotte deve essere eseguito con diametri appropriati onde evitare ostruzioni dei condotti che provocherebbero emissioni di odori verso i locali abitati, elevata rumorosità di scarico, ritorni di schiuma.

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Una sezione scarsa impedisce lo scarico ma una sezione eccessiva favorisce la formazione di incrostazioni e sedimenti con progressiva riduzione di sezione e possibilità di intasamento: con un diametro appropriato si assicura un regolare smaltimento dei liquami i quali esercitano azione autopulente sulle pareti interne. Il tipo di disposizione ed esecuzione delle condotte di collegamento e di canalizzazione, il carico di materie solide e schiumose degli apparecchi sanitari allacciati sono altri elementi da considerare e che possono condizionare il buon funzionamento di un impianto. Condizione primaria per il buon funzionamento di un impianto di scarico è il costante mantenimento della chiusura d’acqua nei sifoni: perché ciò avvenga occorre che gli sbalzi di pressione che si producono nell’impianto, durante i processi di scarico, siano il più possibile controllati e limitati. Oltre alla forma delle diramazioni ed ai motivi sopra accennati, anche la quantità d’aria presente nelle condotte può influenzare gli sbalzi di pressione: a tale proposito, all’impianto vengono collegate tubazioni che permettono, attraverso una presa ed uno sbocco, una continua circolazione d’aria. Tale sistema di ventilazione ha pertanto una doppia funzione: consentire una efficace aerazione e contribuire di conseguenza al mantenimento delle pressioni del sistema di scarico. Per completare, un sistema di scarico, deve pertanto essere progettato ed installato in modo da consentire: o la facile e rapida manutenzione periodica di ogni sua parte; o la possibilità di sostituzione, anche a distanza di tempo, di ogni parte senza interventi distruttivi nei confronti di altri elementi della costruzione; l’estensione del sistema, quando richiesto, ed il suo facile collegamento ad altri sistemi analoghi. Pressioni Fattore primario del buon funzionamento dell’impianto è il controllo delle pressioni nel sistema di scarico: tutti i componenti del sistema ne sono direttamente interessati. Le pressioni si generano in conseguenza dell’uso degli apparecchi sanitari e del conseguente deflusso e scarico dell’acqua usata. Il deflusso dell’acqua nell’impianto di scarico avviene per gravità per cui, nel movimento di caduta all’interno della colonna, il liquame procede con velocità differenti ed ingombri diversi. Incontrando l’aria che staziona nella colonna di scarico ne assorbe una parte e, procedendo con essa, occupa l’intera sezione della colonna come fosse un pistone all’interno di un cilindro. Così procedendo, il pistone idraulico provoca una compressione dell’aria sottostante ed una depressione in quella sovrastante, determinata da un maggiore risucchio di aria. Pistone idraulico Il pistone idraulico è determinato dalle acque di scarico, materiali solidi ed aria presente nella colonna, assorbita durante la caduta.

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Se una colonna di scarico non è opportunamente dimensionata, il movimento di caduta del pistone idraulico può causare variazioni di pressione che condizionano negativamente il funzionamento dell’impianto andando a pregiudicare il concetto di sicurezza igienica. Le variazioni di pressione (seguendo il percorso contrario allo scarico), partendo dalle colonne si propagano nelle diramazioni che convogliano i liquami scaricati dagli apparecchi sanitari e di conseguenza ai sifoni, generando fenomeni negativi denominati "sifonaggio". I fenomeni di sifonaggio aumentano se la sezione della colonna di scarico è insufficiente rispetto al carico che deve sopportare e se la stessa non ha una adeguata ventilazione che, di norma, si ottiene prolungando la colonna di scarico stessa, con la medesima sezione, oltre la copertura del tetto (ventilazione primaria).

Sifonaggio per compressione Le diramazioni che sboccano nella zona sottostante il pistone idraulico sono soggette dallo stesso ad una pressione dell’aria presente che può essere superiore a quella atmosferica: in questo caso il cuscinetto liquido, che costituisce il carico di sicurezza del sifone, viene spinto all’interno dell’apparecchio sanitario.

Sifonaggio per aspirazione Proseguendo la sua corsa di discesa, il pistone idraulico oltrepassa gli sbocchi delle diramazioni attraverso le quali gli apparecchi scaricano i liquami nella colonna. Il conseguente risucchio che si crea dietro il pistone idraulico tende ad aspirare il cuscinetto liquido del sifone annullandone il carico e dando origine al fenomeno chiamato "sifonaggio per aspirazione".

Autosifonaggio L’autosifonaggio viene procurato nello stesso apparecchio dove si è prodotto lo scarico. In questo caso l’acqua scaricata, riempiendo completamente la sezione del tubo, provoca dietro di sé una depressione: il risucchio che ne consegueaspira l’acqua del sifone rendendolo

inoperante. Le cause di questo fenomeno sono da ricercarsi nel diametro troppo piccolo e nell’eccessiva lunghezza delle diramazioni ed in una ventilazione insufficiente. L’aspirazione del carico del sifone si verifica più difficilmente negli apparecchi a base piana che in quelli a base concava dove l’acqua viene scaricata più velocemente.

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2.3 – modalità di posa La rete di scarico sarà eseguita con tubo in polietilene tipo Geberit o similari con diametri:

- per le diramazioni di utenza dal 40 al 160; - le colonne verticali con diametri min 63 max 315, le colonne con

almeno un WC devo essere minimo 110 mm; - collettori interni diametro min 63 min - max 315 mm; - collettori esterni diametro min 75 – max 315 mm;

Le tubazioni saranno collegate tra loro con il più idoneo dei seguenti metodi: - saldatura di testa; - manicotto elettrico; - raccordo a vite;

o eventuali altri sistemi approvati dalla casa produttrice. L'inserimento dello scarico di un apparecchio sanitario sul collettore principale, sarà sempre realizzato con l'utilizzo di braga a 45°. I tratti che saranno realizzati in orizzontale dovranno avere una pendenza tale da garantire una velocità minima di deflusso di 0.6 m/s, indicativamente la percentuale di pendenza non dovrà essere inferiore al 1%. Tutte le operazioni di montaggio e di verifica funzionale degli scarichi saranno eseguite a regola d'arte. la colonna di scarico verticale si estenderà fino al piano copertura con diametro 80 al fine di realizzare il sistema di esalazione. I pozzetti di base saranno dotati di sifone e ispezione. Nell'attraversamento dei solai le tubazioni di scarico dovranno essere rivestite con materiale isolante e deve essere installato un giunto di dilatazione. Dovranno essere previste ispezioni di diametro uguale a quello del tubo sino al diametro di 160 mm; e 100 mm per tubi di diametro superiore nelle seguenti posizioni:

- al termine della rete interna di scarico, insieme al sifone e a una derivazione;

- ad ogni cambio di direzione con angolo maggiore di 45° - ogni 15 m di percorso lineare per tubi con diametro sino a 100 mm ed

ogni 30 m per tubi con diametro maggiore; - ad ogni confluenza di due o più provenienze - alla base di ogni colonna

Le tubazioni di ventilazione non dovranno essere utilizzate come tubazioni di scarico per acqua di qualsiasi natura ne essere utilizzate per altro genere di aspirazione. Tutte le tubazioni di ventilazione saranno montate senza contropendenze; i terminali delle colonne devono avere il bordo inferiore a non meno di 0.15 m oppure di 2.00 m sopra il piano della copertura a seconda che la stessa sia o meno frequentata da persone. Dovranno essere previsti inoltre dei punti fissi in corrispondenza di ogni derivazione o comunque a questi intervalli:

- 3 m per le diramazioni orizzontali; - 4 m per le colonne verticali; - 8 m per i collettori suborizontali;

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nell’intervallo tra due punti fissi dovranno essere previsti giunti scorrevoli che consento la massima dilatazione prevedibile. Sono da considerarsi punti fissi anche i tratti eventualmente incassati di lunghezza maggiore 1 m. in caso di montaggio in cavedi non accessibili le uniche giunzioni ammesse per le tubazioni di materie plastiche sono quelle per incollaggio o per saldatura e la massima distanza fra due punti fissi deve essere ridotta a 2 m. Gli scarichi a pavimento devono essere sifonati con doppio attacco, e collegati ad un apparecchio (tipo un lavabo) o ad una alimentazione diretta intercettabile. Collettori di scarico e di ventilazione Sono definiti collettori di scarico le parti di impianto di scarico a sviluppo suborizzontale sulle quali si inseriscono le colonne che raccolgono le acque usate. Sono definiti collettori di ventilazione le parti di impianto di scarico a sviluppo orizzontale o suborizzontale sulle quali possono attestarsi le colonne di ventilazione primaria e secondaria quando non escono direttamente all’esterno. I collettori devono essere installati in perfetto allineamento secondo il proprio asse, paralleli alle pareti, con la pendenza di progetto in modo da mantenere entro valori predeterminati la velocità di deflusso (la velocità minima per evitare la separazione delle sostanze solide trascinate, è di 0,6 m/s). Il percorso delle tubazioni deve essere tale da non passare al di sopra di apparecchiature o materiali per i quali una possibile perdita possa provocare pericolo o contaminazione (per esempio tubazioni di acqua potabile, apparecchiature elettriche e simili). Quando questo non sia evitabile, occorre realizzare una protezione a tenuta al di sotto delle tubazioni con proprio drenaggio connesso con la rete generale di scarico. Colonne di scarico e di ventilazione Sono definite colonne di scarico le parti di impianto a sviluppo verticale che, raccogliendo le acque usate dalle diramazioni, le convogliano nei collettori. Sono definite colonne di ventilazione le parti di impianto a sviluppo verticale aventi la funzione di fornire aria all’impianto (ventilazione primaria) e di mantenere l’equilibrio delle pressioni (ventilazione secondaria). Si definisce ventilazione primaria la parte del sistema di scarico avente la funzione di reintegrare l’aria trascinata dal deflusso dell’acqua nelle colonne e nei collettori e di consentire una efficace aerazione. Si definisce invece ventilazione secondaria la parte del sistema di scarico avente la funzione di reintegrare l’aria trascinata dal deflusso dell’acqua nelle diramazioni e di conseguenza mantenere l’equilibrio all’interno del sistema. La colonna verticale è la parte di impianto dove maggiormente si creano le condizioni di pressione determinanti vari fenomeni ai sifoni degli apparecchi: questi fenomeni saranno amplificati se la colonna sua sezione non rispetta particolari soluzioni tecniche:

• la colonna deve essere eseguita dalla base fino oltre la copertura del tetto, senza presentare riduzioni di sezione e non avere in nessun caso un diametro inferiore ad una qualsiasi diramazione che in essa affluisce;

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• il suo diametro deve essere determinato dal numero delle diramazioni ad essa allacciate e dalla loro portata; • il cambiamento di direzione di una condotta di scarico da verticale ad orizzontale o viceversa deve essere eseguito con 2 curve a 45° con eventuale pezzo intermedio; • il cambiamento dell’asse della colonna di scarico fino al massimo di 1 m è da eseguire con angolo ≤ 45° Queste regole sono estremamente importanti per un corretto dimensionamento della colonna. La causa della formazione di pressione nelle colonne è da ricercarsi, oltre che dalla velocità di caduta del liquame (10 m/s), nella configurazione della base colonna allacciata alla condotta. Quando l’acqua, in una colonna, defluendo verso il basso incontra un cambiamento di direzione, si determina immediatamente un rallentamento del pistone idraulico con conseguente zona di pressione idrostatica a valle e depressione (risucchio) a monte: proseguendo nella corsa il fluido diviene regolare e l’effetto di pressione si neutralizza e la conseguente rapida caduta a valle della curva successiva provoca condizioni di depressione 1. Aria aspirata durante lo scarico 2. Acqua di scarico proveniente dalle diramazioni 3. Zona di pressione (deviazione) 4. Zona neutra 5. Zona di depressione (vuoto) Di conseguenza bisogna considerare che gli sbalzi di pressione si differenziano molto a seconda dell’altezza e del tipo di deviazione al piede della colonna. E’ consigliabile pertanto non installare sifoni a piede colonna; ciò in conseguenza della grande zona di pressione che si viene a formare tra il piede colonna e la zona di allacciamento delle diramazioni più basse. Il carico per compressione può determinare la fuoriuscita di acqua e schiuma dai sifoni degli apparecchi di questa zona con conseguente sicurezza igienica insufficiente. Con una deviazione a 90° si ottengono risultati migliori rispetto alla colonna con sifone anche se i valori di pressione di piede colonna si mantengono alti: più tollerabile in abitazioni di limitata altezza o con numero di persone non elevato, problematica in edifici di elevata altezza e con forti contemporaneità di scarico. La soluzione migliore si ottiene eseguendo le deviazioni con due semicurve a 45° interponendo tra di loro un tubo della stessa sezione con lunghezza pari a due volte il diametro. 2.4 – Isolamento degli scarichi Normalmente, le colonne di scarico PE posate nel calcestruzzo non devono essere isolate perché la massa di cls è sufficiente a smorzare la propagazione del rumore nell’aria. Bisogna isolare la curva nella zona d’urto con materassino ISOL ed anche il tratto che si sviluppa oltre la curva per almeno 1 m.

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Se la condotte di scarico viene posata entro una parete in muratura di forati, o cavedio tecnico si raccomanda l’isolamento contro la propagazione del rumore, mediante utilizzo di materassino ISOL composto da:

- un foglio esterno di materia sintetica (che esclude la penetrazione di umidità e serve contemporaneamente da barriera vapore);

- un foglio di lamiera di piombo (per ammortizzare il rumore che si propaga attraverso l’aria);

- uno strato interno di materia schiumosa (contro la trasmissione del rumore che si propaga attraverso il corpo).

I tubi in materie plastiche, inoltre dovranno essere conformi alle seguenti norme tecniche:

- UNI EN 1451-1 (2000) Sistemi di tubazioni di materia plastica per scarichi ( a bassa ed alta temperatura) all’interno dei fabbricati- Polipropilene (PP)- Specifiche per tubi, raccordi e per il sistema;

- UNI ISO/TR 7471 (1983) Tubi e raccordi di poli propilene (PP). Resistenza chimica nei confronti dei fluidi;

- UNI 8318 (1981) Tubi di polipropilene (PP) per condotte di fluidi in pressione. Tipi, dimensioni e requisiti.

2.5 – Riferimenti • UNI 9183 (1987) – Sistemi di scarico delle acque usate, Criteri di

progettazione e calcolo. • Quaderni Caleffi.

Il metodo utilizzato è il metodo di calcolo unitario lineare, considerando la portata massima con le relative pendenze e velocità.

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2.6 – Valori di riferimento

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* diametro minimo da utilizzare in presenza di un WC

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2.7 – Metodo di calcolo

Gp portata di progetto

Gt portata totale stimata

F fattore di contemporaneità 0,5 RESIDENZIALE

0,7 SCUOLE, OSPEDALI, RISTORANTI

1,2 INDUSTRIE E LABORATORI

LA PORTATA DI PROGETO DEVE IN OGNI CASO ESSERE NON INFERIORE ALLA PORTATA MAGGIORE DI UNA SINGOLA UTENZA, OVVERO NON INFERIORE ALLA PORTATA DEL VASO PARI A 2,5 litr/sec

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2.8 – PROVE E VERIFICHE GNERALI 2.8.1 Prove e verifiche in corso d'opera Sono le prove e verifiche da effettuare su materiali e parti di una fognatura non più accessibili una volta completati i lavori senza interventi di carattere distruttivo. 2.8.2 Prove e verifiche finali Sono le prove e verifiche da effettuare ad una fognatura ultimata e funzionante da un tempo predeterminato con lo scopo di accertare la conformità dell'insieme dell'opera alle prescrizioni contrattuali come consistenza, funzionalità e prestazioni, alle norme di sicurezza ed alle buone regole dell'arte. 2.8.3 Prove di tenuta dell'acqua La prova va effettuata in corso d'opera isolando un tronco per volta, riempiendolo d'acqua e sottoponendolo alla pressione di 5 metri di colonna di acqua per la durata di un'ora. In tale intervallo di tempo non si devono verificare trasudi o perdite di sosta. 2.9 - Documentazione Ad ultimazione dei lavori la ditta installatrice in caso la documentazione di progetto riporti dati o informazioni discordanti con quanto installato fornirà la documentazione “As Built” riportante gli impianti realizzati e le varianti realizzate in corso d’opera; la stessa sarà fornita su supporto magnetico (disegni formato DWG per Autocad 14 o superiore) e in triplice copia cartacea sottoscritta. Gli elaborati tecnici comprenderanno:

- Piante aggiornate con la disposizione dell’impianto complete dei dati tecnici di funzionamento e con l’identificazione dei circuiti transitanti nelle canalizzazioni principali.

- Schemi funzionali elettrici aggiornati degli impianti, completi dei dati tecnici di funzionamento e di identificazione.

2.10 – Prescrizioni finali In caso la documentazione di progetto riporti dati o informazioni discordanti, saranno considerati quelli più onerosi e a vantaggio della sicurezza. Tutti i lavori, inerenti l’appalto, saranno eseguiti in conformità alle prescrizioni e condizioni stabilite nella presente relazione, e negli elaborati di progetto. Per tutto ciò che non è stato specificato nella presente relazione tecnica, si dovrà fare riferimento alle Norme UNI e leggi, riportate nel relativo capitolo. Qualsiasi variazione rispetto al progetto, verrà concordata preventivamente con la Direzione Lavori. Al termine dei lavori la Ditta installatrice fornirà la “dichiarazione di conformità” come prescritto dalla L.37/08

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Capitolo 3 – CALCOLI PORTATA TOTALE litr/s 12,50 Fattore di contemporanietà F 0,70 PORTATA DI PROGETTO TEORICA litr/s 2,47 PORTATA DI PROGETTO ASSUNTA litr/s 2,50 DIAMETRO NOMINALE DN 110 La portata di progetto assunta è la portata massima garantita dalla tubazione in funzione della pendenza minima, come di seguito specificato: Tubazione DN 110 pendenza ≥ 2 % portata max 6,4 litri/s Tubazione DN 125 pendenza ≥ 2 % portata max 10,5 litri/s Tubazione DN 315 pendenza ≥ 2 % portata max 128,4 litri/s

Benestare, li ottobre 2016 I TECNICI

Ing. Domenico Musolino

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Arch. Michele Morabito

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SCHEMI ED ELABORATI GRAFICI

V I C

O

M

A

T

R

I C

E

V I A

V

I T

T

O

R

I O

E

M

A

N

U

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L E

Pianta piano seminterrato (Quota taglio -2,33/-1,33)

c

dalla rete comunale

cassetta metallicad'ispezione

tubazione PP 80De 25 ; Di 20,4; DN 20

boyler

NOTE COSTRUTTIVE

- all'interno di ogni singolo locale, devono essere installate delle valvole di arresto generali.

- la tubazione di alimentazione de singoli apparecchi utilizzatori (lavabi, vasi etc. devono

avere diametro De 20 , Di 16,2 mm

- A monte di ogni derivazione principale devono essere poste valvole a sfera

d'incercettazione.

- I lavabi nei quali è collegata la sola tubazione calda-fredda devono essere muniti di

apparecchio erogatore miscelatore

Valvole a sfera

c

LEGENDA

Contatore volumetrico

Valvole di ritegno

Rete acqua fredda

boylercapacita' sanitario 30 litri

Rete acqua calda

tubazione PP 80De 20 ; Di 16,2; DN 15

tubazione PP 80De 20 ; Di 16,2; DN 15

tubazione PP 80De 20 ; Di 16,2; DN 15

Schema impianto idrico-sanitario di distribuzione

I Tecnici

Ing. Domenico Musolino

Arch. Michele Morabito

Benestare, li ottobre 2016

RELAZIONE TECNICA IMPIANTO IDRICO

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SOMMARIO

CAPITOLO 1 – RELAZIONE GENERALE 2

Premessa 2

1. 1 - Descrizione 2

CAPITOLO 2 – DISCIPLINRE TECNICO 4

2.1 – MATERIALI 4 2. 1. a – tubi in acciaio 4 2. 1. b – tubi in polietilene 4 2. 1. c – tubi multistrato 4 2. 1. d – isolamento 5 2. 1. e – valvole e accessori 5 2.1. f - apparecchi sanitari. 5 2.1. g - rubinetti sanitari. 6 2.1.m attraversamento di strutture rei 8

2. 2 - RIFERIMENTI 8 2. 2. a – Metodo di calcolo 8 2. 2. b – Velocità dell’acqua nelle tubazioni 8 2. 2. c – portate nominali dei punti di erogazione 9 2. 2. d – portate nominali e portate di progetto 10

2. 3 – VERIFICHE E CONTROLLI 11

2.4 – DOCUMENTAZIONE 12

2.5 – PRESCRIZIONI FINALI 12

2.6 - COLLAUDO FINALE 12

2.7 - NORME DI RIFERIMENTO 13

CAPITOLO 3 – CALCOLI 14

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Capitolo 1 – RELAZIONE GENERALE

Premessa

Il presente documento di progetto, riporta le indicazioni progettuali per la realizzazione degli impianti idrosanitari a servizio dei locali da destinare a centro di aggregazione culturale denominato “ CENTRO EDUCATIVO DON MILANI”, nel comune di Benestare. Di seguito sono riportate le indicazioni delle necessità funzionali, dei requisiti e delle specifiche che dovranno essere presenti nell’intervento in modo che questo risponda alle esigenze della committenza e degli utilizzatori, identificando la specificazione delle opere generali e delle eventuali opere specializzate comprese nell’intervento.

Gli interventi oggetto di progetto sono riferiti ai seguenti impianti: 1. idrico-sanitario;

Il documento si sviluppa secondo la seguente struttura:

RELAZIONE GENERALE – nella quale sono riportate le descrizioni generali dell’impianto, ovvero come è strutturato all’interno dell’edificio, e quali sono le parti componenti dello stesso, nonché il dimensionamento di tutte le parti componenti.

DISCIPLINARE TECNICO – nel quale sono riportate le linee guida per la realizzazione dell’impianto, l’impiego dei materiali e i metodi di calcolo da utilizzare.

RELAZIONE di CALCOLO – nella sono riporti i risultati di calcolo, ovvero sono giustificate le scelte dimensionali con allegati tutti i calcoli effettuati.

1. 1 - Descrizione

L’alimentazione dell’acqua necessaria al fabbisogno, verrà derivata dalla rete idrica pubblica con interposizione di contatore volumetrico e portata mediante linea interrata in polipropilene alimentare PN16. Le tubazioni esterne, dove necessarie passeranno interrate all’esterno dell’edificio, in apposito scavo, l’altezza minima di interramento dell’asse della tubazione sarà di almeno 60 cm rispetto al livello del pavimento esterno finito, verrà posata su letto di sabbia e ricoperta con almeno 20 cm di sabbia, a 30 cm dalla generatrice superiore della tubazione verrà installato un nastro di segnalazione. Tutte le linee principali, le diramazioni ed i collettori di distribuzione saranno intercettabili.

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Le tubazioni interne e le colonne montanti della rete di distribuzione calda e fredda (da rete idrica pubblica), saranno in acciaio zincato o polietilene conforme conformità alla UNI EN 12201:2004 , e a quanto previsto dal D.M. n. 174 del 06/04/2004 (sostituisce Circ. Min. Sanità n. 102 del 02/12/1978); dovranno essere contrassegnate dal marchio IIP. Tutte le tubazioni saranno isolate con materiale a basso potere igroscopico, di spessore conforme alla legge 10/91 e regolamenti di attuazione, con resistenza al fuoco certificata in classe uno. La distribuzione calda e fredda all’interno dei locali è da eseguirsi con tubazione in PP-80 SDR 11 PN 20 a linea continua, a monte di ogni ingresso nei locali bagni sono previste apposite valvole d’intercettazione. La tubazione d’acqua fredda a vista sarà coibentata con materiale anticondensa. La tubazione calda sia a vista che sottotraccia sarà isolata termicamente. L’alimentazione delle singole utenze idriche dovrà essere realizzata predisponendo, per ogni utenza, un dispositivo di intercettazione. Tutte le parti a contatto con l’acqua dovranno essere realizzata in bronzo, acciaio inossidabile o materiale sintetico certificato dal produttore. La produzione di acqua calda sanitaria sarà effettuata con boiler ad alimentazione elettrica da 50 litri. La tubazione di alimentazione acqua sia calda che fredda sarà come riportato nel seguente schema:

Sono da realizzarsi tutti i punti di erogazione delle singole utenze come da riportato nei disegni tecnici allegati a questo documento, e precisamente tutti i punti devo essere muniti di valvole d’intercettazione a monte dei gruppi di erogazione. DN 20 e DN 25

Devo essere installati all’interno dei singoli locali delle valvole a sfera

d’intercettazione di zona di diametro pari a quello della tubazione.

Devono essere installate della valvole a sfera d’arresto a monte della rete calda e fredda di diametro pari a quello della tubazione.

Deve essere installato a monte della linea principale fredda un contatore volumetrico ed a monte di questo una valvola di ritegno DN 20 a norma UN I EN 1074-1-3, che consente il flusso d’acqua nella sola direzione d’ingresso.

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Capitolo 2 – DISCIPLINRE TECNICO Il presente disciplinatore specifica quali posso essere i materiali utilizzati e come devo essere impiagati. La scelta mirata dei materiali è in ogni caso specificata nel computo metrico che è allegato a questo documento, se il computo metrico non dovesse essere stato prodotto, l’installatore potrà scegliere liberamente l’impiego dei materiali di seguito elencati.

2.1 – MATERIALI

2. 1. a – tubi in acciaio

Tutti i tubi in acciaio che devono essere zincati, devono presentare una superficie ben pulita e scevra da grumi; lo strato di zinco deve essere di spessore uniforme e ben aderente al pezzo, di cui deve ricoprire ogni parte. La zincatura dei tubi deve essere eseguita a caldo secondo le prescrizioni della norma UNI EN 10240 (1999) Rivestimenti protettivi interni e/o esterni per tubi di acciaio-Prescrizioni per i rivestimenti di zincatura per immersione a caldo applicati in impianti automatici. Tutte le tubazioni a vista dovranno essere trattate con una mano di fondo a base di cromato di zinco ed una mano di smalto sintetico, resistente alle alte temperature ed alla condensa. Le tubazioni sotto traccia dovranno essere protette con carta catramata od altro materiale isolante. Qual’ora le tubazioni saranno utilizzate per acqua calda o refrigerata dovranno essere isolati come alla specifica tecnica - isolamento -.

2. 1. b – tubi in polietilene

Tutti i tubi in polietilene, devo essere idonei per il trasporto di acqua potabile. Devono essere di tipo PP-R 80, SDR 11 rispondenti alla normativa DIN 8077/78 - UNI EN 15874-2 e idonei per i seguenti campi di lavoro: acqua fredda 20°C -16 Bar; acqua calda 60°C - 6 Bar.

2. 1. c – tubi multistrato

Tubo multistrato del tipo multi-calor in 5 strati solidali tra loro [PE-X-Al-PE-X], che costituiscono la tecnologia multistrato. Il materiale di base che compone lo strato interno (a contatto con il fluido) e quello esterno é il Polietilene reticolato (PE-X), le cui caratteristiche principali sono rappresentate dalla resistenza alle alte temperature, dalla pressione interna, dalla lunga durata nel tempo e da un’assoluta organoletticità con i fluidi potabili per il consumo umano. Il tubo deve lavorare con temperature non inferiori di 95°C a 10 bar di pressione interna così come in presenza di temperature inferiori a 0°C con

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l’ausilio di appositi antirefrigeranti, prevenendo la formazione di ghiaccio all’interno delle tubazioni.

2. 1. d – isolamento

La tubazione fredda dovrà avere un isolamento coibente ed anticondensa mediante l’utilizzo di guaina di neoprene espanso autoestinguente a cellule chiuse con conduttività termica non superiore a 0,035 Kcal/hm°C. La guaina sarà posa in modo ben aderente alla tubazione ed incollata lungo le giunzioni. Dovranno essere utilizzati i seguenti spessori:

- tubazione interna al fabbricato, per diam. < 50 mm sp. 30 mm;

- tubazione interna al fabbricato, per diam. 50 mm sp. 40 mm;

Saranno isolati tutti i pezzi speciali (valvole, saracinesche, filtri, ecc.) soggetti a condensazione atmosferica. Il tipo d’isolamento sarà omogeneo a quello del circuito in cui sarà inserito il pezzo; per le valvole, saracinesche e filtri saranno previste scatole smontabili.

2. 1. e – valvole e accessori

Tutte le valvole (d’intercettazione, di regolazione, di ritegno e di sicurezza), le saracinesche, i rubinetti, i giunti antivibranti, i giunti di dilatazione, etc. saranno adatti alle pressioni e temperature d’esercizio e in ogni caso non sarà ammesso l’impiego di valvolame con pressione nominale inferiore a PFA 10 e temperatura max d’esercizio inferiore a 110 °C

2.1. f - apparecchi sanitari.

Gli apparecchi sanitari, indipendentemente dalla loro forma e dal materiale costituente, devono soddisfare i seguenti requisiti: - robustezza meccanica; - durabilità meccanica; - assenza di difetti visibili ed estetici; - resistenza all'abrasione; - pulibilità di tutte le parti che possono venire a contatto con l'acqua sporca; - resistenza alla corrosione (per quelli con supporto metallico); - funzionalità idraulica. Per gli apparecchi di ceramica, la rispondenza alle prescrizioni di cui sopra si intende comprovata se essi rispondono alle seguenti norme: UNI 8949/1 per i vasi, UNI 4543/1 e 8949/1 per gli orinatoi, UNI 8951/1 per i lavabi, UNI 8950/1 per bidet. Per gli altri apparecchi deve essere comprovata la rispondenza alla norma UNI 4543/1, relativa al materiale ceramico ed alle caratteristiche funzionali elencate in 47.1.1. Per gli apparecchi a base di materie plastiche, la rispondenza alle prescrizioni di cui sopra si ritiene comprovata se essi rispondono alle seguenti norme: UNI EN 263 per le lastre acriliche colate per vasche da bagno e piatti doccia,

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norme UNI EN sulle dimensioni di raccordo dei diversi apparecchi sanitari ed alle seguenti norme specifiche: UNI 8194 per lavabi di resina metacrilica; UNI 8196 per vasi di resina metacrilica; UNI EN 198 per vasche di resina metacrilica; UNI 8192 per i piatti doccia di resina metacrilica; UNI 8195 per bidet di resina metacrilica.

2.1. g - rubinetti sanitari.

a) I rubinetti sanitari considerati nel presente punto sono quelli appartenenti alle seguenti categorie: - rubinetti singoli, cioè con una sola condotta di alimentazione; - gruppo miscelatore, avente due condotte di alimentazione e comandi separati per regolare e miscelare la portata d'acqua. I gruppi miscelatori possono avere diverse soluzioni costruttive riconducibili ai seguenti casi: comandi distanziati o gemellati, corpo apparente o nascosto (sotto il piano o nella parete), predisposizione per posa su piano orizzontale o verticale; - miscelatore meccanico, elemento unico che sviluppa le stesse funzioni del gruppo miscelatore mescolando prima i due flussi e regolando dopo la portata della bocca di erogazione; le due regolazioni sono effettuate di volta in volta, per ottenere la temperatura d'acqua voluta. I miscelatori meccanici possono avere diverse soluzioni costruttive riconducibili ai seguenti casi: monocomando o bicomando, corpo apparente o nascosto (sotto il piano o nella parete), predisposizione per posa su piano orizzontale o verticale; - miscelatori termostatici, elemento funzionante come il miscelatore meccanico, ma che varia automaticamente la portata di due flussi a temperature diverse, per erogare e mantenere l'acqua alla temperatura prescelta. b) I rubinetti sanitari di cui sopra, indipendentemente dal tipo e dalla soluzione costruttiva, devono rispondere alle seguenti caratteristiche: - inalterabilità dei materiali costituenti e non cessione di sostanze all'acqua; - tenuta all'acqua e alle pressioni di esercizio; - conformazione della bocca di erogazione in modo da erogare acqua con filetto a getto regolatore e, comunque, senza spruzzi che vadano all'esterno dell'apparecchio sul quale devono essere montati; - proporzionalità fra apertura e portata erogata; - minima perdita di carico alla massima erogazione; - silenziosità ed assenza di vibrazione in tutte le condizioni di funzionamento; - facile smontabilità e sostituzione di pezzi possibilmente con attrezzi elementari; - continuità nella variazione di temperatura tra posizione di freddo e quella di caldo e viceversa (per i rubinetti miscelatori). La rispondenza alle caratteristiche sopra elencate si intende soddisfatta per i rubinetti singoli e gruppi miscelatori, quando essi rispondono alla norma UNI EN 200 e ne viene comprovata la rispondenza con certificati di prova e/o con apposizione del marchio UNI. Per gli altri rubinetti si applica la norma UNI

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EN 200 per quanto possibile o si fa riferimento ad altre norme tecniche (principalmente di enti normatori esteri). c) I rubinetti devono essere forniti avvolti in imballaggi adeguati in grado di proteggerli da urti graffi, ecc.nelle fasi di trasporto e movimentazione in cantiere. Il foglio informativo che accompagna il prodotto deve dichiarare le caratteristiche dello stesso e le altre informazioni utili per la posa, manutenzione, ecc.

2.1. h - tubi di raccordo rigidi e flessibili (PER IL COLLEGAMENTO TRA I TUBI DI

ADDUZIONE E LA RUBINETTERIA SANITARIA) Indipendentemente dal materiale costituente e dalla soluzione costruttiva, essi devono rispondere alle caratteristiche seguenti: - inalterabilità alle azioni chimiche ed all'azione del calore; - non cessione di sostanze all'acqua potabile; - indeformabilità alle sollecitazioni meccaniche provenienti dall'interno e/o dall'esterno; - superficie interna esente da scabrosità che favoriscano depositi; - pressione di prova uguale a quella di rubinetti collegati. La rispondenza alle caratteristiche sopraelencate si intende soddisfatta se i tubi rispondono alla norma UNI 9035 e la rispondenza è comprovata da una dichiarazione di conformità.

2.1.i - rubinetti a passo rapido, flussometri (PER ORINATOI, VASI E VUOTATOI)

Indipendentemente dal materiale costituente e dalla soluzione costruttiva essi devono rispondere alle caratteristiche seguenti: - erogazione di acqua con portata, energia e quantità necessaria per assicurare la pulizia; - dispositivi di regolazione della portata e della quantità di acqua erogata; - costruzione tale da impedire ogni possibile contaminazione della rete di distribuzione dell'acqua a monte per effetto di rigurgito; - contenimento del livello di rumore prodotto durante il funzionamento. La rispondenza alle caratteristiche predette deve essere comprovata dalla dichiarazione di conformità. 2.1.L - cassette per l'acqua (PER VASI, ORINATOI E VUOTATOI)

Indipendentemente dal materiale costituente e dalla soluzione costruttiva, essi devono rispondere alle caratteristiche seguenti: - troppopieno di sezione, tale da impedire in ogni circostanza la fuoriuscita di acqua dalla cassetta; rubinetto a galleggiante che regola l'afflusso dell'acqua, realizzato in modo tale che, dopo l'azione di pulizia, l'acqua fluisca ancora nell'apparecchio sino a ripristinare nel sifone del vaso il battente d'acqua che realizza la tenuta ai gas; - costruzione tale da impedire ogni possibile contaminazione della rete di distribuzione dell'acqua a monte, per effetto di rigurgito; - contenimento del livello di rumore prodotto durante il funzionamento.

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La rispondenza alle caratteristiche sopra elencate si intende soddisfatta per le cassette dei vasi quando, in abbinamento con il vaso, soddisfano le prove di pulizia/evacuazione di cui alla norma UNI 8949/1.

2.1.m attraversamento di strutture rei

Nel caso durante la realizzazione degli impianti, dovesse essere necessario attraversare “strutture tagliafuoco”, con grado di resistenza al fuoco specificato, dovranno essere adottati provvedimenti atti a ristabilire la resistenza al fuoco della parete o struttura. La stessa sarà realizzata con sacchetti antincendio termoespandenti, posati con sovrapposizione di 2÷3 cm, con eventuale iniezione fra i sacchetti di mastice termoespandente. Nei passaggi verticali la posa dovrà essere fatta fissando, con tasselli di tipo metallico, una barriera in rete metallica sulla superficie inferiore della soletta.

2. 2 - RIFERIMENTI

2. 2. a – Metodo di calcolo

Il dimensionamento della rete idrica è stato condotto conforme alla norma sperimentale UNI 9182 (1987) – “Impianti di alimentazione e distribuzione dell’acqua fredda e calda. Criteri di progettazione, collaudo e gestione. Il metodo utilizzato è il metodo di calcolo unitario lineare, considerando la portata massima contemporanea per ogni tronco e per l’intera rete, la pressione massima utilizzabile e le massime velocità consentite come di seguito descritto.

2. 2. b – Velocità dell’acqua nelle tubazioni

Velocità dell’acqua nelle tubazioni in acciaio zincato

Diametro DN Diametro int.

[mm]

velocità max ammesse

[m/s]

½” 16 Sino a 16,5 0,7

¾” 20 21,9 1,1

1” 25 27,9 1,3

1 ¼” 32 36,1 1,6

1 ½” 40 42,1 1,8

2” 50 53,4 2

2 ½” 65 69,6 2,2

Oltre 3” 80 81,6 2,5

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Velocità dell’acqua nelle tubazioni in PPR

Diametro Velocità max [m/s]

Fino a DN 25 1,2

DN 32 1,3

DN 40 1,6

DN 50 1,9

DN 63 2,1

DN 75 2,3

DN 90 2,5

Velocità dell’acqua nelle tubazioni multistrato

Diametro Velocità max [m/s]

Fino a DN 25 1,2

DN 32 1,3

DN 40 1,6

DN 50 2,0

2. 2. c – portate nominali dei punti di erogazione

Le portate nominali e le pressioni di riferimento sono quelle riportate nell’appendice E della UNI 9182, come riportato nel seguente prospetto:

APPARECCHIO Portata

[l/s] Pressione min.

[KPa]

Lavabo 0,10 50

Bidet 0,10 50

Vaso a cassetta 0,10 50

Doccia 0,15 50

lavello 0,20 50

Lavastoviglie 0,20 50

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2. 2. d – portate nominali e portate di progetto

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2. 3 – VERIFICHE E CONTROLLI

2.3.1 - Ultimate le operazioni di giunzione dei tubi, prima di completare le

opere murarie (chiusura delle tracce o delle solette), gli impianti dovranno essere sottoposti a prova idraulica, con pressione, durata e modalità stabilite in funzione delle caratteristiche delle tubazioni (tipo di tubo e giunto, pressione di esercizio, classi di impiego). Prima della prova dovrà essere accertata la stagionatura degli eventuali blocchi di ancoraggio e se necessario predisporre i contrasti necessari. La prova eseguita a giunti scoperti, sarà ritenuta positiva sulla scorta delle risultanze del grafico del manometro registratore, ufficialmente tarato e dell’esame visivo dei giunti. Eseguita la prova idraulica, si potrà procedere ad eseguire le opere murarie. La prova delle tubazioni con funzionamento a pressione, deve essere eseguita a pressione non inferiore a 1,5 volte la pressione di esercizio e comunque non inferiore a 600 KPa (6 Bar). 2.3.2 - Impianti idrico-sanitari e rete fluidi Durante l'esecuzione dei lavori ed in modo che risultino completate subito dopo l'ultimazione dei lavori stessi, si dovranno effettuare le verifiche e le prove preliminari di cui appresso:

a) una prova idraulica delle condutture, prima dell'applicazione degli apparecchi e della chiusura delle tracce e, possibilmente, prima della costruzione dei pavimenti e dei rivestimenti delle pareti, ed in ogni modo, per le condutture dell'acqua calda ad impianto ultimato prima di effettuare le prove di cui alle seguenti lettere b) e e) ad una pressione di 4 kg/cm2 superiore a quella corrispondente alla pressione normale di esercizio e mantenendo tale pressione per 2 ore. Si riterrà positivo l'esito della prova quando non si verifichino fughe o deformazioni permanenti;

b) una prova di tenuta a caldo e di dilatazione per controllare gli effetti della dilatazione nelle condutture degli impianti di acqua calda, con una temperatura nel generatore di 80°C e mantenendovela per tutto il tempo necessario per l'accurata ispezione delle condutture e dei serbatoi. Si riterrà positivo il risultato quando le dilatazioni non abbiano dato luogo a fughe e deformazioni permanenti;

c) una prova preliminare della circolazione dell'acqua fredda. Si ritiene positivo l'esito della prova quando l'acqua arriva a tutti indistintamente gli sbocchi degli impianti nelle quantità prescritte;

d) la verifica preliminare intesa ad accertare che il montaggio degli apparecchi, rubinetteria, ecc. sia stato accuratamente eseguito, che la tenuta delle congiunzioni degli apparecchi, rubinetterie, ecc. con le condutture sia perfetta e che il funzionamento di ciascuna parte di ogni

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singolo apparecchio, rubinetto, presa, ecc. sia regolare e corrispondente ai dati prescritti. Tutte le prove e verifiche di cui sopra dovranno essere eseguite in contraddittorio con l'Appaltatore e di ognuna sarà redatto apposito verbale.

2.4 – DOCUMENTAZIONE

Ad ultimazione dei lavori la ditta installatrice in caso la documentazione di progetto riporti dati o informazioni discordanti con quanto installato fornirà la documentazione “As Built” riportante gli impianti realizzati e le varianti realizzate in corso d’opera; la stessa sarà fornita su supporto magnetico (disegni formato DWG per Autocad 2000 o superiore) e in triplice copia cartacea sottoscritta. Gli elaborati tecnici comprenderanno:

- Piante aggiornate con la disposizione dell’impianto complete dei dati tecnici di funzionamento e con l’identificazione dei circuiti transitanti nelle canalizzazioni principali.

- Schemi funzionali elettrici aggiornati degli impianti, completi dei dati tecnici di funzionamento e di identificazione.

2.5 – PRESCRIZIONI FINALI

La ditta appaltatrice prima di eseguire i lavori ha l’obbligo di consultare la presenta relazione tecnica e di verificare eventuali discordanze tra la medesima e la documentazione grafica allegata nonché il computo metrico.

In caso la documentazione di progetto riporti dati o informazioni discordanti, saranno considerati quelli più onerosi e a vantaggio della sicurezza. Tutti i lavori, inerenti l’appalto, saranno eseguiti in conformità alle prescrizioni e condizioni stabilite nella presente relazione, e negli elaborati di progetto. Per tutto ciò che non è stato specificato nella presente relazione tecnica, si dovrà fare riferimento alle Norme UNI e leggi, riportate nel relativo capitolo. Qualsiasi variazione rispetto al progetto, verrà concordata preventivamente con la Direzione Lavori. Al termine dei lavori la Ditta installatrice fornirà la “dichiarazione di conformità” come prescritto dalla L.37/08.

2.6 - COLLAUDO FINALE

Una volta eseguite le operazioni preliminari si procederà al collaudo, che avrà lo scopo di accertare il perfetto funzionamento dell'impianto e la

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rispondenza a quanto prescritto e come specificato nei rispettivi paragrafi di questa relazione tecnica. Dove possibile per i collaudi varranno le norme UNI vigenti relative.

2.7 - NORME DI RIFERIMENTO

L'impianto dovrà essere realizzato secondo le caratteristiche indicate nella seguente relazione e nella documentazione allegata, si dovranno inoltre rispettare tutte le normative vigenti, anche se non espressamente menzionate. Per la stesura della presente progettazione si fa riferimento alle seguenti normative tecniche: UNI EN 806 parte 1 – 2 – 3 UNI 9182 Impianti di alimentazione e distribuzione d’acqua fredda e calda. Criteri di progettazione, collaudo e gestione.

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Capitolo 3 – CALCOLI Portate e velocità

UNITA' DI CARICO ACQUA FREDDA

QUANTITA' SINGOLE UTENZE

n° PORTATE di riferimento

SINGOLE ltr/sec totale

LAVABO 5 0,1 0,5 litr/sec

VASO 4 0,1 0,4 litr/sec

BIDET 0 0,1 0,0 litr/sec

DOCCIA 0 0,15 0,0 litr/sec

ORINATOIO CONTINUO 0 0,05 0,0 litr/sec

ALTRO 1 0,1 0,1 litr/sec 1,0 litr/sec

PORTATA TEORICA litr/s 1,00 PORTATA PROGETTO litr/s 0,50

DIAMETRO NOMINALE De 25

DIAMETRO NOMINALE Di 20,4 velocita' di progetto m/s 1,51

UNITA' DI CARICO ACQUA CALDA

QUANTITA' SINGOLE UTENZE

PORTATE di riferimento SINGOLE

ltr/sec totale

LAVABO 5 0,1 0,5 litr/sec

0,0 litr/sec

BIDET 0 0,1 0,0 litr/sec

DOCCIA 0 0,15 0,0 litr/sec

0,0 litr/sec

ALTRO 0 0,1 0,0 litr/sec 0,5 litr/sec

PORTATA TEORICA litr/s 0,50 PORTATA PROGETTO litr/s 0,30

DIAMETRO NOMINALE De 20

DIAMETRO NOMINALE Di 16,2 velocita' di progetto m/s 1,46

Perdite di carico

TRATTO Portata

[lit/sec]

Diametro interno [mm]

Velocità

[m/sec]

Perdite accidentali

[mm c.a./m]

Lunghezza effettiva

[m]

∆P

Totale [mm c.a.]

DORSALE PRINCIPALE FREDDA 0,5 20,4 1,53 1759 10 3399

DORSALE PRINCIPALE CALDA 0,3 16,2 1,46 1592 10 5598

DIRAMAZIONI SECONDARIE 0,3 16,2 1,46 800 5 2594

Deve essere garantita a monte del rubinetto più sfavorito una pressione residua di 5 m, pertanto nel punto di consegna della rete comunale deve essere garantita una pressione non inferiore a: 1,5 Bar.

Benestare, li ottobre 2016 I TECNICI

Ing. Domenico Musolino

_________________________

Arch. Michele Morabito

_________________________

SCHEMI ED ELABORATI GRAFICI

V I C

O

M

A

T

R

I C

E

V I A

V

I T

T

O

R

I O

E

M

A

N

U

E

L

E

Pianta piano seminterrato (Quota taglio -2,33/-1,33)

Ø 160

pozzetto carrabile80x80x80 cm

Collettore Ø 110 pendenza > 1%

Collettore Ø 50 pendenza > 1%

Diramazione Ø 32 pendenza > 1%

Diramazione Ø 32 pendenza > 1%

CAMERA INNESTO TIPO FIRENZE DN 160

LEGENDA

Rete acque nere

Pozzetto d'ispezione

Sifone tipo Firenze

scarico condensa

Schema impianto idrico-sanitario di scarico

I Tecnici

Ing. Domenico Musolino

Arch. Michele Morabito

Benestare, li ottobre 2016

NOTE COSTRUTTIVE

La tubazione dei discendenti verticali deve essere in lamiera zincata, spessore 6/10,

diametro 80 mm

per quanto non specificato fare riferimento a quanto riportato nella relazione tecnica

al capo "disciplinare tecnico".

Previsti n° 4 discendenti diametro 80 mm che garantiscono una portata complessiva

di 20 litri sec, pari a 18000 litri nei primi 15 minuti.

Superficie esposta 215 mqindice pluviometrico 0,055 lit/sec*mqQ= 11.82 lit/sec

Gronde

Discendente Ø 80 mm

Schema impianto di scarico acque meteoriche di copertura

I Tecnici

Ing. Domenico Musolino

Arch. Michele Morabito

Benestare, li ottobre 2016