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Dalla Disney ai reduci pag. 6 John Waters per il QM pag. 8 Spunta pure Marchionne pag. 2 DOMANDE E CERTEZZE NELLA SCIENZA Partecipa Lucio Rossi, Cern. Introduce Mario Gargantini, gior- nalista. Salone B7 GIOVANI E FORMAZIONE Partecipano: Pascual Chávez Villanueva, rettore maggiore dei Salesiani; Guido Piccarolo, presi- dente della Los Angeles Habilitation House; Maurizio Sacconi, ministro del Welfare. Introduce Dario Odifreddi, Piazza dei Mestieri. Sala A3 11.15 19.00 22 MEETING Q UOTIDIANO ANNO 21 Numero Due Lunedì 22 AGOSTO 2011 PRIMO PIANO EGITTO: LA BELLEZZA, LO SPAZIO DEL DIALOGO Partecipano: H.G. Jeremiah Armiah, vescovo generale e segretario di sua santità papa Shenouda III; Usamah Elabed presidente dell’Università Al Azhar; Hosam Mekkawy, presidente del Tribunale del Cairo Sud; S. B. cardinle Antonios Naguib, Patriarca di Alessandria dei copti-cattolici. Introduce Emilia Guarnieri Auditorium B7 17.00 PRIMO PIANO a situazione in cui versa il nostro Paese è grave. Come ha ricor- dato il presidente Napolitano ieri, l’Italia non cresce più (ha lo stesso Pil del 2000), si è invertito il trend storico di diminuzio- ne del gap tra ricchi e poveri, la speculazione minaccia la capi- talizzazione delle maggiori imprese. Per questo il palcoscenico di Rimini è stato per il Presidente l’occasione per un appello storico, si- mile per intenti a quello di Roosevelt che, dopo la crisi del ’29, disse a- gli americani e al mondo: «L’unica cosa di cui aver paura è la paura». I media, in generale, hanno messo in luce i contenuti politici dell’inter- vento, i richiami alle diverse forze politiche per una collaborazione più fattiva che faccia superare la crisi. In questa sede è importante sottoli- neare quegli aspetti cruciali di metodo che commentatori “in tutt’altre faccende affaccendati” o non colgono o preferiscono non sottolineare pensando che non abbiano incidenza storica. L’appello del capo dello Stato infatti è stato in linea con lo spirito del Meeting. Il primo criterio metodologico proposto è un termine che ri- suona spesso al Meeting e nella realtà che lo genera e riguarda «il lin- guaggio della verità» che «non induce al pessimismo, ma sollecita a reagire con coraggio e lungimiranza». Questa passione per la ricerca della verità significa realismo che non censura nulla della realtà: «Non si dà fiducia e non si suscitano le reazioni necessarie, minimizzando o sdrammatizzando i nodi critici della realtà, ma guardandovi in faccia con intelligenza e coraggio». L’intraprendenza e la creatività nel trattare la realtà a partire da questa posizione, è ciò che viene documentato dal- la mostra «150 anni di sussidiarietà» inaugurata ieri da Napolitano e il cui significato è stato commentato in questo modo: l’impegno che per- mette lo sviluppo non può venire o essere promosso solo dallo Stato, ma è «espresso dalle persone, dalle comunità locali, dai corpi interme- di, secondo quella concezione e logica di sussidiarietà, che come docu- menta la Mostra […], ha fatto, di una straordinaria diffusione di attività imprenditoriali e sociali e di risposte ai bisogni comuni costruite dal basso, un motore decisivo per la ricostruzione e il cambiamento del no- stro Paese. È questo l’impegno necessario per uscire dalla crisi». È una crescita che non può più avere come parametri di lettura le lo- giche di un profitto avulso dalla domanda su cosa è l’uomo nella sua integralità perché «contano anche gli stati soggettivi e gli aspetti quali- tativi della condizione umana». Sono soprattutto le nuove generazioni che possono tornare a capire il significato di ciò che costituisce il cuore dell’uomo: «È a tutto ciò che bisogna pensare quando ci si chiede se le giovani generazioni, quelle già presenti sulla scena della vita e quelle future, potranno – in Italia e in Europa, in un mondo così trasformato – aspirare a progredire rispetto alle generazioni dei padri come è accadu- to nel passato. La risposta è che esse possono aspirare e devono tendere a progredire nella loro complessiva condizione umana». Ecco qualcosa per cui avrebbe senso che si riaccendesse il motore del “desiderio”. Ciò genera questo grande contributo al bene comune che una realtà come il Meeting porta: «I valori che voi testimoniate ce lo dicono; ce lo dicono le tante espressioni, che io accolgo in Quirinale. E, perché si creino le condizioni di un rinnovato slancio che attraversi la società in uno spirito di operosa sussidiarietà, contiamo anche sulle risorse che scaturiscono dalla costante, fruttuosa ricerca di giuste forme di collabo- razione – secondo le parole di Benedetto XVI – fra la comunità civile e quella religiosa». Perché l’esistenza divenuta una immensa certezza non è come molti dicono una fonte di chiusura ma di bene per tutti: «Portate, nel tempo dell’incertezza, il vostro anelito di certezza. È per tutto questo che rap- presentate una risorsa umana per il nostro Paese. Ebbene, fatela valere ancora di più: è il mio augurio e il mio incitamento». È una grande responsabilità che il capo dello Stato abbia detto queste cose al Meeting: non un titolo di vanto presuntuoso, ma un invito per essere noi stessi e collaborare al bene di tutti. L «Portate il vostro anelito di certezza» Il presidente Napolitano, al centro, tra Enrico Letta, Maurizio Lupi, Emilia Guarnieri e Giorgio Vittadini di GIORGIO VITTADINI (da www.ilsussidiario.net)

Quotidiano Meeting 2011 - lunedì 22 agosto

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Il quotidiano del Meeting

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Dalla Disney ai reduci pag. 6 John Waters per il QM pag. 8Spunta pure Marchionne pag. 2

DOMANDE E CERTEZZE

NELLA SCIENZAPartecipa Lucio Rossi, Cern.Introduce Mario Gargantini, gior-nalista.Salone B7

GIOVANI E FORMAZIONE

Partecipano: Pascual ChávezVillanueva, rettore maggiore deiSalesiani; Guido Piccarolo, presi-dente della Los Angeles HabilitationHouse; Maurizio Sacconi, ministrodel Welfare. Introduce DarioOdifreddi, Piazza dei Mestieri.Sala A3

11.15

19.00 22

MEETING

QUOTIDIANO

ANNO 21Numero Due

Lunedì

22AGOSTO2011

PRIMO PIANOEGITTO: LA BELLEZZA,

LO SPAZIO DEL DIALOGO

Partecipano: H.G. Jeremiah Armiah, vescovogenerale e segretario di sua santitàpapa Shenouda III; Usamah Elabed presidentedell’Università Al Azhar; Hosam Mekkawy, presidente del Tribunale del Cairo Sud; S. B. cardinle Antonios Naguib,Patriarca di Alessandria dei copti-cattolici. Introduce Emilia Guarnieri Auditorium B7

17.00PRIMO PIANO

a situazione in cui versa il nostro Paese è grave. Come ha ricor-dato il presidente Napolitano ieri, l’Italia non cresce più (ha lostesso Pil del 2000), si è invertito il trend storico di diminuzio-ne del gap tra ricchi e poveri, la speculazione minaccia la capi-talizzazione delle maggiori imprese. Per questo il palcoscenico

di Rimini è stato per il Presidente l’occasione per un appello storico, si-mile per intenti a quello di Roosevelt che, dopo la crisi del ’29, disse a-gli americani e al mondo: «L’unica cosa di cui aver paura è la paura». Imedia, in generale, hanno messo in luce i contenuti politici dell’inter-vento, i richiami alle diverse forze politiche per una collaborazione piùfattiva che faccia superare la crisi. In questa sede è importante sottoli-neare quegli aspetti cruciali di metodo che commentatori “in tutt’altrefaccende affaccendati” o non colgono o preferiscono non sottolinearepensando che non abbiano incidenza storica.

L’appello del capo dello Stato infatti è stato in linea con lo spirito delMeeting. Il primo criterio metodologico proposto è un termine che ri-suona spesso al Meeting e nella realtà che lo genera e riguarda «il lin-guaggio della verità» che «non induce al pessimismo, ma sollecita areagire con coraggio e lungimiranza». Questa passione per la ricercadella verità significa realismo che non censura nulla della realtà: «Nonsi dà fiducia e non si suscitano le reazioni necessarie, minimizzando osdrammatizzando i nodi critici della realtà, ma guardandovi in facciacon intelligenza e coraggio». L’intraprendenza e la creatività nel trattarela realtà a partire da questa posizione, è ciò che viene documentato dal-la mostra «150 anni di sussidiarietà» inaugurata ieri da Napolitano e ilcui significato è stato commentato in questo modo: l’impegno che per-mette lo sviluppo non può venire o essere promosso solo dallo Stato,ma è «espresso dalle persone, dalle comunità locali, dai corpi interme-di, secondo quella concezione e logica di sussidiarietà, che come docu-menta la Mostra […], ha fatto, di una straordinaria diffusione di attivitàimprenditoriali e sociali e di risposte ai bisogni comuni costruite dalbasso, un motore decisivo per la ricostruzione e il cambiamento del no-stro Paese. È questo l’impegno necessario per uscire dalla crisi».

È una crescita che non può più avere come parametri di lettura le lo-giche di un profitto avulso dalla domanda su cosa è l’uomo nella suaintegralità perché «contano anche gli stati soggettivi e gli aspetti quali-tativi della condizione umana». Sono soprattutto le nuove generazioniche possono tornare a capire il significato di ciò che costituisce il cuoredell’uomo: «È a tutto ciò che bisogna pensare quando ci si chiede se legiovani generazioni, quelle già presenti sulla scena della vita e quellefuture, potranno – in Italia e in Europa, in un mondo così trasformato –aspirare a progredire rispetto alle generazioni dei padri come è accadu-to nel passato. La risposta è che esse possono aspirare e devono tenderea progredire nella loro complessiva condizione umana». Ecco qualcosaper cui avrebbe senso che si riaccendesse il motore del “desiderio”.

Ciò genera questo grande contributo al bene comune che una realtàcome il Meeting porta: «I valori che voi testimoniate ce lo dicono; ce lodicono le tante espressioni, che io accolgo in Quirinale. E, perché sicreino le condizioni di un rinnovato slancio che attraversi la società inuno spirito di operosa sussidiarietà, contiamo anche sulle risorse chescaturiscono dalla costante, fruttuosa ricerca di giuste forme di collabo-razione – secondo le parole di Benedetto XVI – fra la comunità civile equella religiosa».

Perché l’esistenza divenuta una immensa certezza non è come moltidicono una fonte di chiusura ma di bene per tutti: «Portate, nel tempodell’incertezza, il vostro anelito di certezza. È per tutto questo che rap-presentate una risorsa umana per il nostro Paese. Ebbene, fatela valereancora di più: è il mio augurio e il mio incitamento».

È una grande responsabilità che il capo dello Stato abbia detto questecose al Meeting: non un titolo di vanto presuntuoso, ma un invito peressere noi stessi e collaborare al bene di tutti.

L«Portateil vostro anelito

di certezza»

Il presidente Napolitano, al centro, tra Enrico Letta,Maurizio Lupi, Emilia Guarnieri e Giorgio Vittadini

di GIORGIO VITTADINI (da www.ilsussidiario.net)

PRIMO PIANO

2 22 agosto

Al Meeting Sergio Marchionne di-ce le sue certezze su Fiat: «Nel suoinsieme va bene, la Borsa non ha unminimo impatto sull’azienda». Poisul presidente della Repubblica Na-politano (per salutare il quale è volutotornare alla kermesse riminese, dopola sua partecipazione l’anno scorso):«Meno male che c’è». Certezze an-che sul Meeting: «Una realtà incredi-bile, è la cultura che fa». E poi quellastretta di mano conclusiva tra lui edEmilia Guarnieri, con la presidentedella Fondazione Meeting che lo fer-ma mentre sta salendo sull’auto chelo porterà via e lo ringrazia dicendo-gli: «Possiamo fare tante cose insie-me». E lui: «Le voglio fare».

Marchionne si presta volentieri aigiornalisti che gli chiedono anchedella manovra del governo («È com-pito dei politici non è il mio mestiere,ma è assolutamente necessario riac-quistare credibilità per finanziare ildebito; occorre anche coesione tra ipartiti politici, è il momento di fare gliitaliani»). E poi rassicura sul progettodi Fabbrica Italia e sottolinea che Fiatsta tenendo sotto controllo la sua pre-senza internazionale fino ad annun-ciare che cambieranno i termini del-l’alleanza con Tata ma che il progettoproseguirà. Infine il suo ruolo in Fiat:l’ad non si sente a rischio. Il suo arri-vo al Meeting è una notizia che arrivacome un fulmine. La fiera è in pienaagitazione per l’arrivo del presidenteNapolitano, ma già Marchionne si ag-gira tra gli stand accompagnato da unpiccolo gruppo di persone in giacca ecravatta e abito blu scuro. Lui, d’esta-te, indossa non il maglioncino ma lapolo maniche corte blu. Ha già salu-tato Napolitano nei cosiddetti salottinidel Meeting: «Sono venuto al Mee-ting perché ho saputo che veniva il

presidente Napolitano; in questo mo-mento è una persona estremamenteimportante per questo Paese per quel-lo che sta cercando di fare. Incontrar-lo è stato per me una questione di ri-spetto e di riconoscimento del valoredella persona. Lo stimo immensa-mente, è un punto di riferimento inquesto momento molto, molto diffici-le. L’ho visto in ottima forma, menomale che c’è». Poi al «QuotidianoMeeting» dà la sua versione dei fattisulla «sua» Fiat al centro, in questigiorni, di forti preoccupazioni: «LaFiat nel suo insieme va bene, ma percapire la Fiat bisogna impegnarsi, nonci sono risposte facili. Comunque va

bene. Fiat va bene, la Chrysler va be-ne, va bene tutto». Le vetture delgruppo sono esposte al Meeting:«Non sono male, vero?», domandaMarchionne.

Poi ai cronisti televisivi ribadisce:«Su Fiat non c’è da preoccuparsi; fi-nanziariamente l’azienda è in ottimecondizioni, siamo intervenuti al mo-mento giusto e riusciamo a gestire lecrisi senza problemi. Il problema è illivello internazionale, questo è preoc-cupante, ma lo stiamo osservando,non c’è altro da dire». Il mercato a-mericano si è però dimostrato più dif-ficile del previsto, gli si fa notare.«No – scuote la testa l’ad di Fiat - è

totalmente in linea con quello che ab-biamo sempre detto. Noi vendiamopiù di quattro milioni di vetture l’an-no, la 500 doveva farne 50mila que-st’anno, ne farà 35mila. Nei numeridel totale della Fiat questo dato nonimporta minimamente e stiamo ven-dendo molto di più altre vetture, cosache può compensare quello che è ve-nuto a mancare rispetto alle previsionisulla 500». E ribadisce, con un velo,anche di polemica: «Fiat sta bene, ilmercato americano continua ad anda-re bene, ma possiamo crearci cento-mila ragioni per andare in depressio-ne…». D’obbligo la riflessione sulleperdite a Piazza Affari: «La Borsa

non ha il minimo impatto sulla Fiat.Non so come spiegarlo, c’è la genteche sta andando in crisi per il nostrovalore. Ma la Fiat continua a gestireuna realtà che è industriale, non fac-cio mica il banchiere io: faccio vettu-re, camion, trattori, motori…». Ciònon toglie che i listini siano dimezza-ti: «E’ dimezzato tutto – rispondeMarchionne - anche il sistema banca-rio, ne parlavo prima con Passera; èquello che succede quando ci sono ri-sposte irrazionali a delle cose che poinon si capiscono nemmeno».

Rintuzza poi i colpi che stanno arri-vando circa un appannamento dellasua figura carismatica dopo le diffi-coltà di questi giorni evidenziati daigiornali. E qualcuno gli chiede se nonsi sia forse appannato il mito di Mar-chionne: «Quale mito? – rigira la do-manda all’intervistatore – Quale era ilprimo mito che è finito? Se l’avessisaputo mi sarei divertito durante quelperiodo…». A questo punto la do-manda si fa più diretta: «È in diffi-coltà la sua leadership?». Risposta al-trettanto diretta: «No!» Sullo sfondo,ovviamente, c’è la politica e l’inter-vento del governo sul debito pubbli-co: « La manovra? È una cosa da ge-stire da parte dei politici, non è il me-stiere mio. La cosa importante per l’I-talia è riacquistare la credibilità a li-vello internazionale per finanziare ildebito. Questo – sottolinea – è unproblema da risolvere immediata-mente perché, se non lo facciamo, ilmercato finanziario a livello interna-zionale non reagirà. In questo senso,dunque, serve assolutamente coesio-ne tra le forze politiche come ha riba-dito il presidente Napolitano anchedal palco del Meeting. Questo è vera-mente il momento di fare gli italiani».

Adriano Moraglio

Mr. Fiat al Meeting fa il pieno di certezzaSergio Marchionne arriva a sorpresa in fiera per la visita del presidente Al Quotidiano Meeting giura: «Il Gruppo va bene. La Borsa? Non conta nulla»

Una vera e propria platea vip. Ad ascolta-re Giorgio Napolitano, seduti in prima filanell’Auditorium, un bel pezzo del gothadell’industria e della finanza italiana. Sututti l’amministratore delegato di FiatSergio Marchionne che a Rimini non eraproprio atteso. Altri, invece, hanno antici-pato di un giorno il loro arrivo. Così, se-duti uno di fianco all’altro, ecco spuntarel’amministratore delegato di Intesa San-paolo Corrado Passera e quello dell’EnelFulvio Conti (protagonisti oggi di un in-contro in Sala Neri), ma anche l’ad di Fer-rovie dello Stato Mauro Moretti che, sem-pre oggi, interverrà in Sala 1 sul tema «I-talia: un Paese che deve crescere con l’Eu-ropa». Ricca anche la pattuglia di deputa-ti e senatori. Unico membro del governopresente il ministro delle Politiche Comu-nitarie Anna Maria Bernini.

Prime file zeppedi politici e Vip

Sorpresa dopo sorpresa il Meeting diRimini aspetta Angelino Alfano. Dopol’ad di Fiat Sergio Marchionne che ieriè stato protagonista di un vero e pro-prio blitz per assistere all’incontro conil presidente della Repubblica GiorgioNapolitano, è la volta del neosegretariodel Pdl. Lui, in realtà, era inizialmenteinserito nel programma in un incontro,mercoledì , con i l vicepresidente delConsiglio superiore della magistratruraMichele Vietti. Doveva parteciparvi inqualità di ministro della Giustizia, manegli ultimi mesi le cose sono evolute inmaniera diversa. Così Alfano è stato co-stretto a rinunciare al palco del Mee-ting. Poco male, mercoledì sarà comun-que in Fiera per un visita dei padiglionie delle mostre. E chissà che dopo di luinon arrivino altre sorprese.

E mercoledì arrivaAngelino Alfano

MARCHIONNE

PRIMO PIANO

3 22 agosto

Il presidente della Repubblica viene accolto ieri al Meeting da un gruppo di volontari. A sinistra con la presidente del Meeting Emilia Guarnieri. Nella pagina a fianco il capo dello Stato con l’ad di Fiat Sergio Marchionne e sul palco dell’Auditorium.

NAPOLITANOTutti i giovani del PresidentePer il capo dello Stato è da loro che può ripartire il Paese

I partigiani che perdonaronoDue dei tre partigiani che ieri il presi-dente della Repubblica, Napolitano, a-prendo la sua visita a Rimini, ha volutocommemorare con la deposizione di u-na corona di fiori, prima di essere man-dati a morte avevano chiesto ai familia-ri di perdonare i loro assassini. «Avevo20 anni quando è morto mio fratello.Non so come abbia potuto scriverequelle parole – ha detto la sorella diMario Capelli, Maria –. Ci aveva chie-sto di perdonare i suoi assassini, anzi, a-veva chiesto a noi familiari il conforto e-stremo del perdono, così aveva scrit-to…». Maria Capelli è ancora scossa alpensiero e ne parla con Maria Pia Pa-

gliarani, che è seduta a fianco a lei,mentre attendono di incontrare il presi-dente della Repubblica. Anche suo fra-tello, poco prima della morte, avevachiesto il perdono verso chi l’avrebbeucciso. «Ho conservato a lungo quellalettera – dice la signora Maria Pia – oradovrebbe essere in comune». MarioCapelli, Adelio Pagliarani e Luigi Ni-colò facevano parte di una squadra delGap che effettuava sabotaggi contro inazifascisti. Arrestati, furono impiccatiil 16 agosto del ’44 come monito per lapopolazione. Nella piazza che li ricorda(piazza Tre Martiri) rimasero appesiper un giorno e mezzo.

«Portate, nel tempo dell’incertez-za, il vostro anelito di certezza. È pertutto questo che rappresentate, comeha detto nel modo più semplice laprofessoressa Guarnieri, “una risor-sa umana per il nostro Paese”. Ebbe-ne, fatela valere ancora di più».

Lo hanno attac-cato, anche dura-mente, per la scel-ta di presentarsi alMeeting. Lo han-no accusato di nonessere super par-tes. Ma GiorgioNapolitano non hadato peso alle cri-tiche anzi, ha ri-sposto con il suo«augurio e incita-mento» alla plateadi Rimini. In parti-colare ai giovani. Quelli che, ora piùche mai, non devono farsi scoraggia-re da un sistema chiuso e arroccato.

È un grande messaggio quelloche il presidente della Repubblicalancia dal palco dell’Auditorium B7.A tratti duro. Privo di indulgenze nei

confronti degli attori del dibattitopubblico.

Prima la maggioranza «dominatadalla preoccupazione di sostenere lavalidità del proprio operato», poil’opposizione per cui ogni criticità ècolpa del governo. Infine le parti so-

ciali incapaci diandare oltre i «purlegittimi interessisettoriali».

Ma nelle sueparole non c’èmai disperazione.Certo il capo delloStato non nascon-de che quello cheil Paese sta viven-do è un «ango-scioso presente»,vissuto «nell’ansiadel giorno dopo».

Il suo, però, non è un requiem per unimpero defunto, ma il «linguaggiodella verità». E anche se le «sfide ele prove che abbiamo davanti sonopiù che mai ardue, profonde e di esi-to incerto», non tutto è perduto.

Ce lo insegna la nostra storia, rac-

contata nella mostra sui 150 annidell’Unità d’Italia che ha convintoNapolitano ad accettare l’invito delMeeting e che il Presidente visita ap-pena arrivato in fiera. Storia di uomi-ni e donne che seppero rinascere dal-le macerie della guerra, ma anche u-scire dalla stagione drammatica delterrorismo. Non servono sogni, la fi-ducia si suscita guardando in faccia i«nodi critici della realtà» con «intel-ligenza e coraggio. Il coraggio dellasperanza, della volontà e dell’impe-gno». È questo il grande insegna-mento che viene dal passato ed illu-mina il futuro.

Da questo insegnamento prende lemosse l’appello che Napolitano ri-volge a ognuno: «Bisogna portarsitutti all’altezza dei problemi da scio-gliere e delle scelte da operare. Scel-te non di breve termine e corto respi-ro, ma di medio e lungo periodo.Un’autentica svolta». Il Presidentevuole evitare il freddo ricettario cheforse qualcuno si aspetta da lui. Ri-lancia la lotta dell’evasione fiscale,parla di Europa e riforme. Ma ciòche gli interessa veramente, più di

«un elenco di impegni o di obietti-vi», è il «Dna della nazione». Quelloche «non si è disperso, e non può di-sperdersi».

Per questo il capo dello Stato hadeciso di venire a Rimini e rivolger-si alla platea del Meeting con il tonodeciso di chi èconsapevole delpeso di ogni suaparola. Le unicheparole in una gior-nata in cui Napoli-tano non ha volutodire altro. Almenopubblicamente.

Niente quandoin mattinata ha de-posto una coronadi fiori in piazzaTre Martiri, luogoin cui, il 16 agosto1944, vennero impiccati tre partigia-ni. Niente al suo arrivo in Fiera. Poil’ascolto, seduto in platea, dell’inter-vento della presidente della Fonda-zione Meeting Emilia Guarnieri. Laconsegna, in regalo, di un volumedel Senso Religioso e di un quadro

di William Congdon. L’illustrazionedella mostra del presidente dellaFondazione per la SussidiarietàGiorgio Vittadini. E i contributi deipromotori dell’Intergruppo parla-mentare per la sussidiarietà EnricoLetta (vicesegretario del Pd) e Mau-

rizio Lupi (vice-presidente Pdl del-la Camera).

È a loro che Na-politano chiede di«andare molto ol-tre» quelle espe-rienze di dialogoche si sono giàrealizzate. «Rapi-damente».

In questo per-corso un contribu-to fondamentalepuò arrivare dai

giovani. In particolare quelli che loascoltano seduti in platea. Quelliche, pur in un tempo di grandi incer-tezze, parlano di un’immensa certez-za. La platea è in piedi per un lungoapplauso. Grazie Presidente.

Fausto Vitali

«Portate, nel tempodell’incertezza, il vostro anelito

di certezza: è per tuttoquesto che

rappresentate una risorsa

per l’Italia di oggi»

Nessuna indulgenzacon gli attori della scena

politica, ma chiedeall’Intergruppo

per la Sussidiarietà di «andare molto oltre»

le forme di disgelotentate finora

PRIMO PIANO

4 22 agosto

Unità di intenti con il presidente Giorgio Napo-litano - un’unità che pure nasce da provenienzeculturali diverse - e dure critiche al governo Ber-lusconi. È scoppiettante Giorgio Vittadini, presi-dente della Fondazione per laSussidiarietà, nella primaconferenza stampa del Mee-ting. Accanto a lui EmiliaGuarnieri, presidente dell'As-sociazione Meeting, taglia i-dealmente il nastro della ma-nifestazione già partita all’in-segna della certezza, perché«è solo una certezza vissutache può spiegare gli oltre3000 volontari venuti gratui-tamente a lavorare questa set-timana da oltre 20 Paesi».

«Noi abbiamo veramentebisogno di verificare se l’ipo-tesi della certezza è più ragionevole di quella del-lo scetticismo relativista – ha aggiunto EmiliaGuarnieri –. Vorremmo che questa settimana fos-se un’avventura e una verifica per tutti su que-sto».

La mostra sull’Unità d’Italia (Piazza mostre,B5), racconta Vittadini, è nata dal desiderio di do-cumentare la diversità di un Paese costruito dalbasso, qualsiasi fosse il governo al potere – quel-

la diversità emersa negli scorsi mesi dal dialogotra il presidente Napolitano e il Papa e dalla lororilettura valorizzatrice del Risorgimento italiano.L’Italia è figlia di una creatività, di una capacità

di conoscenza dell’avvenimentofatta di desiderio, la forza di unuomo che non è mai schiavo dellecircostanze, e di realismo, che ve-de nella realtà un’occasione edunque un ambito in cui creare ecostruire.

Un vigore che non è venutomeno nei momenti di incertezza ecrisi, perché, spiega Vittadini, «lacertezza non viene guardando lecircostanze, ma da dentro, e daquesto nasce una capacità di supe-rare difficoltà enormi come quelleche i nostri predecessori dovetteroaffrontare».

Ma a differenza di 150 anni fa, «oggi il nostro èun Paese per vecchi». Vittadini parte come un fiu-me in piena contro la politica che nelle scelte stachiudendo sempre più il Paese alle nuove genera-zioni. Simbolo di questa chiusura è il mondo del-la scuola, che con il provvedimento di assunzionedi 53.000 precari preclude ai giovani ogni possi-bilità di insegnare e accedere all’abilitazione.«Un gravissimo errore culturale – giudica Vitta-

dini - soprattutto da parte di un governo li-berale, con l'appoggio di sindacati e partiti».E così nel lavoro, «un mondo di garantiticontro i non garantiti», dove la retorica del-l'idea del precariato impedisce la flessibilitàe l’entrata dei nuovi; nelle imprese, nella di-fesa a oltranza del sistema pensionistico dichi sa che i giovani non avranno mai la pen-sione. «Possiamo andare avanti all'infinito.Quando non si aboliscono le province, nonsi tagliano le poltrone della politica e non sidiminuisce la spesa pubblica in settori stata-li improduttivi, si decide che qualcuno stafuori».

Il messaggio della mostra è «riaprire»: «Èun’esigenza che sottoponiamo al dibattitopolitico sociale economico di questi giorni– propone Vittadini - altrimenti diventa im-possibile che riaccada quanto è successo inaltre fasi storiche. A noi non interessa la ge-stione dei partiti: siamo mossi dal desideriodi guardare dove va il mondo». A guardarepersonaggi come Paul Jachob Batti, mini-stro pakistano per le minoranze religiose,cattolico, prossimo ospite del Meeting, «perla loro apertura del cuore e la forza di cam-biare la società».

Martina Saltamacchia

Giorgio Vittadini, presidente della Fondazione per la Sussidiarietà.

«Abbasso l’Italiacancella-giovani»Giorgio Vittadini ed Emilia Smurro presentano il Meeting«Il messaggio è “riaprire”, non escludere le forze frescheche si affacciano sul lavoro, nelle scuole e nelle imprese»

«Garantire i precaristorici a scapito

delle nuove generazioniè un gravissimoerrore culturale

soprattutto da partedi un governo liberale»

PRIMO PIANO

5 22 agosto

«Il mio caro amico Giorgio»Joseph Weiler, lo studioso ebreo che intervistò Napolitano all’università di New York, giudica il discorso del Presidente«Era il politico più giovane in salone, ha lanciato un messaggio fresco e passionale senza la solita fraseologia stanca»

«Era senza dubbio il politicopiù giovane presente nell’aula».Chiaro, secco, deciso e altret-tanto provocatorio il sessanten-ne professore di Diritto interna-zionale presso la New York U-niversity Joseph Weiler. Lo stu-dioso ebreo commenta a caldo,direttamente dalla lunga codaper uscire dall’affollato padi-glione B7 dopo la doverosastanding ovation, il potente di-scorso del presidente della Re-pubblica italiana Giorgio Napo-litano tenutosi nell’ambito del-l’incontro «150 anni di sussi-diarietà».

Le parole sulla necessità diridare vigore e continuità allavita economica, sociale e civiledel Paese e sull’apporto che lapolitica deve dare allo Stato,sono per il professore «un mes-saggio fresco e passionale, nonil solito discorso politico di fra-seologia stanca».

Weiler e Napolitano si cono-scono da lungo tempo, il loro èun rapporto cordiale e di amici-zia: «Ci siamo conosciuti quan-do lui era eletto nel Parlamentoeuropeo a Bruxelles (ovvero trail 1989 e il 1992 qualche annodopo diventerà presidente dellaCommissione costituzionale delParlamento europeo ndr), il no-stro rapporto è poi continuato»fino al culmine di pochi mesi faquando «il Presidente è venutoper visitare il mio ateneo, laNew York University, per rice-vere un riconoscimento».

Napolitano, infatti, lo scorsoaprile venne insignito, dall’uni-versità della Grande Mela, dellaPresidential Medal, il più altoattestato che l’ateneo america-no assegna a personalità politi-

che del panorama internaziona-le, per poi concedersi ad unalunga intervista proprio al pro-fessore e avvocato (celebre lasua difesa del Crocifisso pressola Grand Chambre della corteeuropea di Strasburgo dopo lenote polemiche riguardanti lapresenza nei luoghi pubblicidella Croce) nato in Sudafrica.

Incalzato dalle domande diWeiler, Napolitano diede rispo-ste simili a quelle pronunciateieri parlando di verità, del con-flitto interno tra le parti politi-che nel nostro Paese e del «di-

vorzio tra cultura e politica» (diieri le parole «non credo a im-permeabilità della politica»).

E, proprio come nei giornidella visita del titolare del Qui-rinale negli Stati Uniti, la rea-zione del professore è la mede-sima, «piena di ammirazione»verso un presidente «che permolti rappresenta il meglio del-l’Italia».

I due, pur partendo da posi-zioni diverse, sono europeisticonvinti: anche se in quest’oc-casione Weiler preferisce nonparlarne (avrà modo di farlo,

infatti, all’incontro «Immigrati,la vera accoglienza tra diritti edoveri» domani alle 19 in salaA3 con Robert George, PatrickWeil e Andrea Simoncini), en-trambi sono strenui difensoridel Vecchio Continente. Il pro-fessore mette al centro le radicicristiane dell’Europa (al Mee-ting 2003 presentò il suo libro«Un’Europa cristiana»), Napo-litano sottolinea l’importanzadel metodo comunitario alla ba-se di tutti gli sviluppi e i suc-cessi dell’Unione europea.

I due, perciò, saranno statisulla stessa lunghezza d’ondaappena hanno sentito le paroledi Enrico Letta, precedenti l’in-tervento del Presidente, con atema l’«Europa globale» e i co-siddetti «Stati Uniti d’Europa».

L’amico Napolitano è tornatoa casa dopo l’incontro, per ilprofessor Weiler (da quasi unadecina d’anni aficionado delMeeting, la prima volta nel2003) la rassegna riminese èappena cominciata: oltre al giàcitato incontro di domani, sta-mattina in sala C1 introdurrà«Senso religioso, alla radicedell’università» con il rettoredella Cattolica di Milano Lo-renzo Ornaghi, John Garveyrettore della Catholic Univer-sity of America e Moshe Ka-veh, rettore della Bar-llan Uni-versity in Israele.

Mercoledì il giurista conclu-derà la sua “tre giorni di fuoco”con «Nomos e profezia: essereebreo, essere cristiano» a cuiparteciperanno Ignacio Car-bajosa Perez (professore nellafacoltà di Teologia a Madrid) edon Stefano Alberto.

Marco Capizzi

Il Papa che ha riportatoil mondo verso CristoMonsignor Negri: il rapporto con lui è stato pura grazia

Giovanni Paolo II, il Papa beatificatolo scorso primo maggio in piazza san Pietro. Oggi il Meeting lo ricorda con un incontro intitolato«Quell’uomo afferrato da Cristo».

Era il 29 agosto 1982 e il Meeting di Ri-mini, giunto alla terza edizione, riceveva lavisita di Giovanni Paolo II. «La missionepropria della Chiesa - disse il Papa in quel-l’occasione - è sempre una missione stori-ca, benché trascendente, benché divina: èstorica, storica del nostro tempo. Voi con ilvostro Meeting cercate di mostrare il cam-mino della Chiesa, dei giovani nella Chiesadel nostro tempo. Voi cercate di esprimereche cosa vuol dire il mistero della salvezza.Voi intendete, con diversi metodi e special-mente con questo Meeting, incarnare que-st’opera della salvezza, farla presente tra gliuomini».

La memoria di quel giorno tornerà vivaoggi, quando il Meeting renderà omaggioalla grande figura del beato Karol Wojtylacon l’incontro «Giovanni Paolo II: quel-l’uomo afferrato da Cristo» (sala A3, ore11.15) attraverso due importanti contributi.Con Jozef Dabrowski, presidente nazionale

dell’Associazione dei ferrovieri cattolici inPolonia, si potrà capire maggiormentel’aiuto che il Papa portò al suo popolo. In-vece, attraverso il contributo di monsignorLuigi Negri, vescovo di San Marino-Mon-tefeltro, si potrà approfondire il suo pensie-ro e l’operato che ha svolto dall’interno del-la Chiesa per il mondo intero.

Monsignor Negri è un grande studiosodel magistero di Giovanni Paolo II, al qualeha dedicato numerosi libri. «Ho conosciutoil Papa a un convegno nel 1980, ma non hoavuto con lui un rapporto sistematico - rac-conta il vescovo sanmarinese al QuotidianoMeeting. La conoscenza della sua persona èmaturata attraverso lo studio del suo magi-stero e la sequela dei suoi avvenimenti piùimportanti».

«L’incontro con Giovanni Paolo II è unotra gli incontri più importanti della mia vita- aggiunge monsignor Negri - la sintoniache nacque dal rapporto fra don Giussani e

Giovanni Paolo II fu per me pura grazia».«Credo che la sua beatificazione - conti-

nua il prelato - sottolinei l’elemento più ca-ratteristico di Giovanni Paolo II, quello diaver insegnato ai cristiani come essere au-tenticamente cristiani, mostrando una fededa verificare nel quotidiano e sfidando ognicattolico a cercare sempre senza sosta il ve-ro volto del Mistero».

Giovanni Paolo II è stato beatificato loscorso primo maggio in piazza san Pietrodal suo successore in una cerimonia memo-rabile. «Quello che il neo-eletto Papa chie-deva a tutti, egli stesso lo ha fatto per primo

- ha detto Benedetto XVI - ha aperto a Cri-sto la società, la cultura, i sistemi politici edeconomici, invertendo con la forza di un gi-gante (forza che gli veniva da Dio) una ten-denza che poteva sembrare irreversibile».

L’incontro tra don Luigi Giussani e il ve-scovo Karol Wojtyla precede l’elezionepontificia. I due si conobbero quando il fu-turo Papa era arcivescovo di Cracovia gra-zie a don Francesco Ricci, instancabile pre-te missionario che faceva la spola tra l’Italiae i Paesi dell’Est europeo governati da regi-mi comunisti alleati dell’Unione Sovietica.Questa sera il Meeting ricorda anche la fi-gura del sacerdote forlivese: all’Eni CaffèLetterario in D5 sarà presentato il libro«Don Francesco Ricci. Fino agli estremiconfini della terra» (edizioni Itaca). All’in-contro parteciperà lo stesso monsignor Ne-gri, grande amico di don Ricci. Il volume ècurato da Marco Ferrini.

Emanuele Ranzani

Il primo atto del Meeting 2011è stato la messa celebrata alle10, come di consueto, da mon-signor Francesco Lambiasi,vescovo di Rimini (nella foto).L’invito di Lambiasi espressonell’omelia è stato quello di ri-manere sui passi di Pietro nel-la sequela al Papa: «Ma quan-do l’incontrò di nuovo vivo quelmattino e il Risorto gli chieseper tre volte se lo amava, per trevolte Simone di Giovanni gliprotestò il suo affetto e si videconsegnare le pecore e gli agnel-li della Chiesa. Quel giorno Pie-tro imparò che il verbo amare,quando ha per soggetto Cristo,non può più essere declinato alpassato [...]. La Chiesa è la com-pagnia di quanti condividonocon Pietro-Benedetto che crede-re vuol dire tuffarsi nell’univer-sale apertura di un incondizio-nato amore».

Lambiasi segue i passi di san Pietro

Il professore Joseph Weiler.

A Long Beach, sulla soleggiata costacaliforniana, sorge la Los Angeles Habili-tation House (Lahh), una non profit nataallo scopo di creare e gestire opportunitàdi lavoro per disabili, da formare e impie-gare nel settore delle pulizie. Nell’insolitonome, quella seconda H che significa“casa” racchiude tutto il desiderio che seianni fa spinse Guido Piccarolo, presiden-te e cofondatore di Lahh, a iniziare questaavventura. Approdato in America oltredieci anni fa dopo una laurea in Econo-mia e Commercio all’Università Cattoli-ca di Milano, brillantemente impiegato inWalt Disney, Piccarolo comincia a inte-ressarsi di mondo non profit. Nella visitaa una cooperativa di disabili rimane fol-gorato dalla loro gioia per il fatto che fi-nalmente qualcuno dava loro un lavoro.

Decisivo è l’incontro con la collegaNancy Albin: durante una pausa pranzo, idue si scoprono animati dallo stesso desi-derio di bellezza e di verità, lo stesso dimigliaia di disabili della città. Piccarolo eAlbin si licenziano dalle loro prestigioseoccupazioni per incominciare insieme u-na non profit. Alla Walt Disney sono cosìcolpiti da decidere di contribuire con unacospicua donazione allo start up. Guido eNancy decidono di rivolgersi ai reduci diguerra con disturbi da stress post trauma-tico e da lesioni al cervello: persone spes-so disoccupate e dimenticate. Da qui lascelta di accompagnare il nome della so-cietà con la parola “casa”, perché, comerecita la mission di Lahh, «questa passio-ne per la vita, questa drammatica lotta pervivere tesi alla ricerca della soddisfazionedei propri desideri, solo in una compa-

coraggio di guardare a quello che faccia-mo – risponde Piccarolo – è un amoreche ho ricevuto nella mia vita. Non honient’altro da comunicare, se non amarecome io sono stato amato nell’incontrocon Cristo. E l’amore a questa Presenzagenera un impegno diverso nel reale: iocresco, i ragazzi cambiano e il mondo siaccorge di qualcosa di nuovo. Nessunodice la parola Signore, ma vedi qualcosanella loro vita che cambia, perché s’im-patta con qualcuno che gli vuole bene. U-na passione a ciò che hai incontrato che tifa appassionare a tutto quello che il Si-gnore ti dà», anche alla gente messa lìcon te a fare il turno di pulizia, anche allatoilette. Perfino un water scintillante dàgloria a Dio, non perché pulirlo sia ciòche dà soddisfazione nella vita, «ma perla ragione per cui lo fai: una passione perla realtà tutta, dal pulire un pavimento alguardare l’altro con questo sguardo. Equesto si comunica mentre lo fai, e non tiblocchi scandalizzato per lo sporco o per-ché non sei capace». Davanti agli angelidi Dio e davanti al mondo.

Il mese scorso, Guido Piccarolo e lasua Lahh di nove impiegati sono stati pre-miati a Salt Lake City con l’ambito BestCleaning Industry CommunicationsAward, il premio alla comunicazione delsettore della pulizie americano. Alla finedella premiazione, Piccarolo vede avvici-narsi il presidente di una grande non pro-fit americana: «Qualsiasi cosa posso fareper voi, fatemelo sapere: quello che voisiete è ciò che desidero per me».

Martina Saltamacchia

gnia umana può essere continuamente ri-destata e sostenuta. Ciascuno di noi ha bi-sogno di una casa che continuamente lorisvegli e gli impedisca di diventare cini-co e alienato».

E a chi comincia a lavorare a Lahh,questa diversità è subito evidente. «Quan-do sono andato a fare il colloquio per l’as-sunzione a Lahh - dice Cris, un reduce ri-

masto disoccupato e senza casa - mi a-spettavo semplicemente di cominciare unaltro lavoro. Fin dal primo giorno, però,ho capito di aver trovato un’occasioned’oro. Non mi hanno solo insegnato a pu-lire: mi hanno fatto riscoprire una forza euna ricchezza in me che credevo irrime-diabilmente perdute». Ora Cris è ritorna-to a studiare storia sui banchi dell’Univer-

sità della California. Racconta la mammadi Bryan, abituata in passato a veder tor-nare il figlio in lacrime dal lavoro per co-me era stato trattato e schernito: «Daquando è impiegato alla Lahh, ogni gior-no è già pronto per andare a lavorare due-tre ore prima del suo turno».

Come è possibile tutto questo? «Checosa mi muove? L’unica cosa che mi dà il

Guido Piccarolo (primo da sinistra),con i ragazzi di «Lahh». Oggi inter-verrà all’incontro «Giovani e forma-zione» (A3, ore 19) col ministro delWelfare Maurizio Sacconi.

I VOLTI

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«Non mi interessa quello che fai, ma latua amicizia»: così in un bar di Roma un a-mico si rivolge a padre Stefano Scaringel-la, frate cappuccino chirurgo in missione inMadagascar. La storia che porta a questoincontro inizia tanti anni fa, sempre a Ro-ma, quando Stefano frequentava la parroc-chia Regina Pacis: un missionario cappuc-cino proietta un filmato di suore che cura-vano i malati. «Da allora ho capito chequesta era la mia vocazione», dice padreStefano: «Molti mi chiedono perché sto inAfrica e io non so cosa rispondere perchéqueste cose le decide la vita, noi facciamoparte di un disegno». Trent’anni di missio-ne non devono essere uno scherzo, ma pa-dre Stefano non ha nessun dubbio: «Starelì vale tutte le fatiche del mondo. Spessocapita che un medico diventi padre cappuc-cino, ma raramente capita l’inverso come èstato per me» spiega il frate con il quietosorriso di chi sta seguendo le tracce giustedella propria esperienza.

Dopo l’impegno in un lebbrosario, la vi-ta affida un nuovo compito a padre Stefa-

rienza solitaria, ero molto preso dal lavoroe mi trovavo in un posto lontano, non miponevo domande su quello che facevo»racconta padre Stefano, fino a quando na-sce un’amicizia, in quel baretto romano,con alcune persone del movimento di Cl.«Ci siamo incontrati e ho raccontato lorotutto quello che facevo», ma più che il nu-mero di interventi chirurgici effettuati,centrale è il rapporto personale. «Ho sco-perto il carisma di don Giussani: testimo-niare la vita cristiana nel proprio mondo.Ho partecipato agli esercizi spirituali e allascuola di comunità e a questo punto miconsidero anch’io un membro del Movi-mento», conclude padre Stefano: «Ora pos-so contare su tanti amici e non lavoro piùsenza pormi delle domande».

L’amicizia si concretizza anche in un’o-pera e dall’anno scorso insieme ai suoinuovi amici padre Stefano ha fondato l’as-sociazione onlus Hafaliana, che in malga-scio significa “la gioia”, per raccogliere fi-nanziamenti per l’ospedale chirurgico.

Benedetta Consonni

no, che diventa responsabile dell’HospitalSaint Damien ad Ambanja. «Troppe perso-ne morivano e quindi èstato creato un centro chi-rurgico» racconta il cap-puccino durante l’incontro«Esperienze alla prova»,che ieri l’ha visto protago-nista insieme a RaffaelePugliese, direttore del di-partimento chirurgico po-lispecialistico dell’ospedale Niguarda Ca’Granda. Attorno al centro chirurgico na-

scono realtà satellite di una galassia di gra-zia e di solidarietà. Dalla scuola per infer-

mieri alle tournée dei vil-laggi, che vede due fuori-strada equipaggiati girareper curare donne e minori.C’è poi la casa d’acco-glienza per bambini ab-bandonati e ancora lascuola di agricoltura, perinsegnare alla popolazione

un lavoro e favorire l’autonomia. «Durante questi anni ho vissuto un’espe-

Per l’Egitto il 2011 è un anno vissu-to pericolosamente. È iniziato, il primogennaio, con un terribile attentato ka-mikaze a una chiesa cristiana di Ales-sandria. Ma è stato anche l’anno indi-menticabile delle giornate di protestain piazza Tahrir, quelle della primaveraaraba, del vento di libertà sceso sulNord Africa. Tanto entusiamo, tantasperanza. Ma anche tanta apprensione:in pochi mesi sui sogni di democraziaè scesa l’ombra del fondamentalismoislamico che con i Fratelli Musulmanipotrebbe portarsi a casa la vittoria alleprime elezioni libere nel Paese. L’Egit-to è sempre stato il punto di riferimen-to culturale per tutto il Medio Oriente,quello che a inizio secolo poteva esse-re Parigi per l’Europa. Oggi è diventa-to un laboratorio per il futuro nel qua-le, non sempre in modo pacifico, sistanno ridisegnando i rapporti tra mu-sulmani e cristiani e dove per la primavolta il Mondo Arabo si sta ponendo ilproblema di cosa voglia dire la parola“democrazia” in un paese a maggio-ranza musulmana.

Che anno strano, il primo dopo legiornate del Meeting Cairo del 28 e 29ottobre scorso. Anche quello è stato unevento storico: basti vedere che tramadi rapporti da esso è nato. Erano quat-tro amici egiziani al bar della fiera diRimini: oggi, dopo il Meeting del Cai-ro, portano in Fiera Usamah Elabed,numero due dell’Università Al Azhardel Cairo (il faro culturale e religiosodel mondo sunnita: l’istituzione per in-terderci che, dopo il discorso di Rati-sbona, invocò le scuse di Ratzinger), ilcardinal Atonios Naguib, patriarca diAlessandria dei copti-cattolici, il ve-scovo Armiah, braccio destro del Papacopto ortodosso Shenouda III e Ho-sam Mekkawy, presidente del Tribuna-le del Cairo Sud.

«La cosa straordinaria – raccontadon Ambrogio Pisoni, “angelo custo-

de” del Meeting Cairo – è che l’incon-tro di oggi (ore 17.00, Auditorium B7),così significativo per le personalità chevi partecipano, non nasce da una stra-tegia di politica interreligiosa, ma èfrutto di un imprevisto: qualcosa che èaccaduto e che non era stato pianifica-to». Non a caso per la tavola rotonda dioggi è stato scelto lo stesso titolo delCairo: «La bellezza, lo spazio del dia-logo». «Tutto nasce – continua Pisoni– dall’esperienza fatta in quei giorni: ilvescovo copto Armiah, ad esempio,che è responsabile della politica cultu-rale della Chiesa copta ortodossa, hadeciso di contattarci dopo aver sentitoparlare di quanto era successo il 28 e29 ottobre. Il presidente di Al Azhar,

ammette don Ambrogio –, ma il nostrometodo è seguire l’avvenimento cheaccade. Non abbiamo la pretesa di pro-porre ricette politiche, ma di rimanerefedeli a quello che è nato con il Mee-ting Cairo. Anche perché, come dicevadon Giussani, le forze che muovono lastoria sono le stesse che muovono ilcuore dell’uomo. Per questo a ottobreal Cairo e oggi qui a Rimini noi nonabbiamo paura a proporre come ipote-si di incontro tra le persone (tra le per-sone, non tra le culture) l’ipotesi chesia la bellezza a cambiare il mondo. Locambia, innanzitutto, perché cambia ilcuore dell’uomo. E noi sappiamo chela bellezza è Cristo».

Luca Fiore

invece, siamo andati a cercarlo noi,grazie all’entusiasmo nato in quei gior-ni. Oggi vogliamo che queste personeprovino a misurarsi con la provocazio-ne del titolo, tentando di assumerlo co-me criterio di giudizio nel guardare larealtà dell’Egitto di oggi».

Sono più le domande che non le ri-sposte provenienti dalle sponde del Ni-lo e in pochi, così come nessuno avevaprevisto gli avvenimenti della prima-vera araba, sanno dire cosa accadrà.«Oggi il contesto politico e culturaledel Paese è fluido e il futuro è incerto –

Una suggestiva immagine delMeeting Cairo del 2010. Molti di queiprotagonisti saranno oggi a Rimini.Nel tondo, don Ambrogio Pisoni.

I VOLTI

7 22 agosto

Imprevisto e gratuitàSboccia l’estate araba Oggi a Rimini prosegue l’incontro nato al Cairo: in Fiera il numero due dell’Università di Al Azhar, il patriarca copto di Alessandria e il presidente del tribunale della capitale egizia

Ci sono storie che tornano adessere raccontate al Meeting.Una di queste è quella di Ma-rio Melazzini, medico e mala-to di Sla. Quest’anno sarà pre-sente con due incontri ed unostand. Questa sera in sala Ti-glio A6, alle 19.00, parlerà di«Anno europeo del volonta-riato: opportunità e sfide». Nelpomeriggio, alle 14.30, allostand in A5 di Aisla, Arisla,Nemo e Uildm, racconteràdella sua esperienza di medicoe paziente, all’interno di unaserie di incontri su quattro a-spetti delle vita dei malati dimalattie neurodegenerative:vita del paziente, della fami-glia, ricerca e cura. Per la pri-ma volta si uniscono al Mee-ting, attraverso l’amicizia e lacollaborazione di chi si occupadi malattie neurodegenerativeche hanno permesso la pre-senza dello stand. «Quello chepresentiamo al Meeting è unvero e proprio network», rac-conta Melazzini, «vogliamomettere sotto una cabina di re-gia i segmenti di cui si compo-ne il mondo che ruota attornoalla parologia». Domani alleparlerà 11.30 Giulio Pompilio,direttore scientifico di Arisla,la fondazione italiana per la ri-cerca sulla Sla; giovedì il terzoincontro, sul terzo settore. Aconcludere il ciclo sarà Rena-to Pocaterra, genitore di un fi-glio affetto da malattia neuro-degenerativa.

Melazzinisfida la Sla

«Non basta la missioneSenza amici la vita è vana»Scaringella, frate e chirurgo, racconta la vita in Madagascar:«Facevo il bene, mancava chi si interessasse davvero a me»

Spesso capita che un medico diventi

padre cappuccino: io ho fatto il contrario

L’editorialista irlandese John Waters (1955). Nel1996, dalla sua relazione con la cantante Sinead

O’Connor, è nata Roisin. Ieri Waters ha partecipatoall’incontro con John Milbank e Austen Ivereigh

sul viaggio di Benedetto XVI in Inghilterra.

I VOLTI

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di JOHN WATERS *

La visita del Papa in Inghilterra è stata fonda-mentale perché ha raggiunto il cuore del mondoanglofono, in modo simbolico: ha sfidato le fal-se forme di ragione sclerotizzatesi nella linguainglese. La nostra è una lingua molto polarizza-ta in termini di logica: riduce molto le cose, deveprovare tutto, deve dimostrare ogni cosa. È unlinguaggio molto difficile, specialmente per co-me si è sviluppato nel campo politico. C’è mol-ta poca poesia in esso. Così anche la nostra men-talità richiede di dimostrare ogni cosa, provare o-gni cosa, misurare ogni cosa. Penso che la verasfida del Papa al mondo sia dire: ci sono altrimodi di vedere ogni cosa, questo non è tutto,quello che vedi e provi è solo una piccola parte,guarda oltre. Le parole da sole non bastano. Ilproblema è che nel mondo ogni cosa è semprepiù ridotta alla parola: noi guardiamo la televi-sione, ascoltiamo la radio, leggiamo il giornale, eimmaginiamo che ogni cosa possa essere cattu-rata da queste parole. Ma in realtà al massimo leparole sono segnali di significato. Quando parlocon una persona la guardo negli occhi e uso pa-

role, ma sto cercando di suscitare in lei un’iden-tificazione. Non dico esattamente quello chesento, intendo e penso, ma confido nel fatto cheabbia un’umanità simile alla mia e che questavenga ridestata. Questo è quello che le parolefanno. E noi lo abbiamo dimenticato, abbiamocercato di ridurre le parole a mere formule mate-matiche per descrivere la realtà. E questo è unodei problemi che il Papa ha indicato.

In occasione della visita del Papa è successoqualcosa di misterioso: c’erano ostilità, che nonsono scomparse, né evaporate, ma sono diventa-te più piccole. I media, dapprima focalizzati suqueste piccole ostilità, improvvisamente si sonodovuti rendere conto che c’era qualcosa di piùgrande che stava accadendo: l’emozione susci-tata dal Papa e dalla sua umanità e gentilezza,con cui affermava il suo messaggio senza attac-care, ripudiare o condannare nessuno, ma sem-plicemente dicendo, come sempre fa, che c’è un

altro modo di vedere ogni cosa. Guardandoquello che sta accadendo ora in Inghilterra, e-merge un quadro molto interessante. Innanzitut-to abbiamo sperimentato il collasso delle istitu-zioni politiche, del Parlamento, e poi gli scanda-li sulla spesa pubblica, quelli della Chiesa, la cor-ruzione delle banche. Negli ultimi due anni si èdisintegrata la fede della gente nelle istituzioni, esembrava che l’unica voce coerente ed etica fos-se quella dei media, perché erano gli unici cheinterrogavano e accusavano tutti, dicendo chi a-vesse ragione e chi torto.

Ora i riflettori si sono rivoltati contro di loro, equesto è solo l’inizio. Quello che sta accadendoè una reale disintegrazione del sistema dei valo-ri, come si vede nelle rivolte di questi giorni.Non c’è più un sistema solido su cui appoggiar-si, e questo prima o poi porterà ad affrontare unadomanda sulla struttura stessa della società, e sulmodo in cui creiamo gabbie per imprigionare il

desiderio umano. La visita del Papa è stata unagrande occasione, ma ovviamente i media han-no completamente cambiato ciò che diceva, tito-lando: «Il Papa attacca l’aborto e i gay», mentreciò di cui parlava era come modernità e fede po-tessero dialogare. Non che i media non capisse-ro: proprio perché capivano perfettamente, han-no cercato di impedire che questo messaggio po-tesse arrivare. E questo dramma, questa batta-glia, è davvero la cosa più affascinante: nessunoha contestato direttamente tale manipolazione digiornali e tv, ma ora abbiamo oltrepassato la li-nea. Dopo lo scandalo Murdoch, infatti, perfinoi giornalisti possono finire sotto accusa. Una vol-ta che il pubblico comincerà a vedere tutto que-sto, ogni cosa, anche questo «quarto potere»,precipiterà. E allora, forse, diranno: abbiamo bi-sogno di un quinto potere. Ma chi sarà?

* editorialista dell’«Irish Times»(traduzione di Martina Saltamacchia)

Non è la stampa,è la bellezza A lezione dal PapaL’editorialista John Waters scrive per il Quotidiano Meeting:la visita di Ratzinger ha scardinato le false certezze inglesi

«Il sostegno a distanza in chia-ro» è l’appello della campagna disensibilizzazione e trasparenzapromossa dall’Agenzia per il Terzosettore, alla quale partecipa ancheAVSI, e dedicata ad una delle for-me più diffuse e autentiche di soli-darietà. «Il sostegno a distanza è u-no dei più importanti ed efficacimodi per accumulare capitale so-ciale – sottolinea il professor Ste-fano Zamagni, presidente dell’A-genzia per il Terzo Settore – il fat-tore decisivo per lo sviluppo». Og-gi alle ore 15.00 in sala Tiglio cisarà un incontro dedicato ai finan-ziamenti per il sostegno a distanza.Parteciperanno Stefano Zamagni,presidente Agenzia Terzo Settore,Marida Bolognesi, consigliere del-l’Agenzia e coordinatrice del pro-getto «Il Sad in chiaro», Sua Emi-nenza monsignor Jean Gabriel

Diarra, presidente conferenza epi-scopale del Mali e Alberto Piatti,segretario generale di AVSI.

«Il sostegno a distanza è un’e-sperienza di cooperazione checoinvolge centinaia di migliaia dipersone in Italia e centinaia di mi-

gliaia di ragazzini dei Paesi più po-veri, – afferma Alberto Piatti, se-gretario generale di Avsi – una for-ma di aiuto rivoluzionaria che rag-giunge la persona, anche in situa-zioni apparentemente impossibili.Un filo che lega le nostre case con

le persone che stanno dall’altro ca-po del mondo. Un grande valoreper chi riceve perché si sente ama-to e abbracciato, ma anche per chisi coinvolge perché fa un’esperien-za di rapporto con “l’altro” ricca eprofonda». Un autentico esempiodi cooperazione dei popoli tra i po-poli, senza aspettare, come dicevaEliot, «sistemi talmente perfetti incui più nessuno avrebbe bisogno diessere buono». Grazie al sostegnoa distanza Avsi aiuta oltre 33.000bambini e ragazzi, principalmentenel settore educativo e scolastico.Al termine dell’incontro, presso lostand Avsi, padiglione C1 della C-do, sarà possibile incontrare alcunioperatori italiani e stranieri del so-stegno a distanza di Avsi, impegna-ti in Kenya, Palestina, Ecuador,Haiti, Mozambico, Uganda, Etio-pia, Messico, Nigeria e Birmania.

Un gruppetto di maglie gialle è radunatoa «il Chicco e il Grano»: una decina di ra-gazzi o poco più. Indistinguibili dagli altriventenni del Meeting, non fosse per la car-nagione e i capelli molto chiari. In realtà c’èdi mezzo qualche migliaio di chilometri co-perti per venire fin qui a spignattare e servi-re ai tavoli. Sono i volontari russi che stannoper iniziare il loro primo turno di lavoro inFiera.

Alcuni si sono lanciati già alla conoscen-za di altri giovani italiani. Uno di loro, Kon-stantin, lavora alla costruzione di centralinucleari. Poi ci sono una protestante, degliortodossi e una logopedista. Non è una bar-zelletta, ma lo spettacolare quadro di un’a-micizia che dalle steppe li porta in riviera.Sbucando da un gruppo di ragazze, Kon-stantin, di statura robusta e già molto suda-

to, racconta la sua prima volta al Meeting:«Sono venuto dopo che la mia amica A-lexandra, di Mosca, mi ha raccontato cosaha vissuto gli scorsi anni venendo qui». Luie la ragazza sono tra i cattolici - non molti -del gruppo: «Non riesco a spiegare cosasucceda qui – racconta – ma una cosa micolpisce: delle persone possono fare qualco-sa di buono per altre. Questa idea, in questoluogo, si realizza». Si fa avanti la stessa A-lexandra, pioniera del gruppo che fa ancheda interprete per i suoi connazionali: «È ilterzo anno che vengo al Meeting a lavorare.Continuo a partecipare perché si vede unpopolo e non degli individui da soli. Qual-cosa unisce queste persone». Poi si ferma,per dare un nome al perché di questa coesio-ne: «È Cristo! Torno per vedere riaccaderequesto miracolo».

Alle parole dell’amica moscovita intervie-ne Evgenija del Kirgizistan, la più esile e lo-quace del gruppo. «Sono protestante. Lamia famiglia si è trasferita, quando ero pic-cola, a Novosibirsk, in Siberia, e lì miamamma ha incontrato la fede protestante.Ma appartenere al movimento di Cl per mesignifica approfondire il mio credo, e nonandare contro la mia appartenenza religiosa.Quest’anno mi sono laureata in filologia eora devo trovare un lavoro». Le amiche sor-ridono. «Per me è il secondo anno al “Chic-co e il Grano” e questa volta sono venutaper capire cos’è il lavoro. Voglio essere mestessa davanti a quelli che incontro e capireil significato di quello che farò. Penso chequesto mi renderà felice, qualunque mestie-re sceglierò. Apparecchiare o pulire la tavo-la non è niente di eccezionale, ma partecipo

di una cosa grande. Anche questo serve».Poi torna sulla sua religione: «Il confrontocon i miei amici cattolici non è problemati-co. Vado anche a messa, ultimamente».

Si avvicina anche una ragazza castana,grandi occhi verdi, molto timida e rimasta indisparte tutto il tempo. Si chiama Viktoriya.Non era mai stata a Rimini prima, e vieneanche lei da Mosca: «Sono ortodossa e nonmi sento a disagio per questo». Poi i ragazzipartono per il turno richiamati da Tatasha,logopedista. «Non sono qui a far loro dabalìa: sono qui per lavorare proprio comeloro, assieme ad altri tre amici. Poi qui hoconosciuto le ragazze siberiane, e da alloraci frequentiamo anche in Russia». L’ecume-nismo tra i fornelli ha un sapore imprevedi-bile.

Davide Ori

A sinistra, il gruppo divolontari provenienti dalla

Russia: tra questi (al centro) Evgenija, di

religione protestante. Nella foto a destra,

Konstantin, che lavora allecostruzioni delle centrali

nucleari, e Viktoria,

ortodossa come altri suoiconnazionali qui a Rimini.

MONDO MEETING

9 22 agosto

Ortodossi e protestanti:un’amicizia atomicaTra i volontari russi spuntano tre diverse religioni, unite dall’abbraccio del Meeting: «Stare conquesti cattolici è un approfondimento della fede». E c’è anche un costruttore di centrali nucleari

A lezione di carità col sostegno a distanzaOggi alle 15.00 (Sala Tiglio) Avsi coordina l’incontro con l’Agenzia per il Terzo Settore

Lombardo tra le statueOggi alle ore 11.30 nel saloneC5 il Presidente della RegioneSicilia, Raffaele Lombardo, el'assessore Regionale ai Beniculturali, Sebastiano Missi-neo, inaugureranno la mostra“Agustea Capita” nell’areariservata alla Regione Sicilia.Si tratta di tre teste marmo-ree di epoca imperiale, ritro-vate durante uno scavo nell’i-

sola di Pantelleria, che raffi-gurano Giulio Cesare e l’im-peratore Tito. Si pensa che iRomani facessero scolpiredelle statue da esporre pressole loro province e sulle qualivenivano incastrate delle testeche raffiguravano i governan-ti. Al cambiare delle figure dipotere corrispondeva la sosti-tuzione delle teste.

Un gruppo di studenti si ci-menterà in una letturadrammatizzata, rielaboratada Leonardo Lugaresi dagliAtti del seminario interna-zionale «Verità e mistero nelpluralismo culturale dellatarda antichità», con la re-gia di Andrea Soffiantini.Promotrice è Angela MariaMazzanti, docente di storiadelle religioni presso l’uni-versità Alma Mater Studio-rum di Bologna. L’appunta-mento è oggi alle ore 21 alpalco D7. In scena un di-battito che parte dal dialogofra Gesù e Pilato e pone inmodo definitivo la questionedella verità fra scetticismo ericerca, attraverso i contri-buti di autori pagani e cri-stiani.

Pilato a teatro

GKC

11 22 agosto

Stasera la ballata a teatro«La ballata del cavallo bian-co» è uno spettacolo tratto daun testo di Gilbert Keith Che-sterton tradotto in italiano perla prima volta nel 2008 da An-nalisa Teggi (Raffaelli). Larappresentazione si terrà que-sta sera all’Arena D3 alle21.45. Il costo dell’ingresso èdi 10 euro. Per acquistare i bi-glietti occorre rivolgersi allabiglietteria spettacoli, che sitrova nella Hall Sud. È consi-gliabile affrettarsi poiché i po-sti stanno velocemente esau-rendo. L’opera, messa in scenada Otello Cenci, sarà interpre-

tata da Massimo Popolizio, af-fiancato da Eleanor Shanleynel ruolo di voce solista. Unodegli spettacoli principali diquesto Meeting, «La ballatadel cavallo bianco» non è sola-mente consigliata agli amantidel teatro o della letteratura,ma a chiunque interessi riflet-tere su un tema fondamentaledell’esistenza attraversoun’appassionante rappresen-tazione. Una modalità avvin-cente per accostarsi all’operadi Chesterton, autore classicoche sa parlare all’uomo con-temporaneo.

Un’apparizione per la vittoriaL’attore Massimo Popolizio accosta l’opera di GKC all’epica di OmeroSul palcoscenico la sfida di dare volto e voce a parole eterne

«È uno spettacolo di fondamentale importanza, viinvito di cuore ad andare a vederlo». Con queste pa-role Emilia Guarnieri si è rivolta al popolo dei volon-tari del Meeting, proponendo «La ballata del cavallobianco» come opera capitale per il significato che lalega a doppio filo al titolo di questa edizione. Il poe-ma di Gilbert Keith Chesterton è composto nella for-ma della ballata medievale, costruita per essere reci-tata in pubblico piuttosto che per la lettura privata;non si può fare altro, dunque, che considerareseriamente l’invito. Massimo Popolizio, l’at-tore genovese che stasera sarà protagonistadell’opera, spiega che si tratta di «un testomolto potente, come l’Iliade, ed estrema-mente suggestivo. Attraverso la recitazionele parole prendono forma e il significato di-venta più chiaro».

La ballata racconta di una battaglia tra il po-polo inglese, guidato dal prode Alfred TheGreat, e quello danese, guidato dal re Guth-rum; eroi leggendari scendono in battaglia perdare man forte ai loro sovrani. Nel mezzo dell’azioneperò Alfred ha un’apparizione della Madonna che glidà una certezza invincibile al di là dell’esito del con-flitto. Il racconto si rifà a un episodio storico real-mente accaduto, la battaglia di Ethandune, che fucombattuta dal 6 al 12 maggio dell’878; tuttavia Che-sterton esce dalla prospettiva storica; lo scrittore nonprende spunto dai documenti, ma dalla tradizione po-polare che si è sviluppata intorno al sanguinoso e-

vento: «La leggenda è fatta generalmente dalla mag-gioranza, sana, degli abitanti di un villaggio; il libro èscritto, generalmente, da quello, fra gli abitanti delvillaggio, che è matto». La scelta di adottare la leg-genda come ispirazione per il suo testo mette in luceil nesso tra la nascita del popolo inglese e l’esperien-za cristiana.

L’ambientazione potrebbe far pensare ad una sto-ria passata, ma l’avvenimento è più attuale

che mai, si potrebbe quasi definirlo pro-fetico leggendo queste parole tratte dal

brano finale: «I pagani tornerannomettendo a posto ogni cosa con pa-role morte, li riconoscerete dalla ro-vina e dal buio che portano, dalla

morte e dalla vita rese un nulla». «Laballata del cavallo bianco», che vede

quest’anno il traguardo dei cent’anni dal-la sua pubblicazione, è interpretata dauno dei più grandi attori teatrali del mo-mento: «Il mio obiettivo è tradurre que-

sta meravigliosa opera in immagini, in modo da aiu-tare il pubblico a immedesimarsi in questa epica cri-stiana e inglese», spiega Popolizio. È la sua primavolta a Rimini: «Mi hanno colpito i volontari e tuttaquesta vitalità»; e alla domanda sul perché passare u-na serata a teatro, dice: «Sarà una momento final-mente speso in modo intelligente, nel quale le parolesi tramuteranno in immagini».

Alberto Castagna

G.K. Chesterton

GKC

10 22 agosto

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Serve un uomo vivoper rimanere viviPerché leggere Chesterton, l’autore politicamente scorretto che haimbracciato la ragione per attaccare i «pazzi» che credono in loro stessi

Massimo Popolizio sulla scena della «Ballata del cavallo bianco», riduzioneteatrale dell’opera di Chesterton a cura di Otello Cenci.

Pubblichiamo alcuni stralci del-la prefazione di Stefano Alberto allibro di Ubaldo Casotto «G. K.Chesterton. L’enigma e la chiave»(Lindau).

Perche leggere Chesterton? Lecentosessanta pagine di invito a ri-scoprire lo scrittore inglese scritteda Ubaldo Casotto, che lo legge daquando lo conobbi negli anni ’70all’Universita di Torino, sono rias-sumibili, a mio parere, nel grido diGiovanni Paolo II all’inizio del suopontificato: «Non abbiate paura!»[...]. Chesterton non ha avuto pauradella ragione, anzi, l’ha abbraccia-ta, a volte imbracciata come si facon un fucile, per combattere il ra-zionalismo. Con singolare sintoniacon la frase piu ripetuta da Bene-detto XVI, «Bisogna allargare laragione», non si e rifugiato in spi-ritualismi o fideismi fuori dellastoria, ma ha osato sfidare l’intelli-ghenzia dominante sul suo terreno.Nel suo stile paradossale e iperbo-lico, a filosofi e intellettuali re-sponsabili di un uso riduzionisticodella ragione umana ha detto, in u-

no di quegli eccessi che ai geni siperdonano: mi ricordate i pazzi. Lavostra presunta razionalita e vitti-ma della sua autoreferenzialita, lavostra logica si muove nel cerchioristretto dell’ideologia e vi con-danna inevitabilmente a diventareviolenti. La vostra pretesa di auto-nomia («l’uomo che crede in sestesso») vi fa uscire di senno ren-dendovi monomaniacali (e mono-toni) nell’affermazione dei nuovi i-doli cui sacrificare la vita. Ci sonogia tutti: il naturalismo che diven-tera ambientalismo, il pacifismo,l’umanitarismo, l’ideale eugeneti-co, oltre naturalmente all’utopiasocialista e al razzismo nazionali-sta. Di fronte a questa ristrettezzail cristianesimo per lui si mostravacome una «filosofia piu larga».

Chesterton non ha avuto paura adefinire queste idee «folli», anchequando erano rivestite di sentimen-ti nobili, quando erano spacciateper virtu. La parola che egli usa,«eresie», individua la genesi diqueste ideologie e dei loro succe-danei odierni; si tratta di un doppiodistacco: la fuga dalla realta («il

pazzo e colui che ha perduto tuttofuor che la ragione»), e la fuga dalcristianesimo come avvenimentopresente [...]. Sono acute e dram-maticamente preoccupanti le anali-si di Chesterton sulle conseguenzedell’eliminazione del mistero dal-l’orizzonte della razionalita [...] esull’acquiescenza dei cristiani nel-l’accettare la riduzione del «fatto»che li rende vivi [...]. Chestertonnon ha avuto paura della liberta.Fedele al suo programma: «Potreidimostrare tutta la dottrina cattoli-ca se mi si permettesse di partiredal valore sommo di due cose: laragione e la liberta», ha scritto pa-gine bellissime sulla liberta degliuomini, su quella di Dio e su quel-la dell’uomo Cristo. [...] Infine,

Chesterton, non ha avuto paura deipropri limiti, intuendo, nel modopoetico e a volte clownesco che locontraddistingue che, lungi dal-l’essere l’ostacolo al raggiungi-mento della felicita, ne sono la viapiu diretta. Di questo, e di moltoaltro, parla questo libro, cercandodi non tradire l’umorismo e la leg-gerezza della scrittura di Chester-ton, quella lievita che (altro che in-sostenibile leggerezza dell’essere)ha dimostrato di «saper portare ilpeso del cielo». C’e da essere gratia Ubaldo Casotto che ha saputocondensare la multiforme sapienzae la forza di provocazione di un«uomo vivo» che aiuta anche noi arestare tali.

Stefano Alberto

Benché scomparso oltre set-tant’anni fa, Gilbert KeithChesterton è un ospite fissodel Meeting. In questa edi-zione il grande scrittore oc-chieggia in due libri. UbaldoCasotto, giornalista ex vice-direttore del Foglio, è l’au-tore di «G. K. Chesterton.L’enigma e la croce» (Lin-dau, 15 euro), di cui pubbli-chiamo la prefazione. Edoardo Rialti, professoredi letteratura, ha scritto«L’uomo che ride» (Canta-galli e Il Foglio, 15 euro). In-sieme ad Alison Milbank idue autori parteciperannomartedì all’incontro «Ama-re la realtà, difendere la ra-gione. Guardare il mondocon gli occhi di Chesterton».Appuntamento alle 11.15, insala A3.

La Fiera e la Croce

CULTURA

12 22 agosto

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Il critico letterario Piero Boitani spiega la parabola della figura di Amleto.

Dubito, quindi sono certoDue critici confrontano Amleto e Cézanne con il più moderno dei princìpiRondoni: «È l’esistenza stessa che supera l’incertezza del particolare»

«Perché parlare di dubbio in u-na settimana all’insegna dellacertezza?». Così ieri sera DavideRondoni ha aperto l’incontro cheha intrecciato due maestri in cam-po artistico e letterario, Cézannee Shakespeare. Quest’ultimo inparticolare rappresentato dal suopersonaggio più emblematico,Amleto. A dipanare la matassac’erano Beatrice Buscaroli, stori-ca dell’arte, e Piero Boitani, pro-fessore ordinario di Letteraturecomparate presso La Sapienza diRoma. Rondoni lancia la sfida:«Capire se e come nell’arte, luo-go privilegiato per la rappresenta-zione dell’inquietudine del singo-lo, vi sia spazio per la certezza».

«La scelta di unificare due di-scipline in apparenza diverse na-sce – spiega Rondoni – dal fattoche l’arte è un’espressione unica,ma fatta di gesti e tecniche diffe-renti». Tale unità deriva dal suoessere per natura un luogo privi-legiato per «ricercare, mostrare eaffrontare ciò che ferisce l’esi-stenza e quindi approfondirlo».Ciò che si cerca dunque nellacreazione artistica è il «presentar-si del reale, dell’esistenza stessacome strada da percorrere». Cé-zanne e Amleto sono proposti co-me compagni di viaggio in questopercorso.

Come ha descritto Beatrice Bu-scaroli, l’intera vita di Cézanne fu

il personaggio sia continuamentevittima delle più svariate eprofonde incertezze, fino a esserenoto come il «principe del dub-bio». Eppure, notava il professo-re, a metà dell’opera circa avvie-ne un cambiamento in Amleto.Subentra in lui una nuova chia-rezza riguardo alla situazione del-la casa reale danese e il principesi trova mosso in ogni azione dal-la certezza dell’ingiustizia dellamorte del padre, uscendo cosìdalla paralisi che prima lo co-stringeva all’inedia.

Paradossalmente, come spiegaRondoni, proprio da questa sicu-rezza della realtà circostante edallo sconforto che ne consegueemerge una nuova incertezza checoinvolge l’esistenza stessa dellecose ed è riassunta nel più che fa-moso «essere o non essere, que-sto è il problema».

Amleto e Cézanne mostranochiaramente come il dubbio nonsia necessariamente il diretto an-tagonista della certezza. «La cer-tezza di cui parla il titolo delMeeting – sottolinea Rondoni –non è propria soltanto dei singoliparticolari, del bianco o nero, de-gli episodi quotidiani, che potreb-bero continuare a vivere nell’in-certezza. La certezza è propriadell’esistenza stessa, che quindipuò reggere tutto il resto».

C. B.

segnata da una continua tensione,generalmente incompresa daicontemporanei.

Lo studio e la dedizione del pit-tore francese nascevano dallaconvinzione che «riprodurre lanatura è un compito». Da qui la

ricerca continua di un modo perraffigurare questa «certezza idea-le» attraverso la realtà particolare,come quella delle mele. Il tentati-vo di Cézanne era fare delle suetele sempre più il veicolo per quelcompito a cui si sentiva chiamato.

Tanto da essere definito il “poeta-destino”.

Il caso di Amleto documenta ladinamica opposta. Il professorBoitani, nel ripercorrere la tramadel dramma shakespeariano, hamesso perfettamente in luce come

CULTURA

13 22 agosto

Parla una lingua che senza l’aiuto della traduttricesarebbe incomprensibile, ma i suoi occhi dicono, senzabisogno di parole, tutta la gioia di essere al Meeting edi raccontare la vita di Boris Pasternak.

Si è appena concluso l’incontro nel quale Ol’ga Se-dakova, una tra le più grandi protagoniste della poesiarussa dei nostri giorni, ha presentato la mostra «Mia so-rella la vita», curata da Adriano Dell’Asta e GiovannaParravicini; lì si racconta la vita di un uomo che «èsempre rimasto fedele all’immortalità», dice la Se-dakova.

Eppure Pasternak si definiva «irresoluto, indeci-so, spesso smarrito». Come poteva essere guidato dauna certezza?

«Pasternak non amava il tipo umano sicuro di sé, chesa sempre cosa fare. Perché, guardandosi attorno, si ac-corgeva che questa tipologia di uomo coincideva con ilcomunista. L’uomo certo era l’uomo totalitario. Lui, alcontrario, si concepiva senza volontà, come un uomoche non sa cosa fare, che non è sicuro di niente. La vi-ta e la verità sono dei soggetti e noi non possiamo di-scettarne come se fossero oggetti inanimati. Hanno unapropria libertà e volontà creativa. L’uomo cade tra lebraccia della vita, tra le braccia della verità, diventan-done un’ “opera creata”, riconoscendosi come un “do-no”, un’ “opera” del Creatore. Pasternak non parlava dicertezza, ma di fedeltà, due elementi ben distinti. Si hacertezza in ciò che si farà, o che si crede che si farà, mala vera certezza nasce dalla fedeltà. Solo se si ha fedeltàin qualcosa di più grande allora subentra un’altra cer-tezza, di altro tipo rispetto a quella di cui l’uomo è ca-pace. Tanti al tempo di Stalin erano certi nel seguirlo,quegli stessi sono stati i primi a cedere. Pasternak inve-ce è sempre stato fedele all’immortalità».

Cosa c’entra con questa visione della vita?«Il caos non esiste. O meglio, nulla accade casual-

mente, anche se appare il contrario. Pasternak rico-nosce un significato in ciò che accade per caso. Que-sto è il motivo per cui spesso i suoi personaggi si in-contrano attraverso vicende inverosimili, suscitandolo sconcerto della critica che lo accusa di descriveresituazioni aliene all’esperienza umana. Mentre Pa-sternak si era accorto che nella vita accade proprioquesto: intrecci di vicende apparentemente casuali,che rivelano però un significato».

Perché ama così tanto Pasternak? «La poetica di Pasternak è completamente diversa

dalla mia. Quindi non è questo che mi attira. Mi affa-scina lo spirito che c’è nei suoi versi, nella sua poe-sia, nella sua prosa. Siamo di un’epoca diversa. Luiamava i particolari, i dettagli della vita quotidiana. Iomi sono accorta che oggigiorno di particolari ce nesono troppi. Per questo più che continuare la sua poe-sia, quel che faccio è svilupparla, arrivare là dove luinon era arrivato. Io racconto non le cose piccole, maquelle grandi, esplicite, come lo spazio e la morte».

Come lei ha detto, Pasternak ha vissuto e rac-contato un’epoca lontana dalla nostra. Cos’ha dadire a noi oggi?

«La risposta alla domanda “chi siamo?”. Mi spa-venta usare il “noi”, quello che lui ha da dirci di-pende dai doni e dai talenti che ciascuno ha. Se unapersona ha molte qualità, da lui può ricevere molto,se invece è superficiale, le sue parole gli sembreran-no nulla. A quelli che dicono “l’arte classica è mor-ta, non ha più nulla da dirci” io rispondo “voi sietemorti”».

Laura Bertoli

Ol’ga Sedakova all’incontro di presentazione della mostra «Mia sorella la vita»

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«Sono viva, quindi immortale»La poetessa Ol’ga Sedakova racconta la certezza violata dal totalitarismo e il contropotere dei versi di Pasternak

Per Pasternak l’immortalità eral’«altro nome della vita, un po’ piùforte». La vita però è mortale, sem-bra una contraddizione.

«Per lui la nascita era una resurre-zione dal nulla. Io sono immortaleper il fatto stesso che vivo. Il fatto di

esistere chiede l’immortalità, io nonposso accettare che ciò che esistescompaia. Cristo ha detto “io sono lavita” non “io sono l’immortalità”, macosì dicendo ci ha portato una vita e-terna, quindi l’immortalità».

Spesso Pasternak parla di caos.

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LE STORIE

15 22 agosto

C’è qualcosa, una provocazione,dietro a ogni choc che scuote in cer-ti momenti la nostra vita: la morte diuna persona cara, la perdita del lavo-ro, le crisi finanziarie ed economi-che che mettono a repentaglio la sta-bilità e il benessere, la salute chemostra crepe, un imprevisto che mo-difica desideri e aspettative, rapportiaffettivi che non vanno come unovorrebbe e che magari finiscono ma-le. È una provocazione, che, se ac-colta, apre alla ricerca della vera cer-tezza della vita. Lo dice CostantinoEsposito, storico della filosofia, do-cente all’Università di Bari, che dalpalco del Meeting affronterà domanialle 17.00 (Auditorium B7), con lapresidente Emilia Guarnieri, il temadella trentaduesima edizione dellakermesse.

«Di fronte a queste incertezze del-la vita – dice – siamo normalmenteportati a pensare a una maledetta ca-sualità che rischia di spazzare via ciòsu cui contiamo nella vita. Oppurescaricando le responsabilità sugli al-tri, sugli enti preposti, sugli analistidi mercato, sui governi… Sì, moltospesso, le colpe ci sono, ma dentro il

groviglio che nutre la nostra incer-tezza c’è qualcosa di imponderabilee misterioso. La nostra persona è unessere dipendente, esposta al mondoe alla storia, che non basta a se stes-sa e né può compiersi da sè».

Un fattore ineliminabile, da guar-dare in faccia, questo il suggerimen-to di Esposito. «Non sto dicendo chenon si debba fare di tutto per supera-re l’incertezza. Dico soltanto che

siamo di fronte a una realtà inelimi-nabile dalla vita» . Esposito ha unsorriso: l’esperienza vertiginosa del-l’uomo di fronte alle incertezze del-la vita è paradossalmente analoga aquando ci sorprende una grandegioia.

«Quando questo accade – sottoli-nea – siamo come sopraffatti dallagratitudine, o dalla bellezza, da unsentimento amoroso, e quanto più la

gioia è grande e inaspettata, tantomeno possiamo pensare di averlaprodotta noi. Essa confina con unpuro dono, con qualcosa che sopra-vanza tutte le nostre aspettative».

Si arriva a un paradosso apparen-te: «La vera certezza è ciò che rendel’uomo inquieto. Non è un possessomio. Se fosse così la perderemmodopo un attimo». Ma tutto ciò nonbasta. C’è un’ultima prova cruciale:«In fondo, anche la certezza origina-le della nostra appartenenza, quellache nasce dallo sguardo di chi civuole bene, può rivelarsi insufficien-te; può essere, in qualche modo, ap-pesa a un’ultima incertezza. Lì si ve-de che la posta in gioco della certez-za è veramente radicale, un bisognoinfinito che difficilmente può esseresoddisfatto, se non dall’infinito stes-so». Ecco, dunque, il punto decisivo:soltanto con la venuta di Cristo nellacarne del mondo si è compiuta la ri-voluzione copernicana della certez-za, perché Cristo è l’unico eventonella storia dell’uomo in cui il logos,cioè il senso, è diventato amico delcaso».

Esposito sa bene che parlare oggidi certezza significa camminare suun terreno minato dal dubbio. «Dob-biamo paradossalmente tornare aCartesio – dice – quando, analizzan-do l’io che pensa, trova in esso un’i-dea, un contenuto della mente, valea dire l’idea di infinito o Dio, chel’io, proprio perché è un essere fini-to, scopre di non poter aver creato dasé. La grande certezza, secondo Car-tesio, è che siamo rapporto con l’in-finito».

Adriano Moraglio

«La certezza è inquieta»Idee di un vero cartesianoDi fronte al senso d’instabilità che domina, il filosofo Costantino Esposito non cede al dubbio«La venuta di Cristo è l’unico evento della storia in cui il logos è diventato amico del caso»

«Siamo esseri dipendenti,non bastiamo a noi stessi.Anche Cartesio è costrettoad ammettere che siamorapporto con l’infinito»

M.Escher, «Giorno e notte».

VITA DA MEETING

17 22 agosto

Da che il Meeting è Meeting, in fiera scat-ta la guerra dei gadget. Si cercano quelli piùutili, bizzarri o fashion e quest’anno non è dameno degli altri. Se nei prossimi giorni, gi-rando per la fiera, vedete bambini tatuati concani a sei zampe, non preoccupatevi: non so-no entrati in una precoce banda di motocicli-sti, solo nel loop della gadget-mania.

Il nostro giro tra le attrazioni collaterali i-nizia dallo stand dell’Eni. Oltre al citato ta-tuaggio all’henné, alla penna e alle cartolinedi rito, c’è l’opzione all-inclusive. Un’inter-vista veloce davanti alla telecamera delle ra-gazze sul grande tema di questi giorni, l’u-nità d’Italia, e ve ne andrete con tutto quelloche offre lo stand: calcolatrice, matite colo-rate e l’imperdibile spilla dei 150 anni.

Impazza il tema patriottico: ce n’è per tut-ti i gusti. La spilla è la più aristocratica, i se-mi dei fiori verdi, bianchi e rossi dell’Agen-zia per il territorio è senza dubbio quello conpiù classe, ma il braccialetto tricolore delpresidente della regione Lombardia RobertoFormigoni pare il più trendy. Copre i polsi ditutti, del tamarro che prende il sole alle pisci-

ne al volontario che le pulisce, in ricercatoabbinamento con l’arancione del braccialeWind. Nel frattempo, su Facebook girano giàle prime foto con la sagoma del presidentelombardo. State all’occhio: si muove.

Per sopravvivere alla settimana in fieranon si può fare a meno di frequentare il sot-tobosco riminese: i fazzoletti di carta delTrentino e le salviette rinfrescanti della re-gione Lombardia aiutano l’affronto dellemostre più sudate. Imbarazzanti gli sforzi deibraccini corti che inventano di tutto per evi-tare i padiglioni ristorazione: non è raro ve-dere figuri appostati nei pressi dello standGrana padano (gettonatissimo anche per mi-ni-palloni), pronti all’assalto degli assaggigratuiti. Gli stessi che pranzano a sbafo condozzine di confetti al cioccolato di Banca In-tesa e del car-sharing di Trenord. Vani gli ap-pelli dei dietologi.

Per avere il lecca-lecca di Trenitalia biso-gna cimentarsi con un must delle sale giochi:«Puzzle bubble». Il goloso premio però è so-lo la consolazione, mentre i più abili potran-no sfoggiare con onore un orologio. Altro

stand, altro gioco: con «Win for life» si vincese si pesca l’iniziale del proprio nome. Tra ipremi non solo i sempre presenti palloni a-rancioni del Lotto, ma pure l’album da colo-rare con tanto di pastelli.

Quest’anno a «Tracce» non regalano più lefantastiche Moleskine, ma una lampada dalibro, oltre a mettere a disposizione due iPadsu cui provare l’app della rivista. Alcuni gad-get non sono graditi da tutti: pare che negliangoli bui della fiera stiano nascendo bischeclandestine dove ci si gioca a dadi (quelli deiGiochi del Titano) le calamite da frigo in for-mato carta di credito di Banca Intesa. Atten-zione anche ai frisbee rossi, le armi impro-prie dei lanciatori della hall sud fornite daRadio Vaticana.

Pietro Bongiolatti

Nella foto grande, i pericoli del frisbee.Sopra, da sinistra a destra: uno dei palloniche vanno a ruba. A lato, due visitatoriabbracciano il governatore lombardoFormigoni (al centro, in cartone).

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“Il Lavoro come bene comune”Workshop in collaborazione fra Fondazione Obiettivo Lavoro e Fondazione Meeting

Introduce

Alessandro Ramazza

Partecipano

Marco Caravella, Emilio Innocenzi, Dario Odifreddi, Giuliano Poletti, Ivan Soncini, Giorgio Vittadini, Nicola Zingaretti

È gadget-maniaOcchio ai frisbee(e agli scrocconi) Tra spille, gigantografie e omaggi culinari: viaggio(anche pericoloso) tra gli oggetti-culto del Meeting

SPETTACOLI

18 22 agosto

Questa sera non prendete impe-gni. Se ne avete, rimandateli. Se nonpotete rimandarli, trovate almeno u-na scusa decente. Sul palco dell’A-rea Piscine Ovest alle 22.00 ci sonoThomas De Gasperi e Matteo Maf-fucci. Chi? Molti, se non tutti, li co-noscono con il nome di Zero Asso-luto, una tra le band più in vista delmomento, che non mancherà di e-mozionarci con i successi che da an-ni hanno un posto fisso nella partealta delle classifiche. I due compo-nenti del gruppo si conoscono tra ibanchi del liceo classico Giulio Ce-sare di Roma.

Nei primi anni della loro espe-rienza musicale si fanno conoscereal grande pubblico con l’incisione disingoli subito apprezzati: «Mezz’o-ra», scritta ai tempi in cui il grupposi muoveva nell’underground musi-cale, fino alle più pop «Svegliarsi lamattina» e «Per dimenticare». Nel-

l’estate del 2005 conquistano il dop-pio disco di platino con «Semplice-mente», canzone esclusa in quellostesso anno dal Festival di Sanremoe che rimane in classifica per trentasettimane. Misteriosi poteri dell’A-riston. Il loro straordinario talentonon si è affatto esaurito e anche que-st’estate continuano a conquistarcicon hit quali «Questa estate strana»e «Perdermi». Ma non è la primavolta che i due vengono al Meeting:«L’anno scorso a Rimini abbiamoincontrato dei ragazzi sanissimi, di-

vertenti, consapevoli. Per questo sia-mo felici di tornarci», hanno detto idue in un’intervista.

L’attesa per la festa di questa seraè grande; il luogo del concerto èquello che da sempre ospita gli spet-tacoli musicali per gli ospiti più gio-vani del Meeting e il costo del bi-glietto s’ispira al nome della band:Zero Assoluto. Prima di loro scalde-ranno la serata i Bunarma, vincitoridel Contest 2010 Edison-Change themusic, che hanno già al loro attivo lapubblicazione di un disco. La

performance degli Zero Assoluto,però, avrà una scaletta molto parti-colare, per certi versi inusuale. Infat-ti, tra i numerosi successi del duoromano, ci sarà una pausa. Durantequesto intervallo spiegheranno aigiovani i pericoli di una guida im-prudente. Da tempo i ragazzi sonotestimonial della fondazione Ania,che promuove la sicurezza stradale.Maffucci dice che i «dati sono in-quietanti, ogni anno ci sono più diun milione di feriti e un numero dimorti pari a dieci terremoti dell’A-

bruzzo. Per i giovani divertirsi è fon-damentale, ma occorre un’educazio-ne al divertimento. Ci sono delle re-gole, e vanno rispettate». Che cosac’entra questo intermezzo nel loroconcerto? Nulla, dirà qualcuno, maormai la sensibilizzazione alla sicu-rezza stradale è una missione per gliZero Assoluto, ragazzi che dai ban-chi del liceo si sono trovati catapul-tati sui palcoscenici buoni del Paese.Non per questo hanno smesso di al-lacciare le cinture.

A.C. e E.R.

Thomas De Gasperi e Matteo Maffucci.

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Dallo Zero all’AssolutoStasera alle piscine il concerto della band che ha fatto successo dopo l’esclusione da SanremoFra «Mezz’ora» e «Svegliarsi la mattina» ci sarà tempo per una lezione sulla sicurezza stradale

I FATTI DI OGGI

19 22 agosto

IncontriATOMO: INDIVISIBILE? DOMANDE ECERTEZZE NELLA SCIENZAOre: 11.15 Salone B7 Presentazione della mostra. Partecipa Lucio Rossi,Cern. Introduce Mario Gargantini, giornalista e diretto-re della rivista Emmeciquadro.GIOVANNI PAOLO II: QUELL’UOMO AFFER-RATO DA CRISTOOre: 11.15 Sala A3 Partecipano: Jozef Dabrowski, presidente nazionaledell’Associazione dei Ferrovieri Cattolici in Polonia; S.Ecc. Mons. Luigi Negri, vescovo di San Marino-Mon-tefeltro. Introduce Alberto Savorana, portavoce di Co-munione e Liberazione.SENSO RELIGIOSO, ALLA RADICE DELL’U-NIVERSITÀOre: 11.15 Sala C1 Partecipano: John Garvey, presidente della CatholicUniversity of America; Moshe Kaveh, presidente del-la Bar-Ilan University, Israel; Lorenzo Ornaghi, rettoredell’Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano.Introduce Joseph H. H. Weiler, direttore dello StrausInstitute for the Advanced Study of Law & Justice eco-direttore dello Tikvah Centre for Law & Jewish Ci-vilization alla New York University. SVILUPPO ECONOMICO O STAGNAZIONEDINAMICA: QUO VADIS ITALIA?Ore: 11.15 Sala Neri GE Healthcare Partecipano: Fulvio Conti, amministratore delegato E-NEL Spa; Giuseppe Orsi, amministratore delegatoFinmeccanica; Corrado Passera, CEO Intesa Sanpao-lo; Paolo Romani, Ministro dello Sviluppo Economi-co. Introduce Bernhard Scholz, presidente della Com-pagnia delle Opere.«COR AD COR LOQUITUR». LA CERTEZZA DINEWMAN, COSCIENZA E REALTÀOre: 15.00 Sala A3 Presentazione della mostra. Partecipano: Edoardo AldoCerrato, procuratore generale della Confoederatio Ora-torii Sancti Philippi Nerii; Ian Ker, Fellow in teologiaall’Università di Oxford. Introduce Javier Prades Ló-pez, decano della Facoltà Teologica San Dámaso diMadrid.NATALITÀ E FAMIGLIA.Ore: 15.00 Sala C1 In collaborazione con l’Intergruppo Parlamentare perla Sussidiarietà. Interviene Maurizio Sacconi, ministrodel Welfare. Partecipano: Maurizio Gasparri, PdL;Maurizio Lupi, vicepresidente della Camera dei Depu-tati; Barbara Saltamartini, PdL; Gabriele Toccafondi,PdL; Guglielmo Vaccaro, PD. Introduce EmmanueleForlani, coordinatore della Segreteria dell’IntergruppoParlamentare per la Sussidiarietà.IL SISTEMA PAESEOre: 15.00 Sala Neri GE Healthcare In collaborazione con Unioncamere. Partecipano: Raf-faele Bonanni, Cisl; Claudio Gagliardi, Unioncamere;Giuseppe Recchi, Eni. Introduce Bernhard Scholz, pre-sidente della Compagnia delle Opere.EGITTO: LA BELLEZZA, LO SPAZIO DEL DIA-LOGOOre: 17.00 Auditorium B7 Partecipano: Tahani Al Gibali, Cairo; H.G. Jeremiah

Armiah, vescovo generale e segretario di sua santitàpapa Shenouda III; Usamah Elabed, Università di AlAzhar; Hosam Mekkawy, presidente del Tribunale delCairo Sud; S. B. cardinale Antonios Naguib, Patriarcadi Alessandria dei copti-cattolici. Introduce EmiliaGuarnieri, presidente della Fondazione Meeting perl’Amicizia fra i Popoli.GIOVANI E FORMAZIONE: TUTTI ABILI PERUNA VITA DA PROTAGONISTIOre: 19.00 Sala A3 In collaborazione con il Ministero del Lavoro e dellePolitiche Sociali. Partecipano: Pascual Chávez Villa-nueva, rettore maggiore dei Salesiani; Guido Piccarolo,presidente e co-fondatore della Los Angeles Habilita-tion House; Maurizio Sacconi, ministro del Welfare.Introduce Dario Odifreddi, presidente della Fondazio-ne Piazza dei Mestieri.ITALIA: UN PAESE CHE DEVE CRESCERECON L’EUROPAOre: 19.00 Sala C1 In collaborazione con Unioncamere. Partecipano:Giorgio Guerrini, presidente nazionale Confartigiana-to; Antonio Mastrapasqua, presidente dell’INPS; Mau-ro Moretti, amministratore delegato di Ferrovie delloStato; Antonio Tajani, vicepresidente CommissioneEuropea, commissario responsabile per l’Industria el’Imprenditoria; Sarah Varetto, direttore Sky Tg24. In-troduce Bernhard Scholz, presidente della Compagniadelle Opere.

Focus

UN CAFFÈ ITALIANO… DOMANDE SULL’U-NITÀ. DALL’UNITÀ ALLA GRANDE GUERRA Ore: 13.45 Padiglione B5 Partecipano: Maria Bocci, Università Cattolica del Sa-cro Cuore di Milano; Edoardo Bressan, Università de-gli Studi di Macerata; Danilo Zardin, Università Catto-lica del Sacro Cuore di Milano. Introduce Mattia Sa-voia, studente di Storia all’Università degli Studi di Mi-lano.IL FUTURO DELLE PMI ITALIANE: RETI, FI-NANZA E TERRITORIOOre: 15.00 Sala Mimosa B6 In collaborazione con Unioncamere. Partecipano: Mi-ro Fiordi, Credito Valtellinese; Giorgio Giacomello,Vivai Cooperativi Rauscedo; Giuseppe Tripoli, Mini-stero dello Sviluppo Economico; Alberto Zerbinato,presidente di Energy4life. Introduce Massimo Ferlini,vicepresidente della Compagnia delle Opere.I FINANZIAMENTI PER IL SOSTEGNO A DI-STANZAOre: 15.00 Sala Tiglio A6 Partecipano: Marida Bolognesi, consigliere dell’Agen-zia per il Terzo Settore e coordinatrice del progetto «IlSostegno a distanza in chiaro»; Sua Eccellenza monsi-gnor Jean Gabriel Diarra, vescovo di San, Mali e presi-dente della Conferenza Episcopale del Mali; Stefano

Zamagni, presidente dell’Agenzia per il Terzo Settore.Introduce Alberto Piatti, segretario generale della Fon-dazione Avsi.GIOCO: RESPONSABILITÀ E COMUNICAZIO-NE. I PRIMI RISULTATI DI UNA RICERCAOre: 19.00 Sala Mimosa B6 Partecipano: Giovanni Emilio Maggi, Acadi; MarcoPedroni, Università Cattolica del Sacro Cuore di Mila-no; Giancarlo Rovati, Università Cattolica del SacroCuore di Milano. Intervento di saluto di Maurizio Lupi,vicepresidente della Camera dei Deputati. IntroduceSergio Luciano, giornalista.ANNO EUROPEO DEL VOLONTARIATO: OP-PORTUNITÀ E SFIDE PER IL VOLONTARIA-TOOre: 19.00 Sala Tiglio A6 Partecipano: Cristina De Luca, presidente Comitato digestione dei fondi speciali per il volontariato del Lazio;Marco Granelli, assessore alla Sicurezza e CoesioneSociale, Polizia locale, Protezione civile, Volontariatodel Comune di Milano e presidente CSVnet; MarioMelazzini, vicepresidente del Centro Clinico NEMO epresidente dell’AISLA; Antonio Miglio, vicepresiden-te dell'ACRI; Carlo Vimercati, presidente della Con-sulta Nazionale Comitati di Gestione. Introduce Moni-ca Poletto, presidente Compagnia delle Opere-OpereSociali.

Testi&Contesti

INVITO ALLA LETTURA. Introduce Camillo For-nasieri, direttore del Centro Culturale di Milano.Ore: 15.00 Eni Caffè Letterario D5 «Esperienza elementare e diritto»Presentazione del libro di Andrea Simoncini, LorenzaViolini, Paolo Carozza e Marta Cartabia (Editore Gue-rini e Associati). Partecipano: Stefano Alberto; AndreaNicolussi. Introduce Alberto Savorana.A seguire: «Cattedrali »Presentazione del libro di Luca Doninelli (Editore Gar-zanti). Partecipa l’Autore, giornalista e scrittore.A seguire: «Trenta volte Incamminati»Presentazione del libro di Luca Doninelli (Editore VitaAltraidea). Partecipa l’Autore, giornalista e scrittore.STORIE DAL MONDO. Rassegna di reportages in-ternazionali a cura di Roberto Fontolan e Gian Mica-lessin.Ore: 19.00 Sala Neri GE Healthcare «Libia: i ragazzi e la rivoluzione» di Gian Micalessin.Premio Ilaria Alpi. Produzione: MTV News. Parteci-pano: l’Autore, giornalista; Francesca Ulivi, direttoreTg e Responsabilità Sociale di MTV Italia.INVITO ALLA LETTURA. Introduce Camillo For-nasieri, direttore del Centro Culturale di Milano.Ore: 19.00 Eni Caffè Letterario D5 «La più umana delle passioni. Storia di Francesco Ric-ci» Presentazione del libro di Alessandro Rondoni (E-ditore BUR-Rizzoli). Partecipa l'Autore, giornalista escrittore.

A seguire: «Don Francesco Ricci. Fino agli estremiconfini della terra» Presentazione del libro a cura diMarco Ferrini (Editore Itaca). Partecipa Sua Eccelenzamonsignor Luigi Negri, Vescovo di San Marino-Mon-tefeltro.

SpettacoliCONCERTO DI KIM DONG KYUOre: 19.45 Teatro Frecciarossa D2 Ingresso a pa-gamento Artista coreano vincitore del concorso pianistico inter-nazionale della Repubblica di San Marino.IN TUTTI I GIORNI EROIOre: 20.30 BackMusic Presentazione del cd musicale dei Controtempo.VERITÀ E MISTEROOre: 21.00 Palco D7 A cura di Angela Maria Mazzanti. Elaborazione del te-sto di Leonardo Lugaresi. Regia di Andrea Soffiantini. ZERO ASSOLUTOOre: 21.45 Area Piscine Ovest Edison Performance con set acustico del duo musicale di popitaliano formato da Thomas De Gasperi e Matteo Maf-fucci. Introduzione al concerto del gruppo musicaleBunarma, vincitori del Contest 2010 Edison-Changethe music. Serata in collaborazione con la FondazioneAnia per la sicurezza stradale.LA BALLATA DEL CAVALLO BIANCOOre: 21.45 Arena D3 Ingresso a pagamento Tratto dal testo di Gilbert Keith Chesterton. Traduzionee adattamento di Annalisa Teggi. Messa in scena a cu-ra di Otello Cenci. Interpretato da Massimo Popolizio.Voce solista Eleanor Shanley. Presenza scenica e voceLaura Palmeri. In collaborazione con Chesterton Insti-tute.WELCOMEOre: 21.45 Sala Neri GE Healthcare Ingresso a pa-gamento Proiezione del film (Francia, Dicembre 2009) di Phi-lippe Lioret.

SportIL GIOCO DEL LOTTO SPORT VILLAGEOre: 11.00 Il Gioco del Lotto Sport Village Spazio dedicato allo sport da praticare dove il Gioco delLotto in collaborazione con Csi e Cdo Sport hanno pre-disposto e allestito campi per il calcetto, la pallavolo, ilbeach volley, il basket e il minibasket, il biliardino, ilping pong, la dama, gli scacchi e una fantastica area de-dicata al Golf.Tutti i giorni dalle 11.00 alle 24.00XVII TORNEO MEETING BASKET GIOVANILEOre: 14.15 Il Gioco del Lotto Sport Village Torneo per squadre maschili under 13. In collaborazio-ne con Csi.SCHERMAOre: 15.00 Il Gioco del Lotto Sport Village Esibizioni e prove libere con istruttori con l'Accademiad'arme G. Voltolini di Rimini.5° TORNEO DI CALCIO BALILLA MEETINGOre: 20.30 Il Gioco del Lotto Sport Village Aperto a tutti senza limite d'età (per bar, circoli, parroc-chie ecc).LA

GIO

RNAT

ASpazio al dialogoMusulmani e copti-cattolici egiziani allo stesso tavolo

RASSEGNASTAMPA Intervista a Roberto Formigoni: «Io

e i miei amici, anche a partire daquesta edizione del Meeting, voglia-mo lanciare un segnale al Paese. C’éda dare una forte scossa. Perché ilmondo sta cambiando e questo mu-tamento è epocale. E noi non dobbia-mo farci trovare impreparati».

Andrea Senesi

Il Meeting è anche centinaia digiovani che disciplinatamenteper una settimana fanno fun-zionare come un orologio svizze-ro tutta la macchina organizza-tiva. Passano le generazioni, maogni agosto questo spettacolocontinua ad andare in scena. Eperché questo accada ci deve es-sere sotto un motivo davverospeciale. Se questo popolo stu-diasse anche un po’ di catechi-smo e di dottrina della Chiesa,oltre ai libri del Gius, divente-rebbe invincibile. Speriamo chequalcuno si segni questo consi-glio.

Alessandro Gnocchi Mario Palmaro

«L’anno scorso al Meeting di Ri-mini abbiamo incontrato dei ra-gazzi sanissimi, divertiti, consa-pevoli. Per questo siamo felici ditornarci». Gli Zero Assoluto,protagonisti dell’estate con leballatissime «Perdersi» e «Que-st’estate strana», sono convintiche il Meeting riminese «sia unmomento straordinario di condi-visione»

Angela Calvini

Presidente Emilia Guarnieri, cosavorrebbe che fosse il Meeting 2011?«Un’occasione reale di incontro edi cambiamento. Quando non suc-cede nulla e si rimane come prima,quando la vita – come dice Pavese– ‘è l’alba di un giorno in cui nullaaccadrà’, non val la pena neanchefare o venire al Meeting. Un ra-gazzo cinese incontrato per caso eche ora è qui con noi a lavorare,mi diceva: ‘Credo che da qui u-scirò più grande’. Vorrei che que-sto potesse essere una prospettivaper tutti».

Massimo Pandolfi

…non si capisce il senso di unapartecipazione al più politico deifestival politici italiani. È oppor-tuno che uno dei presidenti piùattenti alla sacralità del suo ruoloapra il Meeting di un movimentoche da sempre si occupa di ani-me, ma anche di affari?

Luca Telese

È un Meeting più istituzionale emeno corsaro quello che incomin-cia oggi a Rimini. Un Meeting cheinizia subito con il botto. I ragazzidi Cl tributeranno la standing ova-tion al presidente della Repubbli-ca Giorgio Napolitano.

Stefano Zurlo

«Senza certezza l’uomo non può vi-vere». È questo il messaggio che pa-pa Benedetto XVI ha inviato agli or-

ganizzatori del Meeting di Riminialla vigilia della giornata inaugurale.

DirettoreStefano FilippiDirettore responsabileCesare Trevisani EditoreAssociazione Meetingper l’amicizia tra i popoliAssociazione riconosciuta con D.P.R.n.869 del 6/8/1986, sede: via Flami-nia 18/20, c.p. 1106, 47900 Rimini.Tel. 0541-783100, Fax. 0541-786422.Progetto graficoG&C, MilanoImpaginazioneEdita, RiminiFotolito e stampaSigrafvia Redipuglia, 77 Treviglio (BG)RegistrazioneTribunale di Rimini n.16/91 del15/07/1991PubblicitàUfficio commerciale MeetingTel. 0541-783100FotografiRoberto Masi, Paola Marinzi, Giovanni ZennaroE.mail: [email protected]

MEETING

QUOTIDIANO

Ci sono grandi progetti e progettiche diventano grandi e ci sono

grandi idee che diventerannograndi realtà, o parte di

una grande realtà:il nostro Paese.

in collaborazione con

MEETING RIMINI - 21.27 AGOSTO 2011 - RIMINI FIERA PAD. D5

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