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1 Qualità Management System REGIONE CAMPANIA ASL Caserta 1 (Dir.Dott.Francesco Testa) Servizio Controllo di Gestione-ASL Ce1 ISO9002 Registration Number TI-18056 In collaborazione con Dirigenti Medici delle UU.OO. di Chirurgia e di Rianimazione dei PP.OO. Istituto Europeo di Management Socio Sanitario (Firenze)

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Qualità Management System

REGIONE CAMPANIA ASL Caserta 1

(Dir.Dott.Francesco Testa) Servizio Controllo di Gestione-ASL Ce1

ISO9002 Registration Number TI-18056

In collaborazione con

Dirigenti Medici delle UU.OO. di Chirurgia e di Rianimazione dei PP.OO. Istituto Europeo di Management Socio Sanitario

(Firenze)

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Prefazione.

Per l’Azienda Sanitaria Locale Caserta 1 la ricerca del continuo miglioramento delle prestazioni offerte ai

propri utenti è un punto cardine.

La nostra ASL puo’ sicuramente contare su una Dirigenza Medica molto avanzata sui temi della formazione

professionale permanente e nella gestione moderna delle cure primarie.

Pertanto la costituzione di un gruppo di lavoro di cui hanno fatto parte direttamente i dirigenti delle UU.OO. di

area chirurgica e delle rianimazioni non ha trovato particolari difficoltà.

Né il personale della ASL coinvolto in questa esperienza ha fatto mai mancare la sua presenza, il supporto

organizzativo e il giusto pungolo allo svolgersi dell’esperienza. A nove mesi dalla partenza del progetto

esprimo la soddisfazione mia e di tutta la dirigenza di questa Azienda per il lavoro svolto che si concretizza

nella pubblicazione di questo secondo fascicolo in cui vengono rilevati, analizzati e discussi una serie di

processi di cura riguardanti la nutrizione artificiale (nutrizione entrale e parenterale)

La conoscenza dei quali ed il confronto con quanto si fa nel resto del mondo per problemi analoghi costituisce,

senza dubbio, fonte di conoscenza e di miglioramento delle proprie performance.

Da questo processo ne scatutirà un miglioramento delle prestazioni che le nostre UU.OO. chirurgiche e di

rianimazione saranno in grado di offrire ai propri utenti contribuendo al raggiungimento di quell’obiettivo

indicato all’inizio di queste righe.

Certi del risultato che questa esperienza può innescare è intenzione precisa della Azienda continuare a fornire

tutto il supporto necessario agli attori di questo processo affinchè lo stesso prosegua nei prossimi anni con

proficui risultati per la salute pubblica.

Il Direttore Generale Dottor Francesco Testa

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Premessa Attualmente la malnutrizione rappresenta una condizione patologica da tenere in grande considerazione

perché nei pazienti ricoverati può peggiorare il decorso di numerose patologie, aumentandone la mortalità e la

morbilità, e prolungare la ospedalizzazione con conseguente incremento dei costi di gestione.

In collaborazione con i primari dei reparti delle Aree Chirurgiche e di Anestesia e Rianimazione degli Ospedali

di Marcianise, Piedimonte Matese e Maddaloni, è stata affrontata la problematica della malnutrizione e del suo

trattamento tramite la nutrizione artificiale enterale e parenterale.

In seguito ad alcuni incontri tra i primari dei suddetti reparti, esperti della disciplina e del prof. Enrico Lampa

sono state elaborate le linee guida per la ottimale gestione del paziente malnutrito.

Tali linee guida, tuttavia, non rappresentano assunzioni immodificabili bensì solo un indirizzo generale di

comportamento, che potrà comunque essere modificato ed adattato alle esigenze del singolo paziente.

Esse, inoltre, dopo opportuna verifica, potranno subire variazioni future con il progredire delle conoscenze

scientifiche sull'argomento.

Prof. Francesco Rossi

Ordinario di Farmacologia Dipartimento di Medicina Sperimentale

Seconda Università degli Studi di Napoli

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Il Gruppo di Lavoro I Tutors

➣ De Crescenzo A. ➣ De Pascale G. ➣ Di Virgilio G. ➣ Passariello A.M.

� I Dirigenti Responsabili delle UU.OO. di Chirurgia,Ortopedia ed Ostetricia dei PP.OO. di Maddaloni,Marcianise e Piedimonte Matese,delle UU.OO. di Urologia di Maddaloni e Piedimonte e delle UU.OO. di ORL e Oculistica di Maddaloni

Hanno collaborato:

1. ASL CE1.

� Tari Michele G.. Dirigente Servizio Controllo Gestione. ASL CE1, responsabile del Progetto per l’ASL “Razionalizzazione della spesa farmaceutica nei PP.OO: “

I Tutors:

� Pacifico Carlo � Viggiano Luigi

Dipartimento di Medicina Sperimentale "Sezione di Farmacologia L. Donatelli" Seconda Università degli Studi di Napoli.

➣ Prof Enrico Lampa ➣ Dott. ssa Filomena Mazzeo

Supporto organizzativo ed elaborazione dati:

a) Servizio Controllo Gestione ASL CE1 b) Istituto Europeo Management Socio-Sanitario (IEMSS). Firenze.

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I Dirigenti Medici delle UU.OO. di Chirurgia e Rianimazione dei PP.OO:

1. Abate Guglielmo 2. Apuzzo A.Teresa 3. Caserta Vincenzo 4. Carfora Domenico 5. Chiriano Michele 6. Colella Domenico 7. De Lucia Franco 8. Di Virgilio Gennaro 9. Di Robbio Raffaele 10. Golino Maria(Ostetricia Marc) 11. Iadevaia Mauro 12. Izzo Lorenzo 13. Laviscio Emilio 14. Lonardo Quirino 15. Martino Antonio 16. Mezzacapo Michele

17. Mignone Silvano 18. Onofrio Alfonso 19. Rao Vincenzo 20. Palmisani Amalia 21. Papale Angelo 22. Patrelli Germanico 23. Ponsillo Agostino 24. Robbio Giovanni 25. Saltalamacchia Consiglia 26. Salzillo Francesco 27. Scognamiglio Nicola 28. Sagnelli Michele 29. Scaravilli Ignazio 30. Simone Natale Salvatore 31. Sgambato Attilio 32. Storino Pasquale 33. Molley Clelia P. 34. Topo Filippo 35. D’Angiolella Angelo 36. Bianchi Vincenzo 37. Di Lullo Federico

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La malnutrizione, seguendo la definizione elaborata da un Workshop sulla Formazione Professionale in

Nutrizione Artificiale organizzato dalla SINPE (Società Italiana Nutrizione Parenterale ed Enterale) è uno "stato

di alterazione funzionale, strutturale e di sviluppo dell’organismo conseguente alla discrepanza tra fabbisogni,

introiti ed utilizzazione dei nutrienti tali da comportare un eccesso di morbilità e mortalità o una alterazione

della qualità della vita".La malnutrizione è responsabile di :

riduzione della motilità e funzionalità intestinale, ipotrofia muscolare, ritardata guarigione delle ferite, edemi,

deficit immunologico (con maggiore tendenza alle infezioni). La conseguenza è un aumento della morbilità,

una ospedalizzazione prolungata, un aumento della mortalità e dei costi.

I tipi di malnutrizione, vengono schematicamente riuniti in tre grandi gruppi:

•il tipo Kwashiorkor : carenza solo proteica, senza deficit energetico. In questi pazienti è presente una

diminuzione delle proteine plasmatiche, una ritenzione di acqua nei tessuti, e il peso è spesso superiore alla

norma. Vi è una compromissione delle difese immunitarie. Questo tipo di malnutrizione può instaurarsi in

poche settimane. E’ comune in pazienti, precedentemente in buono stato nutrizionale, che subiscono uno

stress catabolico;

•il tipo marasma : malnutrizione proteica ed energetica. E’ causata da una dieta povera di proteine, glicidi

e lipidi. Questo tipo di malnutrizione si instaura in tempi lunghi. E’ tipica delle malattie croniche;

•il tipo misto: è presente un dimagramento estremo, con deplezione delle proteine plasmatiche e

compromissione delle difese immunitarie.

Una malnutrizione già presente nel paziente può essere aggravata da fattori concausali ospedalieri quali :

•alimentazione protratta con glucosata e/o fisiologica in vena periferica,

•alimentazione insufficiente per presenza di sondino,

•sospensione dei pasti per ripetute indagini radiologiche;

•condizioni di aumentato fabbisogno di nutrienti (traumi, febbre, infezioni, ipertiroidismo, gravidanza,

accrescimento, ecc.);

•perdite aumentate (presenza di fistole, emorragie croniche, drenaggi, proteinurie, ustioni, enteropatie

proteico-disperdenti, dialisi, ecc.);

•farmaci che influiscono sullo stato nutrizionale (corticosteroidi, antibiotici, immunosoppressori).

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La malnutrizione proteico calorica (MPC):

1) provoca alterazioni strutturali e funzionali da denutrizione e da diminuita stimolazione dell’intestino da parte

degli alimenti ingeriti, con atrofia. Diminuiscono i livelli di disaccaridasi ed aminopeptidasi per riduzione dei villi

intestinali. ed avvengono riduzioni qualitative e quantitative delle secrezioni gastriche e pancreatiche.

2) altera sia l’immunità cellulare che umorale. Si instaura un circolo vizioso nel quale la malnutrizione altera i

meccanismi di difesa e facilita la suscettibilità alle infezioni, che a loro volta peggiorano la stato nutrizionale. La

conta dei linfociti totali e i test cutanei di ipersensibilità ritardata sono strettamente correlati con l’incidenza di

infezioni e la mortalità postoperatoria.

3) interferisce sulla funzione endocrina, infatti la maggior parte delle modificazioni ormonali nella MPC sono la

conseguenza di adattamenti fisiologici allo stato di malnutrizione.

La ridotta assunzione di cibo comporta una diminuita disponibilità di glucosio con riduzione dei livelli di insulina

ed aumento di glucagone, ormone della crescita, glucocorticoidi per promuovere la proteolisi muscolare, la

lipolisi e la gluconeogenesi. Generalmente si riducono i livelli di T3 e T4 al fine di ridurre la spesa metabolica

ed il catabolismo proteico. Un’alterata funzione gonadica si associa ad una diminuita concentrazione di

testosterone ed estrogeni, con riduzione della potenzialità riproduttiva.

Sull' apparato cardiovascolare: la diminuzione della massa miocardica e le alterazioni microscopiche

coinvolgenti anche il sistema di conduzione riducono le performances miocardiche: riduzione della gittata

cardiaca, dello stoke volume e della tolleranza ai test da sforzo.

Sull' apparato respiratorio : si riduce la massa diaframmatica con diminuzione dello sforzo inspiratorio

massimale; l’adesione batterica all’epitelio tracheale è facilitata nei pazienti tracheostomizzati; il recupero del

peso corporeo e l’aumento dei livelli di albumina migliorano la probabilità di weaning (svezzamento) dei

pazienti ventilati. Sulla cicatrizzazione delle ferite : un’adeguata nutrizione postchirurgica stimola il deposito di

collagene nella ferita.

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Effetti della correzione della malnutrizione si osservano:

a) sull’immunità;

b) su morbilità e mortalità postoperatoria.

In pazienti sottoposti ad un’assistenza nutrizionale preoperatoria, le complicanze generali sono due volte

meno frequenti, le complicanze settiche gravi sei volte meno frequenti e la mortalità di cinque volte inferiore. I

risultati sono comunque non sempre concordanti; ciò è in parte spiegabile per mancanza di uniformità del

metodo nutrizionale, per differenze riguardanti l’apporto calorico ed azotato, per la durata del periodo

nutrizionale e per l’eterogeneità delle casistiche.

La valutazione dello stato nutrizionale si fonda essenzialmente :

sull'anamnesi (anoressia, disfagia, vomito, diarrea, steatorrea, ecc.),

sulla clinica (calo ponderale, edemi arti inferiori, ascite, masse muscolari ipotrofiche, pannicolo adiposo

scarso, fragilità dei capelli, occhi affossati, labbra con fessure ai lati, gengive arrossate, lingua arrossata,

cute secca, fragilità ungueale, pallore, ecc.),

su parametri antropometrici (età, peso abituale ed attuale, sesso, altezza, circonferenza braccio, plica

tricipitale),

su parametri immunologici (linfociti totali, skin test, IgA, IgM, IgG, C3, ecc.).

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Nella tabella che segue vengono riportati i parametri che vengono presi in considerazione per classificare

la malnutrizione in lieve, moderata o grave.

Tabella classificazione della malnutrizione

>40% 21-40% 10-20%Calo ponderale (su peso ideale)

Qualora non sia acquisibile alcuna informazione sul peso abituale ci si può riferire alla stima del peso ideale

<8001199-8001500-1200Linfociti /mm3

<2.12.4-2.12.9-2.5Retinol-binding protein (mg/dL)

<100149-100200-150Transferrina (mg/dL)

<2.52.9-2.53.5-3.0Albumina (g/dL)

<6079-6099-80Indice creatinina / altezza

>20%11-20%5-10%Calo ponderale (su peso abituale)

Grave ModerataLieveParametro

MalnutrizioneMalnutrizioneMalnutrizione

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I metodi per la valutazione dello stato di nutrizione sono schematicamente riassunti nella tabella seguente :

1- misure antropometriche Peso corporeo Altezza indice di massa corporea (IMC)

valutazione seriata nel tempo dell'andamento del peso corporeo

Pliche cutanee rilevate con apposito strumento( plicometro)

Circonferenza avambraccio

IMC = P (peso) in Kg ________________

H 2 ( altezza) in metri

Indice di massa corporea:

Peso ottimale 18.5 - 25

1°grado di carenza energetica cronica 17.5 - 18.4

2°grado di carenza energetica cronica 16 - 17.43°grado di carenza energetica cronica< 16Obesità di 1°grado 25 - 30

Obesità di 2°grado 30 - 40

Obesità di 3°grado > 40

IMC = rapporto tra P (peso) in Kg ed altezza 2 in metri

Indice di massa corporea:

Peso ottimale 18.5 - 25

1°grado di carenza energetica cronica 17.5 - 18.4

2°grado di carenza energetica cronica 16 - 17.43°grado di carenza energetica cronica< 16

Obesità di 1°grado 25 - 30

Obesità di 2°grado 30 - 40

Obesità di 3°grado > 40

2- valutazione parametri biochimici

AlbuminaPrealbuminaTransferrinaIGF-1C3 complementolinfociti totaliIG sieriche

3- analisi della composizione corporea

Esame impedenziometrico (BIA). Tale tecnica, permette di stimare la FFM (fat free mass)

Dual Energy X Ray Absorbitiometry (DEXA) che permette la misurazione diretta del contenuto minerale osseo, della massa grassa e della massa magra.

4- indagini dietetiche

I principali metodi per la valutazione del consumo energetico sono :

• calorimetria diretta

• calorimetria indiretta

• formula di Harris-Benedict che calcola il consumo energetico basale (o metabolismo basale) nel soggetto

normale in riposo assoluto, a digiuno e neutralità termica

• formula di Long etc.

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Le situazioni cliniche nelle quali la nutrizione artificiale dovrebbe essere effettuata sono :

1. Malnutrizione severa o moderata (calo ponderale comunque >10% negli ultimi 3 mesi) con apporto

alimentare intraospedaliero previsto o stimato come insufficiente ( < 50% del fabbisogno) per un

periodo superiore a 5 giorni. In questo caso l’obiettivo della NA è la correzione della malnutrizione già

esistente.

2. Stato nutrizionale normale ma: stima o previsione di insufficiente nutrizione orale per almeno 10

giorni;

3. Ipercatabolismo grave (perdita azotata > 15g/die);

4. Ipercatabolismo moderato (perdita azotata compresa tra 11 e 15 g/die) con previsione di insufficiente

nutrizione orale per più di 7 giorni.

5. alterazioni dell’assorbimento, del transito intestinale o della digestione del cibo nelle sue varie fasi,

gravi e non rapidamente reversibili (entro 10 giorni).

In questi casi l’obiettivo della NA è la prevenzione della malnutrizione e/o il controllo del catabolismo.La

nutrizione artificiale viene ritenuta comunque non indicata quando la durata prevista è inferiore a 5 giorni o

quando, in un paziente ben nutrito e normocatabolico, il periodo di inadeguato apporto alimentare previsto è

inferiore a 10 giorni.

Per la scelta della via di somministrazione della NA utile è il seguente algoritmo

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:

RACCOMANDAZIONI PRATICHE PER L' IMPIEGO DELLA NUTRIZIONE ARTIFICIALE

1. La NE rappresenta la metodica di prima scelta in tutti i pazienti che presentino un’indicazione alla NA

e abbiano un intestino funzionante.

2. La NPT deve essere utilizzata quando vi sia una controindicazione alla NE o quando quest’ultima si

sia rivelata impraticabile

3. Quando la NE non è sufficiente a coprire i fabbisogni del paziente è comunque indicata una nutrizione

mista (NE+NP) piuttosto che una NPT

4. La NPT deve essere attuata preferibilmente per via centrale; la via periferica può essere indicata

come parte di una nutrizione mista e comunque per trattamenti previsti per un periodo inferiore ai 15

giorni.

5. I pazienti sottoposti a NA debbono essere attentamente controllati da personale specializzato al fine di

prevenire, precocemente diagnosticare e trattare possibili complicanze di tipo meccanico, infettivo e

metabolico

6. Nei pazienti sottoposti a NPT deve essere periodicamente verificato l’eventuale recupero della

funzione intestinale per poter ripristinare quando possibile una nutrizione più naturale

Relativamente al tipo di apporto energetico glucidi e/o lipidi in letteratura si trovano le opinioni più

disparate; i risultati degli studi clinici sono spesso discordanti.Nel soggetto affetto da un trauma medio si

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raccomanda un apporto misto: •50 - 60 % di calorie glucidiche •40 - 50 % di calorie lipidiche Nei pazienti più

gravi si raccomanda un rapporto calorico glucidi/lipidi dell’ordine del 70% / 30%.

Il monitoraggio della nutrizione parenterale ed enterale va effettuato tenendo conto del

1) Bilancio azotato che è la differenza tra l' azoto introdotto e azoto perso

2) Azoto introdotto con la NP o NE (nella miscela di aminoacidi infusa)

3) Azoto perso rappresentato dall' azoto urinario (urea 24 h x 0,5) + azoto fecale e

cutaneo (15 mg/kg/die) + eventuale azoto fistola (fino a 10 g/die)

Si suggeriscono esami di controllo:

•tutti i giorni: diuresi, glicemia (nella fase iniziale; anche tramite HGT), glicosuria/24ore, temperatura, P.A.;

•ogni 2-3 giorni: Na, K, Cl, Mg ematici, azotemia, creatininemia, emoglobina, urea urinaria/24ore, creatinina

urinaria/24 ore, elettroliti urinari, peso;

•ogni 7 giorni: bilirubinemia, fosfatasi alcalina, transaminasi, albuminemia, proteinemia, transferrina,

colinesterasi, emocromo, fosforemia, triglicerdi, magnesemia, calcemia, colesterolemia, transferrinemia,

sideremia;

•ogni 15 giorni: antropometria, gamma-glutamiltranspeptidasi, calcemia, oligoelementi, skin test, linfociti totali.

Le principali condizioni cliniche nelle quali la NE appare controindicata sono:

•l’occlusione o la subocclusione cronica intestinale;

•la grave ischemia intestinale su base non ipovolemica;

•le fistole digiunali o ileali ad alta portata (output > 500 mL/die);

•la grave alterazione della funzione intestinale secondaria a enteropatie o insufficienza della superficie

assorbente, tale da non permettere il mantenimento di un adeguato stato nutrizionale.

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SINTETICHE RACCOMANDAZIONI PRATICHE NEL PAZIENTE IN TERAPIA INTENSIVA

1. Prima di prendere in considerazione un supporto nutrizionale, il paziente acuto deve innanzitutto essere

stabilizzato da un punto di vista cardiocircolatorio, respiratorio e tutte le alterazioni idroelettrolitiche, acido-

base e metaboliche (iperglicemia) devono essere adeguatamente corrette.

2. Effettuare precocemente (dopo stabilizzazione) una valutazione anamnestica, clinica ed ematochimica dello

stato nutrizionale e stabilire il grado di ipercatabolismo nelle prime 24 ore (escrezione azoto urinario a

digiuno). Identificare eventuali altri fattori quali malattie epatiche, renali, cardiache, respiratorie, neoplastiche,

obesità, età (malnutrizione dell’anziano), assunzione di alcool e/o farmaci)3. Il supporto nutrizionale dovrebbe

essere effettuato in tutti i pazienti con ipercatabolismo grave, moderato (questi ultimi, se in condizioni di stato

nutrizionale normale, solo in caso di previsione di assunzione orale< 50% del fabbisogno per più di 7 giorni) e

nei pazienti con malnutrizione severa o moderata con un apporto di nutrienti stimato o previsto come

insufficiente per un periodo di 5 giorni. 4.Il supporto nutrizionale dovrebbe essere iniziato il più precocemente

possibile. I nutrienti dovrebbero essere somministrati in modo graduale e progressivo. Per la NPT privilegiare

inizialmente la somministrazione di glucosio, elettroliti, vitamine e minerali e progressivamente raggiungere il

pieno regime calorico e nutrizionale. Per la NE iniziare a bassa velocità di infusione (10 mL/h), incrementando

progressivamente in funzione della tolleranza, fino a raggiungere il volume programmato.

5. Per la NE privilegiare il posizionamento di sondini in sede duodenale o digiunale. La presenza di ileo

paralitico senza ostruzione meccanica non è una controindicazione alla NE. In questo caso persistono ancora

le capacità di assorbimento ed inoltre la somministrazione dei nutrienti per via enterale può stimolare la ripresa

della peristalsi Nei pazienti emodinamicamente instabili è consigliabile limitare la somministrazione di nutrienti

per via enterale a causa di una riduzione del flusso splancnico.

La NPT dovrebbe essere presa in considerazione quando la via enterale non è assolutamente praticabile,

quando esistono controindicazioni assolute alla NE, quando non ci sono le condizioni per assicurare una via di

accesso sicuro all’apparato gastroenterico. Qualunque tentativo dovrebbe essere fatto per iniziare o

incrementare il supporto enterale nel tempo sì da poter eventualmente sospendere la nutrizione parenterale.

1. Quando la NE non è in grado di coprire i fabbisogni calorico-proteici, si dovrebbe ricorrere ad una nutrizione

mista (enterale-parenterale) cercando di non rinunciare alla NE. In questo caso le soluzioni per nutrizione

parenterale possono essere più diluite e potrebbero essere infuse anche per via periferica. 2. Spesso la NE è

sospesa per una presunta intolleranza senza che ne sussistano realmente le condizioni. Prima di interrompere

la NE, sarebbe opportuno variare la velocità di infusione, la concentrazione, l’osmolarità, la qualità della

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miscela nutritiva e ricercare altre cause che potrebbero sostenere e favorire l’intolleranza, correggendole. 3. I

fabbisogni energetici dovrebbero essere stimati in assenza di supporto nutrizionale, utilizzando la formula di

Harris-Benedict, corretta per i coefficienti di attività e patologia e sottraendo la quota calorica fornita dalle

proteine, o misurati (calorimetria indiretta) quando possibile. Quando i carboidrati sono somministrati in

quantità che eccede il fabbisogno energetico basale, il rischio di iperglicemia grave è elevato. 4. L’insulina

dovrebbe essere somministrata per mantenere i livelli di glucosio a valori < 200 mg/dL (preferibilmente intorno

a 150 mg/dL). In condizioni particolari la somministrazione di insulina potrebbe essere assicurata da una

infusione separata in pompa (0.5-5 UI/ora). In caso di persistente iperglicemia sarebbe opportuno ridurre il

carico di glucosio, correggere o eliminare eventuali fattori aggravanti (sepsi, cortisone, diuretici), aumentare la

quota lipidica, utilizzare possibilmente la via enterale .

La somministrazione di prodotti nutrizionali arricchiti in BCAA (aminoacidi a catena ramificata) migliora il

bilancio azotato ma non influenza in modo significativo l’evoluzione clinica dei pazienti critici. Alcuni particolari

nutrienti e formulazioni possono avere un effetto immunomodulatore ed il loro utilizzo clinico sembra ridurre

l’incidenza di infezioni ed il periodo di degenza

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SINTETICHE RACCOMANDAZIONI PRATICHE NEL PAZIENTE CHIRURGICO

1. Una NA preoperatoria è raccomandata nei pazienti gravemente malnutriti candidati a chirurgia di

elezione. Questa dovrebbe durare almeno 7-11 giorni e quindi dovrebbe essere intrapresa non

appena il paziente è ricoverato in modo che l’intervento chirurgico non subisca dilazione a causa del

trattamento nutrizionale.

2. Il regime consigliato è 30-35 kcal/kg e 0.2-0.25 gN/kg.

3. Nonostante la maggior parte dei risultati riportati in letteratura sia stata conseguita con NPT è

proponibile l’utilizzo prioritario della NE ogniqualvolta sia attuabile.

4. Nei pazienti operati malnutriti per i quali si prevede un periodo di digiuno postoperatorio superiore a

1 settimana, è indicata l’istituzione precoce (1-3 giorni dopo l’intervento) della NA. La stessa

indicazione deve essere posta nei pazienti ben nutriti qualora il digiuno postoperatorio previsto sia

superiore a 10 giorni.

SINTETICHE RACCOMANDAZIONI PRATICHE PER I PAZIENTI NEOPLASTICI

Nel paziente neoplastico il supporto nutrizionale va considerato se:

1. uno stato di malnutrizione grave o l’ipofagia precludono l’esecuzione di un trattamento oncologico

corretto;

2. il paziente candidato a chirurgia per neoplasia gastroenterica è malnutrito (calo ponderale >10%)

e si presume che possa essere operato dopo una NA di 10gg.

3. Nei pazienti candidati a trapianto di midollo osseo vi può essere un beneficio nutrizionale od

oncologico dalla NA.

4. In una frazione assai ridotta di pazienti con una malattia avanzata in cui la prognosi finale è più

condizionata dalla malnutrizione-ipofagia che dalla progressione di malattia. la NA (domiciliare)

può essere considerata purché la qualità di vita del paziente sia accettabile.

5. I regimi nutrizionali e le vie di somministrazione rispondono ai tradizionali criteri: •energia non

proteica= 1.3-1.5 il fabbisogno calorico secondo Harris-Benedict; •ripartizione glucosio: lipidi

(%)=70 : 30, o 60 : 40; •aminoacidi= 1.5 g/kg; •privilegio della via enterale anche se molti pazienti

sono portatori di una linea venosa centrale che agevola una NP supplementare intermittente.

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SINTETICHE RACCOMANDAZIONI PRATICHE PER Il PAZIENTE CON FISTOLA DIGESTIVA

L’apporto calorico e proteico con la NA nel paziente con fistola digestiva deve tenere conto dello stato

nutrizionale del paziente e del fatto che il trattamento possa in taluni casi essere protratto per varie settimane:

è perciò necessario evitare apporti di nutrienti in eccesso o in difetto (carenza di acidi grassi essenziali,

oligoelementi e vitamine).Spesso all’inizio della NA, i pazienti presentano problemi dismetabolici gravi

(disidratazione, squilibri elettrolitici e osmolari, ecc) che devono essere risolti prioritariamente, con

somministrazione di acqua, elettroliti e oligoelementi (Mg, Zn, Cu) in quantità superiore ai normali fabbisogni.

L’impiego precoce dei lipidi, già in fase di induzione della NA, può essere utile non solo per prevenire il deficit

di acidi grassi essenziali ma per diminuire la osmolarità della miscela nutrizionale e quindi la sua interferenza

nell’equilibrio idroelettrolitico. In condizioni stabilizzate l’apporto energetico giornaliero sarà di circa 30-35

kcal/kg, quello proteico di 1.5 g/kg. Utile l’integrazione con antisecretivi o analoghi della somatostatina.

1) Il paziente con fistola digestiva deve essere considerato per un supporto nutrizionale che va integrato in un

piano di cura globale con una attenta sorveglianza chirurgica e infettivologica.

2) Il primo obiettivo, se il paziente è molto compromesso, è il riequilibrio idroelettrolitico. In seconda istanza si

provvede al compenso del fabbisogno energetico e azotato con NA.

3) Le fistole prossimali rispetto al legamento di Treitz di regola possono beneficiare della NE, purché

l’estremità del sondino per NE sia posizionata a valle della fistola. Per le fistole del tenue e della metà destra

del colon ad elevata portata è preferibile la NPT. Le fistole del retto possono essere trattate con NE. Il criterio

di scelta si basa sostanzialmente sull’impiego prioritario della via enterale se non porta ad aumento delle

secrezioni e al peggioramento della situazione locale.

4) In presenza di condizioni che si oppongono a un’eventuale chiusura spontanea bisogna considerare la

opportunità di un intervento chirurgico riparativo.

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