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CENTRO DI RICICLAGGIO IN LOC. BANCOLINE SULLA P.F. 2418/1 E /2 NEL C.C. DI VARENA
RELAZIONE TECNICO-AMBIENTALE Giungo 2013
Impresa richiedente: Bancoline S.r.l. Via Alpini n.145 38030 Varena
CET SERVIZI RICERCA & SVILUPPO S.r.l. Loc. Secchiello n°7 – 38060 ISERA (TN) Tel. 0464/486344 - Fax. 0464/400168
042-02-13-c2-RT
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1. SCHEDA INFORMATIVA DI PROGETTO
Titolo progetto
CENTRO DI RICICLAGGIO IN LOC. BANCOLINE SULLA P.F. 2418/1 NEL C.C. DI
VARENA
Proponente Bancoline S.r.l.
Titolare della domanda Goss Mauro
Dati territoriali
Comune Varena
Aree protette interessate Nessuna
Dati progetto localizzazione
Dimensione nuova area 2840 mq
Dimensione opera esistente 2840 mq
Dati tipologie VIA/Screening
Tipologia progettuale Centro di riciclaggio
Descrizione tipologia Centro di riciclaggio
Soglia da Screening
Regolamento VIA
X
Dimensione opera nuova 2840 mq
Dimensione opera esistente 2840 mq
Dati relativi al progetto
Definizione tecnica del progetto Centro di riciclaggio
Data progetto 11 giugno 2013
Team progettazione e studio CET Servizi Ricerca e Sviluppo S.r.l.
Per. Ind. Bertolini Mario
Geol. Parisi Andrea
Geom. Andreolli Nicola
Tab. 1. Dati generali del progetto.
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2. PREMESSA
La Ditta, già in possesso dell’autorizzazione al trattamento rifiuti in procedura
semplificata volta esclusivamente al ripristino ambientale della cava in concessione,
intende chiedere l’autorizzazione all’esercizio dell’attività di recupero di rifiuti inerti non
pericolosi in procedura ordinaria. Lo scopo è quello di destinare alla
commercializzazione una parte dei materiali lavorati e di ampliare le tipologie di rifiuti
lavorabili presso il centro di riciclaggio.
Il sito di progetto non è attualmente localizzato nel Piano Provinciale di Smaltimento
Rifiuti speciali inerti da C&D. La presente relazione è redatta al fine di richiedere la
localizzazione dell’impianto di recupero di rifiuti inerti non pericolosi nel Piano
Provinciale di Smaltimento Rifiuti attraverso la verifica della compatibilità Urbanistica tra
l’intervento di progetto e i diversi tematismi e aspetti che compongono il Piano
Urbanistico Provinciale.
3. INQUADRAMENTO GEOGRAFICO
3.1. UBICAZIONE
Il centro di riciclaggio è ubicato all’interno della cava di inerti denominata “Bancoline”.
La cava è situata nel territorio del comune amministrativo di Varena sulle pp.ff. 2418/1 e
/2. Essa interessa un deposito fluvioglaciale posto lungo il versante sud-est del monte
Pizzoi tra le quote 1375 e 1440 m s.l.m.. A sud l’area è delimitata dalla Strada Statale
n°630 di Passo Lavazzè; sugli altri lati essa è totalmente circondata da bosco.
Il sito si trova in località Bancoline all’imbocco della Val di Gambis. Ad esso si accede
imboccando la Strada Statale n° 620 del Passo Lavazzè nei pressi di Cavalese.
Approssimativamente 2 km dopo il paese di Varena, si ritrova sulla sinistra l’accesso al
sito di progetto.
L’area di progetto è posta in posizione defilata rispetto al corpo principale della valle, su un
potente deposito fluvioglaciale di natura quasi esclusivamente porfirica formatosi a partire
dall’ultima glaciazione. Il versante presenta una modesta pendenza dell’ordine dei 10-12°
sino alla quota dei 1450 m s.l.m. sopra la quale si diparte una potente falda detritica che
presenta inclinazione di 35-38°.
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Fig. 1. In rosso l’area di progetto.
3.2. BACINO D’UTENZA
Il bacino di utenza dell’impianto di riciclaggio è costituito prevalentemente dal territorio
comprensoriale delle Valli di Fiemme e Fassa.
Nel comprensorio sono presenti quattro centri di riciclaggio di rifiuti inerti non pericolosi: il
centro della Ditta; un centro di riciclaggio situato in prossimità del paese di Molina di
Fiemme di proprietà della Ditta Misconel, un centro di riciclaggio nelle vicinanze del centro
abitato di Alba di Canazei di proprietà della Ditta S.E.V.I.S. e un terzo centro nei pressi
dell’area produttiva di Ziano di Fiemme di proprietà della Ditta Diesseggi.
I centri di riciclaggio più prossimi al sito di progetto sono quelli posti nei pressi del paese di
Molina di Fiemme e quello situato nei pressi dell’area produttiva del centro abitato di Ziano
di Fiemme.
Per quanto riguarda il centro di riciclaggio situato ad Alba di Canazei si ritiene che non
rientri nell’ambito del mercato della Ditta perché posto ad una notevole distanza.
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Solitamente i rifiuti inerti vengono conferiti nei centri di riciclaggio più prossimi al sito di
produzione per abbattere gli onerosi costi di trasporto.
Essendo la Ditta già autorizzata al trattamento di rifiuti inerti non pericolosi in procedura
semplificata (art. 214 e 216 del D.Lgs n. 152/2006 e s.m.i.), volta esclusivamente al
ripristino a recupero ambientale della cava in concessione, la presente procedura di
localizzazione è effettuata a supporto della domanda della Ditta di poter effettuare il
trattamento di rifiuti inerti non pericolosi in procedura ordinaria (artt. 208-211 D.Lgs.
152/2006) modificando le tipologie di rifiuti lavorabili presso il centro e prevedendo di
commercializzare una parte delle materie prime e seconde prodotte.
Allegato alla presente relazione è stato predisposto file georeferenziato UTM.WGS84
all’interno del quale è stata delimitata l’area nella quale verrà posizionato l’impianto di
progetto.
3.3. ISTRUTTORIE PRECEDENTI
La Ditta è iscritta al registro delle imprese che effettuano operazioni di recupero di rifiuti
inerti non pericolosi in procedura semplificata al n°95/TN/2008 rilasciata dall’Agenzia
Provinciale per la Protezione dell’Ambiente con prot. N°5122/2008-S-U221 in scadenza al
24/07/2013 per la quale è stata inoltrata domanda di rinnovo. L’autorizzazione in
concessione alla Ditta riguarda esclusivamente le operazioni di ripristino della cava
“Bancoline”.
Con il passaggio al regime in procedura ordinaria la Ditta intende chiedere l’autorizzazione
al trattamento e recupero delle seguenti tipologie di rifiuti per i codici CER riportati in
tabella n°4 di pag.18:
- Tipologia 7.1;
- Tipologia 7.31bis;
- Tipologia 7.6.
L’autorizzazione alla coltivazione della cava di inerti in concessione alla Ditta:
“Ampliamento e ripristino finale della cava di inerti Bancoline” è stata sottoposta a
procedimento VIA nel 1999. La relativa compatibilità ambientale è stata rilasciata dalla
Giunta provinciale con deliberazione n°1986 del 4 agosto 2000 e successivamente
prorogata due volte l’ultima delle quali con d.G.p. del 11 febbrario 2011, n°198 con validità
quinquennale.
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4. INQUADRAMENTO PROGETTUALE
La Ditta è attualmente iscritta alla posizione n°95/TN/2008 nel registro delle ditte che
effettuano attività di recupero di rifiuti non pericolosi in procedura semplificata.
Nel presente capitolo viene descritto lo stato attuale dell’area e la relativa modalità di
gestione dell’attività di recupero dei rifiuti inerti non pericolosi. Viene inoltre delineato lo
stato futuro con la relativa modalità di gestione del centro, per il quale si richiede la
nuova autorizzazione.
Il fine è quello di riuscire a comparare le due situazioni in modo da individuare gli impatti
ambientali legati alle operazioni di recupero di rifiuti e le modifiche che dovranno essere
apportate sia all’area che alle modalità di gestione della stessa. Il raffronto tra le due
situazioni permetterà di prevedere e progettare le mitigazioni necessarie al fine di
limitare il più possibile gli impatti ambientali legati all’attività di recupero di rifiuti
esercitata dalla Ditta.
4.1. ORGANIZZAZIONE ATTUALE DELL’AREA
Come già anticipato il centro di riciclaggio è situato all’interno della cava di inerti
denominata “Bancoline”.
L’area di cava, che attualmente presenta un conformazione a fossa, venutasi a formare in
seguito all’estrazione dei materiali inerti, è totalmente recintata sia verso la strada che
verso il bosco che la circonda.
Attualmente all’interno dell’area avviene la lavorazione dei materiali inerti naturali estratti
nella cava, con l’ottenimento di inerti volti al confezionamento di calcestruzzo ad alta
resistenza e il relativo confezionamento di calcestruzzo ad alta resistenza. All’interno
dell’area di progetto avviene inoltre la lavorazione di rifiuti inerti non pericolosi volta
all’ottenimento di materie prime e seconde utilizzate per il ripristino ambientale della cava.
La lavorazione degli inerti naturali e dei rifiuti inerti avviene utilizzando lo stesso impianto
di frantumazione. La vagliatura invece è effettuata con impianto fisso dotato di apposito
sistema di lavaggio per quanto riguarda gli inerti naturali mentre i rifiuti inerti vengono
vagliati mediante vaglio mobile con sistema di vagliatura a secco in dotazione alla Ditta
(Novum Keestrack, Fig. 4).
All’interno dell’area sono presenti le strutture e gli edifici a supporto delle attività sopra
citate: edificio pesa, annesso alla struttura adibita ad impianto di confezionamento di
calcestruzzo ad alta resistenza e capannone adibito a officina ed a ricovero dei mezzi
d’opera utilizzati dalla Ditta.
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I rifiuti in ingresso al centro di riciclaggio, dopo essere passati dalla pesa dell’impianto nei
pressi della quale viene effettuata l’accettazione degli stessi da parte di un tecnico
incaricato, mediante la verifica della corrispondenza tra quanto indicato sul formulario di
trasporto e la tipologia di rifiuti conferiti, vengono scaricati nell’area di messa in riserva.
L’area di messa in riserva è costituita da una struttura di blocchi di calcestruzzo dotata di
pavimentazione in calcestruzzo idonea a contenere i rifiuti depositati. Nell’area di messa in
riserva è possibile stoccare un quantitativo massimo di circa 1000 m3. Raggiunto il
quantitativo massimo di rifiuti stoccabili nell’area di messa in riserva avviene la lavorazione
dei rifiuti.
Essa viene effettuata utilizzando una parte dell’impianto di lavorazione dei materiali inerti
naturali in dotazione alla Ditta. Viene temporaneamente fermata la lavorazione degli inerti
naturali, l’impianto è svuotato, pulito da eventuali residui di tout-venant di cava, viene
aperto il bypass per scaricare il materiale a cumulo, scollegando di fatto la parte di
impianto solitamente utilizzata per la selezione e il lavaggio del materiale inerte naturale
(Vedi schema di flusso, Fig. 3).
Fig.2. Vista dell’area di conferimento e impianto di lavorazione
La lavorazione dei rifiuti avviene totalmente a secco; l’impianto è costituito dalle seguenti
componenti meccaniche:
- Tramoggia di carico con alimentatore;
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- Frantoio a mascelle;
- Vaglio vibrante a 3 piani;
- Mulino giratorio;
- Nastri trasportatori.
Questa prima lavorazione consiste sostanzialmente in una prima riduzione volumetrica del
materiale finalizzata alla produzione di due pezzature 0-30 e 30-70 che vengono
temporaneamente stoccate in due cumuli provvisori distinti.
Dal cumulo di stoccaggio provvisorio della pezzatura 30-70 il materiale viene
generalmente rilavorato mediante un nastro trasportatore che riconduce il materiale al
mulino giratorio sino all’ottenimento della pezzatura 0-30.
In alternativa il materiale 30-70 può essere portato al cumulo di stoccaggio definitivo
nell’area di ripristino ambientale della cava.
SCHEMA DI FLUSSO IMPIANTO DI LAVORAZIONE
Fig. 3. Schema di flusso dell’impianto di lavorazione dei materiali.
La pezzatura 0-30 viene vagliata con impianto mobile di proprietà della Ditta con la
produzione di due pezzature 0-10 e 10-30. Entrambe le pezzature vengono portate
nell’area di ripristino ambientale della cava.
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Su tutte le materie prime seconde derivanti dalla lavorazione dopo aver raggiunto il
volume massimo di stoccaggio consentito, pari a un massimo di 3.000 m3, viene eseguito
il test di cessione secondo il D.M. 05 aprile 2006 n.186.
Al temine della campagna di lavorazione dei rifiuti inerti non pericolosi, l’impianto di
lavorazione viene ripulito dagli eventuali residui di rifiuti. L’eventuale residuo di 30-70 che
non dovesse essere stato rilavorato, viene spostato a mezzo di camion o pala gommata
nel cumulo di stoccaggio posto sul fronte basso della discarica.
Solamente dopo aver effettuato un’attenta e accurata pulizia dell’impianto di
frantumazione la ditta riprenderà la lavorazione dei materiali inerti naturali.
Fig. 4. Vista dell’impianto mobile di selezione.
L’attuale autorizzazione alla lavorazione di rifiuti inerti non pericolosi prevede una
quantitativo massimo di rifiuti pari a 14.000 t/anno suddivisi per le tipologie riportate nella
tabella seguente:
Tipologia: 7.1 – rifiuti costituiti da laterizi, intonaci e conglomerati di cemento armato e non, comprese le traverse e traversoni ferroviari e i pali in calcestruzzo armato provenienti da linee ferroviarie, telematiche ed elettriche e frammenti di rivestimenti stradali, purché privi di amianto (101311) (170101) (170102) (170103) (170802) (170107) (170904) (200301)
Provenienza: Attività di demolizione, frantumazione e costruzione; selezione da RSU e/o RAU: manutenzione reti; attività di produzione lastre e manufatti in fibrocemento
Caratteristiche del rifiuto: Materiale inerte, laterizio e ceramica cotta anche con presenza di frazioni metalliche, legno, plastica, carta e isolanti escluso amianto
Attività di recupero: 7.1.3 a) [R13]-[R5] messa in riserva di rifiuti inerti [R13] per la produzione di materie prime secondarie
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per l’edilizia, mediante fasi meccaniche e tecnologicamente interconnesse di macinazione, vagliatura, selezione granulometrica e separazione della frazione metallica e delle frazioni indesiderate per l’ottenimento di frazioni inerti di natura lapidea a granulometria idonea e selezionata, con eluato del test di cessione conforme a quanto previsto in allegato 3 al D.Lgs 186/06 [R5]
Caratteristiche delle materie prime e/o dei prodotti ottenuti
Materie prime secondarie per l’edilizia con caratteristiche conformi all’allegato C della Circolare del Ministero dell’Ambiente e della tutela del territorio 15 luglio 2005, n° UL/2005/5205
Quantità massima di rifiuto recuperabile
5.000 ton/anno
Tipologia: 7.6 – Rifiuti di rocce da cave autorizzate (010399) (010408) (010410) (010413)
Provenienza: Attività di lavorazione dei materiali lapidei
Caratteristiche del rifiuto: Materiale inerte in pezzatura e forma varia, comprese le polveri
Attività di recupero: 7.6.3 [R13] Messa in riserva nel rispetto delle condizioni tecniche disposte dagli artt.6 e 7 del D.M. 5 febbraio 1998 così come modificato dal D.M. 5 aprile 2006. [R5] Ove necessario frantumazione, macinazione, vagliatura, eventuale omogeneizzazione e integrazione con materia prima inerte, anche nell’industria lapidea da utilizzare per la produzione di conglomerati cementizi. [R10] Utilizzo per recuperi ambientali (il recupero è subordinato all’esecuzione del test di cessione sul rifiuto tal quale secondo il metodo in allegato 3 al presente decreto)
Caratteristiche delle materie prime e/o dei prodotti ottenuti
Produzione di conglomerati cementizi
Quantità massima di rifiuto recuperabile
6.000 ton/anno
Tipologia: 12.7 – Fanghi costituiti da inerti (010102) (010409) (010410) (010412)
Provenienza: Chiarificazione o decantazione naturale di acque da lavaggio di inerti, attività estrattive
Caratteristiche del rifiuto: Fanghi conteneti argille, terriccio ed eventuali elementi di natura vegetale
Attività di recupero: 12.7.3 [R13] Messa in riserva nel rispetto delle condizioni tecniche disposte dagli artt.6 e 7 del D.M. 5 febbraio 1998 così come modificato dal D.M. 5 aprile 2006. [R10] Previa eventuale disidratazione, utilizzo per recuperi ambientali (il recupero è subordinato all’esecuzione del test di cessione sul rifiuto tal quale secondo il metodo in allegato 3 al presente decreto)
Caratteristiche delle materie prime e/o dei prodotti ottenuti
Ripristini ambientali e bonifiche
Quantità massima di rifiuto recuperabile
3.000 ton/anno
Tab. 2. Tipologie e quantitativi di rifiuti attualmente autorizzati presso il centro.
4.1.1. IMPIANTI DI LAVORAZIONE
Il trattamento e recupero dei rifiuti avviene utilizzando una parte dell’impianto di
lavorazione dei materiali inerti naturali estratti all’interno della cava in concessione alla
Ditta. In particolare viene utilizzata la porzione di impianto adibita alla frantumazione del
materiale e il primo vaglio di separazione della frazione 0-30 e 30-70.
Nel ciclo di lavorazione del rifiuti inerti viene inoltre utilizzato un vaglio mobile (Novum
Keestrack, Fig. 4) per la separazione delle due frazioni 0-10 e 10-30 dalla pezzatura 0-30.
4.1.2. AREE DI DEPOSITO
L’attuale gestione del cantiere prevede la localizzazione di un'unica area di messa
in riserva dei materiali conferiti al centro.
I rifiuti lavorati vengono temporaneamente stoccati in cumulo in attesa di essere sottoposti
alle verifiche analitiche di cui al D.M. 05 aprile 2006 n°186.
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Verifiche analitiche che vengono effettuate a lotto di produzione con un volume massimo
di ogni singolo lotto pari a 3.000 m3.
Dopo aver verificato la compatibilità ambientale delle materie prime seconde prodotte
queste vengono portate nell’area di ripristino della cava.
La movimentazione delle materie prime tra la zona di lavorazione e deposito temporaneo
e la zona di deposito finale, di ripristino ambientale, avviene mediante l’utilizzo di pala
gommata e/o autocarri.
All’interno dell’area sono attualmente presenti container adibiti allo stoccaggio dei rifiuti
prodotti dall’attività di recupero dei rifiuti lavorati: prevalentemente ferro, legno e plastica
che vengono inviati per essere recuperati/smaltiti presso altro impianto di recupero e
smaltimento autorizzato esterno.
4.1.3. TIPOLOGIE E QUANTITATIVI DI RIFIUTI LAVORATI E DI RIFIUTI
PRODOTTI
Il quantitativo annuo di rifiuti che è sottoposto ad attività di recupero è pari a
circa 14.000 t/anno.
Codici CER Quantità o
volumi rifiuti
autorizzati (t/a o
mc)
101311, 170101,
170102, 170103,
170107, 170802,
170904, 200301
5000 t/anno
010408 6000 t/anno
010412 3000 t/anno
Tab. 3. Tipologia e rifiuti lavorati presso il centro.
4.1.4. EDIFICI E STRUTTURE
Gli edifici esistenti sono a servizio dei vari impianti produttivi presenti all’interno
dell’area. La zona uffici e pesa serve all’accettazione e controllo di tutti i mezzi in transito
nell’area. Sono presenti le seguenti strutture:
- Capannone per il ricovero dei mezzi meccanici;
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- Struttura adibita ad ufficio e sala controllo impianto del calcestruzzo;
- Impianto di lavorazione inerti e rifiuti;
- Impianto betonaggio.
4.2. PROGETTO DELL’IMPIANTO E ORGANIZZAZIONE FUTURA DELL’AREA
4.2.1. PRINCIPALI DIFFERENZE TRA LO STATO ATTUALE E QUELLO
FUTURO
La richiesta della Ditta di passare dall’attuale regime di procedura semplificata
(art. 214 e 216 del D.Lgs n. 152/2006 e s.m.i.) al regime di procedura ordinaria (art. 208
- 211 del D.Lgs n. 152/2006 e s.m.i.) per l’attività di messa in riserva [R13], selezione e
separazione [R12] e di recupero [R5] prevede una parziale riorganizzazione dell’area e
delle relative modalità di gestione della stessa.
Le operazioni di recupero dei rifiuti inerti non pericolosi verranno complessivamente
mantenute all’interno dell’area attualmente utilizzata.
Le principali modifiche riguardano la creazione di due nuove aree di messa in riserva
dei rifiuti che saranno conferiti presso il centro. Una prima area per quanto riguarda le
terre e rocce da scavo CER 170504 verrà realizzata a monte rispetto all’impianto di
lavorazione dei materiali mentre la seconda area, che sarà impiegata per la messa in
riserva del CER 170302, sarà ricavata all’interno dell’unica area di messa in riserva
attualmente presente.
Per quanto riguarda i quantitativi annui la Ditta ha intenzione di mantenere
complessivamente invariati i quantitativi annui massimi di rifiuti lavorabili vale a dire
14.000 t/anno equivalenti ad una potenzialità lavorativa giornaliera di circa 70 t/giorno
calcolando 200 giorni lavorativi annui. Rispetto all’attuale autorizzazione saranno invece
ripartiti in maniera differente i quantitativi massimi di rifiuti lavorabili annualmente tra le
diverse tipologie di rifiuti per i quali si richiede l’autorizzazione alla lavorazione. Nella
presente pratica non viene più richiesta l’autorizzazione alla lavorazione delle tipologie
7.2 e 12.7 in quanto attualmente vengono correttamente gestite secondo il piano di
gestione autorizzato e redatto ai sensi del D.Lgs. 117/2008. Per contro si richiede
l’autorizzazione alla lavorazione delle tipologie 7.3.1bis: CER 170504 e 7.6: CER
170302.
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4.2.2. ORGANIZZAZIONE FUTURA DELL’AREA
Si prevede di mantenere complessivamente l’attuale modalità di gestione del
cantiere aggiornando la situazione già in essere alla futura gestione.
I rifiuti in ingresso al centro di riciclaggio, dopo essere passati dalla pesa dell’impianto
dove verrà effettuata l’accettazione degli stessi da parte di un tecnico incaricato mediante
la verifica della corrispondenza tra quanto indicato sul formulario di trasporto e la tipologia
di rifiuti conferiti, verranno scaricati nelle relative aree di messa in riserva.
Raggiunto il quantitativo massimo di rifiuti stoccabili nelle area di messa in riserva avverrà
la lavorazione dei rifiuti così come descritto nei capitoli successivi 4.2.2.1 e 4.2.2.2.
Nel complesso le modifiche principali riguarderanno l’attuale area di messa in riserva dei
rifiuti in ingresso e la realizzazione di due nuove aree di messa in riserva dei rifiuti adibite
allo stoccaggio dei CER 170504 terre e rocce da scavo e CER 170302 croste d’asfalto.
Con la nuova autorizzazione la Ditta intende richiede la possibilità di poter effettuare le
operazioni di recupero e trattamento dei rifiuti conferiti al centro oltre che secondo l’attuale
modalità; vale a dire impiegando l’impianto fisso utilizzato per la frantumazione dei
materiali naturali di cava, anche mediante impianto mobile che la Ditta noleggerà in base
ai futuri fabbisogni non determinabili in fase progettuale. In particolare si tratta dei periodi
in cui non fosse possibile impiegare l’impianto fisso in quanto adoperato nella produzione
di inerti naturali per il confezionamento di calcestruzzo ad alta resistenza; attività principale
della Ditta. Così facendo la Ditta vuole riservarsi la possibilità di poter lavorare i rifiuti in
ingresso al centro con impianto mobile. Di seguito verranno dettagliati gli interventi di
riorganizzazione dell’area necessari a effettuare le operazioni di recupero dei rifiuti inerti in
procedura ordinaria:
- Area messa in riserva tipologia 7.1: verrà mantenuta l’attuale impostazione
dell’area. La modifica principale riguarda la realizzazione di una canaletta di
raccolta delle acque meteoriche sul lato sud-est dell’area di messa in riserva
con lo scopo di raccogliere le acque e di convogliarle in una vasca a tenuta di
futura realizzazione. La vasca a tenuta, dimensionata nel paragrafo 4.2.2.1.1
della presente relazione, sarà posizionata a sud-est rispetto all’area di messa in
riserva. Le acque meteoriche saranno utilizzate per la bagnatura dei rifiuti
stoccati nell’area di messa in riserva in modo da prevenire la formazione di
polveri sia durante la fase di stoccaggio che durante la fase di lavorazione. Si
verrà a creare un circuito di riciclo delle acque meteoriche senza che sorga la
14
necessità di doverle disperdere negli strati superficiali del terreno. Per i dettagli
si fa riferimento alle allegate tavole di progetto.
- Nella porzione ovest dell’area di messa in riserva della tipologia 7.1 verrà
realizzata un’area di messa in riserva della tipologia 7.6 (CER 170302 croste
d’asfalto) mediante il posizionamento dei blocchi in calcestruzzo. L’area avrà
una dimensione di 20 m2. Per i dettagli si veda tavole di progetto.
- Area messa in riserva tipologia 7.31bis (terre e rocce da scavo CER 170504): si
prevede la realizzazione di una nuova area di messa in riserva adibita
esclusivamente allo stoccaggio delle terre e rocce da scavo che saranno
conferite al centro. Si specifica che le terre e rocce da scavo che potranno
essere ritirate presso il centro di riciclaggio saranno solo quelle che
rispetteranno i limiti stabiliti dalla colonna A della tabella 1 dell’allegato 5 al titolo
V della parte quarta del D.Lgs. 152/2006. La nuova area di messa in riserva
sarà realizzata tra l’impianto fisso di lavorazione dei materiali inerti e il fronte di
scavo della cava ed avrà un superficie pari a circa 150 m2.
L’area di messa in riserva sarà pavimentata con stabilizzato naturale pressato e
rullato tipo “MacAdam”; non si prevede la realizzazione di opere di raccolta e
smaltimento delle acque meteoriche che vi ricadranno in quanto, come
specificato sopra, saranno lavorate solo terre e rocce da scavo il cui contento di
metalli pesanti e idrocarburi rispetteranno i limiti di colonna A prevenendo quindi
la possibilità di formazione di fonti di inquinamento. La natura permeabile dei
materiali fluvioglaciali presenti nell’area consente una rapida e agevole
infiltrazione delle acque meteoriche nel sottosuolo prevenendo la formazione di
rischi.
Raggiunta la capacità massima di stoccaggio nelle aree di messa in riserva i rifiuti
saranno avviati alle procedure di recupero mediante lavorazione.
L’obiettivo è quello di ottenere prodotti riciclati conformi all’allegato B della
Deliberazione della Giunta Provinciale n°1333 del 24 giugno 2011 e degli allegati C
alla Circolare del Ministro dell’Ambiente n°5205 del 25 luglio 2005 in funzione delle
relative destinazioni di utilizzo finali dei prodotti riciclati.
I rifiuti lavorati rimarranno stoccati in cumulo sotto i nastri degli impianti utilizzati per le
operazioni di recupero in attesa delle verifiche analitiche volte a determinarne
l’ecocompatibilità ottenuta la quale i prodotti saranno spostati in cumulo per il deposito
finale. Le materie prime così ottenute potranno essere utilizzate per il ripristino
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ambientale della cava o verranno immesse sul mercato locale di inerti in base alla
domanda stagionale del mercato locale di inerti.
Per i dettagli riguardo la futura organizzazione dell’area si rimanda alle tavole di
progetto.
All’interno dell’area sono attualmente presenti container adibiti allo stoccaggio dei rifiuti
prodotti dall’attività di recupero dei rifiuti lavorati: prevalentemente ferro, legno e plastica
che vengono inviati per essere recuperati/smaltiti presso altro impianto di recupero e
smaltimento autorizzato esterno.
Fig. 5. Modalità di gestione futura dell’area.
4.2.2.1. LAVORAZIONE RIFIUTI TIPOLOGIE 7.1 E 7.6
La lavorazione potrà avvenire, in funzione delle esigenze della Ditta, con le attuali
modalità di lavorazione, vale a dire, mediante l’impiego dell’impianto fisso o impiegando un
impianto di frantumazione mobile che la Ditta noleggerà in base alle esigenze.
Nel caso si utilizzasse l’impianto fisso verrà temporaneamente fermata la lavorazione degli
inerti naturali, l’impianto sarà totalmente svuotato, pulito da eventuali residui di tout-venant
di cava, sarà aperto il bypass per scaricare il materiale a cumulo, scollegando di fatto la
parte di impianto solitamente utilizzata per la selezione e il lavaggio del materiale inerte
naturale (Vedi schema di flusso, fig. 3).
Impianto fisso di
lavorazione
Area di messa in riserva
rifiuti tipologia 7.1
Area di stoccaggio
temporaneo delle materie
prime da C&D
Area accettazione rifiuti in
ingresso al centro
Area di messa in riserva
rifiuti tipologia 7.6
Area di stoccaggio
temporaneo delle materie
prime da 170504
Area di messa in riserva
rifiuti tipologia 7.3
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La lavorazione dei rifiuti avviene totalmente a secco; l’impianto è costituito dalle seguenti
componenti meccaniche:
- Tramoggia di carico con alimentatore;
- Frantoio a mascelle;
- Vaglio vibrante a 3 piani;
- Mulino giratorio;
- Nastri trasportatori.
Questa prima lavorazione consiste sostanzialmente in una prima riduzione volumetrica del
materiale finalizzata alla produzione di due pezzature 0-30 e 30-70 che vengono
temporaneamente stoccate in due cumuli provvisori distinti.
Dal cumulo di stoccaggio provvisorio della pezzatura 30-70 il materiale viene
generalmente rilavorato mediante un nastro trasportatore che riconduce il materiale al
mulino giratorio sino all’ottenimento della pezzatura 0-30.
In alternativa il materiale 30-70 può essere portato al cumulo di stoccaggio definitivo
nell’area di ripristino ambientale della cava.
Nel caso di utilizzo di impianto mobile di frantumazione questo verrà posto in serie con
l’impianto di vagliatura e si avrà direttamente la produzione di tre pezzature 0-10, 10-30 e
30-70. I rifiuti verranno portati all’impianto di lavorazione mezzo camion e rimarranno sotto
i nastri dell’impianto sino alla verifica analitica di cui al D.M. 05 aprile 2006 n.186
conseguita la quale verranno spostati nel cumulo di deposito finale in attesa del loro
utilizzo. L’area di deposito finale è situata a nord-ovest rispetto all’impianto di lavorazione.
Per la localizzazione finale dei cumuli di materie prime prodotte si veda la tavola allegata.
Le materie prime prodotte potranno essere commercializzate nel mercato locale o portate
nel ripristino ambientale della cava in base alle esigenze della Ditta e alle richieste del
mercato.
Le verifiche analitiche di ecocompatibilità dei materiali lavorati dovranno essere effettuate
a lotto di produzione con un volume massimo di ogni singolo lotto pari a 3.000 m3.
4.2.2.1.1. DIMENSIONAMENTO FOSSA A TENUTA AREA MESSA IN RISERVA
Nel presente capitolo viene eseguito il dimensionamento della fossa a tenuta utilizzata
per la raccolta delle acque meteoriche che si formeranno nell’area di messa in riserva
delle tipologie di rifiuti 7.1 e 7.6.. Il dimensionamento è eseguito utilizzando la seguente
formula.
V = A x h x t
17
V volume di acqua A superficie impermeabilizzata in m2; h altezza della piovosità in m; t durata della precipitazione in ore.
I valori di altezza di precipitazione h sono dedotti dalla pubblicazione “Determinazione
delle zone omogenee per le piogge intense nel Trentino – dell’Azienda Speciale di
Sistemazione Montana della P.A.T. redatta da Dalla Lucia et. al”. Dalla pubblicazione si
evince che per il territorio del comune di Varena considerando un tempo di ritorno Tr=100
anni ed una durata dell’evento piovoso di circa un’ora, si avrà un’altezza di precipitazione
complessiva di 38 mm.
Assegnando alla superficie un coefficiente di deflusso pari a 1 e considerando che le aree
di messa in riserva presentano una superficie pari a circa 400 m2 si verrà a formare un
volume di acqua pari a circa 15 m3. Essendo che si tratta di un tempo di ritorno
particolarmente lungo e che l’acqua viene utilizzata per le operazioni di bagnatura dei rifiuti
da C&D che solitamente presentano tassi di umidità particolarmente bassi quando
vengono conferiti e quindi richiedono volumi di acqua importanti per essere portati ad un
tasso di umidità ottimale si prevede di posizionare una fossa a tenuta del volume pari a 15
m3.
4.2.2.2. LAVORAZIONE RIFIUTI TIPOLOGIA 7.31BIS
Anche per quanto riguarda le terre e rocce da scavo la Ditta si riserva la possibilità
di prevedere la doppia modalità di lavorazione: mediante impianto fisso oppure mediante
impianto mobile con l’ottenimento di una singola pezzatura 0-70.
Anche i cumuli di questa tipologia di rifiuti verranno mantenuti a un umidità tale da
impedire la formazione di polveri sia durante lo stoccaggio nell’area di messa in riserva
che durante le fasi di lavorazione mediante bagnatura con apposito impianto di futura
realizzazione.
Per la bagnatura verrà utilizzata acqua pulita che si disperderà nel terreno senza generare
situazioni di inquinamento per la falda in quanto vengono ritirati solo materiali i cui
contenuti in metalli pesanti e idrocarburi ricadono nella colonna A della tabella 1 allegato 5
al titolo V del D.Lgs n°152/2006 e di stabilità dei suoli in quanto l’elevata permeabilità dei
materiali fluvioglaciali presenti nel sito garantisce una rapida infiltrazione delle acque
all’interno del terreno.
18
I materiali lavorati rimarranno stoccati in cumulo sotto il nastro dell’impianto di lavorazione
sino alla verifica analitica di cui al D.M. 05 aprile 2006 n.186 conseguita la quale verranno
spostati nell’area di ripristino ambientale della cava.
Verifiche analitiche che dovranno essere effettuate a lotto di produzione con un volume
massimo di ogni singolo lotto pari a 3.000 m3.
4.2.3. IMPIANTI DI LAVORAZIONE
Il trattamento e recupero dei rifiuti potrà avvenire mediante l’impiego di una parte
dell’impianto fisso di lavorazione dei materiali inerti naturali estratti all’interno della cava in
concessione alla Ditta o mediante impianto di frantumazione mobile che sarà noleggiato in
base alle reali esigenze. La produzione di un’unica pezzatura 0-70 non rende necessario
l’utilizzo del vaglio mobile per l’ulteriore selezione dei rifiuti lavorati.
4.2.4. AREE DI DEPOSITO
La futura gestione del centro di riciclaggio prevede un primo deposito temporaneo
dei materiali lavorati sotto i nastri dell’impianto in attesa delle verifiche analitiche di cui al
D.M. 05 aprile 2006 n.186. Accertata l’ecocompatibilità i prodotti del ciclo di lavorazione
verranno spostati nell’area di deposito temporaneo o nel ripristino ambientale della cava in
funzione della pezzatura o del tipo di materia prima.
La movimentazione delle materie prime tra la zona di lavorazione e deposito temporaneo
e la zona di deposito finale, di ripristino ambientale, avviene mediante l’utilizzo di pala
gommata e/o autocarri.
Per i dettagli riguardo l’organizzazione dell’area di studio si vedano le tavole di
progetto.
4.2.5. TIPOLOGIE RIFIUTI LAVORATI E PRODOTTI
N. Descrizione rifiuto Codice CER
Classificazione Stato fisico Quantità annua
trattata (in tonn) Tipo di
trattamento
01 Tipologia 7.1:
10 13 11 17 01 01 17 01 02 17 01 03 17 01 07 17 08 02 17 09 04
Rifiuto speciale non pericoloso Solido non
polverulento 7.500 R5, R13
02 Tipologia 7.31bis 17 05 04 Rifiuto speciale non pericoloso Solido non
polverulento 6.000 R5, R13
03 Topologia 7.6 17 03 02 Rifiuto speciale non pericoloso Solido non
polverulento 500 R5, R13
Totale 14.000
Tab. 4. Tipologia e quantitativi di rifiuti che si prevede di lavorare presso il centro di riciclaggio.
19
L’attività di recupero dei rifiuti lavorati presso il centro di riciclaggio comporta la produzione
di rifiuti che devono essere temporaneamente stoccati in appositi container per essere
successivamente avviati e recupero/smaltimento in impianto di recupero/smaltimento
autorizzato esterno al sito di progetto. Si tratta delle seguenti tipologie di rifiuti:
Tipologie Codice CER
Legno diverso da quello di cui alla voce 19 12 06
19 12 07
Metalli ferrosi 19 12 02
Metalli non ferrosi 19 12 03
Altri rifiuti (compresi materiali misti) prodotti dal trattamento meccanico dei rifiuti, diversi da quelli di cui alla voce 19 12 11
19 12 12
Tab. 5. Tipologia e di rifiuti prodotti dall’attività di recupero di rifiuti inerti.
4.2.6. EDIFICI E STRUTTURE
Gli edifici esistenti sono a servizio dei vari impianti produttivi presenti all’interno
dell’area. La zona uffici e pesa serve all’accettazione e controllo di tutti i mezzi in transito
nell’area. Sono presenti le seguenti strutture:
- Capannone per il ricovero dei mezzi meccanici;
- Struttura adibita ad ufficio e sala controllo impianto del calcestruzzo;
- Impianto di lavorazione inerti e rifiuti;
- Impianto betonaggio.
4.2.7. ALTERNATIVE DI PROGETTO
Il centro di riciclaggio e la futura modalità di gestione dell’area costituiscono una
razionale organizzazione e conduzione dell’attività di riciclaggio intesa come attività
secondaria effettuata dalla Ditta a supporto di quella principale rappresentata dal
confezionamento e dalla fornitura di calcestruzzo ad alta resistenza.
L’attività di riciclaggio di rifiuti inerti non pericolosi è da intendere quindi come ramo
secondario della principale attività della Ditta. L’intento è quello di fornire un servizio il
più possibile completo alla clientela della Ditta. Le crescenti richieste dei clienti della
Ditta di conferimento di rifiuti: in particolare si fa riferimento al CER 170504 terre e rocce
da scavo altrimenti di difficile gestione, per le imprese edili locali di ridotta dimensione,
dopo l’entrata in vigore del D.M. 161/2012, e le richieste di acquisto di prodotti riciclati
da parte della clientela ha spinto la Ditta a inoltrare la presente domanda volta
all’ottenimento dell’autorizzazione alla lavorazione di rifiuti inerti non pericolosi in
procedura ordinaria.
20
Si ritiene che non esistano alternative possibili rispetto al progetto presentato in quanto
esso costituisce un supporto e un completamento della realtà produttiva della Ditta.
4.2.8. FASI DI PASSAGGIO ALLA NUOVA MODALITÀ DI GESTIONE
DELL’AREA
Di seguiti vengono descritte le fasi necessarie al passaggio dall’attività di
recupero di rifiuti in procedura semplificata all’attività di recupero rifiuti in procedura
ordinaria:
- dopo aver ottenuto la nuova autorizzazione la Ditta sospenderà l’attività di
recupero in procedura semplificata in corso.
- i rifiuti inerti presenti all’interno del centro saranno avviati alle procedure di
recupero con la produzione delle rispettive materie prime seconde
indicativamente entro 10 giorni dal rilascio della nuova autorizzazione;
- ottenuta l’ecocompatibilità delle materie prime e seconde queste verranno
portate nell’area di recupero ambientale della cava;
- verranno eseguiti indicativamente in 10 giorni i lavori di sistemazione
dell’area secondo quanto definito nel progetto autorizzato;
- al termine della fase di adeguamento del centro di riciclaggio la Ditta
avvierà le operazioni di recupero dei rifiuti in procedura ordinaria.
L’autorizzazione oggetto della presente relazione riguarda lo svolgimento delle attività di
recupero di seguito elencate:
messa in riserva [R13] e recupero [R5] della tipologia 7.1.
Quantità: 7.500 t/anno.
messa in riserva [R13] e recupero [R5] della tipologia 7.31bis.
Quantità: 6.000 t/anno.
Messa in riserva [R13] e recupero [R5] della tipologia 7.6.
Quantità: 500 t/anno.
La quantità totale di rifiuti gestiti sarà dunque di 14.000 t/anno equivalenti ad una
potenzialità giornaliera di circa 70 t/giorno.
Per tutti i rifiuti accettati e lavorati all’interno del centro di riciclaggio dovranno essere
osservate le modalità di gestione e trattamento di seguito riportate:
- I rifiuti potranno essere conferiti al centro mediante gli automezzi della Ditta
o da mezzi terzi autorizzati.
21
- I rifiuti conferiti al centro dovranno essere sempre accompagnati dal
formulario di identificazione fino alla effettiva operatività del “SISTRI”.
Potranno essere conferiti solo dopo la verifica effettuata in fase di
accettazione.
- Formulari in ingresso e in uscita dal centro che dovranno essere sempre
registrati sul relativo registro dei rifiuti secondo le modalità previste dalla
attuale normativa; sino all’effettiva entrata in vigore del “SISTRI”.
- La Ditta attraverso modello unico di dichiarazione (M.U.D.) comunicherà
annualmente la quantità e le caratteristiche qualitative dei rifiuti trattati
nell'anno solare precedente sino alla effettiva operatività del “SISTRI”.
22
5. INQUADRAMENTO PROGRAMMATICO
Di seguito si riportano le cartografie tematiche necessarie a definire l’inquadramento
urbanistico e ambientale dell’area. Allegata alla relazione è stata predisposta apposita
tavola nella quale sono inserite le cartografie tematiche georeferenziate.
5.1. PIANO URBANISTICO PROVINCIALE 2008
5.1.1. INQUADRAMENTO STRUTTURALE (Fig. 6)
L’area non rientra tra le categorie definite dalla cartografia tematica.
5.1.2. CARTA DEL PAESAGGIO (Fig. 7)
Il tematismo classifica l’area di progetto come sito di cava.
23
5.1.3. CARTA DELLE TUTELE PAESISTICHE (Fig. 8)
L’area rientra tra quelle sottoposte a tutela ambientale.
5.1.4. RETI ECOLOGICHE E AMBIENTALI (Fig. 9)
L’area non rientra tra le categorie definite dalla cartografia tematica.
24
5.1.5. SISTEMA INSEDIATIVO E RETI INFRASTRUTTURALI (Fig. 10)
Il sito di progetto è classificato come area estrattiva.
5.1.6. CARTA DI SINTESI GEOLOGICA (Fig. 11)
L’area di progetto è classificata come area con penalità gravi o medie.
25
5.1.7. CARTA DELLE RISORSE IDRICHE (Fig. 12)
All’interno del sito di progetto non sono presenti sorgenti o pozzi ad utilizzo potabile
pubblico.
5.2. PIANO GENERALE DI UTILIZZAZIONE DELLE ACQUE PUBBLICHE ASSETTO
IDROGEOLOGICO
5.2.1. CARTA USO DEL SUOLO (Fig. 13)
La cartografia tematica considerata classifica il sito di progetto come area produttiva.
26
5.2.2. CARTA DELLA PERICOLOSITÀ GEOLOGICA (Fig. 14)
Sulla base della cartografia tematica considerata il sito di progetto è sottoposto a bassa
pericolosità geologica.
5.2.3. CARTA DEL RISCHIO IDROGEOLOGICO (Fig. 15)
L’area di progetto ricade in quelle sottoposte a rischio medio.
27
5.3. AMBITI FLUVIALI
5.3.1. INTERESSE IDRAULICO, PAESAGGISTICO E ECOLOGICO (Fig. 16)
Il sito di progetto non rientra all’interno delle categorie definite dai differenti interessi degli
ambiti fluviali definiti dal Piano Generale di Utilizzazione delle Acque Pubbliche.
5.4. CONSIDERAZIONI FINALI
Sulla base delle cartografie tematiche di pianificazione territoriale considerate non emerge
la presenza di vincoli legati a problematiche urbanistiche, naturalistiche, ambientali,
geologiche e idrogeologiche tali da essere in contrasto con l’attività per la quale si richiede
l’autorizzazione.
5.5. PIANO PROVINCIALE SMALTIMENTO RIFIUTI
Il sito di progetto non è attualmente localizzato all’interno del Piano Provinciale di
Smaltimento Rifiuti speciali inerti da C&D. La presente relazione è redatta al fine di
richiedere la localizzazione dell’impianto di recupero di rifiuti inerti non pericolosi nel sopra
citato Piano Provinciale di Smaltimento Rifiuti verificandone la relativa compatibilità
Urbanistica. La richiesta di localizzazione segue la non necessaria sottoposizione a
procedimento di verifica rilasciata dal Servizio Valutazione ambientale Ufficio per le
Valutazioni ambientali con Prot. N°S158/2013/318721/17.6/U372 del 6 giugno 2013. Nella
citata comunicazione veniva inoltre segnalata “la necessità di conseguire la compatibilità
28
urbanistica mediante la localizzazione dell’impianto nel Piano Provinciale di Smaltimento
Rifiuti”.
Non essendo l’area compresa all’interno del Piano Provinciale di Smaltimento Rifiuti artt.
64 e 65 del TUPL si applica la procedura di localizzazione definita nell’art. 67 bis del
TULP: Localizzazione degli impianti e delle attività di gestione dei rifiuti.
Nel citato articolo, comma 5, è previsto che: “…gli impianti e le attività di smaltimento e di
recupero dei rifiuti speciali, anche pericolosi, sono realizzati e installati in conformità alle
destinazioni urbanistiche previste dagli strumenti urbanistici subordinati al piano
urbanistico provinciale, o dagli altri settori equivalenti, che regolano la localizzazione di
impianti o attività di produzione e trasformazione di beni...”.
La verifica dell’idoneità dell’area ad ospitare un impianto di recupero di rifiuti da C&D è
stata eseguita seguendo i criteri individuati e definiti nello Stralcio per la gestione dei rifiuti
inerti non pericolosi provenienti dalle attività di costruzione e demolizione: capitolo 6, criteri
per la localizzazione di impianti di recupero e smaltimento. Si tratta di criteri di carattere
urbanistico e paesaggistico, di sicurezza e protezione del territorio e di conservazione
della natura.
Sulla base delle cartografie tematiche costituenti il PUP la localizzazione dell’impianto di
riciclaggio di rifiuti inerti non pericolosi in procedura ordinaria risulta conforme alla
destinazione urbanistica definita dal piano. In particolare nella Carta del Paesaggio l’area
di progetto è classificata come area di Cava, nella cartografia Sistema Insediativo e reti
infrastrutturali il sito è classificato come area estrattiva mentre nella Carta di Uso del Suolo
del PGUAP il sito è classificato come area produttiva.
Di seguito si riportano le tabelle riassuntive che definiscono i criteri di idoneità e di non
idoneità definiti nel Piano provinciale di smaltimento rifiuti inerti da C&D. Si tratta delle
tabella di pagg. 145 e 144 del Piano provinciale di smaltimento rifiuti inerti da C&D.
CRITERI CHE COSTITUISCONO CONDIZIONI DI IDONEITÀ
Elementi di carattere urbanistico e paesaggistico
Assenza di interferenze con le “aree destinate all’insediamento” come definite nella tabella precedente
Assenza di interferenze con le infrastrutture stradali, ferroviarie e per la mobilità
Caratteristiche della viabilità di accesso
Coerenza con la Carta del paesaggio del PUP
Sicurezza e protezione del territorio
Stabilità del suolo
Possibilità di mantenimento della qualità dell’aria
Valutazione previsionale di impatto acustico
Assenza di interferenza con le aree e siti Natura 2000
Tabella 5. Condizioni di non idoneità di un’area alla localizzazione di un impianto di riciclaggio.
29
CRITERI CHE COSTITUISCONO CONDIZIONI DI NON IDONEITÀ
Elementi di carattere urbanistico e paesaggistico
Aree destinate all’insediamento: insediamenti storici, aree residenziali, aree ricettive, aree commerciali, aree per attrezzature e servizi pubblici e di uso pubblico ad esclusione di quelle per impianti di depurazione e per smaltimento rifiuti
Aree agricole di pregio
Foreste demaniali e boschi di pregio individuati dai piani di settore
Beni culturali di cui al D.Lgs. n°42/2004
Beni archeologici, architettonici e storico-artistici del PUP
Beni ambientali di cui all’art. 69 della l.p. n°1/2008
Conservazione della natura
Area a parco naturale del PUP e Parco nazionale dello Stelvio
Beni del patrimonio dolomitico
Siti di Natura 2000 (Siti di interesse comunitario e di protezione speciale) e riserve naturali provinciali
Reti ecologiche e ambientali del PUP
Sicurezza e protezione del territorio
Aree a elevata pericolosità del PGUAP
Aree di protezione dei laghi
Aree di tutela assoluta e di rispetto di pozzi e sorgenti
Tabella 6. Condizioni di non idoneità di un’area alla localizzazione di un impianto di riciclaggio.
Sulla base dei criteri definiti nelle tabelle riportate l’area presenta caratteristiche di idoneità
riguardo la localizzazione di un impianto di riciclaggio di rifiuti inerti non pericolosi da C&D.
Il sito presenta infatti tutti i requisiti di idoneità previsti in tabella 5 mentre non rientra
all’interno delle aree definite in tabella 6. L’unico aspetto che potrebbe presentare criticità
è quello legato alle caratteristiche della viabilità di accesso in quanto gli unici accessi al
sito di progetto sono dal centro abitato di Cavalese, attraversando il paese di Varena e dal
centro abitato di Tesero. In particolare l’attraversamento del centro abitato di Varena
risulta essere di non semplice transito soprattutto con i mezzi pesanti che solitamente
vengono impiegati nel trasporto dei rifiuti da C&D. Per l’analisi dell’impatto generato dalla
presenza del centro di riciclaggio si veda paragrafo dedicato della presente relazione: 6.4
traffico.
Nel complesso la localizzazione all’interno del sito di progetto di un impianto di recupero di
rifiuti inerti non pericolosi in procedura ordinaria risulta essere coerente con la
pianificazione urbanistica provinciale. Considerando inoltre che l’attività di recupero di
rifiuti inerti non pericolosi è da intendere come attività complementare e secondaria
rispetto all’attività principale della Ditta e che, come contenuto nella lettera Prot. n.
S158/2013/318721/17.6/U372, l’autorizzazione al trattamento rifiuti sarà vincolata alla
durata dell’autorizzazione alla coltivazione e ripristino della cava la localizzazione
dell’impianto di recupero rifiuti appare coerente con la pianificazione urbanistica.
30
5.6. PIANO REGOLATORE GENERALE
Di seguito si riporta estratto Piano Regolatore Generale comune di Varena dell’area di
progetto con relativa legenda. Nel PRG comunale l’area di progetto rientra nella categoria
discarica inerti (cava di sabbia).
Fig. 17. Piano regolatore generale del comune di Varena e relativa legenda.
5.7. AREE PROTETTE
L’area di progetto non interessa nessun’area protetta: sia parchi naturali nazionali, che
provinciali, biotopi comunali e provinciali, riserve, SIC e ZPS.
Le aree protette più vicine al centro di riciclaggio sono il sito denominato Alta Val di Stava
IT3120128 situato ad una distanza di circa 2,7 km in direzione est rispetto all’area di
progetto all’interno della Val di Stava. A circa 4,4 km in direzione N-E, nei pressi del Passo
di Lavazzè, sono presenti le aree protette Selva di Ega IT312025 e Becco della Palua
IT312026.
In nessun caso l’attività di riciclaggio oggetto della presente relazione potrà interferire con
le aree protette individuate vista sia l’elevata distanza tra l’area di progetto e i siti
naturalistici che le ridotte dimensioni dell’attività di riciclaggio soprattutto se rapportata alle
superfici del territorio circostante.
31
L’attività di lavorazione di rifiuti inerti non pericolosi non comporta, come si vedrà in
seguito, nel capitolo della relazione dedicato agli impatti ambientali, la produzione di
particolari impatti ambientali tali che possano interferire con le aree protette che sono state
individuate nelle presente paragrafo.
5.8. AUTORIZZAZIONI
La Ditta è iscritta al registro delle imprese che effettuano operazioni di recupero di rifiuti
inerti non pericolosi in procedura semplificata al n.95/TN/2008 di cui si allega copia,
finalizzata esclusivamente alle operazioni di ripristino ambientale della cava “Bancoline”.
Con la presente pratica la Ditta intende chiedere il passaggio dal regime di procedura
semplificata (art. 214 e 216 del D.Lgs n. 152/2006 e s.m.i.) al regime di procedura
ordinaria (art. 208 - 211 del D.Lgs n. 152/2006 e s.m.i.) per l’attività di messa in riserva
(R13), selezione e separazione (R12) e di recupero (R5) di rifiuti con lo scopo di
promuovere l’utilizzo delle materie prime e seconde lavorate nell’impianto preservando di
conseguenza l’utilizzo del materiale inerte naturale della cava.
ENTE AUTORIZZAZIONE DATA
RILASCIO
Comune di Varena Autorizzazione della variante al progetto esecutivo di
ampliamento e ripristino finale di coltivazione della cava di
inerti denominata “Bancoline”
19/07/2012
Agenzia Provinciale per la
protezione dell’ambiente
Settore Tecnico Aria
Deposito richiesta di autorizzazione in via generale alle
emissioni diffuse per attività di lavorazione inerti
05/08/2010
Agenzia Provinciale per la
protezione dell’ambiente
Settore Tecnico
Recupero rifiuti inerti non pericolosi in procedura
semplificata art. 214 e 216 del D.Lgs n. 152/2006 e s.m.i.
10/09/2008
Tab. 7. Autorizzazioni in possesso della Ditta.
32
6. INQUADRAMENTO AMBIENTALE
I principali impatti legati alle attività di lavorazione di rifiuti inerti sono legati essenzialmente
alla produzione di polveri e rumore dalle aree dove vengono effettuate le operazioni di
lavorazione verso l’ambiente circostante.
Gli impatti vengono valutati considerando la presenza di recettori sensibili: edifici pubblici,
edifici residenziali, attività turistiche, altre attività produttive poste nelle vicinanze dell’area
di progetto.
Nel presente paragrafo, dopo aver inquadrato l’area sotto il profilo climatico, vengono
considerati gli impatti ambientali che il centro di riciclaggio e le attività ad esso legate
generano nei confronti dell’ambiente circostante.
Nello stilare la presente relazione sono stati in parte utilizzati i dati contenuti nelle relazioni
di impatto ambientale redatte a supporto dei progetti di coltivazione e ripristino della cava
presentate negli anni scorsi.
La presente relazione riguarda infatti la richiesta di variazione dell’autorizzazione alla
lavorazione dei rifiuti inerti, attualmente in possesso della Ditta. Si intende chiedere il
passaggio dalla procedura semplificata alla procedura ordinaria; tale richiesta comporta
alcune variazioni nel ciclo di lavorazione dei rifiuti. Le principali differenze riguardano la
possibilità di poter lavorare presso il centro anche rifiuti riconducibili a tipologie differenti
rispetto a quelli per i quali la Ditta è già in possesso dell’autorizzazione e la possibilità di
poter destinare una parte delle materie prime-seconde ottenute dalla lavorazione dei rifiuti
inerti al mercato anziché al solo ripristino ambientale della cava come avviene
attualmente. Il processo produttivo, così come descritto nei paragrafi precedenti, rimarrà
complessivamente impostato secondo le modalità attualmente adottate.
L’area di progetto è situata indicativamente a metà della Valle del Rio Gambis tra Varena
e Passo Lavazzè. La valle presenta una conformazione stretta e allungata con lo sbocco
meridionale posto nei pressi del centro abitato di Varena e quello settentrionale posto nei
pressi del Passo Lavazzè.
La particolare conformazione della valle, che si presenta priva di punti di visuale, con
l’unica via di accesso e percorrenza individuata nella Strada Statale n°670, il cui tracciato
si localizza prevalentemente lungo la fondovalle; consente l’inserimento armonico dell’area
di progetto nell’ambiente circostante senza che si vengano a generare particolari impatti
sia dal punto di vista paesaggistico-natualistico che da quello degli impatti ambientali legati
all’emissione di polveri e di rumore.
33
Nei pressi del km 15,5 della Strada Statale, sul lato sinistro della strada, procedendo verso
il Passo Lavazzè, si ritrova l’area di cava all’interno della quale è localizzato il centro di
riciclaggio.
I principali recettori sensibili presenti nelle vicinanze della cava sono il ristorante “La
Baita”, la trattoria alla “Chiusa” e la Strada Statale n°630.
Nel particolare il recettore posto alla minor distanza rispetto all’area di progetto è il
ristorante “La Baita”, ubicato a circa 250 metri in direzione ovest. La trattoria “Alla Chiusa”
è posta a circa 600 metri in direzione est. Entrambi i recettori individuati sono localizzati
lungo la Strada Statale n°630 del Passo di Lavazzè. I due edifici sono gli unici recettori
sensibili posti ad una distanza tale da poter essere considerati come recettori
potenzialmente interessati dagli impatti legati alle attività svolte all’interno del centro di
riciclaggio.
I primi edifici del centro abitato di Varena, posti a circa 1,3 km rispetto al sito di progetto,
non possono essere considerati recettori sensibili vista l’elevata distanza tra gli edifici e il
sito di progetto e le ridotte dimensioni dell’attività di lavorazione dei rifiuti inerti.
La particolare conformazione dell’area; a fossa, formatasi in seguito all’escavazione dei
depositi fluvioglaciali e quindi situata in posizione soggiacente rispetto alla quota delle
aree naturali limitrofe, contribuisce all’inserimento armonico del sito nell’ambiente
circostante limitando fortemente gli impatti legati sia alla visibilità dell’area che alla
diffusione dei principali effetti legati alle attività di lavorazione dei materiali inerti: diffusione
e propagazione di polveri e di rumore nei confronti dell’ambiente circostante.
Al mascheramento e inserimento del sito nell’ambiente circostante contribuisce in maniera
sostanziale la copertura arborea vegetale sempreverde delle porzioni di territorio che
circondano l’area di progetto e che presenta un’altezza media di circa 7-8 metri.
6.1. ATMOSFERA: POLVERI E ODORI
6.1.1. CLIMA
I dati meteo di seguito riportati sono quelli registrati dalla stazione meteorologica di
Passo Lavazzè facente parte della rete forestale e P.A.T. della rete della Fondazione
Edmund Mach.
I dati meteorologici considerati al fine di definire le caratteristiche climatiche dell’area di
progetto sono: precipitazione annuale, temperatura media, temperatura massima e
minima media, umidità e regime dei venti.
34
Le precipitazione massime si hanno nei mesi estivi e autunnali durante i quali si
raggiungono costantemente i 100 mm medi mensili con punte di 166 mm nel mese di
novembre. Nei mesi invernali si assiste ad un calo delle precipitazioni con il valore minimo
durante il mese di febbraio dove si hanno 26 mm di precipitazione. Le temperature medie
oscillano fra valori minimi invernali compresi tra -2 e -1°C rispettivamente nei mesi di
gennaio e dicembre con punte massime estive che arrivano sino ai 18° nel mese di luglio.
Le temperature medie minime mostrano valori minimi nel mese di gennaio con -5 °C e
valori massimi in luglio con 12 °C. Anche le temperature medie massime rispecchiano
l’andamento già evidenziato precedentemente con valori minimi nei mesi invernali: 3 C°
nei mesi di dicembre e gennaio e massimi in estate: luglio 25 C°.
Il regime dei venti registrato presso la stazione di Passo Lavazzè indica che essi
assumono due direzioni prevalenti durante l’arco dell’anno: 110-115° nel periodo invernale
e primaverile e 120-130° nel periodo estivo e invernale. Il regime anemometrico presenta
una velocità media annuale pari a 1,25 m/s con. I mesi estivi sono quelli che presentano la
velocità media maggiore con valori medi che si attestano a 1,5 m/s; nei mesi autunnali e
invernali i venti riducono la loro intensità e presentano valori medi pari 1 m/s.
Il regime anemometrico: in particolare la direzione dei venti registrati dalla stazione
meteorologica di Passo Lavazzè, non rispecchia la condizione reale dell’area di progetto in
quanto, all’interno della valle, i venti sono obbligati a seguirne l’andamento orografico.
Considerando che la direzione prevalente registrata è N-NW/SE-E, per gran parte
dell’anno i venti spireranno da Passo Lavazzè verso l’abitato di Varena.
Sulla base del regime dei venti praticamente unidirezionale durante tutto l’arco dell’anno
da N-W verso S-E e considerando che il sito di progetto è posizionato all’interno della
fossa di cava, riparata nei confronti dei venti dalla cima pozzi si può affermare che la
diffusione delle polveri è limitata esclusivamente al sito di progetto.
L’umidità media annuale è del 69% con valori massimi nei mesi autunnali e invernali dove
si raggiunge un umidità media del 75% e valori minimi in primavera ed estate con umidità
media del 60-65%.
Dal punto di vista climatico si tratta di un clima di transizione tra quello continentale e
quello mediterraneo sia per quanto riguarda il regime termometrico che pluviometrico
medio annuo.
Dal punto di vista termometrico il clima dell’area mostra una netta tendenza verso il clima
continentale temperato freddo con estate calda mentre il regime pluviometrico con il
massimo delle precipitazioni in novembre mostra una tendenza al clima mediterraneo.
35
Il clima del sito di progetto può quindi essere definito come clima di transizione.
Tab. 8. Precipitazione media annuale della stazione di Passo Lavazzè.
Tab. 9. Temperature medie mensili della stazione di Passo Lavazzè.
Tab. 10. Temperature medie mensili minime della stazione di Passo Lavazzè.
36
Tab. 11. Temperature medie mensili massime della stazione di Passo Lavazzè.
6.2. POLVERI
Nel presente capitolo viene in parte ripreso quanto già descritto nella domanda di
autorizzazione alle emissioni in atmosfera del giugno 2010 integrando le differenze legate
alla nuova modalità di gestione dell’attività di riciclaggio.
6.2.1. EMISSIONE DI POLVERI
L’emissione di polveri conseguenti ai cicli produttivi dei materiali inerti è
essenzialmente legata alle fasi di frantumazione, vagliatura e movimentazione dei materiali
lavorati. Per quando riguarda gli impianti di lavorazione a secco, come quello utilizzato
nell’area di progetto, il principale elemento che influenza il potenziale sviluppo di polveri è
l’umidità dei materiali lavorati.
La diffusione delle polveri è legata sia all’umidità dei materiali stoccati in cumulo che
all’intensità delle correnti d’aria che interessano le aree di deposito dei materiali.
I cumuli dei materiali stoccati all’interno della cava sono costituiti dai rifiuti in ingresso e
dalle materie prime e secondo prodotte dai processi produttivi.
La posizione dell’area di progetto sul fianco destro della valle del Rio Gambis all’interno
della fossa venutasi a creare in seguito alle passate operazioni di coltivazione la rende
scarsamente esposta alla luce solare.
A questo aspetto va sommato il fatto che la lavorazione dei rifiuti inerti viene
prevalentemente eseguita nei mesi durante i quali si ha il picco delle precipitazioni
meteoriche. Ciò comporta che i rifiuti vengono spesso lavorati quando presentano elevati
tassi di umidità. Gli elevati tassi di umidità limitano fortemente la produzione di polveri.
37
La futura installazione della fossa a tenuta per la raccolta delle acque meteoriche dell’area
di messa in riserva delle tipologie 7.1 e 7.6 e il riutilizzo delle stesse per la bagnatura dei
rifiuti stoccati nell’area di messa in riserva permette di conferire ai rifiuti un tasso di umidità
costante durante tutto l’arco dell’anno.
La stessa considerazione vale per la tipologia 7.3 bis in quanto anche il cumulo di messa
in riserva di questa tipologia di rifiuti verrà mantenuto costantemente inumidito.
Quest’impostazione consente di limitare la produzione di polveri durante la fase di
lavorazione e di stoccaggio dei rifiuti e durante il primo periodo di stoccaggio dei materiali
lavorati.
L’impianto di lavorazione fisso è dotato di un sistema di abbattimento delle polveri; anche
l’impianto mobile di frantumazione dovrà essere dotato di un sistema di abbattimento
autonomo posto in corrispondenza dei punti di maggior produzione di polvere: bocca di
carico del frantoio e testa dei nastri.
Per effetto della nebulizzazione si otterrà il contenimento delle polveri e si eviterà la
possibilità di trasporto eolico delle stesse.
L’acqua nebulizzata rimarrà all’interno della massa di inerti in lavorazione e non
provocherà ruscellamenti o dispersioni al suolo.
L’area è inoltre dotata di sistema di bagnatura dei piazzali rappresentato da nebulizzatori
mobili che consente di limitare fortemente la produzione di polvere durante la
movimentazione dei mezzi.
La diffusione delle polveri sia all’interno dell’area di progetto che, prevalentemente, nei
confronti dell’ambiente circostante, è legata al regime anemometrico che interessa il sito in
particolare alla velocità dei venti.
La particolare conformazione ad anfiteatro dell’area stessa e la presenza della fitta
vegetazione nelle aree boscate naturali limitrofe protegge il sito dai venti che interessano
la valle. L’influenza di barriere o sistemi di protezione sia naturali che artificiali, come può
essere considerata la presenza degli alberi ad alto fusto che interessano le aree limitrofe a
quella di progetto, comporta la creazioni di interferenze e attenuazioni nell’intensità dei
venti che arrivano a coprire una distanza pari a circa 7 volte l’altezza della barriera. Nel
caso considerato l’attenuazione nei confronti delle correnti d’aria arriva sino ad una
distanza di circa 50 metri. A questo si deve aggiungere che la posizione all’interno della
fossa di cava aumenta l’area di influenza della barriera con la conseguente ulteriore
diminuzione dell’intensità delle correnti d’aria.
38
In seguito ad alcuni sopralluoghi effettuati nell’area sia nel periodo primaverile che in
quello estivo si è sempre potuto notare come la diffusione delle polveri legate alle attività
svolte rimanga limitata esclusivamente all’area di progetto.
I mezzi in movimento all’interno dell’area terranno una velocità bassa.
I piazzali di movimentazione sono inoltre mantenuti costantemente bagnati. Il parco
macchine viene rinnovato periodicamente in modo da garantire l’impiego di macchinari
che rispettano le ultime direttive comunitarie e nazionali a riguardo delle emissioni di gas
di scarico e il rispetto dell’ambiente.
Verrà integrata la già presentata richiesta per l’autorizzazione in via generale dell’Agenzia
Provinciale per la Protezione dell’Ambiente per le emissioni diffuse in atmosfera.
Di seguito si riporta parte della domanda di autorizzazione alle emissioni in atmosfera
presentata nel 2010 integrata per secondo le variazioni legate alla futura modalità di
gestione del sito.
EMISSIONE DI POLVERI ore gg.
pericolosità delle polveri;
flusso di massa delle emissioni;
durata delle emissioni; 8 200
6.2.2. PRODUZIONE E MANIPOLAZIONE DI MATERIALI POLVERULENTI
6.2.3. TRASPORTO, CARICO E SCARICO DEI MATERIALI POLVERULENTI
La movimentazione a terra del materiale viene fatta tramite pala gommata e camion
che transitano sui piazzali e piste del centro. Durante le fasi di lavorazione sull’impianto, il
trasporto del materiale da una sezione all’altra avviene tramite nastri trasportatori.
IMPIANTI DI ASPIRAZIONE E ABBATTIMENTO SI NO
punti fissi, nei quali avviene il prelievo, il trasferimento, lo sgancio con benne, pale caricatrici, X
attrezzature di trasporto;
MACCHINARI E SISTEMI PRODUTTIVI COD. SISTEMI DI ABBATTIMENTO
IMPIANTI DI FRANTUMAZIONE
Frantoio a mascelle D1 non ha sistemi di abbattimento
Mulino giratorio D1 non ha sistemi di abbattimento
IMPIANTI DI SELEZIONE
Tramoggia di carico D1 non ha sistemi di abbattimento
Vaglio sgrossatore D1 non ha sistemi di abbattimento
Vaglio semovente D2 non ha sistemi di abbattimento
IMPIANTI DI MOVIMENTAZIONE
nastri trasportatori impianto a secco D1 non hanno sistemi di abbattimento
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sbocchi di tubazioni di caduta delle attrezzature di caricamento; X
attrezzature di ventilazione, operanti come parte integrante di impianti di scarico pneumatici
o meccanici; X
canali di scarico per veicoli su strada o rotaie; X
convogliatori aspiranti; X
filtri X
6.2.4. COPERTURA DELLE STRADE PERCORSE DAI MEZZI DI TRASPORTO
Per accedere al centro di riciclaggio bisogna salire lungo la strada statale n.620 che
da Varena porta al Passo del Lavazè per circa 2 km. L’accesso all’area risulta asfaltato
fino al piazzale antistante il capannone. Il resto delle piste e dei piazzali sono pavimentati
con materiale stabilizzato compattato.
Fig.18. vista del piazzale di ingresso al centro in parte asfaltato.
COPERTURA DELLE STRADE SI NO MQ
Strade e piazzali in asfalto X 1.800
pista in stabilizzato compattato X
piazzali in stabilizzato compattato X
6.2.5. STOCCAGGIO DI MATERIALI POLVERULENTI
Lo stoccaggio delle materie avviene tramite il conferimento in cumulo. Lo
stoccaggio all’interno dell’area può avvenire esclusivamente con questo metodo di
stoccaggio in quanto il materiale da stoccare è di notevoli quantità.
STOCCAGGIO SI NO
possibilità di stoccaggio in silos, tramogge ; X
possibilità di realizzare una copertura della sommità e di tutti i lati del
cumulo di materiali sfusi, incluse tutte le attrezzature ausiliarie; X
possibilità di realizzare una copertura della superficie, per esempio utilizzando stuoie; X
possibilità di stoccaggio su manti erbosi; X
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possibilità di costruire dei terrapieni coperti di verde, piantagioni e barriere frangivento; X
umidificazione costante e sufficiente della superficie del suolo; X
Fig.19. vista dei vari cumuli di stoccaggio.
6.2.6. MATERIALI POLVERULENTI CONTENENTI SPECIFICHE SOSTANZE
STOCCAGGIO
sostanze di cui all'allegato I,parte II, tabella A1, classe I 50 mg/kg
sostanze di cui all'allegato I, parte II, tabella A2 50 mg/kg
sostanze di cui all'allegato I, parte II, tabella B 50 mg/kg
sostanze di cui all'allegato I, paragrafo 1, tabella A1, classe II 0,5 g/kg
sostanze di cui all'allegato I, parte II, tabella B, classe II 0,5 g/kg
sostanze di cui all'allegato I, paragrafo 1, tabella A1, classe III 5,0 g/kg
I materiali trattati sull’impianto di lavorazione rientrano nei limiti di legge.
6.3. 1. SISTEMI DI ABBATTIMENTO PER L’INQUINAMENTO ATMOSFERICO
Per quanto riguarda le fasi di lavorazione la sezione e frantumazione avviene a secco.
Non sono previsti particolari sistemi di abbattimento se non il posizionamento di
nebulizzatori puntuali, l’umidità propria del materiale fa si che la sua lavorazione non
comporti la formazione di emissioni polverulente.
La conformazione della cava comporta una protezione totale l’impianto e i cumuli di
materiale nei confronti dell’azione del vento dai fronti di scavo e dall’alta vegetazione
presente lungo tutto il perimetro.
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Fig.20. vista del fronte est con la barriera creata dalla vegetazione
Per quanto riguarda le aree di movimentazione dei mezzi, la ditta effettua la bagnatura
utilizzando i mezzi in dotazione ogni qualvolta sia necessario.
6.4. TRAFFICO
Di seguito si riportano i dati di traffico registrati sulla Strada Statale n°620 di Passo
Lavazzè, l’unica infrastruttura di accesso al sito di progetto. Attraverso la SS n°620 il sito
di progetto può essere raggiunto da due direzioni differenti: oltrepassando il centro Abitato
di Varena imboccando la SS di Passo Lavazzè nei pressi del centro abitato di Cavalese
oppure imboccando la Strada Provinciale n°215 dal centro abitato di Tesero, passando per
Stava sino a raggiungere la SS n°620 che conduce al sito di progetto.
Traffico giornaliero medio (T.G.M.) annuo
Primavera-Estate 9.776 Diurno 7.323 Leggero 8.676
Autunno-Inverno 8.444 Notturno 1.787 Pesante 434
Tab. 12. Volume di traffico annuale sulla Strada Statale n°630 di Passo Lavazzè.
Categoria T.G.M. diurno T.G.M. notturno T.G.M.
annuo primavera
estate
autunno
inverno
annuo primavera
estate
autunno
inverno
annuo
Motocicli 239 62 150 41 10 25 176
Autovetture 6.768 5.909 6.339 11.801 1.463 1.632 7.971
Autocarri ≤ 30 q.li 421 502 461 82 55 69 530
Autocarri > 30 q.li 211 232 221 34 31 32 254
Autotreni 31 30 30 6 7 6 37
Autoarticolati 23 27 25 3 6 5 29
Autobus 91 89 90 20 15 18 107
Trasporti eccezionali 4 5 5 1 0 0 5
Veicoli agricoli 3 2 2 0 0 0 2
Tab. 13. Volume di traffico annuale sulla Strada Statale n°630 di Passo Lavazzè suddiviso per tipologia di
veicoli.
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Dalle tabelle emerge come la maggior parte del traffico che interessa la S.S. n°630 sia
legata a autovetture, con un traffico giornaliero medio annuo pari a circa 8000 veicoli.
La tipologia di traffico legato alla presenza del presenza del centro di riciclaggio è
individuato in una porzione del traffico complessivo. In particolare si tratta di quello dovuto
ad autocarri sia maggiori che minori di 30 q.li, autotreni e autoarticolati. Esso può essere
quantificato in una frazione inferiore rispetto al totale delle categorie considerate riportato
in tabella 13 per i ridotti volumi di rifiuti inerti lavorati presso il centro.
La configurazione futura, rispetto a quella attuale, prevede un aumento del traffico
veicolare pesante conseguente all’aumento dei volumi di materiali che saranno lavorati
presso il centro. Si tratta del criterio, di quelli definiti in tabella 5 di pag. 28, estratta dal
Piano provinciale di smaltimento rifiuti inerti da C&D, che presenta alcune criticità in
quanto una delle vie di accesso al sito prevede l’attraversamento del centro abitato di
Varena.
Per ovviare in parte a questa problematica, in accordo con la Ditta, si è ritenuto di
diminuire i quantitativi massimi di rifiuti per i quali si richiede l’autorizzazione rispetto alla
relazione di progetto presentata nell’aprile 2013. Rispetto alle 20.500 t/anno della
relazione di aprile con la presente relazione si richiede l’autorizzazione alla lavorazione di
un quantitativo massimo pari a 14.000 t/anno. Si tratta del medesimo quantitativo previsto
dall’attuale autorizzazione al recupero di rifiuti in procedura semplificata.
Si deve però considerare che, rispetto alla situazione attuale, si avrà un aumento del
traffico veicolare in quanto una parte dei materiali recuperati con l’attuale autorizzazione;
tipologie 7.2 e 12.7 derivano dal principale processo produttivo della Ditta e quindi non
costituiscono fonte di traffico veicolare. Attualmente solo 5.000 t/anno delle 14.000 t/anno
autorizzate; corrispondenti alla tipologia 7.1, sono di provenienza esterna.
Con la futura autorizzazione in ordinaria tutti i rifiuti lavorati presso il sito di progetto
saranno di provenienza esterna. Delle 14.000 t/anno attualmente lavorate, e per le quali si
richiede l’autorizzazione, l’aumento massimo di traffico veicolare è quantificato in 9.000
t/anno corrispondenti a circa 250 mezzi pesanti anno. Si tratta di un aumento medio di
traffico pari a poco più di 1 mezzo al giorno, calcolando 200 giorni lavorativi. Supponendo
che vengano utilizzate in egual misura le due vie di accesso al sito, sia da Cavalese che
da Tesero, si tratta complessivamente di un aumento di traffico di circa un 3 mezzi pesanti
a settimana su ciascuna via di accesso. Si ritiene che un aumento di traffico veicolare
pesante di quest’entità possa essere considerato non sostanziale rispetto alla situazione
attuale. Esso è in parte mitigato e compensato dal recupero e reimpiego, prevalentemente
43
come materiali per riempimenti e ripristini ambientali, dei rifiuti inerti non pericolosi da C&D
che altrimenti sarebbero destinati al deposito definito in discarica. Il recupero di tali
materiali consente un risparmio di materie prime naturali riservando quest’ultime ad utilizzi
maggiormente adatti quali il confezionamento di calcestruzzo ad alta resistenza.
Sulla base di quanto esposto nel presente paragrafo, valutando il contesto nel suo
insieme, si ritiene che l’aumento di traffico legato alla futura gestione dell’area non
comporterà la creazione di impatti sostanziali rispetto alla situazione attuale.
6.5. SUOLO E SOTTOSUOLO
La Carta di Sintesi Geologica classifica l’area di progetto tra quelle a controllo
geologico, idrogeologico, valanghivo e sismico; in particolare, tra le aree con penalità da
medie a gravi.
Dal punto di vista stratigrafico le rocce affioranti a livello regionale-locale sono
rappresentate dal basamento cristallino filladico ercinico, le ignimbriti riolitiche permiane
caratteristiche della piattaforma porfirica atesina, le Arenaria di Val Gardena permiane, la
formazione a Bellerophon tardo permiana, la formazione di Werfen triassica e le dolomie
cristalline del trias e giura. La successione stratigrafica segna il progressivo e graduale
sprofondamento dell’area e l’ingresso e la deposizione del mare nella piattaforma. Le
Arenarie di Val Gardena rappresentano i primi depositi sedimentari della successione
stratigrafica, la formazione di Bellerophon costituisce la prima ingressione marina nella
piattaforma ed è caratterizzata da facies di sabkha e di mare basso mentre la formazione
di Werfen segna il vero e proprio ingresso del mare che approfondendosi ulteriormente
porta alla creazione delle barriere cristalline che costituiscono le dolomie triassiche e
giurassiche.
All’interno della valle affiorano quasi esclusivamente i porfidi costituenti la piattaforma
porfirica atesina. Sulla fondovalle è presente un esteso e potente deposito fluvioglaciale
con spessori di decine di metri e, ai piedi delle pareti laterali, sono presenti numerosi
depositi detritici sia colluviali che da crollo.
La cava si sviluppa su un potente deposito fluvioglaciale porfirico formatosi a partire
dall’ultima glaciazione di natura principalmente ghiaioso-sabbiosa che si sviluppa tra le
quote 1375 e 1440 m.s.l.m. e presenta spessore di alcune decine di metri all’interno
dell’area di progetto e nelle aree limitrofe. I materiali costituenti il deposito fluvioglaciale
sono sabbie e ghiaie di origine fluvioglaciale e di natura quasi esclusivamente porfirica.
44
All’interno del deposito si possono osservare le strutture trattive sedimentarie
caratteristiche degli ambienti deposizionali fluviali.
Nelle immagini di seguito riportate si può notare la tipologia di materiali che costituiscono il
deposito e le strutture trattive caratteristiche degli ambienti deposizionali fluviali.
Fig. 21. Vista dei materiali fluvioglaciali costituenti il fronte di cava.
Fig. 22. Particolare di un canale de posizionale presente nel fronte di avanzamento. Sono osservabili le
caratteristiche strutture trattive e la superficie erosiva alla base.
45
6.6. AMBIENTE IDRICO
Dalla Carta delle Risorse Idriche emerge come l’area non sia interessata da pozzi,
sorgenti o adduzioni idriche ad utilizzo potabile pubblico. Il principale vettore idrico nei
pressi dell’area è il Rio Gambis che scorre a circa 30 metri in direzione S rispetto all’area
di progetto sul lato opposto della valle rispetto alla Strada Statale. Il Rio raccoglie
convoglia le acque del reticolo idrografico sia superficiale che sotterraneo della valle.
I materiali fluvioglaciali oggetto dell’attività di cava sono caratterizzati da un elevata
permeabilità primaria. All’interno dell’area di progetto e nelle sue vicinanze non sono infatti
presenti venute idriche in quanto l’elevata permeabilità dei materiali consente un rapida
infiltrazione delle acque meteoriche all’interno del terreno con la superficie piezometrica
che si presenta particolarmente soggiacente rispetto alla superficie topografica.
L’attività di recupero dei rifiuti inerti non interferisce in alcuna maniera con sorgenti o corsi
d’acqua.
Le acque meteoriche e le acque derivanti dallo scioglimento delle nevi si infiltrano in tempi
rapidi nel substrato sino a raggiungere la sottostante falda idrica.
Non si rilevano aspetti problematici che richiedano ulteriori approfondimenti.
6.7. ECOSISTEMI, VEGETAZIONE, FLORA, FAUNA
La cava e quindi li centro di riciclaggio non rientrano all’interno di alcuno dei siti di
importanza comunitaria individuati nelle vicinanze del sito di progetto all’interno della
Comunità di valle di Fiemme.
La particolare conformazione del versante sia dal punto di vista geografico, che
morfologico, che ambientale, con esposizione sud, consentono lo sviluppo di un bosco
misto costituito da una mescolanza di conifere, quali: peccio (Picea abies), pino (Pinus
sylvestris) e larice (Larix deciduae) e alcuni esemplari di betulle (Betual pendula). Le aree
naturali boscate limitrofe a quella di progetto sono coperte da una fitta vegetazione
rappresentata prevalentemente da conifere con una netta prevalenza di abete rosso
rispetto alle altre specie vegetali arboree.
Il bosco è costituito da una vegetazione omogenea coetanea con una copertura uniforme
ed altezza di circa 7-8 metri.
È la particolare tipologia pedologica presente, legata al litotipo e al clima ad influenzare la
tipologia di suolo presente nell’area. Da substrati silicatici in climi freddi dove la neve
ricopre per gran parte dell’anno il suolo e dove il manto nevoso è sottoposto ad un
graduale scioglimento si vengono a formare i suoli denominati Podzols. Si tratta di suoli
46
evoluti, caratterizzati dalla presenza del caratteristico orizzonte ocrico, denominato Bs, nei
versanti a sud dove lo scioglimento della neve è complessivamente rapido mentre nei
versanti nord, dove lo scioglimento della neve è più graduale e progressivo nel periodo
primaverile, oltre all’orizzonte Bs si viene a creare anche l’orizzonte Bhs.
Complessivamente si tratta di suoli moderatamente profondi ed evoluti, acidi e poveri in
nutrienti, che limitano la tipologia di essenze vegetali arboree che possono svilupparsi.
Sono le conifere, che riescono ad adattarsi al meglio a questa tipologia pedologica.
La vegetazione, come già detto, consiste in una fustaia mista di abete rosso con rari
esemplari di pino silvestre e larice per lo più in fase di perticaia e nuclei di spessaie,
presente in popolamenti a tratti anche densi e ad accresciemento ridotto, a cui si aggiunge
l’elevato calpestio dato sia dal facile accesso sia dalle favorevoli condizioni orografiche.
Larice e pino silvestre sono presenti prevalentemente nelle zone dove il bosco è meno fitto
e dove la luce solare riesce a penetrare sino alla superficie topografica. In tali aree, dove
la vegetazione arborea è rada, e la luce riesce a raggiungere il terreno, si riscontra la
presenza di un sottobosco costituito prevalentemente specie arboree autoctone quali:
Erica carnea, Vaccinuim mirtilium, Vaccinum vitis idea, Salix caprea, Picea excelsa, Pinus
sylvestris e Larix Decidua.
La fauna presente non è di tipo stanziale; occupa in maniera uniforme tutta la valle in
modo che gli animali hanno trovato aree di transito alternative a quelle della cava e
l’aviofauna posizioni altrettanto adeguate. La fauna superiore è composta
prevalentemente da ungulati che nel tempo hanno sviluppato una sorta di adattamento dei
loro comportamenti alle presenza della cava e quindi del centro di riciclaggio.
6.8. RUMORE E VIBRAZIONI
Le fonti di rumore connesse con le attività che si svolgono all’interno del centro di
riciclaggio sono legate alle normali attività che si svolgono all’interno di un cantiere di
cava. Esse sono prevalentemente legate al transito delle macchine operatrici: pale
gommate ed escavatori idraulici, ai mezzi di trasporto: camion da e verso la cava, agli
impianti sia fissi che mobili per la lavorazione del materiale inerte.
Nei pressi della cava non sono presenti recettori sensibili che possano subire interferenze
legate alla normale attività. Il recettore sensibili più vicino è il ristorante “La baita” posto a
circa 280 metri lungo la strada che porta al centro abitato di Varena.
Nel presente capitolo sono utilizzate le rilevazioni dei livelli di rumorosità eseguite a
supporto dei precedenti progetti di coltivazione e ripristino della cava.
47
Si ritiene che i dati siano ancora rappresentativi della situazione attuale in quanto il
contesto produttivo della Ditta non è cambiato e di quella futura in quanto la nuova
gestione del sito non comporterà modifiche sostanziali al processo produttivo.
La variazione più rilevante è costituita dalla possibilità di utilizzare l’impianto mobile per le
operazioni di lavorazione al posto di quello fisso.
La Ditta infatti ha mantenuto la stessa dotazione in macchinari con la sostituzione dei
macchinari ammortizzati che vengono sostituiti con macchinari nuovi. Si può affermare
che la sostituzione dei macchinari di cava con attrezzature nuove comporti una riduzione
delle emissioni acustiche in quanto i macchinari di nuova concezione vengono progettati e
costruiti secondo standard volti alla riduzione delle emissioni acustiche.
Rispetto alla situazione di riferimento non sono state quindi apportate significative
variazioni alle attività di cantiere rispetto a quelle già presenti al momento del rilievo
fonometrico. I dati disponibili si ritengono rappresentativi della situazione attuale.
E’ stato anche verificato che il comune di Varena non ha ancora provveduto a realizzare la
zonizzazione acustica del territorio comunale come previsto ai sensi del art. 4, comma 1,
lettera a della legge 26 ottobre 1995, n. 447. In assenza della zonizzazione acustica del
territorio, come previsto dal D.P.C.M. 14 novembre 1997 all’art. 8 comma 1, si devono
applicare i limiti stabiliti dal D.P.C.M. 1 marzo 1991: in particolare il sito di interesse è
classificato come ”tutto il territorio nazionale” a cui compete un valore massimo di 70
dB(A).
Ritenendo che questo aspetto sia uno dei fattori più significativi per la valutazione
dell’impatto ambientale del sito di seguito si riportano i dati della citata campagna di
misure acustiche in particolare rivolte a valutare l’incidenza delle emissioni sull’unico
recettore sensibile della zona che è stato individuato nel bar ristorante ”La Baita” che si
trova lungo la strada statale che porta al passo del Lavazzè ad una distanza di circa 280
metri dal limite esterno dell’area di cava.
Dalla campagna di misurazione eseguita emerse come: ”l’aumento della rumorosità per
effetto della presenza dell’attività di cava e quindi del centro di riciclaggio è pressoché
nullo (0,2 dB(A))”. Inoltre ” i livelli di immissione misurati in prossimità del recettore
considerato risultano comunque inferiori a quelli limite stabiliti dal D.P.C.M. 1 Marzo 1991”
e, essendo i livelli di immissione inferiori a 50 dB(A) diurni, non va applicato il criterio
differenziale.
48
Tipo di rilievo Condizioni di misura Leq misurato
Leq mascherato
Rilievo ambientale Normale attività della cava presso ristorante “La Baita”
48,7 dB(A) 39,5 dB(A)
Rilievo residuo Rumorosità residua presso ristorante “La Baita”
54,6 dB(A) 39,3 dB(A)
Tabella 14. Risultati delle verifiche fonometriche realizzate sul recettore sensibile.
Visti i risultati della campagna di misurazione fonometrica e le considerazioni riportate nel
presente paragrafo si ritiene che l’impatto acustico legato alle attività che si svolgono
all’interno del centro di riciclaggio sia nullo nei confronti del recettore sensibile considerato.
Non si ritiene necessaria la realizzazione di una nuova campagna di misurazione visti
l’esiguo aumento di rumorosità registrato presso il recettore considerato.
6.9. PAESAGGIO E BENI CULTURALI
La Valle del Rio Gambis, all’interno della quale si localizza l’area di progetto, presenta
una conformazione stretta e allungata con lo sbocco meridionale posto nei pressi del
centro abitato di Varena e quello settentrionale posto nei pressi del Passo Lavazzè.
La particolare posizione del sito di progetto sul fianco destro della valle del Rio Gambis
visibile solamente dalla porzione di Strada Statale situata nei pressi dell’ingresso all’area
permette di affermare che l’area è inserita in maniera armonica nel contesto ambientale e
paesaggistico.
Il principale recettore sensibile nei confronti dell’impatto visivo e paesaggistico legato alla
presenza del centro di riciclaggio è rappresentato dalla Strada Statale n°620 di Passo
Lavazzè.
Rispetto alla Strada Statale il sito è mascherato da un tomo coprivista sopra il quale si
sviluppa una siepe costituita da essenze vegetali arboree sempreverdi: prevalentemente
abete rosso e secondariamente larice. Il tomo consente il mascheramento visivo della
cava nei confronti della limitrofa Strada Statale durante tutto l’arco dell’anno. Tale barriera
è stata potenziata in occasione dell’iter di proroga della compatibilità ambientale del 2011;
attualmente consente di ottenere un mascheramento totale.
Nei pressi dell’ingresso, unico punto di visuale della cava dall’esterno, la Ditta ha
provveduto ad installare una struttura metallica dell’altezza di circa 3 metri posta a circa 5
metri rispetto all’ingresso. Sulla struttura è stato posizionato un telo di colorazione verde
con lo scopo di mascherare gli impianti di lavorazione dei materiali inerti e dei rifiuti lavorati
presso il sito e i retrostanti fronti di scavo della cava rispetto alle visuali della Strada
Statale.
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L’area di progetto è potenzialmente visibile dalle cime dei rilievi che circondano la valle. In
particolare si tratta degli apici dei rilievi montuosi del versante sud in quanto l’orografia
della valle e la conseguente esposizione del sito di progetto verso sud contribuisce a
nasconderla rispetto a gran parte delle visuali da nord. A sud è presente il Monte Cucal
che dista circa 1,5 km rispetto all’area di progetto mentre a est il Monte Prestavel che dista
circa 2,5 km.
Fig. 23. Distanza tra il sito di progetto e l’apice del monte Cucal ricava da Google Earth.
Per quanto riguarda il Monte Prestavel la sua posizione defilata e l’elevata distanza
consente di affermare che la visibilità e quindi l’impatto visivo sul paesaggio e
sull’ambiente è limitato e da considerare trascurabile.
Nel caso del Monte Cucal questo non può essere considerato un recettore sensibile in
quanto non costituisce una meta turistica e le sue pendici non sono interessate da sentieri
o percorsi naturalistici che ne consentano un facile accesso al sito.
L’elevata distanza tra il sito e la sommità del monte contribuisce a celare l’area di progetto
nei confronti delle visuali del monte. La presenza della fitta vegetazione che copre i
versanti e la scarsa frequentazione della cima del rilievo, in quanto si tratta di un monte
che non presenta particolari attrazioni turistiche, contribuiscono da una lato a nascondere
l’area di progetto dalla maggior parte delle visuali possibili e dall’altro e ridurre l’impatto
visivo potenziale dell’area nei confronti dell’ambiente circostante.
Tale recettore sensibile non è quindi da considerare come punto di visuale del centro di
riciclaggio e dell’area all’interno del quale esso è posizionato.
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Non si riscontra la presenza di beni culturali all’interno della valle.
Dall’analisi eseguita non emergono aspetti problematici che richiedano ulteriori
approfondimenti.
6.10. SALUTE PUBBLICA
Non essendo presenti edifici nelle vicinanze della cava ed, essendo il recettore
sensibile più vicino il ristorante “la Baita”, posto ad una distanza di circa 250 metri, si può
affermare che il centro di riciclaggio con gli impatti ad esso legati non comporti la
creazione di rischi per la salute pubblica. Tra il ristorante e l’area di progetto è infatti
presente un fitto bosco ad abete rosso che contribuisce ad attenuare in maniera
sostanziale gli impatti generali all’interno del centro di riciclaggio.
7. CONCLUSIONI
La presente relazione tecnica e ambientale è redatta a supporto della richiesta della
Ditta Bancoline volta al rilascio dell’autorizzazione all’esercizio dell’attività di recupero di
rifiuti inerti non pericolosi in procedura ordinaria; artt. 208-211 D.Lgs. 152/2006.
Essendo la Ditta in possesso dell’autorizzazione al trattamento di rifiuti inerti in procedura
semplificata volta esclusivamente al recupero ambientale della Cava Bancoline nella
relazione è stato eseguito il raffronto tra l’attuale modalità di gestione dell’area e la futura
modalità di gestione con lo scopo di identificare le principali differenze e analizzare gli
impatti ambientali prodotti in modo da riuscire a prevedere le necessarie mitigazioni.
Nella presente relazione è stata inoltre verificata la compatibilità urbanistica. Dalla verifica
eseguita la localizzazione di un impianto di riciclaggio all’interno dell’area è risultata essere
idonea con il contesto urbanistico definito dal Piano Urbanistico Provinciale.
Dalla relazione emerge come la situazione futura dell’area di progetto non comporti, così
come avviene per l’attuale modalità di gestione, la creazione di impatti ambientali e/o
problematiche particolari.
La situazione più critica è l’aumento del traffico veicolare pesante, quantificato in circa 250
mezzi pesanti anno, conseguente al maggior quantitativo di rifiuti che saranno conferiti nel
centro di riciclaggio. La criticità di questo impatto è legata all’attraversamento dei centri
abitati di Varena e di Tesero.
Con la presente autorizzazione verranno messi in opera una serie di accorgimenti come la
bagnatura dei cumuli e l’installazione della fossa a tenuta che impedisce la dispersione al
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suolo delle acque meteoriche che comportano un miglioramento della gestione rispetto
alla situazione attuale.
Complessivamente l’area è inserita in maniera armonica nel contesto ambientale
circostante con la conseguenza che gli impatti che si generano non si diffondono nelle
aree circostanti. A questo va sommata l’assenza di recettori sensibili ad eccezione del
ristorante “La Baita”.
Il passaggio dall’esercizio dell’attività di recupero di rifiuti inerti non pericolosi in procedura
semplificata alla procedura ordinaria non comporta la creazione di impatti ambientali tali
da interferire con il rilascio dell’autorizzazione richiesta.
Non si ritiene siano necessarie ulteriori misure di mitigazione o compensazione degli
impatti rispetto agli accorgimenti previsti nella presente relazione.
I Tecnici:
Geol. Parisi Andrea Per. Ind. Bertolini Mario