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Avvenire www.awenireonline.it\vita Giovedì, 15 gennaio 2009 a 18 anni In Australia sono maggiorenni i primi ragazzi concepiti in provetta con seme esterno ai genitori. La legge ora gli consente di cercare il padre biologico E molti si mettono in cerca per colmare un vuoto angoscioso rotocalchi Le staminali delguru prezzemolo 1 1 pensiero unico patinato si chiama Umberto Veronesi. L'illustre oncologo spopola sulle pagine dei periodici di questa settimana, e pazienza se a volte si accusa una certa sensazione di deja vù. Così su Oggi ecco che - onnipresente - spiega a una lettrice perché è ,- vuota la "casa" degli embrioni congelati, mentre suGrazia si rallegra perché nel 2009 «si riaprirà il dibattito sulle staminali» embrionali grazie all'inse- diamento di Obama che «promette grandi innovazioni per il mondo scientifico». «Un gran bene», spiega, perché nell'Italia della legge 40 - un'Italia terribilmente oscurantista, par di capire - gli embrioni non si possono usare per la ricerca, nemmeno quelli soprannumerari che giacciono nei freezer delle diniche della fertilità, e dunque «resta congelata anche la speranza di vedere sconfitte quelle malattie che oggi ancora non riusciamo aguarire». Restano alcuni varchi, nell'argomentazione di Veronesi. Anche se la legge 40 non lo vietasse, siamo così sicuri che quei 30 mila embrioni sarebbero disponibili e utili per laricerca?In realtà, quelli "orfani", cioè non redamati dalle coppie, sono appena 2.500. Ma Veronesi non lo dice, perché è più comodo così (però poi ne parla diffusamente nella rubrica dell'altro settimanale, usato in contemporanea). E c'è dell'altro: su Ofe, il mensile di psicologia la cui direzione sdentifica è della Fondazione Umberto Veronesi, si legge il racconto in prima persona dell'attrice napoletana Marina Suma, oggi bellissima 49enne: sei anni fa, spiega risoluta, «volevo un figlio. Ma lo volevo da sola». Tutto pronto per 1'eterologa, scelto il seme ma ahimè, arriva la legge 40 e non si può più fare. Ogni desiderio non è un ordine. Nemmeno per Marina Suma. Antonella Mariani A 19 anni, Riley Denhamha appena incontrato "quel tipo che mi ha aiutato ad essere qui", il 64enne Roger Clark. Nato da inseminazione etcrologa, il giovane australiano si è avvalso di un suo predso diritto: conoscere, una volta raggiunta la maggiore età, l'identità del donatore. La legge dello stato di Victoria, datata 1988, già allora fu estremamente lungimirante, risolvendo in modo chiaro quello che negli anni sarebbe diventato il grande nodo dell'etcrologa, e doè il delicato equilibrio tra diritto del donatore all'anonimato e diritto del nato a conoscere la sua origine. F ino a poco tempo fa prevaleva il silenzio, fortemente voluto in primis dai genitori legali. Analogamente all'adozione, infatti, si preferiva fingere che il figlio fosse nato naturalmente, e così il nato stesso ignorava la realtà (ma stando al dottor Kovacs, direttore del Centro Monash di Melbourne, oggi solo il 10% dei bimbi concepiti in vitro conosce laverità). Per un concorrere di ragioni, attualmente prevale invece la trasparenza (negli Usa, adesempio, sono particolarmente ricercati gli "yes donors", quelli che accettano di farsi conoscere dalla prole una volta diventata maggiorenne). Contro l'anonimato sono i media (tra l'altro, perché si considera indispensabile sapere la reale anamnesi genetica dell'individuo), i giuristi (basti pensare all'evidente contraddizione con la Convenzione intemazionale dell'Aia circa il diritto dei bimbi di conoscere la propria origine) e molte femministe (Carmel Shalev sostiene da anni che il prindpio dell'anonimato rinforza la regola dell'irresponsabilità maschile nella procreazione). I n concreto, i Paesi occidentali adottano soluzioni molto diverse: se la Francia è per l'anonimato, Gran Bretagna, Svezia, Svizzera, Olanda e Nuova Zelanda vi hanno invece posto fine, creando registri di donatori consultabili dagli stessi nati (compiuti i 18 anni). Il passaggio non è stato indolore: i dati rivelano che gli uomini, non più protetti dall'anonimato, sono molto più restii a "donare" (nei Paesi Bassi e in Gran • Carlo Casini a San Miniato sul «vivere e morire» «Vivere, morire: spetta a noi decide- re?»: è il tema dell'incontro organiz- zato per il 29 gennaio a San Miniato da Scienza &Vita e Sena Club locali. Relatore dell'incontro, dalle 21.30 a Palazzo Grifoni, sarà Carlo Casini. • Mente e cervello, una riflessione a Milano L'Assodazione media cattolici di Mi- lano organizza per il 22 gennaio un in- contro su «L'incanto del cervello e l'e- nigma della mente». Relatori - dalle 18 all'Istituto Suore di Maria Bambina, via Santa Sofia 17- saranno il filosofo Massimo Reichlin e il neurologo Ne- reo Bresolin, moderati da Andrea La- vazza, caporedattore di Avvenire. Bioetica & giovani, scommessa formativa L a vita non è una conquista dell'uo- mo, ma un dono di Dio. È un principio che tutte le religioni condivi- dono». Lo ha ricordato Massimo Salani, docente di Storia delle religioni allo Studio teologico in- terdiocesano di Camaiore lunedì sera, nel pri- mo della terza serie di incontri per la forma- zione politica dei giovani, organizzati dal Ser- vizio per la pastorale giovanile della diocesi di Pisa. Scopo delle serate: fornire ai partecipan- ti, in gran parte studenti, gli strumenti che con- sentano loro di affrontare le essenziali que- stioni bioetiche che gli sviluppi della scienza e della tecnologia ci sottopongono ormai qua- si quotidianamente. A introdurre il corso è stato l'arcivescovo, Gio- vanni Paolo Benotto, che hacitato tire encicli- che di Giovanni Paolo II che forse «non han- no avuto la diffusione che meritavano: la Veri- tatù Splendor (1993), la Evangelium Vitae (1995) e la Fides et Ratio (1998)». Sul tema sono intervenuti Marco Cerniti, do- cente di Morale all'Istituto superiore di scien- ze religiose Beato Ippolito Galantini di Firen- ze, e Pierluigi Consorti, docente di Diritto ec- desiastico all'Università di Pisa. (A.Ber.) Bretagna la scorta di gameti si è pressoché esaurita da quando è stato abolito il silenzio). Il dibattito è poi molto acceso negli Usa, dove le banche del seme fronteggiano il dilemma trala necessità di proteggere i donatori (onde scongiurarne la scomparsa), e la dientela che pretende trasparenza. Se si teme che, senza l'anonimato, le donazioni diminuiranno vertiginosamente, è anche vero che i clienti non sono più disposti ad acquistare gameti senza garanzia. È la legge del "mercato": dal momento che le banche del seme sono ormai un autentico affare, va da 1 - che debbono elevare i loro standard, fornendo materiale genetico individuabile. E così vada sé che nessuno parli più di "pazienti": le politiche commerciali sono ormai dettate dal marketing, non dai medici. frasi sfatte D alle parole del giovane Riley, risulta però anche un altro aspetto importante: per i figli dell'etcrologa v'è il problema di come qualificare il donatore. Se costui è, di fatto, il procreatore (termine duro), la scelta è tra chiamarlo "padre biologico", "vice- padre", "secondo-padre", tutù termini che evocano una figura genitoriale, sia pure di secondo piano, quando non concorrenziale (anche la prassi piuttosto diffusa negli Usa di indicarlo come "zio" rivelala necessità diriconoscergliun ruolo nel contesto familiare). Uno studio pubblicato su Human Reproduction attesta che il 25% dei nati lo definisce "il donatore", un altro 25% lo indica come "il padre biologico", mentre un 25% semplicemente come "padre". In assoluto, l'atteggiamento più diffuso nel campione è comunque la curiosità: ben l'82% dei figli vuole sapere della sua vita. Molti credono che conoscere il donatore aumenterebbe il loro senso di identità, mentre il 17% cautamente ritiene che l'eventuale relazione con il donatore dipenderà da come egli siriveleràcome uomo. E sprimendo una posizione minoritaria, lo psicologo francese Jean-Loup Clément, che da 25 anni lavora al Cecos (Centre d'étude et de Conservation des Oeufs et du Sperine humains), sostiene che una volta appreso il segreto, i nati non mettono quasi mai in dubbio chi sia il loro vero padre, indicandolo in colui che hanno visto quotidianamente. Leggendo però i racconti dei figli della provetta che Clément stesso ha intervistato, emerge un quadro più complesso. Se Lionel dice di non aver mai dubitato «che il nostro vero padre sia colui che ci ha desiderato e aesduto, non sono mica figlio di un montone!», dalle parole di Sebastien emerge ben altro: «Disgustoso! Concepito in una provetta, a 98 gradi sotto zero. Eper di più, i miei hanno pagato per questo! Sono disposto a pagare caro per conoscere il mio vero padre. Sono contrario alla legge francese che protegge l'anonimato del donatore. Un figlio concepito così dovrebbe poter scegliere se conoscerlo o no. Mi manca una parte di me». È un dato che obbliga a riflettere: il figlio dell'etcrologa molto diffidlmente riesce a prescindere dal donatore. L'allegra brigata della morte a richiesta «Che cosa ci da il diritto di vietare a un altro di togliersi la vita, al punto di considerare il suicidio un reato?» Luca e Francesco Cavalli-Sforza, «la Repubblica», 2gennaio , ;' 1 1 paginone, intitolato «La li- bertà dell'uomo. Quando si nega il diritto di morire» for- malmente lancia la proposta di un referendum sul testamento biologico; in realtà va ben oltre, oltre perfino all'eutanasia. Scri- vono gli autori: «Se la persona in piena luddità è determinata a , pone fine ai suoi giorni, dii sia- mo noi a negarle la possibilità di farlo?». E infine: «Una società che voglia dirsi dvile non può negare ai suoi membri il diritto di decidere della propria mor- te». Non è un intervento estem- poraneo ma il primo atto di una vera e propria campagna di Re- pubblica. Seguiranno Miriam Mafai il 3 gennaio, con la solita tirata contro i cattolici libertici- di, e Adriano Prosperi il 6. La solita aggressione seriale alla Chiesa "irresponsabile" e la classica scusa non richiesta: «Oggi non c'è, se mai c'è stato, un partito della morte». Un par- tito vero e proprio no, ma tanti appassionati militanti in assetto di guerra, sì. (T.G.) V di Tommaso Gomez eppino Englaro è | ospite di Fabio Fazio a "Che- ktempochefa". ) Come ne parlano i giornali? Leit motivi: l'Italia non è un paese "dvile" (vedi "Frasi sfatte"). Repubblica: «Englaro: Italia, paese privo di dviltà». Corriere della sera: «"Italia paese indvile". Englaro in tv da Fazio tra lepolemiche». Libero: «II padre di Eluana: dvile lasdarla morire». Caterina Maniad di Libero si limita a una cronaca asdutta, esordendo: «Beppino Englaro, con durezza, rompe il silenzio stampa dietro il quale si è trincerato per qualche tempo». Repubblica annota: «Estata un'intervista in cui Fabio Fazio tentava di avere qualche racconto sentimentale, ma Englaro se n'è ben guardato. Ha risposto dtando sentenze e leggi, non emozioni e persone». Il Corriere della sera da più spazio alle polemidie, a comindare dalla difesa di Englaro, che prima chiede agli altri e impone a il silenzio, poi toma a parlare: «La moratoria? Non c'entra niente. Avevo un impegno con Fabio Fazio per la promozione dd mio libro. Era un'occasione da non perdere». I l Corrierericordaanche la lettera a Fazio scritta su Avvenire da Fulvio De Nigris, dd Centro risvegli di Bologna: «Bisognerebbe che ld desse spazio anche ai familiari che vivono la stessa condizione pensandola diversamente». Invece no, nessun contraddittorio. E se Libero e Corriere riportano l'obiezione di Eugenia Roccella, chericorda«la convenzione ddl'Onu chevieta di lasdare un disabile senza alimentazione: andie questa è dviltà», Repubblica la oscura. «Nessun contraddittorio - annota il Foglio - nessuno quindi che spieghi cose molto semplid, addirittura banali: Eluana non è una malata terminale tenuta invita a dispetto di una malattìa mortale. A ucdderla, se morirà alla Clinica Città di Udine come vorrebbe suo padre, non sarà una malattia, una qualsiasi. Sarà semplicemente la mancanza di dbo e di acqua, dal momento in cui il sondino . attraverso cui le viene somministrato il nutrimento diventerà erogatore di sedativi e basta». A l Foglio "Chetempochefa" non piace granché: «Autorevole fiera ddle vanità da ceto medioriflessivo».Ineffetti è diffidle negare che qudla puntata sia stata a senso unico: prima Englaro, poi Margherita Hack. Ma proprio per questo è piaduta alla lettrice Vrviana De Nitti di Milano. Scrive a Europa (titolo: «Sabato sera a "Chetempochefa" quasi una tv da educazione dvica») e da fondo al sarcasmo più livido e grossolano, parlando dd «martirio imposto alla ragazza di Lecco, col cui corpo da 17 anni si divertono mistid, media, bioetica, ideologi, sperimentatori, speculatori, ingenue anime caritatevoli». Federico Orlando nella risposta non ha niente da eccepire su quel «si divertono» e anzi esalta la trasmissione: «Ai telefonini d si rincorreva di famiglia in famiglia per sintonizzard su "Chetempochefa"». L'Italia era tutto un trillo: sì, un Paese privo di dviltà. i Giulia Galeotti Altri dieci ricorsi per il «diritto» al bimbo sano I essuna tre- gua per la legge 40. Solo due mesi fa era I arrivata la "frenata" della Cor- te Costituzionale, che era stata chia- mata a pronundarsi sul discusso ri- corso del Tar del Lazio del gennaio 2008 sul divieto di prdouzione di più di 3 embrioni e sul congelamento de- gli stessi, contenuti nell'articolo 14 della norma. La Consulta - vale la pe- na ricordarlo - aveva preso tempo, rinviando la dedsione a data da de- stinarsi, complid andie i due succes- sivi ricorsi arrivati sul banco della Cor- te, entrambi provenienti dal Tribuna- le di Firenze, ed entrambi volti a con- testare lo stesso articolo 14. Obietti- vo: esprimersi con un unico pronun- damento, a conferma della delicatez- za della dedsione. M a niente da fare I detrattori della legge sulla procreazione assistita non si arrendono. Risultato: altri dieci dieci ricorsi d'urgenza contro la nonna sono stati depositati nei tribu- nali di Bologna (dnque), Milano (tre), Firenze (uno) e Torino (uno). Con ot- to avvocati che li seguono gratuitamente per le coppie (sono le associazioni dei pazienti che si fanno carico dei costi) e, manco a dirlo, quattro centri (che sa- rebbero pronti a eseguire le pratiche di congelamento e selezione degli em- brioni, ma a cui evidentemente nem- -' meno il cavillo tentato dalla Turcocon le nuove linee guida è servito a sempli- ficare la vita). Ricorsi che sono in atte- sa del rinvio alla stessa Corte Costitu- zionale e che riguardano casi in cui c'è rischio di impiantare embrioni affetti da gravi malattie ereditarie. A l centro del contendere, la "solita" sdezione pre-impianto, la pratica che consente di scartare gli esem- plari difettosi e impiantare solo qudlo "sano": una tecnica che richiede un ele- vato numero di embrioni per poter es- sere eseguita con successo e che è espli- dtamente vietata non solo dall'articolo 14, ma dall'impianto generale della leg- ge 40, che fin dal suo primo articolo tu- tela chiaramente «i diritti di tutti i sog- getti coinvolti, compreso il concepito». E perché si tutela il concepito che sono sta- ti istituiti i divieti di sovrapproduzione e il conseguente congelamento di em- brioni, esattamente come il no alla dia- gnosi pre-impianto. Che sdentificamente non ha ancora dimostrato di essereuna tecnica innocua per l'embrione, e tanto- meno di essere volta a tutelarne la salu- te (si effettua la diagnosi per scartare gli embrioni malati, non certo per curarli). VMana Daloiso L'appuntamento con le pagine di Avvenire sui temi della bioetica è per giovedì ZZ gennaio Per inviare notizie, segnalazioni, proposte, lettere e interventi alla redazione di "è vita": email: [email protected] fax: 02.6780483 •h

rotocalchi - Scienza & Vitaimpegno con Fabio Fazio per la promozione dd mio libro. Era un'occasione da non perdere». I l Corriere ricorda anche la lettera a Fazio scritta su Avvenire

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Page 1: rotocalchi - Scienza & Vitaimpegno con Fabio Fazio per la promozione dd mio libro. Era un'occasione da non perdere». I l Corriere ricorda anche la lettera a Fazio scritta su Avvenire

Avvenire

www.awenireonline.it\vita

Giovedì, 15 gennaio 2009

a 18 anni

In Australia sonomaggiorennii primi ragazziconcepiti in provettacon seme esterno aigenitori. La legge oragli consente di cercareil padre biologicoE molti si mettonoin cerca per colmareun vuoto angoscioso

rotocalchiLe staminalidelguruprezzemolo

11 pensiero unicopatinato si chiamaUmberto Veronesi.L'illustre oncologospopola sulle paginedei periodici di questa

settimana, e pazienza se avolte si accusa una certasensazione di deja vù.Così su Oggi ecco che -onnipresente - spiega auna lettrice perché è ,-vuota la "casa" degliembrioni congelati,mentre su Grazia sirallegra perché nel 2009

«si riapriràil dibattitosullestaminali»embrionaligrazieall'inse-diamentodi Obamache

«promette grandiinnovazioni per il mondoscientifico». «Un granbene», spiega, perchénell'Italia della legge 40 -un'Italia terribilmenteoscurantista, par di capire- gli embrioni non sipossono usare per laricerca, nemmeno quellisoprannumerari chegiacciono nei freezer dellediniche della fertilità, edunque «resta congelataanche la speranza divedere sconfitte quellemalattie che oggi ancoranon riusciamo a guarire».Restano alcuni varchi,nell'argomentazione diVeronesi. Anche se lalegge 40 non lo vietasse,siamo così sicuri che quei30 mila embrionisarebbero disponibili eutili per la ricerca? Inrealtà, quelli "orfani",cioè non redamati dallecoppie, sono appena2.500. Ma Veronesi nonlo dice, perché è piùcomodo così (però poi neparla diffusamente nellarubrica dell'altrosettimanale, usato incontemporanea).

E c'è dell'altro: su Ofe, ilmensile di psicologiala cui direzione

sdentifica è dellaFondazione UmbertoVeronesi, si legge ilracconto in primapersona dell'attricenapoletana Marina Suma,oggi bellissima 49enne:sei anni fa, spiegarisoluta, «volevo un figlio.Ma lo volevo da sola».Tutto pronto per1'eterologa, scelto il semema ahimè, arriva la legge40 e non si può più fare.Ogni desiderio non è unordine. Nemmeno perMarina Suma.

Antonella Mariani

A19 anni, Riley Denham ha

appena incontrato "quel tipo chemi ha aiutato ad essere qui", il64enne Roger Clark. Nato dainseminazione etcrologa, ilgiovane australiano si è avvalso

di un suo predso diritto: conoscere, unavolta raggiunta la maggiore età, l'identitàdel donatore. La legge dello stato diVictoria, datata 1988, già allora fuestremamente lungimirante, risolvendoin modo chiaro quello che negli annisarebbe diventato il grande nododell'etcrologa, e doè il delicatoequilibrio tra diritto del donatoreall'anonimato e diritto del nato aconoscere la sua origine.

Fino a poco tempo fa prevaleva ilsilenzio, fortemente voluto in primisdai genitori legali. Analogamente

all'adozione, infatti, si preferiva fingereche il figlio fosse nato naturalmente, ecosì il nato stesso ignorava la realtà (mastando al dottor Kovacs, direttore delCentro Monash di Melbourne, oggi soloil 10% dei bimbi concepiti in vitroconosce la verità). Per un concorrere diragioni, attualmente prevale invece latrasparenza (negli Usa, ad esempio,sono particolarmente ricercati gli "yesdonors", quelli che accettano di farsiconoscere dalla prole una voltadiventata maggiorenne). Control'anonimato sono i media (tra l'altro,perché si considera indispensabilesapere la reale anamnesi geneticadell'individuo), i giuristi (basti pensareall'evidente contraddizione con laConvenzione intemazionale dell'Aiacirca il diritto dei bimbi di conoscere lapropria origine) e molte femministe(Carmel Shalev sostiene da anni che ilprindpio dell'anonimato rinforza laregola dell'irresponsabilità maschilenella procreazione).

I n concreto, i Paesi occidentaliadottano soluzioni molto diverse:se la Francia è per l'anonimato,

Gran Bretagna, Svezia, Svizzera,Olanda e Nuova Zelanda vi hannoinvece posto fine, creando registri didonatori consultabili dagli stessi nati(compiuti i 18 anni). Il passaggio nonè stato indolore: i dati rivelano che gliuomini, non più protettidall'anonimato, sono molto più restiia "donare" (nei Paesi Bassi e in Gran

• Carlo Casini a San Miniatosul «vivere e morire»«Vivere, morire: spetta a noi decide-re?»: è il tema dell'incontro organiz-zato per il 29 gennaio a San Miniatoda Scienza & Vita e Sena Club locali.Relatore dell'incontro, dalle 21.30 aPalazzo Grifoni, sarà Carlo Casini.

• Mente e cervello,una riflessione a MilanoL'Assodazione media cattolici di Mi-lano organizza per il 22 gennaio un in-contro su «L'incanto del cervello e l'e-nigma della mente». Relatori - dalle 18all'Istituto Suore di Maria Bambina,via Santa Sofia 17- saranno il filosofoMassimo Reichlin e il neurologo Ne-reo Bresolin, moderati da Andrea La-vazza, caporedattore di Avvenire.

Bioetica & giovani,scommessa formativa

La vita non è unaconquista dell'uo-mo, ma un dono di

Dio. È un principio chetutte le religioni condivi-dono».

Lo ha ricordato Massimo Salani, docente diStoria delle religioni allo Studio teologico in-terdiocesano di Camaiore lunedì sera, nel pri-mo della terza serie di incontri per la forma-zione politica dei giovani, organizzati dal Ser-vizio per la pastorale giovanile della diocesi diPisa. Scopo delle serate: fornire ai partecipan-ti, in gran parte studenti, gli strumenti che con-sentano loro di affrontare le essenziali que-stioni bioetiche che gli sviluppi della scienzae della tecnologia ci sottopongono ormai qua-si quotidianamente.A introdurre il corso è stato l'arcivescovo, Gio-vanni Paolo Benotto, che ha citato tire encicli-che di Giovanni Paolo II che forse «non han-no avuto la diffusione che meritavano: la Veri-tatù Splendor (1993), la Evangelium Vitae (1995)e la Fides et Ratio (1998)».Sul tema sono intervenuti Marco Cerniti, do-cente di Morale all'Istituto superiore di scien-ze religiose Beato Ippolito Galantini di Firen-ze, e Pierluigi Consorti, docente di Diritto ec-desiastico all'Università di Pisa. (A.Ber.)

Bretagna la scorta di gameti si èpressoché esaurita da quando è statoabolito il silenzio). Il dibattito è poimolto acceso negli Usa, dove lebanche del seme fronteggiano ildilemma tra la necessità di proteggerei donatori (onde scongiurarne lascomparsa), e la dientela chepretende trasparenza. Se si teme che,senza l'anonimato, le donazionidiminuiranno vertiginosamente, èanche vero che i clienti non sono piùdisposti ad acquistare gameti senzagaranzia. È la legge del "mercato": dalmomento che le banche del semesono ormai un autentico affare, va da1-sé che debbono elevare i lorostandard, fornendo materialegenetico individuabile. E così va da séche nessuno parli più di "pazienti": lepolitiche commerciali sono ormaidettate dal marketing, non daimedici. •

frasi sfatte

Dalle parole del giovane Riley, risultaperò anche un altro aspettoimportante: per i figli dell'etcrologa

v'è il problema di come qualificare ildonatore. Se costui è, di fatto, ilprocreatore (termine duro), la scelta ètra chiamarlo "padre biologico", "vice-padre", "secondo-padre", tutù terminiche evocano una figura genitoriale, siapure di secondo piano, quando nonconcorrenziale (anche la prassi piuttostodiffusa negli Usa di indicarlo come "zio"rivela la necessità di riconoscergli unruolo nel contesto familiare). Unostudio pubblicato su HumanReproduction attesta che il 25% dei natilo definisce "il donatore", un altro 25%lo indica come "il padre biologico",mentre un 25% semplicemente come"padre". In assoluto, l'atteggiamento piùdiffuso nel campione è comunque lacuriosità: ben l'82% dei figli vuolesapere della sua vita. Molti credono checonoscere il donatore aumenterebbe illoro senso di identità, mentre il 17%cautamente ritiene che l'eventualerelazione con il donatore dipenderà dacome egli si rivelerà come uomo.

Esprimendo una posizione minoritaria,lo psicologo francese Jean-LoupClément, che da 25 anni lavora al

Cecos (Centre d'étude et de Conservationdes Oeufs et du Sperine humains),sostiene che una volta appreso il segreto, inati non mettono quasi mai in dubbiochi sia il loro vero padre, indicandolo incolui che hanno visto quotidianamente.Leggendo però i racconti dei figli dellaprovetta che Clément stesso haintervistato, emerge un quadro piùcomplesso. Se Lionel dice di non aver maidubitato «che il nostro vero padre siacolui che ci ha desiderato e aesduto, nonsono mica figlio di un montone!», dalleparole di Sebastien emerge ben altro:«Disgustoso! Concepito in una provetta, a98 gradi sotto zero. E per di più, i mieihanno pagato per questo! Sono dispostoa pagare caro per conoscere il mio veropadre. Sono contrario alla legge franceseche protegge l'anonimato del donatore.Un figlio concepito così dovrebbe poterscegliere se conoscerlo o no. Mi mancauna parte di me». È un dato che obbliga ariflettere: il figlio dell'etcrologa moltodiffidlmente riesce a prescindere daldonatore.

L'allegra brigata della morte a richiesta«Che cosa ci dail diritto di vietarea un altro di togliersila vita, al puntodi considerareil suicidio un reato?»Luca e FrancescoCavalli-Sforza,«la Repubblica»,2gennaio , ; '

11 paginone, intitolato «La li-bertà dell'uomo. Quando sinega il diritto di morire» for-

malmente lancia la proposta diun referendum sul testamentobiologico; in realtà va ben oltre,oltre perfino all'eutanasia. Scri-vono gli autori: «Se la personain piena luddità è determinata a

, pone fine ai suoi giorni, dii sia-mo noi a negarle la possibilitàdi farlo?». E infine: «Una societàche voglia dirsi dvile non puònegare ai suoi membri il dirittodi decidere della propria mor-

te». Non è un intervento estem-poraneo ma il primo atto di unavera e propria campagna di Re-pubblica. Seguiranno MiriamMafai il 3 gennaio, con la solitatirata contro i cattolici libertici-di, e Adriano Prosperi il 6. Lasolita aggressione seriale allaChiesa "irresponsabile" e laclassica scusa non richiesta:«Oggi non c'è, se mai c'è stato,un partito della morte». Un par-tito vero e proprio no, ma tantiappassionati militanti in assettodi guerra, sì. (T.G.)

V

di Tommaso Gomez

eppino Englaro è| ospite di FabioFazio a "Che-

ktempochefa".) Come ne parlano igiornali? Leit

motivi: l'Italia non è unpaese "dvile" (vedi "Frasi sfatte"). Repubblica:«Englaro: Italia, paese privo di dviltà». Corrieredella sera: «"Italia paese indvile". Englaro in tvda Fazio tra le polemiche». Libero: «II padre diEluana: dvile lasdarla morire». CaterinaManiad di Libero si limita a una cronacaasdutta, esordendo: «Beppino Englaro, condurezza, rompe il silenzio stampa dietro ilquale si è trincerato per qualche tempo».Repubblica annota: «E stata un'intervista in cuiFabio Fazio tentava di avere qualche raccontosentimentale, ma Englaro se n'è ben guardato.Ha risposto dtando sentenze e leggi, nonemozioni e persone». Il Corriere della sera da piùspazio alle polemidie, a comindare dalla difesadi Englaro, che prima chiede agli altri e imponea sé il silenzio, poi toma a parlare: «La

moratoria? Non c'entra niente. Avevo unimpegno con Fabio Fazio per la promozionedd mio libro. Era un'occasione da nonperdere».

I l Corriere ricorda anche la lettera a Fazioscritta su Avvenire da Fulvio De Nigris, ddCentro risvegli di Bologna: «Bisognerebbe

che ld desse spazio anche ai familiari chevivono la stessa condizione pensandoladiversamente». Invece no, nessuncontraddittorio. E se Libero e Corriere riportanol'obiezione di Eugenia Roccella, che ricorda «laconvenzione ddl'Onu che vieta di lasdare undisabile senza alimentazione: andie questa èdviltà», Repubblica la oscura. «Nessuncontraddittorio - annota il Foglio - nessunoquindi che spieghi cose molto semplid,addirittura banali: Eluana non è una malataterminale tenuta in vita a dispetto di unamalattìa mortale. A ucdderla, se morirà allaClinica Città di Udine come vorrebbe suopadre, non sarà una malattia, una qualsiasi.Sarà semplicemente la mancanza di dbo e di

acqua, dal momento in cui il sondino .attraverso cui le viene somministrato ilnutrimento diventerà erogatore di sedativi ebasta».

Al Foglio "Chetempochefa" non piacegranché: «Autorevole fiera ddle vanità daceto medio riflessivo». In effetti è diffidle

negare che qudla puntata sia stata a sensounico: prima Englaro, poi Margherita Hack. Maproprio per questo è piaduta alla lettriceVrviana De Nitti di Milano. Scrive a Europa(titolo: «Sabato sera a "Chetempochefa" quasiuna tv da educazione dvica») e da fondo alsarcasmo più livido e grossolano, parlando dd«martirio imposto alla ragazza di Lecco, col cuicorpo da 17 anni si divertono mistid, media,bioetica, ideologi, sperimentatori, speculatori,ingenue anime caritatevoli». Federico Orlandonella risposta non ha niente da eccepire su quel«si divertono» e anzi esalta la trasmissione: «Aitelefonini d si rincorreva di famiglia in famigliaper sintonizzard su "Chetempochefa"». L'Italiaera tutto un trillo: sì, un Paese privo di dviltà.

i Giulia Galeotti

Altri dieci ricorsiper il «diritto»al bimbo sano

I essuna tre-gua per lalegge 40.Solo duemesi fa era

I arrivata la"frenata" della Cor-

te Costituzionale, che era stata chia-mata a pronundarsi sul discusso ri-corso del Tar del Lazio del gennaio2008 sul divieto di prdouzione di piùdi 3 embrioni e sul congelamento de-gli stessi, contenuti nell'articolo 14della norma. La Consulta - vale la pe-na ricordarlo - aveva preso tempo,rinviando la dedsione a data da de-stinarsi, complid andie i due succes-sivi ricorsi arrivati sul banco della Cor-te, entrambi provenienti dal Tribuna-le di Firenze, ed entrambi volti a con-testare lo stesso articolo 14. Obietti-vo: esprimersi con un unico pronun-damento, a conferma della delicatez-za della dedsione.

M a niente da fare I detrattori dellalegge sulla procreazione assistitanon si arrendono. Risultato: altri

dieci dieci ricorsi d'urgenza contro lanonna sono stati depositati nei tribu-nali di Bologna (dnque), Milano (tre),Firenze (uno) e Torino (uno). Con ot-to avvocati che li seguono gratuitamenteper le coppie (sono le associazioni deipazienti che si fanno carico dei costi) e,manco a dirlo, quattro centri (che sa-rebbero pronti a eseguire le pratiche dicongelamento e selezione degli em-brioni, ma a cui evidentemente nem- -'meno il cavillo tentato dalla Turco conle nuove linee guida è servito a sempli-ficare la vita). Ricorsi che sono in atte-sa del rinvio alla stessa Corte Costitu-zionale e che riguardano casi in cui c'èrischio di impiantare embrioni affetti dagravi malattie ereditarie.

Al centro del contendere, la "solita"sdezione pre-impianto, la praticache consente di scartare gli esem-

plari difettosi e impiantare solo qudlo"sano": una tecnica che richiede un ele-vato numero di embrioni per poter es-sere eseguita con successo e che è espli-dtamente vietata non solo dall'articolo14, ma dall'impianto generale della leg-ge 40, che fin dal suo primo articolo tu-tela chiaramente «i diritti di tutti i sog-getti coinvolti, compreso il concepito». Eperché si tutela il concepito che sono sta-ti istituiti i divieti di sovrapproduzione eil conseguente congelamento di em-brioni, esattamente come il no alla dia-gnosi pre-impianto. Che sdentificamentenon ha ancora dimostrato di essere unatecnica innocua per l'embrione, e tanto-meno di essere volta a tutelarne la salu-te (si effettua la diagnosi per scartare gliembrioni malati, non certo per curarli).VMana Daloiso

L'appuntamentocon le pagine

di Avveniresui temidella bioetica

è per giovedìZZ gennaio

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