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corpo nazionale giovani esploratori ed esploratrici italiani Rivista mensile Anno LII n. 1 - marzo 2012 Poste Italiane Sped. in Abb. Post. D.L. 353/2003 (conv. in Legge 27-02-2004 n. 46) art. 1, comma 2, DCB Verona La foto di Giacomo Campiglio (Mi 10)è tra quelle arrivate in redazione per il concorso dedicato ai Lupetti, “Caccia al sorriso del Branco”.

Scautismo_marzo_2012

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Il nuovo numero di Scautismo, rivista del Corspo Nazionale Giovani Esploratori/trici Italiani

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La foto di Giacomo Campiglio (Mi 10)è tra quelle arrivate in redazione per il concorso dedicato ai Lupetti, “Caccia al sorriso del Branco”.

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sommario

Chiuso in redazione il 12/03/2012

ORGANO UFFICIALE DEL C.N.G.E.I.ANNO LII- N. 1 - MARZO 2012Rivista mensile a carattere tecnico-professionale Registraz. n. 7755 del 16/11/60, Tribunale di Roma.

Direttore responsabile: Carla De Girolamo ([email protected])

Progetto grafico Patrizia Di Cataldo,Patrizia Andronico, Cristiano Andreani

Impaginazione e Grafica:Andrea Pierazzini, Marianna Minervini, Matteo Mellon

In redazione:Diego ManiaccoCamilla Maggiore (Branca L)Fabio Olmastroni (Branca E) Ernesto Liconti (Branca R)Ilaria Esposito (Internazionale) Beniamino Cislaghi (Formazione) e-mail: [email protected]

Consulenza fotografica: Serena Stefani

Resp. DB: Alberto ScolariQuesto periodico è associato all’USPI Unione Stampa Periodica Italiana ITISSN0036-5696Manoscritti, disegni e fotografie, anche se pubblicati, non vengono restituiti.È permessa la riproduzione purché venga citata la fonte

Stampata su carta ecologica “cyclus” DalumRivista di divulgazione del metodo scout riservata agli iscritti alCORPO NAZIONALE GIOVANI ESPLORATORI ED ESPLORATRICI ITALIANIEnte Morale D.L. n. 1881 del 21-12-1916sotto l’Alto Patronato delPresidente della RepubblicaSede Centrale: Viale di Val Fiorita, 8800144 Roma tel. 0683769040 fax. 0683769051 http://www.cngei.ite-mail: [email protected]

Stampa: Arti Grafiche Biemmeci s.n.c.S. Martino Buon Albergo (Verona)Spedizione in A.P. - art. 2 comma 20/clegge 662/96 - Filiale di Verona

Non sei socio del Cngei ma vuoi ricevere ugualmente “Scauti-smo” o desideri che un tuo ami-co o amica lo riceva? Il contributo per la spedizione a domicilio è di 6 euro (6 numeri). Per sapere come fare scrivi a: [email protected]

Rivista di divulgazione del metodo scout riservata agli iscritti alCORPO NAZIONALE GIOVANI

ESPLORATORI ED ESPLORATRICI ITALIANIente morale D.L. n. 1881 del 21-12-1916

SOTTO L’ALTO PATRONATO DELPRESIDENTE DELLA REPUBBLICA

Branca EVele, zattere e cinghiali di Alessandra Calvani .....................................................36L’avventura dei Leoni di Roberto Pecci .................................................................40Capi Pattuglia tutti a scuola di N. Mastrosimone e A. Colacicco ..........................42Un mondo senza tante differenze di Niki Pasqualicchio ......................................44Mimetismo e osservazione ...................................................................................46

Branca RQuattro giorni in Finlandia ....................................................................................50Wayting for Roverway 2012 ..................................................................................53Ippogrifo: Estate Rover 2011 ................................................................................54

L’orlo del mondo Il nuovo International peace camp .......................................................................56Salam Aleykum fratelli scout di Andrea, Edoardo, Luca ......................................57

Dalle sezioniUn viaggio lungo 54 anni di Giuseppe De Lorenzo .................................................. 4I’m changing the World diFrancesca Di Maio .......................................................... 6Il primo campo non si scorda mai di Maria Virginia Ferroni ................................... 8San Giorgio a Zanica di Erica Caroli ....................................................................... 10Lanciano: festa per i nostri 20 anni di Alessia La Pietra ........................................12Jota a Borgo a Mozzano ........................................................................................ 15Arenzano: tutti pazzi per lo Scoutdoor ............................................................... 16Il campo, un’occasione di collaborazione di Davide Garbin ................................20Vicenza, frammenti di un’avventura della Staff del Reparto Moon Lions ...........22Sii preparata al Campo scuola di Carlotta Sapuppo ............................................ 24Lontana 10 mila chilometri di Valeria, dal Giappone ...........................................25

Branca ElleWaingunga Jones ..................................................................................................26L’occhio di Chil .......................................................................................................28In caccia con Bagheera ......................................................................................... 31Ululati alati ............................................................................................................34

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Page 3: Scautismo_marzo_2012

Io c’ero ed il viaggio, lungo e arduo, è durato 54 anni. Avete letto giusto, 54

anni. È il periodo trascorso dal mio primo Jamboree a Sutton Park nell’agosto 1957. Ero un rover con tutte le aspettative che si hanno a quell’età: rivedo il precampo a Torino, il viaggio in treno, l’attraversamento della Manica, l’arrivo sulla costa inglese sotto la pioggia (pare sia una costante dei Jamboree), il sottocampo italiano rover con quell’alta sagoma di uno scout che fungeva da ingresso, i sottocampi che portavano i nomi dei precedenti Jamboree, l’arena con le varie rappresentazioni ed infine il canto dell’addio: “Ma noi ci rivedremo ancor, ci rivedremo un dì, arrivederci allor fratello, arrivederci sì”.E ci siamo rivisti; nessuno era quello di allo-ra, io con mezzo secolo in più sul groppone e loro, i nuovi ceppi per la vecchia fiamma, i figli dei

rover di allora, pronti a far del proprio me-glio per essere preparati a servire e vivere onestamente. Come ho confidato ai miei compagni Ist, ero sicuro che i miei primi 36 anni avrebbero fatto il loro dovere, avevo qualche perplessità sui restanti 36. Vengo destinato allo scout shop, un lavoro e un divertimento, sempre a contatto con tutto e con tutti. C’è inesorabilmente da cammi-nare: dalla mia tenda al Faro Italia, a piazza Italia, allo shop. Calcolo di aver percorso da 130 a 140 chilometri nella mia permanenza a Rinkaby, ma qualcuno che ha portato il contapassi asserisce di averne fatti 170. Il mio calcolo era per difetto?Una sera, quando tutti noi Ist del Cngei siamo riuniti davanti al Faro, mi sento in dovere di porgere un ringraziamento a tutti i miei compagni e compagne per la loro simpatia e cordialità. Nel mio piccolo, ho

fatto il mio dovere. Mi capitava spesso che qualcuno di loro mi chiedesse quali differenze avessi notato tra i due Jamboree, il 9° ed il 22°. Og-gi ho rilevato più divertimento, più concerti che scal-davano gli animi nonostante la fit-ta pioggia, più tec-nica e costruzioni pioneristiche mai viste, più cordiali-tà, più affabilità, tutti ti salutano, ti sorridono, vo-

gliono una foto con te ed io la voglio con loro, scambio di indirizzi, mercatini per lo scambio di distintivi.A Sutton Park tutto era più austero, pro-grammato; teniamo presente che il se-condo conflitto mondiale si era concluso appena 12 anni prima.Forse allora si manifestava una diversa

forma di scautismo e meno di-vertimenti da “visi pallidi”. Mi è stato chiesto quali diversità avessi notato tra il giovane dell’anno 2011 e quello del 1957: a parte il nuovo modo

di vedere le cose, l’animo del giovane è rimasto quello fisso

sugli ideali dello scautismo. Il mondo in questo mezzo secolo

ha compiuto passi da gigante ma posso dire che il cuore di uno scout,

oggi come allora sa di esserci perché tanti anni fa un generale inglese volle tentare un esperimento con poco meno di trenta giovani. Fu una scintilla che incendiò gli animi e dilagò in ogni continente.Quella vecchia fiamma continua a brillare perché il colore non conta,il giglio ci unisce.

Giuseppe De Lorenzoscout master - Messina

Un viaggio lungo 54 anni

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dalle sezioni dalle sezioni

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Mi sembra di essere tornata ieri, esausta ma entusiasta, dal Jamboree con tante sensazioni e ricordi da raccontare. Sono

invece già passati alcuni mesi e vorrei tornare là, a Rinkaby, insieme al mio fantastico reparto Roccia Alchemica e a tutti gli altri reparti del mondo, ma questo non è possibile. Mi conso-lo ricordando quei giorni densi di emozioni e quando ieri ho trovato due spille della Fis sono tornata al 27 luglio. Quella mattina, dopo aver controllato infinite volte di avere tutto (“Se non avete tutti i docu-menti rimanete a casa!”), sono salita in macchi-na verso l’aeroporto di Firenze. Cercavo scout nelle macchine intorno, non ci credevo che stessi per partire per il Jamboree! Arrivata, sono stata sommersa da abbracci, saluti, baci e da tanta, tanta eccitazione che ci ha sempre accompagnato. Da Firenze abbiamo volato a Francoforte e poi a Copenaghen, dove siamo saliti su un autobus per Rinkaby, in Svezia. Avvicinandoci al campo vedevamo ovunque cartelli World Scout Jamboree, la trepidazione aumentava. Ci stringevamo le mani per far-ci forza (“Puoi evitare di spaccarmi la mano? Graaazie!”) e le altre mi dicevano: “Ci siamo! Stiamo veramente andando al Jamboree, Fra!”. Al campo un capo ci ha dato il benvenuto gri-dando: ”Welcome… to the Wooorld Scooout Jamboreeeeee!” e una massa di kway gialli ci ha salutato. Stavo per piangere dalla gioia. Siamo scesi e abbiamo oltrepassato milioni di

tende multicolori per arrivare al nostro sotto-campo. Tutti quelli che incrociavamo ci salu-tavano, ovunque echeggiavano “Hi!”, “Hello!”. Mentre montavamo le tende ha iniziato a cadere la pioggia che ci ha perseguitato per i quattro giorni successivi per poi ricominciare alla ce-rimonia di chiusura, proprio prima di partire, per non farci dimenticare la puzza degli abiti umidi e a quanto poco servisse il kway del kit contro quell’acqua. La mattina dopo, alle 8, ci ha svegliato la dolce voce dell’Ele: ”Sveeeglia... Siamo al Jaaambo-ree... Mettetevi i pantaloni del kit e la maglietta verde, tra mezz’ora ci vediamo sotto il tendone che abbiamo montato con i californiani accanto a noi! E domani ceneremo con loro!”. La sera ci siamo riuniti per la cerimonia di apertura. E lì, insieme ad altri milioni di scout, ho fatto “plop” (schioccare la guancia con un dito), ho cantato a squarciagola, ho ripetuto la promessa mentre gli altri lo facevano nella loro lingua, chi in svedese, chi in giapponese, chi in spagnolo ed ho festeggiato l’inizio del Jam…Il Jamboree è stato anche stare svegli fino alle 3.00, perdersi e girare per il campo con due pali sulle spalle o con le borse della spesa, le corse attraverso Season Square per abbracciare chi offriva “Free Hugs”, l’attività Dreams, l’infini-ta coda all’entrata e all’uscita del Jamboree

shop, il disappunto nel non capire niente, la felicità di quando è spuntato il sole, la delu-sione nello scoprire che a metà campo era già finita la nutella, la difficoltà di ricordarsi la lingua studiata alle medie, scoprire com’è bello indossare vesti-ti asciutti e potersi scaldare al sole dopo una doccia, levare le decine di insetti che sono entrati in tenda da chissà dove (“Ehi, avete lasciato di nuo-vo la tenda aperta!”), arrivare dal gelataio un attimo dopo la chiusura, chiacchie-rare con qualcuno in una lingua che nes-suno dei due parla di solito. Il Jamboree è stato anche mangia-re in un’ora piatti da tutto il mondo, fare danze sconosciute con californiani e messicani e poi essere chiamati da qualcuno con il nome della danza che gli hai insegnato, girare per il campo cantando la canzone ufficiale del Jam I’m changing the world, mangiare ogni giorno panini al prosciutto e formaggio per pranzo, ripetere al Cultural day come un registratore “Do you want some pasta?”, sve-gliarsi alle 6.45 per fare una camminata con svizzeri, spagnoli e svedesi, fare il bagno nel mar Baltico, scoprire che giravano i pidocchi ed esultare poi per non averli presi, maledire lo spray antipidocchi che non andava via neanche dopo tre shampoo, fare bolle di sapone giganti, impazzire per un braccialetto, “swappare” (che ormai aveva sostituito il nostro “scambiare”) ogni cosa su cui c’era scritto “Italia”, cantare “Hey Jude”, sorridere a tutto il mondo.

Questo è stato il mio Jamboree dal secondo al penultimo giorno. Ultimi scambi, ultimi ab-bracci, ultime foto e ultimi saluti: chissà quan-do rivedrò Justine, Michelle, Jason, Melina, Andrew, Mariana e tutti gli altri amici che ho

conosciuto… Poi tutti all’arena centrale per la cerimonia di chiusura. È stato il momento più emozionante di tutti quei 12 giorni e la pioggia non ci ha impedito di goderci quegli ultimi attimi al mas-simo. Abbiamo cantato, o meglio gridato, per ben tre volte la canzone del Jamboree fino a non avere più voce, abbiamo fatto la “ola” tutti insieme, abbiamo giocato con il re di Svezia, abbiamo saltato, urlato, applaudito… Ho pianto senza riuscire a distinguere le mie lacrime dalla pioggia, abbiamo ripetuto tante e tante volte tutti insieme “I’m a Messanger of Peace” e lì ho deciso che lo sarò davvero e che davvero: I’ll change the world.

Francesca Di Maio2° reparto Firenze

I’M CHANGING THE WORLD!

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Fire

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Firenze

dalle sezionidalle sezioni

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Ciao a tutti amici del Cngei. Mi chia-mo Maria Virginia e faccio parte del-la sezione Cngei di Senigallia. Vorrei raccontarvi del mio primo vero campo da esploratrice.È stata un esperienza davvero fan-tastica. Il campo si è svolto dal 16 al 17 Aprile, insomma in una bella giornata di primavera. Abbia-mo dormito in tenda e questa è stata la parte più bella. Siamo partiti dalla sede molto pre-sto e appena arrivati ci siamo messi subito a scaricare tutto il ma-teriale per montare le tende. Per me tutte quelle cose erano nuove, perché da lupetta non avevo mai montato una tenda. Teli, pali, picchetti, ho imparato tante cose nuove. Finito di montare le tende però abbiamo anco-ra lavorato, siamo andati a raccogliere tantissima le-gna che avremmo utilizzato il giorno seguente. Dopo tanto lavoro finalmente è arrivato il momento della cena, il pranzo era al sacco, ma abbiamo avuto un dol-ce. Infatti era il compleanno della nostra compagna, Sa-ra che ha compiuto 13 anni,

e che ha deciso di festeggiare proprio durante il campo. Dopo la cena c’è stato ancora da divertirsi, abbiamo fatto dei giochi notturni, il Guidone. Eravamo tutte le pattuglie (Pantere, Aquile, Tigri, Volpi e la mia pattuglia,

le Gazzelle) contro i capi reparto, erano micidiali, con le loro torce ci eliminavano tutti, ma alla fine con forza di volontà alcuni di noi, di diverse pat-tuglie sono riusciti a conquistare il guidone senza essere scoper-ti. Dopo il guidone ci siamo seduti intorno

al fuoco, per poco però perché erava-mo stanchissimi e siamo andati subito a letto. La notte è stata freddissima, ma fortunatamente eravamo ben at-

trezzati.La mattina dopo abbiamo fatto un gio-co bellissimo. Prima siamo andati fino al paese a piedi…che fatica! Arrivati in centro abbiamo iniziato il gioco, che era molto movimentato. Dovevamo rincorrere i capi reparto per tutta la città, in modo da farci dare un bigliet-tino, con dentro il nome di un cibo. Dopo che tutti hanno preso il biglietto siamo tornati al campo e abbiamo acceso il fuoco. Abbiamo cucina-to tutti gli ingredienti sul fuo-co, infilzandoli su dei bastoni spellati da noi, di legna verde. Finito di mangiare abbiamo ripulito tutto e disfatto le tende, e a malincuore siamo tornati a casa. Anche se sono stati solo due giorni, sono stati

i due giorni più divertenti da quando sono arrivata agli scout!!!

Maria Virginia Ferroni (con l’aiuto di Camilla Sabbatini)

Sezione di Senigallia

Anche se sono stati solo due giorni, sono stati i due giorni più divertenti di quando

sono arrivata agli scout!!!

Il primo camponon si scorda mai!

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Seni

gallia

Seni

gallia

dalle sezioni

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Il sole rimane parzialmente offu-scato dietro una lieve coltre

di nubi il pomeriggio di sabato 30 Aprile 2011, onorando l’ormai consolidata tradizione che vuole che il Campo San Giorgio della Sezione di Zanica abbia inizio con condizioni mete-orologiche non esattamente favorevoli. Ma ciononostante eccoci qui, bambini, ragazzi, adulti, tutti uniti da una promessa e tutti in uniforme, pronti per affrontare anche questa volta una nuova avventura.Ogni anno in questo periodo noi, come tutti gli Scout del mondo, ci ritroviamo a festeggiare il patrono degli scout, San Giorgio; ogni Gruppo lo fa in un ambiente e con attività diverse , ma tutti con lo stesso spirito. La nostra Sezione quest’anno gioca in casa, perché a Zanica la domenica 1° maggio si svolge la giornata del Volontariato, con la manifestazione dei “Gruppi in piazza” ed anche noi scout vogliamo parte-

cipare a questo evento.È ora dell’alzabandiera; il nostro è un piccolo quadrato, siamo una piccola sezione, ma negli occhi di ognuno di noi c’è la gioia dello stare in-sieme e in ogni sorriso entusiasmo ed energia.Ecco il momento delle presentazioni, i capi delle rispettive mute e pattuglie, con un poco di agitazione tipica delle occasioni importanti, intonano gli urli all’inizio della cerimonia di apertura.Si alzano le bandiere, ma prima di iniziare le attività è il momento di rinnovare la Promessa.Un’esploratrice al centro del quadrato ne recita le parole, ricordando a tutti i presenti quello che davanti al nostro Branco, al nostro Reparto, alla nostra Sezione abbiamo promesso; e con queste parole profonde e piene di significato hanno così ufficialmente inizio le varie attività.Per gli esploratori è ora di lavorare: bisogna

È in questi momenti che ti accorgi che

siamo tutti uniti da un grande ideale

portare al luogo concordato i pali per la co-struzione che dovrà essere realizzata il giorno dopo e, ovviamente, montare le tende; per i lupetti invece è il momento della cerimonia per le progressioni, con il conferimento della treccia gialla a quattro capo-muta, seguita da un frenetico gioco. E così, troppo velocemente, passa il pomerig-gio, tra i sorrisi di ragazzi e bambini di tutte le età e la fastidiosa pioggerella discontinua tipica, come già ricordato, di ogni nostro San Giorgio.È ora di mangiare tutti assieme e di preparare le scenette per il fuoco di bivacco, con il tema Buone azioni; è la compagnia a renderlo vivo con una fantastica ed esilarante animazione che coinvolge ogni Muta e Pattuglia.Bans, canzoni e scenette, riempio-no la nostra serata che si conclude con il canto Buonanotte fratelli-no. Finisce così il primo giorno di questo breve campo, e per tutti è l’ora di andare a dormire.La mattina successiva, domenica, inizia con una buona colazione, ed eccoci nuovamente tutti assieme, con energia, curiosità e voglia di fare; partono le attività e comincia un’ altra giornata ricca di intense emozioni.Per tutto il giorno ogni unità svolge le proprie attività. I nostri fantastici Esploratori con l’aiuto dei Rover, costruiscono un’enorme tartaruga

marina utilizzando pali, corde e tanta energia; i Lupetti invece intervistano le persone che passano, curiosando tra una bancarella e l’altra del piazzale e facendo ogni tanto tappa a quelle che offrono piccoli spuntini.Si pranza, grazie ai nostri Senior sempre di-sponibili a cucinare, si smontano le tende, si rifanno gli zaini, ci si mette in posa per la foto ricordo davanti al risultato del nostro lavoro ed è già l’ora del quadrato di chiusuraEccoci qui, proprio come il giorno prima, uno di fianco all’altro, stanchi per l’intensa gior-nata ma con il sorriso di chi non molla mai. È in questi momenti che ti accorgi che siamo tutti uniti da un grande ideale, che ognuno è lì per i motivi più disparati, ma tutti uniti nella fratellanza dei valori espressi dalla Legge e Promessa scout, e pensi che da qualche parte nel mondo c’è ora qualcuno che, come te, sta di fianco ai suoi compagni e ricorda la storia di S.Giorgio, e che proprio come te ha fatto una Promessa e ne va fiero, come lo sei tu in questo momento.

Erica CaroliCapopattuglia Pipistrelli

Reparto Dell’Alba Sezione di Zanica (BG)

Il nostroSan Giorgio

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Zanica

Zani

cadalle sezionidalle sezioni

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Maggio: per la sezione di Lanciano si-gnifica una sola cosa: SETTIMANA SCOUT! L’anno scorso poi, è stata una settimana anco-ra più speciale perché ricorreva il ventennale della nostra sezione! L’apertura della settimana è stata davvero fantastica: tutti insieme abbiamo passato la giornata nella bellissima Oasi di Serranella, un’oasi WWF a pochi passi dalla nostra città. Nonostante la pioggia abbia minacciato di rovinare le attività, siamo riusciti a conoscere gli Elfi della Natura e, insieme a loro, abbiamo fatto splendere il sole. Anche l’alza è stata speciale, al posto dei ba-nali e ordinari pali, le bandiere si sono alzate grazie a tre coloratissimi palloncini, simbolo iniziale per festeggiare i primi 20 anni della Sezione. E qui è cominciata la nostra avven-tura: dopo aver diviso tutti in gruppi misti (Lupetti, Esplo e Rover) e aver deciso i nostri nomi elfici, ogni gruppo è stato indirizzato in un diverso punto dell’oasi dove si trovavano gli Elfi, che ci hanno proposto delle attività per riscoprire, appunto, la natura. Nella prima attività, abbiamo incontrato Ashana, che ci ha

condotto alla pace interiore e all’armonia co-smica con lo yoga, rigorosamente a piedi nudi, per abbracciare la natura in tutte le sue forme. Rilassati come non mai, ci siamo diretti da Sarafannah, che insieme a Yodaehl, ci ha portati a cercare e scoprire nella natura nuove forme che prima ci erano sconosciute. Con la mente popolata da farfalle e splendidi fiori variopinti, con il sotto-fondo della natura e dell’acqua che scorre, abbiamo planato fino a Manghael e i suoi ami-ci, e qui sempre a piedi nudi, ma questa volta bendati, abbiamo fatto un percorso “vedendo” la strada solo con i nostri pie-di, fino ad abbracciare il nostro “amico albero” e, una volta sbenda-ti, siamo corsi a riconoscerlo. Dopo aver lasciato a malincuore i nostri alberi e con i piedi un po’ indolenziti abbiamo zoppicato fino all’ultima tappa. Lì con Nichadriel ci siamo divertiti a giocare in modo semplice, saltan-do con la corda e stabilendo il nuovo record

della sezione! Dopo ci siamo divisi in due squadre e abbiamo giocato una

piccola partita di roverino (un gioco di squadra)immersi nella natura e calpestando

l’erba verde invece del solito cemento. Alla fine di quest’avventura c’è stato il quadrato, dove ci siamo salutati e dati appuntamento per le attività settimanali. Ma cosa hanno fatto i lupetti, gli esploratori e i rover nella set-timana?I lupetti si sono incontrati mercoledì e hanno dovu-to affrontare una caccia per sconfiggere l’in-cantesimo che impri-gionava i nostri amici Manghael e Sara-fannah, scoprendo, tra l’ippodromo e la villa delle rose, tutti i segreti della fauna e della flora locali.

I rover invece si sono impegnati in una cena “a tappe”, cambiando residenza per ogni portata, che fatica!!Gli explo, riuniti in centro, si sono lanciati in un’appassionante caccia fotografica, alla ri-cerca della natura che si nasconde, che pren-de il sopravvento sulle costruzioni artificiali

e che rende ancora più bella la città. Ovviamente divisi per pattuglie,

abbiamo fatto ritorno dopo un’ora e mezza in piazza.

Ma non è finita qui! La sera abbiamo cena-

to in sede per si-stemarla e abbel-lirla per il giorno seguente!!La chiusura della settimana è stato il mo-mento più bello.

Il sabato siamo arrivati in sede in

...per i nostri 20 anniFACCIAMO FESTA!!!

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Lanc

iano

dalle sezioni

Lanc

iano

dalle sezioni

Page 8: Scautismo_marzo_2012

anticipo e subito abbiamo cominciato a mon-tare un tavolo e una cucina a scopo illustra-tivo, per le persone che sarebbero accorse alla festa. Infatti, alle nove e mezza si sono aperte le danze, e per tutta la sera la sezione ha ballato a ritmo di pizzica. Anche se non tutti sapevano ballare ognuno lo ha fatto a modo suo, aggiungendo un po’ di scautismo in ogni salto. A metà serata abbiamo intonato la canzone del fuoco di bivacco sul palco. Verso mezzanotte e mezza, a malincuore la serata è finita, e stanchi ma contenti, siamo andati a nanna. Beh si fa per dire, perché come sem-pre, nonostante la stanchezza, eravamo tutti a parlare sottovoce. La domenica mattina è stato difficile abbandonare il nostro avvolgen-

te e coccoloso sacco a pelo, ma la giornata ci attendeva! Infatti dopo aver fatto colazione, ci siamo messi subito all’opera per eliminare ogni traccia della nostra festa, e ci siamo messi a fabbricare con tanto amore e sim-patia gli oggetti che i nostri amici avrebbero portato con sé al Jamboree, e che sarebbero stati regalati a qualche scout proveniente da un’altra parte del mondo. Per l’ora di pranzo sono arrivati anche i genitori, e tutti insieme ci siamo incamminati a piedi verso la campagna, dove abbiamo fatto un mega picnic di Sezio-ne, abbondante di allegria e di torte, che per fortuna sono andate a finire in pancia e non in faccia!! Le torte, inutile dirlo, erano a forma di 20, realizzate dalle famiglie, per celebrare

il compleanno della nostra fantastica Sezione. Ovviamente alla fine di tutto c’è stato il quadrato, con la bellezza di quattro promesse. E così si è conclusa la splen-dida, intensa e tanto attesa Settimana Scout della sezio-ne di Lanciano. Non vediamo l’ora di festeg-giare i nostri 30 anni!

Alessia La PietraPattuglia Aquile

Reparto PrometeoLanciano

jota 2011

Lo JOTA è

un evento promosso a livel-

lo mondiale dal coordina-

mento degli scout (WOSM)

per facilitare la conoscenza

e comunicazione fra gli

scout di paesi diversi. Il fondatore degli scout, Sir Robert Baden Powell,

pensava che la conoscenza e l’amicizia internazionale

fra i giovani fossero il più importante contributo per

scongiurare future guerre. Nella giornata del Jamboree

(la terza domenica di Ottobre) gli scout di tutto il

mondo provano a contattarsi via radio ed internet per

stabilire un canale di comunicazione e conoscenza

con gruppi vicini e lontani. Ogni anno, oltre alle nor-

mali attività di conoscenza, alla giornata viene anche

dato un tema. Ogni gruppo che partecipa all’evento

proverà a realizzare delle attività in autonomia per

affrontarlo e discuterlo con i propri ragazzi. Il tema del 2011 è stato l’emergenza.

I radioamatori della Toscana hanno dato supporto ai gruppi scout nella realizzazio-

ne di una stazione radio, fornendo sia l’attrezzatura sia le competenze necessarie

per il buon funzionamento della stessa.

In queste foto, gli scout Cngei della sezione di Borgo

a Mozzano - Mediavalle durante l’ultimo Jota

per saperne di più:

https://www.jotajoti.org/

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dalle sezioniBo

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Lanc

iano

Page 9: Scautismo_marzo_2012

tutti pazzi per

SCOUTDOORArrampicata, bicicletta, tiro con l’arco…

ma anche ponte tibetano, pallascout, montaggio tende… e ancora pallavolo, scala di corda, manualità! Senza dimen-ticare la tecnicissima “slackline”, la co-struzione del tavolo e poi la base dedica-ta all’ambiente, con le eliche colorate, i giochi d’acqua e gli aromi da riconoscere “a naso”. Tutto questo (e molto di più!) è stato Scoutdoor, una grande festa scout organizzata dalla Sezione di Arenzano sabato 24 e domenica 25 settembre 2011 all’interno del Parco Negrotto Cambiaso: dodici diverse opportunità di divertimento, emozione e sfida che hanno attratto e coinvolto quasi seicento bambini e ragaz-zi, un intero fine settimana alla scoperta dello scoutismo e delle tante esperienze entusiasmanti e avventurose che vivono i lupetti, gli esploratori e i rover del Cngei! All’interno del Parco sono state allestite dodici basi di attività divise in tre settori: giochi all’aria aperta (basi gialle, colore della Branca L), vita all’aria aperta (basi verdi, colore della Branca E), sport all’aria aperta (basi rosse, colore della Branca R). Mentre alcune basi si raccontano da sole, come la pallascout o la pallavolo, il montaggio delle tende o l’arrampicata su parete artificiale, altre meritano qualche spiegazione in più… Ad esempio la base pionierismo, dove bambini e ragazzi han-no imparato a fare i nodi, ammirato un “campo scout in miniatura” e costruito un vero e proprio tavolo in legno con panche; la base manualità, dove hanno lavorato il cuoio e creato la carta marmorizzata;

pa, alimentata dal pannello solare, che movimentava un gioco di riciclo dell’ac-qua), ambiente “aria” (con una suggestiva e colorata riproduzione delle pale eoliche e della fotosintesi clorofilliana) e ambiente “terra” (dove si imparava a riconoscere i gusti e i profumi dell’orto, piantare con cura i semi locali, fare la raccolta diffe-renziata); infine la base slackline, eser-cizio di equilibrio - quasi impossibile ma molto divertente - su un fettuccia elastica sospesa tra due alberi! Nella cornice di per sé suggestiva del Parco di Arenzano, ogni base ha avuto la sua scenografia: un grande striscione

per saperne di più:

http://[email protected]

colorato e un pannello ricco di foto, per illustrare il tema della base e soprattut-to raccontare come l’esperienza scout sia legata a tutte le attività di Scoutdoor! Al momento dell’iscrizione, bambini e ragazzi hanno ricevuto un “buff” con il logo (per chi non lo sapesse, il buff è una bandana milleusi) e una tessera puzzle da completare con il maggior numero possibile di basi: in palio, sim-patici premi offerti dai molti esercizi commerciali di Arenzano che hanno sponsorizzato l’evento. All’interno del Parco è stato allestito anche il ten-done scout, con una piccola mostra fotografica sulla storia del Cngei di Arenzano, mentre per spuntini e me-rende ha funzionato a pieno ritmo il punto ristoro, che ha preparato ben 140 kg di panissa genovese.Un’impresa così era difficile da re-

alizzare da soli, ma diventava possibile con l’aiuto e la collaborazione di chi, come noi, ha a cuore i giovani e il loro futuro. Un grazie speciale va in primo luogo al nostro Cngei, che ha creduto al progetto “Scoutdoor” e ci ha aiutato a realizzarlo! Ma ringraziamo anche la Regione Liguria, il Comune di Arenzano, e in particolare l’Assessorato Ambiente, il Team MTB

la base bici, con una sfida a staffetta su un percorso piuttosto impegnativo lungo i sentieri del parco; poi la base ambiente, a sua volta divisa tra ambiente “fuoco” (con un vero pannello solare in funzione),ambiente “acqua” (con una piccola pom-

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nodalle sezionidalle sezioni

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“Senza Senso”, il Gruppo Alpini di Aren-zano e infine la Croce Rossa, che non solo ha garantito la necessaria assistenza alla manifestazione, ma è stata anche protagonista dell’animazione di sabato pomeriggio: una simulazione di soccorso che ha divertito grandi e piccoli. Tutta la nostra gratitudine va ancora agli adulti scout della Sezione Cngei di Ge-

Oltre alle numerose attività sportive - pallavolo, tiro con l’arco, staffetta con le

bici, arrampicata, ponte tibetano - c’erano anche quelle più legate alla vita scout, come le costruzioni, il montaggio delle tende, la manualità, l’ambiente e per finire la palla-scout! Le Mute del nostro Branco e le Pat-tuglie del nostro Reparto hanno partecipato con entusiasmo, divertendosi un sacco, ed io, come lupetta, penso sia stata l’avventura più emozionante vissuta agli scout… Molte mamme e molti papà si sono complimentati per l’iniziativa e, cosa più importante, oggi abbiamo tanti nuovi iscritti! Quando entravi nel Parco, ricevevi una tes-sera dove erano indicate le basi, in modo che ogni attività che facevi ti veniva timbrata e, alla fine, chi aveva affrontato tutti i giochi riceveva una… sorpresa! Adesso scopriamo le varie attività! Per primi i giochi all’aria aperta, con il colore giallo: pallascout, ponte tibetano, scala di corda e slackline (striscia elastica sospesa da terra sulla quale dovevi cam-minare senza appigli a cui aggrapparti!). Tutti questi giochi erano bellissimi anche se, devo dire la verità, la slackline era mol-to difficile… I giochi che hanno avuto più successo sono stati la pallascout (c’erano un sacco di bambini a volerci giocare!) e il ponte tibetano (c’era una fila lunghissima!). Poi le basi di vita all’aria aperta, con il colore verde: tende, costruzioni, manualita’ (di-segni con tempere e acqua ragia, scatoline con carta marmorizzata, braccialetti in cuo-io con scritto il tuo nome) e ambiente (rap-presentazione della fotosintesi clorofilliana, gioco sul ciclo dell’acqua, gioco dove si doveva indovinare il nome della piantina da annusare, preparazione di una piantina di fava). Anche questi giochi sono stati molto belli, soprattutto il disegno! Infine, gli sport

Un giorno SPECIALEArenzano, 24 e 25 settembre 2011, Parco Negrotto Cambiaso: al

di là delle nostre più rosee previsioni… eccoci in 600 bambini,

tutti desiderosi di provare ogni base con il suo gioco!

nova e, soprattutto, a papà e mamme dei nostri ragazzi: insieme ci hanno aiutato a gestire le basi di attività e hanno affrontato l’inaspettato tour de force con entusiasmo e pazienza… Infine, grazie a tutti i bambini e ragazzi che hanno giocato con noi a Scoutdoor! E’ stata una festa bellissima che ricorderemo per sempre.

La Sezione di Arenzano

all’a-r i a aperta, con il co-lore rosso: pallavolo, tiro con l’arco, bicicletta e arrampicata (alta quasi 7 m!!!). Tutti questi giochi erano fantastici e adesso si vedono i risultati… molti bambini hanno voluto entrare nel nostro branco e diven-tare lupetti!

Marianna Branco Fiore Rosso

Sezione di Arenzano

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nodalle sezioni

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Il campo: occasione di collaborazione Ciao amici,

sono Robinson Crusoe e non ho bisogno di presentazioni: ormai tutti, o quasi, già mi co-noscono per aver letto le mie avventure narrate nel celebre romanzo di Daniel Defoe o per averle ascoltate con grande interesse. Sì, vi scrive il più famoso naufrago della storia che sopravvisse a lunghi anni di solitudine.Ma sicuramente sono in pochi a conosce-re la mia ultima avventura, nata per caso durante una passeggiata in alta montagna tra i boschi del Trentino. Io sono alla ricerca di funghi per dar più gusto al risotto che sto cuocen-do, quando arrivo in una radura dove alcuni scout sono intenti a montare le tende, così decido di seguirli per tutta la set-timana.Sono il reparto Estote Pa-rati di Spinea (VE) e il re-parto Thunder di Cernobbio (CO) che si sono incontrati per la prima volta la mattina stessa quan-do, con lo zaino stracarico di allegria e aspettative per il campo estivo, si sono diretti verso Castello Tesino (TN).I primi giorni gli scout sono impegnati nelle costruzioni di cucine, tavoli e ripari per di-

fendersi dal tempo incerto che rovi-na sempre i gio-

chi notturni. Intanto i due reparti, lentamente,

fanno amicizia quasi senza accorgerse-

ne, chiedendosi l’un l’altro aiuti o materiali di-menticati a casa e collaborando insieme per far meno fatica.

Al quarto giorno non c’è già più

la timidezza del primo incontro e i

due reparti cantano a squarciagola un ritornello

diretti verso il parco naturale in val Malene. Sono stati incaricati di liberare il letto di un fiume, principale fonte di energia idroelettrica della zona, da rami e tronchi. Credo di non aver mai visto uno scenario migliore di collaborazione, che non si placa nemmeno di fronte al continuo getto d’acqua

gelata sui piedi. In poco tempo il letto del fiume è sgombro da qualsiasi legnetto e finalmente l’acqua può di nuovo scorrere veloce senza ostacoli.Avevo già capito l’im-portanza del gioco di squadra durante le mie avventure: solo con l’aiuto di altre persone sono riuscito a soprav-vivere a lunghi anni di naufragi perché mi han-

no potuto consigliare nuove tecniche che non conoscevo (il pionierismo, l’agricoltura …) e poi anch’io insegnavo loro le mie competenze acquisite da altri.Solo al termine del dovere, gli scout possono divertirsi con una gara di spruzzi, ma ben pre-sto l’appetito si fa sentire e sono costretti ad una pausa pranzo. Mentre mangiano, con l’aiuto di una chitarra, intonano canti che parlano di capacità esagerate dello scout e (vedi il caso!) dell’im-portanza della cooperazione nel gruppo.Nel pomeriggio il lungo ritorno immerso nei dolci profumi e delicati suoni del bosco. Infine una meritata doccia (fredda!).Verso sera arriva per me una grande sorpresa: i due reparti, accortisi della mia presenza, decidono di orga-nizzare una festa in mio onore liberando la loro fantasia in piatti

squisiti. Con grande operosità, le pattuglie si suddividono gli incarichi per essere i primi ad accendere il fuoco e portarmi velocemente i piatti, ammetto, da leccarsi i baffi. C’è chi cerca legna asciutta, chi la taglia, chi controlla il fuoco, chi cucina e chi, di nascosto, cerca di assaggiare.La cena, che le pattuglie preparano con i soli ingredienti che sono stati consegnati dal cam-busiere, si compone in primo piatto, secondo, contorno e dolce. Ho mangiato in abbondanza controllando anche la velocità di consegna, la presentazione del piatto e la pulizia della cucina per nominare, a fine campo, la pattu-glia “cuciniera”. Rimango sorpreso quando mi viene mostrato il piatto inventato in mio onore da una pattuglia: “barchette di peperoni farciti”, che mi ricordano ancora adesso le mie avventure in mare.Stremati dalla fatica di una giornata impegna-tiva gli scout si accingono ad andare a dormire … solo dopo aver lavato tutte le pentole! E io passo a dar loro una buonanotte meritata.Riparto, infine, alla ricerca di nuove avventure e ancora una volta sopravvivrò (spero) grazie alla collaborazione, così come oggi ho imparato.

Buona Caccia,Robinson Crusoe

(Davide Garbin, Reparto Estote Parati, Sezione di Spinea)

Sono sopravvissuto per anni grazie al gioco

di squadra

L’ultima avventura di Robinson Crusoe in Trentino

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Inizio di agosto 2011 : mancava poco, sabato 6 sarebbe iniziata la

nostra prima vera avventura, il primo campo estivo in assoluto del nuovo reparto Moon Lions. Nessuno di noi sapeva esattamente cosa ci aspettava, l’ansia era tanta ma la vo-glia di cominciare anche di più, e se è vero che ogni campo inizia con un viaggio, il primo viaggio abbiamo dovuto affrontarlo nelle no-stre insicurezze.Ma, appena arrivati al campo a Pieve Tesino (Tn), nonostante il tempo non esattamente favorevole, i dubbi hanno lasciato il posto all’entusiasmo, che ci ha condotto per tutta la settimana. Cosa saranno mai tre giorni di brutto tempo per un esploratore? Proprio niente! Le tende sono state montate presto e bene, le cucine da campo sono state costruite sotto la pioggia continua dell’intera giornata di domenica ; ci sono stati altri momenti difficili, come quando dovevamo andare a prendere la legna bagnata nel bosco, o quando non riuscivamo ad accendere il fuoco.La pioggia non ci ha fermato, la fatica nem-meno, e abbiamo affrontato tutto sempre con un sorriso. Poi al martedì è uscito finalmente un sole convinto, che ha aggiunto allegria

esteriore a quella che già avevamo dentro !La settimana è trascorsa tra avventure, gio-chi, canti e scherzi seguendo il filone di una strana ed imprevedibile storia che ci ha fatto riflettere, accompagnati dai componenti del nostro staff trasformatisi per l’occasione in SuperMario Bros, PacMan, Lara Croft, Bat-man, la winx Tekna e il Vecchio dell’Alpe.L’hike è stata la prova più memorabile di que-sto campo : dovevamo raggiungere una grotta, ben nascosta nei meandri di una montagna, dove uno speleologo ci aspettava per guidarci.

Tutto intorno a noi ha reso piacevole quel sentiero in salita, le chiacchiere, le risate, la cascata, la stanchezza, la pausa per un’ottima salsiccia gigante trentina cucinata lungo la strada, gli incoraggiamenti e le mani tese per aiutare i compagni lungo la salita, la nostra determinazione.

Guardandoci negli oc-chi i nostri capi hanno visto quella luce che senza parole comuni-cava che ci credevamo davvero… E sulla ci-ma ecco finalmente la grotta, una veduta che ci ha lasciato in estasi dopo una giornata di cammino.Non c’è dubbio, di stra-da ce n’è ancora tanta da fare e abbiamo an-

Melissa, Stefano, Paolo, Giuseppe, Raffaella, Robertostaff del reparto Moon Lions

Vicenza 5

cora tante cose da imparare, ma sono stati sette giorni di scoperte e di collaborazione, abbiamo capito che l’esperienza è una mae-stra severa, che prima ti fa fare l’esame e poi ti spiega la lezione.All’ultimo fuoco di bivacco, con l’avventura che ormai volgeva al termine, qualcuno di noi aveva il nodo alla gola preparando e assaggiando lo speciale “cocktail delle sensazioni” dedicato con un brindisi a tutti coloro che hanno reso questo campo uno stimo-lo alla consapevolezza e alla gioia.L’ultimo giorno la bandiera si è dispiegata con un colpo di vento proprio al “click” della foto di gruppo ufficiale, quasi a ricordarci chi siamo, e che niente e nessuno potrà far-ci mai scordare: ragazzi che vanno incontro alla vita col sorriso e con la voglia di fare !

Nessuno di noi sapeva esattamente cosa ci

aspettava, l’ansia era tanta ma la voglia di cominciare

anche di più

frammenti di un’Avventura Straordinaria

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Allegria spirito di fratellanza e sole ,co-cente: sono questi gli elementi

che accomunano il campo scuola estivo, un evento che per la prima volta mi ha visto partecipe nell’area servizi: io, Carlotta, esploratrice del terzo anno del 4° reparto Navahos di Firenze. Il mio servizio al campo scuola si è svolto dal 21 al 27 di agosto. Sin dall’inizio di respirava aria di gioia provenien-te da tutto il campo, da chi faticava costruendo le tende per accamparsi, da chi per la millesima volta puliva i bagni e anche da chi arrivava al campo con il sorriso sapendo che avebbe tagliato pomodori e fritto melanzane per gran quantità di tempo. È stato strano aver constatato con i propri occhi che i capi, se ci si mettono d’impegno, possono risultare pazzi e caotici quasi più di noi esplo!Il campo è trascorso serenamente ed il tempo è volato, ho fatto nuove amicizie con corsisti e servizi ed ho rafforzato rapporti con persone che conoscevo già. Per la maggior parte del tempo sono stata in cucina ma sono comunque riuscita a sgattaiolare all’aperto e vedere il campo scuola in tutti i suoi aspetti: sia quelli ufficiali sia quelli di divertimento.

Durante il campo scuola c’era la possibilità di par-tecipare alle plenary, dei momenti in cui un capo o un esterno parla di argomenti specifici. Come una lezione, ma naturalmente più divertente! Nel corso dei giorni ho partecipato solo a quella della Mab (penso la conosciate un po’ tutti, o almeno questa è stata la mia impressione. Non c’è uno che non sappia chi è Maria Angela Botta!) sulla storia dello scautismo. Mi ha fatto venire la pelle d’oca quando raccontava dello scautismo in maniera così attenta e dettagliata. Personalmente credo che sarebbe bello riproporla a noi del reparto come attività perchè se abbiamo un foulard al collo significa che un giorno c’è stata una promessa e se vogliamo tenere nel tempo questo impegno dovremmo informarci su cos’è stato, cosa è e cosa sarà lo scautismo!Può sembrare banale e scontato ma è stata un’espe-rienza significativa poichè ho cominciato ad osservare e sperimentare cioè che il futuro mi riserva nel mio percorso scout. Carlotta SapuppoNon è consueto che una Esploratrice presti servizio a un campo scuola, ma i genitori di Carlotta erano entrambe al campo e lei ha collaborato (ndr.)

Una delle scelte più grandi della mia vita è stato fare una promessa, una promessa

strana forse, quasi assurda per qualcuno, ma io ci ho creduto, ci credevo e ci credo ancora, per cui l’ho fatta. Questa promessa mi ha portata a mettermi in gioco, a dubitare di me stessa, mi ha messa di fronte a cose, persone, luoghi, fatti e problemi che mai mi sarei im-maginata. Questa promessa mi ha dato la possibilità di capire cosa fosse importante per ognuno di noi, e come le percezioni cambiassero da occhi ad occhi.Giocando con lei, andandoci in giro, portandomela dietro, mi sono stancata, arrabbiata, infastidita, ma anche e soprattutto sono cresciuta, mi sono divertita ed anche commossa. Ho imparato che IO non sono nessuno senza gli altri. Ho imparato che IO sono importante tanto quanto chiunque altro. Ho imparato che quando questo chiunque altro si fida di me, allora forse per lui il mio IO è il sole.Ho deciso di mettermi in gioco di più, sempre di più, fino ad essere il punto di riferimento di molte pro-messe più giovani. Loro sono diventati la mia vita, la mia benzina ecologica, i miei sorrisi , la mia voglia di andare avanti anche quando le difficoltà superavano le cose positive. Anche se sembrava che non ce ne fossero di cose positive, con i loro sorrisi ho imparato a cantare anche dopo che il diluvio universale ci aveva rotto le tende. Ho imparato che un mare di fango e i vestiti bagnati possono essere la giostra migliore del luna park. Ho imparato ad essere genuina e sincera, ma soprattutto ho imparato a non avere paura a mostrare me stessa. L’ho imparato da loro e a loro io lo voglio insegnare.Uno dei problemi più grandi nel fare questa mia espe-rienza all’estero è stato che partire avrebbe significa-

to lasciare i loro sorrisi a casa. Avrebbe si-gn i f icato non poterli p o r t a r e con me e non essere al loro fian-co quando qualcun di lo-ro diventava più grande e se ne an-dava. Ora è ora, è quel momento e io non sono lì, sono qui. Ma sono anche lì, a 10mila chilometri da me , con il cuore, e li penso tutti , uno per uno nei loro vestiti troppo grandi o troppo piccoli e nel loro essere meravigliosamente sinceri e genuini. Uno per uno con i loro occhi e il loro viso illuminati dal fuoco, vicini, in silenzio, ad ascoltare con rispetto ciò che viene detto, un rispetto che io gli ho insegnato, e che spero non dimenticheranno mai.Mi piace essere qui. Ciò che sto facendo mi serve, per me stessa e per la mia laurea. Ma ho fatto una promessa, una promessa legata al cuore e ad altre promesse più giovani. Ed ora come ora quella pro-messa pesa, pesa tantissimo e vorrebbe essere a 10mila chilometri da qui.

Valeria“se firmi col nome completo vuol dire che sei giù

di morale” (citato dal VCR)

Da una scout lontanadiecimila chilometri…

Sii preparata... al campo scuola!

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Bassa

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sole stava tramontando all’orizzonte come un gigantesco frutto incendiato, ho scalato un altissimo albero per scrutare in lontan-anza il panorama. E quello che ho visto nel punto dove il cielo e la terra si incontrano per dar vita alla linea dell’orizzonte, care Lupette e cari Lupetti, è stato davvero uno spettacolo magnifico ed impressionante.

Le nuvole, rosate dal sole che lentamente tramontava, avevano formato un gigantesca scritta nel cielo, che annunciava a lettere mastodontiche a tutta la Giungla:

“CENTO ANNI”

Cosa significa questa scritta fatta di nuvole nel cielo del crepuscolo? Questa scritta ancora lontana che piano si avvicina, portata dalla forza sferzante del vento? Questo messaggio distante nel tempo, ma già abbastanza vicino da poter essere av-vistato sulla cima di un albero anche nel mezzo della Giungla?

Aspetto risposta da voi, Lupetti e Lupette… Scrivetemi e raccontatemi secondo voi cosa può significare questo strano messaggio che

la natura ha inviato a tutta quanta la Giungla dall’orizzonte lontano…

In attesa di una vostra risposta, vi mando un caloroso abbraccio, una leccatina sui vostri bei musi ed un ululato sempre più potente:

Salve portentose Lupette e famelici Lupetti della sconfinata Giungla Italiana!!!

Sono sempre io, il vostro fedele Waingunga Jones, che vi scrive, tramite il volo fidato di Chil, direttamente dalle profondità oscure della foresta, entro la quale spingo ancor oggi il mio cammino. Da bravo amico di tutti i lupi, sto ancora viaggiando paziente attraverso le lande più misteriose e lontane per portare a voi notizie delle straordinarie creature che popolano e colorano la Giungla.Ad esempio, l’altro giorno ho osservato da dietro un cespuglio dei Lupetti ruspanti e delle vivacissime Lupette fare scherzi ai propri fratellini di caccia per poi ridere con

quale hanno partecipato valanghe di Lupetti provenienti da ogni angolo della Giungla ro-magnola ed emiliana. Uno spettacolo meraviglioso cari miei Lupi!!! Ho salutato ed abbracciato i vincitori, e mi sono anche complimentato per l’ottimo im-pegno dimostrato da tutti i branchi parteci-panti.

Poi mi sono immerso nuovamente nel mio lungo viaggio. Sono tornato nella profondità oscura della Giungla, fino a costeggiare il gigantesco fiume Waingunga, al quale, oltre a tante splendide avventure, devo anche il nome con cui mi riconoscono da una rupe all’altra di questo lungo viaggio. E proprio mentre il

dalle profondità della Giungla!

[email protected]

loro a squarciagola. Si trattava del leggendario e fantas-magorico Primo Branco della Rupe di Reggio Emilia. Nelle loro lunghe Vacanze di Branco, dalle parti delle tane di Savognatica, hanno scoperto, grazie alla saggia gui-da di Akela ed alla grande esperienza di Baloo, cosa significa essere Cittadini del Mondo, e quanto sia importante rispet-tare ed amare la diversità e le particolar-ità di ciascuna creatura di questa Terra. Bravi Lupette e Lupetti, siate anche voi dei valorosi Cittadini del Mondo!!!

Poi, allontanandomi nuovamente tra gli alberi ed i cespugli, mi sono imbattuto anche in una gigantesca festa di altri lupi reggiani, e più precisamente della Rupe del Tiferet e del Secondo Branco di Reg-gio Emilia.

Mi chiedete perché sta-vano festeggiando? Ma come, non lo avete anco-ra saputo? Hanno vinto a pari merito il Torneo di Pallascout dell’Emilia Romagna, una gigantes-ca “Caccia alla Meta” con palla alla mano alla

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branca ellebranca elle

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C A C C I A AL SORR I S Ode L BRAnCO

Carissime Lupette e Carissimi Lupetti, finalmente

il volo fulmineo di Chil ha raccolto gli scatti di tantis-

simi valorosi reporter della Giungla, che hanno deci-

so di cacciare per vincere il Concorso Fotografico e d’Illu-

strazione aperto a tutti i lupi d’Italia.

Continuate ad inviarci le vostre foto e le vostre illustrazioni,

e ricordate che i Temi in cui cimentarsi sono:

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Bagheera

La Corsa delle FormicheNumero di Giocatori: Più Mute o Gruppi di Gioco.Terreno di Gioco: Pianeggiante di 200m x 10m.

Questo gioco è nato dalla intraprendenza del popolo delle formiche, che si allena ad avanzare in fila indiana nella Giungla per trasportare il più velocemente possibile il cibo che recano sulla schiena.

I lupetti e le lupette delle varie mute sono posizionati su file parallele e sono distanziati tra loro di 10-15m. L’arrivo è a circa 200 m. Al segnale, il primo lupo corre verso il secondo e ne afferra la cintura per di dietro con le mani ai fianchi. I due giocatori, così uniti, corrono verso il terzo e si uniscono a lui nel medesimo modo, per correre verso il quarto e così via, finché tutta la muta non sarà unita per compiere l’ultimo tratto del percorso. Vince la muta che arriva per prima al traguardo. Per la buona riuscita della corsa è importante che i giocatori della muta sappiano assumere la stessa cadenza di corsa. Se durante la corsa la fila si spezza, tutti i giocatori che lo compongono devono fermarsi, riunirsi e solo allora possono riprendere la corsa.

Il Balzo delle RaneNumero di Giocatori: Più Mute o Gruppi di GiocoMateriale: Un cordino lungo 2 metri per ciascuna muta o Gruppo di GiocoTerreno di Gioco: 30m x 20m

Questo gioco è praticato abitualmente dalle rane della Giungla nelle insenature della parte meridionale del Waingunga. Lo scopo è quello di allenare al meglio le loro zampette a balzi sempre più rapidi, così da sfuggire ai predatori e viaggiare più veloci lungo le rive del grande fiume. Le mute si schierano in fila indiana di fronte al campo da gioco a circa 4m l’una dall’altra. Al via, il primo lupo di ciascuna muta passa l’estremità della corda al secondo ed insieme fanno passare la corda tesa sotto le gambe di tutti gli altri componenti della muta, i quali, al passaggio della corda, debbono saltarla. Fatto saltare l’ultimo giocatore della fila, il primo giocatore rimane in coda alla muta, mentre il secondo ritorna all’inizio della fila, passa un’estremità del cordino al terzo e insieme lo fanno passare sotto le gambe degli altri componenti della muta. Il gioco continua fino a quando il numero 1 ritorna come capofila.

Punteggio: 10 punti alla Squadriglia che termina per prima, 8 alla seconda, 6 alla terza ecc. Si aggiudica 1 punto in meno qualora un giocatore lasci cadere l’estremità del cordino, o se un componente della Muta non salta al momento giusto.

Il Passo della Marmotta VedettaNumero di Giocatori: Una o due Mute o Gruppi di Gioco.

Materiale: Sonagli o campanelli, benda per gli occhi, un

guidone. Terreno: Pianeggiante e senza ostacoli.

Il popolo delle marmotte utilizza questo gioco per allenare le proprie vedette ad essere sempre

attente ad ogni possibile pericolo, così da proteggere le proprie tane da ogni genere di pericolo.

Un guardiano bendato viene posto lungo il percorso, come in figura. I giocatori anno dei sonagli

legati a gomiti e ginocchia. Essi devono raggiungere il guidone senza che il guardiano abbia sentito

nulla. Se sente un rumore, il guardiano indica con il braccio teso la direzione dove secondo lui c’è il

giocatore. Se la direzione indicata è esatta, il giocatore esce dal gioco, altrimenti prosegue. Vince

il giocatore che riesce ad impossessarsi del guidone: vince il guardiano se riesce a mandare fuori

gioco tutti i giocatori.

I n c a c c i a c o nLupi!!! Riconoscete il mio ruggito? Sono proprio io, Bagheera, la

pantera più agile della Giungla! In queste mie pagine potrete trovare

tanti giochi da proporre al branco per aguzzare il vostro fiuto e la vostra

agilità ed allenare le vostre zampe alla caccia…

Affilate le zanne e lanciatevi sulla preda!

Buona caccia lupette e lupetti!!!

Fuga dal Cocco DispettosoNumero di Giocatori: 2 o 3 Mute o Gruppi di GiocoMateriale: Un pallone ed un palo. Terreno di Gioco: 50m x 10m con un corridoio largo 5m. Un palo viene piantato ad una estremità di tale corridoio.

Questo gioco è utilizzato da molti popoli della Giungla per allenarsi a sfuggire al lancio antipatico di noci di cocco da parte delle scimmie dispettose che popolano le cime degli alberi.

Sul campo da gioco viene segnato un corridoio largo circa 5m. I giocatori si dividono su ciascun lato del corridoio, in modo che ciascuno sia accanto ad un avversario. Un giocatore della prima muta si mette all’estremità del corridoio. L’arbitro gli passa il pallone, il giocatore lo lancia a terra all’interno del corridoio, in maniera che rimbalzi il più alto possibile su uno dei lati, poi corre per andare a toccare il palo all’altra estremità del corridoio. La seconda muta cerca di prendere il pallone e di colpire con esso il giocatore prima che abbia raggiunto il palo. I giocatori della prima muta non possono toccare il pallone, ma possono cercare di ostacolare i giocatori avversari. Nessun giocatore può entrare nel corridoio. Uno per volta tutti i giocatori corrono nel corridoio. Un punto per ogni giocatore che raggiunge il palo senza essere colpito. Vince la muta che totalizza più punti.

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branca ellebranca elle

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«Non puoi restare un’altra notte soltan-to, rondinella? Sempre nella parte più povera della città c’è un giovane, curvo su un tavolo. Vorrebbe scrivere, ma ha le dita intirizzite dal freddo; il camino è spento e lui non ha i soldi per comprare la legna. Ti prego: prendi uno dei miei occhi di zaffiro e portaglielo!». Così la rondine staccò uno degli occhi del Prin-cipe e lo portò allo scrittore. Posò la pietra preziosa sul tavolo e se ne tornò via. Rialzando la testa il giovane scor-se, con enorme sorpresa, lo zaffiro. «E questo cos’è? Ma guarda, devo avere un ammiratore segreto! Adesso sì, posso finalmente finire il libro!».Il giorno seguente la rondine era al molo e osservava le navi pronte per salpare. «Stasera partirò per l’Egitto!», esclamò felice. E, quando sorse la luna, andò a dire addio al Principe.«Rondinella, resta con me un’ultima notte!». «L’inverno è alle porte! Devo andare!». Il Principe stette un attimo in silenzio, poi disse: «È caduta la prima neve e, quaggiù nella piazza, c’è una piccola fiammiferaia. Non ha venduto niente in tutto il giorno e, quando tornerà a casa, suo padre la picchierà. Prendi il mio altro occhio e portaglielo!». «No, resterò con te un’altra notte, ma non ti staccherò l’altro occhio, sennò diventerai cieco!». «Rondinella, ti prego: fai come ti dico!». Perciò la rondine staccò l’altro zaffiro col becco e lo fece cadere in mano alla bambina. La rondine si sentì pervasa da una tale felicità che tornò dal Principe e gli disse: «Ora che sei cieco resterò con te per sempre!». Il Principe cercò di protestare, ma la rondine fu irremovibile. Dopo un po’ il Principe le disse: «Fai un giro sulla città, rondinella, e dimmi quel che vedi!».La rondine volò sulla parte ricca della città e vide gente felice, che mangiava e si divertiva. Poi andò dove viveva la povera gente e vide bambini affamati stringersi uno accanto all’altro, in cerca

di un po’ di calore. Quando il Principe ebbe udito le notizie, disse alla rondine: «Io sono ricoperto di lamine d’oro puris-simo; staccale una per una e portale ai poveri!». Perciò, una alla volta, la ron-dinella staccò, col becco, tutte le lamine d’oro, finché il Principe non fu che una statua di piombo. Ma che felicità veder tornare un po’ di colore sulle guancine smunte di quei bambini!E, finalmente, scese, copiosa, la neve e ricoprì, col suo soffice manto, tutta la città. La rondine aveva sempre più freddo e tentava di scaldarsi battendo più velocemente le ali. Non voleva la-sciare il Principe, ma sentiva che stava per morire. «È tempo che tu parta per l’Egitto, rondinella!», le disse il Principe.«Non posso più andare in Egitto, Princi-pe...», sussurrò la rondine. Lo baciò sulla bocca e cadde a terra, morta.In quel momento si udì uno schianto secco: il cuore del Principe si era spez-zato... per il dolore...Il mattino dopo capitarono nella piazza il Sindaco e i Consiglieri. «Ma cosa è successo alla statua del Principe felice?», esclamò, sorpreso, il Sindaco. «Non ha più le sue pietre preziose! E anche le lamine d’oro che lo ricoprivano si sono staccate! E quest’uccello morto che cosa ci fa qui, eh? Signori, buttatelo nell’immondizia!». Così la statua del Principe felice fu tirata giù e fatta fondere. Ma il cuore di piombo del Principe non si voleva sciogliere.«Che strano!», disse l’operaio. E, senza pensarci oltre, lo buttò nella spazzatura, insieme alla rondine.Poi Dio chiese a un angelo: «Portami le due cose più preziose della città!».L’angelo ritornò, col cuore di piombo e con l’uccellino morto. «Hai scelto bene!», disse Dio. «Perché nel mio giar-dino, in Paradiso, questa piccola rondine canterà per sempre e il Principe felice vivrà in eterno nella mia città dorata...».

Oscar Wilde – “Il Principe Felice”

In cima al suo altissimo piedestallo la splendida statua del Principe felice do-minava la città. Il suo corpo era ricoperto da sottilissime lamine d’oro, gli occhi erano due zaffiri e, sull’elsa della spada, era incastonato un grosso rubino. «Che aspetto felice ha il Principe!», commen-tavano gli abitanti della città, passando nella piazza. «Peccato non poter essere sempre felici come lui!».Una notte una rondine passò nella piaz-za. L’inverno era alle porte e l’uccello stava volando a sud, facendosi guidare dalle stelle. Le altre rondini erano partite da un pezzo.Lei, invece, si era attardata; ma, ora, ave-va fretta di raggiungere gli amici prima che giungesse la neve. Vedendo la statua dorata del Principe pensò:«Che statua meravigliosa! Mi rannic-chierò tra i suoi piedi per ripararmi dal vento».Ma, proprio mentre stava ripiegando le ali, una grossa goccia d’acqua le cadde accanto.«Piove? In una notte così limpida e stel-lata?». Cadde una seconda goccia, poi una terza. La rondine scosse le piume irritata. Guardò in su, verso la statua, e cosa vide? Non erano gocce di pioggia, ma lacrime, che scendevano lungo le guance dorate del Principe.«Chi sei?», chiese la rondine stupita.«Sono il Principe felice».«E, allora, perché piangi?».«Per quello che vedo», replicò la sta-tua. «Quand’ero vivo e avevo un cuore umano ero sempre felice. I miei sudditi mi amavano molto e, quando morii, mi fecero questa bellissima statua. Ma, da quassù, vedo tutte le brutture e le miserie della mia città». Altre lacrime

sgorgarono dagli occhi del Principe, che parlò ancora:«In una misera casa, nella parte più povera della città, c’è una donna che passa le giornate a cucire davanti alla finestra. Il suo viso è magro e stanco ed è tormentata dal dolore per il figlioletto, che giace a letto con una gran febbre. Per favore, rondinella, aiutami! Stacca, col becco, il rubino della mia spada e portaglielo!».«Ma io devo andarmene subito in Egit-to! I miei amici mi stanno aspettando e, presto, verrà la neve!».«Aiutami solo per questa notte!», pregò il Principe. «Il bambino ha tanta sete e la sua mamma è così triste!».La rondine staccò il rubino dall’elsa della spada del Principe e volò via, sopra i tetti, fino alla misera casetta. La donna era tanto sfinita che si era addormen-tata sulla sedia e non si svegliò neppure quando la rondine le posò il rubino ac-canto. Il bambino, intanto, sigirava e rigirava, tormentato dalla feb-bre. La rondine tornò dal Principe.«Che strano...», gli disse. «Fa tanto fred-do eppure sento dentro un gran calore». «È perché hai fatto una buona azione», rispose il Principe.E la rondine si addormentò felice.Il giorno seguente la rondine fece un vo-letto per la città e, passando sulla misera casetta della donna, vide il bambino che, sfebbrato, guardava fuori dalla finestra, con, accanto,un grosso cesto di arance.«Guarda, mamma: una rondine! Ed è quasi inverno!». La mamma lo abbracciò e sorrise. Quando, la notte, riapparvero le stelle per indicarle la strada, la ron-dine volò dal Principe per dirgli addio.

Le parole generate dalla fantasia e dal cuore dei poeti sono così forti da volare come ululati di lupi, e da rimanere nell’aria per sempre, così che chiunque possa ascoltarle e sentirsi un po’ più libero e felice di prima.

Le parole che trovate qui a lato, care lupette e cari lupetti, sono state composte due secoli fa da uno scrittore inglese tra i più comici e fantasiosi che la nostra letteratura abbia mai conosciuto. Egli, però, non ebbe vita semplice. Dovette infatti combattere a lungo per la difesa dei propri diritti e della propria identità. Il suo nome era Oscar Wilde.

ULULATI ALATIIl principe felice

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branca ellebranca elle

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Immaginate di trovarvi con il vostro repar-to in un parcheggio accanto ad una rotonda molto trafficata, immaginate di essere pronti per un campo estivo molto, molto bagnato sul tema degli indigeni dell’isola di Rapa Nui (Pasqua c’entra qualcosa…), immaginate di ave-re davanti la prospettiva di una setti-mana all'insegna del divertimento sulle sponde di un lago, un lago vero. Imma-ginate di vedere i sorrisi spuntare sui volti dei vostri amici durante il quadrato di apertura, immaginate di poter andare in barca a vela da soli, senza istruttore, di poter navigare su zattere costruite da voi, immaginate di poter penetrare i segreti di una delle forze della natura: l'acqua. Fatto?Ebbene c'era una volta un reparto che si è trovato davvero in questa situazione, il Re-parto Aldebaran di Pistoia, il mio reparto.Mai ci saremmo immaginati, quella matti-na neanche troppo soleggiata del 17 Luglio, quello che ci aspettava. Eravamo un re-parto avido di avventure, eravamo indigeni dell’isola di Pasqua pronti a conquistare il proprio uovo, eravamo ragazzi e ragazze, uniti dagli stessi sentimenti, che non vede-vano l'ora di vivere otto giorni assieme.Il lago non ci deluse: grande, azzurro e pro-fondo, lo osservavamo, sdraiato accanto alle nostre tende, quasi volesse abbrac-ciarci, proteggerci e creare un posto che fosse solo nostro, dove il ritmo frenetico della vita quotidiana non potesse entrare, dove ci fosse spazio solo per il divertimento.Eppure la prima esperienza che avemmo in barca a vela, il lunedì, non fu un gran successo. Quel gior-no il vento soffiava verso nord e, ne-anche a farlo apposta, noi dovevamo andare verso sud. E così, dopo una ripassatina veloce di termini tecnici quali cazzare, lascare, orzare, randa, deriva e via dicendo cominciammo la nostra prima prova sulle acque del Bi-

lancino e con essa cominciarono anche le urla dell'istruttore che ci diceva cosa fare, la costante paura di cadere in ac-qua, gli schizzi che, dispettosi, arriva-vano fino a noi, la voglia di imparare, di riuscire...Nonostante tutto il vento ci spingeva sempre più verso nord e così tornammo a riva, un po' scoraggiati, ma contenti di averci provato.La sfida con il lago, però, era appena co-minciata e poco dopo tornammo all'at-tacco, stavolta con le zattere; c'era chi aveva costruito la propria solo con le camere d'aria, chi con tubi e un po' di le-gna, c'era chi si vantava del fatto che la propria zattera galleggiava meglio e chi cercava di destreggiarsi tra gli spruz-zi, ma negli occhi di tutti si rifletteva la stessa emozione: soddisfazione. Sod-disfazione per aver creato delle zattere che riuscissero a resistere al lago, per aver pagaiato con la propria pattuglia fino alla riva opposta, per aver vinto,

almeno stavolta, contro le onde, il vento, i pregiudizi, la paura di non riuscire...Ma il nostro capo reparto ci ha anche inse-gnato che non sempre l'acqua è tranquilla come lo era quella del nostro lago, a volte essa può mostrare la sua forza improvvisa-mente, cogliere l'uomo impreparato e ma-gari trasformare una simpatica nuotata in tragedia. E così abbiamo imparato anche la posizione di sicurezza da tenere in momenti di pericolo in acqua, il modo giusto per sal-vare qualcuno che non sa nuotare o per ca-ricarlo su una barca.Ma non sono mancati al campo anche i momenti tipici di tutti i campi estivi: gli hike in una chiesa abbandonata, vicino ad

un cimitero e in un convento di frati che hanno pregato tutto il tempo, il terrore

della notte, le risate il giorno dopo ac-corgendosi di cosa ci aveva spaventati nel buio, quell'organo che ci sembra-va suonasse da dentro la chiesa. E

poi gli splendidi panorami, la gara di cucina, le serate passate a cantare attorno

Vele, zattere e... cinghiali!

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branca e branca e

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al fuoco di bivacco, osservando i volti sorri-denti degli amici rischiarati dalle fiamme e ancora le risate, il gioco notturno, le ispe-zioni improvvise, i punteggi tanto sudati (più o meno), la temuta visita del rappresentan-te della protezione civile (eravamo Cam-po A.i.b. ossia Anti incendio boschivo) che avrebbe giudicato le condizioni del nostro campo...Una notte abbiamo addirittura visto tre cuccioli di cinghiali che ci hanno costret-to tutte le sere a rimettere a posto ogni cosa per evitare di attirarli con avanzi di cibo lasciati a giro, cosa che non gli ha comunque impedito di farci visita molto spesso e di salutarci con sonori gru-gniti, spaventando tutto il reparto.E in tutto questo tempo il lago è stato là, come addormentato, a vegliare su di noi, aspettando che di nuovo tornas-simo a giocare con lui.E noi siamo tornati.Sabato eravamo di nuovo pronti a com-petere con l’acqua, ma stavolta non sfi-davamo soltanto il lago ma anche i nostri compagni.È iniziata così la tanto attesa regata e in quelle barche dove ormai ognuno di noi aveva un ruolo, su quell'acqua che ormai avevamo imparato a conosce-re, per la prima volta ci siamo sen-titi in grado non di vincere contro il lago, ma di collaborare con lui, non di combattere contro il vento ma di sfruttarlo in maniera che ci aiutas-se, non di urlare contro le vele se non erano nella posizione giusta, ma di fare in modo, grazie a quello che avevamo imparato, che ciò ac-cadesse.Ed è stato incredibile ma ce l'ab-biamo fatta, siamo riusciti a gui-dare le barche a vela, contro tutte le previsioni possibili, la paura, noi ce l'abbiamo fatta.Soddisfazione.

La regata è finita ex aequo e così ab-biamo stabilito che la pattuglia che avrebbe scelto il nome migliore per la barca a vela avrebbe vinto la gara. "Credevo peggio" è stato l'appropria-to nome scelto dai Falchi con il quale si sono aggiudicati il primo posto nella Regata del Bilancino.Subito dopo ci siamo lanciati di nuovo sul lago, ma adesso con le zattere. È

straordinario quanto su una zatte-ra ci sia bisogno di collaborazione, quanto si debba essere uniti per riuscire a fare anche solo un me-tro, quanto ci si renda conto di essere una parte fondamentale di un organismo che senza di te non funziona, come nelle bar-che a vela, come in pattuglia.E abbiamo di nuovo gareggia-to contro i nostri compagni cercando di vincere e abbia-mo di nuovo affrontato l'ac-qua pagaiando tutti insieme e ci siamo di nuovo divertiti giocando con il lago.Soddisfazione.Ma arriva, come sempre, il momento dei saluti: si salutano le tende che

ci hanno ospitato tutte le notti, si salutano i tavoli che

ci hanno visto cucinare tutti i giorni, si salutano il fuoco di

bivacco, gli amici, i compagni, quel posto dove magari anda-

vamo ogni tanto per cercare un po' di pace e poi si saluta il lago,

quello stesso lago che ci ha ac-compagnato durante tutto il cam-

po, quello stesso lago che abbiamo imparato a vedere come un amico.

Ma forse qualcosa rimane, oltre a tutto ciò che abbiamo imparato sulle

barche a vela, sulle zattere, sull'ac-qua, forse qualcosa rimane, un' emo-

zione che colorerà i nostri ricordi ogni volta che penseremo a questo campo:

soddisfazione.

Alessandra CalvaniReparto Aldebaran

Pistoia

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branca e branca e

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Dal 12 al 22 Agosto 2011 il Reparto Araba Fenice del Gruppo Eboli 1 ha

vissuto un’altra favolosa avventura nel Parco Na-zionale d’Abruzzo Lazio e Molise. Sede meravigliosa del nostro Campo Estivo è stato Cardito di Vallero-tonda in provincia di Fro-sinone. Un campo eccezionale, im-merso nei bellissimi boschi della zona, con la presenza dell’azzurrissimo lago Selva che ci ha permesso di svolgere alcune attività con canoe e pe-dalò. L’ esperienza più stratosfe-

rica l’ha vissuta, però, la Pattuglia Leoni, che si è cimentata nella costruzione della tenda sopraelevata, che ha richiesto due giorni di impegno costante. La nostra

pattuglia è formata dal capopattuglia Roberto, dal vice Luca, dal terzo di pat-tuglia Michele e dai pattugliotti Denis e Zaccaria, che però al campo non c'era. Siamo arrivati a destinazione carichi di entusiasmo: le settima-ne precedenti ci avevano visti molti impegnati a preparare il progetto della tenda e quindi, finalmente, po-tevamo realizzare ciò che avevamo

sempre sognato! Il piano d’appoggio era sor-

r e t t o

Cardito di Vallerotonda: l'avventura dei Leoni

da 4 treppiedi alle estremità, interrati di circa 50 cm nel terreno (che fatica scava-re queste buche in quel terreno durissimo!). In cima ai treppiedi ab-biamo sistemato sei pali ognuno di 3,5 m formando un peri-metro rettangola-re, al di sopra ab-biamo sistemato 5 pali-travi sorretti da altrettanti pali-pilastri, ovviamente con legature mol-to rigide e perfette vista la loro impor-tanza, poiché una co-struzione traballante avrebbe dato non po-chi disagi, soprattutto di notte!. Terminato lo sche-letro della tenda, come ba-se abbiamo usato 5 tavole da ponte di 4 m, 5 tavole da ponte di 3 m e 2 pedane quadrate di 50 cm di lato. Alla fine abbiamo montato la tenda ed è stata una grande emozione vederla poi terminata dopo tanta fatica. Ov-viamente in questa favolosa impresa ci ha guidati ed aiutato il nostro Capo Reparto Cosimo, ma anche il resto del Reparto ci è stato di grande aiuto incoraggiandoci sempre e quando al terzo giorno di campo l’hanno vista realizzata, tutti sono rimasti a bocca aperta!

Roberto PecciReparto Araba Fenice

Eboli 1

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Capi Pattuglia tutti a scuola Puglia & Basilicata

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branca E branca E

to che ciascuno indossava quello del colore del gruppo di appartenenza. Dopo che si sono presentati, l’Incari-cato regionale, Maria Cristina Petralla, e il Capogruppo del gruppo di Lecce, alcuni capi, impersonando la parte di marinai, hanno distribuito ad ogni partecipante un sacchettino. Di que-sti alcuni contenevano paprika e altri cannella. Gli aspiranti capi pattuglia hanno scoperto così come erano divisi in due gruppi. Sono stati poi annunciati i capi di ciascun gruppo, che si sono poi separati per raggiungere ciascuno il luogo prestabilito per le attività.Le attività sono state tante e diverse. Una delle più divertenti del gruppo Paprika è stata la ricerca per decifrare un messaggio in codice, che quando finalmente è stato decifrato, indirizza-va ad un bar, che però nel frattempo aveva già chiuso i battenti. Ma il giorno successivo, dopo aver tanto atteso la

Ogni anno tutti i capi pattuglia e gli esploratori al quarto anno del Cngei frequentano un cor-

so di formazione per essere meglio preparati a guidare una pattuglia. Si tratta di un’occasione di crescita e di formazione veramente importante che viene organizzata a livello regionale.L’anno scorso il corso per la Puglia e la Basilicata il corso si è tenuto a Lecce, presso la sede del gruppo lo-cale. A partire da sabato pomerig-gio 20 novembre e fino a domenica 21, circa cinquanta ragazzi e ragazze provenienti dalle due regioni, si sono incontrati per vivere insieme questa esperienza così divertente.Come di consueto per ogni riunione scout, l’inizio delle attività è stato pre-ceduto dal Quadrato di apertura. A ciascuno degli scout è stata conse-gnato un foulard di colore arancione, per renderli tutti uguali, dal momen-

riapertura, la sorpresa è stata che “i premi” non erano nulla di importan-te, erano solo simbolici. Così l’attività consisteva proprio nella collaborazio-ne di una pattuglia. Mentre l’attività più divertente del gruppo Cannella è stato costruire il giornalino. L’ attività consisteva nello scrivere una storia che aiutasse i prossimi capi pattuglia a educare i propri pattugliotti; tutto il lavoro è stata un’occasione per socia-

lizzare meglio.I momenti più importanti sono stati quelli della condivisione, quando i capi e gli altri partecipanti hanno raccon-tato agli aspiranti le loro esperienze. Sono stati dei racconti molto utili, che sicuramente serviranno ai novelli capi pattuglia durante le loro uscite e le loro esperienze.Alla fine a tutti è stato consegnato un attestato di partecipazione e un cd contenente le foto scattate du-rante il corso e il libretto del corso stesso. L’esperienza è stata uni-ca nel suo genere e molto diver-tente per tutti noi capi pattuglia.

Natalia Mastrosimone(Pattuglia. Antilopi)

Francesco Cristiano Colacicco (Pattuglia Rinoceronti)

Reparto Oasi Santeramo-Bari 9

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Domenica 13 febbraio 2011, in occasione del campetto di formazione Agesci del

reparto pugliese per il Jamboree, insieme ad una parte del reparto sud Cngei , i ragazzi di Puglia e Basilicata, si sono incontrati per passare una mattinata insieme. L'incontro si è tenuto a Giovinazzo, in provincia di Bari.

Noi del reparto Hobbit di Matera siamo parti-ti alle 8,00 di mattina per arrivare sul posto alle ore 9,30. In ogni incontro scout che si rispetti, non può di certo mancare un'attività che unisca tutti come veri fratel-li. Infatti, il nostro Vice capo reparto dello staff jamboree, Alessandro, ha organizzato una ma-gnifica attività per spie-garci ogni nuvoletta del fantastico logo del jamboree 2011. Noi del Cngei, divisi in gruppi di

due, abbiamo sistemato una sorta di labirinto con fili di lana, divisi per colori. Partendo da un grande albero, questi ultimi prendevano strade differenti, attorcigliandosi tra alberi e cespugli. Alla fine dei fili di lana c'erano le varie tappe. La tappa sul logo dell'albero

consisteva nell'asso-ciare correttamente le impronte di alcuni animali con figure di animali; la tappa sul logo dell'alce consi-steva nella realizza-zione, sulla musica della canzone “Il coccodrillo come fa?”, di un'altra can-zone con le parole Alce, Moneta, Can-delabro, Specchio e Jamboree, ed inventarsi dei movimenti; la tappa sul logo della colomba consisteva nella realizzazione di spille con dei nastrini colo-rati, a formare la bandiera della pace. Suc-cessivamente queste spille potevano esser regalate a qualcuno nel campo, come sim-bolo di pace. La tappa sul logo del monociclo consisteva nella realizzazione di un attrezzo ginnico per lo sviluppo dei muscoli delle gambe; la tappa sul logo della candela consi-steva nel mettere a disposizione degli oggetti o immagini provenienti da tutto il mondo, e

scrivere di ognu-no cosa ci faceva venire in mente; la tappa sul logo delle stelle consi-steva nel mettere a disposizione del cartoncino su cui realizzare delle stelle e scrivere 2 aspettative per il Jamboree. Alla fine

veniva fuori una costellazione. La tappa sul logo della barca con i pesci consisteva nel trovare, su un elenco,quali erano dei pesci e quali no; la tappa sul logo della tenda cosisteva nel montare e smontare velocemente una tenda igloo; la tappa sul logo del fuoco consisteva nell'accenderne uno in pochissimo tempo e bruciare nel minor tempo possibile uno spago posizionato sul fuoco ad un'altezza di circa 50 centimetri.Il posto era un centro di acco-

glienza religioso, non era molto grande, ma confortevole. Appena siamo arrivati, abbiamo aspettato che i nostri fratelli Agesci finissero il quadrato e poi, mentre loro erano in chiesa per la messa, noi abbiamo iniziato a prepa-rare l'attività. Meno male che sono andati in chiesa, ci hanno concesso del tempo prezioso per ultimare i preparativi dell’attività.Finalmente alle 11,00 abbiamo comin-ciato.L'attività non si è svolta proprio come nei nostri programmi, infatti inizial-mente seguivano i fili di lana, ma dopo un po' sono andati direttamente alle postazioni prestabilite senza l'aiuto del percorso di lana. Insieme abbia-mo riso e scherzato, e per conclu-dere una giornata di “gemellaggio” bella come questa, insieme abbiamo pranzato festeg-giando tra l’altro anche alcuni com-pleanni. Oltre alla bellissima giornata soleggiata e priva di vento, posso dire

di aver trascorso una fantastica mattinata con coloro che personalmente conoscevo poco. Vi devo confessare però che non ci sono differenze abissali tra noi e loro, anzi come disse il nostro amatissimo B.P.: “Una volta scout, sempre scout”. Come biasimarlo? Ho scoperto un mondo che non pensavo fosse così simile al nostro. Essere scout non vuol dire avere la camicia verde o celeste, ma condividere insieme al-cuni ideali o principi di vita, a prescindere dal credo religioso. Mi auguro che queste considerazioni le abbiano fatte anche loro nei nostri confronti. Ci vediamo presto, cari fratelli.

Niki PasqualicchioReparto Hobbit

Matera 1

Ho scoperto un mondo senza tante differenze

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L’abbigliamento

Mimetismo, Stalking e osservazioneNon vi perdete mai un documentario in televisione? Rimanete incantati davanti alle immagini spettacolari del National Geographic? E allora perché non sperimentare in prima persona l’emozione di vedere dal vivo gli animali, direttamente nel loro habitat naturale? Vediamo quindi come attrezzarsi al meglio per compiere un’escursione finalizzata allo stalking (“appostamento, inseguimento” in inglese).È consigliabile cominciare con l’osservazione degli uccelli, chiamata usualmente con il termine birdwatching, poiché si tratta degli animali più facili da incontrare. Il periodo migliore è compreso tra l’autunno inoltrato e l’inizio dell’inverno, quando c’è un’ampia varietà di specie, sia quelle di passaggio sia quelle che si fermano per trascorrere la stagione fredda. I luoghi più adatti sono le cosiddette zone umide, dove cioè si trova uno specchio d’acqua o la riva di un lago tranquillo oppure un’insenatura marina, con una vegetazione costituita da canne e altre piante acquatiche.

È una fase che richiede molta pazienza e buona volontà, dato che non sempre offre i risultati sperati. Il periodo migliore varia in base alle specie animali, comunque in generale le ore più propizie sono quelle dell’alba e del tramonto, momenti in cui si danno più da fare per cercare il cibo. Cominciate con lo scegliere una zona dalla quale godete di una visuale abbastanza ampia e mettetevi ad osservare in posizione comoda, possibilmente seduti in mezzo alla vegetazione. Tenete poi presenti i seguenti consigli:• non mettetevi mai sopra le rocce o i cespugli, sennò sarete

individuati subito, ma posizionate la testa di lato• fate solo movimenti lenti per non farvi notare• non entrate in terreni privati• solitamente per entrare nelle oasi protette c’è bisogno di

chiedere il permesso all’ente gestore, quindi informatevi prima di andarci, così sarà probabile che vi diano anche il permesso di usare i loro capanni fissi

• state attenti ai cacciatori!

Questo è il primo aspetto di cui occuparsi, ancora prima di partire! Curate i seguenti particolari:• i colori dei vestiti e delle scarpe devono essere quanto più

“neutri” e mimetici possibile rispetto all’ambiente circostante, ad esempio marrone, kaki, verde scuro o simili

• indossate abiti comodi e adatti alla stagione (caldi, traspiranti, impermeabili, ecc.)

• portate sempre il poncho nello zaino, che oltre a riparare dalla pioggia vi consente di sedervi sul bagnato

• non tenete in vista oggetti che possono luccicare, come l’orologio o il coltello, ma anche gli occhiali possono produrre riflessi

• non mettete in tasca cose che producono rumore quando camminate, come monete, chiavi o scatolette di caramelle

• evitate l’abbigliamento troppo costoso, perché è facile sporcarlo o strapparlo

L’appostamento

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Per fare pratica con le tecniche di stalking non è necessario andare chissà dove, poiché anche nei parchi cittadini vivono molte specie animali. Anzi, queste sono più facili da vedere che non negli ambienti selvatici dato che hanno acquisito una certa familiarità con gli esseri umani e quindi si lasciano avvicinare un po’ di più. Nel caso in cui nel parco ci fossero un lago o uno stagno, allora è assicurata la presenza di numerosi volatili. Altri posti dove è facile osservare gli uccelli è nei pressi delle case diroccate, delle fabbriche abbandonate e di altri luoghi simili… chiaramente mantenendosi sempre alla dovuta distanza dagli edifici pericolanti!

Lo sapevate?

L’attrezzaturaPossedere l’equipaggiamento adatto aumenta le possibilità di raggiungere buoni risultati. Il primo e più importante strumento da procurarsi è certamente il binocolo, un ottimo investimento che dà grosse soddisfazioni. I vari modelli vengono contraddistinti da due numeri:il primo indica quante volte viene ingrandita l’immagine; per l’osservazione degli animali può andare bene un fattore tra 7 e 10il secondo numero specifica di quanti millimetri è il diametro delle lenti frontali; è vero che più grandi sono queste lenti e migliore è la risoluzione dell’immagine, però andare oltre i 50 mm è sconsigliabile, sia perché il binocolo diventa pesante e poco maneggevole, sia perché poi è necessario sistemarlo su un cavalletto per vedere l’immagine stabileDiciamo quindi che di base si può partire da un 7x35 o da un 8x40, fino ad arrivare al massimo ad un 10x50. Altre caratteristiche che dovrebbe avere un buon binocolo sono:• l’anello per la messa a fuoco in

posizione comoda da usare• un rivestimento in gomma antiurti

e parapioggia• il trattamento antiriflesso almeno

“fully coated”• il campo visivo abbastanza largo• una bassa distanza minima di

messa a fuocoUn altro strumento molto utile è la fotocamera, che permette di

immortalare per sempre le riuscite degli appostamenti. Naturalmente è essenziale che sia dotata almeno di zoom ottico, ma per avere risultati migliori è necessario un apparecchio professionale con obiettivi intercambiabili, la cui qualità incide in maniera maggiore di quella della pellicola o del sensore elettronico. Se poi avete intenzione di fotografare anche i soggetti vicini, come i fiori o gli insetti, fate attenzione che sia presente la funzione macro. Siccome poi il flash spaventerebbe sicuramente gli animali, dovete orientarvi su un modello molto sensibile, che possa cioè riprendere con pochi lux di illuminamento. Per ridurre gli ingombri ed essere sempre pronti a scattare, esistono anche dei binocoli con la fotocamera digitale integrata al loro interno.Possono anche essere utili: un coltellino multiuso, una torcia elettrica, un bloc notes, un seggiolino pieghevole, qualcosa contro le zanzare, una o più guide illustrate, la carta topografica della zona e un comodo zainetto tecnico. Tutto dipende comunque dal luogo in cui vi recate e da quanto tempo volete restarci.

Alberto MarianoSezione di ValmadreraTratto da: “Passaggio a Nord Ovest” (Capitolo sull’Osservazione)

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Quattro giorni

inFinlandia Roverway è un evento scoutistico

internazionale che ha luogo ogni volta in una nazione diversa. È un po’ come il Jamboree, ma ancora più figo perché è per i rover!

I giorni in cui svolgerà sono dal 20 al 28 Luglio, mentre il luogo dipende dal tipo di “path” che sceglierete. Durante i primi 4 giorni infatti percorrerete

uno dei 60 percorsi (ce ne sono di tutti i tipi!) che spaziano per tutta la Finlandia!Durante questi giorni vi muoverete in gruppi di circa 50 persone chiamati tri-bù e che saranno formati da persone di tutta Europa.

Alla fine dei path però ci incontreremo tutti a Evo, un luogo stupendo, ricoperto

per respirare un po’ di scautismo europeo

È incredibile che a migliaia di chilometri da casa, in posti che non hai mai visto prima, ci siano persone con cui stringi amicizia immediata-mente e con cui condividi idee e sogni.

Eppure in Finlandia abbiamo incontrato rover da tutta Europa e insieme abbiamo imparato qualcosa di più sul Roverway e abbiamo anche contribuito alla sua progettazione.

I quattro colori rappresentano

le quattro aree di roverway:

io,

la società

la natura

la fratellanza scout….

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di boschi e circondato da ben tre laghi per vivere quattro giorni tutti insieme tra attività fantastiche (ve lo garan-tiamo noi, soddisfatti orimborsati) e serate libere da trascor-rere nei cafè a tema per le più svariate passioni.Roverway continuerà però anche quando saremo tornati a casa: durante il campo infatti ogni tribù organizzerà un attività di servizio per il RoverMomen-tum, che in pieno spirito Rover mira a rendere il mondo un posto migliore.

Speriamo di avervi trasmesso un po’ dell’entusiasmo che abbiamo noi per questo evento così particolare e così rover, per ogni curiosità vi rimandiamo ai siti della Branca R:erre.cngei.it/pagine/roverway.html

e a quello di roverway (in inglese):www.roverway.fi

Alessandro CotrufoCompagnia Bushido - Matera

Paola MorettiCompagnia della Quercia – Pesaro.

Logo ufficiale Roverway Italia

erre.cngei.it/pagine/roverway.html

www.roverway.fi

Un’esperienza indelebile e tante tante aspettative per Roverway 2012

Vedere. Sentire. Seguire. Questo è il motto che ci accompagnerà durante Roverway 2012: chi ci seguirà in Finlandia vedrà altre culture e altri tipi di scautismo; quindi sentirà e vivrà in prima persona le avventure che questa Estate Rover internazionale ha da offrire; infine, una volta a casa, seguirà una scelta consapevole frutto dell’esperienza vissuta.Per chi non lo sapesse, Roverway è un campo internazionale per rover europei (e non solo), e si tiene ogni tre anni in un diverso Paese europeo. Nel 2012 toccherà alla Finlandia e coinvolgerà le Compagnie, i singoli rover (come EPI – Evento a Partecipazione Individuale) e gli IST!

Roverway sarà un’occasione importante per vivereun percorso internazionale… di Servizio: sia a casa che al campo. Si rifletterà sul Servizio; si parlerà di Servizio; si svolgerà Servizio; si vivrà il Servizio e sarà un percorso perché Roverway non inizia e non termina con il campo effettivo, ma inizia con l’iscrizione, si svi-luppa per tutto l’anno con il percorso di avvicinamento, raggiunge l’apice durante gli otto giorni in Finlandia e termina con il ritorno dell’esperienza nel proprio gruppo/sezione/città.Roverway si svolgerà dal 20 al 28 luglio 2012 e sarà strutturato secondo tre parti principali:-Path (campo mobile): dal 20 al 24 luglio. Ogni Compagnia sceglierà 3 path cui vorrà partecipare tra una lista di 60 path che girerà la Finlandia; Ogni path è riconducibile a una delle 4 seguenti aree: art & culture, nature, society, challenge. L’organizzazione finlandese assegnerà ad ogni Compagnia uno tra i 3 path individuati, e sulla base di questi formerà le tribe. Durante i path, ci saranno differenti attività, occasioni di conoscenza, confronto e di Servizio.- Camp (campo fisso): dal 24 al 28 luglio ad Evo (a nord di Helsinki). Il camp avrà 4 sottocampi + 1 sotto-campo IST. Ci saranno attività nelle valleys, o valli, che avranno come tema la conoscenza di se stessi, degli altri, della società, della natura e del Servizio. Il campo terminerà il 28 luglio con la cerimonia di chiusura.- Il Momentum: da agosto a novembre 2012 nella propria realtà. Abbiamo detto che la novità di questo Roverway sta nel percorso che si sviluppa durante l’anno; una volta di ritorno dal campo, ad ogni Compagnia/Rover verrà chiesto di mettere in pratica il progetto di Servizio pensato prima di Roverway e discusso e quindi arricchito al campo. Questo Servizio attivo rappresenta il ritorno dell’esperienza nella propria realtà, per far sì che il Roverway non resti solo un’esperienza bellissima per chi l’ha vissuta ma coinvolga a casa i rispettivi gruppi, condividendo l’esperienza avuta, con l’obiettivo di migliorare un poco il mondo che ci circonda. Il tutto sarà testimoniato da foto, video, testi; raccolto dai finlandesi; e alla fine rispedito ai partecipanti, per dimostrare come l’effetto pratico del roverismo e del Roverway in tutta Europa.

Stiamo lavorando per voi !Hyvä tie*

Nicolò, Furio, Stefano e Sara.

* Buona strada in Finnico.

See. Feel. Follow.Waiting for Roverway 2012

Perché venire? Perché è un’estate rover!

Perché è una figata! Perché c’è Babbo Natale!!

[email protected] 53

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E.R. 2011

Nell’Estate 2011 la Compagnia Ippogrifo si è cimentata in un progetto ambizioso e fortemente voluto per tutto l’anno, il cui risultato ha superato e sconvolto anche le migliori aspettative: un’Estate Rover di servizio all’estero!La destinazione scelta è stata la Bosnia Erze-govina, grazie all’appoggio di una Acli con sede a Milano, IPSIA (www.ipsia.acli.it), la quale ci ha incluso nel suo progetto di cooperazione e volontariato chiamato Terre e Libertà. Dei 13 giorni di campo ne abbiamo passati 6 facen-do servizio di animazione per bambini presso la scuola della piccola cittadina di Sapna, nel Cantone di Tuzla, a meno di un’ora dal confine serbo. I restanti giorni li abbiamo passati facen-do attività culturale, visitando al ritmo del nostro

furgone a noleggio i luoghi più significativi di una terra stupenda e profondamente segnata dalla guerra come la Bosnia. Questo lungo viaggio, la bellezza di 2660km, procedeva al passo della crescita di ogni rover della compagnia, che si è trovato confrontarsi con una realtà a volte molto diversa e a volte incredibilmente familiare: dalle difficoltà oggettive di comunicazione, al gioco con i bambini, al sudore e alla fatica, al turismo

Compagnia Ippogrifo Bologna 1ER 2011 Bosnia Erzegovina.Campo di servizio: Sapna.Campo culturale:Bihac, Tuzla, Srebrenica, Sarajevo, Mostar, Trieste.

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responsabile, fino all’aspetto più intimo di tro-varsi a condividere con i propri compagni rover lo stesso marciapiede sul quale una generazione di vicini di casa si è fatta la guerra per 6 anni, per via di un cognome o di una religione diversa.Vivere le realtà, vicine e lontane, a tutti i livelli

del proprio essere: dall’aspetto sociale, al ser-vizio, alla riflessione interiore con all’attività spirituale. Questo è ciò che ha fatto la compa-gnia Ippogrifo in questo campo, ed è ciò che si impegna a fare di nuovo in ogni altro momento di roverismo.

Avete già visitato il nuovo sito di BRANCA ERRE ?

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è tutto per voi!notizie, informazioni , attività54 55

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International Peace CampJeddah - Arabia Saudita

Ciao a tutti,Ormai credo che ci siamo abituati ad esplorare il mondo arabo attraverso la rubri-ca dell’Internazionale, no? Bene!Lo scorso Settembre Saudi Arabian Scouts Association presentava:2nd International Peace Camp 21 - 29 Settembre 2011, Jeddah - Arabia SauditaSi è trattato dell’incontro che l’associazione scout dell’Arabia Saudita organizza in quanto Peace Ambassador di Wosm (ambasciatori di pace). Alcuni dei nostri senior sono stati i nostri ambasciatori.Giovani di vari paesi hanno parlato di temi che li riguardano da vicino, tra i quali: l’impegno sociale, la condivisione di valori, la creazione di valore grazie allo scau-tismo. Migliorare la consapevolezza dei valori e dei principi che caratterizzano il genere umano, compresi la pace e la tolleranza, costruire amicizia e fratellanza tra giovani provenienti da paesi diversi, incoraggiare il dialogo sui problemi che ci circondano e come operare un cambiamento, ancora, stimolare la comprensione reciproca affinché possa spargersi la cultura della pace, sono stati i punti impor-tanti e portati avanti prima di tutto interessandosi alla cultura del paese che si visita. L’associazione saudita ha insistito molto sulla nostra partecipazione, e noi abbiamo raccolto con gioia l’invito perché, mai come in questo periodo storico, molti eventi si stanno svolgendo nella Regione Araba.Jeddah è la seconda città Saudita per importanza e per antichità, infatti è conside-rata tra le città più antiche del mondo. Durante i nove giorni effettivi di campo, c’è stata la possibilità di visitare la King Abdullah University for Science and Techno-logy (KAUST) che è la prima università internazionale al mondo che ospita stu-denti dalle varie provenienze geografiche. L’università è il fiore all’occhiello per la ricerca sull’ambiente, l’agricoltura e l’energia. Sono stati presenti tanti membri onorari di WOSM tra i quali il Re di Svezia ed i membri del Comitato Mondiale. C’è stata la posibilità di visitare sottocampi situati in città limitrofe e l’occasione di vedere in prima persona come lo scautismo affronta i problemi delle comunità nelle quali è immerso.

Buona LetturaIlaria

Messaggeri di PaceSalam Alaykum amici e fratelli scout!Siamo qui per raccontarvi della nostra ultima esperienza internazionale in quel dell’Arabia Saudita! Ebbene, il Jamboree in Svezia non è stato l’unico evento in-ternazionale svoltosi l’anno scorso. Circa duecento scout da tutto il mondo si sono ritrovati a Jeddah per partecipare al se-condo campo internazionale del progetto “Messenger of Peace” di WOSM! L’obbiet-tivo del campo, come lascia intendere il nome, era quello di preparare giovani scout (dai 18 ai 25 anni) ad essere dei portatori di pace all’interno delle proprie realtà, tutto questo attraverso attività di scambio culturale e di dialogo! Durante

il campo questi momenti (che andavano dai momenti spirituali e giochi volti allo scambio di idee alla attività sportive e pioneristiche in spiaggia) venivano inter-vallate con visite alle affascinanti città arabe del luogo. Non sono mancati quindi i momenti di confronto diretto con altre culture: pensate infatti che erano presenti rappresentati da più di 60 paesi diversi! Senza contare la presenza di numerosi scout Sauditi che hanno partecipato come aiuto alle attività o come guide durante le visite. Insomma, un’esperienza che ci ha visti coinvolti in prima persona in uno scenario non usale e spesso poco cono-sciuto; al momento della partenza infatti eravamo ansiosi di capire come e cosa facessero gli scout dell’Arabia Saudita,

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ma in poco tempo abbiamo compreso le differenze ma soprattutto gli aspetti che ci accomunano come scout del mondo! È stato utile poi confrontarsi con gli scout di altre nazioni sia attraverso i momenti organizzati (ad esempio durante la gior-nata internazionale nella quale ogni rap-presentanza preparava uno stand in cui esponeva del materiale per descrivere le proprie tradi-zioni ma soprattutto offrire ricchi assaggi di cibi tipici. Noi ovviamente abbiamo por-tato a nostra volta adeguate leccornie… vi lascio immagi-nare il risultato!) ma anche durante i momenti liberi e le escursioni, che ci hanno permesso di legare in ma-niera fortissima con i ragazzi di tutto il mondo. Durante le visite esterne abbiamo an-che avuto la possibilità di visitare la KAUST University, ovvero una delle più rino-

mate e avanzate università scientifiche del mondo; pensate che al suo interno oltre ai locali per l’insegnamento, vi si trova una vera e propria città dedicata agli studenti e al personale dell’università, a cui vengono messe a disposizione delle case in stile americano ed ogni tipo di servizio (pisci-ne, campi sportivi, biblioteche, spiaggia,

cinema ecc.). Ma purtroppo durante questi giorni abbiamo visto anche alcuni aspetti che non ci sono piaciuti e che giustamente dobbiamo riportare: l’utilizzo intenso di macchine e l’assenza di trasporti pubblici o treni, rende l’aria nelle città (assieme al-le temperature che superavano i 40 gradi!) non respirabile, così come la mancanza di adeguate misure per il riciclaggio e la raccolta dei rifiuti ha in molti casi rovinato degli splendidi paesaggi naturali nonché le stesse città. Insomma, l’esperienza in questione ci ha fatto anche riflettere su questi aspetti che per gli scout non pos-sono passare inosservati!Nei momenti precedenti alla partenza, come succede spesso, eravamo tutti molti tristi di dover lasciare il campo, ma gli in-tesi momenti di “badge trading” ci hanno consentito di portare a casa un “pezzo” di ognuno dei partecipanti con noi! Difatti il nostro percorso non si è concluso in Arabia Saudita, ma continuerà attraverso le attività che svolgeranno all’interno dei nostri gruppi e chissà, magari anche un

giorno sarete voi i prossimi Messengers of Peace!

Be prepared!Andrea, Edoardo, Luca

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