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corpo nazionale giovani esploratori ed esploratrici italiani ...e adesso? SI RICOMINCIA ! Il Reparto Roma 9 (Foto Serena Stefani) Rivista mensile Anno LI n. 4 - Ottobre 2010 Poste Italiane Sped. in Abb. Post. D.L. 353/2003 (conv. in Legge 27-02-2004 n. 46) art. 1, comma 2, DCB Verona La forza dell’ estate scout...

Scautismo_ottobre_2010

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La rivista del Cngei, Corpo Nazionale Giovani Esploratori Italiani, associazione scout laica

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Page 1: Scautismo_ottobre_2010

corpo nazionale giovani esploratori ed esploratrici italiani

...e adesso?

SI RICOMINCIA!

Il Reparto Roma 9(Foto Serena Stefani)

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La forza dell’estate scout...

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Branca ElleAkela e Lupi della giungla sconfinata, il vostro fratellino è in pericolo...........30

Branca ERobin Hood e il Brevetto di Repartodi.Paola,.Bergamo.3...........................36Semplicemente Svezia: l’Uniformedi.Enrico.Maso.....................................37Gli staff del Jamboree 2011: Nord eNord Est............................................38Angolo della tecnica: un fornellino da campo.......................40

Branca RAlla scoperta delle Alpi svizzeredi.Ilaria.Ottolini................................... 42 Scatta e pubblica . ..............................44 Jamboree: ma il viaggio può darela felicità? ............................................46

sommario

Chiuso in redazione il 6-10-2010

Care ragazze, cari ragazzi,un anno scout è finito, è passato tra

avventure, giochi e camminate; tra vacanze di branco, campi estivi, ed estate rover, un altro anno scout è alle porte.Quante cose succedono, in un anno! Chissà quanti cuccioli hanno fatto la promessa e in caccia la portano orgogliosi con la propria pelliccia lustra, chissà quanti sono ormai pronti a salutare il Branco e proseguire il loro cammino come esploratori, pronti ad affrontare le avventure e le sfide della natura. Chissà quanti esploratori, concluso il loro percorso nei reparti di tutta Italia si preparano a diventare rover, e quanti rover stanno prendendo le partenze, concludendo un lungo cammino, solo per lanciarsi in un altro, qualunque esso sia.Ebbene si!Siamo cresciuti, in un anno. Ognuno di noi ha percorso un cammino. Un cammino che non è mai solitario: siamo in tanti, sulla stessa traccia, chi più avanti, chi più indietro. C’è chi fa fatica perché la strada è ripida, chi saltella cantando, chi torna indietro, aspettando gli amici, chi parte in avanscoperta, curioso di vedere cosa c’è dietro la prossima curva. Ci sono tanti modi di camminare, tutti diversi. Ma nel contempo tutti uguali, perché siamo sulla stessa strada, la strada della Fratellanza Scout, che ci unisce e ci accomuna, nonostante le nostre differenze, che per noi sono delle opportunità di crescita e confronto... Ascoltando un

roverista voglio provare a condividere con tutti Voi un pezzo di una canzone che ogni tanto cantano i rover: «non è strada di chi parte e già vuole arrivare, non è strada dei sicuri, dei sicuri di riuscire, non è fatta per chi è fermo, chi non vuole camminare, è la strada di chi parte ed arriva per partire».

Abbiamo scelto questo percorso perché quello che sappiamo esserci alla fine ci piace: un mondo migliore, di persone che si vogliono bene, sono attente agli altri e sono in grado di lavorare per fare la differenza, cambiare le cose. Sappiamo che dovremo impegnarci, ma sappiamo anche che se non ci impegnassimo non sarebbe una strada così bella. Arriva un nuovo anno, con il suo carico di novità, di incontri, di attività, hike, cacce, uscite e quant’altro. Ragazze, ragazzi, vi auguro di poterlo affrontare con serenità, con il sorriso sulle labbra, anche nelle difficoltà, perché le difficoltà sono sfide che ci permettono di migliorare, di scoprire nuove cose, di cambiare concretamente il mondo, nel grande o nel piccolo. Ogni cosa conta.Portate il mio saluto ai vostri capi, e ricordate loro che lo scoutismo è un bel gioco, e continuate a giocare con loro.Un abbraccio fraterno,

il Capo ScoutRoberto Cenghiaro

non è strada di chi parte...

ORGANO UFFICIALE DEL C.N.G.E.I.ANNO L - N. 4 - OTTOBRE 2010Rivista mensile a carattere tecnico-professionale Registraz. n. 7755 del 16/11/60, Tribunale di Roma.

Direttore responsabile: Carla De Girolamo ([email protected])Coordinatore: Lorenza Giani

Progetto grafico Patrizia Di Cataldo,Patrizia Andronico, Cristiano Andreani

Impaginazione e Grafica Patrizia Di CataldoPatrizia Andronico

In redazione:Diego ManiaccoMassimiliano Della Bona (Branca L)Fabio Olmastroni (Branca E) Ernesto Liconti (Branca R)Ilaria Esposito (Internazionale) Beniamino Cislaghi (Formazione) e-mail: [email protected]

Consulenza fotografica di Serena Stefani

Resp. DB: Alberto ScolariQuesto periodico è associato all’USPI Unione Stampa Periodica Italiana ITISSN0036-5696Manoscritti, disegni e fotografie, anche se pubblicati, non vengono restituiti.È permessa la riproduzione purché venga citata la fonte.

Stampata su carta ecologica “cyclus” DalumRivista di divulgazione del metodo scout riservata agli iscritti alCORPO NAZIONALE GIOVANI ESPLORATORI ED ESPLORATRICI ITALIANIEnte Morale D.L. n. 1881 del 21-12-1916sotto l’Alto Patronato delPresidente della RepubblicaSede Centrale: Viale di Val Fiorita, 8800144 Roma tel. 0683769040 fax. 0683769051 http://www.cngei.ite-mail: [email protected]

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CORPO NAZIONALE GIOVANI ESPLORATORI ED ESPLORATRICI ITALIANI

ente morale D.L. n. 1881 del 21-12-1916SOTTO L’ALTO PATRONATO DEL

PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA

EditorialeNon è strada di chi partedi.Roberto.Cenghiaro ............................. 3

Storia di copertinaUna favolosa estate scoutdai.nostri.Corrispondenti........................4

Dalle sezioniDa Pesaro.............................................16Da Milano.............................................18Da Bari.................................................20Da San Severo e da Rovereto..............22Da Verona...........................................23

L’orlo del mondoNel deserto per incontrarsidi.Fabio.Formisano.............................24Emozioni di stradadi.Luca.Pedicini...................................26Hakuna Matatadi.Marco.Spulzo..................................28How are you?di.Mariano.Iadanza.............................29

I’m mad for :-)Sarebbe davvero bello Ke Scautismo fosse fatto da persone come te x quelli come te...

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Che non fossero le solite Vacanze di Branco l’avevamo

capito già durante i primi giorni. Ma quel giorno, mentre ci parlavano della Protezione Civile, un elicottero è atterrato davanti ai nostri occhi e...

una favolosa estate scout!

Ciao a tutti, siamo tornati dalle VdB svolte a Se-reto (Arezzo) con uno zaino pieno di belle espe-rienze, ma una in particolare ve la vogliamo pro-prio raccontare: come siamo entrati a far parte attivamente della Protezione Civile!Noi lupetti dei Branchi “Dohut acha” e “Popolo Libero” del Firenze 4 e 5, con gli esploratori e le esploratrici del Reparto “Silmaril” del Firenze 5 abbiamo vissuto una giornata insieme alla Pro-tezione Civile di Cavriglia (Arezzo) perché i no-stri campi facevano parte dei Campi Scuola AIB chiamati “Anch’io sono la Protezione Civile”. I nostri VV.LL. avevano preso contatti con il Sin-daco di Cavriglia e il Responsabile locale della

Protezione Civile e con loro hanno organizzato una spettacolare attività: già i primi giorni aveva-mo capito che le nostre VdB erano un po’ specia-li (abbiamo fatto varie prove di evacuazione della

casa nelle ore più strane, una volta anche durante le docce! è venuto un ispettore da Roma e ci ha par-lato della Prote-zione Civile) ma una mattina sono arrivati al cam-po, nell’immenso pratone vicino alla casa, un mezzo antincen-dio della foresta-le della Provin-cia di Arezzo, una macchina

dei vigili urbani, un fuoristrada dei carabinieri e un’ambulanza 4x4 della misericordia di San Giovanni Val d’Arno: sembrava di essere in una base operativa come quelle che si vedono in tv! Gli addetti ai lavori ci hanno spiegato nei minimi particolari il funzionamento e l’utilizzo di questi mezzi, ma ad un certo punto, mentre il responsabile della P. C. stava parlando, abbiamo sentito un potente rombo, abbiamo alzato gli occhi al cielo e...whow!.... non ci crederete (neanche noi ci credevamo!), stava arrivando proprio liì da noi un elicottero. Ma non un elicottero qua-lunque! Era un modello francese di ultima generazione, di quelli fatti apposta per spe-gnere gli incendi, ed è atterrato proprio nel nostro pratone, accanto a noi!Il pilota ci ha spiegato come è fatto e come funziona, ma la cosa più bella ed entusia-smante è stata quando si è alzato in volo e per due volte ha simulato lo spegnimento di un incendio scaricando l’acqua, presa da un laghetto nelle vicinanze del campo, su un fa-

scio di legna che i capi, a nostra insaputa, aveva-no accumulato durante la notte come punto di riferimento. Che emozione!!!! Ma non è finita: ognuno di noi ha potuto provare la lancia spara-acqua del mezzo antincendio, che ganzata! Ed eccoci al cerchio di chiusura di questa magnifica attività: il Sindaco ha chiamato ognuno di noi per consegnarci un attestato di partecipazione a questa giornata. Al Sindaco e al responsabile della Protezione Civile siamo piaciuti tanto per come siamo stati attenti e interessati che sono rimasti a mangiare con noi e abbiamo concluso questa fortissima giornata con un bel gelato!

Chi vuol vedere altre foto, puo’ collegarsi al sito della nostra sezione di Firenze, www.scoutfirenze.it

Branco Dout acha Firenze 4 Branco Popolo Libero Firenze 5

Reparto Silmaril Firenze 5

lupetti a Firenze...

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La corrente dell’oceano nuove storie porterà

Il futuro è per chi sceglie una vita in libertàCome luci di smeraldo i colori di quel marDove l’acqua tocca il cielo la mia barca arriverà!(tratto dalla canzone del campo)

una favolosa estate scout!

Tra le dune selvagge dell’isola di Ca’Roman (Chioggia) il Branco della Candida luna di Roncoferraro (Mantova) ha vissuto le sue Va-canze di Branco. Arrivati sull’isola capiamo che c’è qualcosa di strano, infatti tutti quelli che vi abitavano dicono che quello è il solo posto al mondo in cui si può ancora vivere in libertà perchè Rasputin e la sua ciurma di pirati hanno ormai ridotto in schiavitù tutti i mari... E presto sarebbero arrivati anche su quell’isola! Dob-biamo saperne di più! Proprio il pomeriggio esplorando tra dune e pinete troviamo in una vecchia fortezza un giovane marinaio nemico di

Rasputin che subito ci mette in guardia chiedendoci informazioni sul nostro conto, chi siamo, da dove veniamo, se abbiamo una legge... Rispondiamo fa-cendogli capire che i valori che ci guidano sono mol-to simili ai suoi; lealtà, fratellanza, coraggio. La sera stessa comincia a raccontarci la sua storia: si chiama Cortomaltese, è un avventuriero che naviga per il mondo e da molti anni è impegnato a fermare Ra-sputin, il pirata malvagio che vuole controllare tutto il mare. Il solo modo per fermarlo è quello di recu-perare l’antico diamante della libertà e gettarlo nel mare. Il problema è che questo diamante è nascosto e il suo forziere ha sette chiavi! Ci chiede se siamo pronti ad aiutarlo nella sua missione e il Branco si unisce a lui in questa avventura! Nei giorni seguenti la ricerca delle chiavi ci porta a conoscere Hipazia la figlia di un antico saggio dell’isola che ci mette alla prova, un astronomo ci chiede di disegnargli la cartina dell’isola e per ricompensarci ci spiega le co-stellazioni e anche due nobili veneziani. Ognuno di loro impara a fidarsi di noi e infine ci consegna una chiave... Dopo vari giorni di ricerca le abbiamo tut-te e sette ma ormai Rasputin è sbarcato sulla nostra isola! Inizia una battaglia a scalpo, la Candida Luna è forte ma la ciurma di Ra-

sputin non combatte lealmente e per scofiggerla ci vuole tutta la determinazione e l’impegno di ogni lupo. Ce l’abbiamo fatta! Rasputin è stato sconfitto, ora bisogna trovare il diamante! Dopo una breve ri-cerca troviamo il forziere in mezzo alle dune!La sera ci riuniamo per un fuoco in spiaggia e dopo aver festeggiato con bans e canzoni della nostra giungla Cortomaltese gira le sette chiavi del forziere ed estrae il diamante.... E’ luminoso e magnifico, ce lo mostra e senza indugiare ci chiama tutti in riva al mare, per evitare che Rasputin o altri malvagi torni-no bisogna che il diamante sia gettato nelle acque dove un tempo fu trovato. Cortomaltese lo getta lontano fra le onde, il Branco segue con lo sguardo la sua luce che si allontana lentamente verso l’oriz-zonte nero della notte e piano piano scompare nelle profondità segrete dell’oceano. Salutiamo Cortomal-tese con il nostro grido di Branco: questa è l’ora della forza e dell’orgoglio, artiglio zanna e zampa... Grazie per quest’avventura!

Francesco Gasapini, Akela Branco della Candida Luna, Roncoferraro

UNA ROTTA PER LA LIBERTA’ (Il saluto di Cortomaltese al Branco):“Ci siamo incontrati solo pochi giorni fa ma sembra che sia passato molto più tempo. Perchè insieme abbiamo affrontato grandi sfide e abbiamo dato del nostro meglio. Ero l’unico marinaio libero rimasto, adesso che abbia-mo preso il diamante ognuno potrà navigare libero per i mari e gli oceani e da solo potrà stabilire la sua rotta e scegliere come vivere. Grazie Candida Luna per avermi aiutato, avete dato la vostra parola, il vostro impegno che è la cosa più grande che si possa donare e siete riusci-ti a mantenerla fino in fondo ed è grazie a voi, al vostro coraggio e alla vostra unione che siamo riusciti a vincere. Ora è tempo che vada, il mare mi chiama su altre isole e in nuove avventure lontane da qui. Ma vorrei che non dimenticaste mai questi giorni. Lupi, ogni volta che guar-derete il mare, verso l’orizzonte, che vi chiederete dove va a finire... là dove naviga Morgan e la sua ciurma di pirati sappiate che io sarò là e non mi dimenticherò mai di voi e di quello che abbiamo fatto e vi aspetterò se un giorno vorrete vivere con me altre avventure.”Francesco Gasapini, Akela Branco della Candi-

da Luna, Roncoferraro, Sezione di Mantova

lupetti a roncoFerraro (Mn)...

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Nel nostro Reparto erano almeno dieci anni che

non si realizzava una costruzione sopraelevata. Le pattuglie ci hanno dormito a turno, ed era molto più comodo.

una favolosa estate scout!

Quest’anno al campo estivo il super reparto di Valmadrera 1 -Gabbiani del Lario- è andato a Ma-greglio, in provincia di Como. Fortunatamente non abbiamo fatto grandissime camminate, an-che perché ce ne sono state abbastanza durante l’anno scout, in compenso siamo stati molto oc-cupati a costruire una stratosferica tenda sopra-elevata!Il piano d’appoggio era sorretto da 4 treppiedi e 2 alberi, quindi da un totale di 6 punti di sostegno. Sopra di questi abbiamo messo prima 3 pali da 4 metri e poi 6 pali da 5 metri, ovviamente facendo benissimo tutte le legature, dato che non pote-

vamo permetterci una costruzione traballante. Una volta preparato lo scheletro, abbiamo posto sopra dei bancali (cioè i “pallet” usati per traspor-tare le merci, che molte ditte gettano via dopo averli usati), ricoprendoli poi con cartoni, sia per isolare meglio dal freddo, sia per evitare che le schegge di legno bucassero il catino. Alla fine abbiamo montato la tenda e ci siamo fatti tante belle fotografie, perché nel nostro reparto erano almeno 10 anni che non si realizzava una so-

praelevata! Le pattuglie poi ci hanno dormito a turno ed è stato sicuramente più comodo delle tende a terra, infatti lì c’erano un po’ di sassi che mi perforavano la schiena.Non contenti della sopraelevata, i capi ci hanno pure fatto intrecciare delle amache con lo spago, su cui abbiamo riposato abbondantemente e co-modamente. Tra un’amaca e l’altra siamo anche riusciti a fare un’uscita con bagno nel Lago di Como, a Bellagio, che ci ha decisamente rinfre-scato le idee dopo una giornata-forno.Durante questo campo ho imparato un sacco di cose, tra cui come cucinare senza sporcare di ne-rofumo le pentole. Sarà un campo che porterò con me per un sacco di tempo.

Francesco CarnazzaPattuglia Cobra

Reparto “Gabbiani del Lario” Valmadrera 1

esploratori a valMadrera...

Tutto il reparto si dà da fare per costruire la tenda sopraelevata

La costruzione finita.

prog

etto

- 12 pali da 2 m diametro 8 cm, 3 pali da 4 m

diametro 12 cm, 6 pali da 5 m diametro 12 cm,

18 pallet EUR 0,80 x 1,20 m

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Abbiamo diviso la nostra Estate Rover in due parti: un

hike in Basilicata e il servizio in una comunità di tossicodipendenti. All’inizio eravamo preoccupati, non sapevamo come avremmo dovuto rapportarci con loro, ma poi tutto è stato facile: lavoravamo insieme e i ragazzi ci raccontavano le loro store, le loro vite, i loro errori.

una favolosa estate scout!

Quest’anno noi della Compagnia 3 Cime del gruppo Roma 6 abbiamo scelto di soffermarci soprattutto sul tema del Servizio, dato negli anni precedenti lo abbiamo un po’ trascurato. Al Consiglio di Primavera abbiamo deciso di fare l’Estate Rover per metà di Hike e per metà di Servizio.La nostra Capo Compagnia aveva già parte-cipato ad un’Officina Rover a Cassino presso la comunità di tossicodipendenti “Exodus”, e quindi ce ne aveva parlato molto bene sia dal punto di vista della struttura ma soprattutto dal punto di vista della simpatia delle persone della comunità. All’inizio ci sono stati alcuni problemi dovuti al fatto che, dopo un anno di studio, non a tutti andava di prepararsi per un’esperienza così “forte” dal punto di vista psicologico. Infine, con una riunione apposita dedicata alla comunità dei tossicodipendenti, ci siamo tutti convinti di buttarci in questo servizio e abbia-mo nominato la nuova ronda esecutiva che ha organizzato in maniera molto efficiente i dieci giorni di estate rover sia nella parte di hike sia nella parte del servizio.Ogni giorno aveva un tema tipicamente scout

ispirato alla raccolta delle figurine degli anni Novanta “Love is”, ad esempio apertura agli altri, positività, partecipazione, forza d’animo, etc.Il 28 luglio siamo partiti di buon mattino in pullman dalla stazione Tiburtina, arrivando all’ora di pranzo a Terranova del Pollino. Qui, dopo aver consumato il pranzo al sacco, ab-biamo incominciato gli intensi cinque giorni di hike. Come dice la canzone Rover–ska: “Questo si chiama hike, è romantico lo sai, è fatto di passioni di nuvole e di guai. Questo si chiama hike, è la vita di ogni rover che cammina sof-fre e non si ferma mai!” Noi rover non ci dobbiamo mai demoralizzare anche quando la strada sembra troppo lunga: quando si sta in compagnia il dolore e la fati-ca è come se venissero sconfitti dalla serenità dello stare insieme e dal parlare di tutto quello che ci passa per la mente.Siamo rimasti molto entusiasti delle monta-gne e della natura della Basilicata, abbiamo potuto scoperto i famosi pini Loricati (alberi sempreverdi, una varietà diffusa nell’Italia me-ridionale). Durante la notte temevamo scher-zosamente - anche se c’era chi li temeva sul serio! - che le bande di briganti (autoctoni di questa zona nel 1800) ci rubassero le pentole e le borracce. La tappa più significativa dell’hike è stata l’ar-rivo alla grande “Porta del Pollino”, una piana in cima ad una montagna dove regna il silen-zio, l’aria pulita e vergine. La piana era circon-data da creste, dalla cui sommità si poteva am-mirare un panorama meraviglioso, al tramonto ancora più bello. Inoltre si potevano scorgere i due mari da cui è bagnata la Basilicata.Le sere trascorse al fuoco a fare le attività pre-fissate sono state il nostro “pathos” più gran-de. Una volta coricati ognuno nel proprio sac-co a pelo, ci sentivamo bene, privi di energie e con l’unico obiettivo di dormire. Ogni giorno passato insieme era vissuto pienamente.

Arrivati a Rotonda, tappa finale dell’hike, ab-biamo passato la notte in bianco a fare i turni di guardia perché i ragazzi “nullafacenti” del paese ci davano fastidio. Per fortuna, alle quat-tro del mattino abbiamo preso il pullman per Napoli e abbiamo potuto recuperare il sonno.La visita a Napoli è stata meravigliosa, anche se faceva molto caldo. Ci siamo rilassati a ve-dere i principali luoghi turistici come piazza del Plebiscito, Galleria Umberto I e Castel dell’Ovo.Napoli, anche se considerata da molti una cit-tà sporca e confusionaria, per noi è stata una città accogliente. Persino il grande Maradona ne è ancora innamorato!Abbiamo passato la notte ospiti di una compa-gnia locale, nel quartiere del Vomero. Abbia-mo mangiato la “vera” pizza, il morbido babà al rum e soprattutto l’aroma originale del caffè napoletano. Il giorno seguente, arrivati alla stazione di Cassino, abbiamo dovuto prendere il taxi poiché la comunità era parecchio lonta-na dalla stazione. Dal 3 fino al 6 agosto abbiamo ricevuto una splendida accoglienza dalla comunità. Questo ci ha stupito perché eravamo preoccupati, non sapevamo come avremmo dovuto rapportarci con loro. In quei quattro giorni di servizio siamo stati divisi per partecipare ai gruppi di lavoro dei ragazzi della comunità. Mentre si lavorava in-sieme, ci raccontavano le vicende che li aveva-no portati su strade sbagliate. All’inizio pen-savamo che provassero dolore nel raccontarci la loro storia, invece soprattutto a loro faceva piacere comunicare a persone esterne le pro-prie vicende personali.Noi, in cambio, abbiamo giocato con loro, ab-biamo insegnato loro i nostri ban e li abbiamo fatti partecipare alla prima parte del fuoco. Consigliamo a tutte le compagnie d’Italia di svolgere il Servizio: ne vale la pena e serve sia a loro che a noi. Compagnia 3 Cime

Roma 6

rover a roMa...

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Estate di lavoro per sistemare la nuova sede. Sì, perhé

finalmente gli scout de L’Aquila hanno una nuova sede, un prefabbricato di legno dove poter riprendere le attività. FORZA RAGAZZI!

una favolosa estate scout!a l’aQuila...

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Stellina sosteneva di aver sentito il verso di un cinghiale

e tutti ci credemmo, e ogni rumore faceva paura. Per alcuni era il primo hike, per altri il secondo, comunque l’adrenalina era tanta e anche se qual-cuno non la mostrava e rimaneva impassibile, tutti sapevano che un po’ di paura era in tutti i corpi, anche quelli più ”adatti a queste avventure”. Mol-to tranquillamente i capi dissero alle loro pattuglie, come se si trattasse di una semplicissima attività, di svuotare lo zaino per riporgli dentro il minimo, e sottolinearono minimo, indispensabile. Le quattro pattuglie si sarebbero affiancate in una clamorosa camminata di 22 Km (andata e ritorno) dal cam-peggio ( Passo San Leonardo, Abruzzo), per poi fer-marsi a “Rocca Caramanico”, per visitare un museo, e continuare verso l’orto botanico di Sant’Eufenia. Le pattuglie si erano divise in due gruppi: Cobra-Falchi e Puma-Orsi, rispettivamente quelle fem-minili con quelle maschili e avevano costruito due rifugi più o meno uguali, il fuoco era stato acceso e alcuni explo erano andati in paese, i re-stanti cominciarono a preparare chi gli spiedini e chi le salsicce. Tutto era pronto per la cena, una semplice cenetta alla trappeur.Tornati tutti si misero in cerchio e cominciarono a mangiare, qui comincia la leggenda. Stellina (Mir-ko) dovette andare in bagno, nessun problema, nei

“Ho 46 anni, un lavoro che mi piace, molti affetti e anche un cane. Perché mai mi sono messa in questa situazione? Perché ho deciso di passare una settimana della mia vita a fare la scolaretta, con dei ragazzini che non conosco e che avranno l’età del-le mie figlie?”. Ecco cosa pensavo il 13 agosto men-tre guidavo verso Verona. Qualche mese prima avevo deciso di partecipare al campo scuola. Sono rientrata

esploratori a pontinia...senior e capi a villa buri

nostri campeggi non esistono i bagni, come se nulla fosse gli altri continuarono a mangiare beati, quando un ombra comincia a correre, penso sia stato questo a spaventarci. L’ombra era di Stellina, che tremava come una foglia, diceva di aver sentito il ringhio di un cinghiale! All’inizio pareva uno scherzo, Mirko era famoso per le sue battute e i suoi scherzi, ma tutti si rimangiarono quello che avevano pensato, perfino io cominciai a credere a quello che diceva, aveva cominciato a giurare sui suoi genitori quello che aveva visto. Ogni rumore ed ogni luce adesso facevano paura, ad alcuni venne perfino in mente di correre in paese. Tutta questa caotica situazione era scattata anche a colpa di una vecchietta del pae-se che raccontò ai creduloni degli esploratori la sua storia (sua e del nipote) dove ebbero la sfortuna di incontrare un cinghiale che gli rovinò la giornata (sfortuna pei il cinghiale). Quando ormai la paura ci aveva ricoperto un paio di geni cominciarono a chiamare i capi... Non so chi rispose, ma mezz’ora dopo arrivarono di corsa, con una faccia nera, per-ché erano quasi le 22:00. Rimanemmo tutta la sgri-data con la testa bassa, sapevamo di aver fatto una stupidaggine, ma tutto si risolse con una battuta di Capo Giorgio. Però poi, quando le vesciche e i tagli sono guariti, l’hike è mancato quasi a tutti. Ormai Stellina è diventato un Vip, nessuno non conosce questa storia, anche perché è uno dei punti fonda-mentali delle nostre scenette. E se, per caso, lì un cinghiale c’era, ho solo una cosa da dirgli: Grazie!

Pacini Maira Reparto Impeesa - Pontinia

nel Cngei dopo un lunghissimo periodo di assenza, l’associazione mi è sembrata molto diversa, rispetto ai favolosi anni Settanta, e mi sembrava necessario chiarirmi un po’ le idee. Ecco perché frequentare il primo livello della formazione mi è sembrata una buona idea. Ma poi…il panico! Volete sapere com’è andata? E’ andata che, dopo es-sere stata esaminata dal cappello magico, sono en-trata nella casata degli Ippogrifi Smeraldo alla scuola di Hogwarts. E’ andata che la scuola era organizzata in maniera eccezionale: tutto funzionava a puntino (almeno così è sembrato a me che ero lì per la prima volta). E’ andata che i miei formatori erano prepara-tissimi ma anche simpatici, rigorosi ma anche sereni e rilassati. E’ andata che c’era il GNA (il gruppo na-zionale di animazione) e io, che non ho mai ballato in vita mia, mi sono scatenata nel waka waka più di una volta. E’ andata che ho imparato molte cose che non sapevo, e mi è venuta voglia di continuare a impararne. E’ andata che ho capito una cosa: lo scautismo è come andare in bicicletta, una volta che impari, anche se smetti per dieci, venti o trent’anni, poi ricominci esattamente come prima. E i “ragazzini” che erano con me? Da loro ho im-parato che, a volte, le differenze di età sono solo un pregiudizio. Sbagliato. Carla, senior di Milano

Sono stata una settimana a hogwarts, tra

Ippogrifi e Waka Waka. E ho scoperto che essere scout è come andare in bicicletta: se impari una volta, puoi ricominciare dopo anni, e ti sembra di non avere mai smesso.

una favolosa estate scout!

Page 9: Scautismo_ottobre_2010

dalle sezioniNoi a L’Aquila ci dovevamo andare.A fare il San Giorgio Regionale.Ma il terremoto ci ha scossoa tutti e in maniera diversa.Poi qualcuno di noi ci è statoalle tendopolie ci ha raccontato quel che accadeva.Tutto è partito da un incontro tra senior e capi.Abbiamo pensato fosse giusto coinvolgere tuttala nostra sezione per aiutare concretamentei nostri grandi fratelli abruzzesi.aiuto concreto vuol dire soldi. Sicuri.In mano a persone affidabili che sappiano come spenderli.Abbiamo stampato delle maglie,tante maglie.Arancioni, perchè si vedessero bene.Su quelle maglie c’è disegnata una testa d’aquilabianca, simbolo pellerossa e scout per eccellenzae della città simbolo di questo casino.Chi vi scrive è stato orgoglioso CP delle aquile,e non sarà un caso che mi sia venuta di disegnarla così quella maglietta.

Poi c’è L’A’Che sta per Là, dove noi non vediamo ma c’è una gran confusione,Che sta per L’AquilaChe sta per L’Abruzzo.Poi c’è Edaaaajeesortazione a “darsi una mossa” dell’aquilano doc.

Abbiamo fatto muovere tutti.Lupi, esplo, rover e senior.Abbiamo venduto le maglie ad amici, parenti, conoscenti, poi siamo usciti sulle strade di Pesaro, con un banchetto di aquile colorate (fatte dai nostri durante il sangiorgio) e sparse per la strada a mo’ di segnale.Comprate le nostre maglie.Insomma. Tolte le spese di stampa, abbiamo bonificato ai nostri fratelli aquilani6.048 euro e a noi di Pesaro è rimasta l’incredibile esperienza di una sezione comeun sol lupo in caccia per la giusta preda.Buona caccia

I lavori realizzati durante l’attività della sezionedi Pesaro.

“ove osano le aquile”

Poi c’è L’A’Che sta per Là, dove noi non

vediamo ma c’è una gran confusione

Pe

saro

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dalle sezioni dalle sezioni

Negli ultimi mesi in tutta Italia si è parlato molto della “terribile” via Padova, strada di Milano abi-tata prevalentemente da persone immigrate, dove culture di ogni parte del mondo coesistono con successo (anche se chi non ci vive difficilmente riesce a capirlo).Su via Padova si affaccia un par-co, un parco che all’interno ospita una scuola tenuta molto bene, con una piccola fattoria e molti labora-tori dove i bambini passano anch il loro tempo libero. In questo parco gli scout Cngei del milano 10 han-no la sede e qui sabato 22 maggio si è tenuta una festa del quartie-

re, accolta con molto entusiasmo da tutti gli abitanti di via Padova e dintorni. Anche noi siamo stati invitati a partecipare, scegliendo liberamente le attività che voleva-mo fare.

Noi esploratori abbiamo deciso di lavorare con i bambini, credendo fosse il modo migliore per dimo-strare che le differenze di culture sono del tutto irrilevanti per sta-re bene insieme. Così abbiamo creato un laboratorio dove veni-vano costruiti aquiloni e quegli oggetti colorati che in giocoleria si chiamano kiwido (dei sacchetti di stoffa riempiti con il riso, con code colorate di carta crespa che, legati a un filo, si fanno roteare in aria). Il clima era bellissimo e tra musica, giochi e colori i bambini che hanno partecipato hanno su-perato tutte le aspettative.

Ogni esploratore aiutava uno o due bambini alla volta a costruire il gioco e alla fine nel parco volavano un sacco di aquiloni e kiwido, accompagnati dalle risate dei bambini.Mentre il reparto creava, la compagnia ha esposto foto con temi vari, tutte mol-to belle e scattate da loro. I ragazzi della compagnia chiedevano poi alle persone che si fermavano a guardarle di votare la foto preferita. Anche quest’iniziativa è stata accolta con entusiasmo e grande partecipazione.A fine giornata chiudere i laboratori è stato più difficile del previsto, perché con-tinuavano ad arrivare bambini che vole-vano costruire il loro gioco. Le foto invece sono rimaste appese nel parco, in modo che tutti potessero passare a guardarle.La festa è riuscita molto bene e tutti quelli che in questi due giorni sono pas-sati attraverso via Padova hanno in men-te il ricordo di una via piena di colori ed emozioni. E forse adesso hanno in testa il mondo che tutti noi ci auguriamo di ve-dere nel futuro.

bianca Miccione reparto Woodstock, Milano 10

Esploratrici ed esploratori del 10° reparto di Milano durante l’attività.

Dove culture di ogni parte del

mondo coesistono con successo (an-che se chi non ci vive difficilmente riesce a capirlo)

Tutta Mia

la cittàM

ilano

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dalle sezioni dalle sezioni

Siamo a Torre Guaceto, una splendida riserva naturale in provincia di Brindisi, è il 13 giu-gno 2010.Caldo, la prima cosa che si nota è il caldo. 30, 60, 70 e più persone ciondolano stordite dal sole, con lo sguardo incuriosito, avevamo solo lo zaino con il cambio e il pranzo e una sacca con i guanti e acqua, tanta acqua, fin qui tutto bene. Poi il quadrato e tante te-stoline con i cappelli rossi urlano i gridi e finalmente, il respon-sabile della riserva naturale di Torre Guaceto e i responsabili del Club Sommozzatori di Bari, ci spiegano il programma della giornata.Ci dirigiamo verso la spiaggia, una delle poche che non erano ancora state pulite, siamo qui per questo. L’esperto della riserva ci spiega che cosa fare: se sulla spiaggia ci sono delle alghe nastriformi e marroni vuol dire che il mare non è inquinato…la spiaggia ne è piena, quindi non si devono togliere!Ma si devono invece raccogliere i rifiuti, soprattutto di plastica, portati dalle mareggiate di un inverno: la spiaggia ne è tragi-camente invasa.Ci spiega pazientemente che tutta la plastica è dannosa a causa della sua indistruttibilità e permanenza quando dispersa nell’ambiente. Non essendo bio-degradabile non si dissolve ma si frantuma molto lentamente in parti sempre più piccole.

Frantumandosi raggiunge for-mati sempre più minuti così da poter essere ingerita da ogni organismo che abita gli oceani passando dai minuscoli crostacei Krill o salpe che costituiscono lo zooplancton per arrivare sino alla balena. Al giorno d’oggi si produ-cono 10 milioni di tonnellate di plastica all’anno. Il 10% finisce in mare, il 20% viene gettato in acqua dalle imbarcazioni e piat-taforme, il restante 80% dalla terraferma. Le stesse caratte-ristiche che rendono la plastica adatta a così tante applicazioni industriali, la sua resistenza e la sua stabilità, rappresentano un problema per gli ecosistemi marini.

E allora al lavoro!!Ci dividono in gruppi con persone di età diverse, Lupetti, Esplorato-ri e Rover. Una busta nera e una spiaggia a disposizione, tutti si mettono all’opera e le buste pian piano si riempiono.Riempita una busta si svuota e se ne riempie un’altra, così in un’ora la spiaggia assume un altro aspetto.

Arrivano i giornalisti con le te-lecamere e quei fantastici mi-crofoni. “Noi in televisione!” e tutti i bambini accorrono verso le telecamere e raccontano come hanno fatto a pulire tutto. Il cal-do aumenta a dismisura fino a diventare insopportabile. Via i vestiti, tutti in costume e ci tuf-fiamo; l’acqua è gelida, niente di meglio.Finalmente un po’ di fresco dopo aver lavorato sotto il sole. Poi usciamo da quel mare cristallino, ci cambiamo e raggiungiamo le jeep e i pullmini. Questi ci por-tano in una struttura, vicino alla quale una tartaruga era rimasta incastrata in una rete in mare:

avremmo assistito al salvataggio.Ma prima, si mangia!Ci rifugiamo all’ombra dell’edificio e i panini vanno da una bocca all’altra, la pancia si ri-empie e poi gli occhi e le gambe si riposano. Ci chiamano: “La tar-taruga sta per essere liberata!”, ci alziamo

e un po’ impazienti ac-corriamo a una nuova spiaggia. Erano già tutti riuniti attorno a una vaschetta abbastanza gran-de, un’ombra scura si muoveva all’interno. Finalmente riusciamo a vedere la bellissima tartaruga che ora si muoveva sullo scoglio. “Da grande tornerà a fare le uova nella spiaggia in cui è nata”, wow, è femmina.Non avevo mai visto una tar-

taruga! È più bella di quanto mi aspettassi. Il biologo ci spiega che nel mare ci dovrebbero essere tantissime tartarughe ma l’inquinamento soprattutto dei sacchetti di plastica le uccide soffocandole o avvelenandole.Lo spettacolo è finito, ci rassettiamo e facciamo il quadrato di chiusura.Vengono premiati tutti i gruppi, i sommozzatori e gli organizzatori della giornata…e il papà di Lea la nostra Capo Reparto Ognuno come ricordo ha un ciondolo con un animale marino e lo ap-pendiamo al foulard.Finito il quadrato ci riposiamo un altro po’ poi in pullman si torna a casa.Allora, una giornata così non è una cosa che capiti tutti i giorni. Abbiamo pulito un’intera spiaggia, abbiamo impara- to un sacco di cose e abbiamo ad-dirittura salvato una tartaru-ga! Se c’è una cosa che mi è rimasta impressa oggi è che è strabiliante quanto tanti piccoli gesti, come racco-gliere una carta e metterla in una busta, riescano, tutti insieme, a fare una cosa tanto importante, perché quello che abbiamo fatto è importante.Sì, nel nostro piccolo ab-biamo fatto una cosa im-portante.

silvia creanza, reparto Kon tiki, bari 1

Gli scout di Bari nella riserva di Torre Guaceto (Brindisi).

Nel mare dovrebbero esserci tantissime

tartarughe, ma l’inquinamento e

i sacchetti di plastica le uccidono

Piccoli

Gesti importantiBa

ri

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dalle sezioniSa

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Vero

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dalle sezioni

Durante lo scorso anno sociale (2009) noi della squadriglia Scoiattoli del reparto «Giuliana di Carpegna» dell’AGESCI Gruppo San Severo 3 ci siamo iscritte al concorso regionale di specialità di Squadriglie, ovvero i «guidoncini in fiera», scegliendo tra le tante specialità quella che ci ha maggiormente colpito: giornalismo. Dopo aver spiegato ai capi reparto le nostre finalità questi ci hanno consigliato di contattare un senior scout (adulto) del CNGEI di San Severo: Giuseppe dell’Oglio.Giuseppe è un appassionato di storia dello scautismo, infatti da anni svolge ricerche sulla storia dello scautismo sia locale sia nazionale, ha realizzato diversi articoli su riviste e periodici locali e scout e ha curato una pubblicazione, per conto del CNGEI, sulla storia dello scautismo; inoltre, cura la pubblicazione di un periodico scout locale: «San Severo scout informa». Quindi entrate in contatto con Giuseppe dell’Oglio, che si è dimostrato da subito molto disponibile nei nostri confronti, ci siamo messe subito al lavoro. Con le informazioni dateci da Giuseppe ci siamo divisi i compiti per pubblicare i nostri articoli sul periodico scout di San Severo.Abbiamo trascritto degli articoli con l’aiuto di documenti che Giuseppe ci ha messo a disposizione rielaborando le bozze, realizzando quindi un nuovo numero del giornalino, pubblicato un nostro articolo su importanti testate giornalistiche locali e sulle maggiori riviste scout nazionali e realizzato un documentario sulla storia dello scautismo sanseverese. Grazie a questa collaborazione abbiamo raggiunto il nostro obbiettivo con lavoro ma soprattutto divertendoci.Noi guide dell’AGESCI siamo grati della collaborazione dimostrataci dal CNGEI essenziale per il raggiungimento della nostra specialità. Speriamo in altre piacevoli collaborazioni.

Aurora Giulianisquadriglia scoiattoli

Gruppo aGesci san severo 3

Con un saluto, tante risate e la voglia di ritrovarsi al più presto, la Sezione Cngei di Rovereto ha chiuso domenica 6 giugno il suo intenso anno 2010 di attività e servizio alla comunità nella splendida cornice della Guardia di Folgaria, denominato “il paese dipinto” per gli innumerevoli murales che ornano le sue case. Un momento di grande festa e condivisione che oltre a tutti gli scout presenti ha coinvolto i numerosi genitori, amici e parenti venuti a trascorrere una giornata all’aria aperta fra giochi, gare di torte e un’ottima grigliata preparata dalla compagnia Atlantis. È stata inoltre per i vari gruppi un’occasione di riflessione e verifica del lavoro svolto durante l’anno e dei loro obiettivi che culmineranno quest’estate con i campeggi: i lupetti si divertiranno sulle montagne del Trentino, gli esploratori (12-16 anni) parteciperanno ad un grande campo internazionale in Belgio, la compagnia rover sta organizzando un viaggio itinerante in Corsica. Il Presidente della Sezione di Rovereto Giancarlo Pederzolli (Gianky) ha salutato con affetto ringraziando tutti: “ora ci si preparerà ai campi estivi, momento di divertimento e crescita per i ragazzi”- e rivolto a loro - “importante è l’impegno e la responsabilità dei vostri capi-educatori delle staff ma importante è soprattutto ciò che voi fate, il vostro percorso, le vostre esperienze, il vostro vivere la promessa scout ogni giorno e al servizio degli altri”. Alle 16 con l’ammainabandiera si è chiuso un importante

Lo STAND UP, la manifestazione a sostegno degli obiettivi del Millennio delle Nazioni Unite per lo sviluppo e contro la povertà, a Verona si è tenuto sabato 18 settembre in Piazza Mercato Vecchio, una delle più sugestive della città.I Senior hanno allestito il banchetto informativo con i volantini e alcuni cartelloni sulla nostra proposta educativa. I soci giovani hanno partecipato al gioco in piazza. Abbiamo passato un bel pomeriggio assieme ad altri fratelli e sorelle scout dell’Agesci e del Masci. L’Assessore alle Politiche Giovanili del Comune di Verona Alberto Benetti si è congratulato per l’iniziativa e ha portato i saluti del Consiglio Comunale a tutti gli scout. L’iniziativa è stata organizzata grazie ad un comitato locale tra le due associazioni Cngei e Agesci, formato da responsabili di zona e dai Cos di Verona e San Martino Buon Albergo. Un comitato che si è gia messo alla prova, organizzando attività molto impegnative che hanno coinvolto 5.500 scout veronesi durante il periodo del Centenario e altre iniziative circoscritte in varie zone del veronese. Questo Comitato Interassociativo nella nostra realtà ha una grande importanza, perché si occupa di comunicazione e di promozione delle attività educative sia Agesci sia Cngei verso le Istituzioni Locali.Il gruppo, che potremmo definire “Fis locale”, sa progettare organizzare e mettere in pratica eventi educativi e di sensibilizzazione come Stand Up 2010.Buona caccia.

Franz,delegato dal cos sezione di verona

per chiudere in bellezzaRo

vere

to

Un’interessante collaborazione

Contro la povertà, a Verona la piazza è scout

e intenso anno per la Sezione di Rovereto, un anno ricco di attività, soddisfazioni e impegno verso la comunità: dalla Giornata del Pensiero in ricordo di Antonietta Giacomelli, la “nonna Scout” simbolo di Rovereto, alla manifestazione podistica di Vivicittà, dal tradizionale presepe meccanico alla festa “Noi per Giulio” in piazza della Pace in Brione, alle numerose e immancabili uscite scout. Da venerdì 11 giugno in piazza Malfatti a Rovereto sono state trasmesse ogni sera su maxischermo a led le partite dei mondiali di calcio. Gli adulti scout del Cngei hanno gestito il punto di ristoro come attività di autofinanziamento per le attività educative dell’associazione.

tommaso Gasperottisenior sezione rovereto

www.cngeirovereto.it

Il quadrato finale della chiusura dell’anno scout a Rovereto.

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l’o rlo del mondo l’o rlo del mondo

Nel deserto per incontrarsiSerata pre-partenza romana piena di sogni e aspet-tative, sera di attività ed incontri quella egiziana. Un turbine di emozioni si muove dentro i nostri cuori: paura, ansia e tanto entusiasmo e curiosità. Ognuno con la sua storia proiettato verso la storia individuale dell’altro. Un incontro, un’occasione di confronto, una chiacchierata quello che di più semplice ci aspetta…la messa in gioco della nostra persona quello che ci attende in Egitto. Un fuoco ci arde dentro, una curiosità immensa ed una gioia che ha sede nel cuore dell’uomo che incontreremo. La voglia di conoscere un cuore, un uomo e un mondo altro… Con queste poche righe in una notte romana tentavo di mettere su carta le mie ansie e aspettative. Le ansie sono sparite nel nulla nel momento in cui ho iniziato a stringere le mani degli altri ragazzi invitati a questo evento. Credevo che dopo il jamboree un evento internazionale non avrebbe potuto mettermi in discussione in maniera così intensa ma dimenticavo che ogni volta che ci si confronta con un mondo diverso dal proprio non si può tornare a casa con le stesse idee con cui si è partiti. Ho chiesto spesso a me stesso cosa ha reso magica e importante questa esperienza e la prima risposta che mi è venuta alla mente è stata la compagnia. Ma come, direte voi, la compagnia e non il luogo con il fascino delle piramidi,la magia della notte passata nel deserto,la vastità della cultura egiziana? Certo l’ambiente in cui il tutto è avvenuto ha contribuito moltissimo a rendere speciale

questa esperienza ma di certo mi sarebbe mancato qualcosa: l’incontro con l’uomo. Nella mia mente quando penso all’esperienza egiziana appaiono le immagini del tempo passato a discutere, a scherzare l’uno con l’altro sugli stereotipi che possedevamo prima della partenza, della “notte che non è mai accaduta”, del bagno nelle oasi del deserto o della lettera di Foxhad o della serata passata a giocare per le strade d’Alessandria e naturalmente delle lacrime di Ara e Keira quando ci siamo detti arrivederci. Sì, ci siamo detti arrivederci perché l’obiettivo di questa esperienza è quello di costruire legami capaci di resi-stere nel tempo e di sopportare le lunghe distanze. Ricorderò per sempre quella voglia di rimanere svegli per non sprecare nemmeno un attimo del tempo per stare insieme. I volti di ogni persona che ho incontrato in questa avventura sono stampati a fuoco non solo nella mia mente ma soprattutto nel mio cuore. Credo che tutti noi siamo la somma degli incontri e delle esperienze fatte durante il meravi-glioso ed impervio percorso della vita; da esperienze così si torna cambiati più pronti ad accettare l’altro apprezzandone le diversità. Soprattutto si impara a porre sempre,come affermava Hikmet, “la persona prima di tutto”. Fabio Formisano

Compagnia Stella Alpina Sez. Portici

XIII International Scout Gathering: un turbine di emozioni

Roma-Cairo non è solo un biglietto aereo ma due

capitali di mondi differenti. Ex capitale dell’impero romano d’occidente l’una,culla della civiltà araba l’altra; città di partenza la prima, d’arrivo l’ultima.

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che il Mediterraneo siaC

he il Mediterraneo siaquella nave che va da solatutta musica e tutta vele

su quell’onda dove si volatra la scienza e la leggendadel flamenco e della tarantae fra l’algebra e la magianella scia di quei marinaie quell’onda che non smette maiche il Mediterraneo sia

Andare, andare, simme tutt’egualeaffacciati alle sponde dello stesso maree nisciuno è pirata e nisciuno è emigrantesimme tutte navigantiallez, allez il n’y a pas de barrièrenous sommes tous enfants de la même meril n’y a pas de pirate il n’y a pas d’émigrantnous sommes tous des navigants

Che il Mediterraneo siala fortezza ca nun tene porteaddo’ ognuno po’ campared’a ricchezza ca ognuno portaogni uomo con la sua stellanella notte del dio che ballae ogni popolo col suo dioche accompagna tutti i marinaie quell’onda che non smette maiche il Mediterraneo sia

andare andare alla stessa festa,di una musica fatta di gente diversada Napoli che inventa melodiaai tamburi dell’Algeriaallez allez à la même fêted’une musique qui va et jamais s’arrêtede Naples qui invente sa mélodieaux tambours de l’Algérie

Che il Mediterraneo siaquella nave che va da semprenavigando tra nord e sudtra l’oriente e l’occidentee nel mare delle invenzioniquella bussola per navigareNina, Pinta e Santa Mariae il coraggio di quei marinaie quel viaggio che non smette maiche il Mediterraneo sia

(al baar al albiad al mutahuassed)

Che il Mediterraneo siaquella nave che va da solatra il futuro la poesianella scia di quei marinaie quell’onda che non smette maiche il Mediterraneo sia.

(Eugenio Bennato)

l’o rlo del mondo

Emozioni di stradaLa strada.. ma cos’è in realtà?Volti di gente in stazione, che guardi e studi per tutto il tempo in cui si aspetta la partenza. Discorsi fatti con persone che non si conoscevano prima e che non potevi mai pensare che diventas-sero parte integrante del cammino, come Fabio, un altro ragazzo che, come me, ha avuto l’opportunità di vivere un’esperienza che non può essere descritta da semplici parole. Fare strada non è solo preparare lo zainone, com-prare tutto l’occorrente, visitare luoghi o altro.. Fare strada vuol dire integrarsi con altre persone e scoprire insieme a loro culture, luoghi e religioni a te prima sconosciuti entrando quindi nel cuore di chi ci sta intorno. Il mondo, infatti, è come un libro aperto e chi non viaggia, quindi, legge una sola pagina. Già.. una sola pagina, ed io, invece, vorrei leggere interi libri. Perché questi viaggi, soprattutto quello in Egit-to, lasciano sensazioni ed emozioni indescrivibili all’interno di noi, come indescrivibile è trovarsi dinanzi alla sfinge o entrare all’interno della pi-ramide di Cheope, io che le ho sempre viste per televisione o su qualche libro. Ma come detto prima, fare strada non è solo visi-tare luoghi o monumenti, ma anche, soprattutto, conoscere i compagni che ti affiancano nell’av-ventura. Fondersi con gli scout provenienti da tutto il Mondo è sensazionale e non si dimenti-

cano facilmente i momenti

vissuti insieme come dormire tutti vicini nel deserto sotto un cielo stellato bello come non mai o banalmente giocare a calcio sul lungomare di Alessandria d’Egitto accerchiati da ragazzi egiziani e non solo, ridere, scherzare come se ci conoscessimo da una vita. E’ questo il bello di quest’avventura. Tu parti all’oscuro di tutto , senza conoscere nessuno ma nello stesso tempo ti apri a tal punto da non sentirti un estraneo, anzi, ti senti come se stessi in una grande famiglia condividen-do con ognuno di loro ogni piccolo momento. Come poter dimenticare questi fantastici giorni? Impossibile direi. Impossibile dimenticare i loro volti che ti riportano in terre così diverse tra loro ma nello stesso tempo meravigliose, impossibile anche dimenticare il loro modo di essere, di vesti-re, tutto è stampato nella memoria ma sopratutto nel cuore e come dimenticare anche il cibo, la mu-sica, i balli che ti danno una carica ed una voglia di “buttarti in pista”.. come dimenticare tutto? Sono talmente tante le cose che non basta un ar-ticolo di giornale per poter descrivere o solo far immedesimare te che leggi in quest’avventura. Visitare musei, statue, monumenti, bellezze na-

turali o qualsiasi cosa, sembra stupendo. Farsi il bagno nel ben mezzo del deserto in vasche particolari sembra eccitante, per-ché stando con persone speciali tutto è più bello.In conclusione vorrei lasciarvi con que-sta citazione: “Viaggiare è come sognare: la differenza che non tutti al risveglio ri-cordano qualcosa”, mentre io ho stampato nel cuore ogni piccolo momento vissuto in quella terra magica.

Luca Pedicini, Compagnia “Stella del Cammino”

Sezione di Benevento

l’o rlo del mondoeugenio Bennato canta......CHE IL MEDITERRANEO SIA......quella nave che va da sola.....

Va da sola, perché anche se negli ultimi anni si parla di cooperazione euromediterranea, in questo mare di incontri ne sono avvenuti tanti. La nave si é sempre mossa in nome di quella storia che più o meno tutti abbiamo studiato o studieremo. Una storia fatta di racconti come l’Iliade e l’Odissea, di crescite e decrescite di imperi che si sono susseguiti nel corso dei secoli e dei nostri usi e costumi. Facevo una riflessione l’altro giorno che e’ tipica delle mie parti: a Natale per concludere le grandi cene ho spesso mangiato i datteri ripieni di mandorla e ricoperti di cioccolato; al Jamboree del 2007 in UK, nel mese di agosto, sotto la tenda Araba ho mangiato la stessa cosa. Non trarrò io le conclusioni di questa riflessione, lascio a voi questo simpatico passo, al testo della canzone il resto e a Fabio e Luca quello che non siamo riusciti ancora a vedere. Ilaria EspositoCoCon Internazionale

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l’o rlo del mondo

How are you?la porta di legno sgangherata non

arriva fino al pavimento: lo spazio tra la sua estremità inferiore ed il suolo serve a far defluire le acque. E’ vero che siamo nella casa dei padri comboniani, ma essa sorge pur sempre a Korogocho, lo slum di Nairobi in cui quando piove l’acqua porta via con sé non solo il caldo asfissiante, ma anche la melma formata dai rivoli che convogliano lungo canali improvvisati, gli scarti del cibo, l’immondizia, l’urina e le feci di quel che resta degli uomini e delle donne di questa città nella città.Quando la porta si chiude alle nostre spalle, i bimbi che ci avevano accolto all’esterno, al suono incessante di un howareyou divenuto litania e destinato a salutare il muzungu, l’uomo bianco, si mettono carponi. Senza cessare di intonare “How are you?”, toccano a terra con la testa e cercano con lo sguardo di carpire qualcosa di quanto sta accadendo dentro, nel luogo dove si sono rifugiati gli uomini bianchi.

“pole pole ndio MWendo”, piano piano si costruisce il cammino, usavano dire i ragazzi

kenioti allo scout moot del 2010 tenutosi questa estate a Rowallan. È stato il primo evento scout mondiale ad essere ospitato dal continente africano ed io, senior in servizio nel gruppo di Benevento primo, ho deciso di farne parte. Il campo è stato certamente all’altezza delle aspettative e, anzi, mi ha sorpreso. Sapevo che l’organizzazione keniota avrebbe dovuto fare sforzi non indifferenti per un campo così importante ma, fatta eccezione per qualche ritardo nei trasporti, la logistica ha funzionato benissimo c’erano addirittura le docce calde!Nel programma del campo, poi, era prevista sempre una parte dedicata alla condivisione e alla conoscenza ed è stato questo approccio per me ad essere vincente. I kenioti amavano parlare e fare amicizia e sono riusciti in pochi giorni a plasmare un po’ il carattere di tutti dando vita ad un clima sereno e gioioso dove, anche parlando poco l’inglese, si riusciva a fare amicizia.Un evento importante per loro ma soprattutto per noi che siamo andati lì con la convinzione di apprendere più che con la presunzione di insegnare.

Abbiamo mangiato le loro pietanze, ci siamo adeguati al loro concetto di tempo e di viaggio, abbiamo appreso il rispetto per la natura e per l’uomo. Niente veniva fatto di fretta, preferivamo mangiare un po’ più tardi ma avere dieci minuti in più per osservare le cascate più da vicino e se qualcosa non andava proprio come doveva, Hakuna Matata c’è sempre una soluzione a tutto basta stare insieme e divertirsi.È stato bellissimo vivere dieci giorni così lontano dalle nostre abitudini occidentali dalla nostra corsa contro il tempo con la nostra indifferenza nei confronti della gente. Ho imparato molto da questa esperienza e spero che al prossimo evento, in Canada, più persone della nostra associazione decidano di partecipare, perché è importante vivere la dimensione dell’amicizia internazionale dello scoutismo dato che da sempre è una delle cose che rende unico il nostro movimento.

Marco spulzo

l’o rlo del mondo

G li articoli che seguono riguardano il 13mo World Scout Moot, il campo mondiale riservato a ragazzi e ragazze tra i

18 e 26 anni organizzato da Wosm, l’Organizzazione Mondiale del Movimento scout. Quest’anno il campo si è tenuto in Kenya e la FIS (Federazione Italiana dello Scautismo) ha partecipato con un contingente composto da due rappresentanti del Cngei e da 17 rappresentanti dell’Agesci.Al termine del campo, il contingente italiano si è trattenuto nel Paese per partecipare ad alcuni progetti di cooperazione internazionale.Il primo articolo riguarda il Moot, il secondo è scritto dal capo contingente e prova a descrivere una delle mille sensazioni provate nei luoghi poveri del Kenya.

Mariano IadanzaCommissario Internazionale Wosm

D’istinto faccio anch’io lo stesso: mi inchino e sfioro il suolo con le mie guance. Per un attimo incrocio lo sguardo di uno dei bimbi. Tento di sistemare la macchina fotografica. Ma intorno a me non è rimasto nessuno, i piedi sono andati tutti via. E così fa anche il bimbo, l’ultimo rimasto. Sicché l’istantanea che avrei voluto scattare abortisce, eppure l’immagine che avrei voluto immortalare resta per sempre dentro di me.Questo è il Kenya dei poveri: lo sguardo di un bambino che cerca di capire il suo presente spiando da una fessura e affida il suo futuro ai passi sicuri dell’uomo bianco chiuso nel suo recinto.

Mariano

Hakuna Matata

Questo è il Kenya dei poveri: lo sguardo di un bambino che cerca di capire il suo presente spiando da una fessura e affida il suo futuro ai passi sicuri dell’uomo bianco chiuso nel suo recinto.

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Il vostro fratellino è in grave pericolo, e vi parla tramite il volo fida-to di Chil per narrarvi come tutto è iniziato. Sono ormai trascorsi

diversi soli da quando Hathi, il saggio elefante, mi sorprese pensoso sulle rive del Waingunga. “Perché stai lì tutto solo e muto, pic-

colo lupetto?”, mi chiese.

“Grande Hathi, tutti i vecchi lupi parlano spesso delle avventure di un cucciolo d’uomo cresciuto nella Giungla.

Akela, Baloo e Bagheera raccontano che, senza zanne né artigli, riuscì a sfuggire alle scimmie ingiuriose, a diventare signore delle parole maestre e difensore della legge del branco, sino a cacciare

e sconfiggere il malvagio Shere Khan. La leggenda del piccolo Mowgli accompagna le nostre cacce. Ma dov’è ora Mowgli?

Dicono che a volte cacci ancora con il branco, ma io non l’ho mai visto. E come potrebbe una creatura spelac-

chiata divenire così grande senza neanche l’artiglio affilato della pantera o i muscoli lesti del lupo?

Saggio Hathi … Io non credo a queste storie ...”

Il vecchio elefante mi ascoltò silenzioso. Poi intrise la proboscide nella corrente del Waingunga e allungandola

mi bagnò lentamente il muso e gli occhi.

“Mi piacciono i lupetti curiosi. Le loro domande disseta-no tutta la Giungla proprio come le acque di questo fiu-me. Cerchi risposte, lupetto? Allora parti subito! Svela la

tua pista di caccia! Non ti fermare alle soglie della foresta, né ai margini delle lontane paludi. Non arrestarti al picco-

lo villaggio degli uomini. Cerca il limite estremo dell’orizzonte. Guarda lonta-no, e quando ti sembra di guardare

lontano, guarda ancora più lon-tano! Ma ricorda, lupet-

to: scoprire non significa sempli-cemente esplorare

nuove terre, ma soprattut-to avere nuovi occhi!”

E così dicendo, mi annaffiò nuovamente il muso con l’acqua fresca del fiume.

Ed è così che sono partito e ho viaggiato a lungo, fino ai confini estremi della Giungla.Ho cercato per molto tempo una risposta ai miei dubbi. Ho cercato Mowgli in lungo e in largo.

Akela, ho visto molte cose belle e interessanti nel mio viaggio. Tuttavia ciò che più mi ha colpito sono i tanti cuc-cioli d’uomo abbandonati e senza famiglia negli angoli del mondo.In un prato ho conosciuto una bambina che piangeva mentre i compagni la deridevano per il colore della sua pelle, per le sue vesti tinteggiate e per il suo modo strano di parlare. La beffeggiava-no perché era venuta da lontano, da villaggi distanti cento e cento orizzonti. E quando il più grande del gruppo alzò la mano per picchiarla, saltai fuori da un cespuglio e lo feci scappare via con un semplice sbuffo delle fauci. Poi mi girai e la guardai.Non aveva zanne né artigli, era una ranocchia come Mowgli. Ma non po-teva essere certo una regina della Giungla, così indifesa e piccola, non avrebbe mai cacciato nessuna preda per nessun popolo libero.

Poi, in riva ad un mare lontano, ho incontrato un piccolo cucciolo d’uomo fradicio e nudo, sbattuto dalle onde del bagnasciuga. Era rotolato fuori dalle acque da un viaggio lungo e pericoloso, ini-ziato molti giorni prima con la sua famiglia. Quando la barca era affondata, aveva lottato contro le onde come un cucciolo di lontra nelle rapide, ed era riuscito a sopravvivere. Non c’era nessu-no ad accoglierlo sulla spiaggia. I pochi viandanti erano scappati via come fosse un coccodrillo gigante. Sentendolo piangere di fame, gli cercai un frutto e glielo portai.Lo fissavo mentre si sfamava a grandi morsi: non aveva zanne né artigli, era un ranocchio come Mowgli.Ma neanche lui poteva certo divenire un signore della Giungla, così debole e solo, non avrebbe mai cacciato nessuna preda per nessun popolo libero.

Poi ho visto un piccolo bambino chiedere le ele-mosina ai bordi di una nera strada. Aveva qualcosa di strano agli occhi e camminava a passi lenti ed insicuri. Capii che non vedeva nulla.

Akela e lupi della Giungla sconfinata,

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C’erano signori che gli passeggiavano accanto facendo finta anche loro di non vederlo. Solo una signora sembrò accorgersi di lui e tirò fuori un bastone, pronta a punirlo per aver disturba-to la sua passeggiata.Allora agguantai il piccolo per la maglietta, me lo misi in groppa e scappammo via, mentre la

signora ci rincorreva volteggiando rabbiosa il ba-stone.

Appoggiai il piccolo al sicuro dietro una staccionata e lo guardai: anche lui non aveva zanne né artigli, e per di più aveva gli occhiet-

ti sbarrati, non avrebbe mai cacciato nessuna preda per nessun popolo libero.

Più mi aggiravo all’orizzonte e più mi sembrava impossibile credere nella storia di Mowgli.

Poi, un giorno, avvenne una cosa buffa…Uno spietato cacciatore di pellicce mi sorprese con un gigantesco fucile in

mano.Mi sospinse a suon di spari verso la sua trappola, ed improvvisamente calò da un albero una gigantesca cassa di legno, che mi imprigionò nell’oscurità.

Il cacciatore rise e se ne andò a prendere tutto il necessario per scuoiarmi. Cominciai ad ululare e dibattermi, ma la cassa era troppo pesante e non

sarebbe riuscito a capovolgerla nemmeno un bufalo impazzito.Akela, ero sicuro che fosse la fine!

Ma all’improvviso sentii qualcosa che, da una piccola aper-tura nella cassa, s’intrufolava dentro la mia cella.

Una volta entrata, sentii che la piccola creatura si muove-va con destrezza, come fosse abituata a viaggiare nelle tenebre. Sentivo nel buio le sue zampette muoversi ve-

locemente ed esplorare ogni singolo tassello delle pareti della cella.Poi, alla fine, sentii uno scrocchio secco, e la cassa si aprì di lato, inondandomi di luce.Potei così scoprire che il mio aiutante misterioso era il bim-bo che avevo aiutato a fuggire dal bastone della signora.

Di certo il piccolo non ci vedeva, ma sapeva come muoversi nel buio più di Mang il pipistrello, tanto da riconoscere ed

aprire la serratura della mia prigione.Mentre gli leccavo felice il naso, il cuc-ciolo d’uomo mi accarezzò il muso e

mi parlò:

“Lupo, non r ingr az i a re me … Sheila, la bimba colora-ta che hai difeso dai pugni degli al-tri bambini, è l’uni-ca a parlare la strana lingua del garzone del cacciatore. E’ grazie a lei che sapevo che avresti avu-to bisogno del mio aiuto”.

All’improvviso ci sorprese da lontano una fu-cilata rabbiosa, che mi prese ad una zampa facen-domi rotolare a terra come una noce di cocco.Mentre mi leccavo la ferita cercando di rialzarmi, il piccolo lanciò in aria un fischio, e subito da un cespuglio saltò fuori il bambino che avevo trovato affamato sul bagnasciuga pochi giorni prima.“Seguimi, lupo”, mi disse. E così feci subito, sciancato, dolente ed impaurito.Mi fermai solo a salutare un’ultima volta il cucciolo che mi aveva salvato dalla trappola, e lui subito si nascose dietro un cespuglio.

Corremmo con le pallottole del cacciatore che sibilavano dietro di noi, ed arrivammo ad un gigantesco fiume nero. Sapevo che, anche con tutte le mie forze , non sarei riuscito a nuotare con la zampa così conciata.Allora il bambino mi fece velocemente cenno di saltare sopra un tronco. Così feci, proprio mentre lui si tuffava e cominciava a nuotare e sospinge-re il mio legno in acqua con la stessa forza e l’agilità del boa di fiume.Il cacciatore, appesantito dalle munizioni, arrivò ansimando sulla riva del canale, e tutto quello che riuscì a fare fu sparare qualche ultimo colpo verso la mia chiatta d’emergenza.

Il mio soccorritore mi lasciò proprio sulla sponda opposta del fiume, e subito fece cenno di fuggire nella foresta senza troppe esi-tazioni. Gli sfiorai il naso con una carezza calda del muso, e subito zoppicai verso il limitare del bosco.

Purtroppo, Akela, non è finita.Nella foresta in un istante sono sbucate dall’oscurità decine e de-cine di tigri, più di quante abbia mai visto in tutta la mia vita, tutte ringhiose e fameliche quanto il malvagio Shere Khan, e tutte pronte ad affondare le zanne nella mia carne.Sono fuggito fino ad una minuscola apertura in una roccia, troppo piccola per la stazza di una tigre.

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Akela, proprio da questo nascondiglio lasciò que-sto messaggio, sperando che l’eco di questa grot-ta giunga fino alle tue orecchie.In questo istante le tigri dilaniano la roccia per sfondare il mio rifugio.Non voglio che la mia avventura vada persa come i petali di giglio nella stagione piovosa.

Se le tigri mi prenderanno, voglio che questa sto-ria sopravviva, e che tutto il branco la conosca.

Sento il fiato delle tigri frusciare sul mio pelo, mentre il loro rin-ghiare è sempre più vicino.

Quanto vorrei che ci fossi anche tu qui con me!Akela, Akela, Akela…

Non ho mai avuto così tanta paura …

!!!Auuuuuuuuuuuuuuuuuuuuuuuuuuuuuuuuuuuuuuuuuuuuuuu-uuuuuuuuuuuuuuuuuuuuuuuuuuuuuuuuuuuuuuuuuuuu!!!

Ad un tratto … Brividi e risveglio.

Il possente ululato di Akela schiude di colpo gli occhi del lupetto.Sdraiato sopra una masso, proprio sotto alla roccia più alta della Rupe

del Consiglio, il lupetto ancora trema immerso nel terrore, mentre il suo incubo sfuma lentamente nella notte.

Gli altri lupi sono già alle loro tane. Rimane solo Akela, e la luna a fargli compagnia.

“E’ stato tutto un sogno?” chiede il lupetto treman-te guardandosi attorno.

Akela, con un balzo, gli è accanto.Con una leccata gli pulisce il muso dalla paura. Col calore dei suoi occhi frena il tremore del cucciolo.

“Conosco ciò che hai vissuto, lupetto. L’hai sospi-rato tremolante nel sonno. E solo in un

sogno, mai nella nostra Giungla, Hathi avrebbe potuto consigliar-

ti di allontanarti dal branco. Come hai sognato, si

può finire preda di tigri mai viste pri-ma. Se non ti avessi risveglia-to la tua avven-tura sarebbe finita davvero male.”

Il lupetto alza il muso incurio-sito.

“Ma, Akela, chi sono queste tigri e questi cuccioli d’uomo tanto simili a Mowgli? Esistono per davvero o solo nel mio sogno?”

“Certo che esistono …Ce ne sono tanti, come loro, nel mondo.Piccoli e grandi cuccioli, perseguitati e canzonati per-ché speciali. Ma basta che una sola buona azione sia fatta loro, che diventano più forti di qualsiasi altro cac-ciatore della Giungla. L’hai scoperto grazie a questo so-gno.Accogliere questi cuccioli braccati significa salvare tutti noi dalla malvagità di chi non segue la legge del branco, e caccia solo per opprimere.Ma ci sono tigri anche più terribili di Shere Khan che si aggi-rano cercando di ucciderli. E solo se affronterai queste tigri col tuo branco non avrai nulla da temere.Questo hai scoperto nel tuo viaggio. Hai scoperto che non esiste solo il Mowgli di cui si narra nella Giungla. Esisto-no tantissimi ranocchi spelacchiati che aspettano solo che qualche branco di lupi li aiuti e creda in loro.”

Le criniera dorata del sole già risplende nell’alba d’oriente.Il lupetto saluta Akela e scende felice nella Giungla in risveglio.Non dimenticherà mai quello straordinario sogno.Correrà nella Giungla a narrarlo a tutti i suoi fratelli.

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branca eROBIN HOOD a un passo dal

Ciao a tutti, sono Paola, vice capo pattuglia della Ptg Cervi. Forse alcuni di voi non sanno che cos’è il Brevetto di Reparto. E’ un atte-stato che viene dato al reparto quando al suo interno sono presenti tutte le Specialità di Ptg di ogni campo (i bordini dei brevetti, per intenderci). Ovvero: ogni membro della pat-tuglia deve possedere almeno un brevetto del campo scelto, bisogna fare una missione e un’impresa di pattuglia a tema e redigerne la relazione con tanto di foto allegate.Probabilmente qualcuno a questo punto si starà domandando perché tanto lavoro. Semplice: l’anno scorso ci hanno parlato di questa novità in cui nessun altro reparto si era ancora cimentato e noi ragazze ci siamo subito esaltate e abbiamo deciso che avrem-mo coinvolto anche il resto del reparto. A questo punto si è però presentato un proble-ma: le specialità necessarie erano quattro e nel nostro reparto ci sono solo tre pattuglie. Ma non abbiamo disperato e abbiamo deciso che noi ragazze ci saremmo occupate di ben due specialità.E così dopo un anno, svariate attività, cervelli arrovellati per inventare le imprese di pattu-glia, finalmente siamo arrivati a un passo dal brevetto di reparto, un po’ emozionate, ma soprattutto pronte a festeggiamenti spetta-colari (e con questo intendo che ci saranno davvero i fuochi d’artificio, uno per ogni step che è stato necessario superare). Ma siamo anche un po’ tristi perché ormai è ottobre, i passaggi si avvicinano e noi “vecchiotti” stia-mo per lasciare il reparto. Abbiamo comun-que tanta voglia di continuare il nostro cam-mino in compagnia, fieri di aver contribuito con il nostro impegno al raggiungimento di un importantissimo traguardo.

paola, reparto robin Hood, bergamo 3

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Brevetto di Reparto

Argomento delicato, questa Uniforme (con la “U” maiuscola!) di cui ci parla BP nei suoi scritti e anche il nostro caporeparto, anche se talvolta con parole meno dotte e più dirette. E’ importante per noi stessi, per gli altri, per il messaggio che trasmette e per quello che non trasmette. Ma forse voi queste cose già le sapete a memoria. O no? Nel dubbio- non si sa mai!- riprendiamo in mano il taccuino di BP e andiamo a rileggere il vero motivo dell’importanza dell’Uni-forme:

Il Jamboree è quindi l’occasione migliore per realizzare questo intento. Migliaia di ragazzi, provenienti da ogni parte del mondo, diversi per cultura, fede, origine, che si ritrovano però accomunati dal portare un’uniforme scout e che si “leggono” al primo sguardo.Esagerato? Non troppo, se ci pensate e guardate quante cose dice di voi la vostra uniforme. Se i vostri distintivi sono in ordine (lo sono?), sarà facile per un altro scout capire da dove venite, qual è la vostra città, la vostra associazione, di che pattuglia siete e il vostro ruolo nella pattuglia, ma soprattutto potrà capire in che cosa siete bravi (le specialità) e quanto vi impegnate nel vostro cammino scout (le tracce).Certo, se avete ancora attaccato il distintivo di un campo che avete fatto coi lupetti ormai 6 anni fa, forse il vostro nuovo amico avrà in-formazioni fuorvianti, o perlomeno un po’ vecchie su di voi. Oppure, altro caso classico: se il vostro omerale di pattuglia penzola a mo’ di bandiera dalla vostra manica, finirete per perderlo e allora addio a possibili gemellaggi con una pattuglia omonima proveniente dall’altra parte del mondo…Al Jamboree sarà quindi importantissimo tenere in ordine il nostro primo “biglietto da visita”. Non solo per chi al Jamboree c’è e dovrà giocare al nostro fianco, ma anche per coloro che non ci saranno ma che verranno rappresentati da noi. E’ uno strumento potente l’Uni-forme, che ci permetterà di stringere nuove amicizie, di imparare modi di fare scautismo diverso dal nostro e di apprendere un sacco di cose che poi potremo riportare nel nostro reparto. E’ la fotografia del nostro essere scout, teniamolo sempre bene a mente.

enrico Masocc atacama - udine 1

“Un’Uniforme uguale nasconde ogni differenza e contribuisce all’eguaglianza

all’interno di un Paese. Ma, punto ancor più importante, essa copre le

differenze di Paesi e di razze e fa sì che tutti sentano di essere, gli uni e gli altri,

membri di un’unica fraternità mondiale.”

“L’Uniforme significa che apparteniamo ad una grande fratellanza, che si

estende a tutto il Mondo. Un’Uniforme perfetta, corretta anche nei particolare,

può sembrare cosa di poca importanza; eppure ha il suo valore nello sviluppo di

una certa dignità personale, ed ha un significato enorme per quanto riguarda

la considerazione di cui il Movimento gode presso gli estranei, i quali giudicano

da ciò che vedono. Perciò spero che tutti voi ragazzi vi ricorderete di questo e

giocherete secondo le regole del gioco portando correttamente l’ Uniforme”.

Robert Baden-PowellNel lancio, ideato dal Con-siglio di Reparto e fatto dal nostro C.R. Paolino, abbiamo voluto simboleggiare con un bersaglio fatto in tanti pezzi,uno per persona più alcuni per le Ptg, che ognuno era indispensabile per rag-giungere questo obiettivo.

Queste siamo noi, nell’impresa per la specialità OLIMPIO-NICA, ovvero: “Il (piccolo) giro d’Italia in sella alle nostre bici che si bucano, cade la catena, e… ci divertiamo un sacco”.

Missione Della Ptg Leoni: come COOPERAZIONE SCOUT, i Leoni (in questa foto Giorgio e Mastro) stanno dimostrando che gli scout lasciano davvero il mondo migliore di come lo hanno trovato.

Ancora la nostra fantastica ptg in Missione per ASTUZIE AL CAMPO. Ci è stato chiesto di costruire uno scrigno in cui conserviamo le ceneri dei nostri fuochi che..beh, non possiamo raccontarvi proprio tutto; que-sta è una tradizione di Reparto.

TECNOLOGIA E NATURA: Giorgio, CP dei Giaguari, mentre aiuta un’ospite della casa di riposo; hanno realizzato una presentazio-ne in Power Point degna di un vero hacker, e poi costruito oggetti in pelle.

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Acqua, Aria, Terra e Fuoco sono i quattro ele-menti che danno vita al mondo. Noi 4 siamo lo staff che accompagnerà gli esploratori e le esploratrici del Reparto Nord in un’esperienza magnifica, fino alla prossima estate.aria: Matteo ‘pika’ viadana – cr. L’aria è una mi-scela, un insieme di differenti componenti che ben si amalgamano e si fondono tra di loro in un giusto equilibrio. Allo stesso modo, Matteo è una persona con diversi aspetti del carattere che si mischiano, a volte evidenziandone uno, a volte evidenziandone un altro. Ha compiuto da poco 35 anni, è laureato in Scienze Ambientali, è nato e vive da sempre a Mila-no. Lavora per una casa editrice, in un ambito poco affine ai suoi studi ma più rivolto alla grafica, spe-rando sempre di riuscire prima o poi a dedicarsi sul serio all’ambiente. Gli piace suonare, nuotare, diver-tirsi con gli amici, non ha praticamente mai smesso dall’età di 8 anni di vivere lo scautismo. È stato CR, IR di Branca E, Capo Gruppo, Commissario di Se-zione, Membro di Cocon E, Coordinatore di Branca L (sì, proprio ELLE!) e ora membro di Cos e membro dell’equipe di Formazione. VCR al Jamboree 2007, ora è pronto ad affrontare la nuova sfida come CR dello splendido Reparto Nord al Jamboree 2011. acqua: chiara bertoldo – vcr. Malleabile e pazien-te, ma testarda e perseverante, con il tempo smussa lo spazio che le sta intorno per levigarne le asperità. Spera che anche il suo contributo nutra chi la cir-conda per creare un ambiente più ricco e condiviso. Ha 27 anni, è laureata in Biotecnologie Agrarie e Vegetali, sta seguendo un Dottorato di Ricerca a To-rino, sua città natale. Amante di quasi tutti gli sport fin da piccola, ma in particolare adora il nuoto e lo

snowboard. Entrata negli scout in reparto nel 1995, ha prestato servizio nella branca E per 7 anni di cui 3 da CR e dopo un anno di assenza ricomincerà ora con l’aper-tura di un nuovo reparto. terra: luca Montanari – vcr. Da quando è arrivato sul pianeta Terra, 24 anni fa, è sempre stato attrat-to da tutte le sue meraviglie, tanto da riuscire a orientarsi in ogni suo meandro. Questo suo talento naturale lo ha portato a studiare e laurearsi alla Fa-coltà di Geografia. Spinto dalla voglia di conoscere sempre più posti inesplorati, decide di studiare pia-nificazione e progettazione della città e del territo-rio a Firenze, dove sta frequentando l’ultimo anno di laurea magistrale. A proposito di esplorazione, il baldo giovane è anche al comando di un reparto di esploratori bolognesi da cinque anni. Fuoco: alessia pulvirenti – vcr. A differenza della Fenice che rinasce dalle sue ceneri, Alessia rinasce dal fuoco che arde nella sua terra e che scorre nelle sue vene come nel vulcano simbolo della sua Sicilia. Ha 27 anni e da poco meno di un anno si è trasferita a Milano, dove ha iniziato il suo percorso lavorativo come ingegnere informatico. Ama lo sport e si lascia alle spalle 15 anni di danza classica. Ora si cimenta in calcetto, beach volley, capoeira. Vive lo scautismo da quando aveva 3 anni seguendo le orme del papà e della sorella. E’ stata CR per 4 anni, IR per due anni ed ha vissuto la sua prima esperienza Jamboree come IST in Inghilterra.

NORDNORD EST

Ciao a tutti ragazzi…Siamo la staff del reparto Nordest al XXII World Scout Jamboree. Con queste poche righe ci presentiamo, in rigo-roso ordine d’altezza, o forse no:

enrico31 anni, sguardo vispo e battuta pronta, è at-tualmente Capo Compagnia a Udine. Frequenta un dottorato internazionale di studi sul cinema e lavora in progetti educativi nelle scuole. Ado-ra praticare sport all’aria aperta. Le sue più re-centi passioni sono la canoa e il parapendio. Il suo motto? “Une giave, une met, une pice su pal stec”.

andrea27 anni, segni particolari: vive a Venezia ma parla fiorentino. E’ Commissario di Sezione e Capo Compagnia e, siccome non si vuol far mancare niente, sarà il Capo Reparto in questa grandiosa avventura. Nella vita studia, lavora,

fa il babysitter e ama cucinare. Il suo motto è “Reffiamoci!”.

alessia26 anni, l’unica donna della staff! Riuscirà a sopportare i tre maschietti? Dopo alcuni anni da Capo Reparto, adesso è Capo Compagnia nel gruppo di Chivasso 5 (sez. Gassino Torine-se). Nella vita sta per prendere una laurea in Sociologia, per poi… chissà! Canta in un coro gospel e il suo colore preferito è il giallo. Il mot-to è “Pappapueo!”

Francesco23 anni, è Capo Reparto del Milano 3, nella vita studia matematica, non lavora ancora ma dà ripetizioni. Gli piace fare ogni tipo di sport e gioca a basket; suonare è la sua passione (la chitarra è il suo strumento). Ci allieterà duran-te i fuochi di bivacco. Adora mangiare quello che cucina Andrea. Il suo motto, neanche a dir-lo, è “Bella!”.

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UsoE’ sufficiente accendere il cartone che sporge per ottenere una fiamma viva e ab-

bastanza potente, alta fra i 15 e i 25 cm. L’altezza dipende comunque dalle dimen-sioni del barattolo. Una volta avviato, questo fornellino non ha bisogno di essere ul-

teriormente controllato e dura qualche ora. Non essendo regolabile, si può giocare sulla maggiore o minore distanza con la pentola, il cui supporto può essere preparato

come meglio credete. E’ possibile ad esempio sistemare la gavetta su una costruzione di sassi oppure, come si vede nella foto n. 3, usare una teglia di stagnola appoggiata su

quattro picchetti per ottenere una fantastica piastra dove cuocere carne e verdure.

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aFatto al Tecnicamp!

Questa attività originale è stata lanciata durante il corso “Ramingo” della base di San Fedele Intelvi. Se anche tu hai voglia di imparare nuove tecniche e astuzie scout, chiedi al tuo Capo Reparto come fare per partecipare!

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Situazione: dovete partire per un hike e avete bisogno di ridurre al minimo il numero e l’ingombro degli oggetti del vostro equipaggia-mento. Ad esempio, una delle cose che proprio non vuole entrare nello zaino è il fornellino a gas con le relative bombolette di ricam-bio. Come fare? Vi presentiamo un sistema facile e veloce per co-struire un utilissimo fornello portatile, leggero e compatto, realiz-zato in parte con materiali riciclati.

Materiale occorrente * una o più scatolette di latta né troppo piccole (tipo quelle del tonno da 80 g) né troppo grandi (come quelle dei pelati); vanno bene i contenitori delle insalate di tonno, dei legumi monopor-zione, del cibo per gatti, ecc.; * cartone ondulato da imballaggio e un paio di forbici; * un panetto da 200 g di paraffina per ogni scatoletta, che al-tro non è se non la cera bianca per fare le candele; la vendono nei colorifici e nei negozi di belle arti ed è anche possibile tro-varla in granuli o scaglie.

ProcedimentoSciogliere la paraffina a bagnomaria, a fuoco lento, in un contenitore apposito. Non usate le normali pentole da cu-cina, altrimenti quando la vostra mamma cucinerà man-gerete la cera! L’ideale sarebbe un barattolo di latta un po’ più grande, che eventualmente potrete riutilizzare in seguito per lo stesso scopo. Nel frattempo ritagliate delle striscioline di cartone larghe 1 cm. o poco più oltre l’altezza della scatoletta e sistematele dentro a spirale, cercando di non lasciare grossi buchi, ma senza nem-meno riempire tutto lo spazio interno, come illustra-to nella foto n. 1. Naturalmente prestate attenzione quando maneggiate la latta, poiché i bordi potrebbero essere taglienti. Quando la paraffina si è sciolta com-pletamente, versatela nella scatoletta con le dovute cautele, dato che state maneggiando una cosa bol-lente (usate delle presine oppure una pinza a pap-pagallo, come mostrato nella foto n. 2). Procedete lentamente in modo da permettere al cartone di inzupparsi per bene e al liquido di riempire tutti gli spazi vuoti. A questo punto... il fornellino è già pronto! Dovete solo lasciarlo riposare per un’oret-ta, in modo che la cera si raffreddi e si solidifichi, sennò sarà impossibile metterlo nello zaino.

SpegnimentoUna avvertenza importante: non gettate mai acqua sul fornellino, altrimenti la

cera bollente fuoriesce e rischia di ustionare qualcuno o di provocare un in-cendio! Il metodo migliore per spegnere la fiamma è coprire il barattolo con

un coperchio o con la stessa pentola, in modo da togliere l’ossigeno. Se non avete niente di adatto a disposizione, potete provare con un soffio deciso e molto energico.

Alberto MarianoSezione di Valmadrera

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L’Estate Rover è sempre il momento più atteso in ogni Compagnia. Quest’anno la nostra Com-pagnia ha deciso di “strafare”: non solo abbia-mo fatto un campo fuori dall’Italia, ma niente poco di meno che a Kandersteg, il centro inter-nazionale scout immerso nel verde delle Alpi Svizzere. La data di partenza è decisa: 2 Agosto! Dopo aver cambiato tre treni tra Milano e Brig, finalmente arriviamo al tanto atteso campo con 22 zaini, due chitarre e tre tende.Il centro è organizzato per accogliere un enor-me numero di ospiti provenienti da tutti i paesi del mondo. Noi siamo arrivati mentre al campo era presente una grande (per non dire enorme) delegazione di inglesi (giusto per darvi un’idea: 592 inglesi rispetto a noi 10 italiani!) insieme a serbi, tedeschi, portoghesi e anche un reparto dell’Agesci di Napoli! E’ gestito da volontari, i famosi “pinkies” vestiti di rosa, provenienti da tantissimi paesi: dall’Inghilterra al Nicaragua, fino alla Malesia.La prima impressione spontanea girovagando per il campo è che sembrava organizzato come un villaggio turistico: campo di calcio e pallavo-lo, docce calde sempre disponibili, sauna, po-

meriggi sportivi, animazione.Questo inizialmente ci ha spiazzato perché, abi-tuati al nostro modo di fare scautismo, pensa-vamo di trovare prati verdi incontaminati dove poter accendere fuochi a piacere (mentre lì non si può), suonare la chitarra fino a ore impropo-nibili e soprattutto senza tutti i comfort che il centro offre.Invece, confrontandoci con gli altri scout e i capi (ovviamente tutto in inglese!) abbiamo ca-pito che lo scautismo nordico (per capirci dalla Francia in su) è incentrato molto più sulla pre-parazione fisica che non sulla tecnica (lo scau-tismo a cui siamo abituati noi “mediterranei”) anche se per i reparti ospiti al campo non sono mancate le gare di pionierismo.Tutto questo ci ha un po’ “demotivato”, se cosi si può dire, perché ci aspettavamo di trovare qual-cosa di completamente diverso. Tuttavia credo che approcciare una nuova concezione dello scautismo sia comunque un modo per aprire la mente a qualcosa a cui non siamo abituati.Sicuramente le attività che avevamo program-mato hanno risollevato i nostri animi

(visto il clima non è stato d’aiuto). Le migliori sono state climbing, un hike di due giorni con un dislivello di 1.400 metri e se, aggiungiamo che abbiamo trovato la neve al 6 di Agosto, stambec-chi e marmotte ovunque, le Alpi che sembravano così vicine da quasi poterle toccare con un dito e una giornata splendida, tutto assume un’atmo-sfera molto più scout! Ultima ma non meno importante... rafting! Ab-biamo disceso il fiume Lutschine per 14 chilo-metri tra rapide, piccole cascate, “rocce taglienti, tronchi sommersi”(come nella buona tradizione rover) e tuffi nell’acqua ge l ida . . .dec i samente un’esperienza da ripe-tere!. Abbiamo anche partecipato a una sera-ta internazionale in cui ogni gruppo doveva por-tare qualcosa di tipico del proprio paese: la nostra pasta è stata apprezzata in numerose lingue!Insomma, è stata un’espe-rienza molto istruttiva e,

Phoenix alla scoperta delle Alpi Svizzere

considerando che era per me il primo campo da Capo Compagnia e il primo campo per la mag-gior parte dei miei rover, è andato bene. Abbia-mo apprezzato l’internazionalità di questo cen-tro e abbiamo avuto la sensazione di aver preso parte, anche se per un piccolo momento, a un “Jamboree permanente”. Questo è qualcosa che non tutti possono dire di aver fatto. Quindi... PHOENIX, SEMPRE PIU’ IN ALTO!

Ilaria OttoliniCC Compagnia Phoenix - Genova

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La Compagnia Tre Cime di Roma: “ Scene uniche della continuità nello spazio.....” – ER 2008 in Schwarzwald (Foresta Nera)

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Compagnia Bushido - Matera

un momento di animazione durante l’ER 2010 in Albania

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Scegliete le foto più belle (formato .jpg) della vostra compagnia, quelle in cui siete veramente fichi (che più fichi di così non si può!!!!) e speditele a:[email protected] pubblicati sui prossimi numeri!

Scatta & pubblica

La Compagnia Compagni di Strada - Giffoni 1 (SA): Antonia, Rosy e Federico hanno delle visioni mistiche in una grotta

La Compagnia “Ecate” - Verona 1 discende in canoa le Gole dell’Ardeches – ER 2010 – Francia

Foto Rover fatte da Rover

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Annarita: Ciao sono Annarita Digioia, ho 32 anni e sono pugliese, presto servizio attualmente come capo compagnia. Ogni tanto scrivo poesie e mi piace nuotare. Studio medicina e lavoro in ambito sociale. Gli anni 2010-2011 per me sono stati segnati dal forte impegno sul piano personale per dare una svolta significativa alla mia vita. Sono nata sotto il segno zodiacale Gemelli, ma non cre-do all’oroscopo. Lunatica “al punto giusto”, potrei perdermi nella meraviglia di guardare ogni foglia, persona, pietra, colore che attira casualmente la mia attenzione. Ho scelto di partecipare al Jam-boree per meravigliarmi il più possibile.

Giovanna: Ciao sono Giovanna Giordano, ho 27 anni, sono di Matera. Sono laureanda in Scienze bio-logiche e attualmente, oltre a studiare, lavoro presso un laboratorio diagnostico. Nel tempo libero leggo molto, ascolto musica e mi piace prendermi cura del mio bonsai! Quando sono particolarmente ispirata, mi diletto a realizzare intrecci Zen, che molte volte regalo alle persone con le quali condivido esperienze importanti! Gli scout sono per me quasi una seconda casa e dopo 5 anni in Branca E, sono da 3 anni come CC in Branca R, dove mi diverto da morire! Spero di continuare a divertirmi mettendomi in gioco in qual-siasi nuova avventura!

“Ma il viaggio puo’ donare felicità?branca erre branca erre

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Nicolò: Mi chiamo Nicolò e sono di Roma. No, non è vero, vivo a Roma da qualche anno... No, non è vero neppure questo... In realtà sono di Parma, dove ho svolto tutto il percorso scout (lupetti, esploratori e rover) e sono stato per tre anni Akela. Poi mi sono trasferito a Roma e qui sono approdato nella passionale branca Rover! Amo viaggiare e vedere nuovi posti. Cerco sem-pre di far combaciare questa passione con il mio lavoro. Il desiderio del nuovo mi ha portato l’anno scorso a vivere in Svezia (guarda caso!) e magari in futuro in qualche altro posto… Ah, un’ultima cosa: adoro la buona tavola! E vi assicuro che in Svezia non si mangia troppo male... Pronti a scoprirla?

Robbo: Ciao a tutti, sono Roberto Alzapiedi, CC del Parma 2 ed IR dell’Emilia Romagna. Sono pronto ad imbarcarmi in questa nuova avventura con tutti i rover che parteciperanno ai campi di preparazione al Jamboree 2011. Poche brevi righe di presentazione non sono certo sufficienti per farmi conoscere da chi non ho mai incontrato, ma ci proverò: sono laureato in Lettere e Storia Moderna e lavoro a Parma per una Fondazione che si occupa di promuovere l’arte e la musica contemporanea. Ho studiato un anno in Germania e ho vissuto alcuni mesi in Spagna, perciò conosco molto meglio lingue e culture di quei Paesi piuttosto che quella inglese. Cercherò di mettere la mia esperienza al servizio di ragazzi che avranno il desiderio di conoscere nuovi posti e nuove persone. Un saluto a tutti, ci vediamo al 1° campo a Dicembre.

La strada, fatta di polvere, asfalto o fango. Può davvero essere una strada che porta il viaggiatore prima alla scoperta del mondo e poi di se stesso? Perché al-cuni sentono il bisogno, irrefrenabile, di partire? Di che cosa vanno in cerca? Che cosa li spinge ad abbandonare le abitudini e le sicurezze della propria casa, per andare alla scoperta del mondo? I cieli girano attorno di continuo, il sole sorge e tramonta, stelle e pianeti mantengono costanti i loro moti, l’aria è in perpetua agitata dai venti, le acque crescono e calano, per insegnarci che dovremmo essere sempre in movimento”. (Robert Burton)

anche a noi delle 4 compagnie affiancate piace immaginarci in movimento, e ancora di più ci piace immaginarci in cammino.per quanto una meta in montagna possa apparire annebbiata, forse “annebbiante” per la distanza e l’ignoranza negli occhi di chi mai l’ha raggiunta, si giunge sempre prima o poi in quel punto dal quale tutto assume contorni e sfumature più nette, e nel contempo appare un orizzonte più grande, più chiaro, ricco di nuove rotte da tracciare ancora una volta.per questo diamo voce direttamente alla ciurma dei capi compagnia del Jamboree, in questo adagio e poetico bricolage di tracce sparse nella testa e per le nuvole, in attesa che siate voi rover a segnarle lungo il cammino verso il Jam 2011.

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