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Il nostro Network: Overland Network srl V. le O. Vigliani 21, 20148 Milano Tel: +39 02 87234655 Fax: +39 02 87234656 www. overland. org [email protected] SPECIALE OVERLAND 18 LE STRADE DELL’ISLAM Data e orario possono variare fino all'ultimo e saranno aggiornati sui nostri canali di comunicazione online. PUNTATA 1 Dal’Italia all’Ucraina Mercoledì 5 luglio 2017 ore 23:45 Overland torna alle origini: si parte dall’Italia! Questa volta iniziamo raccontando anche il prepartenza: la preparazione di un’impresa come quella che ci prefiggiamo non dev’esser presa sotto gamba, a partire dalla livrea dei veicoli che ci accompagneranno, trasformata in arancione come vuole la tradizione Overland. Una rinnovata carovana di veicoli sarà la nostra casa per 3 mesi: con loro viaggeremo, dormiremo, prepareremo da mangiare in situazioni precarie che certamente non mancheranno. Anche il team di Overland torna ad essere numeroso: autisti veterani che hanno già affrontato altre avventure con noi, cameraman, tecnico audio, e una novità, una donna autista. Filippo Tenti è ormai un esperto capo spedizione e il mitico Beppe Tenti, suo padre, torna in viaggio con lui per sostenerlo in questa difficile impresa. Finalmente partiamo: percorriamo d’un fiato Austria, Repubblica Ceca, Polonia ed entriamo in Bielorussia, una nazione di cui sappiamo ben poco. Fu teatro di duri conflitti militari durante il novecento, sempre sotto il dominio di altre potenze, un passato che ha segnato per sempre la popolazione, mite e remissiva. Il presente però è costellato di rivolte contro un regime dittatoriale che limita la libertà e il progresso del Paese. Assistiamo di persona alla soppressione di una protesta nella capitale Minsk. Il viaggio prende una fortunata deviazione: andiamo in Ucraina con la possibilità di entrare nella zona rossa del conflitto tra separatisti filorussi e governo ucraino che da anni ormai affligge la Nazione. Vicino Kiev, incontriamo alcuni profughi della guerra che hanno abbandonato le loro case situate oltre il fronte. L'Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i Rifugiati (UNHCR) fa il punto della situazione e autorizza l'intera spedizione e i suoi veicoli a entrare nella zona contestata, nella prossima puntata. PUNTATA 2 Ucraina dell’Est Russia Mercoledì 12 luglio 2017 ore 23:45 L'Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i Rifugiati (UNHCR), che ha autorizzato il nostro ingresso nella zona di conflitto nell’estremo Est ucraino, ci accompagna lungo un percorso tortuoso, battuto da ogni sorta di mezzi militari. L'arrivo nella zona rossa normalmente vietata al transito già presenta i segni di un disastro annunciatoci ieri. Andiamo a Stanytsia Luhanska, dove la guerra colpisce tutti i giorni. Fori di proiettile e mortai, case distrutte, bruciate o bombardate che impressionano solo all'idea che il disastro sia a due passi dall'Europa.

Sinossi Overland18 pt1-10 · Il nostro Network: Overland)Network)srl) V.le)O.Vigliani)21,20148Milano) Tel:)+39)02)87234655) Fax:)+39)02)87234656) ) [email protected])!!)))))!!!!

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SPECIALE  OVERLAND  18  LE  STRADE  DELL’ISLAM  

 Data  e  orario  possono  variare  fino  all'ultimo  e  saranno  aggiornati  sui  nostri  canali  di  comunicazione  online.    

 PUNTATA  1  

Dal’Italia  all’Ucraina  Mercoledì  5  luglio  2017  -­‐  ore  23:45  

Overland  torna  alle  origini:  si  parte  dall’Italia!  Questa  volta  iniziamo  raccontando  anche  il  pre-­‐partenza:  la  preparazione  di  un’impresa  come  quella  che  ci  prefiggiamo  non  dev’esser  presa  sotto  gamba,  a  partire  dalla  livrea  dei  veicoli  che  ci  accompagneranno,  trasformata  in  arancione  come  vuole  la  tradizione  Overland.  Una  rinnovata  carovana  di  veicoli  sarà  la  nostra  casa  per  3  mesi:  con  loro  viaggeremo,  dormiremo,  prepareremo  da  mangiare  in  situazioni  precarie  che  certamente  non  mancheranno.  Anche  il   team  di  Overland  torna  ad  essere   numeroso:   autisti   veterani   che   hanno   già   affrontato   altre   avventure   con   noi,   cameraman,   tecnico  audio,  e  una  novità,  una  donna  autista.  Filippo  Tenti  è  ormai  un  esperto  capo  spedizione  e  il  mitico  Beppe  Tenti,  suo  padre,  torna  in  viaggio  con  lui  per  sostenerlo  in  questa  difficile  impresa.  

Finalmente  partiamo:  percorriamo  d’un  fiato  Austria,  Repubblica  Ceca,  Polonia  ed  entriamo  in  Bielorussia,  una  nazione  di  cui  sappiamo  ben  poco.  Fu  teatro  di  duri  conflitti  militari  durante  il  novecento,  sempre  sotto  il   dominio   di   altre   potenze,   un   passato   che   ha   segnato   per   sempre   la   popolazione,   mite   e   remissiva.   Il  presente   però   è   costellato   di   rivolte   contro   un   regime  dittatoriale   che   limita   la   libertà   e   il   progresso   del  Paese.  Assistiamo  di  persona  alla  soppressione  di  una  protesta  nella  capitale  Minsk.  

Il  viaggio  prende  una  fortunata  deviazione:  andiamo  in  Ucraina  con  la  possibilità  di  entrare  nella  zona  rossa  del  conflitto  tra  separatisti  filo-­‐russi  e  governo  ucraino  che  da  anni  ormai  affligge  la  Nazione.  Vicino  Kiev,  incontriamo  alcuni  profughi  della  guerra  che  hanno  abbandonato  le  loro  case  situate  oltre  il  fronte.  L'Alto  Commissariato  delle  Nazioni  Unite  per  i  Rifugiati  (UNHCR)  fa   il  punto  della  situazione  e  autorizza  l'intera  spedizione  e  i  suoi  veicoli  a  entrare  nella  zona  contestata,  nella  prossima  puntata.  

 

 

PUNTATA  2  Ucraina  dell’Est  -­‐  Russia  

Mercoledì  12  luglio  2017  -­‐  ore  23:45  L'Alto   Commissariato   delle   Nazioni   Unite   per   i   Rifugiati   (UNHCR),   che   ha   autorizzato   il   nostro   ingresso  nella  zona  di  conflitto  nell’estremo  Est  ucraino,  ci  accompagna  lungo  un  percorso  tortuoso,  battuto  da  ogni  sorta  di  mezzi  militari.  L'arrivo  nella  zona  rossa  normalmente  vietata  al  transito  già  presenta  i  segni  di  un  disastro   annunciatoci   ieri.   Andiamo   a   Stanytsia   Luhanska,   dove   la   guerra   colpisce   tutti   i   giorni.   Fori   di  proiettile  e  mortai,  case  distrutte,  bruciate  o  bombardate  che  impressionano  solo  all'idea  che  il  disastro  sia  a  due  passi  dall'Europa.    

   

 

 

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Il   viaggio   continua  affrontando   l'inverno   russo  nel   tratto  di   strada  che   ci   separa  da  Mosca,   che  possiamo  raggiungere  in  giornata  anche  se  alla  dogana  con  l'Ucraina  troviamo  notevoli  resistenze.    

Mosca   è   diventata   una   delle   più   belle,   ammirate,   e   richieste   città   europee:   musei,   opere   d'arte   e  architettoniche   di   grandezza   faraonica,   la   vita   frenetica   e   la   voglia   dei   giovani   di   uscire   dalla   chiusura  mentale   ereditata   dal   periodo   sovietico.   L’orgoglio   del   passato   militare   è   celebrato   da   monumenti   alle  vittorie   contro   i   Mongoli,   i   Francesi   di   Napoleone,   e   i   tedeschi   di   Hitler,   mentre   l’animo   socialista   è  rappresentato  da  falce  e  martello  che  svetta  sulla  statua  in  mano  all’operaio  e  alla  contadina.  

Proseguiamo  verso  il  Mar  Caspio,  dove  incontriamo  i  Cosacchi,  una  popolazione  legata  alla  tradizione  e  alla  religione,   qui   ancora   cristiana   ortodossa.   Ci   prepariamo   a   visitare   le   terre   del   "Grande   Gioco"   che   si   è  sviluppato  nel  1800  ed  è  proseguito  con  la  Guerra  Fredda  e  le  strategie  di  potere  che  tutt’ora  stravolgono  i  Paesi  del  Centro  Asia,  Afghanistan  in  primis.    

 

 PUNTATA  3  

Kazakistan  -­‐  Uzbekistan  Mercoledì  19  luglio  2017  -­‐  ore  23:45  

 

Il   Kazakistan   ci   offre   finalmente   la   possibilità   di   viaggiare   nel   vero   senso   della   parola,   in   fuoristrada.   Le  belle  strade  russe  sono  un  ricordo.  La  steppa  e  gli  abitanti,  quasi  tutti  dediti  alla  pastorizia  e  all'allevamento  di  bestiame,  offrono  uno  scenario  completamente  nuovo  e,  anche  se  atteso,  un  po'  ci  sorprende.  La  frontiera  con   la   Russia,   separa   non   solo   i   due   Stati,  ma   due   etnie   differenti   che  manifestano  massimamente   nella  religione  i  principali  ideali  di  riferimento  nella  loro  esistenza.  La  mezzaluna  alta  sulle  cupolette  dei  santuari  sancisce   che   siamo   entrati   nel   mondo   islamico.   Questo   mondo   ci   seguirà   fino   in   Turchia   e   anche  parzialmente   nei   Balcani.   Le   trivelle   che   pompano   il   grezzo   ci   ricordano   che   il   Kazakistan   è   uno   dei   più  grandi  produttori  petrolio  al  mondo,  una  ricchezza  che  avvantaggia  l'elite  aumentando  l'enorme  disparità  con   le   classi   sociali   minori.   Un   allevamento   di   cammelli   incuriosisce   la   carovana   che   oltre   alle   dovute  coccole  ai  piccoli  cammelli  nati  da  pochi  giorni,  scopre  che  il  latte  di  cammella  è  ottimo  e  nutriente.  L'offerta  di  un  pranzo  seduti  a  terra  e  mangiando  senza  posate  nella  casa  di  una  famiglia  locale  ci  porta  indietro  nel  tempo,  alle  origini  nomadi  di  questa  ospitale  popolazione  che  dopo  secoli  di  migrazioni,  si  è  resa  sedentaria,  mantenendo  tutti  gli  usi  e  i  costumi  degli  avi.  

Lasciata   la   steppa   Kazaka,   passiamo   in   Uzbekistan   e   il   primo   incontro   con   il   disastro   ambientale   del  prosciugamento  del  lago  Aral  è  la  dimostrazione  che  quando  l'uomo  desidera  soggiogare  la  natura  e  i  suoi  ritmi,   alla   lunga   perde.   Dagli   anni   1960,   il   lago   è   ridotto   al   10%   dell'originale   superficie.   Le   barche   dei  pescatori  adagiate  su  un  letto  di  sabbia  e  sale  sono  la  testimonianza  lampante  di  quanto  successo.  Entriamo  nel  vivo  della  cultura  locale  scoprendo  come  vengono  costruite  le  yurte  e  passando  una  notte  nelle  grandi  tende   dei   nomadi,   dove   gustiamo   la   cena   rigorosamente   seduti   sul   pavimento   accompagnati   da   musica  tradizionale.   Una   splendida   serata,   interrotta   da   un'infausta   tempesta   di   sabbia!   La   spedizione   prosegue  verso  Khiva,  un  gioiello  di  città  fortificata  che  fu  al  centro  del  "Grande  Gioco"  creatosi  in  centro  Asia  tra  la  Russia   degli   Zar   e   l'Impero   Britannico,   che   aveva   già   occupato   l'India   via  mare.   Un   insieme   di   strategie,  complotti  e  inganni  per  conquistare  il  Centro  asia  senza  mai  lottare  l'uno  contro  l'altro,  ma  mettendo  contro  Persiani,   Afghani,   Turchi,   e   i   vari   Kanati   di   Khiva,   Bukhara,   Samarcanda   e   Tashkent.   Visitiamo   la   città   di  Khiva,   perfettamente   ricostruita   nella   sua   parte   storica.   Dopo   qualche   contrattempo   burocratico   la  carovana  riprende  la  strada  per  Bukhara,  Samarcanda  e  poi  Afghanistan,  nella  prossima  puntata.  

   

 

   

 

 

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PUNTATA  4  Uzbekistan  -­‐  Afghanistan  

Mercoledì  26  luglio  2017  -­‐  ore  23:45    

Accompagnati   dal   Kaliburan,   la   tempesta   di   sabbia   nel   deserto,   arriviamo   a   Bukara,   la   capitale  dell’omonimo  Kanato  che  tanta  storia  ebbe  nel  “Grande  gioco”  tra  l’impero  dello  Zar  di  Russia  e  l’Inghilterra  con   la   Compagnia   delle   Indie.   Davanti   all'Ark,   la   cittadella   fortificata,   il   colonnello   Charles   Stoddard   e   il  capitano  Arthur  Conolly,  ritenuti  spie  inglesi,  furono  decapitati  dopo  essersi  scavati  la  fossa  con  le  proprie  mani.   Eccola  oggi,  Bukhara,   con   il   suo   altissimo  Minareto   che  ha   superato   anche   la   furia  di  Gengis  Khan,  stupefatto  da  tanta  bellezza.  Al  canto  del  Muezzin,  visitiamo  la  città,  tra  moschee,  complesso  del  Registan,  scuola  Coranica  

Ma   è   Samarcanda,   la   più   nota   città   del   centro   Asia   sulla   Via   della   Seta.   Prima   distrutta   da   Gengis   Khan,  ritrovò   l'antico   splendore   con  Tamerlano,   che   la   trasformò   in   capitale   del   regno   ed   espressione  dell'arte  timuride.  Iniziamo  la  sua  visita  proprio  dal  mausoleo  del  suo  benefattore.  

Il  viaggio  entra  nel  vivo.  Durante  la  notte  del  nostro  ingresso  in  Afghanistan,  proprio  a  Mazar-­‐i  Sharif,  prima  nostra  tappa,  muoiono  in  un  attentato  oltre  250  militari.  Posti  di  blocco,  controlli  lungo  la  strada,  la  paura  di  un  aggressione,  la  foratura  nel  pericoloso  territorio  dei  Pashtun.  Giungiamo  a  Mazar-­‐i  Sharif  e  visitiamo  la  Moschea  Blu,  la  più  sacra  del  Paese.  Ci  attendono  700  km  di  strada  per  raggiungere  Kabul.  Montagne  tra  il  rosso  fuoco  e  il  verde  smeraldo,  ci  conducono  al  passo  del  Salang,  a  3.878  metri  di  altitudine.  A  bordo  strada  si  accumulano  neve  e  armi  pesanti  abbandonate  e  arrugginite,  edifici  distrutti.    

Kabul   riflette   la   storia   della   sua  Nazione:   inglesi,   russi,   americani,   tutte   le   grandi   potenze   hanno   tentato  invano   di   conquistarla   o   quanto   meno   controllarla.   Anche   il   regime   talebano   ha   dovuto   rinunciarvi   nel  2001.  E  nonostante  gli  attentati  terroristici  di  ribelli  anti-­‐stato  che  si  verificano  all’ordine  del  giorno,  la  città  sta   lottando   per   tornare   a   un   decente   grado   di   stabilità   e   sicurezza.   Ancora   oggi   purtroppo,   garantita   a  malapena  da  scorte  armate  e  guardie  militari,  presenti  a  ogni  angolo.  

 PUNTATA  5  Afghanistan    

Mercoledì  2  agosto  2017  -­‐  ore  23:45    

Sono  diversi  giorni  che  siamo  in  Afghanistan  e  ormai  non  facciamo  nemmeno  più  caso  agli  elicotteri  militari  che  periodicamente  volano  sulle  nostre  teste.  Soldati  e  carri  armati  controllano  ogni  angolo  di  Kabul,  e  dal  cielo  ci  sentiamo  perennemente  osservati.    

La  bellezza  del  paesaggio  afghano  s'incomincia  vedere:  entriamo  nel  Panjshir.  Ci  inoltriamo  nel  cuore  della  valle,  tra  vette  innevate  che  sfiorano  il  cielo  e  bellezze  della  natura  incontaminata.  Siamo  diretti  al  Mausoleo  di   Massoud,   il   Leone   del   Panjshir,   un   uomo   semplice   di   origine,   ma   determinato   fino   alla   morte   nel  difendere  e  creare  uno  Stato  unito  e  libero.  Massoud  creò  una    resistenza  senza  pari,  basata  sul  coraggio  dei  Mujaheddin  che  impedirono  all’intero  esercito  russo  di  occupare  la  valle  e  costituirono  l'Alleanza  del  Nord  che  rovesciò  il  regime  talebano  nel  2001.  

La  comunità  islamica  che  ci  ospita  per  la  notte  è  molto  gentile,  ma  anche  molto  rigorosa  e  conservatrice.  Ci  vieta   di   filmare   le   donne,   che   pur   essendo   tutte   coperte   da   capo   a   piedi,   si   nascondono   quando   arriva  qualche  estraneo.  Non  capitano  spesso  degli  occidentali  da  queste  parti.  

Ancora   oggi,   troppo   spesso   l'impegno   della   popolazione   e   degli   aiuti   internazionali   nel   ripristinare   una  situazione  stabile  è  pregiudicato  dai  gruppi  ribelli,  che  con  il  terrore  vogliono  riportare  l'Afghanistan  a  una  

   

 

 

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condizione  medievale.  Ma   fortunatamente,   finora   la   voglia   di   riscatto   e   di   vivere  degnamente  ha   sempre  avuto  la  meglio.  Vogliamo  perciò  approfondire  alcuni  aspetti  che  spesso  si  danno  per  scontato.  

Intervistiamo  un  giovane  studente  e  scopriamo  che,  nonostante  tutto,  i  ragazzi  di  Kabul  vivono  con  lo  stesso  entusiasmo,   e   le   stesse   insicurezze   dei   giovani   di   tutto   il   mondo.   Una   scuola   di   mestieri   artigianali  tradizionali   punta   alla   formazione   delle   nuove   generazioni   e   alla   creazione   di   posti   di   lavoro,   le   basi  fondamentali  per  il  futuro  di  una  società  dove  il  tasso  di  disoccupazione  è  tra  i  più  alti  al  mondo.  

L’emancipazione   femminile,   così   come   lo   sviluppo   culturale   del   '900,   subì   un   arresto   con   il   regime   dei  Talebani,   durato   dal   1996   al   2001.   Una   signora   confessa   la   sua   ferma   volontà   di   far   studiare   le   3   figlie  nonostante  le  condizioni  economiche  rendono  la  vita    durissima,  perché  vuole  dare  loro  un  futuro.  Non  si  dà  pace  che  ancora  oggi  i  figli  muoiano  da  kamikaze.  

Lasciamo   Kabul   per   raggiungere   la   valle   di   Bamiyan,   dove   nella   prossima   puntata   troveremo   il   sito   dei  Buddha  giganti  distrutti  nel  2001  dai  Talebani.  Sarà  occasione  per  noi  di  conoscere  l'etnia  Hazara  e  capire  meglio  le  dinamiche  etniche  che  hanno  portato  il  Paese  al  collasso,  con  la  guerra  civile  di  fine  secolo  scorso.  

A   quanto   ci   dicono,   la   regione   è  molto   sicura,  ma   non   lo   è   di   certo   la   strada   che   dobbiamo   percorrere,  all'andata  e  al  ritorno.  

 PUNTATA  6  Afghanistan  

Mercoledì  9  agosto  2017  -­‐  ore  23:45  Overland   arriva   a   Bamiyan   e   il   viaggio   d’andata   non   ha   creato   problemi.   Se   qualcuno   ci   ha   notati,   il  problema   sarà   il   ritorno.   Siamo   nella   terra   degli   Hazara   La   lingua   parlata   è   il   Dari   derivata   da   Turchi   e  Mongoli  che  da  qui  passarono  e  si  insediarono.  Nella  valle  di  Bamiyan  c’è  il  famoso  sito  buddista  distrutto  dai  Talebani  nel  2001,  ritenendoli  oggetti  sacrilegi.  I  Buddha  che  avevano  superato  anche  la  furia  di  Gengis  Khan  non  poterono   sopravvivere   alla   furia   distruttrice   dei   Talebani,   che  presero  110  ostaggi  Hazara   e   li  obbligarono  a  demolirli.  Uno  dei  sopravvissuti  ci  racconta  i  tragici  momenti  passati.  Davanti  allo  splendore  dei  laghi  di  Band-­‐e  Amir  restiamo  senza  parole:  una  delle  bellezze  naturali  al  mondo  meno  conosciute  e  più  spettacolari  che  gli  spettatori  difficilmente  avranno  visto  in  altri  documentari.  

Il  ritorno  a  Kabul  obbliga  la  spedizione  a  una  sosta  forzata  a  un  posto  di  blocco.  Nella  zona  del  tragitto  da  percorrere,  durante  la  notte  in  un  conflitto  a  fuoco  sono  morte  delle  persone  ma  si  presume  che  i  terroristi  siano   ancora   in   fuga  nella   valle.   Per  precauzione   alla   squadra  di  Overland  viene   invitata   all’interno  della  base,  dove  può  assistere  alla  festa  di  primavera.  Dopo  la  cerimonia,  il  Governatore  ci  affida  una  scorta  per  intraprendere   i   70   km   di   strada   che   porta   a   Kabul   che   potrebbero   riservare   seri   rischi   per   la   nostra  incolumità.    

Visitiamo  un  centro  dell’Alto  Commissariato  delle  Nazioni  Unite  per  i  Rifugiati  dove  veniamo  a  conoscenza  del  fenomeno  di  rimpatrio  dei  profughi  di  guerra:  con  il   loro  contributo  ben  370.000  persone  scappate  in  Pakistan   siano   rientrate   solo   nel   2016   per   rifarsi   una   vita   dove   sono   nate.   Il   programma  di   inserimento  prevede   anche   l’insegnamento,   specialmente   ai   bambini,   per   riconoscere   i  micidiali   ordigni   che   possono  sembrare  giocattoli:  le  mine  anti-­‐uomo.  

Una  visita  a  Chicken  Street  e   in  un  attimo  ci  ritroviamo  nella  fabbrica  di  pregevoli  tappeti  Afghani.   Il   loro  nodo   che   con   il   persiano   si   distinguono   per   leggerezza   e   eleganza   di  manifattura   chiude   la   giornata   che  improvvisamente   viene   sconvolta   dall'attentato   a   Kabul   nel   quartiere   delle   ambasciate.   I   visti   per   il  Pakistan   non   sono   arrivati:   troppi   problemi   sul   percorso   consigliano   vivamente   di   cambiare   itinerario,  proseguendo   il   nostro   viaggio   direttamente   in   Iran.   È   necessario   attivare   una   soluzione   e   letteralmente  scappare  da  Kabul.  Overland  riuscirà  a  raggiungere  indenne  l’Iran?  

 

   

 

 

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PUNTATA  7  Fuga  dall’Afghanistan  -­‐  Iran  

Mercoledì  16  agosto  2017  -­‐  ore  23:45  Ormai   siamo   in  Afghanistan  da  un  mese:   il   ritardo  accumulato,   il  mancato  arrivo  del  visto  per  entrare   in  Pakistan  e  i  continui  attentati  terroristici  in  Kabul  costringono  la  spedizione  Overland  ad  azionare  il  piano  di  fuga,  pensato  nei  dettagli  ma  dal  successo  non  garantito.    

Ci   separiamo   dai   mezzi   e   voliamo   su   Herat,   sperando   ci   raggiungeranno   incolumi   il   prima   possibile:   li  affidiamo  a  un'organizzazione   locale  che   farà   in  modo  di  recapitarceli   in   incognito,  attraversando   le  zone  sotto  il  controllo  talebano.  Nell’attesa  visitiamo  la  città  di  Herat,  che  tanta  storia  ha  avuto  nel  Grande  Gioco  tra   le   due  potenze  più   grandi   nel   1800,   che   si   contendevano   il   Centro  Asia:    i   Russi   per   aprirsi   la   strada  verso  le  Indie,  gli  Inglesi  per  difendere  le  Indie  e  conquistare  l'Afghanistan.  Guardando  le  imponenti  mura  della   Cittadella  ricordiamo   la   storia   dell’Eroe   di   Herat:   l'ufficiale   inglese   Heldred   Pottinger   che   durante  l’assedio  Persiano  riuscì  con  una  decisione  eroica  a  salvare  dalla  capitolazione  la  città.  

Proseguiamo  la  visita  tra  la  Moschea  del  Venerdì,  un  Mausoleo  e  le  torri  pendenti  di  Herat.  Abbiamo  tempo  anche   per   scoprire   l'arte   delle   piastrelle   in   ceramica   e   della   musica,   quest'ultima   censurata   durante   il  regime  talebano  e  oggi  ancora  poco  diffusa.  

Ecco   la  notizia   tanto  agognata:   i  nostri  veicoli   sono  arrivati  e  possiamo  proseguire   il   viaggio  verso   l'Iran.  Dalla   base   militare   Italiana   a   Herat  che   ci   ha   ospitato   in   questi   giorni   di   attesa,   si   alzano   in   volo   due  elicotteri  Mangusta,  e  ci  segue  una  scorta  militare  afghana  di  terra  per  proteggere  il  nostro  transito  durante  l’insidioso  percorso  fino  al  confine.  

Superata  la  dogana  Iraniana,  la  nostra  Stefania  può  tornare  a  guidare  il  suo  veicolo:  anche  l'Iran  è  un  Paese  musulmano  ma  non  vieta  alle  donne  la  guida.  La  spedizione  si  ritrova  a  Mashhad,  città  sacra  per  eccellenza,  con  una  moschea  che  può  contenere  500.000  persone  e  una  serie  di  strutture  religiose  e  di  accoglienza.  La  più  estesa  nel  Mondo.  

Un'oasi  alle  porte  del  deserto  di  Dash-­‐e  Kavir  ci  accoglie  tra  gustose  frittelle,  caratteristiche  bambole  e  un  allevamento  di  dromedari,  in  attesa  di  un  avvincente  off-­‐road  tra  le  dune  sabbiose.  

   

PUNTATA  8  Iran  

Mercoledì  23  agosto  2017  -­‐  ore  23:45  Dune  e  distese  di  sabbia  a  perdita  d'occhio:  il  deserto  di  Dasht-­‐e  Kavir  è  il  giusto  luogo  per  far  divertire  un  po'  i  nostri  mezzi  e  sperimentare  l'abilità  dei  guidatori  di  Overland.  L'accampamento  notturno  è  illuminato  dal  falò  e  dal  meraviglioso  cielo  stellato.  Al  risveglio  perlustriamo  la  zona  salmastra  a  piedi  e  ripartiamo  a  bordo  dei  nostri  veicoli  per  un  ultimo  tratto  di  off-­‐road.  

Nella   città   di   Yazd  incontriamo   l'antica   religione   Zoroastriana   e   la   vecchia   città   dove   le   Torri   del   vento  rinfrescano  ancora  oggi  le  case  e  le  cisterne  d'acqua  che  per  centinaia  di  chilometri  scorre  nei  Kanat,  i  canali  sotterranei   che   dai   monti   raggiungono   le   città   persiane.   Poi   l'incontro   con   il   passato,   tra   Pasargade   e  Persepoli:   le  tombe  di  Ciro  il  Grande  e  dei  suoi  discendenti,  celebrano  la  dinastia  degli  Achemenidi  che  ha  reso  grande  l'Impero  Persiano.  

Shiraz,   la  città  delle  rose  ai  piedi  dei  Monti  Zagros:  culla  della  cultura  persiana  è  nota  per  la  poesia,   i  suoi  meravigliosi  giardini  e  il  vino.  Il  Bazar  qui  esiste  da  quasi  3  secoli  e  dimostra  la  volontà  che  avevano  i  suoi  governanti  nel  fare  di  Shiraz  uno  dei  più  importanti  centri  commerciali  della  nazione.    

   

 

 

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La  città  di  Esfahan,  detta  anticamente  "La  metà  del  mondo  ",  si  presenta  come  città  di  cultura  e  di  bellezza  che  culminano  nella  piazza  principale:  Naqsh-­‐e  Jahan,  la  più  bella  di  tutto  l’Iran  a  detta  di  molti,  e  una  delle  più   grandi   al  mondo.   Un   immenso   giardino,   pulito   e   ordinato,   con   una   scenografica   fontana   al   centro,   è  circondato  da  navate  colme  di  negozietti,  e  da  meravigliosi  edifici  di  epoca  safavide:  due  moschee,  il  Palazzo  dello  Scià  e   l’antico  Bazar.  Ormai  siamo  abituati  alla  distesa  di  spezie  di  ogni  tipo,   tappeti,  sete   finemente  ricamate  e  vari  oggetti  di  artigianato,  mentre  ciò  che  ci  stupisce  questa  volta  sono  i  giovani  artigiani:  oltre  ad   essere   incantati   dalla  maestria   con   cui   lavorano   rame,   legno,   ferro   con   le   famose  miniature,   e   creano  gioielli   e   oggetti   di   rara   bellezza,   siamo  piacevolmente   sorpresi   dal   fatto   che   gli   artisti   siano   soprattutto  ragazzi,  che  imparando  i  segreti  dal  proprio  maestro  portano  avanti  tradizioni  secolari.  

 

 

PUNTATA  9  Dalla  Turchia  all’Italia  

MARTEDI’  29  agosto  2017  -­‐  ore  23:45  Transitiamo  velocemente  nella  delicata  zona  delle  centrali  nucleari,  dichiarate  essere  costruite  per  motivi  civili   ed   energetici:   non   possiamo   fermarci   nemmeno   per   un   paio   di   riprese,   verremmo   sicuramente  arrestati.  Stiamo  visitando  l’Iran  durante  il  Ramadan,  il  periodo  di  digiuno  religioso  in  cui  non  si  mangia  dal  levar   del   sole   al   tramonto.   Non   essendo   Musulmani,   preferiamo   concederci   un   lauto   pranzo   in   piena  campagna,  lontani  dalla  civiltà.  

La  città  capitale  Teheran  con  13.000.000  di  abitanti  è  il  più  grande  centro  urbano  e  fulcro  nevralgico  della  nazione.  Già   al   tempo  di  Gengis  Khan  era  nota,  ma  non  era   la   città  dominante.   La   città  ha  3  Università   e  numerosi   centri   di   sperimentazione   per   tutte   le   discipline   scientifiche.   I   giovani   rappresentano   la  maggioranza  della  popolazione,  molto  portata  al  dialogo  specialmente  con  gli  stranieri.  Davanti  al  palazzo  dello   Scià   e   all’Ambasciata   Americana   raccontiamo   come   il   Paese   sia   arrivato   alla   rivoluzione   religiosa  iraniana  guidata  dall’Ayatollah  Khomeini.    

Il  lago  Urmia  completamente  evaporato  per  colpa  delle  attività  agricole  ha  lasciato  una  superfice  salina  che  ha   inaridito   tutto   l'ambiente  circostante.  Un  déjà-­‐vu  che  ci   ricorda   il  Lago  Aral  visitato  nella  puntata  3  di  questa  stagione  Overland18.  

Arriviamo  a  Tabriz  durante  la  festa  per  la  ricorrenza  della  morte  di  Khomeini,  celebrata  nel  rispetto  delle  regole  coraniche  del  Ramadan:  fino  a  sera  niente  cibo  per  nessuno.  I  mezzi  pubblici  hanno  regole  ferree:  le  donne  possono  salire  solo  nella  parte  posteriore,  mentre  gli  uomini  dalla  porta  anteriore.    

Entriamo   in  Turchia:   la  mole  del  Monte  Ararat   ce   lo   aveva   annunciato   in   lontananza,   e   ora   ci   sovrasta   e  affascina.  Siamo  diretti  in  Cappadocia  per  visitare  il  parco  di  Goreme,  dai  famosi  pinnacoli  e  dalle  caverne  rocciose  al   cui   interno  hanno  vissuto  per  migliaia  di  anni   le  popolazioni   locali.   Istanbul  ci  affascina  come  sempre  e  dall'alto  della  torre  Galata  costruita  dai  Genovesi  ammiriamo  i  due  continenti  Europa  e  Asia  quasi  toccarsi,  divisi  dallo  Stretto  del  Bosforo,  diverse  religioni  e  diverse  culture.  

La  veloce  corsa  passando  par  Macedonia,  Kosovo,  Albania,  Montenegro,  Croazia,  Slovenia  ci  porta  in  Italia  a  Verona,  dove  finisce  questa  nuova  sfida  di  Overland,  compiuta  con  grande  successo  come  le  precedenti.  

         

   

 

 

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PUNTATA  10  Le  strade  dell’Islam  

Mercoledì  30  agosto  2017  –  ore  21:15  PRIMA  SERATA  da  115’  

   

Mercoledì   30   agosto   su  RAI1   va   in   onda  Overland,   l'avventura  più   amata  della   televisione.   Per   la  prima  volta  nella  sua  storia  ultraventennale  in  prima  serata,  con  una  speciale  puntata  da  115’.  

Il  viaggio  televisivo  più  amato  dagli  Italiani  dal  1995  a  oggi  torna  alle  sue  origini.  Ispirandosi  ai  primi  leggendari  viaggi  di  Overland  che  hanno  generato  clamore  per  la  loro  grandiosità  raggiungendo  il  35%  di  share,  una   rinnovata   carovana   arancione   partirà   e   tornerà   in   Italia,   percorrendo   via   terra   il   Centro  Asia   e   il  Medio  Oriente,   e   raccontando   per   immagini   il   presente   insicuro   di   territori  molto   difficili   e  rischiosi  nel  complesso  momento  storico  che  stanno  vivendo.    

L'obiettivo  che  questa   speciale  avventura  di  Overland  si  propone  è  decisamente  arduo:   transitare  via  terra   in  Nazioni  politicamente  molto   complesse   come  Afghanistan,   Iran,  Turchia,  Ucraina  dell'Est,  sulle  rotte  tra  le  più  pericolose.  

In  30.000  chilometri,  dall'Italia  attraverserà  Austria,  Repubblica  Ceca,  Polonia,  Bielorussia,  Ucraina,  Russia,  Kazakistan,  Uzbekistan,  Afghanistan,  Iran,  Turchia,  Grecia,  Macedonia,  Serbia,  Albania,  Montenegro,  Croazia,  Slovenia,  per  ritornare  al  punto  di  partenza.  Nel  più  puro  stile  di  Overland,  un  lungo,  emozionante  viaggio  sulle   orme   del   Grande   Gioco   che   dal   1800   sconvolse   per   sempre   la   storia   del   Centro   Asia   e   del   Mondo  intero.  

Il  diario  di  viaggio  televisivo  è  raccontato  da  Beppe  e  Filippo  Tenti,  padre  e  figlio  tra  i  più  amati  nella  storia  televisiva  d'avventura,  che  coinvolgeranno  il  pubblico  al  punto  di  catapultarlo  al  loro  fianco  a  bordo  dei  mezzi   arancioni,   in   un   suggestivo   avvicendarsi   di   scoperte,  meraviglie,  ma   anche  difficoltà   e   pericoli.  L'incalzante  intreccio  tra  l'ombra  del  passato  e  il  realismo  del  presente  darà  al  racconto  un'impronta  nuova,  come  prototipo  di  scoperta  geografica  e  sociale,  di  popoli,  culture  e  religioni  diversa  dalla  propria.  

Il   team  poliedrico  e   internazionale,   con  nuovi   inserimenti   al   fianco  di  membri  veterani,   incontrerà   le  più  svariate  popolazioni  e  vivrà  con  loro  usanze,  tradizioni,  riti  religiosi,  culture.    Affronterà  ostacoli  burocratici  e   situazioni   geo-­‐politiche   estremamente   delicate:   avrà   a   che   fare   con   scorte   armate,   attentati,  insurrezioni,   guerriglie,   chiusura   delle   frontiere,   ma   verrà   ripagato   da   meravigliosi   paesaggi  incontaminati,  macinando  chilometri  tra  passi  montani  e  lande  desertiche.    

L’attenzione   si   soffermerà   inevitabilmente   sul   Paese   tanto   più   delicato   e   pericoloso,   quanto   meno  raccontato   in   televisione   in   tutte   le   sue   affascinanti   sfaccettature:   un   inedito   Afghanistan   lascerà   gli  spettatori   senza   parole,   tra   panorami   mozzafiato   e   una   quotidianità   che   difficilmente   si   può  immaginare  in  luoghi  così  martoriati  dalla  guerra.