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SISMAGAZINE questo giornale non ha valore periodico; stampato con il contributo dell’Alma Mater Studiorum

SISMagazine Giugno 2013

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SISMAGAZINE

questo giornale non havalore periodico;stampato con il contributodell’Alma Mater Studiorum

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TESSERATI AL SISM...

...perché dopo un anno entusiasmante come questo, non vediamo l’ora di ripetere l’esperienza!

ImpaginatoreGiulio Vara

Correttore di bozzeHana Privitera Hrustemovic

OroscopoFrancesca MatassoniBeatrice Scarpellini

GiochiChiara Crescentini

Disegni Marianna Costa

CONTATTILa Redazione: [email protected]

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Se vogliamo che tutto rimanga come è, bisogna che tutto cambi.Giuseppe Tomasi di Lampedusa

Con un po' di nostalgia mi accingo a scrivere l'ultima lettera della Redazione. Non ultima in senso assoluto, perchè SISMagazine continuerà ad assillarvi anche l'anno prossimo, ma ultima per me. Tutta la redazione sta subendo una inevitabile metamorfosi: lentamente e dolorosa-mente questo piccolo bruco smetterà di strisciare nella sudicia terra e aprirà le sue ali nuove di zecca verso nuovi orizzonti, per dirlo con una metafora affatto banale. Ciò che resterà inalterato è lo spirito che ci ha spinti sin dal primo giorno: dare la possibilità di esprimersi, senza censure nè tagli, solo con qualche correzione grammaticale.

La rivoluzione c'è e si sente: un gran fermento e molta energia stanno scorrendo vorticosi nelle vene di questo giornalino. Ne siamo orgogliosi, perché tanto entusiasmo ci porta a sperare di essere riusciti a lasciare un piccolo segno, un accenno di curiosità.

Vogliamo ringraziare chi ha letto SISMagazine ogni mese con estrema pazienza e benevolenza, chi ha fatto apprezzamenti e complimenti, perché un'iniezione di autostima non ha mai ucciso nessuno, ma soprattutto vogliamo ringraziare chi ci ha rivolto critiche, per averci permesso di impegnarci ancora di più nel fare qualcosa che abbiamo amato profondamente. Un doveroso grazie va anche a chi ha avuto l'idea e ci ha coinbolti con empatia estrema. Il ringraziamento maggiore, però, va a chi ha messo energie ed entusiasmo in questo progetto, a chi in piena notte stava scrivendo o impaginando, a chi ha portato sulle proprie spalle SISMagazine, meta-foricamente e non.

Tutto questo miele sta nauseando. Quindi grazie a tutti.

La Redazione

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BLU

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Avevo una malattia, ma non ero malata e non lo sono neanche adesso.Ho quasi 23 anni e ho avuto un carcinoma; chiamarlo tumore mi sembra un’assurdità, era il più stupido di tutti, un carcinoma papillare della tiroide che se n’era andato un po’ in giro, tiroide, paratiroidi e più linfonodi che poteva.Chissà da quanto tempo era lì, forse è stato il veleno umano degli ultimi due anni a far rivoltare qualcosa nel mio corpo.Chissà cosa stavo facendo quando una mia cellula ha deciso di diventare una cazzutissima cellula tumorale.

Ho ignorato per mesi quel “palloccio” nel collo, il mio linfonodo metastatizzato di 8 mm di diametro.Non m’interessava, non poteva essere importante, ed in fondo era così.Da quando l’ho visto lì sul collo la prima volta quel palloccio è diventato mio amico e quando me l’hanno tolto ho provato una sensazione di tristezza… ormai era parte di me come il mio naso, le mie sopracciglia e le mie dita e come i piercing che scegli di aggiungere al corpo.Ora quando passo la mano sul collo lui non c’è più, al suo posto c’è una cicatrice.Non l’ho neanche potuto salutare perché l’hanno portato ad anatomia patologica.

E’ strana la consapevolezza del tutto inconscia del proprio corpo. Io stavo bene, non avevo “segni e sintomi”, eppure la mia testa un giorno mi ha reso consapevole del fatto che c’era qualcosa che non andava, tanto che per me non era necessaria una diagnosi… sapevo già.

Poi: “giovedì prossimo ti operiamo”.Così è stato e solo dopo, per la prima volta, ho avuto una consapevolezza conscia, oggettiva ed esterna dall’interno del corpo umano: è come essere intrappolati in un cilindro di vetro senza poter fare niente, è il corpo che decide.

Tutto inizia quando ti trasportano sul tuo immenso letto e poi ti fanno spostare su una sottile lastra di freddo metallo coperto solo da carta; tu sei un pezzo rigido di essere umano, iniziano a manovrare con te e poi ti addormenti, senza accorgertene, nel più innaturale dei modi.E quando ti svegli stai ancora dormendo, parli ma non ragioni e senti che tirano via tubi e fili e cavi da ogni parte… manovre col tuo corpo.Quelle sette ore per te non sono mai esistite, non le hai vissute, il tempo non è passato … per te, ma per il tuo corpo sì, ed è stata più dura di quanto potessi pensare.Dopo qualche ora slegata dal tempo l’effetto anestetico del quale non ti eri accorto finisce e il tuo corpo inizia ad urlare e a disperarsi come solo lui sa fare, senza parlare ma battendo i pugni dall’interno.Dolori lancinanti in ogni parte, dai talloni fino alla testa niente è risparmiato.Per 24 ore non ti puoi muovere e anche se potessi non ne avresti la forza e la capacità, non puoi bere né mangiare ma il tuo corpo neanche lo richiede.

Sei un pezzo di carne, un gigantesco, pesante pezzo di carne e come tale non hai nessun potere; tu sei quel pezzo di carne ma, in quelle ore come non mai, lo senti totalmente staccato da te.

L’umiliazione, la vera umiliazione di non essere un essere umano.E l’ospedale in questo non aiuta. Tu sei il paziente, vai trattato con condiscendenza e non hai nessuna voce in capitolo. Eppure il corpo è il tuo e piano piano riprendi ad impossessartene… ma non hai credibilità.Io avevo un gigantesco edema nella gola, un lago che mi dava la sensazione di affogare senza neanche esser immersa nell’acqua, e quel liquido che avevo dentro

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non andava né su né giù per quanto ci provassi nonostante il dolore.

Mi avevano fatto ammalare, ora ero malata.

Ore intere passate così, perché io ero un paziente e non avevo credibilità … e se sei un paziente che sta male nel fine settimana sei fottuto.Ho avuto ragione solo quando mi hanno tirato fuori la lingua con la forza e mi hanno infilato un lungo ferro in gola.

Dopo due giorni da corpo e pezzo di carne ho ripreso ad essere una persona e da lì è stato tutto rapido e in discesa perché la voglia di stare bene era tanta.

Sono sempre stata tranquilla riguardo questa storia, dalla prima visita medica in cui mi hanno messo fretta perché bisognava andare dallo specialista e fare tutte le analisi ad oggi, che è passato poco più di un mese e ovviamente non è ancora finita, perché mi aspetta una vita in simbiosi con alcuni specialisti.Ho sempre voluto fare il medico e mi sono sempre ritenuta una persona abbastanza umana.Ma questa piccola esperienza con una delle malattie più stupide del mondo ha cambiato un po’ la mia prospettiva senza che me ne rendessi conto.

Tutto ciò per dire l’unica cosa che mi pare davvero rilevante:tu, medico, sai cosa vuol dire stare dall’altra parte?

C. Appa

E comunque, che cos’è questa benedetta libertà di cui oggi tutti parliamo così tanto? In Asia la risposta sta in una storia vecchie di secoli.Un uomo va dal suo re che ha grande fama di saggezza e gli chiede: “Sire, dimmi, esiste la libertà nella vita?”“Certo” gli rispose quello . “quante gambe hai?”L’uomo si guarda , sorpreso dalla domanda. “due, mio Signore”“ E tu, sei capace di stare su una?”“Certo.”“Prova allora. Decidi su quale.”L’uomo pensa un po’, poi tira su la sinistra, appoggiando tutto il proprio peso sulla gamba destra.“Bene”, dice il re. “E ora tira su anche quell’altra.”“Come? E’ impossibile, mio Signore!”)“Vedi ? Questa è la libertà. Sei libero, ma solo di prendere la prima decisione. Poi non più.”E io, che scelta avevo? Fino a che punto io ero il mio corpo?

Tiziano Terzani, Un altro giro di giostra

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PER ENEA

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PER ENEA Capita spesso di leggere strafalcioni grammaticali in giro. Capita ancora più spesso di leggere pensieri poco pensati, poco ragionati, privi di fondamenta, privi di emozioni. Dopo aver letto “il mio gioco di ruoli” di Enea, ho ragionato sul-la tematica che ha proposto. Era scritto talmente bene che, mentre leggevo, mi sembrava di essere presente alla conversazione tra lui e il padre. Ri-uscivo a percepire ogni sensazione che provava. L’unico modo che ho per scrivergli è farlo qui.

Caro Enea, Non mi serve conoscerti per avere con-ferma della bella persona che sei perché, credimi, se ci si potesse raccontare in una sola lettera, tu l’avresti saputo fare molto bene. Mi dispiace, però, di aver conosciuto pochissime persone con la tua sensibilità, il tuo modo di esprimere un grande, grandissimo disagio. Sono una dei tanti che, sicura-mente, leggendoti sono rimasti affascinati e colpiti da quello che hai dentro. Parlo di una bellezza in-teriore che pochi hanno o che, pur avendola, fanno fatica ad evolvere, ad accrescere nel modo giusto. L’ignoranza porta le persone a guardare solo la su-perficie. È facile sentenziare su quello che gli altri dicono, fanno, pensano. Freghiamocene delle cat-egorie. Non devi essere tipizzato e identificato con un codice a barre. La vita va vissuta in pieno, da omosessuale come da eterosessuale. Chi ci sta vi-cino, chi ci vuole bene, dovrebbe essere felice per noi. Se così non è, padre, madre, fratello, nonno, zio, cugino, amico che sia...dovrà accettarlo. Per il tuo bene. E magari ti chiederà anche scusa, un giorno. Nasconderlo non servirà a nulla, più cerchi di comprimere ciò che sei e più viene fuori. Perché DEVE venire fuori. Quello sei tu e non c’è niente di meglio al mondo. Pensare di poter vivere nel-la menzogna, che sia in buona o malafede, è una limitazione del nostro essere. Viviti Marco, viviti il suo amore per te, ama il profumo della sua pelle, dei suoi capelli e che tutto questo possa diventare il tuo pane quotidiano. Sii felice. Spero magari un giorno di conoscerti per caso, senza saperti come “ENEA” e spero di poterti essere vicina così, allo stesso modo in cui ho deciso di rispondere ai tuoi pensieri. Ti auguro con tutto il cuore di essere fe-lice, perché lo meriti. A presto, Didone.

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MA VOI CHI SIETE

E l’incaricato?I: Fare l’IL (incaricato locale) significa principalmente stare con le persone, condividere tempo ed energie per costruire qualcosa di bello. Da un punto di vis-ta più tecnico, l’incaricato si occupa delle relazioni burocratiche ed istituzionali con l’università, è il re-sponsabile legale della sede e del conto (per fortuna non dei conti; in quello Elena è fantastica). Per una ulteriore delucidazione si rimanda ad un incontro dal vivo. A: Citando il regolamento nazionale del SISM, è rich-iesto che l’IL sia dotato delle seguenti qualità: altez-za, biondezza, diciamo bellezza, carisma, finto ma dovuto ossequio nei confronti delle istituzioni uni-versitarie, tabagismo chevvelodicoaffare, fragilità os-sea specialmente mandibolare, estremismo pacifista, eloquio efficace, molta pazienza con la segretaria, pazienza con le altre cariche, pazienza con Benedet-ta Orsini, pazienza con il pc che si impalla, pazienza con tutti. Mi permetto di sfotterlo, ma ammetto pub-blicamente di rispettarlo tanto, stimarlo altrettanto e non invidiarlo per niente per quanto si dà da fare.E: Chi, lo strazio? Beh, è come gli ingranaggi di un orologio, sempre in movimento. Silenziosamente tesse reti, ascolta tutti, raccoglie idee e lamentele, cerca contatti e media il rapporto tra noi ciurma scapestrata ed il mondo dei grandi. Come le lancette dell’orologio dà l’ora, la direzione e il ritmo al SISM.

Ma soprattutto, cosa diavolo fa il segretario?E: Mah... legge la posta? Controlla le tessere, indice le riunioni, scrive i verbali? Andando al sodo crea i DOODLE. E sopporta IL e AL, è un’ancora di salvez-za, sempre pronta ad ascoltare gli sfoghi e a cercare soluzioni, che in genere si rivelano brillanti e capaci di alleggerire anche la burocrazia più snervante. A: Allora, la segretaria innanzitutto, se non sbaglio (ma chiederei conferma all’AL) sarei io. Dunque, che io sappia, i segretari sono da sempre una specie pro-tetta all’interno del SISM, protetta dallo stress e dagli incarichi. Poco si sa di questa figura e della sua fun-zione all’interno dell’istituzione. Sebbene viva lunghi periodi di cattività all’interno della sede locale, rara-mente è stata vista fare QUALCOSA. Tuttavia, prove della sua esistenza e della sua attività nel SISM sono qui e là reperibili: tesseramenti non registrati, paga-menti non ancora effettuati, errori nel foglio di bi-lancio, oggetti di sua appartenenza ripetutamente dimenticati, sono l’evidenza conclamata di un suo passaggio. Si dice che addirittura la sua efficienza e puntualità siano anche più scarse di quelle mostrate come membro della redazione del SISMagazine. Ecco, io credo di rispettare abbastanza fedelmente questa

Siamo giunti all’ultima intervista di questo lungo anno ed era dovere morale riservare questo pic-colo posticino d’onore a coloro che muovono i fili del nostro buffo teatrino: Incaricato, Amministra-tore e Segretario, ovvero Ignazio, Elena e Alessia.

La prima domanda è quella di rito: Il SISM è definito come un’associazione apartitica e blablabla. Sul se-rio, cos’è per te il SISM?E: Il SISM è stato per me una continua scoperta. Mi stupisco in continuazione dell’entusiasmo che tutti mettono nei propri piccoli grandi progetti, della voglia di ritrovarsi e ascoltarsi per mettere in pratica idee. Il SISM è scoprire e stupirsi ogni giornoA: Se devo rispondere con delle ovvietà, allora al-meno cerco di usare delle belle parole. Il SISM è “Quello che non ho”. E’ uno spazio in cui pensi di entrare prima di capire che è lui che si fa posto dentro di te. E’ stato l’occasione per interrogarmi su questioni serie, più spesso è stato i volti e i nomi che hanno accompagnato tante birre, è stato le scartoffie che non si vedono ma sono il pilastro delle attività portate avanti con volontà e fiducia, ultimamente è uno stato d’animo da cui non voglio staccarmi.I: E’ tante cose allo stesso tempo: un luogo fisico di pochi metri quadrati, ma molto intensi, un bel-lissimo puzzle colorato, composto dai visi e dai sorrisi di tante persone; è una rete nazionale ed internazionale di futuri medici, che di per sé è una figata. E’ una splendida opportunità per fare qual-cosa in più.

Entrando nel vivo della questione, cosa fa l’amministratore?E: L’amministratore deve essere un elefante con una memoria di ferro, ma anche un topolino che sappia insinuarsi velocemente fra un sismico e l’altro durante le riunioni sovrappopolate per rac-cogliere scontrini e ricevute che deve poi saper nascondere con la cura di una gazza ladra. Ogni tanto è un grillo parlante, altre volte una dolce chi-occia, ma la maggior parte del tempo finisce per essere una belva da molti temuta! Insomma, l’AL (amministratore locale) è uno zoo.A: Cosa NON fa l’amministratore? Nella top 5 dei suoi talenti metterei 1) la crostata, 2) i bonifici, 3) lo zelo con cui prende appunti di qualsiasi cosa, anche delle cazzate che dice il resto del CE, 4) fare tutto quello che dovrebbe fare il segretario, 5) le gambe chilometriche e la quarta di reggiseno.

Intervista ai coordinatori delle aree del SISM

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MA VOI CHI SIETE?

descrizione tutta empirica del SEGRETARIO PER-FETTO.

Raccontateci di incontri ed aneddoti particolari vis-suti grazie al SISME: Basti pensare che dopo solo un paio di setti-mane nel SISM mi è stata data l’opportunità di an-dare in un paesino vicino a Genova ad un ritrovo di tre giorni con circa 300 studenti di medicina provenienti da 37 sedi in Italia. Al SISM i nuovi incontri non finiscono mai!I: L’aneddoto più recente risale al meeting di Paler-mo: il caro Ale di Giuseppe, occhiali da sole, faccia un poco sconvolta per la notte da leoni e la mat-tina di sessioni e seduta plenaria, sull’autobus in partenza esclama “paese maledetto! E’ la seconda volta che vengo e la seconda volta che sbocco!”.A: Ecco, credo che per me l’esperienza più forma-tiva in assoluto e degna di riconoscimento univer-sitario sia stata quella da SpermNurse. Assoluta-mente. Almeno 3 cfu.

Giudizio complessivo sull’anno appena finito?A: Non mi piace pensare che qualcosa di bello stia finendo. Personalmente dentro di me ha appena cominciato a crescere. Quindi quest’anno appena trascorso lo vedo come una promettente alba, spe-ro solo che ci saranno giorni pieni di sole. E: Ma davvero è finito? Mi viene nostalgia a pensare che l’anno sia finito e con lui finiscano i ZAAAAO delle due inseparabili, le battute della giornalista-camionista, le mille paglie della mia preferita, le storie infinite della nostra national, i discorsi il-luminati e filosofici del capo, la disponibilità con-tinua della bionda più dark che esista, l’energia travolgente di chi solo sedendosi davanti a te sa farti viaggiare con la fantasia per il globo intero, la SCORAngel con la risata inconfondibile e anche la SCORAngel più saggia e dolce di tutte, la Bea-sal-vatrice-tuttofare-cartelloni-birre-scarpe-giocher-ellini, il sarcasmo dei Siciliani, la calma sorniona abruzzese, il Google Calendar e il suo custode, la paladina della SCORP, l’esplosività delle due seg-retarie “terrone”, la carica creativa delle due Chi-are, i sorrisi sempre peace and love dei leoncini. Insomma, grazie a tutti quelli che hanno condi-viso con me quest’anno!I: E’ stato un anno molto costruttivo e produttivo, sotto moltissimi punti di vista. Sono contento del-le persone, dei progetti, delle idee. Continuo a rip-etere: ognuno è un singolo petalo, assieme siamo un unico fiore e a me questo fiore piace.

Progetti per il futuro?I: Nella testa sempre tantissimi. In primis proseguire sulla buona strada intrapresa quest’anno e imple-mentare con progetti che permettano di fornire

nuovi spunti e consapevolezza su tanti temi, tutti con-cernenti a vari livelli l’essere umano.E: Ah, pensione, mojito in riva al mare e chissà... dove mi porterà l’ispirazione!A: Dopo aver visto la luce bianca al concerto di Manu Chao e dopo la grazia di essere sopravvissuta, cerco di non guardare troppo lontano nel futuro e ho ridimen-sionato le mie ambizioni. Al momento il progetto è so-pravvivere al concerto dei CardioePneumo, dopodiché proverò a trovare un cantuccio decoroso a Madrid per il mio anno di Erasmus. E poi que sera, sErasmus.

Amministratore ed Incaricato si sono mossi in per-fetta armonia, con il nobile scopo di rendere possibili tutte le meravigliose esperienze di quest’anno e a loro dobbiamo un ringraziamento sincero. Ah, sì, giusto... anche al Segretario. ;)

Benedetta Orsini

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SVARIONANDO...

“Portami tu la pianta che conduce dove sorgono bionde trasparenze e vapora la vita quale essenza; portami il girasole impazzito di luce”

(Eugenio Montale)

Guardando fuori dal mio balconcino bolognese e vedendo tutta questa luce sfolgorante non ho potuto non pensare a questa poesia contrapposta alla mia misera condizione di studentessa di me-dicina, destinata a impazzire per questa luce e per l’invidia nei confronti di quel bel girasole che si specchia nell’azzurro tutto il giorno. Penso ai miei colleghi che ciondolano umidicci tra polo Murri e bib-lioteca Bianchi fermandosi ogni tanto quando incontrano un compagno per sen-tirsi dire “Oh vez tu come stai messo con cp?” oppure, ancora peggio, “Oh ma l’hai letto l’articolo in inglese su quella ricer-ca sull’HP? E’ super importante secondo me”, tornando poi a ciondolare, sempre più mesti e cupi e pensando “Cazzo no, pure l’articolo in inglese no”. Si dirigono verso il padiglione 5, dove berranno il settimo caffè della giornata alle macchi-nette contro cui inveiranno perché non prendono qualche moneta o non danno il resto -si sa, le sfighe non vengono mai da sole. Entrati finalmente in biblioteca assaporano quella fragranza da leggera diaforesi scatenata dai 40 gradi all’ombra che il mite clima bolognese regala e che già da giugno comincia ad aleggiare nelle aule studio, ma ormai gli studenti si sono tutto sommato assuefatti. Riprendono in mano i loro libri, che a forza di essere sfogliati con le mani sudaticce hanno le pagine con le ondine… e leggono, leggono e rileggono finché non si addormentano, sperando nel sacro apprendimento per osmosi.E’ bello ogni tanto poter smettere di leg-

gere e rileggere queste noiose nozioni e contemplare un attimo la luce intorno, im-mergervisi dolcemente, lasciare andare le briglie della mente e cominciare a scrivere.La scrittura è un mezzo fantastico e poten-tissimo con cui anche la persona più timida e impacciata può diventare un leader e in cui ci si può impegnare a comporre qualco-sa di bello non solo nel contenuto ma anche nell’apparenza, nella sonorità, abbandonan-do per un po’ l’abitudine di infilare le parole a vanvera dei discorsi sconclusionati di tutti i giorni. E gli sforzi alla fine sono premiati, perché si è creato qualcosa di personale, di proprio ma che si sceglie di condividere con gli altri, come fosse un dono, e questo fa sentire utili e importanti. La scrittura è esercizio mentale, un modo per esprimere sentimenti, per far sentire la propria voce e la propria opinione, per essere vivi e attivi.Poter scrivere e soprattutto vedere pubbli-cato il proprio lavoro è una grande opportu-nità, non lasciartela sfuggire! La redazione del SISMagazine è in cerca di nuove penne per il prossimo anno: seguici su facebook e contattaci lì oppure mandando un’email a [email protected]

...COSA CHE TI INVITO CALDAMENTE A FARE INSIEME A NOI!

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PRIMAVERA BARCELONA FESTIVAL

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Porca troia. PORCA TROIA!E’ fine novembre 2012, fuori fa freddo, dentro anche, ma un breve comunicato su internet in catalano, inglese e spagnolo ti ha appena ripor-tato in superficie. E’ uscita la line-up completa del Barcelona Primavera Sound Festival 2013 e come ogni anno la reazione è: PORCA TROIA!Innanzitutto perché ci sono, come al solito, nomi importanti e poi perché oltre agli artisti più noti leggi subito decine e decine di gruppi dei quali non hai la benché minima idea di dove come quando ma, soprattutto, perché esistano e capisci che è giunto il momento di cominciare a studiare duramente. Già, perché non esiste nien-te, proprio niente, di più vergognoso e terribile che presentarsi impreparati al Primavera, dato che è popolato da orde di classici -finalmente lo posso dire- HDM o IDC, Hipster Di Merda o Indie Del Cazzo, con le loro scarpette senza lacci, i pantaloni strizzapalle, le loro cazzo di tracolle di merda, la loro ammiccante metrosessualità e, soprattutto, la loro smisurata passione per ogni gruppo nato da non più di tre mesi e con all’attivo non più di un paio di canzoni uscite su compilation oscure o, meglio ancora, SOLO SU INTERNET!E quindi bisogna a tutti i costi evitare di non sa-pere cosa rispondere a domande del tipo: “cosa ne pensi dell’EP live dei Savages?” oppure “ah, sei italiano! Devi per forza conoscere gli Honey-bird and the Birds!!” e via discorrendo. Così compri l’”abono” all inclusive, che per “soli” 140 euro ti dà accesso a tutti i giorni, tutte le location e tutti gli eventi extra, ed in men che non si dica ti trovi perso tra blog di musicofili, siti di autorevoli critici e wikipedia (ma non dirlo in giro) a capire se il 24 maggio alle 18:30 sarai sotto al palco Heineken ad ascoltare Kurt Vile o all’adiacente palco Vice per gli acclamatissimi spagnoli “Kiev Cuando Nieva”, ma soprattutto a prepararti una motivazione valida per la tua scelta, ad esempio “no, non li voglio vedere perché una volta ho incontrato il bassista ad un afterparty e non mi ha salutato” oppure “non ascolto chi canta in inglese senza essere madre-lingua”.Pochi mesi ed un aereo dopo, però, tutto questo non ha più importanza. Sei al Parc del Forum di Barcelona, un posto assurdo e senza un senso: un tempo questo era il quartiere degradato di Barcelona, ma fu poi raso al suolo e sostituito

da questa specie di fiera/centro congressi che altro non è che un immenso spazio aperto in riva al mare intervallato da strut-ture e sculture (?) in stile moderno. Da un lato c’è il mare, sul quale splende una luna, piena fino a scoppiare; dal lato opposto si estendono le luci della città, che sembrano non finire mai. Da ogni dove sale al cielo un’ininterrotta serie di note dai sette (7!!) palchi sparsi su tutta l’area. Sei circondato da gente felice, forse per l’alcol (ne dubito, visti i prezzi) o molto più probabilmente per le droghe, ed improvvisamente scopri che le magliette a righe, gli occhiali spessi, i baffoni, persino i pantaloni strizzapalle, tutto questo non conta più, perché in realtà tutti quanti sono qua per celebrare la musi-ca ed il suo potere di rendere immortali ed indimenticabili momenti come quello che stai vivendo. E sorridi.Il mio Primavera - consigli musicali di grup-pi che ho visto, in ordine rigorosamente casuale:Dinosaur Jr.PeaceThe BreedersLocal NativesDo Make Say ThinkCrystal CastlesDaughterApparatBlurNick Cave and the Bad SeedsPhoenixKurt Vile and the ViolatorsGrizzly BearsPAUSJesse WareChristopher OwensDisclosureThe KnifeTame ImpalaMac DeMarcoDead Can DanceThe Postal ServiceDeerhunterAh, vi avviso che i biglietti per il Primavera 2014 sono in già in vendita!

Andrea Carini

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DI EROI, VITTORIE E GIORNI NUOVI

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Faccio tre chilometri a piedi, di notte, da sola, sotto i portici di questa città infestata dall’afa e dagli studenti. Nelle vene l’alcol si mischia al sangue rendendo le mie gambe sciolte, veloci, senza fat-ica.Sulle scapole mi sono esplose ali di falena, sottili e pallide, incolori.Ali di insetto sgraziato, che le donne scacciano via dalle case e le vecchie sussurrano portino sfortuna ad ucciderle.Gli sguardi dei ragazzi che urto qui, in mezzo a questa folla su-data, sono carezze infide, sono parole colme di sfregio: “Lei è una falena”, dicono “la ragazza pallida con gli occhi scuri. Senza colori: ha perso persino il rosso del sangue”.Ho nella testa l’amnesia del dolore. Ho dimenticato che ad avvici-narsi a una luce troppo intensa si rimane accecati, che a volare incontro alla fiamma ci si incenerisce.E sono felice, perché è l’amnesia che cerco: il coraggio di affrontare una battaglia che ho rimandato troppo a lungo.

Perché io sono Teseo, sono l’eroe che ha bisogno dell’alcool per dimenticare la paura, per dimenticare di essere umano: stringo in mano il filo di Arianna per non perdermi in questo labirinto di luci stroboscopiche e musica. Cerco il Minotauro in questa notte che profuma di gelsomini.

Il mio volo di falena ubriaca, di eroe codardo, non incontra osta-coli, ma la mia testa amnesica è piena della luce di un posto troppo lontano perché queste membrane sottili che mi porto attaccate alle ossa me lo facciano raggiungere: e allora spingo, sbatto questi di-aframmi insulsi con tutte le forze, contraggo i muscoli di tutto il mio corpo, contraggo il mio cuore, per arrivare dove devo, per ar-rivare in fondo a questo labirinto.Nelle visioni alcoliche, aspre come il rum buttato giù tutto d’un fia-to, plano balbettando intorno alla fiamma che ho scordato potreb-be bruciarmi, una candela sottile che deride me, lucciola esaurita.E’ lui: il mio nemico. La mia nemesi.E’ la fiamma attorno a cui continuo a girare, goffamente continuo a seguire.Ho custodito tutti i miei segreti infondo alla gola, dove i ragni han-no intessuto sottili trame di seta d’argento per intrappolare ogni parola. Li ho custodi infondo agli occhi, nella carne che ha stretto con foga, nelle membra che ha avuto senza mai chiedere.E adesso, dinanzi alla fiamma, al nemico, al Minotauro, vomito tut-to: dinanzi a occhi di cui ancora non comprendo il colore, mi spo-glio di ogni menzogna e scopro il mio capo d’eroe. I miei segreti crollano in terra come cristallo fragile che va in pe-zzi, e sono sicura che tutti, in questo giardino, dentro se stessi ne odono il tintinnare di cocci. Sono sicura che, oltre la musica troppo alta e le voci troppo concitate, qualcosa di me si spezza dentro ognuno di loro. Sono l’eroe senza armi, in mano tengo solo un filo, e lui mi è di-nanzi.

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Il Minotauro al centro del labirinto. E’ la sirena per il marinaio: allunga le braccia e mi stringe con forza, mi trascina in un mare in cui posso solo affogare. E sono queste ali, queste ali pallide di falena, sgraziate e brutte, incolori e misere, a salvarmi.E’ il conforto di un’amica e l’amore di un fratello, la comprensione di chi ti è simile e ti ha già perdonato.E’ l’amore che ho verso me stessa.Ed è la mia vita, che oscilla sul baratro della malattia, a tirare quel filo fino all’uscita.

Dicono che quest’estate ha tardato troppo ad arrivare.Io penso che ogni cosa ha il suo tempo e che, anche quando non la vediamo, la sua ragione.L’alba viene da non so dove a sciogliersi in mezzo alla piazza, scac-cia via le ombre e il ricordo di una lotta appena conclusa. Il ricordo della battaglia di un eroe ubriaco per la sua vita.Seduta sui gradini di San Petronio, sento l’aria di un nuovo giorno pizzicarmi le braccia nude e il viso lucido: non c’è più alcool nelle vene, è sparito insieme alla rabbia e all’odio, e persino la paura si è calmata e come una bestia ammansita si è addormentata nel mio petto, nello spazio tra un polmone e l’altro.E’ un nuovo giorno.Nelle mani non ho più nessun filo: ha perso la sua ragione d’essere e si è dissolto, mi ha tratto sana e salva fuori dal labirinto, lontano dal corpo del Minotauro, e adesso è solo un ricordo.Ho una busta, adesso, tra le dita.Una busta bianca con dentro il mio futuro.Con dentro la risposta, con dentro il mio peccato e la mia redenzi-one.

Mentre ne strappo lentamente l’estremità, mentre ne tiro fuori il contenuto, penso che niente e nessuno dovrebbe avere il potere di farci sentire così fragili, così soli, così spaventati.Penso che niente, neanche la paura di soffrire o quella di morire, dovrebbe toglierci il desiderio di vivere.

Penso che adesso io, fragile e sola e spaventata, avrò sempre il de-siderio di vivere.

Dysdaimon

DI EROI, VITTORIE E GIORNI NUOVI

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MEDICINEMA

Mississippi Burning - Le radici dell’odio (Alan Parker, 1988)Il titolo significa Mississippi “bruciante” e le fi-amme sono quelle delle rappresaglie del Ku Klux Klan contro i neri che parlano troppo, le fiamme dell’odio profondamente radicato nell’animo di ogni cittadino di Jessub. Stiamo parlando di un odio che viene insegnato a scuola, come un lavag-gio del cervello, e anche nelle chiese cristiane, che interpretano la bibbia in modo “libero” per forgi-are i persecutori del domani e assicurarsi che bi-anchi, neri ed ebrei non vengano mai a mischiarsi. La vicenda del film si svolge nel 1964 e si ispira al drammatico fatto di cronaca che vide la scom-parsa di tre giovani attivisti (un afroamericano e due ebrei) scesi nel Sud per dare sostegno ai pop-oli oppressi e dare loro la forza per lottare contro la società. Sul luogo vengono mandati ad indagare due agenti dell’FBI, il giovane Ward e il più anziano ed esper-to Anderson, già sceriffo in Mississippi e quindi grande conoscitore delle dinamiche del luogo. I due agenti si dirigono immediatamente nell’ufficio dello sceriffo Stuckey per interrogarlo, ma ciò che riescono ad ottenere è solo la versione ufficiale dei fatti, cioè che i giovani sono stati arrestati ma poi rilasciati e di loro non si è più saputo nulla. La vicenda però puzza di bruciato e per Ward e Anderson sotto c’è ben altro; i loro sospetti sono poi confermati dal ritrovamento dell’auto su cui viaggiavano i tre ragazzi, affondata all’interno di una palude. Le indagini dell’FBI si infrangono in-esorabilmente contro dei muri di silenzio, muri di omertà, eretti dal popolo bianco ma anche dalla comunità afroamericana, terrorizzata dalle sicure rappresaglie operate dal KKK, rappresentate nel film con drammatico realismo. Quando ormai le indagini paiono arrivate ad un vicolo cieco giunge, da un personaggio assai rilevante, la “soffiata” ri-guardo al luogo di sepoltura dei cadaveri e così si scatena la folle caccia ai responsabili. Il film riesce magnificamente a dipingere la realtà del luogo, mostrando le interviste della TV alla gente locale e anche i congressi degli attivisti razzisti, consci della protezione che viene fornita loro dalla poliz-ia di stato e da un tribunale amico che mai si met-terebbe a difendere gli interessi del popolo nero.

La parete di fango (Stanley Kramer, 1958) Assisterete, in questo film, ad una storia di-versa dalle solite, dove il tema del razzismo si presenta con forza ma sotto un altro punto di vista, andando a minare le credenze dell’epoca e mostran-do come nel momen-to del bisogno tutti sono uguali, tutti sono fratelli, indipendente-mente dal colore del-la pelle. Noah e John sono due carcerati, detenuti negli Stati Uniti del Sud, il primo è un uomo di colore, il secondo è bianco e pervaso da sentimenti razzisti. Una notte, durante il trasporto di un gruppo di carcerati, il furgone su cui stanno viaggiano esce di strada e i due uomini iniziano la loro folle fuga per la libertà. Per ironia della sorte i due si trovano inscindibilmente legati da una catena che ne unisce le sorti. Lo sceriffo che si occupa delle ricerche dei fuggitivi è convinto che si ammazzeranno a vicenda prima di avere percorso 5 miglia e i due uomini iniziano infatti a scontrarsi immediatamente, a partire dalla decisione sulla via da intraprendere: John ritiene necessario scappare verso Sud, Noah, invece, ben conscio della mentalità della gente del Sud, pretende di fuggire verso Nord, dove un uomo di colore come lui ha più possibilità di sopravvivere. La catena li unisce nel bene e nel male, nessuno dei due può fare a meno dell’altro se vuole salvarsi, e saranno costretti quindi a collaborare come due veri compagni. Dopo diversi giorni di fuga, però, durante l’ennesimo diverbio, i due si trovano a combattere e sono sul punto di uccidersi quando un ragazzino li trova e li conduce nella sua casa; lì i due carcerati riescono a liberarsi dal quel pezzo di ferro che tanto ha significato nella loro fuga. Le strade di John e Noah sono quindi giunte a un punto di sepa-razione, ma ora che quella catena di metallo è stata spezzata resta un legame non tangibile ma ancora più forte e inscindibile, che accompagnerà i due uomini, fianco a fianco, verso il loro destino.

Per questa ultima uscita annuale di Medicinema ho deciso di proporvi il tema della discriminazione; mi sono focalizzato prevalentemente sul problema razziale in America per via dell’abbondante produzione cinematografica a riguardo, tuttavia la discriminazione è ovunque, in tutti i paesi del mondo, che sia etnica, sociale, sessuale o religiosa. Detto questo, auguro un buon lavoro a chi mi succederà in questa rubrica (io sarò a fare lo studente serio in Erasmus il prossimo anno) e delle gran belle vacanze a tutti i lettori!

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MEDICINEMA

Hurricane - Il grido dell’innocenza (Norman Jewison, 1999)Storia vera del promettente pugile Rubin Carter (interpretato da Denzel Washington, che per ques-to film vincerà il Golden Globe) e del clamoroso errore giudiziario che lo portò a scontare anni e anni di carcere per un crimine che non aveva mai commesso. La storia di Rubin ricalca quella di tan-tissimi afroamericani dell’epoca: nato in una fami-glia povera, inizia ben presto a conoscere riforma-torio e carceri minorili, poi si arruola nell’esercito. La vita militare non fa per lui, quindi intraprende l’ultima strada rimasta, quella dello sport a livello professionistico. Carter, soprannominato “Hurri-cane” dai suoi numerosi sostenitori, per l’energia e la forza con cui riesce a stendere i suoi conten-denti, inizia una rapida scalata nel ranking mon-diale dei pesi medi arrivando in breve tempo ad occuparne le posizioni più alte, ma quando sem-bra ormai destinato a diventare il detentore del titolo mondiale la sua carriera si interrompe brus-camente. La notte del 17 giugno 1966 due uomini entrano in un bar di Paterson (New Jersey) e apro-no il fuoco provocando la morte di due uomini e una donna; Alfred Bello, un noto criminale, è il primo a trovarsi sulla scena del crimine, riesce ad intravedere i due colpevoli e chiama la polizia. Al-tre testimonianze riportano di un’auto bianca, con a bordo due uomini di colore, che si allontana dal locale. La notte stessa Hurricane, di ritorno da un altro club di Paterson, viene fermato dalla polizia alla guida della sua auto, di colore bianco, e con lui anche il suo amico Artis. Coincidenza? La polizia non la vede a questo modo e inizia subito le in-dagini, affidandosi fra l’altro alla testimonianza di Bello (anch’egli indagato) che, pur non riconoscen-do in Carter l’assassino, gli punta il dito contro. Carter, giudicato da un’intera giuria bianca, viene unanimemente dichiarato colpevole e condannato a tre ergastoli, nonostante la clamorosa mancanza di prove. Mentre fuori dalla prigione impazzano le manifestazioni a sostegno del pugile (anche Bob Dylan si schierò dalla sua parte e scrisse “Hurri-cane”, pezzo magnifico e colonna sonora del film), Carter inizia a scrivere la sua autobiografia. Il libro arriva nelle mani di Lesra Martin, un giovane origi-nario di Brooklyn che convincerà la sua famiglia a finanziare un team legale per combattere al fi-anco di Rubin riuscendo a ottenere, dopo 20 anni, l’ormai insperata scarcerazione.

American History X (Tony Kaye, 1998)A differenza delle storie viste fino ad ora ci tro-viamo negli Stati Uniti contemporanei; la discrim-inazione razziale, almeno teoricamente, è solo un brutto ricordo, anzi si sta praticando la politica

della “riabilitazione” delle minoranze. Derek Vin-yard (Edward Norton) è uno skinhead, un neona-zista, che si è avvicinato a questo ambiente in se-guito al trauma provocatogli dalla morte del padre. E’ pervaso da un odio profondo, indiscriminato, verso ogni tipo di minoranza: neri, ebrei, ispanici, non fa differenza, sono tutte persone che, secondo lui, stanno conquistando il suo territorio a danno dei “veri americani”. Il film si apre con una scena di follia omicida in cui Derek impugna la pistola e uccide a sangue freddo tre ragazzi di colore che stanno cercando di rubargli la macchina; questo gli costerà la condanna a 3 anni di carcere, che sarebbero stati di più se il fratellino Danny non si fosse rifiutato di testimoniare. Il film fa un salto nel tempo e ci mostra Danny, ora 17enne, che sta drammaticamente seguendo le orme del fratello maggiore, arrivando addirittura a presentare a scuola una tesina elogiante il “Mein Kampf”. E’ proprio questa la goccia che fa traboc-care il vaso e che spinge il professor Sweenie, già insegnante di Derek, a prendersi carico del raga-zzo, costringendolo a scrivere per il giorno succes-sivo una nuova tesina intitolata “American History X” che racconti delle vicende occorse al fratello, così da fargli aprire gli occhi su quanto la via che sta intraprendendo sia costellata esclusivamente di pericoli. Il giorno stesso Derek riconquista la libertà, ma è una persona radicalmente diversa, ripulita da tutti quei falsi ideali che avevano domi-nato i suoi ultimi anni da uomo libero; sarà pro-prio il nuovo Derek a mettere in guardia Danny e ad aiutarlo nella stesura della tesina. Quest’ultima funge quindi da pretesto per raccontare gli eventi, costellati da frequenti flashback che ci mostreran-no la duplice metamorfosi di Derek; assisteremo prima all’escalation di violenza che culminerà con l’omicidio e successivamente alla storia di Derek in carcere che andrà a giustificare il secondo radicale cambiamento del ragazzo.

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Nel 1980 a Basildon, Inghilterra, Vince Clarke, Andrew Fletcher e David Gahan danno vita ai Depeche Mode. Abbandonate le chitarre del punk per seguire la nascente on-data elettronica, ottengono un contratto con la Mute Records e, dopo il primo singolo Dreaming of me, sfiorano la top ten britannica con New life e vi fanno il primo ingresso con Just can’t get enough, vero e proprio tormentone di quel periodo. Il successo ottenuto pone però il gruppo di fronte alla necessità di una vita on the road, idea non gradita a Vince, che abban-dona così la band. Andatosene Vince fa il suo ingresso come compositore Martin Gore e con lui, nel 1982, i Depeche Mode pubblicano il loro secondo album, A Broken Frame. La formazione si completa, durante il tour successivo, con l’arrivo del nuovo tastierista, Alan Wilder.Grazie a questa formazione e ad un Gore più ispirato che mai i Depeche Mode sfornano dischi ad un ritmo forsennato. Nel 1983 pubblicano Construction Time Again, che contiene Everything Counts, uno dei loro brani più famosi. Nel 1984 riescono a sfondare anche nel Nord America con il singolo People Are People, dall’ancora più marcata impronta elettronica. Nel 1985 si conclude la prima fase della loro carriera, con la raccolta The Singles 81-85, dopo la quale il loro suono comincia ad evolversi, abbandonando l’elettropop e i synth sperimentali.L’atmosfera intorno alla band sta mutando: l’aria si fa più rar-efatta, la contenuta solarità dei primi anni scompare per lasci-are posto al buio e ad un umore più malinconico. E’ così che nel 1986 si apre la seconda fase del gruppo con Black Celebration, disco dai toni più cupi, gothic e dark, che caratterizzeranno tutta la produzione seguente. Nel 1987, con l’uscita di Music for the Masses e dei singoli Strangelove, Never Let Me Down Again e Behind the Wheel, i Depeche Mode si consacrano definitivamente anche negli Stati Uniti.

RADIOTERAPIA

DEPECHE MODECon Violator (1990), uno dei dischi più apprezzati grazie alla pre-senza di brani celebri come Enjoy the Silence e Personal Jesus, abbandonano il suono elettronico per un maggiore utilizzo de-gli strumenti, rendendo il loro stile più “pulito” ed enfatizzando l’aspetto melodico dei loro brani.Il tour che ne consegue si rivela un enorme successo ma anche una fonte di forte stress, tanto che dà inizio ad un periodo di crisi che corrisponde a una brusca interruzione nella produzione. Il successivo album, Songs of Faith and Devotion, vedrà la luce solamente nel 1993, in un periodo burrascoso per la band a causa dell’ingravescente depressione di Andy, della tossicodipendenza di Dave e di continue incomprensioni tra Martin e Alan. Il conseguente Devotional Tour fa registrare un successo notevole, ma è segnato dallo sprofondare di Dave nell’abisso dell’eroina fino ad arrivare all’overdose durante la tappa di New Orleans, l’8 ottobre del 1993. Dave viene rianimato e la tournée prosegue con-cludendosi ad Indianapolis l’8 luglio 1994, dopo 154 concerti e 14 mesi di giro del mondo. Alan non resiste più nell’ambiente malsano che circonda la band e il 1º giugno 1995, dopo 13 anni nel gruppo, lo abbandona de-finitivamente, una decisione sofferta e che lascia sconcertati ed impreparati gli altri membri, che decidono comunque di andare avanti senza cercare alcun sostituto. Nel novembre 1995 tornano in studio ma le condizioni psico-fisiche di Dave consentono di portare a termine la preparazione completa di una sola canzone. Perciò il frontman torna a Los An-geles per cercare di disintossicarsi, cosa che avverrà solo dopo un’ulteriore overdose da speedball (= cocaina più eroina) che gli toglie la vita per più di 3 minuti prima che la rianimazione dei paramedici riesca a salvarlo. Il 14 aprile 1997 esce Ultra ma, date le precarie condizioni di Ga-han, ancora non completamente ristabilitosi, non è seguito da un tour promozionale.Nel 1998, con la raccolta The Singles 86-98, seguito della prec-edente, si conclude la seconda fase della carriera dei Depeche Mode.Nel 2001 esce Exciter, con la produzione di Mark Bell, in cui per la prima volta si comincia a sentire la mancanza di Alan in fase produttiva. L’album è infatti povero di quegli arrangiamenti speri-mentali che avevano contraddistinto i Depeche Mode tra gli anni ottanta e novanta. Successivamente Playing the Angel, l’album del 2005, segnerà una nuova era per il terzetto di Basildon. All’album seguirà infatti un tour di 124 date indoor e outdoor, un “best of” nel 2006 ed altri 2 album: Sounds of the Universe, pubblicato in Italia nel 2009, e l’ultima fatica, Delta Machine, uscito pochi mesi fa e già molto apprezzato.Il nuovo tour promozionale arriverà anche in Italia con ben tre date: Milano (18/7), Roma (20/7) e (udite, udite!) Bologna (22/2/14) all’Unipol Arena.Se avete letto bene l’articolo, avrete sicuramente capito la caratura degli artisti di cui stiamo parlando, quindi non ci penserete due volte a munirvi dei biglietti per sentire questi “dei” della musica. Chiunque li conosca sa perfettamente di cosa sto parlando, chi-unque non li conosca invece si faccia un bell’esame di coscienza, perché i Depeche Mode hanno fatto la storia della musica degli ultimi 30 anni e continueranno a farlo negli anni a venire.

Consigli per gli acquisti 1. Depeche Mode – The Best Of Vol.One – 2005 Mute Records 2. Kanye West – Yeezus – 2013 Def Jam Recordings3. Jay Z – Magna Charta… Holy Grail – 2013 S.Carter Enterprises4. Slow Magic – Triangle – 2012 LebensStrasse5. Disclosure – Settle – 2013 Universal Island Records

Matteo Fermi

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Buon tutto, cari ragazzi! Oggi vi parlerò di un manga molto famoso di Ai Yazawa, Paradise Kiss! Edito come manga dalla Pa-nini in 5 volumi, versione Deluxe; è stato poi trasposto in un anime di 12 episodi.

TramaLa bella ed incons-apevole Yukari Hayasaka (che tanto ricorda Ol-ivia di Braccio di Ferro) viene avvici-nata da un gruppo di tre ragazzi dal loook talmente stravagante da far collassare la pov-eretta. Risveglia-tasi in una cantina adibita ad atelier, i tre si presentano: essi sono la piccola e zuccherosa Miwako, il suo punk-fidanza-to Arashi ed Isabella, ragazzo transgender dal look decisamente eccentrico. Finiti i convenevoli, le spiegano di essere degli studenti di Fashion Design dell'Accademia di Belle Arti Yazawa e di averla scelta come modella per una sfilata. La ragazza però fugge a casa, spaventata da tutta quanta la situazione. Sarà però la comparsa del dandy tenebroso Joji a mettere in discus-sione il destino di Yukari.

UP!Uno stile inconfondibile: il character deisgn di Ai Yazawa è emblematico se non ripetitivo: corpi longilinei, statuari, quasi elfici; il disegno però non arriva mai ad essere serioso per l'aggiunta costante di vignette ironiche, dove i tratti dei person-aggi vengono deformati all'inverosimile. Un'altro elemento distintivo sta nella cura per i dettagli dell'abbigliamento: dallo stile Lolicom di Miwako a quello Punk di Arashi; seguono i variegati outfit di Isabel-la, tra cui uno da dama rococò ed uno yu-kata tradizionale giapponese, fino a Joji, il dandy enfant prodige dell'atelier Paradise Kiss. E Yukari? All'inizio della storia sarà fas-ciata della iconica divisa scolastica giap-ponese; non dovremo aspettare molto per vederla trasformata in un'autentica mod-ella, ovviamente firmata Parakiss!

UP! Psicologia: lo scavo psicologico dei personaggi è davvero notevole, come da copione per la magica Yazawa. Starà a voi scoprire cosa si celi dietro ai sorridenti di volti dei protagonisti!

DOWN! Breve: la brevità della trama, che possiamo definire quasi inesistente, im-pone che il manga finisca dopo soli 5 nu-meri/12 episodi, lasciando un po' l'amaro

“Fino a quel giorno ero vissuta correndo come un’ossessadentro un tunnel buio, cercando di raggiungere l’uscita.Non era una semplice uscita, era un grosso buco bianco.

E io ne ero terrorizzata”.

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in bocca per l'occasione sprecata: con una così grande dovizia di particolari e per-sonaggi carismatici, probabilmente avreb-be meritato una maggiore longevità.

DOWN! Atmosfere spoglie: un altro punto a sfavore è la completa assenza di dettagli degli ambienti, opposta alla ricchezza dei volti e degli abiti. Molte volte sono delin-eati in modo grossolano o semplicemente schizzati, senza definire il luogo in modo preciso.

Mi astegno da ogni ulteriore commento poichè potrei fare più male che bene! A me è piaciuto molto e l'ho apprezzato più di una volta in tutta la sua trama. Un'ultima nota va fatta per quanto riguar-da la colonna sonora e le sigle, d'apertura e chiusura, incredibili!Per oggi è tutto e quindi, alla prossima!

Fillo

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OROSCOPIA

ARIETEDopo mesi di tirocini, esami e lezioniè ora di liberarsi di tutte le tensioni;per i nati sotto questo segnonon c’è compenso più degnodi un’estate di pura allegria

da passare sempre in compagnia.Ma cercate anche di ritagliarequalche momento per potervi rilassare.

TORODove andare quest’estate?Le prospettive sono illimitate.In montagna o al mare,troverete qualcosa da faree con il vostro ingegno

(tipico di questo segno)Ogni progetto, anche complicatoSortirà l’effetto desiderato.

GEMELLIPer voi il miglior motivoper cui amare il periodo estivoè certamente la possibilitàdi viaggiare in libertà.Tra tutti i progetti sceglietene uno,

magari accompagnati da qualcuno,e il vostro programma organizzatosarà meglio di quanto sperato.

CANCRO Siete persone molto vitali,i vostri ritmi non sono normali,assumete mille impegnise di attenzione sono degni.Quest’estate vi permetterà

(e credete, vi servirà!)di riposare rilassatie magari da qualcuno coccolati.

LEONETutto l’anno avete bramatoIl momento di vacanza meritato,Ma l’estate a quanto pareSi sta ancora facendo aspettare,Influenzando il vostro umore

(si sa che siete amanti del calore).Appena il caldo si farà vivo,tornerete nel buon mood estivo!

VERGINEÈ stato un lungo invernoE il periodo d’esame un inferno.I risultati ottenutiNon sempre vi sono piaciuti,ma dopo questi mesi duri

di una cosa siamo sicuri:l’estate che è alle portecambierà la vostra sorte!

BILANCIA Ci sono questioni da sistemaree alcuni fatti da affrontare,alcuni progetti iniziatidovranno essere abbandonati.Una cosa che vi consoli:

non sarete lasciati soli!Da settembre tutto miglioreràe grande gioia porterà.

SCORPIONE Passionali e focosi,in amore generosi;per voi sarà la stagione miglioreper mostrare il vostro calore,che sia per una notte soltanto

o con qualcuno già a voi accanto,vi servirà per ricordarequanto potete lasciarvi andare.

SAGITTARIOAll’orizzonte nuovi percorsida affrontare senza rimorsi,se necessitate di un’esperienza nuovaquest’estate vi metterà alla prova.Sembra per voi l’adatto momento

per lasciarvi guidare dal sentimentoe cominciare a mettervi in giocoperchè saranno mesi di fuoco.

CAPRICORNOL’integrità fisica e moraleÈ un presupposto per il vivere solidale:il rispetto per il prossimoha per voi il valore massimo.Cosa giusta e buona

Sia la tutela della personaPartendo dalla nostra societàFino all’intera umanità.

ACQUARIOIn questo periodo estivoqualche dubbio si farà vivoe arriverà il momentodi mettere da parte il sentimentoper prendere una decisione,

che siate in città o sotto l’ombrellone.Il vostro senso della realtà fortePotrà comunque aprirvi molte porte.

PESCIL’estate è la vostra stagionema fate molta attenzione,spesso infatti perdete un po’ la testaquando si tratta di far festa.Questi mesi metteranno alla prova

qualche relazione nuovama alla fine di vacanze e festeggiamentiritornerete certo un po’ più diligenti.

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GIOCHI

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Per informazioni e per consultare la versione online di SISMagazine:

bologna.sism.org