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Specchio Economico_Aprile 2010

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Specchio Economico Anno XXIX, n. 4Aprile 2010Ciuffa EditoreMensile nazionale di attualità, politica e cultura Diretto da Victor CiuffaVicedirettore: Romina CiuffaAmministratore Unico: Anna Maria Branca Redazione: Via Rasella 13900187 Romatel. +39.06.48.21.150fax +39.06.48.59.64mail: [email protected] di Milano:Via Fabio Mangone 120100 Milano

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uanti errori commiseBenito Mussolini?Moltissimi. Alcuni tal-

mente gravi da condurrel’Italia alla guerra, allasconfitta, alla distruzione divite umane, patrimoni, in-dustrie, beni materiali espirituali di cui, ad oltre 60anni di distanza, si avverto-no ancora le conseguenze.Alcuni sono da attribuireindiscutibilmente e perso-nalmente a lui, essendofrutto del suo stesso carat-tere, quindi difficilmente evitabili. Diessi, però, vanno ricercate anche al-trui responsabilità; sia della societàitaliana che, in quel drammatico pri-mo dopoguerra popolato di reduciderisi e comunisti arroganti, ritennedi aver trovato l’uomo della Provvi-denza; sia degli imprenditori dell’e-poca, gli agrari che, per servirsi dilui, finanziarono la sua marcia su Ro-ma, la conquista del potere e le suc-cessive degenerazioni; sia del suo en-tourage che non lo frenò sulla stradadegli errori, dell’emanazione delleleggi razziali, dell’alleanza con laGermania e dell’entrata in guerra.

La responsabilità delle masse vacompresa e in parte giustificata dal-l’azione di imbonimento compiutadall’apparato propagandistico delregime. Quella degli agrari è spiega-ta dalla situazione di caos, invivibi-lità, prepotenza, violazioni di legge,rivendicazioni infondate e, soprat-tutto, influenza di Paesi stranieri chepuntavano a instaurare il comuni-smo in Italia con la conseguente sop-pressione della libertà.

Sulla responsabilità dell’entourageil discorso sarebbe lungo e ricco didettagli, ma non è il luogo né il mo-mento di soffermarvisi. Basta ricor-dare quanti anni Mussolini manten-ne nella carica di segretario del parti-to un uomo come Achille Starace,ammirevole per le doti di fedeltà, ob-bedienza, sprezzo del pericolo, dedi-zione al Capo, ma semplicemente ne-fasto oltreché ridicolo per lo stile divita che pretese di imporre a milionidi italiani, dai bambini di 4-5 anni aivecchi di 90, dai baldi e prestanti aideboli e malati, dagli intrepidi ai ti-morosi, dai maschi alle femmine.

Il ricordo di una Italia presto tra-volta dalla follia della sua classe poli-tica è presente tuttora negli anzianiche, oltre ad aver appreso gli avveni-menti dell’epoca dai racconti dei ge-nitori e dai libri, li hanno vissuti inparte loro stessi. Un ricordo che bal-

za vividamente alla memoria nell’as-sistere ad alcune vicende politiche dioggi. La situazione attuale, infatti,non è molto dissimile, per alcuniaspetti, da quella degli anni 20 e 30del secolo scorso, della cosiddetta«era fascista». C’è oggi al potere unuomo amato e votato da buona partedel Paese; non fu dissimile l’ascesa alpotere di Mussolini, voluta dagli ita-liani tanto che Vittorio Emanuele III -che con quattro mitragliatrici allastazione di Viterbo avrebbe potutoimporre agli squadristi della marciasu Roma una disonorevole retromar-cia - ordinò invece ai Carabinieri difarli passare e dové ricevere addirit-tura il loro Capo al Quirinale.

Esiste oggi una società, o quanto-meno una grande parte della societàimbonita non come quella di ieri dastriminziti giornali e rari apparecchiradio, ma da molteplici e invadentis-sime trasmittenti televisive e da al-trettanti Mario Appelius; società en-tusiasta dell’attuale Capo affabulato-re, comunicatore, istrione, oratore,predicatore. Uno stile certo diversoda quello guerriero, giustizialista econquistatore di Mussolini, ma capa-ce di attrarre, come quello, una mas-sa di consensi incondizionati.

Esiste anche oggi un entourage delCapo del tutto incapace di evitarglierrori, semmai pronto ad osannarlo ea fargliene compiere altri. L’abbiamovisto nel libero ingresso di escort a

Palazzo Grazioli, sua resi-denza privata. L’abbiamovisto in innumerevoli altriepisodi, in suoi spontaneiinterventi ed estemporaneedichiarazioni non tempera-te da consiglieri accorti,sensibili, realmente amantidel Capo. Lo vediamo ne-gli errori in campo giuridi-co-costituzionale, negli an-nunci di iniziative temera-rie, nelle affermazionismentite da fatti, in «figu-re» non consentite a un

esponente di Governo, presumibilefuturo Capo dello Stato.

Ma dove sono i consiglieri, che co-sa fa il suo entourage? Si comporta inmodo tale da generare addirittura ilsospetto che episodi pregiudizievoliper la sua immagine siano creati, fa-voriti o comunque non prevenuti dasuoi stretti collaboratori, anelantiforse alla sua successione o quantomeno alla spartizione delle spoglie.Non mi riferisco all’azione di leaderdi altri partiti o correnti, i quali svol-gono il proprio compito, ma a colla-boratori, consiglieri, segretari, centu-rioni da cui egli si è fatto circondare,o meglio assediare. C’è chi obiettache Berlusconi, ritenendosi e in effet-ti essendo in tutto più bravo di tutti,non accetta consigli ma decide e agi-sce sempre da solo.

Certamente è anche così, ma pro-prio per questo l’entourage dovreb-be moltiplicare gli sforzi per mode-rarne l’intempestività, l’eloquio, lasovraesposizione; sforzarsi per tra-smetterne all’esterno il ruolo istitu-zionale, non la figura a volte simpati-ca ma alla lunga inattendibile di bar-zellettiere, battutista, intrattenitore,playboy, canzonettista. Perché alla fi-ne l’esibizione di questi pregi anzi-ché della sobrietà, compostezza e re-sponsabiltà richieste al maggiore go-vernante del Paese stanca, delude,infastidisce.

A causa dei vari Starace, su Musso-lini cominciarono a circolare chiac-chere, pettegolezzi e soprattutto bar-zellette irridenti. Proprio perché si ri-tiene il più bravo, Berlusconi dovreb-be ricordare che cattivi consiglieriaffossarono grandi imperatori. E chenella longevissima Dc tutto il poteredipese dalla capacità e dall’efficienzadegli entourages. Berlusconi invecesi va sempre più avvoltolando in dif-ficoltà, intrighi, avversità. Perchénon prova a sostituire alcuni consi-glieri, ad esercitare veramente l’artedella politica?

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SPESSOGLI ENTOURAGES

ROVINANO I LEADER.CHE ASPETTANOA LICENZIARLI?

d i V I C T O R C I U F FA

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F Ernesto Auci F Giorgio BenvenutoF Ettore BernabeiF Giorgio BerniniF Pier Luigi BersaniF Giorgio BertoniF Luca BorgomeoF Salvo Bruno F Umberto Cairo F Gildo Campesato F Fausto Capalbo F Sergio M. CarboneF Salvatore CardinaleF Nazzareno CardinaliF Elio CataniaF Claudio ClaudianiF Romualdo CovielloF Massimo D’Alema F Sergio D’AntoniF Dario De MarchiF Cesare De PiccoliF Maurizio de TillaF Antonio Di PietroF Viviana D’IsaF Bruno ErroiF Delfo Galileo Faroni F Piero FassinoF Cosimo Maria Ferri F Domenico Fisichella F Ilario Floresta F Giorgio FozzatiF Antonio Gambino F Silvio Garattini F Antonio Ghirelli F Pier F. GuarguagliniF Cesare ImbrianiF Pietro Larizza

F Costantino LauriaF Luigi LocatelliF Alessandro LucianoF Antonio MartuscielloF Antonio MarzanoF Giulio MazzocchiF Luigi Mazzella F Alberto Mazzuca F Vittorio MeleF Alberto Mucci F Nerio NesiF Michele NonesF Giancarlo Pagliarini F Claudio PetruccioliF Nicoletta PicchioF Cesare PucciF Serena PurarelliF Giorgio Ricordy F Silvano Rizza F Pierfilippo Roggero F Anneli RukkoF Stefano SalettiF Carlo SalvatoriF Angelo SanzaF Stefano Sassi F Enzo SavareseF Luigi ScimìaF Francesco Signoretta F Tiziano TreuF Lanfranco TurciF Adolfo UrsoF Domenico B.ValentiniF Mario ValducciF Francesco VerderamiF Emilio VinciguerraF Gustavo VisentiniF Vincenzo Vita

H A N N O S C R I T T O P E RS P E C C H I O E C O N O M I C O

L’ITALIAALLO SPECCHIOdi Victor Ciuffa

MARIO MASCOLO: PIOLTELLO,ASTRONAVE DELLA 3M PER NAVIGARE NEL FUTUROintervista al presidente e amministratore delegato

GUIDO CROSETTO: NASCE «DIFESA SERVIZI SPA»,PER RIDURRE I COSTI DELLE FORZE ARMATEintervista al sottosegretario alla Difesa

NICOLA CINIERO, IBM ITALIA: LA CRISICAMBIA IL MONDO, TUTTO SARA PIÙ VELOCEintervista al presidente e amministratore di IBM ItaliaIVO MONTEFORTE: IL MIO PIANODI RISANAMENTO DELL’ACQUEDOTTO PUGLIESEintervista all’amministratore unico

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il personaggiodel mese

GIUSEPPE SCIARRONE: ARRIVA ITALO,IL PIÙ MODERNO, COMODO E BELLOintervista all’amministratore delegato della NTV

IRRAGIONEVOLE DURATA DEL PROCESSO:NON PUÒ ESSERE TRAVOLTA LA LEGGEdi Maurizio de Tilla, presidente dell’OUA

SI PARLA SEMPRE DI GIUDICI E DI PIEMME,QUANDO DI PERITI GIUDIZIARI?quali norme prevede la prospettata riforma della Giustizia?

LINDA LANZILLOTTA: P. A., RIFORMAAVVIATA E PRESTO DIMENTICATAintervista all’ex ministro per gli Affari regionaliCARLO MALINCONICO: FIEG,TORNARE A UN’EDITORIA DI QUALITÀ E DI AUTOREintervista al presidente della Federazione Editori

ANNA MARIA CIUFFAAmministratore unico

Direttore editoriale

Direttore R.E. e ComunicazionePaola NardellaConsulenza fotografica Lino Nanni

Direzione e redazioneAmministrazione e pubblicità:Roma: Via Rasella 139, 00187Tel. (06) 482.11.50 - 482.11.52Telefax (06) 485.964e-mail: [email protected]://www.specchioeconomico.com

VICTOR CIUFFAEditore eDirettore responsabile 12

Direttore Marketing Giosetta Ciuffa

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Pronta al via, fra circa un anno, una flotta di treniad alta velocità dalle prestazioni, affidabilitàe sicureza eccezionali, servizi di qualità e prezzisu misura a seconda della categoria dei passeggeri

Vice DirettoreRomina Ciuffa

38 TERRORISMO di Antonio Marini1) PERSONALITÀ ISTITUZIONALINEL MIRINO DI AL QAEDA

2) IL RITORNO DEL BRIGATISMOE DELL’ANARCO-INSURREZIONALISMO

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40 GIUSTIZIA1) IL PROFILO ECONOMICODELLE ORGANIZZAZIONI MAFIOSE

2) IMMIGRAZIONE CLANDESTINAE CRIMINALITÀ STRANIERA

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Mensile di economia,politica e attualità

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A P R I L E2 0 1 0

7SSPPEECCCCHHIIOOEECCOONNOOMMIICCOO

Abbonamento: annuo 60 euro Copie arretrate: 12 euro

Conto corrente postale:n. 25789009

Registrazione: Tribunale di Romanumero 255 del 5 luglio 1982

Spedizione: abbonamento postale 45 %Comma 20 lettera B art. 2 - Legge n. 662del 23/12/96 - Filiale di Roma

Tipografia: Futura GraficaVia Anicio Paolino 2100178 Roma

CORSERA STORY. CHI LAVORAIN REDAZIONE, GIORNALISTI O CALCIATORI? l’opinione del Corrierista

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CONTI CORRENTI BANCARI. LIBERALIZZAZIONEAPPARENTE, O MEGLIO INESISTENTEdi Massimiliano Dona, segretario generale dell’UNC

AMERICA, AMERICA.C’È UNO SPAVENTAPASSERI NEL CENTRAL PARKdi Romina Ciuffa

AFFARI & CULTURA. MOSTRE,PRESENTAZIONI, AVVENIMENTIpiccolo viaggio tra opere d’arte in tutta Italia

SANDRO MARCORIN, GRUPPO BPT:ORA OCCORRE GUARDARE ALL’ESTEROintervista all’amministratore delegatoCARLA VITTORIA CACACE:AL VIA UNA BIOSFIDA ARCHITETTONICAcome saranno le nostre città tra cinquant’anni

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74ANTITRUST.TUTTI SOTTO GLI OCCHI DEL GARANTEnel mirino due società del Gruppo farmaceutico Bayer

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Previsti già nei progetti, nella fase di produzionesono prioritari la riduzione dei consumi di elettricità, acqua, detergenti e detersivi, il recupero e riciclodi scarti, il rispetto per l’ambiente e il luogo di lavoro

Istituto di ricerca privato senza fini di lucro, il CentroStudi di Politica Internazionale svolge ricercaapplicata su relazioni tra nord e Sud del mondo,mobilità, transnazionalismo, cooperazione e sviluppo

50 DIFESA. LE FORZE ARMATE SONOVERAMENTE CAMBIATE? LA TELEMEDICINAdel tenente colonnello Filippo PliniL’ANNO EUROPEO DI LOTTA ALLA POVERTA: GIUDIZIO NEGATIVO SU QUANTO FATTO IN ITALIAdi Fabio Picciolini, segretario nazionale dell’Adiconsum

MARCO ZUPI: LA RICERCADEL CESPI SULLA POLITICA GLOBALEintervista al direttore scientifico

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GIANFRANCO SCHIAVA: ELECTROLUX,MENO CONSUMI DI ACQUA ED ENERGIAintervista all’amministratore delegato

ONLUS HEALTH-AID. MICROCREDITO:UN PREMIO NOBEL RIVOLUZIONA L’IDEA DI «BANCA»a cura di Alessandra Atripaldi

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GIUSTIZIA E RELIGIONE. TUTTODICE SÌ AL CROCIFISSO NEI LUOGHI PUBBLICI di Cosimo Maria Ferri, componente del CSM

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aureato in Economia e Com-mercio e imprenditore primadi arricchirsi di esperienze di

gestione di pubbliche amministra-zioni - è stato sindaco di Marene inprovincia di Cuneo e consigliere pro-vinciale - eletto in Parlamento nel2001, Guido Crosetto ha spaziato invari settori legislativi, prevalente-mente economici: Commissioni diVigilanza sulla Cassa Depositi e Pre-stiti, sui Servizi radiotelevisivi, sul-l’affare Telekom Serbia, Commissio-ne Bilancio e Tesoro della Camera,nonché responsabile delle Attivitàproduttive e Credito di Forza Italia.Entrato nell’attuale Governo con la

carica di sottosegretario alla Difesa,l’on. Crosetto ha presto scoperto lepotenzialità di reddito ignorate onon sfruttate esistenti in un settoredella Pubblica Amministrazioneamato dai cittadini: il patrimonio delMinistero della Difesa del quale fan-no parte, ad esempio, numerosi mar-chi militari usati da imprese private ecommerciali. Ed ha avanzato una ge-niale proposta: la costituzione di«Difesa Servizi spa», società perazioni totalmente posseduta dallaDifesa e incaricata di valorizzare efar fruttare quel ricco patrimonio. Inquale modo lo spiega egli stesso inquesta intervista.

Domanda. A che punto è l’iter legi-slativo di questa sua iniziativa?

Risposta. La proposta di costituirela nuova società è stata approvatadal Parlamento lo scorso dicembrecon l’inserimento della relativa di-sposizione nella Legge finanziaria invigore per il 2010. Nel momento at-tuale, pertanto, si è in attesa del co-siddetto «concerto», ossia della mes-sa a punto congiunta di un provvedi-mento specifico da parte del Ministe-ro della Difesa e di quello dell’Eco-nomia. In tale ambito si deve provve-dere alla stesura dello statuto dellasocietà e alla fissazione degli indiriz-zi e dei criteri per lo svolgimento del-

GUIDO CROSETTO: NASCEDIFESA SERVIZI, PER RIDURREI COSTI DELLE FORZE ARMATE

GUIDO CROSETTO: NASCEDIFESA SERVIZI, PER RIDURREI COSTI DELLE FORZE ARMATE

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nanzitutto di valorizzare i beni siamateriali che immateriali della Dife-sa, come ad esempio la citata indica-zione «Aeronautica Militare» o «Ma-rina Militare» o «Divisione Folgore»ecc. Il suo campo di azione si pro-spetta amplissimo, territorialmenteesteso in tutta l’Italia sia come offertada parte della Difesa, sia come do-manda da parte di imprese, privati,giovani, categorie varie ecc. Sarà unasocietà di gestione che avrà soprat-tutto il compito di trovare la colloca-zione, nel mercato, di servizi che laDifesa spesso offre gratuitamente oche comunque non monetizza.

D. Attualmente chi guadagna sutale patrimonio?

R. Ad esempio, ditte di abbiglia-

mento che utilizzano i «marchi» del-la Difesa, senza che questa percepi-sca diritti e royalties. E non li perce-pisce soprattutto perché non ha lostrumento per farlo. La nuova so-cietà invece potrà farlo. Abbiamoaree, poligoni, attrezzature che moltospesso anche Governi e Istituzioni dialtri Paesi ci chiedono di usare, manon possiamo affittarli. Potremmoinvece ricavarne entrate, destinatequantomeno a ridurne i costi di ge-stione e di manutenzione; potremmofarci pagare l’uso dai Paesi stranieri,ed anzi proporlo noi stessi.

D. Può fare qualche altro esempio?R. L’Aeronautica Militare fornisce

gratuitamente il servizio meteorolo-gico; l’Esercito e la Marina fornisco-no i servizi cartografici, tutte poten-zialità che la Difesa ha e che possonotrovare, a nostro avviso, una vantag-giosa collocazione sul mercato. Lanuova società non deve creare atti-vità che la Difesa non deve svolgere e

mi è parso as-surdo, soprattut-to in un momen-to in cui il bilan-cio della Difesa èsoggetto a consi-stenti tagli a cau-sa sia della situa-zione delle fi-nanze pubblichesia della crisieconomica gene-rale in atto.

D. Per questomotivo il Mini-stero della Dife-sa non si attivanel tentativo ditrarre qualche reddito dal propriopatrimonio che, tra beni mobili e im-mobili, è immenso?

R. Ritengo che i motivi siano vari ecomplessi. A cominciare dalle diffi-coltà e dagli ostacoli di carattere pro-cedurale e burocratico. Ma proprioper questo non dobbiamo scorag-giarci, soprattutto in un momento dimaggiori necessità finanziarie comequello attuale. Ho fatto l’esempiodell’Arsenale di Venezia, area milita-re in gran parte dismessa; alcuni pa-diglioni di esso vengono concessi inaffitto alla Biennale ma il canone, ov-viamente, viene incassato dal Mini-stero dell’Economia, finendo in uncalderone per andare poi a finanziarenon si sa quali settori, senza tornareche in minima parte alla Difesa: ap-pena il 20 per cento.

D. Cosa sarà e quale attività svol-gerà esattamente la nuova società?

R. Sarà essenzialmente uno stru-mento di gestione, che cercherà in-

la sua attività. A tal fine, allo scopo didefinire i particolari abbiamo inviatola bozza da noi redatta al Ministerodell’Economia; una volta ottenuto ilconsenso da parte di quest’ultimo sipotrà cominciare ad agire concreta-mente.

D. La nuova società potrà vendereimmobili della Difesa?

R. Il compito della società non ri-guarda affatto la vendita di immobilidella Difesa, come da qualche parte èstato ventilato. Se la Difesa intendevendere i propri immobili, lo farà at-traverso altre modalità con le struttu-re ministeriali individuate dalla leg-ge, ma la nuova società non ha alcunruolo e potere in merito. Il suo scopoè un altro, chiaramente fissato nellasuddetta Legge finanziaria. Anzi, es-sa potrà avere un rapporto con alcu-ni immobili della Difesa proprio nelcaso in cui questi non vengano ven-duti. Solo in tal caso, infatti, potrebbesvolgere, in relazione ad essi, la pro-pria attività che è quella di valoriz-zarli e gestirli per trarne un profittoper il Ministero della Difesa. L’esem-pio più evidente è quello dell’Arse-nale di Venezia.

D. Quale sarà pertanto la destina-zione di quel prestigioso complesso?

R. Da anni solo una piccola partedi quell’area continua ad essere usa-ta dalla Marina Militare, mentre il re-sto è praticamente abbandonato ma,nonostante questa situazione, è sot-tratto ad eventuali usi civili; da annisi discute sul suo recupero ed è statacostituita anche un’apposita societàper azioni tra l’Agenzia del Dema-nio, proprietaria del complesso, e ilComune di Venezia.

D. Da che cosa sono partite la suaidea e quindi la sua proposta?

R. Un giorno ho accompagnatomio figlio ad acquistare un giubbot-to. Siamo entrati in un negozio e lamia attenzione è stata subito attrattada un indumento che portava lascritta «Aeronautica Militare». Alloraho chiesto al personale il nome delfabbricante di quel giubbotto e mi èstata indicata una sartoria privata.Ho approfondito l’indagine e ho ac-certato che la stessa era stata autoriz-zata a riprodurre quella indicazionedall’Aeronautica Militare Italiana.

D. Quali conclusioni ha tratto daquella casuale scoperta?

R. Essa mi ha portato a rifletteresul fatto che, da tante iniziative basa-te sull’uso o addirittura sullo sfrutta-mento del patrimonio della Difesa,questa non ricava alcuna entrata. Maanche se tale uso non fosse gratuito,ma venisse autorizzato dietro unacontropartita finanziaria, questa nonaffluirebbe ugualmente alle cassedella Difesa, andrebbe invece a quel-le del Ministero dell’Economia. Il che

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«Dall’uso del patrimonio della Difesaquesta non ricavaalcuna entrata; anchese non fosse gratuito,l’introito non andrebbealle sue casse maal Tesoro, il che mi èparso assurdo, tantopiù in una fase in cuiil bilancio della Difesaè soggetto a fortitagli per le difficoltàdella finanza statale»

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che non svolge, ma deve valorizzarequelle che essa fa, e che costituisconoaddirittura un costo mentre invecepotrebbero produrre un’entrata. Sitratta, pertanto, di un’iniziativa total-mente innovativa, perché ci trovere-mo di fronte alla prima società pub-blica che nasce non per spendere sol-di ma per incassarli, non per assume-re altro personale ma per utilizzarequello che già lavora nella Difesa.Sarà, nella situazione attuale, un’isti-tuzione certamente anomala.

D. Chi incasserebbe i proventi del-la sua attività, essa stessa o diretta-mente la Difesa? E che cosa perde-rebbe il Ministero dell’Economia?

R. La stessa società fatturerà i ser-vizi resi e incasserà i proventi, perpoi riversarli al Ministero della Dife-sa, proprietario al cento per centodelle sue azioni. Il Ministero dell’E-conomia non perderà assolutamentenulla, dal momento che per tali servi-zi non ha mai incassato e non sta in-cassando nulla.

D. Esistono esempi in altri Paesi?R. In alcuni, ad esempio in Spagna,

in Inghilterra e negli Stati Uniti, esi-stono società private, ma la loro atti-vità consiste soprattutto nella vendi-ta di armi all’estero. La nostra nasceinvece con ben altre finalità, ossia pervalorizzare beni pubblici che non so-no valorizzati.

D. Quale accoglienza ha riportatola proposta in Italia?

R. Dal momento che non si era maipensato a una possibilità del genere,ho incontrato qualche difficoltà perspiegare l’iniziativa, forse anche per-ché esiste, a mio parere, qualche pre-giudizio di fondo. Innanzitutto per-ché non di rado nel nostro Paese leiniziative positive allarmano quantitemono di dover ammettere chequalcosa nella Pubblica Amministra-zione può funzionare meglio; e vede-re il settore pubblico produrre ric-chezza sarebbe considerata una rivo-luzione. In secondo luogo perché lapopolazione chiederebbe per qualemotivo non si è fatto prima, e comemai non lo fanno anche altri. Infine,perché l’iniziativa in qualche modofarebbe emergere dall’ombra moltepossibilità esistenti ed eventuali au-torizzazioni gratuitamente concessesecondo criteri casuali e quindi tal-volta irrazionali. Spesso infatti siusufruisce di beni pubblici senza chenessuno ne sia a conoscenza, senzasapere chi sono i beneficiari e il moti-vo della concessione. Non dobbiamomeravigliarci, pertanto, che la novitàpossa riuscire non gradita a molti.

Per questo non è da escludere che es-sa costituisca anche un fattore di mo-ralizzazione e comunque di raziona-lizzazione.

D. Negli ultimi 15 anni lo Stato havenduto ai privati un’infinità di benipubblici, società, attrezzature, immo-bili ecc. Per molti di essi non sarebbestato meglio applicare la sua formulae trarne un reddito permanente?

R. Alcuni beni, come proprio l’Ar-senale di Venezia, sono in pessimecondizioni ma la loro ristrutturazio-

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ne costerebbe somme ingen-tissime. Che fare? Li lasciamocadere a pezzi, li vendiamo?Ma non ha senso che lo Statovenda i gioielli di famiglia,quindi mantenerli in vita enello stesso tempo metterli areddito mi sembra un’azionemeritoria.D. L’iniziativa può parago-narsi a quelle intraprese, nelsettore dei beni culturali, ne-gli anni 90 dall’allora mini-stro Alberto Ronchey e recen-temente dal nuovo direttoregenerale dello stesso Ministe-ro Mario Resca, per valoriz-zare il patrimonio artistico,archeologico e museale e au-mentare le entrate?R. I beni culturali hanno unaenorme potenzialità. Da que-sto punto di vista altri Mini-steri hanno forse minore pos-sibilità, ma i marchi della Di-fesa sono tra i più presentinell’immaginazione colletti-va. Pensiamo a Folgore, Ar-ma dei Carabinieri, Aeronau-tica Militare, Marina Militare,

Esercito Italiano e infiniti altri. Alcu-ni marchi sono già in commercio, avolte grazie a un accordo con azien-de private basato però su un sempli-ce baratto discrezionale, su un cam-bio-merci, non certo sulla correspon-sione di una royalty.

D. La società come potrà valutareil valore dei servizi e dei marchi dadare in uso a imprese e privati?

R. Avrà un consiglio di ammini-strazione formato da esperti interni,distaccati dal Ministero della Difesa,che rappresenteranno quindi una ga-ranzia per le Forze Armate e unostrumento innovativo per il mercato.Le potenzialità sono molte, al mo-mento non si può fare una previsionedi gettito, ma io sostengo sempre cheun euro è preferibile a niente; per dipiù la società non avrà costi e, se nondarà risultati soddisfacenti, potrà es-sere soppressa, il tutto in modo velo-ce, semplice e trasparente.

D. È «esportabile» l’idea?R. Il nostro è un esperimento che,

se funzionerà, sarà copiato. La diffe-renza con altre società per azionipubbliche esistenti sta nel fatto chequeste svolgono attività prima com-piute direttamente dalla PubblicaAmministrazione, e che non si pos-sono più dismettere perché il settorepubblico non le esercita più. Alla no-stra, invece, non vengono delegaticompiti di altri; non viene alimentatacon denaro pubblico, non bisogna fi-nanziarla per mantenerla in vita. Na-sce per produrre nuovi redditi e, senon li realizza, si chiude e il settorepubblico non ci rimette nulla. n

Un giubbotto in liberocommercio

con il marchiodella Marina Militare

«Difesa Servizi spacercherà innanzituttodi valorizzare i beni materiali e immateriali della Difesa; il suo campodi azione si prospettaamplissimo, esteso intutta l’Italia come offertada parte della Difesae come domandada parte di imprese,privati, giovani, categorievarie; dovrà collocarenel mercato servizi oggiconcessi gratis»

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per lo sviluppo del trasporto aereo a decollo verticale nel contesto di un sistema

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MARIO MASCOLO: PIOLTELLO,L’ASTRONAVE DELLA 3MPER NAVIGARE NEL FUTURO

MARIO MASCOLO: PIOLTELLO,L’ASTRONAVE DELLA 3MPER NAVIGARE NEL FUTURO

interland produttivo milanese,un lembo di pianura nel Comu-ne di Pioltello, a confine con

quello di Segrate, sul cui verde vannonascendo grandi fiori, di campo o diserra, che presto daranno succosi frut-ti. Il più grande, il più bello, quellocoltivato con estrema cura da un semecollaudato da oltre un secolo e sele-zionato da schiere di scienziati, ricer-catori e tecnici, espande progressiva-mente giganteschi petali nell’aria percatturare quanti più raggi di sole, diluce e di calore possibile e per trasfor-

marli, attraverso imperscrutabili per-corsi e incomprensibili procedimentifisici, chimici, meccanici ed elettroni-ci, in infiniti altri fiorellini destinati arallegrare, allietare, confortare la vitaquotidiana dell’umanità. Il grandefiore è una meraviglia architettonica etecnologica, non botanica: è il nuovoedificio, la nuova sede della 3M Italia;gli infiniti fiorellini sono i prodotti diquesta grande multinazionale ameri-cana - Scotch®, Post-it®, pellicole perdisplay, per la protezione, per il ri-sparmio energetico, tecnologie per il

fotovoltaico ecc. ecc.- che non solo fa-cilitano la vita di ognuno di noi maaccelerano i processi industriali anti-cipando lo sviluppo economico e ladiffusione del benessere nella società.

Una struttura che non è azzardatoparagonare ai grandiosi edifici del-l’antichità, le Piramidi o il Colosseo, oagli attuali grattacieli impegnati in an-goscianti gare di altezza. Ma con unadifferenza fondamentale e soprattuttoemblematica per il futuro, consistentenel ridurre semmai la mole, la quan-tità, la cubatura e la superficie, e au-

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A sinistra:L’Ing. Mario Mascolo,presidente e amministratore delegatodella 3M Italia

In alto e nelle pagine seguenti:La nuova sede della 3M a Pioltelloe la prima pietra dell’edificio

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mentare la vivibilità, il comfort, il ri-spetto per l’ambiente e per la salutedegli utilizzatori, in particolare per ilpersonale destinato a trascorrervimolte ore al giorno. Un edificio, quin-di, al top della modernità, della tecno-logia, dell’innovazione.

Realizzato materialmente dallaPirelli RE su commissione di 3MItalia che ha fornito specifiche indi-cazioni su requisiti, esigenze, criterie principi diremmo perfino etico-fi-losofici, il nuovo edificio sostituirà,dal prossimo aprile, la vecchia sedesituata a poche centinaia di metri,nella quale la 3M, prima aziendanella zona, si insediò una quaranti-na di anni fa. Ma com’è possibileche le esigenze di spazio di unamultinazionale in sviluppo nelmondo, compresa l’Italia, non cre-scano in maniera esponenziale?

«Dipende intanto dalla riduzione,prossima alla totale scomparsa, degliarchivi cartacei, sostituiti dai docu-menti digitali, tranne quelli ancoraprescritti dalla legge–spiega l’ing.Mario Mascolo, Presidente e Ammi-nistratore Delegato 3M Italia–. Maanche dal profondo mutamento delleabitudini. Ad esempio, ridottosi ilnumero dei fumatori, non si sentepiù il bisogno di riservare loro appo-siti spazi; per gli irriducibili, bastanoalcune aree esterne».

Domanda. Come sarà accolto dalpersonale questo cambiamento nontanto di sede quanto di strumenti,tecniche e modalità di lavoro, que-sta nuova ambientazione, questospostamento territoriale, seppur li-mitatissimo?

Risposta. Per quanto concerne leabitudini del personale, abbiamoscelto questa località, chiamata Mala-spina a Pioltello, a distanza di pochecentinaia di metri dalla vecchia sede,proprio per andare incontro alle esi-genze di quanti, negli anni passati,hanno adottato adeguate soluzioni

di compiere questo costoso interven-to nel nostro Paese. È vero che a Se-grate esisteva già un insediamentodella società, ma nello scacchieremondiale tante condizioni sono mu-tate, sono cambiati gli equilibri nonsolo politici ma anche economici, in-dustriali e commerciali, sono saliti al-la ribalta Paesi emergenti, protagoni-sti di un rapido sviluppo demografi-co e conseguentemente di mercato.

D. Per quali motivi allora si è deci-so di intervenire in Italia?

R. Desiderando puntare risoluta-mente alla sostenibilità, l’Italia offredue condizioni favorevoli al rispar-mio energetico, l’avanzata attivitàsulle fonti di energia rinnovabili, inparticolare sulle centrali fotovoltai-che, e le condizioni climatiche favo-revoli al loro sviluppo. C’era da con-siderare, inoltre, che dopo 40 anni lavecchia sede di Segrate necessitavadi adeguati interventi di ammoder-namento e di manutenzione. Non ul-tima per importanza la fiducia che lamultinazionale ha riversato nelleprospettive di business nel nostroPaese comprese le possibilità diesportazione dei nostri prodotti neiPaesi in via di sviluppo.

D. Come mai avete varato un’ope-ra così costosa e impegnativa proprioin un momento in cui grandi e picco-le aziende, imprenditori e risparmia-tori di tutto il mondo hanno ridotto ocomunque hanno rallentato gli inve-stimenti finanziari a causa della crisieconomica che era in arrivo?

R. È stato un atto di coraggio e difiducia del nostro «board» e dei no-stri azionisti. Un intervento non ca-suale e isolato, ma rientrante in unpiano strategico finalizzato allo svi-luppo futuro dell’azienda, all’espan-sione in settori nuovi più o meno at-tigui a quelli tradizionali, alla con-quista di nuovi mercati, e comunqueal mantenimento della leadership. Èvero che per ottenere tutto questo ab-biamo scelto la strada più difficile,cioè la costruzione dal nulla del nuo-vo avveniristico complesso, ma è an-che l’opera più meritevole e più sod-disfacente, simbolo della proficuapresenza passata, odierna e futuradella 3M in Italia.

D. Perché avete scelto questa preci-sa ubicazione?

R. Primo, perché ci consentiva dinon penalizzare i dipendenti che pernoi costituiscono una risorsa prezio-sa; in secondo luogo, per i numerosi ecomodi collegamenti con altre areenevralgiche della zona e dell’hinter-land milanese; inoltre per l’ulteriorerilievo e visibilità che il nostro mar-chio è destinato ad acquisire graziealla particolare architettura del palaz-zo. L’area si estende per 16 mila metri

logistico-abitative per contemperarele loro esigenze personali e familiaricon quelle dell’azienda. Inoltre nellacostruzione del nuovo edificio abbia-mo seguito i criteri della flessibilitàdei suoi usi, e della modularità infunzione di eventuali esigenze futu-re. I lavori sono stati gestiti e seguitida un nostro team interno di inge-gneria dedicato al progetto. Inoltre,all’interno dell’azienda attraversol’«Appassionatamente 3M», un pro-gramma di comunicazione internanato dalla volontà di coinvolgere einformare i dipendenti, sono state or-ganizzate numerose iniziative percomunicare nel modo migliore icomfort offerti dal nuovo edificio, iservizi e le valenze della nuova sede.

D. Quanto tempo ha richiesto lacostruzione di questa nuova sede?

R. I lavori sono stati eseguiti moltorapidamente: in appena 16 mesi dalgiorno della posa della prima pietra.Ma la decisione è stata preceduta daun approfondito dibattito, ai verticidella Corporation, sull’opportunità

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Realizzato conspecifici requisitie sulla base di criteriinnovativi e di principivaloriali dell’Azienda,il nuovo edificio sostituiscea Pioltello la vecchia sedesituata nell’adiacenteComune di Segrate,nella quale la 3Msi era insediata circa40 anni fa

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quadrati e 11 mila sono i metri qua-drati utilizzabili nella costruzione di4 piani; è adiacente al Malaspina Bu-siness Park. Prima ancora di essereterminato, il progetto dell’edificio havinto vari Premi e ottenuto straordi-nari riconoscimenti in Italia e all’este-ro. Comunque abbiamo fatto in mo-do che in esso fosse ben chiara la ca-ratteristica dell’italianità, dello stileitaliano.

D. Di quali riconoscimenti si trattae da parte di chi sono stati espressi?

R. Il progetto è firmato da un archi-tetto specializzato e molto noto incampo internazionale per le soluzio-ni eco-compatibili e a basso impattoambientale: Mario Cucinella. I premisono, ad esempio, l’«Ufficio StileAward 2009» del Sole 24 Ore per lacategoria Architettura, ottenuto nel-l’ambito di una competizione orga-nizzata per promuovere e diffonderela cultura della qualità e dell’innova-zione nell’ambiente del lavoro; op-pure il «Mipim Awards», per la cate-goria «Green Building», assegnatonel corso della Fiera internazionaledel «real estate» o settore immobilia-re di Cannes.

D. Un esempio quindi anche di ri-cerca tecnologica avanzata?

R. Nonostante la crisi economica, ilnostro Gruppo globalmente ha inve-stito costantemente ogni anno in ri-cerca e sviluppo il 6 per cento delproprio fatturato. Inoltre nella realiz-zazione del complesso sono stati im-piegati prodotti, soluzioni e tecnolo-gie della stessa 3M per un ammonta-re pari al 3 per cento del costo totale.Consistente e provvidenziale è stato,inoltre, l’effetto della spesa sull’eco-nomia locale e regionale, quindi il so-stegno ai consumi, alla produzione eall’occupazione in un momento distagnazione che, soprattutto nel set-tore edilizio, ha mostrato conseguen-ze drammatiche.

D. Un’opera sicuramente all’avan-guardia quindi?

R. Dobbiamo dire che, pur comple-tato ad inizio 2010, le sue caratteristi-che innovatrici ne faranno un model-lo per i visitatori dell’Expo che sisvolgerà a Milano nel 2015. È desti-nata a richiamare l’attenzione in am-bito non solo regionale o nazionale,ma internazionale, a cominciare daimilioni di persone che giungerannoa Milano. Ed è stato realizzato intera-mente con capitali propri. Costitui-sce una delle primissime iniziative invista del grande evento espositivodel 2015. È stata profusa una sommanon indifferente, il cui ammortamen-to è previsto in una ventina di anni.

D. Quali sono, in particolare, le do-tazioni logistiche dell’area sulla qua-le l’edificio è stato realizzato?

R. L’ubicazione a poche centinaia

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dotato di due «pozzi di luce» interni,in modo che tutte le postazioni di la-voro siano vicine alle fonti di luce na-turale, e comunque distanti non piùdi quattro metri. L’impianto di con-dizionamento «a travi fredde» forni-sce aria primaria canalizzata nel con-trosoffitto per la formazione di unmicroclima interno controllato e si-lenzioso. Per assicurare un maggiorcomfort ambientale la gestione degliimpianti sia di condizionamento siadi illuminazione è computerizzata. Ilcomfort acustico è garantito dall’im-piego di materiali fonoassorbenti eda moquette.

D. Come può descrivere l’ambien-te interno?

R. Grazie allo studio e alla sceltadi soluzioni architettoniche, di ma-teriali, colori, illuminazione e arre-do, e al controllo nella realizzazio-ne, l’ambiente fisico è accogliente e«dinamico»: le postazioni di lavorosono volutamente semplici, unifor-mi e in grado di passare da destina-zioni singole a destinazioni multi-ple per favorire il lavoro in team.Una particolare attenzione è stataposta nella scelta dei colori e mate-riali negli uffici, realizzata grazie al-l’applicazione delle pellicole 3Mper interior decoration. Oltre che daun grande parcheggio e da un attrez-zatissimo centro sportivo, il comples-so è circondato da piste ciclabili nelparco del Comune di Pioltello. Pro-prio per questo, e nell’ottica di favo-rire il benessere delle persone che la-vorano in 3M, l’Azienda ha volutomettere a disposizione dei dipenden-ti impianti di servizio come spoglia-toi, docce, oltre a 30 biciclette.

D. Come sono state sistemate learee esterne?

R. Sia quelle destinate alle necessa-rie funzioni sia quelle riservate alverde sono estremamente qualifica-te; inoltre stiamo collaborando atti-

di metri dalla sede attuale, studiataanche come ho già accennato perevitare disagi ai nostri dipendenti, èlocalizzata all’interno del cosiddet-to Malaspina Business Park, situatoproprio al confine tra i Comuni diMilano e di Pioltello, lungo la Stra-da provinciale Rivoltana, nelle im-mediate vicinanze del quartiere SanFelice, area di cui, grazie alla storicapresenza di significative aziende, siè già consolidata la destinazioned’uso ad attività terziarie. Il sito,inoltre, è vicino all’aeroporto di Li-nate, a tangenziali e ad autostrade.Il servizio di trasporto pubblico èassicurato dalla linea ferroviariaMilano-Pioltello ed è prevista larealizzazione della linea metropoli-tana MM4 che collegherà diretta-mente la zona con Milano.

D. Quali sono le caratteristiche piùrilevanti del complesso?

R. Per usufruire in modo più com-pleto della luce naturale, l’edificio è

L’area si estende per 16 mila metriquadrati, il costruitoutilizzabile è di 11 mila;adiacente al MalaspinaBusiness Park, primaancora di essererealizzato il progettoarchitettonicoha vinto vari Premie ottenuto straordinaririconoscimenti in Italiae all’estero

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vamente con l’Amministrazione co-munale di Pioltello per la riqualifica-zione della circostante area verde.L’edificio è concepito per essere vis-suto attivamente. Serve infatti anchea rafforzare la visibilità di un branddi grande reputazione come 3M e dialtri 15 brand strategici: Scotch®, Po-st-it®, Scotch-Brite® sono soltantoalcuni di essi. È strutturato pertantoin maniera da diffondere e approfon-dire la conoscenza dell’azienda, e peraumentare la familiarità, presso pri-vati, imprese e pubbliche ammini-strazioni, della ricchissima gammadei suoi 75 mila prodotti.

D. Ma vi saranno anche aree aperteal pubblico?

R. Certamente. L’edificio costi-tuirà un punto di richiamo e di in-contro tra la 3M e i suoi clienti. Pro-prio a tal fine vi è stato inserito ungrande show room per la dimostra-zione dei prodotti e per lo sviluppodelle applicazioni in relazione allenecessità della clientela. E quindi3M Store, Customer Technical Cen-ter, Design Center, Auditorium ecc.,ossia spazi dedicati all’accoglienza,all’incontro con il personale dell’a-zienda, alla conoscenza dei nostriprodotti. Vi saranno esposte ed ap-plicate le più avanzate tecnologie,gli schermi multi touch e per retro-proiezione e realizzazioni di guidevirtuali.

D. In che modo, con quali sistemi,in quale misura e in quali periodi po-trà realizzarsi un contenimento deiconsumi energetici?

R. Grazie alla configurazione volu-metrica degli impianti, all’orienta-mento dell’edificio rispetto all’irrag-giamento solare e ai venti dominanti,si potrà risparmiare energia in tutte lestagioni dell’anno. Sono stati realiz-zati due nuovi impianti per la produ-zione di energia, uno fotovoltaico el’altro geotermico, che assicurano unrisparmio energetico stimato intornoal 30-35 per cento. L’impianto foto-

voltaico ha una capacità di produrrecirca 100 mila chilowattora di energiaelettrica l’anno. L’impianto geotermi-co sfrutta le acque del sottosuolo chepresentano una temperatura costan-te, d’estate e d’inverno, di 14 gradi.Prelevata da grandi pompe, l’acquascambia calore d’inverno e fresco d’e-state per poi essere reimmessa nel

sottosuolo allo stato naturale. Perquesto motivo e per tutti gli accorgi-menti più avanzati di risparmio ener-getico, il palazzo ha ottenuto la certi-ficazione energetica in classe «A».

D. Quali sono i principali «nume-ri» della 3M?

R. Società internazionale innova-tiva e in continuo sviluppo, la 3Mfabbrica e commercializza 75 milaprodotti ad elevato contenuto tec-nologico, che nascono da 45 piat-taforme e che sono destinati ai set-tori salute, industria, trasporti, pro-tezione, sicurezza, ufficio, largoconsumo, display, grafica, elettroni-ca e comunicazioni. Detiene la lea-dership in numerosi settori di mer-cato. Fondata 108 anni fa a nel Min-nesota, sulle rive del Lago Superio-re, è oggi presente con 70 consociatein 196 Paesi, in sostanza in tutto ilmondo. Nel 2009 ha registrato unfatturato globale di 23,1 miliardi didollari il cui 63 per cento fuori dagliUsa. In Italia ha anche un Centro diDistribuzione Europeo, 3 unità pro-

duttive e una sede a Roma; occupacirca 800 persone e nell’ultimo eser-cizio finanziario ha fatturato 487milioni di euro.

D. Questa complessa iniziativa po-trà avere risalto all’estero? Di qualiaree potrà attirare l’attenzione?

R. Principalmente destinata almercato locale, l’attività commer-ciale di 3M Italia si orienta versol’Europa e i vicini Paesi del Medi-terraneo, attenta come sempre adanticipare i bisogni dei propriclienti attraverso le capacità inno-vative e le forti basi tecnologicheche hanno portato successo da ol-tre cento anni.

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I l palazzo ha ottenutola certificazioneenergetica in classe «A»:la configurazionevolumetrica degliimpianti e l’orientamentodell’edificio rispettoall’irraggiamento solaree ai venti dominanticonsentirannodi risparmiare energiain tutte le stagionidell’anno; nel rapportotra lo spazio disponibilee quello utilizzato sonostati privilegiati gli spazicomuni; particolareattenzione è stata posta nella sceltadei sistemidi generazione di energiagrazie a due tecnologie,geotermica e fotovoltaica

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LINDA LANZILLOTTA: PUBBLICAAMMINISTRAZIONE, RIFORMAAVVIATA E PRESTO DIMENTICATA

LINDA LANZILLOTTA: PUBBLICAAMMINISTRAZIONE, RIFORMAAVVIATA E PRESTO DIMENTICATA

a riforma della Pubblica Am-ministrazione fu avviata aiprimi degli anni 90, prima

dell’inchiesta giudiziaria sulla cosid-detta tangentopoli che, due anni do-po, le impresse una vigorosa spintacontinuata negli anni seguenti conuna serie di leggi destinate a cambia-re completamente istituzioni e proce-dure a livello centrale e locale: elezio-ne diretta del sindaco, assessoriesterni ai Consigli comunali, poteredi firma ai dirigenti, spoil system,trasparenza, trasformazione diaziende municipali in società perazioni, immissione in esse di azioni-sti privati, nuove norme sugli appaltiecc. Un apparato bellico-legislativo

formalmente valido per eliminare lacorruzione. Della quale, invece, i re-centi casi giudiziari mostrano l’inar-restabile proliferazione.

Già assessore al Comune di Romae ministro per gli Affari regionali,l’on. Linda Lanzillotta insorge controquesta degenerazione e, nel quasi ge-nerale silenzio delle forze politicheaffronta coraggiosamente lo scottan-te tema della necessità di rivedere leriforme per evitare quello che nonhanno evitato. La maggioranza diGoverno sta elaborando un disegnodi legge, ma non se ne sente parlare.Il merito dell’on.le Lanzillotta è quel-lo di riconoscere le degenerazionicausate dalle riforme introdotte ma,

a suo parere, non completate. Domanda. Nelle ultime settimane

lei ha affrontato un tema scottantesul quale tutte le forze politiche tac-ciono pur in presenza di un disegnodi legge in preparazione: i risultatidelle riforme introdotte negli ultimi20 anni nella Pubblica Amministra-zione centrale e locale. Perché questainiziativa?

Risposta. Perché quanto avvieneoggi rende urgente valutare i risulta-ti delle riforme adottate dal 1990 perevitare il ripetersi dei fenomeni dicorruzione della prima Repubblica,nella quale i partiti gestivano presso-ché direttamente l’Amministrazionepubblica. Tutti i procedimenti impli-

L’on.le Linda Lanzillotta,membro della CommissioneAffari Costituzionalidella Camera dei Deputati

L

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spoil system ha comportato, per lastessa, proprio la perdita di autono-mia e terzietà nella trattazione dellerichieste presentate alla PubblicaAmministrazione da gruppi privatirappresentanti interessi economici.Tutto questo ha determinato, inoltre,la formazione in alcuni settori di in-crostazioni di potere per combatterele quali ritengo debba essere intro-dotto nella Pubblica Amministrazio-ne il criterio della rotazione al verticedi determinati uffici, in particolare diquelli che gestiscono poteri di spesa.La rotazione eviterebbe l’eccessivoconsolidamento delle posizioni non-ché un groviglio di conflitti di inte-resse di cui è facile supporre l’esi-stenza all’interno delle varie Ammi-nistrazioni.

cavano la responsabilità diretta deivertici politici, ministri, presidenti diRegioni e Province, sindaci. Per evi-tare il ripetersi di quella situazionesono state introdotte in particolaredue riforme: la separazione dell'atti-vità di indirizzo politico dalla gestio-ne amministrativa, e un decentra-mento prima amministrativo poi le-gislativo. Successivamente, con lariforma del Titolo V della Costitu-zione, si è puntato a rendere l’Am-ministrazione pubblica più traspa-rente, controllabile, finalizzata agliinteresse della collettività. Si sonorealizzati alcuni miglioramenti, si èmodernizzata la Pubblica Ammini-strazione, è stata introdotta una cul-tura manageriale nella dirigenzapubblica, ma la riforma è rimasta in-compiuta, e questo ha determinatola degenerazione del sistema.

D. Che cosa non è stato fatto?R. A livello centrale la separazione

tra politica e Amministrazione, conl’attribuzione di consistenti poteri aidirigenti, doveva essere corredatada un sistema di controlli in grado diverificare e misurare i risultati dellaloro azione, altrimenti l’esercizio ditali poteri e la destinazione di ingen-ti risorse finanziarie sarebbero di-ventate azioni del tutto autonome earbitrarie, ed è proprio quello che èavvenuto. Ma oggi i vertici politicidevono in qualche modo ritrovareun equilibrio tra questi poteri, inmancanza di questo i programmi diGoverno non vengono realizzati.Occorre stabilire una stretta coope-razione tra politici e dirigenti e intro-durre la responsabilità per i risultatiraggiunti. Il controllo dei risultati èstato sempre secondario rispetto aquello relativo alla legalità formaledegli atti. Qualche iniziativa in que-sto campo è stata recentemente av-viata dal ministro per la PubblicaAmministrazione e l’InnovazioneRenato Brunetta, ma l’attuazione diriforme in proposito è lentissima.Per l’operatività della Commissionenazionale incaricata della valutazio-ne della dirigenza si attende ancoral’emanazione dei regolamenti, la suaattività è in alto mare.

D. Quando sono stati aboliti gli or-gani di controllo sia pure della solalegittimità degli atti delle Ammini-strazioni locali - controlli che comun-que erano efficaci -, ad esempio i Co-mitati regionali di controllo o Core-co, i politici non si rendevano contodi determinare un vuoto pericolosonel quale i dirigenti avrebbero avutola più ampia libertà di azione?

R. Dirò di più. Non solo con i pote-ri ad essa attribuiti la dirigenza è ri-masta senza una verifica e un con-trollo, ma la contemporanea introdu-zione nel nostro ordinamento dello

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D. Può fare qualche esempio?R. Un caso noto è il ricorso a figure

che istituzionalmente svolgono fun-zioni giurisdizionali. In particolare,nella cosiddetta Alta Amministrazio-ne è frequente, se non addiritturanormale, la presenza di magistratiordinari o di magistrati della giusti-zia amministrativa e contabile, il cuiapporto di conoscenze giuridiche, dicompetenze e di esperienza è moltoimportante per lo svolgimento delleattività di maggiore rilievo nellaPubblica Amministrazione; ma a mioparere sarebbe quanto mai opportu-no, se non necessario, separare lafunzione giurisdizionale da quellaamministrativa, perché la presenzanei due rami di attività determinaconfusioni, commistioni e situazionianomale, in quanto il controllore, os-sia il magistrato, diviene anche ilsoggetto da controllare.

D. Dopo le riforme degli ultimivent’anni, quali sono gli inconve-nienti manifestatisi nelle struttureperiferiche della Pubblica Ammini-

strazione, ossia nei Comuni e nelleProvince?

R. Un fattore che ha profondamen-te cambiato il sistema sia politico siaamministrativo è stato l’enorme au-mento di poteri funzionali, di com-petenze e di risorse finanziarie attri-buiti a Comuni, Province e Regioni,che si sono trasformati in veri e pro-pri potentati locali capaci ormai dicondizionare la politica nazionale, alpunto che si è ribaltato il rapporto:non sono più i partiti nazionali a con-trollare e condizionare quelli locali,ma è il contrario; a livello regionaleattraverso il ricorso massiccio allospoil system, la politica ha assunto ilcontrollo direi assoluto della Pubbli-ca Amministrazione. Basta pensareal settore della sanità, nell’ambito del

«Con le riformevarate negli ultimi

20 anni si sonorealizzati alcunimiglioramenti,

si è modernizzatala Pubblica

Amministrazione,è stata introdotta

una culturamanageriale nella

dirigenza pubblica,ma la riforma

è rimasta incompiutae questo ha causato

la degenerazionedel sistema»

Roma. Il Ministero della Pubblica Amministrazione e dell’Innovazione

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quale i direttori delle Asl sono nomi-nati direttamente dai politici. Un al-tro fattore che ha cambiato il sistemasia politico sia amministrativo è co-stituito dalla creazione di società perazioni, cui viene affidata la gestionedi settori sempre più estesi di funzio-ni pubbliche, amministrate da perso-nale di diretta emanazione dei parti-ti, in pratica gestite direttamente del-la politica. Per cui si instaura di fattolocalmente un rapporto diretto, or-mai soffocante, tra economia, societàe politica. Il terreno di azione piùplateale è la sanità, che oggi assorbeun sesto della spesa pubblica com-plessiva, circa 115 miliardi di eurogestiti direttamente dai politici attra-verso una serie di connivenze con in-teressi collegati al settore sanitario.

D. Come possono influire i gruppiprivati operanti nella sanità sulle de-cisioni assunte in questo stesso cam-po dai politici?

R. Questo tema rientra nel vastissi-mo capitolo dei conflitti di interesse.Sappiamo tutti che i grandi operatoriprivati della sanità sono presenti an-che in altri settori di attività, e sonoproprietari principalmente di giorna-li. Questo comporta che la classe poli-tica, dalla quale dipendono le entratee quindi i fatturati di queste aziende,è condizionata dai mezzi di informa-zione controllati appunto da impren-ditori che contemporaneamente ge-stiscono cliniche private, produconoe vendono farmaci e così via. La ve-rità è che la politica è gravata da unproblema etico: pertanto deve ripuli-re le proprie liste elettorali, istituiresistemi di incompatibilità tra le cari-che, e, dopo le elezioni, le situazionidi incompatibilità non possono esse-re giudicate a maggioranza dagli or-gani parlamentari ma da organineutri distinti dalla politica. NellaPubblica Amministrazione centrale,regionale e locale esiste ormai un’e-stesa area interessata da gravi feno-meni di corruzione. Su questo biso-gna avviare una profonda riflessione,esaminare come si sono trasformatenon solo l’economia ma la società, lacultura e l’etica collettiva che nonpossono non essere condizionate dalfatto che il 52 per cento circa della ric-chezza nazionale è assorbito dai bi-lanci pubblici; per cui il modo di ope-rare della Pubblica Amministrazioneincide profondamente nella società.

D. Che cosa propone per evitare ilprolungarsi degli effetti negativi de-terminati dalle incomplete riformevarate negli ultimi vent’anni?

R. Il movimento politico Alleanzaper l’Italia cui ho aderito proporràun pacchetto di misure dirette ad af-frontare tutti questi problemi. Sareb-be semplicistico, anche se necessario,pensare che questi nodi possano ri-

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solversi solo«pulendo» le li-ste elettorali; si-curamente è unmetodo che dàrisultati positivi,ma prima dicondannare oc-corre prevenire.Ho combattutoaccese battaglieper la liberaliz-zazione dei ser-vizi pubblici lo-cali, nella con-vinzione cheaprire alla com-petizione rendepiù trasparenti irapporti tra ilmercato e laPubblica Ammi-nistrazione. Non a caso quel provve-dimento incontrò una serie di resi-stenze da parte di politici e di ammi-nistratori locali che temevano di per-dere potere, di non poter più condi-zionare il sistema economico nelquale operano. Ma credo che le vi-cende recentemente emerse debbanocostituire ora l'occasione per unaprofonda riflessione sull'esito diquelle riforme la cui impostazionenon è da rinnegare, a condizione che

si completino con coeren-za. Il federalismo è un si-stema che richiede unasocietà molto solida; bi-sogna capire se siamo ingrado di gestire un siste-ma in cui esistono venticlassi dirigenti locali,quando già fatichiamoad avere una classe na-zionale che sia all'altezzadi governare un grandePaese sviluppato.D. Dei risultati negatividelle riforme non sonoresponsabili le tendenzefederaliste?R. Dobbiamo piuttostodomandarci perché l’ideache ispirava le riforme fe-deraliste, e in particolarequella relativa al decen-tramento dei poteri, cheavrebbero reso più sem-plice e più trasparente laPubblica Amministrazio-ne, ha mancato l’obietti-vo e ha reso più compli-cati i procedimenti am-ministrativi. Oggi infattiogni livello amministrati-

vo pretende difare tutto, percui il cittadinoo l’impresa chehanno bisognodi un provve-dimento, devea t t r a v e r s a retutti i passaggie ognuno diquesti determi-na un’interme-diazione politi-ca, una trattati-va con i politi-ci. Il federali-smo non è sta-to accompa-gnato dal co-siddetto Codi-ce delle auto-nomie, cioèdalla rideter-minazione del-le competenzedegli Enti loca-li e dalla sem-plificazione dei

procedimenti, ma ha protdotto unaselva burocratica all’interno dellaquale facilmente si annida la corru-zione. Anche sul federalismo, quindi,va fatta una profonda riflessione: o sicompie veramente un salto verso latotale autonomia, o si resta a metàdel guado assommando la parte peg-giore dei due sistemi, che costituisceproprio quello che stiamo vedendo.

D. Perché non si ripristinano i Co-mitati regionali di controllo?

Il Campidoglio,sede del Comunedi Roma

«Dobbiamo piuttostodomandarci perché

l’idea che ispiravale riforme federaliste,e in particolare quella

sul decentramento dei poteri, che avrebbero

reso più semplice e piùtrasparente la Pubblica

Amministrazione,ha mancato l’obiettivo

e ha reso più complicatii procedimenti

amministrativi»

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R. Non è che il controllo di legitti-mità sia sempre risolutivo. Anzi al-l’epoca di tangentopoli si sottolineòproprio come questa fosse nata no-nostante i Coreco, ossia con quel si-stema di verifiche e di valutazioni.Più che la legittimità degli atti dob-biamo misurare i risultati dell’atti-vità svolta, ossia il tempo impiegatoper esaurire un procedimento o perrealizzare un’opera, il costo unitarioe la qualità, indici che fanno emerge-re le malversazioni. Se il costo medioper la costruzione di un chilometrodi una strada è fissato, per esempio,in un milione di euro mentre si paga-no 2 milioni, qualche anomalia vi de-ve essere sicuramente. Questo tipo dicontrollo va fatto costantemente; suquesta valutazione dell’azione am-ministrativa bisogna concentrarsiper far emergere effettivamente le ir-regolarità.

D. Le è servita l’esperienza praticaacquisita in passato come assessoredel Comune di Roma?

R. Molto. Porto qualche esempio.La gestione delle mense scolastichecostituiva una delle funzioni decen-trate alle Circoscrizioni comunali.Per cui ognuna di queste bandiva unproprio appalto e talvolta la differen-za di costi tra alcune di esse era note-vole, non mi convinceva. In que casodisponevo un’ispezione per capire ilproblema, assicurare la trasparenza,verificare i costi unitari, i tempi direalizzazione e la qualità, attraversoun organismo tecnico indipendentedalla politica. Un altro punto criticoriguardante gli Enti locali è costituitodalla nomina dei Collegi dei revisoridei conti, ultimo strumento rimastodi controllo interno; ma se questi, co-me avviene attualmente, sono nomi-nati dal sindaco e dal presidente del-la Provincia, è chiaro che non potran-no essere severi nel controllo del lorooperato. Dovrebbero, quantomeno,essere nominati dall’opposizione. Vi-sto che i Consigli comunali hanno co-sì pochi poteri, almeno i controllorinon rispondano alla Giunta e allamaggioranza. È un’altra misura daadottare.

D. Era migliore il quadro primadelle riforme?

R. Non bisogna avere nostalgia diun passato che non ha dato una buo-na prova, e anche perché una tale so-luzione comporterebbe un arretra-mento del modo di operare dell’Am-ministrazione, le riforme adottatevanno invece ripensate e completate,vincendo le resistenze. Il rischio èche si sono ormai consolidati poterisenza controllo che non vogliono enon accettano misure dirette a intro-durre un diverso tipo di gestione.Dell’attuale situazione la politica hauna propria responsabilità.

D. Quali poteri ha la Conferenzadelle Regioni?

R. Ha assunto un ruolo e un potereche potere che nessuna legge le ha at-tribuito; ha assorbito, in qualche mo-do, i compiti del Senato federale lacui istituzione è stata prospettata mamai approvata, per cui non esiste; ilsuo posto però è stato di fatto occu-pato dai presidenti di Regione, checondizionano addirittura l’eserciziodel potere legislativo da parte del Go-verno. Tra l’altro la Conferenza delleRegioni è una sede non adeguata-mente trasparente, ed è animata dauna sorta di consociativismo istitu-zionale perché sono tutti d’accordo, adestra e a sinistra, nel tutelare le pro-prie posizioni di potere. E dinanzi adessa il Governo è molto debole per-ché sa che, se presenta un provvedi-mento senza il parere della Conferen-za, difficilmente il Parlamento potràvalutarlo positivamente dal momen-to che i poteri locali condizionano lapolitica nazionale. Questa è la dimo-strazione del corto circuito instaura-tosi a livello politico nel rapporto tra

Governo, Regioni ed Enti locali: ilprimo registra ormai una grande de-bolezza politica. Un Paese come il no-stro non può però permettersi lamancanza di un Governo capace difar valere l’interesse nazionale; que-sta è un’esigenza da valutare anche invista delle riforme istituzionali.

D. Che pensa del comportamento edella preparazione dell’attuale classepolitica?

R. Il ricorso, ormai generalizzato,da parte dei leader alla cooptazionedel personale politico elimina l'auto-nomia dei singoli parlamentari; èinevitabile che i candidati così inseri-ti dai leader nelle liste bloccate nonrisponderanno al popolo ma al lea-der a cui deve l'elezione e a cui deveprestare fedeltà. Questo non è positi-vo, perché in un sistema multilivellooccorre che ogni livello rappresentiuna propria visione e che in camponazionale si fondano i vari interessi.In mancanza di una continua dialet-tica si determina la disaffezione, cuistiamo assistendo, di gran parte dellapopolazione verso la politica.

SPECCHIOECONOMICO 19

GRUPPO CAMBIASO & RISSO: CRO-CIERE NAVE PIÙ TRENO. Dal 29 mar-zo scorso il Gruppo Cambiaso &Risso propone ai crocieristi in viag-gio nel Mediterraneo, a gruppi pri-vati e ad aziende, un nuovo modo discoprire i tesori delle più belle cittàitaliane, a partire da Firenze e Ro-ma, a bordo di un treno speciale,moderno e innovativo. I pacchettiRail Travel Italy, tours delle città diFirenze e Roma, sono organizzatisu misura per chi vuole godersi lavacanza mantenendo un elevatostandard qualitativo e di comfort du-rante il viaggio dai porti di Livorno edi Civitavecchia alle città d’arte didestinazione. La durata del viaggioa bordo dei treni Michelangelo nella

tratta Livorno-Firenze, e Giulio Ce-sare nella tratta Civitavecchia-Ro-ma, viene descritta comoda, rilas-sante e ecologicamente vantaggio-sa. Per la stagione crocieristica2011 il servizio sarà attivato anche,per i porti di Messina e Palermo,sulle tratte Palermo-Trapani e Pa-lermo-Agrigento. A bordo della naveda crociera delle principali compa-gnie che hanno adottato il servizioRail Travel Italy, il passeggero potràacquistare direttamente all’Ufficioescursioni un tour esclusivo dal por-to alla città di destinazione. Nato nel1946, il Gruppo Cambiaso & Rissoha sede a Genova e uffici distaccatiin Italia, a Montecarlo e nei principa-li porti del Mediterraneo.

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20 SSPPEECCCCHHIIOOEECCOONNOOMMIICCOO

CARLO MALINCONICO:FIEG, TORNARE A UN’EDITORIA DI QUALITÀ E DI AUTORE

CARLO MALINCONICO:FIEG, TORNARE A UN’EDITORIADI QUALITÀ E DI AUTOREL a Fieg propone misure urgenti perché l’editoria

giornalistica e i settori ad essa collegati nell’ambitodella Filiera carta, editoria, stampa e trasformazio-

ne, possano uscire dalla crisi. Incentivare gli investimen-ti: le associazioni hanno a più riprese prospettato al Go-verno l’esigenza di interventi immediati, come la parzia-le detassazione degli investimenti pubblicitari per favori-re l’afflusso di risorse a un mercato pubblicitario che nonriesce a decollare e che, come effetto indotto, avrebbe an-che quello fondamentale della rivitalizzazione della do-manda interna. Tutelare la creazione del valore editoriale

attraverso la revisione della normativa del diritto d’auto-re, limitandone l’utilizzazione selvaggia da parte di mo-tori di ricerca e di rassegne stampa e stimolando la do-manda di prodotti editoriali con la promozione della let-tura nelle scuole e nelle famiglie. Contenere i costi di pro-duzione a carico delle imprese anche attraverso il ripristi-no del credito di imposta sugli acquisti di carta. Fissaremisure fiscali quali l’abbassamento delle aliquote Irap el’assoggettamento ad aliquota Iva agevolata delle infor-mazioni online fornite dai giornali, parificandone il trat-tamento a quelle fornite su supporto cartaceo.

a cura di ROMINA CIUFFA

Carlo Malinconico,presidente della Fieg,

la FederazioneItaliana Editori Giornali

FOTOGRAFICO ANSADANILO SCHIAVELLA

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testate quotidiane in rappresentanzadel 90 per cento delle copie diffuse,344 testate periodiche pari al 70 percento dei periodici, 11 agenzie distampa nazionali - essa ha una basedi rappresentatività molto consisten-te. Oltre a ciò, ha il compito di presta-re assistenza alla categoria e di curar-ne le relazioni sindacali. Talora allaFieg vengono affidate delle contro-versie e viene richiesta assistenzatecnica anche da parte di chi non ne èsocio: è stato il caso di La7, a cui ab-biamo fornito il nostro contributoper cercare una soluzione.

D. In quali settori opera la Fieg?R. Gli ambiti della nostra filiera so-

no quelli della carta, dell’editoria,della stampa e della trasformazione.Fisicamente, la sede principale si tro-va a Roma, ma una sede di rilievo èpresente anche a Milano, per operarenegli specifici settori della pubblicitàe della distribuzione.

D. In un periodo di crisi come que-sto, è possibile assicurare la qualità?

R. Purtroppo sono stati necessaridei tagli ed è vero che c’è una fortespinta alla flessibilità. Gli editori og-gi devono pensare a produrre ungiornale cartaceo senza tralasciare lacomponente online, che non sempreè la semplice traduzione di quantoscritto, tanto che per alcuni la versio-ne web deve essere ideata in manieradiversa. Se è così, occorrono stru-menti più duttili anche a partire dal-la contrattualistica: questo noi abbia-mo cercato di ottenere, vista una si-tuazione tanto pesante per il crollo

delle vendite, degli abbonamenti edella pubblicità. È un momento diffi-cile, ma dobbiamo evitare di chiu-derci a riccio. Occorre, invece, ripar-tire investendo nell’innovazione.

D. In che modo è possibile incenti-vare l’editoria?

R. Occorre innanzitutto chiarireche le incentivazioni per l’editoriache chiediamo non vanno confusicon i contributi, diretti e indiretti: iprimi sono rivolti ai giornali di parti-to e a quelli di movimento, ma è im-proprio qualificarli come contributiall’editoria poiché sono piuttosto di-retti a movimenti politici. Ciò cheviene definito contributo all’editoria,dunque, non è tale. I contributi sugliabbonamenti postali sono dovuti, inrealtà, al fatto che abbiamo un unicofornitore del servizio di distribuzioneobbligatorio dal quale non possiamoprescindere: le Poste. Al momentodella prossima liberalizzazione nonpotrà che cambiare tutto. I contributitradizionali, comunque, stanno rapi-damente diminuendo per le esigenzedel bilancio pubblico. Le incentiva-zioni che chiediamo, invece, si muo-vono nell’ottica per cui la carta stam-pata è un valore, il punto terminale diuna filiera molto consistente che vadalla produzione della carta, aglistampatori, agli editori, ai distributo-ri: non riguarda quindi soltanto l’im-presa editoriale.

D. Quale ruolo svolge la filiera?R. Un ruolo rilevante sia in termini

numerici di occupazione sia, soprat-tutto, come elemento dell’industriaculturale italiana. Ciò che la Fiegchiede è di avere un quadro di riferi-mento preciso e una politica indu-striale che indichi una direzione atutta la filiera, altrimenti non saràpossibile delineare una strategia del-le varie aziende. Faccio solo unesempio: l’Iva sul prodotto editorialecartaceo è del 4 per cento, lo stessoprodotto su internet è soggetto aun’Iva del 20 per cento e non c’è unaragione, se non il fatto che si tratta diuna tassazione storica, che però nonha più senso nel momento in cui creauna discriminazione.

D. È necessario un quadro di riferi-mento per evitare discriminazioni erendere la situazione più paritaria?

R. Certamente. Ed è per questo chel’idea degli Stati generali dell’Edito-ria annunciata dal Governo è positi-va. Anche l’Antitrust ha espresso lanecessità di riconsiderare il progettoin base al quale vengono assegnate lerisorse pubbliche. Questo chiediamo:punti di riferimento certi, incentiva-zioni alla svolta epocale in atto deimezzi di comunicazione, qualifica-zione dei giornalisti.

D. A proposito di giornalisti: devo-no essere laureati in specifiche scuole

21SSPPEECCCCHHIIOOEECCOONNOOMMIICCOO

«Quelli che vengonodefiniti contributi

all’editoria in realtànon sono tali, in quanto

sono destinati ai giornali di partiti e di movimenti

e piuttosto costituisconoun finanziamento di essi.

Lo stesso può dirsi dei contributi versati

per le spese di spedizionein abbonamento postale,

resi necessari dall’obbligodi servirsi di un unico

distributore, le Poste,fino a che il settore

non sarà liberalizzato»

cripta manent, si sa, e le parolevolano. Ma oggi c’è una via dimezzo fra gli scripta e i verba:

si tratta del web, qualcosa di inaffer-rabile e volatile. Non a caso si parladi navigazione, che riporta proprio aquella navigazione aerea del volo,eterea. Accanto ad essa c’è una com-ponente «nero su bianco»: perché larete è comunicazione fuori dalla car-ta stampata, raggiunge utenti anchediversi, a volte subliminalmente,consente un notevole risparmio dicarta e non solo. Una redazione onli-ne spesso è una struttura che non c’è,priva di responsabili, soprattutto conun limite: quello della qualità.

Non è questo l’unico problema cheaffronta, nel nuovo secolo, il settore:innanzitutto la crisi in tutta la filiera -carta, editoria, stampa e trasforma-zione -, che è una delle più difficilinella sua lunga storia, documenti al-la mano. Lo riporta la stessa Fieg, laFederazione Italiana Editori Giorna-li, che specifica: i segnali di squilibrioemersi nell’ultimo biennio sono mol-to preoccupanti e nel 2010 si ripro-pongono con intensità «in presenzadi una domanda interna che nonsembra riprendersi con la robustezzache sarebbe necessaria».

In fila: la riduzione dei ricavi pub-blicitari, la contrazione delle vendite,il diminuito fatturato in tutta la filie-ra, le conseguenze sull’occupazione,la marginalità dei consumi di cartastampata nei budget di spesa dellefamiglie, il monopolio delle Postenella distribuzione, l’indebita ripro-duzione dei contenuti editoriali, lavicenda Google News prospettatadinnanzi all’Autorità Garante dellaConcorrenza e del Mercato, il trasfe-rimento della pubblicità legale dalcartaceo alla rete, l’iniqua distribu-zione degli sponsor tra video e altrimedia, una contribuzione pubblicarivolta solo ai giornali di partito e,come se non bastasse, l’equiparazio-ne del praticantato giornalistico auno sfruttamento e l’assenza di sboc-chi lavorativi.

Il tutto sinonimo o causa di decadi-mento della qualità giornalistica.Carlo Malinconico, presidente dellaFieg, descrive la situazione e proponesoluzioni di trasparenza e di riformache accompagnino lo sforzo delleaziende editoriali per la salvaguardiadella qualità e del diritto d’autore.

Domanda. In che modo la Federa-zione da lei presieduta entra nelmondo dell’informazione?

Risposta. La Fieg rappresenta gliinteressi della categoria soprattuttonei rapporti istituzionali: con il Par-lamento, con le Commissioni parla-mentari, con il Governo, con la Presi-denza del Consiglio dei ministri.Riunendo gli editori di giornali - 74

SS

Page 23: Specchio Economico_Aprile 2010

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o, come in passato, è più indicata unapreminente cultura umanistica?

R. Credo che quello della forma-zione e delle scuole di giornalismosia un tema che debba stare a cuoreagli editori. Un disegno di legge èora in Parlamento: è corretto porsi ilproblema. Innanzitutto, chi mettia-mo al vertice dello sviluppo formati-vo: l’Ordine? Tutti i giornalisti deb-bono essere laureati? Ritengo che lescuole di giornalismo sono impor-tanti: alcune sono buone, altre menoefficaci. Come per le università, è ne-cessario anche in questo campo unaccorpamento per farne centri di ec-cellenza piuttosto che disperdere laformazione, giacché non esistono ri-sorse tali da consentirci di ottenereun alto livello per ciascuna scuola.Attualmente il numero degli iscrittialle scuole è di gran lunga superiorea quello di coloro che vengono assor-biti nel mondo del lavoro; il ricambioè molto basso e va incentivato con laqualità. Da questi centri devono usci-re giovani che sappiano fare e abbia-no nuove idee. Forse la laurea non èstrettamente necessaria, ma credomolto nella formazione e nel prati-cantato.

D. C’è chi ritiene il praticantatouna forma di sfruttamento; come su-perare questa opinione?

R. È un problema delicato cuiguardare con attenzione e serietà. Ilpraticantato garantisce un accesso al-la professione che è fondamentale einsegna al tirocinante la vita di reda-zione, oltre a farlo conoscere profes-sionalmente. Ma se non c’è un acces-so dal praticantato al mondo del la-voro effettivo si rischia di bloccaretutta la catena. Io credo nel mix discuole e praticantato. Negli Stati ge-nerali dell’Editoria mi auguro sia ri-volta attenzione ai temi della qualità,del contenuto, del copyright, cioè al-la sostanza; quindi ai temi della di-stribuzione e della pubblicità.

D. A proposito di distribuzione, inche modo essa opera in Italia?

R. Il sistema deve senz’altro esseremigliorato. Innanzitutto informatiz-zando la rete delle edicole e invo-gliandole alla vendita dei giornalipiù che al conteggio delle copie rese,aspetto di cui si lamentano le stesseedicole. È oltremodo utile sedersitutti intorno a un tavolo. Il Governoha un compito fondamentale nel cer-care di far dialogare le varie compo-nenti del sistema. Per la distribuzio-ne agli abbonati, ad esempio, do-vremmo essere in grado di poterci ri-volgere ad altri distributori che nonsiano le Poste.

D. Come riformare utilmente il si-stema distributivo in modo che nonsiano penalizzati gli editori?

R. Il tema della distribuzione può

essere esaminato nell’ambito di quel-la revisione organica del sistema cheè necessaria: i tempi corrono e i siste-mi non sempre si adeguano, i nostrigiornali avvertono una crisi che deri-va dalla riduzione della pubblicitàma anche, naturalmente, da un calodelle vendite. I canali fondamentalidi vendita sono la distribuzione at-traverso le edicole e quella attraversogli abbonamenti. Sul totale delle co-pie distribuite, l’incidenza degli ab-bonamenti è oggi molto bassa: solo il9 per cento rispetto al 50 per centomedio europeo e all’80 per cento delsolo Nord-Europa, e rispetto al 94per cento del Giappone. Tale percen-tuale esprime il livello di attacca-mento a un giornale dei lettori, e in-dica i vantaggi di questa forma divendita consistenti nell’assenza direse e quindi di costi sociali indiretticome quelli ambientali, determinatidal trasporto delle copie invendute,dall’invio della carta al macero e datutta una serie di conseguenze a ca-scata derivanti dalla distribuzione.

D. Oltre alla contrazione delle ven-dite, si è verificata una sensibile ridu-zione dei ricavi pubblicitari, che a fi-ne 2009 si è attestata intorno al 22 percento: il 17 per cento in meno per iquotidiani e il 29 per cento in menoper i periodici. Ciò ha costretto le im-prese a ricorrere a significative ma-novre di riduzione e razionalizzazio-ne dei costi per evitare una débaclegestionale. In che modo recuperarela pubblicità e con essa sostenere leimprese editoriali?

R. Anche quello della pubblicità èun argomento delicato. Nei ricavi deigiornali essa costituisce la voce prin-cipale e la crisi che incontra l’editoriaè legata proprio a quella della raccol-ta pubblicitaria. Il sistema italianoprivilegia la televisione, che racco-glie il 54 per cento della pubblicità a

svantaggio della stampa, a differen-za di altri Paesi in cui le quote dei ri-cavi pubblicitari sono meglio equili-brate e garantiscono un maggiorepluralismo. In questo senso è neces-sario spezzare una lancia a favoredella carta stampata, che costituisceancora l’industria di informazionepiù accurata e diffusa nel nostro Pae-se. Anche quando si parla di televi-sioni e nuovi media - verso i quali laFieg comunque non ha un atteggia-mento ostile - gran parte dei conte-nuti provengono dalla carta stampa-ta e dalle notizie elaborate dai gior-nalisti. Il sistema cartaceo resta unelemento essenziale per il pluralismoe per la completezza dell’informazio-ne. Se è in grado di garantire il plura-lismo, la pubblicità deve essere di-stribuita in modo corretto o si rischiadi inaridire una fonte decisiva. Certo,decisivi per la pubblicità sono anchela qualità e l’apertura all’innovazio-ne. Tutti elementi che creano ancheopportunità di occupazione. Daremoil benvenuto ad ogni iniziativa cheappoggi la filiera in modo costrutti-vo e sulla base di un quadro preciso eorientato al futuro.

D. Si tratta allora di una scorrettaripartizione delle risorse pubblicita-rie tra video e altri media?

R. Abbiamo segnalato al Governotale problema e, di fronte al recenterecepimento di una direttiva comu-nitaria in materia di pubblicità televi-siva, di televisioni e di prodotti tele-visivi, abbiamo segnalato il rischioche un allargamento di certi istituti,come il «product placement» o le te-le-promozioni, possa annacquaretutto il resto. Il fatto che ad alcunemodalità di pubblicità sia prescrittoun tetto limite, mentre non è previstoper altre quali appunto il «productplacement» e le tele-promozioni,comporta la possibilità di un aggira-

SSPPEECCCCHHIIOOEECCOONNOOMMIICCOO

Il cartaceo ha registrato un crollo nelle vendite

Page 24: Specchio Economico_Aprile 2010

mento del tetto stesso. Abbiamoespresso questa preoccupazione nonper nuocere agli altri media, ma pergarantire quel bilanciamento posto afondamento del pluralismo.

D. Il problema si estende alla pub-blicità legale, che presto sarà possibi-le effettuare anche solo sui siti. Nonle sembra un eccesso «virtuale»?

R. Abbiamo condotto una battagliaproprio in materia di pubblicità lega-le perché riteniamo che la carta stam-pata abbia un ruolo essenziale diinformazione del cittadino quanto abandi di gara, convocazioni di as-semblee societarie, bilanci, sentenzedi condanna. È stato obiettato che or-mai tutto potrà essere pubblicato, afini legali, nel sito dei vari Enti e sog-getti interessati. Il fatto è che aprireun solo giornale e trovarvi la pubbli-cità legale ed istituzionale resta unvantaggio imprescindibile per un let-tore medio e per il piccolo risparmia-tore: non tutti hanno la padronanzadel mezzo informatico per poter con-trollare rapidamente tali informazio-ni. Inoltre, per i bandi di gara biso-gnerebbe individuare i Comuni, leProvince, le Università emittenti, cer-carne il sito, trovare il link e così via;altra cosa è rinvenire il tutto su ununico giornale, di rilevanza naziona-le o locale o dedicato alla materia dispecifico interesse. Per quanto ri-guarda la pubblicità istituzionale ab-biamo chiesto che ci sia un regimeobbligatorio almeno sino al terminedel 2012, e lo abbiamo ottenuto: undoppio binario che conferisce alleamministrazioni l’onere di utilizzarea tali fini ancora la carta stampata, ol-tre alla facoltà di effettuare le pubbli-cazioni sui propri siti. Dopo, la pub-blicità sul cartaceo sarà facoltativa.

D. In definitiva, cartaceo o web?R. Sono un utilizzatore assiduo del

web. Ma quanto all’informazione lacarta stampata ha una propria insu-perabile struttura, propri responsabi-li e referenti, e trasferisce questo mo-dello anche nella pubblicazione on li-ne: sono qualità che non hanno inve-ce altri strumenti del web. Il giornaleha da sempre le sue regole e devecontinuare ad averle: a partire dauna vera organizzazione e da un di-rettore responsabile.

D. A proposito di responsabilità,come difendere il diritto d’autore setutto è riprodotto, spesso indebita-mente, nelle pagine internet?

R. L’aspetto che ci preoccupa inquesto momento è proprio questo: ladifesa del contenuto, un bene che l’a-zienda editoriale, con la propria atti-vità, immette nella rete e di cui tuttibeneficiano. Spesso indebitamentesono fatte e usate copie del prodotto;per questo va data un’attenzionemaggiore affinché tale patrimonio

non vada di-sperso con evi-denti costi e,s o p r a t t u t t o ,perdita di qua-lità. Riteniamoche debba es-sere meglio tu-telato il copyri-ght: su quasitutti i giornalicompare ora lascritta «ripro-duzione riser-vata» sotto gliarticoli e stia-mo cercandoquali misureadottare neiconfronti di chicompie indebi-te riproduzio-ni, o comunque sen-za corrispondere aigiornali un compen-so. Per difendere ildiritto d’autore ab-biamo anche avviatoun procedimento di-nanzi l’Antitrust neiconfronti di Googleperché si accerti se ècorretto che chi si av-vantaggia del conte-nuto editoriale ac-coppiandovi stru-menti pubblicitarinon ne versi neppure

una minima parte a chi, producendoil contenuto, genera la navigazionesul motore di ricerca.

D. La domanda da voi posta al-l’Antitrust si limita al solo problemadella pubblicità?

R. C’è un altro interrogativo: siamosicuri che non ci sia un conflitto di in-teressi e che le regole siano talmentetrasparenti che Google non possa inqualche modo distorcere il mercato,facendo esso stesso le regole in basealle quali vengono ordinate le rispo-ste alle ricerche degli utenti? L’Anti-trust ha aperto la procedura e l’atti-vità istruttoria è molto complessa.Quel che è certo è che, dopo la nostraattivazione, gli stessi argomenti sonostati ripresi da alcune organizzazionifrancesi e tedesche, in esposti alle ri-spettive Autorità. Anche negli StatiUniti c’è stata attenzione al nostrooperato e il Wall Street Journal, a par-tire dalla descrizione della nostra ini-ziativa, ha creato un dibattito su que-sti profili, sui quali riteniamo dovero-so l’approfondimento. Attraverso le

pagine del Wall StreetJournal, ad una criticaalla nostra iniziativache veniva da alcuni,ho replicato: è interes-se di tutti che il pro-dotto sia di qualità.Un paradosso è utile achiarire la nostra posi-zione: se dovessimoandare avanti solo ri-producendo, copian-do e ricopiando senzache qualcuno immettaqualità, i motori di ag-gregazione dopo qual-che anno non avrebbe-ro nulla da aggregare,come anche Alex Jo-nes scrive nel propriolibro «Losing theNews». n

L’informazione è un bene che l’azienda

editoriale, con la propriaattività, immette nella

rete e da cui tutti hannovantaggi. Indebitamente

spesso sono fatte e usate riproduzioni;

occorre maggioreattenzione affinché

tale patrimonio non siadisperso con costievidenti per tutti,

con perdita di qualitàe con lo sperpero del

prodotto, abbandonatoa se stesso»

23SSPPEECCCCHHIIOOEECCOONNOOMMIICCOO

Una linotype, macchina per la composizione tipografica meccanica, impiegata per la

prima volta in Italia il 16 gennaio del 1899.Sotto, una sala stampa per i giornalisti

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24 SSPPEECCCCHHIIOOEECCOONNOOMMIICCOO

GIUSEPPE SCIARRONE:ARRIVA ITALO, IL TRENO PIÙMODERNO,COMODO E BELLO

GIUSEPPE SCIARRONE:ARRIVA ITALO, IL TRENO PIÙMODERNO,COMODO E BELLO

Pronta al via, tra circa un anno, una flotta di treni ad alta velocità

di quarta generazione che si inseriscono nel solco della tradizione dei famosi Tgv

ma con un salto tecnologico di 20 anni

Appartenenti alla società fondata da Luca di Montezemolo,

Diego Della Valle, Gianni Punzo e Giuseppe Sciarrone,

offrono prestazioni, affidabilità e sicurezza eccezionali,

servizi di qualità e prezzi su misura per ciascuno: famiglie, studenti,

uomini d’affari, turisti

l’Ing. Giuseppe Sciarrone,Amministratore Delegato della NTV, Nuovo Trasporto Viaggiatori

24-25-26 NTV solo 24 16-04-2010 9:32 Pagina 24

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25SSPPEECCCCHHIIOOEECCOONNOOMMIICCOO

ÙO

l conto alla rovescia è comin-ciato: manca poco più di unanno al debutto sull’Alta Velo-

cità di ITALO, il super treno targatoLuca di Montezemolo che porterà lasfida della concorrenza a Trenitalia,l’operatore storico del trasporto surotaia. Si tratterà di una vera e pro-pria rivoluzione per i viaggiatori che,per la prima volta, potranno sceglie-re con chi viaggiare, diventando pro-tagonisti di un mercato non più chiu-so e protetto. La liberalizzazione deltrasporto ferroviario costituirà ancheun grande cambiamento culturale edi costume, come sempre avvienequando un comparto economico siapre ai privati; basti pensare a quan-to accaduto nel campo della telefoniae dell’energia, dove le varie aziendecorteggiano i clienti a suon di offertee iniziative commerciali.

Per convincere i viaggiatori ad ab-bandonare il «vecchio» binario per ilnuovo, NTV-Nuovo Trasporto Viag-giatori, questo il nome della societàfondata da Montezemolo, Diego Del-la Valle, Gianni Punzo e GiuseppeSciarrone, schiererà una flotta di tre-ni ad alta velocità di quarta genera-zione: gli Agv prodotti dall’Alstom,leader mondiale del settore. L’NTVsarà la prima impresa ferroviaria nelmondo ad adottare questi treni che siinseriscono nel solco della tradizionedei famosi Tgv, ma che rappresenta-no rispetto a questi ultimi un saltogenerazionale in avanti di almenovent’anni: la tecnologia adottata è,infatti, la stessa che ha stabilito il re-cord mondiale di velocità su rotaia di574,8 chilometri orari. Di questi trenidel futuro Montezemolo e soci nehanno ordinati 25, attualmente in

II una gara del genere va preparata ac-curatamente e per tempo: per questodai primi di gennaio, il prototipo deltreno è già in Italia dove sta effet-tuando le prove di omologazione perla nostra rete. I test sono svolti quasisempre di notte, quando le linee AVsono completamente libere e si pos-sono esaminare con tutta calma levarie componenti della macchina:dalle prove di frenata al comporta-mento del pantografo, alle tempera-ture della ruote.

Dopo una prima serie di corse sul-la linea convenzionale Firenze-Ro-ma, che hanno consentito le primemesse a punto, i tecnici di NTV han-no ottenuto le autorizzazioni neces-sarie per passare sulla linea AV Ro-ma-Napoli. Sulla nuova infrastruttu-ra ITALO ha potuto iniziare a far sa-lire di giri i motori, toccando i 300chilometri orari. E il programma deitest prevede che si arrivi fino a 330.Nella sua configurazione attualeITALO è però molto diverso da comeapparirà nel 2011: è più corto - 7 car-rozze invece di 11 - e anche il colore èun altro: grigio, invece del rosso in-tenso che caratterizzerà la sua livrea.All’interno, poi, è allestito solo concomputer, sensori - addirittura 2 mila- e apparecchiature tecniche di ognigenere per monitorare costantemen-te i comportamenti del treno. Insom-ma, un laboratorio viaggiante. Oc-corre un notevole sforzo per immagi-nare come sarà nella versione defini-tiva, nel 2011, con gli interni di Giu-giaro all’insegna del «bello» e del«made in Italy».

Ma il prototipo ha già generatouna grande curiosità tra gli appas-sionati e i «trainspotter» che si sonoattrezzati con appostamenti nottur-ni lungo le linee utilizzate per leprove per filmare il missile su ro-taie. I primi video circolati in retehanno generato moltissimi contattie commenti mentre il filmato «uffi-ciale» pubblicato da NTV sul pro-prio sito (www.ntvspa.it) ha già re-gistrato più di diecimila contatti.

Ma quali saranno i vantaggi sucui potrà contare ITALO per svolge-re una concorrenza vincente? Percomprenderlo bisogna calarsi in un

tour tecnico del mezzo. ITALO è il primo treno

nel mondo ad alta

corso di produzione nelle fabbricheAlstom di Savigliano in provincia diCuneo e di La Rochelle, in Francia.

Oltre che sulla tecnologia all’avan-guardia, gli ITALO di NTV puntanoad innovare sul fronte dell’attenzio-ne ai passeggeri e dei servizi offerti:«La concorrenza funziona e fa beneinnanzi tutto ai viaggiatori, perchéstimola tutti gli operatori a sfidarsisul terreno della qualità e dell’assi-stenza al cliente, che diventa il veroprotagonista di questa gara–spiegaGiuseppe Sciarrone, amministratoredelegato della società–. Noi offrire-mo un servizio di qualità per tutte lefasce: famiglie, studenti, busines-sman, turisti. L’obiettivo è avere ser-vizi, e prezzi su misura per ciascuno.Per questo puntiamo molto sullaflessibilità delle tariffe che varieran-no molto a seconda del momento incui si acquista il biglietto, dell’orariodi partenza del treno e, naturalmen-te, del livello di servizio prescelto».

«Il nostro primo e più importanteelemento per attuare un’efficace con-correnza–prosegue Sciarrone–è il tre-no: i nostri treni ITALO saranno tuttiAgv di ultimissima generazione. Sitratta di una concezione tecnologicacompletamente nuova che adotta so-luzioni innovative dal punto di vistaingegneristico. Il risultato sono pre-stazioni eccezionali per rispetto del-l’ambiente, affidabilità e sicurezza.Gli interni sono curati dall’ItaldesignGiugiaro, un leader del nostro designche sta realizzando ambienti all’inse-gna della funzionalità e dello stile.Insomma contiamo di avere piùcomfort, meno vibrazioni e ambientipiù belli e luminosi rispetto ai trenioggi in circolazione. La tecnologia ela comunicazione avranno un ruolodeterminante a bordo: chi viaggiadeve poter lavorare e restare in con-tatto con il proprio mondo».

L’appuntamento per salire in car-rozza sui treni ITALO è fissato

per metà 2011, quando par-tirà ufficialmente il

servizio ai viag-giatori ma

L’elegantissima linea di ITALO

24-25-26 NTV solo 24 16-04-2010 9:32 Pagina 25

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velocità a conciliare l’architettura ditreno articolato, ossia con i carrelliintermedi posti a ponte fra le casse,con una potenza distribuita ossiacon la trazione ripartita su più car-relli, superando il vecchio concettodella locomotiva e utilizzando in-novativi motori a magneti perma-nenti. Nel caso del treno articolato,quindi, i carrelli non sono ubicatisotto le casse, ossia sotto i sedili deiviaggiatori, ma tra le casse, ridu-cendo gran parte dellevibrazioni e della ru-morosità a bordo. Ilcomfort viene enfatiz-zato dalle sospensionicon molle ad aria, cheriducono le vibrazionisulla cassa. Inoltre talearchitettura consenteanche di avere un con-voglio che presentamaggiore rigidità e alli-neamento fra le vetture,con vantaggi per la co-modità a bordo - adesempio il treno nonoscilla quando si attra-versa uno scambio - emaggiore sicurezza«passiva», perché vieneridotta la possibilità diribaltamento o urto trale carrozze in caso di in-cidente. Grazie all’eli-minazione delle loco-motive, gli spazi a di-sposizione dei passeg-geri sono più ampi eanche le superfici vetra-te sono di dimensionimaggiori rispetto ai tre-ni tradizionali per averemolta luce a bordo.

ITALO è anche un tre-no «verde», costruito al98 per cento con mate-riali riciclabili. Grazie al-l’uso di materiali com-positi e dell’architetturaa treno articolato, e al

miglior rapporto peso/potenza deisuoi motori a magneti permanenti,risulta più leggero di circa 70 tonnel-late rispetto ai treni attualmente pro-dotti, assicurando un abbattimentodei consumi energetici del 15 percento rispetto a un treno tradizionalecon pari prestazioni. Inoltre, grazie aimotori a magneti permanenti è pos-sibile ridurre le perdite energetichedi un motore elettrico tradizionalecon un rapporto potenza/peso piùelevato (superiore a un chilowatt perchilogrammo rispetto a 0,8 dei moto-ri convenzionali) e con una maggioreefficienza della frenatura elettrica,che consente il recupero di una quan-tità di energia paragonabile a quellaconsumata in fase di avviamento.

Che si viaggi per lavoro o per pia-cere, la connettività a bordo saràsempre garantita: la soluzione adot-tata assicura infatti la connettivitàterra-treno modulare e scalabile.

Modulare perché è facilmente confi-gurabile e adattabile alle nuove tec-nologie che si affacceranno sul mer-cato; scalabile in quanto l’ampiezzadi banda può essere facilmenteadattata alle reali esigenze dellaclientela. Per la connettività terra-treno vengono utilizzati ben tre ca-nali: la connessione satellitare, laconnessione su rete telefonica Umtse quella Wi-Fi.

Quindi ITALO è già equipaggiatocon una tecnologia che consente disfruttare l’infrastruttura di terra,compresi eventuali gap filler Umtsper le gallerie. La connettività satel-litare permette una navigazionerealmente a banda larga, garanten-do un’ottima velocità di navigazio-ne, anche a 300 chilometri orari. Latecnologia Umts, utilizzata comeback up, consente di garantire lacontinuità della connessione terratreno e di coprire possibili mancan-

ze di segnale satellita-re, ad esempio nellelunghe gallerie, evi-tando di perdere il se-gnale. Il treno è anchedotato di un portale dibordo, con intranet adalta velocità e un ser-ver a elevata capacità(oltre 250 ore di videoin alta definizione epiù di 250 ore di au-dio). In alcuni am-bienti sono presentischermi individualitouch screen per lafruizione di contenutimultimediali e per lanavigazione internet.Infine è prevista unaCarrozza Cinema conschermi a soffitto emoduli audio indivi-duali: il numero deglischermi e la loro posi-zione sono stati stu-diati per una visione«immersiva» secondogli standard cinema-tografici, mentre i mo-duli audio sono dotatidi sistema «noise sup-pression» di ultimagenerazione, derivatoda quello montatosulle prime classi deimodernissimi aereiA380, in consegna allemaggiori compagnieaeree. n

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L’aspetto anterioredi ITALO

Le tariffe varieranno molto, a seconda del momento

in cui si acquista il biglietto, dell’orario di partenza

del treno e, naturalmente, del livello di servizio prescelto

24-25-26 NTV solo 24 16-04-2010 9:32 Pagina 26

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T I R I A M O L’ A C Q U A A L T U O M U L I N O .

Acea Nuove Energie attraverso la società del Gruppo Acea Ecogena S.p.A. offre la propria partnership e competenza,

acquisita nel campo della produzione combinata di energia termica ed elettrica, dando l’opportunità di ottenere una

sensibile riduzione dei costi energetici. Con una serie di importanti benefici. Anzitutto un risparmio di circa il 40%

di energia primaria e un sensibile risparmio sulle tariffe di energia elettrica e termica; nessun onere per il Cliente:

tutto è compreso nelle tariffe. E poi riduzione sui costi d’esercizio, abbattimento delle emissioni di CO2, autonomia

energetica e garanzie dei rendimenti. In breve, più benessere e più serenità oggi e domani.

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NICOLA CINIERO, IBM ITALIA:LA CRISI CAMBIA IL MONDO,TUTTO SARÀ PIÙ VELOCE

NICOLA CINIERO, IBM ITALIA:LA CRISI CAMBIA IL MONDO,TUTTO SARÀ PIÙ VELOCE

Provate a pensare a quantaenergia sciupiamo: secondo lestatistiche correnti, tra il 40 e il

70 per cento dell’energia elettrica pro-dotta nel mondo va sprecata perché le re-ti di distribuzione non sono intelligenti.A quanto sono congestionate le città: ne-gli Stati Uniti costano 78 miliardi di dol-lari all’anno, a causa dei 4 miliardi 200milioni di ore perdute e degli oltre 11 mi-liardi di litri di benzina consumati; senzaconsiderare gli effetti sulla qualità del-l’aria. A quanto è antiquato il nostro si-stema sanitario: in effetti non è neancheun sistema; non c’è integrazione tra chifa ricerca, chi fa diagnosi, chi cura e chifornisce assistenza assicurativa e previ-denziale; e intanto, le spese sanitarie fan-no scendere oltre 100 milioni di persone

nel mondo al di sotto della soglia di po-vertà. Ed ancora. A come le riserve idri-che del nostro pianeta si stiano prosciu-gando: dall’inizio del ‘900 il consumo diacqua è aumentato sei volte, il doppio diquanto è cresciuta la popolazione mon-diale; secondo la Banca Asiatica per loSviluppo, una persona su 5 oggi non di-spone di acqua potabile e la metà dellapopolazione mondiale non ha adeguatistrumenti per purificarla. E, naturalmen-te, alla crisi nei mercati finanziari: leanalisi dureranno per decenni. Ma unacosa è già chiara, che le istituzioni finan-ziarie hanno aumentato i rischi senza es-sere capaci di valutarne le conseguenze;e questa incertezza, questa mancanza diinformazioni precise hanno alimentato lasfiducia». Conclusione: «Considerando

come si sta muovendo il mondo sullastrada dello sviluppo, appare ovvio chedobbiamo agire con molta più intelligen-za ed efficienza, specialmente se guar-diamo alle nuove aree in cui si dovrà in-vestire per far crescere l’economia e perfar uscire dalla recessione una gran partedel sistema economico globale. Per for-tuna, oggi possiamo».

È il 6 novembre 2008. Da due mesi èfallita la banca d’affari americana Leh-man Brothers, aprendo «ufficialmente»una crisi finanziaria che presto diventeràeconomica e investirà ogni angolo delpianeta; da due giorni Barack Obama è ilnuovo presidente eletto degli Stati Uniti.Nella sede del Council On Foreign Rela-tions, una delle più potenti organizzazio-ni non governative americane, a pochi

Nicola Ciniero,presidentee amministratoredelegatodi IBM Italia

«

a cura diFRANCESCOPIPPI

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solo economica, che sta vivendo.Di più: all’inizio di quest’anno, in un

discorso al Royal Institute of Internatio-nal Affairs di Londra, Palmisano ha stila-to un primo bilancio della strategia an-nunciata a fine 2008, parlando di «1.220esempi, nel 2009, di soluzioni smart Ibmin ogni settore di industria e di mercato,sia nei Paesi sviluppati sia in quelliemergenti», e concludendo che «non so-lo il mondo sta diventando più intelli-gente, ma i leader stanno cogliendo l’op-portunità di portare avanti cambiamentisignificativi». Fra questi Paesi c’è anchel’Italia? È possibile, senza illudersi, cheanch’essa stia diventando «smarter»malgrado ogni giorno i fatti si sforzino diportare evidenze contrarie? Ecco le ri-sposte del presidente dell’Ibm Italia.

Domanda. Com’è stato il 2009 del-l’Ibm Italia?

Risposta. In linea con l’andamentodell’economia del Paese, che ha comin-ciato a volgere al negativo dal secondotrimestre dell’anno. Quindi si è assistito,da un lato, a una riduzione degli investi-menti da parte delle aziende ma anche,dall’altro, a una forte capacità di reazio-ne nella parte più vitale e reattiva del tes-suto economico, che in Italia è fatto so-stanzialmente di piccole e medie impre-se. Molte di queste hanno tratto dalla cri-si l’occasione per riorganizzarsi e ripre-sentarsi sul mercato in modo ancora piùcompetitivo davanti alla ripresa.

D. Quali lezioni avete potuto trarredall’attuale crisi?

R. Più di una. La prima è che il mon-do è cambiato così profondamente che

chilometri da dove hanno avuto luogoquesti due straordinari avvenimenti, SamPalmisano, presidente e amministratoredelegato di Ibm Corporation, ha appenafinito il proprio discorso intitolato «ASmarter Planet: The Next LeadershipAgenda».

Non è la solita conferenza, un po’ vi-sionaria e lautamente retribuita, nellaquale eccellono certi guru della politica,dell’economia e della comunicazionestatunitense. Non lo è perché l’Ibm è lapiù grande e una delle più antiche azien-de informatiche del mondo: nata ufficial-mente il 15 giugno 1911 ma in realtàoperativa dal 1888, ha chiuso il 2009 conricavi pari a 95,8 miliardi di dollari. Nonlo è perché del «pianeta più intelligente»auspicato e prefigurato da Palmisano, la«Big Blue», come tutti chiamano l’Ibmquasi fosse una vecchia zia, rappresentaun «pezzo» rilevante: oltre 6 miliardi didollari investiti in ricerca ogni anno; 8centri di ricerca in altrettanti Paesi delmondo con oltre 3.200 scienziati e inge-gneri; 60 laboratori con oltre 25 mila svi-luppatori; quasi 5 mila brevetti deposita-ti negli Stati Uniti nel solo 2009, più diquelli di Microsoft, Hewlett-Packard,Oracle, Apple, Accenture e Google mes-si insieme, e di cui il 70 per cento è rela-tivo a software e servizi.

Quello del «Big Boss della Big Blue»è, piuttosto, un programma concreto,sorretto sì da una «visione» ma tramuta-tosi, da subito, in una serie di iniziativecon tutti i Paesi, le aziende, le istituzioniclienti dell’Ibm: più di 100 mila nelmondo di cui 3.500 in Italia. Con qualirisultati? Per il Gruppo, eccellenti: «A li-vello mondiale– spiega Nicola Ciniero,presidente e amministratore delegatodell’Ibm Italia–, il 2009 è stato per noiun anno molto soddisfacente: pur in pre-senza di una diminuzione del 5 per centodel fatturato complessivo dovuta allagrave crisi economica, l’utile netto è au-mentato del 9 per cento salendo a 13,4miliardi, e quello per azione ha superatoi 10 dollari, più del target fissato e in li-nea con l’obiettivo di 11 dollari dichiara-to per il 2010. Tutte le aree di attivitàhanno sensibilmente registrato un au-mento della profittabilità e, come ultimodato, mi piace ricordare che il cash flow,a fine 2009, era di poco superiore ai 15miliardi di dollari».

Ma Ciniero non si ferma qui. Milane-se, laureato in Legge alla Statale, conuna trentennale e assai diversificata car-riera nel settore dell’Innovation Techno-logy, nel quale ha maturato un’esperien-za che ne fa oggi uno degli addetti ai la-vori più ascoltati, egli aggiunge subitoche il risultato economico, per quantofondamentale, per l’Ibm non è solo un fi-ne, ma un mezzo per contribuire allo svi-luppo economico, sociale e culturale delPaese in cui essa opera. Obiettivo tantopiù importante per l’Italia, che appareancora lontana dall’uscire dalla crisi, non

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tutto ciò che abbiamo visto nel passatonon tornerà più. Lo diciamo alle azien-de che lavorano con noi: il futuro va co-struito su presupposti completamentediversi, fondati su un’innovazione tec-nologica incomparabilmente più velocee pervasiva. La seconda lezione è cheper un’azienda o un’AmministrazionePubblica si è ormai fortemente ridottol’arco temporale di previsione. Nessunopuò mettere in cantiere progetti con sca-denza di più di un anno: qualsiasi inve-stimento deve avere ritorno in tempi ve-loci, ed è esattamente questo che offria-mo noi di Ibm.

D. Che cosa offrite ai vostri clienti?R. Consulenza e soluzioni informati-

che a 360 gradi, che consentono di libera-re risorse finanziarie da dedicare alle atti-vità dell’azienda per aumentarne ulterior-mente la competitività e la capacità distare sul mercato, che non è più naziona-le ma globale. Ricordo che l’Ibm è, primadi tutto, la più grande società di consulen-za del mondo, e che da questa le aziendeclienti traggono benefici quantificabili inuna riduzione delle spese pari al 20-30per cento. Ma vorrei sottolineare unaspetto per certi aspetti nuovo e, credo,assai promettente per il Sistema Italia: lacrescente attenzione che la Pubblica Am-ministrazione, centrale e locale, mostraper la nostra offerta, vista come una con-creta opportunità di migliorare i servizi e,più in generale, la vita ai cittadini.

D. Una sorta di «declinazione italia-na» della strategia dello smarter planet?

R. Esattamente. L’assunto di partenza,incontrovertibile dal punto di vista fat-tuale, è che oggi c’è a disposizione unaenorme quantità di tecnologia che, però,viene utilizzata solo per la minima partedelle sue possibilità, soprattutto perchénon sfrutta le possibilità di interconnes-sione e di dialogo fra i miliardi di appa-rati oggi esistenti e, in questo modo, nonviene correttamente indirizzata a quegliobiettivi di sostenibilità economica eambientale ormai imprescindibili per tut-to il pianeta, Italia compresa.

D. Che c’entra la Pubblica Ammini-strazione italiana con tutto questo?

R. In generale, diventa sempre più es-senziale il ruolo della Pubblica Ammini-strazione nella vita del cittadino e, quin-di, nel soddisfacimento delle sue richie-ste di servizi sempre più veloci ed effi-cienti. A ciò si aggiunge la peculiaritàitaliana, con un nuovo assetto istituzio-nale che aumenta le responsabilità maanche i poteri delle Pubbliche Ammini-strazioni locali in materia di servizi all’e-conomia e alle persone. Ciò sta portandoall’emergere di una nuova classe diri-

IBM Italia«Tutto ciò cheabbiamo visto nel

passato non tornerà,il futuro va costruito

sulla base di presupposti

completamente diversi,fondati su innovazioni

tecnologicheincomparabilmente

più veloci e pervasive.Per un’azienda

o un’AmministrazionePubblica si è ormaifortemente ridotto

l’arco temporaledi previsioni

e realizzazioni»

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gente, giovane e aperta alle opportunitàdell’Information Technology. D’altraparte, le questioni che la Pubblica Am-ministrazione è chiamata ad affrontaresono sempre più complesse: basti pensa-re al fenomeno dell’urbanizzazione e aiproblemi che questo pone in materia disicurezza, mobilità, istruzione, sanità,trasporti, energia, inquinamento ecc.

D. Che cosa offre l’Ibm per affrontarequesti problemi?

R. Metodi e soluzioni che dimostranodi funzionare nel concreto. Un esempiosu tutti: nel 2005 Stoccolma, quantificatiin circa 800 milioni di euro all’anno i co-sti sociali, ambientali ed economici in-dotti dal traffico, ha abbracciato un pro-getto, noto come «congestion tax», cheha potenziato il trasporto pubblico e di-sincentivato l’uso dell’auto privata. Que-sto progetto, per il quale all’Ibm è statoassegnato il ruolo di general contractor,ha portato, in soli sei mesi di sperimenta-zione, a ridurre di un quarto il traffico,del 30-50 per cento il tempo trascorso incoda, del 14 il livello degli elementi in-quinanti e del 40 per cento l’emissione digas serra; il tutto con un incasso di 50milioni di euro all’anno provenienti dapedaggi e da destinare a nuovi servizi.Ma l’iniezione di «intelligenza» porta ri-sultati in tutti i campi.

D. Può fare qualche esempio?R. Nella sanità: 8 ospedali e 470 case

di cura spagnole si sono dotate di sistemiintelligenti in cui tutte le informazionicliniche relative a un paziente sono a co-stante disposizione del medico che, divolta in volta, è chiamato a curarlo. Ri-sultato: l’efficienza complessiva delleprestazioni è aumentata del 10 per cento.Nel credito: la Grameen Kota, società in-diana di finanziamento al consumo, hapiù che triplicato i clienti migliorando ilproprio sistema di analisi e gestione deimutui e riuscendo, nello stesso tempo, aprevedere meglio il fabbisogno di liqui-dità e ad accedere più facilmente al mer-cato dei capitali. Nel risparmio energeti-co: negli Stati Uniti, gli utenti che usanocontatori intelligenti hanno risparmiato il10 per cento sulle bollette e ridotto del15 per cento il consumo di energia nelleore di punta. E l’elenco potrebbe conti-nuare a lungo.

D. In Italia quali riscontri avete avuto?R. All’inizio del 2009 il nostro pro-

gramma Smart City ha portato alla firmadi 5 protocolli d’intesa e alla costituzio-ne di comitati congiunti per l’innovazio-ne nelle città di Parma, Reggio Emilia,Salerno, Venezia e Bolzano, al fine diabilitare una «nuova intelligenza» appli-cata al controllo integrato dei servizi alcittadino attraverso la convergenza trainfrastrutture fisiche e digitali.

D. Quali sono i benefici attesi da que-ste accordi?

R. A Parma stiamo lavorando per lacreazione di un video-sportello, ubicatonei punti della città a maggiore passag-

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gio, che consentirà al cittadino di colle-garsi in audio-video con gli uffici comu-nali per chiedere e ricevere documentiche potrà compilare, firmare e restituire.A Reggio Emilia si realizzerà l’iniziativa«Classroom 2.0» grazie alla quale, con ilsostegno tecnologico dell’Ibm, studenti,insegnanti, genitori e aziende avranno adisposizione una piattaforma collabora-tiva per scambiare informazioni sulle at-tività della classe e sugli interessi e i ri-sultati degli studenti, anche in funzionedi un loro successivo inserimento nelmondo del lavoro. A Salerno l’Ammini-strazione comunale ha avviato una speri-mentazione tecnologica finalizzata, dauna parte, alla promozione turistica delpatrimonio artistico, enogastronomico eartigianale locale e, dall’altra, ad abbat-tere le barriere architettoniche a vantag-gio degli ipovedenti. A Venezia, grazie alpiano pilota «TagmyLagoon» che usa lanuova rete wi-fi realizzata dal Comunenell’intero territorio cittadino, i visitatoripotranno scaricare sul proprio cellulareun’applicazione che consentirà loro diavere notizie tanto sull’andamento deiflussi turistici in città quanto sui suoiprincipali edifici e monumenti. A Bolza-no, infine, sta per partire il progetto ditelemedicina «Abitare Sicuri» che coin-volgerà, per 6-8 mesi, un numero sele-zionato di cittadini anziani: il sistema,basato su una rete di sensori integrati,consentirà il tele-monitoraggio e la tele-assistenza di coloro che non possonouscire di casa, attivando, quando neces-sario, le ulteriori necessarie attività.

D. Quali garanzie ci sono che a questiprogetti pilota segua una diffusione si-gnificativa?

R. Quando un anno fa cominciammo aparlare di smarter planet, molti ci pren-devano per marziani. Appena abbiamodimostrato che si trattava non di teoriama di pratica, l’effetto emulazione è sta-

to velocissimo. Oggi siamo contattati daun crescente numero di imprenditori, ge-stori, amministratori pubblici locali, na-zionali e internazionali, che ci chiedonose e come le nostre soluzioni possano ri-spondere alle loro necessità.

D. Quanto conta l’Italia per la multina-zionale Ibm? A giudicare dal numero deiclienti, verrebbe da dire poco più del 3per cento del totale. È corretto?

R. È riduttivo. L’Ibm è presente in Ita-lia da quasi ottant’anni, un periodo chenessun altro operatore dell’InformationTechnology neppure avvicina, e questoha un valore: in termini di quote di mer-cato, abbiamo circa il 16 per cento deltotale della spesa informatica nazionalee, grazie al nostro lavoro, siamo conside-rati partner primario nel processo di mo-dernizzazione dell’economia e del Pae-se. L’Italia, inoltre, è una delle punte didiamante nella ricerca del Gruppo.

D. Perché è ritenuta tale?R. Basti pensare al Tivoli Software

Lab di Roma, creato nel 1978, che oggiconta circa 500 ricercatori, la maggiorparte dei quali usciti dalle università delCentro-Sud, con un’età media di 35 annie per quasi la metà, primato tutto italia-no, di sesso femminile. L’85 per centodel software Tivoli usato nel mondo èproprio sviluppato nella Capitale.

D. Che cos’è Tivoli?R. È un sistema, formato da una suite

di almeno 50 prodotti, che consente digestire e controllare la propria rete di cal-colo, qualunque sia la sua dimensione, aimassimi livelli di sicurezza. Tecnica-mente, si parla di system and networkmanagement; in pratica, per dare un’i-dea, Tivoli viene impiegato dalle ForzeArmate della Nato. Insomma un prodottoconcepito e realizzato in Italia che vieneesportato ovunque. Mutuando un’espres-sione del mondo della moda, un bel ma-de in Italy che ha successo nel mondo.

Il wafer del processore Power 7 con cui l’Ibm ha creato sistemi in grado di gestireapplicazioni emergenti: reti elettriche intelligenti, analisi dati in tempo reale ecc.

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IVO MONTEFORTE: IL MIOPIANO DI RISANAMENTODELL’ACQUEDOTTO PUGLIESE

IVO MONTEFORTE: IL MIOPIANO DI RISANAMENTODELL’ACQUEDOTTO PUGLIESE

a cura di ROSSELLA GAUDENZI

isanare l’Acquedotto Puglie-se, questo il compito azien-dale, ambizioso e gravoso,assegnato nel febbraio 2007

all’ingegnere genovese Ivo Montefor-te, con il mandato di amministratoreunico dell’Acquedotto Pugliese, so-cietà per azioni che ha l’onere di ge-stire una delle più imponenti opered’ingegneria idraulica realizzate nelmondo: reti idriche per oltre 20 milachilometri, 10 mila chilometri di retifognarie, 180 impianti per la depura-zione dei liquami, l’Acquedotto Pu-

gliese garantisce il ciclo integrato del-l’acqua, per la cui potabilizzazione siavvale di 6 impianti industriali. At-traverso 5 schemi idrici interconnessil’acqua potabile raggiunge circa 330centri abitati per un totale di oltre 4milioni di abitanti serviti. Un innova-tivo e capillare sistema di controllotelematico delle reti assicura la razio-nalizzazione della gestione e l’indivi-duazione di perdite o guasti; per il te-lecontrollo sono stati applicati 3.500sensori su tutta la rete extraurbana.Potabilità e standard di igiene e sicu-

rezza sono resi possibili da un pro-cesso di controllo della qualità effet-tuato mediante costanti analisi chimi-co-batteriologiche: 250 mila controlliannui verificano fino a 71 parametrinei 6 laboratori dislocati tra Bari, Ta-ranto, Lecce, Foggia e Vieste, oltre aquelli presenti nei 6 impianti di pota-bilizzazione.

Con sede principale a Bari, all’in-terno di un imponente palazzo deco-rato dal pittore romano Duilio Cam-bellotti, l’Acquedotto Pugliese constadi un sistema diffuso di impianti,

RR

Ivo Monteforte, amministratoreunico dell’Acquedotto Pugliese spa

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del personale, alla gestione direttadel più grande parco di depuratori inEuropa - attività precedentementedelegata a terzi - e alla trasformazio-ne dell’attività di smaltimento deifanghi da centro di costo a centro diricavo tramite l’acquisizione di un’a-zienda di compostaggio di qualità,nel quadro di una politica di vertica-lizzazione del ciclo dell’acqua. E sen-za sottovalutare, inoltre, l’oggettivadifficoltà ad operare in ambienti com-plessi e storicamente difficili. Si puòaffermare, allora, che per il primotriennio di mandato la missione siastata portata a termine con successo.

Domanda. Nel premio che le è sta-to assegnato si fa riferimento ad am-bienti complessi e storicamente diffi-cili, a una situazione legata alle con-dizioni pregresse nella quale si è tro-vato ad operare. In quale modo è in-tervenuto nell’AQP?

Risposta. Quando fui chiamato nelgennaio 2007, ebbi un colloquio dipoche parole con il presidente dellaRegione Puglia in carica, Nichi Ven-dola, che mi disse: «Lei deve fornire ilservizio idrico alla Puglia: dimostriche anche un’azienda pubblica puòessere altamente efficiente». Ho ac-cettato volentieri questo incarico seb-bene gravoso: la mia carriera si svi-luppa nelle «utilities» e ho semprecercato di dimostrare che anche quel-le di proprietà pubblica possono esse-re efficaci. Il mandato si legava per-fettamente alla mia storia professio-nale, ma restava una sfida complessae impegnativa: basti pensare che lafama dell’Acquedotto Pugliese nonera delle migliori. Quando si volevaparlar male della gestione delle acquesi parlava, appunto, dell’Acquedotto

Pugliese. È questo ciò che ho trovato.Come e cosa ho fatto? Per prima cosaho varato un piano industriale in cuiconcentrare tutto ciò che ritenevo uti-le per risanare l’azienda economica-mente, finanziariamente e dal puntodi vista industriale. Tutta l’attivitàprincipale era in appalto, avevamodunque un’azienda che controllava illavoro altrui e la cui gestione integra-le costituiva il punto centrale e quali-ficante del piano industriale; automa-ticamente sarebbe venuto il resto, tracui la valorizzazione delle risorseumane. Se la politica vuole, se usa leproprie aziende per adempiere al-l’oggetto sociale, anche nel Meridio-ne si può fare efficienza. Questa è lamia testimonianza al riguardo.

D. Quali le novità dal punto di vi-sta dell’impiego delle risorse umane?

R. In questo ambito ho avuto le sor-prese migliori, puntando alla valoriz-zazione della forza lavoro. Oggi il nu-mero di dipendenti non è lo stesso ditre anni fa: rispetto al 2006, l’aziendaha 133 dipendenti e 16 dirigenti inmeno, ma di contro va messa in evi-denza una decuplicazione degli inve-stimenti. All’interno dell’Acquedottoc’erano energie represse che, non ap-pena hanno avuto la possibilità diesprimere il meglio di sé, hanno datoil massimo.

D. Che cosa si intende esattamen-te con il termine «verticalizzazione»del ciclo dell’acqua?

R. Il ciclo integrato dell’acqua vadalla captazione alla raccolta sino allapotabilizzazione e alla distribuzionedell’acqua in Puglia e in alcuni Co-muni di regioni limitrofe. L’Acque-dotto Pugliese ha completato tale ci-clo assumendo il controllo totalitariodell’Aseco, storica azienda di concimiper uso agricolo della Puglia e allun-gando quindi la filiera della produ-zione. L’operazione ha la finalità stra-tegica di far diventare un centro dicosti, rappresentato dallo smaltimen-to dei fanghi derivanti dalla depura-zione, in un centro di ricavi, poichéquesti fanghi sono oggi trasformati incompost di qualità. L’Aseco produce80 mila tonnellate l’anno di compost.Scegliamo gli impianti con i fanghimigliori e sicuri, dove non siano pre-senti sedimenti industriali, aggiun-giamo le potature di ulivi della Pu-glia e otteniamo un compost eccellen-te. Ciò che prima era un costo, ossialo smaltimento dei fanghi derivantidalla depurazione, è diventato un fat-tore di ricavo. Un mio sogno sarebbevedere un giorno questo compost in-saccato e venduto nei supermercati.

D. Cosa ha rappresentato questoprimo triennio del mandato?

R. Il tempo della riscossa e del ri-sanamento. È stato indispensabileun primo energico intervento poiché

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«L’Acquedotto Pu-gliese gestisce

il ciclo idrico integrato:dalla captazionealla raccolta, allapotabilizzazionee distribuzione,

fino al trattamento e alla restituzione

all’ambiente delle acquereflue depurate

e in alcuni casi sottoforma di compost

di altissima qualità»

condotte e interconnessioni e di ufficicommerciali e operativi dislocati intre regioni, con 2.200 dipendenti. Pergarantire un servizio efficiente e ri-spondente alle necessità del territo-rio, ha costituito e controlla intera-mente tre società: l’AQP Pot, la PuraDepurazione e l’Aseco. Una primalettura delle attività dell’AQP eviden-zia il quadro in cui esso opera: unicasocietà in Italia nel settore idrico inte-grato che paga l’acqua grezza, insistesu un territorio senza grandi fiumiche la obbligano al rispetto dei criteripiù stringenti di depurazione, conun’efficacia dimostrata dal fatto che il98 per cento della costa pugliese èbalneabile.

Lo sforzo di manutenzione richie-sto all’ingegner Monteforte e ai suoicollaboratori per gestire uno tra i piùgrandi acquedotti di Europa - impo-nente opera ingegneristica costruitaall’inizio del XX secolo - è elevato so-prattutto in un contesto territorialecaratterizzato dall’alta diffusione dicentri urbani e da un immenso patri-monio artistico e culturale che rendo-no più difficoltosi gli scavi. Inoltre,essendo la sua maggiore voce di co-sto costituita dall’elettricità necessa-ria al convoglio dell’acqua nella rete,si è in presenza di una situazione diapprovvigionamento particolare cheporta l’AQP a rappresentare lo 0,02per cento del consumo nazionale dienergia elettrica. Infine, la società fariferimento a un unico Ambito Terri-toriale Ottimale (ATO) che ricom-prende tutta la regione Puglia conun’unica tariffa.

Al termine del primo triennio dellasquadra formata da Ivo Montefortenella carica di amministratore unico eda Massimiliano Bianco in qualità didirettore generale, gli investimentisono quadruplicati, con una spesa dioltre 535 milioni di euro, consenten-do il conseguimento di significativirisultati. Tanto che la rivista Manage-ment delle Utilities l’ha premiato, peril 2009, come Manager dell’Anno sce-gliendolo tra i responsabili delleaziende di servizi di pubblica utilitàdistintisi in operazioni industrial-mente o strategicamente rilevanti.

Ne ha valutato i risultati concreti,collegati in primo luogo agli investi-menti che hanno permesso di risana-re e potenziare la rete idrica grazie al-la riduzione delle perdite, per la pri-ma volta con un andamento decre-scente; a un risparmio di circa 40 mi-lioni di metri cubi di acqua; a una ge-stione più razionale della risorsa me-diante nuovi sistemi di controllo a di-stanza dei flussi idrici. Ma il premiova anche all’efficace politica di risa-namento finanziario ed economico, alforte impulso verso la semplificazio-ne organizzativa e la riqualificazione

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l’azienda correva rischi altissimi: vo-glio ricordare che siamo riusciti a ri-negoziare il prestito obbligazionariosottoscritto nel 2004 dalla preceden-te amministrazione che vedeva gliinteressi investiti nei titoli-spazzatu-ra delle aziende automobilisticheamericane prossime al default. For-tunatamente sono riuscito, grazie amiei collaboratori, a sostituire nelprestito i titoli-spazzatura con titolidi Stato della Repubblica italiana az-zerando in questo modo l’altissimorischio che correvamo. Abbiamo poirecuperato i crediti: nessuno pagaval’Acquedotto Pugliese. Né i Comuni,né l’Istituto Case Popolari, nessuno.Siamo stati inflessibili nelle chiusu-re, siamo arrivati a chiudere l’acquaai Comuni e agli stadi di calcio perfar capire che anche l’Acquedotto vapagato. Quest’azione ha rappresen-tato una significativa politica di re-cupero del credito.

D. Chiusa questa prima parte siapre un nuovo capitolo. Quali i nuoviobiettivi e le nuove sfide?

R. La seconda parte si prospettaestremamente impegnativa: l’ATOha approvato un ambizioso Piano diAmbito che prevede fino al 2018 in-vestimenti per quasi un miliardo emezzo di euro: mezzo miliardo fi-nanziato con la fiscalità generale,fondi europei e di varie tipologie, eun miliardo finanziato dalle tariffe.Siamo anticiclici: abbiamo compiutograndi investimenti in un periodo digrave crisi, passando dai 20 milionidi euro del 2004 ad oltre 200 milionidi euro del 2008 e ad oltre 205 milio-ni di euro lordi nel 2009; siamo quin-di abbastanza abituati ad investire.Ci aggiriamo in media sui 165 milio-ni annui e l’obiettivo è di mantenerel’andamento ad elevati livelli.

D. Quali sono le finalità di questiinvestimenti?

R. Produrre più acqua e portarladove serve. Non dimentichiamo chela Puglia è lunga 450 chilometri. L’A-QP prevede un sistema idrico che sicompone di 5 schemi idrici intercon-nessi: l’acqua è prelevata in Basilica-ta, nei pressi di Potenza, e in Irpinia,nei pressi di Avellino; va poi distri-buita con una grande ragnatela di tu-bazioni. L’impegno, quindi, è quellodi continuare con gli investimenti manello stesso tempo migliorare l’effi-cienza nei confronti dei cittadini e ri-parare le perdite. Abbiamo ottenutorisultati straordinari solo intendendola nostra attività come ordinaria,quindi usando le nostre squadre dioperatori. Da un lato continueremoad investire, dall’altro renderemo piùefficiente l’azienda con un occhio diriguardo agli utenti.

D. Il risparmio di acqua nel primotriennio si attesta sui 40 milioni di

metri cubi: a quali elementi e azioniva collegato?

R. In passato si diceva a parole diriparare le perdite; dal 2007 si è co-minciato a ripararle sul serio. Dappri-ma si sono cercate le perdite con stru-menti sofisticati, una volta trovate si èintervenuti a fare le riparazioni sulletubazioni. Questa è stata un’azione distraordinaria portata: grazie ai rispar-mi così ottenuti siamo riusciti a pas-sare indenni attraverso la siccità del2008, una delle più gravi degli ultimi25 anni, che nasceva da quella del-l’anno precedente, il 2007.

D. La sua carriera è strettamente le-gata al settore delle «utilities», daiprimi anni 80 ad oggi. Possiamomenzionare il mandato del 1981 nel-l’Amga di Genova, l’incarico di diret-tore generale della stessa a Pesaro nel1986, nel 1995 il mandato di direttoregenerale dell’Azienda Speciale Pesa-rese, la maggiore multiservizi mar-chigiana nata dalla fusione tra l’Am-ga e l’Amanup. Quale ruolo hannoavuto, nella sua personale formazio-ne, ricerca e attitudine, i temi ambien-tali dal punto di vista idraulico?

R. Dal punto di vista personale eprofessionale sono sempre stato acontatto con le risorse e con gli ele-menti primi della natura. La miasensibilità nei confronti dell’ambien-te si è espressa in maniera semplicema concreta con azioni volte alla suatutela: dallo scaricare i reflui nel ri-spetto totale delle tabelle al predi-sporre discariche controllate di altis-sima qualità, al realizzare risparminel settore idrico. Nelle discarichenon bruciamo il metano, ma esso èfatto bruciare all’interno di un moto-re idrotermico per produrre energiaelettrica. Nell’AQP, ad esempio, hointrodotto le turbine per generareenergia elettrica nei salti dell’acqua,ed ora abbiamo inaugurato 3 ettari

di pannelli solari. L’impegno del-l’Acquedotto Pugliese verso uno svi-luppo ecosostenibile delle proprieattività è testimoniato anche da unpiano di installazione di 10 centrali-ne idroelettriche entro la fine del2010 nel territorio pugliese, oltre agliinvestimenti in fonti rinnovabili, chepermetteranno sia di sopperire alladomanda interna di energia elettri-ca, sia di usufruire dei certificati ver-di e quindi di tariffe agevolate perl’acquisto di energia.

D. È stato realizzato un sistema digestione telematica del processo diapprovvigionamento idrico che con-sente di concludere gare di appaltoper la fornitura di beni, servizi e la-vori direttamente on line. Quali so-no i reali vantaggi?

R. Snellire, riducendoli, i passaggiburocratici. Le gare on line eviteran-no il dispendio di carta, ridurrannogli spostamenti e permetteranno diutilizzare il tempo utile fino all’ulti-mo secondo. Infine, una grande tra-sparenza: il nostro operato potrà es-sere sotto gli occhi di tutti.

D. La sua figura è legata a iniziati-ve di sensibilizzazione dei cittadini.Quale riscontro effettivo c’è stato?

R. La popolazione pugliese ha ungrande rispetto per l’acqua, proprioperché una regione siccitosa come laPuglia non ha pari in Italia, mancan-do di corsi d’acqua. Nonostante ciònon ci stanchiamo mai di lanciarecampagne per un uso corretto del-l’acqua, soprattutto volto alla valo-rizzazione di quella del rubinetto,che ha straordinarie qualità: è oligo-minerale, non ha nulla da invidiareall’acqua in bottiglia. Un noto resortpugliese a 5 stelle offre ai propriclienti soltanto acqua del rubinetto,imbottigliata ed etichettata. E questonon è poco, considerati i problemidella nostra regione. n

SSPPEECCCCHHIIOOEECCOONNOOMMIICCOO

Nel 1924 l'Ente Acquedotto Pugliese incaricò l'architetto Cesare Vittorio Brunetti di progettare il palazzo dell’Acquedotto, ancora sede dell’Ente

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ORGANISMO UNITARIO DELL’AVVOCATURA

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Organismo Unitario dell’Av-vocatura italiana non condi-vide il disegno di Legge n.

1440 approvato dal Senato nella parteche modifica la legge Pinto in materia diequa riparazione nel caso di violazionedei tempi di ragionevole durata del pro-cesso. Va segnalata una prima osserva-zione critica formulata dall’OUA (Com-missione coordinata da Carlo Zuniga) inrelazione al testo di legge approvato dalSenato. Va anzitutto considerato che lepronunce giurisprudenziali intervenutein materia riconoscono, in conformità al-le decisioni della Corte di Giustizia Eu-ropea, un importo a titolo di danno nonpatrimoniale - salva la dimostrazione an-che di un danno patrimoniale - oscillantemediamente tra i 1.000 e i 1.500 euro perogni anno di ritardo.

Tale danno è riconosciuto a tutte leparti del giudizio indipendentemente dalfatto se una sia risultata o meno vittorio-sa nel giudizio di merito, salvo appunto icasi di abuso del diritto in caso di lite te-meraria. La motivazione contenuta inquelle pronunce è perfettamente coeren-te, poiché quel che deve essere indenniz-zato è il patema d’animo conseguente al-la durata irragionevole del processo asensi dell’articolo 6 parte I della Con-venzione sui diritti dell’uomo, patemad’animo che affligge, di norma, entram-be le parti in buona fede.

Ebbene, il testo approvato dal Senatostabilisce che, nella liquidazione dell’in-dennizzo, il giudice debba tenere contodel valore della domanda proposta o ac-colta, senza quindi quella più complessavalutazione sopra ricordata e che deveattenere al turbamento psicologico, allostress che il ritardo ha provocato sulleparti, di cui il valore economico può es-sere solo una componente e neppure ne-cessariamente determinante. Inoltre, sidice che l’indennizzo è ridotto a un quar-to quando il procedimento è stato defini-to con il rigetto delle richieste del ricor-rente, ovvero quando ne è evidentel’infondatezza.

Anche tale disposizione, quantomenoper quanto attiene alla prima parte, nonappare assolutamente coerente con lospirito della legge, chiamata a dare attua-zione all’art. 111 della Carta Costituzio-nale. Infatti, se ciò che va indennizzato èlo stress, il patema d’animo conseguenteal ritardo, che la domanda sia stata o me-no accolta è un elemento, che, se non de-ve rimanere del tutto ininfluente, potràsemmai costituire un motivo per la deter-minazione della misura dell’indennizzo,ma non dovrà certamente comportareuna così pesante e automatica riduzione.Riduzione che verrebbe ad incidere puresull’incolpevole convenuto, che ha subi-to la causa dalla durata irragionevole eche ha ottenuto la reiezione delle altruidomande.

Ma non basta. La norma, così comescritta, potrebbe addirittura rischiare di

SSPPEECCCCHHIIOOEECCOONNOOMMIICCOO

LL’’

DI MAURIZIO DE TILLAPRESIDENTE DELL’O.U.A.

(ORGANISMO UNITARIO AVVOCATI)

tendere, o meglio richiedere che ciò nonavvenga.

Inoltre il comma in esame contieneun’ulteriore incongruenza. Si parla diparte e non già di parti. Con ciò cosavuol dire il legislatore? Che basta la ri-chiesta o il consenso di una sola delleparti in causa? Speriamo proprio che co-sì non sia. E ancora: se il rinvio viene ri-chiesto o consentito per un periodo supe-riore ai 90 giorni, che cosa succede? Sicomputa solo il periodo eccedente? E ciòperché avviene, se il giudice non dovreb-be in alcun modo consentirlo o disporlo,e se lo Stato è chiamato a rispondere pertale comportamento anomalo comunqueattribuibile al giudice? Da quanto sopraemerge che la norma dovrebbe prevede-re l’esclusione dal computo dei terminiper la durata ragionevole del processosolo i rinvii richiesti congiuntamente daentrambe le parti.

Una terza critica al testo approvato dalSenato si appunta sul rilievo che, in se-guito all’espressa richiesta di sollecitadefinizione (o alla nuova istanza di fissa-zione di udienza, o all’apposita istanza),il processo debba proseguire senza pos-sibilità di deroghe, neppure per gravimotivi sopravvenuti o grave impedimen-to del Tribunale o delle parti, e che siconcluderà con sentenza la cui motiva-zione è limitata a una concisa esposizio-ne dei motivi in fatto e diritto.

La norma è velleitaria. Non si vede in-fatti come, in assenza di determinanti in-terventi sul piano degli investimenti, del-l’efficiente organizzazione, delle regoleprocessuali e della produttività di magi-strati e personale, la richiesta delle partidi una sollecita definizione possa pro-durre alcun concreto risultato, visto che itermini di cui alle regole processuali so-no sistematicamente disattesi. Si pensisolo ai 7 anni necessari in Corte di Ap-pello a Venezia, che rappresenta una verae propria vergogna nazionale.

Salvo che, e c’è da augurarsi che ciònon avvenga, non si voglia «sommariz-zare» i processi e far sì che essi perven-gano a una decisione, quale che essa sia,purché avvenga nei tempi stabiliti. E,quindi, che l’istruttoria sia compressa eche le decisioni presentino una motiva-zione solo apparente. Quel che, però, su-scita certamente le maggiori critiche è ilfatto che si ponga a carico della parte uncompito - quello cioè di far osservare laCostituzione e più in generale la legge -

premiare chi abbia agito, se non in mala-fede, almeno con colpa grave, potendosifar rientrare in tale ambito la manifestainfondatezza. Vi è, dunque, il più chefondato sospetto che la norma in questio-ne si ponga in contrasto, oltre che con laCarta Costituzionale (articoli. 3 e 111),pure con la summenzionata Convenzio-ne Europea, considerato che la giurispru-denza della Suprema Corte ha stabilitoche il Giudice nazionale è obbligato a ri-spettare le pronunce dalla Corte di Giu-stizia Europea, perché attraverso di essesi attuano i principi stabiliti dalla Con-venzione Europea sui diritti dell’Uomo,cui ogni Stato aderente è tenuto aduniformarsi.

La seconda osservazione critica del-l’OUA attiene alla parificazione fra rin-vii richiesti e consentiti dalla parte. Sitratta di una parificazione assolutamentepriva di logica, poiché equipara situazio-ni fra loro profondamente diverse. Nelprimo caso, infatti, sono le parti a chie-dere il rinvio ed è, quindi, giusto che poinon possano dolersi se il processo non ri-spetta il termine prefissato per la sua ra-gionevole durata. Nel secondo caso, in-vece, è il Giudice che dispone il rinvio esappiamo tutti bene che le parti non di-spongono di uno strumento per potervisiopporre e che, comunque, avranno sicu-ramente del timore reverenziale nel pre-

IRRAGIONEVOLE DURATADEL PROCESSO: NON PUÒ

ESSERE STRAVOLTA LA LEGGE

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ganico e carenze di risorse economichesenza precedenti.

In alcune specifiche tabelle mondialila giustizia italiana è al 156esimo postodopo quelle della Guinea e del Gabon.La produttività giudiziaria è in declino,mentre aumenta il complessivo caricodei giudizi pendenti nel settore civile ein quello penale. Fra i rimedi è stato pre-cisato che occorre uno sforzo straordina-rio per la riduzione dell’arretrato. Aspet-tiamo le soluzioni che proporrà il mini-stro della Giustizia Angelino Alfano, chenon possono prescindere dall’incremen-to dei giudici e delle risorse destinate al-

37SSPPEECCCCHHIIOOEECCOONNOOMMIICCOO

IL PATTOPER I CITTADINI EL’ORGANIZZAZIONEGIUDIZIARIA

IL MINISTERO DELLA GIUSTIZIA A ROMA

on il decreto legge n. 193 del29 dicembre 2009 convertitonella legge n. 24 del 22 feb-

braio 2010 il Governo ha posto una forteattenzione alla funzionalità del sistemagiudiziario. Con un primo intervento so-no stati prorogati di un anno i giudicionorari, i vice procuratori onorari e igiudici di pace. Con un secondo inter-vento si è provveduto alla copertura del-le sedi rimaste vacanti per difetto di ma-gistrati richiedenti. Con un terzo inter-vento si è stabilito che il magistrato capodell’ufficio giudiziario deve assicurarela tempestiva adozione dei programmiper l’informatizzazione predisposta dalMinistero della Giustizia per l’organiz-zazione dei servizi giudiziari.

Ed ancora. Con un quarto interventosono stati predisposti corsi di formazio-ne per i magistrati giudicanti e requiren-ti che aspirano al conferimento degli in-carichi direttivi di primo e di secondogrado. Con un quinto intervento si è sta-bilito che nel processo civile e nel pro-cesso penale tutte le comunicazioni enotificazioni in via telematica si effet-tuano mediante posta elettronica certifi-cata. Con un sesto intervento si è stabili-to che l’importo dei diritti di copie rila-sciate su supporto cartaceo è fissato inmisura superiore di almeno il cinquantaper cento di quello previsto per il rila-scio di copie in formato elettronico.

Seguono altri interventi riguardantiprincipalmente l’informatizzazione deiservizi giudiziari e degli adempimentiprocessuali anche in sede di esecuzio-ne. Tutto bene, e ancor più se i dispostiinterventi vengono collegati all’effetti-va e generalizzata informatizzazione ditutti gli uffici giudiziari. Il che è ancoralontano nella realtà della precaria mac-china giudiziaria. L’efficienza dellagiustizia è infatti attuata solo in pochiuffici giudiziari. La maggior parte -specie i Tribunali metropolitani - versa-no in stato comatoso con carenze di or-

che deve istituzionalmente competere al-l’Amministrazione della Giustizia.

Tanto più che è alquanto probabile chela parte potrà avere del timore reveren-ziale nel sollecitare il giudice a deciderela sua controversia. Inoltre, se tutte leparti dovessero farlo, come sarebbe lorodiritto, come reagiranno i giudici che, fi-no al giorno prima dell’entrata in vigoredella legge, non erano in grado sistemati-camente di rispettare quei tempi? O ilParlamento ha elementi per pensare chenon lo volessero? Si propone, pertanto,l’integrale abolizione dei commi quin-quies e sexies dal testo approvato dal Se-nato.

Un’ultima critica dell’OUA è formula-ta in relazione alla norma che prevedeche, nella fase iniziale del procedimentoper il riconoscimento dell’equo inden-

nizzo, il ricorso debba essere presentatodalla parte personalmente o da un suoprocuratore speciale, senza ministero didifensore. Dunque è addirittura espressa-mente esclusa la presenza necessaria diquest’ultimo. Sembra abbastanza evi-dente l’incostituzionalità della norma,che è giustificata ancora una volta damere esigenze di riduzione della spesa,in nome della quale non ci si fa alcunoscrupolo a sacrificare il diritto della par-te, costituzionalmente garantito, ad averela difesa tecnica.

E infatti come potrà la parte, priva del-la difesa tecnica, illustrare adeguatamen-te le ragioni per vedersi liquidare in mi-sura equa l’ammontare del proprio dan-no, che potrebbe anche non essere solodi natura non patrimoniale? Il tutto, dun-que, sarà rimesso alla discrezionalità del

giudice, il quale sarà pure totalmente li-bero di acquisire o meno, d’ufficio, ulte-riori elementi ritenuti indispensabili. Nési deve dimenticare che, se la parte do-vesse omettere qualcuno degli adempi-menti prescritti dalle norme processualio dovesse errare nell’identificazione delMinistero contro cui proporre il ricorso,quest’ultimo verrebbe giudicato inam-missibile, con conseguente perdita deldiritto all’equa riparazione. Così purepotrebbe far inutilmente decorrere i ter-mini per l’opposizione al decreto delpresidente della Corte di Appello o delmagistrato all’uopo designato. Semprepiù evidente, quindi, traspare il disfavo-re, quasi il fastidio, del legislatore versola figura dell’avvocato, reo di tutelare idiritti dei cittadini nei confronti dei tortiche subisce dallo Stato.

CC la ristrutturazione degli uffici.L’Avvocatura ha più volte manifestato

la contrarietà ad ogni forma di «macelle-ria giudiziaria» con istituti nuovi e conscarse risorse. Anche i processi arretratimeritano, infatti, la massima attenzionedi qualità e legalità. Come si può, poi,parlare di messa in efficienza della giu-stizia, se non si fa niente per contrastarei rinvii di processi civili al 2017-2018per la sola decisione in Corte d’Appel-lo? Tutto passa, per altro, attraverso labuona operosità dei giudici, che va co-niugata con la cosiddetta «laboriosità in-telligente» e con la dedizione al lavoroche bisogna incrementare e attrezzare.

Leggiamo nella rivista «Magistratu-ra» dell’Associazione nazionale magi-strati che la «laboriosità intelligente» èla capacità di trovare in ogni contestoorganizzativo-lavorativo il metodo mi-gliore e più produttivo di operare; è frut-to di accurata e consapevole ricerca,competenza giuridica e sensibilità; siesprime nella capacità di utilizzare lepotenzialità del rito trattato, di gestire ladiversificata quantità e tipologia di lavo-ro, le condizioni del ruolo e del supportoinformatico di cui si dispone.

La «laboriosità intelligente» si coniu-ga, poi, con la definizione di un pesoponderale diversificato dei procedimenticivili, misurato secondo criteri unificatie omogenei, precisando che nell’indivi-duazione degli standard operativi si de-ve tener conto del carico di lavoro gra-vante sul singolo sia in termini numericiche qualitativi. L’ovvietà dell’afferma-zione - che è bene sempre ricordare - ri-guarda tutti gli operatori della giustizia,magistrati ed avvocati. Un «buon giudi-ce» deve operare con impegno e intelli-genza, come deve fare un buon avvoca-to. Ma quanti sono gli operatori dellagiustizia che applicano con rigore e pun-tualità la propria intelligenza al proprioimpegno lavorativo?

Maurizio de Tilla

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38 SSPPEECCCCHHIIOOEECCOONNOOMMIICCOO

rischio, come ilNord Africa e ilCorno d’Afri-ca, dove opera-no i «franchi-sing» regionalidella rete qae-dista, ovveroad aree comequella balcani-ca, nella qualesi è registratauna strisciantepene t raz ionedell’ideologia

salafita-jihadista. Significativi a questoriguardo sono gli sviluppi dell’opera-zione Vicario avviata nel 2005 dall’Ar-ma dei Carabinieri nei confronti di ungruppo di maghrebini sospettati, tral’altro, di progettare attentati in variPaesi europei, incluso il nostro. L’in-chiesta ha portato, nel maggio scorso,all’arresto e alla successiva espulsionedi un cittadino tunisino considerato unpunto di riferimento per connazionaligià colpiti da analogo provvedimento.

Sempre elevato è il rischio che l’or-ganizzazione di al Qaeda nel Maghrebislamico, principale espressione jihadi-sta del continente africano, possa sfrut-tare i canali di immigrazione clandesti-na per trasferire militanti in Italia al finedi fare proseliti tra gli integralisti pre-senti nel nostro Paese. Parimenti alto èil rischio che l’Italia possa divenire areadi destinazione o transito per mujahidinprovenienti dai teatri afghano-pachista-no e mediorientale attraverso la cosid-detta direttrice anatolica che attraversala Turchia e la Grecia.

Significativi i casi dell’imam sirianodel Belgium Islamic Centre di Bruxel-les e di un ingegnere elettronico france-se convertito all’Islam, detenuti in Italiadal novembre 2008 per favoreggiamen-to dell’immigrazione clandestina, desti-natari nel maggio scorso di un provve-dimento di custodia cautelare in carcereper associazione con finalità di terrori-smo internazionale, addestramento e ar-

a presentazione della relazione2009 al Parlamento sulla politicadell’informazione per la sicurezza

ha fatto scattare l’allarme terrorismo inItalia. Secondo i Servizi segreti, il ri-schio terrorismo islamico nel nostroPaese, come nel resto dell’Europa, èrappresentato da cellule non organichead al Qaeda, dedite essenzialmente adattività di supporto logistico, potenzial-mente in grado di effettuare un salto diqualità e di passare alla fase operativadi attacco mediante attentati sul territo-rio nazionale. In particolare esiste il ri-schio che soggetti vicini all’ideologiasalafita-jihadista, impossibilitati a rag-giungere i teatri di crisi, possano deci-dere di compiere attentati sul territorionazionale; ovvero possano convogliaresentimenti anti-occidentali e anti-italia-ni contro personalità istituzionali o per-sonaggi noti, ritenuti colpevoli di com-portamenti dissacratori nei confrontidell’Islam.

Nonostante le gravi perdite subite e ladisarticolazione di numerose cellule, larete qaedista è tuttora vitale e capace,grazie anche a internet, di esercitareforte presa su gruppi ideologicamenteaffini a soggetti vulnerabili, accurata-mente manipolati. Alcune inchieste giu-diziarie hanno accertato la presenza inItalia di cellule, non riconducibili a for-mazioni organizzate, dedite essenzial-mente ad attività di supporto quali lafalsificazione di documenti, l’acquisi-zione di risorse finanziarie e il recluta-mento di combattenti da inviare nei tea-tri di crisi, per le quali il territorio ita-liano è stato a lungo privilegiato inquanto retrovia logistico, piuttosto checome diretto teatro operativo.

Tali inchieste hanno confermato levalutazioni di rischio formulate dall’in-telligence in merito al possibile svilup-po, anche nel nostro Paese, di un frontejihadista interno legato al fenomeno de-gli homegrown mujahidin, immigrati diseconda generazione, ovvero soggettinati e cresciuti in Occidente che aderi-scono al richiamo del jihad globale,pronti ad entrare in azione anche in viadel tutto autonoma, i cosiddetti aelf-starter. Ne è una riprova il fallito atten-tato suicida del 12 ottobre scorso allacaserma dell’Esercito «Santa Barbara»di Milano.

L’episodio ha segnato un punto disvolta nello scenario della minaccia sulterritorio nazionale dove non erano maistati compiuti attacchi di matrice jihadi-sta, pur essendo emersi, durante alcuneindagini, disegni terroristici e propositioffensivi in direzione di obiettivi-sim-bolo. La minaccia rappresentata dal-l’improvvisa attivazione di jihadistifree lance si presenta ancor più insidio-sa se si tiene conto della vicinanza geo-grafica del nostro Paese ad aree ad alto

Cellule non organichead al Qaeda, impegnatenel supporto logistico,possono compiereun salto di qualitàpassando alla faseoperativa medianteattentati sul territorionazionale; pure elevatoè il rischio che al Qaeda nel Maghreb islamico,principale espressionejihadista in Africa,sfrutti l’immigrazioneclandestina per inviaremilitanti in Italiaa fare proseliti tragli integralisti presenti

Personalitàistituzionalinel mirinodi Al Qaeda

di ANTONIO MARINI

TERRORISMO 1L

ruolamento con finalità di terrorismo.Le indagini condotte dalla Polizia

hanno evidenziato la contiguità dei sog-getti coinvolti con una cellula a guidatunisina smantellata in Belgio nel di-cembre 2008, impegnata in attività disupporto alla guerriglia jihadista nellazona afghano-pachistana. I convertitiall’Islam che condividono l’ideologiaqaedista svolgono una funzione rilevan-te nella strategia propagandistica di alQaeda, che tende a sfruttarne l’immagi-ne per dimostrare come la società «mi-scredente», a causa della corruzione di-lagante dei suoi valori, sia ormai sem-pre più rifiutata non solo dalle nuovegenerazioni di musulmani, nati e cre-sciuti in terre di immigrazione, ma an-che dai suoi stessi «figli naturali».

Di qui l’accentuato coinvolgimentonella propaganda mediatica in rete, co-siddetta cyberjihad, di cittadini di Statieuropei convertiti e la correlata prolife-razione di web-forum ove sono diffusi,nelle varie lingue comunitarie, messag-gi radicali, comunicati dei vertici qaedi-sti e manuali per il cosiddetto terrori-smo «fai da te». Ma, oltre che efficacivettori di comunicazione, i convertitioccidentali rappresentano un idealeavamposto operativo in quanto, essendonaturalmente meno soggetti a controllidi sicurezza, possono con maggiore fa-cilità contribuire al supporto logistico direti estremiste e alla pianificazione diattentati sul territorio nazionale.

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ul fronte del terrorismo internodeve ritenersi ancora attuale laminaccia sia di matrice brigatista

che anarco-insurrezionalista. Pur nonevidenziatasi nel 2009 con azioni offen-sive, l’area di ispirazione brigatista si ètuttavia mostrata in grado di esprimereprogettualità violente e propositi di rilan-cio della lotta armata. Nella relazione an-nuale dei Servizi segreti al Parlamento sipone l’accento sull’operazione di poliziadel 10 giugno scorso, nel corso dellaquale sono state eseguite cinque ordinan-ze di custodia cautelare in carcere emes-se dall’autorità giudiziaria di Roma neiconfronti di altrettanti soggetti, tra i qua-li un ex appartenente alla formazione ter-roristica denominata Unità CombattentiComuniste (UCC) attiva negli anni 80, eun esponente dell’estremismo indipen-dentista sardo, accusati di associazionecon finalità di terrorismo e di eversionedell’ordine democratico, banda armataed altri delitti connessi.

Contestualmente agli arresti sono stateeseguite varie perquisizioni domiciliariin Liguria, Lombardia, Toscana e Sarde-gna, oltre che a Roma, in esito alle qualisono state sequestrate armi e documenta-zione eversiva ed è stato posto in stato difermo, poi tramutato in detenzione, unex appartenente alla colonna genovesedelle B.R. Il contesto eversivo emersodalle investigazioni, che hanno registratoulteriori due arresti a Milano il 18 gen-naio 2010, delinea contiguità con unaformazione di matrice brigatista che nel-la fase successiva all’omicidio di Massi-mo D’Antona entrò in rapporto di inter-locuzione con le Brigate rosse-Partitocomunista combattente, ai fini di un’e-ventuale convergenza in quest’ultima or-ganizzazione.

Il 13 giugno del 2009 si è, inoltre,chiuso il processo di primo grado cele-brato a Milano a carico di militanti delPartito comunista politico-militare, for-mazione terroristica ideologicamente at-testata sulla cosiddetta «seconda posizio-ne» delle B.R. e scompaginata con l’ope-razione Tramonto del febbraio 2007. Lasentenza emessa dai giudici della Corte

di Assise di Milano ha con-dannato 14 dei 17 imputati apene variabili dai 15 a 3 annie 6 mesi di reclusione per ireati di banda armata e deten-zione di armi ed esplosivi.Tra gli sviluppi investigatividi rilievo la relazione eviden-zia, poi, l’arresto avvenuto ilprimo ottobre 2009, di unpresunto militante delle Bri-gate Rosse per la costruzionedel Partito comunista com-battente, l’organizzazioneche, come sancito dalle sen-tenze definitive di Roma e diBologna, si è resa responsabi-le degli omicidi di Massimo D’Antona edi Marco Biagi.

Nella relazione si menziona, infine, ilcaso delle Cellule di Resistenza Proleta-ria, formazione attiva dal 2007 a Roma,che si è distinta per l’uso di ordigniesplosivi seppure rudimentali, e per lareiterazione degli interventi contro variobiettivi, per lo più del mondo politico edel lavoro. Da parte sua, dopo una pro-lungata stasi operativa, l’area anarco-in-surrezionalista ha registrato, a partiredall’autunno del 2008, una rinnovata ef-fervescenza culminata nel dicembrescorso con la ricomparsa sulla scenaeversiva di una sigla ispirata alla Federa-zione Anarchica Informale, protagonista,dal 2003 al 2007, di un’offensiva scandi-ta da numerosi attentati dinamitardi.

Significative talune sortite operativeriguardanti gli istituti bancari, da temponel mirino dei gruppi anarchici che con-testano i finanziamenti alle industrie bel-liche, il sostegno economico alle GrandiOpere, nonché il finanziamento ai Centridi identificazione ed espulsione per im-migrati; gli impianti di telefonia mobile,in aderenza alla vocazione ambientalistadell’anarco- insurrezionalista; le agenzieimmobiliari e di lavoro interinale, consi-

derate simbolo dello sfruttamento e delcapitalismo. In sintesi, il quadro infor-mativo e d’analisi delineato dall’intelli-gence pone in luce un innalzamento dellivello della minaccia rappresentata dal-l’anarchia insurrezionale, anche in unaprospettiva di solidarietà internazionalecontro quella che viene definita la globa-lizzazione del dominio.

Si tratta di uno scenario da non sotto-valutare, che rende ineludibile un’accor-ta azione di vigilanza, il massimo raccor-do tra le Forze di polizia e una più assi-dua collaborazione internazionale. Stra-tegie di accentuato attivismo operativohanno caratterizzato, infatti, omologhecomponenti europee, prima fra tuttequella greca che, nel corso del 2009, hacontinuato ad animare quella scena ever-siva con una serie di azioni violente. Lefrange elleniche non hanno mancato, tral’altro, di esprimere sostegno ad AlfredoBonanno, teorico dell’insurrezionalismoarrestato in ottobre proprio in quel Paesecon l’accusa di concorso in rapina a ma-no armata. Nel medesimo contesto terri-toriale e a conferma dei soliti collega-menti fra le due sponde d’area si colloca,altresì, l’arresto ad Atene, il 5 dicembrescorso, di cinque militanti italiani coin-volti negli scontri di piazza avvenuti framanifestanti e polizia.

Sempre in dicembre, poi, sono stati ri-vendicati con la sigla FAI l’invio di unabusta esplosiva al CIE di Gradisca d’I-sonzo e lo scoppio di un ordigno artigia-nale all’interno dell’Università Bocconidi Milano. Nello stesso periodo sono sta-ti indirizzati ad esponenti della poliziatorinese messaggi intimidatori siglatiCellule di Fuoco-Nucleo José TarrioGonzales, firma che simbolicamenteevoca un gruppo particolarmente attivoin Grecia e un militante anarchico spa-gnolo deceduto per cause naturali, nel2005, durante il regime di detenzionespeciale. In tali messaggi si evoca lachiusura di tutte le carceri e dei CIE,preannunciando l’avvio della campagna«Shoot the cop in the winter», ossia Col-pisci-spara al poliziotto in inverno.

Antonio Marini

39SSPPEECCCCHHIIOOEECCOONNOOMMIICCOO

Dopo una lunga stasi,l’area anarco-

insurrezionalista hamostrato nel 2009 unarinnovata effervescenzacon la ricomparsa sulla

scena eversiva della siglaFAI, protagonista dal

2003 al 2007 diun’offensiva scandita

da numerosi attentati

Il ritornodel brigatismoe dell’anarcoinsurrezionalismo

TERRORISMO 2

S

Un motto delle Nuove Brigate Rosse

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40 SSPPEECCCCHHIIOOEECCOONNOOMMIICCOO

il radicamento delle organizzazioni ca-labresi si è manifestato con riferimentosia ai tradizionali settori criminali sia aquelli più specificamente economico-imprenditoriali. Nel Nord, specie nellaprovincia di Milano, sono emersi pro-getti di inserimento nella gestione delleopere infrastrutturali più importanti, tracui l’Expo 2015.

L’espressione camorristica più evolu-ta e pericolosa è rappresentata dal clandei Casalesi, egemoni nello scenariocriminale della provincia di Caserta, ecapaci di coniugare un’aderente pres-sione intimidatoria sul territorio con unmarcato profilo economico-imprendito-riale in molti settori produttivi, dall’im-mobiliare ai servizi, dall’edilizia alla ri-storazione e allo smaltimento dei rifiuti.Tale livello competitivo si manifestaanche nelle regioni centro-settentriona-li, soprattutto Lazio ed Emilia Roma-gna, e all’estero, attraverso radicate cel-lule logistiche ben inserite nei localimercati economico-finanziari.

Quanto alla criminalità mafiosa pu-gliese, viene evidenziata la tradizionalevocazione internazionale della SacraCorona Unita, impegnata a promuoverestrette partnership con i narcotrafficantibalcanici e centro-europei in grado difavorire un’estensione nella tipologia enel volume dei traffici. A tutto ciò hacorrisposto nello scorso anno, sul pianodel contrasto, una rafforzata strategia diaggressione ai patrimoni mafiosi con unaumento esponenziale di sequestri e diconfische dei beni.

L’attività di intelligence si è sviluppa-ta soprattutto in direzione di quelle zonegrigie nelle quali possono maturare ini-ziative inquinanti, dannose e fraudolen-te nei confronti del circuito economico-finanziario legale. Di qui la particolareattenzione riservata alle operazioni pub-bliche allo scopo di evitare occasioni diinfiltrazioni e riciclaggio da parte delcrimine organizzato.

livello di minaccia espressonel 2009 dal fenomeno mafio-so è rimasto elevato soprattut-

to per la capacità delle organizzazionicriminali di inquinare e condizionarel’economia non soltanto a livello loca-le, ma anche nazionale. L’afferma la re-lazione annuale dei Servizi segreti alParlamento, sottolineando che il profiloeconomico di tali organizzazioni si è ul-teriormente consolidato nel corso del-l’anno, forte di una costante carica inti-midatoria e della disponibilità di ingen-ti capitali illeciti da reimpiegare nel ri-levamento di aziende in sofferenza,nonché nella gestione diretta d’impresa.

Parallelamente, il coinvolgimento intermini collusivi di circuiti professiona-li, tecnico-amministrativi e imprendito-riali, si è tradotto in veri e propri «co-mitati di affari» finalizzati a estenderegli interessi mafiosi verso i settori d’in-tervento più remunerativi. Significativeal riguardo le acquisizioni dell’intelli-gence relative all’attenzione predatoriadelle cosche verso i grandi progetti:dall’Expo 2015 alla TAV, dai lavoristradali e autostradali alla ricostruzionepost-terremoto in Abruzzo, dal settoreenergetico alla realizzazione del pontesullo Stretto di Messina.

Nelle regioni ad alta densità mafiosa iclan si muovono secondo criteri di rigi-da spartizione territoriale quanto alcontrollo e alla gestione delle attivitàeconomiche, ora attraverso imprese didiretta espressione, ora mediante prati-che estorsive in danno alle aziende cuisi impone il pagamento del «pizzo» ol’impiego di proprie risorse umane emateriali. Complice anche la crisi mon-diale, le capacità di infiltrazione e dicondizionamento dell’economia da par-te delle organizzazioni mafiose risulta-no favorite da una competitività chetrae origine soprattutto dalla grande di-sponibilità di liquidità, utile all’acquisi-zione di società in crisi o comunque aforme illecite di concorrenza, spessosostenute dal ricorso all’intimidazione.Analoga operatività è stata registratanelle regioni di proiezione del Centro-Nord dove, peraltro, le reti dell’insidertrading mafio-so possonoprevedere col-laborazioni traorganizzazionicriminali di di-versa matrice,secondo con-vergenti logi-che di profitto.

Praticamen-te, le organiz-zazioni mafio-se vanno sem-pre più affi-nando il loroprofilo econo-mico anche

di ANTONIO MARINI

per emancipare progressivamente lestrutture e gli interessi collusivi dall’a-rea di riferimento ad attività legali. Datale evoluzione può derivare la tenden-za a controllare non più mere attivitàeconomiche ma intere filiere produtti-ve, trasferendo la competizione tra iclan e i modelli conflittuali criminali al-l’ambiente imprenditoriale referente,incrementando le attività intimidatorie egli attentati quale simbolo di afferma-zione del primato rispetto alla cosca av-versaria.

Nella relazione si elencano dettaglia-tamente i settori verso i quali si sonoorientate le operazioni mafiose: la rea-lizzazione e gestione di grandi strutturecommerciali e logistiche (grande distri-buzione), ambito che consente alle co-sche di mirare al controllo dell’intera fi-liera imprenditoriale, dalla produzioneal trasporto, dagli appalti pubblici aiservizi e alla commercializzazione, fa-vorendo altresì l’intermediazione ma-fiosa degli aspetti occupazionali finaliz-zata all’ampliamento del consenso a li-vello locale; la realizzazione di impian-ti di produzione di energie alternative;la produzione e commercializzazione diprodotti ortofrutticoli; il ciclo integratodei rifiuti; l’edilizia e l’immobiliare al-berghiero, insieme al turismo.

Nella stessa relazione si evidenzia lavocazione affaristica della ‘ndranghetasottolineando i reiterati tentativi di in-filtrazione nei settori più remunerativi. I

segnali più ri-correnti han-no riguardatol ’ i n t e r e s s everso le operep u b b l i c h e ,specialmentei lavori di am-modernamen-to della retestradale, ac-compagnatodalla propen-sione a mono-p o l i z z a r el’intero pro-cesso edili-zio. Al Centro

Il profiloeconomicodelle organizzazionimafiose

GIUSTIZIA 1il Secondo la Relazioneannuale dei Servizisegreti al Parlamento,resta elevatala minaccia controla sicurezza economicadel Paese per la capacitàdelle mafie di inquinaree di condizionarel’economia non soltantoa livello locale,ma anche nazionale

Un’operazione della Guardia di Finanza

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lla relazione 2009 sulla politicadell’informazione e la sicurezzapresentata al Parlamento, si af-

frontano anche i problemi concernentil’immigrazione clandestina e la crimina-lità straniera, evidenziando innanzituttoche la prima costituisce uno dei principa-li ambiti d’intervento della criminalitàtransnazionale, presente in tutti gli sce-nari migratori che interessano il nostroPaese. Un crescente coinvolgimento del-le organizzazioni criminali è stato rileva-to persino con riguardo agli ingressi le-gali, nei frequenti casi in cui si pianifichila permanenza dei migranti in territorionazionale oltre la scadenza del permessodi soggiorno (i cosiddetti overstayers).

L’azione dei Servizi segreti, in Italia eall’estero, si è quindi calibrata sulla mul-tiformità del fenomeno in direzione deisoggetti criminali, delle modalità opera-tive e delle aree di collusione. Ciò in uncontesto di rafforzata collaborazione in-ternazionale e di massima intesa con leForze di polizia, che nel corso dell’anno2009 hanno messo a segno consistentioperazioni contro gruppi criminali a va-rio titolo coinvolti nel favoreggiamentodell’immigrazione clandestina e in unalunga serie di reati, che vanno dallosfruttamento della prostituzione e del la-voro nero al falso documentale.

Nella relazione si sottolinea che il set-tore della falsificazione dei documenti,strumentalmente sempre più rilevanteper gli scopi illeciti perseguiti, ha assun-to un crescente rilievo strategico per inetwork che gestiscono l’immigrazioneclandestina, facendo registrare semprepiù spesso forme di interazione tra grup-pi criminali transnazionali e ambientiimprenditoriali, italiani e stranieri, di-sposti a produrre false attestazioni di la-voro o fittizie richieste di manodopera.

Le intese prevedono a volte che lostraniero venga licenziato contestual-mente al suo arrivo e costretto così allaclandestinità, al mercato del lavoro neroo alla cooptazione nei circuiti criminali.In questo contesto, si è registrato un cre-scente attivismo di gruppi pachistani, af-ghani e cinesi, anche se la filiera piùcompetitiva è rappresentata dalle orga-nizzazioni criminali nordafricane. Taliorganizzazioni presenti nel territorio na-zionale si sono progressivamente trasfor-mate da semplici aggregazioni di servi-zio, attive nel controllo dello spacciodella droga, in organizzazioni transna-zionali sempre più autonome, acquisen-do uno specifico know-how nella falsifi-cazione e nel procacciamento dei docu-menti necessari alla fittizia regolarizza-zione dei migranti.

L’evoluzione del profilo criminale ditali gruppi è testimoniato dall’inedito at-tivismo nel reinvestimento dei proventiilleciti, destinati sia al traffico della dro-ga, sia alla rete commerciale etnica deisettori dell’alimentazione e dei servizi.In evoluzione è anche il fenomeno della

diante l’acquisto nel proprio Paese diproprietà terriere destinate alla specula-zione edilizia.

Attivi compartecipi del fenomeno del-la tratta sono anche i gruppi criminali al-banesi, montenegrini e serbi. I sodalizialbanesi, in particolare, hanno ancor piùaffinato il profilo economico-imprendi-toriale, investendo parte dei proventi il-leciti in attività commerciali e immobi-liari in Italia e in Albania. Tra gli aspettiemergenti figura la crescente diffusionedi organizzazioni multietniche che, sullabase di interessi comuni, sono state ingrado di prevenire la conflittualità a van-taggio di una più incisiva operatività neitraffici internazionali di armi e di stupe-facenti.

Quanto alla criminalità asiatica, in par-ticolare quella di origine cinese, essa èattiva soprattutto nel settore del contrab-bando e della contraffazione. Accanto alconsolidato flusso di prodotti contraffattidi abbigliamento, giocattoli, pelletteria,orologeria e alimentari, viene segnalatonella relazione un opposto flusso diesportazioni illecite di rifiuti verso l’A-sia, dove interagiscono imprenditori ita-liani e cinesi che, in seguito ai più mar-cati controlli sul territorio nazionale,hanno attivato questo nuovo canale dismaltimento clandestino di rifiuti specia-li tramite organizzazioni criminali.

Indagini della Guardia di Finanza, sfo-ciate nel novembre scorso nell’operazio-ne Cian Liu, hanno accertato l’esistenzadi un articolato sodalizio criminale cine-se ramificato sull’intero territorio nazio-nale che, a partire dal 2006, ha riciclatoingenti somme di denaro che venivanotrasferite in Cina senza il ricorso a inter-mediari abilitati e in violazione dellenorme che regolano le movimentazioniattraverso il circuito money transfer. Altermine delle indagini sono state indivi-duate 400 ditte, riconducibili a cittadinidi nazionalità cinese, effettive titolaridelle somme trasferite, ammontanti a cir-ca due miliardi di euro.

Tra le più insidiose perl’elevata capacità diinquinamento dei set-tori legali dell’econo-mia si sono infine ri-velate le organizzazio-ni russofone. La crimi-nalità russofona che hainvestito, negli ultimianni, soprattutto nelsettore immobiliare, sipresenta quanto maisfuggente e defilata,capace di operazionifinanziarie di straordi-naria opacità, forte an-che dei solidi collega-menti con i potenti cir-cuiti affaristico-crimi-nali presenti nella ma-drepatria.

Antonio Marini

Immigrazioneclandestinae criminalitàstraniera

41SSPPEECCCCHHIIOOEECCOONNOOMMIICCOO

GIUSTIZIA 2

L’immigrazioneclandestina costituisceuno dei principaliambiti d’interventodella criminalitàtransnazionale, presentein tutti gli scenarimigratoriche interessanoil nostro Paese

ne

tratta degli esseri umani, riguardante so-prattutto lo sfruttamento e la riduzione inschiavitù del migrante clandestino che,quasi sempre inconsapevole, giunge inItalia per trovarsi poi inserito nei circuitidel lavoro nero, della prostituzione, an-che minorile, e dell’accattonaggio.

Significative al riguardo le operazionidi polizia che hanno fatto emergere si-tuazioni di sfruttamento in danno diclandestini cinesi ad opera di imprendi-tori loro connazionali. Alla tratta degliesseri umani sidedicano princi-palmente le or-ganizzazioni cri-minali nigeriane,molto attive an-che nel trafficointernazionaledegli stupefa-centi. Tali orga-nizzazioni si di-stinguono, inol-tre, per il siste-matico ricorsonei confronti deiconnazionali allacarica intimida-toria della super-stizione religiosae per la capacitàdi riciclaggio deiproventi me-

La Guardia di Finanza in azione contro lo sfruttamento dei lavoratori

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uinta Sezione del Tribunalepenale di Roma. È un gior-no di fine marzo 2001, il

Collegio giudicante è formato dapresidente, giudice alla sua destra,una giudice alla sinistra. Il pubblicoministero è un «turista», vi si trovaper caso perché il processo in calen-dario è stato istruito da un altropiemme, oggi assente. Si presumequindi che non conosca gli atti, néquelli della fase istruttoria né i moti-vi del rinvio a giudizio, insommaniente, e lo dimostra il suo atteggia-mento. Non c’è parte civile.

Il processo è all’udienza finale,quella della sentenza, per cui il Col-legio dovrebbe aver già acquisito tut-ti gli elementi, letto gli atti, interroga-to i testi. Ma non ha ascoltato l’impu-tato. Quindi nell’ultima udienza po-trebbero manifestarsi imprevisti,molto c’è ancora da sentire, dichiara-zioni dell’accusato, arringhe degliavvocati difensori, eventuali ordi-nanze del presidente del Collegioche, già nella precedente udienza, al-l’ultimo momento ha bloccato il pro-cesso chiedendo alla Cancelleria l’ac-quisizione di altri documenti.

Il pubblico ministero «precettato»oggi per questa udienza e apposita-mente fatto reperire nel suo ufficiodal presidente della Sezione, ignorail procedimento e dovrebbe limitarsia chiedere la condanna dell’imputatoalla pena minima prevista dalla leg-ge per i reati ascrittigli, sempreché liabbia commessi. Non ha letto gli atti,non conosce i fatti, i documenti, le te-stimonianze ecc. Una sola cosa nonignora: che l’imputato sarà condan-nato, che quella Sezione del Tribuna-le emanerà una sentenza a lui co-munque sfavorevole.

Un mago, un indovino, un veggen-te, anziché un pubblico ministero?All’incirca. Non conosce neanche ilmotivo di diritto per il quale la sen-tenza sarà di condanna, non ne ha bi-sogno; sa che, a prescindere dal di-battimento, il presidente è una «togarossa», la più famosa e intransigente«toga rossa» della Magistratura ro-mana, proveniente dalla Procura mi-lanese, notissimo per la durezza e laseverità nei riguardi della parte poli-tica opposta alla sua.

E che, trattandosi appunto di una«toga rossa», riserva tutto il propriorigore agli imputati non «rossi» comelui. Una volta ne ha condannato unoomettendone nella sentenza perfinoil cognome: reclusione, quindi, perun tale di nome Antonio. Vuole il ca-so che l’imputato odierno sia statosindaco di un piccolo Comune dellaprovincia di Roma, personalmenteindipendente politicamente, eletto acapo di una lista civica di cui faceva-no parte ex democristiani, ex sociali-

sti, esponenti di Rifondazione comu-nista. Presumendo che il presidenteritenga l’imputato democristiano,anche se non è così, il p.m. ha la cer-tezza che, qualunque richiesta avan-zi, l’ex sindaco sarà condannato; pa-radossalmente quindi, anche se egline chiedesse l’assoluzione per unqualunque valido motivo.

Come può avere questa certezza?Non è un indovino, né è il p.m. cheha condotto l’inchiesta. Ma nei pochiminuti in cui ha frettolosamentesbirciato gli atti, ha notato anche unaltro un particolare: il p.m. titolare

dell’indagine ne ha chiesto e ottenu-to il rinvio a giudizio non perchéconvinto della sua colpevolezza, nonperché conosca a fondo la materia dicui si tratta, cioè le leggi urbanisticheche il sindaco, secondo la denunciadi 5 concittadini, avrebbe violato;l’ha chiesta e ottenuta solo perché leignora clamorosamente.

Per capirne qualcosa infatti, o me-glio per avere una base sulla qualechiedere il rinvio a giudizio o l’archi-viazione, ha nominato un perito nel-

la persona di un architetto. Il quale asua volta, essendo architetto e nonavvocato e conoscendo molto super-ficialmente le leggi, si è recato nelComune di cui l’imputato è stato sin-daco e ha chiesto lumi al dirigentedell’Ufficio tecnico. Il quale non soloè un semplice geometra di paese ri-masto fermo alle nozioni apprese ascuola trent’anni prima, ma è addi-rittura fratello di una dei cinque de-nuncianti; per cui non può e nonvuole fornire una versione dei fatti edelle leggi sfavorevole alla sorella.

Tanto è bastato al perito per redi-gere un parere basato su deliberatealterazioni di eventi e strumentali in-terpretazioni di norme urbanistiche,capaci comunque di indurre il p.m. achiedere e ottenere il rinvio a giudi-zio dell’ex sindaco. Come ipotizzare,infatti, che un ex sindaco non sia sta-to quantomeno soggetto e oggetto edi corruzione, concussione, abuso diatti di ufficio, favoreggiamento e benaltro? Invitato nel corso del dibatti-mento a spiegare la perizia dal mo-mento che anche il presidente e i giu-dici a latere si mostrano inesperti inmateria, alla domanda rivoltagli deldifensore di citare le leggi violatedall’imputato, candidamente rispon-de di non conoscerle, ma di aver re-datto la perizia alla luce della pro-pria opinione personale.

Nessuno, tantomeno l’imputato,pretende che quel p.m. e quel Colle-gio conoscano l’universo delle nor-me vigenti e la relativa giurispru-

SI PARLA SEMPREDI GIUDICIE DI PIEMME, QUANDO DI PERITIGIUDIZIARI?

Una vicenda dimostral’impreparazione di certiperiti di cui si avvalespesso l’ordinamentogiudiziario: incompetentiquando non politicizzatio in malafede. Quali norme prevedela prospettata riformadella Giustizia, incentrata su interventi punitiviper alcune figure,in particolare per i P.M.?

Il Palazzodi Giustizia di Roma

sede della Procuradella Repubblica

e del Tribunalepenale

QQ

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43SSPPEECCCCHHIIOOEECCOONNOOMMIICCOO

denza. Ve ne sono ancora in vigorealcune emanate con il primo Codicecivile del 1865, seguite da molteplicistratificazioni dovute alle nuove esi-genze della società; alla prolificità diParlamenti e Regioni che ne emana-no a getto continuo senza preoccu-parsi della coerenza; alle continuemodifiche, sovrapposizioni, contrad-dizioni; a «leggi omnibus» contenen-ti centinaia di disposizioni su mate-rie diversissime, reperibili meno fa-cilmente di un terno al lotto; alle sen-tenze spesso contrastanti emesse daivari gradi di Tribunali civili, ammini-strativi, penali.

In pochi decenni l’urbanistica è di-ventata un giungla: la prima legge inmateria è del 1942 ma la vera nascitadel diritto urbanistico risale al 1967con la legge n. 765, meglio conosciu-ta come Legge Ponte. Da allora inmateria si è visto tutto e il contrariodi tutto, da far sospettare, visti gli in-gentissimi interessi coinvolgenti ilmondo politico, imprenditoriale ed

economico, che la giungla non nascaa caso ma sia voluta.

In questo quadro può bastare lasemplice opinione di un architetto odi un geometra di paese, per di più inmalafede, a mandare in galera oquanto meno a diffamare un innocen-te? Proprio quello che avviene inquella Sezione del Tribunale di Romache, presieduta dalla «toga più rossad’Italia», condanna a 6 mesi di reclu-sione l’ex sindaco malgrado le 52identiche autorizzazioni rilasciate daisuoi precedessori, alcune delle qualiperfino dal commissario straordina-rio nominato dal prefetto che ha rettoil Comune prima della sua elezione.

E malgrado il fatto che, nella stessaseduta, la Commissione edilizia ab-bia espresso identico parere favore-vole al rilascio di analoghe autoriz-zazioni. Le quali, anche se non sonostate oggetto di denuncia da parte dialcuno, se illecite dovrebbero indurreil p.m. e il presidente di quella Sezio-ne del Tribunale a rimettere gli atti

alla Procura per l’apertura di un pro-cedimento penale d’ufficio a caricodei suddetti firmatari, sindaci prece-denti e commissario prefettizio.

In Corte d’Appello l’imputato vie-ne poi assolto con formula piena, ad-dirittura perché il fatto - il rilascio diquella autorizzazione - non costitui-sce reato, contrariamente all’opinio-ne personale di un architetto nomi-nato dal p.m. e retribuito dal Mini-stero della Giustizia, ossia dal contri-buente. La vicenda dimostra non so-lo l’impreparazione di qualche magi-strato, ma anche quella dei cosiddettiperiti di cui si avvale spesso l’ordina-mento giudiziario. Periti incompe-tenti quando non politicizzati o inmalafede: quali norme prevede a lo-ro riguardo la prospettata riformadella Giustizia, aprioristicamente in-centrata su interventi punitivi soloper alcune figure operanti di questomondo, in particolare per i pubbliciministeri. E dei pseudo periti quandosi parlerà?

Nelle foto:in alto

a sinistra,Marco Icardi;

al centro,Aldo Rivela;

in alto a destra,

la sedemilanese

del Corrieredella Sera

NUOVO PROGRAMMA DELLA SAS ITALIA

Con la nomina di Marco Icardi adamministratore delegato, avvenutaa fine 2009, la SAS Italia ha messoa punto un nuovo programma peraffiancare le aziende nel ricorso al-le analisi di mercato per renderepiù efficienti i processi interni, au-mentare i ricavi, controllare i costi.L’azienda sviluppa software e ser-vizi per il mercato italiano; ascoltale esigenze e le traduce in risposteconcrete. Ora sta sviluppando al-leanze in specifici settori e aree diattività. «Grazie alla sua leadershipnelle tecnologie analitiche, allecompetenze dei suoi professionistie partner, alla concentrazione suibisogni dei clienti, la SAS è in gra-do di fornire, a chi guida un’azien-da, la capacità di cogliere i dettaglisenza perdere di vista lo scenariocomplessivo», spiega Icardi. Ulti-ma la partnership con l’Accentureper sviluppare le proprie soluzionicon le conoscenze di quest’ultima.

CARLO JEMOLO: FORMAZIONE PER CONCILIATORI

Alla presenza di Augusta Iannini, Ca-po Dipartimento Affari di Giustizia delMinistero della Giustizia, di Paolo DeFiore, presidente del Tribunale di Ro-ma, di Cesare Mirabelli, direttorescientifico dell’Istituto e di Aldo Rive-la, commissario straordinario dell’I-stituto Arturo Carlo Jemolo, questoha inaugurato il V Corso di Formazio-ne per Conciliatori. Attivo da anni nelpromuovere la cultura della concilia-zione quale strumento alternativo al-la lunghezza dei processi civili, l’Isti-tuto nel 2009 ha formato 120 Conci-liatori e si appresta nei prossimi mesia formarne altri 120; dispone inoltredi un proprio Organismo di Concilia-zione ed ha promosso l’attivazione diun Punto Informativo sulla Concilia-zione nel Tribunale di Roma. Nel2009 in questo Tribunale su 50.494procedimenti di lavoro ne sono statidefiniti per conciliazione 2.997 pari al7 per cento; su 106.841 procedi-menti ordinari, solo 246.

CORRIERE DELLA SERA.ITANNO 10 PER MILANO

Corrieredellasera.it ha festeggiato i10 anni del sito dedicato a Milanochiedendo ai lettori di interpretare lacittà sotto il titolo «La Milano chevorrei nel 2015». Sono pervenuti ol-tre 700 lavori: creatività grafiche,proposte video, idee testuali. Tuttisono stati raccolti e valutati dal pub-blico e da una giuria di esperti. L’ini-ziativa ha permesso ai lettori di rag-giungere direttamente con le loroidee la direzione del giornale. Temiricorrenti: ambiente, patrimonio cul-turale, qualità dei servizi, integra-zione, per una Milano del 2015 piùverde, più bella, più amica dei citta-dini, ove camminare, pedalare, in-contrarsi, giocare. Presenti alla pre-miazione, il 4 marzo nella sede delCorriere della Sera, il presidente diRcs Quotidiani Piergaetano Mar-chetti, il vicedirettore GiangiacomoSchiavi, il responsabile di Corriere.itMarco Pratellesi, il direttore di Abi-tare Stefano Boeri.

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la il principio di laicità dello Stato,che è anch’esso un principio fonda-mentale del nostro ordinamento.

Una conclusione, questa, del tuttocoerente con quanto affermato dallagiurisprudenza costituzionale, se-condo la quale il principio supremodella laicità delle istituzioni repub-blicane «implica non indifferenzadello Stato dinanzi alle religioni, magaranzia dello Stato per la salvaguar-dia della libertà di religione in regi-me di pluralismo confessionale e cul-turale» (sentenza n. 203 del 2009).

Sotto il profilo procedurale, il giu-dizio dinanzi alla Grande Cameradurerà alcuni mesi; la remissione adessa del procedimento determina, ingenere, lo svolgimento di un’udien-za; inoltre, ai sensi dell’articolo 36della Convenzione, il presidente del-la Corte può invitare ogni Stato ade-rente alla Convenzione dei Dirittidell’Uomo e ogni persona interessataa prendere parte all’udienza e a pre-sentare osservazioni scritte.

Secondo la Corte Costituzionaleinfatti, (sentenza n. 348 del 24 ottobre2007), sebbene le norme della Con-venzione per la salvaguardia dei di-ritti dell’uomo e delle libertà fonda-mentali, proprio come interpretatedalla Corte di Strasburgo, abbianovalore sub-costituzionale, esse non-dimeno non possono porsi in contra-sto con i principi fondamentali delnostro ordinamento giuridico, tra iquali, come visto, rientra quello dellalaicità dello Stato, nella peculiare ac-cezione individuata dalla stessa Cor-te Costituzionale.

In base ad essa, infatti, «l’attitudi-ne laica dello Stato-comunità», dellaquale proprio il «valore della culturareligiosa» e in particolare i «principidel cattolicesimo nel patrimonio sto-rico del popolo italiano» costituisco-no parte integrante, se certamenteimplica il rifiuto dello Stato confes-sionale, non risponde però neppure«a postulati ideologizzati di estra-neità», o peggio di ostilità dello Sta-to-persona o dei suoi gruppi dirigen-ti rispetto alla religione o ad un parti-colare credo», ponendosi, piuttosto,«a servizio di concrete istanze dellacoscienza civile e religiosa dei citta-dini» (sentenza n. 203 del 1989).

In sostanza, dunque, quello italia-no è un modello di laicità che devecaratterizzare «in senso pluralisticola forma del nostro Stato, entro ilquale hanno da convivere, in ugua-glianza di libertà, fedi, culture e tra-dizioni diverse»: questo la Corte Co-stituzionale ha stabilito con la sen-tenza n. 508 del 2000. Un modello,dunque, radicalmente diverso daquello delineato dai giudici dellaCorte di Strasburgo.

La vicenda. Nel 2001 la signora Soi-la Lautsi, cittadina italiana ma di ori-gine finlandese, protestò per la pre-senza del Crocifisso nelle aule dell’I-stituto scolastico Vittorio da Feltre diAbano Terme, frequentato dai duesuoi figli di 11 e 13 anni, sostenendoche quella presenza era contraria aiprincipi di laicità con i quali lei volevaeducare i propri figli. Chiese allaScuola di toglierlo in base a una sen-tenza con cui la Corte di Cassazionedel 2000 l’aveva fatto rimuovere daiseggi elettorali. La singolare richie-sta fu respinta ed anzi il Ministerodell’Istruzione ribadì l’obbligatorietàdel Crocifisso a tutti gli istituti. La si-gnora Lautsi ricorse al Tar che rimisela questione alla Corte Costituziona-le, la quale rigettò l’istanza; quindi laricorrente perse dinanzi al Tar e alConsiglio di Stato. Allora si rivolsealla Corte europea dei Diritti dell’Uo-mo di Strasburgo, la cui II Sezione oCamera le ha dato ragione. Ma an-che il Governo italiano ha fatto ricor-so alla Corte Europea, che ha accol-to questa istanza e ha rimesso il ca-so alla Grande Camera.

Appare di estrema rilevanzala decisione della Corte Eu-ropea dei Diritti dell’Uomo

di rinviare alla Grande Camera latrattazione del ricorso presentato il 29gennaio scorso dal Governo italianocontro la sentenza con la quale la IISezione della stessa Corte il 3 novem-bre 2009 ha dichiarato illegittimo l’ob-bligo, vigente in Italia, di esporre ilCrocifisso in luoghi pubblici dipen-denti dal controllo governativo e inparticolare nelle aule scolastiche. Av-

viato da una cittadina italiana di ori-gine finlandese, Soile Lautsi, il proce-dimento giudiziario è diretto a stabili-re la fondatezza della tesi della ricor-rente, secondo la quale l’esposizioneobbligatoria del Crocifisso in partico-lare nelle scuole viola il diritto sia deigenitori di istruire i figli secondo leproprie convinzioni, sia degli alunnidi credere o non di credere agli inse-gnamenti della religione cattolica.

Con l’accoglimento del ricorso pre-sentato dal Governo italiano è statariconosciuta la rilevanza della que-stione da quest’ultimo sollevata, e si èaperta la possibilità di ottenere lariforma di una pronuncia ingiusta eideologica, che viola l’ambito di so-vranità dello Stato italiano. Nel con-dannare quest’ultimo a versare allaricorrente, in base all’articolo 44 para-grafo 2 della Convenzione sui Dirittidell’Uomo, una somma di denaro atitolo di risarcimento del danno mo-rale, la II Sezione della Corte ha rite-nuto, infatti, che la disciplina italianadetermini una restrizione incompati-bile con il dovere, spettante allo Stato,di rispettare la neutralità nella gestio-ne del settore pubblico, in particolarenel settore dell’istruzione.

In realtà tale affermazione dellaCorte contrasta con i principi fonda-mentali della Carta Costituzionaleitaliana. Come chiaramente espressodal Consiglio di Stato con la pronun-cia n. 556 del 13 febbraio 2006, il sim-bolo del Crocifisso, anche per i noncredenti, esprime in forma sinteticavalori civilmente rilevanti, posti afondamento del nostro ordinamento:e cioè tolleranza, rispetto dei diritti edelle libertà della persona, solida-rietà, non discriminazione. Ne conse-gue che l’esposizione di tale simbolonelle aule scolastiche, in quanto pro-pugna i suddetti valori laici, non vio-

DI COSIMO MARIA FERRICOMPONENTE DEL CONSIGLIO

SUPERIORE DELLA MAGISTRATURA

GIUSTIZIA E RELIGIONE

TUTTO DICE SÌAL CROCIFISSONEI LUOGHIPUBBLICISi attende la pronunciadella Grande Cameradella Corte europeadei Diritti dell’Uomodi Strasburgo

AA

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MARCO ZUPI L’IMPEGNODEL CESPI PER FAR CONOSCERELA POLITICA GLOBALE

MARCO ZUPI: L’IMPEGNODEL CESPI PER FAR CONOSCERELA POLITICA GLOBALE a cura di

FLAVIO FABBRI

«SI È PRESA ORMAI COSCIENZA DELL’INCAPACITÀ POLITICADEI PAESI OCCIDENTALI, MA NOI VOGLIAMO FAR SÌ CHE LE COSE CAMBINO»

Il Centro Studi di Politica Internazionale, istituto di ricerca privato che opera senza fini di lucro

dal 1985, svolge ricerca applicata sulle relazioni tra il Nord e il Sud del mondo, sulla mobilità, sul transnazionalismo, sulla cooperazione

internazionale e sui modelli di società e di sviluppo locali; a ciò dedica un impegno

che è quasi insolito nel panorama italiano

a globalizzazione, come feno-meno economico prima, politi-co e sociale poi, ha subito negli

ultimi trent’anni poderose accelera-zioni alternate a fasi di consolida-mento. Ogni Governo del pianeta hadovuto fare i conti con essa, ma nontutti nello stesso modo e con gli stes-si esiti. I Paesi emergenti del Sud delmondo sono riusciti ad affacciarsi alsole dei mercati globali, garantendoun nuovo tenore di vita a una partealmeno delle loro popolazioni, manello stesso tempo hanno dovuto af-frontare nuove minacce: conflitti et-nici, disastri ambientali, cambiamen-ti climatici, migrazioni improvvise dimilioni di persone. Come riuscire acomprendere tali fenomeni in atto?Con quali strumenti?

Anche in Italia cresce il numero dipersone, semplici cittadini, ricercato-ri, studiosi, che vogliono accedere anuove conoscenze e saperi più ido-nei ai problemi dei nostri tempi.Manca però qualcosa. Culturalmentee politicamente il Paese non ha sapu-to adeguarsi nel tempo a tali cambia-menti, sia per il peso delle subculturepolitiche che nel Novecento l’hannogovernato, sia per la mancanza dipolitiche dedicate allo sviluppo, allacooperazione internazionale e tran-sfrontaliera. Ed è per questo che sutali temi da anni lavora il Cespi, Cen-tro Studi di Politica Internazionale,

LL

Marco Zupi, direttore scientifico del Cespi e professore associato in Economia politica e dello sviluppo in Danimarca

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che si muove su una rete di Centri distudio molto ampia che interessa sial’Italia sia l’estero. Ogni progetto pre-vede la costituzione di un team adhoc, a partire da un gruppo internodi circa 30 ricercatori. Ad esempio,nell’ultimo progetto di ricerca com-missionatoci dall’ABI, l’AssociazioneBancaria Italiana, avente per oggettolo studio delle necessità finanziariedegli immigrati nel territorio italia-no, con oltre 1.300 interviste, abbia-mo dovuto far ricorso a numerosi ri-cercatori, provenienti da varie realtàitaliane.

D. Perché vi definite come insolitinel panorama italiano?

R. L’Italia ha sempre avuto un ruo-lo storico e politico rilevante nel Me-diterraneo, ponte naturale tra Euro-pa, Nord Africa e Medio Oriente, maper diversi motivi non è mai stata ingrado di proporre come prioritariepolitiche pubbliche di sviluppo e dicooperazione con il Sud del mondo.Cosa che invece è avvenuta per laFrancia e per il Regno Unito, proba-bilmente per il loro passato coloniale,mentre Paesi del Nord Europa, comeDanimarca, Svezia e Norvegia, di-versamente, sono riusciti a combina-re solidarietà e interessi economicifacendo leva sul tema dello sviluppoe della solidarietà internazionale, chei Governi socialdemocratici hannopoi saputo gestire con continuità nelmigliore dei modi. Forse da noi si èpreferito concentrare l’attenzioneverso le aree di prossimità geografi-ca, come Algeria e Libia ad esempio,dando priorità alle istanze energeti-che, ma senza la volontà di stabilireiniziative durature di carattere socia-le ed economico o di mobilitare in-genti risorse da mettere a disposizio-ne delle piccole e medie imprese. Le

stesse che hanno permesso all’Italiadi crescere negli ultimi trent’anni, mache devono misurarsi con la neces-sità di forza e capacità di competerecon le realtà dei mercati globali, pro-babile motivo dell’attuale declinoeconomico italiano.

D. Quali sono gli assi portanti delprogetto Cespi?

R. Nostra ambizione è contribuirea colmare le mancanze culturali epolitiche, cercando di incidere mag-giormente sulle capacità del Paese dimuoversi sul terreno delle relazioniinternazionali, contribuendo inqualche modo a rafforzare le iniziati-ve politiche a guida dei processi diglobalizzazione lungo le direttriciNord-Sud del mondo. Anche incampo economico non si è mai datamolta attenzione a tali scenari, maoggi le situazioni sono cambiate,proprio per il protagonismo dei Pae-si emergenti, come la Cina, l’India, ilBrasile, il Sud Africa, che hanno pre-potentemente guadagnato un ruolodi prestigio nello scacchiere econo-mico-finanziario mondiale. A partireda questo nuovo panorama si riescemeglio a capire la specificità italiana,il che potrebbe esserci utile per co-niugare il tema della specificità loca-le con quello del partenariato inter-nazionale.

D. Con chi lavorate usualmente?R. Il Cespi lavora con vari Enti e

Istituzioni, per attività di ricerca econsulenza, su commissioni e finan-ziamenti di attori pubblici e privati,tra cui il Ministero degli Esteri, gliUffici Studi di Camera e Senato, leRegioni e gli Enti locali, ma anche letante Agenzie di sviluppo locale, leCamere di commercio, i numerosiconsorzi, le istituzioni finanziarie e leimprese; quindi, a livello sovranazio-

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un’associazione indipendente e sen-za fini di lucro fondata nel 1985, cherealizza studi e ricerche policy-orien-ted, cioè dedicate alla cooperazioneinternazionale, alla finanza per losviluppo, alla risoluzione dei conflit-ti tra Stati, al partenariato e alla mo-bilità umana.

Ad esse si aggiungono poi attivitàdi consulenza strategica, rivolta adistituzioni nazionali, come Parla-mento e Governo, e ad organismi in-ternazionali, in particolare allaCommissione europea. Il Cespi ha lasede principale nel centro di Roma,con un team di 30 ricercatori stabilie una rete di centinaia di collabora-tori pronti a dar manforte nei diver-si progetti di ricerca di carattere na-zionale e internazionale. Tanti anchei convegni e i seminari aperti al pub-blico, una trentina l’anno, in cui èpossibile venire a conoscenza delgrande lavoro svolto e dell’interaproduzione di ricerca del Centro,diffusa in formato elettronico ancheattraverso il sito web.

Il suo direttore scientifico, MarcoZupi, laureato in Programmazioneeconomica a Roma e con specializza-zioni in Studi sullo sviluppo ed Eco-nometria applicata conseguite in In-ghilterra e in Danimarca, ne raccontala storia, i progetti, gli strumenti dilavoro e le finalità politico-culturali.

Domanda. Di che cosa si occupa ilCespi?

Risposta. Nasce ufficialmente nel1985 ed è oggi un istituto di ricercaprivato nel campo delle politiche edelle relazioni internazionali, moltosimile per ispirazione a un «thinkthank» anglosassone, un Centro incui si fa una ricerca applicata «po-licy oriented», avente per oggettorelazioni Nord-Sud del mondo, coo-perazione internazionale, coopera-zione decentrata, mobilità umana,transnazionalismo, co-sviluppo,modelli di società e di sviluppo lo-cali. Ha un impegno pluritematicoed interdisciplinare, quasi insolitoper il panorama italiano sia da unpunto di vista accademico, quindidella ricerca, sia per tradizione cul-turale, che nello stesso tempo peròci avvicina all’Europa, pur senza leconsistenti risorse finanziarie di cuigodono gli Istituti con cui general-mente ci confrontiamo.

D. Come siete organizzati?R. Abbiamo un team di ricercatori

Un mercato africano. Il Cespi è moltoimpegnato soprattutto in Africa, dove

si stima che la popolazione vedràaumentare i propri figli entro il 2050

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nale, con la Commissione europea, leNazioni Unite, la Banca interameri-cana di sviluppo, la Banca Mondiale.Ultimamente abbiamo lavorato all’e-stero con alcuni Enti pubblici spa-gnoli e brasiliani, e in Italia con il Mi-nistero degli Esteri in occasione dellaPresidenza G8 del 2009.

D. Quali sono gli strumenti, per co-sì dire, del mestiere?

R. Le metodologie di lavoro da noiadottate fanno leva sul partenariatointernazionale di ricerca, con l’Ame-rica Latina, l’Africa, i Paesi del Medi-

terraneo e le Agenzie e le Istituzioniche lavorano nel territorio. La ricercaempirica si effettua nella manieratradizionale sul campo, combinandotecniche qualitative e quantitativeper la raccolta e l’analisi dei dati, gra-zie a interviste, seminari e gruppi distudio, cui si aggiungono le analisitestuali dei documenti di policy pro-venienti da conferenze pubbliche oprivate. Per far ciò ci avvaliamo disociologi, politologi, economisti, an-tropologi e di tutte quelle professio-nalità che permettono di ibridare tec-niche e metodi di ricerca molto di-verse su temi comuni.

D. In che modo il Cespi riesce a fi-nanziarsi?

R. Nonostante la maggiore atten-zione riscontrata su alcuni argomentie lo sviluppo di una sensibilità nuo-va da parte di Istituzioni e societàverso i Paesi emergenti, il contesto dilavoro italiano rimane di per sé mol-to piccolo e il Cespi vive principal-mente di finanziamento specifico perogni progetto. È poi riconosciuto co-me Ente internazionalistico dal Par-lamento e dal Ministero degli AffariEsteri, il finanziamento per le sue at-tività deriva in parte dalla partecipa-zione a gare comunitarie e interna-zionali, in parte dalle commesse rela-tive ai progetti di ricerca e alla consu-lenza al mondo economico.

D. Nuovi progetti in cantiere?R. Prima di tutto lo sviluppo di

piani di formazione. Oggi esistonomaster, lauree triennali, dottorati, masenza un programma e un orizzontedi obiettivi concreti da cui far cresce-re figure professionali adeguate. An-che da questo nasce il deficit di ini-ziative e di politiche dedicate al temadello sviluppo. Altri progetti sonorelativi alla valutazione dei partena-riati internazionali, nei quali analiz-zare i risultati di aspetti cruciali per itemi della globalizzazione, delle mi-grazioni dei popoli, dei grandi cam-biamenti climatici, delle politiche perl’innovazione tecnologica e per losviluppo, del moltiplicarsi dei con-flitti e del dramma della povertà.

D. Perché l’Africa costituisce anco-ra un tema così centrale?

R. Nei confronti dell’Africa esisteun’ambiguità di fondo. Da una partesono decenni che raccontiamo questocontinente e le sue tragedie, dall’al-tra si è presa ormai coscienza dellatragica incapacità politica dei Paesioccidentali. A ciò si deve aggiungerel’urgenza di una nuova governancedella globalizzazione, per non subirele conseguenze ultime dei processi inatto, quindi le ondate migratorie, iproblemi dell’integrazione sociale ele tensioni che ne derivano.

D. Che cosa dobbiamo aspettarcinei prossimi anni?

R. Le proiezioni demografiche, ri-spetto a quelle economiche, sonomolto più affidabili. Già sappiamoche entro il 2050 l’Europa manterràuna popolazione stabile, mentre l’A-frica vedrà aumentare considerevol-mente il numero di giovani. Un fattoche, di per sé, crea paure nell’imma-ginazione collettiva europea, alimen-tate anche da pressioni mediaticheindebite. Il tema delle ondate migra-torie viene considerato in Europa an-cora in modo distorto, perché taliflussi umani sono in buona parteconcentrati su direttrici intraregiona-li e non intercontinentali, cioè avven-

gono all’interno del continente afri-cano e non verso l’esterno. Le politi-che dovrebbero essere meno miopi epiù attente alle dinamiche dei feno-meni reali in evoluzione, puntandoad incentivare iniziative di sviluppolocali, andando infine a correggeretutte quelle difficoltà politico-socialiche si presentano ciclicamente sottoforma di disoccupazione, insicurez-za, crisi economica, difficoltà di con-frontarsi con le culture dei migranti.

D. Quali sono gli eventi da nonperdere, programmati dal Cespi per iprossimi mesi?

R. Un incontro a Lisbona nel mesedi maggio, dedicato ai cambiamenticlimatici, ai conflitti globali, ai grandiflussi migratori nel continente africa-no, e un successivo incontro interna-zionale a Roma, organizzato per ilmese di luglio insieme all’Associa-zione europea degli Istituti di svilup-po internazionale, con sessioni speci-fiche dedicate alla finanza per lo svi-luppo. Ad esso seguiranno una lun-ga serie di workshop e seminari sullacooperazione decentrata, sulle dina-miche della mobilità, con attenzioneai Paesi africani e del Sud America.Incontri cui parteciperanno attiva-mente non solo Enti privati e pubbli-ci, ma la stessa società, semplici citta-dini, studenti, giornalisti, chiaro se-gnale che intorno a tali argomenti sista registrando un maggiore interes-se. Realizzare eventi di natura pub-blica richiede un grande sforzo orga-nizzativo ed economico, ma c’è mol-ta gente che vuole informarsi su cosasta accadendo a livello globale, chevuole conoscere e comprendere lecause e le conseguenze dei fenomeniplanetari in atto; ed è nostro compitofare il possibile per rendere questopossibile.

D. Qual è stato il suo iter formativo?R. Mi sono laureato nell’Università

Sapienza di Roma, con una tesi diProgrammazione economica pressola facoltà di Scienze politiche e molticorsi fuori facoltà, un iter disciplina-re specifico, che si è poi consolidatoin Inghilterra con un diploma e unmaster in Econometria applicata aitemi dello sviluppo economico deiPaesi più poveri. Successivamentemi sono specializzato con una forma-zione di due anni in Italia in Econo-mia internazionale, per poi tornarenel Nord Europa per un dottorato inDanimarca, nella cui università sonorimasto come ricercatore e professoreassociato in Economia politica e del-lo sviluppo. Contestualmente, ametà anni 90 ho cominciato a colla-borare e formarmi con il Cespi inspecifici progetti di ricerca e con l’o-biettivo di rafforzare la rete di contat-ti che il Centro era riuscito a costruirenel tempo. n

SSPPEECCCCHHIIOOEECCOONNOOMMIICCOO

La sede della Commissione Europea cui il Cespi presta consulenza

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Tutta la veritàsu un fenomeno falsato

Redatto in forma di cronaca e di reportagequotidiano attraverso la descrizioneminuto per minuto, notte per notte, di una serie di avvenimenti cui l’autoreha partecipato e personaggi che haconosciuto, questo racconto ha l’intentodi spiegare i profondi motivi della nascita di un fenomeno, di una mentalità, di un costume.

Sono moltissimi gli episodi e soprattutto i nomi che esso contiene, destinati a suscitare nostalgie negli anziani ecuriosità nei giovani, misti a riferimentie a dati essenziali di carattereeconomico, politico, sociale e sindacale, che servono perinquadrare il fenomeno in un’epoca.

Quell’epoca esercita tuttora edeserciterà sempre una forte attrazionesul pubblico europeo, americano,mondiale. La dolce vita harappresentato per l’Italia degli anni50-60 quello che prima la Belle Époque poi gli Anni Ruggentirappresentarono per l’Europa di fine’800 e inizio ’900: un fenomenoessenzialmente di costume, che poteva fiorire solo in un certo contesto economico, politico, sociale e culturale.

In libreria dal 16 marzo

pubbl_dolceV 24-02-2010 18:22 Pagina 1

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le Forze Armate Italiane si sonoevolute e modificate secondo loschema avviato con il Nuovo

Modello Difesa. È ormai chiaro e speri-mentato che il nuovo strumento di Dife-sa - inteso come difesa, sì, del PatrioSuolo, ma anche delle norme di dirittointernazionale, della pace fra i popoli edelle libere istituzioni internazionali -, haraggiunto i desiderati livelli di efficienzae flessibilità tipici di un moderno stru-mento non esclusivamente bellico ma,anzi, essenzialmente a servizio della Na-zione e degli Organismi internazionali.

Prova ne sono le recenti attività chehanno visto e vedono coinvolti i repartidelle quattro Forze Armate in ogni puntodel globo: Afghanistan, Libano, Somalia,Haiti. Ognuna di queste occasioni ha co-stituito un prezioso banco prova per veri-ficare e affinare, al di sopra della reale si-tuazione di emergenza, i meccanismi e leprocedure per mettere in moto i disposi-tivi militari previsti dal nuovo ordina-mento. Esempio e forse alfiere di questadinamica flessibilità delle Forze Armateè la telemedicina, più volte impiegata neireparti rischierati ma mai, fino ad oggi,così intrinsecamente operativa in missio-ni fuori area.

Il servizio di telemedicina della Difesaconsente di compiere diagnosi, referta-zioni, consulti, visite mediche e strumen-tali, da qualsiasi località del globo (ospe-dale, infermeria da campo o posto medi-co isolato), in collegamento con il Poli-clinico Militare «Celio» di Roma (o altrastruttura sanitaria di eccellenza), usu-fruendo delle elevate competenze poli-specialistiche direttamente in loco, attra-verso connessioni terrestri o satellitari edispositivi «telemedicali».

Le ultime «uscite» della telemedicinahanno riguardato attività prettamente na-vali, con la nave Etna e la nave Cavour.Con la prima, per l’operazione antipira-teria nelle acque del Corno d’Africa si èpotuta apprezzare l’estrema flessibilitàdello strumento navale di telemedicinache, dalla nave San Giusto, è stato intempi brevissimi ri-configurato sulla Etnae trasferito con la me-desima in teatro dioperazioni. Seppur nellimitato periodo con-siderato, i videocon-sulti, le telerefertazio-ni e le telediagnosi so-no state le prime vereattività operative delconcetto navale dellatelemedicina.

Di contro, per l’e-mergenza del terremo-to ad Haiti la nave am-miraglia della Marinaospita attualmente unastazione terrestre di te-lemedicina che, op-portunamente installa-

50 SSPPEECCCCHHIIOOEECCOONNOOMMIICCOO

dispendio di risorse umane e materiali.Attraverso la proiezione delle competen-ze mediche, dal centro ospedaliero prin-cipale (in patria o in zona al di fuori delteatro operativo) all’ospedale da campo,è possibile attuare protocolli e proceduremediche anche attraverso personale pa-ramedico, altrimenti impossibili o ad ele-vato rischio, nel rispetto dei tempi sopraindicati per il primo soccorso.

La telemedicina consente inoltre un ri-sparmio economico; è stato più volte ve-rificato che il costo economico per ognisingola evacuazione (l’evacuazione me-dica o MEDEVAC è il trasporto, solita-mente aereo e d’urgenza, del personalemilitare o civile in strutture sanitarie at-trezzate) è di circa 30 mila euro, senzacontare i rischi connessi allo svolgimen-to operativo della missione stessa.

La telemedicina militare mostra comela perfetta integrazione di singole funzio-nalità dello strumento militare, capaci dioperare sia «stand alone» che all’internodi complesse unità operative, sia indicenon solo della piena maturità tecnologicadelle Forze Armate, ma anche del rag-giungimento di molteplici capacità ope-rative, tutte caratterizzate dalla massimaversatilità e flessibilità, oltreché rapiditàdi intervento.

L’impiego pressoché costante della te-lemedicina in ogni contesto nel quale leForze Armate sono chiamate ad operarecomporta la piena integrazione delle no-stre truppe nella società, costituendone difatto il tessuto connettivo. Nella metà de-gli anni 90 ricerche sociologiche eviden-ziavano il contrastato rapporto tra le For-ze Armate e la società. I soldati erano vi-sti più come corpo estraneo che comemembro stesso della società. Probabil-mente si risentiva ancora delle conflit-tuali vicende del Sessantotto, della lottaarmata, della lotta studentesca, che pone-va in antitesi classi sociali, in un contestonel quale le Forze Armate, in quanto in-dossanti una divisa, costituivano l’avver-sario di classe. Oggi sondaggi simili ve-dono le Forze Armate inserite in tutti gli

strati sociali. E ciògrazie a una sinergicaazione di avvicina-mento alla gente svi-luppata negli ultimianni e di rivalutazio-ne del ruolo del mili-tare. È innegabile chela telemedicina, piùdi altri fattori innova-tivi della Difesa, ab-bia di fatto reso evi-dente, con azioni an-che di carattere uma-nitario, ciò che datempo le Forze Ar-mate costituisconoper il Paese: unastruttura fatta di uo-mini e donne al servi-zio delle Istituzioni.

SSìì,, IN COLLABORAZIONECON LO STATO MAGGIORE DELLA DIFESA

del Ten. Col. FILIPPO PLINIMinistero della DifesaGabinetto del Ministro

ta, consente l’attivazione dei servizi ditelemedicina a bordo della Cavour. Mala flessibilità della telemedicina, così co-me quella dell’intero strumento militare,è solo una parte delle caratteristiche ope-rative della telemedicina. Difatti, nelconcetto strategico, disporre della tele-medicina nel posto giusto, al momentogiusto, costituisce un fattore moltiplica-tore di forze sviluppando un rafforza-mento psicologico, morale ma anchemateriale dell’intera struttura tattica di-spiegata in loco: un efficiente, reattivo equalificato, impianto sanitario costitui-sce l’indispensabile supporto per non ac-cusare la fastidiosa e debilitante sensa-zione di «sentirsi abbandonato», sia peril paziente-soldato sia per il personalemedico chiamato ad intervenire. Inoltre,potendo prestare le prime cure in tempibrevi, grazie alla consulenza remota dispecialisti si possono mantenere i tempidi intervento nei primi 10 minuti dal ve-rificarsi dell’evento traumatico («plati-num minutes»).

La telemedicina inoltre costituisce uninnegabile vantaggio nelle attività sani-tarie a supporto di civili e militari in zo-ne operative; consente di non impiegarenecessariamente un’intera équipe medi-ca per coprire le diverse discipline sani-tarie, il che comporterebbe un ingente

LE FORZE ARMATESONO VERAMENTE

CAMBIATE?LA TELEMEDICINA

Configurazione infermeria «Role 1», campale minima con telemedicina

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La Guaber, aziendacontrollata, dopo la ces-sione avvenuta nel 2006da parte della famigliaGuaraldi, dallo SpotlessGroup che distribuisce in8 Paesi prodotti per lacura dei tessuti e la puli-zia della casa, ha nomi-nato nuovo direttore Paolo Ruozzo.

Silvia Zanella è lanuova direttrice del mar-keting e della comunica-zione dell’agenzia per illavoro Adecco Italia, ope-rante nei servizi per lagestione del personale.Giornalista e specializzatain materia, è anche autricedi pubblicazioni sul tema del lavoro.

La Provincia di Firenze,maggiore azionista dellaFirenze Convention Bureau(società non profit conoltre 50 soci nata nel1995 per coordinare laricca filiera congressualefiorentina) ne ha nomina-to presidente il proprioAssessore al Turismo Giacomo Billi.

Giacomo Archi è ilnuovo presidente dellaHenkel Italia, la multina-zionale tedesca produttri-ce di Dixan, Testanera eSuper Attak. La societànacque in Italia nel 1933con il nome di SocietàItaliana Persil; conta 7stabilimenti e oltre 1.400 dipendenti.

Marco Pellegrino èstato nominato direttoredell’Ersel InvestmentClub, fondo di gestionepatrimoni promosso dalGruppo Ersel con l’obiet-tivo di investire in socie-tà di piccola e mediadimensione o quotate dipiccola e media capitalizzazione.

All’Hotel de Paris di Monte Carlo ildirettore dell’Hotel Splendide Royal diLugano, Giuseppe Rossi, è stato insi-gnito del premio internazionale «StarDiamond», che l’American Academy ofHospitality Sciences conferisce aimigliori albergatori.

Giuseppe La Spada èentrato a far parte delConsiglio direttivo del-l’Adci, l’Art DirectorsClub Italiano, fondato nel1985 con l’obiettivo dimigliorare gli standarddella creatività nel campodella comunicazione edelle discipline ad essa collegate.

Patrizia Marcellini,della cooperativa Gaia diSenigallia, è il nuovo pre-sidente della FedagriMarche, con 115 coope-rative, 16.500 soci e unfatturato totale di 410milioni di euro. È stataeletta alla presenza delpresidente nazionale Maurizio Gardini.

Euroffice, fornitore dimateriale per un ufficiobasato sul commercioonline, ha affidato la guidadella neonata filiale italia-na a Diego Vicamini,ponendolo a capo di unteam di 6 persone deditealla gestione del catalogo,al marketing on line e off line, ai clienti.

Il Consiglio di ammi-nistrazione della BancaCarige ha nominato ilnuovo direttore genera-le: da maggio a dirigereil gruppo bancario, cheha circa 6 mila dipen-denti e mille punti ven-dita, sarà l’attuale vice-direttore generale Ennio La Monica.

Giovanni Frasca è ilnuovo presidente dellaUnionservizi, che riuniscele piccole e medie impresedi servizi aderenti allaConfapi (Confederazioneitaliana della piccola emedia industria) e che rap-presenta le imprese di ser-vizi, pulizia e manutenzione.

Alessandra Jemmi è la nuovaresponsabile delle vendite in Italia per ilcanale Consumatori dell’Argoclima,società specializzata nella fornitura diprodotti e servizi nel mercato della cli-matizzazione, del riscaldamento e deltrattamento dell’aria.

Lorenza Poletto è lanuova responsabile del-l’area Windows Clientdi Microsoft Italia.Fondata nel 1975, laMicrosoft è operativanei software, nei servizie nelle tecnologie inter-net per la gestione delleinformazioni di persone e aziende.

Daniela Canegallova a dirigere, all’internodel Gruppo Publicisoperativo in 104 Paesi,il Gruppo MS&L cheriunisce in Italia tresocietà di relazioni pub-bliche e di design strate-gico: la MS&L Italia, laCarré Noir e la Publicis Consultants.

Giulio Dalla Chiesa èil nuovo presidente, peril biennio 2010-2012,dell’Asig, Associazionestampatori di giornaliquotidiani. È da oltre 20anni al vertice del grup-po editoriale che fa capoalla famiglia Amodei.Sergio Vitelli è confermato segretario.

Paolo Anselmi è statonominato direttore com-merciale dell’Européennede Gestion Privée, socie-tà del Gruppo Dharma,che si occupa principal-mente della gestionepatrimoniale ed è iscrittanell’Albo Consob delleimprese di investimento comunitarie.

Matteo Sordo haassunto la guida diPublishare, concessiona-ria di pubblicità di moltetv di area tra cui Rtv-38,Telecupole, Antenna 3,Umbria Tv, Telefriuli,Primocanale, Telecapri,Telecapri Sport, AntennaSicilia,Videogruppo e Telelombardia.

Mauro Del Rio, presidente e fonda-tore della Buongiorno, multinazionaleche opera nel mercato dell’intratteni-mento digitale, è stato insignito del«Business Technologies Award», pre-mio promosso dal Consolato generalebritannico.

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nostro Paese, un’importante «que-stione sociale» da affrontare e risolve-re, ma è restata solo oggetto di un «li-bro bianco» che pochi conoscono. LoStato e gli enti locali hanno ridotto gliinterventi. L’edilizia popolare è fer-ma, il Piano Casa va avanti a pelle dileopardo. I contributi per casa, scuolaecc. sono diminuiti.

La lotta alla povertà è sempre statacompito della Chiesa, del volontaria-to, del terzo settore della cooperazio-ne sociale e di poche altre lodevoliiniziative. Iniziative che non debbonoessere le uniche perché il loro ruolo èsussidiario rispetto a quello dello Sta-to, e non alternativo. Partendo daquanto è stato fatto, il giudizio nonpuò che essere negativo. La «bonuscard» non è stata ricevuta da quantierano i potenziali destinatari, e la suaaccettazione è stata molto parziale. Il«bonus famiglia» (una tantum) haavuto quasi lo stesso risultato, e sulbonus «nuovi nati» ancora siamo allafase degli accordi con il sistema ban-cario. Gli ammortizzatori sociali inderoga e la cassa integrazione, oltread essere insufficienti, gravano sullafiscalità generale, generando quindidifficoltà anche a quelle classi sociali«marginali» che con fatica riesconoancora a vivere in maniera decente.

I nuovi poveri sono oggetto di stu-dio. Le nuove povertà riguardano isingle, i separati, i disoccupati qua-rantenni, gli immigrati. La distanzatra ricchi e poveri si è allargata. Nonsi può poi dimenticare che gli inter-venti a nessun livello sono indirizzatiin maniera diretta verso i singoli sog-getti in difficoltà, ma sono concessi a«categorie» di destinatari (il criteriodi erogazione più semplice e utilizza-to è il reddito), con un’implicita pos-sibilità di concedere aiuti a chi non neha bisogno e di non darli a chi invecedovrebbe essere l’effettivo destinata-rio. Per questo è sufficiente vedere laclassifica dei redditi.

Gli unici interventi sono figli dell’e-mergenza. Si chiamino abitazione,immigrati, crisi, pagamenti. Le Re-gioni emanano leggi di aiuto per l’ac-cesso all’abitazione in locazione o inproprietà; le banche, fortemente sol-

a Commissione europea hadesignato il 2010 quale «Annoeuropeo della lotta alla po-

vertà e all’esclusione sociale», riaffer-mando la volontà di imprimere unasvolta decisiva a tale azione. L’Unio-ne europea e i suoi Stati membri si so-no impegnati, quindi, ad affrontare lepiaghe della povertà e dell’esclusionesociale. L’impegno dovrebbe tradursinel riconoscimento del diritto dellepersone che versano in condizioni dipovertà e di esclusione sociale, di vi-vere con dignità nella società.

Per raggiungere questi obiettivi sa-ranno coinvolti soggetti pubblici eprivati anche attraverso la partecipa-zione e la collaborazione dei soggettigià impegnati nella lotta contro quetidue fenomeni. Le attività che sonostate programmate per il successodell’azione sono: la promozione distrategie per prevenire e ridurre lapovertà; la lotta contro la povertà in-fantile e quella interna alle famigliecon particolare riguardo a quelle nu-merose, con persone a carico, mono-parentali; la promozione di mercatidel lavoro inclusivi; l’esame del pro-blema della povertà lavorativa e, infi-ne, la necessità di rendere il lavororedditizio.

Sembrano argomenti lontani e chenon interessano se non quando sivuole fare della beneficenza, ma inItalia, pur senza voler fare il parago-ne con i Paesi i cui abitanti vivonocon 30 dollari l’anno, oltre il 10 percento delle famiglie realizzano reddi-ti che risultano al di sotto della sogliadi povertà; in particolare, vari milionidi pensionati vivono con 500 euro almese; e più precisamente nel 2009 lapensione minima è stata fissata in458,19 euro.

L’ultima rilevazione dell’Istat risaleal 2008 e certamente lo scorso anno lasituazione non può essere migliorata;anzi, come è immaginabile non puòessere che peggiorata. La soglia dipovertà relativa per una famiglia didue persone è fissata in 986,35 euro;sotto di essa c’è l’indigenza. Le fami-glie in condizioni di povertà relativanel 2008 erano 2 milioni 653 mila, pa-ri all’1,1 per cento del totale; gli indi-vidui poveri, invece, erano 7 milioni542 mila, vale a dire il 12,8 per centodella popolazione.

Le famiglie che arrivano alla finedel mese con difficoltà sono cresciutedal 15,4 al 17 per cento, mentre quelleche non riescono a pagare regolar-mente le bollette sono passate dall’8,7all’11,9 per cento; quelle che non pos-sono acquistare l’abbigliamento indi-spensabile, dal 16,9 al 18,2 per cento;che non riescono a pagare i trasporti,dal 7,3 all’8,3 per cento; e le rate dimutuo dal 5 al 7,1 per cento.

La situazione è più difficile nel

L

Mezzogiorno; in particolare, le fami-glie in forte difficoltà sono il 20,1 percento in Sicilia e il 17,1 per cento inCalabria; quelle che arrivano con dif-ficoltà alla fine del mese sono il 25,6per cento, mentre erano il 22 per cen-to nel 2007. Per un confronto, nellaVal d’Aosta lo stesso problema ri-guarda il 6,8 per cento delle famiglie.

Complessivamente oltre il 30 percento degli italiani non potrebbe farfronte a una spesa imprevista di 750euro. Una conferma altrettanto nega-tiva viene dall’Eurostat, che assegnaall’Italia un triste primato in Europa:nel 2008 siamo tra gli ultimi, ossia Ro-mania, Polonia e Grecia; molto di-stanti dai Paesi «virtuosi» ossia Sve-zia, Francia, Germania e RepubblicaCeca.

La conferma dei dati si ottiene sulcampo, nelle mense, nei dormitori,dove si rivolgono sempre più perso-ne in giacca e cravatta, quelle che finoa pochi anni fa rappresentavano laborghesia italiana. Che cosa è statofatto sino a oggi, quindi, per miglio-rare la situazione di questi milioni diitaliani? Le leggi che sono state ema-nate per aiutare i «poveri» del nostroPaese hanno prodotto risultati pres-soché nulli, e molte leggi giaccionoda anni in Parlamento.

La povertà non è mai diventata, nel

di FABIO PICCIOLINISegretario nazionaledell’ADICONSUM

L’ANNO EUROPEO DI LOTTA ALLA POVERTÀ

SU QUELLO CHE È STATO FATTOFINORA IN ITALIA IL GIUDIZIONON PUÒ CHE ESSERE NEGATIVO

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lecitate, accettano interventi per leimprese o per i mutui delle famiglie.Decisione positiva, ma che si rivolgea una fascia molto ristretta di poten-ziali fruitori. Il Governo aumenta lemisure sul lavoro, ma poi non ha sol-di per allungare la cassa integrazione.Il Parlamento deve discutere il Pianodi sostegno alle famiglie, ma intantooppone un fermo rifiuto alle giuste ri-chieste di decine di migliaia di citta-dini che chiedono il giusto rimborsoper le perdite subite negli anni passa-ti quando hanno sottoscritto polizzevite, ora prescritte con una legge in-giusta se non incostituzionale.

Non esistono, se non da parte dellaChiesa, interventi di prossimità cheoffrano i loro servizi dove c’è biso-gno. Da questa situazione bisognapartire, se non si vuole che gli impe-gni restino solo parole. Una delle pri-me misure da adottare consiste nellosmettere di parlare della difficoltà difar fronte alla quarta o alla terza setti-mana, come se fosse solo un argo-mento di discussione. È un fatto realeper tutte quelle famiglie che hannoun reddito intorno a quello medio na-zionale: 18.324 euro l’anno, ovveropoco più di 1.500 euro lordi il mese.

Circostanza ancora più grave, se siconsidera che il 35 per cento dei con-tribuenti italiani dichiara un redditoannuo inferiore a 10 mila euro, men-tre i più ricchi del Paese, quelli che di-chiarano oltre 100 mila euro, sono lo0,9 per cento del totale; sopra i 70 mi-la euro, sono appena il 2 per cento de-gli italiani. Possibili interventi po-trebbero riguardare l’adozione delcosiddetto «reddito minimo» e l’in-troduzione di misure, non demagogi-che, a favore della famiglia, a partiredall’assegnazione progressiva degliassegni familiari. Al momento il red-dito minimo garantito è stato intro-dotto solo dalla Regione Lazio e daalcuni Comuni dell’Emiliano.

Fondamentale sarebbe rivedere al-cune norme che hanno prodotto van-taggi esattamente opposti a quelli au-spicati. Per tutti è sufficiente l’esem-pio dell’abolizione dell’Ici. Per le per-sone a più basso reddito era già stataeliminata negli anni precedenti, l’eli-minazione definitiva si è tradotta inun vantaggio per le classi sociali piùricche, con la redistribuzione al con-trario delle somme risparmiate e conla possibilità per i singoli Comuni diaumentare la fiscalità per far fronte aiminori introiti derivanti dalla sop-pressione dell’Ici.

Necessaria è la revisione delle ali-quote fiscali, sia quelle generali trop-po elevate, sia quelle sul risparmio,per portarle a un livello europeo.Queste scelte consentirebbero una re-distribuzione più giusta del reddito.Lavorare fino a giugno (se non fino a

luglio) di ogni annoper pagare le tasseè contro qualsiasiprincipio economi-co e invoglia adevadere o a servirsidi qualche «scudo»,quando opportuno.Una fiscalità piùgiusta con moltaprobabilità ridur-rebbe del 30 percento le attivitàsommerse che infe-stano la nostra economia. Una tassa-zione sul lavoro, più alta di quellasulla rendita finanziaria, deve esserealmeno riequilibrata.

Come non parlare, infine, dei mi-lioni di immigrati che giungono inItalia per sfuggire alla povertà dei lo-ro Paesi ma che, invece, restano pove-ri e, in più, oggetto e soggetto dellacriminalità tra i loro connazionali everso gli italiani? Elemento molto cri-tico è la crisi economica e finanziariache ha prodotto milioni di disoccupa-ti e cassaintegrati, che non hanno abreve alcuna possibilità di tornare auna normale vita lavorativa e che ali-menteranno gli oltre sette milioni diitaliani che vivono in povertà.

Per fare almeno qualcosa di utile ènecessario che gli interventi siano di-versificati. Da un lato quelli per i po-veri, dall’altro i provvedimenti permolti altri; occorre evitare di fare en-trare in povertà nuove famiglie, quel-

le che sono rimaste indietro con le ra-te del mutuo, che devono ogni mesescegliere quale, tra i vari pagamenti,fare , che hanno ridotto le spese, spes-so a scapito della qualità, per l’ali-mentazione ecc. Da questa situazioneil sistema bancario non può estraniar-si. Non sono sufficienti i pur ottimiinterventi delle Fondazioni bancarieo generose donazioni televisive.

Se in un anno come il 2009, consi-derato il peggiore dalla crisi del 1929,quasi tutte le banche riusciranno a di-stribuire un utile ai loro azionisti, c’èqualcosa che non funziona. I prestitisono aumentati, in particolare quellialle famiglie, ma le condizioni propo-ste sono elevate. Di fronte a tassi diinteresse che vanno dallo zero al treper cento massimo, non c’è impresa ofamiglia che riesca ad ottenere un fi-nanziamento ad interesse inferiore al5-6 per cento, e molto spesso sotto il10 per cento.

La risposta del sistema bancario èche è aumentato il rischio di perdere

il credito perché i redditi di famiglie eimprese sono meno sicuri. Certamen-te è vero, ma sono le stesse imprese(anche i Comuni) che, per ottenere unfinanziamento, hanno dovuto sotto-scrivere un «derivato», tutto a van-taggio della banca e non certo per chiriteneva, in buona fede perché così gliera stato detto, di «coprirsi» contro irischi. Oppure erano famiglie che do-vevano accettare il tipo di finanzia-mento proposto dalla banca e nonquello per esse più conveniente; chedovevano sottoscrivere astronomicheassicurazioni, non obbligatorie, mafatte passare per tali.

Imprese e famiglie che hanno persooltre 40 miliardi di euro a causa deicrack finanziari, esclusa l’Argentina,tutti nazionali (Cirio, Parmalat, Gia-comelli, La Veggia ecc.). Imprese fi-nanziate quando non potevano esser-lo e prestiti che non sono serviti perrilanciarle ma per rimborsare alle

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La bonus card nonè stata ricevuta da tuttii potenziali destinatarie la sua accettazioneè stata molto parziale;stesso risultato peril bonus famiglia; perquello nuovi nati ancorasi discute con il sistemabancario; ammortizzatorisociali in deroga e cassaintegrazione sonofinanziati con le tasseche colpiscono anchele classi sociali chea fatica vivono ancorain maniera decente

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banche i loro crediti, in barba anchealle leggi. Imprese e famiglie che han-no pagato per anni commissioni esa-gerate; e che anche oggi che la leggeha modificato la situazione, sono co-strette a seguitare a pagare per astru-se interpretazioni delle leggi da partedelle stesse banche.

Sembrano argomenti lontani dallapovertà, ma non lo sono. Basta chie-derlo a tutte quelle persone (fisiche egiuridiche) che si sono trovate inmezzo a difficoltà da un giorno all’al-tro perché non avevano restituito unfido o non avevano pagato alcune ra-te di mutuo. Oppure, esattamente ilcontrario, avevano ottenuto (certa-mente anche per la loro responsabi-lità) troppi finanziamenti che, alla fi-ne, non erano stati in grado di rim-borsare.

Per questo da anni, in maniera qua-si disperata, si sta chiedendo una nor-mativa che aiuti le persone in diffi-coltà economica. Una legge che equi-pari l’Italia agli altri Paesi europei.Una legge sul sovra-indebitamento.Per le imprese è stata introdotta, an-che se i risultati sono tutti da verifica-re, ma non per le famiglie. Una leggeche consenta a chi è in grave difficoltàfinanziaria, di far fronte ai propri im-pegni in maniera programmata, siafinanziari sia di pagamento di uten-ze, affitto, imposte e in qualsiasi altrasituazione simile.

Il tutto senza l’impiego neppure diun euro da parte dello Stato, cheavrebbe solo funzioni di controllo,ma con accordi tra debitori e credito-ri, con la mediazione di professionistiqualificati. Pur non essendo l’Italiaun Paese del Terzo mondo e tantomeno il Bangladesh in cui è nato il Pre-mio Nobel per l’Economia Muham-mad Yunus, la formula del microcre-ditoche da questi proposta costituisceuna risposta significativa. Ma siamoancora alle Commissioni di studio ele iniziative concrete sono in largaparte privatistiche e si contano sullapunta di una mano.

La lotta alla povertà e all’emargina-zione passa anche attraverso quellaalla criminalità, che non significa soloprevenzione e repressione, per quan-to efficaci. Significa anche destinazio-ne dei beni confiscati, imprese, abita-zioni, denaro, titoli e tanto altro. Unarapida rassegnazione consentirebbe amolte persone di tornare a lavorare,di avere un’abitazione a condizionisostenibili, di non gravare sullo Statocon costi che non può sostenere. Nelparlare di criminalità e di povertà èfondamentale la lotta all’usura, unreato che impoverisce finanziaria-mente e psicologicamente. Dare mag-giore forza a chi cerca da anni di aiu-tare questi poveri potrebbe costituireun buon avvio. n

IN MOSTRA AL VITTORIANO LA STORIA DEL CANE A SEI ZAMPE. Fino al prossi-mo 25 aprile il Complesso del Vittoriano ospita la mostra «Il cane a seizampe» sulla storia dell’Eni dal 1952 a oggi attraverso il suo celebre logo.Realizzata dall’archiviostorico del Gruppo e daComunicare Organizzan-do, la mostra comprende196 immagini, 50 docu-menti originali, 30 Caro-selli tv, 70 memorabilia, 25filmati aziendali e 20 vi-gnette satiriche provenien-ti dall’archivio storico del-l’azienda e da collezioniprivate. In questo materia-le sono condensate le tap-pe significative, i fatti stori-ci, i mutamenti che l’Italiaha vissuto dagli anni 50,compresa la vicenda politica, industriale e umana del fondatore e massi-mo protagonista dell’Eni, Enrico Mattei. Oggi il Gruppo opera in oltre 70Paesi. Creato nel 1952 da Luigi Broggini, in tutti questi anni il marchio hasubito tre ritocchi, nel 1972, nel 1998 e nel 2009. Una sezione della mo-stra è riservata alla storia, ricostruita sulla base dei documenti originali, delconcorso bandito nel 1952 che diede origine al cane a sei zampe che ac-compagna gli italiani da oltre mezzo secolo.

L’AERONAUTICA INDIANA ACQUISTA 12 ELICOTTERI AGUSTA AW101. L’Agu-staWestland, società della Finmeccanica, si è aggiudicata la fornitura al-l’Aeronautica Militare Indiana di 12 elicotteri AW101, per un importo di 560milioni di euro. L’AW101garantisce un’eccellente si-curezza per il trasporto diCapi di Stato e di rappre-sentanti governativi. Lapresenza di tre turbine as-sicura prestazioni e sicu-rezza senza paragoni in ca-so di avaria di un motore.Oltre 180 elicotteri AW101sono stati ordinati o sono inservizio in vari Paesi tra iquali Italia, Inghilterra, Da-nimarca, Portogallo, Giap-pone e Canadà. L’AW101 èstato scelto dalla Forza Ar-mata indiana per le caratteristiche uniche nella categoria: prestazioni conogni condizione ambientale e climatica, cabina spaziosa, comfort, tecnolo-gia, sistemi di auto-protezione, sicurezza e ridotti costi operativi.

RONCADE OUTLET GALLERY, NUOVO SHOPPING CENTER DEL TRIVENETO. So-no stati ultimati in marzo i lavori del nuovo shopping center di riferimentoper il Triveneto: 95 mila metri quadrati di superficie totale, 80 negozi subi-to e altri 50 dopo, unagalleria coperta lunga600 metri, 1.700 posti au-to, oltre 6 milioni i poten-ziali visitatori in grado diraggiungerlo in 90 minuti. Di proprietà della Lefimdel Gruppo Basso, lastruttura è composta da 4edifici uniti da 3 corpi.Nella galleria, che uniscetutti gli ambienti si susse-guono negozi, aree di so-sta e riposo, spazi per laristorazione, corner per bambini, superfici riservate a mostre. L’ambiente ècaratterizzato da sobrietà e raffinatezza.

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La buona sanità. I managerdella salute raccontano lasanità italiana di Riccardo

Fatarella - Noema Edizioni - 20euro. Chi sono i managerche hanno avviato, e che nesono stati protagonisti, lagrande trasformazione inaziende della sanità, verifi-catasi negli ultimi decenniin Italia? In collaborazionecon la Federsanità e conl’Anci Riccardo Fatarellaanalizza in questo studiol’identità professionale diquei dirigenti, professioni-sti che hanno dovuto coniu-gare le ragioni dell’impresacon un diritto costituziona-le di tutti i cittadini. Quindi-ci anni di storia alle spalledi un Paese che, nel frat-tempo, ha cambiato pelle,aspirazioni e capacità di cri-tica. Presenti nel libro le te-stimonianze dei politici chehanno ricoperto l’incaricodi ministro della Salute: Ro-sy Bindi, Raffaele Costa,Francesco De Lorenzo, Ma-ria Pia Garavaglia, ElioGuzzanti, Girolamo Sirchia,Francesco Storace, UmbertoVeronesi.

Manuale di nutrizioneumana tra presente e fu-turo di Pietro Antonio Mi-

gliaccio - Fefè Editore - 20 euro.Un volume, quello del pro-fessore, che, dopo 11 edizio-ni ad uso interno del suostudio professionale, è orapubblicato anche per gli al-tri. La grande esperienza diun clinico-nutrizionista è co-sì messa a disposizioni ditutti: tabelle con le calorie ditutti gli alimenti e dei pro-dotti dell’industria suddivi-si nei cinque gruppi secondoi principi della dieta medi-terranea, consigli per la gra-vidanza, l’allattamento, l’ac-crescimento e le patologieche si giovano di una dieta.Sono descritte le caratteristi-che dei sistemi «esotici» edetnici in Italia, anche basatesu uno studio condotto sullapopolazione rom di Roma,ed è presentato un regimealimentare che chiunquepuò seguire facilmente.

Terapia «R». La vita, ilkarma, la morte e il ritor-no di Maria Carsana - Edi-

zioni Il Castello - 15 euro.«Cosa ci attende dopo lamorte? La nostra vita è soloterrena o potremo sperarenella sopravvivenza dell’a-nima? Perché siamo venutiin questo mondo? Qualicompiti ci sono stati asse-gnati?». Sono le domandeche si pone l’autrice , e a cuirisponde compiendo unviaggio con l’anima nell’ani-ma, sottoponendosi a sedutedi ipnosi regressiva attraver-so l’aiuto di una psicotera-peuta. In realtà, con una for-mazione da avvocato, unaspecializzazione in Diritto difamiglia e la costituzione diATM, un’associazione per latutela del minore, MariaCarsana nella vita praticacompie comunque un viag-gio nell’anima, alla ricerca dispiritualità e della rispostasulla natura dell’esistenza inuna società indirizzata versol’apparire e non verso l’esse-re. Ma intanto, grazie allasua esperienza, scioglie i no-di karmici.

Sei milioni di accusatori diGideon Hausner - EinaudiEditore - 11,50 euro. Il 15 di-

cembre 1961 ne era pubblica-ta in Italia la prima edizionee la condanna a morte diAdolf Eichmann da partedella Corte distrettuale diIsraele era stata appena pro-nunciata. Gideon Hausner,che emigrò in Palestina conla propria famiglia nel 1927 enel 1948 combatté nei ranghidell’Haganah, fu il procura-tore generale di quel proces-so. Questo volume ne racco-glie la relazione introduttiva;dopo fu deputato e ministrodel Governo israeliano e nel1967 pubblicò la testimo-nianza autobiografica «Justi-ce in Jerusalem». Fu presi-dente del Museo nazionaledell’Olocausto Yad Vashem.La sua requisitoria fu impla-cabile, ed Einaudi sceglie perla copertina di questo volu-me proprio un’immagine delprocesso.

Counselling consapevole diPete Sanders - Edizioni LaMeridiana - 22 euro. È dive-

nuto un best seller nel cam-po delle relazioni di aiuto. Ilsuo successo è pienamentecomprensibile poiché l’auto-re è riuscito felicemente araggiungere un obiettivoambizioso: fornire al lettoreuna panoramica chiara ecomprensiva dei principalimetodi del counselling enello stesso tempo renderecomprensibile l’esplorazio-ne di sé. Notevole è la capa-cità di Sanders di coinvol-gerci in riflessioni definibilidoverose per tutti coloroche si interessano della pro-mozione del cambiamento;sia per coloro che si avvici-nano per la prima volta alcounselling e desideranosviluppare le conoscenze,le capacità e le attitudininecessarie per accogliere esostenere le persone che ungiorno a loro si rivolgeran-no; sia per coloro che datempo praticano o insegna-no counselling e troveran-no nei consigli dell’autoremolti spunti di riflessione.

Come intervistare e sele-zionare i candidati mi-gliori di Rob Yeung - Franco

Angeli Editore - 17 euro. Moltimanager sono in grado dicondurre correttamente uncolloquio di selezione, manon tutti possono farlo bene.Identificare i candidati mi-gliori consente di ridurre itempi dell’addestramento,aumentare la produttività eottenere più rapidamente irisultati. Il volume promettedi rendere più facile il pro-cesso di selezione: articolareun’intervista; individuare eassumere solo i candidatimigliori che potranno ap-portare il maggior valore al-l’impresa applicando tecni-che ben sperimentate già inuso presso organizzazioniper instaurare un buon rap-porto umano con i candidati;porre domande d’approfon-dimento; distinguere chimente da chi dice il vero;trattare candidati difficili.

iccola guida a libri utiliILLUSTRAZIONE DIQUINT BUCHOLZ

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Principi di biologia e ge-netica del comportamen-to di Arturo Bevilacqua -

Scione Editore - 29,30 euro. Inun volume sintetico ma mol-to espressivo e deciso, que-sto giovanissimo professore,- ordinario di Biologia appli-cata nella Facoltà di Psicolo-gia 2 dell’Università Sapien-za di Roma, e di Biologia eGenetica del comportamen-to umano per il modulo inte-grato di Neuroscienze nelcorso di laurea magistrale inPsicologia della salute, clini-ca e di comunità - racchiudeneurotrasmissione, psicofar-macologia, meccanismi diazione delle droghe, svilup-po del sistema nervoso, mec-canismi cellulari della plasti-cità sinaptica, genetica, ritar-do mentale e personalità. At-traverso questa lettura, chepresuppone un avvicina-mento propedeutico ma cheresta comunque, anche pernon addetti, chiara, è possi-bile avvicinarsi al comporta-mento umano di tipo neuro-biologico e capire le attività abase molecolare altrimentielusive della mente.

Radiopirata di Andrea Bor-gnino - Persiani Editore -14,90 euro. La diffusione

del rock’nroll in Europa ini-zia nei primi anni 60 a bor-do di una nave, quella cheospitò Radio Caroline, sto-rica emittente pirata che perprima affrontò le acque delNord per trasmettere musi-ca libera e messaggi di pace.Nelle pagine di Radio Pira-ta si racconta di coloro chefinanziarono e inventaronoil mondo delle emittenti pi-rata rivoluzionando l’uni-verso delle radio in Europa.Oggi sono ancora attivecentinaia di stazioni illegaliche sfidano le leggi dell’ete-re. Dietro ogni radio, la sto-ria di conduttori che co-struiscono antenne e tra-smettitori per lanciare se-gnali di libertà via etere,una pratica che unisce mu-sica e comunicazione per-mettendo la nascita di nuovilinguaggi.

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SANDRO MARCORIN,GRUPPO BPT: ORA OCCORREGUARDARE ALL’ESTERO

SANDRO MARCORIN,GRUPPO BPT: ORA OCCORREGUARDARE ALL’ESTERO

n’impresa del Nord Est, al confi-ne tra Veneto e Fiuli, che cita lacittà di Torino nella propria ragio-

ne sociale: potrebbe sembrare un errorema Sandro Marcorin, giovane ammini-stratore delegato del Gruppo BPT, nespiega le ragioni risalendo alle originidell’azienda da lui diretta. BPT è l’acro-nimo di Brevetti Plozner Torino, in cui la«B» indica l’attività di produzione e dicommercializzazione di brevetti tecnolo-gici originali, e la «P» sta per il cognomedel friulano Lisio Plozner che nel 1953creò la società appunto a Torino, dove siera trasferito dopo la guerra per cercarelavoro.

«Noi risiediamo a Sesto al Reghena, inprovincia di Pordenone, e mio nonno siera trasferito a Torino cercando di lavo-rare con l’Alfa Romeo, con la Fiat e conaltre industrie–spiega Sandro Marcorin,nipote del fondatore–. Dopo qualchetempo si mise in proprio creando una so-cietà di tecnologie per l’illuminazionedelle abitazioni che lui inventava e bre-vettava con il proprio cognome e produ-ceva a Torino». Nel 1962 Plozner tornò acasa, in un centro di soli 5 mila abitanti,con il proposito di sviluppare l’economiadel suo paese d’origine che oggi contaanche attività industriali alimentari, tes-sili e di abbigliamento.

Sandro Marcorin ha 36 anni. Inizial-mente si era dedicato al volo, ottenendoil brevetto di pilota civile. Poi il nonnogli chiese di occuparsi dell’azienda. La-sciò l’università, la facoltà di Ingegne-ria meccanica e cominciò ad entrare incontatto con tutti gli aspetti presentinella propria azienda, dai settori ideati-vi e produttivi, alle tecnologie, ai mate-riali, alla parte economico-finanziaria,al personale e al mercato. «Ero più por-tato per la meccanica, sono perito aero-nautico, e l’elettronica era meno inte-ressante per me. Oggi le cose sono cam-biate ed è proprio la meccanica a rap-presentare la parte principale della miaattività e dei miei interessi».

A otto anni, la domenica, quando la fa-miglia si riuniva per pranzo, il nonno Li-sio, un personaggio molto particolare, gliparlava di materie plastiche e di bilancidi società. «Praticamente sono cresciutocon l’azienda, ho avuto un tipo di educa-

zione che mi ha portato a conoscerla finda piccolo e questo mi ha aiutato moltis-simo quando mio nonno mi ha chiamatocon sé–ricorda con piacere–. Questo haforse condizionato la mia scelta, però og-gi mi dico che è stata la migliore dellamia vita. Dieci anni fa mi sono sposato emia moglie è molto soddisfatta della miadecisione di abbandonare il volo».

Si è improvvisato imprenditore ma hascoperto, racconta, che gestire un’azien-da è un modo diverso di volare, nel sensoche oggi chi gestisce un’impresa devesempre guardare avanti e non può limi-tarsi a seguire la propria attività giornoper giorno, senza costruire progetti a lun-go termine: «Avere fantasia e cercarecon il pensiero di intuire quale potrà es-sere tra 5 o 6 anni la strategia dell’azien-da è un modo, forse meno poetico, di vo-lare, ma ugualmente entusiasmante».

Oggi il Gruppo BPT è attivo nelle tec-nologie domotiche, nella sicurezza e nel-l’illuminazione per la casa, settori incontinua evoluzione tecnologica che ri-chiedono grande attenzione verso la ri-

cerca e l’innovazione sia delle tecnolo-gie, sia dei materiali e delle loro applica-zioni. Ai tre settori che caratterizzano ilGruppo corrispondono i seguenti mar-chi: BPT per l’Home Automation, Domi-no Lighting e Domino Led per l’HomeLighting e Brahms e Pinkerton per l’Ho-me Security.

Il peso maggiore del fatturato delGruppo è costituito dall’Home Automa-tion con il 72 per cento, seguito dal 16per cento dell’Home Security e dal 12per cento dell’Home Lighting. I prodottisono distribuiti in oltre 50 Paesi, conconsolidate partnership e filiali in Suda-frica, Stati Uniti, Slovenia e, recente-mente, anche negli Emirati Arabi. Il fat-turato lordo del 2009 è stato di 51,7 mi-lioni di euro e ha registrato un calodell’11 per cento rispetto al 2008, a fron-te però di un calo generale del settore chesi aggira attorno al 30 per cento.

«La mia impressione sull’andamentoeconomico-finanziario dell’Italia è chesia un Paese in grande difficoltà soprat-tutto perché negli ultimi 20 anni non ab-biamo saputo aprirci ai mercati interna-zionali. Siamo rimasti molto chiusi, ac-contentandoci delle possibilità offertedal mercato interno. Per quanto ci riguar-da, realizziamo il 45 per cento del fattu-rato all’estero e il 55 per cento in Italia».

La Domotica ha registrato risultati po-sitivi soprattutto nei mercati esteri conaumenti del 66 per cento in Turchia eSpagna, del 40 per cento in Polonia,dell’80 per cento in Australia, del 90 percento in Israele e del 10 per cento inFrancia. Sandro Marcorin non si poneproblemi geografici: Paesi medio-orien-tali e India sono i territori di nuovaespansione della società di Pordenone eil made in Italy più evoluto e competiti-vo costituisce la sua carta vincente. In-sieme ai consistenti investimenti in ricer-ca e sviluppo il Gruppo BPT porta avan-ti una trasformazione della catena pro-duttiva che punta su prodotti e sistemi dimedia ed alta tecnologia, con una chiarastrategia commerciale.

Una filiale è stata aperta a Dubai injoint venture al 50 per cento con la fami-glia araba Mazroei e a breve verrà costi-tuita un’altra joint venture in India nellaquale il Gruppo BPT deterrà il 51 per

U

Sandro Marcorin,amministratoredelegatodel Gruppo BPT

Page 58: Specchio Economico_Aprile 2010

un italiano spesso non è disposto a farlo,volendo il controllo totale, non solo al-l’estero ma anche nel proprio Paese. Sepretendiamo di venire fuori dalla crisieconomica attuale sviluppando solo ilmercato interno attraverso appalti e for-niture assegnate da enti e istituzioni pub-bliche, difficilmente avremo successo».

Quale allora la soluzione? «Se vo-gliamo crescere, dobbiamo per forzaandare all’estero, o quantomeno cercareun partner in casa. Purtroppo quasi tutti,me compreso, abbiamo difficoltà a rico-noscere i nostri limiti di capacità im-prenditoriale, economica, finanziaria ead accettare una partnership per colma-re le proprie lacune. Invece un partnerpuò essere la soluzione, può dare un va-lore aggiunto, non solo economico maanche di contatti, di conoscenze, apertu-re nei mercati».

Soprattutto oggi in cui, malgrado ilmercato globale in crisi, l’appeal interna-zionale del made in Italy è aumentato ri-spetto al passato, Sandro Marcorin è

cento, mentre il rimanente 49 verrà spar-tito tra quattro famiglie indiane attive nelmercato immobiliare. «Parlando in gene-rale, vedo molta difficoltà, da parte degliitaliani, ad aprirsi ai mercati esteri. Man-ca spesso la disponibilità a legarsi inpartnership con altre realtà imprendito-riali, soprattutto in Paesi non europei.Oggi è inconcepibile voler fare tutto dasoli, essere l’unico dominus dell’azien-da. Una mentalità che dipende dalla no-stra cultura tradizionale molto legata allafamiglia e alla casa. Affrontare i mercatiesteri è un passo fondamentale: non sipuò pensare di allargare l’attività a mer-cati che hanno culture, conoscenze, nor-mative, tradizioni e sviluppi completa-mente diversi dai nostri senza appoggiar-si a partner locali».

Come il nonno trapiantatosi nel dopo-guerra da Sesto al Reghena a Torino,Sandro Marcorin ha portato la propriaazienda friulana attraverso i continentirealizzando una partnership strategicacon la Bahri & Mazroei Technical Sy-stems, interamente di proprietà delle fa-miglie Bahri e Mazroei, partner localiche da oltre 50 anni operano nei territoriarabi. I nuovi partner sono specializzatinel mondo dell’illuminazione attraversola loro società che è affermata come ilpiù importante sistema di collegamentotra Dubai e Abu Dhabi.

Con oltre 600 dipendenti, la societàaraba ha vinto gare indette da Metro Du-bai, Burj Khalifa, Burj Al Arab, Palm Ju-meirah, Atlantis Hotel e Sheikh Khalifaad Abu Dabi e ora opera con il nuovo so-cio italiano che può citare altre alleanzerilevanti con la Gents per la prevenzionedi incendi e con l’Ateis per i sistemi dievacuazione; con la Mitsubishi ha strettouna partnership che è valsa alla Bahri &Mazroei Technical Systems l’aggiudica-zione in Giappone del premio come ilmiglior partner per il Medio Oriente.

«Dopo mesi di selezione e di trattativa,abbiamo scelto uno dei partner di altissi-ma affidabilità e dal profilo più consonoad un’azienda come la nostra, il cui corebusiness sono luce e domotica, settoriche intendiamo sviluppare con la nostracontrollata BPT Middle East, con la pro-spettiva di un fatturato globale non infe-riore a 50 milioni di dhirams, in valutalocale, equivalenti a oltre 9 milioni di eu-ro già nell’anno in corso».

È dal 2009 che il Gruppo BPT ha av-viato una strategia rivolta a clienti esteri,realizzando consistenti forniture in Iran ein India di prodotti domotici e videoci-tofonici, progetti già conclusi o ancora inatto per oltre un milione di euro. Gli ap-palti per i prodotti videocitofonici e do-motici vinti per le torri di Ashok Gardene Ashok Tower nel centro di Mumbai,per esempio, raggiungono il valore di ol-tre 400 mila euro.

«Guardando al contesto internazionalevedo invece imprenditori che hanno lacapacità e la volontà di rischiare, mentre

SSPPEECCCCHHIIOOEECCOONNOOMMIICCOO

sempre alla ricerca di partner che possa-no offrire un valido contributo: «Chi hala possibilità di spendere e vuole un pro-dotto di alta qualità chiede il prodottoitaliano». L’estero è una necessità, poi-ché accrescere il fatturato sul mercatoitaliano non è facile, avendo alle spalleun 2009 che per l’economia nazionale èstato in assoluta discesa. L’anno correnteè partito in linea con quello passato, ma èancora tutto da decifrare.

La maggiore soddisfazione per ilGruppo BPT è l’ingresso nel 2008 nelmondo della produzione di apparecchi aled, l’ultima tecnologia di illuminazioneche a breve dovrà sostituire le lampadinea filamento di carbone inventate nel1879 da Thomas Alva Edison. «La tec-nologia del futuro è quella a led, che ga-rantisce circa il 37 per cento di risparmioenergetico rispetto a una lampadina tra-dizionale, ha una durata 50 volte mag-giore, è una luce che non scalda e non di-

sperde quindi ca-lore e garanten-do nello stessotempo elevatissi-mi standard qua-litativi. Abbiamosempre ricercatouno standard ele-vato per tutti inostri prodotti,dal termoregola-tore al videoci-tofono. Spessonon si considerache il videoci-tofono è un pro-dotto elettronicosemplice ma chedura quanto unpalazzo. La sto-ria ci insegnache, ogni qual-volta si introdu-

ce una novità tecnologica, si aprono nuo-ve opportunità di mercato. Noi abbiamoacquisito questa nuova tecnologia nelGruppo, diffondendola in tutto il mondodella domotica e dell’automazione. Oltreal risparmio energetico il led permette digestire in modo molto più concentratol’intero ambiente residenziale».

L’azienda ha recentemente partecipatoalle gare d’appalto per il Villaggio pro-gettato per i Giochi Olimpici che si svol-geranno a Londra nel 2012, essendo l’u-nica società a possedere la tecnologiache permette di trasmettere l’intero com-parto di citofonia su protocolli bilateralie di inserire qualsiasi tipo senza proble-mi di dimensioni. «Dove esistono grandiinstallazioni con complessi edilizi moltoconsistenti, anche di 1.200 appartamenti,noi abbiamo la soluzione–dice Marco-rin–. Completiamo l’offerta con sistemiantintrusione, antincendio, antigas e vi-deosorveglianza, altrettanto significativiper il Gruppo perché il tema della sicu-rezza è oggi molto sentito». n

«Oggi chi gestisceun’impresa deve

avere fantasiae cercare con

il pensiero di intuirequale potrà essere,

tra cinque o sei anni,la strategiadell’azienda;

è un modo forsemeno poetico

di volare, ma ugualmente

entusiasmante»La sede del Gruppo BPTa Sesto al Reghena inprovincia di Pordenone

57

Page 59: Specchio Economico_Aprile 2010

58 SSPPEECCCCHHIIOOEECCOONNOOMMIICCOO

in dagli anni Settanta il nor-vegese Christian Norberg-Schulz, celebre professore e

teorico di architettura progressista,immaginava un architetto intento acreare luoghi «significativi» per aiu-tare l’uomo ad abitare nel rispettodel «genius loci», lo spirito del sito.Anche oggi si prosegue in quel cam-mino teorico, proponendo l’idea diun’architettura diversa e più sosteni-bile, che usa l’innovazione tecnologi-ca per realizzare spazi abitativi bio-compatibili e in perfetta armonia conla natura. Lo scorso marzo, in occa-sione della Conferenza svoltasi a Vil-la Letizia a Roma su «Architetturasostenibile, preservare il futuro: fu-sione tra architettura e sostenibilità»,si sono apprese le novità del settoredalla viva voce dei massimi esperti eprofessionisti che ogni giorno si con-frontano con l’architettura sostenibi-le, con la bio-architettura, l’uso dienergie rinnovabili, la domotica ap-plicata, la riduzione dei consumienergetici, le tecnologie avanzate e imodelli di arredo sano.

L’iniziativa è dell’architetto CarlaVittoria Cacace, amministratrice del-lo Studio di architettura CVC Groupdi cui cura anche le relazioni esterne.«Si tratta–spiega–di una nuova prati-ca architettonica e progettuale che faampio uso di tecnologie per la pro-gettazione in 2D e 3D applicata allaconservazione, alla ristrutturazione eal restauro di edifici, cercando di co-niugare la sostenibilità con la qualitàdelle costruzioni attraverso lo sfrut-tamento delle energie rinnovabili e ilrecupero dei materiali».

Con un team di architetti impegna-ti tra Roma e Dubai, lo Studio CVC apartire dal 2009 ha abbracciato tale fi-losofia progettuale curando paralle-lamente l’aumentata sensibilità versol’ambiente e la costante ricerca dellabellezza estetica delle costruzioni abi-tative, temi che affronta in un’otticaitaliana e internazionale. «A differen-za degli altri partner europei, l’Italianon è un mercato ancora maturo–, af-ferma l’architetto Cacace–. C’è moltolavoro da fare e questo da una partestimola la ricerca di nuove soluzioni,dall’altra determina ancora alti costinell’esecuzione dei lavori come nellaricerca dei materiali».

Nel nostro Paese non mancanoesempi di architettura sostenibile congli edifici progettati da Renzo Pianoo Franco Purini, di cui a Milano ab-

L’ARCHITETTO CARLA VITTORIA CACACE,AMMINISTRATRICE DELLO STUDIO CVC

STUDIO CVC GROUP

CARLA VITTORIACACACE: AL VIAUNA «BIOSFIDA»ARCHITETTONICA«COME SARANNO LE NOSTRE CITTÀ

TRA 50 ANNI? L’UOMO È IN GRADO

DI MODIFICARE L’AMBIENTE IN CUI

VIVE: DIPENDE ALLORA DA LUI»

SSdi Flavio Fabbri

biamo alcuni riferimenti. «Ma certosiamo ancora lontani dalle realizza-zioni avveniristiche di Norman Fo-ster a Dubai o ad Abu Dhabi–preci-sa–, come dai nuovi progetti in ese-cuzione nelle regioni del Qatar e del-l’Oman». Lontani sì, ma questaEconferenza ha già raccolto intorno aun tavolo il Gotha della progettazio-ne italiana e un nutrito gruppo di im-prenditori, teorici e professionistidell’architettura nazionale, tra cui ilpreside della facoltà di Architetturadi Valle Giulia Livio de Santoli, ilpresidente dell’Ance Paolo Buzzetti,l’architetto e saggista Franco Purini,a cui si sono aggiunti accademici edesperti di varie discipline, impegnatinel mostrare le opportunità di mi-glioramento che ci attendono, insitenel futuro «bio» dell’architettura.

Un ambiente sano rende migliorela vita, ma non basta impiegare l’im-maginazione nel modo giusto: devo-no essere sfruttate tutte le potenzia-lità progettuali di un’architettura po-st-moderna «a partire da materialinaturali ed ecologici come il legnonon trattato, le tinte per imbiancare,le lozioni per la pulizia delle paretiche, non essendo industriali, permet-tono all’edificio di respirare natural-mente e consentono un ricambio diaria costante con l’esterno, evitando ildeterioramento prematuro dellastruttura con tutte le conseguenzeche ne derivano per la salute». Ciò dicui parla Carla Vittoria Cacace è un’e-tica aziendale fondata sul rispettodell’ambiente e sulla riduzione deiconsumi e degli sprechi energetici,che utilizzi fonti rinnovabili e mate-riali naturali pur mantenendo la mas-sima cura nella realizzazione esteticadelle strutture edificate e nel comfortdegli ambienti domestici. Soprattuttoil recupero di edifici complessi comeospedali e chiese costituisce un puntodi forza dell’architettura «verde».

Per ottenere questo risultato è diassoluto rilievo il ruolo svolto dallenuove tecnologie applicate alla pro-gettazione e alla realizzazione distrutture ecocompatibili. Fino ad og-gi in Italia il mondo dell’architetturaè stato considerato «non sostenibile»da un punto di vista ambientale; inopposizione, da anni l’Europa parladi «eco-architettura», crea apppositicorsi universitari e nuove figure pro-fessionali sensibili all’ambiente e allediverse esigenze abitative. Prima siriuscirà a «saper vedere l’architettu-ra», come recitava il titolo di un cele-bre volume dell’architetto e criticoBruno Zevi, prima troveremo il mo-do di vivere armonicamente con lanatura, divenirne parte integrante eporre un freno alla destabilizzazioneambientale in corso.

Una realizzazione dell’architetto Norman Foster a Dubai

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a cura di GIOSETTA CIUFFA

Gianfranco Schiava, amministratore delegato dell’Electrolux Appliances Divisione Elettrodomestici Italia

59SPECCHIOECONOMICO

GIANFRANCO SCHIAVAELECTROLUX, SEMPREMENO CONSUMI

GIANFRANCO SCHIAVA:ELECTROLUX, SEMPREMENO CONSUMI

panni sporchi si lavano in ca-sa», si dice. Sì, ma con qualeelettrodomestico? In 150 Paesi i

consumatori usano prodotti Electro-lux: perché hanno creato un designaccattivante, sono attenti alle esigen-ze degli utenti e dell’ambiente e han-no slogan di successo. «Rex, fatti peressere il numero 1» ad esempio. Lavita quotidiana si svolge con 40 mi-lioni di prodotti venduti annualmen-te dai marchi Rex, Aeg, Electrolux,Zoppas, Zanussi, Eureka, Frigidaire,per tutti gli elettrodomestici e le ap-parecchiature ad uso professionale.

Per ottenere il risultato di un fattu-rato di 10,3 miliardi di euro nel 2009hanno lavorato 51 mila dipendenti;nello stesso anno circa 8 mila dipen-denti degli stabilimenti Electrolux inItalia hanno partecipato attivamentea soddisfare le esigenze dei consu-matori: da Forlì sono usciti 800 milaforni da incasso e 700 mila piani dicottura; da Porcia, in provincia diPordenone, un milione 300 mila la-vatrici; da Solaro, in provincia di Mi-lano, un milione di lavastoviglie e daSusegana, Treviso, 800 mila frigorife-ri e congelatori.

La filiale italiana della Electroluxopera attraverso società industriali,distributive e di servizio, sia nei set-tori rivolti espressamente alle fami-glie che in quelli relativi all’utenzaprofessionale; nella forma di una so-cietà per azioni l’Electrolux Italiaconcentra le funzioni di holding e disocietà industriale da una parte for-nendo servizi e consulenze alle altresocietà e coordinandone le attività,dall’altra rappresentando una rile-vante presenza nel Gruppo con unaproduzione di oltre 6 milioni di elet-trodomestici all’anno complessiva-mente nelle sue 4 fabbriche.

Attraverso molteplici laboratori diricerca, progettazione e design indu-

striale cura l’innovazione e i suoi«centri di intelligenza» offrono servi-zi per tutte le unità operative delGruppo in Europa. Dal 2005 è Gian-franco Schiava l’amministratore de-legato dell’Electrolux Appliances Di-visione Elettrodomestici Italia, cheraggruppa tutte le attività commer-ciali del Gruppo Electrolux in Italia,indirizzandosi ai consumatori comecomposita famiglia di marche cherappresenta con una quota nel mer-cato italiano di circa il 25 per cento.

Domanda. Quale carriera ha com-piuto prima di giungere alla carica diamministratore delegato?

Risposta. Sono cresciuto nei PaesiBassi e ho cominciato la mia carrierasubito con incarichi internazionaliper società come Nikon, KLM e Ali-talia. Nel 1980 sono entrato nella Za-nussi, acquisita poi dall’Electroluxnel 1984. Nel 1998 ho assunto la re-sponsabilità delle linee di prodotto«Kitchen and cooking» a livello euro-peo, quindi dell’intera gamma dellacottura e della linea di prodotti speci-ficamente destinati all’incasso neimobili di cucina. In questo ruolo hoseguito lo sviluppo del settore anche

per i clienti in Australia e in Asia. Nelluglio del 2005 sono stato nominatoamministratore delegato dell’Elec-trolux Appliances divisione Elettro-domestici Italia.

D. Non solo si occupa della filialeitaliana ma anche della strategia glo-bale: in che modo?

R. Ricoprendo altresì il ruolo di se-nior vice-president nel Gruppo, con-tribuisco alla strategia a livello mon-diale soprattutto relativamente alladivisione «Kitchen», ossia i prodottida incasso che si trovano nelle cuci-ne: piani di cottura, forni, cappe, la-vastoviglie, frigoriferi e congelatori.Non puntiamo solo ad essere i priminel mercato da un punto di vistaquantitativo ma anche ad esserlo perla qualità. Ciò implica la creazione diun’estesa base commerciale e pro-duttiva. L’Electrolux possiede unarete estremamente integrata tra fab-briche e strutture commerciali, pre-senti in Europa, negli Stati Uniti, inCanada e in Messico con i marchi Fri-gidaire ed Electrolux; e in Sud Ame-rica, soprattutto in Brasile, in Austra-lia e in Estremo Oriente con unitàproduttive in Cina e in Thailandia. È

««II

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noi ciò è sempre stato fondamentaleed è chiaro che richiede maggiori in-vestimenti e sforzi, ma nel medio elungo periodo avremo un vantaggiodai nostri investimenti, perché si èsempre più sensibili all’ambiente. InItalia abbiamo cominciato ad ap-profondire il dibattito sull’argomen-to perché abbiamo visto che molti di-chiarano di essere ambientalisti overdi, o di commercializzare prodottiecologici, e invece ciò non corrispon-de a verità.

D. L’Electrolux ha ottenuto premi ericonoscimenti. In che modo comuni-cate i vostri valori?

R. In primis con il comportamentodi noi tutti quale esempio per i nostristessi collaboratori. Poi organizzia-mo eventi per trattare questi temicon vari attori, coinvolgendo anchela classe politica; realizziamo ricer-che specialistiche; usiamo la stampae il sito web per divulgare la nostrafilosofia. Inoltre comunichiamo neipunti vendita con vari materiali. Almomento, soprattutto per i più gio-vani stiamo pensando a una nuovacomunicazione nei cinema 3D: cistiamo adeguando ai mezzi più nuo-vi e sono convinto che siano più effi-caci di quelli tradizionali.

D. Come gestite la filiera, anchenel rispetto dell’ambiente?

R. La prima fase è la progettazione,che comincia dal tavolo di disegno o,meglio, dal computer. Organizzare lafiliera non è semplice, ed è necessa-rio circondarsi di persone di culturae di educazione ambientale. È neces-sario costruire un prodotto che sia fa-cile assemblare ma anche disassem-blare, affinché in futuro se ne possa-no recuperare tutte le parti; obiettivodella nostra azienda è che i nostriprodotti siano riciclabili per una per-centuale superiore all’80 per cento.Nella successiva fase della produzio-ne prioritaria è la riduzione dei con-sumi di elettricità, acqua, prodottidetergenti e detersivi, insieme alle at-tività di recupero e riciclo degli scar-ti, materiali o fluidi, per rispettare ilterritorio e l’ambiente di lavoro, e diconseguenza i colleghi e la loro sicu-rezza. Non dimentichiamo che siamostati la prima società a lanciare, giàalla fine degli anni 80, la lavatrice JetSystem, la prima in grado di ridurre iconsumi di acqua e di energia in baseal carico. L’Electrolux è all’avanguar-dia anche dal punto di vista dei ma-teriali: abbiamo da tempo abbando-nato quelli che possono essere poten-zialmente pericolosi e la nostra nor-mativa interna è più rigida di quellaprevista per legge. I nostri fornitoridevono essere certificati dal punto divista dell’ambiente e della qualità.Affrontare tutto questo nella filieranon è solo una carta vincente ma an-

che una risposta adeguata ai proble-mi ambientali, e questo spiega per-ché in alcuni casi i nostri prodotti co-stano di più: pochissimi concorrenti,infatti, hanno la stessa filosofia cheabbiamo noi.

D. Quali altri aspetti non vannosottovalutati per la sostenibilità?

R. Il trasporto, fondamentale perrimanere competitivi e per rispettarel’ambiente; infatti la maggior partedi esso in ambito europeo avvienevia ferrovia, anche se esiste l’eccezio-ne italiana perché la rete Trenitalianon è in grado di garantire, in alcunezone d’Italia, un servizio adeguato.Anche lo smaltimento è importante:già da 3 anni facciamo parte di unconsorzio che si occupa sia di smalti-re il prodotto sia di recuperarlo neicentri di raccolta in Italia e in Europa.

D. In Italia manca forse la cultura?R. Mancano non tanto la cultura

quanto istruzioni ben precise. Aven-do vissuto all’estero, ho avuto mododi notare che l’italiano in altri Paesi siadegua alle direttive e ai consigli nel-lo stesso modo di un tedesco o di unolandese. In Italia tutto è reso piùcomplicato; anche quando parliamodi vicende come l’emergenza rifiutidi Napoli, non è vero che l’italiano ri-fiuti di riciclare o di separare l’umidodal secco: dandogliene la possibilità,lo farà senz’altro bene e in certi casianche meglio degli altri, come avvie-ne nel mio piccolo paese del Venetodove ricicliamo circa l’83 per cento.

D. Si annunciano novità in partico-lare nei prodotti?

R. La novità a livello europeo è lanuova lavastoviglie Real Life: unesempio di come, in un periodo diffi-cile per l’economia, l’Electrolux ab-bia investito 40 milioni di euro nellostabilimento italiano di Solaro, nelquale abbiamo rinnovato completa-mente la gamma di questo elettrodo-mestico destinata al mercato mon-diale in seguito a uno studio sulleabitudini dei consumatori italiani.Questo perché il consumatore italia-no ha una maggiore cultura gastro-nomica e questo ha implicazioni an-che sulla lavastoviglie. Gli italianicucinano di più con le pentole, utiliz-zano piatti più grandi e bicchieri dialtezze diverse, hanno pietanze piùsofisticate che richiedono posate ebicchieri adeguati. Analizzando leloro abitudini quotidiane, abbiamosviluppato una lavastoviglie interna-mente più grande per sistemare piat-ti e pentole di una famiglia mediaitaliana. Inoltre abbiamo apportatoulteriori riduzioni ai consumi di ac-qua, di energia e in parte di detersi-vo; infine abbiamo compiuto un pas-so da gigante perché è un prodottoriciclabile quasi al 100 per cento. Inun momento buio investire 40 milio-

una presenza di quantità ma anchedi qualità, valore tanto per il clientequanto per il lavoratore: la nostrastrategia consiste in larga parte nellacertificazione ambientale della quasitotalità dei nostri stabilimenti e nellasicurezza del posto di lavoro. Infineessa si completa con la creazione dimarchi conosciutissimi, soprattuttoquello della casa madre: abbiamouna massiccia presenza in Europa enegli Stati Uniti, in Brasile e in Au-stralia, e minore in Estremo Oriente.

D. Avete intenzione di fare qualco-sa in merito?

R. Electrolux è una società globalema bisogna saper investire bene eavere delle priorità. Tra le aree che ciinteressano figurano l’Europa, gliStati Uniti, il Sud America e, succes-sivamente, l’Oriente. È anche moltoimportante l’innovazione, che nonpuò essere solo locale ma è un fattoglobale e per questo puntiamo moltosulla ricerca e lo sviluppo.

D. E in che cosa consiste il vostroimpegno nell’ambiente?

R. Anche in seguito all’azione delpresidente degli Usa Barack Obama,l’attenzione per l’ambiente è diven-tata un vezzo di marketing; bisognastare estremamente attenti a cosa iltermine voglia dire e a fare in modoche non venga troppo sfruttato. L’E-lectrolux appartiene a un grupposvedese che ha sempre posto l’am-biente al primo posto, per cui giàventi anni fa abbiamo intrapreso ini-ziative in tal senso. Cura dell’am-biente non significa solo elettrodo-mestici che consumano meno, perchéper costruirli si può avere un forteimpatto ambientale. Si pensi alle fab-briche che non rispettano le normesull’inquinamento, che hanno tetti ineternit o non trattano le acque; per

60 SPECCHIOECONOMICO

Nella foto: Stabilimento di Porcia, il più grande in

Europa per la produzione di lavabiancheria

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bandiera, come tanti. Lo reputo infat-ti un po’ un’ipocrisia se il problemanon viene contemporaneamente af-frontato anche dove nasce, cioè du-rante il processo produttivo. Soste-niamo, con un investimento su basepluriennale, questo genere di atti-vità, da soli o insieme a clienti, dedi-cando grande attenzione nella sele-zione dei partner per verificarne laserietà e la reale utilità dei progetti.Tra questi voglio citare il progettoBioforest in Sud-America e in Africaper la riforestazione e la protezionedella biodiversità. L’impegno princi-pale in questo settore, e di cui andia-mo estremamente fieri, è la collabo-razione con il WWF iniziata nel 1993,e in particolare il progetto PandaClub per un’azione di comunicazio-ne e sensibilizzazione nelle scuolesui temi ambientali e sul rispetto delpianeta. Avverto purtroppo, in que-sto campo, la mancanza della politi-ca, perché la cultura della sostenibi-lità nasce durante l’infanzia e moltopuò essere fatto a scuola.

D. Chi sono i vostri collaboratori eda chi sono apprezzati i vostri sforzi?

R. Collaboriamo con vari enti e so-cietà, come la Global Company delleNazioni Unite, il WWF e Legambien-te. È necessario misurarsi con il mon-do esterno e il confronto con enti divalutazione indipendenti è continuo.Tra questi cito il Dow Jones Sustaina-bility World Index, che ci ha inclusiper la decima volta nell’indice deimigliori investimenti sostenibili. Sia-mo l’unico caso nel nostro settore.Non dimentichiamo infatti che un’a-zienda deve produrre e guadagnare,ma è indispensabile farlo rispettandol’ambiente. Voglio citare alcune so-cietà italiane statali e parastatali cheregalano una lampadina a alto ri-sparmio energetico: ma prima di

farlo, si chiedono se esse stesse ri-spettano l’ambiente? Sensibilizzareè un aspetto, ma va dato l’esempio esono convinto che il gruppo Electro-lux in questo si contraddistingue.Tante volte in Italia viene premiatoil furbetto anziché l’educato. Infine,come Associazione dei produttori dielettrodomestici, siamo intervenutipresso il Ministero per lo Sviluppoeconomico per il varo del provvedi-mento con il quale il 19 marzo scor-so il Consiglio dei ministri ha deli-berato la concessione di incentiviper l’acquisto di elettrodomestici,piani di cottura, forni, lavastoviglie,da acquistare singolarmente o all’in-terno di una cucina componibile.Per i frigo e i congelatori resta inve-ce in vigore, fino a fine anno, la de-trazione fiscale pari al 20 per centodel prezzo e fino a un massimo di200 euro. I vecchi apparecchi devo-no essere portati in un’isola ecologi-ca per essere ritirati da uno dei con-sorzi di cui anche noi facciamo par-te. Trasferiti in appositi impianti, ta-li prodotti saranno smantellati e ivari componenti e materie secondericiclati. Abbiamo sollecitato l’in-centivo per vari motivi, ma princi-palmente per favorire la sostituzio-ne di vecchie apparecchiature conquelle che consumano meno acquaed energia elettrica assicurando mi-gliori condizioni di qualità, risultatie sicurezza. Se si vorrà cambiare lacucina componibile completa, la cuidurata media è di 20-25 anni, si po-trà ottenere uno sconto del 10 percento del valore, compresi gli elet-trodomestici ad alta efficienza, finoa un massimo di mille euro.

D. Quanto investite in formazione ein ricerca e sviluppo?

R. Esiste una sorta di universitàvirtuale del Gruppo Electrolux: ci af-fidiamo a vari enti in tutta Europa enel mondo, specializzati in determi-nati settori, che ci forniscono conti-nuamente corsi di aggiornamento sutemi quali la progettazione, il com-portamento, la comunicazione. n

61SPECCHIOECONOMICO

Nella foto: Lancio della lavastoviglie RealLife

e inaugurazione della nuova piattaforma produttiva di Solaro

Nella foto: Sunny, la lavabiancheria Rex Electrolux

ni in una regione che, nella manodo-pera, è la più costosa in Europa e trale più ricche regioni in Italia, dimo-stra come ambiente e prodotto pos-sano sposarsi, considerato anche l’in-vestimento compiuto nella fabbricaper ridurre i consumi e il fatto chel’80 per cento dell’importo è stato ri-volto ai fornitori italiani.

D. Come avete ridotto i consumi?R. Abbiamo lavorato su vari fronti.

Gioca molto l’elettronica, che ci hapermesso di tarare meglio il prodottoconsentendoci un abbattimento deiconsumi; anche le nuove tecnologieci hanno agevolato nel riscaldarel’acqua o nel far fruttare meglio il de-tersivo. Per quanto concerne la fab-brica, abbiamo realizzato un proces-so produttivo completamente nuovomediante ulteriori investimenti neimacchinari che, a loro volta, già ri-chiedono un minor uso di energia.

D. Quindi qual’è la differenzaprincipale del nuovo stabilimento ri-spetto agli altri, dal momento chequalcuno è stato chiuso? Ha inciso ilfattore innovativo?

R. Innanzitutto non si tratta di unostabilimento nuovo in quanto è giàattivo da vari anni; ora è stato rinno-vato e dotato di macchinari e mezziper un nuovo modo di produrre; eper fornirgli un ulteriore impulso ab-biamo inserito un nuovo prodotto.La combinazione è importante, per-ché molto si parla di investimentinella produzione, ma se ad essi nonsi abbinano nuovi prodotti, secondonoi, hanno poco senso. Abbiamo de-ciso di portare avanti l’investimentoin un momento in cui altri hannoscelto la strategia dell’attesa.

D. Sostenete progetti in campo so-ciale, o per compensare le emissionidi anidride carbonica?

R. Sì, anche se non ne facciamo una

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D al 9 all’11 marzo scorsol’IDS Divisione Aeronavi-gazione ha partecipato al-

l’esposizione annuale dell’ATC diAmsterdam, fiera annuale cheriunisce tutti gli specialisti inter-nazionali di settore e presenta lenovità proposte nell’ambito dellapianificazione e della gestione deltraffico aereo.

IDS Divisione Aeronavigazio-ne ha dato il benvenuto ai clien-ti presso il proprio stand nelquale ha organizzato differentisessioni di incontri sulle princi-pali tematiche richieste dalmercato specialmente nel setto-re della pianificazione e della ri-strutturazione di spazi aerei edella gestione del dato aeronau-tico, dal suo inserimento allasua pubblicazione nei diversiformati richiesti dalla normati-va ICAO.

L’ormai consolidata esperienzae l’efficacia delle soluzioni pro-poste hanno fatto sì, alla fine del2009 e inizio del 2010, di acqui-sire due nuovi grandi clienti nel

per la valutazione elettromagneti-ca delle radio assistenze.

Tra i presenti all’ATC 2010 ci-tiamo alcuni ragguardevoliclienti IDS fra le società fornitri-ci dei servizi del traffico aereoquali DFS (Germania), NavCa-nada (Canada), ENAV (Italia),GACA (Arabia Saudita), AENA(Spagna), PANSA (Polonia) e so-cietà fornitrici di servizi di inge-gneria e apparati e sistemi perl’assistenza al volo quali Thales(Francia), Selex (Italia), INECO(Spagna).

IDS sarà presente anche alprossimo IFIS 2010 che si svol-gerà a Pechino in giugno, pre-sentando in quella sede il megliodella propria esperienza in am-bito di valutazione delle presta-zioni elettromagnetiche degli ap-parati di radioaiuto alla naviga-zione aerea, ed in particolare so-luzioni che al momento consen-tono di dire all’industria e ai ser-vizi italiani di essere sempre al-l’avanguardia nei settori «mis-sion critical» per la tecnologiaaeronautica.

IDS è diventata ormai unarealtà a livello internazionalecon nuove acquisizioni in Paesicome il Canada e l’Australia gra-zie anche alla presenza della suefiliali IDS North America e IDSAustralasia, attraverso le qualiintende affrontare gli impegnati-vi mercati nordamericano easiatico. La globalizzazione di

IDS ha portato nel 2009 il valoredelle esportazioni al 46 per cen-to dell’intero fatturato aziendale.

Il rafforzamento di IDS in cam-po internazionale coinvolge an-che le altre Divisioni, in partico-lare la Divisione Navale e la Divi-

settore AIS, quali l’AirportAuthority of India AAI e la RoyalAustralian Air Force in Austra-lia, che ha definitivamente rin-novato la fiducia nelle nostre so-luzioni implementando tutta lasuite di prodotti che IDS propo-ne, ed in particolare la soluzioneeTOD per la gestione degli osta-coli aeroportuali e la produzionedelle Carte ICAO A e B.

Le recenti acquisizioni dei si-stemi AIS di IDS da parte dell’A-viazione Civile Svedese e di quel-la Cipriota dimostrano che laflessibilità delle nostre soluzionisono sempre più adottate e con-siderate di riferimento nel mon-do. Anche importanti clienti stori-ci, come la società fornitrice deiservizi al traffico aereo polacca(PANSA), hanno rinnovato la fidu-cia ad IDS implementando le nuo-ve soluzioni per l’interfacciamentocon il sistema EAD diEurocontrol, per laproduzione automatiz-zata delle pubblicazio-ni aeronautiche (AIP) e

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Nuovi successi, contrattie clienti nell’esposizioneATC 2010 di Amsterdam

A sinistra e nella pagina accanto:due momenti della Fierasvoltasi ad Amsterdamdal 9 all’11 marzo scorso

IDS - INGEGNERIA DEI SISTEMI

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sione Radar. Quest’ultima ha re-centemente realizzato un radarinterferometrico in grado di rile-vare spostamenti submillimetri-ci di strutture (dighe, ponti ecc.)e ha messo a segno numerosisuccessi in Cina, Russia, Brasi-le, Australia, America Latina.Per ottenere questi risultati, IDS

investe in ricerca e sviluppo cir-ca il 35 per cento della produzio-ne sviluppata ed ha in corso col-laborazioni con numerose Uni-versità italiane ed estere.

Inoltre IDS, considera il sup-porto ai propri clienti uno deipunti fondamentali della propriastrategia di Marketing. Per que-

sto motivo è oggi presente conpropri uffici in Canada, RegnoUnito, Olanda, Brasile ed Au-stralia, e a breve verranno aper-te sedi in India e Cina. Così fa-cendo, IDS porterà direttamen-te o attraverso i propri partnerscommerciali la propria presen-za in ben oltre 45 Paesi.

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Nel proprio stand IDS DivisioneAeronavigazione haorganizzato incontrisui principali temirichiesti dal mercato,in specie nel settoredella pianificazione eristrutturazione di spazi aerei e della gestionedel dato aeronautico,dal suo inserimento allapubblicazione in formati richiesti dall’ICAO

L’ IDS è una società di ingegneriaindipendente, operante nei set-

tori della difesa e civile, con un or-ganico di 300 persone per la mag-gior parte laureate in Ingegneria del-le comunicazioni con specializzazio-ne Elettromagnetica ed Ingegneriaaerospaziale. IDS fornisce al clientefinale e all’industria dal 1980, datadella sua fondazione, servizi e con-sulenze per progetti di alta tecnolo-gia ingegneristica e per i quali realiz-za soluzioni integrate software-hardware. L’azienda ha 4 divisioni.

DIVISIONE NAVALE. Offre supportodi Ingegneria alle Marine Militari,cantieri navali e alle industrie navalimirato ad ottimizzare le prestazionielettromagnetiche delle piattaformenavali. In virtù dell’esperienza matu-rata in 25 anni di attività nel campodel progetto elettromagnetico, ilteam altamente qualificato della Di-visione gestisce i rischi del progettoelettromagnetico navale fornendouna famiglia di strumenti di progetta-zione software adattati al progettoEM di navi e offrendo sistemi di mi-sura ad hoc per test di accettazioneEMC/RCS e segnatura IR.

DIVISIONE AERONAUTICA. Forni-sce alle industrie e ai Ministeri dellaDifesa un completo supporto inge-gneristico comprensivo di sviluppi diprodotti software e servizi di consu-lenza, in ambiti che vanno dalle atti-vità di sviluppo di sistemi di controllodel volo alle attività di progettazioneelettromagnetica della piattaformaaerea quali la predizione e le misuredella segnatura RCS/IR, l’analisiEMC/EMI e l’antenna siting.

DIVISIONE AERONAVIGAZIONE.Supporta le aziende fornitrici dei ser-vizi al Traffico Aereo (Air NavigationService Providers) e le agenzie ae-ronautiche civili e militari con sistemisoftware integrati per la gestione

delle informazioni aeronautiche, laprogettazione e validazione a terradelle procedure di volo, la progetta-zione e la gestione degli spazi aerei,la verifica delle prestazioni dei siste-mi di navigazione e sorveglianza enell’implementazione della naviga-zione d’area (RNAV). La divisionefornisce in tutto il mondo soluzionicommerciali e servizi adattate alleesigenze e ai flussi di lavoro degliANSP e alle agenzie.

DIVISIONE GEORADAR. La Divi-sione GeoRadar progetta, costrui-sce e commercializza una serie diprodotti GPR (Ground Probing Ra-dar) in grado di condurre prospezio-ni non distruttive per servizi tecnolo-gici, rivelazioni strutturali di edifici,ponti e indagini di siti archeologici.Inoltre il prodotto IBIS, innovativaapplicazione di interferometria a mi-croonde, consente soluzioni di moni-toraggio per frane, vibrazioni di pontied edifici. Gli strumenti Software diproprietà sono sviluppati, documen-tati e mantenuti secondo le ISO9001:2000, gli standard di qualità e ilivelli di sicurezza dell’ESA e del-l’Amministrazione della Difesa.

LE QUATTRO DIVISIONIDELL’IDS:NAVALEAERONAUTICAAERONAVIGAZIONEGEORADAR

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anni la prima è aumentata del 75 percento mentre l’organico è cresciuto dioltre 55 dipendenti. La società oggiimpiega circa 307 addetti, con puntedi 370 nel periodo natalizio. La ten-denza è stata sostenuta anche da in-vestimenti destinati all’acquisizionedi nuove tecnologie e al migliora-mento di quelle esistenti: grazie aun’impegnativa spesa di oltre 30 mi-lioni di euro la società, fondata nel1927 a Fossano come pasticceria arti-gianale, dispone oggi di uno fra glistabilimenti più moderni ed efficientid’Europa. Grande impulso è statodato anche alle esportazioni in oltre50 Paesi. (Ga. Loc.)

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Balocco storico marchio del settoredolciario italiano, confermando leprevisioni ha chiuso il 2009 con unfatturato di 118 milioni di euro, in au-mento del 14 per cento rispetto al-l’anno precedente. L’azienda di Fos-sano ha registrato l’andamento in co-stante crescita che ha caratterizzatol’ultimo quinquennio della sua atti-vità: fra il 2005 e il 2009 il giro d’af-fari è salito del 76 per cento. Si èpassati così dai 67 milioni di eurodi fatturato del 2005 ai 118 milionidel 2009, con un incremento me-dio annuo del 15 per cento, pari auna crescita di oltre un milione dieuro al mese negli ultimi 48 mesi. Idati di mercato confermano unacrescita sia nei prodotti da ricor-renza sia in quelli continuativi co-me i biscotti o wafer. L’incrementodel fatturato è stato sostenuto dauna crescita complessiva dell’a-zienda in tutti i comparti, nellaproduzione e nell’organico; in 5

Fuoriserie a Roma:il collezionismodelle auto d’epoca

Navteq: accordo conil Golden Tulip Hospitality per Poi

«Fuoriserie», la rassegna del colle-zionismo automotoristico del CentroSud Italia organizzata dall’Intermee-ting, è di scena alla Fiera di Roma il 17e il 18 aprile. La Scuderia Jaguar Sto-riche Roma coglie l’occasione per ren-dere omaggio ai 75 anni di attivitàcon una galleria dei gioielli più presti-giosi dal 1934 ad oggi: tra i modelli, laJaguar MK VII del 1952 protagonistadel film «Milk», con l’attore SeanPenn; la SS Two Tourer del 1934, dicui sono stati realizzati solo 150 esem-

La Navteq, che fornisce dati carto-grafici digitali di traffico e contenutiper la navigazione stradale e la loca-lizzazione, ha annunciato la parteci-pazione del Gruppo alberghiero Gol-den Tulip Hospitality al programmadi «Direct Access». L’accordo preve-de che le 230 strutture ricettive in Eu-ropa, Medio Oriente, Asia-Pacifico eNord-America facenti capo alla cate-na alberghiera siano segnalate in po-sizione privilegiata sulle cartografieNavteq, usate quotidianamente dacirca 100 milioni di utenti. I punti diinteresse o «Poi» rappresentano unodegli elementi di informazione menoaccurati presenti in un database car-tografico: la Navteq Direct Access as-sicura invece agli operatori commer-ciali l’inserimento e la corretta loca-lizzazione dei loro punti vendita nel-le mappe anche nel caso in cui questiultimi aumentino di numero o sianomodificati. Per essere inseriti nei pro-grammi di navigazione o in altre ap-plicazioni vanno forniti alla società dicartografia i loghi delle aziende rap-presentanti i «Poi». (Fern. Bru.)

In occasione della partenza del vo-lo QR 082 è stato inaugurato lo scorsomarzo a Fiumicino il collegamentogiornaliero Roma-Doha. Il direttoregenerale della Qatar Airways Italia,Morena Bronzetti, ha tagliato il na-stro e festeggiato la circostanza insie-me ai passeggeri in partenza. Il nuo-vo collegamento giornaliero porta da4 a 7 i voli settimanali tra l’aeroportodi Fiumicino e la capitale del Qatar.Le nuove frequenze vengono incon-tro alle richieste ed esigenze del mer-cato turistico dell’Italia centro-meri-dionale, che ha registrato negli ultimitempi un consistente incremento diarrivi e partenze verso le destinazionidel Medio ed Estremo Oriente, del-l’India, Cina e Australia, servite dallasocietà. Il nuovo orario dei voli per-mette di usufruire di migliori coinci-denze per le 89 destinazioni collegatedall’hub di Doha. Sulla rotta Roma-Qatar la società usa il moderno aereoAirbus A330-200 a 275 posti.

plari; la XK 150 che si presume appar-tenuta a Grace Kelly. Per gli amantidel «British Style» partecipano ilTriumph TR Roman Club e l’MG CarClub. Tra le italiane, presente il Topo-lino Autoclub Italia, dedicato esclusi-vamente alle vetture Fiat 500 A, B e Ce versioni derivate, costruite dal 1936al 1955 e note al pubblico come «To-polino». Sono presenti inoltre laGuardia di Finanza con una selezionedi veicoli d’epoca; il LampeggianteBlu, primo ed unico club di auto emoto storiche dedicato ai mezzi mili-tari di soccorso e d’emergenza prove-nienti da Carabinieri, Polizia e ForzeArmate; l’Automotoclub Storico Ita-liano, federazione composta da 242club federati e da 25 club aderenti, eche riunisce oltre 131 mila appassio-nati di veicoli storici. (Ga. Loc.)

Balocco, cresconofatturato, exporte investimenti

Collegamentoaereo giornalierotra Roma e Doha

Alcune auto «British Style»

Lo stabilimento Balocco a Fossano

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ROME TRADE FAIR

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MHE

AIRPORTSITE• Infrastrutture• Apparecchiature• Attrezzature• Logistica Aeroportuale

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Regione Lazio Provinciadi Roma

Comunedi Roma

Ministero dell’Istruzionedell’ Università e della Ricerca

‘‘

Ministerodello Sviluppo Economico

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«tute intelligenti», mentre la mostra sichiude con uno sguardo verso il futu-ro: le tute degli astronauti, che hannocontribuito a sviluppare la tecnologiaapplicata all’abbigliamento dei moto-ciclisti e viceversa. È il caso di una sot-totuta per astronauti studiata per ga-rantire movimenti agili e confortevolie una protezione ottimale in vista del-la prima missione su Marte. (Ga. Loc.)

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«I programmi dell’Enit considera-no fondamentale la partnership conla Germania, anche perché fin daitempi di Goethe siamo il Paese prefe-rito dai tedeschi; per questo la primaedizione della piantina turistica diPalermo ‘Addiopizzo’ in versione te-desca, patrocinata e finanziata dal-l’Ambasciata tedesca in Italia, ri-scuote tutto il nostro appoggio», hadichiarato Matteo Marzotto, presi-dente dell’Agenzia per il turismoEnit. L’iniziativa di trasparenza, cherappresenta un valido aiuto per iviaggiatori in arrivo a Palermo chenon vogliono incrementare involon-tariamente il sistema del pizzo, è sta-ta voluta dall’ambasciatore tedescoin Italia Michael Steiner per contra-stare l’illegalità e le mafie. Presentatain occasione dell’ITB di Berlino allapresenza del vicepresidente dellaCommissione Antimafia Fabio Gra-nata, la carta turistica indica gli eser-cizi commerciali palermitani chehanno aderito all’iniziativa.

«Proteggere l’uomo dalla testa aipiedi»: è l’obiettivo di Dainese, azien-da operante nella produzione di abbi-gliamento e di protezioni per il moto-ciclismo e tutti gli sport dinamici. Ècosì che nasce la mostra «À touteépreuve: le nuove tecnologie dellaprotezione» che, fino all’8 agosto, nel-la Cité des Sciences et de l’Industrie diParigi presenta la storia della prote-zione per l’uomo sin dalle origini. Èevidenziata la corrispondenza tra na-tura e armature protettive; lo studiodelle forme e dell’estetica risalente alXV secolo ha lasciato tracce evidentinelle protezioni contemporanee comecaschi, guanti e tute ergonomiche.Una galleria di tute di pelle che hannoprotetto i più grandi campioni delmotociclismo mostra come gli atletisiano in grado dare un valido esempionel diffondere la cultura della prote-zione: gestione del rischio, equipag-giamento adeguato e buona prepara-zione consentono di praticare lo sportin libertà. Una sezione è dedicata alle

Italia e Pechino, 40 anni di relazionidiplomatiche

Con l’installazione di una sculturamonumentale dell’artista italianaMaria Cristina Carlini dal titolo«Viandanti», nell’Ambasciata italia-na a Pechino, avvenuta alla presenzadell’ambasciatore d’Italia RiccardoSessa e della direttrice dell’Istitutoitaliano di Cultura Barbara Alighie-ro, si è celebrato nella capitale cinese,il 5 marzo scorso, il 40esimo anniver-

La Regione Emilia Romagna ha ac-quistato il 5,8 per cento delle azionidi Rimini Fiera, in quantità pari aquelle possedute dalla Provincia edal Comune di Rimini, per un impor-to complessivo pari a 9 milioni di eu-ro. Mantenendo inalterati gli equili-bri tra le quote azionarie dei settoripubblico e privato, l’operazione com-porta l’ingresso di un rappresentantedella Regione nel Consiglio di ammi-nistrazione di Rimini Fiera. «Un’ope-razione diretta ad affermare il ruolodelle grandi società fieristiche dellaregione nel panorama economico na-zionale, anche attraverso una coope-razione basata su intese commercialie organizzative, sull’individuazionedi opportunità migliorative, sullapromozione di iniziative comuni neimercati esteri», ha spiegato l’assesso-re regionale alle Attività produttiveDuccio Campagnoli. La partecipazio-ne al pacchetto azionario è stata ride-finita sulla base di uno scambio diquote concordato tra la Regione e ilterzo socio pubblico, ossia la Cameradi Commercio.

sario delle relazioni diplomatiche tral’Italia e la Cina. Il 29 gennaio 1969 ilministro degli Esteri italiano dichiaròin nome del Governo di riconoscereIl Governo della Repubblica Popola-re Cinese come l’unico legale di quelpopolo; il 6 novembre 1970 i rappre-sentanti italiani e cinesi firmarono aParigi il comunicato congiunto sul ri-stabilimento delle relazioni diploma-tiche aprendo così una nuova paginanella storia dei rapporti tra i due Pae-si. Realizzata in acciaio corten, lascultura di Maria Cristina Carlini èstata collocata all’esterno dell’edifi-cio, nello spazio antistante l’Amba-sciata, dove rimarrà esposta in per-manenza. (Fern. Bru.)

L’abito non fail monaco ma rendesicuri gli sport

Enit e Germaniaper contrastare il pizzo a Palermo

La Regione Emiliaentra nel capitaledi Rimini Fiera

La scultura italiana esposta in permanenza all’esterno dell’Ambasciata italiana a Pechino

Le tute degli astronauti contribuisconoa sviluppare la tecnologia applicata all’abbigliamento dei motociclisti

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La Thales Alenia Space ha avviatonei propri stabilimenti in Italia eFrancia lo sviluppo dei satelliti di os-servazione della Terra Sentinel 1B e3B facenti parte della costellazioneGMES dell’Agenzia Spaziale euro-pea. L’Agenzia Spaziale italiana hagarantito un rilevante impegno nelcampo dell’osservazione della Terra.Sentinel 1A è in costruzione nei sitidi Roma e L’Aquila, Sentinel 3A aCannes; il lancio è previsto per il2012. I satelliti 1A e 1B acquisirannoimmagini della Terra in strisce dai 20ai 250 chilometri di ampiezza, conuna risoluzione fra 5 e 25 metri; unradar fornirà immagini continue,giorno e notte, in tutte le condizionimeteorologiche. Obiettivi della mis-sione Sentinel-1 sono: mappatura diaree urbane; monitoraggio di movi-menti della superficie terrestre, dighiacci marini, di foreste e di climi;sorveglianza dell’ambiente marino;sicurezza marittima. Luigi Pasquali,presidente e amministratore delega-to di Thales Alenia Space Italia, haspiegato che l’Italia è tra i primi Pae-si nel mondo per l’osservazione dellaTerra con tecnologie radar.

Thales Alenia Spaceavvia la costruzionedi altri due satelliti

La Drs Defense Solutions, societàcontrollata al 100 per cento dalla DrsTechnologies del Gruppo Finmecca-nica, è la fornitrice di tutti i moduliper sensori a raggi infrarossi usati nelWise, nuovo veicolo spaziale dellaNasa destinato alla mappatura delcielo, lanciato il 14 dicembre 2009 dal-la base aerea di Vandenberg in Ca-lifornia. Obiettivo della missione diquesta sonda è mappare il cielo conuna capacità di visione mai ottenutasinora, fornendo un elenco dettaglia-to di oggetti che emettono infrarossi eche sono invisibili ai normali telesco-pi che vedono solo nello spettro di lu-ce visibile. La sonda individuerà, nel-le regioni più remote dell’universo, lestelle mancate, note come le stelle na-ne marroni, e le galassie ultralumino-se all’infrarosso. La missione porteràalla luce corpi celesti nascosti quali lestelle più fredde, gli asteroidi scuri ele galassie più luminose. Il satellite

Nasa e DRS DefenceSolutions alla ricercadelle stelle nascoste

SELEX SistemiIntegrati: contrattifirmati in Marocco

orbiterà intorno alla Terra da un Poloall’altro, esplorando l’intera volta ce-leste in nove mesi. I moduli per sen-sori a infrarossi abilitati all’uso in ap-plicazioni spaziali e sviluppati per loSpace Dynamics Laboratory delloStato dell’Utah aiuteranno il Jet Pro-pulsion Laboratory della Nasa e lostesso team Nasa a individuare, nelsistema solare, oggetti quali gli aste-roidi che sfuggono ai rilevamentiperché otticamente invisibili. (Ga. Loc.)

Azienda produttrice di tubazioniin alluminio per la distribuzione diaria compressa, vuoto, azoto e altrifluidi in pressione, di collettori permacchine, di pannelli pneumatici,banchi, carrelli e bracci girevoli, laTeseo presenta in anteprima, al-l’Hannover Messe di aprile, un pro-dotto rivoluzionario nel campo delladistribuzione diaria compressa:una turbina eolicaad asse di rotazio-ne orizzontale, co-stituita da unmandrino su cu-scinetti a sfera contre pale in allumi-nio collegate al-l’albero di uncompressore d’a-ria. Posto su unbraccio girevole incima a un’incastel-latura in allumi-nio, il generatoreeolico, azionatodal vento, compri-me l’aria e la inviaa un serbatoio po-

sto alla base immagazzinandola ingrandi recipienti a pressione. Realiz-zato in alluminio riciclabile al 90 percento, l’impianto usa energia pulitada fonte rinnovabile e a costo zero, ècostituito da un apparecchio moltosemplice e poco costoso, produceenergia anche con vento leggero,non è condizionato dalla direzionedi questo, consente di accumulareenergia nei serbatoi sotto forma diaria compressa. Nata nel 1988 comeazienda innovativa, all’inizio deglianni 90 la Teseo è stata la prima nelmondo a sviluppare un sistema mo-dulare in profilo di alluminio per ladistribuzione di aria compressa; oggi

tali sistemi sonodiffusi in campointernazionaleper la distribu-zione di ariacompressa e perla creazione divuoto nei piccolilaboratori arti-giani e nellegrandi indu-strie. Oltre allasede situata aDesenzano delGarda, la Teseoha 4 filiali estere:Teseo Iberica,Teseo Neder-land, Teseo UK eTeseo Deutsch-land. (Ga. Loc.)

La Selex Sistemi Integrati ha fir-mato due contratti per 7 milioni dieuro con l’Onda, Ente dell’Aviazio-ne Civile del Marocco, per la forni-tura di una stazione radar per ilcontrollo del traffico aereo nell’ae-roporto di Fez-Saiss e di un simula-tore per l’aeroporto Menara di Mar-rakech. In 12 mesi la stazione radardi Fez-Saiss sarà dotata di un radarprimario ATCR33-S, di un radar se-condario SIR-S con trasmettitore diultima generazione e di relativeopere civili. All’aeroporto di Mar-rakech sarà installato entro 6 mesiun simulatore per l’addestramentodei controllori. In seguito a un con-tratto del 2008 la Selex S.I. vi sta rea-lizzando una stazione radar com-pleta. La fiducia dell’Onda nell’affi-dabilità dei sistemi per il controllodel traffico aereo della società italia-na ne consolida la presenza nell’a-rea mediterranea e nord-africana.

La turbina Teseo ad aria compressa

Teseo: elettricitàprodotta dall’ariacompressa

La sonda Wise individuerà le stellegrazie a sensori infrarossi DRS

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sul possesso dei requisiti richiesti persvolgere la professione di modella eper le finalità che persegue con impe-gno: proporre al mondo della modanuovi talenti italiani per fronteggiarel’incremento di bellezze straniereabitualmente ingaggiate, e difendereil made in Italy. Si distingue inoltreper l’impegno con cui sostiene la lot-ta contro l’anoressia, che colpisceprevalentemente una fascia di giova-ni a rischio a causa dei cattivi model-li di bellezza «taglia zero» impostidalla moda e dallo star system. Mo-della Oggi applica le regole del «Ma-

nifesto nazionale dellaModa Italiana contro l’A-noressia» promosso nel2006 dall’allora ministroGiovanna Melandri, dal-la Camera Nazionale del-la Moda Italiana e da Al-ta Roma-Alta Moda perfrenare il crescente nu-mero di ragazze attrattedal mito della modellaiper-magra, dal corpo ul-tra-sottile, del mondodella moda e della pub-blicità. Alla finale delconcorso partecipano 60candidate provenienti datutta Italia. (Fern. Bru.)

In programma dal 12 al 16 maggioprossimi a Roma, la manifestazione«In forma per la vita» mira a sensibi-lizzare l’opinione pubblica sulla lottacontro l’anoressia. Attraverso il coin-volgimento della stampa, l’iniziativaintende richiamare l'attenzione del-l’opinione pubblica e deglioperatori della moda su unapatologia che figura tra leprime cause di morte di ra-gazze tra i 15 e i 25 anni. Conuna serie di mostre, eventi,incontri, dibattiti e testimo-nianze, la settimana di «Informa per la vita» tenderà adinformare modelle, aspirantimodelle e quanti sono inte-ressati ad avversare un feno-meno dilagante. A sostegnodella lotta contro l’anoressiainterverranno autorevoliesponenti della medicina edella psicologia, personaggidella moda e dello spettaco-

Presentato il 16 marzo scorso congrande successo di pubblico e di cri-tica nel prestigiosissimo Westin Ex-celsior di Via Veneto a Roma, appe-na tre giorni dopo, il 19 marzo, il vo-lume «La dolce vita minuto per mi-nuto» di Victor Ciuffa ha vinto il suoprimo premio, il «Bancarella Roma-na», assegnato con la collaborazionedelle Associazioni di categoria diedicolanti, librai, librai di bancarellee agenzie di distribuzione stampa.Consegnati dal vicedirettore del TGdi La7 Andrea Pancani nella sugge-stiva cornice del Giardino della Mu-sica del Caffè Canova in Piazza delPopolo, gli altri premi della 32esimaedizione della manifestazione sonoandati alla scrittrice americanaGwendolyn Simpson Chabrier per ilromanzo storico «Dietro al filo spi-nato», al pittore Aldo Del Bianco perla nuova corrente pittorica «Sensivi-smo», a David Tozzo per il volume«Obama oltre Obama», a Giovannad'Agostino per la narrativa, a SaraCardinali per la poesia, all’impresadi arredo urbano MP Mirabilia per ipannelli informativi sul patrimonio

culturale e alla cooperativa romanaChiavi d'Oro per l’editoria turistica.Svoltasi alla presenza del presidenteonorario on.le Simone Gargano edel fondatore Sergio Sorgini chepresiede il Comitato organizzatore,la manifestazione ha un’origine sin-golare: negli anni 80 un libraio dibancarelle romano, collaboratoredei prestigiosi Premi letterari Cam-piello e Selezione Bancarella, decisedi dedicare un nuovo premio ad«autori che fanno venir voglia dileggere libri, giornali, inchieste, ro-manzi, saggi». Nacque il BancarellaRomana, ispirato alla migliore tradi-zione dei premi letterari ma con l'i-dea di dare voce al mondo editoria-le: editori, distributori, librai, edico-lanti, bancarellai dei rioni di Roma.Hanno partecipato in passato al Pre-mio, in veste di giurati o di autori,Walter Laquer, Pasquale Festa Cam-

Modella Oggiper la bellezzae contro l’anoressia

Bancarella Romanaalla «Dolce Vita»di Victor Ciuffa

panile, Elietta Caracciolo, Gianni Bi-siach, Giano Accame, Andrea Barba-to, Furio Colombo, Maria RosariaOmaggio. I riconoscimenti vengonoattribuiti, infatti, a scrittori, giornali-sti ed esponenti della cultura con-temporanea raccogliendo le opinio-ni di chi ogni giorno opera nel mer-cato della parola stampata e può in-dicare il personaggio che sappiamantenere vivo il valore dell'infor-mazione, il senso della partecipazio-ne sociale, la consapevolezza deldovere civico. Per il Giornalismoquest’anno il riconoscimento unani-me è andato a Victor Ciuffa, giorna-lista, scrittore, editore e, soprattutto,storico reporter cui si ispirò il regi-sta Federico Fellini per creare il per-sonaggio di Marcello Rubini, prota-gonista del film «La dolce vita», in-terpretato dall’attore Marcello Ma-stroianni. (Fern. Bru.)

lo, rappresentanti delle istituzioni,della cultura e dell’impegno sociale.«Modella Oggi», iniziativa contro l’a-noressia, chiuderà la rassegna con lafinale nazionale per la proclamazio-ne delle vincitrici. Il concorso ricerca,seleziona e lancia nuove modelle ita-liane «taglia 42 e... in forma», nell’in-tento di valorizzare la tipologia este-tica sana, solare, non sottopeso, tipi-ca del Paese. Nata nel 1958 e ripresafrequentemente dalle reti tv di Rai eMediaset, la rassegna si distingue daiconcorsi di bellezza a base di Missper il criterio delle selezioni, basate

Tony Domenici, ideatore di Modella Oggi, tra le sue modelle

Il marchio del Premio Bancarella Romana

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RREETTRROOSSPPEECCCCHHIIOO

mila euro; previsioni soddisfacentianche per la vendita dei biglietti, chedovrebbe fruttare 8 milioni 299 milaeuro. Questo ottimismo sarebbe ba-sato sulle aspettative connesse, an-nuncia un comunicato, al più elevatolivello qualitativo della produzioneartistica del 2010 rispetto a quelladello scorso anno, sulla quale co-munque dovrà pronunciarsi il pub-blico pagante. Anche per quanto ri-guarda i tagli alle spese, gli ammini-stratori ostentano sicurezza: «L’attesariduzione dei costi, fissi e variabili,deriva dall’adozione di politiche ge-stionali orientate all’efficienza», affer-mano. Con tali prospettive ritengonoche il bilancio previsionale 2010 siauna premessa essenziale per il rilan-cio del Teatro dell’Opera. (Ga. Loc.)

Sono previste in 62 milioni 416 mi-la euro le entrate del Teatro dell’Ope-ra di Roma per l’anno 2010, mentre icosti, le spese e gli oneri della produ-zione sono calcolati in 61 milioni 483mila euro. Pertanto, al netto deglioneri finanziari e delle imposte, l’uti-le dell’esercizio ammonterà a 26 milaeuro. Queste sono le cifre indicatenel bilancio di previsione approvatodal Consiglio di amministrazione delTeatro, che ha calcolato i ricavi e iproventi sia della pro-grammazione artisticainerente alla stagione2010, sia quelli derivantidegli spettacoli del me-se di dicembre della sta-gione 2010-2011. Gli am-ministratori dell’Operapuntano a raggiungereun sostanziale equili-brio economico. In par-ticolare, prevedono unaumento del gettito del-le sponsorizzazioni ri-spetto a quello registra-to nel 2009, complessi-vamente 3 milioni 583

Amici della Scala:4 nuove monografiesui suoi artisti

Gli Amici della Scala hanno pre-sentato quattro nuove monografie.Puntuali all'appuntamento con i loroospiti, sono orgogliosi di essere riu-sciti anche quest'anno a realizzarenuovi libri sullo spettacolo, qualinessun altro teatro può mostrare, perdare prova della qualità dei suoi alle-stimenti nel corso dei due secoli distoria contemporanea. I numeri dal29 al 32 della collana presentano que-st'anno un artista italiano e tre artistiformati nella Russia degli zar e dive-nuti celebri in tutto il mondo. Il piùgiovane di questi fu l'armeno Grego-rio Sciltian, a lungo vissuto a Milanopraticando una pittura figurativa for-temente realistica, al margine deltrompe-l'oeil. Si ripercorrono le vi-cende rocambolesche dell'artista,profugo dalla Russia sovietica, ra-mingo tra Vienna, Berlino e la Parigidegli anni Venti; l'approdo finale inItalia. Patimenti, incontri, scoperte:un'avventura artistica e di vita. Pitto-

charova incontriamo una scenografae costumista che ha saputo elaborarela matrice del primitivismo russo. Ilsuo approdo è un'arte in cui si com-binano con assoluta originalità leesperienze della rivoluzione artisticadel primo quarto del Novecento. Ilvolume raccoglie immagini inedite:fotografie, disegni e costumi fotogra-fati per l'occasione. L'italiano Pierlui-gi Samaritani è stato fra i maestri più

celebri della sce-nografia nella se-conda metà del se-colo scorso. Boz-zetti e figurini si-nora mai visti ce-lebrano lo sceno-grafo che ha sapu-to perfezionare lostile dei grandimaestri combi-nandolo con solu-zioni spaziali in-novative. E' stataricostruita la suavicenda artistica esi è approntato unregesto cronologi-co dell'attivitàpresso i principaliteatri italiani edesteri. (Ga. Loc.)

Opera di Roma:le previsionifinanziarie 2010

re di forte vena fantastica e lirica,Marc Chagall è maestro figurativo evisionario sensibile al messaggio reli-gioso, dallo spirito mitico di Daphniset Chloé, all'eredità della culturaebraica, allo strazio della crocifissio-ne. Per la prima volta vengono pub-blicate le immagini del balletto di Ra-vel diretto da Georges Prêtre e deicostumi ritrovati nei magazzini delTeatro alla Scala. Con Nathalie Gont-

AgustaWestlandvende 22 elicotteriin soli tre giorni

L’AgustaWestland si è aggiudicatacommesse per un importo totale dioltre 130 milioni di euro nel corso delSalone Heli-Expo 2010 svoltosi aHouston dal 21 al 23 febbraio scorso.La società elicotteristica ha vendutodieci AW139 all’Era Helicopters equattro al Bristow Group destinatialle attività dell'industria petrolifera;due AW119Ke, un Grand e un AW139all’Esperia Aviation Services; dueGrand New alla Vinair Aeroserviçosper il trasporto aziendale; quindi unAW109 Power alla compagniagiapponese Kaigai Aviotech. Inoltreun Grand New è stato acquistato dalprimatista Scott Kasprowicz deciso astabilire un nuovo record di velocitànel giro del mondo a bordo di unproprio elicottero AgustaWestland. Icontratti siglati durante la recentemanifestazione svoltasi ad Houston,riguardanti elicotteri per usicommerciali AgustaWestland delleclassi monoturbina, biturbina leggerie biturbina medi, hanno confermano iprodotti firmati dalla società italo-britannica come i più competitivi nelmercato mondiale.

Il Teatro alla Scala di Milano

Il Teatro dell’Opera di Roma

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70 SPECCHIOECONOMICO

Frutto della continua ricercaed evoluzione sul prodottosvolte da Elsag Datamat, quel-la adottata in Grecia è l’ultimaversione dell’Auto-Detector,dotata di interfaccia con di-splay touch-screen per l’ope-ratore di bordo, di telecamereopportunamente occultate eintegrate nella barra luci non-ché di illuminatore a infraros-so del tipo a «luce invisibile».Oltre a costituire un impor-tante riconoscimento dellacompetenza e dell’eccellenza

tecnologica dell’azienda, il contrattoottenuto rafforza ulteriormente laleadership di Elsag Datamat nel mer-cato internazionale dei sistemi di let-tura delle targhe a bordo auto.

rmai in tutti i Paesile tecnologie per lasicurezza rappre-

sentano un supporto fonda-mentale e sempre più ap-prezzato sia dalle forze del-l’ordine come valido ausilioper il loro lavoro, sia dalleforze politiche come investi-mento concreto per la tuteladelle collettività che ammi-nistrano.

Primario player del settorea livello internazionale, El-sag Datamat dispone diun’offerta dedicata di assoluto rilievo,con soluzioni altamente innovative ri-volte alla sorveglianza, alla localizza-zione e all’individuazione di compor-tamenti anomali da parte di persone eveicoli. I prodotti di punta sviluppatidall’azienda per le forze dell’ordinesono l’Auto-Detector, sistema chepermette l’individuazione delle vet-ture rubate o sottoposte a controlli,grazie alla lettura continua delle tar-ghe dei veicoli parcheggiati su en-trambi i lati della strada e di quelli intransito, sia davanti che parallela-mente alla macchina in servizio; e ilPSS - Patrol Support System, disposi-tivo palmare che consente l’identifica-zione delle persone tramite il ricono-scimento dell’impronta digitale.

Nel mondo una quindicina di forzedi polizia usano le soluzioni di ElsagDatamat per il controllo del territorio:

O

ad esempio in Cile, in Francia, inOlanda, oltre che in Italia e soprattuttonegli Stati Uniti, dove l’azienda detie-ne il 90 per cento del mercato della let-tura delle targhe automobilistiche. Trai successi internazionali più recenti ot-tenuti da Elsag Datamat nel settore èda segnalare il contratto, del valoreiniziale di circa 3 milioni di euro, fir-mato con la Polizia greca: l’accordoprevede l’adozione, sui veicoli in do-tazione agli agenti ellenici, di trenta si-stemi Auto-Detector comprensivi del-le funzionalità di navigazione, e la for-nitura di dieci PSS che saranno utiliz-zati dal personale di pattuglia. Al mo-mento della firma, la Polizia greca hamanifestato grandi aspettative legateall’adozione di tali soluzioni, con par-ticolare riferimento al miglioramentodella capacità di identificazione dipersone e veicoli sospetti.

Nuovi successi internazionali per la società del Gruppo Finmeccanica: acquisito un importante contratto con la Polizia greca

Elsag Datamat

Tecnologia made in Italy perle forze dell’ordine di tutto il mondo

Tre immagini del sistema Auto-Detector di Elsag Datamat

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ualcosa, forse, può ancora sal-vare nel lessico comune il con-cetto di «banca» dalla stigma-

tizzazione generale e dal pubblico ludi-brio. Gli svedesi, organizzatori del premioconsiderato più importante in ambitoscientifico, questa intuizione l’hanno avu-ta diversi anni fa quando hanno assegnatoal prof. Mohammed Yunus, originario delBangladesh, il Premio Nobel per l’econo-mia per la sua idea di costituire una «ban-ca dei poveri» che potesse permettere allepersone che vivono in condizioni di po-vertà e di emarginazione di avere accessoa piccoli prestiti (micro-credito) per intra-prendere un’attività produttiva («Gra-meen Bank»).

Il progetto del professore, amichevol-mente ribattezzato il «banchiere dei pove-ri», prende lo spunto dalla considerazioneche la maggior parte della popolazionemondiale non possiede proprietà da met-tere a garanzia del credito bancario. I po-veri sono quindi esclusi dalla possibilitàdi avviare un’attività fonte di reddito perla quale sia necessario un capitale iniziale.Lo stesso Yunus sostiene che i «poverinon sono tali per stupidità o pigrizia, anziperlopiù lavorano tutto il giorno. Sonopoveri perché le strutture finanziarie delnostro Paese non sono disposte ad aiutarlie ad allargare la loro base economica. Lapovertà non è un problema di persone, madi strutture».

Da questo è derivata l’intuizione di affi-dare il ripianamento del debito non allapossibilità di escutere garanzie di pro-prietà o crediti, che sono inesistenti nellepopolazioni meno abbienti, ma di dare va-lore a ciò che essi possiedono: precisa-mente l’esigenza di emanciparsi dalla po-vertà, la reciproca solidarietà e la reputa-

zione di cui si gode nei rispettivi villaggi.L’idea del microcredito si fonda dun-

que sulla creazione di gruppi solidali. Ilrimborso è garantito non dalle proprietà,ma dall’organizzazione dei debitori ingruppi generalmente di 4 o 5 persone, for-mati dalla stessa popolazione dei villaggi.Le banche dei poveri forniscono il creditosoltanto a una o due persone del gruppo e,quando queste dimostrano di essere ingrado di rimborsare il proprio debito, ilcredito è esteso alle altre. Il gruppo si riu-nisce settimanalmente con funzionari del-la banca per discutere problemi comuni efavorire il confronto; esso diviene, quindi,uno strumento di sostegno reciproco.«Ogni persona è estremamente importan-te. Ciascuno di noi ha un potenziale illi-mitato e può influenzare la vita degli altriall’interno delle comunità e delle nazioni,nei limiti e oltre i limiti della propria esi-stenza», parole di Mohammed Yunus.

L’iniziativa favorisce la lotta all’usura,schiavitù delle schiavitù, particolarmentediffusa in Paesi in cui l’accesso al creditoin forma istituzionale è generalmente ne-gato. Il microcredito sostiene l’emancipa-zione delle donne che, in ragione della lo-ro affidabilità e stabilità in qualità di ful-

IL PREMIO NOBEL PER L’ECONOMIAMOHAMMED YUNUS, «BANCHIERE DEI POVERI»

O N L U S H E A L T H - A I D

MICROCREDITO:UN PREMIO NOBELRIVOLUZIONAL’IDEA DI «BANCA»UNA ONLUS, PRESIEDUTA DAL MEDICOBRESCIANO DIEGO MANZONI,AIUTA CONCRETAMENTE I KOKOMBASDEL GHANA ANCHE CHIEDENDODI DESTINARE AD ESSI IL 5 PER MILLE

QQdi Alessandra Atripaldi

cro della famiglia, sono le principali desti-natarie dei piccoli prestiti. Le donne sonoin questo modo messe in condizione diavviare o potenziare attività produttiveautonomamente determinate. Anziché li-mitarsi a fruire passivamente delle dona-zioni, diventano promotrici del propriofuturo generando sviluppo per se stesse eper gli altri membri della comunità.

Il servizio di microcredito è un’attivitàpotenzialmente autosostenibile, ossia ingrado di andare avanti autonomamente,senza necessità di donazioni o di altre for-me di sussidio esterno. Il successo dellaGraamen Bank di Yunus e di altre espe-rienze simili dimostrano come tale tra-guardo possa, con impegno e costanza,essere raggiunto. I risultati sono straordi-nari: il 98 per cento delle persone che ri-cevono credito restituiscono il prestito.

È proprio la lotta alla povertà il filoconduttore dei progetti della onlusHealth-Aid, attiva da oltre 9 anni nei vil-laggi Kokombas nel distretto di Sabobanel Ghana, un Paese nel quale la maggio-ranza delle famiglie vive grazie a un’eco-nomia di sussistenza, con un reddito me-dio pro capite di appena poche centinaiadi dollari l’anno. Health-Aid ha avviatonel 2009 un progetto di microcredito, ri-scontrando un enorme entusiasmo tra ledonne locali. Il numero dei progetti percui le donne chiedono finanziamenti è incontinua crescita e variano da iniziativenel settore agricolo, quali l’uso di fertiliz-zanti e la locazione di trattori, a propostenel commercio o di piccola imprenditoria.

Grazie al microcredito, i fondi raccolticon gli eventi organizzati dalla onlus co-stituiscono una risorsa che non si consu-merà, ma è destinata ad essere utilizzatapiù e più volte da individui diversi e perintraprendere i più vari progetti. E nel pe-riodo della dichiarazione dei redditi, sulsito dell’organizzazione umanitaria ci so-no tutte le informazioni per sostenere l’as-sociazione, anche semplicemente devol-vendo ad essa il 5 per mille, un modo persuperare l’odierna crisi bancaria con lacertezza che, a beneficiare dell’imposi-zione erariale, non saranno i banchierid’affari ma i banchieri dei poveri.

Attività a Saboba, nel Ghana, svolta dalla onlus Health-Aid

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ara banca quanto mi costi? Secondoquanto emerso da recenti indagini, lamedia di spesa a fine anno per un con-to corrente è di circa 280 euro se non siva in rosso, e di 340,34 euro se invece sisconfina. Il risultato conferma le obie-zioni sollevate dal governatore dellaBanca d’Italia Mario Draghi che hapuntato il dito contro i costi elevati e lamancanza di trasparenza delle com-missioni bancarie. Quello che incide dipiù su queste cifre sono i costi di ge-stione e quelli di operatività; vale a di-re le commissioni classiche come il pre-lievo bancomat su banca diversa dallapropria e il canone annuo, ma anchespese meno ricorrenti come i bonificiper cassa allo sportello o il pagamentodelle bollette.

I costi elevati per chi «sconfina» sonodovuti all’abolizione, che risale all’an-no scorso, della commissione di massi-mo scoperto, fatto che avrebbe dovutogarantire un ritorno a condizioni mi-gliori e che invece ha portato un note-vole balzo nei costi per il cliente. Se-condo i dati, dopo l’eliminazione dellacommissione, il 40 per cento delle ban-che ha aumentato il tasso debitore e lecommissioni sono diventate insosteni-bili, tanto più se si pensa che alcunebanche fanno pagare un importo gior-naliero o un costo fisso per le operazio-ni indipendentemente dalla quantità.La commissione è dunque semplice-mente uscita dalla porta e rientratadalla finestra con nuove voci ancorapiù costose.

Su questo scenario si ode il canto del-le sirene: si torna a parlare, con la pun-tualità di uno spot reso necessario dal-la bufera in atto, di una nuova concor-renza nel settore bancario. Ma non è al-tro che una passata di trucco su un rap-porto che è spesso terreno di scontro. Èinfatti proprio sul conto corrente chematurano i maggiori malumori dellaclientela, con i conseguenti contenzio-si. Le eccessive spese di gestione e di li-quidazione, le valute sui bonifici, la di-sponibilità sui versamenti, sono tuttiproblemi per i quali molto spesso si èdovuta attendere l’emanazione di unalegge o di una disposizione della Bancad’Italia per regolamentarle.

Già in passato si è ritenuto che laconcorrenza potesse servire da stimoloper un miglioramento delle condizionigenerali del rapporto, ma dopo qual-che anno ci si è resi conto che i risultati

non sono stati incoraggianti e che lebanche praticano più o meno tutte lemedesime condizioni. Anzi quasi sem-pre, quando le si obbliga a «cancellare»un balzello, ne introducono un altroabbastanza simile con altra denomina-zione. Il risparmiatore è indifeso e im-preparato per scarsa cultura finanzia-ria e, nonostante tutto, per una nonadeguata informazione.

Il linguaggio usato dalle banche, no-nostante le richieste delle Associazionidi consumatori e i suggerimenti dellaBanca d’Italia, rimane di difficile com-prensione ed anche se oggi chiudereun conto corrente non costa o non do-vrebbe costare nulla, è difficile preten-dere che un correntista corra da unabanca all’altra. Subentra la rassegna-zione visto che il conto corrente co-munque bisogna averlo: troppo neces-sario nella nostra vita quotidiana an-che per colpa di tutte quelle imprese -dalla tv satellitare alla palestra - chequasi ti impongono la domiciliazionebancaria. Per non dire poi di alcuni im-pegni verso la pubblica amministrazio-ne per il cui adempimento è necessarioil conto corrente.

Mi riesce difficile fare un altro atto difede e confidare nel fatto che la «libera-lizzazione» dei conti possa aiutare amigliorare la situazione. Anzi, l’uso diquesto nuovo conto riservato agli ac-quisti presso «il gestore» e alle sue of-ferte può aprire scenari simili all’usodelle carte revolving, con un preoccu-pante incremento del sovraindebita-mento dei consumatori. Il rischio, insostanza, è che possa diventare unostrumento di gestione perverso nellemani dell’impresa.

Temo, inoltre, che l’entrata sul mer-cato di altri soggetti, peraltro scarsa-mente attrezzati, possa creare ulterioripasticci. Si parla molto di servizi ban-cari presso la Grande Distribuzione.Ma questi «prodotti» non possono fini-re sugli scaffali: si corre il rischio che icittadini affrontino il rapporto banca-rio nel supermercato con una procedu-ra viziata da troppa superficialità. Epoi, se questi nuovi operatori non ade-riranno all’Abi, perché dovrebbero ri-spondere alle Associazioni dei consu-matori? È uno scenario del tutto inedi-to verso il quale formulo ampie riser-ve: temo che possano aumentare i «pe-scatori di gonzi» e i «correntisti allosbaraglio.»

SPECCHIOECONOMICO

Conti correnti bancari

LIBERALIZZAZIONEAPPARENTE,O MEGLIO INESISTENTE

Conti correnti bancari

LIBERALIZZAZIONEAPPARENTE,O MEGLIO INESISTENTE

DI MASSIMILIANO DONA

SEGRETARIO GENERALEDELL UNIONE NAZIONALECONSUMATORI

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In passato si è ritenutoche la concorrenza potesse

servire da stimoloper migliorare le condizioni

imposte dalle banche,ma presto ci si è resi

conto che i risultatinon sono stati

incoraggianti e chele banche praticano

più o meno tuttele stesse condizioni.Anzi quasi sempre,

quando le si obbligaa «cancellare» un balzello,

ne introducono un altroabbastanza simile,

con altra denominazione

C

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IL PIÙ FASTOSO DEI CASTELLI TRENTINISTENDE IL PONTE LEVATOIO

SULLA VAL DI NONA

17 aprile cala il pontelevatoio dal trentinoCastel Thun, raro

esempio di dimoraprincipesca che conserva an-cora gli arredi originali e unpezzo di storia vescovile: inuna stanza, infatti, morì nel1800 Pietro Virgilio Thun,ultimo principe vescovo deldel Principato vescovile diTrento. Il maniero unisce ilpalazzo signorile a un com-plesso sistema di fortifica-zioni. Sempre abitato fino al-la scomparsa dell’ultimo abi-tante Thun e al suo acquisto,nel 1992, da parte del Comu-ne di Trento, il castello si èconservato arredato: Rina-scimento, Settecento, Impe-ro e Biedermaier convivononelle sale e nei dipinti dellascuola di Bassano, nei ritrat-ti di Lampi, Crespi, Molteni,Garavaglia, Procaccini, Ber-gler e nelle sculture dell’In-som. Non da ultimo l’archi-vio della famiglia, una delleraccolte di documenti più si-gnificative della regione.

Il

74 SPECCHIOECONOMICO

AffariAffari && CulturaCultura a cura diRomina Ciuffa

ino al 25 luglio a Co-mo, nella settecen-tesca Villa Olmo, so-

no esposti i capolavoridel maestro fiammingo Pie-ter Paul Rubens: 25 opereprovenienti dalle grandi col-lezioni, oltre a 40 opere dipittori fiamminghi del ‘600tra i quali Anton Van Dyck,Jacob Jordaens, Gaspar deCrayer, Pieter Boel, TheodorThulden. In 9 sale la pitturadi Rubens, dai soggetti sacriai riferimenti alla storia e almito, alle «Tre Grazie»(1620-1624), manifesto del-l’ideale bellezza femminiledel tempo, all’imponente di-pinto «Il satiro sognante»,una delle opere più insolitedel maestro fiammingo, rea-lizzata tra il 1610 e il 1612 po-co dopo il suo ritorno in Ita-lia, alla rarità de «Il giudiziodi Paride» (1605-1608), unadelle sole quattro opere cheRubens realizzò su tavola dirame. Si affianca all’esposi-zione come approfondimen-to il progetto teatrale «DonChisciotte cavaliere del Ba-rocco», a cura del «Teatro inMostra» di Como.

F

LA STAGIONE DELLA QUERCIA

UN GRANDE RUBENS E I FIAMMINGHIINSIEME A DON CHISCIOTTEPER CAPIRE IL SEICENTO

BESTIALMENTEMODENArifoni, unicorni, draghi: un catalogo di creaturefantastiche popola il mondo dei bestiari fin dalMedioevo ponendoli al centro delle espressioni

artistiche, letterarie e poetiche che hanno ani-mato storie d’acqua, aria, cielo e terra in bilico fra leg-genda e realtà. «Pagine da un bestiario fantastico» mo-stra a Modena, nel Palazzo Santa Margherita, le relati-ve ricerche artistiche di autori italiani contemporaneiattraverso una selezione di opere su carta facenti parte

della Raccolta del DisegnoContemporaneo della GalleriaCivica di Modena, fondata daFlaminio Gualdoni nel 1988.

G

Wainer Vaccari,«Minotauro». A destra, Helga Franza, «Giraffa».

Jan Weenix, «Pavone bianco»

Pieter Paul Rubens,«Il satiro sognante»

Jan Fyt, «Natura mortacon frutta e scimmia»

Anthonys Van Dyck, «Autoritratto»Due vedute di Castel Thun a Trento, nella Val di Nona; al

centro la stanza del vescovo dove morì Pietro Virgilio Thun

iena dedica alla stagio-ne artistica la mostra«Da Jacopo della

Quercia a Donatello. Learti a Siena nel primo Rinasci-mento». Ne è sede principale ilComplesso di Santa Maria del-la Scala, ma fa scoprire al visi-tatore spazi inediti e opere ri-composte proprio per questaoccasione per mostrare comela città vide il trascorrere deltempo artistico dal Gotico alRinascimento. 306 opere, circa20 polittici ricostruiti per l’oc-casione, 22 restauri, 15 prestiti,ambienti che aprono per la pri-ma volta, 10 saggi di esperti.Una catena di articolate appen-dici prolunga la mostra a pochipassi di distanza da lì.

S

Sopra, «La nascita della Vergine», dell’anonimo Maestro del-l’Osservanza. Sotto, Jacopo della Quercia, «Acca Larenzia»

Page 76: Specchio Economico_Aprile 2010

75SPECCHIOECONOMICO

Affari & Cultura Affari & Cultura Affari & Cultura Affari & Cultura Affari & Cultura Affari & Cultura

LAGRANDEZZADELLEMINIATURE INDIANE

PAURA DI FANTASMI URBANI FORTUNADIUNMAGOVENEZIANOL’AQUILA E IL DRAGONE

A Milano dal 14 al 19 aprile, inoccasione dello «Zona Tortona De-sign 2010,» in un cortile di Via Sa-vona 37 con «Ortofabbrica» s’in-contrano architettura, design, mo-da, enogastronomia e arte in unmodello diffuso di stile, ecososte-nibilità e recupero, per il riuso deimateriali e la salvaguardia del la-voro artigianale e della dimensioneumana del fare. L’idea è quella diallestire nel centro di Milano unospazio - l’orto - nel quale varie for-me creative si riconoscano nellasemplicità e nella funzionalità de-gli oggetti. Per questo si sceglie unparcheggio - il medesimo della pri-ma edizione - e lo si trasforma inun’oasi di natura protetta dal traf-fico e dalla frenesia della città.

Opere in cui s’incontranodesign ed ecosostenibilità

Nel Mao, Museo d’ArteOrientale di Torino, è in corsofino al 6 giugno una mostra de-dicata alle miniature indianedella Collezione Ducrot, checomprende circa 250 dipinti atempera su carta di varie di-mensioni, appartenenti in lar-ga misura alle scuole pittorichedel Rajasthan, dei Principatidelle colline pre-himalayane edell’India centrale. Di esse èesposta una significativa sele-zione - 150 opere - come pano-ramica degli stili e dei temi ico-nografici della produzione pit-torica su carta sviluppatasi nel-l’area nord-occidentale e cen-trale del sub-continente india-no tra il XVII e il XIX secolo.

MILANOPER L’ORTODI CASA

Una collaborazione tra la Fondazio-ne Musei Civici di Venezia e la Funda-ciò Caixa Catalunya presenta, nella Pe-drera di Barcellona fino al 27 giugno,la complessa ed eclettica attività diMariano Fortuny y Madrazo, pittore,incisore, scultore, fotografo, scenotec-nico, inventore della Cupola - stru-mento rivoluzionario di riforma sceni-ca usato in tutti i teatri d’Europa -, no-to anche per le creazioni tessili e nellamoda. Oltre 300 le opere provenientidai fondi del Museo veneziano.

Due tempere indiane della Collezione Ducrot

I «Fantasmi Urbani» del ceramistaRoberto Cambi fluttuano per Milano

Due imperi a confronto: la Cina e Roma Opere di Mariano Fortuny y Madrazo,tra cui un suo autoritratto del 1947

Dal 14 aprile al 31 ottobre a Milanofluttuano i «Fantasmi Urbani» del ce-ramista Roberto Cambi in occasionedella 49esima edizione del Salone In-ternazionale del Mobile: una grandeinstallazione composta da 150 fanta-smi in ceramica distribuiti e appesinella corte di una ex-stamperia di ViaLombardini 22 e sulla balconata so-prastante l’ingresso. I fantasmi hannocaratteristiche espressive e morfologi-che differenti; realizzati artigianal-mente sono muniti di luce interna cosìda essere autonomi e fluttuanti nelleore notturne. È lo spunto del più am-pio progetto che lo studio Lombardini22 dedica al tema della paura.

Dopo la prima tappa a Pechino e laseconda a Luoyang, a celebrare il60esimo anniversario della fondazio-ne della Repubblica Popolare Cinese èMilano, nel Palazzo Reale: dal primoaprile al 5 settembre la mostra «L’a-quila e il dragone» paragona i due piùimportanti imperi della storia, l’Impe-ro Romano e le dinastie cinesi Qin eHan nel periodo che va dal II secoloa.C. al II secolo d.C. Oltre 300 capola-vori ricostruiscono momenti salientidel sorgere e dello sviluppo dei dueimperi, mettendone in luce aspetti del-la vita quotidiana, della società, dellacomunicazione sociale, del culto e del-l’economia, e in parallelo le testimo-nianze dei traguardi raggiunti nei set-tori dell’arte, della scienza e della tec-nica. Oltre ai guerrieri di terracotta,statuette di ceramica raccontano i co-stumi, la moda, le arti cavalleresche emilitari della cultura cinese, affiancateda maestosi gruppi statuari in marmo,affreschi, mosaici, utensili in argento,altari funebri dell’Impero Romano.

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Introduceva il Convegno «Il diritto dei consumatori nellacrisi e le prospettive evolutive del sistema di tutela» An-tonio Catricalà, ponendo alcuni interrogativi: la normati-

va a tutela dei consumatori esprime un’istanza di tipo dirigi-sta oppure siamo di fronte a una nuova frontiera dell’affer-mazione della libertà dell’individuo? Un primo tentativo dirisposta: «La consapevolezza e l’autonomia della scelta diconsumo devono essere garantite nella loro effettività, inquanto divengono, nel quadro del mercato concorrenziale,un momento altrettanto essenziale come quello della liberacompetizione tra le imprese». Si tratta di operare complessibilanciamenti: «In questo gioco entra l’Amministrazione,per garantire l’effettività dei diritti ma senza conculcare lalibertà di scelta del consumatore e la libertà di proposta e diorganizzazione dell’impresa. A questo ruolo si addice unatecnica amministrativa di intervento di natura giudiziale, af-fidata a un’autorità imparziale e basata su decisioni partico-lari che, nel tempo, dovranno dare razionalizzazione. Lascelta di adottare una sede unica per questa normativa favo-rirà l’elaborazione di interpretazioni più coerenti e nel com-plesso un’applicazione più efficace. Altrettanta coerenza do-vrebbe essere seguita nella vigilanza amministrativa».

Altro tema di rilievo è il «ruolo che può giocare in questamateria l’autonomia collettiva che si esplica nell’«elabora-zione dei codici di condotta volti a definire il comportamen-to dei professionisti in relazione alle pratiche commerciali ealla definizione, attraverso meccanismi di autodisciplina,delle controversie». Ma quali sono i rapporti tra legge, auto-nomia collettiva e valutazione dell’Autorità nella definizio-ne dei codici? Gli accordi tra imprese e associazioni dei con-sumatori hanno valore meramente integrativo o possonospingersi anche oltre? Può l’Autorità, come soggetto istitu-zionalmente competente, esercitare una qualche funzionenella definizione di questi codici? Infine: «Andrebbero ap-profondite le condizioni di praticabilità del nuovo istitutodell’azione collettiva. È un’acquisizione di grande rilievopratico e culturale per l’ordinamento. Si supera il tradiziona-le impianto individualistico del processo, istituendo una mo-dalità di accesso al giudizio a pretese di rilievo collettivo».

Un’indagine conoscitiva èstata avviata per verificaregli effetti dell’evoluzione

del settore audiovisivo sulle di-namiche concorrenziali e suiconsumatori. Secondo l’Autoritàla digitalizzazione del sistema te-levisivo da un lato e lo sviluppodi modalità innovative di produ-zione, distribuzione, trasmissionee fruizione di contenuti dall’altro, ri-chiedono un approfondimento per capi-re quali saranno, in prospettiva, le possibili ripercussioni neimercati sotto il profilo tecnologico ed economico.

Per l’Antitrust la digitalizzazione delle reti trasmissiveterrestri attraverso l’uso più efficiente dello spettro radioconsente di superare la scarsità di frequenze che ha storica-mente rappresentato un’importante barriera all’entrata nelmercato. La piattaforma aperta del digitale terrestre permet-terà sia l’aumento dei canali free-to-air trasmessi a livellonazionale e locale, sia lo sviluppo di servizi di pay-tv. A que-sta evoluzione si aggiunge la convergenza, ormai definitiva-mente in atto, tra settore televisivo e settore delle telecomu-nicazioni, destinata ad esplicare pienamente i propri effetticon lo sviluppo delle reti di accesso di nuova generazione.

L’indagine, che esaminerà anche gli effetti della diffusio-ne di internet - ivi incluse le questioni relative alla proprietàintellettuale delle opere e alla sua protezione -, dovrà verifi-care in che misura la trasformazione in atto influisca ai finidella definizione dei mercati rilevanti, cruciale per l’attivitàdell’Antitrust. Sarà inoltre necessario identificare quali sa-ranno i fattori determinanti per l’acquisizione o il rafforza-mento di un potere di mercato da parte delle imprese. Risul-ta infatti necessario che in questa fase ricca di potenzialitàpro-concorrenziali, fondamentali per ampliare la possibilitàdi scelta dei consumatori, non vi siano ostacoli allo sviluppocompetitivo, connessi, ad esempio, alla natura privata dellepiattaforme, all’uso di decoder chiusi e all’efficacia esclu-dente di applicazioni software e motori di ricerca.

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ANTITRUST

TUTTISOTTOGLI OCCHIDELGARANTE

A CURA DI

ROMINA CIUFFA

ANTONIO CATRICALÀ: IL DIRITTODEI CONSUMATORI NELLA CRISIE LE PROSPETTIVE DI TUTELA

SETTORE AUDIOVISIVO: QUALISARANNO LE RIPERCUSSIONI

DEL NUOVO SISTEMA DIGITALE?

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L’apertura dei mercati internazionali delle merci e deicapitali è un fatto acquisito: il ritorno a economiechiuse è un’opzione non realistica. Ne parla Anto-

nio Catricalà, presidente dell’Autorità Garante per la Con-correnza e il Mercato, in un’audizione parlamentare sullariforma delle Autorità indipendenti, sostenendo che «è assaipiù utile concentrare l’attenzione su quelle regole e su que-gli istituti che, anziché sostituirsi al mercato, l’orientino alperseguimento di interessi generali». L’esigenza dell’indi-pendenza deriva dalle caratteristiche del sistema di mercato,«incentrato sulle autonome decisioni degli operatori che nondevono essere artificialmente influenzati, nel funzionamen-to fisiologico degli scambi, dagli interventi esterni e parzialidella politica».

La più recente stagione dell’Antitrust si apre in un quadrodi rallentamento del ciclo economico positivo, precisa Catri-calà. «La crescita economica era diminuita già prima dellacrisi dei mercati finanziari della fine del 2008. Per tali ragio-ni, l’attività dell’Autorità antitrust deve essere orientata aspronare all’efficienza, senza mortificare le forze vitali delmercato. È emersa con maggiore nettezza l’opportunità dicontrastare la regolazione restrittiva e protezionistica cheabbonda nel nostro ordinamento e ostacola il buon funziona-mento dei mercati. Circa il metodo, si è seguito quello voltoa convincere più che a imporre; a promuovere il cambia-mento dei comportamenti sul mercato anziché sanzionaresemplicemente». Il rapporto con il Parlamento si è fatto piùproficuo per gli assetti più generali della regolazione econo-mica. Ma sarebbero auspicabili alcuni interventi per com-pletare i poteri: Concentrare nell’Autorità la tutela direttadei consumatori, tra cui in particolare quella volta a repri-mere in via amministrativa le clausole vessatorie inserite neicontratti di massa e standardizzati; riguardo alla vigilanzasulla pubblicità televisiva, contemperare la libertà d’impresacon le legittime esigenze del controllo per evitare o limitarepiù prontamente il pregiudizio al consumatore; adottare unanormativa che consenta al professionista responsabile deimessaggi di proporre ed eseguire impegni idonei a rimuove-re le illiceità indicate nell’atto di avvio, affinché l’Autoritàdefinisca il procedimento senza accertare l’illecito.

Nell’ambito dell’attività di valutazione della regolazioneingiustificatamente distorsiva, sarebbe opportuno integrarele prerogative dell’Autorità dotandola della legittimazionead adire il giudice amministrativo per chiedere l’annulla-mento degli atti delle Pubbliche Amministrazioni in viola-zione della normativa sulla concorrenza. È auspicabile chel’Autorità sia anche dotata della legittimazione a sollevarequestioni di legittimità costituzionale della normativa incontrasto con il principio di concorrenza, e della facoltà diproporre al Governo l’impugnativa in via diretta della legi-slazione regionale in violazione del medesimo principio.«Con ciò–ha precisato però Catricalà–, non si intende pro-porre una stagione di pangiustizialismo di mercato».

«Io non abbocco!» è il pro-getto dell’Antitrust per lescuole in collaborazione

con il Ministero della PubblicaIstruzione, dell’Università e dellaRicerca: nell’anno scolastico2009-2010, senza alcun onere perle scuole coinvolte, gli alunni del-la scuola primaria di IV elementa-re e delle scuole secondarie di Igrado che frequentano la II mediae gli studenti del penultimo annodella scuola secondaria di II gra-do, potranno partecipare al con-

corso inserito in quell’attività istituzionale dell’Antitrustvolta a diffondere la cultura della concorrenza e della tuteladel consumatore, per la formazione dei ragazzi verso unapiù ampia conoscenza sui meccanismi del mercato e unaconsapevole educazione al consumo. L’Autorità, infatti, hamesso a disposizione delle scuole che ne faranno richiesta ipropri funzionari, che andranno nelle classi per spiegare itanti casi di pubblicità ingannevole, i comportamenti scor-retti, i cartelli segreti e gli abusi delle aziende a danno deicittadini. Sarà distribuito agli alunni materiale informativoche servirà per la realizzazione degli elaborati richiesti perpartecipare al concorso. Il corso formativo si concluderàcon l’assegnazione di una targa-ricordo ai lavori migliori daparte di una Commissione di esperti.

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PERCHÉ È NECESSARIORENDERE COSTITUZIONALI

LE AUTORITÀ INDIPENDENTI

BAYER: FORSE HA CONCESSOL’ACCESSO A STUDI SCIENTIFICI

SOLO A UNA PREFERITA

Un’istruttoria è stata avviata per verificare se le so-cietà del Gruppo Bayer - Bayer Cropscience Ag eBayer Cropscience srl - operative nei prodotti fitosa-

nitari, abbiano abusato della posizione dominante nel mer-cato dei fungicidi sistemici. Secondo la denuncia presentatadall’European Union Fosetyl-Aluminium Task Force, laBayer avrebbe ostacolato le aziende concorrenti nella predi-sposizione della documentazione necessaria per ottenere ilrinnovo all’autorizzazione all’immissione in commercio diprodotti fitosanitari a base di fosetyl.

Secondo la normativa europea che riduce la possibilità ditest su animali vertebrati, l’unica via per ottenere il ricono-scimento era accedere agli studi della Bayer, che aveval’obbligo di concederne l’accesso a condizioni eque, traspa-renti e non discriminatorie alle società che ne facessero ri-chiesta. La Bayer avrebbe invece consentito l’accesso aglistudi alla Helm e volutamente dilazionato le trattative con iconcorrenti, impedendo lo svolgimento della procedura diconciliazione per cui il Ministero della Salute ha revocatol’autorizzazione ai prodotti a base di fosetyl commercializ-zati in Italia dalle imprese riunite in una task force.

Per queste l’avvio di un nuovo iter autorizzatorio in luogodella richiesta di rinnovo richiederebbe la produzione dinuova documentazione scientifica e ritarderebbe il loro re-ingresso nel mercato di altri 3 anni. La Bayer ha intanto am-pliato la propria quota nel mercato dei fungicidi a base difosetyl dal 73 all’87 per cento e aumentato nel 2009 di oltreil 10 per cento i prezzi dei prodotti a base di fosetyl.

«IO NON ABBOCCO!», OSSIAL’ANTITRUST SI METTE

A DISPOSIZIONE DELLE SCUOLE

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disse, oltre ad aggiungere una propo-sta economica molto vantaggiosa. Incambio chiedeva che divenisse repub-blicano, o che lo supportasse comeleader della maggioranza. Lachmanrifiutò: «Capii che il controllo dellamaggioranza politica e la redistribu-zione dei sistemi distrettuali devonoessere, nella mia agenda, assoluta-mente separati». Questi ultimi do-vrebbero essere affidati alle scelte deicittadini, e non all’influenza politica.

Dal 1981 al 1999 Alfonse D’Amatoè stato anch’egli senatore dello Statodi New York. Oggi suggerisce: «Endthe Unions’ Sweetheart Deals». Co-stui vede la dolorosa crisi fiscalenewyorkese come un’opportunitàper una ristrutturazione delle finan-ze statali a beneficio delle generazio-ni future; il legislatore prenda piedecontro gli interessi settoriali, a partireda quelli delle alleanze nel pubblico,i cui assegni sono divenuti letteral-mente «terroristi delle pari opportu-nità» in grado di comprare sia repub-blicani che democratici. Grazie a taliunioni, New York ha le più costosepensioni del Paese. Potrebbero rinve-nirsi 600 milioni di dollari l’anno so-lo se lo Stato tassasse le sigarette ven-dute nelle riserve dei Nativi america-ni: perché New York dev’essere loStato degli evasori?

«Overspending Is a Bipartisan Af-fliction», dichiara Jeffrey Stonecash,professore di Scienze Politiche nel-l’Università di Syracuse. New York ècaratterizzata dalle più alte tasse lo-

ello scorso numero mi sonosoffermata sulle idee che dell’I-talia si è fatta un noto opinioni-sta del New York Times. Per

par condicio questa volta, sempredal medesimo quotidiano, traggodelle considerazioni sulla crisi che siè abbattuta proprio sulla Grande Me-la e che ha reso per i suoi residenti in-frequentabili Via Condotti e gliChamps Elysées, prima loro mete in-discutibili. Disoccupazione per circail 9 per cento di essi e una recessioneche solo ora sembra iniziare a recede-re. I newyorkesi cominciano, in que-sta primavera obamiana, a rivederela luce. E il New York Times, ebbro didomande, s’interroga sulle ragioniche hanno condotto la City ai livellidi una Roma pre-dolcevita e sullemodalità di un recupero che stenta arendersi aggressivo. Più precisamen-te, interroga sei esperti.

Innanzitutto H. Carl McGall. Se-natore negli anni 70, quindi amba-sciatore degli Usa di Jimmy Carterper l’Onu, altre cariche nella città diNew York (ma nella corsa per le ele-zioni 2002, quando era candidatodemocratico alla carica di governa-tore, era finito sulle pagine di tutti igiornali per aver scritto almeno 61lettere di raccomandazione nel pe-riodo in cui aveva ricoperto l’incari-co di controllore dei conti della cittàdi New York). Il suo consiglio è:«Leave the Budget to the Experts». Esia. Lo definisce il problema del Dr.Frankestein: una volta creato il mo-stro, non lo si riesce a controllare.Anni di espedienti politici hannocondotto a una passività cronica nelbilancio che sfida «la nostra solvibi-lità di breve termine e la salute eco-nomica di lungo termine».

Il governatore Richard Ravitch haprevisto che il budget venga appro-vato solo se in equilibrio. La strategiada impiegare sarebbe semplice, plu-riennale, e includerebbe tagli signifi-cativi alle spese versus prestiti limi-tati. Obiezioni: troppi debiti per i fi-gli dei newyorkesi; infatti il pianoRavitch comporterebbe prestiti percirca 6 bilioni di dollari nei prossimi3 anni. Ma il nuovo regime darebbealle nuove generazioni qualcosa dipiù importante, «la disciplina econo-mica necessaria a costruire uno Statoconcorrenziale». Le colpe dei padriricadono sui figli? Mi domando io,questa volta. O forse dobbiamo pren-derlo come un insegnamento, comeogni colpa delle loro.

Seymour P. Lachman, direttore del-lo Hugh L. Carey Institute for Go-vernment Reform del Wagner Colle-ge, consiglia: «Don’t Let LawmakersDraw Their Districts». Ricorda preci-puamente un anno, il 2004, quandovolgeva al termine il suo quarto man-

Nel Central Park c’èuno spaventapasseri

N

dato come senatore dello Stato diNew York. Joseph Bruno, leader dellamaggioranza in Senato, gli mostròuna mappa del suo nuovo piano perBrooklyn che tagliava il distretto ap-partenente a Lachman e lo redistri-buiva agli altri senatori. «Le daremola poltrona più sicura a Brooklyn», gli

di ROMINA CIUFFA

«La strategia è altrove: investire fuori la City, rivitalizzare l’economia upstate, mescolare correttamente educazione, lavoro, talentie impresa per competerenel XXI secolo. Ma dobbiamo accettare l’inevitabile. Nel continentei Governi hanno acconsentito che città con un passato fiero e un futuro non chiaro potessero svanire. New York dovrà fare lo stesso»

A M E R I C A A M E R I C A

FOTO DI ROMINA CIUFFA

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cali e statali di tutto il Paese e daun elevato e crescente debito de-rivato, negli anni, dai prestiti.Perché?, si domanda l’esperto. Esi risponde: perché entrambe leparti politiche hanno basi eletto-rali che supportano la spesa. Pergran parte del XX secolo i demo-cratici sono rimasti fuori dal po-tere, ma dopo il Watergate del1974 hanno costruito la propriamaggioranza alla Camera attra-verso i voti dei newyorkesi e deiloro vicini upstate (ossia resi-denti nello Stato di New York),ottenuti grazie a campagne chefavorivano programmi di sanitàpubblica (in particolare Medi-caid, il programma federale sa-nitario che provvede a fornireaiuti agli individui e alle fami-glie con basso reddito), sicurez-za, servizi sociali e scuole.

Fino allo scorso anno il Senatoè stato retto dai repubblicani, piùforti nei distretti suburbani pro-babilmente per la minore richie-sta fiscale, pur essendosi regi-strato un crollo che dal 1957 ad oggi siè osservato portare il 50 per cento deivotanti repubblicani alla metà. Permantenere potere in Senato il partitoha così puntato anch’esso su scuole eaiuti sociali nei sobborghi, con il risul-tato seguente: la Camera si occupa dimedicinali, programmi sociali e scuo-la, il Senato si concentra sulla scuoladei sobborghi.

Questa la premessa. E se il Governotenta di controllare la spesa, l’impre-sa non è semplice: infatti, più del 40per cento della popolazione votantenello Stato vive nella città di NewYork e necessita (come il pane) diprogrammi sociali e di educazionepubblica. Come possono i candidatitrovare sic et simpliciter supporto neisobborghi e nell’upstate di fronte atagli di budget? Cosa può cambiare lasituazione, allora? Il Partito repubbli-cano potrebbe ricostruire la propriafama sul concetto di prudenza fiscale,com’era un tempo; alternativamente,la crisi aggravarsi a tal punto da legit-timare il Legislatore ai tagli fiscali an-che davanti al Costituente.

Professore alla New Yok Univer-sity, Mitchell Moss - secondo cui«Struggling Towns Must Evolve OrDie» - ricorda che, quando Buffaloospitò nel 1901 la Pan-American Ex-position, essa costituiva l’ottava cittàamericana nella scala di importanzae, giustamente, si faceva chiamare la«città del futuro». Poi, come molte al-tre, ha perso lavoro e residenti. Nonsi può fingere che tutte le contee fio-riranno. A New York, in particolare, icontribuenti pagano bilioni di dollariper spese non necessarie, a partire daprogetti di trasporto e prigioni, e

danno nuovi significati al concetto diWelfare. Secondo questo esperto, lastrategia è altrove: investire fuori laCity, rivitalizzare l’economia upstate,mescolare correttamente educazione,lavoro talentuoso e impresa per com-petere nel XXI secolo. Ma «dobbiamoaccettare l’inevitabile». Nel continen-te i Governi hanno acconsentito checittà con un passato fiero e un futuronon chiaro potessero svanire. NewYork dovrà fare lo stesso.

«No More Aid for the Affluent»,sentenzia Carol Kellermann, presi-dente della Citizen Budget Commis-sion: lei punta su Medicaid, educa-zione e benefits per i dipendenti, os-sia il 70 per cento del budget. Albany,capitale dello Stato di New York, de-ve innanzitutto tagliare il program-ma Medicaid, rendendo disponibilii benefici a lungo termine solo peresigenze reali. In relazione all’educa-zione pubblica, va mantenuto il so-stegno agli studenti con basso reddi-to familiare. Ma New York spendetroppo nell’educazione nella fasciaalta di reddito: durante l’anno acca-demico 2008-2009 il 10 per cento dei

più ricchi newyorkesi ha speso28.754 dollari a studente. Perché loStato avrebbe garantito 3.809 dollariper ciascuno di essi a tali livelli e inquei distretti? Somme che avrebberopotuto essere spese altrove, oppurerisparmiate.

Sui benefici all’impiego, l’espertadescrive la situazione degli impiega-ti statali che possono ritirarsi solodopo 10 anni e ottenere il vitalizioanche se assunti altrove. Entro il 2014vi sarà un’aggiunta del 60 per centonelle loro buste paga mentre, mal-grado la recente adozione di un pia-no meno generoso, il costo delle pen-sioni è destinato a crescere del 132per cento in questi tre anni. Il gaporientativamente prodotto sarà di12,4 bilioni di dollari, che si chiuderàsenza alcuna crescita.

Infine («last but not least», è il casodi dire), un appello: «Someone, TakeCharge». Lo fa Jay Galaggher: la si-tuazione è più seria - ne conviene an-

che il governatore Ra-vitch, che cita - di quelladegli scuri anni Settantanewyorkesi. Non v’èGoverno che possa aiu-tare lo Stato nel modo incui lo Stato aiutò la città35 anni fa. Ancora peg-giore il tempismo: il Go-verno non ha mai avutotanti problemi finanzia-ri. L’Avvocato generaleAndrew Cuomo, capodel Partito democratico,«continua a recitare laparte di Amleto sul-l’Hudson, rifiutandosi

di annunciare ciò che ciascuno sa:che si candiderà alle elezioni comegovernatore quest’anno». Tale strate-gia «consente a Cuomo di evitare ledomande sul budget», ma implicaanche che egli non è in grado di pro-porre una forte leadership agli eletto-ri «sull’orlo della rovina finanziaria».

La maggioranza democratica in Se-nato funziona a malapena e ciò chefanno i repubblicani è solo formare unmuro di no. Alla Camera i democrati-ci appaiono come un modello di de-coro, ma sono segretamente terroriz-zati da un possibile anno alla Water-gate, in cui molti di essi saranno cac-ciati via dalle scrivanie: così l’istinto liporta a non guardare oltre novembree a non fare propositi sul budget.

In questi termini l’America parladi sé. Mi domando, allora, perchémai la Spagna dovrebbe, poverina,disperare di non esser parte di que-sto grande continente oltre l’oceanoche, in crisi, fa come fanno tutti: nel-l’orticello fissa al palo uno spaventa-passeri. Solo che l’orticello è un benepubblico, i passeri sono i cittadinistessi.

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Mi domando perché mai la Spagnadovrebbe, poverina, disperare di nonesser parte di questo grande continente oltre l’oceano che, in crisi, fa come fanno tutti: nell’orticello fissa al palo uno spaventapasseri. Solo che l’orticello è un bene pubblico, i passeri sono i cittadini stessi.

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A L I S P O R T

SPECCHIOECONOMICO

DAL MONDO DEI MOTORI

N I S S A N

DEMO-KAWASAKI

ATTACCA LA LOTUS ALLA PRESA

La Kawasaki apre la stagione 2010con uno strumento di ricerca onlineper venire incontro a coloro che ap-prezzano una moto dal DNA «limegreen». Con il Kawasaki Test Bike èpossibile scegliere il modello desidera-to e inserire il codice di avviamento po-stale per trovare le concessionarie diinteresse. Inoltre, gli appassionati delleverdi di Akashi potranno provare tutti inuovi modelli della gamma 2010, dallaZ 1000, alla nuova 1400 GTR, in appo-siti «demo ride» della durata di 2 giorniche si terranno fino alla prossima esta-te nelle varie località italiane.

All’80esimo Salone Internazionaledell’Automobile di Ginevra la Lotus Engi-neering espone in anteprima il prototi-po Lotus Evora 414 E Hybrid, che uni-sce la trazione elettrica «plug-in» a nuo-ve soluzioni per accrescere il coinvolgi-mento del guidatore, come l’accelera-zione da 0 a 60 miglia orarie in meno di4 secondi e un’autonomia di oltre 300miglia. Con questo veicolo un pendolarepotrebbe effettuare gli spostamentiquotidiani (35 miglia) usando esclusiva-mente l’elettricità della batteria, chepuò essere ricaricata di notte collegan-do la presa di corrente nascosta allarete elettrica domestica.

L’Alisport provvede anche all’assistenza per i velivoli Yuma

Il Progetto Yuma dell’Alisport - che si occupa primariamente di veleggiatori Silent -nasce nel 1994 per volontà della società Dea. Ultraleggero appartenente alla categoriaS.T.O.L. (velivoli ad atterraggio e decollo corto), è concepito secondo rigide specificheaeronautiche e permette di atterrare e decollare in spazi esigui anche in presenza di osta-coli, senza rinunciare alla velocità di crociera. Le caratteristiche di volo sono esaltate dal-l’adozione di un particolare profilo alare che prevede l’installazione delle alette HandleyPage. La possibilità di affrontare atterraggi improvvisati in terreni difficili è assicurata daldimensionamento delle parti mobili che donano maneggevolezza senza perdere autoritàanche a bassissime velocità. L’adozione di flaps separati dagli alettoni consente, inoltre,avvicinamenti con angoli di discesa accentuati atti al superamento di ostacoli a ridossodel campo. L’ergonomia della cabina assicura il comfort e l’ampia visibilità. L’impiantodi alimentazione è dotato di due serbatoi alari e di uno piccolo di compensazione in cabi-na, che consentono la possibilità di avere oltre 6 ore di autonomia.

La Nuova Micra alla sua quarta generazione

La Nissan Motor ha presentato a Ginevra l’icona della casa produttrice, la Micra,giunta alla sua quarta generazione. Progettata con i criteri di una macchina di dimen-sioni ridotte e provvista di un pacchetto di dotazioni all’avanguardia, questa vettura,commercializzata come «March» in Giappone, è completamente rivoluzionata. Fortedel successo giapponese, in Europa e in altri mercati si è fatta apprezzare da una clien-tela eterogenea grazie alle caratteristiche di una citycar compatta. Con la Nuova Mi-cra, la Nissan punta a cavalcare la tendenza in atto in ben 160 Paesi: interni spaziosi edimensioni esterne compatte, un nuovo motore benzina a 3 cilindri cui si aggiungeràuna versione sovralimentata a iniezione diretta con emissioni di 95 grammi al chilo-metro, il nuovo cambio con tecnologia CVT . Prodotta in 4 impianti, la Micra soprav-vive al cambio drastico che le ha conferito il restyling, pur se si è fermi a una doman-da: perché avvicinarla a un Maggiolone più che confermare le forme che l’hanno fat-ta conoscere e le hanno fatto conquistare il mercato nella sua prima generazione?

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N I P P O N I A

SPECCHIOECONOMICO

La Yacht Plus, che si occupa di multiproprietà di superyacht, ha presentato la secon-da unità della flotta, l’Ocean Pearl, uno yacht di 41 metri, gemello dell’Ocean Emeralde che costituirà con questo l’offerta dell’azienda nei prossimi 4 anni. Attualmente incostruzione presso i Cantieri Navali Rodriquez di Sarzana è anche l’Ocean Sapphire,che sarà varato nel maggio 2010. La nuova Pearl, dopo il varo, sarà attiva nel Mediter-raneo in questa stagione e, nei Caraibi, nel prossimo inverno 2011. La formula di mul-tiproprietà è stata accettata dagli armatori in seguito a richieste continue che hanno di-mostrato come, in tempi economicamente difficili, costituisca una soluzione logica efinanziariamente intelligente per possedere prodotti di lusso di lunga durata. Uno deiprincipali vantaggi della multiproprietà è quello di mantenere uno stile di vita presti-gioso e di lusso a un costo ridotto rispetto alla pura proprietà. L’Ocean Pearl è stata pro-gettata da Norman Foster, che usa la luce come elemento d’arredo. Ha 5 suite per 12ospiti e accoglie un equipaggio fisso di 7 persone altamente specializzate.

Grazie a un finanziamento del Mini-stero dell’Interno al Comune di Chiarinell’ambito del progetto «Sicurezza inVolo», la Polizia municipale di quellacittà si è dotata di un piccolo aereoFK9 Mk IV. Nel 2009 il Ministero hastanziato un fondo di 100 milioni di eu-ro per finanziare iniziative dirette a po-tenziare la sicurezza e a tutelare l’ordi-ne pubblico. Il progetto ministeriale èdiretto ad ampliare l’operatività e ilcontrollo del territorio da parte dellePolizie locali. Nel caso particolare è in-tervenuto un accordo tra le Poliziemunicipali di 16 Comuni che prevedeil controllo aereo del territorio, la for-mazione degli agenti-piloti presso laScuola di Volo «Vittoria Alata» di Co-mezzano-Cizzago e il mantenimentoper 5 anni del servizio di sorveglianzaaerea nel Bresciano occidentale.L’FK9 è un ultraleggero biposto dinuova generazione, nato dalla lunga li-nea di velivoli del gruppo tedesco Funk.L’ala aerodinamica a profilo laminarederivata dagli alianti e i flaps gli per-mettono velocità di 210 chilometriorari e minime per atterraggi corti.

Il nuovo freno di Casa Ashima «PanCake Brake» pesa 308 grammi, inclusiun disco da 180 millimetri e le leve. Sitratta del primo freno a disco idraulicosenza pistoni: non è spinto per l’aziona-mento contro il disco da piccoli pistonci-ni, ma le pastiglie sono montate diretta-mente su un diaframma di chiusura cir-colare. Secondo il suo designer WayneMoore, la manutenzione è molto sem-plice grazie al flusso interno verso unasola direzione; per la pulizia basterebbe-ro solo due minuti. La leva è in plasticaper fornire il giusto mix di potenza, leg-gerezza e qualità di finitura superficiale.

La nuova «Ocean Pearl», gioiellino reso disponibile in multiproprietà

La Nipponia, fondata in Giappone nel 1992 e specializzatasi nella commercializzazio-ne di motoveicoli estesasi in altri mercati quali il Centro e il Sud-America, poi passata an-che alla produzione di motoveicoli, ha assegnato alla propria sede greca il ruolo di quar-tier generale. Da lì parte il «Vorrei», uno scooter che si affianca ad «Arte» e ad «Ezio», glialtri due prodotti della Casa giapponese espressamente sviluppati anche nel nome perconquistare l’Europa. L’Italia è scelta per il debutto internazionale di questi scooter checombinano vintage e moderno grazie all’intervento del designer Sotiris Kovos che, dalCentro Studi Design di Torino, ne ha ideato le forme definitive. Ideato in particolare permuoversi in città, il nuovo Vorrei possiede facilità e praticità d’uso, linee innovative ebuona componentistica. Disponibile in due diverse cilindrate (125 e 150), ha ruote alte edè corredato di un bauletto di serie dello stesso colore della carrozzeria. I due fanali ante-riori alogeni da 55 W garantiscono una buona visione e sono raccolti, insieme agli indi-catori di direzione, in un disegno che prosegue le sue linee sino ad unirsi al parabrezza.

ALATA SICUREZZA A CHIARI

FRENO O PANCAKEY A C H T P L U S

Il nuovo scooter «Vorrei» della casa giapponese Nipponia

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n tutta la mia esperienza giornali-stica ho acquisiro molte convinzio-ni, più o meno attinenti al mio la-

voro specifico. Tra quelle relative aquest’ultimo, ve ne sono alcune proba-bilmente utili a chi aspira a diventaregiornalista e a chi è ai primi anni diprofessione. Avendo conosciuto a fon-do il Corriere della Sera nel quale holavorato per oltre tre decenni e mezzoe dal quale tutti aspirano ad essere pri-ma o poi assunti, espongo la mia primae più essenziale convinzione che con-denso nel detto: «Dal Corriere non sisale mai, si può solo scendere». Il chesignifica che, per chi fortunatamente èstato assunto da quel giornale, uscirneper andare ad occupare altri posti, asvolgere altri ruoli, in altre aziendepubbliche o private, a ricoprire caricheistituzionali, significa solo scendere diqualche gradino, al minimo di uno, co-munque più in basso. Anche se da unpunto di vista ufficiale, gerarchico, bu-rocratico, politico, istituzionale, il nuo-vo impegno può apparire superiore.

Questo vale per tutti, anche per ilsemplice redattore cui un altro giornaleoffra, ad esempio, il massimo ruolo,quello di direttore e un raddoppio distipendio. Ho visto colleghi del Corrie-re che, desiderosi di fare carriera, sonopassati ad altri giornali assumendoviruoli superiori: di inviato speciale, re-dattore capo, corrispondente dall’este-ro, direttore; nel giro di qualche annohanno perduto questi ruoli e si sono ri-trovati fuori anche dal Corriere; alcunicon un’etichetta politica e professiona-le a loro stessi sgradita.

A cavallo tra gli anni 50 e 60 un «pa-stonista» politico abbandonò il Corrie-re per diventare corrispondente da Mo-sca di un giornale concorrente e assu-merne poi la direzione; e perfino rico-prire una significativa carica di Gover-no. Esaurite quelle esperienze, tentò dirientrare come direttore al Corriere; glioffrirono un incarico amministrativoma i suoi articoli apparivano molto ra-ramente sul giornale.

Un altro seguì la stessa sorte e videsparire per sempre dal Corriere la suapur autorevole firma; un terzo optò perla direzione di un giornale provincialee concluse la sua carriera salutato daun prefetto anziché da un Capo di Sta-to o da un Capo di Governo, comunquedimenticato dai lettori di mezza Italia.Analoghe avventure a malinconico fi-ne si sono registrate in anni più recenti.Il figlio di un grande notabile democri-stiano, assunto dal Corriere grazie allaraccomandazione del padre e divenutocapo della redazione romana, visti an-che i rapporti con organizzazioni tantopotenti quanto inaccessibili, era istitu-

zionalmente vocato a dirigere il Cor-riere. Pensò di placare la propria ambi-zione facendosi nominare vicedirettoredi un settimanale di sinistra, poi vice-direttore e quindi direttore di un gior-nale comunista, per trovarsi presto di-soccupato. Rastrellati alcuni azionisti,editori e capitali, fondò una nuova te-stata, pure di sinistra, destinata a spe-gnersi una volta consumata la poca ce-ra raggranellata.

Lo stesso era successo in altri tempia un altro transfuga del Corriere, anda-to a dirigere un grande giornale romanograzie all’amicizia personale con unazionista della Montedison; presto di-soccupato, convinse alcune banche a fi-nanziare un nuovo giornale che, esauri-ti i fondi, chiuse segnando la sua totalescomparsa. E che dire di colleghi chepontificavano all’interno del Corrieree, trasmigrati in altri settori, ad esempionel cinema in veste di autori e sceneg-giatori di film, sono scomparsi?

Per tre volte, quando ero al Corriere,mi furono offerte ottime occasioni,avanzamenti di carriera, aumenti di sti-pendio, ruoli prestigiosi. Avendo colla-borato a fine anni 60 con la Rai redi-gendo l’insuperato Giornale del III,cioè del Terzo Programma, mi fu offer-to il ruolo di redattore capo in televi-sione; un editore di due quotidiani e diun settimanale mi offrì di dirigere l’in-tero suo gruppo editoriale; un grandeeditore come Edilio Rusconi mi offrìdi diventare il suo numero uno a Romae di rappresentarlo presso le istituzio-

ni, Governo, Parlamento, partiti. In tut-to e i tre casi risposi: «Lavoro da annial Corriere; come lasciarlo sia pure perprestigiosi e meglio retribuiti incari-chi?». Dal Corriere si può solo scende-re. Non si può assumere altrove unostatus e una dignità equivalenti, perchénon esistono.

Fui chiamato al Corriere nell’apriledel 1956; lavoravo da oltre due anninel Momento Sera, con successo esoddisfazione. Una mattina scesi in ti-pografia per impaginare la prima edi-zione. Comunicai ai colleghi la «chia-mata» del Corriere. Aggiunsi che nonavrei accettato perché l’editore Reali-no Carboni era soddisfatto del mio la-voro. Ascoltato casualmente il mioproposito, il redattore capo AntonioSergio si girò dal bancone sul qualestava indicando al proto come disporretitoli e colonne di piombo, mi osservòqualche istante e, freddo ma deciso, midisse: «Hai detto che non ci vai? Sedomani mattina ti trovo qui ti prendo acalci nel sedere. Al Corriere si va, nonsi discute». Un vero padre di famiglia,cui non interessava privarsi di un vali-do e appassionato giovane: «Ho vistogiornalisti diventare anziani e andarein pensione avendo sperato per tutta lavita di essere assunti al Corriere», ag-giunse. Forse era uno di loro.

Constatai la fondatezza del suo inse-gnamento contando, ad esempio, le in-numerevoli volte che un bravo giorna-lista come Italo Dragosei salì le scaledella sede romana del Corriere di Viadel Parlamento 9, nella speranza di es-sere assunto. Non vi riuscì mai, ma eb-be il conforto, negli ultimi istanti dellasua vita, di apprendere che, per far en-trare il figlio Fabrizio al Corriere, ave-vo rinunciato a trasferirmi dal Corriered’Informazione al Corriere della Seraper farlo entrare al mio posto. FabrizioDragosei è ancora oggi corrispondenteda Mosca del Corriere.

I tempi sono cambiati e pure le abi-tudini, per cui anche nel più grandegiornale italiano già negli ultimi anniin cui vi ho lavorato ho visto giovanimiracolosamente entrare e spensierata-mente uscire. Ma questo, invece di in-debolire, ha rafforzato la mia convin-zione che da esso non si può che scen-dere, mai salire. A meno che, anzichégiornalisti, in redazione non vi sianocalciatori. I quali sono abituati a passa-re indifferentemente e facilmente dauna squadra all’altra e vedersi ognivolta quadruplicare i compensi. Ma neigiornali e soprattutto nel Corriere dellaSera non si deve lavorare con i piedi,semmai con la testa, e inoltre a pre-scindere dai compensi.

Victor Ciuffa

II Corsera Story

Chi lavorain redazione,

giornalistio calciatori?

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L’opinione del Corrierista

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