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Gennaio 2013 Massimiliano Capretta

Val Vibrata Life edizione Gennaio 2013

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VAL VIBRATA Life è un giornale Free Press distribuito in più di 300 attività della Val Vibrata .Arte Cultura Eccellenze Società Territorio

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Gennaio 2013

MassimilianoCapretta

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2Gennaio 2013

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Gennaio 2013 3SOMMARIO

Come state? E’ una domanda vera, vogliamo davvero sapere come sta-te, come vi sentite. Troppe volte capita che una do-manda così, posta da ciascuno di noi o da altri, non attenda una ri-sposta. Ergo, domanda fatta senza vero interesse. A noi interessa sape-re come state, cosa fate, come avete iniziato il 2013.Ci interessa sapere cosa possia-mo fare noi per voi. All’interno del primo numero del nuovo anno troverete articoli che parlano delle eccellenze del territorio vibratiano, spaziando dall’imprenditoria all’ar-te, e come sempre non ci facciamo mancare storie di una volta che ci piace ancora ascoltare e raccontare.Tradizione e amore per la storia, passione per la storia del territorio e un po’ di nostalgia del tempo che fu.Una sorta di “saudade” , struggente e piacevole insieme. Perché se certe cose, come i tempi andati, non tor-neranno, possono però darci l’input per andare verso destinazioni di-verse ma ugualmente impostanti.Ognuno ha il suo percorso, e per questo in Val Vibrata Life ce n’è per tutti i gusti.Anche per i modaioli, per chi vuole aiutare la tutela dell’ambiente o per chi vuole sapere un po’ di più su tradizioni popolari e detti utilizzati quotidianamente, ma di cui spesso non si conosce l’origine o la moti-vazione.Sapere da cosa veniamo ci rende coscienti di ciò che siamo.Diteci anche voi dove state andan-do e cosa cercate. Potremmo trova-re insieme il “sentiero giusto” per il territorio che tutti noi amiamo.

EditorialenumeroGennaio

AMBIENTE

PRESENTAZIONE

TERRITORIO

4 CASH FLOW

16 PAOLA CELI

44 TRADIZIONI POPOLARI

34 45

12 CONCETTO BENIZI

10 MASSIMILIANO CAPRETTA

Maria Rita Piersanti

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4Gennaio 2013 IMPRENDITORIA

L’importanza del Cash Flow

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Gennaio 2013 5IMPRENDITORIA

er la stabilità dell’azienda non conta soltanto il livello tecno-logico, ma anche l’immagine

“trasmessa” alla banca. Vediamo quin-di come fare per comunicare un’im-magine finanziariamente equilibrata e quindi ottenere maggior credito. Ec-cellenza produttiva, nicchie di mercato, qualità elevata. Bravura nel creare il bisogno, nell’imporre il proprio mar-chi... Tutti aspetti chiave del successo d’impresa. Tutti fattori da non sotto-valutare assolutamente. Manca però ancora un elemento per rendere esau-stivo l’elenco: l’affidabilità finanziaria. Non conta soltanto il livello tecnologi-co , ma anche l’immagine finanziaria trasmessa alla banca. Equilibrio finan-ziario ed equilibrio economico sono due componenti imprescindibili per ri-manere sul mercato. Le imprese non falliscono tanto perché il fatturato crolla, o perché il prodotto è scadente, ma piuttosto perché non di-spongono della necessaria liquidità per onorare i propri debiti.Lapalissiano, ma profondamente vero. Comunicare agli istituti bancari una immagine finanziariamente equilibrata significa ottenere maggior credito. Pro-cacciarsi le risorse finanziarie necessa-rie per crescere prima di iniziare la cre-scita e prima che il bisogno finanziario si manifesti, significa evitare il default, sopravvivere, restare sul mercato, pro-sperare. Analizzare il proprio bilan-cio avendo coscienza di cosa la banca si aspetta di trovarci può evitare molti fastidi. Adottare strategie di bilancio in sintonia con le aspettative dei nostri partner finanziari significa porsi in posi-zione privilegiata. Significa trovare da-vanti a noi porte aperte anziché sbarrate. Il nostro rating, la nostra valutazione fi-nanziaria dipende da una serie di fattori:· il bilancio· gli andamentali (centrale dei rischi, percentuale insoluti…)

· i cosiddetti intangibles o aspetti “qua-litativi”.E’ necessario che l’imprenditore pren-da coscienza della valenza del proprio rating, che può portarlo a prosperare o a fallire. Analizzare periodicamente le componenti del rating, mescolandole tra loro, è un aspetto fondamentale per il successo dell’iniziativa imprendito-riale. Il bilancio rappresenta una fotografia importante dell’impresa. Un’immagine con molti limiti se vogliamo: è statica (fotografa un momento molto breve il

31 dicembre di un anno), rappresenta il passato e non il futuro, presta il fianco a qualche manipolazione contabile. Ma è pur sempre il documento che traccia il profilo finanziario di una impresa, la sua credibilità finanziaria.O almeno così la pensano le banche... Bisogna dunque prestare molta atten-zione al documento che intendiamo mettere nelle loro mani. L’analisi di bilancio e la conoscenza dei valori che un analista bancario si aspetta di trovare all’interno del documento in questione ci aiuta ad ottenere credito.

Per sottoporre il tuo progetto all’atten-zione di:DIAMOND INVESTMENTS,inviaci una mail a:[email protected]

DIAMOND INVESTMENTSa brand ofDIAMOND MEDIA GROUP srlVia C. Levi, 164027 Garrufo Di Sant’Omero - TE

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6Gennaio 2013 IMPRENDITORI DELLA VAL VIBRATA

uella che pubblichiamo su questo numero è la prima di una lunga serie di interviste

dedicate agli imprenditori vibratiani. Oggi abbiamo con noi Flavio, della Di Gennaro Costruzioni .

Come nasce l’azienda?Di Gennaro Costruzioni nasce nel lon-tano 1950 dalla volontà di mio padre Vittorio, patron dell’azienda che ha tramandato a me e a mio fratello Sera-fino una profonda concezione etica del lavoro, che si traduce in ricerca della massima vivibilità, attenzione per l’am-biente, sostenibilità e salvaguardia della sicurezza.Inizialmente nata come azienda a carat-tere artigianale, a partire dagli anni 80 è stata ampliata oltre i confini nazionali.

Quante sedi avete?La sede principale è qui a Tortoreto ma abbiamo diverse sedi all’estero, dal centro America fino ai Paesi dell’Est come la Romania, dove facciamo sia immobiliare che opere pubbliche.

Cosa vi contraddistingue dagli altri?Abbiamo curato la qualità del prodotto, l’immagine e l’innovazione del tecno-logico. Abbiamo anche uno studio in-terno di ingegneri. La ricerca, la quali-tà e il design fanno la cultura. I nostri fabbricati oltre ad essere belli estetica-mente, mirano alla qualità, che anche rimanendo un aspetto nascosto, ha una fondamentale importanza.Usiamo tecniche all’avanguardia con i più sofisticati accorgimenti per l’iso-lamento termoacustico, per i pannelli solari termici che garantiranno l’acqua calda sanitaria gratuitamente e per la

pavimentazione autobloccante. Siamo l’unica azienda nella zona che pone questa meticolosa attenzione in tutte le sfaccettature della costruzione.

Come vi ponete dal punto di vista ar-chitettonico? Quali stili prediligete?La storia d’Italia come architettura è fi-nita negli anni ‘50, la ricostruzione post bellica ha portato solo speculazione ed è venuto meno il rispetto dell’ambiente. Si vedono spiragli di ritorno al passa-to, ma è un cambiamento molto lento e proporre un prodotto di qualità è mol-to costoso. Negli ultimi tempi stiamo prediligendo lo stile liberty, come il

Pioppeto a Giulianova, un complesso ad elevato contenuto tecnologico total-mente in armonia con l’ambiente e pie-namente in linea con i criteri di sosteni-bilità e di efficienza energetica. Invece a Tortoreto negli ultimi tempi ci siamo spostati sullo stile contemporaneo con tinte come il moresco, il mediterraneo classico.

Come state affrontando la crisi?La crisi ci sta aiutando anche a dare una svolta politica, si avverte già un’aria di rinnovamento che coinvolgerà tutti gli aspetti della vita quotidiana e dell’eco-nomia. Ad oggi un’azienda che investe nell’ambiente si diversifica ma non trae particolari benefici economici. Il popo-lo italiano si è molto impoverito cultu-ralmente e questo ha portato ad un de-grado diffuso.Ormai il nostro acquirente tipo è diven-tato l’italiano medio alto o lo straniero, e il nostro mercato si sta lentamente spo-stando a malincuore verso l’estero ed in Italia rimarrà solo la sede di Tortoreto.

Di Gennaro Costruzioni, l’immobiliare con un

occhio di riguardo all’ambiente

Virginia Ciminà

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irmata l’intesa interistituziona-le tra la Regione Abruzzo e le Province di Chieti, L’Aquila,

Pescara e Teramo che prevede lo stan-ziamento di 3,2 milioni di euro del Fon-do Sociale Europeo per la promozione dell’orientamento, dell’istruzione e for-mazione professionale e delle politiche del lavoro e individua le stesse Provin-ce quali Organismi Intermedi, cioè, or-ganismi pubblici designati a svolgere una parte dei compiti dell’Autorità di Gestione, incardinata presso la Regione Abruzzo. A tal proposito, Paolo Gatti, assessore al Lavoro, ha affermato che

“dopo la confusione normativa che c’è stata a livello nazionale con i decreti Salva Italia e Spending review, diamo la possibilità alle Province di ripartire con risorse importanti per garantire i servizi per l’impiego. Adesso - ha prosegui-

to l’assessore - attendiamo una fattiva collaborazione tecnica con le quattro Province per l’attuazione bilaterale dei programmi operativi. Esprimo soddi-sfazione per aver potuto concretizzare un obiettivo importante disciplinato dal Programma Operativo del FSE 2007/13 che prevedeva l’individuazione delle Province come Organismi intermedi”.Eppure, stando a quanto pubblicato dall’Istat, il lavoro dei Centri per l’Im-piego non starebbe andando alla gran-dissima: infatti, 37 giovani su 100, del-la fascia tra i 15 ed i 24 anni, sono senza lavoro.

Lavoro:3,2 milioni di euroalle Provinceper i Centriper l’Impiego

LAVORO

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10Gennaio 2013

Massimiliano Capretta,l’ artigianodella cucina

Virginia Ciminà

ECCELLENZE

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assimiliano Capretta, ca-rattere deciso e personalità originale con una particola-

re devozione alla cultura del cibo ma-crobiotico, vegetariano e biologico che lo lega sempre più alla terra delle sue origini. Un percorso professionale che non affonda le sue radici sui banchi di un istituto alberghiero, ma direttamente fra le mura domestiche con una grande passione, quella autentica che parte dal cuore.Responsabile dell’elegante ristorante L’Arca di Alba Adriatica, Massimiliano ha iniziato a lavorare come cameriere, facendo diverse esperienze lavorative in Inghilterra e in Irlanda, più di die-ci anni d’esperienza in cucina oltre ad essere sommelier Ais e barman Aibes. La stampa lo “ritrae” come chef atipi-co, per via del suo percorso inverso ma io lo definirei lo “chef scopritore” che, attraverso il suo artigianato dell’alta cu-cina e la salubrità delle materie prime, ha saputo fare della semplicità e della tradizione lo scopo primario della ricer-ca stessa.Osservarlo e ascoltarlo è una sorpresa continua, un uomo che fa della profes-sione una filosofia di vita a partire dalla buona materia prima. Infatti il bello da vedere è legato alla tradizione, contrap-posto al sano che risulta essere scontato e molte volte abusato. Ed è proprio at-traverso la cucina, i fornelli e le padelle che sprigiona la sana, buona e vera cu-cina all’italiana. Precursore del biologi-co e del sushi, che ormai cucina da oltre dieci anni, Massimiliano si cimenta e sprigiona diversi piatti, dalla carne al pesce al biologico, in un tripudio di sa-pori e colori, tutti rigorosamente curati e preparati nei minimi dettagli e legati al territorio. Dal sushi con il baccalà, al Seitan di grano fatto in casa, le nuove bistecche vegetariane del futuro, il san-dwich di alici, la carbonara di mare con uova e bottarga di muggine, lo spezza-tino di capra alla neretese per finire con la cucina tipica giapponese debitamen-te rivisitata e corretta. Ma uno dei tanti cavalli di battaglia sono sicuramente le olive ripiene di mazzarelle, la “Tradi-zione nella tradizione”. Un’idea che nasce da un suo amico ascolano che gli suggerì di “inventare” una nuova con-cezione dell’oliva.Tra i primi 20 ristoranti d’Abruzzo

nelle guide enogastronomiche, ha an-che un’enoteca nella quale oltre ai vini c’è la possibilità di mangiare con una sola parola d’ordine: mangiare buono e di qualità con menù a prezzi contenu-ti. Qui è stato inoltre proposto il nuo-vo progetto a “Km zero” con la “Carta dell’Alimentazione”, con tutte le mate-rie prime utilizzate provenienti da pro-duttori della campagna vicina.Tutto ciò che vedrete in tavola nasce dall’estro e dalla creatività delle sue mani come il pane fatto in casa, i pa-sticcini, le patatine fritte, rigorosamente tagliate e preparate da lui. Il suo sogno nel cassetto? Bè non c’è da

stupirsi se la risposta che mi ha dato, è stata quella di aprire una scuola di cu-cina in Val Vibrata per valorizzare final-mente questo splendido e ricco territo-rio.Questo incontro tutto speciale è stato un’ occasione preziosa e imperdibile per sedersi a tavola con Massimiliano, assaggiare con la mente le sue creazio-ni e lasciarsi rapire dal racconto di tutto ciò che è alla base e fonte d’ispirazione dei suoi piatti. Un’opportunità più uni-ca che rara per tutte le buone forchette che amano la vera cucina tradizionale con una vena di creatività e fantasia. E che dirvi, un languorino in bocca mi è venuto anche a me.

ECCELLENZE

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12Gennaio 2013

Il concettodi Concetto

Paolo Gatti

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oncetto Benizi risiede a Martin-sicuro ed è nato nel 1945 a Co-lonnella dove ha lavorato pres-

so il Comune per oltre 40 anni. Per lui, diplomato “Agrotecnico”, scrivere è una passione ed un divertimento, cosi come fare lunghe camminate sia nelle zone di mare che in montagna. Dopo anni di ri-

cerche ha pubblicato nel 2009 il libro “ Gente delle campagne della Val Vibrata – Folklore, Miti e Leggende “, una raccolta ricca di curiosità sulle credenze e le usan-ze vibratiane. Con grande piacere Con-cetto ci ha concesso una piccola intervista e ci ha accolto nella sua casa dove ci ha offerto dell’ottimo vino cotto.

Buonasera Concetto, come è nata l’idea di scrivere “Gente delle cam-pagne della Val Vibrata“ ? Questo libro vuole essere un museo ove sono catalogati tutti i reperti dei costu-mi della nostra gente la quale viveva in un universo simbolico, in cui piante, numeri e animali avevano un’interpre-

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tazione della realtà molto diversa. Per capire la logica delle credenze narrate, che oggi appaiono fantasiose, cerchiamo di visitare questo museo, tenendo presente che la storia non è trasportabile e che nessun simbolo può essere rapportato alla scienza. Oggi noi non conosciamo più i simboli e, forse perché imbevuti di una cultura scientifica e tecnologica, tendiamo ad identificarli con i simboli algebrici ma-tematici, che sono segni la cui portata convenzionale è accuratamente definita da norme istituzionali o con gli emble-mi, che sono figure convenzionali. Quindi se lasciamo momentaneamente la nostra logica matematica e ci portia-mo sulla strada dei nostri antenati e, con un leggero sforzo mentale, incomincia-mo a ragionare secondo i simboli e gli scritti medievali, vediamo che nulla è campato in aria, tutto ha un senso. Dobbiamo stare attenti però a non por-ci le domande, che siamo soliti fare: è vero è falso o quant’altro, perché andre-mo ad implicare la scienza sperimentale che non si avvale dei simboli, ma della matematica quindi indirettamente, ri-torneremo sulla logica matematica.

Com’è il tuo rapporto con la lettura ? C’è uno scrittore che ti piace partico-larmente ?Mi piace molto leggere, soprattutto libri di letteratura. Il mio preferito è V.Hugo, perché è in grado di trascinarti dentro la storia che stai leggendo facendoti vi-vere in prima persona gli eventi da lui narrati. “I Miserabili” e “Notre-Dame de Paris” sono i libri che più mi han-no affascinato. Mi piace anche leggere storie che narrano di epoche e imprese del Medio Evo.

Hai altri progetti per il futuro?Sto lavorando ad un’altra ricerca, sem-pre riguardante la storia locale che, come avrai capito, è la mia grande pas-sione. Prima di scrivere e pubblicare un

libro bisogna informarsi bene ed essere certi di quello che si sta mettendo nero su bianco.Per adesso preferisco non dire altro, ne riparleremo a libro pubblicato con un’altra chiacchierata e un altro bic-chiere di vino cotto! Nel programma ministeriale di ogni classe scolastica ( elementare , media

superiore ) ci dovrebbe essere spazio per questo libro, e di sicuro sarebbe formativo far ascoltare ai ragazzi una lezione di Concetto sulle nostre tradi-zioni, troppo spesso dimenticate o co-nosciute solo a grandi linee.A scuola si passano tante ore senza far niente ( ore buca ) e questo sarebbe un modo intelligente di riempirle.

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I Fog Prisone l’amoreper il rap

Virginia Ciminà

uesta settimana siamo andati a trovare il nostro amico Stefa-no Lelii nel suo studio di regi-

strazione a Nereto ed è proprio li che abbiamo incontrato un nuovo gruppo emergente, i Fog Prison. Nati nel 2002 ad Ascoli Piceno, i Fog Prison esprimono la loro forma d’arte attraverso il Rap e il Reggae. Una for-mazione attuale composta da Braka (produttore), Pablo (musicista/produt-tore) e Ide, tutti artisti con alle spalle tanti anni di Rap con sfumature prese da vari contesti musicali. Uno stile tutto in italiano che prende inspirazione da capisaldi del genere come Fabri Fibra, con una dimensione artistica che spazia dal cattivo al tranquillo, con chiari rife-rimenti alla società e alle loro esperien-ze personali.Con già 5 dischi all’attivo, i Fog Prison debuttano nel 2006 con l’album “Porta alla pazzia” che presto li porta alla ri-balta locale e nazionale. Un susseguir-si di successi suggellati dall’uscita del loro secondo lavoro dal titolo “Monoli-nea”, con una politica di mercato a bas-so costo con la vendita di 1000 copie solo nella provincia ascolana. Il 2011 vede l’uscita del nuovo disco “Fiero Prigioniero” con la collaborazione di prestigiosi artisti del panorama Rap ita-liano come Dargen D’Amico, Maxi B, Dj Skizo, Dj Yaner e Mole oltre ai due colleghi ascolani Arsen e Sandro degli Scisma Baby. Tra una registrazione e l’altra si dedica-no anche al live con concerti in giro tra

Marche e Abruzzo, ma anche a Torino, Milano e Firenze, ritrovandosi spesso ad aprire i concerti dei maggiori arti-sti rap della scena nazionale, da Kaos One a Colle Der Fomento, da Dargen D’Amico a Tormento per non parla-re di Mondo Marcio, Dj Skizo, Kiave, Bassi Maestro, Shocca, Mista Man e Frank Siciliano, Inoki, Clementino, Dj Tayone, Paura, Esa, Dj Gengis Khan, Cor Veleno, Dj Fede, Atipici, Ghemon e Rischio.Un altro riconoscimento di prestigio è arrivato anche da Radio Deejay dove i Fog Prison hanno sentito il loro brano “La radio nel pallone” premiato da Al-bertino nella sua trasmissione Asgana-wey come miglior jingle nel concorso indetto dal principale network radiofo-

nico italiano.Il 31 gennaio uscirà in tutti gli store e online, il tanto atteso album dal titolo “Pentothal” con i featuring di artisti di rilevanza come Maxi B, Tormento, Dj Yaner, Il Generale e Sandro degli Sci-sma Baby. Come iniziativa per lancio del disco sono state realizzate delle magliette, da abbinare al pre ordine del disco, che sono andate letteralmente a ruba in poche ore.Un sound coinvolgente con parole che entrano nella mente e piacciono fin dal primo ascolto. Un’ampia varietà di bra-ni da sentire e risentire con entusiasmo e passione. Un caloroso invito a dare un ascolto al loro prossimo album, con un’unica grande promessa: non ve ne pentirete!

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16Gennaio 2013 ECCELLENZE

Tutte le donne di Paola Celi

Virginia Cichetti

ECCELLENZE

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accontare chi sia Paola Celi non è questione facile; nelle sue opere vibra il segno di

una donna complessa e audace che si sorprende ogni volta diversa nelle mol-teplici vesti di madre, artista, amante o sorella, ma che torna ad essere sempre, e inequivocabilmente, se stessa. Paola è nata in Svizzera ma vive a Martinsicu-ro da molti anni, dove ha aperto il suo studio; la incontriamo ad una personale cittadina intitolata “L’attesa”. Ha il sor-riso aperto di chi ama la vita, offre cioc-colatini e caffè, e lascia che siano le sue opere a parlare per lei. La sua ricerca estetica è introspezione pura, ma genera i volti di mille donne differenti. Non è difficile trovarsi in uno dei suoi disegni poiché tutte le donne di Paola Celi sono l’espressione di un comune sentire fem-minile. Ha studiato al liceo artistico poi, pochi giorni all’Accademia di Belle Arti

le sono bastati a capire che “l’inquadra-tura” accademica le stava stretta e, in men che non si dica, ha dato vita ad uno studio tutto suo. Ha percorso la strada dell’artigiano, sperimentando i materia-li più vari: dalle vetrate fino ad arrivare al travertino e al legno. Qui dimorano le sue opere più recenti; il segno prende vita dalle venature della tavola “come il proseguimento di un qualcosa di preesi-stente” – ammette lei – nel rispetto delle imperfezioni e dei nodi del legno stes-so. Carboncino e matita – i suoi grandi amori – ma anche olii, smalti dalle tinte intense e collage di mattonelle, traver-tino e materiali naturali come corteccia e radici. Ognuna delle sue donne è in stretto legame con la madre terra cre-atrice, come Angizia, divinità sacra ai nostri avi; dea della guarigione, forse più una maga poiché, si suppone, fosse sorella della maliarda Circe o di Medu-

sa. Paola Celi la raffigura così: i capelli di serpente e la mela/mondo fra le mani, personale interpretazione di Eva che domina ancestrali lusinghe. Ogni tavola è accompagnata da una po-esia a sottolineare il filo di una storia comune: il segno si trasforma in parola e viceversa, sulla scia delle più acce-se tematiche sociali legate alla donna, come il femminicidio. Ma Paola Celi cosa attende?“Nuove idee” – risponde – “E’ già mol-to aver capito che eliminare delle cose è più importante che aggiungerne”. Un’artista deve sapere quando è il mo-mento di fermarsi, a volte basta un se-gno leggero della matita, altre volte no, è l’opera stessa a chiederlo. Paola Celi asseconda questo tipo di atteggiamen-to in un viaggio introspettivo che sfiora le molteplici sfumature dell’universo femminile.

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Gennaio 2013 19 PUBLIREDAZIONALE

Olos Massage

di Pitro Di Fino

l corpo è una meravigliosa macchina il cui buon funzionamento ci permette di vivere serenamente ed in buona salute, racchiude in sé tutti gli elementi necessari per regolarsi e mantenersi in perfetta efficienza per tutto il periodo

di vita ad esso assegnato. La possibilità di vivere e funzionare lungamente ed in buona salute, dipende dall’equilibrio tra le varie forze fisiche e psichiche componenti il corpo stesso. Se non intervengono fattori di disturbo si è avviati naturalmente verso la buona salute, ma quando si rompe l’equilibrio tra le varie forze, insorge la malattia. Si deve per-tanto intervenire a monte di questa ricorrendo a particolari rimedi come l’Ayurveda che permette di recepire, interpretare e modificare i messaggi provenienti dal corpo. Ayurveda è un gran dono dell’India al mondo: ha origine circa 4500 anni fa, nella zona sud, il Kerala, e letteralmente significa “conoscenza della vita”. L’Ayurveda è la forma di cura più antica che si conosca ed è considerata la madre di tutto quello che noi pratichiamo per curare il nostro corpo. La filosofia Ayurveda è composta da varie discipline: medicina ayurvedica ( basata esclusivamente sull’uso di erbe officinali ), cucina ayurvedica ( essenzialmente ve-getariana ), Yoga, Panchakarma, Abyangam ( massaggio ayurvedico ). Altra grande teoria su cui si basa l’Ayurveda è quella dei cinque elementi ( etere, aria, fuoco, acqua e terra ) di cui è composto tutto l’universo. Questi elementi, mi-xati tra loro, danno origine alle tre forze o domini denominati Dosha presenti nel corpo umano: Vata, Pita, Kapha. Vata ( etere+aria ) - PIta ( fuoco ) - Kapha ( acqua+terra ). A livello cellulare Vata porta il nutrimento ed elimina le scorie, Pita brucia il nutri-mento e provoca l’energia per il funzionamento cellulare, Kapha stabilizza e gover-na la struttura delle cellule. Quando Vata, Pita e Kapha non sono in equilibrio tra loro, i singoli sistemi e gli or-gani perdono il loro benessere. Questo può avvenire per eccesso o per difetto di uno o più Dosha e determina il disturbo e la malattia. In questo caso si parla di “colpo di Dosha”. Per contrastare efficacemente il colpo di Dosha ci avvaliamo dell’Abyan-gam ( massaggio ayurvedico ). Abyangam significa esercizio sul corpo. Il massaggio è una terapia collegata al mo-vimento dell’energia nel corpo ed è per questo che si basa sulla costituzione dei tre Dosha, usando tecniche, oli e rimedi curativi diversi, specifici in base alle proble-matiche individuali. Attraverso Abyangam si tende quindi ad equilibrare i tre Dosha per mantenersi in buona salute ed ottenere uno stato di benessere e contentezza. Questo massaggio si classifica in tre tipologie, secondo il principio dei tre Dosha e si parla quindi di: antiVata o Vatabyangam, antiPita o Pitabyangam e antiKapha o Kaphabyangam.

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20Gennaio 2013

La FondazioneAbruzzo Europa

presenta le “Squadre Vincenti”

a Fondazione Abruzzo Europa ha organizzato un Cherry Pi-cking – una modalità d’incon-

tro creata dalla stessa Fondazione- sul tema “Squadre Vincenti: pensieri e fatti in libertà”, in occasione del suo trasferi-mento nella nuova sede di Martinsicuro. Trasferimento che si è reso necessario alla luce degli importanti programmi che la Fondazione ha messo in cantiere, inoltre, essendo già presenti nella strut-

tura due imprese “amiche”, come la Damco, società di comunicazione mul-timediale, e la Marte Editrice, società editoriale, la FAE è entrata a far parte di un vero e proprio polo multimediale, con evidenti benefici per il suo futuro. L’incontro è iniziato con il Vicepresi-dente della Fondazione, Giampietro Gaetani, che dopo aver illustrato alcuni aspetti “personali” dei relatori, si è ser-vito di un breve filmato per illustrare tre

esempi di Imprenditori di successo che fanno della squadra il loro fattore vin-cente: il Direttore Dudamel, che dirige con un successo internazionale un’or-chestra di 200 elementi di età compresa tra 11 e 26 anni; il giovane allenatore Stramaccioni, che, pur non essendo mai stato un calciatore, guida un gruppo di “senatori”; l’imprenditore filosofo Cu-cinelli, il re del cashmere, che esercita il suo ruolo, ispirandosi a San Francesco

TERRITORIO

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ma anche a Socrate e a Lorenzo il Ma-gnifico. A seguire la “palla è passata” ad Arnaldo Colasanti, il brillante gior-nalista, scrittore, critico, più conosciuto come presentatore del programma RAI Uno Mattina Estate, che ha illustrato ai presenti la sua attività per la candidatu-ra di PerugiaAssisi come capitale euro-pea della cultura 2019, senza mancare di sottolineare più volte che la cultura è la base di qualsiasi impresa e di non riuscire a comprendere come questa importantissima carta che l’Italia si può giocare per superare il momento diffici-le della nostra economia, non solo non è considerata strategica, ma addirittura è oggetto di continui tagli d’investimenti. A seguire, Elio Matassi, docente e re-sponsabile del dipartimento filosofia di Roma3, che per alcune scelte “popola-ri”, come quella di scrivere “La filoso-fia del calcio” e “La pausa del calcio”, da massimo esperto di filosofia della musica ha acquisito quella di “filosofo pop”. Matassi, in effetti, ha conferma-to questa investitura, ribadendo la sua convinzione che la moderna filosofia non può permettersi di rimanere nelle sue “fredde stanze”, ma bensi’ debba interessarsi di tutto ciò che accade nel suo intorno, poiché alcuni modelli filo-sofici potrebbero essere di notevole aiu-

to nella risoluzione dei problemi attuali, anche in modo inaspettato. In tal senso, ha citato “Lo Stato unitario” di Hegel che, secondo Matassi, avrebbe orien-tato l’operato di due famosi allenatori, Sacchi e Mourinho, nella conduzione delle loro squadre al successo. La for-mula, apparentemente semplice, è che la Squadra prevale su tutto, le singole individualità devono “sacrificarsi” per il bene comune e il “coach” è il garante del fatto che tutto ciò avvenga senza re-

criminazioni, coltivando l’entusiasmo del raggiungimento dell’obiettivo. Un pensiero filosofico che, di primo acchi-to, si è scontrato con l’incipit del secon-do relatore, Mario Picchio, presidente della Roland DG Mid Europe, che ha esordito con “Io sono un imprenditore ignorante!”, per poi continuare dicendo

che “ignorava” quanto fosse difficile fare l’imprenditore, ma anche quanto fosse piacevole costruire una “Squadra Vincente”. La sua ricetta? Molto sem-plice! 1) Dare spazio all’energia crea-tiva dei giovani 2) Amare i propri uo-mini e le donne, stando loro vicini nella “buona ma anche nella cattiva sorte” 3) Ascoltare e motivare i clienti, passando loro le motivazioni, ma soprattutto l’en-tusiasmo di essere parte integrante di un progetto vincente 4) Considerare il pro-fitto come la logica conseguenza della perfetta applicazione dei primi 3 punti. Dopo un partecipato dibattito, brillan-temente moderato e provocato da Co-lasanti, il Presidente della Fondazione Abruzzo Europa, Fabrizio Luciani, ha tratto le debite conclusioni, ringrazian-do i relatori, per il livello dell’evento, e i presenti per la loro presenza e per gli interventi costruttivi, ribadendo la tota-le disponibilità della FAE a collabora-re con i progetti culturali di Colasanti, evidenziando che la Fondazione per il 2013 si è impegnata con gli Associati nel portare avanti importanti progetti, primo tra tutti il Marcuzzo From. L’in-contro è terminato a “salumi e vino” con la degustazione dei prodotti del Sa-lumificio Stipa e delle Cantine Ciù Ciù, ovviamente aderenti al MarcuzzoFrom.

TERRITORIO

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22Gennaio 2013

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Gennaio 2013 23

Gennaio 2013

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24Gennaio 2013

RIC L’ Investigatoreic fece una capriola e si guardò intorno curioso. Era proprio una bella giornata autunnale e il sole, anche se era tiepido,

accarezzava i tronchi e le foglie del bosco.

Favola di Maura Marziali ed illustrazioni Giordana Galli

Lo scoiattolo con occhi attenti perlustrò il prato, trovò qualche ghianda, fece una breve corsa e la riportò a casa, l’inverno era alle porte e bisognava essere previdente. Riscese e continuò a

camminare in giro curioso, poi si fermò di colpo: laggiù c’era una cassetta, si avvicinò per conoscerne il contenuto e vide che era piena di libri… che strana cosa! Li annusò, non mandavano odore

“mangereccio” ma lo attiravano molto.

Qualcuno li aveva lasciati lì ma Ric non sapeva leggere! Allora pensò di andare dal vecchio gufo Tom, abitava non molto lontano ed era tanto sag-gio. Si arrampicò sulla quercia e bussò alla sua tana. Dormiva saporitamente e quando vide lo sco-iattolo disse: e tu? Qual buon vento ti mena? Ric raccontò della cassetta piena di libri, gli chiese se poteva insegnarli a leggere, il materiale lo incurio-siva parecchio… Tom si fece una bella risata. Ma certo che ti insegno, se vuoi ogni giorno, ti darò delle lezioni. Così incominciò un periodo bellissimo, al mattino sveglia, colazione, piccola passeggiata, un’oretta in giro a cercare cose da mangiare, un piccolo risposino e poi… a lezione!

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Gennaio 2013 25

RIC L’ InvestigatoreMan mano che passavano i giorni il diligente scolaro iniziò a co-noscere le lettere, a scriverle e poi a sibilare. Tom gli faceva i complimenti, apprendeva in fretta, perché la cosa gli interessa-va molto. Quando cominciò a leggere qualche frase si riempì di orgoglio: un intero mondo gli si apriva davanti!Il gufo gli prestò un libro molto elementare, proprio da princi-piante, nel giro di poche settimane lo lesse tutto fino a saperlo a memoria. A quel punto cominciò a prendere i libri della casset-ta. Il gufo era con lui, dopo averli sbirciati esclamò: ma sono tutti gialli!!! Non mi pare replicò Ric, a me sembrano bianchi! Ma che hai capito, disse Tom, io parlo del genere, non del colore della carta! Così gli spiegò di che cosa si trattava. Ric divenne un appassionato lettore di libri polizieschi, si appassionò al genere, e dopo averne letti tre o quattro, era diventato bravissimo.A volte riusciva a capire prima della fine chi era il colpevole e pensò di aprire uno studio. Gli gufo Tom gli diede una mano a trovare il locale in cui esercitare la professione, insieme appese-ro la scritta, una bella corteccia su cui campeggiava la scritta: “Ric investigatore” e lo scoiatto-lo si mise ad aspettare i clienti.Il primo fu un topo piccolo e magrolino che vedeva sparire dalla sua dispensa pezzi di formaggio. Aveva letto la scritta, bussato alla porta umilmente. Ric lo ascoltò e con grande pazienza iniziò la sua prima investigazione. Era attento, intelligente ed acuto, nel giro di qualche giorno disse al topo di aver scoperto il colpevole. Si trattava di un ladro incallito che aveva scavato una galleria sotterranea e ogni tanto faceva sparire un pezzo di formaggio. Gli consigliò di chiudere velo-cemente la galleria e di proteggere la sua dispensa con accortezza. Il topino fu molto contento. Poi arrivarono una marmotta, un capriolo, un’ alce e ogni volta Ric bravissimo risolveva ogni caso. La fama si sparse, era ricercatissimo fino a che un giorno si presentò una guardia forestale.

Il caso era piuttosto delicato: nella foresta erano spariti diversi alberi, tagliati e portati via e il pro-

blema era grande.Ric si mise subito all’opera, arrivò sul posto, per osservare il terreno, e scoprì delle

orme di stivale che lasciavano starne tracce. Fece pazienti ricerche, girò, interrogò, si intrufolò fino

ad arrivare alla soluzione del problema. Il colpevole era un cacciatore legato ad una banda ben orga-

nizzata che grazie alla sua abilità fu interamente sgominata. Dettero a Ric anche una medaglia che appese orgogliosamente nel suo studio. Se aveste bisogno di lui, sarà difficile trovarlo, è sempre in

giro sulle tracce di qualche manigoldo che grazie alla sua bravura, non troverà certo scampo!

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Colora la tua fiaba

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Gennaio 2013 27TERRITORIO

“Nu Guaje nire”Il 19 Gennaio presso la Sede Sociale del

“Circolo per Anziani Nereto 2001”, in Via

Carlo Levi, dalle ore 21.00 in poi, andrà in

scena il Teatro Dialettale: “Nu guaje nire”

a cura della Compagnia Teatrale “Il Car-

rozzone” di Morro D’Oro (TE).

“Occhio alla…Truffa”Il 26 Gennaio dalle ore 21 in poi si terrà il Teatro Dialettale: “Occhio alla... Truf-fa” a cura della Compagnia Teatrale “Lu Scacciapinzire” di Corropoli (TE), presso la Sede Sociale del “Circolo per Anziani Nereto 2001”, in Via Carlo Levi.

Eventi a Nereto

Il giorno della Memoria,

in ricordo della Shoah

Il 28 Gennaio dalle ore 21 in poi “Il Gior-

no della Memoria: in ricordo della Shoah”

a cura del “Circolo per Anziani Nereto

2001”, Sede Sociale del Circolo, in Via

Carlo Levi, dalle ore 21.00 in poi.

“I’ diénghé na cuòse a tté,tu diè na cuòsa a mmé”

Un appuntamento da non perdere il 20 Gennaio alle ore 21 presso la Sala “S. Al-lende”, con il Teatro Dialettale: “I’ dién-ghé na cuòse a tté, tu diè na cuòsa a mmé” a cura della Compagnia Teatrale del “Cir-colo per Anziani ”NERETO 2001“ di Ne-reto (TE).

Lettura di Poesiein Vernacolo Neretese

Si terrà il 27 Gennaio dalle ore 21 in poi

la Presentazione del Quinto numero de

“Il Dialogo”, Lettura di Poesie in Verna-

colo Neretese e aneddoti paesani, a segui-

re la Personalissima Esibizione del “non

cabarettista” N’ DUCCIO, presso la Sede

Sociale del “Circolo per Anziani Nereto

2001”, in Via Carlo Levi.

CULTURA e SPETTACOLOGennaio 2013 27

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28Gennaio 2013 TERRITORIO

Sant’Antonio, una festada riscoprire

andandonj a mezz jinnar n’ora e mezza d vandai (sant’Antonio a metà gennaio, la giornata si è

allungata di un’ora e mezza).Sant’Antonio Abate èra uno dei santi più venerati perché protettore delle be-stie (non esisteva stalla che non avesse raffigurata l’effige del santo) e anche preservatore dei pericoli dell’incendio: “Da pericul, mal e lamb, sant’Antonij c n scamb”. Il santo viene venerato par-ticolarmente in campagna dove la de-vozione resta tutt’ora. La festività cade il 17 gennaio, ma già la sera del 16 le campagne erano un pullulare di falò che annunciavano la festa. Si vagava di ca-solare in casolare a cantare filastrocche e canti in onore di sant’Antonio.

andandonj a mezz jinnar n’ora e mezza d vandai (sant’Antonio a metà genna-io, la giornata si è allungata di un’ora e mezza).Sant’Antonio Abate èra uno dei santi più venerati perché protettore delle be-stie (non esisteva stalla che non avesse raffigurata l’effige del santo) e anche preservatore dei pericoli dell’incendio: “Da pericul, mal e lamb, sant’Antonij c n scamb”. Il santo viene venerato par-ticolarmente in campagna dove la de-vozione resta tutt’ora. La festività cade il 17 gennaio, ma già la sera del 16 le campagne erano un pullulare di falò che annunciavano la festa. Si vagava di ca-solare in casolare a cantare filastrocche e canti in onore di sant’Antonio.

Gli improvvisati canti (detti gli San-dandonijr) erano accompagnati da stru-menti a cui si aggiungevano arnesi da cucina.Riporto qui la strofa iniziale di un canto solito delle nostre zone per la notte del 16:“Bonasera bona gende, “Buonasera buona gente,che durmet allegramente, che dormite allegramente, v difenna sant’Andonj, vi difende sant’Antonio,prutettor condr’a lu Demonj” protettore contro il Demonio”

Vi lascio anche una ricetta di un dolce che le famiglie gustavano e, alcune, gu-stano ancora in questa giornata.

Li cellitt di Sant’AntonjIngredienti (per la massa)1 kg di farina2 uova 1\4 di vino bianco1\4 di olio di olivaIngredieti (per il ripieno)Marmellata di uva

200 gr di mandorle spellate, tostate e tritate200 gr di zucchero50 gr di cioccolato tritatoLa buccia grattugiata di un’arancia o di un limone1 tazzina di caffèCannella in polvere q.b.

Procedimento Lavorate la massa, fatela riposare per un’ora e rilavorarla per altri dieci minuti sino ad ottenere un impasto liscio e omogeneo. Spianatela con il matterello e fate delle lunghe sfoglie; disponetevi sopra tutti gli ingredienti prima amalgamati e chiudete ogni sfoglia a cilindro; tagliate, uno alla volta, pezzetti del composto e date loro con le mani la forma di uccelletto con la testa da una parte e la coda dall’altra; infornate su una placca leggermente unta a 200° per 30 minuti e servite cospargendo gli uc-celletti di zucchero a velo.

Laura Grimaldi

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Gennaio 2013 29TERRITORIO

I giornidella merla

radizione vuole che le ultime tre giornate del mese di genna-io (29, 30 e 31) vengano rico-

nosciute come “giorni della merla”, os-sia il periodo più freddo dell’anno. Se i tre giorni sono davvero freddi, allora la Primavera sarà bella, altrimenti essa arriverà tardi.Si racconta di una merla perseguitata dal mese di gennaio che allora aveva 28 giorni. Gennaio, infatti, trovava di-vertente aspettare che la merla uscisse dal nido per cercare cibo così da rico-prire la Terra di neve e ghiaccio, senza far trovare nutrimento all’animale. Ella, stanca di questo comportamento, decise di fare provviste per tutto il mese, riti-randosi poi nel suo nido.Il 28 la merla, credendo di aver raggira-to Gennaio, uscì cinguettando per pren-derlo in giro. L’offesa arrecata fu tale che il primo mese dell’anno chiese tre giorni in prestito a Febbraio e li utiliz-zò per scatenare bufere di neve, vento e pioggia. La povera merla dovette trovare riparo in un camino, dove rimase fino a Feb-

braio e quando uscì dal suo nascondi-glio si ritrovò con le piume tutte nere a causa della fuliggine, da allora i merli nascono neri.Secondo il dizionario etimologico, in-vece, merlo deriverebbe da merulus ovvero dal diminutivo di merus, che si-gnifica “solo” in latino (da cui l’italiano “mero”). per cui i giorni della merla sa-

rebbero i giorni della solitudine proprio in virtù delle loro basse temperature.Nonostante i meteorologi registrano che in questi tre giorni non sempre le tem-perature sono le più gelide dell’inverno, ma si evidenziano altre giornate ben più fredde, ciò non potrà mai influenzare e modificare un qualcosa che le tradizioni portano fino a noi da sempre.

Laura Grimaldi

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30Gennaio 2013

Il monastero di San Benedetto

a Gabbiano

Virginia Cichetti

TERRITORIO

l monastero di San Benedetto a Gabiano (oggi Gabbiano, frazio-ne di Corropoli), ha conosciuto

epoche di grande fasto e rivestito ruo-li di primaria importanza sul territorio ecclesiastico del versante adriatico. Fu fondato nel XII secolo dai Benedetti-ni Cassinesi, molto probabilmente sui resti di un’antica abitazione di epo-ca romana, di cui ci pervengono i re-sti di una cisterna. Le prime carte che menzionano il monastero risalgono al 1188 e documentano la sua dipenden-za dall’Abate di San Nicolò a Tordino con territori decisamente molto estesi per l’epoca. Le chiese di San Salvatore, San Lorenzo e Santa Scolastica erano dipendenze dei Benedettini di Gabia-no. Pare che nel XV secolo il monaste-ro ospitò uno dei più grandi musicisti e miniatori dell’epoca, tale Berardo da Teramo detto Zàcara, le cui opere musi-cali furono eseguite fin oltre le Alpi e le cui miniature sono tutt’oggi conservate presso la Fondazione Cini di Venezia. Nel giugno del 1507 l’intero compren-sorio fu annesso alla giurisdizione di Corropoli e nel 1671 il monastero fu dato in affitto ai monaci di Santa Maria di Mejulano. All’inizio del XIX secolo tutti i beni del convento furono seque-strati e venduti. La cappella ha subìto molti restauri; entrambe le navate late-rali sono andate perdute, la facciata in laterizio è dominata da un campanile a vela e sul portone vi è un arco di matto-ni con decori altomedievali. Convento e chiesa di San Benedetto a Gabbiano sono oggi in grave stato di abbandono e c’è bisogno davvero di tanta immagi-nazione per figurarsi la bellezza di una struttura che ha alle spalle una storia lunga molti secoli.

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Gennaio 2013 31

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32Gennaio 2013

“L’orto di gennaio”

Laura Grimaldi

onostante il freddo, gennaio è il mese perfetto per alcune specie proiettate nella fiori-

tura primaverile come, ad esempio, il ciclamino per la cui piantagione la tem-peratura deve essere sempre sotto i 15° e per interrare i bulbi dei gladioli, dei narcisi e dei tulipani. Questo, poi, è il mese giusto per pianta-re il peperoncino e i porri. Per i primi vi basta una cassettina, un pacco di semi e del terriccio; seminate i peperoncini al chiuso e portateli all’aperto solo quando le temperature si faranno più miti. Spar-gete i semi dei secondi a una profondità di 1.5 cm e quando le piantine raggiun-geranno un’altezza di 25 cm tagliatene le foglie e mettetele a dimora a distan-za di 20 cm l’una dall’altra. Irrigate in abbondanza e sarchiate regolarmente il terreno intorno alle piantine, rincalzate a primavera e quando saranno spessi circa 2 cm estraeteli dal terreno.Le ore di luce di questo mese posso es-sere utilizzate per seminare le fragoline di bosco. C’è bisogno di una finestra luminosa e un angolo ben riscaldato. Se non avete vasi, vanno bene anche le vaschette di plastica delle verdure, l’importante è che possano contare su un sottovaso.Le piante da appartamento trascorrono il momento peggiore dell’anno, trovan-dosi in locali riscaldati e quindi secchi. È opportuno aerare gli ambienti molto spesso, senza esporre le piante a bruschi cambiamenti di temperatura. Per aiutar-

le possiamo, di tanto in tanto, inumidire le foglie utilizzando un panno imbevuto di acqua tiepida.Nel frutteto bisogna liberare il terreno delle foglie e dei frutti caduchi e in-terrarli per evitare malattie fungine. In fase di luna calante, se il clima è mite si può effettuare la potatura degli alberi da frutto (melo, pero, albicocco, pesco);

bisogna concimare gli ulivi e procede-re con la raccolta di arance, mandarini, kiwi e limoni. In fase di luna crescente si piantano ravanelli, rucola,carote, an-gurie e meloni. In fase di luna piena ci si dedica alla raccolta delle erbe da es-siccare quali l’origano, il timo o la sal-via. È il momento ideale anche per la messa a dimora di aglio e cipolla.

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Gennaio 2013 33

Page 34: Val Vibrata Life edizione Gennaio 2013

34Gennaio 2013

Il museo della civiltà contadinain Val Vibrata

Virginia Cichetti

l civico 26 della frazione San Giuseppe di Controguerra esiste, ormai da molti anni,

un’azienda agrituristica impegnata in numerose attività di valorizzazione del territorio. La struttura è una tipica abi-tazione rurale con più di duecento anni di vita, rinnovata assieme alle varie de-pendance e al capannone per la raccolta del fieno dai proprietari Amerigo Rasic-ci e Diana Tatone. Dal loro amore per la terra e per la cultura (lei era docente di lettere e filosofia, lui impegnato nelle attività dei vari Centri Servizi Cultu-

rali della provincia), è nata un’azienda unica nel suo genere e che può definir-si contemporaneamente: agriturismo, azienda vitivinicola e fattoria didattica. Oltre all’accoglienza di turisti da tut-ta l’Europa e alla produzione di vini biologici, da “lu feschiuole” (questo il soprannome dei Rasicci), è possibile visitare il piccolo museo della civiltà contadina in Val Vibrata.Il nostro cicerone, il signor Amerigo, ci spiega che il museo è nato negli anni ottanta dalla raccolta di attrezzi agricoli su tutto il territorio Vibratiano. Questi

sono andati a unirsi a quelli già in pos-sesso della famiglia Rasicci contribuen-do alla nascita di un percorso didattico particolarmente significativo per il no-stro territorio. Nel capanno del fieno, che oggi ospi-ta la raccolta, si possono ammirare una gran quantità di materiali che testimo-niano le tipiche attività agricole del passato, oltre alle varie attrezzature ca-salinghe e a quelle del falegname, del ciabattino e di tutte quelle attività che facevano parte della vita quotidiana dei nostri bisnonni.

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Il museo della civiltà contadinain Val Vibrata

Molto ben sviluppati sono i percor-si didattici che riguardano il ciclo del vino, del grano e quello della canapa. Quest’ultimo in particolar modo ha as-sunto un ruolo centrale nella storia del museo grazie alle molte interviste e ri-cerche approfondite che il signor Ame-rigo svolse negli anni ottanta assieme all’allora direttore del Centro Servizi Culturali di Teramo. Dai loro studi, nel 1988, nacque un libro che la casa edi-trice Carsa di Pescara pubblicò con il titolo “La canapa in Val Vibrata e la sua funzione economica e socio-culturale”

a cura del professor Giuseppe Di Do-menicantonio.Museo e libro vogliono sottolineare l’importanza della tessitura della cana-pa nello sviluppo dell’industria dell’ab-bigliamento sul territorio del fiume Vi-brata. Gli attrezzi per la filatura e la raccolta sono accompagnati dalle molte imma-gini e testimonianze che confermano la presenza di coltivazioni di cana-pa in quasi tutte le famiglie contadine dell’epoca: “Tutti i contadini metteva-no la canapa. Più erano le ragazze da

maritare e più era la canapa messa” (Testimonianza della signora Amina di Colonnella).Nella proprietà è anche da segnalare la piccola chiesa di San Giuseppe Lavo-ratore costruita nel 1959, al cui interno è custodita un’opera del maestro bolo-gnese Giorgio Gallingani. Il museo, assieme all’intera azienda agrituristica, è una perla della Val Vi-brata, testimonianza della memoria storica rurale del nostro territorio, che i suoi bravi gestori tengono a tramandare alle nuove generazioni.

TERRITORIO

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36Gennaio 2013

Federica Bernardini

L’amorenon guarda con gli occhi

all’11 febbraio 2010, quando Alexander McQueen ha deciso di porre fine alla sua vita a soli

40 anni, il mondo della moda è stato privato dello stilista più rivoluzionario degli ultimi tempi.Un uomo tormentato, schivo che riusci-va però a rappresentare sulle passerelle scenari fiabeschi, provocatori, visionari, eccessivi e allo stesso tempo raffinati. In realtà le sue sfilate erano come delle rappresentazioni teatrali in cui gli abiti prendevano forma e colore, una conti-nua sperimentazione in cui si fondeva-no tradizione e modernità, tecnologia e artigianalità, realtà e mitologia . Il mondo di McQueen è stato documen-tato dalla fotografa Anne Deniau dal 1997 al 2010, e le immagini dei back-stage delle sfilate sono state raccolte in un libro fotografico, prima monografia dedicata allo stilista, intitolato L’Amore non guarda con gli occhi, edito dalla De Agostini e presente nelle librerie dal 22 ottobre. Il titolo del libro nasce da un ta-tuaggio che l’artista aveva sul braccio, un omaggio a Shakespeare, che davan-ti alla curiosità della Deniau, McQueen giustificò come “l’unica cosa che so per certo”. L’Amore non guarda con gli occhi, con le immagini del dietro le quinte delle ul-time 26 sfilate, diventa un mezzo impor-tante per conoscere tutta la genialità e l’inventiva dello stilista ma, allo stesso tempo, anche la fragilità di un animo estremamente sensibile. Alexander McQeen

MODA

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Gennaio 2013 37

Katy Holmes

Alain Delon ne La prima notte di quiete

Federica Bernardini

Un classicoche non passamai di moda

MODA

Federica Bernardini

ome Guerlain ha creto il profumo La Petite Robe Noir per rendere omaggio all’abito nero ( il più classico tubino) è pro-babile che presto potremmo assistere ad un tributo per un al-

tro grande must have della moda: il cappotto cammello. Ultimamente infatti le celebrities di Hollywood lo hanno sfoggiato in diverse ver-sioni: da quella più quotidiana con jeans e accessori glamour a quella più raffinata sopra abiti da sera e con capelli raccolti.Comparso sugli attori degli anni 30, il cappotto cammello è passato sulle donne grazie a dive come Greta Garbo e Marlene Dietrich che amavano sperimentare e giocare con pezzi dell’abbigliamento ma-schile, ma solo negli anni 70 diventò una vera icona e sempre grazie al cinema.In particolare ne hanno decretato il successo entrando nell’imaginario collettivo Marlon Brando in Ultimo tango a Parigi, Florinda Bolkan in Anonimo Veneziano e soprattutto Alain Delon nel ruolo del profes-sore tormentato de La prima notte di quiete.Ultimo passo per la consacrazione del cappotto cammello come must riconosciuto in tutto il mondo è avvenuto nel 1981 quando Max Mara lanciò il modello 101801 che, anno dopo anno si è reinventato senza mai sconvolgere il suo stile e le sue proporzioni affermandosi come ‘il’ cappotto per eccellenza.

Blake Lively

Keira Knightley

Un modellodella sfilataMax Mara

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Il gelone il cui nome scientifico è “eritema pernio” può comparire prevalentemente sulle mani o sui pie-di e corrisponde a un’eccessiva reazione dei vasi san-

guigni a un abbassamento della temperatura. Bisogna evitare l’esposizione a una fonte di calore troppo forte; bisogna, inve-ce, muovere o massaggiare la parte colpita e seguendo queste ricette otterrete un’azione immediata sul dolore.Bagno al sedano: Prendete il sedano e tagliatelo in piccoli pez-zi. Fatelo bollire in 3 litri di acqua per 20 minuti. Dopodiché aggiungete in una bacinella la quantità d’acqua occorrente per un pediluvio e immergete i vostri piedi a bagno per almeno 15 minuti.Impacco di noce: lasciate bollire 3 foglie di noce per 5 minuti nell’acqua. Fate riposare il liquido per dieci minuti, filtratelo e utilizzatelo per impacchi sulle zone interessate.

AVVERTENZE: sono incompatibili le foglie di noce con altre piante (aloe, condurango, china rossa) e con alcuni sali minerali quindi è bene non associarlo ad altri rimedi. Olio di calendula: riempite un barattolo con 150 grammi di fiori di calendula e copriteli completamente con olio d’oliva; chiudete il recipiente ed esponetelo al sole per due o tre settima-ne. Dopodiché filtrate con una garza e conservate l’olio in una bottiglia di vetro a chiusura ermetica e usatelo sui geloni.Decotto di salvia: fate bollire l’acqua e poi aggiungete 5 o 6 foglie di salvia per ogni litro d’acqua. Una volta tiepido, appli-cate il decotto sui geloni per una decina di minuti oppure fate un pediluvio.Per quanto riguarda la dieta prediligete alimenti che migliorano l’efficienza dei vasi sanguigni come carote, spinaci e cavoli ric-chi di betacarotene. Sempre i cavoli, ma soprattutto gli agrumi come arance, pompelmi, e mandarini sono ricchi di vitamina C, che contribuisce alla salute dei vasi. L’ananas, poi, è ricco

di una sostanza, la bromelina, che possiede pro-prietà antinfiammatorie.

Integrate la dieta an-che con frutti di bosco come more e mirtilli in quanto possiedono grandi quantità di bio-flavonidi, utili sempre per la circolazione.

38Gennaio 2013

Rimedi naturali contro i geloni

BELLEZZA

Laura Grimaldi

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Gennaio 2013 39

Davide Di Giuseppe

CULTURA & SPETTACOLI

KILL BIGRubrica Cinema

Cose viste fuori orarioA circa 12 anni iniziai a dedicarmi allo zapping notturno. Avevo però paura di sintonizzarmi su Rai3. La maggior parte delle volte, infatti, c’era un uomo con occhiali rossi e capelli arruffati intento a parlare di argomenti che non capivo. La cosa che mi spaventava, ancor più delle sue bizzarre fattezze, era il fatto che l’audio delle sue parole fosse completamente slegato dai movimenti della sua bocca. Ascoltavo cose che non stava dicendo. Un alieno. Solo col tempo capii che parlava di Cinema; così l’ammirazione sostituì la paura e i film da lui proposti divennero imprescindibili. A distanza di anni, nel 2008, ebbi, insieme ad un amico, il piacere di incontrarlo al Lucca Film Festival. Gli chiedemmo un autografo. Rigorosamente in lettere minuscole scrisse: “questo non è un autografo. enrico ghezzi”.

Harakiri (1962) di Masaki KobayashiGrazie a lui, e al suo “contenitore filmico” Fuori Orario. Cose (mai) viste, ho scoperto il mio grande amore per il cinema giapponese. Altrove invisibili, i film nipponici trovano nella programmazione notturna di Rai3 la loro perfetta collocazione. Harakiri è semplicemente il mio preferito. Il termine indica il rituale suicida con cui i samurai giapponesi eseguivano in maniera onorevole la propria condanna a morte. La perfezione stilistica e la dirompente forza po-litica tipici del cinema giapponese trovano in questo film una sintesi perfetta; infatti il regista, andando oltre la rigida etica samurai, mostra la fragilità umana di queste tragiche figure riuscendo a smascherare le assurdità del loro codice d’onore. Harakiri colpisce al cuore e fa più male della pratica da cui prende il nome.

Cose dell’altro mondoDa sempre attenta al grande cinema e al cinema invisibile, la RaroVideo si oc-cupa di recuperare e distribuire in DVD pellicole altrimenti introvabili. Edizio-ni ben curate e ottimi approfondimenti: niente di meglio per la vostra videoteca cinefila.

La grande illusione (2) Le proiezioni dei film dei Lumière avevano un successo incredibile. Anche se si limitavano a riprendere scene di vita quotidiana, il pubblico era curioso e attratto da questa nuova strabiliante invenzione. Quando proiettarono per la prima volta L’arrivo di un treno alla stazione di La Ciotat (1896), gli spettatori, vedendo il mezzo avvicinarsi sempre di più allo schermo, fuggirono per paura di essere travolti. Non ci è dato sapere se la cosa accadde realmente ma l’epi-sodio è esemplificativo e dimostra quanta meraviglia ed emozione il Cinema stesse provocando. Non intuendo le potenzialità del mezzo, i due fratelli ven-dettero i diritti di sfruttamento della loro invenzione a Charles Pathé. Il Cinema divenne così un affare mondiale.

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Proverbi40

Gennaio 2013

Paolo Gatti

CURIOSITA’

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Gennaio 2013 41TEMPO LIBERO 41

Gennaio 2013

Paolo Gatti

CruciVibrata

Orizzontali 1. Quest’anno14. Carica la batteria delle auto15. Farro al ritroso17. Precede il Si18. Andata/Ritorno19. Il quarto pianeta del Sistema Solare20. La capitale cinese21. Le consonanti del dubbio23. Lui25. Aprire a Lisbona26. Quello di spade è detto “ angioletto “28. Erasmus Student Network30. Gruppo etnico del Vietnam31. Società Trasporti Provinciali32. Adesso (in dialetto)33. Negazione34. Lo si segna nel calcio35. La montagna del romanzo “Mardi e un viaggio laggiù “ di H.Melville37. Marito di Edda nella mitologia norvegese38. Asso Donna ( Dama ) nel poker40. Un tipo di marmo42. Lo pseudonimo di Filippo Neviani45. Istituto Nazionale di statistica

47. Le iniziali della Annunziata48. Simbolo del Terafarad49. Un gas nobile51. Storica via di Roma53. Reach Out International Records55. Associazione Volontari per il Servizio Internazionale56. Li “ vascie “ in italiano57. Ming Pei, autore dell’ultimo restauro del Louvre58. Treno olandese61. Tv polacca62. Oregon Electric Vehicle Asso-ciation63. Asciutti, magri65. Alla fine dell’igloo66. Personaggio mitologico greco67. La “pulce” blaugrana

1. Il personaggio nella foto

2. Lo è la passerina

3. Le iniziali di Varriale

4. La terza nota5. Intelligenza Artificiale

6. Lake Travis Animal Hospital

7. Atmosphere and Ocean Rese

arch Institute8. L’inizio della tragedia

9. Noto attore e pittore romano

10. Il Gray di O.Wilde

11. Un tipo di modulo

12. Lo si fa a chi promette di

pagare13. In fondo alla via

16. Il conduttore de “ I soliti ignoti “

20. C’è quella elettronica

22. Moderno agorà24. Ossi al contrario

27. Lo si dice al cavallo per incenti

varlo a saltare29. Morbido britannico

34. “Innar“ in italiano

36. Olio in inglese37. Di molti anni fa39. Quoziente Intellettivo

40. Titoli di Stato41. Lu “ carvò “ in italiano

43. Pokemon simile ad una volpe

44. La sua capitale è Pristina

46. Li “Sand “ in italiano

50. Saluto orientale52. Nome da donna palindromo

54. Una loro canzone è Wonderwall

59. Un tasto del Pc60. La vecchia Imu64. Record del Mondo

Verticali

SOLUZIONIOrizzontali: 1. Duemilatredici, 14. Avviatore, 15. Orraf, 17. La, 18. Ar, 19. Marte, 20. Pechino, 21. Dbb, 23. Dio, 25. Apiar, 26. Asso, 28. Esn, 30. Tri, 31. Stp, 32. Mo, 33. No, 34. Goal, 35. Ofo, 37. Ai, 38. Aq, 40. Bottici-no, 42. Nek, 45. Istat, 47. La, 48. Tf, 49. Neon, 51. Appia, 53. Roir, 55. Avsi, 56. Baci, 57. Ieoh, 58. Trein, 61. Osoz, 62. Oeva, 63. Scarni, 65. Oo, 66. Aci, 67. MessiVerticali : 1. Dalida, 2. Uva, 3. Ev, 4. Mi, 5. Ia, 6. Ltah, 7. Aori, 8. Tr, 9. RemoRemotti, 10. Dorian, 11. Irt, 12. Credito, 13. Ia, 16. Fabrizio Frizzi, 20. Posta, 22. Bar, 24. Isso, 27. Opla, 29. Soft, 34. Gennaio, 36. Oil, 37. Antico, 39. Qi, 40. Btp, 41. Carbone, 43. Eevee, 44. Kosovo, 46. Santi, 50. Nihao, 52. Anna, 54. Oasis, 59. Esc, 60. Ici, 64. Rm

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42Gennaio 2013

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Gennaio 2013 43

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44Gennaio 2013

Tradizioni popolari, identità e sensodi appartenenza

l contesto storico-sociale in cui vi-viamo influisce sulla nostra iden-tità sociale e culturale. L’identità

si acquisisce con la socializzazione, attraverso la famiglia e la cultura con cui ci si trova. Per formare l’identità, il soggetto deve aggregarsi, sviluppando in lui il senso di appartenenza.Tra cultura e identità c’è un legame pro-fondo: l’analisi e lo studio delle culture consentono la ricostruzione dei siste-mi di senso, e quindi il complesso dei valori e delle credenze di una società. Per sentirsi parte di quella società si promuovono feste, fiere, mercati, sagre che valorizzano la natura e il territorio. La festa è una finestra attraverso cui si ripete la tradizione ed è l’arco tempora-le di una comunità, avendo assaggi del passato che si riepiloga sul presente. La festa costituirebbe, per eccellenza, l’esperienza fondamentale e costitutiva del gruppo.Attraverso le tradizioni popolari si pos-sono riscoprire le proprie radici: l’indi-viduo nella società moderna è sperso-nalizzato e riappropriarsi delle proprie radici significherebbe recuperare il pro-prio senso di appartenenza.Il territorio non è una semplice realtà geografica, ma comprende lo spazio vissuto, i luoghi della fanciullezza, le strade della borgata, il vicinato: un

gli altri, basata sui legami, sulla con-divisione di interessi, bisogni, valori e storie di vita, ricercando un senso di appartenenza alla collettività. Queste manifestazioni mirano alla formazio-ne dell’Io Sociale che si costituisce in rapporto con gli altri nelle circostanze che una determinata comunità dà come finalità.

complesso di rapporti sociali, di abitu-dini, di riti, di credenze, che determi-nano uno stretto rapporto economico, sociale, affettivo con esso.Gli individui, per superare la solitudine e l’isolamento e compensare gli aspetti impersonali e insicuri della vita moder-na, vogliono trovare, anche inconscia-mente, un’identificazione reciproca con

Tutti i giorniAperitivo

Sabato sera KARAOKE VIA GRAMSCI, 18 - 64027 GARRUFO DI SANT’OMERO - TEL 347.1808955 – 3475898795

DIALOGO

Dott.ssa Virginia Maloni

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Gennaio 2013 45AMBIENTE

Erosione costiera:un primo sguardo

ui una volta era tutta cam-pagna”, dicono i nostri nonni in quello che oggi è

un noto luogo comune. “Qui una vol-ta era tutta spiaggia” potrebbe essere il prossimo. O forse lo è già. Perché l’ero-sione costiera è ormai da tempo uno dei più annosi (e dannosi) problemi am-bientali che affliggono le coste italiane, comprese ovviamente quelle abruzzesi.Quali ne sono le cause? Dobbiamo in-nanzitutto considerare le spiagge come un elemento fisico in perenne movimen-to: nel corso della loro storia geomorfo-logica, infatti, esse hanno subìto conti-nui e ciclici processi di arretramento/

avanzamento, in base all’andamento di fenomeni quali la variazione del livello del mare e il conseguente spostamento verso l’alto del punto di inizio erosione fluviale.Altro fattore da considerare è il cosid-detto bilancio costiero, che non è altro che la somma algebrica della sabbia che “entra”, in altre parole quella apporta-ta dai fiumi nel mare e poi distribuita

dalle onde verso la costa, e quella che “esce” dal sistema spiaggia, rappresen-tata dalla sabbia erosa e sottratta dalle onde di tempesta e, in minor parte, da quella soffiata via dal vento (in gergo “ablazione”). Un tempo il bilancio tendeva a zero, se non a favore delle entrate (bilancio po-sitivo), ma nel corso dell’ultimo secolo si è assistito ad un trend discendente, che ha visto via via aumentare sempre di più la sabbia in uscita rispetto a quel-la in entrata. E ricordiamoci che, sempre nell’ultimo secolo, le città di costa sono state sem-pre più caratterizzate da un’intensa atti-

vità turistica che ha portato ad un’altret-tanto progressiva “cementizzazione” della costa, tramite la realizzazione di strade, moli e stabilimenti balneari, che hanno creato verso l’interno una barrie-ra invalicabile per il sistema spiaggia finora descritto.Come conseguenza, mentre prima par-lavamo di spostamento, ora non abbia-mo altro che accorciamento. E ce ne

accorgiamo estate dopo estate, quando le file di ombrelloni sono sempre di meno, con conseguente ricaduta econo-mica per le città che fanno del turismo una delle attività principali. È in que-sto contesto che dobbiamo analizzare le pesanti influenze di un bilancio costiero negativo.Se da un lato le onde di tempesta han-no continuato e sempre continueranno, come natura vuole, ad impattare sulla spiaggia erodendone la sabbia, dall’al-tro gli apporti sono costantemente in diminuzione.In altre parole, qualcuno o qualcosa “ruba” la sabbia dai fiumi, prima che

essi riescano a portarla alla foce e in se-guito affidarla alle onde e alle correnti litoranee. Immaginando che questo sia un libro giallo, potremmo interrompere qui la narrazione degli eventi, riman-dando alla prossima puntata lo sma-scheramento dei “responsabili del fur-to” ed illustrare come sia la situazione locale in termini di erosione costiera.Quindi…arrivederci al prossimo numero!

A cura di Angelo Bruni - C.E.A. Scuola Blu

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46Gennaio 2013

Questa pagina è tutta vostra.Sì,sarà uno spazio interamente dedicato alle vostre domande,alle curiosità che avete e che vorreste soddisfare,alle foto che ritenete interessanti e vorrete inviarci per vederle pubblicate,ai commenti su questo giornale e su quello che vorreste trovare all’interno di queste pagine.Questo spazio rappresenta un modo per dialogare direttamente con voi e la vo-stra vita. Non è un caso che lo chiediamo qui,su Val Vibrata Life.Non sarà soltanto “La posta dei lettori”.Ci saranno le proposte dei lettori, le idee che vi sembrano anche bizzarre ma che si potrebbero trasformare in qualcosa di reale,ci saranno storie di vita e racconti buffi,soprattutto documentati dalle vostre foto e immagini.Siate generosi,e lasciate la timidezza appoggiata sul comodino,se di solito vi “ingombra”. Regalateci un po’ di voi,e saremo felici di accogliervi in Val Vibrata Life.Diventate protagonisti,a noi piace l’idea di mettervi al centro del nostro la-voro.Spero che piaccia anche a voi,l’idea di condividere pensieri e storie.Grazie fin da ora per tuttala collaborazione che,sono certa,non mancherà di rendere speciale questa avventura. E buon divertimento!!!

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