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Editoriale

Negli ultimi anni abbiamo festeggiato i cento anni dell'apparizione di preminenti Vaiß∫ava. Nel 1996 ab-biamo festeggiato il santo centenario di viΩva-vare∫ya Ûrîla Bhaktivedånta Swåmî Mahåråja, il rinomato edillustre fondatore åcårya della Iskcon. Nel 1994 fu il santo centenario del nostro 'guardiano della devozione'Ûrîla Bhakti Raksaka Ûrîdhara Gosvåmî Mahåråja, il fondatore åcårya della Ûrî Caitanya Sarasvata Ma†ha.Nel 1997 è stato il sacro centenario del nostro 'faro della devozione', püjyapåda Ûrîla Bhakti Pramoda PurîGosvåmî Mahåråja. L'anno 1998 ha segnato il santo centenario del caro e adorabile fondatore åcårya dellaÛrî Gau∂îya Vedanta Samiti, Ûrîla Bhakti Prajnana KeΩava Gosvåmî Mahåråja. La cosa che colpisce subito di questi Vaiß∫ava è che sono tutti discepoli contemporanei di nitya-lîlå pravi߆aoµ viß∫upåda Ûrî Ûrîla Bhaktisiddhånta Sarasvatî Gosvåmî Mahåråja Prabhupåda. Perciò, come adoratoridi queste personalità trascendentali, apparteniamo alla stessa famiglia, la Bhaktisiddhånta-dhårå. Tutti lorosono il nostro unico rifugio.Nel Dodicesimo Canto dello Ûrîmad-Bhågavatam, vengono descritti i molti segni di cattivo augurio che ca-ratterizzano l'attuale epoca, Kali-yuga: la ricchezza diventerà il solo criterio per stabilire i valori della fami-glia, della morale religiosa e dei riconoscimenti sociali. L'aspetto esteriore sarà l'unico mezzo per determi-nare l'aΩrama o lo stadio di vita degli individui. I governanti diventeranno dei ladri e sfrutteranno il popolo.Il potere diventerà il solo fattore determinante per la giustizia e la lealtà. In questa età di Kali, la gente si tra-sformerà e diventerà avida, immorale e senza misericordia. La duplicità, la falsità e la violenza saranno i se-gni di Kali-yuga. I Veda verranno condannati da persone eretiche, i Ωudra si manterranno indossando abitida rinunciati ed accettando donazioni. Coloro che non hanno conoscenza della religione occuperanno posi-zioni di alto prestigio e predicheranno la religione, e così via.C'è un pesce di nome Makara che evita le correnti forti e l'acqua bassa dei fiumi. Egli vive nell'oceano dovesi riversano tutti i fiumi e rimane sempre nelle sue profondità dove non potrà mai essere catturato dalle retidei pescatori. Quell'oceano è l'oceano del nettareo råsa. Il pesce Makara è il Vaiß∫ava. Quei devoti che de-siderano gustare questo oceano devono essere pronti ad immergersi.Oµ viß∫upada nitya-lîlå pravi߆a Ûrî Ûrîmad Bhakti Prajnana KeΩava Gosvåmî Mahåråja è uno dei puri de-voti che ci possono portare nel profondo dell'oceano. 'Pra' significa soddisfare e 'jñåna' significa conoscen-za. Prajñåna indica quindi 'la conoscenza che soddisfa'. Soddisfa che cosa? La bhakti, la devozione. ÛrîlaBhaktisiddhånta Sarasvatî gli diede un nome molto appropriato. In questo numero e nei prossimi seguire-mo Ûrîla Bhakti Prajnana KeΩava Gosvåmî Mahåråja nel profondo del cuore del siddhånta; dando uno sguar-do al Signore Buddha e successivamente a Ûrî Sankaråcårya egli ci mostrerà in modo semplice e brillante leradici dell'impersonalismo. Pur senza ricorrere all'aiuto di vaste scritture e restando solamente nell'area del-la ricerca spirituale storica, egli ci mostra come la filosofia di 'tutte le strade portano alla stessa meta' (yathamatha tatha patha) sia una deludente filosofia impersonalista. I Vaiß∫ava, gli uomini del råsa, hanno bisogno di varietà. Tutti abbiamo bisogno di Vaiß∫ava antaranga co-me Ûrîla Bhakti Prajnana KeΩava Gosvåmî che possono entrare nel profondo dei nostri cuori e illuminare lenostre anime.

Vaiß∫ava Vijaya!

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SommarioPrimo Raggio √ Guru-tattva

La Natura Divina del Guru ....................... 5Ûrîla Bhaktisiddhånta Sarasvatî Thåkura

Secondo Raggio √ Pubblicazioni

Due differenti opinioni su Buddha ............ 8Ûrîla Bhakti Prajnana Kesava Gosvami Mahåråja

Terzo Raggio √ Ûrî Ûrî Rådhå-Krishna

Krsna l’oceano del råsa ............................. 17Ûrîla Bhaktivedånta Nåråya∫a Mahåråja

Quarto Raggio √ Forum

Armonia Suprema, semplice scambio ..... 25Ûrîla Bhakti Rakßaka Sridhara Mahåråja

Dialogo tra un Maulvi e un Vaiß∫ava ..... 28Harmonist N. 11 e 12 - Aprile 1931

Quinto Raggio √ Intervista

Swåmî Mahåråja e la Sua Associazione conÛrîla Bhakti Prajñåna KeΩava GosvåmîMahåråja ..................................................... 34Ûrîla Bhaktivedånta Nåråya∫a Mahåråja

Sesto Raggio √ Ûrî Caitanya

Ûrî Navadvîpastakam ............................... 37Ûrîla Rüpa Gosvåmî

Gaurå∫ga Bolite Habe ............................. 39Ûrîla Narottama dåsa Thåkura

In copertina:Ûrîla Bhaktiprajñåna KeΩava Gosvåmî Mahåråja

Interno copertina: Ûrî Navadvîpa Yoga-Pitha

Retro copertina: Il nuovo simbolo di Raggi di Armonia, ispiratoda Ûrîla Bhaktivedånta Nåråya∫a Mahåråja. Vi sono i quattro sim-boli che rappresentano Ûrî Viß∫u e i quattro simboli che rappre-sentano Ûrî Caitanya Mahåprabhu. Disegnato da Kaliya Dama-na Dåsa, grafica di Syama Priya Dåsî.

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Libri Pubblicati

dalla

Gaudiya Vedanta Pubblications in inglese:

The Nectar of Govinda-LilaGoing beyond Vaikuntha

Bhakti-RasayanaSri Siksastaka

Venu-GitaManah-Siksa

Sri Bhakti-Rasamrta-Sindhu-BindhuPrabandhavali

Pinnacle of DevotionTheir Lasting Relationship

Sri UpadesamrtaBhakti-Tattva-viveka

The Essence of all AdviceThe True Conception of Sri Guru-TattvaSrila Bhakti Prajnana Kesava Gosvami

His life and TeachingsLetters from America

My siksa Guru and Prya bandhuArcana-Dipika

Damodara-Lila MadhuriThe Secret Truths of the Bhagavatam

Gaudiya Giti-GuccaSrimad Bhagavad-gita

Jaiva-dharma

in italiano:

Il Nettare della Govinda-LilaAndare Oltre Vaikuntha

Lettere dall’AmericaLa Vera Concezione di Sri Guru-Tattva

L’Essenza di tutte le istruzioniJaiva-dharma

Per ulteriori informazioni rivolgersi a:Sri Kesavaji Gaudiya Math

Mathura (U.P) 281001, India

A.V.G.V.Cantone Salero 5

13865 Curino (BI)e-mail: [email protected]

Tel.: 015-928173sito web: www.igvp.com/avgv

Rivista della International Gau∂îya Vedånta Pubblication e

dell’Associazione Vaiß∫ava Gau∂îya Vedanta

Sotto l’egida dellaÛrî Gau∂îya Vedånta Samiti:

Fondatore-åcåryaNityå-lîlå pravista om viß∫upada paramahaµsa 108

Ûrî Ûrîmad Bhaktiprajñåna KeΩava Gosvåmî Mahåråja

Presidente-åcåryaÛrî Ûrîmad Bhaktivedånta Vamana Mahåråja

Vice-PresidenteFondatore di Raggi di Armonia

Tridandi Swåmî Ûrî Ûrîmad Bhaktivedånta Nåråya∫a Mahåråja

Edizione italiana curata daÛrîman Lîlå Purusottama dåsa

Traduzione e bozzeÛrîmatî K®ß∫a-Devi dåsî

Ûrîman Madhumangala dåsaÛrîman Partha dåsa

Ûrîman Gopinath dåsa

GraficaÛrîman Ambharish dåsa

Il nostro scopo è di spargere raggi di illuminazione nellospirito dei Gau∂îya Vaiß∫ava seguendo il desiderio di

Ûrîla Bhaktivedånta Nåråya∫a Mahåråja. Il nostro re-taggio è la rivista 'Harmonist' o 'Ûrî Sajjanatosani' fon-data da Ûrîla Bhaktivinoda Êhåkura, più tardi pubblica-ta da Ûrîla Bhaktisiddånta Sarasvatî Prabhupåda. Possa-no i Vaiß∫ava presenti concedere la loro grazia divina sui

nostri tentativi di compiacerli.

Raggi di ArmoniaGiriråjajî Mandira, Sevå Kuñja

V®ndåvana 281121Mathurå Distr., U.P., India

Telefono/Fax 0091-565-445294E-mail: [email protected]

Sito Web: www.igvp.com/raysπ

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Primo Raggio √ Guru-tattva

5Raggi di Armonia Vol. II ~ N. 1

Il teismo implica necessariamente la personalitàcaratteristica del guru. Se esiste una reale distinzio-ne tra Dio e l’uomo, ci dev’essere anche un mezzo dicollegamento che renda plausibile questa distinzio-ne. Questa terza entità è il guru. Lui è il mezzo.

C’è anche un’altra linea di pensiero attraverso laquale si può configurare la personalità del guru.Questa linea di pensiero riguarda la natura dell’ado-razione. Se Dio e l’uomo esistono separatamente l’u-no dall’altro, diventa necessario identificare anche laloro reciproca relazione. Da ciò sorge una serie infi-nita di considerazioni, rappresentata dal concetto dipotenza divina o Ωakti. L’uomo è servitore. Dio è pa-drone assoluto.

La remissività assoluta è la caratteristica della po-tenza. Tra la remissività e il dominio c'è un'invalica-bile linea di demarcazione poichè l’uno è separatodall’altro per differenza di funzioni. Ma siccome lanatura aborrisce il vuoto, le stesse basi di pensiero ciimpongono di trovare un principio di intermediazio-ne tra i due. Il guru, la personificazione di questa in-termediazione, è padrone assoluto così come servi-tore assoluto. Nella sua relazione con l’uomo il guruè il maestro assoluto. Il guru è il divino donatore diuna relazione efficiente e allo stesso tempo tangibiletra il padrone e i suoi servitori.

Nel suo aspetto di servitore assoluto il guru è lafonte di tutte le entità servitrici. Egli è la ragionestessa dell'esistenza dell’anima dell’uomo e di tuttele entità spirituali, poichè senza il suo aiuto l’animasarebbe incapace di servire Dio. Nel suo aspetto dipadrone, il guru permette o vieta all’uomo il servizioa Dio. Ma al guru non è mai proibito il servizio a Dio.

Tutto ciò dev'essere tenuto in debita considera-zione se ci si vuole avvicinare, con l’appropriata atti-tudine di fede e sottomissione illuminate, al tema del-la “Natura Divina del Guru.”

La Natura Divina del Gurudi Ûrîla Bhaktisiddhånta Sarasvatî Thåkura Prabhupåda

Pubblicato per la prima volta nell’Harmonist del 24 Agosto 1933

Guru – Una Doppia Personalità

Volgiamoci ora concretamente al soggetto. Il gu-ru in sè possiede una doppia personalità. Ûrî Krish-na viene servito da Ûrî Rådhîkå e da Ûrî Baladeva.C’è una distinzione tra il servizio reso a Ûrî Krishnada parte di Ûrî Baladeva e quello di Ûrî Rådhîkå. Laposizione di Ûrî Baladeva è subordinata a quella diÛrî Rådhîkå. L'aspetto di dominio manifestato da ÛrîBaladeva non ha nessuna autorità su Ûrî Rådhîkå.Ûrî Baladeva possiede una propria giurisdizione: ildominio su tutte le entità viventi o “jîve”. Ûrî Bala-deva governa con assoluta supremazia nel regno del-le jîve. Questo regno è composto dalla metà inferio-re della sfera assoluta ovveroVaiku∫†ha, e dall'om-bra della sfera assoluta cioè il mondo materiale.

Ûrî Baladeva è l’oggetto dell'adorazione delle en-tità di Vaikuntha. Il Suo dominio non viene eserci-tato direttamente sulle faccende del mondo materia-le. La creazione e l'amministrazione del mondo ma-teriale sono compiti di personalità divine e distinteche emanano da Ûrî Baladeva, le Sue porzioni ple-narie chiamate purußa. I purußa sono i trascendentigrandi creatori e sostenitori del mondo materiale, an-che se non vi è il seppur minimo contatto diretto traloro e questo mondo materiale.

Måyå – Il Principio della Limitazione e del-l’Ignoranza

Quell’aspetto del potere di Ûrî Krishna che, rico-prendo la jîva, opera come principio di limitazione edi ignoranza, è chiamato måyå. Alle anime indivi-duali che emanano da Ûrî Baladeva gli si presental'opzione di dissociarsi da Lui attraverso il loro libe-ro arbitrio. Le jîve che scelgono di separarsi da ÛrîBaladeva sono, per volere di Ûrî Krishna, private del-

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Raggi di Armonia Vol. II ~ N. 16

la capacità di vedere Ûrî Baladeva dalla potenza illu-soria che agisce in questo mondo materiale.

Måyå significa “ciò con cui si possono misurare lecose”. Nel regno di Vaiku∫†ha le cose non possonoessere misurate con le facoltà della jîva. E' solo sulpiano di måyå, all'interno di questo mondo fenome-nico, che la jîva ha la possibilità di comprendere qual-cosa con le sue facoltà insignificanti. Ma questa com-prensione risulta di scarsa utilità per raggiungere ilvero obiettivo della jîva, in quanto non le dà accessoalla vera identità delle cose.

Il soggetto, l’oggetto, così come il processo di co-noscenza propri di questo mondo sono un espedien-te dell’energia illusoria per permettere allejîve avverse a Ûrî Baladeva di crearsi unpiano di esistenza congeniale a pra-ticare questa loro avversione.

Quelle anime che non sonocon Ûrî Baladeva gli sono ne-cessariamente contrarie. Lafacoltà di ragionamento del-l’uomo è capace di andarecontro sè stessa ma, nonappena sceglie di farlo, nonpuò anche dichiarare di es-sere ragionevole.

La Volontà Assoluta

La realtà suprema è lapersona che manifesta sè stes-sa sotto forma di volontà asso-luta celata dietro le attività delprincipio plenario, indivisibile e co-gnitivo. Le azioni derivanti dal prin-cipio cognitivo della jîva, tendono a per-dere tutto il loro valore cognitivo non appena termi-nano di manifestare coscientemente il volere divinoinsito in esse. Quelle azioni cessano di rivelare la ma-no divina che le guida non appena la jîva sceglie didiventare irragionevole.

Non è possibile che la facoltà cognitiva della jîvafunzioni di sua spontanea iniziativa. In altre parole,nell’uomo la volontà non è padrona. La volontà del-l’uomo è libera scelta di agire ma non libertà di usur-pare la pari libertà di scelta di qualsiasi altro indivi-duo. Quando per scelta la jîva suppone di essere pa-drona e desidera comportarsi di conseguenza, vienedegradata al livello limitato di scelta, quella che pre-vale in questo mondo. Ma l’irragionevole dominioche così sceglie, è di fatto una contraddizione. Que-

sto non è veramente dominio ma è la deliberata au-to limitazione generata dal puro e semplice deside-rio di suicidio. E' cattiveria contro sè stessi e controgli altri. E' il colmo della pazzia ed è il più profondoabisso di degradazione.

Per l’individuo non è possibile evitare questa de-gradazione finchè non sceglie di arrendersi con tuttasincerità al volere dell'assoluto. La jîva non è l'ori-gine della propria esistenza; non lo diventa sempli-cemente desiderando di esserlo, anche contro i det-tami della sua stessa ragione e al solo fine di danneg-giare sè stessa e gli altri. Fortunatamente per noi ÛrîKrishna sa molto bene come trattare questa insensa-

ta perversità, senza smettere di essere Lui stessoperfettamente ragionevole.

Invece di permettere all’anima perversadi operare a Vaikuntha, Ûrî Krishna le

permette di scegliere questo regnomondano come luogo di residenzapermanente e una sfera congenialeper compiere le sue insane attività.Ma poichè l’anima non può mai es-sere dominatrice, l’illusione le facredere che sia possibile aspirare aldominio di questo mondo. Essa ècostantemente spinta dalla tenta-zione di accettare la coppa di Tan-talo* contenente illimitati godi-menti di cosiddette felicità monda-

ne. Queste felicità, esse stesse pro-verbiali, vengono distribuite ai mise-

revoli esiliati dal regno della felicità ve-ra da una potenza che non ha intenzione

di servire tali indegni dominatori. Così, in-vece del promesso dominio del mondo, l’uo-

mo riceve solo la punizione di promesse vuote emai mantenute. Egli diventa di fatto lo schiavo dimåyå, e non il suo padrone, anche se suppone sempredi essere il suo dominatore presente e futuro.

Obiezione rivolta al Guru ovvero

Una Obiezione all’Individuo Fondamentale

La natura dell’anima individuale è realizzata nel-l'unione con il Tutto Assoluto, completo in sè stesso.C’è spazio per entrambi nella realtà spirituale. Qual-siasi dottrina tenda al monismo del vuoto è una ne-gazione del principio fondamentale di intelligenza.

L’ appropriato impiego della facoltà di giudizio,considerato prerogativa che distingue l’uomo da tut-

Primo Raggio √ Guru-tattva

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Primo Raggio √ Guru-tattva

7Raggi di Armonia Vol. II ~ N. 1

finitesimale e separata dell’Assoluto come servitoree non come maestro. Poichè parte della potenza del-l'Assoluto Servitore, l’anima individuale è pure ser-vitrice del divino servitore.

La forma dell’Assoluto come servitore si differen-zia necessariamente dalla Sua forma come padrone.Abbiamo raggiunto così la definizione propria dellapersonalità del guru che è identica a quella dell’As-soluto in quanto servitore. La natura assoluta delledifferenti funzioni di vari individui è determinata dalfatto che le loro rispettive posizioni coesistono in fun-zione del servizio divino al guru.

*Tantalo, mitico re greco condannato a rimanerenell’acqua, che si allontanava quando egli cercava diberla, e a stare sotto dei rami che si alzavano quandocercava di raccoglierne i frutti. Si usa l’espressioneper indicare qualcosa che desideriamo sapendo chenon sarà possibile avere, oppure nell’accezione di fa-re una promessa che non si può mantenere .

te le altre entità di questo mondo, consiste nel cerca-re di comprendere la natura della distinzione tra lafunzione del Tutto e quella dell’anima individuale, jî-va, piuttosto che cercare di ignorare in modo colpe-vole l’esistenza della distinzione. Non c'è nessunanecessità razionale di esercitare la propria discrimi-nazione se l'unico obiettivo di tale funzione fossequello di trovare un metodo efficace per sopprimeredefinitivamente questa facoltà, negandosi allo statodi completa fusione con l’Uno.

L’obiezione sollevata verso il guru è fondamental-mente un’obiezione alla natura essenziale dell’indi-vidualità. Se c’è distinzione tra l’anima individuale eil Tutto Assoluto, allora anche nella realtà spiritualec’è sicuramente spazio per le rispettive nature. Lafunzione del Tutto completo è tuttavia completa insè stessa. Il Tutto è tanto maestro che servitore.

La funzione dell’Assoluto, in qualità di servitore,è la funzione del guru. Come servitore l’Assoluto èil supporto delle funzioni di tutte le anime indivi-duali. L’anima individuale è una potenza eterna, in-

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Primo Raggio √ Pubblicazioni

8 Raggi di Armonia Vol. II ~ N. 1

Introduzione

Inizia da questo numero tratto da 'Måyåvådera Jî-vanî' di Ûrîla Bhakti Prajñåna KeΩava GosvåmîMahåråja, una serie di articoli riguardanti Buddha.Anche se di non facile lettura, riteniamo che và chia-rita la verità riguardante il Buddha prima di proce-dere ad uno studio più approfondito. Una particola-re attenzione và posta sul fatto che Ûrîla åcårya keΩarîBhakti Prajñåna KeΩava Gosvåmî Mahåråja non hasemplicemente provato ad esporre le mancanze e ledebolezze del Buddhismo, ma invece di dare luce al-la sua vera importanza in relazione alla storia del tei-smo. Leggendo questo articolo inizieremo a com-prendere come il Buddhismo si sia vincolato più davicino con l'impersonalismo invece che perseguire ilsuo scopo originario di diffondere una filosofia ba-sata sulla compassionevole non-violenza e sul perso-nalismo.

Nella Ûrî Caitanya Caritåm®ta Ûrîla K®ß∫adåsa Ka-viråja Gosvåmî scrive che lo scopo della venuta delSignore Buddha e di altri avatara di Viß∫u è di risol-levare il fardello del mondo e ciò fa parte dei pålana-lîlå, i passatempi volti a proteggere e mantenere l'u-niverso.

ataeva viß∫u takhana k®ß∫era Ωarîreviß∫u-dvåre kare k®ß∫a asura-saµhåre

ånußanga-karma ei asura-måraaye laågi' avatåra, kahi se müla kåra∫a

'Perciò a quel tempo il Signore Viß∫u era presen-te nel corpo del Signore Krishna e Krishna uccise gliasura e i miscredenti attraverso Viß∫u che era al Suointerno. L'uccisione degli asura è ånußanga-karma oun'attività secondaria. Ora parlerò della ragioneprincipale della Sua venuta.' (C.C. Adi 4.13-14)

Quindi è menzionato che lo scopo dei Viß∫u ava-tara è di stabilire la vidhi-bhakti, il servizio devozio-nale improntato sulle norme contenute nelle scrittu-re, ma lo scopo del Gaura avatara è di propagare larågånugå-bhakti, il servizio devozionale basato suldesiderio spirituale puro e spontaneo. Queste duedistinte forme di bhakti sono verità essenziali dacomprendere.

Ûrîla Visvanatha Cakravarti Êhåkura nel com-mento a questo verso ha dato la seguente spiegazio-

ne alla parola ånußanga: 'sange anu anugatasya sthi-tasya iti yavat viß∫o˙ karma iti anusangi kam'. La pa-rola ånußanga può essere divisa in due parti: sanga eanu. Il termine anu significa anugatasya che si riferi-sce qui a sthitisya viß∫oh, cioè 'del Viß∫u che è situa-to in Krishna' e il termine sanga 'all'interno del cor-po di Krishna'. Quindi anusanga significa l'attivitàcompiuta da Viß∫u che è situato all'interno di Krish-na.

Ûrîla Cakravartipada spiega inoltre: 'angatsvarüpåt nanda-nandarüpåt iti yåvat bahih bhinna-syaviß∫or avatåre kåra∫am iti bahira∫gam'. Rimuo-vere il fardello della Terra è bahiranga-kårana, loscopo esterno dell'apparizione del Signore.

La parola bahiranga può essere suddivisa in dueparti: bahih e anga. Il termine bahih qui sta a signi-ficare angat svarüpåt nanda-nandarpåt, 'dalla formadi Nandanandana Ûrî Krishna.' Quindi bahiranga siriferisce alla causa che ha determinato la discesa diViß∫u, il Quale è differente da Nandanandana.

Prima di tutto vanno estirpate le erbacce, sradica-ti alberi e grovigli per poter poi comprendere il verodesiderio di apparire da parte di Krishna. Il fine deiViß∫u avatara è di predicare la vidhi-bhakti e il finedei Gauravatara è di predicare la rågå-bhakti:

prema-rasa-niryåsa karite åsvådanaråga-marga bhakti loke karite pracåra∫a

rasika-Ωekhara k®ß∫a parama-karu∫aei dui hetu haite icchåra udgama

'Il desiderio di apparire del Signore nacque da dueragioni: gustare la dolce essenza di prema, l'amoredivino e propagare la Ωuddha-bhakti o il servizio de-vozionale intriso di råga, sentimenti spontanei. Per-ciò Krishna apparve come parama-rasika-Ωekhara(supremamente felice nel gustare il nettare più ele-vato) e parama-kåru∫a (il supremamente misericor-dioso verso tutte le entità viventi)' (CC. Ådi-lîlå 15-16)

Una volta Syamasundara Cakravarti, uno dei piùfamosi esponenti del movimento di Indipendenzadell'India, chiese a nitya-lîlå pravi߆a oµ viß∫upådaÛrîla Bhaktisiddånta Sarasvatî Prabhupåda:

"Che cosa pensi dei Buddhisti (i devoti diBuddha)?"

Ûrîla Bhaktisiddånta Sarasvatî rispose: "Bauddhaè un altro termine che significa 'Vaiß∫ava', ma le per-

Due differenti opinioni su Buddha

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Secondo Raggio √ Pubblicazioni

9Raggi di Armonia Vol. II ~ N. 1

sone che oggigiorno si fanno chiamare Buddhisti de-siderano veramente apprendere la vera conoscenzache si riferisce all'anima? Come gli adoratori di ÛrîRåma si chiamano Ramaiti, similmente gli adorato-ri di Buddha, l'incarnazione di Viß∫u, sono Buddhi-sti. Ma, come gli aul, i baul, i gauranga-nagari, glismarta, la casta dei gosvåmî che si professano segua-ci di Ûrî Gauranga anche se hanno deviato dai Suoiinsegnamenti, allo stesso modo i Buddhisti hanno de-viato dalla via indicata da Buddha Deva, anche se sidefiniscono Vaiß∫ava. Quando tuttavia essi seguonoi Ωuddha Vaiß∫ava, la loro natura intrinseca diverràmanifesta ed otterrano la grazia di Ûrî Mahåprabhu.Quindi quando uomini che seguono gruppi deviaticome quelli degli aul, dei baul e così via, abbandona-no le loro convinzioni e costumi errati e adoranoGaura-Krishna sotto le direttive dei ΩuddhaVaiß∫ava, dobbiamo riconoscerli come devoti di ÛrîGauranga Mahåprabhu."

Una volta di più questo articolo di Ûrîla BhaktiPrajñåna KeΩava Gosvåmî è un esempio del suo bril-lante lavoro di ricerca per indagare sul motivo per cuila filosofia måyåvåda di Sankaråcårya fu un alleatocosì intimo del Buddhismo. Qualsiasi profano puòaccettare i fatti che vengono presentati. Non ci vuo-le molta sapienza per riconoscere la breccia che è sta-

ta aperta nella storia. Coloro che sono pronti a seguire con audacia la li-

nea di buon senso e logica che viene qui presentata,non dovranno fare sforzi per convincersene. Le ca-ratteristiche esteriori del Buddhismo come il nonmangiare la carne, non approvare il sistema delle ca-ste, non opprimere le donne, costruire ospedali per ipoveri ed i malati e così via, sono certamente at-traenti e lodevoli davanti agli occhi del mondo. Mala conclusione ultima del Buddhismo sconfessa la suapromessa originale, quella di porre fine ad ogni sof-ferenza nel ciclo di nascite e morti ripetute.

Alla fine dell'articolo si troverà un glossario deinomi degli studiosi con alcuni cenni storici. I nomidegli studiosi danno certamente spazio ad una credi-bilità storica moderna sulla questione che riguardaBuddha. Tutti i nomi e i termini che appaiono nelglossario sono stati scritti in grassetto. Speriamo checiò sia di aiuto a chiarire ulteriormente i punti chevengono analizzati.

Bisogna constatare come ogni cosa che si basi sul-le deboli fondamenta di concezioni sbagliate non siaduratura. Bhaktivinoda Êhåkura una volta disse:"La verità può essere coperta dall'ignoranza soltan-to per poco."

L'editore

L’immagine dell’avatara Buddha Museo Curzon, Mathura, India

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Secondo Raggio √ Pubblicazioni

10 Raggi di Armonia Vol. II ~ N. 1

In varie parti dei Purå∫a la filosofia måyåvåda o impersonalismo viene equiparata con il Buddhismo. Ora èimperativo riflettere sulla filosofia del Buddhismo e sul suo patriarca, il Signore Buddha. Il Buddhismo è lafilosofia propagata dal Signore Buddha. Quindi, prima di tutto è necessario conoscere cosa è scritto negliΩåstra o scritture sul Signore Buddha. Il Signore Buddha è uno dei dieci avatara del Signore Viß∫u o Krish-na. Ûrîla Jayadeva Gosvåmî ha scritto:

vedån-uddharatejaganti vahate bhü-golam-udvibhrantedaityam dårayate balim chalayate kßatra-kßayaµ kurvate

paulastyaµ jayate halaµ kalayate kåru∫yam-åtanvatemlecchån-mürcchayate dåsa-k®ti-k®te k®ß∫åya tübhyam nama˙

(Gîtå Govinda, DaΩåvatåra Stotram 12° Ωloka)

"O Ûrî Krishna che sei come la luna! Ti offro illimitati omaggi, Tu manifesti dieci santi avatara: Matsya il Pe-sce che ha salvato i Veda; Kürma la Tartaruga, che ha sostenuto sulla schiena bhü-gola, la Terra; Varaha, ilCinghiale, che ha sollevato la Terra con le Sue zanne dalle acque insondabili dell'oceano causale; Ûrî N®siµhache ha liberato Prahlåda dal re dei demoni, HiranyåkaΩipu; Ûrî Våmana il Nano, che con un inganno ha co-stretto Bali Mahåråja ad una sottomissione incondizionata; Ûrî ParaΩuråma che ha sterminato gli kßatriya ri-belli; Ûrî Ramacandra, che ha conquistato il grande ateo måyåvådî Råvana e che è apparso nella dinastia diPulastya Muni, uno dei dodici Prajåpati o progenitori originati da Brahmå; Balarama, colui che porta la pi-cozza; Buddhadeva che mostra una compassione divina verso tutte le entità viventi e Kalki che distrugge tut-ti i mleccha ignoranti o gli esseri umani barbari e senza cultura."

In un altro verso del DaΩåvatåra Stotram (9° Ωloka) viene menzionato il Signore Buddha:

nindasi yajña-vidher-ahaha Ωruti-jåtamsadaya-h®daya-darΩita-paΩu-ghåtam

keΩava! d®tha-buddha-Ωarira! jaya jagadiΩa! hare

"O Krishna! Tu sei apparso nella forma di Buddha! O Jagadisa! Signore dell'Universo! Tu hai catturato lementi dei påßa∫∂i, gli eretici senza fede! Tutte le glorie a Te! Tu sei così misericordioso verso coloro che so-

Due differenti opinioni su BuddhaIl Signore Viß∫u Buddha non è Ûåkya-siµha Buddha

estratto dal

ovvero

Oµ Viß∫upadaÛrî Ûrîla Bhakti Prajñåna KeΩava

Gosvåmî Mahåråja(Fondatore åcårya della Gau∂îya Vedånta Samiti)

Måyåvådera JîvanîLa storia della Måyåvåda

(impersonalismo)

Vaiß∫ava VijayaLa supremazia del Vaiß∫avismo

(personalismo)

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11Raggi di Armonia Vol. II ~ N. 1

stengono l'ahiµså, la non violenza e la compassione verso gli animali come loro principio morale. Perciò Tuhai screditato le regole e le prescrizioni contenute nelle sruti che prescrivono lo yajña o il sacrificio di anima-li, e specialmente quello delle mucche (paΩu-ghåta)."

Il Signore Buddha è il Signore Viß∫u, quindi dobbiamo determinare quale era il Suo particolare sentimentoe relazione con Sankaråcårya. Inoltre, se la filosofia måyåvåda di Ûaõkara è definita Buddhismo celato, de-ve inoltre essere accertata la loro relazione reciproca. Perciò la concezione genuina di Buddha deve esserequi valutata e registrata.L'opinione di Åcårya Ûaõkara riguardante il Signore Buddha non sembra autentica. Ciò che egli dichiara èche l'adorazione Vaiß∫ava del Signore Buddha e di Ûåkya-siµha Buddha si equivalgono. Ma di fatto non ècosì. Parama-pujya åcårya-küla-Ωiroma∫i jagat-guru oµ viß∫upåda Ûrî Ûrîmad Bhaktisiddånta SarasvatîÊhåkura ha al riguardo fatto notare: "Ûåkya-siµha Buddha era solamente una persona altamente erudita."Perciò i meriti che Åcårya Ûaõkara, poichè persona dalla fede e dalla devozione profonda e con vasta cono-scenza del bhågavata avatåra Viß∫u Buddha, ha attribuito a Ûåkhya-siµha Buddha, sono altamente da ri-spettare. Invece la sarcastica affermazione di Ûaõkara che egli fosse un asambaddha pralåpakårî, un orato-re incoerente e delirante, fu fatta solo come pretesto per deviare le persone che manifestavano risentimen-to. Da ciò sorge ora una domanda: "Dove Ûaõkara dice tutto ciò: che Gautama Buddha o il Principe Siddharthae Adi-Buddha o Bhagavån Ûrî Krishna sono la stessa persona? Per trovare una risposta chiedo ai lettori diconsultare il Ωårîraka-bhåsya di Ûaõkara. A questo proposito vorrei fare riferimento ai miei precedenti stu-di della parola 'Sugatena' in cui egli cambia il significato della parola affermando che Adi-Buddha era il fi-glio di Ûuddhodana e di Måyå come lo era Gautama Buddha. La sua conclusione sul Buddha allude a quel-la contenuta nel suo bhåsya dove egli afferma: 'sarvathå api anådara∫îya ayaµ sugata-samaya˙ sreyankåmai˙iti abhipråya˙'. In questa sentenza egli scambia il figlio di Måyå, Gautama Buddha, per Sugata Buddha. Iltermine samaya significa siddhånta che sta per 'ideologia' o 'ontologia'. Quindi qui viene affermato che su-gata-samaya è sugata-siddhånta o gautama-siddhånta, l'ontologia di Gautama. Un altro nome di Adi-Buddhao Viß∫u Avatara Buddha è Sugata. Questo nome è ricorrente all'interno della comunità Buddhista. Ciò sipuò notare con l'aiuto del dizionario sanscrito Amara-koßa. Il Ωunyavådî o Buddhista nichilista Amara-siµhafu colui che compilò questo antico libro. L'apparizione di Amara-siµha risale a centocinquanta anni primadell'avvento di Ûaõkara. Amara-siµha nacque dal grembo di una Ωüdrå∫î, una donna di bassa casta e da undvija, un bråhma∫a di casta elevata di nome Ûabara Svåmî. Da tempi antichi tale relazione è stata annotatada un pa∫∂ita della comunità con il seguente Ωloka:

bråhmanyama-bhavad varåhamihiro jyotir-vidåm agra∫î˙råjå bhart®hariΩ ca vikrama-n®pa˙ kΩatråtma-jåyåma-bhütvaiΩyayåµ haricandro vaidya-tilako jåtaΩ ca Ωankü˙ k®tîΩüdråyåm-amara˙ ßa∂ eva Ωabara-svåmi-dvija-syåtmajå˙

"Lo dvija o bråhma∫a nato due volte Ûabara Svåmî ha generato sei figli. Da una donna bråhma∫i nacqueVaråhamihira, un grande studioso del jyotir o astrologia.Da una donna kßatriya nacquero i monarchi Bhart®hari e Vikramåditya. Da una donna vaißya nacquero i fa-mosi dottori Haricandra e Ûanküh e da una donna Ωüdrå∫î Ûabara Svåmî ebbe un figlio di nome Amara."

I due Buddha descritti nell'Amara-koßa

Amara-siµha scrisse molti libri sul dharma Buddhista. Per caso tutti questi libri capitarono nelle mani diÅcårya Ûaõkara. Eccetto il koßa, tutti gli altri senza esclusione alcuna, furono gettati nel fuoco. All'internodi questo Amara-koßa, che fu preservato da Ûaõkara, è contenuta l'informazione su Buddhadeva (vedi Ko-sha o Dizionario della lingua Sanscrita di Amara Singh, tradotto da H.T. Colebrooke, prima edizione 1807,ristampa 1990, Primo tomo, capitolo primo, primo paragrafo):

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12 Raggi di Armonia Vol. II ~ N. 1

8. sarvajña˙ sugato buddho dharma-råjas tathågata˙samanta-bhadro bhagavån mårajit lokajit jina˙

9. ßa∂-abhijño daΩabalo'dvayavådî vinåyaka˙munîndra˙ Ωrî dhana˙ Ωåstå muni˙

Ωåkya-munis (tu ya˙)

10. (sa) Ωåkhya-siµha˙ sarvårtha-siddha˙ ΩauddhodaniΩ (ca sa˙)gautamaΩ (cå) 'rka bandhuΩ (ca) måyådevî-sutaΩ (ca sa˙)

In questo Ωloka sette nomi, dalla parola sarvajña˙ fino a muni˙, sono stati riferiti a Buddha ovvero Adi-Buddha. Da Ωåkhya-muni tu fino a måyådevî-sutaΩ ca sa˙ si riferiscono invece a Ûåkhya-siµha Buddha. Quin-di il Buddha introdotto per primo con diciotto nomi non è lo stesso Buddha citato dopo ed indicato con set-te nomi. Questo punto è stato discusso nel commentario di Ûrîla Raghunåtha Cakravartî MahåΩaya. Oratenterò di riferire ai lettori un suo breve ma necessario commento. I tre Ωloka appena citati sono stati suddi-visi da Cakravartî MahåΩaya in una prima sezione che giunge fino al termine muni˙ ed il resto è stato suddi-viso in due parti indicate col numero 6 e 7.Ad esempio il numero 6 si riferisce a: 'muni˙ paryantam a߆ådaΩa buddhe˙', che sono, dalla parola sarvajñafino a müni˙, i diciotto nomi di Buddha. Di conseguenza il termine sugata si riferisce a Viß∫u Buddha. Peril numero 7 invece il riferimento è: 'ete sapta Ωakya-vaµΩåvatîr∫e buddha-muni viΩeße', che si riferisce, dallaparola Ωåkya-muni˙ fino a måyådevî sutaΩ ca, a Ûåkya-siµha Muni o Buddhi Muni nato nella dinastia di Ûåkya-siµha. Dal precedente Ωloka e dal suo commento viene chiaramente affermato che Sugata Buddha e Ûåkya-siµha Buddha non sono la medesima persona.Ora chiediamo ai nostri rispettabili lettori di consultare la pubblicazione di Mr. Carey e dell'attendibile Mr.H.T. Colebrooke contenute in una pubblicazione del 1807 di Ûrî Råmapura (Serampoor) dell'Amara-koßa dicui stiamo parlando. Alle pagine due e tre di questo libro si trova la parola 'Buddha'. Al margine della pa-gina due troviamo l'affermazione 'A Jina o Buddha' con riferimento ai diciotto nomi di Buddha. A marginedella pagina tre troviamo invece sette nomi. A piè di pagina del secondo riferimento a margine si trova: 'Ilfondatore della religione che ha preso il suo nome.' Nella prefazione al suo libro, Mr. H.T. Colebrooke men-ziona i nomi dei commentari cui si è riferito per la preparazione del suo testo. Oltre al commentario dell'o-norevole Raghunåtha Cakravartî MahåΩaya, egli cita altri venticinque commentari.Gautama Buddha stabilì le dottrine di båhyåtma-våda o jñånåtma-våda, la concezione di uguaglianza tra men-te e corpo con l'anima e di Ωünyavåda, la filosofia del vuoto o nichilismo. D'altra parte non esiste la seppurminima prova che 'Sugata' Buddha che è il Signore Buddha, propagò una qualche forma di nichilismo o diateismo del vuoto. Il Ωünyavådî Siddhartha era un discepolo di Gautama Muni della dinastia di Kapila, per-ciò un altro suo nome era Gautama. 'Guru gotrådata˙-kautsåste bhavanti sma gautamå˙'. Dal gotrå (di-scendenza) del suo guru ovvero il suo insegnante bråhmana, egli venne conosciuto come Gautama, il Sun-darånanda-carita).

Altre scritture Buddhiste che citano i due Buddha

Oltre l'Amara-koßa che fu molto considerato da Åcårya Ûaõkara, vi sono molti altri Ωåstra Buddhisti come ilPrajñå-påramitå Sütra, l'A߆a-såhasrika Prajñå-påramitå Sütra, il Ûata-såhasrika Prajñå Påramitå Sütra e ilLalita-viståra. Studiando queste varie scritture, arriviamo a conoscere l'esistenza di tre categorie di Buddha:manußya-buddha, bodhisattva-buddha e ådi-buddha. Tra i manußya-buddha o buddha umani, vi è Gautama.Dopo aver ricevuto la conoscenza ovvero l'illuminazione egli venne ricordato come 'Buddha'.Tra i bodhisattva-buddha viene menzionato Samanta Bhadra. L'Amara-koßa specifica che un altro nome delSignore Buddha è Samanta Bhadra e che Gautama Buddha è un manußya-buddha. Inoltre l'Amara-koßamenziona che oltre i diciotto nomi del Viß∫u Avatara Buddha, vi sono altri libri che parlano di altri Buddha. Nel ventunesimo capitolo del Lalita-viståra, a pagina 178, sta scritto: "Gautama Buddha compì tapasyå, au-sterità e penitenze, nel luogo sacro dei precedenti Buddha".

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13Raggi di Armonia Vol. II ~ N. 1

eßa dharanî-mu∫∂e pürva-buddhåsanastha˙samartha dhanur-g®hîtvå Ωünya-nairåtma-vånai˙

kleΩa-ripuµ nihatvå d®ß†i-jålañcabhitvåΩiva virajam-Ωokåµ pråpsyate vodhimangrayåµ

Viene chiaramente menzionato in questo Ωloka che Ûåkya-siµha Buddha, ritenendo favorevole alla sua rea-lizzazione spirituale o siddha, il luogo santo dell'apparizione del Buddha precedente, si sedette sotto questoaΩvattha, l'albero sacro pippal o fico e compì tapasyå. Il nome antico di questo luogo è Kîkata, ma dopo cheGautama Buddha vi ottenne la perfezione, fu conosciuto come 'Buddha Gayå' o Bodha Gayå.La pratimürti di Buddhadeva ovvero la Divinità si trova ora in questo luogo e uno dei Giri sannyåsî della sam-pradåya di Ûaõkara, vi mantiene il servizio come autorità preposta. Essi accettano il fatto che Buddha Gayåsia il luogo dell'apparizione di pürva-buddha cioè Adi-Buddha o l'originale Viß∫u Buddha. Questo luogoviene adorato solamente perchè è il luogo dove Ûåkya-siµha Buddha ha ottenuto la mukti o liberazione. Que-sto prova chiaramente che l'antico avatara Buddha e il moderno Gautama Buddha non sono la stessa perso-na.Un famoso libro Buddhista dal titolo 'Lankåvatåra-sütra è un'autentica prova di ciò; anche lì si fa distinzio-ne tra Ûåkya-siµha e Buddha. Nella prima parte di questo libro, il Re di Lanka, Råva∫a, indica il preceden-te bhagavån Buddha ovvero il Signore Buddha con il termine di jina-putra o 'il figlio di una Jina', e offre pre-ghiere anche agli altri Buddhisti, buddha-sutåΩ ca, 'figli di Buddha', che appariranno in futuro. Per buonainformazione dei lettori, qui di seguito ne riportiamo una parte:

Al tempo in cui Råva∫a governava su Lanka:

to†aka-v®ttenånugåyja punarapi gathå-gîtena anugåyati sma.

lankåvatåra-sütraµ vai pürva-buddhånuvar∫itaµsmaråmi pürvakai˙ buddhair-jina-putra-puraskrtai˙ (9)

sütram-ten-nigadyante bhagavån api bhåßatåµbhavißyantyanågate kåle buddhå buddha-sutåΩ ca ye (10)

(Lankåvatåra-sütram, 1° edizione, pubblicata dalla Società Buddhista dell'India con patronato del Governodel Bengala. Stampato dalla tipografia governativa nel Gennaio 1900)

Añjana-suta-Buddha e Ûuddhodana-Buddha sono differenti

Alcuni sostengono che i Vaiß∫ava mostrano verso Buddha più rispetto e fede sincera di quella mostrata daÅcårya Ûaõkara. Perciò concludono che i Vaiß∫ava sono anche Buddhisti. La nostra conclusione al riguar-do è che il Buddha descritto come nono avatåra di Viß∫u tra gli avatåra menzionati nel Linga Purå∫a, Bha-vaßya Purå∫a e Varåha Purå∫a, non è Gautama Buddha, il figlio del Re Ûuddhodana..I Vaiß∫ava non adorano il Ωünyavådî Buddha. Nello Ûrîmad-Bhågavatam (10.40.22) sta scritto: 'namobuddhåya Ωuddhåya daitya-dånava-mohine' "Offriamo i nostri omaggi al divino Signore Buddha che è ap-parso semplicemente per deludere i daitya e i dånava!" Quando i Vaiß∫ava recitano questo mantra, offro-no omaggi al nono avatåra Viß∫u Buddha.Da un'altra parte dello Ûrîmad-Bhågavatam (1.3.24) viene descritta così l'åvirbhåva o avvento di Ûrî ÛrîBuddhadeva:

tata˙ kalau samprav®tte sammohåya sura-dviΩåmbuddho nåmnå'ñjana-suta˙' kîka†eΩu'bhavißyati

"In quel tempo, all'inizio di Kali-yuga, il Signore apparirà come Signore Buddha, il figlio di Añjana, nellaprovincia di Gayå, al solo scopo di deludere coloro che sono invidiosi dei fedeli teisti."

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14 Raggi di Armonia Vol. II ~ N. 1

In questo Ωloka il Buddha che viene menzionato è añjanera putra, il figlio di Añjana, altri invece dicono cheè ajinera putra, il figlio di Ajina e il luogo dove è apparso è Kîkata, nel distretto di Gayå. Il commento a que-sto Ωloka di püjyapåda Ûrîdhara Svåmî dice:

buddhåvatåram åha tata iti. añjanasya suta . ajina-suta iti på†he ajino'pi sa eva. ‘kîkatesu' madhye gayå-pradeΩa

"In questo verso, partendo da tata˙ kalau (SB. 1.3.24) si parla dell'avatåra del Signore, il Signore Buddha.La parola 'añjana-suta' significa che il Signore Buddha apparve come il figlio di Añjana, ma in alcune tradu-zioni di questo verso al suo posto troviamo le parole 'ajina-suta' indicando il nome del padre come Ajina. Inentrambe le versioni comunque il riferimento è al medesimo Buddha."

Ûrîdhara Svåmîpada ben cosciente di come funziona la sampradåya degli advaitavådi o måyåvådî, dichiarò cheper i måyåvådî accettare questa verità non era una questione tale da sollevare violente proteste, quindi dis-se: "Il figlio di Añjana, Buddha, è adorabile da parte della Bhågavata sampradåya e il distretto di Gayå è illuogo dove nacque." Il suo avvento accadde all'inizio di Kali. E' affermato nel N®siµha Purå∫a, 36° Capi-tolo, Ωloka 29:

kalau pråpte yathå buddhå bhaven nåråya∫a-prabhu˙

"Proprio all'inizio dell'era di Kali il Signore Nåråya∫a diventò Buddha ..."

Si comprende da ciò che l'avvento di Bhagavån Buddha non avvenne prima di 3500 anni fa e in accordo agliastrologi persino 5000 anni fa.Il giorno della sua nascita lo troviamo nel Nir∫aya Sindhu, secondo capitolo:

jyai߆ha Ωukla dvitîyåµ buddha-janma bhavißyati

"Nel mese di Jyai߆ha (Maggio-Giungo) nel secondo giorno di Ωukla-pakßa o quarto giorno di luna crescen-te, nascerà il Signore Buddha."In un altro luogo dello stesso libro viene così definito il püjå o adorazione di Buddha:

paußa Ωuklasya saptamyåµ kuryåt buddhasya püjanam

"Nel mese di Paußa (Dicembre-Gennaio) nel Ωukla-saptamî-tithi o settimo giorno di luna crescente, deve es-sere adorato il Signore Buddha."

Successivamente sono stati indicati sia il metodo di adorazione, gli omaggi e le regole dell'arcana del nonoavatåra, Viß∫u Buddha.Il Viß∫u Purå∫a, l'Agni Purå∫a, il Våyu Purå∫a, lo Skanda Purå∫a e molte altre scritture, si sono riferiti a Luiin molti passi. Nel Devî Bhågavata, una scrittura alquanto recente ed in un altro libro denominato Ûakti Pra-moda viene menzionato anche il Buddha dei Jain, ma si tratta di Ûåkya-siµha Buddha e non di Viß∫u Buddha.Se i deva-devî sevaka o i pañcopåsaka, gli adoratori dei cinque principali deva, adorano od onorano il Ûåkya-siµha dei Ωünyavådî, ciò non proccupa affatto i bhågavata o i seguaci del sanåtana-dharma.E' opinione di Max Muller che Ûåkya-siµha fosse nato nel 477 A.C. nella città di Kapilåvastu, in Nepal, vici-no ai Giardini Lumbinî. Kapilåvastu era un'antica e famosa città del Nepal. Il nome del padre di Gautamaera Ûuddhodana, il nome di sua madre Måyådevî. Questo è un fatto storico accertato. Il figlio di Añjana edil figlio di Ûuddhodana, non sono quindi la stessa persona. Il luogo di nascita di uno è nella provincia di Gayå,da cui il famoso nome Buddha Gayå, mentre l'altro luogo di nascita è Kapilåvastu nel Nepal. Perciò sia il luo-go dell'apparizione di Viß∫u Buddha, che i genitori e così via sono tutti diversi.Ora, si deve capire che la persona cui la gente fa riferimento come Buddha non è l'originale nono avataraViß∫u Buddha. Quindi non possiamo essere della stessa opinione di Åcårya Ûaõkara. Sicuramente dal pun-

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15Raggi di Armonia Vol. II ~ N. 1

to di vista storico questa differenza di opinioni potrebbe apparire lieve, ma ciò nonostante, il soggetto rela-tivo alle qualifiche del guru deve essere assolutamente discusso. Mostrare rispetto alle opulenze del Buddhao alla sua potente filosofia è una cosa, ma manifestare adorazione ed onore per il suo siddhånta, le sue con-clusioni ontologiche, il vicara, le sue giuste discriminanti, è un'altra questione. Comunque siamo ficuciosiche i nostri lettori saranno in grado di comprendere chiaramente che Buddha non è lo stesso Ûåkya-siµhaBuddha; l'avatåra Buddha è completamente differente. Può darsi sia possibile trovare delle similitudini tradi loro, ma non è possibile accettarli come la stessa persona.

Glossario

Adi-buddha: Il Buddha originale che apparve circa 3500 anni fa a Bodha Gayå. A volte ci si riferisce a Luicome purva-buddha ovvero il Buddha che precedette tutti gli altri Buddha.A Jina: Il Signore Viß∫u Buddha che è il "figlio di un Jina". A volte è chiamato Añjana.Bodhisattva-buddha: Un altro nome attribuito al Signore Buddha. Questo termine viene usato per Ûåkya-siµhaBuddha, ma impropriamente; proprio come il nome "Sugata" viene oggi erroneamente riferito a Ûåkya-siµha. Bodhisattvasignifica colui che è illuminato appieno, e ciò è consono solo se riferito a Adi-Buddha.Ûrî Raghunåtha Cakravartî: Nell'autorevole commentario Trikanda Cintama∫i si trova un riferimento a luiper l'aiuto che diede nella stesura dell'Amara-koßa.Carey: William Carey (1761-1834) fu il primo ministro Battista a recarsi in India. Dal 1800 al 1830 fu pro-fessore di Lingue Orientali al Collegio di Fort William, Calcutta. Egli divenne noto come un eminente Orien-talista, pubblicando ventiquattro volumi di traduzioni delle scritture. Tra il 1801 ed il 1825 pubblicò sei trat-tati di grammatica in altrettanti diversi linguaggi. Sebbene uomo dalla grande erudizione e di vasti interes-si, Carey non ebbe molto potere creativo e non era portato per la letteratura. I suoi lavori sono pricipal-mente di valore pedagogico e solamente di interesse filologico. Il suo più grande contributo è forse la capa-cità di creare prosa in lingua Bengali. Egli veniva spesso definito uno dei costruttori della prosa modernaBengali. Pubblicò l'Amara-koßa e fu un contemporaneo dello studioso Inglese Colebrooke.H.T. Colebrooke: (1765-1837) Un pa∫∂ita Inglese di Studi Orientali. Il suo nome completo era Henari Tho-mas Colebrooke. Era un giudice della corte di Calcutta e fu il primo Europeo a presentare la filosofia puraHindu. Egli introdusse molti manoscritti in Sanscrito stilati nel 1818. Era molto esperto nei Veda, nellagrammatica Sanscrita (Vyakarana), nella filosogia e nell'astrologia. Fu lui a tradurre l'Amara-koßa.Gautama: Quando la Regina Måyå morì dopo aver dato alla luce Siddhartha, il bimbo fu lasciato alle curedella sorella e seconda moglie di Ûuddhodana, Mahå Pajapati Gautama. In questa famiglia, sotto la tuteladel bråhma∫a pa∫∂ita Sarvamitra, egli inizò gli studi. Si dice che a 29 anni, quando rinunciò alla vita di fa-miglia, diventò famoso come il samana Gautama. Samana significa un eremita o un asceta e viene usato so-lamente in riferimento ai monaci Buddhisti come alternativa al termine bråhma∫a.Principe Siddhartha: Siddhartha era il nome originale di Gautama Buddha. Egli nacque a Kapilåvastu nel TeraiNepalese, all'interno del parco di Lumbinî ed un menir di pietra eretto dall'imperatore AΩoka ne segna il luogo.Manusya-buddha: Questo termine si riferisce ad un aspirante Buddha. Il suo destino sarà l'illuminazionecompleta(Buddhismo, 1950, Bikku Ananda). Inoltre si riferisce al giorno di luna piena del mese di VaiΩåkha(Aprile-Maggio), quando il Principe Siddhartha, il saman o l'ascetico Gautama, divenne Buddha, l'Illumi-nato, il Perfetto e il Benedetto. Questi sono esseri umani che ottengono l'illuminazione Buddhista. Quin-di Gautama 'diventò' Buddha il giorno che oggi viene ricordato come Buddha Purnima. In altre parole ciòsignifica che quel giorno non corrisponde all'apparizione di Viß∫u Buddha festeggiata il giorno di luna pie-na del mese di Maggio, Gautama Buddha non apparve quel giorno, comunque si può notare la frattura sto-rica tra i due Buddha anche qui. Råvana: Il re råkßasa di Lanka figlio di ViΩravå e Kaikasî; era il nipote di Pulastya Muni. Pulastya era unodei dieci prajåpati generati dal Signore Brahmå. Råvana era molto esperto nei Veda.Ûåkya-siµha: (scritto anche Ûåkya-siõgha) Il nome della dinastia reale in cui apparve il Principe Siddharthao Gautama Buddha. Si dice che quando nacque il Buddha, ottantamila Ûåkya promisero di dedicargli un fi-glio quando sarebbe diventato un Buddha o un Cakkavatti Raja (Re) come era stato profetizzato. Ûåkya-siµha Buddha apparve nel 477 A.C. a Kapilåvastu, nel Nepal vicino ai Giardini Lumbinî. Secondo il dizio-nario di Sanscrito-Inglese degli Studenti (1988), egli nacque a Kapilåvastu e morì nel 543 A.C.

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Terzo Raggio √ Pubblicazioni

16 Raggi di Armonia Vol. II ~ N. 1

Ûaõkaråcårya: Il santo fondatore della filosofia Måyåvåda o impersonalismo. Un altro nome di Måyåvådaè Advaitavåda, o monismo indifferenziato (Tutto è uno). Egli apparve nel 788 D.C. e scomparve nel 820D.C. a Cidambarama nel distretto del Kerala, India.Ûuddhodana: Re e marito della Regina Måyå; egli apparteneva alla dinastia reale di Ûåkya-siµha, da qui iltitolo di Ûåkya-siµha Buddha.Daitya: I figli di KaΩyapa e Diti considerati nemici dei deva.Dånava: I figli di KaΩyapa e Danu, erano quaranta e venivano considerati nemici dei deva.Jain: Una religione affine al Brahmanesimo e al Buddhismo il cui fondatore fu Mahåvira.Jyai߆ha Ωukla dvitîyåµ: Questa data non corrisponde a quella del mese di Maggio di Buddha Purnima.Questo giorno è anche la ricorrenza dell'apparizione di Ûrînivåsa Åcårya Prabhu e di Ûrîla MadhavendraPürî la cui pura visione Vaiß∫ava è ancora più importante all'interno della Gau∂îya sampradåya. Ûrîla Ûrî-nivåsa Åcårya apparve nel 1519 e scomparve nel 1610; egli era un discepolo dîkßå di Ûrîla Gopåla Bha††a Go-svåmî e ricevette Ωikßå da Ûrî Jîva Gosvåmî che accordò il titolo di Åcårya a Ûrînivåsa. Ûrîla MadhavendraPürî viveva a Gayå ed era il guru di Ûrîla ÈΩvara Pürîpåda (il guru iniziatore di Ûrî Caitanya Mahåprabhu).Kîka†a: Nell'antica letteratua era indicato come Magadha o il Bihar del sud.Nåmnåñjana-suta˙: Il figlio di Añjana. Ûrîla Bhaktivedånta Swåmî Mahåråja nella sua translitterazione hascritto 'nåmnåñjana-suta˙' e nella traduzione 'Añjana'. Egli ha scritto anche che Kîka†a si trova a Gayå o nelBihar del sud. Ûrîla Bhaktivedånta Swåmî Mahåråja ha inoltre scritto nella sua spiegazione dello Ûrîmad-Bhå-gavatam (2.7.37): "Questa incarnazione del Signore Buddha non è lo stesso Buddha che è presentato attual-mente come tale all'umanità. Secondo Ûrîla Jîva Gosvåmî, l'incarnazione di Buddha menzionata in questoverso apparve in una Kali-yuga diversa. Nei principi religiosi deve essere posto Dio al centro; altrimenti lesemplici istruzioni morali restano dei principi sub-religiosi, in genere conosciuti come upadharma, qualcosache si avvicina ai principi religiosi."Max Mueller: Friederich Maxmuller (1823-1900), il grande linguista e studioso, nato a Dessau, Germania. Asoli venti anni, nel 1843, prese il dottorato e nel 1850 fu nominato Professore di lingue Moderne ad Oxford,Inghilterra e rappresentante del Taylorismo. Dal 1876 al 1900 egli pubblicò un impressionante ed impor-tante serie dei Testi Sacri dell'Oriente in cinquantuno volumi. Prima che Maxmuller morisse a Oxford nel1900, fu insignito da onori e riconoscimenti che ogni studioso vorrebbe ricevere. Ricevette la laurea onora-ria di dottorato da moltissime università e fu giudicato con altissimo riguardo da tutti gli studiosi di Indolo-gia del mondo. Il popolo indiano lo ha riconosciuto con il nome di "Mokßa-mûla Bha††åcårya".Purå∫a: "I Purå∫a sono le istruzioni religiose supplementari che chiariscono i Veda. Le persone interessatea conoscere i Veda nella loro vera luce, necessitano di una visione di supporto per portare a buon fine la lo-ro causa; quindi gli scritti supplementari furono stilati per armonizzare le differenti comprensioni e gusti deiRåjasa, Tåmasa e Såttvata. I Såttvata sono persone veramente etiche mentre gli altri due tipi sono impe-gnati nel mantenere le loro rispettive nozioni." (Ûrîla Bhaktisiddånta Sarasvatî Gosvåmî)Ûrîdhara Swåmî: "Swåmî Ûrîdhara venne incluso dalla Scuola Impersonalista come uno dei suoi apparte-nenti, ma il Supremo Signore Ûrî Caitanya Deva lo ha reputato il supremo difensore della devozione. Ûrî Jî-va Gosvåmî ha chiarito, nelle sue spiegazioni agli Ωloka del Bhågavatam contenute nel Krama-Sandarbha, nelSarva-samvadini e in modo particolre nel Sat-Sandarbha (Sei Trattati), il vero spirito dell'autore riconci-liando ogni divergenza. Quindi non bisogna interpretare erroneamente l'interesse di Ûrîdhara verso la scuo-la kevalådvaita (monismo indifferenziato). Le interpretazioni Ωuddhådvaita (monismo incondizionato) diÛrîdhara sono molto diverse da quelle kevaladvaita. I Måyåvådî, avvocati della teoria illusoria, nello spie-gare la fase non-manifesta dell'Assoluto, si dimostrano veramente miseri agli occhi della Scuola Devozio-nale." (Gli insegnamenti di Ûrî Caitanya, prima parte, "Esplorazioni nella Verità Vedantica" di Ûrîla Bhak-tisiddhånta Sarasvatî Gosvåmî Mahåråja).Ûrîdhara Swåmî accettò l'ordine di rinuncia nella sampradåya di Ûaõkara ma i suoi commenti allo Ûrîmad-Bhågavatam, Bhagavad-Gîtå e Viß∫u Purå∫a, erano tutti nella linea della Scuola Bhagavata. Ûrîla Jîva Go-svåmî fece notare che Ûrîdhara Svåmî scrisse un commento misto, il Bhavartha-dipika, poichè alcuni segua-ci di Ûaõkara della Scuola Måyåvåda, svilupparono un interesse nel Bhågavatam. Per attrarre questi sannyå-sî alla scuola devozionale, Ûrîdhara Swåmî scrisse il suo commentario misto. Perciò possiamo comprendereperchè i måyåvådî non hanno nessun problema nell'accettare come autorevoli le affermazioni di Ûrîdharasull'apparizione di Buddha.

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√√Per ispirazione di Sua Divina Grazia√√

Sono molto felice di tornare a New Braja (Badger) edi vedere che i devoti sono molto entusiasti. Per ispi-razione di Sua Divina Grazia Ûrî Ûrîmad Bhakti-vedånta Swåmî Mahåråja, qui è stato costruito un vil-laggio di devoti, a migliaia di chilometri da V®ndåva-na.Non solo qui, ovunque mi rechi nel mondo, sia inOriente che in Occidente, vedo i risultati dell'ispira-zione che ha dato. In Canada, in un luogo molto re-moto, in una densa foresta sulle montagne, sono an-dato in un villaggio di devoti chiamato Saranagati;ero molto compiaciuto nel vedere che molti devotivivono là seguendo il varnåΩrama-dharma ed i prin-cipi della bhakti. Sono andato anche in un villaggioin Australia, tra le colline, in un meraviglioso pae-saggio. Là pioveva spesso ed era sempre vasanta, pri-mavera. Anche se questo posto è così lontano dal-l'India, ho potuto vedere che per la grazia di Swåmîjî,per l'impulso dato dalla sua predica, è stato costrui-to un grande villaggio di devoti. Tutti erano moltoispirati: donne, uomini, persone anziane e bimbi pic-coli; tutti avevano il tilaka e il kanti-målå. Tutti dan-zavano, cantavano e ricordavano la coscienza di Kri-shna.Persino in India solitamente non si vedono questemanifestazioni di entusiasmo. Ma qui lo vedo ovun-que, e questo è il miracolo di Swåmîjî. Se non fossivenuto in questi luoghi e avessi visto con i miei occhiquello che ha fatto, mi sarebbe stato difficile imma-ginarlo. Avevo già una forte fede in lui, ma quandosono arrivato qui e ho visitato questi luoghi, la miafede e la mia ammirazione per lui si sono rafforzate.Non solo sono diventate forti, ma sono le più forti.Dobbiamo capire che dietro Ûrîla Swåmî Mahåråjac'è la sua guru-varga, la successione disciplica: ÛrîlaBhaktisiddhånta Sarasvatî Êhåkura, Ûrîla Bhaktivi-noda Êhåkura, Ûrîla K®ß∫adåsa Kaviråja Gosvåmî,Ûrîla Svarüpa Dåmodara, Ûrîla Råya Råmånanda e

Terzo Raggio √ Ûrî Ûrî Rådhå-K®ß∫a

17Raggi di Armonia Vol. II ~ N. 1

Krishna, l’oceano del råsaÛrîla Bhaktivedånta Nåråya∫a Mahåråja

Badger, California - USA 1996

Ûrî Caitanya Mahåprabhu. E' agendo come loro ma-ni, come loro strumento, che Ûrîla Swåmî Mahåråjaè giunto qui non per una sua missione indipendente.Egli è venuto per diffondere la missione dei suoiamati Rådhå-K®ß∫a e Gaura-Nityånanda e partico-larmente la missione di Ûrîla Svarüpa Dåmodara, Ûrî-la Råya Råmånanda e Ûrîla Rüpa Gosvåmî.

√√Chi è Caitanya Mahåprabhu?√√

Pochi anni fa, a V®ndåvana, spiegai importantisiddhånta (verità), ma i devoti comuni non capirono.Anarpita-carîµ ciråt karuayaåvatîr∫a˙ kalau. Dopoun lunghissimo periodo di tempo, un intero giorno diBrahmå che comprende 1000 cicli di ere, Ûrî Cai-tanya Mahåprabhu è apparso. Lui è Krishna stessoma con la bellezza e il sentimento di ÛrîmatîRådhikå. Poichè è la forma combinata di ÛrîRådhikå e Krishna, Egli è rasaråja-mahåbhåva. For-se avete già sentito questo nome; contiene uno spe-ciale ed esoterico significato come spiegato nella ÛrîCaitanya-Caritåm®ta della forma di Ûrî CaitanyaMahåprabhu Ûacînandana Gaurahari.Il Signore Caitanya apparve a Måyåpura, Ûrî Na-vadvîpa-dhama, solamente per donare il tesoro piùintimo e nascosto. Anche per devoti elevati come Sa-naka, Sanandana, Sanåtana e Sanat-kumara, perPrahlåda Mahåråja e persino Nårada e Uddhava,questo tesoro resta un mistero. Il Signore Caitanyaè venuto per distribuirlo con le Sue mani, non solocon due mani, con lakh e lakh di mani. In altre paroletutti i devoti di Ûrî Caitanya Mahåprabhu erano leSue mani.I compagni del Signore non consideravano le quali-fiche di nessuno. Persino le tigri, gli orsi, i serpenti,le piante e gli alberi, chiunque poteva vedere la me-ravigliosa forma di Ûrî Caitanya Mahåprabhu echiunque Lo ascoltava mentre gridava: "O Krishna,dove sei? Dove sei andato? O Rådhike dove sei?"diventava un devoto. Tutti iniziavano a cantare e a

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Terzo Raggio √ Ûrî Ûrî Rådhå-K®ß∫a

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piangere e ricevevano k®ß∫a-prema. Ûrî Caitanya Mahå-prabhu era disceso così in questo mondo, era venuto partico-larmente per dare questo prema. Non è venuto solamente perstabilire lo yuga-dharma, o per agire come un bhakta-rakßa,per proteggere i Suoi devoti dai demoni. Lo scopo principa-le del Suo avvento era stabilire questo:

anarpita-carîµ ciråt karu∫ayåvatîr∫a˙ kalausamarpayitum unnatojjvala-rasåm sva-bhakti-Ωriyam

hari˙ pura†a-sundara-dyuti-kadamba-sandîpita˙sadå h®daya-kandare sphuratu va˙ Ωacî-nandana˙

'Possa quel Signore che è conosciuto come il figlio di ÛrîmatîÛacîdevî, situarsi trascendentalmente nelle camere più recon-

Sri Krsna Caitanya Mahaprabhu

dite del tuo cuore. Risplendente della ra-diosità dell'oro fuso, Egli è apparso nell'e-ra di Kali, per Sua misericordia senza cau-sa, per concedere ciò che nessun'altra in-carnazione aveva mai offerto prima: il piùsublime ed elevato nettare del servizio de-vozionale, il nettare dell'amore coniugale.'(C.C. Ådi-lîlå 1.4)

Ûrî Caitanya Mahåprabhu è venuto soloper unnatojjvala-rasa. Cos'è questo unna-tojjvala-rasa? E' il sentimento di servizio aKrishna che le gopî hanno ed in particola-re è il sentimento di Ûrîmatî Rådhikå. Nonpensate che usare la parola gopî sia sinoni-mo di sahajiysmo. Se fosse stato così, allo-ra Ûrîla K®ß∫adåsa Kaviråja (l'autore dellaCaitanya-Caritåm®ta), Ûrîla Rüpa Gosvåmî(l'autore di questo Ωloka) e Ûrî CaitanyaMahåprabhu (la personificazione dellaCaitanya-caritamrta), sarebbero tuttisahajiyå poichè questo verso è il maõgalå-carana (invocazione introduttiva) e il ver-so più importante della Caitanya-Ca-ritåm®ta.L'unnatojjvala-rasa è di due tipi: il senti-mento di Ûrîmatî Rådhikå e delle gopî co-me Lalitå, ViΩåkhå, Citra e così via, ed ilsentimento delle pålya-dåsî, le ancelle diÛrîmatî Rådhikå. Le pålya-dåsî di ÛrîmatîRådhikå non vogliono servire Krishna sen-za la presenza di Rådhikå. Se Krishna, dasolo, le chiamasse, esse non andrebberoperchè non desiderano gustare una rela-zione diretta con Lui. Ûrî Caitanya Mahå-prabhu è venuto per distribuire il senti-mento di queste ancelle come ad esempioRüpa-måñjarî e Lavanga-måñjarî, nel ser-vire Ûrîmatî Rådhikå e Krishna.Il sentimento di Ûrîmatî Rådhikå non puòessere distribuito; è esclusivamente Suo.Nella forma di Ûrî Caitanya Mahåprabhu,Krishna ha potuto gustare appieno i tresentimenti di Rådhikå:

Ωrî-rådhåyåh praaya-mahimaå kîd®Ωovånayaiva-

svådyo yenådbhuta-madhurimå kîd®Ωovå madîya˙

saukyaµ cåsyå mad-anubhavata˙kîd®Ωaµ veti lobhåt

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Terzo Raggio √ Ûrî Ûrî Rådhå-K®ß∫a

19Raggi di Armonia Vol. II ~ N. 1

tad-bhåvå∂hya˙ samajani Ωacî-garbha-sindhauharîndu˙

'Desiderando comprendere le glorie dell'amore diÛrîmatî Rådhårå∫î, le Sue meravigliose qualità chesolo Lei può apprezzare con il Suo amore e la felicitàche Lei prova nella dolcezza del Suo amore, il Si-gnore Supremo Hari arricchito delle emozioni di Leiapparve dal grembo di Ûrîmatî Ûacîdevî, come la lu-na appare dall'oceano.” (C.C. Ådi-lîlå 1.6)

Il piacere che Ûrîmatî Rådhikå sperimenta nel servi-re e nel guardare Krishna non può essere concesso anessuno, ma il sentimento delle gopî ancelle, può es-sere dato. Ûrî Caitanya Mahåprabhu è perciò venu-to solamente per donare questo: il sentimento di ser-vizio a Ûrîmatî Rådhikå, il sentimento che propendepiù verso il servizio a Lei che verso il servizio a Kri-shna, ma che in definitiva è servire entrambi. Primadell'apparizione di Ûrî Caitanya Mahåprabhu, ÛrîRåmånujåcårya, Ûrî Madhvåcårya e molti altri åcåryaVaiß∫ava erano già apparsi. Anche incarnazioni co-me quella di Råma e del Signore N®siµha erano giàdiscese. Tutti diedero un grande contributo al mon-do, ma nessuno tra loro diede questo prema, chia-mato bhakti-rasa, che Ûrî Caitanya Mahåprabhu die-de tramite Ûrîla Rüpa Gosvåmî.

Ωrî-caitanya-mano-'bhî߆aµsthåpitaµ yena bhü-tale

svayam rüpa˙ kadå mahyaµdadåti sva-padåntikaµ

'Quando Ûrîla Rüpa Gosvåmî Prabhupåda che hastabilito in questo mondo materiale la missione chesoddisfa il desiderio di Ûrî Caitanya Mahåprabhu, midarà rifugio ai suoi piedi di loto?'

√√Le Glorie di Ûrîla Rüpa Gosvåmî√√

Vi erano molti grandi devoti e Suoi intimi compagniquando apparve Ûrî Caitanya Mahåprabhu: i sei Go-svåmî, Ûrî Svarüpa Dåmodara e Ûrî Råya Råmånan-da, ma questo Ωloka composto da Ûrîla Narottamadåsa Êhåkura, fu scritto specificatamente per glorifi-care Ûrîla Rüpa Gosvåmî. Poichè egli è Rüpa-måñjarî è in grado di comprendere i desideri più re-conditi del Signore e di concedere alle jîve il suo sen-timento di servizio a Krishna. Ûrîla Svarüpa Dåmo-dara e Ûrîla Råya Råmånanda erano Lalitå e ViΩåkhåe nè i loro sentimenti nè il loro particolare tipo di ser-vizio può essere dato. Essi servono Krishna come fa

Ûrîmatî Rådhikå, nel senso che Krishna gioisce delråsa con loro e loro gustano Krishna direttamente.Ûrîla Svarüpa Dåmodara e Ûrîla Råya Råmånandaerano i Ωikßå-guru di Ûrîla Rüpa Gosvåmî e degli al-tri Gosvåmî. Ûrî Caitanya Mahåprabhu, così comeNityånanda Prabhu chiese loro e a tutti gli altri asso-ciati, di concedere la misericordia a Ûrîla Rüpa Go-svåmî cosicchè potesse realizzare il Suo più profon-do desiderio e distribuirlo al mondo intero. Tutticoncessero la loro misericordia e Ûrîla Rüpa Go-svåmî divenne potenziato a comporre letteratura cheesprimesse i sentimenti intimi di Ûrî Caitanya Mahå-prabhu. In questo modo Ûrîla Rüpa Gosvåmî diedepiacere al Signore. Nessuno prima di lui aveva maiscritto libri così.Ûrîman Mahåprabhu diede uno speciale ordine a Ûrî-la Rüpa Gosvåmî: scrivere libri su ciò che in prece-denza Lui stesso gli aveva insegnato a Prayaga e sta-bilire la rågånugå-bhakti nel mondo, il servizio de-vozionale spontaneo. Ûrîla Rüpa Gosvåmî soddisfòcosì l'ordine del Signore scrivendo vari libri, come adesempio il Bhakti-rasåm®ta-sindhu e l'Ujjvala-nila-mani. Egli presentò le tattva, verità, che non eranostate spiegate chiaramente nello Ûrîmad-Bhagava-tam, nei Purå∫a e in nessun'altra opera. Nel Vi-dagdha-mådhava, nel Lalita-mådhava e in altri libri,egli scrisse molti Ωloka descrivendo i sentimenti diÛrîmatî Rådhikå e delle gopî, chiamati vraja-bhava.

√√Mahavisnu o Mahåprabhu?√√

Tutti gli åcårya della nostra linea, iniziando da ÛrîlaSvarüpa Dåmodara e da Ûrîla Råya Råmånanda, fi-no ad arrivare a Ûrîla Bhaktisiddånta Sarasvatî Go-svåmî e i suoi discepoli, non sono venuti per stabili-re la vaidhî-bhakti. Poichè essi erano åcårya specia-li, nessuno di loro è venuto per questo. Non sono ve-nuti per predicare le teorie e i sentimenti propri del-la vaidhî-bhakti come aveva fatto Ûrî Råmå-nujåcårya, Ûrî Madhvåcårya e così via. Al contrario,se essi avessero predicato questo, sarebbero stati irappresentanti della Ûrî sampradåya, della Madhvasampradåya, della Viß∫usvami sampradåya, dellaNimbaditya o di altre sampradåye.Tutti i nostri åcårya, cioè tutti gli åcårya dellaGau∂îya sampradåya, iniziando da Madhavendra

Pürîpåda e ÈΩvara Pürîpåda fino a Ûrîla Swarupa Då-modara e più recentemente a Ûrîla BhaktisiddhåntaSarasvatî Êhåkura, Ûrîla Bhaktiprajñåna KeΩava Go-svåmî Mahåråja e Ûrîla Bhaktivedånta Swåmî

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Terzo Raggio √ Ûrî Ûrî Rådhå-K®ß∫a

20 Raggi di Armonia Vol. II ~ N. 1

Mahåråja, non sono venuti per stabilire la vaidhî-bhakti. Invece ognuno di loro ha affermato che la ve-nuta di Ûrî Caitanya Mahåprabhu aveva come finedistribuire quel prema, quella vraja-bhakti, il vraja-rasa.Ûrîman Mahåprabhu stabilì anche lo yuga-dharma

con il nåma-saõkîrtana. Lo fece attraverso Mahå-viß∫u, Nåråya∫a, N®siµhadeva e gli altri avatåra, si-multaneamente presenti nel Suo stesso corpo. Poi-chè tutti gli avatåra erano in Lui, non fu necessarianessuna altra incarnazione per svolgere la funzionedi stabilire lo yuga-dharma e dare la misericordia aJagai e Madhai. Ûrî Caitanya Mahåprabhu stesso fe-ce tutto ciò. Inoltre soddisfò il desiderio di AdvaitaÅcårya che aveva chiesto al Signore di apparire pre-sto. Predicò e donò k®ß∫a-prema con il canto del San-to Nome. Gustò i sentimenti di Ûrîmatî Rådhikå esoddisfò anche tutti gli altri fini. Come esposto nel-la Caitanya-Caritåm®ta, tra i Suoi fini comunque, dueerano i principali: dare k®ß∫a-prema e provare i sen-timenti di Ûrîmatî Rådhikå.

prema-rasa-niryåsa karite åsvådanaråga-mårga bhakti loke karite pracårana

rasika-Ωekhara k®ß∫a parama-karuaei dui hetu haite icchaåra udgama

'Il desiderio di apparire del Signore nacque da dueragioni: Egli desiderava gustare la dolce essenza delnettare dell'amore per Dio e voleva propagare nelmondo il servizio devozionale basato sull'attrazionespontanea. Quindi Egli è conosciuto come il supre-mamente felice e il più misericordioso.' (C.C. Ådi-lîlå 4.15-16)

Krishna è rasika-Ωekhara. Sapete qual è il significa-to di rasika-Ωekhara? Egli è Colui che gusta, il godi-tore di tutti i råsa, l'oceano del prema-rasa. Il Signo-re Råma ha molto råsa, ma non è un oceano stermi-nato di råsa. Il Signore N®siµhadeva ha un solo rå-sa. Quando apparve, era raudra, arrabbiato, e ilmondo intero aveva paura di Lui. Ma Krishna è ra-sika-Ωekhara, un oceano senza fine. Non c'è limitealla variegatezza e alla profondità dell'oceano delSuo råsa.In senso generale tutte le scritture glorificano Krish-na in questo modo. Ma secondo il siddhåntaGau∂îya (la successione disciplica che proviene dalSignore Caitanya), Ûrîmatî Rådhikå è un oceano diråsa ancor più grande di Krishna. Se Lui si dovesseimmergere in quell'oceano, non sarebbe in grado di

sondarne la profondità.In realtà lo Srimad-Bhagavatam è stato presentato alsolo scopo di glorificare Ûrîmatî Rådhikå e le gopî.Molti Purå∫a e altra letteratura erano stati scritti perglorificare Krishna. Nello Ûrîmad-Bhågavatam laglorificazione di Krishna non è l'obiettivo supremo;lo è invece glorificare il prema dei vraja-bhakta.Non è Krishna l'obiettivo della vita. E' k®ß∫a-premail nostro obiettivo. Anche Kamsa ebbe il darΩana diKrishna, ma egli non aveva prema, perciò non riuscìa soddisfare o servire Krishna. Nella Caitanya Ca-ritåm®ta è stato rivelato che k®ß∫a-prema è il fine su-premo di tutte le jîve e che rådhå-prema è il premapiù eccellente. Krishna, come Ûrî Caitanya Mahå-prabhu, venne solo per gustare quel prema e per da-re i sentimenti di Rüpa-måñjarî, Rati-måñjarî e ditutte le pålya-dåsî di Ûrîmatî Rådhikå.La jîva non può possedere i sentimenti di ÛrîmatîRådhikå. Non è in grado di digerire qualcosa di piùgrande del sentimento delle pålya-dåsî; tuttavia que-sto sentimento è la posizione più elevata. Ûrîla Rü-pa Gosvåmî, Ûrîla Raghunåtha dåsa Gosvåmî e tuttii Gosvåmî erano assorti in questo sentimento inter-no di servitrici di Ûrîmatî Rådhikå.

saõkhyå-pürvaka-nåma-gåna-natibhi˙ kalåva-sånî-k®tau

nidråhåra-vihårakådi-vijitau cåtyanta-dînau cayau

rådhå-k®ß∫a-gu∫a-sm®ter madhurimånandenasammohitau

vande-rüpa-sanåtanau raghu-yugau Ωrî-jîva-gopå-lakau

'Offro i miei rispettosi omaggi ai sei Gosvåmî: Ûrî Rü-pa Gosvåmî, Ûrî Sanåtana Gosvåmî, Ûrî RaghunåthaBhatta Gosvåmî, Ûrî Raghunåtha dåsa Gosvåmî, ÛrîJîva Gosvåmî e Ûrî Gopala Bhatta Gosvåmî che era-no impegnati nel canto dei Santi Nomi del Signore eche cadevano prostrati in omaggi ogni giorno per undeterminato numero di volte. In questo modo essiutilizzavano le loro preziose vite ed eseguendo que-ste attività devozionali avevano conquistato la famee il sonno ed erano sempre mesti ed umili; assorti nelricordare le trascendentali qualità del Signore.' (ÛrîSad-gosvåmy-astaka 6)

Questo è uno Ωloka bellissimo. Ûrîla Rüpa Gosvåmî,Ûrîla Sanåtana Gosvåmî e tutti i Sei Gosvåmî canta-vano e si rotolavano nella terra di V®ndåvana. A vol-te al Rådhå-ku∫∂a o al Ûyåma-ku∫∂a, a volte a

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Terzo Raggio √ Ûrî Ûrî Rådhå-K®ß∫a

21Raggi di Armonia Vol. II ~ N. 1

V®ndåvana o a Bandhiravana, altre volte a Nanda-gaon o a VarΩånå. Ovunque si trovassero piangeva-no profusamente e gridavano: "Rådhike, dove sei?"Con sentimenti molto intensi, cantavano ogni giornonon meno di un lakh di Harinåma. Erano assorti nelpensare ai nomi e ai passatempi di Krishna ed offri-vano lakh e lakh di da∫∂avat-pranåma. Essi prega-vano: "He Rådhe! He Rådhe! He Krishna! Karu∫a-sindhu! Dîna-bandhu! Jagat-pate!" Piangendo re-citavano sempre questo genere di Ωloka.Ûrîla Rüpa Gosvåmî era nella linea di Ûrî CaitanyaMahåprabhu e trasmise solamente i sentimenti che ilSignore voleva che lui predicasse. Ûrîla Jîva Go-svåmî, Ûrîla Ra-ghunåtha dåsa Go-svåmî, Ûrîla K®ß∫adåsaKaviråja Gosvåmî,Ûrîla ÛyåmånandaPrabhu, Ûrîla Narotta-ma Êhåkura, Ûrîla Ûrî-nivåsa Åcårya e suc-cessivamente Ûrîla Vi-svanatha CakravartiÊhåkura, Ûrîla Balade-va Vidyabhusana, Ûrî-la Jagannatha dåsaBåbåjî Mahåråja, ÛrîlaGaurakisora dåsa Båbåjî Mahåråja e Ûrî-la BhaktivinodaÊhåkura, sono tuttiRüpånuga Vaiß∫ava.Essi non sono venutiper predicare lavaidhî-bhakti. Lo han-no comunque fatto,per tagliare le giungledelle concezioni filo-sofiche sbagliate e sta-bilire lo yuga-dharma,per poi dare concezio-ni più profonde. Senza questo lavoro preliminare,nessuno sarebbe in grado di comprendere i loro sen-timenti profondi e il loro vero scopo.

√√Il Nettare delle Istruzioni√√

Anche Ûrîla Swåmî Mahåråja è venuto per dare almondo questa suprema concezione. Egli non è ve-nuto unicamente per dare l'harinåma o stabilire la

vaidhî-bhakti. Egli ci ha dato questi principi fonda-mentali per prepararci a progredire ulteriormente.Ha tagliato le giungle costituite dalla filosofiamåyåvåda, dal sahajiysmo e dal sakhi-bekhivada (co-loro che, anche se pieni di desideri materiali, si ve-stono come delle sakhî di Rådhå e Krishna) e tuttele altre concezioni spirituali sbagliate. Ovunque an-dasse, egli purificava i cuori, ma il suo mula, il suoobiettivo di base, era di dare il prema più elevato.Avete letto i commenti della Ûrî Upadeßåm®ta, il Net-tare delle Istruzioni, di Swåmî Mahåråja? Il primoΩloka è il seguente:

våco vegaµ manasa˙krodha-vegaµ

jihvå-vegaµ udaropa-stha-vegaµ

etån vegån yo vißahetadhîrah

sarvåµ apîmåµp®thivîµ sa Ωißyåt

'Una persona sobria chepuò tollerare l'urgenza del-la parola, le domande dellamente, le reazioni rabbiosee le urgenze della lingua,dello stomaco e dei genitali,è qualificato per fare disce-poli in tutto il mondo.'

Prima di tutto dobbiamomettere in pratica questo.Ciò è in relazione allavaidhî-bhakti e Ûrîla RüpaGosvåmî ha stabilito questepratiche.Noi abbiamo molti desiderimateriali. Dopo essere ar-rivati a diciotto o dicianno-ve anni, iniziamo a conside-

rare se sposarci oppure no, e questo è un grande pro-blema. Noi pensiamo: "Il mio Gurudeva prima eraun uomo sposato, quindi anch'io mi voglio sposare,poi quando avrò settant'anni accetterò l'ordine di ri-nuncia." Non sappiamo cosa fare e siamo sempre neldilemma.Possiamo notare che per praticare la bhakti, ÛrîlaÛukadeva Gosvåmî e Ûrî Nårada Muni non obbedi-rono neppure ai loro esaltanti padri. Ûrîla Vyasade-va desiderava che suo figlio Ûukadeva rimanesse a

Ûrîla Bhaktivedånta Nåråya∫a Mahåråja a Mosca Agosto 2000

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Terzo Raggio √ Ûrî Ûrî Rådhå-K®ß∫a

22 Raggi di Armonia Vol. II ~ N. 1

casa con lui e perciò lo chiamò: "Torna, figlio mio,torna!" Ma Ûrîla Ûukadeva Gosvåmî corse verso unadensa foresta e non tornò più. Il Signore Brahmå dis-se a Nårada: "Tu sei mio figlio. I tuoi fratelli più gran-di, Sanaka, Sananda, Sanåtana e Sanat-kumara, nonmi hanno obbedito e sono partiti per fare austerità eper dare piacere al loro i߆adeva, il loro adorabile Si-gnore. Ma poichè tu sei nato da me, mi devi obbedi-re. Quando sarai maturo, dovrai sposarti e vivere co-me me. Io ho due mogli e tu ne potrai avere di più."Ma Nårada non gli obbedì, anzi lasciò la casa.Quindi che fare? Noi ci siamo sposati continuamen-te, non solo in questa vita, ma per centinaia e migliaiadi vite. Se in una vita non vi sposate, qual è il pro-blema? Anche gli asini, i maiali e i cani si sposano.Facciamo in modo di usare questo corpo umano percontrollare i sensi. Ûrîla Rüpa Gosvåmî scrive:

våco vegaµ manasa˙ krodha-vegaµjihvå-vegaµ udaropastha-vegaµ

etån vegån yo vißaheta dhîrahsarvåµ apîmåµ p®thivîµ sa Ωißyåt

Colui che segue questo Ωloka è jagat-guru.

√√Gli ingredienti del gusto√√

Per chi sono queste istruzioni? Sono per coloro chevogliono k®ß∫a-prema, per coloro che vogliono ser-vire Krishna. Ma prima di tutto bisogna creare unabase, un terreno da cui iniziare a costruire. AncheÛrîla Swåmî Mahåråja ci ha istruito così.Nello Ωloka successivo Ûrîla Rüpa Gosvåmî scrive:

atyåhåra˙ prayåsaΩ caprajalpo niyamågraha˙

jana-sañgaΩ ca laulyaµ caßa∂bhir bhaktir vinaΩyati

'Il servizio devozionale viene macchiato quando si ètroppo impegnati nelle seguenti sei attività: (1) man-giare più del necessario o raccogliere capitali più delrichiesto; (2) sforzarsi eccessivamente per cose ma-teriali che sono molto difficili da realizzare; (3) par-lare inutilmente di soggetti che riguardano la mate-rialità; (4) mettere in pratica le regole e le prescri-zioni delle scritture solamente per seguirle e non perraggiungere l'avanzamento spirituale, oppure rifiu-tare di seguire le regole e le prescrizioni delle scrit-ture e agire indipendentemente e in modo strava-gante; (5) associarsi con persone dalla mentalità ma-

teriale che non hanno interesse nella coscienza diKrishna; e per ultimo (6) bramare per dei guadagnimateriali.’ (Ûrî Upadeßåm®ta 2)

Se non abbandonate queste sei attività dannose alservizio devozionale, la vostra bhakti scomparirà e lavostra vita spirituale verrà distrutta. Non impegna-tevi in queste attività.Nel terzo Ωloka Ûrîla Rüpa Gosvåmî scrive:

utsåhån niΩcayåd dhairyåttat-tat-karma-pravartanåtsaõga-tyågåt sato v®tte˙

ßa∂bhir bhakti˙ prasidhyati

'Ci sono sei principi che favoriscono l'esecuzione delservizio devozionale puro: (1) essere entusiasti, (2)sforzarsi con fiducia, (3) essere pazienti, (4) agire se-condo i principi regolatori (come ad esempio Ωrava-nam, kîrtanam, viß∫oh smaranam, ascolto, canto e ri-cordo di Krishna), (5) lasciare la compagnia dei nondevoti e (6) seguire le orme degli åcårya precedenti.Questi sei principi senza dubbio assicurano il com-pleto successo nel servizio devozionale puro.'

Un aspirante devoto può aver cantato il Santo Nomeper dieci o quindici anni, ma non avere ancora lamente fissa. La sua mente è sempre disturbata e i de-sideri di gustare i piaceri del mondo non diminuisco-no; anzi aumentano. Ciò significa che non ha fede.Quindi egli si domanda perchè i suoi tentativi di con-trollare i sensi falliscono e si chiede se sia meglio ab-bandonare ogni tentativo. Non pensate così: utsåhånniscayåd dhaîryat.Tutte le jîve sono qualificate per compiere il bhaja-na. Ajamila, Jagai e Madhai, Bilvamangala e perso-ne più disgraziate di loro hanno ricevuto il servizio aKrishna. Niscaya significa fiducia. Dobbiamo averefiducia che praticando i principi della bhakti otterre-mo sicuramente k®ß∫a-prema. Dhaîrya significa pazienza. La coscienza di Krishnanon è come un laddu o un rasagulla che possiamo gu-stare facilmente mettendolo in bocca. Anche perguadagnare pochi dollari dobbiamo lavorare dura-mente. Come possiamo allora aspettarci che il piùgrande conseguimento, la Coscienza di Krishna, pos-sa entrare nella nostra bocca come un rasagulla? Disicuro dovremmo sforzarci. Qualunque pratica abbiano adottato i nostri åcåryaprecedenti, la vita di famiglia o l'ordine di rinuncia,noi dobbiamo seguirlo. Ma sfortunatamente noi non

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Terzo Raggio √ Ûrî Ûrî Rådhå-K®ß∫a

23Raggi di Armonia Vol. II ~ N. 1

seguiamo veramente. Dobbiamo invece provare adadottare tutti questi principi.Nello Ωloka successivo, il quarto, Ûrîla Rüpa Gosvåmîsi parla dei sei tipi di saõga:

dadåti pratigrh∫åtiguhyam åkhyåti p®cchatibhunkte bhojayate caiva

ßa∂-vidhaµ prîti-lakßa∫am

'Offrire doni, accettare doni, rivelare la propria men-te in confidenza, porre domande con fiducia, accet-tare praΩada e offrire praΩada, sono i sei sintomi diamore che vanno scambiati tra devoti.'(Ûrî Upadeßåm®ta 4)

Successivamente Ûrîla Rüpa Gosvåmî spiega comedovremmo onorare appropriatamente i Vaiß∫ava.

k®ß∫eti yasya giri taµ manasådriyetadîkßåsti cet pranatibhiΩ ca bhajantam îΩamΩuΩrüßayå bhajana-vijñam ananyam anya

nindådi-Ωünya-h®dam îpsita-saõga-labdhyå

'Si devono onorare mentalmente i devoti che canta-no il Santo Nome del Signore Krishna; offrire umiliomaggi ai devoti che hanno accettato dîkßå (l'inizia-zione spirituale) e sono impegnati nell'adorazionedelle Divinità; associarsi e servire con fede il puro de-voto che è totalmente privo della propensità a criti-care gli altri ed è avanzato nel servizio devozionalenon deviato.' (Ûrî Upadeßåm®ta 5)

Se non proviamo gusto nel fare l'harinåma ma lo de-sideriamo, dovremo praticare regolarmente questiprincipi e onorare i devoti in modo appropriato.

√√L'Essenza di tutte le Istruzioni√√

Ûrîla Rüpa Gosvåmî scrive:

tan-nåma-rüpa-caritådi-sukîrtannånusm®tyo˙ krame∫a rasanå-manasî niyojya

ti߆han vraje tad-anurågi janånugåmîkålaå nayed akhilam ity upadeΩa-såram

'L'essenza di tutte le istruzioni è che si dovrebbe uti-lizzare il proprio tempo, ventiquattro ore al giorno,nel canto e nel ricordo del nome, della forma tra-scendentale, delle qualità e dei passatempi eterni delSignore e quindi impegnare gradualmente la propria

lingua e mente. In questo modo si dovrebbe risiede-re a Vraja (Goloka V®ndåvana-dhama) e servire Kri-shna sotto la guida dei devoti. Si dovrebbe seguire leorme di quei cari devoti del Signore che sono profon-damente attaccati al Suo servizio devozionale.’(Ûrî Upadeßåm®ta 8)

Dovreste leggere la stupenda spiegazione di Swåmîjîa questo Ωloka. Egli scrive che Ûrî Caitanya Mahå-prabhu è disceso in questo mondo solamente per di-stribuire k®ß∫a-prema. Se volete questo prema, do-vete seguire i principi delineati in questo Ωloka. QuiÛrîla Rüpa Gosvåmî ha dato in breve la somma e lasostanza degli insegnamenti di Caitanya Mahå-prabhu:

tan-nåma-rüpa-caritådi-sukîrtanånusm®tyo˙ krame∫a rasanå-manasî niyojya

‘Si dovrebbe cantare e ricordare il nome, la formatrascendentale, le qualità e i passatempi eterni del Si-gnore e quindi impegnare gradualmente la proprialingua e la propria mente.’

√√Se volete K®ß∫a-prema√√

Se volete avere k®ß∫a-prema, allora (tan-nåma-rüpa-caritådi) dovete cantare i nomi di Krishna. E qualisono i nomi migliori? Sono quelli in relazione a ti-sthan vraje tadanurågi janånugami, a Krishna diV®ndåvana e ai Suoi più cari devoti che risiedono là.

he k®ß∫a karu∫a-sindhodîna-bandho jagat-pate

gopeΩa gopikå-kåntarådhå-kånta namo 'stu te

'Mio caro Krishna, Tu sei un oceano di misericordia.Sei l'amico dei diseredati e la sorgente della creazio-ne. Tu sei il maestro dei gopa, l'amante delle gopî esei l'amato di Ûrîmatî Rådhikå. Ti offro i miei rispet-tosi omaggi.'

L'autore sta pregando: "Krishna, Tu sei molto genti-le, misericordioso, affascinante e meraviglioso. T'im-ploro di concedermi la Tua misericordia." Qui l'au-tore si pone in modo molto dîna-hina, umile, così daottenere la misericordia del Signore. La pioggia ca-de sulla cima delle colline ma non si ferma lì, scendefino a valle e si raccoglie in un alveo. L'alveo rap-presenta il devoto umile e la pioggia che scende è la

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Terzo Raggio √ Ûrî Ûrî Rådhå-K®ß∫a

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Signore e quindi impegnare gradualmente la propialingua e mente. In questo modo si dovrebbe risiede-re a Vraja (Goloka Vrndavana-dhama) e servire Kri-shna sotto la guida dei devoti. Si dovrebbe seguire leorme di quei cari devoti del Signore che sono profon-damente attaccati al Suo servizio devozionale.' (ÛrîUpadeßåm®ta 8)

Questa, tra tutte le upadeΩa (istruzioni) di Ûrîla Rü-pa Gosvåmî e di Ûrî Caitanya Mahaprabhu, è la piùessenziale.

√√La gloria di Ûrîla Prabhupåda√√

Ûrîla Swåmî Mahåråja è venuto per dare questi prin-cipi elevati tramite il Santo Nome. Per le personemeno qualificate ha dato anche la vaidhî-bhakti conil Nome, ma il suo sentimento più profondo era darequesto k®ß∫a-prema.Come ho già spiegato a V®ndåvana, Ûrîla SwåmîMahåråja non era nella linea di Advaita Åcårya,Mahåviß∫u, colui che scende in ogni kali-yuga perstabilire lo yuga-dharma dando il Nome generico(che concede solamente vaiku∫†ha-prema). Come haagito Ûrî Caitanya Mahåprabhu, che portò il Nomeintriso di vraja-prema, così la stessa cosa fece ancheSwåmîjî. Io ho glorificato Swåmîjî, ho affermato che è venutonella linea di Ûrî Caitanya Mahåprabhu e di Ûrîla Rü-pa Gosvåmî per dare questo prema, e proprio comefece Ûrî Caitanya Mahåprabhu, egli stabilì allo stes-so tempo lo yuga-dharma. Swåmîjî era un Rüpånu-ga Vaiß∫ava, un seguace di Rüpa Gosvåmî, Rüpa-måñjarî. Anche in precedenza avevo spiegato tuttoquesto, ma alcuni devoti non hanno capito. Mi han-no detto: "Tu non stai glorificando il nostro Gurude-va." Ma lui è anche il mio Gurudeva, non solo il vo-stro. Ho diviso con voi il mio amore per lui, sola-mente per darvi un po' di misericordia. Voi non loglorificate di più di me. Egli mi diede una specialeopportunità per servirlo e quindi offro qui i miei pu-spanjali di cuore ai suoi piedi di loto.Dovete provare ad obbedire ai principi di Swåmîjî etentare di sviluppare lo stesso sentimento interiore elo stesso obiettivo che lui aveva. Quell'obiettivo eravraja-prema, gopî-prema. Questo è il nostro scopo.Dovete iniziare dagli stadi preliminari e anyabhilasi-ta-sunyam, alla fine abbandonare tutti i desideri ma-teriali per dare piacere a Krishna. Offro da∫∂avat-pranama a Sua Divina Grazia Bhaktivedånta SwåmîMahåråja.

Raggi di Armonia Vol. II ~ N. 1

misericordia del Signore. Se non siamo umili, alloraanche se la misericordia è sempre a disposizione nonpotremo raccoglierla. L'autore perciò dice: "dîna-bandho! Non sono qua-lificato o umile, ma Tu hai molta misericordia per tut-ti. Dîna significa caduto ed io sono certamente un'a-nima caduta. Ho molto falso ego ma ciò nonostantenon mi considero una persona infima. Jagat-pate. Mitrovo in questo mondo ma sei tu jagat-pate, il mae-stro dell'universo intero. Tu nutri e sostieni tutti nel-l'universo e io sono uno di questi."I nomi prima citati sono nomi di Vasudeva Krishnaed ora l'autore si rivolge a Krishna di V®ndåvana di-cendo: "GopeΩa, Tu sei il Signore dei gopa e dellegopî di V®ndåvana, Vraja, ma io non sono incluso traloro." Egli vorrebbe essere tra loro e quindi prega:"Tu sei anche il caro amante delle gopî." Questo no-me è importante, ma il nome principale è il nome fi-nale della preghiera, Rådhå-kånta. Rådhå-kånta si-gnifica che Krishna è controllato da Rådhå. Quindidobbiamo cantare questi nomi e ricordare i passa-tempi di Krishna che sono in relazione ad essi.Se cantate il nome Dåmodara, cosa vi fa ricordare?Di Yasodamayi che lega Krishna, Lo castiga perchèLo vuole controllare. Però vi è un altro Dåmodara,Rådhå-Damodara o Krishna che è controllato da Ûrî-matî Rådhikå. Si possono ricordare quindi questipassatempi: di come YaΩodå controlla Krishna o dicome Ûrîmatî Rådhikå Lo controlla.Sarebbe meglio vivere solo a V®ndåvana dove si so-no svolti questi passatempi. Ma se non potete viver-ci, allora dovete esserci con la mente. Questo soltanto però non basta, perchè Ûrîla RüpaGosvåmî dà anche un'altra regola: dovremmo tro-varci sotto la guida di un rasika tattva-jñå Vaiß∫ava,cioè sotto la guida di un'anima completamente rea-lizzata che possiede la completa conoscenza degliΩåstra e che sperimenta la sua relazione d'amore (rå-sa) con Krishna; come Ûrîla Rüpa Gosvåmî e i suoiseguaci Vaiß∫ava Rüpånuga. Altrimenti non è pos-sibile avanzare su questa via.

tan-nåma-rüpa-caritådi-sukîrtannånusm®tyo˙ krame∫a rasanå-manasî niyojya

ti߆han vraje tad-anurågi janånugåmîkålaå nayed akhilam ity upadeΩa-såram

'L'essenza di tutte le istruzioni è che si dovrebbe uti-lizzare il proprio tempo, ventiquattro ore al giorno,nel canto e nel ricordo del nome, della forma tra-scendentale, delle qualità e dei passatempi eterni del

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Quarto Raggio √ Forum

25Raggi di Armonia Vol. II ~ N. 1

Armonia Suprema,Semplice ScambioÛrîla Bhakti RakΩaka ÛrîdharaGosvåmî

Mahåråja

Mahåprabhu Ûrî Caitanyadeva prese due caratteristi-che da ognuna delle quattro sampradåye Vaiß∫ava.Dalla Råmånuja Egli adottò: il Vaisnava-seva in quan-to servizio più importante di quello rivolto diretta-mente al Signore e saranagati, sottomissione, poichènecessariamente privo di una qualche tinta di karma ejñåna. Della scuola Madhvaaccolse la differenza eternache esiste tra la jîva e il Si-gnore e che la vigraha del Si-gnore è pienamente reale;dalla Nimbarka, il dwai-tadwaita siddhanta dell'unitànella distinzione che è similealla simultanea differenza enon differenza della bhe-dabheda tattva e inoltre alcu-ni standard esemplari di ar-canam. Infine dalla scuolaViß∫uswåmî Egli adottò laråga-mårga con il suo sem-plice ed umano approccio alseva che Egli stabilì esseresuperiore a quello dellavaidhi-mårga, e il sentimen-to di sentirsi dipendenti dal-la grazia che giunge da chi è superiore.Vi sono alcune cose comuni a tutte le sampradåye ma,esaminando i dettagli, possiamo dire che Mahå-prabhu, per stabilire la Sua scuola di pensiero, privile-giò due aspetti di ognuna delle sampradåye Vaiß∫ava.Egli in particolare apprezzò l'asserzione cheMadhvåcårya fece riguardo il fatto che Bhagavån e lajîva siano categoricamente differenti e che in nessunacircostanza possano essere parificati e la riprova trat-ta dalle scritture è che la devozione è di natura eterna;infatti se il servitore diventasse uno con il Signore, ladevozione non potrebbe considerarsi eterna. Perciò ilmodo di pensare di Madhvåcårya fu completamenteaccettato dai Gau∂îya Vaiß∫ava. Dalla Caitanya-Ca-ritåm®ta apprendiamo che, quando Mahåprabhu eraimpegnato in un dibattito mentre si trovava ad Udu-pi, fece delle obiezioni sul porre enfasi nella mukti enelle pratiche ordinarie delle smartha-sm®ti, questoperchè il Bhågavatam ha chiaramente stabilito che

jñåna-sunya bhakti (devozione libera da jñåna) è sem-pre trascendentale e non può essere posta sotto la giu-risdizione dell'intelletto, come se noi fossimo i sog-getti.Poichè noi consideriamo Mahåprabhu l'entità più ele-vata, sceso in questo mondo come åcårya per forniretutti gli ingredienti necessari alla nostra devozione,dobbiamo accogliere le Sue conclusioni e attraversouno studio comparativo degli altri åcårya Vaiß∫ava,avvicinarci alla Sua visione mantenendoci quindi suposizioni certe. Tra la scuola Gau∂îya Vaiß∫ava equella di Råmånuja, cosa c'è in comune e cosa di di-verso? Quali sono le differenze tra la nostra scuola e

quella di Madhva, e cosa abbiamoin comune? Cosa ci accomuna conla scuola Nimbarka e cosa ci diver-sifica? E per la scuola Viß∫uswåmîsorgono le stesse domande. Sepossiamo capire bene tutte le simi-litudini e le differenze che vi sonopartendo dal punto di vista diMahåprabhu, allora potremo defi-nirci degli autentici seguaci diMahåprabhu.Noi abbiamo la nostra versione delVedånta. Baladeva Vidyabhusanaha scritto i commentari alla Gîtå eal Bhågavatam e noi dobbiamo es-sere guidati dalla sua presentazio-ne. Dobbiamo cercare lì la nostra'paternità', in ciò che è stato eredi-tato dalla sfera più elevata. Tuttele scuole si attengono alle regole

contenute nel Bhågavatam, nella Gîtå e nel Vedånta,ma i commentatori Vaiß∫ava come Jîva Gosvåmî,Sanåtana Gosvåmî e Baladeva Vidyabhusana, hannotracciato le linee di demarcazione dei Gau∂îyaVaiß∫ava: "Loro pensano così e anche noi pensiamoallo stesso modo; noi crediamo che, relativamente aquesto particolare aspetto, ciò sia superiore per que-sta e quella ragione." Dobbiamo capire che quei do-cumenti sono lì e che dobbiamo consultarli per pren-dere possesso della proprietà che ci spetta di diritto enon si deve accettare nessuna usurpazione.Dobbiamo avere un sollecito rispetto verso le altresampradåye. Per esempio quando in una famigliaHindu, arriva la sposa, deve avere verso il marito unasottomissione incondizionata e anche vedere con re-verenza il suocero, il cognato, la suocera e la cognata;lei dovrà compiere i suoi doveri di casa rispettando tut-ti nel dovuto modo e non trattarli tutti allo stesso iden-tico modo. Similmente, dobbiamo dare rispetto a

Ûrîla Bhakti RakΩaka Ûrîdhara Gosvåmî Mahåråja

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Quarto Raggio √ Forum

26 Raggi di Armonia Vol. II ~ N. 1

Madhvåcårya, a Råmånujåcårya e a tutti gli altriåcårya ma non allo stesso modo con cui ci rivolgiamoa Mahåprabhu e ai Suoi seguaci diretti poichè con lo-ro siamo uniti da un interesse comune. Poichè vi sono delle concordanze tra noi e gli altri, liaccetteremo rispettosamente, incluso Ûaõkaråcårya.Staremo dalla parte di Ûaõkaråcårya quando combat-te contro gli atei, proprio come fece Mahåråja Yudhi-sthira che disse: "Quando ci sono conflitti con perso-ne fuori dalla nostra famiglia, siamo 105 fratelli, maquando il conflitto è all'interno della famiglia, allorasiamo 5 fratelli e gli avversari sono i 100 figli di Dh®ta-rastra." Quindi in accordo al nostro interesse, vi è diversifica-zione; ma questa sorta di differenza deve essere man-tenuta comunque, anche a Vraja! Là si trovano diffe-renti gruppi, quindi non dobbiamo aver paura delle di-visioni e delle classificazioni. Dobbiamo rivolgere ilgiusto rispetto a coloro che lo meritano, ma il centoper cento della nostra reverenza ed obbedienza va almaestro più elevato in attinenza al nostro råsa.Sia in modo diretto che indiretto dobbiamo avvicina-re una sorgente, ma il metodo diretto è più sano e dimaggiore aiuto: anukulyena k®ß∫anusilanam. Anchepratikulyena k®ß∫anusilanam cioè la ricerca indiretta èpossibile; ma non è molto desiderabile. Esaminandola caratteristica indiretta, il contatto con Krishna conspirito favorevole, potrebbe sembrare molto più desi-derabile e positivo. L'aspetto indiretto non è però me-no importante all'interno del lîlå, è una parte neces-saria. Devaki svolge una parte indiretta rispetto aYaΩodå. YaΩodå è sempre impaurita da Devaki e Va-sudeva: "Cosa? Verranno a reclamare dicendo chenostro figlio è il loro? Com'è possibile?" E nel grup-po di Rådhårå∫î si pensa che il gruppo di Candravalisia antagonista. Quindi in tutti i råsa vi è armonia nel-la divergenza. Questa è la naturale necessità del lîlå.La biforcazione. Tesi, antitesi e sintesi. Sintesi signi-fica che vi sono molte antitesi. Armonia significa mol-titudine. Ci deve essere pluralità. Nelle Upanisad stascritto: 'neho nånåsti kiñcana’, non vi è pluralità, ciòsignifica però non molti, nel senso che tutto viene ar-monizzato da un unico interesse comune. 'Non mol-ti' significa non molti interessi differenti e indipen-denti; ma invece che tutto si riconduce ad una causacomune. Alcuni pensatori sacrificano la diversità su vasta scalae dicono che c'è solo unità, ma Mahåprabhu ha dettoche ciò non è l'appropriata accettazione della verità ri-velata. Sia la pluralità che l'unicità vanno entrambericonosciute, non una soltanto; perchè se non vi è dav-vero pluralità nel senso letterale stretto, quale sareb-

be l'utilità di affermarlo? Chi direbbe: "Non c'è plu-ralità" e per quale motivo dirlo?La verità perciò si evidenzia da sè: vi è presente an-

che la pluralità, ma c'è l'Uno che ne è connesso e chela controlla. L'uno e i tanti esistono simultaneamen-te, questa è la conclusione di Mahåprabhu. Non è chela comprensione errata, le concezioni locali o provin-ciali non esistono come affermato dalle altre scuole;ma è invece il relativo che coesiste con l'assoluto.Mahåprabhu non ha sottoscritto la negazione di par-ticolarismi, ha invece armonizzato ogni cosa con il Tut-to completo. Questo è cid-vilasa, il gioco del dolce As-soluto. Gaura Haribol!Anche l'opposizione è servizio. Persino nelmådhurya-rasa. Lì l'opposizione potrebbe sembrare'contrasto', e ciò è conosciuto come bamya-bhåva.Certo, questo è un tema molto più elevato. La naturadi Rådhårå∫î è bamya-bhåva: qualunque cosa Krish-na offra, Lei nettamente la rifiuterà e questo fatto sti-mola l'eccitazione di Krishna. E' una caratteristica pe-culiare. Nirantara bama: il tipo più elevato di nayikå(eroina) possiede l'attitudine di opporsi sempre all'e-roe: si dice che questa sia la qualità più grande. Quin-di anche l'opposizione è un particolare servizio. Al-l'interno dell'armonia trova la sua collocazione. Al-trimenti qual è l'uso dell'armonia? Armonia significacontrollare le forze opposte. Le più grandi forze di op-posizione possono essere armonizzate da Colui che èil più grande esperto nell'armonizzare ed è quindi an-che il più potente. All'interno della verità più elevatadell'Assoluto vi è una stanza per tutti e per tutto; al-trimenti se qualcosa si trova al di fuori dell'Assoluto,vuol dire che non è veramente Assoluto.Quando ero un ragazzo di quattordici anni, ho sentitoda uno dei miei insegnanti questa frase: "satyambhüyat prîyam bhüyat, na bhüyat satyam aprîyat,prîyam ca nånå tvam bhüyat, eso dharma sanåtana."Questo è tratto dalle Upanißad. Satyam bhüyat signi-fica: "Devi sempre dire la verità". Poi prîyam bhüyat:"Devi sempre dire ciò che è piacevole". Poi na bhüyatsatyam aprîyam: "Non dire mai quella verità che èspiacevole", ma prîyam ca nånå tvam bhüyat: "allostesso tempo non devi dire cose piacevoli ma non ve-re." Eso dharma sanåtana: "questo è in eterno il com-portamento corretto".All'inizio ero perplesso: "Cosa significa questo?

'Satyam bhüyat' va bene; 'prîyam bhüyat' anche va be-ne, non c'è da obiettare; ma 'na bhüyat satyamaprîyam', non dire mai quella verità che è spiace-vole; come si può tollerarlo? Sia piacevole che spia-cevole la verità va sempre detta; perchè ci si deveopporre a questo? Dopo un po' di tempo sono

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giunto a realizzare che anche la verità necessita dimodifiche. Per esempio, quando Krishna chiese aMahåråja Yudhisthira: "Devi dire che Asvatthamaè morto." Krishna ordinò di dirlo anche se non eravero, quindi da un punto di vista elevato la nostraparticolare concezione della verità potrebbe nonavere grande valore. Una legge generale applicataad un particolare livello potrebbe perdere il suo ca-rattere di universalità dal punto di vista di colui cheè situato ad un livello più elevato. C'è una grada-zione di comprensioni. La nostra concezione di co-s'è la verità può essere di un certo tipo, ma la Veritàpiù alta può concepire o armonizzare sia la veritàche il suo aspetto parziale quindi la non verità. Nerisulta una sintesi naturale.Questo tipo di capacità di armonizzare il tutto,esemplificata da Mahåprabhu, fu notata anche inÛukadeva Gosvåmî. Nell'assemblea di ÛukadevaGosvåmî vi erano presenti studiosi di differentiscuole di pensiero filosofico, ma la sua presenta-zione fu così universale e generale che persino Nå-rada e Vyasa vennero ad ascoltare il suo divino di-scorso. Suka-mukhad am®tadrava samyutam: "laverità data da Ûukadeva aveva il colore della uni-versalità." Guardando a tutte le differenti scuoledi pensiero, si possono vedere i molti livelli di ve-rità; ma il discorso di Ûukadeva fu di un caratteretale da toccare i punti salienti di tutte le diversescuole esistenti presenti in quel momento, e lui lemise in connessione con la coscienza di Krishna.Questa fu la caratteristica speciale del discorso diÛukadeva Gosvåmî, che si sa è sempre in connessionecon lo spirito e non è mai in contatto con il mondo ma-teriale. Lo è a tal punto che una giovane fanciulla nu-da non sentì il bisogno di coprirsi quando si trovò insua presenza. Ûukadeva passò vicino ad un lago dovedelle ragazze del luogo erano svestite e stavano gio-cando nell'acqua; esse non si sentirono per nulla im-barazzate da lui perchè sapevano che non aveva nes-suna attrazione per questo mondo materiale.Ûukadeva è assorto interiormente: tutte le sue espe-rienze sensoriali vengono completamente accattivateda un elevato punto di esistenza spirituale al massimogrado, quindi egli non scende mai a vedere le cose chesi gustano in questo piano materiale. Egli è profon-damente impegnato con il Centro più elevato, il luogodove l'occhio non scorge il mondo fenomenico, dovel'orecchio non ode i dolci suoni fenomenici; anche iltatto non ricerca nessun soffice oggetto mondano, làtutti i sensi vengono attratti al Centro più elevato.Ûukadeva venne per dare la k®ß∫a-lîlå che in apparen-za sembra la cosa più distorta, più ristretta, addirittu-

ra più immorale perchè Lui (Krishna) ruba le cose de-gli altri per mangiarsele, approfitta delle mogli deglialtri e dice anche bugie per i Suoi scopi egoistici. Vitroviamo tutte queste cose che apparentemente sonomolto piccole ed egoiste, tuttavia è ciò che deve esse-re distribuito come la cosa più universale. Questo dif-ficile compito di rappresentare questo egoismo così ri-stretto come il valore più universale, fu compiuto daÛukadeva Gosvåmî. Il tocco della sua esperienza spi-rituale fu come nettare per ognuna delle differentiscuole, fu universale.

tapåΩvino dena parå yathåΩvinomanasvino mantra vita sumaõgalå

kenorabindati yado padån vinåtasmåi Ωubhådra Ωravahenåmo nama˙

'Ûukadeva disse a coloro che ascoltavano: “Tutti voi,autorità di diverse aree siete coscienti del fatto che inultima analisi siete collegati a qualcosa che è situata aldi là della mente. Non siete fatti per dare indipen-dentemente le vostre mercanzie, dovete invece con-nettervi con qualcos'altro, e cos'è quella cosa? Pro-vate a comprenderlo attraverso nigama-kalpa-tarorgalitam phalam (SB 1.1.3) il frutto maturo dell'alberodelle verità rivelate.” Il frutto naturale e maturo è loÛrîmad-Bhågavatam e si trova proprio nel momentoin cui sta per emanare il suo aroma. Gustatelo."Raso 'pyasya param d®ßtvaånivartante (BG 2.59):gustate il Bhagavatam e tutti gli altri gusti delle viteprecedenti verranno subito inceneriti. Qual è il prez-zo da pagare per gustare questo frutto del Bhagava-tam? Tatra laulyam api mülyam ekalaµ (C.C. M.8.70): Non c'è nulla a questo mondo che possa essereconsiderato il giusto prezzo di questa cosa, eccetto latua anima. Te stesso. L'unico prezzo è il tuo sè.Laulyam, lobha, la tua attrazione interiore; ruci, iltuo sincero bisogno e la tua bramosia per il servizio nelregno dell'armonia più grande, sarà il solo prezzo. "Lodesideri?" "Sì. Lo voglio." "Allora lo avrai." Tatralaulyam api mulyam ekalam, janma-koti-sukrtairna labhyate: milioni di tentativi per averlo con altrimezzi si rivelano tutti futili. Solamente la tua sincerarichiesta: "Lo voglio" è ciò che è necessario, nient'al-tro. Perchè l'interesse è presente in entrambe le par-ti in causa: "Io sono Tuo." Tasmai diyam tatograhyam "Io sono Tuo, non appartengo a nessun al-tro." Ed anche il Signore in risposta dirà: "Sono tuo."Entrambe le parti arriveranno a questo scambio. Tudirai: "Sono Tuo" e Lui dirà: "Oh, tu sei Mio? AlloraIo sono tuo." Ci sarà questa sorta di scambio.

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Indu: Non puoi dire che la verità rivelata nellaBibbia non sia superiore a ciò che è rivelato nelCorano; e inoltre che ciò che è rivelato nel Bhå-gavata non sia la conoscenza suprema. Maulvi: Ma Hazrat Maometto fu l’ultimo ed ilpiù grande dei Nabi.I: Può darsi che sia stato l’ultimo, tuttavia puòdarsi che non sia il più grande. E potrebbe an-che essere stato il più grande, senza tuttavia in-segnare la conoscenza più elevata. Quali inse-gnamenti proporrà un professore di fronte aduna classe di allievi che non sono a conoscenzadell’alfabeto? L’ordine cronologico nell’avven-to dei profeti non crea la differenza nella qualitàdei loro insegnamenti. Quest’ultimo fattore dif-ferisce a seconda delle capacità dell’istruito.La storia mostra che quando gli Ariani indù giàrecitavano gli inni del Rg-Veda, il resto dell’uma-nità era ancora in fasce relativamente alla cre-scita spirituale. Gli storici datano questo al 4000a.C. ma gli esperti di astrologia lo retrodatano fi-no al 10.000 a.C. Evidentemente queste due ca-tegorie di esseri umani hanno bisogno in ogniepoca di specifici insegnamenti per la loro cre-scita spirituale. Non si può servire lo stesso piat-to ad un adulto e ad un infante. Poichè apparsoin epoca così relativamente recente come è il VIIsecolo d.C., Maometto ha avuto a che fare conuna classe di persone che si trovavano ad un cer-to livello di evoluzione spirituale. Si trattava diadoratori di idoli, di persone che deificavano lamateria, che adoravano Lat, Monat e Gora comeloro divinità originali, giungendo ad annoverareben trecentosessanta distinti idoli.Essi osservavano un lutto nazionale se, acciden-talmente, una qualsiasi parte di uno di questi ido-li si rompeva. Riconoscevano più di qualsiasi al-tra cosa la forza bruta. Erano divisi in differentitribù e queste tribù erano sempre in lotta tra diloro. Quando Maometto cominciò a predicareessi si levarono con fermezza in difesa delle lorotradizioni e cominciarono a cospirare per porre

fine alla sua vita. Maometto allontanò il perico-lo impugnando la spada. Fu una necessità. Ciòche Cristo fece attraverso l’amore e la sofferen-za, Maometto l’ottenne attraverso l’amore e laviolenza. Grazie alla spada egli diede loro la pa-ce e con la spada i suoi seguaci la mantennero.Ancor oggi nella società maomettana prevale l’u-sanza di punire un crimine sociale con il metododella pubblica fustigazione.E' opinione di molti che la spada acuisca la ten-denza a violare la pace. Alzando la spada si sup-pone si infranga la pace. La spada, inoltre, purpunendo il crimine, ne lascia intatta la causa.L’amore sofferto può anche rimuovere la causa estimolare amore in cambio: si ha così la vittoriadella forza dell’anima sulla forza fisica. L’amoresi manifesta in un’anima nella sua piena consa-pevolezza spirituale. Tutti, nella loro relazionecon Dio, diventano gli oggetti dell’amore di unatale anima. Non si può dire che Cristo abbia avuto successotra la gente di Israele, Maometto fu più fortuna-to con il popolo vicino, gli Arabi. Mentre il se-condo raggiunse la sua meta facendo sanguinarei suoi nemici sotto la sua morsa, il primo dette lasua vita sulla croce con un’ammonizione non perquesto meno potente: “Padre, perdona loro per-chè essi non sanno quello che stanno facendo.”Cristo morì, e con Lui morirono tutti coloro chel’amarono. Essi morirono nel corpo per viverenello spirito. “Perchè” disse S. Paolo, “l’amoredi Cristo ci ha obbligato; poichè noi giudichiamoche se qualcuno muore per tutti, vuol dire checoloro che vivono non devono più d’ora innanzivivere in sè stessi, ma vivere in lui che morì perloro e poi risorse.”I seguaci di Maometto volevano vivere nel mi-gliore dei modi anche nel loro corpo materiale.“Lottate” dice Maometto, “in nome di Allah,contro coloro che combattono con voi. E ucci-deteli ovunque li troviate e scacciateli da doveessi vi hanno scacciato.” (C. 11, 190-191). Mao-

Dialogo tra un Maulvi e un Vaiß∫avaPubblicato per la prima volta nei numeri 11 e 12 - Vol XXVIII

Aprile 1931

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dito; può darsi che non vi piaccia qualcosa che in-vece è favorevole, mentre amate una cosa per voinociva; Allah sa tutto ciò, mentre voi lo ignora-te.” (C. 11, 216)Nella mano di Maometto la spada fu come la

verga magica di Mosè. Egli compì miracoli nellebattaglie. Con 313 uomini mal equipaggiati edinesperti, sconfisse a Badr una grande armataben addestrata e ben equipaggiata composta daiQuaraish della Mecca. La gente cominciò ad af-fluire nel suo campo. Era più l’amore per la bat-taglia e per il bottino che non la fede in lui, cheattrasse queste persone in così gran numero. L’I-slam cominciò a manifestarsi più come un pote-re che come una fede. Subito dopo la scomparsadi Maometto i suoi seguaci cominciarono a incu-tere terrore nel cuore di tutti con il loro grido'Allah ho Akbar!' che perdendo tutto il suo si-gnificato spirituale divenne semplicemente ungrido di guerra. Il vasto territorio che si estendedalla Spagna a occidente, fino alla Birmania aoriente, avvertì il peso delle loro armi. Si attua-rono molte conversioni forzate e furono com-messe molte abominevoli atrocità in quel perio-do. Tutto ciò era contrario al Corano e al pio de-siderio del profeta, infatti il Corano dice: “Com-batti per Allah coloro che combattono contro dite, ma senza eccessi; sicuramente Allah non amacoloro che superano i limiti. Uccidili ovunque tuli trovi, e scacciali da dove essi ti hanno scaccia-to. Ma se essi desistono anche tu devi desistere.Combatti finchè cesseranno le persecuzioni; mase essi desistono allora devono terminare le osti-lità tranne per gli oppressori.” (C. 11.190-193)Contrariamente a tutte queste chiare ingiunzio-ni del Corano, essi cominciarono a combattere inmodo aggressivo contro tutte le nazioni vicine.Invece di combattere seguendo Allah essi co-minciarono a combattere a modo loro. Combat-terono queste guerre come jehad, creando indici-bili sofferenze a milioni di persone inermi o maldifese, di certo non aggressive. Maometto com-battè “per mettere fine alla persecuzione e stabi-lire la libertà religiosa”, ma i suoi seguaci com-batterono e stabilirono l’intolleranza religiosa.Essi erano, di fatto, temuti ed odiati dappertutto,non certo amati, sebbene essi stessi tenessero ingrande stima tutti i loro successi militari comeemblema di progresso spirituale che li avrebbecondotti al paradiso. Infatti, per molti dei suoiseguaci, il vangelo d’amore che Maometto vole-

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metto consigliò ai suoi seguaci: “Opponetevi almale: dovete amare il vostro vicino e odiare il vo-stro nemico.” Mentre Cristo consigliò i suoi se-guaci in un modo diverso senza però contraddireciò che Maometto disse: “Non opponetevi al ma-le: amate i vostri nemici, benedite coloro che vimaledicono, fate del bene a coloro che vi odianoe pregate per coloro che malignamente vi usanoe vi perseguitano. Che possiate essere i figli divostro Padre che è in cielo.” M: Vorresti dire che Hazrat Maometto erronea-mente fraintese delle azioni fisiche per delle ve-rità spirituali?I: Non dico questo. Egli non avrebbe potuto fa-re un tale errore. Egli non fece ricorso alla spa-da come ad un metodo per predicare la sua fede.Fu per lui una necessità combattere contro colo-ro che vennero impugnando le spade per scac-ciare e uccidere i Musulmani. Egli non combattèper la conversione nè per il bottino, bensì “per

mettere fine alla persecuzione e stabilire la li-bertà religiosa”. Considerandolo da questo pun-to di vista, fu una necessità. Egli dovette tratta-re con le persone in un modo ben differente dacome si trovò a trattare Cristo. Il vangelo d’a-more di Cristo, nella forma da lui presentata, nonavrebbe avuto alcuna possibilità di successo conquella gente che non capiva nient’altro che laforza fisica, e considerava la prosperità materia-le un emblema di potenza spirituale. Sebbene iseguaci di Maometto all'inizio, dovuto all’infe-riorità numerica, fossero esitanti a rischiare la lo-ro vita in una battaglia di fronte un più gran nu-mero di ben armati nemici, Maometto li esortò acombattere come ordinato da Allah. Egli dice :“Vi si comanda di combattere, il che non vi è gra-

Un Maulvi che studia il Korano alla ricerca della Verità Assoluta

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l’aiuto delle scritture. La gente ricominciò adadorare i Veda e l’India si liberò così del Buddi-smo.Dovremmo ora ritornare al Buddismo? No dicerto, perchè in questo caso regrediremmo. Ciòè proibito anche dalle nostre scritture.Allo stesso modo un seguace dell’Islam, volendoseguire Maometto e rispettare il Corano, non de-ve combattere in modo aggressivo, nè incorag-giare gli altri a combattere con il pretesto di unaguerra santa, jehad. Chiunque si comporti cosìha solo una lealtà verbale verso gli insegnamen-ti del Corano. Allo stesso tempo non c’è nulla di male se qual-cuno pensa che una particolare forma di adora-zione rivelata sia la migliore, se poi la segue fe-delmente. Ma egli finisce certamente per com-mettere un'offesa imperdonabile quando pre-tende un’accettazione generale della sua fede.Ciò è sbagliato perchè, come ti ho già detto, cisono diversi tipi di persone dovuto ai diversi gra-di di realizzazione spirituale.Gli insegnamenti apparentemente differenti deivari profeti in realtà non divergono nei loro prin-cipi fondamentali. Dopo aver ricevuto un suffi-ciente grado di cultura spirituale dovremmo ve-dere tutte queste differenti religioni riconciliatetra loro. Dovremmo allora considerare possibi-le che un Indù, un Cristiano e un Maomettano sistringano l’un l’altro la mano.Per quanto i profeti appaiono in tempi e luoghidifferenti, nessuno viene per annullare gli ise-gnamenti dell’altro. Anzi, praticamente uno pre-dica la dottrina di quelli che sono venuti primadi lui e che verranno dopo di lui. Perciò nel-l'Ampara, nel sura baiena, abbiamo due ayat: '2Rasulam sinallahe italu suhufan motaha-haratan fihakutubun, kaiimaha. 3 Ama takar chakal Lajina oo-tul kitaba illa mimbade ma ja-at homol bai-illaha'.Questo è il loro significato: “Colui che è manda-to da Dio recita tutti i testi sacri in cui sono con-tenute solide verità.”Nel capitolo 2, verso 136 è stato formulato in mo-do imperativo che il battesimo islamico richiededi credere in tutti i profeti del mondo. Citiamoqui di seguito il verso nella traduzione di MaulviMuhammad Alì, M.A., LL.B.: “Ripeti: noi cre-diamo in Allah e (in) ciò che ci è stato rivelato,(in) ciò che è stato rivelato ad Abramo, Ismaele,Isacco, Giacobbe e alle tribù, e (in) ciò che è sta-to dato a Mosè e a Gesù, e (in) ciò che è stato da-

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va predicare andò interamente perduto. E' oramolto difficile determinare se l'Islam come fupraticato dalla maggior parte dei re e dei con-quistatori, si possa definire “edificatore di pace”o “distruttore di pace”.M: Non preoccuparti dei cattivi seguaci. Esa-minando la religione di quel particolare ramodei suoi seguaci non puoi arrivare a conoscerela religione del profeta. Riguardo alle reali cre-denze dei differenti profeti, penso non si possadire in maniera certa e definitiva che fossero inquesto modo o nell’altro.I: E' certamente vero che si riconosce un alberodai suoi frutti. Non puoi negare che l’intera na-zione mostrò questo tipo di mentalità. Ed essinon poterono abbandonare la spada che Mao-metto, sotto la spinta di certe circostanze, con-sigliò loro di usare. Quando un qualsiasi guer-riero Musulmano commetteva un’atrocità, l’in-tera nazione l’acclamava. Mi basta che tu am-metta che i seguaci di Maometto deviarono nonappena egli scomparve. Essi combatterono inmodo aggressivo contro gli Indù e i Cristiani, de-molendo i loro templi e le loro chiese e co-struendo al loro posto delle moschee. Sei pron-to a definire tutte queste attività non-islamiche?Posso darti degli esempi tratti dalle nostre scrit-ture di come i profeti diano differenti insegna-menti a seconda dei tempi. Nelle nostre scrittu-re il Signore Buddha è stato descritto come unamanifestazione plenaria di Viß∫u. Si dice cheabbia predicato una religione senza far nessunriferimento ai Veda. Questa è la visione deglistessi seguaci del Buddha in quel periodo stori-co. Perchè?Gli Indù di quel tempo interpretavano male gliinsegnamenti dei Veda e inondavano i loro alta-ri con il sangue degli animali. Nessun tipo di re-ligione può dirsi elevata se non si preoccupa disalvaguardare le vite degli esseri anche di ordi-ne inferiore. La macellazione di animali, sia es-sa eseguita per procurarsi cibo o come sacrificioreligioso, è abominevole. L’India intera diven-ne Buddhista. Non c’era più nessun altare perricevere il sangue degli animali e nessuna casadove si cucinasse delle carne o del pesce. Aven-do così ottenuto l’obiettivo per cui era venuto,Egli se ne andò. La gente, tuttavia, non potè ri-manere a lungo senza un Dio da amare.Ûaõkaråcårya, che è il signore Ûiva stesso, ap-parve in quel momento su ordine di Viß∫u. Egliindicò il modo di investigare sulla verità con

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premio. Se non agisci come ti è stato ordinato diagire, sei destinato all’inferno o dojak, e vicever-sa se ti attieni alle ingiunzioni sei elevato al para-diso o behest. All’inferno i non-credenti sono tra-sformati, insieme alle pietre, in combustibile peril fuoco. (C. II, 24). In paradiso i credenti avran-no dei giardini che abbondano di bellissimi fiumie giovani ragazze per mogli. (C. II, 25). Ciò segnalo stadio iniziale del servizio a Dio. Il vero servi-zio non si manifesta in questa fase. La paura del-la punizione e la speranza della ricompensa man-tengono il servitore sulla via. Egli si trattiene dalcommettere errori, e questo è tutto. Qualsiasipiccolo servizio egli cerchi di compiere in questafase è, perciò, a mala pena spontaneo. E lo fa piùper il proprio benessere che per il piacere del suoSignore.Nell’affetto di Nanda per Krishna non c’è egoi-smo, non ci può essere nessuna traccia di egoi-smo. L’amore a questo livello è spontaneo, e poi-chè l’elemento paura, che sorge in modo natura-le dall’idea di grandezza dell’oggetto dell’amore,è interamente assente in questo stadio, l’amore siesprime veramente nella sua pienezza quandonon è disturbato da ciò . Non avendo nulla da te-mere o da sperare dal figlio, il servizio del padreè spontaneo e completamente disinteressato.Egli si prende cura del suo Signore, ma senzaaspettarsi nulla in cambio da Lui. Egli deve ser-virLo. Non importa se sarà mandato all’inferno oin paradiso. Egli Lo serve, e questo è tutto. Que-sto grado di servizio maturo non si realizza a me-no che il Signore non Si situi in una posizionemolto inferiore a quella del Suo servitore. E' uneccezionale trionfo per il servitore, uno specialetrionfo dell’amore, in cui il Signore Supremo, percompiacere il Suo servitore, si pone a quel livel-lo per accettarne il servizio.C’è un Nanda, ma anche innumerevoli altre ani-me che ricevono il privilegio di servirLo. Chiun-que raggiunga questa elevazione spirituale è illu-minato sulla vera natura dell’amore di Nanda persuo figlio ed ha il privilegio di sperimentare il ve-ro affetto paterno verso Krishna, senza identifi-carsi con Nanda o con YaΩodå. Vi sono innume-revoli persone che come controparti di Nanda al-l'interno di quel piano spirituale che è stato desi-gnato nelle nostre scritture col nome di VrajaDhama, condividono l’amore di Nanda per Dio.Persino qui sulla Terra ci possono essere dellepersone che hanno ottenuto la visione di Dio co-

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to ai profeti dal loro Signore, noi non facciamonessuna distinzione tra nessuno di loro, e a Luici sottomettiamo.” Con “profeti dal loro Signo-re “ egli vuole farci capire “profeti del mondo,profeti di tutte le nazioni e di tutti i tempi.”Evidentemente non rispetti sufficientemente iltuo profeta se disonori gli altri. Disonori il Co-rano se non rendi onore alla Bibbia e al Bhåga-vatam. Sono tutti Suoi profeti e Suoi libri.L’imperfezione che vedi nel Cristianesimo di fat-to non è un’imperfezione. Nel concetto di Dio‘padre’ del Cristo, non dobbiamo vedere una re-lazione basata su carne e sangue. Non si stabili-sce questo tipo di relazione in quel luogo di co-scienza spirituale nel quale vive il Cristo. Le co-se del piano spirituale non devono essere confu-se con quelle del piano fisico, per quanto sianoespresse in un linguaggio umano. Nel primo ca-so lo spirito risponde allo spirito, ma nell’altrola relazione è possibile solo attraverso l’inter-vento della materia. La materia non è mai san-tificata in spirito nè lo spirito degradato in ma-teria. Lo spirito discende all'interno della ma-teria, ma non deve mai essere designato sullabase della carne. Commette peccato chi giudicaun profeta sulla base della carne. Quando lagente fece riferimento al Cristo come al figlio diDavide, Cristo disse: “Come può allora Davide,nello spirito, chiamarLo Signore ?” Il Signoredisse al mio Signore: “Siedi alla Mia destra, finoa che non farò dei tuoi nemici il tuo poggiapiedi.Poichè Davide Lo chiama Signore, come puòEgli essere anche suo figlio?”Qualsiasi filosofia teista deve ricercare la rela-zione tra anima e anima e tra l'anima e Dio. Laprima è automaticamente stabilita quando si sta-bilisce la seconda. “Ama i tuoi fratelli perchèsiete figli dello stesso padre.” Cristo non solodesignò se stesso come figlio di Dio, ma designòtutti come tali. Se ami Dio come Padre, deviamare tutti come tuoi fratelli. Se Lo ami come ilcreatore, devi amare tutto ciò che è stato creatoda Lui. Se Lo ami come il Signore, devi amaretutti come Suoi servitori. Certamente l’amoredimostratoGli come padre è molto più intensodi tutto il resto...

Il concetto vedico di Dio come “figlio” pone l’a-more su basi ancora più elevate. In tutte le fasiesposte in precedenza, l’amore è controllato daltimore di una punizione e dalla speranza di un

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me figlio di Nanda. Il Signore Supremo apparenella loro mente come l’amato figlio di Nanda,nell’aspetto del bellissimo pastorello Krishna.Quando Krishna vuole manifestarSi sulla Terra,appare sempre nella famiglia di Nanda o Vasu-deva. E' un errore, però, supporre che Egli nascanel senso fisico del termine. Nessun ventre ter-reno può contenerLo in sè, ma il fatto che Eglisembri appena nato, non è una semplice alluci-nazione. Vedendo ciò riscontriamo veramenteche è un evento divino. In realtà noi non cono-sciamo propriamente le vie del Signore nella lo-ro completezza, e non possiamo conoscerle ec-cetto che per Sua grazia. La Sua nascita non èuna nascita nel senso mondano, quindi pur na-scendo Egli non muore. Nella Gîtå (4.9 e 9.11)Krishna dice: “La Mia nascita e le Mie attività so-no tutte trascendentali. Coloro che le conosconoper ciò che realmente sono, tornano da Me. Glistolti ritengono che Io non abbia una forma e cheho assunto questo aspetto temporaneamente.Essi non sanno che Io, in questa forma, esistoeternamente. Io semplicemente manifesto laMia forma su questa Terra.”Il Signore Supremo non appare nella forma uma-na solo per permettere ai Suoi servitori di esserein comunione con Lui. Coloro che sono capacidi stare in comunione con Dio Lo vedranno nel-la Sua forma personale sia che discenda su que-sta Terra sia che rimanga oltre la conoscenza deimortali nella Sua eterna dimora di Vaikuntha.Krishna può anche essere tra di noi nella Sua for-ma divina senza che noi riusciamo ad avere unaqualche connessione con Lui. Non essendo prov-visti di una visione spirituale, non saremo maiconsapevoli della Sua completa forma divina.Perciò, vedendoLo, non vediamo Lui. Ciò è do-vuto a måyå o il potere di illusione che Egli eser-cita sulle anime condizionate.M: Dico io, non Gli mettete delle limitazioniquando Gli date una forma e una collocazione inun luogo particolare?I: Al contrario, Lo limitiamo quando Gli neghia-mo una forma. Non possiamo nè darGli una for-ma nè negarGliela. In entrambi i casi ci mac-chieremmo di speculazione mentale. Il SignoreSupremo è quello che è, e non quello che voglia-mo noi che sia. Se ha una forma noi non dobbia-mo negarla, e se non la possiede, non dobbiamocrearGliene una. Nelle scritture Egli è stato ri-velato con una forma. La Sua è certamente una

forma trascendentale, composta degli stessi ele-menti di cui Egli è costituito e, contrariamente alnostro corpo che è qualitativamente differentedall’anima, Lui e la Sua forma sono un tutt’uno,un tutto indivisibile. Non solo Lui ma anche tut-ti gli esseri angelici che vivono con Lui, hanno ta-le forma. Nella Bibbia è stato detto che Dio hacreato l’uomo a Sua immagine. Ciò significa cheha una forma umana, ma anche in questa formaè onnipresente.M: E' molto difficile credere che Egli appaia aiSuoi devoti in una particolare forma. Può anchebenissimo essere un’allucinazione.I: Può anche non essere così. Intendi dire cheHazrat Maometto era preda di un’allucinazionequando sentì l’arcangelo Gabriele parlarGli,quando vide nur elahi (la luce divina) e svenne?I dodici discepoli erano forse allucinati quandovidero Cristo, Lo toccarono, e parlarono con Luidopo la Sua resurrezione? Erano Mosè, Aronne,Abramo e molti altri dell’Antico Testamentopreda di allucinazione quando sentirono Dioparlare da una coltre di nubi? Se Maometto fuin grado di vedere nur elahi, Nanda e altri pote-rono vedere Krishna nel nur elahi. Se lo crediper uno lo devi credere anche per un altro. Se leorecchie L’hanno ascoltato, anche gli occhiL’hanno visto. Naturalmente Egli non può esse-re percepito da questi occhi o da queste orecchie.Dobbiamo procurarci altri occhi e altre orecchie.Nella nostra ricerca spirituale non dobbiamoadottare il ragionamento che “tanto l’uva non èmatura”.E inoltre da parte nostra non è questione di per-cepirLo, ma piuttosto del Suo permetterci di per-cepirLo. Dobbiamo essere soddisfatti di queltanto di percezione che Egli, nella Sua infinitamisericordia, ci permette di avere. Perciò, fer-mati pure dove sei, ma non sostenere “fino a quie non oltre”.Ora, per quanto riguarda il fatto che Brahmå eÛiva partecipano delle stesse qualità divine, lenostre scritture non li considerano uguali a Kri-shna. Essi sono Suoi agenti. Anche voi credetenell’esistenza di una moltitudine di angeli comeSuoi agenti. Brahmå e Ûiva non sono altro cheangeli che possiedono in varie misure la potenzadivina. Essi eseguono i Suoi mandati, ma nondanno corso ad una nuova direzione nelle loro ri-spettive sfere di attività, nè possono farlo. Il Si-gnore Supremo Krishna delega loro alcuni pote-

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ri per abilitarli ad eseguire i loro doveri. Quellejîva e che, nell’arco di una creazione, si sono mo-strate spiritualmente adatte, vengono incaricate,nella prossima creazione, ad occupare il posto diBrahmå e Ûiva. Che c’è di male nel credere nel-l’esistenza di una tale classe di jîva con delle abi-lità eccezionali in grado di eseguire il volere delloro Signore? Ogni angelo esercita, più o meno,dei poteri divini. Si suppone che Mosè, Cristo,Maometto ne abbiano fatto uso.M: Questo è il tormento della fede.I: Proprio così. “Dobbiamo andare avanti confede e non con la vista.” La verifica dei fatti spi-rituali è impossibile sul piano materiale di co-scienza. Sul piano spirituale di coscienza essi so-no visti così come la nostra coscienza ci permet-te. Finchè non saremo provvisti di una visionespirituale, dovremo accettarli così come essi civengono rappresentati. Crederemo a quello checi è stato rivelato e a quello che non ci è stato ri-velato. Il tormento della fede è ovunque. Se siapplica ad una cosa, dobbiamo applicarlo anchead un'altra.M: Abbiamo la ragione. Dobbiamo fare a menodi utilizzarla?I: Ce l’abbiamo, ma fin dove possiamo confidarein essa? Possiamo condurre il nostro intellettoin un reame nel quale non può andare? Le ani-me condizionate devono essere guidate da unaluce divina. Viene riportato che Maometto ab-bia detto ai suoi scrivani: “Scrivete quello che vidico di scrivere, ma non scrivete quello che di-co.” Perchè? Perchè il ragionamento umano èimperfetto e difettoso, mentre quello divino nonlo è.Ora, per quanto riguarda il rispetto delle creatu-re di ordine inferiore, i Veda sono i più evoluti ditutti. Essi ci chiedono di avere rispetto per tuttele creature, perchè anch’esse sono anime rac-chiuse in differenti forme fisiche. In un punto ilCorano ci dice di praticare una dieta pura. Ma èin dubbio se ciò escluda la carne e il pesce. Pra-babilmente Maometto consigliò i suoi seguaci diprenderli come halal o cibo puro. Il sangue, inaccordo al Signore Caitanya, è un cibo impuro, enon dev’essere, in ogni caso, assunto come cibo.Una dieta a base di sangue, giustifica la malignitàin forma palpabile e rende il consumatore inca-pace di pensiero spirituale.M: Grazie. Si sta facendo tardi. Sono molto con-tento di aver avuto uno scambio di vedute con te.

Non ho compiuto nessun studio comparato delledifferenti religioni. Ci incontreremo un altrogiorno. Ora vorrei chiederti solo una cosa: “Tut-ti gli Indù interpretano i Veda come te?”I: Anche tu non puoi dire che tutti i Maomettanila pensano come te. Un vero Indù, un sincero se-guace dei Veda, deve pensare nel modo corretto.Ti ringrazio per l’opportunità che mi hai offertodi servirti. Sarò sempre al tuo servizio. Arrive-derci.

Nota: Il titolo originale di questi articoli era “UnDiscorso Con Un Maulvi”. Vedere gli armonio-si accordi tra il Vaiß∫avismo (talvolta chiamatoInduismo dai Cristiani e dai Musulmani) e l’I-slam dà fresche speranze che le differenti reli-gioni possano vivere in modo cooperativo e pa-cifico, fianco a fianco, con tolleranza religiosa.Un “vero indù” è un “sincero seguace dei Veda”.

Glossario

Corano: - (in origine Qu’ran) il libro sacro del-l’Islam, creduto la parola di Dio come dettata aMaometto e messa per iscritto in arabo. Per iCristiani la Bibbia è il libro sacro, per i Musul-mani è il Corano e per i Vaiß∫ava è lo Ûrîmad-

Bhågavatam.Maulvi: - Un teologo Musulmano, un eruditodella legge dell’Islam.Nabi: - Un nawab, titolo che si dà in Pakistan adun insigne musulmano.

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Dal 12 al 18 Giugno 2001 a Stresa (Lago Maggiore)ci sarà il Festival Vaiß∫ava in compagnia di

Ûrîla Bhaktivedånta Nåråya∫a Mahåråja.

E’ un’opportunità molto auspiciosa e invitiamo tut-ti a partecipare.

Ulteriori informazioni si possono trovare al sito

www.igvp.com/avgv

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Quinto Raggio √ Intervista

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Uno sguardo alla loro storia

Swåmî Mahåråja era un amico intimo del mio Gu-rudeva. A quel tempo era g®hastha, era molto at-traente. Nel 1940, dopo la dipartita di Ûrîla Bhakti-siddhånta Sarasvatî Prabhupåda, quando la Gau∂îyaMa†ha si divise in varie parti, un gruppo voleva cac-ciare i Vaiß∫ava anziani ma il caso successivamentefu archiviato. A quel tempo il nostro Gurudeva sirecò a casa di Swåmîjî ad Allahabad e rimase con luiper quattro mesi. Loro parlavano sempre della Bha-gavad-Gîtå e di altri temi riguardanti il guru-seva. Ilmio Gurudeva mi parlava spesso di questo suo con-fratello, Abhaya Carana Babu. Mi diceva di comefin dall'inizio fosse molto caro a Ûrîla Bhakti-siddhånta Sarasvatî. Mi disse che desiderava cheSwåmîjî scrivesse articoli per L'Harmonist. Avevosentito parlare molto di lui; dell'amicizia che avevacon il mio Gurudeva e di come fosse un buon scrit-tore e un devoto sincero e qualificato. Io però nonlo avevo mai visto, ma vedere con le orecchie è an-cora più impressionante che vedere con gli occhi.

Nel corso della loro predica ad Allahabad, un av-vocato famoso e molto infuente che voleva ascoltaree associarsi con Swåmîjî e Gurudeva, portò l'arcive-scovo della chiesa di Prayag (Allahabad) ad incon-trarli. L'Arcivescovo era molto erudito e conoscevabene la logica; era uno dei più alti esponenti dellaChiesa Cattolica. Il nostro Gurudeva molto felice diincontrarlo disse: "Puoi chiedermi qualsiasi cosa." IlPadre domandò: "So che Krishna è nero. Perchèadorate una persona nera?" Gurudeva rispose: "E'un'ottima domanda. Nero significa senza colore. Gliscienziati hanno scoperto che il nero è al di là di ognicolore. Colore è sinonimo di cose materiali; quindiKrishna è nero, poichè nero significa senza colore.Krishna non ha nessun colore. Quindi noi adoriamoKrishna perchè Lui è Dio, la Persona Suprema, si-tuato oltre i tre guna. Tutti i deva e tutti gli altri es-

seri sono all'interno del triguna, ecco perchè noi nonadoriamo nessun altro, solo il colore nero. Se mischiqualsiasi colore con il nero, il nero è talmente poten-te da assorbire tutti gli altri colori: il bianco, il giallo,il rosso, il verde e diventeranno tutti nero. Perciò chipratica la K®ß∫a-bhakti, adorando Krishna si troveràfuori da måyå. Krishna è molto potente. Anche tudevi provare ad adorare Krishna."

Il prete chiese ancora: "Io so però che voi adorateanche 'Gaura'. Perchè allora adorate Gaura anchese ha un colore?" Il prete era perplesso. Pensava fos-se una domanda logica e voleva sentire qual'era la ri-sposta. Ma il nostro Gurudeva, sorridendo e moltosemplicemente rispose: "Quando tutti i vari colorivengono mischiati il colore che verrà sarà il coloredorato. Quindi anche gaura si trova al di là dei colo-ri. Quando tutti i colori si combinano tra loro diven-tano sei o sette colori: indaco, verde arancio e cosìvia, poi servono il nero Krishna. Tutte le akarvika,qualità, sono combinate. E’ come Rådhå e Krishna;ciò significa che tutte le sakhî si stanno mischiandocon Krishna. E' Ûrîmatî Rådhåranî che ha il coloredorato e anche Krishna ha preso la bellezza diRådhikå. Quindi quel nero è diventato gaura. Noiadoriamo anche questo Krishna; entrambi sono lastessa cosa." L'avvocato preoccupato esclamò: "Se tiascoltiamo, diventeremo tutti vedantisti."

Durante questo periodo, Swåmîjî e il mio Guru-deva visitarono insieme molte persone di Allahabade molti li apprezzarono e li seguirono. Per via dellasua attività farmaceutica Swåmîjî conosceva moltepersone tutte educate e qualificate e organizzò mol-te conferenze sul Vedanta. Siccome Swåmîjî ap-prezzava molto queste lezioni successivamente midisse: "Il tuo Gurudeva è molto logico e un grandefilosofo. Ecco perchè l'ho scelto come mio miglioreamico."

Quando Swåmî Mahåråja viveva ad Allahabadfrequentava molte persone per l'attività che condu-

"Swåmî Mahåråja" e la Sua relazione con ÛrîlaBhakti Prajñåna KeΩava Gosvåmî Mahåråja

Estratto da un'intervista a Ûrîla Bhaktivedånta Nåråya∫a Mahåråja

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Quinto Raggio √ Intervista

35Raggi di Armonia Vol. II ~ N. 1

il mio Gurudeva nelle sue lezioni era solito refutaregli argomenti di Ûaõkaråcårya, li distruggeva dicendoche erano pracana bhoga, una måyåvåda nascosta.Egli provò che in realtà ciò che il Vedånta esprime èbhakti. Molte persone erudite furono influenzate da

Ûaõkaråcårya accettando in essenza il Vedånta-Ωutracome jñåna e mukti. Nel commentare questo libro,Gurudeva ha voluto dimostrare che lo Ûrîmad-Bha-gavatam è il commentario naturale del Vedånta-Ωutrae che in esso non c’è la parola jñåna ma vi è unica-mente bhakti, aradhana e così via.

Il suo profondo desiderio era di evidenziare il

ceva. Egli trovava sempre occasione per discuterecon tutti del siddhånta, degli insegnamenti di Ûrî Cai-tanya Mahåprabhu seguendo l'esempio di ÛrîlaBhaktisiddhånta Sarasvatî Prabhupåda. Il suo Gu-rudeva era il filosofo più grande del mondo. Chiun-que si presentasse davanti a ÛrîlaPrabhupåda Bhaktisiddhanta conun atteggiamento di sfida, dopoaverlo visto chinava la testa.

Una volta Ûrîla BhaktisiddåntaSarasvatî diede una lezione in uncollegio di Calcutta, e in quell'oc-casione era presente un grande fi-losofo tedesco ad ascoltare. Finital'assemblea il nostro Gurudeva(Bhaktiprajnana) incontrò in stra-da questo gentiluomo che se ne sta-va andando, così gli chiese: "Ti èpiaciuta la lezione? Di che cosaparlava?" L'uomo rispose: "Sonogiunto da un paese Europeo, hoviaggiato per tutta l'India ed hoascoltato molti discorsi che ho po-tuto comprendere molto facilmen-te, ma ciò di cui oggi il tuo Gurude-va ha parlato era talmente profon-do che non ho capito nulla. Lui èun filosofo di alto livello!" AncheSwåmîjî predicava così; seguendol'esempio di Ûrîla BhaktisiddhåntaSarasvatî Prabhupåda.

Fondare la Gau∂îya VedantaSamiti

Ûrîla Bhakti Prajñåna KeΩavaGosvåmî Mahåråja ha scritto un li-bro, il Måyåvådera Jîvani, La storiadella filosofia Måyåvåda da Satya-yuga fino ai giorni nostri. Il nostroGurudeva era un leale seguace diÛrîla Bhaktisiddhånta SarasvatîPrabhupåda, ed un grande filosofocome Ûrîla Jîva Gosvåmî, Ûrîla Ba-ladeva Vidyabhusana e altri. Egli diceva: "Finchè visono sintomi di måyåvådismo, la bhakti non potràdiffondersi con piena forza, quindi dobbiamo ri-muovere la filosofia måyåvåda alla radice." AncheSwåmîjî pensava allo stesso modo sulla necessità discacciare la filosofia måyåvåda. Entrambi, il mio Gu-rudeva e Swåmîjî ne erano coscienti. A quel tempo

Fotografia scattata il giorno in cui Ûrîla Bhaktivedånta Swåmî Mahåråja accettò ilsannyasa da Ûrîla Bhakti Prajñåna KeΩava Gosvåmî Mahåråja alla KeΩavaji Gau∂îya

Ma†ha di Mathura nel 1959

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Quinto Raggio √ Intervista

36 Raggi di Armonia Vol. II ~ N. 1

Vedånta-Ωutra come Bhakti-Ωutra. Per provarlo, eglicitava gli Ωloka dello Ûrîmad-Bhågavatam.

La Gau∂îya Vedanta Samiti fu fondata su questoprecetto. Gurudeva, Swåmî Mahåråja e un altro de-voto pensavano così quando firmarono i documentiper costituire la Gau∂îya Vedanta Samiti a BospadaLane, Calcutta, prima che il mio Gurudeva prendes-se sannyåsa. Ai presenti egli spiegò come Ûrîla Bhak-tisiddhånta Sarasvatî Êhåkura volesse stabilire ilVedånta-Ωutra come Bhakti-Ωutra. Per questa ragio-ne chi ha preso sannyåsî da lui è stato chiamato'Bhaktivedånta' e la samiti 'Gau∂îya Vedanta'. Luifece notare che Vedånta è sinonimo di bhakti.

La Gau∂îya Vedanta Samiti fu fondata per predi-care la bhakti del Vedånta-Ωutra. Lui diceva che dalnome di Ûrîmatî Rådhårå∫î deriva la parola aradha-na che significa adorazione di Rådhå per Krishna maanche adorazione di Krishna per Rådhå. Il fine delVedånta-Ωutra è il nome di Rådhikå. Tutte le azionidel mio Gurudeva, i nomi che diede ai sannyåsî, il no-me della matha, il nome dell'Associazione eranobhaktivedanta. Egli diede a Swåmîjî il nome Bhakti-vedånta, e Swåmîjî lo apprezzò moltissimo. GuruMahåråja e Swåmîjî insieme espressero questi puntidi vista quando fondarono questa associazione.

Tutte erano Gau∂îya Ma†ha anche quando l'isti-tuzione si spezzò in tante parti e iniziò la Gau∂îya Ve-danta Samiti. Nessuno lasciò Ûrîla BhaktisiddhåntaSarasvatî Prabhupåda, la sua missione e i suoi inse-gnamenti, ma alcuni si misero contro il loro Gurude-va e se ne andarono.

Il mio gurudeva e Swåmîjî volevano affermare leidee di Ûrîla Bhaktisiddånta Sarasvatî Êhåkura sen-za lasciare la sua Gau∂îya Ma†ha. Perciò i nomi del-le mathe che furono fondate sono Uddhara Gau∂îyaMa†ha, Devananda Gau∂îya Ma†ha, KesavajiGau∂îya Ma†ha e altre.

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Sesto Raggio √ Ûrî Caitanya

37Raggi di Armonia Vol. II ~ N. 1

Ωrî gauda-deΩe suradîrghi-kåyålasantamånanda-bhare∫a nityam

stîre ‘ti-ramye pura-pu∫ya-mayyåhtaµ Ωrî navadvîpam ahaµ smaråmi

Meditate su Ûrî Navadvîpa Dhåma, la meravigliosa terra del Signore Gaura, essa è un ma-gazzino celestiale eternamente puro, brillante e colmo di felicità.

yasmai paravyoma vadanti kecitvadanti v®ndåvanam eva tajjñå

keccic goloka itîrayantistaµ Ωrî navadvîpam ahaµ smaråmi

Meditate su Ûrî Navadvîpa Dhåma, che alcuni dicono sia il mondo spirituale, Vaikuntha-loka; altri che sia il regno trascendentale di Goloka; ma coloro che hanno realizzato la ve-rità sanno che è V®ndåvana Dhama.

ya˙ sarva-dikßu sphuritai˙ suΩîtairî gaura-madhyåhla-vihåra-rüpairnånådrumai˙ süpavanaih parîta˙

staµ Ωrî navadvîpam ahaµ smaråmi

Meditate su Ûrî Navadvîpa Dhåma dove in ogni direzione soffiano gentili e fresche brezzee dove vari tipi di alberi ombrosi crescono nei luoghi dove il Signore Gaura compì i Suoilîlå.

Ωrî svar∫adî yatra vihåra-bhümi˙vyåpnormibhir-gaura-vagåha-rüpai

suvarna-sopåna-nibaddha-tîråstaµ Ωrî navadvîpam ahaµ smaråmi

Meditate su Ûrî Navadvîpa Dhåma dove il Gange fluttua lungo le sponde spruzzate da stel-le dorate e dove il Signore Gaura gioì di passatempi trascendentali.

Ûrî Navadvîpastakam Ûrîla Rüpa Gosvåmî

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mahåtyanantåni grhå∫i vatra,pratyålayaµ yaµ Ωrayate såda Ωrîsphuranti haimåni manoharå∫i

staµ Ωrî navadvîpam ahaµ smaråmi

Meditate su Ûrî Navadvîpa Dhåma dove innumerevoli e affascinanti palazzi dorati ospitanola dea della fortuna.

vidyå-dayå-kßånti-mukhai˙ samstaisaµstüyamånå ®ßi-deva-siddhai,

sadbhir-gu∫air yatra jana˙ prapannåstaµ Ωrî navadvîpam ahaµ smaråmi

Meditate su Ûrî Navadvîpa Dhåma il luogo dove le persone sono potenziate dalla conoscenza,dalla compassione, dalla tolleranza, dal sacrificio e dalle sei opulenze e sono glorificate per-sino dai ®si, dai deva e dai Siddha.

yasmåntare miΩra-purandarasyaΩrî gaura-janmådika-lîla yådya,

sånanda-såmyaika padaµ nivåsa˙staµ Ωrî navadvîpam ahaµ smaråmi

Meditate su Ûrî Navadvîpa Dhåma al cui centro sorge l’estatica casa di Jagannatha MiΩra ar-ricchita dai radiosi passatempi del Signore Gaura.

gauro bhraman yatra hari˙ svabhaktai˙nimajjayty ullasad-unmadåbyai

saµkîrtana-prema-bharena sarvamstaµ Ωrî navadvîpam ahaµ smaråmi

Meditate su Ûrî Navadvîpa Dhåma, il luogo in cui il mio dorato Signore Hari va liberamen-te insieme ai Suoi devoti cantando con grande amore i santi nomi di Krsna e immergendotutti nell’oceano della prema-bhakti.

etan navadvîpa-vicinta-nådyaµΩrîmacchacînandana-påda-padme

padyå߆akaµ prîta-manå˙ pa†hed ya˙sudurlabhaµ prema småpruyåt sa˙

La persona che profondamente medita e recita regolarmente questo astakam di Ûrî Na-vadvîpa Dhåma, otterrà il raro gioiello di prema e i piedi di loto del mio Ûrî Sacînandana.

Sesto Raggio √ Ûrî Caitanya

38 Raggi di Armonia Vol. II ~ N. 1

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Sesto Raggio √ Ûrî Caitanya

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l'ingresso di un kuñja ad Uddhava-kyari. Rådhikå,sentendo separazione da Krishna, aveva perso i sen-si e sembrava stesse per morire. Le gopî le metteva-no del cotone davanti alle narici per vedere se stesseancora respirando. Con molta apprensione pensa-vano: "Cosa dovremmo fare? Come possiamo tene-re in vita Ûrîmatî Rådhikå?" Lei stava per morire mapoi si riprese. Noi non possiamo immaginarlo. Sequalcuno riuscisse ad immaginarlo, piangerebbegiorno e notte senza mai sorridere e si sentirebbesenza nessun aiuto. In quello stato Rådhikå giacevasu di un letto di petali di fiori e un calore insopporta-bile proveniva dal suo corpo. Aveva persino seccatoi petali dei fiori.

madhupa kitava-bandho må sp®Ωåõghriµ sa-palyå˙

kuca-vilulita-målå-kuõkuma-ΩmaΩrubhir na˙vahatu madhu-patis tan-måninînaµ prasådamyadu-sadasi vidambyam yasya dütas tvam îd®k

(SB 10.47.12)

"O calabrone! O amico dell'imbroglione, non toc-care i miei piedi con i tuoi baffi sporchi della kuõku-ma di cui è intrisa la ghirlanda di Krishna dopo avertoccato il petto di un'amante rivale! Che Krishnasoddisfi pure le donne di Mathurå! Colui che hamandato un messaggero come te certamente verràridicolizzato nell'assemblea degli Yadu."

Poichè i piedi di Rådhikå sono più dolci, fragranti,soffici e meravigliosi di un fiore di loto, un calabroneiniziò a girargli attorno e subito Ûrîmatî Rådhikå ri-volse queste parole al calabrone. Totalmente assor-to nel sentimento di separazione che provava ÛrîmatîRådhikå, Mahåprabhu piangeva amaramente. An-che se ascoltiamo questi racconti, non possiamo rea-lizzare appieno queste cose altrimenti piangeremmoanche noi. Presa da divina follia, Rådhikå dice: "Nontoccare i Miei piedi! Prima devi dirmi chi ti ha man-

Ûrîla Narottama Dåsa Thåkura

Gaurå∫ga Balite habeTridandi Svåmî Ûrî Ûrîmad Bhaktivedånta Nåråya∫a Mahåråja

(Ûrîla Narottama Êhåkura manifestò i suoi passa-tempi lîlå-katha dal 1531 al 1611, circa ottant'anni esette mesi. Nei nitya-lî¬å è Campaka Mañjarî; il suoluogo di residenza è Kheturi a Gopålapura; il giornodella sua apparizione è maghi-purnimå del 1531; lasua scomparsa il giorno di asvina k®ß∫a-pancami del1611; il padre era Ûrî K®ß∫ananda Datta (un ricco re epossidente terriero); la madre era Ûrî Nåråya∫î Devî;il suo guru era Ûrîla Lokanåtha Gosvåmî)

Mentre Ûrîla Narottama Êhåkura cantava questacanzone, si ricordò dei passatempi di Ûrî CaitanyaMahåprabhu a Gambhira. Poichè NarottamaÊhåkura visse circa cento anni dopo la venuta diMahåprabhu, non aveva mai ricevuto il darΩana di-retto di Mahåprabhu, ma Mahåprabhu gli lasciò pre-ma in una caverna a Prematali (sulle rive del fiumePadma) e quando Narottama vi si recò, prema im-mediatamente entrò nel suo cuore. Che tipo di pre-ma era? Era Gaura-prema: l'amore di Rådhå perKrishna. Ogni volta che Narottama cantava la suamente subito raggiungeva Gambhira, il santo luogodove Mahåprabhu, con un profondo sentimento diseparazione, cantava: 'Krishna! Krishna! Haribol!Haribol!". In quei momenti a volte il corpo di Mahå-prabhu si ritraeva come quello di una tartaruga e per-sino Svarüpa Dåmodara e Råya Råmånanda nonriuscivano a comprendere questo elevato stadio diseparazione.Questo sentimento di separazione è stato descrittodalle gopî nella Bhramara-gîtå (SB 10.47) dove la se-parazione era ancora più intensa di quella descrittanella Gopî-gîtå (SB 10.31). Lì loro vengono a sape-re che Krishna si è nascosto in un kuñja di Vraja.Nella Bhramara-gîtå invece Krishna è partito persempre alla volta di Mathurå e Dvårakå e loro per-dono ogni speranza di poterLo rivedere. Durante glianni in cui Krishna resta a Mathurå e a Dvårakå, legopî piangono e si disperano in continuazione.Quando Uddhava si recò a V®ndåvana si nascose al-

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SestoRaggio √ Ûrî Caitanya

40 Raggi di Armonia Vol. II ~ N. 1

dato. Io penso che tu sia un messaggero di quell'im-broglione che tramite te vuole ingannarmi di nuovo,ora però io sono più saggia. Non diventerò più ami-ca di quella persona scura, quindi non girarmi più at-torno. Lui ora è diventato Madhupati (il Signore del-la dinasti Madhu, ma madhu significa anche vino) equindi è il proprietario di un grande magazzino di vi-no. Nel Suo negozio tu hai bevuto molto vino ed oraLui ti ha mandato qui da Me per fare in modo che iodimentichi tutti i Suoi sbagli e ritorni ad essere Suaamica. Lui vuole compromettermi di nuovo e poi im-brogliarmi ancora, ma io sono determinata a noncompromettermi più con Lui. Hai bevuto molto vi-no e ora hai perso i sensi e sei diventato pazzo . Tunon sai come rappacificare un amante. Un tempo ioero l'amante di Krishna e Lui era il mio amato, oraperò quella relazione è finita. Se Lui può lasciarci,perchè non potremmo essere noi a lasciarLo? Lui ciha lasciato e si è trasferito a Mathurå e a Dvårakådove gusta l'amore di numerose regine. Perciò Luinon ha più nulla a che fare con noi e anche noi Lo ab-biamo lasciato."Sentendo il ronzio del calabrone, Rådhikå pensa chestia dicendo: "O amata regina di Krishna..." AlloraRådhikå risponde: "Non devi chiamarmi amata diKrishna, prima di tutto devi ritirare ciò che hai det-to. Io non sono l'amata di Krishna e Lui non è il mioamato. Non pronunciare neppure il Suo nome. Per-chè sei venuto qui?""O regina, sono venuto per combinare un compro-messo.""Tu mi hai avvicinato nel modo sbagliato. Io so chevieni da Mathurå perchè Lui è Syama, nero ed anchetu lo sei. Quindi sei un messaggero di quella perso-na nera e i tuoi baffi sono rossi di kuõkuma. Da do-ve viene quella kuõkuma? Dimmelo altrimenti te nedovrai andare subito!""Mia regina, ti dico la verità, questo è il colore natu-rale dei miei baffi. Io non so neppure che cos'è lakuõkuma!""O no, tu lo sai molto bene. Sei venuto da Mathuråe quando Krishna ha abbracciato un’altra donna, ilcolore rosso del suo petto ha tinto la ghirlanda di Kri-shna. Quando poi ti sei posato su quella ghirlanda, ilrosso è passato sui tuoi baffi. Così io so che tu pro-vieni da Mathurå e poichè Krishna stava per soddi-sfare una sua amante, tu lo hai accompagnato. Inquel momento la kuõkuma ha sporcato i tuoi baffi.Devi tornare da dove sei venuto. Non c'è utilità a ve-nire qui perchè a Mathurå ci sono migliaia di donneche diventeranno gelose e Krishna dovrà passare tut-

to il giorno a rappacificarle. Quando loro avrannorinunciato alla rabbia e si saranno tranquillizzate, de-vi andare e cantar loro la tua canzone. Allora ti da-ranno qualunque cosa tu desideri, mentre da Me nonavrai nulla perchè sono una semplice mendicante.Krishna mi ha portato via tutto e quindi non possooffrirti nulla. Non dovresti lasciare Mathurå, sei unosciocco come lo è il tuo padrone. So che gli animaliignoranti hanno quattro zampe mentre gli esseriumani ne hanno due, tu però hai sei gambe, quindisei il più grande sciocco. Perciò devi tornare aMathurå. Krishna è proprio come te: tu passi di fio-re in fiore per prendere il nettare e non dimostri mainessuna gratitudine per quei fiori che hai appena la-sciato. Anche Krishna si comporta così con noi don-ne che siamo proprio come dei fiori; siamo meravi-gliose, tenere, pure e fragranti ma quell'imbroglioneè molto sciocco e ingrato, proprio come te, quindi noinon ci comprometteremo con Lui, ora stiamo moltopiù attente perchè abbiamo capito qual è la Sua na-tura.""O Swamini, io non sono quel tipo di persona e nep-pure Krishna lo è. Devi aver fiducia in me ed anchein Krishna. Lui ti ama talmente tanto da non riusci-re a descriverlo. Se Krishna fosse veramente unapersona dal cuore nero, perchè dunque Lakßmî vor-rebbe restare sempre sul Suo petto?""Le stupide civette non possono vedere il sole, noiperò non siamo così sciocche. Noi sappiamo cheLakßmî si fa intrappolare dalle Sue lusinghe, ma noino. Quando Krishna sorridendo la lusinga, lei si scor-da immediatamente della Sua natura e desidera ser-virlo. Ma non è così facile prendere in giro noi, orasiamo molto vigili."Il nome Gauranga appare in questa canzone perchèMahåprabhu è lo stesso Syama, ma ricordando sem-pre le qualità e i sentimenti di Ûrîmatî Rådhikå, Sya-ma è diventato Gauranga. Come Rådhikå che pro-nuncia il nome di Krishna e piange, allo stesso modoMahåprabhu perde i sensi e piangendo canta: "Haribol! Hari bol!" Quando Mahåprabhu fa il kîrtanatutti i suoi compagni come Nityånanda Prabhu, Ad-vaita Åcårya, Svarüpa Dåmodara e Råya Råmånan-da sono lì presenti. Narottama Êhåkura ricorda que-sti passatempi di Mahåprabhu a Gambhira e li espri-me in stotra, versi condensati...

'gauråõga' balite habe pulaka-Ωarîra'hari hari' balite nayane ba'be nîra

Qui dice che i suoi occhi si riempiono di lacrime men-

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Sesto Raggio √ Ûrî Caitanya

41Raggi di Armonia Vol. II ~ N. 1

tre canta con sentimento di separazione 'Hari! Ha-ri!', proprio come avviene a Mahåprabhu e aRådhikå. Hari significa colui che ha rapito Rådhikåe l'ha portata in un kuñja, come quelli che ci sono aSanket, e Narottama piange mentre ricorda questopassatempo.

åra kabe nitåi-caõdera karu∫å haibesamsåra-våsanå mora kabe tuccha ha'be

Questo sentimento verrà solamente a chi è comple-tamente privo di desideri materiali, che ha dimenti-cato tutto di questo mondo e che pensa sempre: 'So-no una pålya-dåsî di Rådhikå.' L'eterna svarüpa diNarottama Êhåkura è quella di Campaka Mañjarî, equando lui fa il kîrtana si assorbe in un sentimento diservizio. Prega Nityånanda Prabhu di concedergli lamisericordia con la quale potrà diventare niskiñcana(senza nulla). Non ci si dovrebbe preoccupare dellenecessità materiali proprio come le gopî che lascia-rono tutto alle spalle per incontrare Krishna. Si do-vrebbe pensare: "Solo Ûrîmatî Rådhikå mi appartie-ne, Lei è la mia i߆a-deva e se è misericordiosa conme non avrò bisogno neppure di Krishna."

vißaya chå∂iyå kabe Ωuddha ha'be manakabe håma heraba Ωrî v®ndåvana

La nostra mente deve essere pura, ma soltanto la pu-rezza non basta. Nityånanda Prabhu come AnangaMañjarî, sorella minore di Ûrîmatî Rådhikå, ci con-cederà il servizio a Rådhikå. Quando lui ci conce-derà questa misericordia, come fece con K®ß∫adåsaKaviråja Gosvåmî, anche noi potremo avere ildarΩana di V®ndåvana. Nel nostro stato condiziona-to possiamo visitare V®ndåvana, ma non vediamoRådhå, Krishna e le gopî. Quando però il nostroamore sarà maturo, allora potremo ricevere il verodarΩana di V®ndåvana come avvenne per K®ß∫adåsaKaviråja Gosvåmî. Qui Narottama Êhåkura pregaper questo. Non essendo soddisfatto della visione diV®ndåvana attraverso la sua svarüpa siddhi, egli nelprossimo verso prega per avere vastu-siddhi:

rüpa-ragunåtha-pade haibe åkutikabe hama bujabo se yugala-pîriti

La vastu-siddhi verrà se si serve Rüpa e Raghunåtha,Rüpa Mañjarî e Tulasi Mañjarî. Senza la loro mise-ricordia non possiamo realizzare che ÛrîmatîRådhikå è la nostra Swåminî ed entrare nel suo inti-

mo servizio. Raghunåtha Dåsa Gosvåmî ha scritto:

tavaivåsmi tavaivåsmina jîvåmi tvayå vinåiti vijñåya devî tvaµ

naya måµ cara∫åntikam(Ûrî Vilapa-kusumanjali 96)

"Io sono Tuo! Io sono Tuo! Non posso vivere senzadi Te! O Devî! Radhe! Ti prego comprendilo e por-tami ai Tuoi piedi. Senza la Tua misericordia non hasenso vivere a V®ndåvana e neppure ricevere la mi-sericordia di Krishna."

Inoltre egli scrisse:

pådåbjayos tava vinå vara-dåsyam evanånyat kadåpi samaye kila devî yåce

såkhyåya te mama namo 'stu namo 'stu nityamdåsyåya te mama raso 'stu raso 'stu satyaµ

(Ûrî Vilapa-kusumåñjali 16)

"O Devî! Rådhe! Non prego per nient'altro che nonsia il servizio diretto ai Tuoi piedi di loto. Offropra∫åma continuamente alla sakhitva, la posizione incui si trovano le Tue sakhî, ma giuro che la mia de-vozione incrollabile sarà sempre per la dåsîtva, la po-sizione delle Tue servitrici."

Dåsa Gosvåmî pregava solamente per diventare lapålya-dåsî di Ûrîmatî Rådhikå e Rüpa Gosvåmî pre-gava:

ha devî! kåkubhara-gadgadayådya våcåyåce nipatya bhuvi da∫∂avat-udbhatårti˙asya prasådam abudhasya janasya krtvagåndharvike! tava ga∫e ga∫anåµ vidhehi

(Ûrî Gåndharvå-saµprårthaå߆akam)

"O Devî! Gåndharvike! Animato da profonda di-sperazione mi butto a terra come un bastone e convoce strozzata umilmente t'imploro di essere miseri-cordiosa con questo sciocco e di considerarmi comeTua proprietà."

Questa posizione di pålya-dåsî è talmente favorevo-le per servire Ûrîmatî Rådhikå che Lei pensa: "Quel-la pålya-dåsî, Rüpa Mañjarî mi rivolge un serviziomolto dolce e bello, dov'è ora? Quando verrà da Mee Mi darà il gioiello Ûyåmantaka, l'amico del gioiel-lo Kaustubha? DecorandoMi in molti modi diversi

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Sesto Raggio √ Ûrî Caitanya

42 Raggi di Armonia Vol. II ~ N. 1

lei Mi preparerà per l'incontro con Krishna."Queste sono le speciali qualità di Rüpa e di Ra-ghunåtha e questo è il motivo per cui NarottamaÊhåkura riporta i loro nomi nella canzone. AncheJîva Gosvåmî e tutti gli altri Gosvåmî avevano que-sto sentimento ma Rüpa e Raghunåtha in modo par-ticolare. Ecco perchè K®ß∫adåsa Kaviråja Gosvåmî,Visvanatha Cakravarti Êhåkura e NarottamaÊhåkura pregano principalmente per ricevere la mi-sericordia di Rüpa e Raghunåtha. Loro pregano peravere la misericordia di tutti i Vaiß∫ava, ma special-mente per avere quella di Rüpa e Raghunåtha e po-ter così realizzare i passatempi d'amore di Rådhå eKrishna. Le mañjarî non hanno paura di vedereRådhå e Krishna incontrarsi in un luogo appartato,mentre Lalitå, ViΩåkhå e le sakhî ce l'hanno. Lemañjarî possono andare direttamente là senza ver-gognarsi e nessuno può accedere a questo senza ser-vire Rüpa e Raghunåtha. Se qualcuno desidera im-pegnarsi nel rågånugå-bhajana dovrà seguire le loroorme ed ottenere la loro misericordia.

rüpa-raghunåtha-pade rahu mora åΩaprårthanå karaye sadå narottama dåsa

Qui Narottama Êhåkura rivolge la sua preghiera ai

piedi di Rüpa e Raghunåtha per poter comprendereGauråõga, perchè Egli piange sempre e che cosa sen-te a Gambhira; solo Rüpa Gosvåmî conosce questecose Quando Mahåprabhu recitò un verso davantial Ratha a Purî, solamente Rüpa Gosvåmî capì il Suobhåva e quindi scrisse su di una foglia di palma unverso analogo. Quando Svarüpa Dåmodara lo lessecapì che Mahåprabhu aveva instillato la Sua Ωakti di-rettamente nel cuore di Rüpa Gosvåmî. Mahå-prabhu aveva inoltre chiesto a tutti i Suoi associati diessere misericordiosi con Rüpa Gosvåmî cosicchèpotesse dare il bhåva di Mahåprabhu al mondo inte-ro. A Prayaga Mahåprabhu investì di tutti i Suoi bhå-va il cuore di Rüpa Gosvåmî ed egli poi compose i rå-sa-Ωåstra come il Bhakti-rasåm®ta-sindhu e l'Ujjvala-nilamani.Allo stesso modo, se Rüpa Gosvåmî e RaghunåthaDåsa Gosvåmî saranno misericordiosi con noi, po-tremo comprendere che cos'è V®ndåvana, cos'è ilmådhurya-rasa, chi è Caitanya Mahåprabhu, perquale scopo Egli venne e perchè piangeva sempreprovando una profonda separazione. Così preghiamo Narottama Êhåkura di essere mise-ricordioso con noi e renderci capaci di realizzare tut-to questo.

Ûrî Yoga-pithaIl luogo dove apparve Sri Krishna Caitanya

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