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Capitolo5

Nuovi sviluppi

Il giorno successivo, a scuola, Chloe ci stava pazientemente aspettando davanti al cancello. Si lanciò verso di me e mi abbracciò, facendomi ridere. «Ehi Chloe! Come stai?»

«Tutto bene. Ho preparato dei biscotti che possiamo mangiare a pranzo.»

Notai gli occhi di Caitlin stringersi leggermente, ma si mise al passo con Chloe e Áine, che si affrettavano verso l’entrata, parlando del compito di inglese loro assegnato. Adam e io, invece, li seguivamo più lentamente.

«Chloe è troppo amichevole, è come se si stesse impegnando troppo.» Le lanciò uno sguardo truce.

«Tutti quelli che ricominciano in una nuova scuola si impegnano troppo.»

Ma non sembrava convinto dalle mie parole.

«Adam fermati. Sta solo cercando di inserirsi.»

«Forse.»

«Oh, Adam, andiamo! Cosa credi stia facendo? Credi che ci spii per conto dei Knox? Non percepisco nessun pericolo da parte sua, tu sì?»

Lui scrollò le spalle, ma i suoi occhi la seguirono anche a distanza.

«L’ultima volta che i Knox si sono avvicinati a noi, il Sidhe ci ha avvertito. Se Chloe fosse una minaccia, lui ci avrebbe messo in guardia non appena è arrivata.»

«Che bel spirito guida si è rivelato essere! Non ci ha avvertito in tempo.»

«Questo è perché il Knox aveva l’amuleto. Adesso ce l’abbiamo noi e loro non possono nascondersi da noi o dall’amuleto. Non tutti vivono con lo scopo di arrivare a noi, sai.»

«Probabilmente hai ragione.» Disse, suonando incerto.

«Adam, puoi solo darle una possibilità? Per me?»

Finalmente guardò verso di me, i suoi occhi si ammorbidirono. «Ok. Cercherò di lasciar perdere. Per te.»

Si chinò e mi baciò, appoggiandomi una mano sulla guancia. Chiusi gli occhi e ricambiai il bacio, beandomi del potere che turbinava attorno a noi. Poi Adam mi spinse via leggermente, la sua mano cadde a peso morto sulla mia spalla prima di cadere a terra completamente. Aprii gli occhi scioccata giusto in tempo per vederlo accasciarsi al suolo.

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«Adam?» Mi gettai in ginocchio, cullando la sua testa in grembo. «Adam!» Dissi più forte, ma la voce sembrava lontana sotto il forte martellare del mio cuore. Aveva perso conoscenza.

«Áine!» Gridai. Lei, Chloe e Caitlin si girarono e impietrirono alla vista di Adam crollato sul cemento.

«Adam!» Esclamò Áine, affrettandosi verso di noi. «Cos’è successo?»

Alzai lo sguardo verso di lei. «Stavamo parlando e poi lui mi ha baciato e poi lui… è collassato.»

Chloe si guardava attorno nervosamente, stando in piedi davanti a noi, mentre Caitlin ci fissava semplicemente con la bocca spalancata.

«Chiamo Fionn.» Disse Áine, tirando fuori il cellulare.

Mi chinai verso Adam e lo strinsi forte, tentando di svegliarlo. Il mio elemento pulsava, inondandomi il petto, rendendomi difficile anche respirare. Mi guardai attorno, aspettandomi un vento che infervorava, ma trovando solo una brezza gentile che mi sollevava i capelli e che poi scemò. Adam riprese colore e aprì gli occhi.

«Adam,» sussurrai, allontanandomi un poco. «Adam, mi senti?»

«Che bacio…» Gracidò, sedendosi.

I miei occhi saettarono da Adam ad Áine e poi da Caitlin a Chloe, che ci diede la schiena non appena il suo telefono squillò. Mormorò qualcosa e riagganciò, per poi rigirarsi verso di noi. I suoi occhi incrociarono i miei.

«Era solo mio padre,» mormorò lei. «Ho dimenticato il pranzo.» Riposò il suo sguardo su Adam.

Lui rise e ci rivolse un sorriso di scuse. «Scusate per questo casino, ragazzi, sto bene. Probabilmente era solo un calo di zuccheri.» Si alzò in piedi e abbassò la mano per aiutarmi ad alzarmi. Lo guardai confusa e poi realizzai che ero ancora seduta a terra. Adam mi sollevò, ma le mie ginocchia tremarono e per non cadere dovetti aggrapparmi ad Adam. Cosa era appena successo?

Il viso di Áine era segnato dalla preoccupazione. «Adam, dobbiamo vederci chiaro su quello che è appena successo.»

Le lanciò un’occhiata, facendole effettivamente cadere l’argomento. Lei sospirò e afferrò le braccia di Chloe e Caitlin. «Forza, andiamo in classe.»

Caitlin esitò. «Ma lui sta bene?»

«Sta benissimo. Megan si prenderà cura di lui.» Ci salutò con la mano in modo sbrigativo e poi trascinò via le altre.

«Adam, che diavolo è appena successo? Mi hai spaventato a morte!»

Adam fece scorrere la mano tra i capelli. «Saltiamo la prima lezione e facciamo due chiacchiere.» Prese la mia mano e mi portò verso il retro della macchina. «Sali… sembra che stai per svenire.»

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«Proprio tu sei a parlare!» Dissi, montando in macchina. Lui chiuse lo sportello e facendo il giro, salì anche lui. «C’è qualcosa che non va?» Poggiai la mano sul suo stomaco, toccandogli la cicatrice che si era procurato quando Lyonis gli aveva sparato.

Fece una pausa e respirò profondamente. «Hai presente la nostra strana connessione e l’energia che emettiamo quando siamo insieme? Beh, sta cambiando.»

«Cosa intendi?»

«Te l’ho già detto prima, diventa sempre più difficile da controllare. Ultimamente, ho notato che quando ci baciamo, tu assorbi la mia energia.»

Non potevo credere a quello che stava dicendo. «Non è vero! Non saprei come fare.»

«Non sei tu, è il tuo elemento. Il mio sembra cercare il tuo e ogni volta diventa sempre più forte, probabilmente proprio come tu diventi più forte. Sono stato in grado di gestirlo fino ad adesso, ma chiaramente non ce la faccio più ormai.»

Sentii le lacrime, che si stavano formando, pungermi. «Siamo proprio spacciati, vero?»

Lui scosse la testa. «Stavo benissimo quando mi hai ridato l’energia.»

«Davvero? Quando?»

«Non lo so, anzi speravo che fossi tu a dirmelo. L’ho decisamente sentita ritornare proprio mentre riprendevo conoscenza.»

Provai a pensare a cosa avevo fatto. Mi ricordavo di averlo abbracciato e di volere che ritornasse da me. Poi mi venne in mente la fitta calda nel petto e l’esplosione di energia. «Sì! L’ho sentita passarmi attraverso.»

«Beh, ecco.» Lui sorrise, «Devi solo restituire ciò che prendi!»

«Non è così semplice, Adam. Avrei potuto ucciderti oggi senza averlo nemmeno saputo! È ora di dirlo a qualcuno.»

Adam mi tirò tra le sue braccia. «Beh, dovremo dirlo ad Áine. Ormai sa che c’è qualcosa che non va.»

«Perché tutto ciò che riguarda noi dev’essere così difficile?»

Lui sospirò sui miei capelli. «Non lo so.»

Restammo seduti così, ognuno nelle braccia dell’altro, finché non suonò la campanella che segnava la fine della pima ora. Entrammo, mano nella mano, per affrontare il resto della giornata.

A pranzo, Chloe andò verso Adam, oltrepassando Darren che aveva uno sguardo deluso.

«Stai bene? Sta mattina è stato piuttosto spaventoso.»

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«Sto bene, grazie.» Replicò Adam.

Áine notò Adam sentirsi a disagio e si precipitò a salvarlo. «Chloe, non avevi detto di aver dimenticato il pranzo?»

«Oh, ehm, già. È vero. Vado a casa a prenderlo.»

Darren saltò in piedi. «Aspetta un attimo. Ti accompagno.»

«Solo se sei sicuro.» Disse Chloe, un po’ seccata.

Darren ammiccò teatralmente a Killian e Adam. «Oh, puoi scommettere che sono sicuro!»

«Lei è davvero simpatica,» disse Áine, quando non furono più a portata d’orecchio. «Ha fatto molta equitazione nel Regno Unito. Ha detto che le piacerebbe molto uscire con noi qualche volta.»

«Che altro ti ha detto?» Chiese Adam.

«Suo padre è uno scrittore freelance. Al momento sta lavorando su qualcosa sul sud dell’Irlanda, quindi si è trasferito qui per un po’. Hanno in affitto un appartamento al porto, ma prima hanno vissuto anche in Svezia.»

«Interessante,» Adam rifletté. «Che mi dici della madre?»

«Non le ho chiesto la sua intera storia, Adam.» Áine si rivolse al resto di noi. «Apparentemente adora fare shopping ed è ossessionata dalle scarpe. Cosa ne pensate ragazze per questo fine settimana di un po’ di shopping-terapia?» I suoi occhi brillarono per l’eccitazione.

«Oh,» strillò Jennifer. «Tutta la collezione estiva è ancora disponibile. Vorrei fare scorta così da non rimanere con i soliti stracci. Che ne pensi Meg?»

«Certo, per me fa lo stesso.»

«Potresti almeno fingere di sembrare entusiasta, Megan.» Disse Jennifer, alzando gli occhi al cielo e girandosi verso Áine per discutere la sua preferenza per le scarpe aperte in punta. Mi rannicchiai accanto ad Adam e provai a partecipare alla conversazione. Fortunatamente, non rimanemmo sull’argomento troppo a lungo. Darren e Chloe furono di ritorno in un tempo record di quindici minuti.

«Siete stati veloci!» Esclamò Caitlin.

Darren, che stava cercando di riprendere fiato, annuì solamente.

Chloe però non mostrava alcun segno di fatica. «Quindi, di cosa stavate parlando?»

«Shopping, forse sabato?» Propose Jennifer.

«Ooooh, sembra divertente! Posso venire?»

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Adam continuò a guardarla con sospetto. «Cosa mi dici del tuo accento? Ho vissuto nel Regno Unito per anni, e non ne ho mai sentito uno come il tuo. Sembra quasi un po’ del Surrey1 con degli accenni di olandese.» Adam continuò, ignorando il mio stringergli il fianco. «Da dove deriva esattamente?»

«Ho vissuto in Svezia per qualche anno.» Lo fissò dritto negli occhi, come per dirgli che le domande non la intimidivano. «Ci siamo spostati molto da allora, quindi immagino che il mio accento si sia… evoluto.»

Adam annuì, mantenendo il contatto visivo con lei. Avevo notato gli altri spostarsi imbarazzati e quando stavo per intromettermi e cambiare argomento, Adam, fortunatamente, lasciò perdere e accese il suo fascino. «Amo la Svezia. È un paese eccezionale. Dove hai vissuto? Stoccolma?»

Gli rispose sorridendo, probabilmente sollevata di non essere più sotto interrogatorio. «Magari! No, mio padre non è fatto per le metropoli. Siamo rimasti nelle piccole città, soprattutto nella costa ovest.»

«Per quanto tempo rimarrai qui?» Chiesi io.

Scrollò le spalle. «Vedremo.»

Grazie al cielo la campanella suonò, segnalando la fine del pranzo, prima che Adam potesse ricominciare. Più tardi, quella sera, Adam e io confessammo tutto a Fionn. Ovviamente, lui andò fuori di testa.

«Che diavolo stavate pensando voi due? Come avete potuto non dirmi qualcosa di così importante?» Camminò su e giù per la cucina, massaggiandosi la nuca. «Dopo tutto quello che abbiamo affrontato per far sì che l’Ordine accettasse la vostra relazione! Citeranno dei passaggi dagli Scritti dei Druidi e annunceranno la fine del mondo!»

Adam e io eravamo calmi. Non avevamo nessuna scusa. Sapevamo che avremmo dovuto dirlo a Fionn fin dall’inizio.

«Di tutte le cose stupide e irresponsabili che tu abbia mai fatto, questa è stata decisamente la peggiore.» Fionn si girò e punto il dito contro Adam.

Arrossii e mantenni gli occhi fissi al tavolo.

«E tu!» Continuò Fionn.

Alzai lo sguardo e fui sollevata che adesso stava puntando Áine e non me.

«Cosa stavi facendo mentre accadeva tutto questo?»

Lei si imbronciò. «Non solo la loro guardia! Se vuoi puntare il dito contro qualcuno, puntalo contro Megan!» 1 Surrey: una contea dell'Inghilterra sud-orientale, appena a sud-ovest di Londra

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Le lanciai un’occhiata furtiva con la bocca spalancata.

Fionn rivolse il suo sguardo d’acciaio verso di me. «Pensavo fossi molto più responsabile di così, Megan. Sono molto deluso da te.»

Mi feci piccola piccola sulla panca.

«Non so come faremo a gestirlo.» Ritornò alla sua sedia a capotavola e si sedette pesantemente. «Dobbiamo essere molto prudenti su come esporre questo all’Ordine di Dublino.»

Adam si protese in avanti. «Non puoi dirglielo Fionn! Impazz…»

Fionn sbatté la mano sul tavolo. «Hai ceduto qualsiasi diritto avessi nel momento in cui hai deciso di non dircelo!»

Adam sospirò e alzò le braccia al cielo. «Che senso ha parlarne se poi tu non hai intenzione di ascoltare?»

«È il tuo turno di ascoltare! Mi hai messo in una posizione terribile. Sono io che devo affrontare l’Ordine e dirglielo in modo che non ti spediscano in un collegio della Mongolia!»

Áine soffocò una risata.

«Non è divertente Áine!» Fionn espirò bruscamente. «Vai, fai qualcosa. E voi due non mettevi più le mani addosso. Se anche solo vi vedo troppo vicini, prenoto il volo per la Mongolia io stesso.» Senza aggiungere altro, girò i tacchi e marciò fuori dalla cucina.

«Dio, non c’è mai un momento noioso con voi due intorno, vero?» Brontolò Rían, entrando nella stanza.

«Rían!» Strillò Áine, correndo verso il fratello. «Sei tornato prima!»

«Ovvio. Qualcuno dovrà pur prendere a calci il tuo pretendente domani.»

Áine lo spinse in modo giocoso. «Non essere cattivo, potrebbe essere gentile.»

«Vedremo.» Disse Rían, sporgendo le mani e creando una sfera di brillanti fiamme rosse. La lanciò per aria e la catturò con la punta delle dita, che, girando, creò l’illusione di un sole in miniatura.

«È bello averti a casa, fratello.» Disse Adam, schioccando le mani e producendo un globo blu di acqua scintillante. La lanciò verso la fiamma di Rían, che venne inghiottita, poco prima di sparire nel nulla. «La casa è troppo tranquilla senza di te qui.»

«Tranquilla? Non sembrava esattamente tranquilla un momento fa.» Mi guardò un attimo. «Megan, confido che tu abbia continuato il tuo allenamento. Quando non cercavi di uccidere mio fratello, ovviamente.» Ammiccò e mi trascinò in un abbraccio imbarazzante.

Mi irrigidii. Avevamo fatto parecchia strada dal suo iniziale disgusto nei miei confronti, ma Rían che abbracciava non era decisamente nel suo carattere e quest’abbraccio era… strano. Il mio elemento si mosse nel mio petto.

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«Rían,» disse Adam, facendolo staccare da me. «Ti dispiacerebbe fare un lavoretto da detective?»

Rían per un attimo fu stordito, poi però scoppiò a ridere. «Merda, ti ho appena abbracciato, Megan? Sto delirando. Scusa, fratello, che stavi dicendo?»

Adam scosse la testa irritato. «Ho detto di avere un lavoro per te.»

«Che succede?»

«Si tratta di questa nuova ragazza a scuola, Chloe Nielsen. Si è attaccata a Megan e a tutti i suoi amici. C’è qualcosa che non va in lei.»

«Adam, non è necessario.» Dissi, ma lui mi ignorò.

«Controlleresti per noi?» Continuò lui.

«Qual è la sua storia?» Chiese Rían, piegandosi in avanti.

«È troppo coinvolta. Dimostra più degli anni che dice di avere. Insomma, non mi fido di lei.» Passò a Rían il suo telefono.

Rían si lasciò sfuggire un fischio. «È proprio bella, vero?»

Mi sporsi in avanti e adocchiai la foto di Chloe sul cellulare di Adam. Stava sorridendo, chiacchierando con gli altri. «Quando l’hai scattata?» Chiesi, con gli occhi che fulminavano Adam.

«È solo una precauzione, Megan. Questo è il minimo, quando qualcuno di nuovo entra nelle nostre vite.»

«Capisco quello che dici,» disse Rían. «Non esiste che questa ragazza abbia diciassette anni.»

«Ne ho abbastanza.» Dissi, divampando di rabbia. «Áine, vuoi scegliere cosa metterti domani?»

«Sì, sarebbe fantastico,» disse. «Sono anche io stanca di quest’argomento. Non tutti sono psicopatici che vogliono ucciderci, e la cosa che voi qui sembrate non capire è che nessuno di noi ha recepito pericolo o qualsiasi tipo di negatività da lei. Adam, se lei fosse qui per farci del male, lo sapremmo.»

Rían guardò ancora la foto di Chloe e sorrise compiaciuto. «Comunque, credo sia nell’interesse di tutti che io le dia un’occhiata.»