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24 Pano rama digital world Agenzie Comunicazione 2015, la riscossa della qualità Dare valore al messaggio, realizzare progetti di “storyselling” coinvolgenti, costruire delle fondamenta solide capaci di regalare una reputazione duratura. Utopia? No, è arrivata YourBrand.Camp N umeri, risultati, fatturati, tutto e subito, costi quel che costi. Se poi i riscontri do- vessero tardare a palesarsi, poco male, il turn over si occuperà senza pietà degli incapaci, agenzie, strutture, centri media, case di produzio- ne saranno messi all’indice e sarà la volta di qual- cun altro. Gira la ruota, pericolosamente simile a un mulino a vento in balia degli eventi. Lungi- miranza e programmazione intelligente? Vade re- tro. Chi ha tempo non aspetti oltre. E il mondo della comunicazione di certo non attende. Oppure si? Stritolati dalle scadenze, da chimere falsamen- te dorate, fermarsi, stringersi intorno a un tavolo e ripensare alla materia potrebbe essere visto come un atto di miopia. Invece, incredibile a dirsi, è la soluzione per proseguire lunghi tragitti diversifi- cati e quindi maggiormente ricchi di possibilità. A scovare la soluzione ci ha pensato YourBrand. Camp, autoproclamatasi prima start up di co‐cre- azione per progetti di comunicazione “più uma- ni” in cui le imprese possano finalmente mostrare l’anima. Al bando le timidezze dunque. Nuovi orizzonti di comunicazione In breve, ecco il programma della nuova realtà: ideata dalla consumer agency The Talking Village, YourBrand.Camp permette alle aziende di realiz- zare progetti di “storyselling” coinvolgenti, noti- ziabili e scalabili, attivando collaborazioni auten- tiche e più remunerative in base alla qualità del contenuto. E non pochi hanno già aperto gli oc- chi, come Dyson marchio che ha inventato il pri- mo aspirapolvere senza sacchetto. In giro si dice che social network e relazioni con gli influencer rappresentino le aree in cui i responsabili marke- ting digitale intendono investire di più nei prossi- mi anni. Ma quale approccio funziona veramente in un web super affollato di campagne preconfe- zionate, con contenuti standard spalmati su tutti, spesso pensati solo in termini di quantità di buzz? Come coinvolgere le persone più autorevoli e at- tive in Rete per ottenere partecipazione sincera, e quindi risultati e conversioni di maggior valore? In che modo un influencer o un blogger posso- no fare esperienze che li arricchiscono e conoscere realmente quello che c’è dietro un’azienda e i suoi prodotti? E infine, come si possono scegliere col- laborazioni commerciali per diffondere idee uti- li, interessanti, ed essere remunerati in modo ade- guato e al tempo stesso innovativo? Dal quartier generale di YourBrand.Camp sono arrivate le ta- vole elencanti i punti basilari di quella che potreb- be essere definita una nuova filosofia della co- municazione moderna. Prima di tutto, un piano di marketing deve partire dalle motivazioni pro- fonde delle persone, dalla rilevanza, e risponde- re a tre domande fondamentali: di cosa vogliamo parlare, con chi, e perché; gli influencer non sono tali solo perché convincono qualcuno ma anche di Davide Sechi Dalla parte di una comunicazione più umana e duratura Flavia Rubino, la mente dietro YourBrand.Camp, è sostenitrice di un marketing positivo, che non risulti legato solamente ai numeri, ma anche al valore e alla collaborazione netforum6-7_LIBRO.indb 24 9-10-2015 16:13:29

Intervista Netforum 2015

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Pano ramadigital world

Agenzie Comunicazione 2015, la riscossa della qualitàDarevalorealmessaggio,realizzareprogetti di “storyselling” coinvolgenti, costruire delle fondamenta solide capaci di regalare una reputazione duratura. Utopia?No,èarrivataYourBrand.Camp

Numeri, risultati, fatturati, tutto e subito, costi quel che costi. Se poi i riscontri do-vessero tardare a palesarsi, poco male, il

turn over si occuperà senza pietà degli incapaci, agenzie, strutture, centri media, case di produzio-ne saranno messi all’indice e sarà la volta di qual-cun altro. Gira la ruota, pericolosamente simile a un mulino a vento in balia degli eventi. Lungi-miranza e programmazione intelligente? Vade re-tro. Chi ha tempo non aspetti oltre. E il mondo della comunicazione di certo non attende. Oppure si? Stritolati dalle scadenze, da chimere falsamen-te dorate, fermarsi, stringersi intorno a un tavolo e ripensare alla materia potrebbe essere visto come un atto di miopia. Invece, incredibile a dirsi, è la soluzione per proseguire lunghi tragitti diversifi-cati e quindi maggiormente ricchi di possibilità. A scovare la soluzione ci ha pensato YourBrand.Camp, autoproclamatasi prima start up di co‐cre-azione per progetti di comunicazione “più uma-ni” in cui le imprese possano finalmente mostrare l’anima. Al bando le timidezze dunque.

Nuovi orizzonti di comunicazioneIn breve, ecco il programma della nuova realtà: ideata dalla consumer agency The Talking Village, YourBrand.Camp permette alle aziende di realiz-zare progetti di “storyselling” coinvolgenti, noti-

ziabili e scalabili, attivando collaborazioni auten-tiche e più remunerative in base alla qualità del contenuto. E non pochi hanno già aperto gli oc-chi, come Dyson marchio che ha inventato il pri-mo aspirapolvere senza sacchetto. In giro si dice che social network e relazioni con gli influencer rappresentino le aree in cui i responsabili marke-ting digitale intendono investire di più nei prossi-mi anni. Ma quale approccio funziona veramente in un web super affollato di campagne preconfe-zionate, con contenuti standard spalmati su tutti, spesso pensati solo in termini di quantità di buzz? Come coinvolgere le persone più autorevoli e at-tive in Rete per ottenere partecipazione sincera, e quindi risultati e conversioni di maggior valore? In che modo un influencer o un blogger posso-no fare esperienze che li arricchiscono e conoscere realmente quello che c’è dietro un’azienda e i suoi prodotti? E infine, come si possono scegliere col-laborazioni commerciali per diffondere idee uti-li, interessanti, ed essere remunerati in modo ade-guato e al tempo stesso innovativo? Dal quartier generale di YourBrand.Camp sono arrivate le ta-vole elencanti i punti basilari di quella che potreb-be essere definita una nuova filosofia della co-municazione moderna. Prima di tutto, un piano di marketing deve partire dalle motivazioni pro-fonde delle persone, dalla rilevanza, e risponde-re a tre domande fondamentali: di cosa vogliamo parlare, con chi, e perché; gli influencer non sono tali solo perché convincono qualcuno ma anche

di Davide Sechi

Dalla parte di una comunicazione più umana e duraturaFlavia Rubino, la mente dietroYourBrand.Camp,è sostenitrice di un marketingpositivo, che non risulti legato solamente ai numeri, ma anche al valore e alla collaborazione

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perché possono influenzare a loro volta le strate-gie delle aziende. Bisogna farli sentire parte di un vero team di consulenti; se un progetto ha utili-tà concreta per una community, è molto più com-prensibile e condivisibile; è fondamentale dichia-rare genesi e obiettivi di un progetto, senza nulla da nascondere, altrimenti l’effetto fake e il crollo della fiducia è immediato. Abbiamo provato a fare chiarezza con la fondatri-ce Flavia Rubino

Come e da dove nasce l’idea della nuova agenzia?Si tratta di un progetto partito sei mesi fa che, di fatto, sorge dalle mie precedenti esperienze, radi-cate nella comunicazione degli anni 80-90, quel-la che scaturiva dal e per il Largo Consumo. Poi è arrivata la rete, la possibilità di potersi racconta-re, di condividere, i blog. E io, proveniente da una multinazionale, ho cambiato prospettiva. Succes-sivamente è stata la volta di The Talking Village, sorta di agenzia liquida, i cui propositi si possono scorgere sin dalla denominazione. In sintesi, dopo anni di attività, abbiamo deciso di investire su una nuova piattaforma, un vero e proprio appro-do verso una dimensione inedita, il cui obiettivo è rendere visibile il marketing della Conversazio-ne. Il percorso è sostanzialmente questo: i marchi aprono i camp indirizzati agli influencer interes-sati, i quali si iscrivono, potendo così navigare tra i vari progetti, conversare con le aziende, e infine si attivano nei modi che preferiscono. Cerchiamo così di umanizzare la rete che è formata da per-sone vere, che vogliono essere trattate come tali e non come numeri in un software.

Si può, quindi, dire che esistano un marketing positivo e uno negativo?Certo, quello positivo è realizzato bene, altrimen-

ti è ingannevole e di cattivo gusto. Puoi cavalcar-lo ma i risultati negativi ti si ritorceranno contro, e magari Google ne riporterà i passaggi più salien-ti dopo qualche anno. Questo non significa che non si possa essere provocatori, l’importante è che tale azione abbia dei risvolti positivi in termini di valore sociale. Si può prendere anche una posi-zione scomoda se ci si crede sul serio e i riscon-tri non mancheranno, questo al netto degli hater sempre dietro l’angolo, che ormai fanno parte del-la rete. Ma essere provocatorio solo per vendere alla fine risulta inefficace. Ed è chiaro che il ritor-no di un’operazione che abbia a che vedere con la reputazione si misuri alla fine anche in quote di mercato. Ma quello che più conta è sapersi crea-re un’immagine duratura. E’ questa la rivoluzione apportata dal web: non si possono più fare pro-messe da marinaio, piuttosto occorre spendere del tempo per creare delle fondamenta durature.

Come si comportano i grossi gruppi rispetto a questa rivoluzione progressiva e silenziosa?La consapevolezza del digitale e dei progressi tec-nologici è acclarata, ma forse alcuni di questi gruppi non hanno ben compreso il cambio di at-teggiamento culturale: dalla pubblicità vissuta in maniera tradizionale, ovvero “noi parliamo e voi ascoltate”, al massimo si passa a “noi parliamo e voi ripetete”. Invece è possibile anche una comu-nicazione in cui confrontarsi e collaborare, una comunicazione co-creata. Il digitale l’hanno ap-poggiato tutti, ma spesso solo a parole. Il fatto è che esiste un timore latente riguardo alle nuove modalità di dialogo. Non basta aprire una pagina Fb. Non puoi sapere chi ti abbia regalato un like, da dove provenga e se possa avere una reale se-guito. La soluzione è creare sempre valore.

Non solo aziende e pubblicità: è possibile che un personaggio pubblico, magari un politico, possa contattarvi per rifarsi il look? Prendo come esempio di grande attualità l’ex sindaco Marino…Perché no? Il personaggio in questione sareb-be indirizzato verso un gruppo ristretto di 20-30 blogger, possibilmente appassionati di politica e interessati ai suoi obiettivi, per creare un vero e proprio gruppo di lavoro, un team che darebbe il via a una vera e propria ricerca di mercato. Non esiste personaggio, istituzione o impresa che non possa beneficiare di un marketing fatto di conver-sazioni, relazioni, partecipazione e fiducia.

La nascita del Marketing della ConversazioneYourBrand.Camphacomeobiettivo umanizzare la rete, formata da persone che vogliono essere trattate come tali e non come semplici numeri all’interno di un software

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