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Intervista a Maria

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intervista a maria

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  • Scrittori di Sardegna

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  • Clara Gallini

    INTERVISTA A MARIA

    nota introduttiva di Bastiana Madau

    Stampa: Lito Terrazzi, Firenze, settembre 2003

    Riedizione dellopera:

    Intervista a Maria, Palermo, Sellerio editore, 1981

    Periodico settimanale n. 12del 22-10-2003Direttore responsabile: Giovanna FoisReg. Trib. di Nuoro n. 1 del 16-05-2003

    Copyright 2003Ilisso Edizioni - Nuorowww.ilisso.it - e-mail [email protected]

    ISBN 88-87825-62-9

  • NOTA INTRODUTTIVA

    La Sardegna storicamente un luogo di molteplici sugge-stioni per chi la osserva dallesterno, e le sue terres de lint-rieur (come da una felice definizione dello scrittore EdouardVincent) sono un luogo classico dellosservazione antropologi-ca: per le loro caratteristiche geografiche esse sono state per se-coli precluse al confronto con altre culture. Linaccessibilitha senzaltro consentito una maggiore conservazione di mo-dalit originali di vita e dunque delle cosiddette tradizioniculturali.

    Gli studi e le ricerche di Clara Gallini hanno il loroconsiderevole peso nella bibliografia riguardante letno-an-tropologia della Sardegna e, insieme a Intervista a Maria,offrono un interessante spaccato scientifico e umano utile an-che per chi voglia approfondire la conoscenza della culturadellisola; in particolare, ci riferiamo a lavori quali I ritualidellargia (1967), Il consumo del sacro. Feste lunghe diSardegna (1971), Dono e malocchio (1973), Tradizionisarde e miti doggi (1977), Il diario di un parroco di vil-laggio. Lotte di potere e tecniche di consenso in una co-munit sarda (1978).

    Nel libro che qui si propone, lantropologa che dasempre assume la lezione di Ernesto De Martino mostraattraverso Maria, lintervistata, come gli esseri umani occu-pino uno spazio che anche un luogo mentale, nel quale ifenomeni culturali, i messaggi politici, gli atteggiamenti e leforme dellidentit tendono ad accreditarsi non come datinaturalistici e statici, ma come prodotti storici, mutanti neltempo, comunicanti significati diversi, anche dipendente-mente dalla personalit di ciascuno.

    Siamo negli anni Settanta, allindomani del secondo re-ferendum nazionale, che il 12 maggio 1974 porta alle urne

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  • emotiva, affettiva. Maria si affida alla studiosa, perch lasente come una sua simile, lei che rispondente alle regoledella comunit in cui vive dichiara (quasi stupita dalladomanda) di non avere (No, no) amici maschi. Maria,nel raccontare il proprio mondo a Clara, nellaccettare unconfronto consapevolmente destinato a diventare pubblicatestimonianza, rivela di mettere la propria paura a fiancodella sua intelligenza.

    Il libro interessante perch si pu leggere anche come lastoria dellincontro tra due donne che, pur appartenenti adue distinti universi ma entrambi parte di una stessa so-ciet mutante si ascoltano, scoprono elementi di vicinanza,comprensione, solidariet, simpatia. Da un lato le paroledellintervistata, che restituiscono nella diversit lintelligen-za, la fantasia, lintensit, ma anche il rigore del vivere fem-minile in quelle che, ancora oggi, con arcaico concetto dicentro, a torto sono considerate periferie del mondo. Dallal-tro le parole di Clara Gallini che sembrano volerci indicarelinalienabile dimensione dellautenticit femminile anchenella ricerca antropologica.

    Bastiana Madau

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    37 milioni ditaliani (il primo, lo ricordiamo, fu quello cheaveva decretato la scelta tra monarchia e repubblica): il59,1% vota in favore della legge sul divorzio, approvata treanni prima dal parlamento italiano (la stessa Gallini se neoccuper nel 75, insieme a L. Pinna, nel saggio intitolato Ilreferendum sul divorzio in Sardegna). Maria, classe 1910,donna sarda, cittadina italiana, abitante di Tonara, in pro-vincia di Nuoro, faceva parte di quel 40,9% che vot con-tro, e argomentando in modo lucido e appassionato, sostienedi condannare chi ha accettato il divorzio.

    Tonara un paese del centro della Sardegna dove comein tutti gli altri borghi si affronta il cambiamento nellarcodi un pugno danni, dentro un processo di modernizzazioneper certi versi anche violento nella sua pressante richiestadi elaborazione veloce dei significati. Dal dopoguerra, ma so-prattutto dal cosiddetto avvento dei media, enormi e com-plesse sono le sollecitazioni esterne al mondo originario incui la comunit muove ancora il suo vivere.

    Quello dellappartenenza un concetto che pu dareadito ad ambiguit, ma lanalisi di Clara Gallini non si la-scia intrappolare: anzi limpida, perch pone in luce anchequestioni legate ai percorsi della soggettivit femminile, ele-mento universale; cos, in questo lavoro, lantropologa mettein luce gli aspetti di conservazione e cambiamento, di con-fronto con la modernit e le novit tecnologiche, e contempo-raneamente pone laccento sulla personalit dellintervistata,sullunicit e irripetibilit della sua vita. A partire da unacondizione oggettiva immersa nei valori e nelle convenzio-ni comunitarie, lintelligenza, che consente a Maria unariflessione critica sul mondo e sulla vita, e Clara Gallini,nella nota finale al libro intitolata Dopo lintervista, sotto-linea le risorse interiori creative che hanno portato la donnadi Tonara ad interpretare la realt e ad elaborare un suomodello di emancipazione.

    Lintervista strumento di indagine disciplinare adotta-to dalla ricercatrice si avvia sempre pi verso una moda-lit dialogica e via via emerge anche una comunicazione

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  • INTERVISTA A MARIA

    CLARA. Per tante sere, negli anni passati, accanto al ca-mino, abbiamo parlato tra noi: di come cambiato il mon-do, di come cambiata la donna. E abbiamo confrontato inostri giudizi. Non sempre coincidevano, ma neppure avreb-be potuto essere in altro modo, se si pensa a come sono diffe-renti le nostre storie personali, gli ambienti in cui siamo natee cresciute, il diverso uso che ci stato possibile fare del nostrocervello. Vorrei ora che per me e per gli altri ripetessimo assie-me questi discorsi davanti a un registratore, lasciando soprat-tutto spazio alla sua voce. Le far dunque unintervista sucome lei vede la trasformazione della donna nella societ chela circonda. daccordo? Per iniziare per le chiederei diparlarci un po della sua vita.

    MARIA. Sono nata a Tonara il sei settembre del 1910.Sono nata orfana, orfana di padre fin dalla nascita e benallevata e ben voluta da mia mamma, dagli zii, dalla non-na che gli dicevo anche mamma. In casa erano tutti con-tadini. Si lavorava, anche mia mamma. Facevamo il lavo-ro contadino, raccoglievamo molto la frutta, si aiutava afare il pane come si faceva nelle famiglie prima. Le zieerano tre e cera il nonno. La mia nonna mi voleva un be-ne matto e devo dire anche gli altri. Sono stata ben volutada tutti: da ragazza, dico, poi certo da grande nasconodelle cose diverse. Sempre c qualche contrariet, qualco-sa. Io da piccolina (da cinque a sei anni) andavo a portareil pane agli zii e ai nonni in campagna. La nonna non ciandava, era sempre a casa. Mia mamma ha lavorato trop-po.1 I suoi fratelli dicevano: Ha aiutato a tutti, non solo

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    1. Troppo, sardismo per: molto.Lintervista stata registrata a Tonara (Nuoro) tra il 2 e il 6ottobre 1979.

  • stava un po bene, ma pressappoco erano pochi i ricchi.I ricchi di quel tempo andavano a lavorare come andava-no i poveri, anzi tante volte andavano di pi perch stava-no bene e potevano fare la giornata pi degli altri. Si an-dava tutti. Per questo non cera da sentirsi in disprezzo.Prima piaceva tanto lavorare. Al tempo che avevamo ibuoi, invidiavo non uno che era ricco: invidiavo uno chesapeva parlare e sapeva lavorare, che andava a giornata ecos rientrava presto a casa. Insomma mi sembrava cheandava bene. Io pensavo solo a lavorare, vivere bene, re-stare onesta e basta, e cos stato. Da tanto che lho desi-derato, mi sono anche stancata di lavorare, ma moltomolto, per sono sempre contenta. Il lavoro mi d sem-pre una soddisfazione. la cosa che pi mi rende felice,posso dire, quando non mi sento male.

    Ha abitato sempre in questa casa?Sono nata e vissuta qui. La nonna la parte lha data a

    tutti, ma prima di morire voleva dare la parte con un pic-colo chiuseto3 alla mia mamma in modo che poi la pren-dessi io. S, la nonna mi voleva troppo bene.

    cambiata la casa da allora?Certo che cambiata, molto cambiata. A raccontar-

    glielo una cosa che lei non ne ha visto, di case cos. Nonle posso raccontare perch adesso non ce ne sono cos, lehanno cambiate gi tutte. Noi quando abbiamo comincia-to a fare qualcosa alla casa: ma da dove fanno le cose?quasi dicevano. Lavoro di donne! Non lo facevano quelliche avevano degli uomini. Io non pensavo ad altro che acambiare la casa in qualche cosa. Una volta abbiamo fattoun muro con laltra parte met, che viene a essere del non-no di Tore4 labbiamo fatto insieme. Allora cera un murobrutto e grosso ( questo di mezzo): labbiamo buttato.

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    3. Chiuseto o chiuso: terreno da pascolo recintato.4. Tore: diminutivo di Sebastiano.

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    A quattordici anni ho cominciato a fare il torrone e atessere coperte degli altri. Prima tesseva mia mamma, manon tesseva le coperte, tesseva il panno, lorbace (comedicevamo noi), la tela. Poi ho cominciato a tessere per glialtri dallet di quattordici anni. Ho cominciato anche itorroni, si andava a giornata. Andavamo tutti, anzi: eranoproprio i pezzenti quelli che cercavano la giornata, a zap-pare il grano, a pulirlo, a mietere, insomma a fare tuttequeste cose. E si facevano allegramente. Andava anche chi

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    2. Maria allude discretamente al fatto di essere cresciuta senza padre.

  • diceva sempre cos: Lasciate unaltra cosa, per i letti de-vono essere come si deve. Possibilmente a quel tempoera il crino, anche per i ricchi. Qualcuno faceva materassidi lana: erano i pastori. Per gli altri era crino, per chi stavabene. Ma di solito portavano una specie di erba come cri-no dalla campagna e foglie di granoturco, nei paesi checera. A Tonara granoturco non ce n stato mai.

    Oltre ai letti e alla cassapanca avevamo il tavolo delpane, un tavolo che ancora abbiamo e che non vogliobuttare. accomodato, per lho tenuto sempre. unapiccola tavola. Tre tavoli cerano sempre, e poi non mi ri-cordo di altro, ma i letti mi ricordo che erano due grandie due piccoli. Adesso in casa di mobili io pressappoco ciho sempre quelli sono fatti da noi anticamente, dicevail nonno, diceva la nonna.

    Perch io ricordo le cose che diceva la nonna. La non-na mi diceva tutto da ragazza, tutte le cose. Non so perch,le piaceva parlare pi con me che con le figlie. Quando ve-nivano le figlie, stanche tante volte, e dicevano comestai?, o parlavano del marito (si chiamava Giuseppe) dice-va: Lasciatemi stare la testa!. Quando arrivo io, non soperch, arrivavo sempre con gli scherzi alla nonna, e lei sicontentava: Almeno non viene ammusolata Maria di-ceva viene allegra a casa. E le dicevo tutte le cose checapitavano nella campagna. Delle volte gli uomini stavanoa dormire in campagna e lei chiedeva come stava il mari-to, come stavano i figli (i miei zii), e diceva questo e quel-lo e chiedeva: Cosa avete fatto oggi?. E loro, mia mam-ma con la zia, erano veramente stanche e avevano ragione.Allora: lasciate la testa! diceva, e io invece le rispondevocos francamente.

    La nonna le raccontava comera la casa prima?Eh s. Mi raccontava le cose lei, vero. Mi ricordo

    che diceva sempre queste cose per laffare della casa. Iodesideravo sempre avere la casa com adesso. A quei tem-pi avevamo una soffitta piccola sopra e la stanza buona

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    Poi a poco a poco ogni anno, quello che ci rimaneva delgrano, quello che facevano dalle castagne quando si racco-glievano (a dicembre si vendono: qui ancora un po co-s), quello che si ricavava (noi lavoravamo e per la vita ba-stava quello che si lavorava: aiuto di pani, a tessere); tuttoquesto mettevamo da parte un poco ogni anno per la casa.Avevamo le castagne, le abbiamo tagliate e fatto il tavoloper il tavolato. Tutte queste cose le abbiamo fatte noi. In-somma, abbiamo cambiato molto.

    In casa eravamo tutte donne. Mio zio si era sposato.Io le parlo di dopo che ognuno si preso per la sua via.Quando io ero piccolina cerano tutti a casa, poi ognunosi preso la sua via. Allora eravamo io e mia mamma chelavoravamo; la nonna aveva una pensioncina perch eramorto in guerra un figlio, ma poca cosa: settantacinquelire, a quel tempo che pensione! Simmagini! Settantacin-que lire, che quasi quasi ci dicevano di chiudere la porta.Una volta a mia nonna, dopo laumento della pensione,gli avevano dato gli arretrati. Erano mille lire. E venivauna donna cos poco esperta: Chiudete la porta! Chiude-te la porta!. Mille lire! che cosa sarebbero mille lire! Ades-so che stiamo parlando, scemenze! Al mese, nemmeno, aiquindici giorni che le abbiamo prese, le abbiamo date inprestito. Ce le hanno chieste in prestito e poi ce le hannotornate. Poi le abbiamo messe nella casa. Basta: hanno fat-to molto anche quelle.

    E che mobilia cera in casa?Di mobilia cera poco. Cera la cassapanca che ora

    fuori. I letti li avevamo sempre buoni. Questo essenzia-le la nonna diceva cos. Ci si passa la met della vita.Tutti portavano lerba dalla campagna, ma essa non la vo-leva mai. Ecco, questo s, diceva: I materassi si devonomettere di crine e i cuscini sempre di lino morbido. Cene ho ancora io uno in ricordo, da quattro. Mi piace met-terlo. Per materassi portavano erba, poi mettevano dellapaglia dorzo. Ecco, questo mi ricordo, che la mia nonna

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  • Si tiene pi adesso alla casaEh, ma che paragone! una cosa che cambiata non

    poco! cambiato tutto adesso! Prima si pensava tutto allacampagna, adesso non pensano niente alla campagna, sipensa tutto alla casa. Chi ha soldi pensa di farsi una bellacasa, mobilia, tutte le cose. cos cambiato, ma cambiatocos rapidamente da un capo allaltro. Prima era tutto die-tro, adesso tutto avanti.

    Dietro, avanti, cosa vuol dire?Troppo, due troppi. Troppo poco e adesso troppo mol-

    to pure. Troppo avanti, oggi siamo troppo avanti, e perquello che le stavo dicendo, siamo troppo avanti. E per-ch? Siamo andati avanti anche nelle altre cose, nel pro-gresso delle altre cose, il progresso di essere buoni almeno?Se ci piace avere una casa bella, avere dei mobili belli per-ch non ci piace amarci e volerci bene luno con laltro? In-vece questo no, forse si arriver anche a questo, e dato chesiamo arrivati a questo possiamo sperare di arrivare ancheallaltro. Queste sono le cose spirituali. Non da pensareche tutte le cose spirituali sono in chiesa. Le cose spiritualile abbiamo noi, penso io, non cos? Almeno mi sembracos, non so se sia giusto o no, per anche una cosa giu-sta. Ci troviamo in casa: di incontri almeno, quello checonta incontrarsi con le persone ne facciamo tanti, mami sembra che ne dovevamo fare di pi, di incontri. Cin-contriamo con uno che conosciamo e con parenti, ma ra-ramente. Ci sono parenti che non si cercano pi. Dincon-tri ne dovevamo fare di pi e gli incontri si fanno in casa enon in campagna. Prima si facevano in campagna, e vera-mente avevano ragione, perch eravamo tutti in campagnaper questo o per laltro.

    Tra donne vi incontravate pi in campagna che in paese?Gi lo so benissimo. Cincontravamo in occasione

    delle castagne, della mietitura, in occasione di quando siandava a zappare il grano. Cerano le occasioni veramente,

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    era questa che c qua. Nella soffitta avevamo qualcheavanzo di carbone, ma era bene stesa di carta che non ve-niva gi sporcizia. Mi diceva: Vai, Maria, a portare, ioandavo l e facevo dei disegni: qui va bene una finestra,qui va bene un com (poi il camino non lavevamo an-cora) qui va bene questo, qui va bene questaltro. Questecose, sempre. Maria cosa fai diceva in soffitta cosafai?. Finch un giorno sono venuti su. Oh qual deside-rio! Finch passato del tempo, lho sognata la casa com,proprio come poi labbiamo fatta: la finestra che uscivadove io ora tesso, tinta di azzurro, e cos labbiamo fattala prima volta che le abbiamo messo il colore. Tutte le fi-nestre come sono le ho sognate. Lho detto alla nonnache era un sogno che avevo fatto quella notte, eh, conquello morirai! diceva. Invece a quei tempi si fatto ame non solo di sembrarmi io qualcosa, ma sembrava an-che agli altri,5 perch non ne poteva fare nessuno di lavoricos, neanche chi sembrava di avere di pi, perch moltisoldi non ce nerano in nessun posto. Quando avanzavaqualcosa cercavano di comprare una campagna, una cosa. a questo che si tendeva, alle case tendevano poco. O misbaglio?

    Chi tendeva di pi alla casa, gli uomini o le donne?A farla bella certo tendevano le donne di pi. Per

    cerano anche gli uomini che tendevano, ma non si pote-va fare. Adesso che lo possono fare, tendono tutti e due afarlo. che prima non ci pensavano tanto alla casa. Pen-savano di avere bestiame, di avere chiuseti, di avere cam-pagna, insomma. Se cera uno che si vendeva un chiusetodi castagne oh Ges Maria cera subito chi aveva unsoldo a acquistarlo, perch quello che vendeva, vendevaper necessit, per miseria e vendeva a buon prezzo e lal-tro approfittava per comprare. stato sempre cos.

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    5. Si realizzato non solo che io facessi bella figura davanti a me, maanche davanti agli altri.

  • quando si trebbiava,6 perch le trebbiatrici non cerano. Leaie erano dove sono le scuole adesso, a SantAntonio. I con-tadini facevano grande festa. Volevamo portare pane in ab-bondanza, pane bianco e bello. Allora si teneva il grano inpi e si metteva anche un po di orzo. Mi ricordo di que-sto, che il nonno aveva fatto un grande fuoco. Come le hodetto, mia mamma aveva pestato tutto lorzo con un pez-zo di legno e fatto tutto di notte. La mattina presto hapreso lorzo, lha portato al mulino, e di sera tornata colpane fatto. Che fatica! lontano andare dalla campagnache avevamo al mulino: simpiegavano magari due ore, maforse lei camminava da impiegare solo unora.

    Lavorando cos duro, non avr potuto andare a scuola.Che classe ha fatto?

    Io, la prima e seconda, promossa a terza, per non cisono andata, perch allora sono andata a pascolare i buoi. venuta tante volte a casa la maestra, la signora Vittoria,che era una persona importante in Tonara: Perch nonmandate la ragazza a scuola? Mi fa male sentire che nonla mandate pi. Non possibile diceva la mamma.Non linvidio, non so perch. Vorrei essere qualcosa, nonper fare soldi o per vivere con meno lavoro, ma se lo aves-si potuto fare Glielho detto prima: che mia madremorendo ha detto: Non ho altro rimorso, Maria, che holavorato per allevare dieci figli perch ha pensato tuttolei, ha lavorato troppo e non ho pensato (mi ricordo leparole di signora Vittoria) di mandarti a scuola. Nonpensarci nemmeno le ho detto perch sarebbe statopeggio. Io sono contenta come sono, io non sono buonadi pagarti una virgola di quello che hai fatto.

    Da ragazza ha lavorato anche per altri?S. Aiutavo anche altre persone: andavo con una ricca

    che stava molto bene e rimanevo tutto il giorno lavando eanche lei andava, faceva anche nove viaggi dal fiume a casa

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    6. Per i trebbiatori.

    ma si andava da una cosa allaltra: quando si finivano lecastagne, subito si andava a zappare il grano, cos non pas-sava tanto tempo; quando era tempo buono, dalla zappa-tura si andava alla pulitura (a pulire il grano), poi si anda-va alla mietitura, poi si andava a legna. Proprio a portarlacon la testa, non con lasino come la porto io adesso. Noisiamo stati periodi di non avere nemmeno lasino. Erava-mo in molte, allegramente, sembrava una festa andare aportare la legna.

    Andava anche chi stava bene, massimamente a portarelerica per cuocere il pane. Adesso il pane non si fa pi, maprima si faceva in casa. Era la prima cosa da fare, adesso lultima. Qualcuna c che fa il pane, ma lo rimandano dauna settimana allaltra. Ma in quel tempo non si poteva la-sciare il pane nemmeno da un giorno allaltro, si facevatante volte. Si portava il grano, si puliva di notte, presto siandava a macinarlo e poi si faceva la farina, in fretta infretta il lievito messo, si faceva anche il pane in giornata.Io lho conosciuto. Mi ricordo: avevamo una grande cam-pagna (ne avevamo due ma ne avevamo pure in affittouna) e a quel tempo con la mamma si andava a macinareal fiume di gi. Si diceva Ischera questo fiume che passagi alla valle del paese. Era il tempo che si cominciava amietere il grano, era il tempo che si finivano le provviste.Noi, mi ricordo che avevamo sempre il grano dal nuovo alvecchio: non ci mancava il pane, non ci mancava mai.Per delle volte si faceva il pane dorzo. Allora avevamotanti alberi di ciliege, si andava a raccogliere ciliege, si por-tavano a vendere. Facevamo tante cose. Un giorno siamostate in campagna a caricare e avevamo lorzo cos ammuc-chiato. Abbiamo preso lorzo, labbiamo pestato sopra isacchi, labbiamo messo nel canestro e la mattina prestolabbiamo preso e siamo andate dalla campagna diretta-mente al mulino. Ritornate dal mulino siamo venute a ca-sa, abbiamo fatta la farina e fatto il pane. Di sera siamo ri-tornate col pane alla campagna. In quei tempi si chiamavalavoro! Non che il grano mancava, ma delle volte la non-na diceva: Sarebbe meglio lasciare un po di grano per

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  • I lavori di casa per li facevano le donne.Questo s: gli uomini non si mettevano. Invece oggi

    sono pi adattati, adeguati, ai lavori di casa: sanno aiutarepropriamente la donna. Prima gli uomini (non tutti per)pensavano che contava, che era pesante solo il loro lavoro.Invece non pensavano che il lavoro della donna in casa pesante quanto quello che fanno loro. Io non so dove siastato basato questo: che solo lavare per la donna (come silavava prima nei fiumi, nelle fontane, eccetera) uguagliavaal lavoro che potevano fare col piccone gli uomini. cos.Alle donne sembrava che non era cos. Eppure chi sapevamisurare luno e laltro lha detto. Ha detto anche che ilmestiere di falegname, che era un po pi leggero, egua-gliava al lavoro della filatura a macchina. Per noi invecesembrava una cosa molto leggera filare a macchina, inve-ce uguagliava al lavoro che loro facevano come artista.

    Quindi cerano tanti lavori pesanti che faceva la donnaS s, ce ne sono anche oggi. Per il lavoro delle don-

    ne pi aiutato, pi conosciuto. Ma forse ci saranno an-cora degli uomini come prima. Chi si trova in compagniacol matrimonio lo sa come sono gli uomini: noi che nonsiamo sposate non possiamo saperlo. Per gi si sentonole cose. Insomma: loro, gli uomini (non tutti) sanno valo-rizzare solo il loro lavoro, non sanno valorizzare il lavorodelle donne. Invece c il lavoro della moglie, il lavoro diuna sorella, il lavoro della mamma: a meno che la mam-ma non cominci a essere vecchia, non vedono il suo lavo-ro nemmeno i figli che le vogliono bene. Allora, quandola mamma vecchia e i figli sono grandi, cominciano acapire qualcosa e cominciano anche loro a stancarsi. Perquesto lo capiscono, se no, non lo capiscono neanche i fi-gli. Penso che sia un istinto. Non c nemmeno da criti-carli. Credono di essere molto pi comprensivi7 gli uomini,si credono8 un po troppo. Se non sbaglio, si credono loro.

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    7. Intelligenti.8. Credersi, darsi importanza.

    ed era molto ricca, stava bene. Io ero a giornata, ma ci trat-tavano anche bene: avevamo avuto questa fortuna, ci han-no voluto sempre bene, non ho mai trattato con gentecattiva, con famiglie disordinate, di malumore, con mariticattivi. Questo io lo sentivo da gente di fuori, ma chi hopraticato io era gente un po a posto. In quella casa cera lanonna, il nonno, il padre, la madre, sei figli, erano moltiinsomma. Bene (mi ricordo, allora ero ragazza), quandosentiva alzare la nonna dal letto, il suocero si alzava: la se-dia della nonna era distinta. Si alzava senza che gli dicesse-ro niente, eppure anche lui era anziano, e i figli si conten-tavano e se ne ridevano: O babbo dicevano guardacome si alza subito quando vede nonna venire.

    Questa giovane (le stavo dicendo) faceva anche noveviaggi dopo che avevamo lavato tutto il giorno, percherano molti in casa. Le camice (allora si metteva la cami-cia) avevano della sporcizia, e toccava a fregare molto perportarla via. Siamo arrivate a lavare fino a quaranta cami-cie degli uomini: erano cos brucite, diciamo noi, perchlavoravano in campagna e facevano di tutto, cera bestia-me, cera terra. Eppure le dovevamo portare bianche equando le stendavamo erano le pi bianche di tutto il rio-ne. Eh, volevamo anche questo vanto! Le racconto anchequesto. Quando noi venivamo dal fiume di sera, tardi,specialmente nellinverno ed era gi buio, si andava allafontana dove si poteva lavare e dovevamo portare trecento,seicento litri dacqua per fare il bucato. Allora si mettevauna caldaia grande grande e se ne facevano tre di questecaldaie: da una parte i panni del pane, da una parte tuttele camicie degli uomini e tutte le cose piccole e poi le cosegrandi, lenzuola eccetera. E ci bucava tutte le mani, quan-do si faceva bene il bucato, si portava via tutte le mani!

    Mi sembra che una volta i lavori delluomo e quelli delladonna erano molto separati.

    Non che erano separati. Anche prima doggi, le donnefacevano i lavori che potevano fare gli uomini. Se occorrevafare lavori pesanti, li facevano le donne come gli uomini.

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  • per questo che hanno dato sempre una minoranza dicervello alla donna. Invece io ho conosciuto una donnavecchia qui vicino (una mia vicina) che quando il maritosbagliava, senza proprio bisticciare gli diceva: Lascia per-dere, perch Dio alluomo gli ha fatto il cervello grossoper lavorare. Invece dicono cervello di gallina alle don-ne. Invece sono loro che non hanno cervello per niente!Hanno un grosso cervello fatto solo per il lavoro. Non ca-piscono niente! Sar troppo dire questo?

    Mi ricordo che mi aveva detto che non si sposata per-ch guardava gli uomini, li ascoltava e li giudicava

    Io ascoltavo e guardavo se cera qualcuno che sapevaparlare e capire. Anche a quei tempi ce nerano.

    Ma gli altri comerano?Gli altri comerano? Erano come sto dicendo: fatti al-

    la grossa, proprio, allingrossata. Questo dipende dal fat-to che si credono, perch la croce dellimportanza Dio hadetto che laveva data agli uomini. Ma io dicevo: se avetesopra le spalle la croce di essere uomini e il valore di esse-re uomini, bisogna che abbiate anche la responsabilit dicapire, valorizzare quello che volete e che vi hanno dato.Ma ve lhanno dato o volete voi prendervelo? Non cheve lhanno dato

    In pratica mi dice che c pi intelligenza nelle donne eche gli uomini non lhanno mai valorizzata

    S s, non lhanno mai valorizzata. Non che le don-ne siano tutte mischiate perch tutto il mondo paesee come per le cose, cos per la gente per di solito ladonna non se lo lascia nemmeno apparire il suo valore.Come dirglielo? Non se lo fanno vedere, non se lo posso-no far vedere, ma anche non gliela danno la possibilit difare vedere il valore che hanno, perch sono loro, gli uo-mini, che devono prenderselo. Donne, donne! non ca-piscono! dicono gli uomini. E invece Ma mi ricordo

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    della storia di Genoveffa. Quando il figlio le diceva qual-cosa, la mamma rispondeva: Gli uomini a tuo padrehanno detto questo. Uomini uomini! diceva. E cos .Uomini uomini! Tocca a dire cos e non a dire donnedonne no, dire uomini uomini, perch a loro chehanno dato valore. La storia almeno dice cos.

    Questo anche un problema delle donne di oggi: comeusare lintelligenza per il meglio.

    Siamo arrivati gi a questo. Da un lato hanno ragionele donne oggi, che vogliono luguaglianza. Hanno un poragione: un po, per, non tutta quella che stanno pren-dendosi. Il troppo sempre troppo, sia in buono sia incattivo. Sembra che il buono non mai troppo, ma quan-do si prende troppo, sempre una cosa che non va. Ci de-ve essere sempre la moderazione in tutto, nel buono e nelcattivo

    Lei per mi ha anche detto che le donne hanno sempreavuto molta intelligenza e che gli uomini non glielhannovalorizzata

    Qualcuno lha apprezzata, ma sono pochissimi quelliche apprezzavano. Adesso invece unaltra cosa: gli uo-mini apprezzano le donne, quasi quasi sono basati a farela loro strada con le donne. Ma io non so se loro sentonoche gli manca un po di quello che pensavano prima op-pure se la donna che avanzata.

    Eppure io ho anche limpressione che ai suoi tempi incasa la donna comandava un po

    La donna comandava, ma per, cera chi non potevacomandare. Apparentemente comandava la donna, macerano anche gli uomini che comandavano troppo. Isoldi li porto io, sono io che lavoro, tu sei buona a spre-care: questo si diceva, qualche volta anche in chiaro, maspesso di nascosto. Oggi per questo che le donne dico-no: Non devo essere schiava. Non deve essere schiava,

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  • veramente mai bene. sempre stato per luomo, perchnon sono uomini, sono maschi. questo! Anche di don-ne ce ne sono cos: c anche una parte di donne, non so-no solo gli uomini. Adesso le racconto questo: glielo dicolo stesso! Una volta un uomo era molto inquieto con unadonna ognuno era per conto suo, erano sposati tutti edue insomma, questo aveva un asino, andato allortodi questa donna e lha legato. Poi andato da lei a dirle:Perch hai toccato il mio asino? Tu non capisci niente!.Io non capisco niente, ma tu capisci di meno, perchtu. Io sono un uomo!. Tu sei uomo? Tu non sei unuomo: tu sei maschio come il tuo asino!.

    Lei non si mai sposata per scelta. In famiglia che cosale dicevano?

    Cera Maria Giovanna mia cugina, la mamma di Pie-tro che eravamo come due sorelle. Lei mi diceva di que-sto o di quello, ma io trovavo difficolt per tutti. Oh, co-me siete! diceva. E io: Ma stupido! Per avere unostupido, meglio avere. Perch mi sembrava che era-no cos. Qualche volta mi sembrava che uno andava be-ne, ma al momento di dire s, niente! Non cera niente dafare. Mia nonna di questo ne ha fatto meno conto. Mamia mamma lo voleva, simmagini se lo voleva, in quellecondizioni. Per era tanto timida che non mi dicevaniente. Lo vorrei, ma lo vedrai tu. Cosa ti posso dire sesbagliamo facendolo o non facendolo? Ma io ho tantopensiero. Cos mi diceva quando stava per morire.

    Penso che non si mai sposata perch aveva molto cer-vello!

    Ohi, perch capitava cos, non per quello! Io ho dettosempre: guardi, non mi sono sposata ch sono donna, mase fossi uomo mi ero sposato meno, per come conosco ledonne! Mi sembra di non essere riuscita a sposarmi. Nonso, pu darsi che sentivo unaltra cosa, ma almeno cos misembra!

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    ma nemmeno in alta superiorit, perch se non va benedare alluomo tutta la superiorit, per se una donna siprende tutta la sua autorit e lascia il suo uomo da unaparte, non credo che sia bello. Sembra che ha un uomosoltanto per accompagnarla. Non sta bene prendergli tut-to il valore, brutto, sta male anche la donna. Io, trovan-domi sposata,9 non vorrei avere un uomo che non sapesseavere la sua autorit. Una cosa essere autorit di uomo,di spirito: ma non fare la schiava. Fare la schiava, no. Es-sere un compagno veramente adeguato e una compagna,buoni, uguali

    Certo che se queste cose le pensava gi cinquantanni fa,forse non erano di moda, e forse anche con le sue amiche po-teva non essere daccordo

    S, cos. Io lo dicevo sempre. E delle mie amiche cerachi ammetteva quello che dicevo io. Per prima le donnenon la pensavano cos. Mi faceva schifezza sentire certedonne che dicevano che si sposavano, perch non si sape-vano tenere, non sapevano lavorare e pensare a loro stesse.Addirittura una diceva: Chi mi aiuta, chi mi d da man-giare, chi mi veste, se non mi sposo, se non mi faccio unafamiglia?. Io a questo non ci ho pensato mai! Guai a unamia amica, se la sentivo dire queste cose che le ho detto!Perch no: tu devi lavorare, tu devi sapere lavorare, anchese ti sposi o non ti sposi. Se ti sposi, ti devi sposare peramore, non ti devi sposare perch non sai come vestirti,come mangiare. Io dico questo perch ci penso sempre eho veduto. Ma gli uomini Non so come dirglielo, mivergognerei anche di dirglielo come li ho classificati sem-pre. Se lo dico in un modo pi semplice, chi sentir do-mani la mia voce non dica che sono esagerata o cattiva.Lo dico come lo so dire: di uomini ce ne sono pochi, e glialtri sono solo maschi. Me lo accetta questo? Io, per dir-le, non avevo lintenzione di sposarmi, non ci ho pensato

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    9. Se fossi sposata.

  • Il giorno prima di cominciare i torroni, al posto di andareio non ci sono andata, avevo un po di soggezione, e sonoandata a prendere lacqua alle fonti. Lei venuta: Ti hacercato la tale per i torroni? Sei contenta?.

    E perch no? le ho detto, Tu sei contenta?.S che sono contenta, non so perch, ma sono con-

    tenta davvero. Era pi grande di me, e mi ha detto: Civieni a portare acqua? Se vai sulla mia strada (io passan-do da casa mia passavo vicino a casa sua), mi puoi chia-mare e andiamo insieme. S, s ci vengo subito!. Andia-mo e cominciamo anche a fare le intimit, che a queitempi sembrava una cosa molto Siamo andate a portarelacqua: una cosa che ricordavamo sempre, quando ciparlavamo: Ti ricordi?. Siamo andate insieme, abbiamopreso la brocca, quando ci siamo messe la brocca in testa,al ritorno: Come non mi sembra bello darci del tu le hodetto. E lei: E allora ci diamo da comare. (La comare difiore si diceva allora: cera la comare di battesimo e cera lacomare di fiore).10 Ci diamo del voi e ci siamo fatte cos.E ci diamo comare: comare Madeo, comare Maria, a dir-celo sempre, comare di qui, comare di l, e lo sa che cera-vamo pi di due ore con la brocca piena sulla testa primadi arrivare a casa? E mi ricordo sempre che mia madre hadetto: Sei ritornata a casa? Credevo che eri scappata, cheavevi perso la strada!. Cosa hai fatto? diceva la nonna dove ti sei ficcata? Una cosa che non ti mai successo!. successo cos e cos gli ho detto, e veramente ancheloro non che Abbiamo cominciato a lavorare, abbia-mo cominciato questa intimit e siamo state dieci annigiusti. Si sposata (era anziana) e mi ha detto: Guardate,fatemi il piacere di non fare pi torroni adesso che mi

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    10. Sono tra loro compari e comari di battesimo i padrini delneonato. Compare o comare di fiore si diventava per lo pi attraver-so dei rituali che si compivano il giorno di San Giovanni, il cui cul-to popolare anche legato alla raccolta di erbe e di fiori. Per esten-sione, il termine indica anche legami di comparatico liberamentescelti. Il rapporto comportava il darsi del Voi di rispetto.

    Ha sempre voluto mantenere la sua indipendenza digiudizio.

    Non lo so nemmeno io. Di questo non posso ragio-nare. Di non avere avuto loccasione, no, perch sarebbedire bugie, per non bello vantarsi, questo non lho maidetto e non si deve mai dire. Ma nessuno lha detto, nes-suno lha pensato che io non mi sono sposata perch nonho avuto loccasione. Per qualcuna si dice: non si sposa-ta, non lhanno cercata. Invece per me non lha detto nes-suno, devo dire la verit. Perch una persona non si of-fenda, non si deve dire che stata offesa: io non devoincolpare nessuno, non ha colpa nessuno, se io non misono sposata.

    E dellamicizia che cosa pensa? Cerano ai suoi tempi leamiche del cuore? Mi sembra che una volta non era comeoggi

    Non era cos una volta? Una volta era cos e oggi non cos! Cerano delle amiche che oggi se le vedono diconoche non sono normali. Da noi non come si vede incontinente, ma andava sempre donna con donna e uomocon uomo. Ci avevano lamico o lamica intima. Anche ioce lavevo, si chiamava Madeo era molto pi grande dime, morta da molto, ma ancora i figli sono due e sitrovano ad Alghero quando vengono a Tonara dicono:Andiamo da Maria, almeno ricordiamo mamma.

    Mi parli della sua amica intima. Quando vi siete cono-sciute?

    Ci siamo conosciute dopo un anno che ho comincia-to a fare il torrone, avevo quindici anni. Mi ha cercatouna vicina che eravamo anche in buona relazione e hadetto: Guarda, ti va bene? Ti ho cercato la tale per com-pagna. Perch eravamo sempre in due a fare i torroni,compagna di torroni si diceva. S, a me non mimporta,tanto faccio i torroni e non se ne parla dicevo. Invece cisiamo fatte amiche, ma cos intime che di pi non si pu.

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  • Eh, oggi gi vorrei un po di buon umore che aveva-te quando eravate in tre dice.

    E non ce lhai di buon umore? Ce ne hai una parteintiera! Cosa vuoi di pi?.

    Ammiro come sei stata sempre!.Davvero io questo non lo so nemmeno io perch,

    non lo so io sento il mancamento della compagnia de-gli uomini solo quando vado fuori paese, ma poi

    Mentre questa amica era molto importante per lei!Eh s, era molto importante. Ma la tengo sempre, le

    dico le mie preghiere. Per cosa vuol farci? Io ci ho tenutotroppo. Lei lo diceva: Maria, sto andando male di salute!.Ma non si poteva fare niente, non le andava laria. Ma nonera neppure per questo: lora era venuta e basta, almeno misembra cos. Poi morto pure il marito, subito dopo.

    Erano frequenti amicizie cos forti?S, ce nerano tante, ma di solito questamicizia non

    durava, passava in un paio di anni. Ma per noi passatauna vita intera. Essa quando veniva qua a trovarmi (ave-va i figli, aveva il marito) la prima cosa che faceva era unsalto da me. Dava un bacino alla mamma, poi un saltoqua, subito subito: Vado da comare Maria e poi ritor-no. Io subito laccompagnavo, e ricordavamo le risate, lecose che dicevamo, quando si parlava di qualcuno (manon facevamo mai il nome), o di uno che aveva fattouno sbaglio, o di quello che faceva uno che vedevamoChe risate saporite!

    Adesso le amiche usano abbracciarsi e baciarsiIo ci ho avuto un debole cattivo, non mi piaceva a da-

    re alle mani, scherzando, n uomini n donne, nemmenolei. A lei le piaceva, ma guai se mi toccava passando, fa-cendo i torroni, mi mettevo una rabbia che Non mi mai piaciuto nemmeno molti baci. Quando occorreva,certo: quando partiva, quando ritornava. Ma scherzavamo

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    sposo io. Sono andata allo sposalizio, morta ad Algheroe sono andata quando morta, sono andata quando si sposata la figlia: tutto!

    Cerano tante amiche cos ai suoi tempi?S, ma non molte cos fidate. Ci avevano messo a no-

    me: Sanna e Madeo.11

    Eravate una coppiaS, una coppia cos daccordo! Lei non faceva proprio

    nulla senza dirlo a me. La mamma le diceva: Tanto, sen-za chiedere a Maria so che non fai niente.

    E neanche un po di gelosia?Niente, niente gelosia! Io facevo delle prove alle volte,

    ma lei mi diceva tutto, e basta! Era cos unintimit, chenon c, basta! Ma non cera nemmeno tra gli altri comenoi: basta chiedere al rione perch anche se erano tempipassati, un po si ricordano.

    E quando lamica si sposata, lei non si sentita pisola?

    No, non mi sono sentita sola, io ero contenta. Lei melo diceva: Ma cosa pensate? Perch non vi sposate? Ionon so perch rimanete cos. Sapeva bene che io dovevocapitare prima di lei.12 Per ritornare allintimit dellami-ca, era una cosa cos, che non cera luguale. Cera ancheunaltra, eravamo in tre tante volte, per lintimit cheavevamo noi due! Laltra non la tradivamo per. Lei sitrova ancora in vita, si ricorda, e il marito se ci vediamoin campagna, gli dico: Ebbe Giovanni come va?.

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    11. Mettere a nome, mettere il soprannome. Il soprannome chehanno messo alle ragazze ne unisce i cognomi, come per una coppiasposata.12. Lamica era teoricamente troppo anziana per sposarsi e Mariaavrebbe quindi dovuto avere allora delle pi realistiche richieste dimatrimonio.

  • E regali ve ne scambiavate?Non tanto. Quando a casa cera una cosa buona da

    mangiare si dava da una parte allaltra, un invito,14 cos.Ma regali di solito pochi. Le ho fatto un regalo quando si sposata, uno per la figlia, ma piccolo, non mi ricordo co-sera. Era troppo anche la spesa di andarci. Sono andata inmacchina ad Alghero quando si sposata la figlia.

    Mi ha detto che anche i ragazzi avevano amicizie tra loro.Eh s. Ci tenevano un po anche loro. Mi sembra che

    oggi si tradiscono di pi gli amici, si fanno le cose di na-scosto. Forse il cambiamento delle esigenze. Adesso cerca-no un posto, cercano lavoro e lo fanno di nascosto, per farela domanda, per fare la fregatura allaltro. Mi sembra chesia lesigenza dei tempi che cambiata. Prima tutte questecose non cerano: qualche tradimento lo si poteva fare lostesso, ma era rarissimo. Se era un amico, si trattava conlui. E poi erano in tanti, si andava insieme pi di adesso, sichiacchierava nelle bettole, fuori (le passeggiate15 si faceva-no dentro il paese, non si andava strada a strada); ci si se-deva nelle case a discutere, a chiacchierare. Stavano bene, ebasta. Cerano lo stesso gli amici, mi sembra pi doggi.

    A me sembra che i ragazzi oggi stanno molto insieme tradi loro.

    Stanno molto insieme, ma una cosa stare insieme,unaltra essere amici. Oggi amici non ce n: uno compa-gno di lavoro, compagno di studio, ma non amico. Unamico quando si fa maniera di trovarsi anche se uno siain un lavoro e uno in un altro: ecco, questo lamico. Mase si parla di un compagno di scuola o di lavoro unaltracosa. Qui a Tonara allindustriale ci sono ragazzi che arriva-no a ventanni e passa: ecco, sono amici e si vedono. Sonoamici anche con le donne, sono insieme e non si capisce

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    14. Invito, piccola offerta di cibi o bevande.15. Passeggiata, passeggio lungo la strada principale.

    e cantavamo facendo i torroni, facendo da uomo e dadonna. Io non sapevo cantare e non sapeva cantare nean-che lei, ma dicevamo gli stornelli, cos come ci sembrava,e ridevano tutti, ci ascoltavano fuori e noi cantando a vo-ce alta dentro il paese facendo i torroni. Una faceva dadonna: delle volte ci volevamo bene e parlavamo di amo-re, delle volte ci bisticciavamo perch eravamo sposati: co-shai fatto, dove sei andato, cos. Di solito io facevo sem-pre luomo e lei la donna.

    Vi consigliavate fra voi per gli abiti?S molto. Cercavamo di fare labito serio. Breve esem-

    pio: il grembiule del costume cercavamo di farlo uguale,un paio di palette (il corso come si dice),13 e tante altrecose. Ci compravamo dei fazzoletti piccoli e li facevamouguali. Anche in casa ci volevano bene. Se mancavo deigiorni perch andavo fuori in campagna a lavorare e poirientravo, la prima cosa era chiedere chi era venuto. Lanonna: venuta la tua comare, venuta tante volte, nonso che ha, mi sembra triste. Se aveva un malumore o lecapitava una cosa e io mancavo, non cera verso

    Anche altre ragazze in paese usavano farsi gli abiti ugua-li fra loro?

    S, anche altre. Questo lo facevano se andavano dac-cordo per altre cose.

    Proprio un bel modo per dire di essere ugualiQuesto s. A quei tempi andavamo a trovarci, era sem-

    pre un incontro: faccio un salto a vedere, oggi non si vi-sta comare Delle volte non cera a casa: Ma se non cla comare, tu non vieni a parlare con me diceva la mam-ma. Il padre, i fratelli, hi, la festa che mi faceva uno deifratelli! una storia grande per lamore che avevamo. Erameraviglioso proprio!

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    13. Palette o corso sono parti anteriori del corpetto del costume.

  • a casa, per era un amico familiare, non un amico mioparticolare, eh no! Io non sono mai andata con un amico,non mi andava, non me la sento bene nemmeno adesso.Con qualche persona, anche un parente, se conosco benecome (tanto se una persona ha poca intelligenza si vededa come si comporta: non importa che rimanga al suo po-sto, ci sono anche altre cose) io non mi fiderei di andarefuori paese. Invece conoscendo unaltra persona (e ce nche non mi nemmeno parente) io mi fiderei di andarecon lui fino alla fine del mondo. Dalluno allaltro, negliuomini, ci sono diverse cose. dannosa, se non sincera,lamicizia femminile pure, per luomo non ha colpa.

    Perch dannosa lamicizia femminile? dannosa lamicizia femminile! Perch no? C la ge-

    losia se una amica cattiva, se si fa il fidanzato. Cercanodi fare, eh quante cose! Quante volte non si sentito e vi-sto una ragazza essere gelosa della amica, dire cattiverie,dire cose che non sono di lei, del fidanzato (non del fi-danzato, del corteggiatore, possiamo dire, eh quante cosedi questo!), dire bugie, veramente cose cattive: che questati ha criticato, questa ti ha fatto questaltro, mentre invece lei che sta facendolo! In tante cose di queste amiciziefemminili se la donna comincia a andare cos, anchecattiva e velenosa, c il veleno subito nelle labbra. Non losente cos?

    Se ha il veleno anche perch pi debole delluomo equindi si difende con armi sbagliate.

    La donna si mette il veleno nelle labbra. Un uomo in-vece anche se ingelosito o una gli mette dispiacere, faunaltra parte: si sta zitto oppure se volgare dice sonostato con lei, sono stato cos e cos, eccetera. Ce neranoprima di queste cose. Ma luomo non viene ascoltato. Dalmodo che lo dice sar il suo istinto non lo credononemmeno tutti gli uomini. Invece il modo che ci ha ladonna viene pi creduto. Adesso per mi sembra che non

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    come invece amici cos non ce nera prima, e non cerauna confidenza cos stretta di andare assieme. Si scambia-vano una risata nella strada un uomo e una donna, magarisi conoscevano, si potevano trovare insieme nel lavoro dicampagna, per oggi sono diversi. amico e amica che cisono di pi nelle scuole, sono mischiati cos

    Mi sembra una buona cosa che ci sia amicizia fra ma-schi e femmine.

    Se unamicizia per: unamicizia sana che non vengaad ammalarsi, perch pi facile ammalarsi lamicizia del-la donna con luomo, a prendere una cattiva malattia

    Forse non una malattia. Si chiama innamoramento.Ma c anche lamicizia tra ragazzi e ragazze.

    Innamoramento Io non trovo male se oggi si vo-gliono bene e sono innamorati per un paio di mesi, pur-ch rimangano a posto. La malattia non che sono inna-morati una malattia grave quella s! Se un amoresincero non porta malattia, ma ci sono delle altre cose: ri-mangono e dopo un paio di mesi che si sono conosciutinon vanno pi daccordo e si lasciano. Non trovo beneche dicano: Non andiamo pi daccordo, ma rimaniamoamici. Invece prima se passava una cosa del genere, nonsolo si lasciavano loro di essere amici, ma erano urtatetutte le famiglie, tutta la parentela, non si davano pi ilsaluto, oh Ges Maria! Ma invece dico anche: lamiciziache hanno gli uomini e le donne, se per scuola non nulla, ma anche per scuola a me non sembra tanto giusta,perch passa da una cosa allaltra. listinto. cos.

    Lei non ha mai avuto un uomo per amico?No, no.

    Eppure pu essere interessanteInteressante s. Amici di casa intimamente ce nerano,

    che adesso non si trovano pi in vita. Cera uno che veniva

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  • Ma non meglio che oggi le ragazze pensino anche anon sposarsi, a fare tante cose diverse, essere forse un po pilibere del loro futuro?

    Ma non che vogliono essere libere, se pensano disposarsi. Per sposarsi bisogna che si trovano veramentedue simpatie, ma ben fornite di tutto quanto, se no, non possibile. Era cos anche prima, per prima non si ca-piva. Come sto dicendo, si faceva anche per comodit.

    Mi sembra che le ragazze oggi rinviano il matrimonio,dicono che vogliono restare libere, per alla fine finisconotutte per sposarsi.

    S, anche questo c. Alla fine dicono: ma che cosa fac-cio da sola? Questo lo pensano di pi di quanto si pensavaprima. Prima assolutamente non lo pensavano, perch cerail bisogno. Adesso c una speranza! Vanno a lavorare, co-minciano le marche16 da diciotto anni le ragazze, e hannola speranza! Se non proprio una che sente listinto delmatrimonio, per bisogno non lo fa. Lavorano: Me ne va-do al lavoro, ti arrangi. Questo prima non era possibilefarlo, e quindi dove andava la donna? In nessun posto! Maadesso sono capaci di andare fino alla fine del mondo!

    Questo mi sembra positivo. Ma mi sembra anche chemolte donne, una volta che si sposano, smettano di lavorareperch dicono: Mi sono sistemata.

    Questo dipende anche dal marito. Come la mia fi-glioccia: aveva il lavoro quando si sposata, e ha lavoratofino a quando ha avuto il figlio, poi il marito non ha vo-luto assolutamente pi. Lei sempre cercando di tornarea lavorare. Dice che si annoia: Se venite a casa, almenonon mi prende lidea di andare a lavorare, perch Tonionon vuole. Il marito non la lascia assolutamente perchci ha un bello stipendio. Lui lavora, un ragioniere impie-gato in banca o in una grande ditta (mi sembra) e non c

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    16. A mettere le marche sul libretto di lavoro.

    ci siano pi queste parti. Mi sembra che gli uomini capi-scano di pi e non ascoltano queste cattiverie.

    Forse ne dicono anche meno le donneForse anche meno le donne. Meno mi sembra per

    che sono gli uomini, che non si lasciano trascinare cosfacilmente. Non si lasciano trascinare nemmeno le don-ne. Prima era tuttaltro in queste cose.

    Forse perch era pi importante il matrimonioForse anche per questo. Adesso dicono: Se te la pren-

    di, vattene pure e son cos. Da una parte cera pi lega-me prima, si dava pi importanza alle cose, e al matrimo-nio si dava molta importanza. Ma adesso mi sembra chene danno troppo poca. Sembrano cos allegre e spensiera-te le donne, e al momento di dire quel s proprio sicu-ro, non lo dicono lo stesso.

    Lei giustamente osserva che le ragazze di oggi miranomeno al matrimonio che non in passato.

    Al matrimonio le donne prima ci tenevano di piperch non cerano le pensioni: almeno la penso cos.Avevano paura di essere sole, di ammalarsi, e poi non ceralavoro. Oggi c le pensioni la speranza, c il lavoro. Almatrimonio le donne pensano meno. C anche qualcunache lo fa senza amore, perch se lo facessero tutte peramore, come si deve fare, non cera il divorzio, non cerala separazione, non cera la discordia. Qualcuna lo fa lostesso e resta scapola. Io condanno chi ha accettato il di-vorzio, perch non ci doveva stare: una volta uniti, devo-no restare e fare da buoni. Dicono: se si divorzia fannomeno da cattivi. Fanno anche peggio! Dicono anche: san-no che c il divorzio, se si sentono di rimanere uniti, be-ne, se no Prima si rimaneva, volere o non volere. Masarebbe un castigo, oppongono. Ma non si castiga cos: lavita castigata anche separandosi! La vita non sta beneneanche separandosi, una cosa che deve rimanere unita!

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  • cambiano) vengono a chiudersi tutti e non sanno parlareniente, non sanno discutere, non sanno pensarla. Come falei a fare cosa, se prima non la discute, non la pensa e nonsvolge nella sua mente quello che ha da fare?

    Questo vero! Certo per che il parlare degli uominicon le loro mogli non era sempre a belle battute!

    Certo. Cerano anche quelli che non si occupavano diniente, che non parlavano neanche a casa, parlavano il ne-cessario, dicevano: Cosa ti riguarda a te?, facevano gli af-fari loro, in casa si credevano come eroi, dicevano che nonavevano bisogno del suggerimento della moglie, dei figli,che facevano tutto per conto loro. Cerano questi uominiautoritari: invece oggi non li si lasciano autoritari gli uo-mini, le donne non gli danno questo grado, possiamo di-re, no? Era troppo prima, ma adesso anche troppo. Ditutto si sente! Che lei sa fare, che lei sa Guai se si pren-de il sopravvento la donna che fa cos, che fa tutto lei!

    Eppure (mi sembra) cerano un tempo delle cose che ladonna riteneva importanti per la sua vita, ma non avreb-be mai raccontato a suo marito, perch sapeva che lui nonlavrebbe ascoltata

    Mi sembra che era lo stesso come oggi. C anche og-gi chi capisce e parla di cose intime: lei vuol dire le inti-mit? Ecco, di cose intime ce nerano anche prima. Cerachi capiva, chi parlava, cerano le ore belle. Parlavano del-le cose intime e davano una soddisfazione che forse ogginon sanno nemmeno dare. Dicevano: Io voglio bene a te,se non fossi tu non vorrei nessunaltra (o nessun altro), etutte queste cose anche se qualche volta non ci capia-mo, ti voglio bene. Lo dicevano, altro che!

    Per tante volte il marito rientrava a casa stanco, volevale cose pronte, il vestito da cambiare, poi andava in bettolae tornava a casa ubriaco

    Eh, questo s! E oggi non pu capitare lo stesso? Per-ch a quel tempo la vita era quella: cera chi non andava

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    il bisogno di lavorare. Hanno solo due figli, dicono chenon ne vogliono altri. Hanno due figli meravigliosi e han-no comprato la casa. Che cosa vogliono dalla vita? unragazzo che ragiona molto bene. Non si deve pretendere dice. Tutto passa, intanto i figli cerchiamo di allevarlibene, la casa ce labbiamo. Al tempo che si saranno divisi,i figli penseranno anche loro a lavorare. Che importa senoi facciamo questo sacrificio? tutto niente!.

    Ma forse lei si stanca di stare in casa, e preferirebbe esse-re fuori

    Quando ha voglia, quando pu, gi esce. Ci sono sem-pre tante cose da fare anche se i figli sono due. Se si prendela vita cos affinatamente, c da fare: deve preparare la ce-na, il pranzo non lo fa perch il marito fuori, e il tempolo passa lavando, stirando, facendo le pulizie di casa. Gipassa! s, che divergenza c tra dire che ci si annoia a farequeste cosettine e chi lavorava malamente prima doggi!

    La donna oggi chiede altro al marito: di poter parlarecon lui di cose importanti che non siano solo quelle di tutti igiorni, delle cose che succedono nel mondo

    Per parlare di queste cose, prima le donne non aveva-no tempo, non se ne occupavano, ma non se ne occupa-vano neanche gli uomini.

    Anche gli uomini parlavano spesso stentatamentePrima parlavano pi spiccioli. Cera chi non sapeva

    parlare, non sapeva, n vecchio n giovane, comandare lebattute. Eppure si dicevano battute a quel tempo! Ah, hafatto una bella battuta! Che risate! Che curioso!. Diceva-mo che era a posto, abbellidosu,17 e furbo. Adesso ne fan-no di battute, ma si perdono subito, mi sembra.

    Forse non interessa pi tanto, sembra un po inutileMa, inutile? Oggi, dicendo sempre cose inutili (le cose

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    17. Abbellidosu, elegante.

  • a quei tempi si criticava se andavano insieme: questa di-vergenza c, e basta.

    A me sembra che oggi marito e moglie siano pi vici-ni

    S, sono pi vicini, si capiscono di pi. Ma questo di-pende dalla vita che ha cambiato, non che hanno cam-biato loro, penso io. Se cera la critica per cose che si do-vevano fare, che cosa si poteva fare?

    La vita di coppia spesso difficile. Spesso nascono litigi.Magari ci si picchia. Ne conosce dei casi?

    No no, veramente ne ho sentiti ma non conosciuti.Non sono stata mai in mezzo a questa gente. Lo so daglialtri che ci sono, ma mi fa meraviglia: come fanno a pic-chiarsi? Almeno parlare, bisticciare: questo giusto per-ch non sono di legno. Senza bisticciare scandalosamen-te, ma se ci si vuol bene si deve anche bisticciare.

    Ma per quali motivi i mariti picchiano la moglie?Non si deve picchiare! Io non picchio nemmeno lasi-

    no! Questo mi fa meraviglia e non so come risponderle!

    La gente cosa dice?La gente parla di fuori, e dentro sappiamo quello che

    sappiamo. Ma fuori chi dice in una maniera, chi nellal-tra. La parte della moglie dicono che cattivo il maritoche picchia, e questo e questaltro. La parte del marito di-cono che lei linguacciata, una poltrona, non ha fattoquesto, non ha fatto quello, che forse lui ha ragione. Mache ragione? Di picchiare ragione non ce n. Se non sen-te con le buone parole, non sente nemmeno con i colpi.Se non lo pu fare o se non lo vuol fare, vuol dire che hafinito la simpatia per il marito. Se lo deve fare e non vuolfarlo anche se pu vuol dire che la simpatia non c pi,perch mi sembra che non mai abbastanza la simpatiaquando ci si sposa.

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    in bettola, ma non era guardato bene. Per dire la verit, aquanto si vedeva e a quanto si sentiva, chi non andava abettola non era un uomo tanto di valore. Erano gli uomi-ni di valore che andavano a bettola a quel tempo. E oggisono lo stesso: se uno non esce, dicono: E che quello?non esce, non fa questo, non fa questaltro. Pressappocoi tempi sono cambiati e molto, per sono basati semprealle cose antiche, ai primi tempi, anche se ha cambiato,ha modificato. come se lei scrive una storia e labbelli-sce. E cos la nostra vita: rispetto a prima abbellita, ma anche abbruttita

    Questo vero. Ma bisognerebbe scegliere il bene da te-nere e il male da buttar via

    questo che le stavo dicendo! Scegliere lo fanno incerte famiglie, in certe lo faranno.18 Ma per cambiare lasociet bisogna che la cambi chi la dirige. Il padre di fa-miglia comanda i figli, li educa e se ascolta no, ascoltano.Ma lui che deve dire: Prendete questa strada e nonquella. E cos doveva essere chi dirige il popolo. Anchese uno si ribella, se ha furia di mettere una legge come sideve, lo ascolterebbero e la societ cambierebbe.

    Unaltra cosa che le donne oggi chiedono ai loro mariti(mi sembra) di uscire spesso assieme. In passato cera que-stusanza?

    S. Cera anche a quei tempi, per non molto comeoggi, no. Non si usava perch se li vedevano andare mol-to insieme li criticavano anche loro: maridu e pinnedu19dicevano. Io lho sentito dire da ragazza, e sarebbe qual-che matrimonio che andavano molto insieme dappertut-to. Oggi non si usa andare luno senza laltro, invece inquei tempi non si andava tanto: qualche volta a qualcheoccorrenza, e basta. Oggi si critica se non vanno insieme,

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    18. Forse lo fanno.19. Maridu e pinnedu, marito di una fica.

  • la vedeva venire, cera chi invece la mandava via. tuttodiverso da oggi questo, in questo campo molto diverso.Ci sono per anche oggi quelli che non vogliono che va-dano a chiamarli dalla bettola, se sono in giro. Non tuttiaccettano che le mogli vadano a trovarli, se non per unacosa molto importante. Ma io sento molto il bisogno diuscire gli uomini20 un po fuori di casa, di non rimaneresempre chiusi a casa. La casa sempre stata della donna, ebasta. Questo mi sembra che sia giusto.

    Le decisioni di modificare la casa (alzare un muro, oaprire una finestra, fare un tetto) chi le prendeva?

    Si decidevano tra loro, si decidevano tutti, ma misembra che cominciava la donna. Cerano degli uominiche si vedevano21 molto meglio in casa per fare di questilavori, ma di pi era la donna che cominciava a dire:Questo andrebbe bene, se lo possiamo fare faccio questorisparmio, magari facciamo a meno di questo e questal-tro, lasciamo i bambini anche senza scarpe, facciamo que-sto, proviamo a farlo. In questo si era daccordo, ma dellevolte comandava la donna e il marito non era nemmenodaccordo. Dopo mancava il necessario in casa, e nasceva-no delle discordie. Si facevano molte volte delle cose dinascosto, quando luomo cercava di registrare qualcosa,quello che entrava e quello che usciva. Allora la donna di-ceva che aveva prestato questo e questaltro: e se ne senti-vano di queste cose! Io non ne ho conosciuto in casa miae nemmeno in tutte quelle famiglie che conoscevo. Per sisentiva dire di tante donne che facevano le cose di nasco-sto, ritiravano dei soldi per fare una cosa magari bella, masenza poterla fare e appunto al posto di fare il pi necessa-rio della vita. Ma forse lo fanno anche oggi questo, ci so-no chi lo fa. Ci sono che comandano, vanno in una casabella e subito si mettono i grilli di farla anche loro, anchese non possibile.

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    20. Il bisogno degli uomini di uscire.21. Si vedevano, figuravano.

    Picchiavano di pi un tempo o picchiano di pi oggi imariti?

    Di questi casi se ne sentivano sempre, spesso. Prima sidava la colpa perch cera la miseria. Tante volte sentivodire: capitato di bisticciare, si volevano bene, stata lamiseria che li ha portati a questo. Ma adesso si picchianoo per gelosia o per mancamento di cervello, perch nonc la miseria che cera un tempo. E poi sia miseria o siaaltro, si deve ragionare, si deve andare alle buone cose.Eppure ci sono state le persone sgarbate (non so che titolodargli) e ci saranno: ci sono oggi e ci saranno sempre. Seno, che cosa si direbbe se non cerano queste cose diverse?

    E di mogli che picchiano il marito ce n?Anche queste dicono che ci sono. Questi casi per

    escono meno, perch dire che il marito ha bastonato lamoglie sembra facile, un orgoglio quasi, ma dire che lamoglie ha bastonato il marito non lo dicono cos forte: lodicono pi piano Ma che cosa sto a dirle? Se lo registra una stupidaggine! Io non so come faccio a dire questecose: le dico cos, perch non sono sposata e non ne do-vrei capire. Eppure sento cos: lo sento, lo vedo e mi sem-bra ragione molto, molto chiara!

    S, lei sa guardare, osservare, capire.Ma mi sembra a me per! Non che son sicura se

    giusto. Bisogna vedere gli altri come la pensano.

    Torniamo a parlare dei rapporti tra marito e moglie. Misembra che in passato fossero molto separati e che la casa fossepi il luogo della donna. cos?

    No. Cerano quelli che rimanevano fuori e andavanoa cenare in altre case, e cos allora nascevano le discordie,ma cerano quelli che rimanevano uniti in famiglia. Cera-no anche quelli che andavano in bettola e rimanevanodue giorni senza venire a casa, e se la moglie gli dicevaqualcosa si inquietavano. Cera chi andava allosteria e siubriacava, e ci andava la moglie e lui faceva festa quando

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  • era una donna molto spiccia, anche se ai tempi che lhoconosciuta io non poteva andare fuori in campagna per-ch si sentiva un po male, ma per in casa faceva di tut-to e tutti ascoltavamo il suo ordine. Ma anche lei ascolta-va le cose che dicevamo noi, anchio che ero piccola.

    E nelle altre famiglie?In tante famiglie si bisticciava tanto, ma non si bi-

    sticciava solo perch il padre comandava. Il padre anchese era buono, era volgare parlando,22 perch non si sape-va parlare bene. Devo dire che io ho sempre apprezzatocome si parlava, come si agiva, come si stava. In tante fa-miglie si stava bene e daccordo. Cosa ne dite? diceva ilpadre facciamo questo e questaltro. Lo diceva se ceraun figlio grande. Ma il fatto di ascoltare i ragazzi, questonon lavevano. Ce lhanno di pi oggi. Oggi si ascoltanoi ragazzi e si dice che bisogna ascoltare i piccoli! Da unaparte anche ragione, perch adesso i piccoli sono andatia scuola, capiscono di pi le cose e sono pi adeguati almondo doggi. A quel tempo li comandavano: erano po-chi quelli che andavano a scuola, ma li mandavano conuna capra, con un maiale. Dicevano: Tu devi obbedire,fai questo e questaltro, e se non lo fai, guai!. La mam-ma difendeva, il padre sgridava, ecco. Perch cera la mi-seria: non dipendeva tutto dallignoranza (anche se unpo dipendeva dallignoranza) ma non si poteva fare inaltro modo. Anche se non lo capiva, cera da fare questoe quello, e basta, perch era bisogno di farlo. Anche senon portavano tanto frutto, i bambini li mandavano incampagna ogni mattina, anche senza mangiare. Non tut-ti potevano avere il caff, il pane e formaggio. Non tutti:questo laveva chi stava bene. Noi non eravamo ricchi,per andare senza mangiare oppure senza il pane io que-sto non lho conosciuto.

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    22. Nel parlare.

    Luomo era autoritario, per la donna aveva un coman-do in famiglia, ma anche faceva le cose di nascosto. Comeandassero assieme queste tre cose io non lho mai capito bene.

    Non lha capito? Gli uomini non erano tutti cos.Qualcuno cera che si trovava autoritario, di una razzamagari che diceva: Io sono il figlio del tale, che era unuomo di valore, che non si lasciava trascinare dalle donne,io sono cos e alla donna magari lasciava fare le cose delledonne; lei non voleva scocciargli lanima e non gli diceva:Adesso faccio questo, no non diceva. Faceva e non chie-deva. Ci sono invece gli altri: Ho pensato di fare questo,che ne dici? e magari dicevano alla moglie: Questo nonva bene e lei: A me mi sembra che va bene e tento difarlo. Invece quelle persone che si dicevano autoritarie esi sentivano qualcuno, ecco, invece non erano proprioniente! Ho visto degli errori di queste persone che si con-tavano qualcuno! Cose enormi! E invece cose belle e an-date bene, beh, di quelle persone che si contavano poco:Ma che cos quello? uno straccione! Si lascia coman-dare dalla moglie! Non capisce niente, non sa lavorare!gli dicevano. E invece riusciva a fare cose importanti. Ec-co comerano le cose. Invece oggi ci sono pochi che si per-mettono questa autorit: perch glielhanno gi presa loro,le donne, in parte hanno preso questa autorit, glielhan-no rubata, mi sembra. Strada facendo hanno rubato que-sta autorit: non vero?

    Vorrei capire meglio la questione del comando in fami-glia. Chi lo aveva?

    In certe famiglie comandava il padre con autorit,ma si diceva che erano famiglie sgarbate e non le ammi-ravano. Ma in certe famiglie come forse la nostra, il pa-dre (cio il nonno) era molto buono, non comandava,comandavano tutti. Tutti si cercava di lavorare: cera unbellaccordo e decideva chi era pi capace di decidere.Nella mia famiglia non ho mai conosciuto questa sotto-missione. Sottomissione s alla mamma, perch la nonna

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  • maschi, per queste due femminucce se poteva non le la-sciava nemmeno andare fuori. Ci ha un debole, ecco.

    E le madri? Tante madri vorrebbero una femmina per-ch quando invecchiano gli stia vicina.

    Prima lo dicevano, ma con timidezza, mentre quandoli avevano si orgogliavano dei maschi. Adesso per capi-scono che le femmine sono meglio per restare vicine allemamme. Ma ora delle volte le femmine se ne vanno, equesto non lo possono pi dire. Avrebbero dovuto dire,pensare che la figlia femmina rimaneva vicino alla mam-ma e al babbo, e delle volte era anche pi soggetta al pa-dre. Immaginiamo quando moriva la madre nella fami-glia: chi poteva fare, aiutare e supplire a quel posto chemancava? la femmina o il maschio? Era la femmina. Inve-ce oggi per la mamma non se lo pu neanche vantare(come mi sembra), perch le femmine scappano primadei maschi da casa. No?

    Adesso scappano prima le femmine?E perch no? Scappano prima che si sposino! Come

    ora sono diventate le femmine, non mi sembrano pisoggette e buone come eravamo noi prima: sono pi sog-getti gli uomini, sono pi buoni oggi gli uomini delledonne! Le femmine, una volta che si sono prese la brigliadi andare come vogliono, pensano in modo diverso. Gliuomini invece sono pi prudenti parlando con i genitori(a quanto mi sembra). Per qualcuno si dir pure che sonoobbligati a farlo, e anche che ci sono dei genitori che par-lano di cose che non devono dire. Ma mi sembra che par-lano pi educatamente gli uomini che le donne.

    Lei pensa che rispetto al passato sono cambiati di pi gliuomini o le donne?

    Le donne! Mi sembra che le donne hanno cambiato.Anche loro, i ragazzi, dato che si vedono anche. Ma diquesta sbrigatezza che si fa in giro io incolpo pi le donne

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    E le figlie femmine erano pi soggette alla mamma deifigli maschi?

    Delle volte, altre volte erano soggetti i maschi. Lorostavano pi bene con la madre perch li coccolava di pidel padre e cera a volte (come oggi stesso) chi aveva undebole per i maschi. Per di solito i mariti avevano un de-bole pi sentito per i figli maschi e questo si augurava se siera in attesa. Poi, cerano le ansie se non si avevano figli.Adesso se non se ne hanno, non fa niente, ma a quei tem-pi quando ci si bisticciava, a uno che non aveva figli sirinfacciava: Cosa sei? e si diceva una parola cattiva chenon mi piace dire. Si diceva: E cosa sei tu? non hai figli!.Colluzzo23 si diceva, ecco per dirglielo adesso. Una voltahanno bisticciato due ambulanti: uno era ricco e uno erapovero, uno aveva cinque figli e uno non ne aveva, ma erapi ricco, stava molto bene. Cosa avete fatto voi? gli hadetto quello che non aveva figli Cosa siete?. Ascoltatecompare gli ha detto quello che aveva figli quello cheavete voi io lho speso in borotalco. Ha capito? Cera chisapeva parlare anche a quei tempi, eh!

    Adesso pi o meno importante avere figli?C chi ne fa conto di non avere figli, per la nascon-

    de questa gelosia meschina. Perch son cose naturali se ilfiglio viene o non viene, non ne ha colpa uno pi dellal-tro. Con tutte le cose che abbiamo nella natura, non cidovevamo incolpare tanto: non vero questo? Eppureuna volta incolpavano e questo dipendeva tutto dal vive-re un po volgare, io mi sembra, per era basato sempresulla miseria.

    Era pi importante avere figlie femmine o figli maschi?La pi parte volevano i figli maschi. Invece oggi no.

    Per esempio, il padre di Pietro ha un debole per le figliefemmine. Non dico che non vuole molto bene ai quattro

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    23. Colluzzo, gran coglione.

  • voleva. Si diceva: lha mandato Dio il figlio. Ma adessofanno quello che vogliono. Non vero che cera Dio,non c Dio in mezzo. Io sono pi che certa anche senon mi sono sposata che i figli si fanno in tre.

    Come in tre?In tre! adesso lascio a lei a svolgere questo

    questo problema. Padre madre, ma chi poi?Poi un altro.

    Che sta su?Eh, s! Io sono certa! Non condanno nessuno se non

    crede, perch forse meglio di un altro, ma io credotroppo. Non me lo toglie nessuno di mente: c uno checi comanda, che ci dirige, anche se non lo vogliamo ac-cettare. I figli adesso dicono che si fanno se si vogliono, eche anche prima era cos. Ma prima cera lignoranza,non lo sapevano quello che sanno oggi. Una mammache ha avuto otto figli lho sentita dire, perch io hoparlato anche con le mamme, e questa era grande, avevaalmeno sei figli sposati e due senza sposare ha detto adalta voce nella strada: Se sapevo quello che so oggi, cer-to i figli erano rimasti dove erano!. Si vede che non eracontenta, eppure era una madre che normalmente nonmancava di niente: il marito contribuiva e portava il ne-cessario, i figli sono stati buoni e sono tuttora buoni, ep-pure la madre ha detto questo: Se sapevo quello che sooggi, qualcuno era rimasto dovera.

    E secondo lei oggi nelle coppie sposate chi dei due a vo-lere meno figli?

    Ci sono quelli che sono daccordo tutti e due, ma misembra che luomo li voglia i figli e meno ne vuole lamoglie, molto meno, perch le esigenze vengono sopra lamoglie. Ci sono i mariti comprensivi che prendono tuttoil peso, ma altrimenti

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    che gli uomini, perch gli uomini restano soggetti sia al-la sposa che alla fidanzata. Non si sente luomo dire:Non ti va, me ne vado come lo dice liberamente unaragazza anche di quindici o ventanni. Questo lei lo diceliberamente, invece un ragazzo raro che lo dica. Qual-cuno c sempre, ma in genere mi sembra che sia pi ladonna.

    Lo credo anchio, perch quella che vuole anche cercaredi cambiare di pi.

    Ancora? Che cosa sta cercando di cambiare? Non so,con tutto quello che han cambiato non sono ancora con-tente? Perch non son contente?

    Io penso che non son contente perch stanno cambiando,ma il modo giusto difficile da inventare. Si deve provare,correggersi e riprovare. Per questo siamo pi inquiete oggiche non in passato.

    E cosa sarebbe questo cambiare ancora di pi? Misembra che siamo arrivati al peggio! Cambiando cambian-do, siamo arrivati al peggio! E se cambia ancora di pi,che cosa sar? Sar peggio ancora!

    Pu essere anche meglio!Non lo vedo, non lo so, perch la mia vista, la mia

    fantasia corta.

    Non lo sappiamo neanche noi. Ma io ho fiducia nelledonne.

    Ha fiducia, perch se ne sente lei. Si dice (anche se pu-re questa una cosa cambiata): Avere fiducia e non darefiducia. vero? A chi d la fiducia, a quella giovent sca-tenata?

    La donna molto cambiata anche rispetto alla mater-nit, rispetto al volere i figli. Che ne pensa?

    Prima per i figli le donne volevano quello che Dio

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  • ma cerano tante persone che facevano la medicina. Dap-pertutto, in tutti gli angoli del quartiere cera una che face-va la medicina del malocchio.

    Io ho sentito dire (in certi paesi ma forse non a Tonara)che quando si guarda un bambino e si dice che bello! c ilrischio che il bambino venga preso docchio

    Da noi diciamo: Che bel bambino e la mamma di-ce sogu puntu.24

    Mi sembra che anche il rapporto tra madre e bambino molto cambiato rispetto al passato.

    S. Prima i bambini si lasciavano andare. La mammaandava a lavare: chi non ci aveva lacqua in casa andava alfiume, lontano. Cera chi lasciava i bambini dal vicino cheli guardava e restavano buttati in mezzo alla polvere, spor-chi e buttati cos scalzi, mal vestiti. Erano anche i ricchi,anche chi stava bene: non che era una cosa solo dei po-veri. Cera qualcuno in altro modo, ma pochissimi. Si la-sciavano cos perch si doveva andare. Adesso, per questoche sto alludendo, chi lha fatto, chi educando i bambi-ni? I genitori. Se sono buoni, lonore ai genitori, ma sesono cattivi lo stesso. Prima non li educavano (dicevanoche erano educati male). Ma adesso che sono educati be-ne, perch non sono tutti buoni? Adesso si lamentano igenitori: Eh, i figli doggi non sono come un tempo. Machi ce lha questa colpa dei figli doggi? Forse non sono igenitori che hanno la colpa? Il fatto sta che i genitori nonsono tutti da incolpare: sono stati allevati male loro. Ades-so sono visti un po bene,25 sono agiati, eppure

    Anche in passato capitava certamente che una donnanubile avesse un figlio fuori dal matrimonio. In certi paesi

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    24. Sogu puntu, locchio punto, la puntura docchio, il malocchio. formula di ritorsione, che significa: che il malocchio ricada su di te.25. Appaiono un po in buone condizioni.

    Per se la moglie non vuole avere figli, poi magari hadei problemi con il marito.

    Questo dipende dal loro carattere: qualche volta vinceil marito, qualche volta vince la moglie. C chi li vuole,chi non li vuole. Prima non si sentivano dire queste cose,non se ne parlava, era una vergogna; della donna si dicevache era sgarbata, una disonesta. Ma oggi lo dicono aperta-mente. Io lho sentito dire perch non se ne pu fare ameno, ci siamo in mezzo anche se non siamo sposate. Unadonna ha avuto una bambina (ne aveva quattro e ha avutoquella delle cinque). Suo marito, cos largo nel parlare co-me ce ne sono, le ha detto: Hai voluto fare questo figliocredendo che era maschio, invece venuta femmina!.

    Penso ad altri problemi legati alla maternit, e in par-ticolare alla attesa di un figlio: le gioie, le ansie cos cam-biato?

    Le ansie mi sembra che sono uguali, cerano ancheprima, se si aspettava un figlio. Cera chi aveva paura chefossero molti. Ma dicevano di solito: meglio un figlio cheuna malattia, meglio un figlio che una disgrazia. Fatto stache il cambiamento questo: che da sposati non diceva-no queste cose. Se una donna sposata diceva che aspettavaun bambino anzitempo la prendevano in giro: dicevanoche era stupida, che era sgarbata parlando. Adesso c pilibert in certe cose. Prima si nascondeva, non si diceva aun bambino: Aspetti un fratellino, aspetti una sorella, saiche sta per arrivare. Queste cose gi non le trovo bene.Ti hanno portato in una valigia, ti hanno trovato nellor-to, dicevo a Pietro. Magari come usano oggi una cosapi giusta, ma un po troppo.

    E quando un bambino era bello e si diceva Oh che belbambino e lo si toccava perch si aveva paura del malocchio?

    Si parlava di questo malocchio, se ne parlava spesso,sempre, e mi sembra che ci sia qualche persona che ci cre-de. Chi non credeva, non credeva nemmeno a quei tempi,

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  • Trova bene o male che sia cos cambiato?Il cambiamento da una parte va bene, perch non

    da farsene una croce di una cosa naturale, di una cosa delmondo. Ma daltra parte pure mi sembra ma in questoforse sbaglio io che questo apprezzamento aiuta pi ledonne alla libert: cos non hanno (come dire?) un pen-siero pi forte per dare attenzione, per avere paura di fa-re certe cose. Le fanno e dicono: Se mi va bene, mi vabene, se mi va male, mi va male. Mi sembra che per lagiovent piccola e che ancora in erba questo le fa tantomale, mentre prima le faceva bene. Per quello di capita-re, capitava lo stesso, prima di oggi e sempre.

    E una ragazza che aveva avuto un figlio aveva poi spe-ranze di sposarsi?

    Era rarissimo: cercava di farlo, ma subito non si spo-sava. Invece adesso si sposano e non ne fanno nessunconto. Ma prima non era cos. Andava a cercarla un uo-mo anziano o un vedovo, se era una ragazza buona an-davano subito a cercarla, non che non la cercavano ma era rarissimo che avesse voglia di sposarsi: teneva ilsuo sentimento, e basta, e ci stava bene. Se camminavabene dopo, non si continuava a fargliene una tragedia.

    Penso a tante difficolt di vita della donna. Anche unavedova aveva problemi simili. Per esempio, doveva restarein casa per molto tempo

    S s, molto, adesso no. Prima doveva rimanere alme-no tre mesi senza uscire niente. Poi cominciava col man-tello sceso bene, e usciva qualche volta in chiesa. Se erauna madre che aveva dei figli piccoli, doveva andare a la-vorare. Di solito le vedove facevano il forno (diciamonoi), facevano la fornaia e campavano bene anche se eraun lavoro troppo, troppo pesante. Ma cerano anche altrilavori pesanti. Cera chi andava in campagna con i bam-bini piccoli. Io ne ho visto di vedove che andavano incampagna, con i bambini uno dietro laltro, e avevano dei

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    cera lusanza che i giovani per tre notti di seguito, con cam-panacci e con corni andavano a fare un grande rumore da-vanti alla sua casa.

    A Tonara questo no. Questa festa del campanaccio (acantare, a suonare, a fare rumore con i barattoli presi dalmondezzaio) si usava quando si sposava un vedovo. Ades-so non si fa pi.

    E non si cantava neppure la ragazza?S, capitava di cantarla, ed erano i ragazzi stessi. Ma

    se capivano che era una ragazza buona, anche se le eracapitato questo, non dicevano niente, la scusavano: me-schina dicevano non era una ragazza di strada. Percantavano delle persone che prima che succedesse questofatto si credevano molto, che si davano ai vanti, che nonvolevano questo o questaltro in matrimonio, che scan-dalosamente dicevano che avevano rifiutato tanti uomi-ni: ecco, queste venivano condannate, non tutte. Nonvenivano condannate quelle che non avevano molta im-portanza e le persone che si credevano oneste. Certo avedere queste cose era un calvario per quei tempi, inveceoggi una meraviglia, si pu dire! Questo un cambia-mento enorme! Di questo prima se ne faceva una croce,sia a cantare o a non cantare: se non la cantavano, si fa-ceva in casa la croce. La mamma della ragazza rimanevaanni senza prendere parte ai divertimenti e ad altre cose.Quanto ai padri, a secondo di come capitavano le cose,succedevano anche delle morti. Invece oggi una cosanormale.

    E quindi rimanevano chiuse in casa sia la madre che lafiglia.

    La madre e la figlia, se avevano la possibilit per. sempre su quel fatto delle possibilit che bisogna basarsi.Allora lei doveva lavorare fuori casa, e doveva lavorare ditutto, si doveva spicciare anche per dire: mio figlio lo al-levo io.

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  • La vita di una donna, specie se povera, doveva esseremolto dura. Doveva anche lavorare in qualsiasi condizione,spesso anche se era incinta o malata.

    Eh, s. Soprattutto in passato, quando una donna eraincinta lavorava. Cerano anche quelle che non lavorava-no, si sentivano malaticce e per avevano un marito com-prensivo (cerano anche a quei tempi): andavano loro alavorare, soffrivano magari, venivano a casa e non trova-vano neanche niente pronto. Ma di solito i mariti nonsentivano il peso, lo sentiva la moglie. Invece lo deve sen-tire anche lui: se una cosa divisa uguale, lo si deve senti-re, vero? Oggi lo sentono di pi, sono cambiati i maritidoggi molto, ma molto. Eppure non sentono quello chedeve essere.

    E le donne?Per questo, dicono che non fa male lavorare. Adesso

    c un lavoro pi adatto alla famiglia. Ci sono ragazze chesi sposano pi presto di quando si sposavano prima. Erararo che si sposavano delle ragazze come oggi di diciottoventanni: si veniva anche a venticinque trenta. Era unal-tra cosa, erano donne assennate, oggi invece sono bambi-ne. Per mi sembra che per questo oggi lavorano lo stesso,lavorano in casa. Ma allora, a quei tempi, se era la mogliedi un contadino e vedeva che faceva bisogno, anche se ilmarito non lo diceva, andava a zappare. Non era possibilenon andare, si doveva andare. Delle volte si ammalava,perdeva anche la vita. Una volta davano la colpa al maritoe si tenevano critiche in paese, altre volte dicevano che erauna sua natura, che in famiglia erano tutti malati. Eraunaltra cosa a quei tempi: io la sentivo pi faticosa la vita.Per, guardandola bene, era soddisfacente lo stesso quantooggi. Oggi perch le donne non sono soddisfatte come gliuomini? Gli uomini li vedo pi soddisfatti: hanno un po-sto di lavoro, ci sono le fabbriche, chi ha emigrato ha tro-vato lavoro. Luomo si contenta quando c il lavoro: vienecon la sua giornata e trova le cose a posto.

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    pezzi di pane che non mangiavano e davano prima allunopoi allaltro. Ne ho visto di questi casi.

    Allora erano forse pi le donne ricche che osservavano illutto e restavano chiuse in casa perch avevano i mezzi?

    Certo questo s, cerano delle donne ricche che ci re-stavano un anno senza uscire, che osservavano il lutto pro-prio come si deve. Ma oggi non pi cos. Questa era unacosa sbagliata veramente. Oggi per troppo: sempre lastoria dei due troppi. Allora era troppo rimanere cos: checosa si faceva al morto? Ma adesso non mettono nemme-no un segno di lutto, dicono: che cosa gli fa? Ma almenodare il segno di lutto, che mancata una persona

    Mi viene da pensare anche ad altre condizioni per cuioggi la donna sta facendo di tutto per cambiare la propriavita. Ad esempio, una volta una ragazza che avesse qualchedifetto fisico come si trovava in paese?

    Non si trovava bene. Invece oggi non cos. Alloraera un po difficile sposarsi, ma cera anche chi volevasposarsi lo stesso. E solo un uomo che era molto ricco diaffetti la sposava e le voleva bene lo stesso, perch questecose si guardavano.

    Era pi difficile per una zoppa o per uno zoppo sposarsi?Pi per una donna che non per un uomo. Per anche

    per luomo era un po difficile, perch dicevano cos aproverbio: E prendilo magari zoppo!. Oggi invece nonlo dicono pi. Uno zoppo al pari degli altri. Come cam-biamento, questo s bello. Adesso veramente non sischerza di una persona cos, ma prima si scherzava anche.Oggi non si scherza. Ci sono i poliomielitici, uomini edonne (anche qua ce ne sono), e sono al pari degli altri.Lho visto io. C su in paese una che le amiche laspetta-no come tutte le altre. Cammina molto male (mi sembrache sia insegnante), ma viaggia lo stesso ed fidanzatacon un carabiniere.

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  • andando, dai attenzione. Erano pronti. Adesso invecenon sono cos, non vanno. Ci sar qualche parente che lofa lo stesso e lo capisce. Io sono meravigliata di questocambiamento. Capiscono tutti di pi, dicono che per ilmale ci dobbiamo aiutare e ci dobbiamo voler bene. Sidice a parole, ma ai fatti si dice: fai su fattu tuo.26

    E se si ammalava una mamma di famiglia come faceva-no?

    Secondo le condizioni come ci si trova. Se si ammalavala madre di famiglia, certo che la casa andava male. Dellevolte cera chi aveva delle sorelle, e cera chi non aveva nes-suno: per allora cerano i vicini che si impegnavano, cera-no delle donne di buon senso che ci stavano volentieri atenere compagnia a una che era una madre di famiglia.Poveretta ci vado, ci sto, gli faccio da mangiare, le puliscola casa, le faccio le cose indispensabili per il marito. Cera-no persone disposte a farlo, non cera un abbandono com-pleto. Certo che qualche giorno poteva passare con questoabbandono, per non era una cosa che continuava.

    Mi sembra che una donna (ma forse anche un uomo)quando ha molto da lavorare in campagna e sente dei mali,cerchi di non pensarci e li sopporti il pi possibile, a rischiopoi di ammalarsi sul serio

    Questo dipende dal coraggio che ci ha la persona, siauomo sia donna. Per la donna cerca, ma cerca ancheluomo. Questa una cosa uguale: si cerca col lavoro divincere il male: Non ci penso, forse passa. Tante volteil male si aggrava col lavoro, ma tante volte anche pas-sato. Non dandogli cos tanto retta, bisogna vedere com:se un male incurabile, un giorno o laltro viene a portar-ti a terra anche se non lavori. Queste cosettine le vedo dame. Sono ventanni che ho tutti questi disturbi, quandomincrescono tanto, gi rimango qualche giorno a casa.

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    26. Fai su fattu tuo, fa i fatti tuoi.

    C unaltra questione che vorrei discutere con lei: il rap-porto tra donna e malattia, sia sua che di altri familiari. Misembra che in ogni caso tutto il peso gravi sulle sue spalle.

    Certo certo, questo s, soprattutto a quei tempi. Macerano anche gli uomini miti e buoni che attendevano esentivano il male che stava in casa. Per cerano le esigenzeche luomo non poteva rimanere in casa come pu rima-nere oggi, perch si andava in campagna a lavorare di pi.

    Mi faccia degli esempi. Chi curava i malati in casa?Appunto, rimaneva pi la donna che luomo. Non

    che luomo non sentiva il male, o non voleva, ma non erapossibile. Oggi invece molto, molto pi possibile di pri-ma a rimanere un uomo a tenere la moglie malata, perchci sono pi impiegati. Se c un lavoro in casa, si prendeun giorno di riposo. Mettiamo, adesso gli insegnanti sonocontenti quasi quasi di dare delle supplenze: danno ungiorno a un altro, e quello ci rimane una settimana, se uno che non ha altro da fare. Se si ha la moglie o unabambina malata, si pu rimanere facilmente a casa e poici si trova a fare quelle faccende che occorrono. Primaluomo non si adattava a fare questo, perch era abituatoa lavorare pi ruvidamente. Non si poteva adattare. Non che non voleva, sentiva lo stesso il dispiacere di avere lamalattia, ma non si poteva adattare.

    Quindi era la donna che faceva i lavori in casa e in cam-pagna e che curava i malati?

    S, e che curava i malati. Li curava, gli teneva compa-gnia, fin quando delle volte si lasciava il malato anche so-lo e si andava fuori, si faceva una scappata in campagna,comera per le mogli dei pastori. Andavano a portare illatte, se occorreva. Andavano a portare il pane al maritoche era solo con il suo gregge e non poteva venire. Capi-tava di avere un bambino, una bambina oppure la mam-ma, una persona malata: se si poteva, si faceva anche unascappatina. Si diceva a quella del vicino: guarda che sto

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  • il disturbo alla gola e vuole andare allospedale. Primaaveva il padre molto vecchio, e non era possibile a restareun altro al suo posto, perch era lei che conosceva tuttele cose. Morto il padre, adesso non possibile uscire peri figli: uno l, uno qua. Non so che cosa aspetta ades-so, se aspetta a sposarsi forse i figli,28 eh!

    Penso a una mia amica, moglie di un camionista. Do-veva abortire ed stata portata in ospedale. Il marito volevache restasse a casa per preparargli la pastasciutta. Tornata ilgiorno dopo, stava ancora male, ma doveva alzarsi a prepa-rare il pranzo al marito. Sono storie tremende.

    come gli ho detto: non un marito quello, ha uncompagno maschio a casa! E come?! la pastasciutta?! Potevastare anche senza mangiare pane, non solo pastasciutta! Diquesto io incolpo anche la moglie. Doveva dire: Io nonmi posso alzare! Non conosci? ma cosa sei? Sei un animaleo sei un cristiano? Sei un maschio, non sei un uomo!.Questo lo vedeva gi da prima, che non era un uomo, maera un maschio come dico io. Sono pochi gli uomini!

    Nel bene e nel male mi sembra che il lavoro della donnasia molto cambiato rispetto al passato. Oggi c molta pi at-tenzione alla casa, non le pare?

    S, anche gli uomini ci tengono pi a trovare la casaordinata. Invece allora se ci si metteva a ordinare non erapossibile, perch le case erano brutte, erano indisposte,non cera niente (immagini), non cera acqua, non ceragabinetto, non cerano queste comodit. Noi non ne ave-vamo, per avevamo sempre lorto vicino e non abbiamosofferto certe cose che ha sofferto chi viveva in me