Giornale di Controinformazione

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Un giornale completamente inventato su notizie prese da internet, il progetto è stato un esercizio di grafica editoriale ponendo attenzione ai caratteri tipografici e alla composizione tra immagini e testo.

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Frode e Usura:Normalità Bancaria

L’Italia fornisce parte delle bombe all’ArabiaSaudita

L’ISIS è stata partoritadagli Americani: tutte le prove

• E’ risultato, da alcuni docu-menti filtrati dall’agenzia, che in Italia si fabbricano parti delle bombe che vengono poi inviate in Arabia Saudita, pre-cisamente nello stabilimento della RWM Italia

• Prima di gridare al “complot-to” state fermi: è tutto vero. Le fonti ci sono, sono tante e io ve ne elencherò solo alcune tra le più accreditate. Hillary Clinton, in un’intervista ha ammesso: “L’Isis è roba nos-tra ma ci è sfuggita di mano“

• Il problema dei banchieri che mangiano gli investimenti dei clienti viene presentato dai mass-media in modo deliber-atamente fuorviante, da sem-pre la frode e falsità in bilancio sono tra le più costanti fonti di reddito dei banchieri

Della Luna, a pag. 4 Lago, a pag. 7 Mori, a pag. 9

Se la scuola democratica è Renziana, è un fallimento!

MATTEO RENZI IN VISITA IN ALCUNE SCUOLE ITALIANE Il Pentagono detta a Roma la nuova “LISTA DELLA SPESA”

di Salvo Ardizzone………………………

Il 1° dicembre scorso il Segretario alla Difesa Usa, Ashton Carter, ha inviato una lettera riservata al Ministro della Difesa Roberta Pinotti; un appello pressante con una lun-ga serie di richieste per un maggior impegno dell’Italia al seguito delle iniziative di Washington.Istruttori, consiglieri militari, Forze Speciali, raid aerei, at-tività di ricognizione e intelligence, armi, supporto logisti-co: è la lista della spesa intimata dal capo del Pentagono a Roma. Il motivo è che l’Amministrazione Usa vede i suoi progetti franare in Siria ed Iraq, ma non è disposta ad impegnarsi a fondo preferendo quello che Obama un impegno “leggero”, e chiede agli alleati/sudditi di farsene carico. Il fatto che Roma abbia in sostanza risposto picche già in occasione della venuta di Carter a ottobre (quando visitò Sigonella, divenuta la più importante base Usa del Medi-terraneo e non solo), e lo abbia fatto ancora a dicembre e fino ad ora, non si deve ad un’improvvisa voglia di riscat-to dalla sudditanza verso Washington, quanto dal fatto che semplicemente non può.L’Italia sta già implementando il contingente lasciato in Afghanistan (quello che da tempo sarebbe dovuto già ri-entrare), assumendosi la responsabilità di altri Paesi che le truppe le hanno già rimpatriate. Inoltre, fra maggio e giugno invierà un reparto nei pressi di Mosul a difesa del-la diga che sarà riparata dalla Trevi Group di Cesena, e non saranno 450 uomini, come annunciato da Renzi il 15 dicembre; secondo le indiscrezioni trapelate dopo i primi sopralluoghi dei militari, ne serviranno di più, che si aggi-ungeranno ai 750 istruttori già in Iraq ed alle centinaia di altri avieri e specialisti al seguito di Tornado e droni che sono stanziati in Kuwait. A questo s’aggiungerà il potenziamento del continente che è già in Libano nell’ambito della missione Unifil, per sostituire le truppe che la Francia destinerà ad altre oper-azioni; un sostegno a Parigi in risposta alla sua richiesta d’aiuto militare in base ai trattati Ue. E non è finita, perché di settimana in settimana sta per prendere il via la nuova avventura dell’Occidente in Libia, in una riedizione della sciagurata missione del 2011. Roma ha troppi interessi laggiù: petrolio e gas da cui gli altri la vogliono estromet-tere ed i migranti che si riverseranno sulle coste italiane a ondate colossali nel disinteresse di tutti.Per questo è costretta a destinare quello che le resta (francamente poco viste le condizioni generali delle Forze Armate, dissanguate da progetti faraonici quando il res-to cade a pezzi) all’operazione che la tocca assai più da vicino, all’unico scopo di limitare i danni che le verranno.Le Forze Armate sono uno strumento strategico che un Governo degno di tale nome può e deve usare a tutela degli interessi del proprio Sistema Paese; Putin ce ne sta dando un esempio da manuale. Senza voler azzardare paragoni improponibili, tuttavia, ciò che si può consta-tare ad ogni occasione è che l’Italia riesce solo ad andare a rimorchio degli altri Paesi, anche a costo di rimetterci sistematicamente, e tanto. Le forze yemenite che combattono sul terreno, resisten-do all’aggressione dell’Arabia Saudita e dei suoi alleati statunitensi e britannici, hanno inflitto ieri un duro colpo all’esercito di mercenari utilizzato dagli USA per venire in aiuto dei sauditi, in forte difficoltà per la resistenza op-posta dagli yemeniti, un popolo di guerrieri. Risulta essere stato ucciso infatti, nella provincia di Lahij, sud est del paese, Nicholas Butros, il comandante statu-nitense dell’impresa privata Blackwater, che ha traferito i suoi reparti di mercenari nella penisola arabica affiancan-do le forze saudite, il paradosso è stato raggiunto con gli attuali avvenimenti in Medio Oriente.

Il Terrorismo come alibi del Potere dominante

Nella turbolenta epoca in cui viviamo, in un mondo dilaniato da conflitti per l’egemonia, accade di frequente che un avvenimen-to eccezionale catalizzi l’attenzione dell’opinione pubblica e si scateni da questo una campagna mediatica per spiegare e rac-contare gli avvenimenti secondo la versione ufficiale dettata in modo uniforme dalle centrali dei media e dalle grandi agenzie di informazione che trasmettono attraverso le reti Tv ed i gior-nali in tutto il mondo occidentale e non solo di quello.Non esiste dubbio che il maggior numero di avvenimenti che colpiscono l’opinione pubblica, oltre alle calamità naturali, sono quelli che si riferiscono agli attacchi terroristici, avven-imenti che producono nell’opinione pubblica un clima di ten-sione, di insicurezza e, spesse volte, di panico.Questo e’ stato il caso dell’attentato avvenuto a Parigi contro i vignettisti di Charlie Hedbo e, più’ di recente degli attentati a Tunisi, quello attuato al museo e gli attacchi terroristici contro i bagnati presenti nella spiagge tunisine, frequentate da turisti occidentali. Di fatto abbiamo dei governi che facilitano il lav-oro svolto dei terroristi e delle organizzazioni di terroristi che agevolano l’operato dei Governi.

EURO 1,20Quotidiano di Controinformazione

LUNEDI 14 MARZO 2016Redazione: Via Valadier n° 42 - 00193 Roma

QUELLO CHE GLI ALTRI NON DICONO

www.controcorrente.info

NON RICEVE ALCUN FINANZIAMENTO PUBBLICO

Musolino, a pag. 2

Carboni, a pag. 8

Lunedi 14 Marzo 2016Pag 2

SCUOLA E UNIVERSITA'

di Marco Musolino………………………

A pprofittando delle ultime disposizio-ni in materia sco-lastica che ci giun-gono da Palazzo

Chigi, la prima cosa che ci viene da fare è rispolverare con spirito futurista il cele-bre pampWhlet Chiudiamo le scuole di Giovanni Papini, e quanto sostenuto nel Man-ifesto del Futurismo da Mari-netti & Co contro la cultura accademica in genere. Quin-di a fronte della “buona scu-ola” di Matteo Renzi e della ministra Giannini, l’unica vera buona scuola per noi sarebbe quella chiusa. Ma si sa, non siamo più nell’Ancient Règime e l’is-truzione di massa è uno dei capisaldi dell’ideologia il-luminista e neo-illuminista che domina già da qualche secolo l’occidente. Lontani sono i tempi in cui durante un censimento voluto da Federico II di Prussia un no-bile poté vantarsi d’essere “analfabeta per via dell’al-ta nobiltà”. Oggigiorno un esercito di maestrine dalla penna rosa invece ci obbliga a passare tra i banchi di scu-ola gran parte della nostra giovinezza, con il pretesto dell’alfabetizzazione di mas-sa e il miraggio di elevarci socialmente attraverso lo studio. Nella realtà dei fatti però le cose stanno diversa-mente e la scuola in quanto

a garanzia di mobilità so-ciale e su molti altri punti si rivela sempre più una barca che fa acqua da tutte le par-ti. Certo, si è cercato di cor-rere ai ripari: le riforme della scuola tese a puntellarla, se non proprio a rattopparla, ormai non si contano più. Dal ventennio fascista ad oggi saranno state sette o otto e tutte piuttosto che mi-gliorare il sistema scolastico, l’hanno peggiorato. Ma partiamo per gradi, agli albori del secolo scorso il fi-losofo Giovanni Gentile, nel saggio Il concetto scientifi-co di pedagogia, avvia una rifondazione in senso ideal-istico della pedagogia, che sarà attuato nella famosa riforma del sistema scolas-tico che appunto dal filosofo prenderà il nome. Gentile afferma che l’oggetto specif-ico della pedagogia è l’ed-ucazione, diretta a “fare lo spirito”, identificando così la pedagogia con la filosofia. Per quanto riguarda i suoi contenuti culturali, la scuo-la che emerge dalla dottri-na pedagogica gentiliana è legata alla tradizione uman-istico-letteraria. Relativamente alla sua or-ganizzazione, essa è carat-terizzata da un ordinamento gerarchico e centralistico. Si tratta di una scuola aris-tocratica, pensata per gli “studi di pochi, dei migli-ori”, e suddivisa per quel che riguarda il livello sec-ondario, in un ramo classi-

co-umanistico per prepara-re le future classi dirigenti e in uno professionale per avviare al lavoro manuale e meccanico. La riforma Gen-tile, come sappiamo si è atti-rata gli strali della cultura progressista che la accusava di essere fautrice di un tipo di cultura nozionistico, dis-tante dalla prosaicità della vita quotidiana. Con questi presupposti, e con il pretes-to che la scuola gentiliana difendesse un tipo di società patriarcale e padronale, con il ’68 le si sono inferti colpi mortali, così studenti ed in-segnanti hanno protestato, scioperato, manifestato, sino a condurre la scuola alla situazione in cui ora ver-sa. Si è protestato negli ultimi anni contro i ministri dei governi di centro-destra, accusati di voler riportare in auge l’antico regime gentiliano, fatto sta che la scuola italiana continua ad essere inadeguata alle es-igenze dei ragazzi, sempre più in difficoltà nel trovare un posto nella società e nel mondo del lavoro una volta usciti dalle mura degli isti-tuti scolastici. Tante e gravi sono le pecche dell’odierno sistema scolastico: si può innanzitutto dire che ad un tipo d’insegnamento di carattere qualitativo se ne è sostituito uno quantitati-vo, si è di fatto sostituita la memoria all’intelligenza in una concezione della cultu-

ra puramente verbale, che di fatto rimpinzando il discente di concetti non tenta di spie-gare la loro connessione e le loro conseguenze. Altro che nozionismo gentiliano, al-meno il modello gentiliano che prediligeva un tipo di cultura umanistico, fondato

sui classici, riusciva nel dare una visione d’insieme del-la cultura e della vita. Ciò unito all’osservanza cieca di quello pseudo-principio rappresentato dall’uguag-lianza, ha fatto sì che ad ognuno fossero impartiti gli stessi insegnamenti, e che si finisse col pretendere di insegnare a tutti applican-do lo stesso metodo, in una completa ignoranza delle naturali differenze insite in ognuno. Poi, la credenza diffusa che tutti, per il solo fatto di desiderarlo possa-no ascendere socialmente,

ha fatto sì che molti studenti con pochi mezzi intellettu-ali, e magari anche pochi mezzi economici, fossero spinti dalle loro famiglie e dai loro insegnanti a contin-uare gli studi controvoglia, a causa di un malcelato arriv-ismo diffuso dalla propagan-da progressista.

Nuovo schiaffo alla democrazia e al mondo della scuola

La Buona Scuola di Renzi è un attacco alla cultura ed è un vero pericolo per la scuola stessa!...........................................

Contro il disastro della Scuola Italiana

di Andrea Monti………………………

Lettera aperta a quanti si occupano di scuola.Come annuncia-to da mesi la ri-

forma della scuola è ormai diventata realtà con il varo del disegno di legge che sarà a breve presentato in Parla-mento. Il DDL ha superato ogni più fervida immagina-

zione rivelandosi peggiore della brochure presentata dal Presidente del Consiglio Matteo Renzi nel mese di Settembre L’unico aspetto positivo del-la millantata riforma, ovvero la stabilizzazione di tutto il personale precario, si è dras-ticamente ridimensionato e reso incerto da alcuni com-mi presenti nel DDL.Lo spettro della chiamata diretta da parte dei Dirigen-ti Scolastici, dapprima ve-

latamente accennato, è ora diventato una fortissima re-altà con il varo degli albi re-gionali, dai quali il Dirigente potrà attingere a suo insin-dacabile giudizio. L’ultima stangata alla lib-ertà dei docenti e della scu-ola tutta è rappresentata dal “Piano dell’offerta formativa triennale” che sarà a totale carico del Dirigente Scolas-tico e verrà redatto senza nessun coinvolgimento da parte del Collegio dei Docen-

ti, definitivamente svilito e snaturato di ogni suo prec-edente e legittimo potere decisionale.Per queste e altre “novità” presenti in questo DDL, i lavoratori della scuola statale ritengono che sia necessaria e urgente una grande mobilitazione, che costringa il Governo a re-cedere sui propri passi e an-nulli definitivamente la sua presentazione.I lavoratori della scuola chie-dono con forza che:• Le sopraelencate organ-izzazioni sindacali destina-tarie decidano congiunta-mente mettendo da parte le antiche divisioni;• Sospendano le iniziative prese in modo autonomo;• Indicano celermente uno sciopero generale unitario di tutto il settore scuola con-tro questo Disegno di Legge.I lavoratori della scuola sono stanchi di:• Subire “riforme e controri-forme” calate dall’alto;• Essere chiamati in causa per aderire ad iniziative mai negoziate, mai discusse uni-tariamente,• Essere convocati all’oc-correnza e strumentalizzati per contrastare azioni mai condivise.Questa è l’ultima occasione che i lavoratori hanno di far capire a chi governa che vogliono essere soggetto promotore della riforma della scuola e non oggetto di atti unilaterali da parte dei vari Governi.Se le organizzazioni sinda-

cali non daranno seguito a questa richiesta, i lavoratori della scuola autorganizzati saranno costretti a cercare da soli di contrastare il DDL, non potendo e non volendo più dividersi infruttuosa-mente in tante iniziative:27 Marzo 2015Primi firmatari:PROFESSIONE INSEGNANTE(33.500 utenti)LA SCUOLA PUBBLICA NON DEVE FINIRE (13.100 utenti)DOCENTI IMMOBILIZZATI (2470 utenti)DOCENTI UNITI: NO AL DDL SCUOLA (2400 utenti)Adesioni:ASSOCIAZIONE INSEGNAN-TI IN MOVIMENTOSegue il testo del volantino predisposto dai comitati

“Il piano della buona scuola del governo Renzi colpisce e mortifica profondamente la scuola pubblica. In continu-ità con le riforme preceden-ti, l’attuale riforma renderà la scuola sempre più povera e priva di democrazia, ten-de a penalizzare i docenti, che vivranno il dramma del precariato a vita e verranno umiliati e schiavizzati dal-lo strapotere del dirigente scolastico, non considera minimamente il personale ATA che è fondamentale per il buon funzionamento della scuola e che continuerà a subire tagli di organico. Gli effetti della buona scuola saranno estremamente dan-

nose per gli studenti, che saranno privati della conti-nuità didattica.

DICIAMO NO A:1. Eccessivo potere dei di-rigenti scolastici;2. Chiamata diretta dei docenti e abolizione delle graduatorie;3. Albi territoriali per il per-sonale neo assunto e il per-sonale di ruolo in mobilità;4. Aumento dei finanzia-menti alle scuole private;5. Apprendistato o, meglio, lavoro non retribuito degli studenti.I dirigenti scolastici divente-ranno manager dell’azienda scuola e potranno scegliere chi assumere nel loro team, non più in base ai titoli e all’anzianità di servizio, come avveniva con le grad-uatorie, ma in base ad un discutibile e non adeguata-mente specificato metodo di selezione e, dopo tre anni di servizio, potranno decidere di licenziare il docente che hanno valutato negativa-mente, in nome di un poco chiaro criterio meritocratico.Potranno inoltre licenziare senza preavviso qualora ritengano che il docente neo immesso in ruolo non sia idoneo all’attività di inseg-namento.Le conseguenze della ri-forma saranno, dunque, gravissime e segneranno la definitiva rovina della scuo-la pubblica.”

Matteo Renzi durante una visita in una scuola

Una docente in piazza a Roma durante una protesta

Lunedi 14 Marzo 2016 Pag 3

Proteste degli studenti in tutta Italia: “NO A RIFORMA E CARO-VITA”

A Roma il corteo ha lanciato fumogeni e vernice contro il ministero dell’istruzione ma non ci sono stati scontri con la polizia; Cariche e manganellate a Bologna.

Preside sceriffo? Sarà Far West. E’ la minaccia degli studenti scesi in piazza per protes-

tare contro la riforma della Buona Scuola. Le manifes-tazioni hanno interessato tante città italiane, in par-ticolare Roma, Torino, Bo-logna e Pisa. I dimostranti hanno lanciato fumogeni e uova ma gli scontri con le forze dell’ordine sono stati contenuti. Solo a Bologna una parte del corteo a provato a sfon-dare un cordone della polizia per entrare nel-la sede Unindustria del capoluogo emiliano. A Roma, la manifestazione partita dal stazione della metro Piramide è arrivata davanti al ministero della Pubblica istruzione. Il cor-teo ha creato disagi al traf-fico capitolino, anche per il concomitante sciopero dei mezzi pubblici. “Siamo contro questa riforma che passa a colpi di fiducia, che ci vuole come automi, che vuole aziendalizzare la scuola col preside che sarà un manager, che propone l’alternanza scuola-lav-oro, cioè saremo costretti a lavorare non retribuiti, sfruttati”, hanno urlato gli studenti mentre lanciava-no fumogeni e palloncini pieni di vernice contro il ministero. Nel mirino dei dimostranti è finito anche il Prefetto Gabrielli, accusato di non voler autorizzare la manifestazione e anche il caro-vita. “La scuola non è più accessibile per tut-ti – spiegano – il caro-libri sfiora i 500 euro, i biglietti del bus vengono continu-amente aumentati di prez-zo”. Stessi temi anche a Pisa, dove la protesta si è con-centrata prima davanti al palazzo della Provincia e poi davanti alla sede del Pd, ma non ci sono sta-ti scontri. Più tesa invece la situazione a Bologna: cariche e manganellate contro il collettivo Cas mentre provava ad occu-pare la sede degli indus-triali. I cortei di oggi sono il primo appuntamento di una serie di proteste contro la riforma. Già oggi pomer-iggio a Roma dalle 17, un corteo partirà dal Colosseo e si dirigerà verso la prefet-tura. Venerdì, 9 ottobre si riparte con un’altra mani-festazione. Il progetto ‘La buona scu-ola’ di Renzi non solo non costituisce una novità ma si pone in piena continuita’ con le politiche di aziendal-

izzazione adottate da tutti i governi (sia di centro sin-istra che di centro destra) che si sono avvicendati negli ultimi 20 anni.Per il neoliberismo l’effica-cia e efficienza dei servizi pubblici (sanita’, istruzione, trasporti…) si ottengono solo attraverso la privatiz-zazione e l’aziendalizzazi-one degli stessi che devono essere messi in concorren-za tra di loro. Una ricetta che sta produ-cendo effetti devastanti in tutti i campi (basti guard-are la sanità). Per quanto riguarda la scuola questo processo ha avuto inizio con la legge Bassanini del 1997, che introduceva l’”autonomia scolastica” ed è stato via via persegui-to da tutti i governi che si sono susseguiti. Quello che distingue Renzi è il piglio autoritario, il disprezzo per l’opinione popolare, la trasformazione del Parla-mento in un semplice no-taio chiamato a ratificare le sue decisioni ed a rilasciare al Governo un’amplissima delega in bianco a “rifor-mare” la scuola. Per quanto riguarda l’as-sunzione dei precari (ora brandita come arma di ricatto) occorre ricord-are che si tratta di un atto dovuto, imposto da una sentenza della Corte di Gi-ustizia europea (novembre 2014) che ha condannato l’Italia per il mancato ris-petto delle norme comu-nitarie che proibiscono la reiterazione per oltre 36 mesi di contratti precari. Il mancato adempimento es-pone il nostro Paese ad una sanzione miliardaria. Se non si riuscirà ad assumere i supplenti dal 1 settem-bre (come si paventa) la responsabilità è solo del Governo che in sette mesi avrebbe potuto provvedere con un decreto legge.Di fronte alla protesta cor-ale del mondo della scuola (docenti, personale ATA, studenti, famiglie), che ha assunto dimensioni finora mai viste, il gover-no sembra intenzionato a proseguire per la sua stra-da con modesti interventi di maquillage sul testo del ddl, imponendo il voto di fiducia. La mobilitazione del mondo della scuola continua e si rafforza contro un modello di scuola che Renzi vor-rebbe affidare al con-trollo di un Preside-pa-drone, in cui sarebbe umiliata la collegialità e la libertà di insegnamento,

nella quale gli apprendi-menti sarebbero valutati sulla base dei quiz INVAL-SI, una metodologia che richiede lo sviluppo di ca-pacità di tipo meccanico ed enigmistico a tutto discapi-to dello sviluppo del senso critico.“Multe, denunce, intimi-dazioni: non ci fermerete”. E’ la sfida lanciata al gov-erno degli studenti, scesi in piazza insieme agli inseg-

nanti per protestare con-tro la riforma della “Buona Scuola“. I cortei sono stati organizzati in una trentina di città in tutta Italia: da Roma a Bologna. Momenti di tensione si sono verifica-ti soprattutto a Milano, ma anche a Napoli e a Torino.Nella capitale il corteo si è svolto invece senza parti-colari tensioni. Dopo aver protestato davanti al Miur, circa 7 mila persone, tra studenti e professori, si sono diretti verso Monteci-torio. La buona scuola di Renzi è una pessima riforma perché insiste sulla divisione fra do-centi con criteri di falsa meritocrazia – hanno af-fermato un rappresentante dei Cobas – In una situazi-one economica che vede i lavoratori della scuola con un contratto bloccato or-mai da anni, si cerca di ovvi-are con delle mance come i 500 euro per l’aggiorna-mento oppure il bonus per i cosiddetti ‘meritevoli’. Ci battiamo anche contro l’al-ternanza scuola-lavoro, so-

bus, per protestare contro il caro abbonamenti.Nel capoluogo lombardo una ragazza di 18 anni e un professore di lettere dell’istituto superiore Ves-pucci sono stati feriti alla testa durante uno scontro i poliziotti e i manifestanti. “Ero dietro allo striscione che apriva il corteo e avvici-nandoci allo schieramento della polizia, senza alcun nostro intento o atteggia-mento violento, sono par-tite le manganellate”, ha raccontato l’insegnante.Il corteo degli studenti. Di-etro lo striscione: “Scuole, spazi, città. Ci riprendiamo tutto”, gli studenti medi au-torganizzati romani sono scesi in piazza questa mat-tina con un cambio di pro-gramma: il corteo partito da Piramide poco dopo le 10 era inizialmente diretto al Miur ma gli studenti han-no deciso di deviare il per-corso e terminare la marcia a Montecitorio.

prattutto perché le aziende in cui i ragazzi dovrebbero fare queste ore non sono sufficienti”. A Napoli, invece, quattro studenti e quattro poliziot-ti sono rimasti feriti. Gli agenti hanno riferito che nelle prime file del corteo c’erano giovani che indos-savano caschi e scudi di polistirolo e hanno lancia-to dei petardi. Due di loro sono stati fermati: uno è stato portato in questura mentre altro al momento è in ospedale per essere medicato. Proprio sotto la questura si sono riuniti centinaia di studenti che aspettano notizie sui due compagni. A Torino, infine, alcuni manifestanti han-no lanciato uova contro la sede del Miur di corso Vittorio Emanuele mentre urlavano slogan contro il ministro dell’Istruzione Stefania Giannini e il pre-mier Matteo Renzi. In piaz-za Castello è stata bruciata una bandiera del Pd. Gli studenti hanno poi occu-pato un deposito di auto-

SCUOLA E UNIVERSITA'

Lunedi 14 Marzo 2016Pag 4

FRODI BANCARIE

Banche e Sangue: “QUESTA È L’ITALIA CHE RIPARTE”

I risparmi degli italiani già stimati in 8.000 miliardi, da tempo attraggono l’interesse di finanzieri e politici

COMMENTO DI ALESSANDRO GOVONI:

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Venerdì 15/1/2016 fondi e trust stranieri sono usciti dal capitale delle nostre banche (“bruciati 830 miliardi di euro di capitalizzazione” hanno titolato i giornali) facendosi rimborsare le azioni. Se le sono fatte pagare bene Venerdì 15/1/2016, perchè il prezzo era ancora alto in quanto lo avevano pompato nei mesi precedenti loro stessi fondi e trust stranieri con acquisti allo scoperto.Il 1 gennaio 2016 la BCE ha fatto entrare in vigore il bail-in: ossia le perdite delle banche dovranno essere pagate in questo ordine: dagli azionisti , dagli obbligazionisti e dai correntisti con più di 100 mila euro sul conto.Si è scoperto di recente che la BCE è partecipata, tramite interposte banche centrali nazionali, da fondi e trust stranieri, che detengono la maggioranza azionaria delle stesse banche centrali nazionali.Gli unici immobili posti in garanzia con un valore pari al valore di mercato sono quelli dei prestiti concessi a fami-glie imprese ed enti locali, ma costituiscono una mino-ranza degli asset in pancia alle nostre banche, pertanto la messa all’asta di questi immobili è certo che non potrà mai coprire crediti in sofferenza in Italia per 200 miliardi di euro, in aumento di 2 miliardi al mese in quanto im-prese, famiglie italiane ed enti locali sono ormai stremati e non riescono più a pagare i prestiti. L’aumento dei cred-iti in sofferenza mese dopo mese, al di là di tanto ottimist-ici quanto inveritieri proclami governativi di ripresa , sono l’unico vero termometro della crisi.I crediti incagliati, secondo l’ ABI sono 350 miliardi di euro, 150 miliardi di essi passeranno presto in sofferenza, raggiungendo il limite per cui le banche, tutte le banche italiane andrebbero in fallimento: le loro azioni arriver-anno, come quotazione, prossime allo zero (le azioni di MPS e Carige sono giunte, con cali del 10% al giorno da Lunedi, ad una quotazione poco più di mezzo euro). Fon-di e trust stranieri potrebbero avere due enormi vantaggi da un eventuale dichiarazione di fallimento delle nostre banche:

1)Quello di comprare le azioni delle nostre banche e rel-ativi asset a meno di un euro per azione dal fallimento.2)L’altro grande vantaggio che fondi e trust stranieri avrebbero da un eventuale quanto inevitabile dichi-arazione di fallimento di alcune nostre banche, si spera non tutte, è il fatto che tutti i contenziosi banca e cli-ente, attualmente oltre n. 1 milione di contenziosi, ver-rebbero sospesi col risultato che famiglie, imprese, enti locali italiani, vessati da questi stessi fund e trust stra-nieri in 20 anni di bankismo privato dal 1992 con costi del credito abnormi oltre soglia, anatocismo con l’am-mortamento alla francese nel 95% dei mutui e nel 100% dei leasing , anatocismo con la capitalizzazione com-posta trimestrale nel 100% dei conti correnti, centinaia di miliardi di euro di perdite loro causate dalle banche d’affari di proprietà di codesti fondi e trust stranieri da derivati sul tasso e sulla valuta e da altri strumenti truf-faldini, non troveranno mai più ristoro e grandi fund e trust stranieri l’avranno ancora una volta fatta franca in Italia.

IN TUTTO questo la latitanza dei nostri organi di vigilanza che fingono di non sapere cosa sia successo Venerdi 15 Gennaio 2016 quando codesti grandi fondi e trust stranie-ri hanno ritirato miliardi dalle nostre banche facendosi rimborsare le azioni quando le quotazioni delle azioni Venerdi 15/1/2016 era ancora alte in quanto loro stessi fund e trust stranieri le avevano pompate in alto nei mesi precedenti con acquisti allo scoperto.Un velo di tristezza su Bankitalia spa che si è scoperto di recente essere, dal 1992, di proprietà e controllata al voto da questi fondi e trust stranieri, attraverso interposte banche (Unicredit, Intesa, Carisbo, Carige e BNL), banche in cui questi fund e trust stranieri detengono, attraverso interposti delegati al voto persone fisiche in realtà studi legali italiani, oltre il 70% del capitale azionario.Un velo di tristezza sulla CONSOB che ha sospeso le vendite allo scoperto Lunedi 18/1 e Martedi 19/1 a metà mattinata quando queste erano già avvenute e molti ti-toli bancari avevano già perso oltre il 10%. Le vendite allo scoperto in alcuni Stati (Belgio,Islanda,Svezia, Norvegia . …) sono state proibite da tempo, in altri Stati sovrani non sanno nemmeno cosa siano (India , Venezuela, ….. )Un velo di tristezza verso quei milioni di piccoli azionisti italiani che perderanno tutti i loro risparmi , operai che avevano investito la loro liquidazione, pensionati, impie-gati statali e pubblici che avevano investito i risparmi di una vita. Davvero, davvero peccato.Ci si scusa per l’errore: Sabato 17 Gennaio si era previsto con una mail inviata ad una ventina di studi legali, quat-tro Procure ed a sette Procuratori ed alla Guardia di Fi-nanza un crollo dei titoli bancari italiani a partire da Lun-edi 18 Gennaio del 4 % al giorno per 4 giorni (20% di calo).Ci si era sbagliati: hanno perso dal 40% al 60% in tre giorni.

di Marco Maurizi………………………

I risparmi degli italiani, mobiliari e immobil-iari, già stimati in 8.000 miliardi, da tempo at-traggono l’interesse di

finanzieri e politici, che già ne hanno preso una discre-ta parte tra truffe bancarie ed estorsioni tributarie, come ben sanno soprat-tutto i molti imprenditori che devono chiedere pres-titi per pagare le tasse su redditi non realizzati. Mercoledì 20 ho ascoltato per quasi un’ora il giornal-ista economico di Radio 24, il quale si meravigliava del fatto che continuano le vendite massicce di azi-oni delle banche italiane sebbene i loro circa 300 miliardi di crediti deterio-rati siano coperti per oltre il 90% da accantonamenti e garanzie. Oggi ( 22.01) i tito-li bancari hanno recupera-to, ma di ben poco rispetto alle perdite accumulate re-centemente. MPS oggi pas-sa da 0,50 a 0,73 – + 0,43%-, ma otto giorni fa era a 1 e otto mesi fa era 9,45! Quest’anima candida di giornalista economico par non sapere ciò che sanno tutti gli operatori (quindi crederà a Draghi che oggi sostiene che le banche ital-iane siano solide).Non sa, innanzitutto, che i crediti deteriorati sono molti di più di quelli di-chiarati in bilancio, per-ché quasi tutte le banche hanno molte sofferenze sommerse, cioè che non di-chiarano perché non hanno i soldi per fare I relativi ac-cantonamenti.Non sa, inoltre, che molti crediti divenuti inesigibili figurano invece a bilancio come a rischio ordinario solo perché il loro ammor-tamento, cioè la scadenza delle rate, è stato sospeso dalle banche stesse in ac-cordo con i clienti morosi, nel reciproco interesse.Non sa che molti crediti, apparentemente coper-ti da idonee garanzie, in realtà sono scoperti, per-ché le garanzie sono state sopravvalutate ad arte al fine di concedere crediti a compari e a clientele polit-iche che età inteso che non gli avrebbero rimborsati.

O che sono beni soprav-valutati per consentire agli amici-venditori di venderli per un prezzo moltiplicato a compratori fasulli.Non sa che le garanzie im-mobiliari acquisita dalle banche a collaterale dei crediti erogati si sono for-temente svalutate e sono divenute pressoché invend-ibili, fonte più di spese che di recuperi, a causa della quasi morte del settore immobiliare fortemente voluta con la politica fis-cale dal governo Monti, sicché le banche, pur aven-do sulla carta la possibilità di recuperare i loro crediti vendendo gli immobili ipo-tecati a copertura, in realtà incasserebbero troppo tar-di perché il realizzo possa aiutare a superare la crisi odierna.Non sa che il sistema ban-cario italiano non crolla solo perché continua:-A ricevere aiuti (credito gratuito) dalla BCE;–Ad avere la possibilità di realizzare profitti illeciti, ossia solo perché le varie autorità competenti non gli impediscono di continuare;–Ad applicare commissioni illegittime, interessi usura-ri, anatocismo;–Nonché a collocare tito-li-spazzatura o sopravval-utati;-E, come già detto, a non di-chiarare in bilancio tutte le perdite sui crediti.Tutte queste cose, al con-trario, le sa la Banca Cen-

trale Europea, che a giorni manderà i suoi ispettori nelle banche italiane, e si sa già che cosa quindi ques-ti signori troveranno. Ecco il perché delle turbo-vendite massicce anche allo sco-perto dei titoli delle banche italiane.

Una signora vittima di una truffa Bancaria, in piazza a Roma durante una protesta

È molto pericoloso che la genteapprenda chi e come le sta portando via il risparmio, la casa, il posto di lavoro e, al contempo, la libertà.

FRODI BANCARIE E RIFORME DELLA “SINISTRA RENZIANA”

Quando si vanta delle sue riforme, l’orgogliosa sinistra “dem­ocratica” stranamente scorda quelle della Banca d’Italia del dicembre 2006 (Prodi) e del gennaio 2014 (Letta). E fa bene a scordarsene, perché i disastri di MPS di Banca Popolare dell’Etruria, et cetera, successivi al 2006, non sarebbero avve­nuti se la Banca d’Italia avesse vigilato sulle frodi e sugli abu­si in via di esecuzione da parte del management di quelle banche. E la “sinistra”, con quelle due riforme – riforme peg­giorative per gli interessi collettivi, migliorative per quelli della classe finanziaria – aveva donato la Banca d’Italia (il possesso pressoché totale del suo capitale sociale, quindi dei voti assembleari) ai banchieri privati, così rendendo mol­to improbabile che essi vigilassero su (contro) se stessi (o i propri colleghi) per limitare i loro ingiusti profitti sui risparmi e sugli investimenti dei cittadini.Scrivevo in Sbankitalia (2014, 2a edizione, pagg. 32 ss)“Sec­ondo lo statuto [attuale di Bankitalia] il potere dei parteci­panti riguarda l’approva zione del bilancio e la nomina del Consiglio Superiore [di Bankitalia]… Il Consiglio Superiore svolge funzio ni amministrative, e partecipa con ruolo con­sultivo (ma vincolante) al processo di nomina del Governa­tore, che dirige le attività di vigi lanza insieme al resto del Direttorio. … La possibilità di conflitti di interesse è ovvia, nei termini suddetti, e comporta l’in compatibilità dei parte­cipanti alla posizione di partecipanti­elettori del Consiglio Supe riore. Pensiamo a tutti i derivati­spazzatura in cui le banche itali­ane hanno confezionato i loro crediti in sofferenza per sbo­lognarli a risparmiatori abbindolati da false rassicura zioni, vere e proprie consulenze in conflit to di interessi, degli imp­iegati “promotori finanziari” costretti a ingannarli; e ciò stato possibile anche grazie a carenze ed omissioni della sorvegli­anza di BdI. Significativo è il fatto che sono state fatte molte riforme dello statuto della BdI, ma mai una per togliere ques­ta contraddizione: evidentemente alle banche private parte­cipanti fa molto como do essere giudici di se stesse, e non voglio no rinunciare a questo aberrante privilegio.

Lunedi 14 Marzo 2016 Pag 5

FRODI BANCARIE

di Luciano Lago………………………

La questione centrale del contenzioso fra Italia e Germania è che esiste un gros-so problema per

il “nein” della Merkel sul-la questione del fondo di salvataggio delle banche, la famosa “garanzia euro-pea” sui depositi, che ras-sicurerebbe i risparmiatori italiani, già preoccupati dalle conseguenze del re-cente tracollo delle quat-tro banche locali. Berlino, in una prima fase, l’aveva approvata, sembra per avere in cambio l’assenso italiano alla costituzione di un ufficio di vigilanza cen-tralizzato presso la Bce di Francoforte. Adesso hanno cambiato idea e vogliono che il rischio e gli oneri dei fallimenti bancari siano trasferiti solo sui privati ris-parmiatori. A Berlino ora rifiutano il loro assenso al fondo di garanzia europeo perchè i tedeschi non vogliono rischiare di dover essere loro a contribuire alla co-pertura delle perdite di banche di altri Paesi mem-bri, nonostante sia stata la Germania fino ad oggi a trarre i maggiori benefici dalle politiche di Bruxelles (vedi il gigantesco surplus finanziario). Improvvisamente adesso Renzi arriva a Bruxelles e lancia delle polemiche contro “l’Unione Europea a guida tedesca”, contesta che l’Italia (ed il suo gover-no) venga sanzionato per non avere effettuato i con-trolli e preso le impronte digitali ai migranti e pro-fughi, si permette perfino di contestare il doppio gioco della Germania che ha fatto prorogare fretto-losamente le sanzioni alla Russia senza discussioni e nel frattempo le aziende tedesche fanno business con la Russia. Il quesito che circola fra gli osservatori è quello di chiedersi che è successo al fiorentino? Si è fatto una iniezione di coraggio prima di partire? Se la sarà fatta fare alla Leopolda? Vuole giocarsi il tutto per tutto? Renzi sa che ci sono dei tasti delicati che non si pos-sono toccare impunente, come ad esempio i gasdotti o le politiche con le banche, questioni che possono cos-tare care, molto care a chi le tocca come a suo tempo ha dovuto imparare anche il Berlusconi. In pratica l’Italia, con i gov-erni Monti e Letta, aveva versato circa sessanta mil-iardi al denominato “Fondo Salva Stati” (MES) con cui si erano salvate le banche te-desche, francesi e spagnole, mentre adesso la Germania scarica all’Italia l’onere de-gli eventuali dissesti delle banche italiane.Renzi avrà paura forse dell’eventualità di venirsi a

trovare in una difficile situ-azione causata dagli effet-ti di una possibile catena di fallimenti bancari con conseguenze devastanti sull’economia e sul ris-parmio e con la perdita di consensi e messa in stato di accusa del suo Governo. Forse Renzi è molto furbo ed ha pensato bene di cau-telarsi ed iniziare a gettare le colpe sulla Germania che rifiuta l’istituzione del fon-do comune di garanzia.La Germania non si fa scrupoli e vuole gettare l’Italia in una situazione di dissesto finanziario per poi acquistare ai saldi tutti gli assets di valore che inter-essano alle grandi industrie tedesche ed alle banche. Sarebbe un processo analo-go a quanto avvenuto con la Grecia dove i tedeschi si stanno comprando anche gli aereoporti e le isole. L’Isola d’Elba ed il Lago di Garda potrebbero fare gola agli investitori tedeschi che hanno già adocchiato il possibile business. Che la Germania volesse prendersi possesso dell’Ita-lia tramite la politica eco-nomica e le direttive im-poste dall’Unione Europea non era un mistero ma lo avevamo capito in tanti, salvo essere indicati come euroscettici e populisti dai media e dai politici vassalli del potere finanziario euro-cratico. Nel frattempo dalla ac-celerazione della crisi innestatasi nel 2011 con l’arrivo del governo dei “bocconiani”, fiduciari dei potentati finanziari (Monti e soci), ha dovuto chiu-dere il 25% dell’industria manifatturiera italiana, quella che era concorrente delle aziende tedesche, moltissime altre aziende sono state acquistate dalle multinazionali estere, altre aziende italiane sono fug-gite all’estero per mettersi al riparo dal vorace fisco italiano, dalla burocrazia opprimente e dalla impos-sibilità di produrre in modo competitivo. Adesso tutti i nodi stanno arrivando al pettine. Il sistema dei media asser-viti ha sempre cercato di nascondere la vera sostan-za delle politiche dettate da Bruxelles e Francofor-te e tentava di distogliere l’attenzione dalle conseg-uenze tragiche sull’Italia delle politiche di austerità imposte da Berlino, Brux-elles e Francoforte: le con-seguenze sono state per-dita di migliaia di aziende e milioni di posti di lavoro, saccheggio del risparmio nazionale, privatizzazioni dei servizi pubblici, acqui-sizione delle aziende del made in Italy, dissesto fi-nanziario, indebitamento alle stelle e fuga di capitali.In un gioco al massacro gli esponenti politici del PD e dei suoi sodali continuava-no a lanciare accorati ap-pelli: “ci vuole più Europa”. Anche il capo dello Stato,

l’impagabile Giorgio Na-politano affermava : l’Italia deve fare uteriori sforzi nel cedere le sovranità”. Adesso forse gli italiani, truffati nei loro risparmi , inizieranno finalmente a schiarirsi le idee ed a com-prendere per quali interessi erano diretti quegli appelli.Allarme Berlino: un gigante dai piedi d’argilla, avverte il sociologo Luciano Galli-no, che segnala l’esistenza in Germania dei salari più bassi d’Europa, i mini-job da 450 euro al mese con cui vive un tedesco su quattro. Colpa di un’economia in-teramente votata all’insana frenesia dell’export, spie-ga Paolo Barnard. L’export deprime i consumi interni e prima o poi la situazione precipita: «Si vede dalla Luna il buco della Deutsche Bank, la banca più fallita del mondo: 70.000 miliardi di debiti». Se n’è accorto anche un analista internazionale come Michael Snyder: «In Germania sta forse per accadere qualcosa che scuoterà il mondo intero?». Le avvisaglie dell’estrema fragilità tedesca, a livello politico, si sono appena manifestate con lo Angela Merkelspietato trattamen-to riservato alla Grecia per volere dell’oligarchia finan-ziaria: attraverso maschere come quella di Wolfgang Schaeuble, ad Atene è stato inflitto il massimo rigore, dopo aver depistato l’opin-ione pubblica tedesca rac-contando la fiaba dei greci “cicale”, da punire per il presunto “eccesso di deb-ito”. Una versione lontana anni luce dalla verità: il “problema” greco ammon-ta a 30 miliardi di euro, cifra irrisoria per i bilanci Ue.Eppure, sulla condanna del popolo ellenico si è comple-tamente appiattito il corpo sociale tedesco, rivelatosi insensibile alle inaudite sofferenze inferte a vec-chi e bambini a causa dei sanguinosi tagli al welfare: salari, pensioni, sanità, pro-tezioni sociali. Uno scan-dalo mondiale, denunciato anche in sede Onu: in Gre-cia non ci sono più cure né farmaci, i minori sono de-nutriti, ad Atene dilaga l’Hiv per mancanza di siringhe. E sono ricomparse malattie che si credevano archiviate dalla storia dell’Occidente. Eppure, la Merkel ha dovu-to fronteggiare l’ala destra del Parlamento, che pre-tendeva per i greci una fine ancora peggiore. Sottopos-ta alla pressione migratoria dei profughi alle frontiere e strattonata dagli Usa per le sanzioni alla Russia in seguito alla drammatica crisi in Ucraina, scatena-ta dall’intelligence statu-nitense con manovalanza locale neonazista, la Ger-mania ora scricchiola. Si sveglierà bruscamente dal sogno della “locomotiva europea” tutta lavoro e rig-ore?

La Germania scopre il suogioco e Renzi mette le “mani avanti”

“Angela mi ha detto che ….siamo in linea con i conti…”

COMMENTO DI MONICA SABELLI

………………………

Già ai tempi di Ezra Loomis Pound – poeta nordamericano che ha combattuto, con i suoi

scritti e la sua esperienza esistenziale, il crescente strapotere finanziario – democrazia significava

dominio delle élite usuro-cratiche, identificate con i grandi “cravattari”, cioè

i prestatori di denaro a strozzo.

Oggi più che mai la de-mocrazia unita al liber-ismo, ossia la democra-zia liberale, sancisce il

dominio, anche sul piano politico (oltre che su quel-lo economico-finanziario) dei detentori del grande

capitale finanziario, che hanno nella realtà il

monopolio delle decisioni di valenza strategico-po-

litica.

“Secondo alcune informazi-oni riservate di cui sono venuto a conoscenza – scrive Michael Snyder in un post tradotto da “Come Don Chisciotte” – sarebbe davvero imminente un grande even-to finanziario che riguarda la Germania.... Il crack della Le-hmananche la Deutsche Bank fa parte di quelle banche “trop-po grandi per fallire”, che non crollano mai da un giorno all’al-tro. «Ma la verità è che ci sono sempre dei segni premonitori.

Se la Deutsche Bank dovesse fallire completa-mente, sarebbe un disastro fi-nanziario peg-giore di quello di Lehman Broth-ers: sarebbe come abbattere letteralmente l’intero sistema finanziario eu-ropeo e provo-care a livello globale un pan-ico finanziario mai visto prima d’ora. Credo che il resto del 2015 sarà estrema-mente caotico e accadranno cose piuttosto gravi, cose che nessuno avrebbe potuto oggi immaginare

ELEZIONI, CONTRORIFORME E CONTRORIVOLUZIONI

Presentata in una veste squisitamente liberale, oggi la democrazia è prima di tutto un importante strumento di dominazione elitista finanziario, per stringere la presa sul versante politico.Se integriamo gli operai con i ceti medi impoveriti, i giovani precari, le partire IVA in difficoltà, i pensionati al minimo, i milioni di disoc-cupati (immigrati compresi, ovviamente), notiamo che le parole di Lenin, sopra riportate, conservano ancora una qualche validità.In questi ultimi anni, avanzando il potere di matrice neocapitalista in Europa, abbiamo assistito al fenomeno del rinvio sine die delle scadenze elettorali politiche e l’imposizione di governi “nominati”, decisi all’esterno del paese con complicità interne, come quello di Mario Monti in Italia. Oppure, nonostante gli esiti elettorali, alla nomina di governi guidati da non eletti, graditi alle élite soprana-zionali, come quello di Matteo Renzi, sempre in Italia. In tal senso, l’Italia ha rappresentato un banco di prova per accentuare la dipen-denza della democrazia di matrice liberale, quale sistema di gover-no, dagli interessi oligarchici e sovranazionali.

Lunedi 14 Marzo 2016Pag 6

FRODI BANCARIE

Il “LAVORO SPORCO” del Fondo Monetario Internazionale

di James Petras……………………

Il FMI è l’organismo monetario internazion-ale leader la cui final-ità pubblica è quella di mantenere la stabilità

del sistema finanziario mondiale attraverso i pres-titi vincolati a proposte di-rette a migliorare il recupe-ro economico e la crescita.Di fatto, il FMI è sempre stato sotto il controllo de-gli Stati Uniti e dei maggio-ri paesi dell’Europa Occi-dentale e le sue politiche sono state progettate per promuovere l’espansione, il dominio finanziario ed i profitti delle principali “corporations” multinazi-onali ed istituzioni finan-ziarie. Gli Stati del Nord America ed europei praticano una divisione dei poteri: i diret-tori esecutivi del FMI sono europei; le loro controparti nellla Banca Mondiale (BM) sono degli USA.I direttori esecutivi del FMI e della BM operano in stretta consultazione con i loro governi di riferimento e specialmente con il Di-partimento del Tesoro nel-la priorità per decidere, ed in particolare per definire

quali paesi riceveranno i finanziamenti, sotto quali condizioni e per quale im-porto.I finanziamenti ed i termi-ni stabiliti dal FMI devono essere coordinati stretta-mente con la Banca privata. Una volta che il FMI arriva a firmare un accordo con un paese debitore, questo è un segnale per le grandi banche d’affari per pre-stare, investire e continu-are con una molteplicità di transazioni finanziarie favorevoli. Da quanto detto in prece-denza si può dedurre che il FMI svolge il ruolo di comando generale per il sistema finanziario mon-diale. Il FMI stabilisce le basi per la conquista dei sistemi fi-nanziari degli stati vulner-abili del mondo da parte delle grandi banche.Il FMI assume l’incarico di fare tutto il “lavoro sporco” attraverso il suo interven-to. Questo include l’espro-prazione della sovranità, la richiesta di privatizzazi-one e la riduzione delle spese sociali, stipendi, sal-ari e pensioni, così come assicurare la priorità del pagamento del debito su qualsiasi altra spesa. Il FMI

opera come” il cieco” delle grandi banche nel deviare le critiche politiche ed il malessere sociale.Ci si potrebbe chiedere: quali tipi di persone ap-poggiano le banche e quali sono stati i direttori esecu-tivi del FMI? A chi affidano il compito di violare i diritti sovrani di un paese, impov-erendo la sua gente e ero-dendo le istituzioni demo-cratiche? Tra i direttori esecutivi del FMI hanno incluso un truff-atore finanziario condan-nato; l’attuale direttrice deve affrontare una accusa per denunce di malversazi-one di fondi pubblici come ministro delle Finanze; un’altro era uno stupratore; un’altro era un difensore della diplomazia delle can-noniere ed il promotore del maggior collasso finanziar-io della storia di un paese.L’attuale direttrice esec-utiva del FMI (dal Luglio el 20111 al 201), Christine Lagarde, viene portata a giudizio in Francia per ap-propriazione indebita di un pagamento di 400 milioni di dollari con il magnate Bernard Tapie, mentre lei era ministro delle Finanze nel governo del presidente Sarozy.

l direttore esecutivo prec-edente (novembre del 2007-maggio del 2011), Dominique Strauss-Kahn, si è visto obbligato a dimet-tersi dopo di essere stato accusato di aver violentato una cameriera in un hotel di Nueva York e più tardi arrestato e giudicato per sfruttamento della pros-tituzione nella città di Lille, in Francia. Il suo predeces-sore., Rodrigo Rato (giugno 2004-ottobre 2007), era un banchiere spagnolo che fu arrestato ed accusato di evasione di imposte, per aver nascosto 27 milioni di euro in settanta banche straniere e la truffa di migli-

aia di piccoli risparmiatori che aveva convinto a de-porre il loro denaro in una banca spagnola, Bankia, che fu dichiarata fallita.Il suo predecessore, il tedesco Horst Kohler, si dimise dopo aver di-chiarato una verità poco probabile- cioè a dire, che “l’intervento militare sull’estero era necessario per difendere gli interessi economici tedeschi”. Una cosa è come opera il FMI, uno strumento per gli inter-essi imperiali; ed altra cosa è che un dirigente del FMI ne parli pubblicamente.

Truffatori, militaristi, sono

soltanto le persone adeguate per dirig-ere una istituzione, visto che questa fa impoverire il 99%

delle popolazioni ed fa arricchire l’1% dei

super-ricchi!

International Monetary Found

UE E FMI CONTRO L’ITALIA: si prepara un nuovo Governo Tecnico?

L’FMI CAMBIA LE SUE REGOLE PER ISOLARE CINA E RUSSIA

Piazza Affari a picco, l’indice bancario che dall’inizio dell’anno ha perso oltre il 30%, spread in rialzo e sommovi-menti attorno a Ue, Bce e Fondo Mon-etario Internazionale. Ce ne sarebbe abbastanza per far rizzare le antenne sul quadro che va delineandosi attor-no all’Italia, stretta da una nuova crisi di natura finanziaria simile – per il mo-mento, in attesa di eventuali mosse fu-ture a quella che nel 2011 portò alla ca-duta di Berlusconi e all’arrivo di Monti.Partiamo dalla borsa. Le difficoltà non sono solo italiane ma generalizzate in tutta Europa. Milano e Atene, però, fan-no peggio di tutte. Lasciando da parte la Grecia (-8%), l’indice milanese è il peggiore in Europa, dopo che ieri ha chiuso a quasi -5% e oggi apre già in forte ribasso. Una sequela di scivoloni da inizio anno, in un mese hanno fatto evaporare tutti i guadagni del 2015 che aveva visto Borsa Italiana primeggiare sulle piazze del vecchio continente.A pesare sono soprattutto i titoli ban-cari, stretti dalla vicenda dei crediti in sofferenza rispetto ai quali le misure scelte dal governo/imposte dalla Ue non sembrano poter offrire una soluz-

Lo scenario da incubo, preconizzato dagli strateghi della geopolitica amer-icani, sembra diventare realtà: l’indip-endenza economica straniera dal con-trollo degli Stati Uniti.Invece di privatizzare e rendere il mon-do neoliberale sotto la pianificazione e proprietà finanziaria accentrata sug-li Stati Uniti, i governi russo e cinese stanno investendo in economie di prossimità, in termini che cementino l’integrazione economica euroasiatica, sulla base del petrolio russo, delle es-portazioni erariali e del finanziamento cinese. L’Asian Infrastructure Invest-ment Bank (AIIB) minaccia di rimpiaz-zare i programmi dell’FMI e della Banca Mondiale che favoriscono i venditori, le banche e i possessori di bond degli Stati Uniti (con gli Stati Uniti che deten-gono potere di veto unico).Il prestito russo del 2013, concesso in

seguito alla richiesta fatta dall’eletto governo pro-russo dell’Ucraina, ha di-mostrato i benefici del mutuo commer-cio e delle relazioni d’investimento tra i due Paesi. Tuttavia la Russia ha fornito 3 miliardi di dollari di un fondo alta-mente necessario, al tasso d’interesse del 5 per cento, quando i bond ucraini stavano fruttando quasi il 12 per cen-to.”Ciò che provoca fastidio in modo par-ticolare agli strateghi finanziari amer-icani è il fatto che questo prestito, concesso dal fondo di debito sovra-no russo, fosse protetto dalla pratica di prestito dell’FMI, il quale in quel periodo aveva assicurato esigibilità di credito, trattenendo nuovo credi-to proveniente da Paesi in default di debiti ufficiali stranieri (o almeno, non contrattando in buona fede per il pag-amento).

ione efficace. E qui scatta il primo campanello d’allarme: perché questa solerzia nei confronti dell’Italia – ritor-na sempre la leva arbitraria degli “aiuti di Stato” – quando, a più riprese, agli altri membri dell’Unione è stata spesso data la possibilità di attingere a fondi pubblici per puntellare i bilanci dei loro istituti di credito?Secondo tema all’ordine del giorno è, di nuovo, quello dello spread. Il tor-mentone sembra poter tornare, stan-do almeno agli ultimi ribaltoni. Negli ultimi mesi il suo valore è cresciuto di quasi il 50%, con un picco nell’ultima settimana, quando è passato da 115 ai quasi 150 di ieri. Ancora poco rispetto ai massimi del novembre 2011, quando i nostri titoli del debito toccarono sul mercato i 574 punti di differenza ris-petto agli omologhi tedeschi. La storia può ripetersi? Non è dato saperlo, ma Fondo Monetario Internazionale e gov-erno tedesco hanno già lanciato due avvisi sibillini. Il primo è arrivato per bocca di Carlo Cottarelli, l’ex commis-sario alla revisione della spesa, ritorna-to a Washington dopo essere stato pro-mosso (o rimosso?) proprio da Renzi.

Lunedi 14 Marzo 2016 Pag 7

TERRORISMO

L’Italia fornisce parte delle bombe all’Arabia Sauditadi Luigi Dangelo……………………

Il “furbetto” fiorentino ancora una volta vor-rebbe negare l’eviden-za. Questo emerge in sostanza dall’intervista

rilasciata da Matteo Renzi alla rete SkyTG 24, lo scorso Mercoledì, quando, dietro alla sua solita cortina di chiacchiere, ad una pre-cisa domanda dell’interv-istatore, Renzi ha risposto: “Non facciamo affari con paesi che finanziano l’ISIS”.Anche questa risulta es-sere una delle tante bugie del “furbetto” fiorentino il quale non può non sapere che…..il Qatar, uno degli stati direttamente accusa-ti di finanziare e sostenere lo Stato Islamico, oltre ad aver effettuato notevoli investimenti immobiliari in Italia, è il proprietario del fondo sovrano “Qatar Holding LLC”, fondo che ha ultimamante acquistato le quote del Fondo Strategi-co Italiano Spa (FSI), soci-età controllata dalla Cassa Depositi e Prestiti, cioè direttamente dal Ministero del Tesoro. Atraverso la partnership con il FSI, il Fondo Sovra-no Qatar Holding LLC ha potuto acquistare quote

rilevanti di società italiane del “made in Italy”, come il 28% del gruppo Cremonini, gruppo italiano leader nella distribuzione della carne ed ha acquistato, da società italiane, il complesso im-mobiliare di Porta Nuova a Milano, costituito da gratta-cieli e palazzi. Forte di questi investimen-ti il Qatar, assieme all’Ara-bia Saudita, ha finanziato la costituzione dello Stato Islamico, mediante l’ac-quisto di armamenti ed attrezzzature, ha pagato una buona parte delle spe-se per miliziani jihadisti di verie provenienze che sono stati arruolati nell’ISIS ed in gruppi come Al-Nusra (fil-iale di A-Qaeda in Siria)ed ha provveduto a pagarne i salari per gli ingaggi, cre-ando in questo modo il più grande esercito mercenario al mondo. Che siano l’Arabia Saudita, il Qatar e gli Emirati Arabi siano i principali finanzia-tori dello Stato Islamico e che abbiano utilizzato per i loro fini strategici l’esercito di mercenari jihadisti, ques-to è un fatto certo. Si tratta, curiosamente, dei Paesi che rappresentano, secon-do quanto scrive anche il “Washington Institute for Near Policy”, i principali

Turchia, Qatar e Arabia Saudita in primis. Un caso emblematico del-la connivenza di

questi Stati con i miliziani dello Stato islamico viene dalla storia c’è la “maestra del jihad”, Bushra Haik.La sua vicenda viene rac-contata da L’Espresso: “Per l’Italia è una pericolosa terrorista, ricercata come reclutatrice di jihadisti per il cosiddetto Stato Islamico. Ma di fatto continua a viv-

ere nella capitale dell’Ara-bia Saudita, da dove i mag-istrati di Milano non hanno ancora ricevuto alcuna ris-posta al mandato di cattura internazionale spiccato già il 29 giugno scorso, che in teoria dovrebbe valere in tutto il mondo”. Bushra è accusata di aver indottrinato “decine di se-guaci del Califfato, tra cui Maria Giulia Sergio, 28 anni, la prima italiana recluta-ta dallo Stato Islamico, e la sorella Marianna, 31,

arrestata mentre stava or-ganizzando la partenza con i genitori verso la Siria”. La “maestra del jihad” è nata a Bologna, da famiglia siria-na, trent’anni fa. Tre anni fa si è trasferita in Arabia Sau-dita, a Riad, ed è proprio da qui che ha continuato a reclutare nuovi adepti per il jihad. Lo strumento da lei usato? Internet. Come riporta L’Espresso, che cita l’ordinanza di ar-resto della donna, “le lezio-ni di Bushra rappresentano una efficace e continua esaltazione delle azioni terroristiche dello Stato Is-lamico, perpetrate ai danni di occidentali, minoran-ze sciite e ostaggi anche musulmani”. In particolare, Bushra ha giustificato la strage di Charlie Hebdo, durante al-cuni colloqui con una delle sorelle Sergio: “Gli occi-

dentali non sono innocenti, perché i loro Paesi hanno mandato gli eserciti a ucci-dere”. La guerra contro l’IS dovrebbe cominciare con una campagna di terra con-dotta da paesi musulmani sunniti per non fornire al califfo un’arma di ricatto e di propaganda ideologica (presentarsi a un Islam sun-nita in via di proletarizzazi-one come il puro sunnita attaccato da crociati e da eretici); Gli stati che potrebbero fornire contingenti sunni-ti sono principalmente le monarchie della penisola arabica, i turchi, i curdi e gli egiziani (più improba-bile un modesto contributo giordano; più ancora qual-che complemento libico del governo di Tobruk e dei pa-esi maghrebini);

finanziatori (ovviamente indiretti e non ufficiali) dell’ISIS, che negli ultimi due anni avrebbe ricevuto dagli Stati del Golfo Persico circa 40 milioni di dollari.Esistono decine di rapporti informativi che dimostra-no la complicità del Qatar ed dell’Arabia Saudita nel-la formazione dello Stato Islamico che risponde agli obiettivi comuni della Mo-narchia Saudita e del Qatar di spodestare il governo di Bashar al-Assad in Siria e smembrare il paese con-sentendo il passaggio di un gasdotto che, attraverso la Siria e la Turchia, dovreb-be portare il gas dei grandi giacimenti esistenti dal Qa-tar, in Europa. Naturalmente il progetto è sostenuto dagli USA e che (assieme ad Israele) sono l’attore principale nella strategia di abbattere i regi-mi filo iraniani (come quel-lo siriano) e ridisegnare la mappa del Medio Oriente in Siria ed In Iraq facendo leva sulle rivalità etniche e confessionali della regione (la strategia del caos).

APPELLO PER ALEPPO: dal Vicario Apostolico mons Abou KhazenVi scrivo da Aleppo dove siamo da qualche giorno sotto continui bombardamenti sui civili causando morti, feriti e distruzione, solo la notte scorsa abbiamo avuto nei nostri quartieri 4 quattro morti e più di quindici feriti, oltre le case e gli appartamenti danneggiati!Questi bombardamenti vengono effettuati dai gruppi chiamati ‘op­posizione moderata’ e come tali difesi , protetti ed armati ma in real­ta’ non differiscono dagli altri JIHADISTI se non col nome solamente. Sembra che abbiano avuto il fuoco verde per intensificare i loro bom­bardamenti sui civili. Forso vogliono fare fallire i negoziati di pace?! O fare intervenire delle forze regionali ed impedire l’ esercito regolare di avanzare e liberare la regione dal terrorismo e dai Jihadisti?!

>> Così l’Arabia Saudita aiuta i Terroristi dell’Isis <<Vladimir Putin lo ha detto chiaramente: ci sono Paesi, alcuni insospettabili, che finanziano l’Isis per il proprio tornaconto.

Alcune immagini di Aleppo (Città Siriana distrutta dai bombardamenti dei ribelli dell’Isis), a destra un presunto terrorista dell’Isis.

COMMENTO DI MASSIMO MAZZUCCO:...................................................

Alla luce del fatto che sauditi e qatarioti sembrano essere or-mai usciti allo scoperto chiamando a raccolta le forze sunnite, ovviamente curdi esclusi anche per non indispettire l’alleato o comunque l’amico Erdoğan, e quindi passando a una fase ulteriore della loro “fitna” antisciita e antiraniana, diviene molto interessante il fatto che anche i nostri media si siano di fatto allineati: e giù a sottolineare il comportamento ag-gressivo russo (una nave da guerra nel Bosforo: orrore!; navi che dal Mediterraneo lanciano missili sugli obiettivi filo-IS, perché ormai è chiaro che le milizie siriane antiassadiste sono quanto meno obiettivamente tali: raccapriccio!; Putin “si augura” – minacciosamente, “terroristicamente” – di non dover armare i suoi missili con testata atomica: ah, il crimi-nale! Perché ovviamente i missili a testata atomica nel Vicino Oriente non ce l’ha nessuno, e il vero pericolo sono i missili convenzionali “a media gittata” che sarebbero stati testati dagli iraniani, come sempre i nostri media informano).

Lunedi 14 Marzo 2016Pag 8

TERRORISMO e U.S.A.

E’ il potere a fabbricare il terrore, ma il 30% non ci casca più!

La Terza Guerra Mondiale? Ci siamo già dentro: ed è cominciata l’11 settembre del 2001, con l’attacco alle Torri Gemelle...

di Andrea Carboni……………………

11 Settembre 2001, dopo l’attacco alle Torri Gemelle ci fu l’invasione in Iraq e Afghanistan, da

allora, solo guerra. Non c’è davvero altro modo per definire lo scenario di inar-restabile e devastante dest-abilizzazione globale, con milioni di morti e popoli in fuga, in un’aera vastissima: dall’Asia Centrale al Medio Oriente, all’Africa, fino al terrorismo finto-islamista che minaccia l’Europa. La buona notizia – l’unica – è che un 20-30% dell’uman-ità di sta “risvegliando”, e ha capito che non si può più fidare del sistema main-stream, politico e finanziar-io, economico e mediatico.E’, in sintesi, la visione fornita in questi giorni da Fausto Carotenuto, già ana-lista strategico dei servizi segreti italiani, ora anima-tore del network “Cosci-enze in Rete”, che diffonde contro-informazione con particolare attenzione al profilo invisibile, anche “spirituale”, degli avveni-menti. La tesi: una piramide “nera” di potere fomenta la paura e l’odio, in ogni parte del mondo, per generare altra paura e altro odio, in una spirale senza fine. Nel corso di una lunga intervista radiofonica a “Forme d’Onda”, trasmis-sione web-radio, Carotenu-to espone il suo pensiero in termini anche estrema-mente sintetici: la guerra in Siria non è che l’ultimo capitolo della grande guer-ra ultra-decennale contro i Isisregimi “laici” dell’area islamica, da quello di Sadd-am a quello di Gheddafi. Lo strumento-cardine del “potere nero”? Il cosiddetto fondamentalismo jihadis-

ta, ieri Al-Qaeda e oggi Isis. «Tutte creazioni dell’intel-ligence occidentale, che ha obbligato le monarchie del Golfo – a loro volta, una creazione occidentale, recente e precaria – ad appoggiare, finanziare e armare i tagliagole dello Stato Islamico», facendo esplodere di colpo, in par-allelo, anche la tradizionale rivalità tra sunniti e sciiti.Movente fondamentale: «Costruire un nuovo, grande nemico, chiara-mente percepito come tale, capace di rimpiazzare il “nemico pubblico” del pas-sato, l’Unione Sovietica». Secondo Carotenuto, «l’Oc-cidente non impiegherebbe più di 15 giorni a sbaragliare l’Isis, ma non lo fa: perché è una sua creazione». L’obi-ettivo è semplice: demolire ogni residua sovranità statale e regionale oltre il Mediterraneo, e – in Europa – convincere i cittadini che dovranno accettare neces-sarie restrizioni, dovendo fronteggiare un nemico pericoloso, crudele, folle. «Essendo impossibile “fab-bricare” un nemico anche solo lontanamente parag-onabile all’Unione Soviet-ica, per potenziale strate-gico e militare – continua Carotenuto – si è scelta l’op-zione più comoda, quella del terrorismo, ripescando dall’immaginario collettivo l’antica eredità delle Croci-ate, lo schema “cristianità contro Islam”». Suggestioni storiche ma soprattutto ter-rorismo, dunque: un’arma “low cost”, invisibile ma on-nipresente, che può colpire a Damasco o a Parigi, «in questo caso, magari, per dimostrare – mettendo in piazza la strana inefficienza degli apparati di sicurezza francesi – la necessità di un super-Stato gendarme, ovviamente europeo, che sequestri ogni restante po-

tere democratico nazion-ale». Geopolitica e terrore.E’ la tecnica del caos, quel-la della strategia della ten-sione già usata in passa-to, in Italia: anche allora, Fausto Carotenutoquando c’erano le Brigate Rosse, tanti giovani inconsapevoli sono stati manipolati, per un causa che credevano

loro, ma che invece faceva parte di un disegno etero-diretto che aveva il medes-imo scopo, incutere paura e legittimare i governanti al potere». Il grande obiettivo, per Carotenuto, è sempre lo stesso: impedire che si risvegli la coscienza. «Se uno “dorme”, resta nelle sue abitudini di consumo e

Nella turbolen-ta epoca in cui viviamo, in un mondo dilani-ato da conflitti

per l’egemonia, accade di frequente che un av-venimento eccezionale catalizzi l’attenzione dell’opinione pubblica e si scateni da questo una campagna mediat-ica per spiegare e rac-contare gli avvenimenti secondo la versione uf-ficiale dettata in modo uniforme dalle centrali dei media e dalle grandi agenzie di informazione che trasmettono attra-verso le reti Tv ed i gior-nali in tutto il mondo occidentale e non solo di quello. Non esiste dubbio che il maggior numero di av-venimenti che colpiscono l’opinione pubblica, oltre alle calamità naturali, sono quelli che si riferiscono agli attacchi terroristici, av-venimenti che producono nell’opinione pubblica un

clima di tensione, di insi-curezza e, spesse volte, di panico. Questo e’ stato il caso dell’attentato avvenuto a Parigi contro i vignettisti di Charlie Hedbo e, più’ di re-cente degli attentati a Tuni-si, quello attuato al museo e gli attacchi terroristici contro i bagnati presenti nella spiagge tunisine, fre-quentate da turisti occiden-tali. Chi come noi si occupa di controinformazione , in questi casi cerca di analiz-zare a fondo ed in modo critico gli avvenimenti, dif-fidando delle informazioni ufficiali e sottolineandone le incongruenze, cercando in parallelo altre fonti al-ternative ma, oltre a ques-to, applicando anche una logica politica che cerca di individuare i reali obiettivi dell’atto terroristico e le fi-nalità ultime che questo si propone. Non sempre si indo-vina ma spesso, a dis-tanza di tempo, quelle

che inizialmente sono soltanto delle ipotesi o congetture, ignorate dai media ufficiali, spesso si rivelano reali e concrete alla luce dei successivi avvenimenti dai quali arrivano le conferme di quello che si era soltan-to supposto o di cui vi erano evidenze in fonti non accreditate. Così è accaduto ad esem-pio nell’Italia degli anni ’70 quando i vari attentati che scuotevano la commozi-one dell’opinione pubblica venivano accreditati alla abituale pista “neo fas-cista”, salvo poi, grazie a rivelazioni fatte dagli stessi esponenti della classe po-litica, si è scoperta la re-altà di una “strategia della tensione” messa in atto da mandanti che erano nelle centrali dei servizi e degli apparati paramilitari occul-ti (Gladio) che erano a loro volta al servizio del potere atlantista per i suoi scopi, mascherati dalla difesa anti sovietica.

continua a fidarsi di quello che i media gli raccontano, si abituerà a sopravvivere passando da un’emergenza all’altra, senza mai vedere che il nemico, quello vero, non è lontano da noi – e non è ovviamente musul-mano». Nonostante tutto, Carote-nuto scommette sul futuro:

«C’è almeno un 20-30% dell’umanità che si sta let-teralmente risvegliando alla verità e non cade più nell’inganno. Per questo, probabilmente, assistiamo a tanta violenza: i domi-nus hanno capito di aver-ci già perso, e puntano a spaventare gli altri, quelli che “dormono” ancora.

Il Terrorismo come alibi del POTERE DOMINANTE

Lunedi 14 Marzo 2016 Pag 9

L’ISIS è stata partorita dagli Americani: TUTTE LE PROVE!

di Maurizio Leli……………………

Prima di gridare al “complotto” state fermi: è tutto vero. Le fonti ci sono, sono tante e io ve

ne elencherò solo alcune tra le più accreditate. Par-to dai giorni nostri, o meg-lio, da quanto è accaduto una settimana fa quando Hillary Clinton, in un’in-tervista rilasciata a Jef-frey Goldberg del giornale web “The Atlantic“, ha ammesso: “L’Isis è roba nostra ma ci è sfuggita di mano“. Queste parole hanno fatto il giro del web e sono state pubblicate integralmente da numerosi organi d’infor-mazione, ma non dai media nazionali italiani che, da sempre, si pongono ormai passivamente di fronte ai più grandi problemi di po-litica estera. Veniamo dun-que alle dichiarazioni della signora Clinton.

LE CONFESSIONI DI HILLARY:“È stato un fallimento. Ab-biamo fallito nel voler creare una guerriglia anti Assad credibile. Era formata da islamisti, da secolaristi, da gente nel mezzo. Il fallimen-to di questo progetto ha por-tato all’orrore a cui stiamo assistendo oggi in Iraq” – E ancora – In un’intervista che risale allo scorso feb-braio il presidente Obama mi disse: “Quando hai un esercito di professionisti che combatte contro contadini, falegnami e ingegneri che iniziano una protesta devi fare qualcosa. Purtroppo modificare l’equazione delle forze in campo è difficile, e quasi mai ci si riesce”. All’epoca non capii. Oggi mi è tutto chiaro, scrive Gold-berg.

Clinton: “Obama in po-litica estera è troppo cauto. L’America ha bisogno di un leader che crede che il pro-prio Paese sia un’indispen-sabile forza di pace, nonos-tante gli errori commessi. Anzi, gli errori li commette proprio chi fa, fanno par-te del ruolo dell’America. Obama cerca con troppa insistenza di comunicare agli americani che non sta facendo qualcosa di folle.

Ma di agenti segreti e di ex 007 insospettabili ne è pieno anche l’ISIS a cominciare sul loro capo, Abu Bakr al-Baghdadi. Secondo quanto rivela-to dalla talpa america-na della NSA, Edward Snowden, il capo del-lo Stato Islamico non sarebbe altri che un at-tore ebreo di nome Si-mon Elliot. Più che musulmano dun-que, al-Baghdadi sareb-be di religione ebraica (ammesso che ce l’ab-bia).

Più che arabo, sarebbe un agente del Mossad. E in qualità di agente del Mossad e di artefice nell’operazione di crea-zione dello stato islami-co incontrò il parlamen-tare americano McCain come immortalano al-cune foto.

È troppo ragioniere. Noi, invece, dovremmo portare avanti una politica estera bilanciata. Una via di mez-zo tra la bellicosità di Bush e l’attesa di Obama. Atten-dere lo sviluppo degli eventi non ti porta a prendere deci-sioni migliori e più sagge per il mondo e per l’America”. L’ex Ministro degli Esteri americano continua: “Ab-biamo fatto un gran lavoro contro l’Unione Sovetica. Ma abbiamo anche commesso molti errori. Abbiamo appoggiato per-sonaggi veramente cattivi. Abbiamo fatto cose in Amer-ica Latina e nel Sud-est asia-tico di cui non vado per nulla fiera. Ma all’epoca c’era un obiettivo più grande. E lo abbiamo raggiunto. Tutto il resto è passato in secondo piano. È così che bisogna agire, che deve agire l’Amer-ica”.

Insomma, Hillary lo am-mette, si confessa: l’Isis, quello che oggi viene ritenuto “il male assolu-to”, è in realtà una loro creatura. Ma, andando un pò più nel partico-lare, chi ha finanziato l’Isis? Quali erano le sue funzioni originarie?

LA GENESI DELL’ISIS Come rivelò a tempo deb-ito lo stesso Edward Snowden fornendo, a supporto delle sue dichi-arazioni, anche i docu-menti ufficiali trafugati dalla National Security Agency (NSA) a finanziare lo Stato Islamico di Iraq e

Sirya (ISIS) sono stati i pa-esi del Golfo, gli stati arabi (in particolar modo Qatar e Kuwait), con l’appoggio di Israeliani, Americani e Britannici. Ne scrive an-che Marcello Foa, ex gior-nalista de Il Giornale oggi direttore del gruppo edito-riale svizzero Timedia. La teoria, in pratica, con-ferma quanto confessato da Hillary Clinton. Tuttavia una domanda sorge spon-tanea: Come mai Hillary Clin-ton ha rivelato queste cose attaccando persino la posizione di Obama e definendolo “troppo at-tendista”? L’ex Ministro degli Esteri ha infatti affermato nel corso della stessa intervista al “The Atlantic”, che Oba-ma “avrebbe dovuto fare come Netanyahu, affon-dando il colpo”. In realtà la posizione degli americani è stata compromessa pro-prio dalla diffusione di file segreti ad opera di Edward Snowden. E’ verosimile infatti, che se non fossero circolate le foto scattate all’attuale leader dell’ISIS definito “moderato” da McCain che posa accanto a lui in ben due fotografie, la Clinton se ne sarebbe guardata bene dal mettere la pulce nell’orecchio alla stampa internazionale. Non è tutto: sin dai tempi dell’attacco ad Assad (set-tembre 2013), il parlamento americano si spaccò in due tronconi: c’era chi preferiva fare una partita a scacchi col fine di dare lezioni di diplomazia come Obama, e chi come la Clinton avrebbe preferito un bel bombarda-

mento come antipasto. Giocando su questa divi-sione s’insinuò Vladimir Putin che, confondendo le carte, spiazzò tutti eli-minando il casus belli: “Assad vi restituirà le armi chimiche”. Non importa se qualche tempo prima sia Assad che Vladimir Putin dichiararono che l’attac-co con le armi chimiche in Syria non era stato fatto dall’esercito siriano (che pure si è macchiato di cri-mini, intendiamoci), ma dai cosiddetti ribelli e non im-porta se persino le email trafugate alla Britam e pubblicate su un sito d’intelligence canadese rivelarono una mercifica-zione di armi chimiche che coinvolgeva direttamente i ribelli, gli inglesi, gli amer-icani e il principe arabo Bandar Bin Sultan. Chi sono questi ribelli? Sono quelli intervistati da un grande giornalista: Dale Gavlak, corrispondente dal Medio Oriente per Mint Press. In passato ha lavorato come corrispondente per l’As-sociated Press, la NPR e la BBC. Verso la fine di agos-to Dale Gavlak si è recato a Damasco e Ghuta dove ha avuto modo di doman-dare proprio a loro, ai ribelli “chi ha lanciato le armi chimiche?”. La risposta ha spiazzato tutti: “Non ci han-no detto che tipo di armi erano, né come dovevano essere utilizzate. Noi non sapevamo che fossero armi chimiche”. Una frangia di ribelli ind-ica come responsabile un nome noto alla maggior parte dei giornalisti d’inchi-esta: il signore della guerra,

Bandar Bin Sultan principe saudita che avrebbe con-tinuato ad incontrare seg-retamente diplomatici USA. Tuttavia, la stampa nazion-ale italiana tace e tace per molti mesi. Ma poi è costretta a dire la verità quando un maestro del giornalismo investiga-tivo americano, Seymour Hersh, premio Pulitzer nel 1970, oggi firma del New Yorker, disse che nell’oper-azione sarebbe stata coin-volta anche la Turchia per favorire l’intervento amer-icano. Il quotidiano La Stampa ha inoltre rivelato che è stato il Qatar a finanzi-are l’Isis, mentre altre fon-ti indicano la Turchia come principale finanziatore dei ribelli di al-Nusra.

CHI SONO I RIBELLI? Prima di proseguire, è nec-essario precisare che coloro che sono stati definiti dal-la stampa internazionale “ribelli” sono in realtà i gruppi Jihadisti ISIS (fi-nanziati dal Qatar che, in-sieme all’Arabia Saudita, ha maggiori rapporti con i servizi segreti americani e britannici), Al Nusra (fi-nanziati prevalentemente dalla Turchia) ed i qaedisti di Al Zawahiri. Si tratta quindi di tre rami uniti in nome della Jihad, la loro unione è avvenuta soprat-tutto nel territorio siriano ed è dimostrata dai numer-osi scambi di ostaggi tra i tre gruppi. Una settimana fa lo Stato Islamico ha mas-sacrato e decapitato 700 civili siriani. I mass media di tutto il mondo non han-no riportato la notizia ad eccezione di Russia Today. L’attenzione dei mass me-dia occidentali è tutta rivol-ta a quanto sta accadendo in Kurdistan, regione che è sempre stata interessata da violazioni dei diritti umani ad opera soprattutto del governo turco e la cui situ-azione cominciò a degen-erare già due anni fa come riportò l’Osservatorio Italo Siriano. Non è tutto: Un parlamentare iracheno Mohammed Sehoud ha dichiarato: “Gli Usa hanno bombardato l’ISIS perché si è esteso più di quanto con-cordato con essi”

IL RAPPORTO TRA McCain ED I TERROR-ISTI SIRIANI:

l senatore McCain è tra i maggiori critici della po-litica estera di Obama so-prattutto in relazione alla questione siriana. Come rivelato già dal giornalista Seymour Hersh, McCain non ha mai smesso di in-contrarsi con i membri di alcune cellule arabe sin dal 2007. Alcuni incontri, so-prattutto quello avuto con Al-Baghdadi è de-cisamente più recente, risale infatti al maggio 2013 e concerne unica-mente la questione sir-iana. McCain ha infatti attraversato il confine turco ed è giunto in Syr-ia guidato dal generale Salem Idris, il capo del Consiglio militare su-premo dell’Esercito siri-ano libero. McCain e Idris hanno poi avuto un incontro con i leader delle maggiori cel-lule anti-Assad tra cui il leader del Free Syrian Army (FSA), che non sono degli eroi ma sono coloro che hanno girato un video di una decapitazione.Della visita segreta in Syria di McCain è stata pubblica-to un report esclusivo sul thedailybeast.com.Gli americani c’entra-no e non poco sul fi-nanziamento di gruppi terroristici arabi e sulla genesi della Terza Guer-ra Mondiale a cui, come precisammo un anno fa, si stavano preparando sin dal 2010 (con i primi scontro in Nord Africa e poi con l’ap-provazione del National Defense Authorization Act (NDAA) del dicembre 2011. Se tutto questo anco-ra non basta per compren-dere il ruolo centralissimo degli USA nell’operazione di finanziamento ai terror-isti arabi (tra cui l’ISIS) allo-ra non resta che tirare fuori un’altra confessione: quella del senatore americano Rand Paul il quale, senza al-cuna esitazione, conferma che gli USA e altri loro al-leati finanziano ISIS, il vid-eo risale al giugno 2014 ed è stato trasmesso in tutto il mondo tramite il canale della CNN.

Alcune immagini del Capo dell’Isis Al Baghdadi, con il Senatore Americano John McCain

Chi è davvero il CAPO dell’ISIS AL BAGHDADI?

Il leader dello Stato Islamico (ISIS) Abu Bakr al-Baghdadi ai tempi in cui era un agente del Mossad, poi entrò in al-Qaida, organizzazione da cui nacque lo Stato Islamico.

TERRORISMO e U.S.A.

Lunedi 14 Marzo 2016Pag 10

ISIS: Una creazione della CIA per giustificare la guerra

all’estero e la repressione nel territorio Americano>>l’ISIS viene utilizzata come strumento per giustificare la guerra in Medio Oriente e per provocare paura e panico in tutto il mondo<<

di Jasmine Dicaro……………………

L’ISIS è stata cre-ata dalle forze che la combat-tono.Fin dalla crea-

zione delle nazioni dem-ocratiche – quando an-cora l’opinione pubblica contava – la classe politica era posta di fronte ad un di-lemma: La guerra è neces-saria per ottenere il potere, la ricchezza, e il controllo, ma il pubblico ha la tenden-za ad essere contrario ad essa. Cosa fare? La risposta è stata trovata decenni fa ed è ancora utilizzata con successo oggi: Creare un nemico così terrificante che le masse implorino il gover-no di andare in guerra. Questo è il motivo dell’es-istenza dell’ISIS. Questo è il motivo per cui i video delle decapitazioni sono così “ben prodotti” e pubbliciz-zati in tutto il mondo attra-verso i media mainstream. Questo è il motivo per cui le fonti di notizie riportano regolarmente titoli allarm-istici circa l’ISIS. Essi sono utilizzati per servire al meg-lio gli interessi delle élite mondo. Gli obiettivi sono: influenzare l’opinione pub-blica per favorire l’inva-sione dei paesi del Medio Oriente, fornire un pretes-to per l’intervento di una “coalizione” internazionale e produrre una minaccia nazionale che verrà utiliz-zata per togliere i diritti e

aumentare la sorveglianza. In breve, l’ISIS è un altro esempio della tattica seco-lare utilizzata per creare un nemico terribile in modo spaventare le masse. “Inoltre, mentre l’America diventa una società sem-pre più multi-culturale, po-trebbe essere più difficile costruire un consenso su questioni di politica estera, tranne in circostanze di una minaccia esterna diretta.” Zbigniew Brzezinski, La Grande Scacchiera Circa un decennio dopo l’invasione dell’Iraq (che è ancora una zona peri-colosamente caotica), la maggior parte concorda sul fatto che la guerra si basò su false premesse. Il pubbli-co alla fine riconobbe che le “armi di distruzione di massa” abbondantemente propagandate da George W. Bush e Donald Rumsfeld erano una totale invenzi-one. Nonostante questo fatto, gli Stati Uniti ed i suoi alleati (insieme con il Con-siglio delle Relazioni Estere e ad altri gruppi di opin-ione internazionali elitari) stanno ancora cercando di spingere la guerra in Medio Oriente, con la Siria come uno degli obiettivi primari. Mentre il pubblico in tut-to il mondo occidentale fosse decisamente contro l’invasione non provocata della Siria, un unico even-to mediatico ha cambiato completamente le carte in gioco: un breve video in cui un jihadista maschera-

to decapita un giornalista americano. La protesta è stata imme-diata. Come potrebbe non esserlo stato? Girato in alta definizione, con una perfetta illuminazione cin-ematografica, i video delle decapitazioni sono messi a punto per generare una sensazione viscerale di or-rore e terrore. Vestito con un abito arancione che ri-corda quelli utilizzati nelle prigioni di Guantanamo Bay, un giornalista occiden-tale indifeso viene giusti-ziato da un fanatico barba-ro vestito di nero, mentre agita in aria un coltello.

Non esiste idea migliore per manipolare l’opinione pubblica al fine di scatena-re una guerra. Come effetto “bonus”, il video suscita is-teria anti-islamica in tutto il mondo, un sentimento che viene costantemente sfrut-tato dall’élite mondiale.Poco dopo, viene dichiarata guerra all’ISIS, quasi come se fosse stato pianificato da mesi. In un’intervista con USA Today, l’ex direttore della CIA Leon Panetta ha dichiarato che gli americani stessi dovrebbero preparar-si per una guerra di 30 anni che si estenderà ben oltre la Siria:

“Penso che ci troviamo da-vanti ad una guerra di 30 anni,” , che dovrà estender-si oltre lo Stato islamico per includere minacce emer-genti in Nigeria, Somalia, Yemen, Libia e altrove. In sostanza, nel giro di pochi mesi, un gruppo terroristi-co letteralmente spuntato fuori dal nulla, causando caos nelle regioni che gli Stati Uniti e i loro alleati cer-cano di attaccare da anni. Il suo nome: Stato islamico siriano, o ISIS. Il nome stes-so è simbolico e rivelatore. Perché un gruppo “islam-ico”, prende il nome da un’antica dea egizia? Forse perché è una delle figure preferite dell’elite occulte – i veri colpevoli dietro gli orrori del’ISIS. L’idea della CIA che finan-zia un gruppo islamico per favorire i propri interessi politici non è esattamente “inverosimile”. In realtà, ci sono diversi casi evidenti nella storia recente in cui gli Stati Uniti hanno aper-tamente sostenuto i gruppi islamici estremisti (sopran-nominati “combattenti per la libertà” nei mass media). L’esempio più flagrante e ben documentato è la creazione dei mujaheddin in Afghanistan, un gruppo che è stato creato dalla CIA per attirare l’URSS in una “trappola afghana”. Il ter-mine mujaheddin descrive “musulmani che lottano sul sentiero di Allah” e deriva dalla parola “jihad”. Il “grande nemico” di oggi

era l’amico del passato. Un importante architetto di questa politica fu Zbigniew Brzezinski uno degli statisti più influenti nella storia de-gli Stati Uniti. Da JFK a Oba-ma, Brzezinski è stato una figura importante che ha plasmato la politica degli Stati Uniti in tutto il mondo. Creò anche la Commissione Trilaterale con David Rocke-feller. Nel seguente estratto da un’intervista del 1998, Brzezinski spiega come i mujaheddin sono stati uti-lizzati in Afghanistan:Domanda: L’ex direttore della CIA, Robert Gates, ha dichiarato nelle sue mem-orie, che i servizi segreti americani cominciarono ad aiutare i Mujahadeen in Afghanistan sei mesi prima dell’intervento sovietico. In questo periodo tu eri il consigliere per la sicurezza nazionale del presidente Carter. Hai quindi giocato un ruolo in questa vicenda. E ‘corretto? Brzezinski: Sì. Secondo la versione ufficiale della storia, l’aiuto della CIA nei confronti dei Mujahadeen è iniziato nel corso del 1980, vale a dire, dopo che l’esercito sovietico invase l’Afghanistan, il 24 dicem-bre 1979. La realtà, segre-tamente custodita fino ad ora, è completamente di-versa, infatti, fu il 3 luglio del 1979 la data in cui il presidente Carter firmò la prima direttiva per aiutare segretamente gli oppositori del regime di Kabul.

DETTAGLI DISCUTIBILI DELL’ISIS

L’ISIS è la nuova Al-Qa-eda, completamente adattata ai tempi mod-

erni. Spuntando dal nulla nel giro di pochi mesi, l’ISIS apparentemente si è assi-curata un gran numero di risorse, armi, attrezzature multimediali high-tech e specialisti in propaganda. Da dove provengono i soldi e il know-how?

La storia del leader dell’ISIS, Abu Bakr al Bagh-dadi, è estremamente tor-bida. Secondo alcuni rap-porti, al Baghdadi è stato arrestato dagli americani a Camp Bucca in Iraq per un certo numero di anni. Alcu-ni ipotizzano che è durante questo periodo che iniziò a collaborare con la CIA.“Fu catturato dagli ameri-

cani nel 2005 e venne trat-tenuto a Camp Bucca nel soffocante sud dell’Iraq per anni, anche se è difficile individuare le circostanze e la tempistica della sua liberazione. In ogni caso, fu libero dal 2010 e fu tal-mente attivo nel movimen-to jihadista che assunse il controllo del ramo iracheno di al Qaida dopo la morte dei due superiori “. Miami Herald, Who is Iraq’s Abu Bakr al Baghdadi, world’s new top terrorist? Poco dopo il suo rilascio, al Baghdadi salì rapidamente tra i ranghi di Al-Qaeda, accumulò una fortuna, fu espulso da Al-Qaeda, e ora conduce l’ISIS. Venne sup-portato da forze esterne?

Durante la sua prima ap-parizione pubblica come capo dell’ISIS, al Baghdadi ha ordinato ai musulmani di obbedire a lui come “il leader al vostro comando.” E’ stato anche visto indos-sare un orologio costoso, probabilmente un Rolex, un Sekonda o un Omega Sea-master – tutti costano un paio di migliaia di dollari. Una scelta di moda strana per un leader che ha giura-to di comabattere la “deca-denza occidentale”. Configurati per il massimo effetto teatrale, i video han-no dettagli discutibili. In primo luogo, perché le vit-time prossime alla decap-itazione sono così calme e tranquille?

SPECIALE EVENTI

Sabato 20 febbraio, alle ore ore 15:30, a Bologna, presso il Centro Sociale Giorgio

Costa, in Via Azzo Gardino, 48, sarà presentato il libro di Fabio Falchi

“IL POLITICO E LA GUERRA”

TERRORISMO e U.S.A.

Lunedi 14 Marzo 2016 Pag 11

AMERICA IN DECLINO

Una previsione per il 2016:SI AVVICINA IL CROLLO DELL’IMPERO USA

di Massimo Mazzucco…………………………

L’esperimento ha dell’incredibile. Provate a tenere una bottiglia d’acqua nel con-

gelatore per circa due ore e mezzo, poi prendetela deli-catamente. Vedrete che l’ac-qua è ancora liquida nonos-tante la sua temperatura sia scesa molto al di sotto dello zero. Basta allora un col-petto sulla bottiglia perché l’acqua si trasformi istanta-neamente in ghiaccio. L’ef-fetto è sorprendente. E’ la sopraffusione. Questa brutale trasformazi-one di fase può applicarsi anche alla biologia, come alle società umane. Pro-prio come l’acqua della nostra bottiglia, il Sistema neoliberale statunitense, all’origine della nostra contro-civiltà, si trova già al di sotto del fatidico gra-do zero. Malgrado la sua apparente normalità, è in uno stato di totale disor-ganizzazione e basta un semplice shock per provo-carne l’implosione. La caduta dell’impero USA, oramai matura, costituirà senz’altro lo shock decisivo in questione.

L’illusione dell’iper-potenza:Già da diversi anni, il decli-no dell’Impero statunitense ha conosciuto una acceler-azione fenomenale. La sua economia sta in piedi solo a prezzo di un indebitamento

permanente. Sul piano mil-itare, il Pentagono mette in campo mezzi sempre più colossali per risultati sem-pre più modesti, avendo raggiunto peraltro il tetto massimo in materia di tec-nologia militare. Infine, sul

il frutto di un’illusione fan-tastica, di una meravigliosa operazione di comunicazi-one realizzata da 70 anni di propaganda hollywoodiana che ha ipnotizzato gli spiriti. Sotto la vernice, l’Impero mostra le crepe.

ienza statunitense è illuso-ria. Attualmente negli Stati Uniti più di 46 milioni di per-sone fanno la coda davanti alle banche alimentari. La disoccupazione esplode nonostante le statistiche truccate che consentono

Solo l’onnipotenza del dol-laro nei mercati interna-zionali, drogata da emis-sione di banconote a pieno regime, mantiene il Titanic USA a galla, a prezzo di un indebitamento senza fine. Allo stato, la somma dei

piano geopolitico, l’Impero sconta fallimenti ed errori, che comportano un declino della sua leadership negli affari mondiali.Oramai, anche se la super-potenza USA è ancora ben reale, non è più paragona-bile all’idea che ce n’era-vamo fatta. Perché l’im-magine della iper-potenza statunitense è soprattutto

E sta perdendo anche l’ultima battaglia, quella dei cuori, e adesso sono rimaste solo la casta polit-ica liberale e i suoi chierici mediatici a credere ancora ai suoi giochi di prestigio.

Un’economiadeteriorata:Dunque, prima di tutto sul piano economico, la resil-

al Mercato dei pazzi di credere ancora al miraggio. Ma in realtà, se si calcolano i disoccupati di lunga du-rata eliminati dalle statis-tiche all’epoca di Clinton, la disoccupazione in USA oscilla tra il 13% della popo-lazione attiva, secondo gli estimatori più ottimisti, e il 23%, calcolato dai più real-isti.

Uno dei miei ultimi articoli in vari siti "Jimmy Carter ha ragione quando afferma che gli USA già non sono più una democrazia", ha prodotto molti commenti di lettori che hanno detto cose come “gli Stati Uniti sono sempre stati una Repub-blica. Non ci sono vere de-mocrazie nel mondo mod-erno”. Questa sarà la mia risposta a tutti quelli che hanno manifestato questa opinione: Questa è una democrazia o è piuttosto una nazione governata da una ristretta elite, una aristocrazia, che in questo paese è costituita da più o meno 500 multi-miliardari che si comprano i politici che noi abbiamo eletto”? Oggi giorno negli USA il sis-tema politico è basicamente una frode? Una dittatura, in-vece che una democrazia? Una forma di aristocrazia ove una elite controlla il governo?

RepubblicaDemocratica: Questo non è un problema semantico, in assoluto. Il primo partito politico degli USA fu denominato il “Par-tito Democratico”, tuttavia avrebbe potuto essere chiamato molto meglio il “Partito Repubblicano Dem-

ocratico", perchè questi due termini sono essenzial-mente sinonimi in qualsia-si nazione che dispone di una grande popolazione, in cui il pubblico elegge i suoi rappresentanti che lo rap-presentino, invece di votare direttamente le politiche che il governo deve attuare – convertite in leggi, e farle rispettare dai suoi agenti dovutamente autorizzati o no, e per esercitare la gi-ustizia attraverso giudici o giurati nominati democrati-camente. Le uniche democrazie che possono esistere, ad eccezi-one delle piccole, sono de-mocrazie rappresentative: sono le Repubbliche. Le Re-pubbliche sono l’unico tipo di nazioni democratiche che esistono, in termini pratici.

Un’idea manipolata:Allora, da dove nasce l’idea comunemente erronea del fatto che c’è una differenza tra i termini ? (Democrazia Vs. Repubblica) Vado a presentare una teo-ria rispetto a questo: questo errore generalizzato si deve al fatto che i governi in una dittatura -cioè a dire un gov-erno “aristocratico” control-lato da una elite, come lo è opposto ad un governo aut-enticamente rappresenta-tivo del popolo- può trarre

in inganno molte persone nel malinteso su quale sia il vero problema. Il vero prob-lema è il seguente.La questione essenziale è se il paese sia controllato da una sua aristocrazia (una dittatura), o dal suo pubbli-co (i cittadini).

Governati da una aristocrazia:Dobbiamo essere franchi ed onesti: un governo che viene controllato da una elite (aristocrazia) è una dit-tatura, indipendentemente se questa aristocrazia si tro-vi nell’Italia fascista o nella Germania nazional -social-ista o nell’URSS comunista, o nella Corea del Nord o negli Stati Uniti d’America.Se non si affronta questo problema e sinceramente, non attraverso giochi se-mantici ed erronei, allora non ci sarà neppure una possibilità di restaurare una democrazia, la Repubblica democratica, o come quello che ciascuno preferisca chi-amare, che i nostri Fonda-tori avevano previsto, e che è durato all’incirca per due secoli su queste coste e che fu ammirato ampiamente ed anche invidiato (da alcu-ni) in tutto il mondo.

Distorcere il problema:L’elite dominante ed i suoi

servi non vogliono che questo enorme problema venga affrontato, tuttavia Jimmy Carter lo ha fatto chiaramente. Ed anche io l’ho fatto. Uno dei modi per distorcere questo problema consiste nel ripetere in forma osses-siva il concetto dei “buoni residenti”(cittadini) rispetto ai “cattivi residenti” (immi-grati) perchè questa forma nazionalista di vedere le cose permette all’elite di di-videre il pubblico contro se stesso e, pertanto, mante-nere il controllo del potere contro ogni interesse pub-blico. La Germania nazista seguì questo sistema.Un’altro modo di sviare l’at-tenzione è quello di compra-re il controllo di tutti i partiti politici che hanno la possi-bilità di andare al governo e così creare, basicamente, un governo “democratico” o “repubblicano” controllato

da una elite aristocratica, per quanto, talvolta , da una fazione all’interno del-lo stesso partito. Compresa l’ipotesi in cui, se una fazi-one diversa all’interno del-la elite prende il controllo , continua ad essere la stessa dittatura-perchè il pubblico non dispone del controllo. Esistono molti modi per ingannare l’opinione pub-blica. Ci sono molte forme di governare il popolo. Tuttavia si tratta sempre di forme di controllo elitar-io – e normalmente di una elite super danarosa (elite finanziaria) che corrisponde ad una dittatura della elite.Si richiede forse una rivoluz-ione violenta per destitu-irla? Se è così allora non esiste la probabilità che un gruppo che governa con la forza, sia sostituito da un gruppo differente che, allo stesso modo, debba gov-ernare con la forza?

debiti privati e pubblici de-gli Stati Uniti raggiunge la cifra stratosferica di 64.000 miliardi di dollari. Il dollaro ha oramai perso tanto prestigio, che perfino il Fondo Monetario Inter-nazionale (FMI) ha inseri-to nel suo paniere lo yuan cinese come moneta di ris-erva. La crescita di potenza dei BRICS ha consentito

loro ogni audacia, ivi com-presa quella di creare una loro banca di investimenti in concorrenza con la Ban-ca Mondiale di osservanza statunitense.In realtà gli Stati Uniti non sono più in grado di difen-dere la loro egemonia mon-etaria, e perfino gli acquisti di energia, soprattutto del petrolio, cominciano ad es-sere negoziati in rubli o in yuan, cosa impensabile solo pochi anni fa. In passato, tutti i regimi che avevano osato escludere il dollaro nelle negoziazioni energet-iche, come l’Iraq o la Libia, sono stati cancellati dalla carta geografica.

Ma c’è di peggio:Oramai, non si tratta più di capire quale sarà la nuova bolla speculativa made in USA, ma quando scoppierà, sapendo bene che già sta lì, sotto la vernice, pronta a gonfiarsi, ineluttabilmente.

Un Rambo dai piedid’argilla:Nonostante i 630 miliardi di dollari di budget annu-ale, 1,5 milioni di personale militare, 20.000 tank e aer-ei, una decina di portaerei e centinaia di sottomarini, decine di agenzie di infor-mazione che impiegano migliaia di spie, le perfor-mance dell’Impero sono deludenti.Da 25 anni, tutti i suoi in-terventi si sono chiusi con cocenti fallimenti, sia in Iraq e in Afghanistan, che nella guerra “per procura” siriana.

La più grande menzogna degli Stati Uniti: DITTATURA O DEMOCRAZIA?

Lunedi 14 Marzo 2016Pag 12

AMERICA IN DECLINO

L’ASCESA DI TRUMP di Giacomo Cirillo……………………

Per chi non lo sa-pesse in questi mesi si stanno svolgendo le primarie ameri-cane, dove i due

partiti politici principali, cioè il Partito Repubbli-cano e il Partito Demo-cratico eleggono interna-mente il proprio candidato presidente. Ieri si è votato in Nevada per i Democrat-ici e in South Carolina per i Repubblicani. La situazione attuale dei due schieramen-ti è questa:

PARTITO DEMOCRATICO

Stati in cui si è votato: IOWA, NEW HAMPSHIRE, NEVADA

CANDIDATI: Hillary Clinton 50 delegati, Bernie Sanders 50 delegati.

PARTITO REPUBBLICANO

Stati in cui si è votato: IOWA, NEW HAMPSHIRE, SOUTH CAROLINA

CANDIDATI: Donald Trump 61 delegati, Ted Cruz 11, Marco Rubio 10, Jeb Bush 4, Ben Carson 3.

Con le elezioni di ieri in South Carolina, il miliard-ario Donald Trump ini-zia a staccarsi dai suoi avversari, nonostante le polemiche e la “scomunica” del Papa. Certo mancano ancora moltissimi stati, ma le probabilità di una sua vittoria iniziano a salire. Si segnala già il ritiro dalla corsa di Jeb Bush. Ora sarà fondamentale capire dove andranno i suoi elettori se verso Trump o verso Cruz o Rubio. Se dovessero divid-ersi in parti uguali, la nomi-nation di Trump per la corsa alla presidenza è assicurata, mentre se dovessero river-sarsi in massa verso il can-didato dell’ establishment, cioè Marco Rubio, Trump rischierebbe di non essere più il primo. Ora ipotizzando una confer-ma della situazione odier-na, quindi una nomination di Donald Trump e magari anche una sua vittoria alle

presidenziali, soprattutto se dovesse affermarsi dall’al-tra parte il socialista Bernie Sanders, vediamo di spie-gare il titolo di questo arti-colo, cioè perché gli States inizierebbero la propria discesa nel caso il prossimo inquilino della Casa Bianca fosse Donald Trump.Inutile negarlo Trump è un estremista. Nel suo pro-gramma sono chiaramente identificabili misure di chi-usura verso gli stranieri sia messicani che musulmani, misure liberticide come la chiusura di parti del web per contrastare il terroris-mo, misure protezioniste molto aggressive nei con-fronti in primis della Cina e una innovativa vicinanza al nemico storico degli USA, cioè la Russia. Ma perché Trump potrebbe innescare la caduta dell’Im-pero USA e del dollaro? A mio avviso il motivo è sem-plicemente che Trump non è moderato, non è politicamente corretto. Gli USA hanno avuto anche presidenti aggressivi in po-litica estera, come i Bush, ma sempre e comunque persone politicamente cor-rette accettabili dai capi di governo alleati e non, gli USA non hanno mai avuto un presidente estremista, un Hitler. E in questo preciso momen-to storico in cui gli USA sono deboli, con Cina ed Europa che minacciano il ruolo di valuta di riferimento del dollaro, con una politica estera non all’altez-za seconda a quella della Russia di Putin, con una depressione economi-ca che sembra non finire mai, con l’aumento della disparità dei redditi, con tensioni sociali ed etniche sfociate in sommosse e saccheggi, un candidato estremista e “razzista” non può che esacerbare gli ani-mi e può essere la scintilla di un colossale incendio.Se gli USA fossero quelli di inizio novecento, cioè un’unione di stati che basa la propria ricchezza sulle proprie forze, non cambier-ebbe molto se vincesse ora uno come Trump, ma gli USA di oggi, sono uno sta-to in costante deficit della bilancia commerciale, sono

uno stato che basa gran parte della propria poten-za sulla forza del dollaro e sono uno stato con un deb-ito pubblico gigantesco, in buona parte proprietà di paesi stranieri, anche ostili come la Cina. E' il ruolo di stato e di valu-ta guida globale lo mantieni solo con una leadership forte e moderata. Quella di Obama è stata una leader-ship moderata ma debole, quella di Trump rischia di essere una leadership forte ma estremista. Come pot-ranno rapportarsi i buonisti governanti europei con un presidente razzista? Come potrà reagire la Cina ad un presidente americano che vuole ostacolare i suoi af-fari? Come reagiranno gli alleati islamici ad un presi-dente islamofobo?

Proviamo ad immaginare alcuni scenari:

1- TRUMP SI MODERA: Come spesso accade, i polit-ici una volta eletti, smussa-no ampiamente le posizioni espresse in campagna elet-torale. Anche in questo caso Trump, dopo aver sfruttato le paure degli americani in campagna elettorale, una volta ottenuto il risultato, cioè una volta ottenuta la presidenza, diventa un lead-er più moderato di quello che poteva sembrare. In questo caso possiamo im-maginare almeno tre sot-to-scenari:

A-MODERAZIONE TOTALE:Trump si allinea alle po-sizioni dei suoi predecesso-ri, magari aumentando la pressione sulla Cina e riav-vicinandosi a Mosca.

B-ISOLAZIONISMO:Trump modera le sue po-sizioni, ma ritira gran parte dell’impegno americano all’estero, magari chiuden-do anche molte basi in Eu-ropa. Le conseguenza di queste scenario potrebbe essere la deflagrazione di molte guerre regionale ora sopite o attenuate dalla presenza statunitense.

C-MODERAZIONE TRANNE CON ARABI E CINESI: Trump si allinea ai suoi pre-decessori però aumenta

pesantemente la pressione sulla Cina sia a livello mil-itare che economico e in-terviene pesantemente per schiacciare gli estremisti islamici. Cina e paesi islam-ici (in primis Saud e com-pany) potrebbero reagire dichiarando guerra al dol-laro e innescando la caduta dell’impero USA .

2- TRUMP NON SI MOD-ERA: Trump non cambia atteg-giamento e mantiene i suoi propositi estremisti

A-ESTREMISMO INTERNO:In politica estera, non cam-bia particolarmente po-sizione, in politica interna mantiene il suo atteggia-mento aggressivo, espelle e deporta tutti i clandesti-ni, costruisce muri e blocca gli islamici. Forte rischio di tensioni con le minoranze etniche e religiose (ispanici, neri, musulmani). Nel caso si ripetessero rivolte ugua-li o di maggiore entità a quelle avvenute pochi mesi fa, la repressione di Trump potrebbe essere brutale e c’è il forte rischio di una guerra civile.

B-ESTREMISMO ESTERNO: Trump modera le sue po-sizioni xenofobe in politica interna, ma aumenta le ten-sioni internazionali inter-venendo nei paesi islamici in guerra civile, aumentan-do la pressione militare su Cina, Corea del Nord e magari anche sul Venezue-la, senza escludere altre tensioni ora non prevedibi-li. Come nello scenario 1c, forte possibilità di ritorsioni verso il dollaro se non addi-rittura di veri e propri con-flitti militari.

C-ESTREMISMO TOTALE: Trump mantiene tutti i suoi propositi sia in politica in-terna che esterna provo-cando rivolte interne e pe-santi attacchi al dollaro e al debito pubblico americano. Forte rischio di default, ri-volte diffuse e addirittura di guerra civile. Probabile sganciamento e condanna degli alleati in caso di polit-iche o repressioni troppe violente. La recente “sco-munica” papale (che ricor-diamo non essere solo un

con conseguenze tragiche. E questo lo sostengo non per antipatia verso Trump o le sue politiche, ma da una posizione neutrale. I poteri forti potrebbero bloccare in qualche modo la corsa del magnate (assassinio, ricatti, scandali, ecc) se questo non dovesse succedere vuol dire che forse gli stessi poteri forti (che ricordiamo essere senza patria) non hanno più interesse a difendere l’Im-pero Statunitense. In qualsiasi caso, queste elezioni hanno un’im-portanza storica e po-trebbe direttamente o indirettamente cambiar-ci la vita. Giusto di ieri, la notizia che gli USA hanno deciso di chi-udere una storica base presente in Yemen e di ritirare truppe e personale diplomatico, a causa della crescente violenza tra mili-zie Houthi, jihadisti e gov-ernativi. Quindi, rendiamoci conto, gli USA che si ritirano non alla fine di un conflitto, ma proprio durante un’esca-lation. Gli stessi che per ogni accenno di instabilità erano sempre pronti ad interveni-re, ora si ritirano. Credo che già questo, insieme agli al-tri che elencheremo, siano segnali che l’Impero inizia a ritirarsi o perché schiaccia-to dal suo debito pubblico, dalle sue difficoltà econom-iche e dalle proprie prob-lematiche interne o a causa di un ordine di poteri forti che probabilmente hanno bisogno della decadenza degli States. Abbiamo quindi riassunto i possibili scenari che po-trebbero causare un crollo della potenza americana e le motivazioni che rendono credibile la possibilità di una guerra civile.Sicuramente, finché il dolla-ro e l’economia americana terranno, non assisteremo a niente di tutto ciò, ma se la fiducia nel biglietto verde dovesse polver-izzarsi, allora vedremo cadere anche l’Impero Americano sia all’esterno (con la fine della sua influ-enza nel mondo e dei suoi interventi, cosa che sta già avvenendo) sia all’interno con la divisioni in stati sep-arati o in opposte fazioni armate.

leader religioso, ma anche il leader di un potere forte), a mio avviso, da il “la” ad una sorta di sfiducia agli USA nel caso di vittoria del miliard-ario.

«Misure di chiusura nei confronti di messicani e musulmani;

Chiusura di una parte del web

per contrastare il Terrorismo;

Misure protezi-oniste molto

aggressive nei confronti di Cina

e Russia...»Sono solo

alcune delle pericolose

riforme che potrebbero es-sere attuate da

Trump.

Concludiamo dicendo che gli Stati Uniti reggono il pro-prio potere sull’imperialis-mo valutario del dollaro. Alcuni recenti fatti, come la scelta dello Zimbabwe di adottare lo Yuan cinese, o la scelta dell’Iran di commerci-are il petrolio in Euro e non i dollari, dimostrano che è già in atto un trend globale di rivolta verso questo stato di cose. Imperialismo valutario che ovviamente si basa sul-la fiducia nei confronti della valuta dollaro che a sua vol-ta si basa sulla fiducia nel sistema USA. Se a capo di questo sistema, si posiziona una persona che non gode più della fiducia di gran parte del mondo, il potere del dollaro potrebbe sciogliersi come neve al sole

Lunedi 14 Marzo 2016 Pag 13

LA DISCESA DEGLI USA

AMERICA IN DECLINO

Lo so, è da anni che da più parti si par-la dell’imminente caduta degli Sta-ti Uniti, della loro

decadenza, del mondo multipolare e via dicendo e invece loro, nonostante ciò, continuano ad essere l’uni-ca superpotenza del pian-eta, con il dollaro che addi-rittura si rivaluta su tutte le altre valute. Però, io credo che ora si vedano dei segnali importantissimi direi seg-nali di fine impero, di fine regime. Giusto di ieri, la notizia che gli USA hanno deciso di chiudere una storica base presente in Yemen e di riti-rare truppe e personale diplomatico, a causa della crescente violenza tra mili-zie Houthi, jihadisti e gov-ernativi. Quindi, rendiamoci conto, gli USA che si ritirano non alla fine di un conflitto, ma proprio durante un’esca-lation. Gli stessi che per ogni accenno di instabilità erano sempre pronti ad interve-nire, ora si ritirano. Credo che già questo, insieme agli altri che elencheremo, siano segnali che l’Impero inizia a ritirarsi o perché schiaccia-to dal suo debito pubblico, dalle sue difficoltà econom-iche e dalle proprie prob-lematiche interne o a causa di un ordine di poteri forti che probabilmente hanno bisogno della decadenza degli States.

Ma quali sono gli altri seg-nali della decadenza degli USA? Eccone alcuni:

1-Presidente Obama irrile-vante e senza potere, con il Congresso in mano ai re-pubblicani. Stallo istituzion-ale decisamente grave, che ha portato allo Shutdown e che potrebbe ritornare a set-tembre. Stallo che potrebbe durare fino al 2016, quando ci saranno le elezioni per il nuovo presidente. Umiliazi-one del presidente da parte di Netanyahyu che ha parla-to al Congresso senza incon-trarlo.2-Crisi con i principali al-leati, Arabia Saudita, Tur-chia e Qatar sembrano

seguire una propria linea indipendente, con Israele in rottura, con l’Unione Eu-ropea rapporti raffreddati dallo scandalo delle interc-ettazioni ai principali leader europei.3- Nascita di una Banca Mondiale Cinese alla quale hanno aderito anche paesi filoamericani come Italia o Giappone.4- Graduale ma costante riduzione degli scambi in dollari, soprattutto in Asia, a causa degli accordi bilat-erali organizzati principal-mente da Cina e Russia.5- Totale incapacità di af-frontare le sfide in politica estera, caos in quasi tutto il Medio Oriente e inade-guatezza nei confronti della Russia di Putin.6- Aumento esponenziale della criminalità interna.7- Manifestazioni, scontri e morti a causa della tensione tra afroamericani e forze dell’ordine.8- Flash Crash del dollaro, dopo il rinvio del rialzo del tasso di interesse da parte della Federal Reserve. Calo del biglietto verde giornal-iero più alto degli ultimi 15 anni.9- Le posizioni in leva su Wall Street iniziano a ri-dursi e di solito questo è un segnale che anticipa il crollo della borsa come descritto da questo articolo di Rischio Calcolato.

Questi, a nostro avviso, sono i principali segnali della decadenza struttur-ale dell’Impero Americano. Nel titolo abbiamo parlato di guerra civile, una guerra civile è una cosa grave, gli USA sono la maggiore po-tenza economica del piane-ta, sembra impossibile uno scenario del genere, ma se prima si verificasse uno dei seguenti eventi noi non lo potremmo assolutamente escludere:

1- Crollo devastante del dollaro;2- Crollo altrettanto devas-tante di Wall Street;3- Importante attentato (uguale o più grande dell’11 Settembre);

4- Shutdown e scontro is-tituzionale;5- Morte di Obama;6- Evento climatico o natu-rale straordinario;...............................................

Vediamo di analizzare brevemente ognuno di questi eventi che potreb-bero anticipare una guerra civile:

CROLLO DEVASTANTE DEL DOLLARO:Il dollaro è il vero strumento e simbolo del potere amer-icano sul resto del mondo. Possedere il vantaggio di poter stampare la valuta di riferimento mondiale, for-nisce agli Stati Uniti la possi-bilità reale di vivere al di so-pra delle proprie possibilità e quindi di poter sostenere il proprio costante deficit commerciale verso il resto del mondo e di sostenere il proprio bilancio pubbli-co sempre più deteriorato. Come sicuramente già sa-pete, è però in atto un grad-uale processo di sostituzi-one del dollaro come valuta di riferimento, processo a cui ha fortemente contribui-to la nascita dell’Euro (che è la seconda valuta più im-portante del pianeta) ma che è soprattutto sostenuto dai paesi in rottura con gli States come Russia e Cina, che stanno procedendo verso una sempre più totale indipendenza dal dollaro. Molti di voi diranno che il dollaro è attualmente fortis-simo, ma questo è a nostro avviso soltanto un enorme rimbalzo del gatto morto. Ed anzi il dollar standard come a suo tempo il gold stand-ard, muore proprio quando le garanzie sono richieste quindi quando il dollaro o l’oro vengono richiesti al posto dei titoli di credito da essi derivati, come ho de-scritto nell’articolo Il colpo di coda del dollaro prima del suo collasso definitivo.

CROLLO DEVASTANTE DI WALL STREET:Guardando questo grafico io vedo il più assurdo rialzo

borsistico di tutti i tempi, giustificato soltanto dell’im-mensa stampa di dollari operata dalla Fed. A mio av-viso, questo grafico rappre-senta la più grande bolla di tutti i tempi e come vedete, anche le due precedenti sono scoppiate dolorosa-mente, questa scoppierà da un’altezza ancora maggiore, stavolta gli USA ne saranno travolti. Sarà interessante capire se il crollo di Wall Street precederà il crollo del dollaro, se ne sarà contem-poraneo o se sarà causato dall’innalzamento del tasso di interesse o da un fatto es-terno. Credo che comunque in questo caso la divergen-za tra dollaro e azionario ( di solito essendo il dollaro valuta rifugio si alza quando l’azionario crolla e vicever-sa) non ci sarà e potrebbero crollare entrambi come en-trambi sono saliti.

IMPORTANTE ATTENTA-TO:Da sempre i servizi segreti americani avvertono del rischio di un attentato con un piccolo ordigno nucleare o con una bomba sporca sul suolo degli Stati Uniti. Se non ricordo male, alcuni esponenti del governo Bush lo davano per certo entro il 2020. Se dovesse succedere un evento del genere, è dif-ficile immaginare le conseg-uenze che questo potrebbe avere sugli USA e sul resto del mondo. Sicuramente po-trebbe preannunciare anche lo sfaldamento degli States, dato che la situazione attu-ale è enormemente diversa dal 2001 ( dove gli USA erano al culmine del loro potere).

SHUTDOWN E SCONTRO ISTITUZIONALE:A settembre potrebbero ricominciare le trattative per evitare un ennesimo shutdown, cioè la sospen-sione dei servizi offerti dal-lo Stato Federale a causa del mancato accordo per il finanziamento del bilan-

cio americano. A nostro avviso non crediamo tanto nella sua possibilità, dato che i repubblicani sono in vantaggio e gli basterebbe aspettare fino alle fine del 2016 per tornare al potere. Oppure potrebbero causar-lo cercando di scaricarne le responsabilità su Obama danneggiando così tanto gli USA da aprire poi le porte ad una larga vittoria repubbli-cana.

MORTE DI OBAMA:Obama sembra essersi fatto molti nemici sia nella lobby delle armi, sia nella lobby ebraica. Una sua eliminazi-one potrebbe però essere probabile, a causa del con-testato accordo sul nucle-are iraniano. A chi sarebbe data la colpa per la sua uc-cisione? O all’ISIS cosa che potrebbe favorire l’instau-razione di leggi ancora più liberticide sul suolo ameri-cano o a qualche estremista bianco, cosa che potrebbe aggravare ancora di più la tensione etnica esistente.

EVENTO CLIMATICO O NATURALE STRAORDI-NARIO:Gli USA sembrano negli ultimi anni sempre più in-teressati da uragani e da incredibili gelate invernali. Inoltre c’è sempre il rischio di un enorme terremoto in California. Quindi, un even-to naturale potrebbe essere sempre una possibile causa dell’inizio del crollo degli USA, soprattutto in questo già grave periodo storico ed economico.

Questi sono gli eventi che a nostro avviso potrebbero far iniziare il crollo della superpotenza Americana. Una guerra civile potrebbe scoppiare o subito dopo il verificarsi di uno di questi o a causa di qualche con-testata scelta politica (vedi shutdown o legge contro il possesso di armi) o a nostro avviso con la probabile vit-

toria repubblicana nel 2016. Come ben sappiamo i re-pubblicani sono amanti del-la forza e rappresentano più la parte bianca ed economi-camente più benestante del paese. Una loro affermazi-one accrescerebbe ancora di più la tensione sociale che potrebbe sfociare in una guerra civile. Ma perché par-liamo tanto di guerra civile? Perché negli USA ci sono le condizioni ideali e le vedia-mo di seguito.

1- Velleità secessioniste: come descritte nel nostro articolo verso gli Stati Divisi d’America.

2- Spaccatura politica del Paese:Il Paese non è omogeneo politicamente ma spac-cato in stati tradizional-mente repubblicani e stati tradizionalmente democrat-ici come vediamo in questa mappa.

3- Spaccatura etnica del Paese: Gli Usa non sono più un paese etnicamente omo-geneo come all’epoca di Tocqueville ma sono un paese multietnico, ma non omogeneamente multietni-co. Questa mappa ci mostra le etnie dominanti in ogni zona del paese.

4- Spaccatura religiosa del Paese: Gli USA sono un paese mul-tireligioso per eccellenza, anche questo fattore può essere importante in una fu-tura guerra civile, di seguito una mappa religiosa degli Stati Uniti.

5- Il popolo più armato della terra: Gli Stati Uniti hanno la popo-lazione più armata del pian-eta con ben 90 armi ogni 100 abitanti. Questo a nostro av-viso assieme al settarismo e alla forte presenza di gang armate, rappresentano una dei principali motivi che po-trebbero far sfociare la ten-sione in lotta armata.

2016-2018: USA in Guerra Civile?“Nessun impero, anche se sembra eterno, può durare all’infinito”

JACQUES ATTALI

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Lunedi 14 Marzo 2016Pag 14

di Maurizio Lago……………………

Ignorando quasi 400.000 richieste contrarie sot-toscritte da cittadini, professionisti della sa-lute ed agricoltori, nel

Settembre 2014 il Ministero dell’Agricoltura (USDA) ha approvato una nuova gen-erazione di mais e di soia creati dalla corporation biotecnologica Dow Agro Sciencies. Le nuove sementi di marca Enlist sono tolleranti ad un nuovo erbicida anche ques-to progetato dalla Dow, chiamato Enlist Duo che combina pr la prima volta due erbicidi letali: l’acido diclorofenoxiacetico 2,4-D componente del tossico agente Orange, utilizzato durante la guerra del Vi-etnam, e il glisolfato, ele-mento chiave dell’erbicida Roundup della Monsanto. Da quando alcune di queste cattive erbe hanno svilup-pato resistenza al 2,4-D o al glisolfato, l’Enlist Duo della Dow riesce a combianare entrambi assieme in un solo erbicida, più efficace ma con effetti collaterali.L’USDA ha approvato le nuove sementi resistenti a ìll’Enlist Duo, nonostante che abbia riconosciuto che questa approvazione po-trebbe far aumentare l’uti-lizzo del 2,4-D fino al 600 per cento e possibilmente pregiudicare le coltivazioni vicine come i pomodori e l’uva non progettate per re-sistere a questi agenti chim-ici”, secondo le informative di Anastasia Pantsios, della EcoWatch. Si sono incentivati i colti-vatori nel dedicare sempre più ettari di coltivazione

individuali (monocoltivazi-oni) ed all’utilizzo di grandi dosi di erbicida a base di glisofato per far fronte alle cattive erbe, sono sorte le denominate “super-ster-paglie” che sono resistenti all’erbicida. Tuttavia gli ag-ricoltori ed i difensori della sicurezza alimentare temo-no che l’aumento delle ap-plicazioni dell’erbicida più potente avrà l’effetto di far apparire ancora più cattive erbe resistenti. Il 2,4-D non soltanto mette in pericolo l’integrità e la

salubrità delle coltivazioni ma si associa anche con i rischi di sicurezza sanitar-ia pubblica, incluse varie forme di cancro, malattie di Parkinson, frastorni ormo-nali e malformazioni alla nascita. I portavoce di numerose organizzazioni, tra le quali il Centro per la Sicurezza Alimentare e l’Associazione dei Consumatori Organici, hanno condannato la de-cisione della USDA , ha in-formato Pantsios. “L’USDA ha ignorato l’opposizione

pubblica e le sue responsa-bilità di proteggere la salute pubblica e l’agricoltura “, ha riferito Wenonah Hauter, direttrice esecutiva di Food Water Watch. Hauter ed ha qualificato l’approvazione di queste coltivazioni tipo il il 2,4-D, come “una delle decisioni più negligenti ad-ottate dall’USDA nei quasi venti anni da quando es-istono le culture transgen-iche nel mercato”.

TTIP: dallo Stato di Dirittoallo Stato di Mercato

di Marco Bersani……………………

Sabato scorso 250mila persone provenienti da tutta Europa han-

no dato vita a Berlino a una grande manifestazione aprendo così la settimana di mobilitazione europea ed internazionale contro il TTIP, il Partenariato Trans-atlantico sul Commercio e gli Investimenti, che Usa e Ue stanno negoziando dal luglio 2013. Nei prossimi giorni centinaia di iniziative si svolgeranno in tutte le città d’Europa, mentre sono oltre 3,2 milioni le firme di cittadini consegnate alla Commissione Europea.La pressione delle multina-zionali e dei governi spinge perché si arrivi ad una bo-zza di accordo prima che negli Stati Uniti inizi la cam-pagna elettorale delle pres-idenziali (previste nel no-vembre 2016), e la recente approvazione dell’omolo-go negoziato sul versante Pacifico (TPP) ha galva-

nizzato le truppe di quanti vogliono trasformare lo sta-to di diritto in stato di mer-cato e realizzare l’utopia delle multinazionali: unico faro della vita economica, politica e sociale devono essere i profitti, cui vanno sacrificati tutti i diritti del lavoro e sociali, i servizi pubblici, i beni comuni e la democrazia. Il TTIP è solo l’ultimo di una serie di processi messi in moto dagli anni ‘90 del secolo scorso, quando la caduta del muro di Berlino e la nascita dell’Organiz-zazione Mondiale del Com-mercio diedero un forte im-pulso alla globalizzazione neoliberale e resero strin-gente l’esigenza da parte delle grandi multinazionali e dei governi dei Paesi più ricchi del pianeta di costru-ire un accordo globale per la liberalizzazione assoluta degli investimenti in tutti i settori economici, consen-tendo alle multinazionali di dispiegare la loro azione a piacimento sull’intero pian-

eta, senza lasciare a governi e popolazioni alcuno stru-mento per condizionarne lo strapotere. Nacquero così in succes-sione: il negoziato per l’Ac-cordo Multilaterale sugli In-vestimenti (MAI) e l’Accordo Generale sul Commercio dei Servizi all’interno del WTO (World Trade Organi-zation), come pure, a livello europeo, la direttiva Bol-kestein; tutti tentativi falliti, grazie alla forte mobilitazi-one dei movimenti sociali globali, capaci di mettere in stallo l’intero sistema di grandi eventi per produrre grandi accordi. Da allora il quadro si è modificato e, nel tentativo di far rien-trare dalla finestra quello che era stato buttato fuori dalla porta, governi e mul-tinazionali hanno iniziato a produrre una miriade di ac-cordi bilaterali o su piccola scala regionale.Il negoziato, che, nelle in-tenzioni di Usa e Ue, avreb-be dovuto concludersi nella più assoluta segretezza nel

dicembre 2014, è in realtà ancora lontano dalla meta: il prossimo round, fissato nei giorni 19-23 ottobre a Miami, parte da un em-passe su quasi tutti i tavoli di lavoro (dall’Isds, ovvero lo strumento di risoluzione delle controversie tra im-prese e Stati, che darebbe alle prime un potere assolu-to, ai capitoli sull’agricoltu-ra; dai servizi pubblici alle normative sugli appalti), mentre di qua e di là dall’At-lantico cresce ogni giorno di più la mobilitazione so-ciale per il ritiro senza se e senza ma del trattato.E tuttavia il tentativo di re-galare l’intero pianeta alle multinazionali è serio e ver-rà perseguito fino in fondo, perché è su di esso che si gi-oca la battaglia tra la pros-ecuzione di un modello in piena crisi sistemica e una drastica inversione di rotta.

AGRICOLTURA ED ECOLOGIANegli USA vengono imposti più transgenici

ed erbicidi come l’Agente Orange. Presto anche in Europa grazie al TTIP

Manifestanti tedeschi che protestano contro il TTIP a Berlino

Decisoni dettate dagli interessi delle grandi corporations chimiche che utilizzano sistemi di incentivazione per i dirigenti della USDA

Come hanno informato Mary Ellen Kustin e Soren Rund-quist, del “Environmental Working Group”, la ricerca di-mostra che quasi 500 scuole primarie si trovano a meno di 60 Mt. dai campi di soia e di mais, “Questo ritrova-mento è allarmante”, hanno scritto, “perchè i bambini sono sono particolarmente vulnerabili all’erbicida tos-sico 2,4-D Enlist Duo della Dow AgroSciences”. Kustin e Rundquist hanmno segnalato che l’erbicida non ha effetti ad una distanza maggiore di 61 Mt. se applicato corettamente, la valutazione dei rischi fatta dalla EPA (Agenzia di protezione del Medio Ambiente) ha scoper-to che altre applicazioni del 2,4-D si sono spostate a più di 300 Mt.Gli autori hanno concluso che la EPA deve portare mol-ta più attenzione alla valutazione dei rischi e dei peri-coli di esposizione aggiuntiva che subiscono i bambini che vivono e studiano nei paraggi dei campi di soia e di mais.La copertura delle informazioni su questi fatti viene sistematicamente limitata dai media. Ad esempio la copertura della CNBC relativa alla decisione della USDA ha fatto riferimento alla controversia sulle denominate “super sterpaglie” e sul costo di milioni di dollari per gli agricoltori, ma non ha fatto riferimento agli effetti del glisolfato sulla salute umana. Così anche gli altri media più importanti che hanno rel-egato la notizia nelle pagine interne di carattere scien-tifico.Da notare che l’USDA dovrebbe valutare se le coltivazi-oni transgeniche minacciano altre culture, mentre l’EPA è incaricata di sorvegliare la sicurezza degli erbicidi.Il Los Angeles Times ha indicato che “nessuna agenzia si occupa della questione politica più rilevante, cioè se la nazione si stia imbarcando verso un percorso potenzil-mente pericoloso verso la creazione di erbacce sempre più resistenti ed irrorando le coltivazioni con dosi sem-pre maggiori e frequenti di erbicidi sempre più forti”. Davanti a tale questione i redattori del Los Angeles Times hanno scritto che queto dovrebbe risolversi pri-ma che il paese intensifichi la guerra fuori dei campi”.La questione riguarderà presto anche l’agricoltura eu-ropea dove, nella maggior parte dei paesi europei, l’uti-lizzo massicio di questi erbicicidi e la coltivazione delle culture transgeniche e degli OGM è vietata. Tutto ques-to verrà meno se la Commissione Europea approverà (come si appresta a fare) il trattato TTIP (Commercio Trans Atlantico) che consentirà alle grandi corporations USA di entrare in Europa e di portare a giudizio pres-so Organismi Privati qualsiasi stato che non volesse accettare la deregolamentazione di queste normative sull’utilizzo delle sostanze chimiche nell’agricoltura distribuite dalle grandi muiltinazionali (corporations).Questo spiega i grandi interessi che sono in gioco per l’approvazione di questo trattato e la fretta del governo USA a far sottoscrivere tale trattato vincendo le resist-enze di alcuni paesi. La pressione delle multinazionali e dei governi spinge perché si arrivi ad una bozza di accordo prima che negli Stati Uniti inizi la campagna elettorale delle presiden-ziali (previste nel novembre 2016), e la recente ap-provazione dell’omologo negoziato sul versante Pacif-ico (TPP) ha galvanizzato le truppe di quanti vogliono trasformare lo stato di diritto in stato di mercato e real-izzare l’utopia delle multinazionali: unico faro della vita economica, politica e sociale devono essere i profitti, cui vanno sacrificati tutti i diritti del lavoro e sociali, i servizi pubblici, i beni comuni e la democrazia. Si apre una fase decisiva per quello che si profila come il più grande trattato di libero scambio del pianeta, nonché il nuovo quadro legislativo globale, cui tutti, volenti o nolenti, dovranno conformarsi.

Si apre una fase decisiva per quello che si profila come il più grande trattato di libero scambio del pianeta, cui tutti, volenti o nolenti, dovranno conformarsi

Lunedi 14 Marzo 2016 Pag 15

AGRICOLTURA ED ECOLOGIA

di William Engdahl………………………

Con il pretesto delle discussioni top secret sul Partenariato Transatlantico per il Commercio e l’Investimento, e le enormi pressioni esercitate da giganti dell’industria chimica come Bayer AG e BASF, la Commissione UE ha silenziosamente

accantonato i piani per rendere più stringenti le norme di sicurezza sui pesticidi. Il che non è una questione burocrat-ica di poco conto. Sono a rischio la salute e la sicurezza di centinaia di milioni di persone nell’UE, per non parlare di animali, uccelli e insetti e dell’ecosistema nel suo insieme.Nel 1999, 16 anni fa, la Commissione UE cominciò a consid-erare i possibili danni alla salute causati da una classe di pesticidi chimici noti come EDC, o “interferenti endocrini”. La tragedia è che Bruxelles non ha ancora fatto nulla per sal-vaguardare la salute dei suoi cittadini in base al principio di precauzione, per il quale: se qualcosa potrebbe nuocere, ci sono prove che nuoccia e non si può essere più precisi, meg-lio metterlo al bando finché si sia acquisita assoluta certezza; che si tratti di prodotti OGM, diserbante Roundup al glifosato, ECD o DDT. Gli scienziati mettono in relazione l’esposizione agli ECD, an-che a basse dosi, con un aumento di anomalie fetali, mutazi-oni genitali, minore numero di spermatozoi, malformazioni genitali, mancata discesa dei testicoli, infertilità, cancro e perfino riduzione del quoziente intellettivo. Uno studio re-cente condotto dalla Washington University School of Med-icine ha trovato un collegamento tra 15 ECD contenuti in plastiche, prodotti per la cura personale, cosmetici e molti utensili domestici, e menopausa precoce.Si stima che nell’UE il costo sanitario annuo dei danni derivanti dall’esposizione agli EDC sia tra i 157 e i 270 miliardi di euro. Si possono trovare interferenti endocrini nei conteni-tori alimentari, nelle plastiche, in mobili, giocattoli, moquette e cosmetici. Il professor Philippe Grandjean della Harvard University, facente parte dei 18 massimi endocrinologi mon-diali che hanno condotto uno studio sugli effetti degli inter-ferenti, ha commentato: “La cosa scioccante è che gran parte di quel costo è legata alla perdita di funzionalità cerebrale nella prossima generazione.” (The Guardian.com).In base a tali studi scientifici, l’UE aveva preparato una lis-ta di 31 interferenti endocrini da mettere completamente al bando nel 2014. Sempre più studi avevano dimostrato che gli ECD producono effetti tossici in dosi estremamente basse, e perciò l’unica soluzione è bandirli completamente.Angeliki Lyssimachou, tossicologa ambientale con Pesti-cides Action Network-Europe (PAN) ha affermato: “Se i criteri proposti dalla commissione fossero stati applicati corretta-mente, ormai sarebbero stati messi al bando 31 pesticidi, assolvendo così il compito di proteggere uomini e ambiente dall’esposizione cronica a bassi livelli di interferenti endo-crini nei pesticidi.” Invece, ora l’UE favorisce l’opzione, appoggiata dall’indus-tria, di misurare gli EDC, ovvero di stabilire dei limiti al di sot-to dei quali l’esposizione verrebbe considerata sicura, seb-bene non siano stati condotti studi complessivi sugli effetti a lungo termine sugli esseri umani.Apparentemente gli interessi del commercio internazionale di sostanze tossiche sono stati considerati più importanti dagli opachi e non eletti burocrati senza volto della Commis-sione UE a Bruxelles, che possiede un enorme potere anoni-mo sulla nostra vita quotidiana, lontano da controlli ed equi-libri democratici. Il burocrate chiave senza volto che ha impedito la messa al bando degli interferenti ha ora un nome: si chiama Catherine Day. Siede a fianco del presidente UE Jean Claude Junker e probabilmente esercita maggiore potere come attuale Seg-retario Generale della Commissione Europea, carica che de-tiene da 10 anni e due presidenze.Secondo documenti UE ottenuti dal britannico Guardian, ap-pena resi pubblici, l’irlandese Day cancellò la prevista messa al bando degli EDC il 2 luglio 2013, appena poche ore dopo la visita a Bruxelles di rappresentanti degli ufficiali statunitensi per il TTIP in missione in Europa. Quello stesso giorno, la Segretaria Generale Day inviò una lettera al Direttore Generale per l’Ambiente, il tedesco Karl Falkenberg, dicendogli di abbandonare le bozze dei criteri

che avrebbero bandito gli EDC in base al principio di precauz-ione, in attesa venissero condotti studi sanitari a lungo ter-mine. Colossi chimici europei come la Bayer AG e la BASF si unirono alla Camera di Commercio Americana nell’eser-citare forti pressioni contro la messa al bando. Nelle setti-mane precedenti il 2 luglio 2013, il comitato per il TTIP della Camera di Commercio Americana a Washington inviò una let-tera alla Commissione UE, affermando: “Siamo preoccupati nel vedere che questa decisione [di mettere al bando gli EDC], oggetto di molti dibattiti scientifici, potrebbe venire presa su base politica, senza prima valutare i suoi effetti sul mercato europeo.” Anche la BASF lamentò che la messa al bando delle sostanze contenute nei pesticidi “restringerà il libero scambio di pro-dotti agricoli a livello globale.”I documenti interni dell’UE ottenuti dal Guardian rivelano che una delegazione di alto livello della Camera di Commer-cio Americana incontrò gli ufficiali commerciali dell’UE il 2 luglio 2013, insistendo affinché l’UE facesse cadere i criteri previsti per identificare gli EDC, a favore di un nuovo “studio sull’impatto” che avrebbe lasciato gli EDC così com’erano. I documenti riportano che a un certo punto dell’incontro gli uf-ficiali dell’UE pregavano di considerare che “nonostante de-siderassero il successo del TTIP, non avrebbero voluto esser visti abbassare gli standard dell’UE”.Se anche fossero stati messi al bando tutti i 31 EDC che era-no stati proposti, l’impatto sulle vendite di prodotti chimici nell’UE sarebbe forse arrivato a 9 miliardi di euro annui. Con-frontatelo con i costi derivanti dall’esposizione a EDC, valuta-ti fino a 270 miliardi annui.Quando i giornalisti hanno richiesto alla Commissione UE di rendere pubblici gli appunti e le discussioni, una portavoce della Commissione ha replicato: “La Commissione non ha nessun obbligo di pubblicare i documenti interni. Come sa-pete, essa agisce in piena indipendenza e nell’interesse gen-erale europeo.” Mi scusi, signora portavoce, potrebbe ripetere, lentamente? “Come sapete, la Commissione Europea agisce in piena in-dipendenza e nell’interesse generale europeo”?Catherine Day, difendendo il suo annullamento della messa al bando proposta, ha mentito e dichiarato che: “Ovviamente non c’è niente di vero nelle accuse secondo cui la nostra po-sizione è stata influenzata dall’industria o da nessun altro. La nostra preoccupazione è solo per la qualità e la coerenza del lavoro della commissione, ma non tutti vogliono aspettare per questo.” Sì, il suo lavoro alla Commissione è coerente-mente distruttivo per la popolazione dell’UE, ma ecco perché Bruxelles preferisce restare il più senza volto possibile.Continuiamo a lasciare che gli ineletti e immorali burocrati senza volto dell’UE esercitino il potere sulla nostra salute, su quella dei nostri figli e sulle nostre vite, permettendo i tossici OGM o gli EDC. ▼.....................................................................................................

Dichiarazione di Matteo Renzi e del Presidente della Confindustria, relativamente al TTIP (Trattato Trans Atlantico):

“Ogni giorno che passa è un giorno perso per l’intesa, il nostro è un appoggio totale e incondizionato”. La di-chiarazione del premier Matteo Renzi non lascia spazio a dubbi o ripensamenti, il Ttip si farà e l’Italia è pronta a firmarlo in bianco. Dello stesso avviso il presidente di Confindustria Giorgio Squinzi, che due giorni fa, intervenendo ad un convegno sul trattato transatlantico, ha dichiarato: “il negoziato va rilanciato mettendo in luce i vantaggi, che sono tanti. Bisogna perseguire con tenacia la strada del dialogo intercontinentale perché c’è sempre più bisogno di accesso al mercato”.

Dichiarazione del ministro degli Esteri Italiano Gen-tiloni:

“Il TTIP è uno dei punti da tenere in cima all’agenda della presidenza italiana dell’unione, almeno per im-pedire la paralisi del negoziato”.

COMMENTO DI CLAUDIO RAMPINI:

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Se avete letto i giornali – italiani e internazionali – negli ultimi mesi, è possibile che vi siate imbat-tuti più di una volta nella sigla TTIP. Con questa sigla si intende il trattato transatlantico per il commercio e gli investimenti: TTIP è un acronimo del nome in inglese, “Transatlantic Trade and In-vestment Partnership”. È un accordo commerciale di libero scambio in corso di negoziazione tra l’Unione europea e gli Stati Uniti d’America: inizialmente veniva chi-amato TAFTA, da area transatlantica di libero scambio, riprendendo l’acronimo di altri simili trattati già esistenti (come il NAFTA). Il trattato è ancora in fase di discussione, non solo tra le parti: nella politica e tra i gruppi che ne stanno seguendo i negoziati, per alcuni «prevede che le legislazioni di Stati Uniti ed Europa si pieghino alle regole del libero scambio stabilite da e per le grandi aziende europee e statunitensi», per altri faciliterebbe i rapporti commerciali tra Europa e Stati Uniti portando opportunità economiche, sviluppo, un aumento delle esportazioni e anche dell’occupazione.Il trattato coinvolge i 50 stati degli Stati Uniti d’America e le 28 nazioni dell’Unione Europea, per un totale di circa 820 milioni di cittadini. La somma del PIL di Stati Uniti e Unione Europea corrisponde a circa il 45 per cento del PIL mondi-ale (i dati sono del Fondo Monetario Internazion-ale aggiornati al 2013). Si tratta dunque, non fos-se altro che per il suo impatto globale potenziale, di un trattato di importanza storica.Nel giugno del 2013 il presidente degli Stati Uniti Barack Obama e l’allora presidente della Com-missione europea José Manuel Barroso, dopo più di dieci anni di preparazione, hanno avviato ufficialmente i negoziati sul TTIP; dovrebbero essere completati nel 2015. Il trattato dovrà poi essere votato dal Parlamento europeo, per quan-to riguarda l’UE. A condurre i colloqui per conto dell’Unione Europea è la direzione generale com-mercio della Commissione europea – cioè uno dei “ministeri” in cui è suddivisa la Commissione – di-retta finora dal belga Karel De Gucht e sostituito da Cecilia Mallström nella nuova commissione Juncker. Ci sono due negoziatori ufficiali tra le parti: per l’UE è Ignacio Garcia Bercero mentre Dan Mullaney è la sua controparte statunitense. I negoziati si sono svolti per ora in sette diversi in-contri, l’ultimo a Washington dal 29 settembre al 3 ottobre. Va subito detto che si tratta di negoziati segreti – lo sono ancora, in parte – accessibili solo ai gruppi di tecnici che se ne occupano, al gover-no degli Stati Uniti e alla Commissione europea. La questione della segretezza è stata e continua a essere uno dei maggiori punti di opposizione al trattato, denunciato da molte e diverse organiz-zazioni sia negli Stati Uniti che nei paesi dell’Un-ione Europea.

LA UE CANCELLA LA MESSA AL BANDO DEI PESTICIDI!

Lunedi 14 Marzo 2016Pag 16

AGRICOLTURA ED ECOLOGIA

TTIP: SE APPROVATO, VIA LIBERA AD 82 PESTICIDI VIETATI IN EUROPA

di Andrea Stopponi………………………

Gli interessi delle parti e delle grandi multinazi-onali sono quelli che vincono

sempre in favore di inter-essi commerciali strategici e a scapito di ambiente e salute. Qualcuno si chiederà cosa può il singolo cittadino, è sicuro che il disinteresse comune non fa altro che fa-vorire chi pone in cima alla lista potere e soldi invece che il benessere comune. Così se verrà approvato il Ttip, come emerge da un rapporto del CIEL (Center for International and Envi-romental Law), e cioè l’ac-cordo di libero scmbio fra USA e Ue le barriere che vi-etano l’uso di pesticidi no-civi in agricoltura cadran-no definitivamente. E noi dovremmo rimanere qui a subire il nostro avvelena-mento e quello dell’ambi-ente che ci circonda?

Sono i grandi gruppi com-merciali ed in particolare quello agroalimentare che stanno facendo non poche pressioni per ottenere quello che conviene loro: puntano, in accordo con la Commissione europea e il governo statunitense, a far saltare le barriere non tarif-farie al commercio. Sono in pratica quelle normative a tutela dell’ambiente, della salute umana e di altri beni e servizi pubblici. Stiamo rischiando, in base a quan-to evidenziato nel rapporto che questo abbia un impat-to pesante sui regolamenti che limitano l’uso di pes-ticidi sia negli Stati Uniti che nell’Unione europea. Le proposte avanzate dalla CropLife America e dall’Eu-ropean Crop Protection As-sociation (ECPA), puntano ad ammorbidire gli stand-ard più severi in materia di anticrittogamici in vigore nell’Ue e nei singoli Sta-ti americani. Erica Smith, principale autrice dell’ana-lisi afferma:

«Se adottate, queste racco-mandazioni contrasteran-no la regolamentazione dei pesticidi che è essenziale per la tutela dei lavoratori, dei consumatori e delle co-munità». L’obiettivo dell’in-dustria è chiaro: allentare i regolamenti e le norme che tutelano salute e ambiente.E per mascherare i cam-panilistici interessi come è avvezza la polita commer-ciale si tirano fuori i soliti paroloni complessi ma in sostanza privi di significato se non quello di “fottere” il prossimo, ad esempio si parla di “convergenza reg-olamentare” e “cooperazi-one normativa”, che sec-ondo Smith equivalgono, nel gergo del settore, alla richiesta di «adozione del minimo comune denomi-natore». CropLife America e ECPA, che sono le associazioni di categoria che rappre-sentano i principali produt-tori (o meglio gli interessi dei produttori) di sostanze chimiche per l’agricoltura

(tra cui BASF, BayerCrop Science, Dow AgroSciences, DuPont Crop Protection, Monsanto e Syngenta Crop Protection) chiedono a gran voce che la politica eli-mini o riduca gli ostacoli al commercio, promuovendo una cooperazione normati-va in linea con gli obiettivi del Ttip.Le associazioni puntano all’adozione del sistema statunitense di valutazione del rischio chimico che, sec-ondo l’analisi di Ciel, per-mette l’utilizzo di almeno 82 pesticidi attualmente vietati nell’Ue. Tra questi ce ne sono alcuni riconosciuti come cancerogeni e inter-ferenti endocrini, e si cap-isce perchè anche a Lima non si sia concluso nulla in merito alle emissioni di CO2. Inoltre, la proposta dell’in-dustria raccomanda che i livelli massimi di residui de-gli antiparassitari consen-titi sui prodotti alimentari siano quelli ammessi negli Stati Uniti. In alcuni casi,

questi livelli sono centinaia di volte superiori a quelli attualmente consentiti in Europa. Ma l’indagine del Ciel rive-la anche che, in base alla proposta delle multinazi-onali chimiche si interfer-irebbe con le moratorie attuali da parte dell’Ue e di alcuni governi locali degli Stati Uniti sull’uso dei pes-ticidi neonicotinoidi, che si pensa siano responsabili del crollo della popolazi-one di api in tutto il mondo. E’ questo il clima in cui si svolgerà il prossimo tavolo negoziale sul Ttip che è in programma per i primi di Febbraio a Bruxelles. Se noi cittadini non comin-ciamo a farci sentire se-riamente, permetteremo che queste multinazionali facciano dell’Europa un cimitero. L’Europa sin dagli anni ’90 ha vietato l’impiego di sostanze anabolizzanti e di ormoni, ingaggiando un dura lotta con USA e Canada. La difficoltà è che

sospendendo il trattamen-to un paio di settimane prima della macellazione è impossibile per un labo-ratorio distinguere la carne trattata. In realtà esistono metodi analitici innovativi che evidenziano alterazioni metaboliche ma non essen-do riconosciuti a livello uffi-ciale si possono usare solo come screening.

Se noi cittadini non cominciamo a farci sentire seriamente,

permetteremo che queste multinazion-ali facciano dell’Eu-

ropa un cimitero.

In arrivo carne americana proveniente da animali imbottiti di estrogeni, anabolizzanti e sostanze classificate cancerogene;

Dopo i polli con gli antibiotici l’ade-sione dell’Europa al Trattato transat-

lantico sul commercio e gli investimenti (TTIP) propos-to dagli Stati Uniti aprirà le porte alle bistecche di man-zo ottenute da animali im-bottiti di ormoni, anaboliz-zanti, beta agonisti. Si tratta di sostanze chimiche e medicinali il cui uso in Europa è vietato, salvo quando il veterinar-io deve curare un animale malato. La questione non è banale visto che in alcu-

ni casi si tratta di sostanze classificate dallo IARC come cancerogene. Nonostante ciò gli americani utilizzano anabolizzanti e ormoni con regolarità. Come conciliare la filosofia europea contro il trattamento generalizzato degli animali (a tutela della salute pubblica), con quella americana che autorizza le somministrazioni per au-mentare la produzione di carne? Per capire meglio bisogna spiegare il meccanismo. Negli allevamenti statu-nitensi per dare sostanze

anabolizzanti agli ani-mali non usano mangimi (trattandosi spesso di sostanze simili a quelle naturalmente presenti nell’organismo, sarebbero in buona parte destinate ad essere metabolizzate dall’apparato digerente) e nemmeno siringhe per in-oculare le dosi in quanto troppo dispendioso.Nella maggior parte dei casi viene inserita sottopelle una capsula delle dimen-sioni di un microchip in grado di rilasciare per 15-20 giorni un cocktail di ormo-ni. Il dosaggio è diverso in base al sesso. L’obiettivo è avere un pro-dotto il più possibile stand-ardizzato con un rapporto ottimale tra fibre muscolari e grasso. In questo modo si riducono le differenze tra

maschi e femmine e si ot-tiene carne succulenta.Tra gli ormoni utilizzati negli USA troviamo il beta estradiolo (sostanza clas-sificata come canceroge-na dalla IARC, ma anche naturalmente presente nel corpo umano, nei bovini e in alcuni vegetali oltre che essere un ingrediente importante della pillola anticoncezionale) (*), il pro-gesterone, il testosterone, i beta agonisti ecc… Secon-do gli americani un uso a basso dosaggio per periodi prolungati, non aumenta il livello di esposizione dei consumatori in quanto i singoli residui non super-ano quelli che possono essere presenti fisiologica-mente in alcuni periodi del-la vita degli animali.Sono vietati i cortisonici

che incrementano la riten-zione idrica e incentivano l’appetito e i tireostatici che agiscono sulla funzione della tiroide aumentando la quantità di acqua nei muscoli. L’Europa sin dagli anni ’90 ha vietato l’impiego di sostanze anabolizzanti e di ormoni, ingaggiando un dura lotta con USA e Canada. La difficoltà è che sospendendo il trattamen-to un paio di settimane prima della macellazione è impossibile per un labora-torio distinguere la carne trattata. In realtà esistono metodi analitici innovativi che evidenziano alterazioni metaboliche ma non essen-do riconosciuti a livello uffi-ciale si possono usare solo come screening. L’altro elemento da considerare

è l’assenza di statistiche in grado di dimostrare che le persone abituate a consu-mare carne con ormoni e anabolizzanti presentano un indice di rischio mag-giore. Per questo motivo nell’ambito degli accordi di libero scambio (GATT e WTO) l’Europa non è rius-cita a dimostrare la peri-colosità della carne bovina trattata che, secondo la commissione CODEX, può essere considerata sana al pari dell’europea.

SE PASSA IL TTIP TUTTO CIÒ SARÀ PRESTO REALTÀ

Lunedi 14 Marzo 2016 Pag 17

AGRICOLTURA ED ECOLOGIA

UN PRODOTTO STANDARDIZZATO TRA FIBRE MUSCOLARI E GRASSO

di Jonathan Benson………………………

L’altro elemento da considerare è l’assenza di statis-tiche in grado di

dimostrare che le persone abituate a consumare carne con ormoni e anabolizzanti presentano un indice di rischio maggiore. Per ques-to motivo nell’ambito degli accordi di libero scambio (GATT e WTO) l’Europa non è riuscita a dimostrare la pericolosità della carne bo-vina trattata che, secondo la commissione CODEX, può essere considerata sana al pari dell’europea. Forti di queste premesse gli esperti di Bruxelles favorevoli alla firma del trattato TTIP riba-discono che nell’eventual-ità di un accordo la carne bovina che arriverebbe nei nostri supermercati si po-trebbe classificare a tutti gli effetti come sicura non esistendo metodi analitici per risalire all’impiego di anabolizzanti e ormoni.Questo ragionamento si base su un principio di equivalenza che però viene contestato dagli esperti. Secondo gli studiosi oc-corre pretendere dagli USA l’applicazione del principio di identità. Ovvero stesse modalità di allevamento e non sem-plice equivalenza dei criteri di salubrità. I bovini im-

portati devono rispettare le norme su: benessere an-imale, igiene del processo di macellazione, divieto di uso di tutte le sostanze anabolizzanti e adozione del principio di precauzi-one. Tutto ciò però non sarà mai scritto nell’accordo.Se viene firmato il tratta-to TTIP con gli USA saremo invasi da carne america-na proveniente da animali imbottiti di medicinali. In questo modo la sicurez-za alimentare, il controllo della filiera che a fatica gli europei hanno ottenuto e realizzato negli ultimi 30 anni con leggi e controlli, saranno spazzati via. I con-sumatori potranno riconos-cere le bistecche importate dagli USA perché l’etichetta dovrà indicarne l’origine, ma nulla si potrà sapere per la carne utilizzata nei salami, nei ripieni per ravi-oli, negli omogenizzati per bambini o nei piatti pronti perché l’etichetta non deve indicare l’origine della ma-teria prima. C’è poi un fat-tore economico da consid-erare. Le capsule sottopelle e i farmaci vengono sommin-istrati per accelerare la cres-cita e ottenere una bistecca con il giusto equilibrio tra muscolo, grasso e tessuto connettivo.Tutto ciò riduce i costi negli allevamenti e permette di esportare a prezzi compet-

itivi generando una concor-renza sleale nei confronti dei nostri allevatori. Il mito da sfatare è che queste bis-tecche “gonfiate” quando arrivano in padella si riti-rano. Non è vero. L’effetto restringimento si registra soprattutto su carni troppo magre e su quelle trattate con corticosteroidi o tire-ostatici, non su quelle “ot-timizzate” con ormoni.Nell’aprile 1999, il CSMVSP ha concluso, pur con gradi diversi di attendibilità, che l’uso dei sei ormoni (l’es-tradiolo 17-beta, il proges-terone, il testosterone, lo zeranol, l’acetato di trenbo-lone e l’acetato di melenge-strolo) per stimolare la cres-cita dei bovini costituisce un rischio per il consumatore.In Europa secondo il princi-pio di precauzione un trat-tamento o un additivo non possono essere autorizzati se non esistono evidenze scientifiche sull’effettiva si-curezza scaturite da comp-lesse analisi del rischio. Se ci sono dei dubbi il me-dicinale o la sostanza chim-ica non si può utilizzare. In USA l’approccio è inverso: tutto è ammesso finché qualcuno dimostra che es-iste un rischio per la salute.Il Comitato Nazionale per

la Sicurezza Alimentare (CNSA) ha inviato oggi al ministro della salute Be-atrice Lorenzin il parere relativo alla pubblicazione della rivista “The Lancet – Onclogy” dell’abstract di una monografia IARC che mette in relazione il consu-mo di carne rossa e di carni trasformate all’aumentato del rischio di sviluppo di tu-mori. Il documento elaborato dal

Comitato nazionale per la sicurezza alimentare è il frutto di diversi incontri te-nuti negli ultimi tre mesi.Il gruppo di esperti ha spie-gato che un parere definiti-vo si potrà dare solo quan-do, nel secondo semestre di quest’anno, sarà disponi-bile la versione finale e com-pleta della monografia.In attesa della pubblicazi-one il CNSA ha preso atto che la classificazione dello

IARC sulla la carne rossa definita come “probabil-mente cancerogena” e di quella trasformata definita come “sicuramente cancer-ogena” è stata fatta sulla base di evidenze scienti-fiche.

C’è il biotech dietro la distru-zione degli uliveti italiani?

MONSANTO FA SQUADRA CON L’ESERCITO USA PER COLPIRE GLI ATTIVISTI ANTI-OGM

L’Italia è conosciuta internazionalmente soprattutto per 3 cose: la cucina, la politica terribile, e i suoi panorami e spiag-ge. Negli ultimi mesi si è sviluppata una serie di eventi che ha riguardato questi 3 aspetti. Attivisti, agricoltori e un’indagine del governo hanno fatto un po’ di luce su quello che potrebbe essere un attacco nascosto dell’industria biotecnologica ad uno dei pilastri della cultura italiana e della sua tradizione culinaria: gli ulivi. L’area del Salento, in Puglia, ospita alcuni dei più antichi uliveti del pianeta. Gli alberi secolari non vengono considerati propri-età esclusiva di chi li possiede, ma un patrimonio collettivo del popolo italiano. La loro presenza ha dato da vivere a migliaia di persone per millenni. Negli ultimi mesi, però, un fenomeno chiamato CoDiRo, o Complesso del Disseccamento Rapido deg-li Ulivi, ne ha fatti seccare molti. Tra le cause di questa malattia potrebbe esserci il batterio Xilella fastidiosa, che attacca, tra le altre cose, il silema degli agrumi e delle viti, li secca e secca le loro escrescenze, impedendo spesso la comparsa dei frutti. Pri-ma del 2014 non si erano mai registrati casi di queste infestazi-oni batteriche negli ulivi.All’inizio della crisi, il diffondersi della malattia veniva spiega-to dalle autorità regionali come il risultato di molteplici fattori e patogeni, da cui il termine “complesso” nel nome. Ne erano considerati responsabili almeno 4 infezioni fungine, insieme a un insetto che si nutre di silema e alla xylella fastidiosa. Ciò era stato confermato da un’equipe investigativa indipendente dell’Unione Europea. Anche un documento pubblicato dal gov-erno locale nel 2014 aveva ammesso che il disseccamento de-gli ulivi rappresentava “una questione fito-sanitaria piuttosto complessa, a causa dei diversi fattori in gioco”. Il comandante della Guardia Forestale incaricato di contenere l’epidemia, Gi-useppe Silletti, all’inizio aveva dichiarato che il semplice rivolgi-mento del terreno attorno agli ulivi aveva eliminato il 90% della popolazione di insetti vettori del batterio.Nonostante questo, le lobby governative e biotecnologiche, in-sieme ai media amici del big business, hanno presto cominciato ad attribuire il danno esclusivamente al batterio xylella fastid-iosa, ignorando gli altri fattori come l’inaridimento del suolo a causa di erbicidi e pesticidi e la possibile selezione di certe specie di insetti. La complessità del caso è stata quindi drastica-mente semplificata per presentare una minaccia che potrebbe perfino non esistere. Per affrontare questo problema apparen-temente grave il governo italiano ha optato per una soluzione radicale: la completa distruzione di tutti gli alberi ritenuti infet-tati e di quelli ad essi vicini. Per mesi, agricoltori ed attivisti si sono opposti a quella che sarebbe la condanna a morte degli ulivi centenari e porterebbe alla miseria gli agricoltori. La battaglia per gli ulivi ha raggiunto il picco a fine maggio, quando il governo locale ha deciso di procedere con lo sradicamento degli alberi e gli ambientalisti si sono appostati su alcuni di loro per impedirlo. Per difendere la sua pratica, il governo della regione Puglia ha affermato di aver ricevuto l’ordine di sradicamento dall’UE: affermazione però completamente negata dagli ufficiali UE interessati.

Un efficace articolo investigativo pubblicato di recente da un importante giornale tedesco ha rivelato det-tagli scioccanti sulle tattiche usate dal gigante della chimica Monsanto per assumere il controllo dell’ag-

ricoltura globale.Secondo questa analisi scrupolosa, la Monsanto bersaglia ricercatori indipendenti, scienziati, attivisti e altri che si op-pongono agli organismi geneticamente modificati (OGM) utilizzando le vaste risorse e la manodopera sia del governo federale statunitense sia del complesso militare industriale americano. Il resoconto, apparso il 13 luglio nell’edizione cartacea del Suddeutsche Zeitung, spiega con rigorosi dettagli come sia gli individui che i gruppi contrari agli OGM e alle altre tecnol-ogie agricole basate sulla chimica sono stati minacciati, at-taccati, calunniati e terrorizzati. In numerose occasioni doc-umentate, precise informazioni sui pericoli degli OGM sono

state efficacemente bloccate da forze misteriose che molti affermano essere l’industria chimica.Un grandissimo numero di critici della Monsanto riporta at-tacchi regolari compiuti da hacker professionisti spiega un frammento dell’articolo. “La Monsanto ha legami con i Servizi Segreti USA, con l’Esercito, con spietate compagnie di sicurezza private e, ovviamente, con il Governo Statunitense.”Un esempio indicativo di questo fu quando il gruppo ambi-entalista europeo Amici dellaTerra, insieme all’Associazione Tedesca per la Protezione di Natura e Ambiente (BUND), venne colpito prima della pubblicazione di uno studio schi-acciante sugli effetti nocivi alla salute del glifosato, il principale principio attivo del Roundup, l’erbicida della Monsanto. Pochi giorni prima della pubblicazione, un virus misterioso infettò il computer del maggiore organizzatore dello studio, rischiando di far rinviare molte pubblicazioni importanti.

hanno perfino ammesso negli anni passati che la cosiddetta “guerra informatica” è necessaria per proteggere gli interessi economici sia all’interno che all’estero.“Immaginate internet come un’arma sul tavolo,” avrebbe detto l’ex responsabile alle pubbliche relazioni della Monsan-to, Jay Byrne, nel 2001. “O la usi tu o la usa il tuo avversario, ma qualcuno verrà ucciso.”Sono parole potenti, che suonano sempre più vere mentre continuano ad emergere resoconti sulle tattiche intimidato-rie della Monsanto contro i governi stranieri che rifiutano le sue offerte. Documenti confidenziali resi pubblici di recente da Wikileaks, per esempio, rivelano un piano degli ufficiali governativi per “vendicarsi” contro le nazioni che hanno ri-fiutato di accettare gli OGM, anche quando i popoli di quelle nazioni non volevano niente a che fare con tale tecnologia.

Anche il notevole sito di indagine sugli OGM, GMWatch.org, è stato bersagliato senza sosta con attacchi informatici almeno dal 2007; una tendenza preoccupante che il responsabile del sito è convinto provenga dall’industria biotecnologica. Come abbiamo riportato nel 2012, alcuni degli attacchi più intensi contro il sito avvennero poche settimane e giorni pri-ma del voto sulla storica Proposta 37 in California, che avreb-be reso obbligatoria l’etichettatura degli OGM al dettaglio.Le persecuzioni di Monsanto sono rese possibili dall’occu-pazione del governo federale. Oggigiorno la Monsanto ha molti amici stretti nei ranghi del governo federale statunitense. Dozzine di posizioni governative chiave sono di fatto tenute da ex di-rigenti della Monsanto; una mossa strategica che ha dato alla multinazionale accesso esclusivo al genere di risorse necessario per condurre attacchi informatici su vasta scala contro i suoi oppositori. Gli stessi dirigenti della Monsanto

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AMBIENTE: VAL DI SUSA

VENTICINQUE ANNI DI LOTTE NO TAV IN VAL DI SUSAdi Valentina Lega……………………

Alle 11.15 del 27 gennaio 2016, sot-to un cielo denim chiaro, dopo aver attraversato il

borgo di Chiomonte e rag-giunto la riva sinistra della Dora, ci presentammo al checkpoint di via dell’Avanà, poco oltre la centrale idroe-lettrica. La centrale. Sorella piccola delle montagne, sposa del fiume dal 1910, era stata nu-trice delle industrie della val di Susa e di Torino. Si stagl-iava, virata in seppia e fiera del suo lavoro, in cartoline d’epoca vendute su ebay, e gli scolari venivano ancora a vederla, ad ammirarla, perché era stata una grande opera di quelle sensate,lei, e funzionava ancora, serviva ancora, lei. Altre opere lì nei paraggi, invece… tsk.Al posto di guardia, una triste casupola esalò fumo biancastro e tre poliziotti blu di Prussia, che subito fermarono l’auto. Usaro-no la terza persona plurale come pronome di cortesia e il verbo “favorire” nell’ac-cezione tipica delle guardie: “Favoriscano i documenti. Dove stanno andando?”.Fu allora che cominciò il battibecco. Volevamo andare prima alla Maddalena, la cascina sull’orlo del cantiere-forti-lizio, poi ai terreni posseduti dai No Tav in località Co-lombera, per unirci a uno dei famosi “pranzi del mer-coledì”. Con noi c’erano due dei 1.400 proprietari, Guido e Nicoletta.Si chiamava la Colombera perché, sulla collina, si erge-va una torre abbandonata e ammantata di rampicanti che era servita, appunto, da colombaia. Un tempo ce n’erano tante, sparse in tut-to il nord Italia, da Ventimi-glia a Venezia. Si allevavano colombi per vari motivi: per mandarli in giro con mes-saggi; per addestrare gli stormi e farli volare in appo-site competizioni; per farne richiami da caccia; per man-giarli… e per tutte queste cose insieme. E poi, i colombi erano bel-li. Erano magici. Ricordavo colombe bianche uscire in un frullo d’ali dalle man-iche di Silvan. Mariano, il mio amico mago, mi aveva raccontato di un illusionista alcolizzato che aveva perso i sensi poco prima dello show e, crollando al suolo, aveva schiacciato tutte le colombe che portava nascoste nel blazer, prigioniere.Alla mia domanda su chi avesse allevato colombi in quella torre, Abraracourcix aveva sciorinato informazi-oni: “Fino al 1713 Chiomon-te e la val Clarea erano ter-ra di confine tra il regno di Francia (e prima ancora il Delfinato) e le terre dei conti di Savoia… È probabile che ci fosse una guarnigione, e che questa allevasse pic-cioni per poter comunicare con le guarnigioni di Oulx e Briançon. In seguito la torre è rimas-ta, e probabilmente i co-lombi erano allevati per ci-barsene”. La Colombera mi faceva pensare al mago etilista dell’aneddoto: solinga, pie-

na di fantasmi di uccelli da diporto, stava proprio sul ciglio di un dirupo e sembra-va vacillare, sbilanciata da un cappuccio di rampicanti. Quanto al dirupo, s’affaccia-va su un orrido. Scendevi una scalinata e arrivavi alla sorpresa: uno specchio d’ac-qua sotterraneo che pochi conoscevano. Figurava già, con il nome di Lago piccolo, nellaCarta topografica in misura della Valle di Susa e di quelle di Cezane e Bardonneche di-visa in nove parti, realizzata dai cartografi sabaudi tra il 1764 e il 1768. Era acqua risorgiva della Dora, sbu-cava lì passando per chissà quali anfratti, limpida, per-fettamente trasparente e dunque verde smeraldo, come il fondo nel quale l’oc-chio andava a distendersi.Nel 2008, quand’era minis-tro dei trasporti tale Antonio Di Pietro, nei pressi della Colombera doveva sbucare ben altro: il (ratataplan!) “tunnel di base” della Tori-no-Lione. Si parlava anche di un viadotto attraverso le Gorge della Dora. Il movi-mento aveva avuto l’idea di comprare il terreno, dividen-dolo poi in 1.397 minilotti da meno di un un metro quad-ro, ciascuno proprietà di un attivista. L’intento era complicare le procedure di esproprio; in subordine, si voleva stabil-ire un nuovo avamposto. La prima festa dell’acquisto collettivo, chiamata Compra un posto in prima fila, si era svolta il 30 marzo 2008, una delle tante giornate mem-orabili nella storia e nella tradizione orale dei No Tav.Nel giugno dello stesso anno si era fatto il bis a Venaus: 1.500 acquirenti No Tav per il terreno dov’era sorto il presidio più famoso, quello sgomberato dalla polizia il 5 dicembre 2005 e ricon-quistato tre giorni dopo da una moltitudine mai vista prima, un’alluvione di corpi che aveva travolto e messo in fuga le forze dell’ordine. Era stata la vittoria più im-portante, quella che ave-va costretto l’avversario a cambiare piani, a ritrarsi dalla bassa valle e salire, inerpicarsi, cercare una gola in alta valle dove andarsi a rintanare.Il terzo acquisto di massa era avvenuto più alla chet-ichella. Nel gennaio 2010, i No Tav avevano appreso che il cantiere del “cunicolo geognostico”, quello sba-raccato a Venaus quattro anni prima, avrebbe aperto in val Clarea, tra Giaglione e Chiomonte, accanto ai piloni dell’autostrada, nei pressi della cascina che i valligiani chiamavano – per via di un’immagine di donna affrescata su un muro – La Maddalena. Sessantaquattro No Tav erano andati dal notaio e avevano comprato un ter-reno proprio dove la bestia voleva riaprire le fauci. Un terreno fino a quel momen-to oscuro e ingrato, ma strategico per contrastare gli invasori nonché, di lì a poco, destinato alla celeb-rità: la “particella numero 31, foglio XV, seminativo di 889 metri quadri”.Un ultimo raduno per l’ac-quisto di terreni minacciati si era svolto in un gelido e fradicio giorno d’ottobre del

2012, su un prato di San Gi-uliano di Susa. Più di mille persone a fare la fila sotto pioggia e nevischio, per presentarsi una alla volta davanti al notaio – lo stesso notaio delle volte preceden-ti, Roberto Martino, uno che in quelle circostanze dove-va divertirsi un mondo – e comprare un metro quadro di terra a testa. Prezzo: 15 euro.

Un animale bellissimo

L’acquisto più strategico si era rivelato il terzo, per-ché lo scontro si era rap-idamente spostato in val Clarea. Il movimento aveva stabilito un presidio per-manente, che nella tarda primavera del 2011 si era evoluto nella

Libera Repubblica della Maddalena.

Pronunciare quel nome an-cora emozionava, i valsusini lo scandivano, lo facevano sembrare una poesia. Un esperimento di lotta e au-togestione avanzatissimo, un minuscolo Rojava – che infatti in curdo vuol dire ovest – nel west della pro-vincia di Torino. Due mesi che riempivano il movimen-to di nostalgia: dalla procla-mazione del 23 maggio allo sgombero poliziesco del 27 giugno. Il 3 luglio, il movimento aveva provato a ripetere il felice exploit di Venaus, di riprodurre quell’onda uma-na, travolgere gli usurpa-tori di terra e riprendersi la repubblica. Ma la val Clar-ea non era il fondovalle, e stavolta le forze dell’ordine erano pronte. Dopo una lunga giornata di avanzate, inseguimenti, nubi di lac-rimogeno, manganellate e schermaglie nei boschi, la cornamusa dei No Tav ave-va dovuto suonare la ritira-ta. Del vecchio presidio era rimasta una baita dove i No Tav facevano i turni, circon-dati dal cantiere che comin-ciava a ribollire, escrescere, sbuffare spore che divorava-no il bosco.Il 27 febbraio 2012, il can-

tiere aveva attaccato anche la baita. Durante l’assalto era avvenuto uno degli “in-cidenti” più noti della lotta No Tav: il contadino Luca Abbà, proprietario di uno dei metri quadri che il can-tiere andava usurpando, era salito per protesta su un traliccio dell’alta tensione. Inseguito da un poliziotto, si era spostato sempre più su, finché non aveva preso la scossa ed era precipitato a terra, entrando in coma.Luca si era salvato. I Cat-tolici per la vita della valle pensavano fosse anche merito loro: il Signore ave-va ascoltato le loro preci. Beghine che pregavano per la salvezza di un anarchico! Il movimento No Tav era un animale bellissimo.

Assediare gliassediatori

Da allora i nemici si erano asserragliati in quella gola ed erano cambiati i rapporti tra movimento, popolazi-one della valle e grande op-era. Non più la sfida in cam-po aperto, come ai tempi della battaglia del Seghino – 31 ottobre 2005 – e della riconquista di Venaus. Non più la militarizzazione appa-riscente del territorio e del consesso civile, con posti di blocco ovunque e forme di controllo odiose. No, da quel momento si trattava di inventare forme di crea-tiva e capillare pressione sul cantiere. L’articolo 19 della cosid-detta legge di stabilità 2012 – legge numero 183 del 12 novembre 2011 – aveva di-chiarato il cantiere e l’area circostante “aree di inter-esse strategico nazionale”, equiparandole a zone mil-itari, e come zone militari erano presidiate e difese. Non si trattava più solo di poliziotti: lungo i recinti e nei boschi si aggiravano mil-itari di vari corpi, dagli alpini della Brigata Taurinense ai cacciatori di Sardegna, unità speciale dei carabinieri.Nel mio primo racconto No Tav per Internazion-ale – Folletti, streghe, santi e druidi in val Clarea, del

marzo 2013 – avevo passato in rassegna svariate invenzioni e tattiche di guerriglia del mov-imento: campeggi, preghiere di gruppo, riti pagani, appa-rizioni di spiritelli, “battiture” e tagli delle reti… Ma c’era una grossa lacuna: erano rimasti fuori i “gesti profetici” del si-ciliano Turi Vaccaro, veterano di tutte le lotte pacifiste e an-timilitariste da Comiso 1981 in avanti, anzi, da prima ancora.Il 4 agosto 2011 Turi, penetra-to nella “zona rossa” che cin-geva il cantiere, era salito su un grande cedro. Era rimasto lassù, tra i rami, per due giorni e due notti, in sciopero del-la fame, bevendo solo la sua urina, comunicando con i No Tav tramite note scritte che appallottolava e gettava oltre la recinzione. In una delle ul-time si leggeva: “Vorrei restare quassù, ma mi rimangono

poche energie per continuare il digiuno e per resistere, so-prattutto se ci sarà ancora una notte con pioggia e vento” . Si sarebbe “arreso” solo a don Luigi Ciotti, aveva detto poco dopo. Quest’ultimo – grandis-simo performer – non si era fatto attendere: giunto in val Clarea, era salito su un’autos-cala dei vigili del fuoco. Il prete e il santo si erano abbracciati a venti metri d’altezza, e Turi era sceso tra gli applausi del popolo No Tav. Poco tempo dopo, senza una ragione difendibile, il cedro era stato abbattuto. La ven-detta dei potenti sbeffeggiati deturpa il mondo.Il 4 marzo 2012, una settimana dopo la caduta di Luca Abbà, Turi si era arrampicato sullo stesso traliccio.Ci era rimasto appollaiato tut-ta la notte. Le guardie, ancora

Alcuni manifestanti che protestano contro l'Alta Velocità in Val di Susa

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NEMICO PUBBLICO IL LIBRO NOTAV CHE FA ARRAB-BIARE POLITICI E PROCURATORI.

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Lunedi 14 Marzo 2016 Pag 19

scottate per le polemiche sul 27 febbraio, non aveva-no osato salire. Nessun ten-tativo di trascinarlo giù.Il pranzo del mercoledì dei No Tav alla Colombera, 27 gennaio 2016. (Michele Lap-ini) Il 5 settembre 2015 Turi aveva eluso la sorveglianza ed era apparso all’improvvi-so nel cantiere, a due passi dai poliziotti allibiti, a tor-so nudo e in calzoncini, la barba grigia, i capelli lunghi e caldi di sole, nelle mani una bandiera No Tav, inat-teso e più che mai incon-gruo, come un ologramma, però tangibile. Prima che le guardie potessero battere le ciglia due volte, si era mes-so nella posizione yoga del Sîrsâsana, quella che noi profani chiamiamo “la ver-ticale”. Una delle più recenti forme di pressione sul cantiere erano appunto i “pranzi del mercoledì”, e noi avevamo fame, e rieccoci dov’erano rimasti i nostri corpi men-tre il pensiero spaziava: al checkpoint di via dell’Avanà.Avevamo tutto il diritto di passare, ma i blu di Prus-sia ci tennero fermi a lungo mentre facevano controlli, telefonate, sentivano ques-to o quel funzionario del tale ufficio… Infine, ci dis-sero che chi non possedeva terreni non poteva entrare.

“Siete proprietari terrie-ri?”, ci chiesero, usando precisamente quell’es-pressione.“No, io faccio il fotogra-fo”, rispose Michele.“E Lei?”, domandarono a me.“Io faccio il Giornalista”.“E Lei?”, rivolgendosi a Mariano.“Scrittore”.

Prima che le guardie chiedessero a tutti che lavoro facessero, Guido, Nicoletta e Simone comin-ciarono a protestare: “L’or-dinanza del prefetto vie-ta l’accesso a quest’area solo dopo le 19, non avete nessun motivo per impe-dirci di passare”. Quelli si riattaccarono al telefono, e poco dopo rifer-irono: “La dirigente comu-nica che, per la loro inco-lumità, devono lasciare sgombro questo passag-gio e uscire da quest’ar-ea”.“Ah, sì? Bene, fatela ve-nire qui, la dirigente. Noi intanto chiamiamo i nos-tri avvocati”.Forse li aveva insospettiti il numero, perché eravamo in sette: io, Michele, Simone, Filippo, Mariano, Guido e Nicoletta. Chissà cosa stava-mo complottando!Nel prosieguo del battibec-co, arrivarono a dire che l’ordinanza da noi citata non era più valida, ché ogni gior-no il prefetto ne emetteva una nuova. Una simile prassi ci parve dispendiosa e poco plausibile, così chiedemmo di vedere l’ordinanza di quel giorno. Dissero che non ce l’avevano. Telefonammo all’avvocato Valentina Colletta, del Le-gal team No Tav. Disse che avrebbe chiamato diretta-mente la prefettura.Mentre aspettavamo, qual-cuno mi chiese: “Che arti-colo hai in mente di scri-vere?”.

Sentenzaiola

Mentre il 2015 affievoliva, e dopo una gragnuola di noti-

zie che avevano ammaccato la reputazione in loco di al-cuni vip torinesi ma non era-no arrivate nel resto d’Italia, proposi a Internazionale un nuovo racconto sulla lot-ta in val di Susa. Da tempo lavoravo a un libro-monstre sul movimento e sentivo l’urgenza di fare un compen-dio. Un punto della situazi-one. A un quarto di secolo dai primi vagiti di protesta, a che punto si trovava il movi-mento No Tav?Turi Vaccaro viene trascina-to via dalla polizia, 5 settem-bre 2015. (Michele Lapini)Nel novembre 2015 il Tribu-nale permanente dei popoli (Tpp), dopo un impegnativo lavoro istruttorio e un lungo dibattimento, aveva dichi-arato:

“In val di Susa si sono violati i diritti fondamentali degli abitanti e delle comunità locali...[i diritti] di partecipare, direttamente e attraverso i suoi

rappresentanti istituzionali, nei processi decisionali relativi alla convenien-za ed eventualmente al disegno e alla costruzione del Tav; di avere accesso

a vie giudiziarie efficaci per esigere i diritti sopra menzionati. Dall’altra parte si sono violati diritti fondamentali civili e politici come la libertà di

opinione, espressione, manifestazione e circolazione, come conseguenze delle strategie di criminalizzazione della protesta… la diffusione di infor-

mazioni contenenti falsità e manipolazione dei dati relativi alla necessità, alla utilità, all’impatto dei lavori; la simulazione di un processo parteci-pativo con l’istituzione dell’Osservatorio per il collegamento ferroviario

Torino Lione, che arriva a escludere i dissidenti e ad annunciare un accordo inesistente… Pratiche amministrative, legislative, giudiziarie, di polizia che includono anche la persecuzione penale sproporzionata e la imposizione di

multe eccessive e reiterate, l’uso sproporzionato della forza.

AMBIENTE: VAL DI SUSA

LA DICHIARAZIONE DI ERRI DE LUCA AL PROCESSO

Venerdì 12 febbraio 2016 si terrà, presso il tribunale di Torino, l’udienza prelimin-are di un processo che vede imputati due compagni ac-cusati di aver commesso reati di sequestro di perso-na, rapina, porto d’arma daguerra, e lesioni durante i fatti “avvenuti in Chiomonte località La Maddalena, il 3 luglio 2011”. Qui non ci occupiamo della legittimità e dell’opportu-nità della ferrovia Torino-Li-one. Ci occupiamo dei gravi disordini provocati il 27 giugno e il 3 luglio 2011 da soggetti che hanno aderito al movimento No Tav, con il ricorso a una violenza es-trema e ingiustificata”. Con queste parole è cominciata la requisitoria della procu-ra di Torino nell’aula bunker delle Vallette al maxi pro-c e s s o c o n t r o 53 attiv-isti e sim-p a t i z -zant i N o

Tav per gli scontri con le forze dell’ordine in Valle di Susa alla Maddalena di Chi-omonte Questo procedimento, se-guito da Caselli e Ferrando, portò ad un interrogatorio avvenuto verso la fine del 2012. Sembrava essersi con-cluso per l’irrisoria consist-enza delle prove, tuttavia a metà dell’anno successivo Ferrando diveniva procu-ratore generale di Ivrea e le carte passavano in mano a tale Rinaudo che, ovvia-mente, non decideva di ar-chiviare. I fatti in questione riguardano l’episodio specifico del carabiniere che cadde all’interno del bosco dell’area archeolog-ica della Maddalena, du-rante la grande giornata di resistenza del 3 luglio 2011.Tutto ciò che avvenne du-

rante la Libera Repubbli-ca della Maddalena e nel successivo tentativo di difendere quel lembo

di terra destinato ad es-sere devastato per profitto,

è patrimonio di un intero movimento di Resistenza.Il 3 luglio migliaia di per-sone hanno visto con i pro-

pri occhi chi ha agito per “ p r o c u -rarsi un i n g i u s t o

p r o f i t t o mediante violenza”, chi ha rapinato la terra d’altri. Mi-

gliaia di persone hanno vis-to chi tentò di farci desistere “portando in luogo pubblico numerose pistole beretta 92sbm”, chi causò numer-ose lesioni sparando gas CS ad altezza d’uomo. Quel 3 luglio i “sequestra-tori” li abbiamo visti in mol-ti, le immagini di Sabbo, di Marta, di Roby e di Gianlu-ca mentre venivano trasci-nati di peso dagli aguzzini che sfogavano le proprie frustrazioni sui loro corpi rompendo teste e braccia, sono ancora ben nitide nella nostra mente. Riconosciamo in questa richiesta di rinvio a giudizio l’ennesimo tentativo di Rin-audo e della procura di Tori-no di terrorizzare una intera popolazione in lotta sband-ierando nuovamente ipotesi di condanne a doppie cifre.Esprimiamo la nostra piena solidarietà ai Resistenti Ga-briele e Matteo.Se ancora non fosse ben chi-aro: “La Valle di Susa paura non ne ha!” Come volevasi dimostrare le accuse della procura di Torino sono crollate, e i rag-azzi son finalmente liberi, siamo vicini a Chiara, per cui non è ancora finita.Con la speranza e la voglia, finalmente, di rivederci per le starde e i sentieri! Libertà per i no tav!

Coordinamento NO TAV Alta Valle Susa

Sarei presente in quest’aula anche se non fossi io lo scrittore incriminato per istigazione. Aldilà del mio trascurabile caso personale, conside-ro l’imputazione contestata un esperimento, il tentativo di mettere a tacere le parole contra-rie. Perciò considero quest’aula un avamposto affacciato sul presente immediato del nostro paese. Svolgo l’attività di scrittore e mi ritengo parte lesa di ogni volontà di censura.Sono incriminato per un articolo del codice pe-nale che risale al 1930 e a quel periodo della storia d’Italia. Considero quell’articolo superato dalla successiva stesura della Costituzione della Repubblica. Sono in quest’aula per saperese quel testo è in vigore e prevalente o se il capo di accusa avrà potere di sospendere e invalidare l’articolo 21 della Costituzione.Ho impedito ai miei difensori di presentare istanza di incostituzionalità del capo di accusa. Se accolta, avrebbe fermato questo processo, trasferito gli atti nelle stanze di una Corte Cos-tituzionale sovraccarica di lavoro, che si sareb-be pronunciata nell’arco di anni. Se accolta, l’istanza avrebbe scavalcato quest’aula e ques-to tempo prezioso. Ciò che è costituzionale credo che si decida e si difenda in posti pubblici come questo, come an-che in un commissariato, in un’aula scolastica, in una prigione, in un ospedale, su un posto di lavoro, alle frontiere attraversate dai richiedenti asilo. Ciò che è costituzionale si misura al piano-terra della società.Inapplicabile al mio caso le attenuanti generi-che,se quello che ho detto è reato, l’ho ripetuto e continuerò a ripeterlo.Sono incriminato per avere usato il verbo sabo-tare. Lo considero nobile e democratico. Nobile perché pronunciato e praticato da valorose fig-ure come Gandhi e Mandela, con enormi risul-tati politici. Democratico perché appartiene fin dall’origine al movimento operaio e alle sue lotte. Per esempio uno sciopero sabota la pro-duzione. Difendo l’uso legittimo del verbo sabotare nel suo significato più efficace e ampio. Sono dis-posto a subire condanna penale per il suo imp-iego, ma non a farmi censurare o ridurre la lin-gua italiana. ”A questo servivano le cesoie” : a cosa? A sabo-tare un’opera colossale quanto nociva con delle cesoie? Non risultano altri insidiosi articoli di ferramenta agli atti della mia conversazione telefonica. Allora si incrimina il sostegno ver-bale a un’azione simbolica? Non voglio sconfin-are nel campo di competenza dei miei difensori.Concludo confermando la mia convinzione che la linea di sedicente alta velocità in Val di Susa va ostacolata, impedita, intralciata, dunque sabotata per la legittima difesa della salute, del suolo, dell’aria, dell’acqua di una comunità minacciata. La mia parola contraria sussiste e aspetto di sapere se costituisce reato.

Erri De Luca

Processo a Matteo e Gabriele. Solidarietà dalla Valle che Resiste!

Lunedi 14 Marzo 2016Pag 20

AMBIENTE: TERRA DEI FUOCHIIL PIÙ GRANDE "AVVELENAMENTO" DI MASSA IN UN PAESE OCCIDENTALELA PIÙ GRANDE "CATASTROFE AMBIENTALE" A "PARTECIPAZIONE PUBBLICA"

Molti non immaginano l'entità del problema, i danni che stiamo subendo e le gravi conseguenze per la salute. Abbiamo denunciato ogni Istituzione competente, informiamo tutti

di Angelo Ferrillo……………………

Da quando ho dato vita ad un mio blog il fenomeno era già noto a pochi addetti ai

lavori, ma per anni era stato ampiamente sottovalu-tato da tutti. Con questa pagina ho provato che non era confinato nei soli Co-muni di Giugliano-Villaric-ca-Qualiano, bensì rappre-sentava un vero e proprio "sistema criminale" su vasta scala ben più esteso e grave di quanto errone-amente descritto in prece-denza. La pratica criminale di smaltire o riciclare i ri-fiuti speciali bruciandoli, oramai va anti da molti, troppi anni. Lo abbiamo documentato tutti i giorni con foto e video, denuncian-do questo scempio a ogni istituzione politica e giudi-ziaria. Sono trascorsi diver-si anni. Tuttavia, senza che nulla sia realmente cambi-ato! Inizia così, un’altra sta-gione di roghi, fumi tos-sici e di chissà quanti altri veleni. Si continua come se nulla fosse. Sempre negli stessi luoghi. Spesso sentia-mo parlare di cancro, ma a cosa serve curare i tumori o donare soldi alla ricerca, se nessuno si occupa concreta-mente della nostra preven-zione primaria? Dopo anni e anni di promesse sul risanamento del territorio, nulla è cam-biato. A seguito di 10 anni di battaglie sul territorio regionale, non riscontrando

interlocutori politici all’al-tezza delle nostre proposte, oggi, sentiamo la neces-sità di candidarci a rappre-sentarle in prima persona. In gran parte siamo persone della società civile, profes-sionisti imprenditori e sem-plici cittadini estranei alle logiche di partiti storici e re-centi. Ragioneremo su idee e programmi senza alcuna preclusione ideologica, il nostro obiettivo è affermare le istanze di quanti ci con-cedono la propria fiducia. Il Movimento nasce dal basso e abbraccerà comitati civici, associazioni e siamo aperti anche ai buoni amministra-tori che abbiano dato prove di buon governo e vogliano sposare un percorso condi-viso. Insomma una forza po-litica giovane e innovativa, in corsa non soltanto per la Regione ma soprattutto nei Comuni che andranno alle amministrative per scegliere i Sindaci. In tutta la Campa-nia alle prossime regionali ne sono circa una settan-tina. Abbiamo sponde di parlamentari indipendenti e stiamo lavorando per l’in-teresse dei cittadini affinché i loro voti, tanto nei comu-ni quanto per la Regione non siano sprecati per fare sterile opposizione o dem-agogia bensì impiegati pro-ficuamente nelle rispettive azioni di governo necessarie al #RISCATTO del nostro territorio.Amiamo la nostra re-gione e la difenderemo riappropriandoci del gi-usto futuro che meritia-mo. Bisogna tornare a votare ancora più numerosi e determinati di sempre,

altrimenti è inutile lamen-tarsi. Ricordo gli anni in cui era scoppiata ufficialmente la questione rifiuti a Napoli e in Campania. Era il 2008, da semplice cittadino mi recavo alle numerose riun-ioni presso le discariche e i vari presidi sul territorio. Acerra, Pianura, Giugliano,

Chiaiano, Terzigno, ovunque andavo dicevo sempre: "rag-azzi è importante battersi contro una discarica o un in-ceneritore, ma ci rendiamo conto che stiamo ignorando qualcosa di molto peggio?" Corrono alla mente numer-osi episodi. Ma voglio ripor-tare di seguito in dialetto le risposte piccate di quanti

ho poi soprannominato gli "illuminati" della monnez-za: "ma tu si scem? e cr'è nu poc 'e fumm? chell sarann al massimo e zingar che stann 'a squaglià nu poco 'e ramm, 'o fann sol pe' magnà..."Di lì a poco nasceva www.laterradeifuochi.itCiò che oggi è sotto gli occhi di tutti, lo era anche prima,

ma grazie a un semplice blog adesso ciascuno può farsi un'idea e capire. Se questo è servito ne sono contento e l'unica cosa che mi auguro è poter scrivere al più presto la parola "fine". Grazie a tutti voi.

Caivano, intervento della Forestale. I pro-dotti contaminati da tet ra c l o ro et i l e n e

erano pronti per la raccolta e la vendita Veleni nelle fal-de acquifere: la Forestale ha sequestrato a Caivano, su ordine della magistratura (sezione reati ambientali, procuratore aggiunto Nun-zio Fragliasso) un pozzo per l’irrigazione e i fondi colti-vati circostanti, estesi per 52.342 metri quadri. Dalle analisi effettuate, è emerso che la vena d’acqua sotterranea, era contamina-ta da quantità eccessive di tetracoloroetilene, sostanza potenzialmente carceroge-na. Il sequestro preventivo si è reso necessario per tu-telare la salute pubblica: sui fondi agricoli, infatti, è presente una coltivazione di prodotti ortofrutticoli pronti per essere raccolti e venduti. Il pozzo risultava alimentato dalla stessa falda che servi-va i 20 pozzi e relativi terreni (per un totale di 58 ettari) sequestrati l’anno scorso Proprio in Campania, dove da generazioni prosperano le colture di frutta e verdura, la mafia e la politica condu-cono un affare particolar-

mente sporco. Sotto ai cam-pi coltivati si accumulano tonnellate di rifiuti tossici che penetrando nella catena alimentare avvelenano l’Eu-ropa intera. Mauro Pagnano si arrotola la sciarpa a co-prire bocca e naso. “Atten-zione, è pieno di amianto, ne bastano pochissime fibre nei polmoni”, mormora indi-cando dei pezzi grigiastri di lamiera ondulata per tetti proprio accanto alla pianta-gione di pomodori. Lungo il sentiero nei pressi di Orta di Atella al nord di Napoli, nel bel mezzo delle coltivazioni di verdura, si erge un depos-ito illegale di rifiuti alto più di dieci metri: congelatori, secchi e lattine di vernice, montagne di contenitori di plastica con solventi e colle, pezzi di pneumatici, batte-rie, cartone catramato car-bonizzato, materiali isolanti. Con le sue scarpe da gin-nastica nere Mauro Pagna-no prende a calci sacchi di plastica stracolmi da cui fuoriescono resti di pelle di tutti i colori e scarpe spai-ate. Altri sacchi contengono chili e chili di stracci. “Sono tutti scarti industriali”, rivela il suo accompagnatore Enzo Tosti, “delle industrie tessili

e di scarpe, delle aziende edili e di risanamento dell’amianto. Vengono scar-icati di notte, e di tanto in tanto gli danno fuoco”.Ma i rifiuti tossici non si trovano solo lungo questo sentiero. Fino all’orizzonte, laddove svetta il Vesuvio, la campagna offre alla vista un accostamento sconvolgente di verdura e immondizia. Campi verdi sui quali ma-turano insalata, rucola, zuc-chine, melanzane, broccoli, mele – e nel bel mezzo cu-muli di rifiuti dalle variegate tinte irriconoscibili. Quanto meno stamattina non si alzano quelle fiamme per le quali è ormai nota la famigerata zona al nord di Napoli, l'ormai nota “Terra dei Fuochi”. Solo nell’ultimo anno e mezzo la prefettura di Caserta ha registrato più di 6500 roghi di immondizia che avvolgono il tutto in nu-vole puzzolenti nere come la pece. Un altro appellativo di questa zona è “il trian-golo della morte” perché il numero di persone che si ammalano di cancro qui è molto più elevato che nel resto d’Italia, e ad ammalar-si sono soprattutto giovani e bambini.

TERRA DEI FUOCHI: VELENI NELLE FALDE ACQUIFERE SIGILLI AL

POZZO E ALLE COLTIVAZIONI DI FRUTTA E VERDURA

Lunedi 14 Marzo 2016 Pag 21

LA VERDURA ITALIANA VIENE DALLA MONTAGNA DEI RIFIUTI TOSSICIdi Regina Kerner……………………

Proprio in Campa-nia, dove da gener-azioni prosperano le colture di frutta e verdura, la mafia

e la politica conducono un affare particolarmente spor-co. Sotto ai campi coltivati si accumulano tonnellate di rifiuti tossici che penetran-do nella catena alimentare avvelenano l’Europa intera.Mauro Pagnano si arrotola la sciarpa a coprire bocca e naso. “Attenzione, è pi-eno di amianto, ne bastano pochissime fibre nei polmo-ni”, mormora indicando dei pezzi grigiastri di lamiera ondulata per tetti proprio accanto alla piantagione di pomodori. Lungo il sentiero nei pressi di Orta di Atella al nord di Napoli, nel bel mezzo delle coltivazioni di verdura, si erge un deposito illegale di rifiuti alto più di dieci metri: congelatori, secchi e lat-tine di vernice, montagne di contenitori di plastica con solventi e colle, pezzi di pneumatici, batterie, car-tone catramato carboniz-zato, materiali isolanti. Con le sue scarpe da ginnastica nere Mauro Pagnano pren-de a calci sacchi di plastica stracolmi da cui fuoriescono resti di pelle di tutti i colori e scarpe spaiate.Altri sacchi contengono chili e chili di stracci. “Sono tut-ti scarti industriali”, rivela il suo accompagnatore Enzo Tosti, “delle industrie tessi-li e di scarpe, delle aziende

AMBIENTE: TERRA DEI FUOCHI

edili e di risanamento dell’amianto. Vengono scar-icati di notte, e di tanto in tanto gli danno fuoco”.Un accostamento sconcer-tante: ma i rifiuti tossici non

si trovano solo lungo questo sentiero. Fino all’orizzonte, laddove svetta il Vesuvio, la campagna offre alla vista un accostamento sconvolgente di verdura e immondizia. Campi verdi sui quali ma-turano insalata, rucola, zuc-chine, melanzane, broccoli, mele – e nel bel mezzo cu-muli di rifiuti dalle variegate

chiamata. Solo nell’ultimo anno e mezzo la prefettura di Caserta ha registrato più di 6500 roghi di immondizia che avvolgono il tutto in nu-vole puzzolenti nere come la pece. Un altro appellativo di questa zona è “il trian-golo della morte” perché il numero di persone che si ammalano di cancro qui è

sotterranee”. In alcuni punti i rifiuti tossici arrivano fino a 30 metri di profondità, spes-so seppelliti lì già da decen-ni. Enzo Tosti, un assistente sociale di 55 anni di Orta di Atella, e Mauro Pagnano, un fotografo di 37 anni che documenta lo stato in cui riversa la sua regione natale, fanno parte dell’associazi-

isti delle pericolose sostanze chimiche che minacciano la loro salute e quella di famil-iari e amici: diossina, com-posti di cloro cancerogeni, piombo, metalli pesanti, solventi, gommapiuma che esalano sostanze tossiche durante la combustione.Questo movimento popo-lare comprende tra gli altri

casalinghe, infermieri, mec-canici, insegnanti in pen-sione che sacrificano tutto il loro tempo libero. Organ-izzano eventi informativi e manifestazioni, querelano i sindaci e pubblicano cartine su internet sulle quali altri cittadini possono inserire la posizione di nuovi depositi illegali di rifiuti.

La fama è rovinata

“In realtà questa è una zona particolarmente fertile”, commenta Mauro Pagna-no gettando uno sguardo indignato verso il campo di pomodori. “I romani la chia-mavano Campania Felix – la campagna felice. In teoria si potrebbe fare il raccolto fino a quattro volte all’anno. Ma ora… chi vor-rebbe mangiarseli certi po-modori?”. I contadini hanno seri problemi per vendere i propri prodotti. L’orto d’Ita-lia, la terza regione agraria più importante del paese, ha la fama di una serra tossi-ca. La colpa è della camorra, ossia dei clan mafiosi locali, che grazie allo smaltimento illegale dei rifiuti guadag-nano miliardi. Siccome da oltre vent’anni questo non è più un segreto e ciònon-ostante non è stato fatto nulla al riguardo Enzo Tos-ti, Mauro Pagnano e il resto del comitato accusano un nuovo colpevole: lo Stato italiano. “La politica e la camorra ab-itano sotto lo stesso tetto. Altrimenti perché le ammin-istrazioni sarebbero rimaste per decenni a guardare sen-za fare nulla?"

tinte irriconoscibili. Quan-to meno stamattina non si alzano quelle fiamme per le quali è ormai nota la famig-erata zona al nord di Napo-li: “Terra dei Fuochi” viene

molto più elevato che nel resto d’Italia, e ad ammalar-si sono soprattutto giovani e bambini. “Tutto qui è con-taminato”, dice Enzo Tosti, “l’aria, i terreni e le acque

one “Coordinamento Comi-tati Fuochi”, un’unione di di-verse iniziative popolari per la lotta alla contaminazione. Enzo, Mauro e i loro collabo-ratori sono diventati special-

TERRA DEI FUOCHI: STOP vendita frutta e verdura dai seguenti Comuni:

Vietata da subito la vendita di prodotti agricoli provenien-ti dalle aree a rischio nella #TerraDeiFuochi. Il #Governo ha presentato i risultati scientifici delle indagini sulla mappatu-ra dei terreni destinati all’agricoltura della Campania. Su un totale di 1.076 chilometri quadrati di terreni ‘mappati’ in 57 comuni prioritari (33 nella provincia di Napoli e 24 in quella di Caserta) solo il 2% – cioè 21,5 km quadrati, di cui 9,2 destinati all’agricoltura – sono “aree ritenute sospette”. Ecco l’elenco dei 57 Comuni mappati:PROVINCIA DI NAPOLI (33 COMUNI) Acerra, Afragola, Caivano, Calvizzano, Casalnuovo di Napol i, Casamarciano, Casandrino, Casoria, Castello di Cisterna, Cercola, Crisp ano, Frattamaggiore, Frattaminore, Giugliano in Campania, Mara-no di Napo li, Mariglianella, Marigliano, Melito di Napoli, Mug-nano di Napoli, Napoli, Nola, Palma Campania, Pomigliano d’Arco, Qualiano, Roccarainola, San Giuseppe Vesuviano, S ant’Antimo, Saviano, Scisciano, Somma Vesuviana, Striano, Terzigno, Villaricca.PROVINCIA DI CASERTA (24 COMUNI) Aversa, Carinaro, Casal di Principe, Casaluce, Casapesenna, Caserta, Castelvol-turno, Cesa, Frignano, Villa di Briano, Gricig nano di Aversa, Lusciano, Maddaloni, Marcianise, Mondragone, Orta di Atella, Pa rete, San Cipriano d’Aversa, San Marcellino, Sant’Arpino, Succivo, Teverola, Trentola -Ducenta, Villa Literno.I ministri delle Politiche Agricole, Maurizio Martina, della Salute, Beatrice Lorenzin, e dell’Ambiente, Gian Luca Gal-letti assieme al presidente della regione Campania Stefano Caldoro presentano le conclusioni dell’indagine, secondo cui sono 51 i siti per cui è necessario proporre “misure di sal-vaguardia per garantire la sicurezza della produzione agroal-imentare”, per un totale di circa 65 ettari, chiarisce Martina. Viene messo in chiaro che “da subito” – sottolinea Lorenzin – è vietato vendere prodotti ortofrutticoli dei terreni classi-ficati ad un certo rischio ‘elevato’ (3-4-5). La vendita dei prodotti da zone a rischio “è consentita ad al-meno una di queste condizioni: che le colture siano state già oggetto di controlli ufficiali con esito favorevole negli ultimi 12 mesi; che siano state effettuate indagini, su richiesta e con spese a carico dell’operatore, dall’Autorità competente, con esito analitico favorevole”. Quali sono allora quei Comuni, dalla lista dei 57, a rischio elevato? Sono Acerra, Caivano, Giugliano, Succivo, Villa Literno, Nola, Castel Volturno. In uno schema del Corriere del Mezzogiorno i Comuni vengono a loro volta suddivisi per classe di rischio e con tanto di coor-dinate geografiche dei terreni in questione.

Estendere all'intera città metropolitana di Napoli un'unica strategia ambientale ma anche creare un luogo nel quale enti di prossimità potranno incontrare comitati, movimenti e associazioni per elaborare strategie e proposte in materia di rifiuti e tutela del territirio. È questa, in sintesi, la finalità del Centro osservatorio permanente sulle indagini e sulle istanze relative alla Terra dei fuochi, la cui carta d'intenti è stata siglata dal sindaco della Città metropolitana Luigi de Magistris e dal vicesindaco di Napoli Raffaele Del Giudice, ma aperta anche a ulteriori adesioni. Tra le finalità del protocollo individuare la stessa direzione da seguire non solo nella città capoluogo ma anche negli altri 92 Comuni della provincia di Napoli. "Questa è una firma in qualche modo storica - ha sottolineato de Magistris - tra la città di Napoli, che in questi anni ha di-mostrato di portare a compimento risultati straordinari in ma-teria ambientale, e la Città metropolitana che vuole estendere lotte come il no all'incenerimento e alle discariche, sull'intero territorio in modo da avere un'unica strategia ambientale su tutta l'area metropolitana".La cosiddetta “terra dei fuochi” è diventata una psico-si collettivo-televisiva, sfruttata dall’imprenditoria tos-co-emiliano-padana per strappare alla Campania una con-sistente fetta di mercato agro-alimentare e turistico. In realtà è tutta l’Italia ad essere inquinata: la pianura padana soprattutto, e la provincia di Brescia in particolare, sono fra le aree più inquinate d’Europa. Lo dicono i dati e i grafici del Rapporto sulla Qualità dell’aria dell’Agenzia Europea.La pianura padana è uno dei territori più compromessi e sa-turi di sostanze altamente cancerogene, tutte quelle sostan-ze che la IARC (International Agency for Research on Cancer, l’agenzia che per conto dell’Organizzazione Mondiale della Sanità studia e classifica agenti e sostanze cancerogene), ha inserito fra i fattori altamente nocivi. I dati gravissimi sulla mortalità in questa zona del Rappor-to sulla Qualità dell’aria dell’Agenzia Europea sull’Ambiente non lasciano dubbi. Eppure (ma con una logica commerciale ben precisa) sia da parte della Rai, tv (che dovrebbe essere) pubblica, sia dalle emittenti private nazionali, l’unica inchiesta sulla terra dei fuochi padana fu quella di Presa Diretta del 10 febbraio 2014. Il tutto, però, è stato fatto cadere il più rapidamente possibile nel più assoluto silenzio.Nella trasmissione di Riccardo Iacona, infatti, l’inchiesta sve-lava che «sono state trovate altre 6 discariche abusive lungo

binari Alta Velocità Milano Torino. Per i trafficanti di rifiuti il mercato del nord è molto più importante di quello del sud. Per rendersi conto quanto importante sia mercato nord rifiuti basta guardare dall’alto Lombardia. Da Milano a Brescia de-cine di discariche solo nel comune di Montichiari in provincia di Brescia ci sono discariche per 15 milioni di metri cubi per rifiuti speciali. A Montichiari (Brescia) in un km² ci sono circa 8 milioni di metri cubi di rifiuti.Non esiste un caso simile nel mondo» e ancora «In Liguria, a La Spezia per raccontare “il golfo dei veleni”, crocevia del traffico dei rifiuti fra nord e sud del paese. In Lombardia, fra cave, discariche autorizzate e abusive, tra amianto e rifiuti in-dustriali pericolosi, per filmare le nuove frontiere dei traffici illeciti di rifiuti. Le storie di chi deve convivere con un territo-rio dove l’acqua, il suolo e persino l’aria sono inquinati e la salute è compromessa» (citazione dalla pagina ufficiale della trasmissione). Recentemente Rai e Mediaset stanno ripropinando la ques-tione terra dei fuochi casertana, e soprattutto, a senso unico.Prova estremamente significativa del fatto che si cerchi di dare una “spintarella” all’acquisto verso l’agro alimentare e il turismo tosco-emiliano-padano è un servizio andato in onda addirittura sul TG1: fu trasmesso sul principale TG nazionale un servizio già andato sul TG2 sulle terre inquinate d’Italia, da nord a sud, ebbene il TG1 mandò quello stesso servizio, ma tagliò subdolamente proprio la parte che citava le terre inquinate dell’area toscana-emiliano-padana.

Il tutto sulla pelle e sulla salute di tutti i cittadini italiani del sud e del nord, trattati al pari di cavie e di carne da macello, che non devono far altro che CREDERE, UBBIDIRE, CONSUMARE.

E CREPARE, IN SILENZIO.

Lunedi 14 Marzo 2016Pag 22

ALIMENTAZIONE E TUMORI

LA CAUSA PRIMARIA DEL CANCRO FU SCOPERTA NEL 1931 DA UNO SCIENZIATO PREMIO NOBEL

di Edoardo Capuano………………………

Una notizia che ha dell’incred-ibile: la causa principale del cancro è stata

ufficialmente scoperta decenni fa da uno scien-ziato premio nobel per la medicina nel 1931. E da allora nulla è sta-to fatto in base a tale conseguimento, se non continuare a raccogliere in tutto il mondo soldi per la ricerca, attraverso associazioni come ad es-empio l’italiana AIRC.Quando la causa prima-ria del cancro era già conosciuta. Pochissime persone in tut-to il mondo lo sanno, per-ché questo fatto è nascosto dall’industria farmaceutica e alimentare.Nel 1931 lo scienziato tedes-co Otto Heinrich Warburg ha ricevuto il Premio Nobel per la scoperta sulla causa pri-maria di cancro.Proprio così. Ha trovato la causa primaria del cancro e ha vinto il Premio Nobel.Otto ha scoperto che il can-cro è il risultato di un potere anti-fisiologico e di uno stile di vita anti-fisiologico. Perché? Poiché sia con uno stile anti-fisiologico nutrizionale (dieta basata su cibi acidificanti) e l’inat-tività fisica, il corpo crea un ambiente acido (nel caso di inattività, per una cattiva ossigenazione delle cellule).L’acidosi cellulare causa l’espulsione dell’ossigeno. La mancanza di ossigeno nelle cellule crea un ambi-ente acido. Egli ha detto: “La mancan-za di ossigeno e l’acidi-tà sono due facce della stessa medaglia: Se una persona ha uno, ha an-che l’altro”.Cioè, se una persona ha eccesso di acidità, quin-di automaticamente avrà mancanza di ossigeno nel suo sistema. Se manca l’os-sigeno, avrete acidità nel vostro corpo.Egli ha anche detto: “Le sostanze acide respin-gono ossigeno, a differ-enza delle alcaline che attirano ossigeno”.Cioè, un ambiente acido è un ambiente senza ossig-eno. Egli ha dichiarato: “Privando una cellula del 35% del suo ossigeno per 48 ore è possibile convertirla in un cancro”.“Tutte le cellule normali hanno il bisogno assolu-to di ossigeno, ma le cel-lule tumorali possono vi-vere senza di esso”. (Una regola senza eccezioni).“I tessuti tumorali sono acidi, mentre i tessuti sani sono alcalini.”Nella sua opera “Il metab-olismo dei tumori”, Otto ha mostrato che tutte le forme di cancro sono caratter-izzate da due condizioni fondamentali: acidosi del sangue (acido) e ipossia (mancanza di ossigeno).Ha scoperto che le cellule tumorali sono anaerobiche (non respirano ossigeno) e non possono sopravvivere

in presenza di alti livelli di ossigeno. Le cellule tumorali possono sopravvivere soltanto con glucosio e in un ambiente privo di ossigeno.Pertanto, il cancro non è al-tro che un meccanismo di difesa che ha alcune cellule del corpo per sopravvivere in un ambiente acido e privo di ossigeno.

In sintesi:

Le cellule sane vivono in un ambiente ossigenato e alcalino che consente il normale funzionamen-to. Le cellule tumorali vi-vono in un ambiente aci-do e carente di ossigeno.

Importante:

Una volta terminato il pro-cesso digestivo, gli alimen-ti, a secondo della qualità di proteine, carboidrati, grassi, vitamine e minerali, forniscono e generano una condizione di acidità o alca-linità nel corpo. In altre pa-role … tutto dipende unica-mente da ciò che si mangia.Il risultato acidificante o al-calinizzante viene misurato con una scala chiamata PH, i cui valori vanno da 0 a 14, al valore 7 corrisponde un pH neutro. E' importante sapere come gli alimenti acidi e alcalini influiscono sulla salute, po-iché le cellule..per funzion-are correttamente dovrebbe essere di un ph leggermente alcalino (poco di sopra al 7).In una persona sana, il pH del sangue è compreso tra 7.4 e 7.45.Se il pH del sangue di una persona inferiore 7, va in coma.

Gli alimenti che acidif-icano il corpo:

• Lo zucchero raffinato e tutti i suoi sottoprodotti (È il peggiore di tutti: non ha proteine, senza grassi, senza vitamine o minerali, solo carboidrati raffinati che schiacciano il pancreas). Il suo pH è di 2,1 (molto acido)• Carne (Tutti i tipi)• Prodotti di origine an-imale (latte e formaggio, ricotta, yogurt, ecc)• Il sale raffinato• Farina raffinata e tutti i suoi derivati (Pasta, torte, biscotti, ecc)• Pane (La maggior parte contengono grassi saturi, margarina, sale, zucchero e conservanti)• Margarina• Caffeina (Caffè, tè nero, cioccolato)• Alcool• Tabacco (Sigarette)• Antibiotici e medicina in generale• Qualsiasi cibo cotto (la cottura elimina l’ossigeno aumentando l’acidita’ dei cibi”)• Tutti gli alimenti tras-formati in scatola (con-tenenti conservanti, color-anti, aromi, stabilizzanti, ecc.)

Il sangue si ‘autoregola’ costantemente per non cadere in acidosi metabol-ica garantire il buon funzi-onamento e ottimizzare il metabolismo cellulare. Il

corpo deve ottenere delle basi minerali alimentari per neutralizzare l’acidità del sangue nel metabolismo, ma tutti gli alimenti già cita-ti (per lo più raffinati) acidi-ficano il sangue e ammor-bano il corpo. Dobbiamo tener conto che CON il moderno stile di vita, questi cibi vengono consu-mati almeno 3 volte al gior-no”, 365 giorni l’anno e tutti questi alimenti sono anti-fi-siologici.

Gli alimenti alcalinizzanti:

• Tutte le verdure crude. (Alcune sono acide al gusto, ma all’interno del corpo av-viene una reazione è alca-linizzante.”. Altre sono un po acide, tuttavia, forniscono le basi necessarie per il corret-to equilibrio). Le verdure crude producono ossig-eno, quelle cotte no.• I Frutti, stessa cosa. Ad esempio, il limone ha un pH di circa 2,2, tuttavia, all’in-terno del corpo ha un effetto altamente alcalino. (Prob-abilmente il più potente di tutti - non fatevi ingannare dal sapore acidulo)I frutti producono ab-bastanza ossigeno.Alcuni semi, come le man-dorle sono fortemente alca-lini.• I cereali integrali: l’uni-co cereale alcalinizzante è il miglio. Tutti gli altri sono leggermente acidi, tuttavia, siccome la dieta ideale ha bi-sogno di una percentuale di acidità, è bene consumarne qualcuno. Tutti i cereali de-vono essere consumati cotti.• Il miele è altamente al-calinizzante.• La clorofilla la pianta è fortemente alcalina.(Da qualsiasi pianta) (in par-ticolare aloe vera, noto an-che come aloe)• L’acqua è importante per la produzione di os-sigeno. “La disidratazi-one cronica è la tensione principale del corpo e la radice della maggior parte tutte le malattie degenerative.” Lo affer-ma il Dott. Feydoon Bat-manghelidj.• L’esercizio ossigena tutto il corpo. “Uno stile di vita sedentario usura il corpo.”L’ideale è avere una al-imentazione di circa il 60% alcalina piuttosto che acida, e, naturalmente, evitare i prodotti maggior-mente acidi, come le bibite, lo zucchero raffinato e gli edulcoranti.Non abusare del sale o evitarlo il più possibile.Per coloro che sono ma-lati, l’ideale è che l’ali-mentazione sia di circa 80% alcalina, eliminando tutti i prodotti più nocivi.Se si ha il cancro il con-siglio è quello di alcalin-izzare il più possibile.”Inutile dire altro, non è vero?

Dr. George W. Crile, di Cleve-land, uno dei chirurghi più rispettati al mondo, dichi-ara apertamente: "Tutte le morti chiamate natu-rali non sono altro che il punto terminale di un saturazione di acidità nel corpo."

Come precedentemente ac-cennato, è del tutto impossi-bile per il cancro di compar-ire in una persona che libera il corpo dagli acidi con una dieta alcalina, che aumenta il consumo di acqua pura e che eviti i cibi che produ-cono acido. In generale, il cancro non si contrae e nemmeno si ered-ita. Ciò che si eredita sono le abitudini alimentari, ambi-entali e lo stile di vita. Ques-to può produrre il cancro.Mencken ha scritto: "La lot-ta della vita è contro la ritenzione di acido"."In-vecchiamento, mancan-za di energia, stress, mal di testa, malattie cardi-ache, allergie, eczema, orticaria, asma, calcoli renali, arteriosclerosi, tra gli altri, non sono altro che l’accumulo di acidi".Dr. Theodore A. Baroody ha detto nel suo libro “Alcalin-izzare o morire” (alcaline o Die): "In realtà, non importa i nomi delle innumerevoli malattie Ciò che conta è che essi provengono tutti dalla stessa causa principale: Molte scorie acide nel corpo"Dr. Robert O. Young ha detto:"L’eccesso di acidificazi-one nell’organismo è la causa di tutte le malattie degenerative. Se suc-cede una perturbazione dell’equilibrio e un cor-po inizia a produrre e im-magazzinare più acidità e rifiuti tossici di quelli che è in grado di elimin-are allora le malattie si manifestano."

E la chemioterapia ?

Gli effetti collaterali della chemioterapia sono spesso la maggior causa di preoc-cupazione per chi si ammala di cancro. Tuttavia ques-ti sono molto variabili da trattamento a trattamento

e da individuo a individuo. Rispetto ad alcuni anni fa, inoltre, il loro impatto sul benessere del paziente e la sua qualità della vita è stato molto ridotto grazie a una maggiore attenzione da parte dei medici a questi aspetti:si è dimostrato che spesso è possibile ottenere lo stesso risultato con dosi di farma-ci inferiori a quelle usate in passato;talvolta si può raggiungere lo scopo aggiungendo al "cocktail" di medicinali, come talvolta vengono chi-amate le associazioni, altre sostanze più tollerate, ridu-cendo la dose di quelle più tossiche;sono stati messi a punto vari rimedi, farmacologici e non, per tenere sotto controllo gli effetti collaterali indeside-rati.Prima di iniziare il tratta-mento si può chiedere al proprio medico quali sostan-ze verranno somministrate e quali effetti collaterali ci si può attendere, ricordando comunque che:la maggior parte di questi effetti indesiderati è di breve durata;spesso cominciano ad at-tenuarsi e svanire con la fine del trattamento;esistono farmaci e metodi per alleviare alcune delle loro conseguenze.È indubbio tuttavia che queste cure possono provo-care diversi tipi di effetti col-laterali. La stanchezza provocata dalla malattia e dalle cure e la preoccupazione per la propria salute possono to-gliere interesse per la vita sessuale in questo periodo. È importante tuttavia man-tenere aperto il dialogo con il partner anche su questo tema delicato, ed eventual-mente cercare la collabo-razione di personale espertoLa chemioterapia acidifica il corpo a tal punto che ri-corre alle riserve alcaline del

corpo immediatamente per neutralizzare l’acidità tale, sacrificando basi minerali (calcio, magnesio e potas-sio) depositati nelle ossa, denti, articolazioni, unghie e capelli.Per questo motivo osservia-mo tali alterazioni nelle per-sone che ricevono questo trattamento e tra le altre cose la caduta dei capelli. Per il corpo non vuol dire nulla stare senza capelli, ma un pH acido significherebbe la morte. Niente di tutto questo è descritto o raccontato per-ché, per tutte le indicazioni, l’industria del cancro (leggi: industria farmaceutica) e la chemioterapia sono alcune delle attività più remunera-tive che esistano..Si parla di un giro multi-milionario e i proprietari di queste indus-trie non vogliono che questo sia pubblicato.Tutto indica che l’industria farmaceutica e l’industria alimentare sono un’unica entità e che ci sia una cos-pirazione in cui si aiuta l’al-tro al profitto.Più le persone sono malate, più sale il profitto dell’in-dustria farmaceutica. E per avere molte persone malate serve molto cibo spazzatu-ra, tanto quanto ne produce l’industria alimentare.Quanti di noi hanno sentito la notizia di qualcuno che ha il cancro e qualcuno dire: “… Poteva capitare a chiunque …”

No, non poteva!

“Che il cibo sia la tua me-dicina, la medicina sia il tuo cibo”.

Lunedi 14 Marzo 2016 Pag 23

di Jacopo Marziani………………………

La causa del cancro era già nota da tem-po, eppure le case farmaceutiche ci marciano sopra.

Acciderbolina! Che oltraggio alla povera gente! Dobbia-mo assolutamente condi-videre e informare affinché questa sconvolgente verità non venga insabbiata dai soliti potenti!

Ma le cose staranno pro-prio esattamente così?

Proviamo ad analizzare un po’ il contenuto del tes-to e a far riferimento alle nostre conoscenze attuali di biochimica, fisiologia e oncologia per venirne un po’ a capo. Nelle prossime righe cercherò di essere il più semplice e divulgativo possibile, per non risultare troppo ostico ai “non ad-detti ai lavori”, così riman-dando a dei link esterni per chi volesse approfondire le questioni più specifiche che vi risparmio (a tal proposi-to, sempre per comodità ho inserito riferimenti alla più immediata Wikipedia dove possibile, per le descrizioni di certi processi). Perdonatemi se dovessi ri-sultare troppo ostico e poco chiaro nel linguaggio, sarò disponibile a rispiegare in maniera più semplice e com-prensibile i passaggi oscuri.Incominciamo già dall’af-fermazione iniziale che è un po’ imprecisa. Basta fare una rapida consultazione per scoprire già che War-burg ad essere rigorosi non ricevette il Nobel per “aver scoperto la causa primaria del cancro”, bensì per aver scoperto come agissero gli enzimi della respirazione cellulare all’interno delle cellule tumorali. In esse, il meccanismo di produzione energia in assenza di ossig-

eno chiamato glicolisi, con cui la molecola dello zuc-chero glucosio viene scissa in due molecole del meno noto piruvato (che normal-mente entreranno poi nel cosiddetto ciclo dell’acido citrico e nella fosforilazione ossidativa aerobica per pro-durre energia), risulta alter-ato ed enormemente accel-erato nonché seguito da una significativa fermentazione di acido lattico all’interno del citoplasma, piuttosto che dalla normale ossidazi-one del piruvato; ciò è stato definito come il cosiddetto effetto Warburg.Queste cose sono contenute in qualsiasi testo accadem-ico, pertanto è abbastanza rammaricante notare l’en-nesima accusa verso le so-lite grandi lobbies che ter-rebbero tutti all’oscuro di tutto. Al giorno d’oggi sappia-mo che tutto ciò non è una causa bensì una conseguen-za del tumore, dovuta alla proliferazione incontrollata delle cellule tumorali che portano quindi, in soldoni, ad una carenza di ossigeno, con conseguente accelerazi-one forzata della glicolisi e ricorso alla fermentazione lattica, che porta come in una reazione a catena ad un abbassamento del pH intracellulare che diviene così acido. È questo a com-portare l’acidificazione, in ultima istanza, delle cellule tumorali, non l’acidosi del sangue, pertanto non si può nemmeno definirla come lo stimolo ad un “meccanismo di difesa”, essendo a poste-riori. Sarebbe come dire che l’in-dustrializzazione selvaggia è un meccanismo di difesa verso lo scarico dei liquami nei fiumi. Ad ogni modo, non fu per la scoperta della “causa” del cancro che Warburg rice-vette il Nobel, ma per quella sugli enzimi respiratori e lo dice lo stesso istituto Nobel.

Il popolo dei social network, che ha scoperto dell’esisten-za di Warburg solo dopo le prime condivisioni, dovreb-be fare più attenzione nel recepire informazioni.Piuttosto, lo scienziato ip-otizzò a parte che il prin-cipale meccanismo nella formazione di un tumore consistesse proprio in ques-ta modifica del metabolis-mo, eventualmente dovuta ad un danneggiamento dei mitocondri. Che avesse sco-perto la causa primaria del cancro è una formulazione arbitraria di chi ha steso questa catena di S. Antonio, col chiaro intento di diffon-dere un punto di vista un tantinello polemico verso la medicina ufficiale. Che non si è affatto fermata a rac-cogliere soldi dalla gente, bensì, assieme alla biologia molecolare, alla genomica, alla patologia e alla citolo-gia ha fatto passi da gigante

nel comprendere cosa c’è di-etro il cancro, i perché e cosa si può fare per combatterlo.I dettagli della cancerogene-si descrivono l’insorgenza di un tumore a partire da un’al-terazione dei meccanismi di controllo della divisione cellulare, del differenzia-mento cellulare, della morte cellulare e della trascrizione del DNA. Le cause scatenanti un tu-more sono talmente arti-colate che semplicemente non ha senso parlare di una singola “causa primaria”, perché ne esistono in realtà molteplici spesso agenti in sinergia. Se siete medi-ci o biologi, uno dei fattori di trascrizione più noti è la famigerata proteina P53, che nelle discussioni di lau-rea triennale viene scelta quasi ad ogni seduta, tanto è nota nonostante i complot-tismi sugli studi biomedici. Una mutazione nei geni che

OTTO HEINRICH WARBURG

CarrieraFu direttore (dal 1931 al 1953) del Kaiser Wilhelm Institute (ora Max Planck Institute) per la fisiologia cellulare a Berli-no. Studiò a fondo il metabolismo dei tumori, in particolar modo le caratteristiche della loro respirazione cellulare. Per le sue scoperte sulla natura e sul meccanismo di azi-one del cosiddetto enzima giallo (di Warburg), vinse nel 1931 il Premio Nobel per la medicina. Pubblicò gran parte dei risultati dei suoi lavori nei testi Il metabolismo dei tu-mori e Nuovi metodi di fisiologia cellulare. Scrisse anche La prima causa e la prevenzione del cancro che presentò nel corso di una celebre lezione tenuta ad un congresso di vincitori del Premio Nobel, il 30 giugno 1966 a Lindau, sul Lago di Costanza, in Germania. Egli notò che i tessuti cancerosi avevano un pH basso (causato dall'acido lattico prodotto durante la fermentazione) ed ipotizzò fos-se la causa della carcinogenesi stessa. Tuttavia la sua te-oria perse man mano fondamento allorché Alfred George Knudson, in seguito ai suoi studi sul retinoblastoma infan-tile, sviluppò la cosiddetta "teoria di Knudson" (già teoriz-zata nel 1953 da Carl Nordling) che ipotizzava che la causa del cancro fosse da imputare all'accumulo di mutazioni del DNA cellulare. Ad oggi questa è l'ipotesi tenuta più in considerazione dalla comunità scientifica, cha ha trovato conferma su come l'insieme di mutazioni di oncogeni e geni oncosoppressori porti allo sviluppo di un tumore. Warburg individuò come differenza fondamentale tra le cellule sane e quelle cancerose la velocità di flusso della glicolisi: tale evento, confermato anche da analisi recenti, è tuttora indicato come effetto Warburg. Le cellule tumor-ali, infatti, possono presentare livelli di attività glicolitica fino a 200 volte superiori a quelli dei tessuti sani, anche in presenza di grandi condizioni di ossigeno. Questo evento fu spiegato da Warburg negli anni trenta attraverso l'oss-ervazione di un elevato consumo locale di ossigeno, che ne genera concretamente una carenza nelle cellule tumor-ali, con conseguente innalzamento dei livelli di glicolisi.

regolano la produzione di questa proteina scatena tut-ta una serie di conseguenze poco piacevoli. Esistono anche tantissime classi diverse di composti mutageni o cancerogeni, come anche gli oncovirus.Il sito dell’AIRC ha una sezi-one con tutte le informazioni esposte in maniera semplice e chiara su cosa è il cancro.Passiamo anche alle frasi ri-portate direttamente come proprie di Warburg. Facen-do una rapida e superficiale ricerca su Google, le uniche fonti che trovo a riguardo sono lo stesso testo, quin-di ben poco attendibile. Non avendo alcuna voglia di stare a setacciare cen-tinaia di articoli in inglese (probabilmente essi stessi complottistici) per trovare qualcosa, a meno che qual-che anima pia riporti l’even-tuale fonte originale, non ci rimane che analizzare diret-tamente il contenuto di al-cune di esse, perché è come al solito stato distorto da chi ha diffuso le informazioni:

“La mancanza di ossig-eno e l’acidità sono due facce della stessa med-aglia: Se una persona ha

uno, ha anche l’altro”.“Le sostanze acide respingono ossigeno, a differenza delle alcaline

che attirano ossigeno”.

Quasi sicuramente si tratta di frasi estrapolate da un contesto e che quindi an-drebbero interpretate, an-dando ad assumere una sfu-matura di significato diversa negli intenti di Warburg.La prima, per esempio, farebbe riferimento al dis-corso sopra citato della reazione a catena, lo stesso testo dice che la mancanza di ossigeno causa un ambi-ente acido. La seconda se presa letteral-mente non avrebbe senso.Ma messe così nel testo non fanno che diffondere idee sbagliate nei lettori, che poi le interpretano a loro modo (o magari con una tendenza suggerita dallo stesso testo e dagli ambienti che lo pubbli-cano) andando a sviluppare

considerazioni fuorvianti, come quelle che vedremo dopo. Prima di passare a queste però riassumiamo bene cosa sono gli acidi, per avere le idee più chiare dell’oggetto del discorso. Ef-fettivamente nel ‘700, appe-na scoperto, si riteneva che l’ossigeno fosse la sostanza costituente gli acidi (il nome oxys + genos significa questo per l’appunto), ma di acqua ne è passata sotto i ponti e si è scoperto che le cose sono un attimino diverse. Chiunque abbia una buo-na base di chimica noterà benissimo che queste frasi, prese nude e crude cosi (e magari citate a pappagallo da qualche profano che però non sa bene di cosa sta par-lando) non corrispondono affatto alle definizioni di aci-do o di base (alcalino).Nella definizione più usa-ta scolasticamente, quella formulata da Brønsted e da Lowry, un acido è una sostanza capace di donare un protone, cioè usando un linguaggio più tecnico uno “ione H+” (dell’idrogeno, composto normalmente da un protone ed un elettrone ma a cui in questo caso man-ca un elettrone) ad un’altra molecola, mentre viceversa una base è una sostanza ca-pace di accettarlo. Nella definizione più tecni-ca di Lewis, un acido è una sostanza capace di accettare una coppia di elettroni, una base una capace di donarli.In tutto ciò non c’entra una beneamata mazza che un acido “respinga l’ossigeno”.Al massimo se proprio si sarebbe potuto parlare di idrogeno, con un po’ di ap-prossimazione. Se ne de-duce anche che non è una condizione assoluta ma può variare, una stessa sostanza si può comportare da acido in determinate condizioni e da base in altre. Fondamentale è la misu-ra del pH per avere una valutazione dell’acid-ità di un composto, in questo caso dell’interno di una cellula. Natural-mente quanto appena detto non significa che l’ossigeno non si possa ritrovare in qualche pun-to del discorso.

ALIMENTAZIONE E TUMORI

CANCRO, ACIDOSI E DIETA ALCALINA

Otto Heinrich Warburg (Friburgo in Brisgovia, 8 ottobre 1883

Berlino, 1º agosto 1970) è stato un medico e fisiologo tedesco,

figlio di Emil Warburg.

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MEDICINA E SALUTA

L’INCREDIBILE AIDSQuello che i media non dicono sulla "PESTE DEL NUOVO MILLENNIO"

di Gian Paolo Vallati………………………

1. INTRODUZIONE

Questa è la storia vera ed incredibile di una epidemia

inventata. Questa è la storia di un colossale affare in cui mul-tinazionali, ricercatori, as-sociazioni e istituti sanitari senza scrupoli hanno utiliz-zato il terrorismo sanitario al servizio del loro enorme business. E la storia di come, purtroppo, molti esseri um-ani inconsapevoli siano finiti nella macina, uccisi dalle stesse "terapie" che doveva-no curarli. "Tutti sono pronti a credere che la CIA menta, che il governo menta, che l'FBI menta, che la Casa Bi-anca menta. Ma che menta l'Istituto di Sanità no, non è possibile, la Sanità è sa-cra, tutto ciò che esce dagli Istituti Nazionali di Sanità è parola di Dio. Niente fa dif-ferenza, nemmeno la storia di come Gallo scoprì il virus, nemmeno il fatto che sia uno scienziato screditato e condannato per truffa. La strategia dell'establishment è sempre la stessa: ignorare. Meglio non rispondere, vuoi vedere che ci si accorge che c'è qualcosa di strano?" Har-vey Bialy, microbiologo.

2. PERCHÉ IL VIRUS

Le malattie infettive costi-tuiscono oggi soltanto l'1% di tutte le cause di morte nel mondo occidentale e ormai le grandi epidemie sono per lo più scomparse. Il merito di questa situazione, che spesso viene attribui-to alla medicina, è in realtà dovuto al miglioramento delle condizioni igieniche e alimentari. Ci sono numer-osi studi a livello statisti-co ed epidemiologico che dimostrano come molte malattie (tubercolosi, difter-ite, polmonite, ecc.) comin-ciarono a declinare ben pri-ma dell'introduzione di cure efficaci. È cosa ben nota, anche ai non addetti ai lavori, che gli esseri umani e gli animali, sani o malati che siano, con-

vivono da sempre con migliaia di mi-crobi, virus e bat-teri, in gran parte assolutamente in-nocui. Alcuni sono addirittura utili, come l'escherichia coli, che colonizza l'intestino e aiuta la digestione. Perfino microbi patogeni provocano malattie gravi solo in individui con il siste-ma immunitario indebolito. Eppure gli scienziati sono sempre ossessivamente alla ricerca di nuovi virus e batteri, nella speranza di attribuire loro la causa di malattie che ritengono altrimenti inspiegabili. Le conseguenze di questa uni-ca direzione di ricerca sp-esso sono rovinose perchè ritardano la comprensione della vera causa e determi-nano la morte di molte per-sone. In passato lo scorbuto, la pellagra e il beriberi (solo per citare esempi eclatanti) sono state per lungo tempo attribuite a batteri, benché già allora alcuni ricercatori avessero dimostrato che erano dovute a carenze ali-mentari. Robert William, sci-enziato a cui si deve la sco-perta della vitamina B1, così ha commentato questo at-teggiamento dei cacciatori di microbi: "...la batteriolo-gia era arrivata ad essere la pietra angolare dell'istruzi-one medica. A tutti i giovani medici era stata talmente is-tillata l'idea che le malattie erano causate da un'infezi-one, che ben presto venne accettato come assiomatico il concetto che non poteva esserci altra causa".Ma nonostante tutto questo, la memoria di passate epi-demie continua a suscitare angoscia e terrore. Poiché il virus è sempre un ottimo mezzo per creare panico, ci sono motivi molto poco nobili per cui ad ogni ipo-tetica nuova patologia si at-tribuisce sempre più spesso una genesi virale. Attraver-so la paura infatti si pos-sono convogliare immense somme di denaro e indot-trinare la popolazione verso le terapie e i comportamen-ti voluti. Così, allo stesso modo, comincia l'incredibile storia dell'Aids.

3. ESISTE DAVVERO IL RETROVIRUS HIV?

Non esiste un documento scientifico ufficiale che pro-vi che il cosiddetto HIV, am-messo che esista, provochi l'Aids. A dispetto di ciò che viene costantemente propa-gandato, il virus della immu-nodeficienza umana HIV non è stato mai isolato e foto-grafato. Le recenti scoperte derivate dal Progetto Geno-ma Umano hanno peraltro messo in grave crisi il con-cetto stesso di retrovirus.

COME NASCE IL PROBLEMA HIV

Nell'aprile del 1984 il dottor Robert Gallo annunciò in una conferenza alla stampa internazionale di aver sco-perto un nuovo retrovirus che aveva chiamato HTLV-III (oggi conosciuto come HIV), e questo era "la probabile causa dell'AIDS". Lo stesso giorno Gallo presentò il bre-vetto per un test di anticor-pi, ora generalmente ripor-tato come "il test dell'AIDS". L'annuncio prese di sorpresa persino gli scienziati presen-ti tra il pubblico. Gallo aveva scavalcato una parte essen-ziale del processo scientif-ico: non aveva pubblicato i risultati delle sue ricerche in nessuna pubblicazione medica o scientifica, né li aveva sottoposti al normale processo di revisione tra col-leghi prima di essere annun-ciati al pubblico. Quando alla fine la "prova di Gallo" fu pubblicata settimane più tardi, vennero fuori numer-osi problemi. Le procedure di laboratorio che Gallo e i suoi collaboratori utilizzava-no per provare l'isolamento vennero osservate soltanto nel 36% dei suoi pazienti di Aids, e soltanto 88% era pos-itivo al test "degli anticorpi HIV". Inoltre, per assicurare

che soltanto i pazienti in AIDS e non l'intero gruppo di controllo risultasse pos-itivo al test degli anticorpi, egli aveva diluito il sangue 500 volte. A diluizioni mi-nori troppi soggetti sani del gruppo di controllo risulta-vano positivi al test. Questi fatti dovrebbero essere suf-ficienti a gettare seri dubbi sulle affermazioni di Gallo che egli avrebbe scoperto un nuovo retrovirus come "probabile causa dell'AIDS". Grazie a questa "scoperta", Gallo oggi percepisce l'1% dei proventi mondiali deri-vati dai test HIV. Tutta la car-

riera di Gallo è costel-l a t a di ep-i s o d i che di scien-t i f i c o hanno m o l to p o c o . U n eccel-l e n t e e l e n -co di q u a n -to cor-r o t t a , ingan-n e v -ole (e

probabilmente perfino crim-inale) è stata la sua ricerca, può essere trovato nel libro "Science Fiction", di John Crewdson, un giornalista scientifico del Chicago Trib-une. In realtà, tutto quello che aveva scoperto Gallo era una attività enzimatica che lui attribuiva al presunto retrovirus, e le fotografie che mostrò erano di particelle simil-virali senza nessuna prova che fossero virus.A tutt'oggi il vero virus non ancora stato isolato, e le foto che vengono spesso mostrate sulle copertine dei giornali sono sempre e soltanto realizzazioni gra-fiche di fantasia. Eppure, grazie a quella famosa con-ferenza stampa, da quel momento tutto il mondo ha cominciato a credere che l'Aids fosse dovuto ad un vi-rus. Così è nato il problema HIV e così dal 1984 ad oggi sono stati pubblicati più di 10.000 studi sull'HIV, ma nessuno di questi ha potu-to dimostrare in maniera plausibile o provare in modo concreto che l'HIV causi l'AIDS. A tutt'oggi non esiste un documento scientifico uf-ficiale che fornisca una pro-va definitiva.

KARY MULLIS

Il premio Nobel Kary Mullis, inventore della PCR (Pol-ymerase Chain Reaction), ha cercato invano per anni questo fondamentale doc-umento. Di conseguenza ad ogni occasione, congres-so scientifico, conferenza, seminario o incontro ha interpellato svariati virolo-gi ed epidemiologi su dove trovare il riferimento biblio-grafico che spiegasse come l'HIV provochi l'AIDS. Ma nessuno dei colleghi è mai stato in grado di precisarlo. E neanche Montagnier e Gal-lo (considerati i massimi es-perti mondiali di Aids) sono

stati in grado di fornirglielo. Perché non esiste.

LA "PROVA" FORNITA DAL NIAID

Per mettere una toppa a questa grave carenza, nel 1994 l'Ufficio di Comunicazi-one del NIAID/NIH, National Institute of Allergy and In-fectious Diseases /National Institute of Health, realizzò un documento intitolato : " La Prova che l'HIV è causa dell'Aids". È il documento più completo che si conosca che tenta di rispondere all'affer-mazione che l'HIV non è la causa dell'Aids. Ma questo elaborato, che viene spesso citato come prova definitiva, di fatto non è documento scientifico, come hanno di-mostrato in una puntuale confutazione alcuni ricerca-tori internazionali. Oltre ad essere un documento anoni-mo, è infatti seriamente screditato dal mancato ris-petto degli standard scienti-fici e fallisce nel fornire una prova credibile a sostegno del suo assunto fondamen-tale. Si tratta quindi soltanto dell'ennesimo strumento di propaganda.

UNO SCIENZIATO CONTRO: PETER DUESBERG

Peter Duesberg, membro della prestigiosa National Academy of Science, è do-cente di biologia molecolare e cellulare presso la Univer-sity of California a Berkeley, oltre ad essere un pioniere nella ricerca dei retrovirus e il primo scienziato ad aver isolato un gene del cancro. È uno dei pionieri più pres-tigiosi tra i dissidenti della ricerca. Gli ingenti finan-ziamenti di cui disponeva come ricercatore di fama mondiale gli sono stati dras-ticamente ridotti quando ha cominciato a mettere in dubbio il dogma Hiv- Aids e la teoria della trasmissione sessuale del morbo. Il primo marzo 1987 sulla prestigio-sa rivista Cancer Research comparve un suo articolo in cui affermava che non vi erano prove convincenti del fatto che un retrovirus come l'HIV sia in grado di causare l'AIDS. Da allora Peter Dues-berg è uno degli uomini più discussi d'America. Le sue ipotesi e le sue affermazi-oni sono state di volta in volta definite 'irresponsa-bili', 'pericolose', 'immorali', 'dannose' e perfino 'crim-inali'. Per alcuni Duesberg è una 'minaccia pubblica', per altri invece un 'novello Galileo' in lotta contro l'ot-tusità dominante. Secondo il direttore dell'autorevole periodico medico The Lan-cet, Duesberg è "probabil-mente lo scienziato vivente più diffamato in assoluto", per altri addirittura "il Nel-son Mandela dell'AIDS, colui che guida la lotta contro l'Apartheid dell'HIV". Non-ostante le sue previsioni tro-vino sempre più conferme a livello epidemiologico, oggi è stato emarginato da una comunità scientifica che ha tutto l'interesse a perseguire una strada ricchissima di fi-nanziamenti. Le sue tesi non sono ancora state confutate, mentre alle sue domande ed obiezioni si è risposto che:

"...dovrebbe essergli imped-ito di parlare in televisione. Sì, una linea auspicabile sarebbe quella di impedire i confronti televisivi con Duesberg" (Nature, 1993)INNOCUITA' DEI RETROVI-RUS

Dal 1970, anno in cui si ip-otizzò l'esistenza dei retrovi-rus, ne sono stati individuati ed isolati circa 200, tutti as-solutamente innocui. Tutti meno quello HIV, che oltre ad essere assolutamente terribile è anche l'unico mai realmente isolato.

PROGETTO GENOMA E RET-ROVIRUS

Ma sin dal 2001, anno in cui sono arrivati i risultati del Progetto per la mappatura del Genoma Umano è stato chiaro che stava per essere irrimediabilmente buttato a mare il concetto stesso di "retrovirus". Per compren-dere a fondo la questione è necessaria una breve digres-sione di storia della biologia. La visone accettata sin dagli anni '50 era che il DNA tras-crive le informazioni al RNA, (e mai il processo inverso) attraverso una relazione gerarchica rappresentata dal flusso unidirezionale DNA >RNA >proteine. Il RNA (acido ribonucleico), era quindi considerato l'umile messaggero del DNA (acido desossiribonucleico), che governava invece la cellula. Questo era il dato fondan-te del cosiddetto "Dogma Centrale della Genetica Molecolare", su cui si è ba-sata tutta la biologia dagli anni cinquanta in poi. Il con-cetto di "retrovirus" prese forma quando nel 1970 fu scoperto, in estratti di certe cellule, un enzima (denom-inato poi "transcriptasi inversa") capace di conver-tire la molecola di RNA in DNA. I ricercatori, insom-ma, verificarono che alcuni RNA trascrivevano se stessi "all'inverso" al DNA. Ma (in ossequio al Dogma Cen-trale) si dissero che qualsiasi cosa causa la trascrizione dal RNA al DNA è da con-siderarsi eccezionale e deve essere una sorta di contam-inazione virale (da cui il ter-mine "retrovirus"). Dunque, negli anni '70, in qualsiasi momento e in qualsiasi luo-go la attività transcriptasi-ca inversa venisse rivelata si riteneva che i retrovirus fossero presenti. Questo si dimostrò un grave errore, poiché era già noto agli inizi degli anni '80 che la medes-ima attività enzimatica era presente in tutta la materia vivente provando così che la transcriptasi inversa non aveva niente a che fare con i retrovirus per sé. La questione è stata ben sintetizzata nel 1998 dal vi-rologo Stephen Lanka: "...studiando la biologia evo-lutiva trovai che ognuno dei nostri genomi, e quelli delle maggiori piante e animali, è il prodotto della cosiddet-ta trascrizione inversa: RNA che si trascrive nel DNA. [...] L'intero gruppo di virus cui l'HIV apparterrebbe, i retro-virus [...] nei fatti non esiste per nulla". Ciò nonostante molti scien-ziati non tennero conto di

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MEDICINA E SALUTAquesta evidenza e continua-rono a lavorare alacremente sull'ipotesi oramai falsifica-ta. Ma gli ultimi sviluppi del Progetto Genoma Umano dimostrano ormai inequivo-cabilmente che il passaggio da RNA a DNA non è affatto una aberrazione, piuttosto è ciò che potrebbe spiegare la complessità umana. Il DNA sarebbe allora come una sorta di libreria dove il RNA va a prendere le infor-mazioni che gli servono per governare la cellula. Il Dog-ma Centrale è soltanto una costruzione teorica che non ha retto alla prova dei fatti. Queste recenti scoperte seg-nano la fine del paradigma HIV/AIDS, e spiegano perché la scienza ha fallito la cura della malattia a dispetto di almeno venti anni di sforzi. Perché se l' HIV è un retrovi-rus, la teoria virale dell'Aids è priva di fondamento.

4. QUANTO SONO AF-FIDABILI I TEST SULLA SIEROPOSITIVITÀ?

I test dell'Aids (Elisa e West-ernblot) non sono attendi-bili perché, oltre a non es-sere precisi, esistono più di sessanta fattori diversi che possono dare dei falsi pos-itivi. I test non sono stand-ardizzati, i risultati variano da laboratorio a laboratorio, le linee guida per la loro in-terpretazione variano da paese a paese. Inoltre si può risultare positivi al Western-blot e negativi all'Elisa, o viceversa. Due sono le ana-lisi fondamentali per stabil-ire la sieropositività in una persona: l'Elisa e il Western Blot. Nell'Elisa una miscela di proteine dell'Hiv reagisce con anticorpi nel siero prel-evato dal paziente, provo-cando una variazione di colore nel preparato. Il test Elisa produce fino al 90% di errore in una sola direzione (i negativi li fa diventare pos-itivi, i positivi rimangono tali e quali). Nel WB, le proteine dell'Hiv vengono separate su una striscia di nitrocellu-losa. Questo consente una reazione individuale delle singole proteine, che ven-gono visualizzate con una serie di bande di colore più scuro. L'esame WB viene uti-lizzato di solito a conferma di un test Elisa positivo, ma risulta altamente impreciso anch'esso.

NON ESISTONO CRITERI STANDARD

Prima del 1987 una sola banda Hiv specifica era con-siderata come prova di un avvenuto contagio, in segui-to si venne a scoprire che il 25% degli individui sani - e

non a rischio - presentano bande Hiv specifiche e quin-di fu urgente ridefinire un WB positivo aggiungendo bande extra e selezionandone di particolari. Ma anche in tal modo i problemi sono sem-pre presenti: su 89.547 cam-pioni di sangue analizzati, prelevati da degenti non a rischio ed in maniera anon-ima in 26 ospedali ameri-cani, una percentuale del 21,7% dei maschi e il 7,8% delle femmine risultò positi-va al test WB. Quindi la cor-relazione tra anticorpi Hiv e Aids, comunemente accet-tata dagli esperti, sembra un'invenzione dell'uomo. L'artificiosità di tale relazi-one è evidente nel dato di fatto che istituti e nazioni differenti stabiliscono come test di sieropositività serie di bande WB diverse. Questo comporta che in Australia un test richiede quattro bande per essere positivo, mentre negli USA ne sono sufficienti due o tre, che siano o meno le stesse bande richieste in Australia. In Africa, addirit-tura, basta una sola banda. A conti fatti, una persona esaminata ipoteticamente lo stesso giorno nei tre dif-ferenti luoghi, può risultare sieropositiva in un paese e sieronegativa in altri. Il sis-tema di valutazione varia addirittura da laboratorio a laboratorio di uno stes-so stato e, nella medesima sede di analisi, anche da un giorno all'altro si possono riscontrare risultati differ-enti! Uno documentario che la Meditel Produzioni ha re-alizzato a Londra per la BBC nell'ottobre 1996 mostrò che un campione di sangue fornito da un volontario fu valutato tre volte positivo e due volte negativo nello spazio di un mese.

I FALSI POSITIVI

A rendere la tragicomme-dia una vera tragedia è la possibilità che ad una o più bande si possa verificare una falsa reattività. La rea-zione al test, evidentemente instabile, è spesso associata ad un aumento aspecifico delle immunoglobuline, il che si verifica in molte sit-uazioni, come nel corso di malattie autoimmuni, di in-fezioni croniche, di malaria, di parassitosi, talvolta anche per motivi banali come una vaccinazione antinfluenzale. Sono stati contati circa 60 fattori estranei all'HIV che possono determinare un test positivo. Secondo gli esperti queste reattività vengono innescate da anticorpi non Hiv (che tut-ti noi possediamo) reagenti alle proteine Hiv. In parole

povere, un anticorpo che reagisce ad una determinata proteina non è necessaria-mente un anticorpo prodot-to dal sistema immunitario come risposta specifica a quella certa proteina. E quindi le popolazioni povere dell'Africa, il continente con il maggior numero di casi di sieropositività, esposte ad una miriade di infezioni e che producono moltitudini di anticorpi, avranno una falsa reattività ai test molto più alta che in altri paesi.

IN DEFINITIVA: NESSUN VA-LORE AI TEST

La positività ai test ha un va-lore sostanzialmente nullo perchè: o essa è correlata in modo comunque incom-pleto a molte malattie, sia immunodepressive che non, anche estranee all'AIDS; o essa è però correlata anche ad un ottimo stato di salute, come dimostrano i milioni di sieropositivi, sanissimi da molto tempo; o essa, si-curamente, non dimostra la presenza dell'HIV o di qualsiasi altro virus; o essa, contrariamente a quanto si è voluto dare a credere, non equivale affatto ad una sentenza di morte: anche le disparate sindromi patolog-iche definite AIDS possono regredire quando l'organis-mo del paziente non è molto compromesso. Mentre l'util-ità dei test è nulla, il loro danno può essere immenso perchè: o la comunicazione al paziente del risultato positivo al suo test dell'AIDS provoca quasi sempre un grave trauma psichico e può sconvolgere l'intera vita fa-miliare, lavorativa, affettiva e sociale; qualcuno in passa-ti si è anche suicidato. o non di rado la diagnosi di AIDS basata su questi test spinge i medici e il paziente ad in-traprendere una terapia con AZT o altri "anti-retrovirali", che sono pesantemente tos-sici e producono effetti mol-to pericolosi.

5. ASSENZA DI COR-RELAZIONE TRA SIEROPOSITIVITÀ E MALATTIA

La grandissima parte dei si-eropositivi può vivere una vita assolutamente normale per decine di anni senza ri-scontrare alcun sintomo di malattia. Alla fine degli anni '80 venne creato un clima di terrore sostenendo che i sieropositivi fossero dei con-dannati a morte, destinati a morire nel giro di 18 mesi. Si dava per scontata la cor-rispondenza tra sieroposi-tività e malattia conclamata, e che lo sviluppo dell'AIDS

per i sieropositivi fosse inev-itabile e solo una questione di tempo. In seguito si è ri-scontrato che soltanto una percentuale molto ridotta di sieropositivi sviluppa la malattia, mentre la gran parte dei cosiddetti "infetti" vive bene e a lungo senza mai riscontrare problemi. Eppure si continuarono a definire "malati asintomati-ci" le persone sieropositive. Da molti anni ricercatori indipendenti (tra cui il pres-tigioso Gruppo di Perth, in Australia) sostengono che, poiché non è mai stata sci-entificamente provata la correlazione tra HIV e AIDS e la reale validità dei test, la cosiddetta sieropositiv-ità non significhi assoluta-mente nulla. HIV:

UNO STRANO TIPO DI VIRUS

Un grosso problema della teoria dell'AIDS è che i ricer-catori non sono stati mai in grado di scoprire nelle persone sieropositive una quantità di virus tale da compromettere la salute. Ed un altro fatto clamoroso è che l'HIV non è citotossico; questo significa che quan-do il virus si moltiplica non distrugge le cellule presenti, come fanno invece altri virus che distruggono le cellule che infettano. L'eminente virologo Peter Duesberg così commenta questo fatto: "il virus infiltra o infetta un numero mol-to basso di cellule, appena una su 100mila. Per essere nocivo, per uccidere (...) un microbo deve pur fare qualcosa. Altrimenti è come tentare di conquistare la Cina uccidendo tre soldati al giorno" Secondo Duesberg l'HIV si comporta come uno dei numerosissimi innocui microbi di transito sempre presenti nel corpo umano.Ed è esso stesso innocuo. Il fatto che milioni di persone abbiano contratto l'Hiv alla nascita eppure siano adulti sani è l'argomento più significativo, secondo Duesberg, contro l'ipotesi Hiv-Aids, perché dimostra che l'Hiv non può essere un agente patogeno letale.

VENTI ANNI DI INCUBAZI-ONE?

Per giustificare questo com-portamento innocuo del HIV si è trovato l'espediente di definirlo un "lentovirus", cioè un virus che agireb-be sui tempi lunghi. Tutte le malattie infettive virali, salvo rare eccezioni, hanno una incubazione breve, di pochi giorni o settimane. In-vece l'incubazione del virus dell'AIDS è stata calcolata

inizialmente attorno ai 18 mesi, per aumentare poi di anno in anno, fino a raggiun-gere nel 1992, i 10/14 anni. Oggi addirittura si sostiene che l'incubazione arrivi a più di 20 anni (cioè si può tran-quillamente convivere con l'Hiv per tale periodo senza avere nessun sintomo di malattia).

HIV, IL VIRUS CHE NON C'È

La letteratura medica ha registrato finora più di 5000 casi di AIDS sieronegativi (cioè presentano i sintomi ma non vi è presenza di HIV). Ma una peculiarità delle malattie infettive virali è che hanno una causa unica (il virus), e ovviamente non possono verificarsi in sua as-senza. Così non c'è varicella senza il virus della varicella, non c'è morbillo senza il vi-rus del morbillo e così via. Di conseguenza in teoria non può esistere Aids senza la presenza del cosiddetto ret-rovirus HIV. Eppure...

6. COSA È DAVVERO L'AIDS

L'Aids, più che una malattia specifica, è una definizione che comprende un alto nu-mero di malattie già cono-sciute. Queste malattie non sono affatto associate sem-pre ad immunodeficienza, sono definite AIDS solo se associate ad un test positi-vo.

L'AIDS È UNA CATEGORIA, NON UNA MALATTIA

Nessuna delle diverse malattie che attualmente definiscono l'AIDS è recente e nessuna si manifesta es-clusivamente in persone si-eropositive. Di fatto AIDS è il nuovo nome che i CDC (Centers for Disease Control) americani hanno dato ad un insieme di affezioni comuni più o meno gravi, tra cui micosi, herpes, diarrea, alcune polmoniti, salmonella, tubercolosi. Se una persona ha la tuberco-losi e risulta positiva al test allora "ha l'AIDS". Se invece ha la tubercolosi ed il test è negativo, allora ha "soltanto la tubercolosi". È addirittura possibile che venga definito malato di Aids, ( sindrome da immunodeficienza ac-quisita), chi non ha nem-meno presenza di immuno-depressione!

LA MALATTIA SI ADATTA ALLA DEFINIZIONE

La definizione di AIDS ha subito varie modificazio-ni, nel 1986, nel 1987 e nel 1993 e ad ogni revisione il

numero delle condizioni pa-tologiche ritenuto correlato all'AIDS viene aumentato: attualmente esse sono ben 29, e tutte già conosciute prima dell'AIDS. Esemplare è il caso dell'ultima revi-sione: Il 1° gennaio 1993 i CDC decisero di includere nella definizione di AIDS non una malattia, ma una condizione. Chi aveva un nu-mero di linfociti T inferiore a 200 (anche se perfettamente sano) veniva incluso tra i malati di AIDS. Questo ha fatto sì che il numero di casi di AIDS neg-li Stati Uniti raddoppiasse artificiosamente nel giro di una notte. Questa ricorrente variazione ha portato ad una continua dilatazione del numero dei soggetti definiti "malati di AIDS": se, ad es-empio, negli Stati Uniti con la definizione del 1986 po-tevano essere definiti malati di AIDS mille pazienti, con quella del 1987 sarebbero diventati 1.300 e con quella del 1993 avrebbero raggiun-to il numero di 2.275.Di recente è stata inclusa nell'elenco una nuova pat-ologia tipicamente femmi-nile, il cancro della cervice. Come ha svelato P. Dues-berg: "...la ragione di questa aggiunta è solo politica: è stata dichiaratamente in-serita per aumentare il nu-mero delle femmine malate di AIDS, creando così l'illu-sione che la sindrome si stia diffondendo tra gli eteroses-suali".

L'AIDS NON È UGUALE IN TUTTO IL MONDO

Anche qui, come per i test di sieropositività, non es-iste un criterio universal-mente riconosciuto per la definizione della sindrome. La regola per stabilire cosa sia l'AIDS varia da nazione a nazione: la definizione di AIDS negli Stati Uniti è diversa da quella europea che a sua volta è diversa dalla definizione africana. La WHO, ( World Health Organization)13 in Africa utilizza per definire l'AIDS due definizioni nettamente diverse, nessuna delle quali corrisponde ai criteri uti-lizzati negli USA o nella UE. Generalmente in Africa non si richiede il test HIV, ma è sufficiente che un paziente presenti tre dei principali sintomi clinici (perdita di peso, febbre e tosse) più un sintomo minore (è suffi-ciente un prurito generaliz-zato) per poterlo dichiarare affetto da AIDS. E questo, come si vedrà più avanti, spiega la reale consistenza della presunta "catastrofe africana".

Lunedi 14 Marzo 2016Pag 26

CINEMA E DOCUMENTARI

11 SETTEMBRE 2001:INGANNO GLOBALE

CANCRO: LE CURE PROIBITE

LA VERA STORIA DELLA MARIJUANA

"Inganno Globale", giunto alla "terza revisione", è un film realiz-zato da un regista italiano, Massimo Mazzucco, che vive in USA e gestisce il sito web "Luogocomune" nel quale sono sostenute o ospitate numerose teorie di "complotti". Tali teorie abbracciano molti argomenti, storici e d'attualità, politici e (fanta)scientifi-ci, e sono estremamente varie e fantasiose: si parte dal "com-plotto" di Pearl Harbor del 1941 (secondo cui gli USA favorirono l'attacco giapponese) per arrivare a quello delle "scie chimiche" (secondo cui le scie lasciate dagli aerei nel cielo sarebbero in realtà emissioni di sostanze chimiche destinate a controllare il clima terrestre o a influenzare la vita umana, quella animale e quella vegetale, in un piano cui concorrono i principali governi del mondo e - secondo alcuni - anche una o più civiltà aliene).Nel film "Inganno Globale" il regista sostiene, più o meno ap-ertamente, che gli attentati terroristici dell'11 settembre 2001 siano stati organizzati e compiuti dallo stesso governo america-no, per ragioni che non vengono meglio precisate.

Conosciuta fin dall’antichità come pianta miracolosa, come sorella dell’uomo, come dono divino, la pianta di cannabis ha sempre rappresentato per l’uomo una preziosa fonte per la pro-duzione di tessuti, di carta, di cibo e di materiale combustibile, oltre a fornire una vastissima gamma di rimedi medicinali.Ma da un giorno all’altro questa pianta miracolosa è diventata il frutto proibito, la radice di ogni male, la fonte di peccato, per-versione e immoralità che poteva facilmente portare alla follia.Che cosa c’era dietro a questa improvvisa demonizzazione della marijuana? Chi era Harry Anslinger, l’uomo che fece proibire la marijuana in tutto il mondo, e chi lo finanziava nell’oscurità?Come è cambiata la nostra storia, da quando la cannabis è stata proibita? E’ vero che la marijuana porta all’uso di droghe più pe-santi, come eroina o cocaina? Che cosa hanno rivelato, le decine e decine di ricerche governative sull’uso della cannabis?Se la marijuana è proibita, perchè certe case farmaceutiche pos-sono produrla nei loro capannoni segreti, lontano dagli occhi di tutti? E che cosa sta perdendo l’umanità, nel mantenere questa proibizione? A chi giova davvero questa ossessiva, incessante e terrificante guerra alla marijuana?

“Cancro, le cure proibite” – documentario a cura di Massimo Mazzucco, autore di diversi docufilm su temi censurati dai me-dia main stream, dai veri motivi del proibizionismo della cana-pa indiana, fino agli attentati alle torri gemelle. Un autore che merita particolare rispetto non solo per i temi trattati, scomodi e interessanti, documentati con grande accuratezza, ma anche per il fatto che a differenza di quasi tutti gli autori, Mazzucco ne consente la libera divulgazione sul web!Questo documentario è un’opera monumentale, dovrebbero es-sere trasmesso a reti unificate, dovrebbero guardarlo tutti! Non si tratta di tesi complottistiche, o comunque di “teorie”, bensì di fatti. Il documentario evidenzia in modo inconfutabile come l’industria farmaceutica, ed in particolare quella del cancro, che rappresenta il business principale (una sola chemioterapia cos-ta decine di migliaia di euro) pensi unicamente a fare profitto, a scapito dei pazienti. Le cure non sono fatte per curare, per guar-ire, tantomeno per prevenire malattie, ma solo per lenire i sin-tomi, nel migliore dei casi. Nel corso dell’ultimo mezzo secolo diversi medici-ricercatori, seppure con mezzi scarsi e osteggiati in tutti i modi, avevano trovato cure per il cancro, ma anziché essere premiati sono stati demoliti, mediaticamente e non solo.

Lunedi 14 Marzo 2016 Pag 27

CINEMA E DOCUMENTARI

ZEITGEIST: THE MOVIE

UN EQUILIBRIO DELICATO (A DELICATE BALANCE)

DOVE ANDIAMO AD INVADERE ADESSO?(WHERE TO INVADE NEXT?)

Zeitgeist: the Movie è un web film non profit del 2007 basato su teorie del complotto, diretto, prodotto e distribuito da Peter Jo-seph; è uscito in lingua inglese sottotitolato in diverse lingue, tra cui l'italiano e successivamente doppiato anche in italiano. Del film sono stati fatti due sequel: Zeitgeist: Addendum e Zeit-geist: Moving Forward.Il film sembra avere come bersaglio l'integralismo cristiano delle chiese riformate americane delle quali critica pesante-mente l'opposizione all'evoluzione e la loro discendenza dalla Chiesa cattolica romana, che in parte sarebbe un'elaborazione dell'antica religione solare romana. È inoltre fortemente criti-co nei confronti dell'appoggio incondizionato dato dai cristiani statunitensi alla guerra dell'ex-presidente George W. Bush e il collateralismo al Partito Repubblicano con i suoi legami con gruppi bancari che l'opera ipotizza essere oscuri detentori del potere mondiale e addirittura finanziatori di Adolf Hitler. Tra gli altri argomenti, si parla anche del microchip RFID, che potrebbe un giorno essere impiantato sotto pelle alle persone come sos-tituto del denaro e della carta di credito.

Un equilibro delicato (titolo originale "A delicate balance") è un interessantissimo documentario che, come il libro The China Study di recente uscita, si occupa di divulgare informazioni sul rapporto tra alimentazione e malattie.Il documentario si compone di una serie di interviste a medici e nutrizionisti che spiegano i meccanismi che intercorrono tra alimentazione e la comparsa delle malattie, specie quelle mod-erne dovute al benessere, a causa di un'errata alimentazione basata in particolar modo sul consumo delle proteine animali. Viene anche trattato il tema dell'impatto devastante sull'ambi-ente degli allevamenti e della pesca, nonché il tema della soffer-enza e morte degli animali allevati.Il documentario, realizzato dal film-maker australiano Aaron Scheibner (Phoenix Philms), è stato doppiato in italiano a cura di AgireOra Edizioni, con la supervisione scientifica e il contrib-uto di Società Scientifica di Nutrizione Vegetariana - SSNV. E' distribuito in Italia da AgireOra Edizioni ed è liberamente divul-gabile.

Il famoso regista statunitense Michael Moore ha annunciato che si appresta a produrre in Settembre il suo nuovo film documen-tario dal titolo ‘Where to invade next?’ Dove andiamo ad inva-dere adesso?, il suo primo film dopo sei anni, nel Festival del Cinema di Toronto.L’annuncio lo ha fatto attraverso un video in Periscope pubbli-cato sul suo conto di Twitter dove non ha voluto fornire maggio-ri dettagli, per quanto ha però anticipato che il film, girato in tre continenti, affronta la politica estera degli Stati Uniti e ed è “di natura epica”.“La questione degli Stati Uniti che si trovano in una guerra in-finita è un qualche cosa che mi ha interessato da un certo tem-po e fornisce la satira necessaria per questo film”, ha indicato Moore.Secondo gli organizzatori del Festival, il film di Moore “potrebbe essere la più provocante e divertente opera” di tutte quelle che il regista ha prodotto fino ad oggi.“Si nota che Moore si è riservato di fare dichiarazioni speciali, un qualche cosa con significato”, ha affermato Thom Powers, capo della sezione documentale di Toronto.

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