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Anno II - Numero 8 - Domenica 4 marzo 2012 Periodico di informazione dell’area a nord di Napoli - www.casacasoria.it - Distribuzione gratuita FANTOZZIANAMENTE VOSTRI! La Corazzata Potemkin... e il Consiglio Comunale.

Il Giornale di Casoria

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Il Giornale di Casoria

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Anno II - Numero 8 - Domenica 4 marzo 2012

Periodico di informazione dell’area a nord di Napoli - www.casacasoria.it - Distribuzione gratuita

FANTOZZIANAMENTEVOSTRI!

La Corazzata Potemkin...

e il Consiglio Comunale.

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2 il giornale di Casoria • Domenica 4 marzo 2012

E D I T O R I A L E

Fantozzianamente vostri!La Corazzata Potemkin... e il Consiglio Comunale.di Giuseppe Storti

Una maratona del nulla. Oltre 5 ore di seduta di consiglio comunale e pare non si sia risolto nulla. Tut-

ti permangono sulle proprie posizioni. Sembrava, per l’ap-punto di stare assistendo, qua-si forzatamente alla proiezione del noiosissimo film russo che Fantozzi e i suoi colleghi sono costretti a vedere dal mega di-rettore intergalattico. Nessuno dei consiglieri in un anelito di estrapolazione dell’io pen-sante, ha avuto il coraggio e la forza di pronunciare il gri-do liberatorio di Fantozzi: questo film(questa seduta di consiglio) e’ una cag………… pazzesca! L’ardito consigliere si sarebbe guadagnato la stan-ding ovation di 87 mila citta-dini. Nulla più si puo’ dire. Se non che anche Italia dei Valori per bocca dei consiglieri Lan-zano e Petrone, ha fatto capire di non voler più supportare una situazione simile. Ci han-no molto colpito le parole del consigliere del Pd Laezza, che ha definito la giunta lottizzata. Accuse gravi, in specie perché vengono da un esponente di questa maggioranza, che di fatto non lo è più. L’unica via per sbloccare l’impasse, a questo punto appare l’azzeramento della

giunta. E la palla ritorna nel campo del sindaco.Sempre più nei panni di novello San Sebastiano: si toglie una freccia dal petto, e gliene scagliano altre dieci. Ma l’altro fatto eclatante della settimana è il falo’ delle opere d’arte che il Museo di Casoria: il CAM, contiene. Lo minaccia Il creatore: il Maestro Antonio Manfredi. Definisce la sua, ennesima provocazione: una guerriglia per vincere la guerra. Con-tro chi non lo dice. E’ generico dire che la

camorra impedisce e soffoca lo sviluppo della cultura. Queste alcune delle parole pronunciate da Manfredi, e riportate con grande risalto e moltissimo ricamo pseu-do sociologico dalla stampa quotidiana. «Troppe intimidazioni, nella terra della Camorra non si può sopravvivere» «Go-verno e istituzioni locali non ci aiutano, l'arte non può sopravvivere nel degrado». Innanzitutto se si hanno o si ricevono minacce o intimidazioni, si va dai carabi-nieri e si presenta regolare denuncia. Due. Casoria non è terra di camorra. Anche questa è una affermazione qualunquistica ed anche offensiva. Ora l’ottimo Manfre-

di ci dirà che l’arte è provocazione. Bene. Ma bisogna anche stare attenti alle pro-vocazioni. Saperle fare e dosare. Certo, avere il Museo sul territorio di Casoria è un onore ed un vanto. Che dubbio c’è. Anzi dobbiamo ricordare che nella pra-tica istruita dalla Commissione straordi-naria per far acquisire alla nostra Casoria, il titolo di “città d’arte” ebbe un peso non indifferente l’attestazione della presenza sul territorio del Museo di arte contem-

poranea. Ma Manfredi deve una volta per tutte uscire dall’equivoco. Ovvero dire se il Museo è privato, aperto al pubblico di Casoria, o della città di Casoria. Quindi sti-pulare con l’amministrazione: questa, che non ci sembra lo abbia lasciato solo, una con-venzione chiara e trasparente. Non dobbiamo certamen-te noi, difendere Carfora e compagni, ma stavolta ci pare che la provocazione sia troppo priva di elementi. E poi Caro Maestro Manfredi, la camorra certo esiste, ma spesso e volentieri è un alibi e un paravento per nascon-dere la verità. Stavolta voglio provocare anch’io. Manfredi ceda il Cam e le opere in esso contenute, temporaneamente ad un blind trust da lui scelto. Ha tanti collaboratori, gio-vani che lo seguono e fanno volontariato. E il sindaco Carfora gli dia la delega alla Cultura ed ai grandi eventi

della città. Magari passando dalla parte di chi amministra la città,dall’alto della sua esperienza di uomo di cultura e di arte potrebbe contribuire a non far anda-re in fumo le sue opere, che mi scuserà, ora non appartengono più tanto e solo a lui ma all’intera città. Per il resto, noi ab-biamo sempre appoggiato il Museo d’ar-te contemporanea, anche se a volte non abbiamo condiviso tutti gli atteggiamenti di Manfredi sia artistici che comporta-mentali, ma questo fa parte della libertà d’espressione. Ma come sempre, abbiamo consentito a lui e consentiremo ancora di esprimere le sue opinioni in piena libertà.

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P O L I T I C A

è anche online!!!

PERIODO DIFFICILE per la maggioranzaCarfora: “Qualora non riuscissimo a risolvere il problema, sono pronto ad andare a casa”.di Rosa Davide

Dopo il consiglio comunale di Lu-nedì 27 Febbraio, la possibilità di un rilancio amministrativo

sembra diventare sempre più una lontana ipotesi. Numerosi i cit-tadini presenti in sala consiliare, so-prattutto i disoc-cupati dell’USB. Eppure nessuna novità, nessun col-po di scena, niente di niente. La se-duta si è svolta in uno scenario un po’ grottesco, caratteriz-zato da un dibattito politico sterile e qua-si completamente privo di contenuti, che certamente non è servito a far luce sulle reali motivazioni di questa crisi politica. I consiglieri dell’opposizione, hanno invitato più e più volte i consiglieri della maggio-ranza ad intervenire, fare chiarezza, pren-dere in mano la situazione. Casoria non può più aspettare, dopo vent’anni e più di errori, è giunta l’ora di dare ai cittadini le risposte che meritano. “L’attuale amministrazione ha i nume-

ri per continuare a governare oppure no? Risolvere la situazione è ancora possibile?” Queste sono le domande che si pongono un po’ tutti, domande però a cui nessuno finora è stato in grado di dare una risposta, una risposta certa. “Risolveremo i nostri problemi interni da qui a breve”, conti-nuano ad affermare alcuni consiglieri della maggioranza. E sebbene breve significhi in poco tempo, sono già più di due mesi che non vengono approvati atti, che la macchi-na comunale non produce quasi nulla.Di fronte a questa situazione di stallo, i

consiglieri dell’op-posizione riten-gono che la mag-gioranza debba portare avanti il suo progetto per la città, recuperando serietà e dignità. Se la maggioranza non è in grado di farlo, allora è me-glio tornare alle elezioni. Il capo-

gruppo dell’UDC, Andrea Capano, ha mostrato durante la seduta una mozione di sfiducia al sindaco, affermando che è tutto pronto e occorrono solo le tredici firme.“Un finto matrimonio ha sempre vita bre-ve. Delle anime che per anni si sono fatte la guerra, insieme non possono andare lon-tano. Hanno vinto una battaglia, ma molto probabilmente perderanno la guerra”. Ha affermato il consigliere Pasquale Pugliese.Nel bel mezzo del dibattito politico, il sin-daco Carfora ha poi chiesto una sospen-sione per delle verifiche politiche. Dopo

più di un’ora il consiglio è ricominciato, ma senza alcun cambiamento significativo. Al termine degli interventi, il primo cittadi-no ha preso finalmente la parola. In totale sincerità, ha affermato di non poter asso-lutamente negare che le cose non vanno come dovrebbero. Queste le sue dichiara-zioni: “Non accetto critiche sulla legalità e la trasparenza. Probabilmente se siamo in questa situazione è perché abbiamo scelto di non andare avanti con la vecchia poli-tica. Quest’amministrazione qualcosa ha prodotto. Per quanto riguarda la questione del “PIU Europa”, ci sono stati dei ritardi a livello regionale e quest’ultimo sarà firma-to la prossima settimana. Il mese prossimo ci saranno dei concorsi per i dirigenti. C’è già stato un concorso per i vigili urbani, ed è stato svolto con massima trasparenza. Per quanto riguarda la questione ambientale, nonostante i grossi risultati raggiunti dalla raccolta differenziata se la città continua a essere sporca è colpa dell’inciviltà dei cit-tadini. Stiamo attraversando un periodo piuttosto difficile, cercheremo di risolvere il problema. Qualora non riuscissimo a far-lo, non ho alcun problema ad andare a casa, non sono legato alla poltrona.” In attesa di nuovi aggiornamenti, vi invi-tiamo a continuare a seguirci anche sul sito web www.casacasoria.it. Buona Domenica!

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O N T H E R O A D

Nella giungla casorianal'asfalto è andato via. Le buche no!di Giuseppe Storti

Casoria e’ una giungla d’asfalto. D’asfalto si fa per dire. Diciamo che è una giungla e basta. L’asfal-

to è andato via. Le buche no! Giriamo un po’ per le strade della città, notando e segnalando a chi di dovere le cose che non vanno. E che, per dirla alla D’Alema, in un paese, appena “normale” dovrebbero andare di-versamente. Da Via Principe di Piemonte, svoltiamo a sinistra. Ci avviamo verso Via Carlo Po-erio. Prima di svoltare notiamo un avallamento vicino al marcia-piedi, quando piove lì c’è un vero lago. La cosa è stata segnalata da anni. Ma nessuno provvede. Ap-pena svoltati, a destra e sinistra macchine parcheggiate giorno e notte. Forse ne hanno diverse e le mettono per non perdere il posto. Si fa questo ed altro in una città dove gli spazi si conquistano “sgomitando” e spesso anche “smadon-nando”. Un vero caos vicino al Parco Ma-latesta e al Parco Ferrara. La scuola che sorge in quella zona induce i genitori a fermare l’auto in modo a dir poco osceno, per cui traffico paralizzato a tutte le ore. Ivi compresi gli ingressi dei due Parchi. Finalmente giriamo: strada scoscesa che

sembra le montagne russe, doppio sen-so di circolazione si sale si scende. Ma, e qui viene il bello: auto parcheggiate a destra, diciamo a raso, vicino ad un lato del palazzo di vetro ed a sinistra. Per cui chi scende e chi sale si sposta al centro della strada. Sembra di stare in una pista delle macchine “ tozza-tozza”. Che bello! Sembra di tornar bambini. Pensano pro-prio a tutto questi nostri amministrato-ri. Ci fanno tornare fanciulli. Si scende e si sale e l’abilità è sfiorare la macchina che viene dal senso opposto senza urtar-la. Scendiamo, e proseguiamo verso Via

Rossini. Poi arriviamo non senza difficol-tà a Piazza Tenente Formicola. Poco pri-ma a dieci metri dalla traversa che porta a Via San Benedetto, fa bella mostra di se, una piccola discarica. Non si sa mai: to-glierla, deturperebbe il paesaggio. Eh già: senza “monnezza” non ci troviamo. Ci mancherebbe qualcosa. “ la città è sporca per l’inciviltà dei cittadini” tuona il sin-

daco in consiglio comunale. Non credia-mo sia così. Trattasi di buste nere grandi. Segno evidente di scarichi abusivi, di chi provenendo da altri comuni, arriva qui, scarica e se ne va. Certo dell’impunità. Proseguiamo il giro. Altra sosta nei pres-si di un istituto religioso. Anche qui di mattina è sosta selvaggia. Attraversiamo Piazza Dante. Pure qui gli stop mezzi cancellati, sono più che un obbligo giuri-dico meno che un consiglio. Arriviamo su Via Petrarca. Qui a dispetto del nome au-lico, il fondo stradale è come la gobba di un cammello: gibboso ed altalenante. La schiena va su e giù: grazie assessore D’An-na! Gli ammortizzatori, chiedono pietà, minacciando il suicidio. Sindaco e asses-sore al ramo sono considerati benefattori da meccanici e carrozzieri. Grazie a loro qui si fanno affari d’oro. Su Via Padula la musica non cambia. Anzi se possibile il fondo stradale è ancora più disconnesso. Arriviamo al semaforo: spento,poco pri-

ma del mercato ortofruttico-lo. Svoltiamo a sinistra su Via Michelangelo. Zona di locali, ville, palazzi e... più nulla. Un posto alienante. Attrezzatu-re sociali? Manco a parlarne. Siamo di fronte al Palacasoria, costato all’erario 43 miliardi del vecchio conio. Poi svendu-to ai privati. Come sempre. La strada che taglia in due il quar-tiere e prosegue verso il doppio senso da un lato e dall’altro su Via Macello e Via Pio XII è senza segnaletica orizzontale e verticale. Una villa costruita in

pratica sulla strada toglie completamente la visibilità a chi deve svoltare. La strada è percorsa a folli velocità dagli automobili-sti, incuranti del fatto che ad una struttu-ra sportiva si accede anche a piedi. Strisce pedonali: zero. Deterrenti per la velocità: manco a parlarne. Insomma sulle strade casoriane: il pericolo fa parte del gioco. Come dire: prossimo giro prossima corsa!

In giro sulle strade della mia città

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5il giornale di Casoria • Domenica 4 marzo 2012

I L C A S O

Casoria, un grosso TETRISLa speculazione edilizia ha reso la nostra cittadina simile al famoso gioco russo.di Luca Scialò

Quanti di voi, specie se trentenni o quarantenni e appassionati di vi-deogames - ma anche tra i giova-

nissimi grazie alla sua riproposizione tra i giochini dei telefonini - hanno giocato al-meno una volta a Tetris? Per quanti non lo conoscono, quest’ultimo è un videogioco di logica molto in voga a cavallo tra gli anni ’80 e ‘90, inventato casualmente nel 1984 dal russo Aleksej Pazitnov mentre lavora-va per l'Accademia russa delle Scienze di Mosca. Consiste nel mettere insieme dei mattonci-ni di diversa forma e colore che scendono lentamente dall’alto, al fine di formare una riga orizzontale contigua che una volta re-alizzata fa sì che i mattoni spariscano e i pezzi sovrastanti (se ce ne sono) cadano a formare nuove linee. Lo scopo è proprio quello di far sparire i mattoncini, per evita-re che il muro che si forma lentamente con la loro discesa arrivi nel punto più alto e sancisca il tanto temuto Game over. Bene, ora che sapete cos’è il Tetris, provate

ad affacciarvi da un qualsiasi piano alto di Casoria - da un quinto in su – e noterete che ci abitate dentro. La speculazione edi-lizia che ha travolto la nostra cittadina, con un apice tra la fine degli anni ’60 e l’inizio degli anni ’80, ha letteralmente divorato a colpi di cemento il nostro Comune; provo-cando non solo l’azzeramento degli spazi verdi in favore di un inquietante grigio, ma anche la costruzione di edifici su edifici di basse, medie e alte dimensioni. Grossi condo-mini e palazzine di uno-due piani si alternano così allegramente e con colori diver-si. Sembra quasi che gli ingegneri e i proprietari che hanno pensato alla loro realizza-zione si siano divertiti a trovare nuovi spa-zi dove far sorgere le proprie creature (per non dire mostri) in cemento. Il tutto in bar-ba al Piano regolatore, strumento giuridico che vanta una sua prima edizione in con-temporanea con l’arrivo dell’Unità d’Italia, ma rimasto sostanzialmente lettera morta per 150 anni. Come del resto tante altre di-sposizioni legislative nel nostro Paese.Come ciò non bastasse, l’80% degli edifici costruiti nel periodo prima indicato manca

del certificato di abitabilità, uniformato poi a livello normativo con quello per l’agibili-tà. Certo, la speculazione edilizia, masche-rata dietro la ricostruzione del Dopoguerra, riguarda tutta l’Italia; e viene peraltro ben raccontata da uno splendido film di France-sco Rosi del 1963: Le mani sulla città. E le esondazioni, le frane e i crolli che si verifi-cano alle prime ore di pioggia in più o con una scossa sismica un po’ più forte del soli-

to, ne sono la tra-gica testimonian-za. Ma il motto “mal comune mezzo guaio” ha già rovinato fin troppo il nostro Paese e ciò che è accaduto e acca-de nelle zone che ci circondano non deve giustificare o promuovere le

nefandezze “di casa nostra”. Oltretutto, il guardare fuori dal nostro giardino per con-solarci potrebbe solo peggiorarci le cose, visto che alcuni Comuni prossimi al no-stro mostrano una speculazione urbanistica quanto meno civile e armoniosa.E chissà che Pazitnov non abbia avuto l’ispi-razione per il suo gioco dopo essere passato dalle nostre parti. Dalla sua biografia però non risulta. Ma imbellire il nostro territorio con un po’ di legenda può solo fare bene.

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A R P I N O

Tiziana Salerno: la musica nel DNAUna passione lunga una vita e l’amore per l’ insegnamento.Un talento al servizio dei giovani di Casoria. di Raffaella Battinelli

Ad Arpino, frazione dimenticata di Casoria, si nasconde una giovane donna dalle qualità straordinarie

che per anni ha messo a disposizione dei ragazzi più difficili e più bisognosi il suo amore nonché la sua dote più grande: la passione per la musica.Noi del Giornale di Casoria siamo andati a trovarla e dopo molta insisten-za, siamo riusciti a strapparle un’ intervista (a quanto pare un’altra sua notevole qualità è l’umiltà, da non sottovalutare soprattutto per l’ odierna crisi dei valori). Ecco che si racconta: Tiziana nasce a Napoli il 27 Gennaio del 1971 a Napoli. Frequenta normalmen-te, come tutte le bambine della sua età le scuole elementari, fin quando un giorno, quasi per caso i ge-nitori, le propongono qualche lezione di pianoforte per farle trascorrere maggior tempo con le sue adorate cuginette. Ti-ziana ha soli 7 anni quando per la prima volta incontra la mitica tastiera che suo-nerà le note più intense ed emozionanti della sua vita. Un incontro nato per gioco che si trasformerà in pochi anni in quel-la che poi sarà la sua più grande passio-ne, la stessa che la porterà ad incontrare Gianni, il suo simpaticissimo marito che si è lasciato travolgere dalla bellezza e

dall’entusiasmo di questa frizzante musi-cista e che ben presto l’ha seguita anche in campo musicale(lui suona la chitarra). Tiziana supera l’esame di ammissione al conservatorio alla fine delle scuole medie, si iscrive all’istituto magistrale ed inizia a combaciare studio scolastico e passio-ne musicale; lo fa con non poche diffi-coltà ma alla fine impara un’altra cosa di se stessa che la accompagnerà nella sua lunga carriera: scopre di amare l’insegna-mento. Tanto impegno e tantissimi sacri-fici che le hanno regalato in compenso immense soddisfazioni. Cos’è per te la musica? Per me la musica è tutto,è quella passione tanto forte che mi ha dato la forza per

superare le sfide più dure che ho incon-trato; allo stesso tempo è lo strumento che mi ha aiutato a conoscere me stessa e la mia passione per l’insegnamento. Ho iniziato per caso, sono stata totalmen-te travolta dalla passione per la musica, ma ho scelto di continuare per l’amore verso l’insegnamento si può infatti tran-quillamente affermare che ho imparato a suonare per poterlo trasmettere agli altri. Diversamente, se non fossi stata mossa da tutto questo amore, avrei abbandonato.

Insegnante presso diverse scuole Tizia-na ha imparato l’importanza di aiutare il prossimo, in particolare i ragazzi che versano in situazioni socialmente dif-ficili; lanciatissima in diversi istituti scolastici e non solo di Secondigliano in progetti di musicoterapia e recupero di bambini da strada. Attualmente per mancanza di fondi regionali tutto que-sto miracolo è stato interrotto.Credi che l’ educazione musicale possa rappresentare una soluzione al proble-ma del bullismo? Sicuramente. Quando c’è la passione per la musica si tende ad estraniarsi dalle bruttezze del Mondo, quasi come se fos-se una barriera protettiva; ecco che quasi

per gioco si imparano delle regole e si prova a trasferirle di riflesso anche a tutto ciò che ci circonda.Scopriamo quindi che la musica può salvare, in questo e molti al-tri sensi. Cosa ne pensi di tutti i giovani che oggi scelgono di intraprendere la carriera musi-cale?Purtroppo noto che i giovani d’oggi non concepiscono tanto il senso del sacrificio. Di conse-guenza credo che incontrerebbe-ro molte difficoltà nell’approc-

ciarsi ad un mondo che comunque di sacrifici ne richiede parecchi. Ciò non esclude che i giovani dovrebbero impara-re a fare progetti e a non farsi scoraggiare dalle prime difficoltà. Bisogna essere ap-passionati alla vita e sfruttare tutta questa passione per andare avanti. La passione come punto di forza.E se la sua esperienza fosse a disposi-zione dei nostri ragazzi? Si salverebbe molto di ciò che resta dei cari “vecchi valori”.

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7il giornale di Casoria • Domenica 4 marzo 2012

I L C A S O

Benvenuti al sud!Breve cronaca di una disoccupazione sempre crescente.di Antonella Storti

Benvenuti al Sud. No, non è la locandina del noto film di Ales-sandro Siani, bensì un ironico

avvertimento. Benvenuti al Sud. Suo-na quasi come un dantesco “lascia-te ogni speranza, o voi ch’entrate.” Neolaureato,residente al Sud,tra i 25 ed i 30 anni. Tipico identikit di un futuro ca-meriere, barman o, al massimo, animato-re di feste per bambini. Tipico identikit di un “cervello in fuga.” Triste, ma terribil-mente reale. Sono migliaia i giovani del Sud Italia che non riescono a trovare un posto di lavoro, a prescindere dal titolo di studio acquisito. Spesso, erroneamen-te, ci si convince che con una laurea in tasca, sia molto più semplice trovare un impiego. Spiacente di contraddirvi, ma al Sud Italia il lavoro non c’è per nessuno. Nemmeno per chi, un lavoro, lo ha già. Sempre crescente è, infatti, il numero di persone che si ritrova ad essere disoccu-pato da un giorno all’altro. Tra i motivi della perdita del lavoro è indicata, al pri-mo posto, la conclusione del lavoro a ter-mine. A seguire, licenziamento, messa in mobilità o chiusura dell’attività, proble-mi di salute e ragioni familiari. “I nuovi

disoccupati sono giovani e residenti al Sud”, dice Il Sole- 24 Ore, riportando un dettagliato prospetto delle caratteristiche dei disoccupati che hanno smesso di la-vorare nel 2011. Circa trecentomila sono i disoccupati che hanno perso il posto lo scorso anno in tutta Italia. Di questi, cir-ca centoventiquat-tromila risultano residenti al Sud. Ad aver perso il lavoro, sono soprattutto la-voratori dipendenti ed addetti qualifica-ti, impiegati in at-tività commerciali. I settori che hanno risentito maggior-mente della grave situazione sono quello industriale ed edile. Vista la situazione, i gio-vani neolaureati, si vedono costretti a “fare le valigie” e trasferire le loro abilità pratiche ed intellettuali altrove. All’estero, in particolar modo. E’ così che prende piede il fenomeno chiamato -in modo molto appropriato- “fuga dei cervelli.” Una vera e propria fuga. I gio-vani, vanno via dal nostro Paese a gambe levate, perché non vedono altra alterna-tiva. Perché non vedono futuro; forse,

perché non c’è un futuro degno d’essere chiamato tale. Anche la città di Casoria risente della disoccupazione dilagante. Stime ufficiose, parlano di oltre diecimila disoccupati, soprattutto giovani laureati o diplomati. Numerosi, sono gli articoli in-viati alla nostra redazione, che racconta-no storie di giovani napoletani impiegati a Nord Italia, oppure all’estero. Da recenti statistiche, è emerso che i laureati italia-ni, rappresentano circa l’undici per cento dei disoccupati. Per non parlare, poi di chi possiede un titolo di studio inferiore.

Quelli che hanno frequentato solo la scuola dell’obbli-go, rappresentano circa il quaranta-cinque per cento dei disoccupati. I diplomati, invece, circa il quarantatre per cento. Niente da fare, quindi: ai giovani del Sud Italia, non resta altro che accende-re il computer ed inviare curriculum a destra e a man-ca, nella speranza di essere contattati per un tanto sospi-rato colloquio, in chissà quale parte

d’ Italia o, d’ Europa. E le politiche di sviluppo partorite dalla politica nostrana, da oltre un decennio a questa parte si fer-mano all’insediamento di ipermercati e megastore che assumono con contratti a progetto, e a seguito della gravissima cri-si economica sono quasi tutti in bolletta.

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8 il giornale di Casoria • Domenica 4 marzo 2012

C A S O R I A N E L L A S T O R I A

Eretti, et donati dal quondam Petrillo Ferrara di Casoria nel 1459.di Pasquale Di Petta

Attingiamo queste notizie da un’antica documentazione che è riportata sotto il nome di “Platea dei beni in posse-

dimento della chiesa di S. Maria delle Grazie in Casoria”.Scritto nel linguaggio del tempo, il documen-to ci svela la storia della nascita della chiesa di S. Maria delle Grazie, che attualmente sorge all’incrocio tra via Padre Ludovico e via Vit-torio Emanuele.Apprendiamo che un tal Petrillo Ferrara del Casale di Casoria, diocesi di Napoli, uomo generoso e pieno di amore per i poveri e i de-relitti, nel 1450 “Havendo disposto ad honore di Dio, erigere un ospedale per refuggio de poveri infermi, e pellegrini, et a Gloria della Vergine una cappella per comodo de devoti fedeli, instando perciò appresso il nostro Ar-civescovo Napolitano, con autorità di quello, e licenza del suo Generale Vicario il tutto adempì”.Nel suo casale di Casoria, fece costruire la cappella, sotto il titolo di S. Maria delle Gra-zie, e l’ospedale (Il primo ospedale di Casoria ad opera di un donatore). Fece dipingere nella cappella l’immagine di S. Maria delle Grazie ed arredare l’ospedale con letti e tutto ciò che serviva ai poveri ammalati ed ai pellegrini. Continuò con il suo zelo e la sua carità fino all’anno 1459.Poi, pensando che la sua opera non avrebbe avuto la possibilità di sopravvivere alla sua morte, lasciò un testamento in cui disponeva che i signori Ciccotto e D. Miche, potevano disporre dei suoi beni per nominare dei sa-cerdoti per la celebrazione di due messe alla settimana nella suddetta cappella, per fare elemosine per tutto l’anno, per comprare let-ti, lenzuola, coperte e materassi ed altre cose necessarie per l’ospedale. Inoltre stabiliva che ogni anno, il 15 agosto, nella festività dell’As-

sunzione della Vergine “S’havesse hauto a’ fare in detta Cappella elemosina, seu al soddetto Ospedale a’ poveri di pane, vino, et ova. Ita che ogni povero veniente per detta elemosina, in pane, un ovo, e vino, e questo per remissio-ne delli peccati d’esso Petrillo”I beni di cui potevano disporre erano: quat-tro moggi di vigneto vicini alla cappella ed all’ospedale nella zona detta “A’ Casa Merula” ; sei moggi di vigneto e frutteto in contrada “A’ Lava di Cajvano”; quattro quarti nel luogo detto “A’ Casa Merula”; sette moggi coltivati ad alberi confi-nanti con la via di Cajvano ed alcune case nelle adiacen-ze della cappella e dell’ospedale.Tutte le suddette proprietà il be-nefattore Petrillo Ferrara donò alla cappella di Santa Maria delle Gra-zie ed all’ospedale affinché in futuro potessero continuare a svolgere la loro opera religiosa, caritativa ed assistenziale.La tradizione delle donazioni a Casoria è continuata nei secoli. Parecchie opere religio-se che abbiamo sono sorte su terreni donati da famiglie benestanti e generose.Nel 1884 la famiglia Fasciglione donò un vec-chio fabbricato con terreno annesso alle Suo-re Francescane nel luogo dove oggi sorgono la Casa Madre e l’istituto “Velotti”.Tutto il complesso della casa, dell’istituto e della chiesa del Sacro Cuore si è sviluppato grazie alla generosità della sig.ra Elisabetta De Angelis-Marrucco (1901) e delle due fi-glie, Anna ed Emilia Marrucco (1910-16).L’istituto Madrinato San Placido e la casa per anziani sono sorti per lo zelo e la carità del cardinale Alfonso Castaldo, che nel 1932 mise a disposizione sei moggi di terreno di sua proprietà e dedicò tutta la sua vita non solo per lo sviluppo del complesso scolastico ed assistenziale di Casoria, ma di molte altre opere a Pozzuoli ed a Napoli.Il dott. Vincenzo Ferrara, un’altra figura ricca di amore e di profonda umanità per il prossi-mo, nel 1950 donò ai Frati Camilliani un fab-

bricato ed un ampio fondo sul quale avrebbe-ro dovuto costruire un ospedale che curasse gl’infermi secondo lo spirito di San Camillo. E i Padri Camilliani hanno mantenuto l’im-pegno facendo sorgere sul terreno del dott. Ferrara il moderno e funzionale “Presidio ospedaliero Santa Maria della Pietà”, che oggi accoglie non solo i malati di Casoria, ma an-che quelli provenienti da altre città.Da osservare che è il secondo ospedale co-struito a Casoria sempre per l’amore e lo zelo di benefattori e mai per l’interessamento

dell’amministra-zione comunale, provinciale o re-gionale. Tanto, ai politici interessa-no i voti e non la salute dei cittadi-ni.Dunque, Casoria non è solo la cit-tà dove prospera la malavita, ma è

anche la terra di famiglie generose, di onesti lavoratori, di bravi professionisti, dei due be-ati: padre Ludovico da Casoria, madre Maria Cristina Brando e di una santa: madre Giulia Salzano.Inoltre, Casoria, nel passato, ha dato i natali a due cardinali: il Segretario di Stato Luigi Maglione ed il presule di Napoli Alfonso Ca-staldo; all’arcivescovo Antonio Del Giudice; ai giuristi Nicola, Giuseppe, Giovanni e Mar-co Rocco ed a tante altre personalità degne di essere ricordate.

Cappella et ospedale di S. Maria delle Grazie di Casoria

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il giornale di Casoria • Domenica 4 marzo 2012 9

L ' E M I G R A N T E

La “Farfalla” di Belen"Oltre le gambe c'è di più!".di Edy Vitale

Tra le donne protagoniste vincen-ti del festival, che si sono imposte meritatamente per la loro bravura,

l'ironia, il fascino, una in assoluto ha trion-fato, rubando la scena perfino al molleg-giato predicatore ( dei cui sproloqui dopo qualche giorno nessuno più si ricorda): Be-

len. La bella Argenti-na non ha fatto altro che arrivare maliziosa e divertita sul palco dell'Ariston fasciata in uno splendido abito da sera color arcobaleno, con una particolarità: uno spacco vertigino-so sul davanti che si fermava soltanto sulla linea del pube, dove spiccava una lieve far-falla tatuata. Belen ha fatto solo

questo, ma si è scatenato il finimondo! Ancora adesso protestano soprattutto le femministe che hanno visto in questa esi-bizione un oltraggio alle donne, altri un'of-fesa al comune senso del pudore, altri una volgarità...In verità, se si vuole seguire il

detto di manzoniana memoria omnia mun-da mundis e ragionare in modo razionale e disincantato, Belen è una ragazza molto bella, per nulla volgare e fin da adolescente non ha fatto mistero di voler affidare la sua fortuna e la scalata al successo proprio alla sua innegabile avvenenza. Inoltre il vestito incriminato, sia pure per pochi millimetri, non ha scoperto la nudità completa, quin-di anche i bambini che a quell'ora poteva-no trovarsi davanti al televisore non hanno assistito ad alcuno spettacolo osceno. Ben altri , veramente indecenti, se ne possono vedere a qualsiasi ora sui vari canali televi-

sivi tra tette al vento e mutandine filifor-mi... Insomma tutto questo scandalo Belen appare veramente esagerato e pretestuoso, almeno lei quel vestito se lo può permette-re, non credete? Inoltre, essendo anche una ragazza intelligente e che sa gestire i propri affari, è riuscita ad effettuare un'operazione commerciale eccezionale, facendo triplicare i suoi cachet per la partecipazione a sfilate di moda ed a trasmissioni televisive. Quindi anche le femministe più inviperite possono tranquillizzarsi: si è trattato di un' abile manovra commerciale, studiata a tavo-lino; "oltre le gambe c'è di più", diciamo, in senso letterale e figurato... D'altra parte, con i tempi che corrono, biso-gna ingegnarsi per far soldi, ognuna come può: mica tutte possono diventare ministro o presidente della Confindustria!

d tn n e

err i tor iooi

&nMARZO DONNA

PROGRAMMA

10 marzo 2012 ore 9,30 SALA CONFERENZE IS IS ANDREA TORRENTE V ia Duca D’Aosta,63 Casor ia (NA)

INCONTRO DIBATTITO UN’IDEA PER IL CAMBIAMENTO

18 marzo 2012 ore 12,00 CHIESA S.MARIA FRANCESCA DELLE CINQUE PIAGHE V ia Nazionale del le Pugl ie - Casor ia (NA)

MESSA A SUFFRAGIO DELLE DONNE VITTIME DI VIOLENZA E CADUTE SUL LAVORO

21 marzo 2012 ore 17,30 SEDE CGIL - AFRAGOLA V ia Cavour, 9 - Afragola (NA)

DONNE, LAVORO E FORMAZIONE

AHIMSA Donne del Sud

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S T O R I E D I P A E S E

Casoria: CITTÀ FERITAEtico ed eretico un solo afrore.di Enzo Marino

“…A quei tempi si aveva l'olfatto pulito anche perchè il naso non era drogato dallo smog e dagli infiniti

altri agenti vaganti nell'aria, non era con-fuso dai molteplici e intensi odori d'oggi. L’atmosfera non era intasata di odori e i venticelli veicolavano con leggerezza pro-fumi chiari e precisi, facili da annusare e da distinguere.Tutte le emanazioni avevano una collo-cazione ben precisa nell'archivio mentale degli odori.Il lezzo animale o l'afrore delle persone sudate erano normali odori della natura e non davano fastidio. Si individuavano le specie animali attra-verso il fetore del cortile, si riconosce-vano le persone, ad occhi chiusi, proprio dalle esalazioni del loro corpo, si coglie-va il frutto maturo percependo il suo soa-ve odore.La natura interagiva con l'uomo in modo chiaro e coinvolgente... Insomma, l'olfatto e gli altri sensi aveva-no un ruolo fondamentale nella vita quo-tidiana e davano una percezione circo-scritta e compiuta alle rappresentazioni mentali... …quindi, ogni cosa si esprimeva senza mezzi termini attraverso il proprio reale carattere fonico, olfattivo, tattile, visivo, gustativo e di sensibilità: gli escrementi puzzavano, il vino ubriacava, le campane erano sacre e la gramigna era mala erba, …tutto chiaro senza equivoci! ”.

(dagli appunti di E.M.)

Oggi, invece, c’è un afrore per la città che da il sentore di cosa sia diventata la nostra comunità. Un magma non più descrivibile che emette un sol lezzo che disturba l’olfat-to, allergizza gli occhi e offende la mente. Non tanto per i concetti espressi che co-munque fanno parte del mondo d’oggi ma per l’accozzaglia dei ruoli e delle idee, per l’ambiguità delle azioni e per gli effetti confusionali e deleteri che produce sulla col-lettività. Eppure, non tutte le cose sono sgradevo-li ma ne assumono l’aspetto e la sostanza perché s’inquinano e si banalizzano vicende-volmente per cui non si distingue più il nero dal bianco, il bello dal brutto, il sacro dal pro-fano. L’assuefazione, poi, è talmente naturale che una società manipolata trasmigra facil-mente dal morale all’immorale e viceversa secondo gli input che riceve dai soggetti dominanti.Si individuano, tra gli altri, due componen-ti basilari che aleggiano sulla vita sociale ed etica della nostra città e che invece di darle luce la confondono profondamente. L’azione religiosa e l’azione laica.È ovvio che non si sta parlando del credo in Dio o delle filosofie laiciste, che sono tutt’altra materia, ma di quelle macchine fatte di uomini e cose che producono, in-fluenzano e spingono i comportamenti del-le persone nelle direzioni volute. Intanto, ci sono sempre più macigni che op-

primono le coscienze e la città. Gli aspetti camaleontici ed estremamente scaltri as-surti a sistema politico cittadino e le ipote-si di spartizione arbitraria e preventiva dei ruoli e dei luoghi amministrativi a prescin-dere dal risultato elettorale e le sospensioni arbitrarie degli organi amministrativi e di controllo mortificano la democrazia e il

popolo. Il repentino cambia-mento di uomini, da gente che ieri ostenta-va il garofano scarlat-to nel pugno a gente d’acquasantiera oggi desta diffidenza e di-sillusione.Le realizzazioni sce-niche, le pubblicità, l’ostentazione di ricchi catafalchi, sbandie-ramenti eccessivi, e quant’altro ancora ri-svegliano ampi sospet-ti di mercificazione del “sacro” riscuotendo tra

la gente l’idea di una spiritualità faccendie-ra. La surgelazione secolare del solo vero san-to casoriano, Padre Ludovico, in contrap-posizione alle leste altre santificazioni in-digna e ferisce Casoria mentre incrementa la diffidenza verso una chiesa matrigna. Molti sono i contegni che svicolano dalla legalità, molte le ambiguità che fanno tra-ballare gli archetipi, tante le spinte verso la rassegnazione del fare religioso e verso l’inerzia di una laicità arresa.Una città priva di caratteri chiari, di leader laici veri e dei giusti modelli civici da indi-care ai giovani è una città difettata con un solo ed unico afrore: l’oscurità.

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S T O R I E D I P A E S E

Alla ricerca del Giornale di CasoriaUn’avventura personale per accaparrarsi un numero del nostro giornale.di Margherita De Rosa

È risaputo che un po’ di faccia tosta nella vita torni sempre utile, ma è altrettan-to noto che detta facciatostaggine, mi

si consenta il neologismo di pessimo gusto, costituisca una dote innata e che a nulla vale l’esperienza: se si è “morbidi” di natura si finirà per diventare più teneri con l’età e non certo più “sodi”, ed ogni occasione sarà buona per dimostrarlo, immemori del proverbio secon-do il qualche dell’erba molle se ne faccia un pessimo uso…ma veniamo ai fatti: qualche settimana fa, alla scrivente, è capitato di non aver reperito il giornale con il quale si onora di collaborare laddove abitualmente si riforni-sce e, a seguito una breve discussione, sempre molto soft ovviamente, circa l’inaffidabilità dell’edicolante a cui da anni è vincolata da un legame di indiscussa fedeltà, la medesima si è armata di buona volontà e si è disposta alla ricerca dell’agognato tabloid. Dopo aver fatto tappa in bar, centri commerciali ed altri siti, dove abitualmente ha adocchiato il giornale, ha dovuto constatare l’insuccesso della ricer-ca , prendendo atto però del grande successo evidentemente riscosso dal periodico; sospesa al cinquanta per cento tra soddisfazione e de-lusione, la menzionata ricercatrice si muove alla volta delle edicole della città, e fin qui la cosa sembrerebbe normale, ma in realtà non

lo è, poiché la semplice richiesta del Giorna-le di Casoria tanto semplice non è, in quanto marchiata dalla gratuità…eh si, perché, non si sa per quale atavica concezione, ereditata e tramandata malgrado la razionalità di stampo scientifico, che pure nel più tradizionalista dei DNA dovrebbe far capolino, è a dir poco inconcepibile entrare in qualsivoglia esercizio e non acquistare nulla, ancora più aberrante è poi il chiedere qualcosa che non va pagato… nella mente si affollano pensieri contrastanti: << Mo’ che faccio? Vado e dico “ Mi date il Gior-nale di Casoria” senza prendere niente? >>; validamente supportata da un’amica dotata del-le stesse ancestrali virtù, accetta il di lei suggeri-mento secondo il quale è cosa buona e giusta precedere la richiesta a titolo gratuito con l’ac-quisto di una Settimana Enigmistica. Dunque, fatto il proprio ingresso nella prima edicola, la scrivente esordisce: << Vorrei la Settimana Enigmistica e poi, se c’è, il Giornale di Casoria >>: intanto, adi-ratissima con se stessa, pensa: << Ma come “se c’è”! Il Giornale di Casoria è l’unica cosa che voglio, della Settimana non me ne frega niente…e vuoi vedere che questo il Giornale non ce l’ha e mi rifila la Settimana?>>: mai previsione fu più azzeccata: << Mi dispiace, ma il Giornale di Casoria è finito subito…la Settimana Enigmistica però c’è: eccola! >>…i

nervi si attorcigliano e le budella fremono, ma si abbozza un sorriso grato e riconoscente, si paga e si tenta altrove. Sempre grazie alla so-lita demenziale ideologia del “pare brutto che non compro niente”, la scrivente opta, nella nuova edicola, per una rivista super econo-mica, da affiancare alla richiesta dell’ormai chimerico settimanale, ma ogni speranza è infranta: niente, del Giornale di Casoria nemmeno l’ombra…sempre più carica di pe-

riodici di scarso valore culturale e commerciale, edizioni speciali di cru-civerba, ultimi ritrovati per le chiacchiere e il sanguinaccio, la “faccia morbida”, sconfitta e de-solata, per niente soddi-sfatta degli acquisti non pianificati, si guadagna la strada di casa con l’autostima sotto zero e, sentendosi la rein-carnazione di Fracchia o Fantozzi, fa lo stesso, non può fare a meno di rimproverarsi la sua memoriale timidezza: contempla il fascicolo di

riviste, rimpiange il tabloid introvabile e va-luta seriamente di intraprendere un percorso psicoterapeutico finalizzato a fortificare quel-la parte di sé troppo incline ad assecondare gli altri e poco sensibile alle esigenze dell’ego di freudiana matrice: ed è così che il Giornale di Casoria ha annoverato tra i suoi meriti anche quello di incentivare alla più profonda cono-scenza di sé: ed anche questo è un traguardo di tutto rispetto!

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C O N T E M P O R A R Y

Napoli e la FnacA rischio il megastore di Via Luca Giordano.Di Rosa e Concetta Alvino

Sono decine i negozi che, in tempi di crisi, scompaiono e le cui sa-racinesche vengono abbassate,

nell’indifferenza dei più e nello sconcerto dei dipendenti, delle loro famiglie e dei proprietari di quegli esercizii commer-ciali. Lavoratori che, tutto ad un tratto, si ritrovano senza stipendio e sen-za più uno scopo. Quante volte, in questi anni, ci è capitato che, camminando distrattamente, ci ritrovassimo a domandarci: “Ma che fine ha fatto quel nego-zio?… Ma qui non c’era quella pasticceria?”… E, laconicamen-te, abbiamo risposto a quell’in-terrogativo con una sola parola: CRISI. Perché mala tempora currunt e, se i conti non tornano, la solu-zione è cessare l’attività.Ma se a chiudere sono negozi che hanno fatto la storia di Napoli e della cultura della nostra terra, qualcosa nelle coscienze succede. E le domande si mol-tiplicano e una sola risposta non è più suf-ficiente a soddisfare i nostri dubbi.Tutti abbiamo letto della chiusura di una libreria storica “ Guida Merliani”, centro

di cultura di Napoli e del Vomero che ha visto passare negli anni gli intellettuali più importanti della nostra Nazione. E dopo 40 anni di attività, a causa del quasi triplicarsi del canone di locazione richiesto, i proprie-tari della libreria non hanno potuto che ri-spondere a questa onerosa richiesta in una sola maniera: abbassando le serrande. Chi ha avuto l’occasione di recarsi presso Gui-da Merliani pochi giorni prima della chiu-sura, non ha potuto non sentire un nodo alla gola e un senso di rabbia.E quegli scaffali quasi vuoti e i libri ria-

masti stipati per essere accantonati altro-ve, davano il senso dell’inutilità in questo Paese di credere nei sogni, nella cultura, nell’investire in qualche cosa che vada ol-tre il mero profitto.E la storia sembra ripetersi con la notizia di questi i giorni che vede protagonista il

punto vendita Fnac di Napoli. Sembra, in-fatti, che nel piano di riassetto della mul-tinazionale in Italia, il megastore di via Luca Giordano possa essere chiuso oppure ceduto.Tutto ciò getta nel panico i dipendenti dell’attività e tutta una cittadinanza che si vedrebbe privata di un’oasi di pace dove senti parlare di libri, dove si promuovono attività culturali e creative, dove sembra di vivere in una città diversa.Fnac rappresenta un luogo di incontro, dove i ragazzi e le persone di una certa età possono sedersi e partecipare alla presen-tazione del libro del loro scrittore preferito o ascoltare l’anteprima di un album o sem-plicemente trovare un dvd raro.Forse per la maggior parte delle persone

tutto ciò è inutile e senza senso, ma vedere ragazzini incuriositi da questo o quel libro e tornare a casa con lo stesso, solo perché fortui-tamente sono incappati in quello scaffale, faceva bene al cuore.Non sortirà lo stesso effetto quello scaffale, se al posto di Fnac aprirà un negozio di cellulari o un enne-simo bar.Nel frattempo il Presidente del Comitato Valori collinari, Genna-ro Capodanno, lancia su Facebo-ok una vera e propria campagna di sensibilizzazione contro la chiu-

sura di Fnac al VomeroUn appello alle istituzioni affinché si inter-venga. Perché, se nulla si è fatto allora per Guida Merliani, speriamo almeno qualcosa si faccia ora. E noi aggiungiamo: magari si intervenga per entrambe le attività.

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R U B R I C A M E D I C A

Istruzioni per l’uso.A cura della Dott.ssa Rossella Pace

La prevalenza della celiachia sia nei bambini che negli adulti è stima-ta intorno all’1% per cui in teoria

il numero dei celiaci si aggira intorno ai 600.000. Tuttavia quelli effettivamente dia-gnosticati e censiti sono 122.482. Le regio-ni che ospitano più celiaci sono Lombardia, Lazio e Campania mentre la fascia di età più colpita risulta quella dai 10 anni in su.Solo un paziente su 10 presenta sintoma-tologia classica, cioè che interessa il tratto gastrointestinale con diarrea, meteorismo, dolori addominali e che nelle forma avan-zate porta a eccessiva magrezza. Tuttavia, nella maggior parte dei casi la celiachia non dà sintomi o si presenta con sintomi extra-gastrointestinali, come per es. crampi, for-micolii, disturbi cutanei, anemia, debolezza generale, gonfiore alle caviglie, emorragie, infezioni da Candida ricorrenti, aborti ri-petuti etc., spesso non correlabili diretta-mente a una patologia dell'assorbimento intestinale. L'età in cui si manifesta è molto variabile, può sorgere dall’infanzia, con lo svezza-mento, fino all’età adulta a seguito di un evento stressante come una gravidanza, un intervento chirurgico o un’infezione inte-stinale ma può esordire anche negli anziani.

L'inappropriata risposta immunitaria sca-tenata dalla presenza del glutine nella die-ta, nutriente presente nei cereali e quindi in pasta, pane, pizza, ma anche in insaccati, gelati e altri prodotti conservati, è alla base della malattia celiaca. Il glutine può esse-re presente nei cibi più impensati (caffè e tè solubili, yogurt con frutta, ketchup, succhi di frutta, formaggi cremosi, salse, carne precot-ta, burro di arachi-di, gelati, torrone e cioccolato etc.). La celiachia è dunque una malattia au-toimmune che si manifesta a livello gastrointest ina-le in soggetti con predispos iz ione genetica. L’intol-leranza al glutine provoca infiammazione intestinale e alterazione nell’assorbimento dei nutrienti indispensabili per il benessere e la salute dell’intero organismo. DIAGNOSI Oggi si procede con test sie-rologici, cioè si cercano anticorpi specifici mediante esame del sangue. Lo speciali-sta di riferimento per questa patologia è il gastroenterologo, ma ormai sono molti gli ambiti della medicina in cui gli specialisti

devono pensare all'ipotesi che il paziente sia celiaco. Si è, infatti, giunti a comprende-re che molti disturbi apparentemente scol-legati dalla malattia possono trovare in essa una spiegazione. Osteoporosi, anemie da carenza di ferro e problemi vascolari (mio-cardite, emicrania con o senza aura) possono

essere causati dal malassorbimento di nutrienti e/o dalla presenza di autoanticorpi e devono sollevare il sospetto. Ciò si-gnifica che quan-do questi disturbi si presentano in forma idiopatica (senza cause pri-marie) è bene sot-toporsi ai test sie-rologici per uno screening iniziale

allo scopo di escludere la celiachia. TERAPIA Non esistono farmaci specifici quindi la malattia va gestita con una dieta rigorosa totalmente priva di glutine. Una stretta osservanza della dieta priva di glutine è obbligatoria per gli individui celiaci al fine di ottenere la remissione dei segni e sintomi dovuti alla malattia celiaca, ma soprattutto per prevenire lo sviluppo delle sue complicanze. E’ infatti noto che la prolungata esposizione al glutine aumenta il rischio di patologie autoimmuni e neo-plastiche che, una volta sviluppatesi, non regrediscono anche se si instaura il tratta-mento dietetico. Le complicanze più temi-bili sono quelle neoplastiche, soprattutto il linfoma intestinale e l’adenocarcinoma dell’intestino tenue, responsabili di un’im-portante riduzione dell’aspettativa di vita dei pazienti celiaci. I cibi che sono accettabili in una dieta libe-ra da glutine sono: carne, pesce (non impanato), la maggior parte dei prodotti caseari (se non vi è intol-leranza al latte), frutta, verdura, riso, pata-te (tali cibi elencati potrebbero contenere glutine a causa di utilizzo di conservanti). Esiste infine una forma di celiachia refrat-taria alla dieta priva di glutine che interes-sa meno del 5% dei casi, e in questi casi si interviene con farmaci immunosoppressori.

CELIACHIA: intolleranza al glutine

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U L T I M A P A G I N A

Anno II - Numero 8Domenica 4 marzo 2012

Questo numero è stato chiuso in redazione il giorno 29 febbraio 2012.

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Inserto di Napolincasa News

Aut. Tribunale di Napolin. 0062 del 30/09/2005

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Segreteria di redazione:Imma D'Angelo - Anna Baratto

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PANORAMA CASORIANO

IL CARNEVALE DELL'ISTITUTOSACRO CUORE

Le maestre della Scuola Primaria dell’Istituto Sacro Cuore lo scorso 17 febbraio hanno organizzato, nel teatro

della scuola, una divertente sfilata di maschere di carnevale realizzate dagli alunni, per dare sfogo alla loro creatività e festeggiare insieme il carnevale in modo allegro ed originale. Tra balli e canti sono state premiate le maschere più significative ed ogni classe ha ricevuto il suo personale attestato di partecipazione. Si-curamente un’esperienza da ripetere: che sia l’inizio di una nuova “tradizione”?

GIORNATA MONDIALE DEL RENELa “SIN” Società Italiana di Nefrologia in collaborazione con CITTADINANZA ATTIVA e il Tribunale dei Diritti del Malato

In occasione della Giornata Mondiale del Rene, si effettuano Esame delle Urine con Visite Mediche con Specialisti nefrologi

completamente GRATUITE a persone con età superiore a 65 anni o affette da patologie quali Diabete o Ipertensione, presso Il Centro Polispecialistico FAVIN sito in via Manzoni n. 105 Casoria, dalle ore 9:30 – 13:00Responsabile organizzativo: Dr. Paolo FRAT-TOLILLO Dirigente medico ASL NA3 SUD Con il contributo: Dr. Salvatore MARINO Me-dico specialista in analisi cliniche; Dr. Domeni-co FEMIANO coord ina tore Cittadinanzat-tiva CASORIACon la parteci-pazione: Croce Rossa Italiana VdS Gruppo Casoria, Prote-zione Civile “le Aquile” , AIAS Casoria

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